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Regina Apostolorum nsa
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
Rivista Trimestrale Anno 27
MARZO 2014 路 N
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Sped. in abb. post. art. 2 路 Comma 20 lettera C 路 Legge 662/96 - Milano
Speciale ARGENTINA
VITA NSA
CAPITOLO NSA AFRICA FRANCOFONA
La SMA, in occasione del secondo centenario della nascita di Mons. De Brésillac, dedica un anno (dal 2 dicembre 2013 alla stessa data del 2014) di particolare omaggio verso il loro fondatore, dove saranno proposte diverse iniziative Incontri “SANKOFA” - Feriole (PD) • Domenica, 6 aprile 2014 • Domenica, 25 maggio 2014 PELLEGRINAGGIO SMA dal 1 al 4 maggio 2014 Partenza da Genova: Casa provinciale SMA fino a Castelnaudary (FRANCIA) paese natale di Mons. De Brésillac
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi: SMA di Genova: Tel. 010 30 70 11 • E-mail: luigino.frattin@gmail.com Comunità SMA-NSA di Feriole: Tel. 049 99 00 494 • E-mail: lionellomelchiori@gmail.com Piero e Rosetta Verzura: Tel. 347 41 45 733 • E-mail: rosettaepiero@libero.it Per l’occasione è stato pubblicata un’antologia di scritti di Mons. De Brésillac anche un libretto dal titolo: “Nient’altro che la volontà di Dio. De Brésillac dall’India all’Africa” di p. Renzo Mandirola. Un libretto di p. Bruno Semplicio dal titolo: “Mons. Melchior de Brésillac, Vescovo missionario e Fondatore della Società delle Missioni Africane”
Editoriale
Tu niente sai di me… I
l prossimo 13 marzo Papa Francesco compirà il primo anno del suo pontificato. Un anno segnato da grandi eventi, da cambiamenti storici per la Chiesa, primo tra i quali la prima volta di un papa a Lampedusa, piccola isola di confine protesa verso il Mar Mediterraneo, mare della speranza per alcuni oppure mare della nuova e definitiva sconfitta per altri. Asiatici, medio orientali, africani fuggono via dalla fame o dalla guerra, a volte da entrambe; escono a forza e col cuore spezzato da luoghi devastati e depredati. Cercano solo un nuovo inizio, un’opportunità e trovano invece opposizione, rifiuto addirittura, fredda indifferenza. La sera della sua elezione il pontefice ci diceva: “Il dovere del Conclave era dare un Vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi dall’altra parte del mondo!”. La famiglia di Jorge Mario Bergoglio si era infatti trasferita dall’Italia in Argentina, a Buenos Aires, per cercare fortuna, migranti come tanti diretti ai paesi dell’America del Nord o del Sud, fra fine ’800 e primi ’900. Il suo primo lavoro egli lo intraprese poco più lontano, nella provincia di Cordoba, un territorio grande 5 volte l’Italia. L’America Latina è in gran parte abitata dai discendenti della tratta degli schiavi, ma laggiù per la volontà di passati governi volta ad escludere le persone di colore dal grande progetto di un’Argentina moderna, solo una piccola percentuale non è bianca: la popolazione è fra l’87 e il 95% di origine europea. I discendenti degli Incas e i pochi che conservano tratti africani sono invece chiamati “cabecitas negras”; qui non sono stati risolti i conflitti della multietnicità: se sei più scuro
della maggioranza, vivere a Cordoba potrebbe essere per te un problema. Un altro dei nodi spinosi dell’Argentina di oggi è il riaffacciarsi, a 13 anni dal fallimento della nazione nel 2001, della crisi. L’inflazione dichiarata è al 10.6% ma le stime di Price Stat sono al 22.8% per il 2013. Essa falsa il reale valore della valuta argentina ed in cinque anni ha ribaltato la situazione economica che era in ripresa. L’Argentina non può ancora prendere soldi in prestito per rimediare i suoi debiti, e le riserve monetarie pian piano si stanno esaurendo. Il timore dei conflitti sociali è latente, il divario tra le fasce più deboli della popolazione e quelle più ricche è ampio e visibile. I cittadini abbienti vivono nel “barrios cerrados”, quartieri chiusi all’interno di parchi presidiati all’ingresso da guardie armate. Soprattutto a Cordoba la situazione dei poveri è allarmante: una città di un milione e mezzo di abitanti che conta nelle sue periferie più di 150 “villas miserias”, le favelas argentine. Migranti, esuli, martiri, Argentina … frammenti di giornate e di vita vissuta, testimonianze di speranza, piccoli sguardi sugli avvenimenti del grande mondo.
I migranti mi pongono una particolare sfida perché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti. Perciò esorto i Paesi ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali. Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro! Esortazione apostolica: Evangelii Gaudium, 210
Rivista Trimestrale Anno 27. n. 1 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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Sommario Vita nsa 4
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dal Capitolo
Echi
NSA Provincia Africa Francofona
Adesso parliamo noi 19
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KOUGLA…
Dal Capitolo
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24 MARZO 2014
Dalla missione
Forum 2013
Generale ai Capitoli Provinciali
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Argentina ieri
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Fare memoria
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30 10
Trenta anni e più… di presenza
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Argentina oggi
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Sempre uniti
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PEDALANDO L’AFRICA …
Sulle tracce...
La mia
esperienza
argentina
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una scuola per loro 22a giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri
NON SOLO Lampedusa
FESTA della FAMIGLIA APPUNTAMENTI
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Vita nsa Delegate al Capitolo Generale Africa francofona
ECHI dal CAPITOLO NSA
Provincia Africa Francofona
D
al 1 al 15 dicembre 2013 si è svolto ad Abengourou, in Costa d’Avorio, il 7° Capitolo Provinciale dell’Africa francofona, erano riunite per questo importante evento venticinque suore provenienti dai diversi paesi che compongono la Provincia. Suor Felicia Harry Superiora Generale e suor Denise Bang’na, Consigliera Generale, hanno partecipato a questo grande momento della vita della Provincia. Suor Felicia Harry dal suo discorso iniziale, ha enunciato gli obiettivi e le priorità dell’Istituto, emersi al Capitolo Generale. Leggiamo alcuni passaggi del suo discorso all’apertura dell’assemblea capitolare: Il Capitolo Generale ha sottolineato particolarmente, la necessità di una testimonianza di una vita profetica nel mondo d’oggi, così fram-
mentato, quasi irriconoscibile. Raccomanda la necessità di una vita comunitaria di qualità, testimoniando della vita di comunione e di preghiera. In quanto Suore di Nostra Signora degli Apostoli, noi aspiriamo vivere questa dimensione profetica della vita religiosa, andando verso le periferie del mondo, verso quelle persone che sono ferite ed esposte a molteplici drammi sociali ed economici. Desideriamo portare ad ogni uomo e ad ogni donna, il volto misericordioso e trasfigurato di Gesù Cristo, particolarmente alle donne e ai bambini che noi incontriamo. In questa prospettiva, Il Capitolo Generale ha scelto per il nostro Istituto, tre priorità: • Una più grande attenzione alla donna, ai giovani e ai bambini in situazione di disagio.
5 • Essere più aperte nel contesto delle nostre attività di apostolato tradizionale, per rispondere ai bisogni delle persone più emarginate. • Impegnarsi per promuovere la giustizia, la pace e l’integrità della creazione, comprendendo il dialogo interreligioso e la comunicazione non violenta. Il Capitolo ha fatto delle raccomandazioni appropriate per aiutarci a essere persone profetiche e attente affinché, attraverso il nostro ministero, sappiamo trasmettere l’amore di Dio all’altro/a, sia in comunità che nei luoghi dove lavoriamo. “Vivete l’unità… e crederanno” Anche a nome del Consiglio Generale vi
auguro di vivere un’esperienza ricca e abbondante di grazie. Durante questo Capitolo Provinciale, che lo Spirito sia presente in tutte le vostre riflessioni, condivisioni ed interventi. Tutte le decisioni e le proposte che saranno fatte, possano contribuire alla crescita della Provincia e facciano di voi delle autentiche figlie di padre Agostino Planque. Che Maria nostra Madre, Regina degli Apostoli, cammini con voi, preghi per voi, e vi guidi durante questo tempo. Grazie e che Dio vi benedica. Sr Felicia Harry, Superiora Generale NSA
Dal Capitolo Generale ai Capitoli Provinciali Sr Olga, Superiora Provinciale nel suo discorso d’apertura, ha esordito enunciando lo slogan del Capitolo che servirà da guida per i prossimi cinque anni:
Donne - Apostole, radicate nella Parola di Dio, osiamo essere germi di Comunione e di Speranza “So che nel cuore di ciascuna c’è un profondo desiderio di salvaguardare i nostri grandi valori di internazionalità, di fraternità e di solidarietà …perseveriamo nella fiducia, una fiducia carica di una speranza senza confini”. Nel corso del Capitolo saremo chiamate a riflettere sulla nuove strutture che dovremo adottare, infatti alcune entità regionali, diventeranno autonome: ne definiremo i tempi e i modi”. Ecco le domande alle quali l’assemblea cercherà di rispondere con fiducia e serenità durante il Capitolo. Noi suore di Nostra Signora degli Apo-
stoli, cosa siamo chiamate ad essere per la Chiesa e per la nostra società? Come possiamo vivere qui in Africa nel nostro apostolato, questo invito che il Capitolo ci propone? Quali sono gli appelli della missione oggi in questo vasto campo apostolico? Ci siamo ascoltate, abbiamo visto il grande lavoro e la qualità della presenza nelle varie missioni che ci sono affidate … c’è ancora tanto cammino da fare … Nuove povertà bussano alle nostre porte: tanta gioventù attende di essere accompagnata …. ma soprattutto siamo chiamate ad essere comunità: segno dell’amore di Dio che vuole unire l’umanità in un solo popolo. Non è una sfida questa per un Africa che vive conflitti di ogni genere? l termine del Capitolo, suor Olga, rieletta Superiora Provinciale ha sottolineato alcuni aspetti molto importanti da ritenere per l’adempimento delle decisioni prese in Capitolo: In questi quindici giorni siamo state ac-
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Vita nsa Obiettivi e le priorità affrontati durante il Capitolo • Come rendere le nostre attività apostoliche più attente alle diverse realtà, privilegiando “le periferie”. • come fare animazione missionaria e vocazionale nella nostre provincie. • Come favorire una gestione trasparente delle nostre finanze, con un attenzione alle povertà che ci circondano. • Come vivere i valori della giustizia, pace e salvaguardia del creato, i diritti umani … con un’attenzione particolare ai bambini e alle donne in sofferenza di questi valori. • Come migliorare la qualità della nostra vita personale e comunitaria. • I procedimenti per l’applicazione delle nuove strutture di governo. • L’elezione della nuova equipe che accompagnerà la formazione delle nuove entità giuridiche.
