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La natura, che bellezza!

I trattamenti migliori nascono proprio qui: in giardino, nel bosco, nella stalla e nell’alveare. Il segreto? Conservare antichi saperi sulle materie prime naturali e le loro proprietà per la cura della pelle e del corpo. Un viaggio nel benessere in quattro tappe

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Al ritmo delle piante

Nelle sere d’estate Christine Lageder fa il suo ultimo giro in giardino verso le nove e mezza. È il momento dell’imbrunire, quando le enotere schiudono le loro corolle: ora sono pronte a essere raccolte. “Sono bellissime: diffondono la loro brillantezza in tutto il giardino”, ci spiega Christine. Erborista qualificata, coltiva nei suoi giardini 350 varietà di piante. Le sue preferite sono l’enotera e la malva, due piante officinali a fusto alto le cui foglie e infiorescenze si prestano al meglio per la preparazione delle tisane e delle miscele di spezie che Christine produce nel suo maso, l’Oberpalwitterhof, ai margini del paesino di Barbiano. Qui, a 900 metri di altezza, crescono anche rose, calendule, stelle alpine, timo, mughetti e consolide, gli ingredienti di base per gli articoli di bellezza che l’erborista realizza con l’aiuto di produttori selezionati. La linea comprende oggi diverse creme, pomate e saponi.

Tutto ha avuto inizio nel 2006, quando Christine ha abbandonato la professione di infermiera per dedicarsi alla coltivazione biologica di erbe officinali e creare i suoi primi prodotti: “Il terreno qui è perfetto: sassoso, magro e in posizione soleggiata”. I quattro giardini, disposti lungo i ripidi pendii del maso, occupano una superficie complessiva di 3.500 metri quadrati e sono lavorati interamente a mano. È la natura a dettare il calendario delle attività: alla messa a dimora delle prime varietà, a febbraio, seguono la pulizia del terreno e la potatura degli arbusti dell’anno precedente per fare spazio alle nuove piante. “Da aprile alla fine dell’estate lavoro tutti i giorni in giardino”, dice Christine. Ogni erba officinale, spezia e piantina segue il proprio bioritmo, ciascuna sboccia e fiorisce in un determinato periodo dell’anno. La coltivatrice è quindi impegnata contemporaneamente in più attività, come la semina, la sarchiatura, la raccolta e l’essiccazione. In estate al maso sono presenti anche due collaboratrici e la figlia di Christine. Il lavoro inizia alle cinque e mezza del mattino: “I fiori del verbasco appassiscono molto velocemente al sole e vanno quindi tagliati prima dell’alba”. Per le rose è bene scegliere le ore non troppo calde, mentre per la calendula e la camomilla bisogna aspettare il momento più caldo della giornata. Christine ha completato numerosi corsi di formazione e aggiornamento per approfondire le sue conoscenze e imparare a sfruttare al meglio proprietà ed effetti benefici delle piante. Ci spiega così che l’olio del verbasco, usato per la preparazione di creme, nutre e idrata la pelle, mentre la malva ha un effetto lenitivo. La calendula cura e protegge mani e labbra. La stella alpina offre invece una protezione naturale dai raggi solari e rende la pelle più elastica. Christine ama condividere il suo sapere con gli ospiti, ai quali offre visite guidate alle sue coltivazioni.

A fine settembre si raccolgono le ultime piante. L’autunno è la stagione in cui si fa ordine e si tirano le fila del lungo lavoro. Nel magazzino e nel locale per l’essiccazione e la lavorazione, Christine mescola e porziona i fiori e le erbe officinali ormai secchi e prepara i prodotti di erboristeria e i cosmetici che verranno venduti nello shop online, nella rivendita del maso e in diversi mercati contadini. “Natale è il periodo più impegnativo dell’anno”, spiega la coltivatrice che, finite le feste, può finalmente godersi qualche settimana di riposo. Proprio come la natura. Fino a febbraio, quando in giardino riprende l’attività e il ciclo si ripete.

oberpalwitterhof.com

Da prodotto di scarto a elisir di bellezza

Nel 2008 le prime capre hanno fatto il loro ingresso al maso Untereggerhof di Valles, paesino nei pressi di Rio di Pusteria. Fin dall’inizio la parola d’ordine è stata: usare tutto, non sprecare nulla. Più facile a dirsi che a farsi: i 140 capi di razza bianca tedesca danno circa 1.000 ettolitri di latte all’anno, dai quali Richard Zingerle e il figlio Manuel ricavano diverse specialità di formaggio. Per produrre un chilo di caprino sono necessari circa 10 litri di latte. Durante l’intero processo si forma dunque un residuo di 900 ettolitri di siero. “La resa della caseificazione è molto bassa”, spiega Manuel, che a febbraio 2023 ha rilevato l’attività paterna, specializzata da quindici anni nell’allevamento di capre e bovini. Già in precedenza, il progressivo sviluppo dell’allevamento caprino aveva spinto il giovane a lasciare la professione di carpentiere per dedicarsi completamente al maso.