compagnate, ispirate dallo Spirito Santo che ci dato l’audacia, il coraggio e la fede per condurci sulla strada del rinnovamento delle nostre strutture.Per realizzare quanto ci siamo proposte, ed iniziare questo cambiamento nei nostri cuori e nei nostri pensieri, camminiamo salde nell’amore e nella speranza in Colui che ci ha chiamate. Restiamo sempre e ovunque donne di fraternità senza frontiere, sorelle capaci di accogliersi al di là delle diversità culturali e nazionali, per vivere sempre e ovunque la solidarietà e l’aiuto reciproco al servizio della Missione”. Avanziamo con speranza! Sr Olga Dagba,
Le emozioni di una neofita
Soudonou Odile con due orfani del centro di Ouidah
Superiora Provinciale NSA – Africa francofona
Grande è stata la mia gioia e sorpresa di essere stata invitata a partecipare ad un Capitolo Generale, per rappresentare uno dei 6 paesi della Provincia. È stata una vera celebrazione della vita dell’Istituto, mi sono sentita più che mai vicina alla realtà di ogni continente, di ogni paese e di ogni suora NSA. Questa esperienza è stata molto esigente per me, era la prima volta! Il programma ben strutturato diventava e sempre di più intenso, man mano che si avanzava nelle nostre riflessioni. Lo Spirito Santo accompagnato da quello del fondatore, erano presenti per spingerci al largo, soprattutto nei momenti delle grandi decisioni del Capitolo. Auguro ad ognuna delle mie sorelle di fare un giorno l’esperienza di partecipare ad un Capitolo. A quello Generale è seguito il Capitolo Provinciale, eccomi nuovamente scelta come delegata. Anche in questa occasione abbiamo celebrato la vita NSA, vissuta a livello della Provincia Francofona: qui dovevamo calare gli orientamenti presi a livello generale nella concretezza della realtà dei nostri paesi. Dopo la lettura attenta del vissuto.. già molto ricco, ci siamo date degli obiettivi per meglio vivere la “missione” che ci è affidata. Sr Odile SOUDONOU NDA in missione a Ouidah (Bénin).
sr Amélie Yapo (in bianco) con altre suore NSA
Ho partecipato come delegata del Burkina al 7mo Capitolo Provinciale dell’Africa francofona. Il Capitolo è stato per me un grande momento, un tempo forte dello Spirito, questo mi ha dato la possibilità di partecipare più profondamente alla vita dell’Istituto e alle decisioni che dovremmo elaborare nei possibili cinque anni. Sono stata particolarmente toccata dal clima di fraternità che abbiamo vissuto tra tutte noi, suore NSA. Ci siamo sentite un “solo Corpo” eravamo … di diverse nazionalità. Ciascuna ha manifestato il desiderio di crescere in questa comunione. Sr Amélie Yapo in missione a Fada N’Gourma (Burkina Faso)
Dalla missione
Fare memoria
Argentina ieri M
i accorgo che sono passati tanti anni e i ricordi hanno i contorni sbiaditi… ma ciò che rimane vivo in me, come fosse presente oggi, è il sentimento di amore, di gioia e di riconoscenza che si riaccende immediatamente parlando di “missione in argentina”. Dopo 11 anni a Divo in Costa d’Avorio, nel 1987 sono arrivata in Argentina a Cordoba, nel barrio Suarez. Mi era stato chiesto di raggiungere la nostra piccola comunità, per accompagnare le giovani che sentivano la chiamata missionaria e pensavano di fare cammino con noi per consacrarsi al Signore. Che sfida! “Dio non toglie mai una gioia ai suoi figli se non per prepararne loro una più grande”. Avevo lasciato l’Africa con le lacrime … e questa frase tratta dai “Promessi Sposi “ mi dava coraggio e mi aiutava ad avere fiducia in Dio che mi inviava e accompagnava. Il quartiere povero, la comunità spoglia e
Professione di Lilian Gonzales Chiesa S. Clara in barrio Suarez
semplice, l’accoglienza della gente mi facilitò l’inserimento facendomi scoprire quella realtà tanto diversa e nuova per me. Con dolcezza e forza la povertà della gente mi interpellava, la loro fede gioiosa mi invitava. Oggi come mi suonano amabili e familiari le parole del Papa quando ripete che “desidera una chiesa povera per i poveri … essi hanno molto da insegnarci”. (E.G.198) A Suarez i poveri mi hanno arricchito, hanno accompagnato il mio cammino di “inculturazione” , mi hanno fatto “entrare” nella loro vita, nelle loro case, nei loro drammi e sofferenze, hanno condiviso con
me le loro speranze e soprattutto la loro fede, la loro tenacia umile e inventiva che riusciva a conseguire sempre una soluzione a tutto, anche alle situazioni più disperate. La loro capacità di sopportazione, di adattamento, di solidarietà e serenità, anzi gioia … mi stupiva e attraeva … mi interpellava. I ragazzi di strada trovavano una “casa” nella nostra comunità. Sono stati loro i miei “maestri”: mi hanno svezzato e preparato all’accoglienza delle prime giovani che desideravano consacrarsi per la missione in Africa. Pochi anni dopo, il Cardinale Primatesta, come
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Dalla missione un buon padre che seguiva da vicino i nostri primi passi, è venuto a celebrare l’apertura del Postulato con la Messa per le prime due Postulanti nella cappella della nostra comunità. Successivamente è tornato per inaugurare il Noviziato e in seguito per la Professione e il mandato missionario alle prime Suore NSA argentine che partivano in Africa dopo i voti - quella volta non in casa nostra ma nella chiesa parrocchiale del nostro quartiere, con i ragazzi di strada che riempivano le prime file di banchi. Ogni sabato sera con Padre Santos, andavamo alla Costa (bidonville): si condivideva il mate (bevanda tradizionale) e il Vangelo della domenica con le famiglie. La semplicità e acutezza nel cogliere il cuore del Vangelo di questa gente mi disarmava e illuminava. E Padre Santos, il parroco, sovente diceva: ho capito cosa devo dire domani nell’omelia, ora so’ quello che il Signore mi chiede di predicare. Questa gente mi ha dato il “La” del Vangelo di domani …. Che belle le notti di Natale celebrate in strada con presepi viventi, canti, danze e tavolate di panettone e Sidra dopo la Messa di mezzanotte. In queste occasioni non c’erano più separazioni …
il quartiere ricco aveva portato il panettone e il nostro più povero lo serviva a tutti senza distinzione. Nei mesi estivi partecipavo col gruppo di giovani missionari al campo missione nel Chaco, al nord del paese, vivendo un mese nelle zone più isolate delle province di Resistenza e di Reconquista per portare semi di Vangelo a popolazioni isolate di origine Toba e Guarani. Con Padre Giuseppe Brusegan SMA, abbiamo anche dato inizio alla scuola di missionologia nella loro
Una “nuova chiamata”
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Sr Luigina Mambretti con i bimbi del quartiere
casa di Villa Rivera Indarte, (poiché non esisteva in Diocesi) aperta a tutti: ai seminaristi, alle diverse congregazioni, ai giovani responsabili dei gruppi missionari parrocchiali …. La fraternità e collaborazione
l Sono partita per Argentina nell’84. Ero in Burkina dove avrei voluto restare fino alla fine della mia vita attiva, ma questa “nuova chiamata” mi ha proiettata in un mondo nuovo, arricchendomi di esperienze nuove. In Argentina siamo state chiamate dall’Arcivescovo di Cordoba, perché da Puebla era uscito la sfida: America Latina va’ e dà della tua povertà. Ricorreva infatti il 500esimo anniversario dell’evangelizzazione del continente. I Vescovi, riuniti in Assemblea, volevano dire alla loro Chiesa che era giunto il tempo di essere a sua volta missionaria nei territori dove il Vangelo non era ancora stato annunciato. A noi, istituto missionario fondato per l’evangelizzazione particolarmente in Africa, è stato dato il compito di andare nelle comunità parrocchiali, nei collegi, nelle scuole a trasmettere questo messaggio, raccontando anche la nostra esperienza di vita in Africa e i bisogni che lì abbiamo visto. Abbiamo dunque iniziato questa missione stabilendoci a Cordoba, in un quartiere povero ai margini di grandi zone di povertà chiamate” villa miseria” e così
9 fra noi era forza di vita e di testimonianza. Ora abbiamo lasciato il quartiere di Suarez, ma le nostre radici in Argentina sono lì, dove abbiamo ricevuto e dato, dove abbiamo condiviso la fede, la vita, la passione per Gesù e la sua missione. Siamo andate … oltre, in fedeltà alla nostra vocazione …. in un altro quartiere di Cordoba e a Buenos Aires … ma non possiamo dimenticare Suarez … E’ un pezzo fondante della nostra storia e fare memoria ci aiuta a riconoscere quanto il Signore ci ama e
guida, ci apre e coinvolge in un cammino d’amore e di sorprese che dona gusto e significato alla vita. E’ cresciuta la coscienza missionaria della Chiesa argentina in tutti questi anni, con i Congressi Missionari latinoamericani, con le partenze di vocazioni missionarie ad extra, con il dinamismo delle attività di animazione missionaria nella Chiesa a tutti i livelli (dall’infanzia alle altre fasce di età), nelle grandi diocesi e nelle comunità di periferia. La fede cresce donandola, condividendola
condividere il nostro tempo tra l’animazione missionaria e la prossimità con questi fratelli e sorelle emarginati e bisognosi di tutto. Qui incominciai a visitare le famiglie e a passare un po’ di tempo con i bambini che si divertivano fra le immondizie. Poi, grazie ad un pellegrinaggio della Madonna portata di casa in casa fra le baracche, siamo venute a conoscenza dei tanti bisogni: iniziammo incontri di preghiere, di condivisione sulla Bibbia e dare concreto aiuto coinvolgendo anche gli studenti e le famiglie della Cordoba - bene. Al nostro arrivo c’era una netta separazione tra i benestanti che vivevano col dollaro e i poveri del bario che si nutrivano della spazzatura dei ricchi. Nella Cordoba bene c’erano strade asfaltate, scuole, bus, anche la loro chiesa … inaccessibili però ai bambini del bario. A partire da una Via crucis fatta insieme, iniziata dalla bella Chiesa e conclusa nella Chiesetta Santa Chiara riservata ai poveri, siamo riuscite a far sì che le famiglie ricche
…. Io l’ho sperimentato e imparato in modo speciale in Argentina. Oggi la prima delle nostre Suore argentine, sr Lilian Gonzales, è responsabile del piccolo Distretto di Missionarie NSA che anima coadiuvata da altre sorelle argentine e africane. Certo, le difficoltà non mancano e le sfide neppure. Ma è proprio dentro questa realtà che Dio ci chiama e ci dona la grazia di continuare a portare insieme, sempre oltre, più in là delle nostre attese e possibilità, la Sua Parola di Vita. Sr Annarosa Crippa
venissero a conoscenza delle famiglie bisognose. Sono iniziate così diverse iniziative: ogni sabato gli studenti portavano la merenda ai bambini della villa miseria e si fermavano a giocare con loro. Alcuni papà medici e pediatri iniziarono a curare i bambini; le mamme incominciarono a portare i medicinali e crearono una piccole farmacia … fino a che è sorta una scuola professionale per formare i giovani e dar loro speranza per un lavoro e far vivere le loro famiglia in modo dignitoso. Così come nel mio cuore è rimasta l’Africa che avevo tanto amato è pure rimasta l’Argentina, con queste carissime persone che il Signore ha messo sul mio cammino e che con le loro ricchezze umane e spirituali mi hanno profondamente segnata e arricchita. Ora nel mio rosario che prego ogni giorno nelle varie lingue e dialetti imparati, rivedo tutti questi amici e li presento a Dio perché faccia anche di loro dei testimoni del suo Vangelo. l Sr Luigina Mambretti NSA
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Dalla missione
Trenta anni e più… di presenza l Siamo vissute molto vicino alla gente. In fretta siamo diventate parte di questa grande famiglia, vivendo in piccole case molto simili alle loro, vicine le une alle altre. Andavamo a comperare il pane, andavamo al mercato a piedi, … come la maggioranza della gente. Partecipavamo alle feste, alle gioie, alle speranze, alle pene e ai lutti del nostro quartiere. Questa vita di prossimità, di amicizia, di condivisione é oggi “celebrata” con questi trenta anni di presenza in questo paese.
ANNI di FELICITÀ
Sr Monique Lacombe In occasione del 30° anniversario delle suore NSA Ho fatto parte del primo gruppo delle Suore fondatrici della nostra comunità in Argentina. Quando guardo questi otto anni, sento in me sentimenti di gioia, di pienezza di vita e di condivisione. Arrivata nel settembre del 2002 a Cordoba, raggiungevo Rachele Hohmann e Anna Barry, già presenti da alcuni anni. Sin dai primi incontri abbiamo ricevuto molto affetto e amicizia dai vicini e dalla gente del quartiere. Le nostre relazioni con il parroco, dapprima Padre Alfredo, poi i Padri Marcos e Santos, erano piene di fiducia e rispetto. Sin dall’inizio abbiamo scelto di vivere in un quartiere povero e
Cordoba 1982: due religiose NSA arrivano nel quartiere Suarez… vivono con i poveri e come loro… Cosa mai vista prima in Argentina!
Monique - Nicole - Agnès
l “Con le comunità di base, ho fatto l’esperienza della Potenza della Parola di Dio. Ho visto la Parola di Dio: trasformare le famiglie, un quartiere intero, e aprirsi agli altri con gesti concreti” Sr Agnès Bourdry
Lilian e Nicole
con i poveri. Abbiamo iniziato il nostro lavoro di animazione con i Padri della SMA, percorrendo le strade di tutta l’Argentina, nella diverse diocesi, per incontrare le parrocchie, gli alunni delle diverse scuole, i gruppi giovanili per lanciare il messaggio missionario. Avevamo delle attività in par-
rocchia e nel quartiere: lezioni d’inglese per ragazzi e giovani, formazione dei catechisti, infanzia missionaria, visita e animazione missionaria dei quartieri vicini alla nostra casa. Accompagnando le Comunità di Base e il progetto pastorale secondo « Il Mondo Migliore » Un gruppo missionario è nato, formato da giovani e adulti. Questa vita di prossimità con la gente, di impegno parrocchiale e di condivisione del lavoro e di animazione missionaria con la SMA, è stato per me molto importante e gratificante, di questo ringrazio il Signore. Sr Nicole Rivard NSA
Sempre uniti
Argentinaoggi L’
infanzia Missionaria è un dono per la Chiesa d’Argentina. Il suo scopo è quello di creare una coscienza missionaria nei bambini e nei ragazzi, per vivere a pieno il mandato ricevuto da Gesù con il battesimo. I ragazzi hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare i loro coetanei, attraverso la preghiera e la condivisione, da qui il loro motto: I BAMBINI AIUTANO I BAMBINI I nostri piccoli e grandi missionari sono numerosi nelle nostre parrocchie, nelle scuole e nei movimenti. Essi sono incoraggiati a promuovere la loro azione in famiglia, a scuola, in parrocchia e in tutti i luoghi di incontro con altri ragazzi della loro età. Il sogno di Mons. Charles de Forbin Janson era suscitare nel cuore dei bambini e dei ragazzi: l’amore per la MISSIO-
NE! “ fu lui l’ideatore della Giornata Mondiale missionaria dei ragazzi, che si celebra abitualmente il 6 gennaio, giorno dell’Epifania. Ai giovani francesi dell’epoca chiedeva: Un’ave Maria al giorno e un soldo al mese”. È questo che noi continuiamo a vivere e proporre ancora oggi. Carla, una giovane missionaria racconta: “… con Silvina, la nostra animatrice, ci riuniamo ogni settimana per giocare, cantare e ascoltare la Parola di Dio. In cer-
te occasioni importanti, prepariamo la Messa, le letture, i canti e mimiamo il brano del Vangelo. Ogni inizio anno, riceviamo scatola nella quale mettiamo i nostri piccoli risparmi con lo scopo di aiutare gli altri dimenticando un po’ le nostre “voglie”. È il nostro modo, per sentirci più missionari e attenti alle necessità di qualche bambino che possiede meno di noi. Erika un’animatrice racconta: “seguiamo nelle