Che cosa fare del siero? A lungo Manuel ha cercato una soluzione. Smaltirlo, come si fa di solito, sarebbe stato un vero peccato. Il liquido acquoso di colore giallo-verdastro, espulso durante la coagulazione del latte, è infatti ricco di preziose sostanze minerali, fermenti lattici, vitamine, acidi grassi e proteine. Dopo avere raccolto (e scartato) molte idee, arriva l’intuizione: perché non offrire il siero fresco agli spa hotel della zona? Un’anziana signora aveva infatti raccontato a Manuel come i bagni nel siero fossero il trattamento ideale per le pelli sensibili come la sua. L’iniziativa non ottiene tuttavia alcun riscontro e il maso non vende neanche un litro di siero. Manuel non si arrende e, dopo una lunga ricerca, riesce finalmente a trovare un produttore che realizzerà per lui dei cosmetici a base di siero di latte. Nell’estate del 2018 inizia la commercializzazione dei primi prodotti per la cura di viso, corpo, mani e capelli. Anche Manuel e i suoi genitori, ancora attivi al maso, usano per l’igiene personale lo shampoo, il gel doccia e le creme dal delicato profumo di vaniglia. La vendita avviene direttamente al maso, online, in rivendite specializzate e tramite un grossista tedesco che rifornisce diversi studi estetici.

I sette prodotti disponibili per la cura del corpo contengono, al posto dell’acqua, almeno il 60 per cento di siero caprino: “Il siero ha un’azione idratante e riequilibrante per la pelle”, spiega Manuel. Il liquido, reso deperibile dalla presenza di fermenti lattici, deve essere congelato o trasportato subito nello stabilimento per la lavorazione. I prodotti a lunga durata come la linea di cosmetici del maso Unteregger permettono di impiegare in modo utile quanto più siero possibile. Manuel, che ha completato una formazione in tecnologia lattiero-casearia, sa tuttavia che non è possibile sfruttare tutti i 900 ettolitri di siero. Eppure, nonostante il grande impegno richiesto dalla commercializzazione dei cosmetici, la famiglia Zingerle è orgogliosa dei risultati raggiunti.

unteregger.it

L’antica arte della distillazione

Forse non tutti lo sanno, ma nelle bottigliette di vetro scuro del Rasler Hof si nascondono ore e ore di lavoro. Il processo di distillazione con il quale Meinrad Rabensteiner ricava i suoi oli essenziali dai rami delle conifere di Barbiano dura infatti dalle sei alle otto ore. Il lungo procedimento inizia con il taglio dei rametti, che sono messi a essiccare per più settimane, per essere poi sminuzzati e riposti nella grande caldaia di metallo dell’antica distilleria di pino mugo sull’Alpe di Barbiano. Qui, a 1.850 metri di altitudine, il prozio di Meinrad ha iniziato a distillare oli essenziali di pino mugo nel lontano 1912. La tecnica di distillazione a vapore si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri.

Nel 2016 Meinrad ha abbandonato la professione di falegname per dedicarsi alla distilleria. Una parte dei suoi oli essenziali, biologici al 100 per cento, è utilizzata per la produzione di prodotti cosmetici, realizzati in collaborazione con un laboratorio specializzato. Il pino cembro conferisce a shampoo, saponi e deodoranti un profumo legnoso e speziato. Il pino mugo, dalla fragranza intensa e aromatica, è invece ideale come olio da massaggio oppure, in combinazione con l’abete rosso dall’aroma resinoso, come balsamo per il petto. Le essenze, sia allo stato puro sia come base nei prodotti cosmetici, hanno un effetto rilassante e benefico per le vie respiratorie grazie alle loro proprietà liberatorie, espettoranti e antinfiammatorie. Gli oli possono essere impiegati per fumenti in caso di raffreddore o influenza, per massaggi contro i dolori articolari e muscolari, nei diffusori di essenze o come infusi per sauna.

Sull’Alpe di Barbiano, Meinrad distilla pino mugo, pino cembro, abete rosso, pino silvestre e ginepro. La regola di base è: più lunghi sono gli aghi e più olio è possibile estrarne. La distillazione si esegue con l’ausilio del vapore a una temperatura compresa tra i 90° C e i 95° C, mantenuta costante aggiungendo sempre nuova legna nel forno sotto la caldaia. Il vapore sale attraverso delle condutture nel grande recipiente metallico dove si trovano i rami di conifere triturati e permette di estrarne oli essenziali e aromi. La caldaia può contenere circa 1,6 metri cubi di vegetazione. Dal procedimento si ricavano circa 750 millilitri di olio di pino mugo, una quantità leggermente superiore quando si distilla il pino cembro. Il Rasler Hof produce tra i 70 e i 100 litri di olio all’anno.