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Dalla missione nostre riunioni la pedagogia di Gesù: siamo alla scuola di Gesù. Ogni mese scegliamo un tema che incoraggia i bambini e i ragazzi a diventare sempre più missionari. Il primo passo è la “catechesi missionaria”, segue la “spiritualità missionaria”, terzo passo è il “servizio missionario “e l’ultimo, Il quarto passo, la “comunione missionaria”. I bambini missionari pregano per i bambini del mondo intero. Quest’anno abbiamo una particolare intenzione, per i bambini dell’Europa. Nel mese di marzo avremo una riunione dei delegati di
La nostra vita è missione
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ogni diocesi, sarà un’occasione per pregare insieme, riflettere sulle attività che saranno proposte lungo l’intero anno e sceglieremo lo slogan in riferimento al continente Europa. Un missionario proveniente dall’Europa verrà a darci la sua testimonianza, ci aiuterà “a conoscere e a toccare” le diverse realtà missionarie che vivono i bambini e i ragazzi di quel continente. Durante le vacanze, al Nord dell’Argentina e nella regione di Buenos Aires, abbiamo proposto la Scuola per animatori missionari. Durante gli incontri, gli
l In questo mese di gennaio ho avuto un’altra volta l’opportunità di andare in missione a Formosa (Argentina del nord). Alle persone che mi chiedevano che cosa facciamo quando andiamo in missione al di fuori dei nostri luoghi abituali, e io rispondevo sicura: visitiamo le famiglie nelle loro case, facciamo incontri con i bambini, con i giovani ecc. Si, facciamo questo, ma ciò che Dio fa in noi, è molto di più, e l’ho sperimentato anche a Formosa. Ogni giorno ci aspettavano sorprese che riempivano il nostro cuore e alimentavano di fede e amore la giornata di servizio che ci attendeva. Sentivamo la presenza di Dio vivo in ogni famiglia, in ogni bimbo, in ogni giovane, in ogni responsabile di comunità che incontravamo. Ma abbiamo ricevuto un altro grande regalo: l’incontro con un sacerdote, Pa-
animatori hanno potuto approfondire insieme la spiritualità missionaria. In seguito sono stati proposti
dre Miguel, che ci ha accolti, per tutto il tempo, nella missione. E non era un sacerdote qualunque! Era uno che non esitava ad uscire a mezzanotte quando lo chiamavano per aiutare o consolare qualcuno. Dormiva poco, viveva con lo necessario, condivideva tutto, si sedeva a tavola con chiunque, senza preferenze, senza dar importanza nè alla provenienza, nè all’aspetto o al vestito, ma considerando ciascuno solo come ‘prossimo’. Tutti abbiamo spontaneamente pensato a ciò che il nostro Papa Francesco diceva ai sacerdoti invitandoli a stare con il gregge per sentire “l’odore delle pecore”... e ci veniva in mente l’operato del beato Cura Brocero. Abbiamo vissuto quei giorni con un sacerdote ‘alla Brocero’ !!! Grazie a Dio e a Padre Miguel, la comunità e noi, i missionari, abbiamo
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diversi temi sulla Chiesa, la missione, i sacramenti, l’interculturalità, la missione “ad gentes”, la Bibbia, l’a-
nimazione missionaria nelle parrocchie e nelle scuole. A termine di questa scuola abbiamo invitato gli animatori a farsi un programma sia a livello personale che diocesano, per mettere in pratica quello che avevano imparato. Il mese di maggio scorso, l’Infanzia missionaria ha festeggiato 170 anni! Abbiamo fatto un magnifico disegno per condividerlo con i bambini del mondo intero. E abbiamo rinnovato l’impegno di vivere in pienezza lo spirito dell’Opera Pontificia Missionaria. “Un bambino o un ragazzo
avuto l’Eucaristia tutti i giorni. Nelle sue omelie, molto semplici ma molto profonde, “sminuzzava” in un modo tale la Parola da renderla sempre attuale, pronta da portare alla gente per essere condivisa. Alcune frasi mi hanno toccato l’anima, una in particolare: “ saper scoprire l’essenziale di ogni momento, di ogni giorno ... ”: Scoprire e fissare l’essenziale, è proprio ciò che abbiamo sperimentato in questa missione a Formosa... l’essenziale era stare con il fratello o la sorella che chiedeva ascolto, quello che voleva giocare con noi, quello che aspettava qualcuno che gli dicesse che la sua vita valeva la pena di essere vissuta, quello che chiedeva di mostrargli che quando Dio entra nella nostra vita ci fa più felici, ci fa scoprire la nostra dignità, ci mostra quanto ci ama e come siamo importanti per Lui. È lo Spirito Santo che ci ha condotto in questo piccolo cammino semplice ma es-
missionario sa condividere con gli altri bambini e ragazzi del mondo. Dona amicizia, una parte del suo tempo e dei suoi soldi per dei progetti al fine di aiutare altri bambini, altri ragazzi”. “Noi vogliamo avere un cuore missionario che anima i nostri piedi per andare verso i bambini e gli adolescenti dei nostri quartieri, dei nostri gruppi e più lontano… oltre le frontiere”. Sr Sandra Mazzanti NSA NSA, Segretaria Nazionale dell’Infanzia e adolescenza missionaria
senziale. Cammino che deve essere accompagnato e guidato da qualcosa di assolutamente importante: la Parola di Dio che è fonte di vita. Padre Miguel ci diceva che “la Parola non si legge, si prega” ... Riflettendo e meditando su tutto quello che ricevevo, giorno dopo giorno, ho capito meglio che la missione di ogni cristiano non inizia quando decide di andare in un posto per annunciare la buona notizia del Vangelo, ma parte dalla vita di ogni giorno: nel lavoro, nello studio, in casa, per strada ... ovunque siamo missionari perché è dalla nostra testimonianza quotidiana che ha inizio la missione .... Come diceva Don Brocero: “se non porto nel cuore la carità, non riesco neanche ad essere cristiano”. Lì, nel cuore, Dio si fa presente in noi. l Mónica Zapata Membro del gruppo missionario “Nuestra Señora de los Apóstoles”
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Dalla missione
Sulle tracce… U
na delle esperienze che mi hanno sempre sostenuta nel mio cammino è stata, e continua ad essere, la testimonianza delle nostre prime suore. Donne forti, coraggiose che osavano per Dio, senza calcoli e senza paure, perché avevano una totale fiducia in Colui che seguivano. Vivevano ciò che diceva il nostro Fondatore: “Voi siete state scelte da Dio per continuare a modo vostro l’opera che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli”. E noi, oggi, continuiamo la stessa missione che esse hanno iniziata, seguendone le orme. Ciò spiega il titolo della mia testimonianza “sulle tracce”. Mi sembra un omaggio sia a quelle che ci hanno precedute nella casa del Padre, sia a quelle che ora sono a riposo per vecchiaia o malattia, ed anche un incoraggiamento per noi che abbiamo la responsabilità di vivere oggi questa Missione:
“Andate e fate discepoli in tutte le nazioni” Mt 28,19 Ho lasciato la Costa d’Avorio nel dicembre del 2012 per una nuova missione in Argentina. Nuova missione, nuova realtà, nuova cultura, nuova lingua! Appena arrivata ho seguito un corso di lingua spagnola per tre mesi, a Buenos Aires, uno spagnolo adattato all’ambiente che qui chiamano “castellano”. Ho cercato subito di mettere a frutto il mio diploma di Assistente Sociale seguendo per qualche tempo le attività di una Assistente del posto per conoscere l’organizzazione e le strutture del paese.
Sono poi partita verso il centro dell’Argentina, per la nostra comunità di Cordoba. La città è una delle 23 Province che formano il Paese. Qui siamo in tre suore: Edel un’infermiera nigeriana, Mariela che ancora studia ed io. Viviamo in uno dei quartieri più poveri della città chiamato “Villa el Libertador”. Come in tutti i Paesi del mondo, anche qui chi dice “povertà” dice anche tutto quello che spesso la povertà genera: insicurezza, droga, alcol, anziani soli, donne e bambini senza assistenza, senza protezione…. Le mie attività sono varie: rappresento la comunità NSA nel Consiglio Pastorale della parrocchia, faccio parte in una Comunità di Base (CEB), visito gli anziani del quartiere e quelli che vivono soli. Seguo i programmi dell’ONG “Manos abiertas”, “Mani aperte” dove già lavora la mia consorella Edel, collaboro con un’altra un’assistente sociale nell’accompagnamento di persone sieropositive. Visitiamo anche gli ammalati in fase terminale ricoverati.
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“Sarete miei testimoni… fino ai confini della terra” (Atti 1,8) Due immagini forti orientano la mia vita di consacrata per la missione, nella Famiglia di Nostra Signora degli Apostoli. Se è vero, come si dice, che ogni missione è particolare, io credo che la particolarità derivi non solo dalle differenze tra i popoli, ma dall’atteggiamento con il quale, in quanto missionaria, mi accosto alla realtà del popolo cui sono inviata e che lo fa diventare per me “popolo di Dio” l’Israele della mia missione. E questo popolo diventa luogo di missione non perché si realizzino dei progetti, si portino avanti delle attività in suo favore, ma soprattutto perché si vive in mezzo alla gente, si incontrano le persone, permettendoci di scoprire ed incontrare Dio in mezzo a loro. Mentre percorro le vie del quartiere spesso prego:
“Signore, fa di me una religiosa secondo il tuo cuore, una religiosa che irradi Te in modo tale che nessuno rimanga indifferente incontrandola” Io continuo a credere che in qualsiasi luogo dove si vive la missione, c’è sempre un messaggio di Dio, in seno al popolo, da decifrare per conoscerne la profondità. È da qui che la nostra relazione con Dio prende un nuovo senso che ci aiuta a vivere ogni giorno con uno sguardo nuovo. Posso leggere tanti testi di teologia, cose
anche molto belle sulla Missione, ma per me l’importante è come vivo la missione ogni giorno, come lascio trasparire nel mio quotidiano il mio vissuto con Dio, come lo scopro nel mio Israele… Per questo credo che la missione ricevuta ha la sua sorgente nelle profondità dell’ essere, dove ci si incontra con Dio e con se stessi. Credo inoltre che le nostre prime Suore abbiano sperimentato proprio questo, ed è il motivo per cui custodisco preziosamente nel mio cuore questa certezza: sento che le loro preghiere mi accompagnano nel mio cammino con Dio. Che noi, Suore NSA, possiamo procedere sempre sostenute dalla loro preghiera, camminando gioiose nella scoperta di Dio presente nel nostro cuore e che ci attende nelle nostre diverse missioni. Suore NSA che con la vostra vita e la vostra morte avete gridato Gesù Cristo sulle strade del Continente Africano pregate per noi! Voi tutti che vi siete santificati in Africa in tante missioni diverse pregate per noi! Sr Ange Olga Kone NSA NSA a Cordoba, Argentina
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Dalla missione
La MIA
ESPERIENZA argentina
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li inizi non sono stati facili, essenziale è stato avere una mente aperta, la fiducia di essere nelle mani di Dio e la certezza che lì, in quel luogo Lui, Il Signore, mi stava aspettando. Devo dire che la missione in Argentina è una missione tutta particolare. Sovente si ricordano i viaggi delle nostre prime suore che hanno lasciato l’Europa per recarsi, lontano, in Africa, viaggiando permolte settimane in nave prima di arrivare. Nel mio caso, ho lasciato l’Africa per andare in America Latina lontano, in un continente diverso, ma il viaggio oggi è più facile. Sono arrivata a Buenos Aires il 19 luglio 2005. Ho iniziato il mio percorso missionario con 3 mesi di studio della lingua, ero molto spaesata. Grazie al cielo le mie consorelle parlavano francese e inglese, così in comunità mi sentivo a mio agio. Mentre studiavo la lingua cercavo anche di conosce la cultura di questo popolo. Lo ritenevo importante perché aiuta a “sentirsi a casa” con l’altro. Dopo tre mesi, mi aspettavo di iniziare a parlare, ma mi esprimevo ancora con molta fatica. Grazie a Dio, ho trovato molto aiuto e comprensione da parte di amici che correggevano la mia grammatica e la pronuncia con delicatezza. Ho apprezzato molto i miei pochi mesi a Buenos Aires, capitale e città maggiore dell’Argentina, la seconda metropoli più grande del Sud America, dopo San Paolo in Brasile.
CORDOBA La nostra comunità è inserita nel quartiere di Villa El Libertador. È uno dei tanti “barrios” nella città di Cordoba, situato alla periferia sud. È noto per il suo passato di delinquenza. Il nome di ‘Villa Libertador ‘ ha una connotazione di paura per lo straniero. Molte persone sembrano chiedersi come abbiamo potuto stabilirci in questo quartiere, ma per noi è una casa e un posto uguale a qualsiasi altro quartiere di Cordoba. Abbiamo buoni vicini e cerchiamo di interagire con loro come il Vangelo di Cristo esige da noi …
17 La mia missione
multidisciplinare di esperti che li supportano psichicamente, socialmente e spiritualAl primo colloquio di lavoro sono stata sumente. bito accettata come infermiera in una cliniHa una capacità di 17 letti e ammette gratuca. Il primo giorno di servizio in quel centro itamente i pazienti. L’obiettivo della casa è mi sono subito posta la domanda: “sarò in quello di fornire cure palliative e morte dignigrado di accudire quei malati in fin di vita? tosa a pazienti malati terminali provenienti In quel momento, mi sono ricordata di un da ospedali pubblici. Queste sfortunati non sogno fatto mentre stavo terminando il mio possiedono risorse economiche, né l’assianno sabbatico in Galles. Avevo da poco stenza sociale. Le loro famiglie sono assenti terminato il mese ignaziano presso il centro o incapaci di prendersi cura di loro, o li handei gesuiti, quando una notte mi è apparso no abbandonati. La maggior parte vengono in sogno un uomo molto malato, ridotto in dalla strada o segnalati da cittadini attenti. fin di vita, che giaceva sul bordo della straÈ un posto molto bello, che i meno fortunati da. della società possono veramente consideraAveva perso tutte le sue forze e parlava con re come casa e come famiglia. Essi pregavadifficoltà. Ho fatto per andare oltre, pensanno che quando sarebbe arrivato il momento, do fosse uno di quei mendicanti stesi sul potessero essere fortulato della strada. Lui mi nati a morire qui, perché fissò con uno sguardo sapevano che ciò sarebtalmente penetrante che be avvenuto con dignità. ho dovuto fermarmi ed Il punto di riferimento avvicinarmi a lui. Mi quando si entra in casa chiese se potevo fare è una piccola cappella qualcosa per aiutarlo ad decorata con bei fiori alzarsi. Io ho cercato di Madre Teresa di Calcutta freschi da un volonprenderlo per le braccia, tario, La presenza di Gesù nel Santissimo ma in quel momento, l’uomo scomparve attrae nel luogo non solo gli ammalati, – ed in quel momento mi sono risvegliata. ma anche molti visitatori ed il personale. Al mattino, mentre ripensavo al significato Alla fine della giornata non si può uscire di di quel sogno, ho ricevuto la telefonata da casa senza fermarsi per un saluto a Gesù che Roma da Sr Eileen, nostra Superiore Geneè la Vita. rale, che mi chiedeva di andare in missione Lavorare nella clinica è per me una grazia in Argentina. È stato un sogno, ma che pree motivo di ricevere benedizioni, dato che annunciava una nuova missione. io realmente avvicino Gesù nella persona del malato. Noi lo tocchiamo, lo teniamo Casa de la Bondad (Casa della Bontà) tra le braccia. Ho scoperto che il reparto di Ed eccomi qui alla “Casa de la Bondad” (la cura “è il cuore pulsante” della clinica. E Casa della Bontà), una clinica che si occupa ‘il cuore che batte costantemente e acceledi malati terminali, affetti da cancro o HIV ra quando l’attività si intensifica. È il cuoAIDS. re che soffre e piange quando anche solo La Casa de la Bondad cerca di aiutare i più un’anima ci lascia per incontrare il Grande bisognosi in un momento difficile della vita, Pastore sull’altra sponda del fiume. È anche un momento in cui necessitano di supporto il cuore che ride e si rallegra quando ci sono materiale, spirituale, psicologico e di totale altri motivi per far festa, diversi dalle diparassistenza infermieristica, e quindi dipentite verso l’aldilà. Ho anche scoperto che dono dall’assistenza caritatevole di un team
“Quando non possiamo più curarli, possiamo ancora prendere cura di loro con tenerezza.”
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Dalla missione
PEDALAN L’AFRICA la cura è una professione ma è ancor di più una vocazione speciale: l’accompagnare il morente ogni giorno verso una morte serena e dignitosa. C’è bisogno di molta umiltà e di misericordia per accostarsi ed accompagnare il mistero della sofferenza nell’uomo. Non si può andare verso una tale persona con ricette codificate, formulate, senza conoscere l’intimità sacra dell’ammalato. C’è un detto di qui che dice: tutti abbiamo i nostri fardelli, ma prima di entrare in clinica dobbiamo lasciarli fuori. Dal giorno in cui ho messo piede in questa Casa della Bontà, ho imparato molto e questo ha contribuito a rafforzare la mia vocazione. Come religiosa, come missionaria, devo far attenzione sempre ed essere aperta: così da sentire il dolce sussurro del Signore, quando mi parla nel mio quotidiano dialogo con i pazienti e con tutti coloro con cui entro in contatto, cominciando dal mio tragitto quotidiano dalla stazione degli autobus alla “Casa della Bontà”, fino al mio ritorno in comunità. Concludo affermando che Casa de la Bondad mi appare come una grande nave che traghetta da una sponda all’altra o una guida verso il paradiso. Sr. Edel Mowah
Adesso parliamo noi
DO …
… Viaggio di due sognatori in sella
Prima di cominciare a raccontare la nostra avventura ci presentiamo: siamo Mariella e Davide due ragazzi di trent’anni che hanno deciso di mettersi in gioco, di rinunciare ad alcune sicurezze per cercare un po’ di felicità, di bellezza, di serenità, di umanità. Siamo partiti in sella alle nostre bici, abbiamo attraversato un pezzo d’Italia e un pezzo d’Africa, consci che la nostra ricerca era appena cominciata.