“I miei antenati distillavano grandi quantità di olio di pino mugo, con il quale rifornivano i grossisti della zona”, racconta Meinrad. Il lavoro coinvolgeva l’intera famiglia e una dozzina di collaboratori. Oggi, i prodotti commercializzati con il marchio “Original Barbianer”, tutti certificati bio, sono disponibili nella rivendita sull’Alpe di Barbiano, online, in negozi e mercati specializzati e in alcuni alberghi. L’imprenditore, 41 anni, svolge da solo buona parte del lavoro nel bosco e in distilleria, mentre la compagna Andrea Unterkalmsteiner si occupa dell’amministrazione e delle visite guidate. Dieci anni fa Meinrad aveva valutato la possibilità di modernizzare lo stabilimento centenario e l’impianto di distillazione. Ma alla fine ha scelto di lasciare tutto com’era. Del resto, perché cambiare? La distilleria è un pezzo di storia della famiglia Rabensteiner. L’unica modifica ha riguardato il forno, sostituito nel 2021. “Era vecchio e acciaccato”, dice Meinrad. E come dargli torto, dopo 109 anni di servizio?

latschenkiefer.it

Bontà e bellezza dall’alveare

L’anno lavorativo delle api di Erich Larcher è breve, ma molto intenso. La resa dipende dalle condizioni meteorologiche: “In condizioni ideali una colonia può produrre in poco tempo fino a 30 chili di miele”, spiega l’apicoltore. Negli alveari, i laboriosi insetti non depositano solo il dolce sciroppo dorato, ma anche altri pregiati frutti del loro lavoro, che Larcher utilizza per l’omonima linea di prodotti per il corpo, lanciata nel 2014. Miele, cera d’api e propoli hanno infatti proprietà idratanti, leniscono la pelle irritata, favoriscono la cicatrizzazione e agiscono da antibatterico naturale. L’apicoltore ha iniziato con otto prodotti per la cura di viso, mani, labbra, corpo, capelli e denti. Da allora, la gamma dei prodotti si è più che raddoppiata.

Nel tempo sono aumentate anche le api di Larcher, cha ha scoperto il mondo dell’apicoltura nel 1988, ad appena 14 anni, ed è passato dalle due colonie iniziali alle attuali 180. Ogni colonia è governata da un’ape regina e comprende al proprio interno migliaia di api operaie. “Tra le dieci e le dodicimila”, specifica Larcher. Nella stagione estiva, dopo la schiusa delle uova della regina, una colonia può raggiungere le 50.000 unità. Se il clima è mite, le api iniziano a lavorare già a fine aprile, dapprima nei prati, già fioriti e ricchi di nettare, e in seguito nei boschi, dove la fioritura degli alberi avviene più tardi. Larcher raccoglie dagli alveari il miele, millefiori e di bosco, dalla primavera a metà luglio. A questo punto, ha inizio la preparazione degli insetti per l’anno successivo: “Metto loro a disposizione dell’amido di frumento liquido perché abbiano nutrimento sufficiente durante l’inverno”, spiega. Le provviste naturali, rappresentate dal miele prodotto durante la bella stagione, sono già state immagazzinate – e sigillate con cera d’api – dalle abitanti dell’alveare.

Per estrarre il miele dai favi, l’apicoltore rimuove il sottile strato di cera dorata che ricopre le piccole celle esagonali (“una materia prima naturale e pura, ideale per la cura del corpo”). La propoli, raccolta da griglie disposte all’interno dell’alveare, è invece la sostanza viscosa con la quale le api riempiono gli interstizi del reticolo. Larcher la congela per poterla in seguito raschiare, macinare e quindi lavorare sotto forma di polvere o sciolta nell’alcol.

La lavorazione dei prodotti per il corpo avviene in un laboratorio specializzato. Gli articoli vengono quindi confezionati nella sede di Varna, a pochi chilometri da Bressanone. Flaconi, tubetti e barattolini emanano profumi inconfondibili: le fragranze del miele, dolci e fiorite, si arricchiscono nella propoli di una nota resinosa e sprigionano tutta la loro intensità nella cera d’api. Larcher offre i suoi prodotti in diversi mercati, nello shop online e in rivendite selezionate. “Sarebbe bello se anche gli alberghi della zona acquistassero più spesso i miei prodotti per proporli agli ospiti”, dice l’apicoltore di Varna, che dal 2021 è presidente del Südtiroler Imkerbund, l’associazione degli apicoltori altoatesini. Dopo 35 anni di attività e numerosi percorsi di formazione in Italia e all’estero, Larcher offre oggi diversi corsi agli interessati. Del resto, conclude, chi lavora a contatto con gli alacri insetti tutto può fare, fuorché stare fermo!

larcher-honigprodukte.it astrabx.com

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