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ono passati ormai alcuni mesi quando, quell’otto luglio dell’estate scorsa, siamo partiti alla volta del continente africano. Un viaggio che ci ha portato per quattro mesi a pedalare dapprima nelle strade italiane e poi in quelle di Uganda, Tanzania e Zambia. Più di duemila chilometri in sella e altrettanti sui mezzi pubblici, carichi di volti, incontri, mani da stringere, paesaggi, felicità, fatiche...BELLEZZA! Non è facile concentrare in poche righe il bagaglio di vita che abbiamo avuto il privilegio di portarci a casa da questa esperienza, ma ci proviamo. Perché partire? Perché in Africa? Perché in bici? Molte sono state le domande che hanno affollato la nostra mente e i nostri discorsi prima della partenza. E molte le questioni poste dalle persone intorno a noi: la famiglia, gli amici, tutti coloro che ci sono vicini. Non è stato facile spiegare quest’idea che stava nascendo dentro di noi; le motivazioni alla partenza erano molte, e forse avevamo bisogno anche noi di chiarirci le idee e di rispondere in primis a noi stessi! Perché partire? Perché regalarsi il lusso di quattro mesi “on the road”? È giusto lasciare lavoro, famiglia e affetti (almeno per un po’) e partire? Ma soprattutto cosa stiamo cercando? Insieme ai bagagli da preparare e l’organizzazione logistica da sistemare, ci siamo accorti che qualcosa anche dentro di noi andava messo a posto. Le motivazioni che ci hanno spinto sono varie: la voglia di mettersi in gioco come coppia per un bel periodo di tempo, il desiderio di staccare un po’ dalla routine a volte opprimente della quotidianità, la ricerca di libertà, il bisogno di cambiare le nostre vite e noi stessi, di sentirsi più leggeri, di affidarsi al viaggio stesso e a chiunque avessimo incrociato nel nostro cammino senza troppi calcoli e aspettative. Tutti propositi belli, probabilmente anche
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Adesso parliamo noi troppo ambiziosi per due semplici ragazzi di provincia come noi. Sembrano quelle cose che si leggono nei romanzi, azioni un po’ folli di personaggi strani che però entrano subito nel cuore di chi legge, come ad immedesimarsi in azioni che non potremo mai compiere. Ancora non sappiamo se sentirci parte di questi, ma certamente siamo dei privilegiati, dei coraggiosi privilegiati, con i nostri piccoli grandi ideali e sogni. Spesso è capitato di confondere nella mente le nostre motivazioni, trasformandole in rassicuranti giustificazioni da dare a chi non capiva la nostra scelta ed era preoccupato per noi e per la nostra incolumità! Pensandoci bene ciò che veramente desideravamo era semplicemente un’esperienza che ci portasse ad incontrare la Bellezza, soprattutto in questi anni in cui essa sembra spesso sparire, nascondersi nelle pieghe delle faccende quotidiane, strozzata nei discorsi pessimistici che ci circondano, annegata nella crisi (non solo economica) che tende a schiacciare anche le sue forme più resistenti. Quella Bellezza che tuttavia eravamo sicuri fosse ovunque, almeno in forma potenziale, pronta per essere svelata, recuperata, vissuta. Ed ecco allora spiegato il significato della bicicletta, mezzo lento, che permette la sosta, l’incontro, che fa sentire gli odori ed i profumi, che lascia il tempo di ammirare gli scorci di vita che la strada sa regalare. E poi la fatica, il mettersi alla prova macinando chilometri sui pedali, ore in sella fatte di silenzio, di immagini che riempiono la mente ed il cuore. La discesa verso Roma, una sorta di allenamento per scaldare i muscoli, è stata davvero una sorpresa. Il nostro tanto bistrattato paese si è rivelato ricco di bellezza pronta da cogliere. Bellezza dei luoghi attraversati, delle città d’arte, dei piccoli borghi arroccati, delle campagne coltiva-
te, degli Appennini. Ma soprattutto bellezza nelle persone che abbiamo incrociato nel nostro cammino. Persone spesso per noi senza un nome ma che in un modo o nell’altro hanno arricchito di armonia il pedalare. Ripensiamo ad alcuni di loro: Marina, Caterina, Rodolfo, Pio che, pur non conoscendoci, ci hanno aperto le porte di casa ospitandoci, condividendo così altri viaggi e altre storie, senza volere nulla in cambio, affidandosi. È proprio vero che buttandosi con fiducia nelle scelte, anche nella scelta di un viaggio come questo, ciò che ne viene in cambio è molto più di ciò che si da! E questo è risultato vero anche una volta atterrati in terra africana. Diciamo la verità, non è che la nostra preparazione sia atletica che logistica fosse perfetta, anzi! Ma ogni cosa durante la strada, chilometro dopo chilometro, sembrava accadere apposta per premiare in qualche modo questa nostra positiva incoscienza. Cambia lo scenario ma non cambiano le tracce di bellezza che abbiamo trovato ad accoglierci. I primi chilometri africani in Uganda ci hanno subito fatto assaporare senza sconti cosa ci avrebbe atteso nel nostro cammino fino in Zambia. Si perché la nostra destinazione finale era proprio lo Zambia dove ad aspettarci c’era il nostro caro amico Diego, che con la sua piccola associazione “In & Out of the ghetto” porta avanti molte iniziative rivolte ai giovani ed allo sviluppo di comunità di uno dei compound della capitale zambiana, Lusaka. Lì avremo passato qualche settimana e consegnato simbolicamente alcune offerte raccolte tra amici e persone che abbiamo conosciuto durante il cammino. Ma fra Kampala e Lusaka la strada era molta. Caldo, fatica, salite a non finire, traffico caotico, smog e polvere che penetrano nei polmoni, la costante sensazione di sentirsi diversi in un mondo differente
21 dal nostro, sotto moltissimi punti di vista. Ma soprattutto tanta umanità, vera e propria benzina che ci ha dato la necessaria grinta per continuare a pedalare. Le strade in Africa racchiudono ai lati tanti universi che si sovrappongono. Si passa dai caotici centri delle città, dove va in scena una vera e propria lotta per la sopravvivenza, agli immensi scenari naturali che hanno accompagnato la maggior parte del percorso. E noi di conseguenza passavamo dalla concentrazione assoluta per mantenere l’equilibrio in sella cercando di sopravvivere al passaggio di enormi ca-
che parola in inglese affogata nell’alcol, ragazzi divertiti e un po’ stupiti dal nostro passaggio. E alla nostra ripartenza di nuovo saluti, sorrisi, e la consapevolezza di aver assaggiato per una attimo un mondo nuovo e meraviglioso, perché “altro”. Ricordiamo con emozione le molte testimonianze incontrate, fatte anche di semplici gesti, ma che in quei contesti prendono tutt’altro sapore, e di grandi esempi di condivisione gratuita, di ospitalità, di come si possa generare bellezza donando la propria vita e condividendola con gli altri.
mion e autobus, alla contemplazione della bellezza dei luoghi che ci circondavano. Macinando i chilometri cambiano i paesi, le lingue, i piatti tipici, le condizioni climatiche, ma non cambia il nostro desiderio di incontrare. Si susseguono paesi e villaggi dai nomi quasi impronunciabili: Kalangala, Mutukula, Mwanza, Kyotera, Manyoni, Makambako, Tosamaganga. Ciò che non cambia è l’accoglienza fra il divertimento e lo stupore della gente del posto. Ad ogni sosta negli sghembi baracchini a bordo strada ogni volta ci si proponeva la stessa scena: una nuvola di bambini intorno a scrutare i due “mzungu”, le nostre bici-astronavi cariche all’inverosimile ammirate come non riuscirebbe nemmeno una fuoriserie, sorrisi, strette di mano, uomini ubriachi che stentano qual-
Ci vengono in mente Martin e la sua famiglia, che ci hanno aperto le porte di casa, gratuitamente, senza conoscerci, anzi condividendo con noi la cena e guidandoci orgogliosamente in visita al suo paesino, Manyoni in Tanzania. O ancora il ragazzo che in un villaggio disperso nella strada in costruzione tra Dodoma e Iringa ci ha accompagnato nel cercare un posto sicuro dove poter piantare la nostra tenda, vicino all’unica casa in cemento del paese. E Margherita, signora italiana incontrata un po’ per caso a Mwanza, che con passione e tenacia insieme a Luigi porta avanti l’orfanotrofio Hisani in una zona periferica e povera della città, che da ospitalità a molti bambini altrimenti emargini. E Marina, mamma di una delle case famiglia della comunità Papa Giovanni
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Adesso parliamo noi XXIII ad Iringa, che con amore e dedizione, mette a disposizione la sua vita per gli altri, diventando madre di bambini e di ragazzi che grazie a lei e a Giuseppe possono contare su una famiglia. Sembra incredibile come sia troppa la bellezza da raccontare, addirittura da ricordare, e come sia difficile tradurla in parole. Un tramonto, le stelle in un orizzonte non inquinato da luci artificiali, il sapore di una frittata con le patate gustata dopo tanti chilometri in sella, la fine di una salita faticosa e il godersi la discesa a tutta velocità come i bambini, il tuffo in un letto a riposare la mente e le gambe dopo una mattinata intera a pedalare, i mercatini ai bordi delle strade, vere e proprie composizioni di frutta e verdura impilate con una perfezione maniacale, le donne in fila ad un pozzo ad aspettare e a chiacchierare, i bambini che rincorrono una palla fatta di pezze e spago arrotolato, il sollievo nel vedere un fiume dopo tanti chilometri di scenari aridi e segnati dalla stagione secca. Ed infine lo Zambia, il paese di destinazione e l’emozione mista allo spaesamento dell’essere arrivati. L’accoglienza che ci hanno riservato gli amici a Bauleni è stata straordinaria: due ali di persone con cartelli di benvenuto ad incitarci per gli ultimi metri prima del meritato riposo. Sicura-
mente ancor più straordinarie sono state le tre settimane vissute nel compound di Bauleni, a Lusaka. Ogni viaggio ha delle soste ed una fine, ed anche questa nostra tappa finale è divenuta per noi fonte grandissima di gioia. Il poter essere parte delle attività dell’associazione “In & Out of the Ghetto” ci ha dato la possibilità di sentirci un po’ meno stranieri, di sentirci ancora una volta accolti anche in un luogo ai margini, dove pochi di noi metterebbero il naso. Seppur nelle misere condizioni in cui molte persone sono costrette a vivere, Diego e il suo staff provano quotidianamente a stimolare quanto di bello esiste in ogni persona e quanto di bello può nascere dal generare relazioni, anche partendo da semplici attività sportive o di volontariato comunitario. E come tutto ciò possa essere contagioso e prezioso soprattutto per noi visitatori. Ora siamo qui in Italia, tornati alle nostre vite e ai mille impegni di ogni giorno ma con qualcosa in più. Ci sentiamo dei privilegiati, a volte quasi increduli di aver potuto vivere un’esperienza del genere, e a volte malinconici perché quando si inizia a viaggiare non si vorrebbe smettere più. Sono ancora molte le domande che ci portiamo dentro, anche dopo questo viaggio, e molti sono i quesiti che ci vengono fatti da chiunque ci chieda della nostra avventura. Poche sono le nostre risposte purtroppo. È così difficile comunicare come vorremmo, senza banalizzare, usare luoghi comuni o diluire il senso dei nostri pensieri. Probabilmente se qualcuno ci chiedesse cos’è la bellezza, alla luce di questo viaggio, non avremmo una risposta precisa, diretta, efficace. Sappiamo però con certezza, che essa viene dall’incontro, dall’affidarsi senza paura, dal donare la propria vita agli altri, e la si può ritrovare in ogni insenatura di questo nostro fantastico mondo, ovunque porti il viaggio di ognuno di noi.
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KOUGLA…
Gruppo di Montesolaro con le tre suore della comunità
una scuola per loro A
della scuola di Kougla, finanziata dalla l ritorno dell’intensa esperienza nostra comunità Parrocchiale. vissuta in Burkina Faso, desideriaCon lei abbiamo potuto conoscere la remo condividere i sentimenti che altà della missione in cui, con altre due ancora oggi permangono nel nostro cuore. suore africane: Felicienne e Agnès, vive Il Burkina Faso, un Paese dell’Africa oce lavora. Alcune strutture adiacenti alla cidentale, è considerato uno dei Paesi più missione, vedono impegnate lei e le sue poveri del mondo. In questo angolo d’Africonsorelle nel quotidiano: il centro di rica, semidesertico, abbiamo vissuto alcuni abilitazione, la farmacia e la struttura che giorni nella missione delle suore NSA di accoglie l’emergenza Diabo. Dopo la titudei bambini denutriti. banza della burocrazia Non vi nascondiamo doganale di Ouagadouche l’impatto con quegou, ci siamo imbattuti sta terra, la grande ponel gran sorriso di benvertà, l’insufficienza venuto di suor Alma, di servizi igienici, e la nostro angelo custode continua emergenza in terra africana. per la mancanza d’acSuor Alma ci ha introqua, ha mosso in noi dotti nella sua realtà: (Mt 25,40) sentimenti di profonda il villaggio di Diabo, commozione. Le loro case molto modesituato a circa 280 km dalla capitale, nel ste, accolgono famiglie con numerosi fiGovernatorato di Fada N’Gourma. gli.Le donne molto spesso, sono l’unica Il ricordo di suor Alma ci riporta al setforza lavoro, sia nell’educazione che nel tembre scorso, quando, nella parrocchia di sostentamento dell’intera famiglia. Montesolaro, ha dato la sua testimonianL’alimentazione è povera, basata sul poco za missionaria, il suo “grazie” personale e raccolto che avviene durante la sempre quello del suo popolo, per la costruzione
“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”
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Adesso parliamo noi più breve stagione delle piogge: riso, miglio e mais. Ogni famiglia nei propri cortili alleva polli, capre e le più fortunate possiedono un asino. L’acqua … che per noi è una semplice e immediata comodità, per loro dimora una fatica quotidiana … nella maggior parte dei casi, donne e bambini si recano a piedi presso i pozzi distanti a volte qualche kilometro, portando taniche di 20 litri sulle loro teste o caricandole sulle loro biciclette. Un’altra emergenza è il funzionamengliere e di portare le fatiche di ogni giorto carente delle strutture ospedaliere che no con molta pazienza e grande dignità. noi abbiamo avuto l’occasione di visitare. La loro cordialità ci è stata manifestata in Le suore di Diabo investono nel campo tanti modi… le strette di mano, i ripetuti sanitario molte energie e denaro, accosaluti, i loro sguardi e sorrisi, l’accogliengliendo ogni giorno domande di aiuto e za nei loro cortili, il senso dell’ospitalità, collaborando dove è hanno riempito il nopossibile con le strutstro cuore di bene. Se ture già esistenti. Le l’Africa è povera di scuole primarie sono quello di cui noi siaun luogo di aggregamo ricchi, essa è però zione importante per più ricca di quello di migliaia di bambini cui noi siamo poveri. e ragazzi che vi riceIn occasione de l’inauvono l’educazione di gurazione della scuola base. Le classi, sono primaria di Kougla, spesso sovraffollate, finanziata dalla nostra accolgono anche più parrocchia è stata ordi 60 alunni, con non ganizzata una festa. poche difficoltà per Questo evento ci ha gli insegnanti. Ogni visto protagonisti, ma alunno dopo avere soprattutto partecipi di camminato per diversi una travolgente gioia, chilometri, raggiunge condivisa in diversi la scuola munito di modi per il dono riun sacchetto contecevuto e donato. Con (A. de Saint-Exupery) nente una lavagnetta, questa nostra testiqualche pezzetto di gesso e alcuni tappi di monianza desideriamo estendere, a quanbottiglie che utilizzano come pallottoliere. ti hanno contribuito alla realizzazione di Dentro un piccolo secchiello, custodiscoquesto progetto, i loro numerosi “barka, no il loro semplice pasto: riso oppure della barka”, “grazie, grazie”. Grazie anche a polenta di miglio. suor Alma per avere sognato una scuola In questo luogo, dove la domanda “perper Kougla e averla realizzata. ché” è più che lecita, abbiamo con stupore Gianni, Rosa, Paolo, colto una capacità in quella gente di accoClaudia, Bennye Betta
“Essere uomo significa essere responsabile. Significa provare vergogna “compassione” in presenza di una miseria che pur non sembra dipendere da noi. Sentire che posando la propria pietra, si contribuisce a costruire il mondo”
Adesso parliamo noi
24 MARZO 2014
22a GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI
I
n questo tempo che ci porterà alla Pasqua 2014 celebreremo, come ogni quaresima, la giornata dei Missionari Martiri il cui tema quest’anno è Martyria, ovvero il richiamo alla dimensione essenziale dell’esperienza di fede: la testimonianza di tanti fratelli e sorelle che hanno dato la loro vita per l’annuncio del Vangelo nel mondo «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli
che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendo-
le candide nel sangue dell’Agnello. (…) Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. (Ap 7, 13-17) Ma chi sono i testimoni “dell’amore di Dio fino alla fine”? Sono coloro che non guardano solo… donne, uomini di ogni tempo che contemplando le orme di Cristo, si sono immersi in esse e hanno sprofondato la loro vita in quella del Cristo crocifisso e risorto.
Per noi suore NSA, quest’anno 2014, ricorre il 10° Anniversario della morte di suor Christiane Philippon, missionaria in Ciad. “La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?” (Gv 4, 28-29) Trasfigurata da questa rivelazione, la samaritana dimentica la sua anfora davanti al pozzo; l’acqua materiale non la interessa più, diventa lei stessa una sorgente di acqua viva, corre velocemente in città e diviene, evangelizzatrice della sua città. Come la Samaritana, suor Christiana ha donato tutta se stessa per l’annuncio della Buona Notizia ai suoi concittadini. E’ venuta…, ha annunciato Gesù Cristo ai ciadiani… agli africani fino a donare tutta la sua vita. Il dono di se sessi è il gesto estremo dell’amore: lasciata lì la sua anfora, va in città per chiamare altri… (dall’ omelia dell’arcivescovo di N’Djaména, Mgr Mathias Ngarteri Mayad 1942-2013)
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Adesso parliamo noi BREVE RIEPILOGO DI QUEI TRAGICI ISTANTI CHE HANNO PRECEDUTO LA SUA MORTE Era la notte fra il 25 e il 26 dicembre 2004, sul tratto di strada fra Guelendeng e N’Djamena, la capitale del Ciad. Quattro suore NSA: Monique Soubeiga, Margherita Alberti, Yvonne Boissaeau e Christiane Philippon si trovavano in viaggio per partecipare all’assemblea annuale che riuniva tutte le suore di quella regione. Improvvisamente uscirono dalla savana un gruppo di uomini ben armati e si misero a sparare a raffica sulla vettura in corsa, mandandola fuori strada, quindi sparirono nella campagna. Christiane colpita al cuore da un proiettile, muore sul colpo. Le altre suore rimasero ferite. Nessuna ricerca ha portato alla luce le motivazioni e gli autori dell’agguato: dopo il cordoglio e le condoglianze… il silenzio è rapidamente calato sull’avvenimento. Tace la giustizia umana, parla tuttavia “l’essenziale” e cioè la vita missionaria di Sr Christiane Philippon donata al Ciad, alla sua gente, in particolare alla donne, con le quali ha lungamente lavorato. La gente diceva di lei: “È una vera ciadiana”. Infatti parlava la lingua, sapeva accostarsi alle persone, capirle, condivideva le gioie, i dolori e le speranze, di quel popolo tanto martoriato dalla guerra e dalle ingiustizie.
UN ITINERARIO, UNA FEDELTÀ Christiane è stata sempre una donna di verità profonda. Come suora di Nostra Signora degli apostoli, ha sempre espresso con coraggio il suo pensiero e invitato gli altri a progredire e ad avanzare. Donna coerente con se stessa, con la
sua fede non aveva paura di dire la verità… Christiane nella sua vita aveva a cuore la giustizia per tutti, particolarmente per i più piccoli e i più poveri. Attraverso le sue molteplici attività ha particolarmente aiutato e incoraggiato le donne ciadiane ad avere più d’autonomia e a prendere più di responsabilità e consapevolezza del loro posto nella società e nella Chiesa. Sr Odile Hermann Christiane, una donne di fede, una donna di Dio, profondamente felice di servire il Signore in Ciad, di donarsi con coraggio e umiltà per l’annuncio del Vangelo. Una vera missionaria, una vita offerta al servizio dei
piccoli, dei semplici, delle donne… e dell’evangelizzazione nei villaggi. Una religiosa capace di donare del tempo gratuito a Dio e in Lui trovava, la forza e la luce di cui aveva bisogno. Sr Marie Fernande Templier
Forum 2013
NON SOLO Lampedusa F
orum … (dal dizionario Treccani) dal latino piazza, foro; in italiano assume il significato di riunione pubblica per discutere argomenti di interesse culturale, sociale o politico; nel linguaggio SMA-NSA è l’incontro che per la seconda edizione torna, nei tre giorni che precedono immediatamente la fine dell’anno, proponendo presso la Casa di Feriole, un dialogo comune su un tema di scottante attualità e viva azione di missione. Quest’anno il titolo completo è stato: Non solo Lampedusa: pro-vocazioni dal mondo dell’immigrazione. Si è scelto questo argomento fortemente provocati e toccati in primo luogo dalle sofferenze e dai lutti degli sbarchi di profughi in fuga da luoghi di guerra, persecuzioni o miseria, poi dalle mille polemiche italiane ed europee sulle frontiere marine delle nuove immigrazioni, ed infine dalla prima visita del pontificato di Francesco voluta proprio nell’isola siciliana. Don Marcello Milani nella prima serata di sabato 28 dicembre, ci ha introdotti ad una visione spirituale e teologica del problema, con una relazione sul tema “Da Straniero a ospite”: Dio ci parla nella Scrittura … Un tempo l’ospitalità era un obbligo, quasi un precetto, e far entrare in casa lo straniero era quasi naturale. Le domande uscite nel dibattito nella seconda parte della serata, hanno evidenziato quali paure, quante differenze, quali incomprensioni si generano dalla non conoscenza appunto, dell’altro, del fratello. Stentiamo a lasciare il posto nelle nostre vite concitate e diffidenti all’ospite
che viene da terre o culture dell’altrove: sentiamo questi “altri” come nemici, invasori, usurpatori. Essi sono percepiti , dal primo all’ultimo e senza distinzione di età o di cultura, senza nemmeno conoscerli, sempre e soltanto una minaccia. Padre Alexis Bassoma nelle serata successiva di domenica 29, ci ha parlato delle migrazioni dal punto di vista, invece, del migrante. La principale leva che spinge un africano a cercare un’altra vita, un’altra possibilità in Europa e quella della fame. Qualsiasi cosa è meglio della fame: non importa se il rischio da correre, la posta da mettere in gioco è la propria vita. Quando un villaggio, una regione, un paese intero sono tenuti in scacco dalla miseria (e p. Alexis ci ha ben parlato delle responsabilità sia dei governi locali che dei paesi Occidentali, a riguardo di talune situazioni di povertà economica e culturale, endemica e scientificamente perpetrata), nulla si può lasciare di intentato per trovare
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Forum 2013 un’occasione di riscatto, un nuovo inizio. Don Elia Ferro, incaricato della pastorale dei Migranti nella Diocesi di Padova, ha introdotto l’ultima serata del 30 dicembre. Tra gli interventi quello di Azar Tavassoli, direttrice di infoVeneto – che da circa vent’anni collabora con le riviste per veneti nel mondo – ha ricordato la storica e grande emigrazione italiana svoltasi in passato verso l’estero per “trovare fortuna”. Ed ha poi detto: «L’Italia d’oggi si trova con una nuova emigrazione: ovvero tra molti che espatriano e dall’immigrazione di altrettante persone che arrivano. Ma perché quest’ultima toglie serenità tra gli abitanti? Ci si può chiedere: in questo mondo globalizzato i capitali si spostano facilmente, e perché gli uomini non lo dovrebbero? Tutti noi abbiamo delle paure irrazionali, come ad esempio entrare in una stanza buia, abbiamo paura anche solo a camminare, ma appena accendiamo la luce nostra paura si dissolve. Incontri, come quello di questa sera, invece, aiutano alle reciproche conoscenze. Quando sentiamo le testimonianze di persone provenienti da Paesi diversi, ci rendiamo conto che tutti siamo alla ricerca di una vita migliore e
MIM (museo Interattivo delle migrazioni)
dignitosa, anche a costo di molti sacrifici ed emigrazioni radicali. La felicità della singola persona ci sarà quando anche gli altri avranno le medesime possibilità. Sette secoli fa il poeta persiano Sa’adi ha scritto una poesia che si può leggere sulla porta delle Nazioni Unite: Gli esseri umani fanno parte di un tutto, nella creazione di una essenza e dell’anima. Se un membro è affetto da dolore, altri membri soffriranno il disagio. Se non avete simpatia per il dolore umano, non potete chiamarvi esseri umani». Dunque? Un buon successo di partecipazione, un bellissimo clima, la gioia di confrontarsi su temi scottanti del dibattito socio-politico, ma che sono impregnati di missionarietà: perché non viviamo chiusi in una stanza, ma siamo immersi in un mondo che cambia e ci fa cambiare, sicuramente in meglio, se teniamo sempre lo sguardo rivolto a Chi ci è Padre, non fa differenze fra i suoi figli e non vuole che essi ne facciano fra di loro. Azar Tavassoli e Mara Cesaro
L’esule Così, non guardarmi come un intruso. Così, non umiliarmi col tuo sguardo. Che cosa dunque credi? Tu niente sai di me. Né da dove vengo... Né perché mi trovo nella tua patria. La via che ho percorso, Non l’ho percorsa certo per mia scelta. Non pensare che, ospite indesiderato, mi sia accostato alla tua mensa per il profumo di un pezzo di pane. In verità, io non provai attrazione per la tua terra: neanche il diluvio potrebbe sradicarmi dalla mia. Prova allora ad immaginare che cosa sia successo, perché, contro la mia volontà, io approdassi alla tua terra. Suppongo che tu non mi conosca. Ebbene, considerami un ospite di passaggio, che neanche un attimo più del necessario desidera trattenersi nella tua casa, che in nulla, proprio in nulla, vuole attentare al tuo privato. A fronte di tutte le aspirazioni, neanche una manciata di paglia,
poesia Anche per me esiste una patria che ho amato più della mia vita. Per anni ho sopportato croci lungo il cammino nella speranza di migliorarla. Solo le ondate dell’imprevisto e della sventura mi hanno gettato sulla tua spiaggia. Ma, ovunque mi trovo, nel mio petto non sussiste altro che la nostalgia della mia patria. Cosa mai posso dirti perché tu sappia chi sono? Dei miei avi tutto ignori. Quanti canti immortali per lunghi secoli, essi hanno effuso sotto la cupola azzurra del cielo? Quante immagini hanno impresso nella memoria dell’Universo? Ma tutto ciò ti interessa davvero? Questa storia – mi fai capire – non ha niente a che vedere con la tua. Quand’è così, allora, non chiedere più di me. Lasciami nella mia solitudine con la mia sofferenza. Sappi solo che anche per me esiste una patria e che conto i giorni nell’attesa che la via torni a spianarsi verso di essa. Ascolta ancora questo e nient’altro: che al mio paese l’ospite è caro quanto la propria anima.
io pongo sul piatto della bilancia. Come fai, dunque, a giudicarmi?
Nemät Mirzazadeh, poeta esule iraniano
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Forum 2013 L’emigrazione italiana continua con nuovi passi Gli spostamenti sono una delle funzioni ricorrenti dell’organismo sociale; già ai primi del Novecento c’è chi è andato all’estero, soffrendo per i sacrifici e le rinunce nella speranza di costruirsi una nuova vita, e chi va via ancora oggi. La migrazione è quasi sempre originata da fattori spingenti – ad esempio la crescente instabilità economica e sociale – che orientano l’individuo a lasciare il luogo nativo verso i fattori attraenti, come il lavoro o una sistemazione migliore che alcuni Paesi offrono. Nei decenni delle due grandi guerre, le favorevoli condizioni economiche, sociali e politiche dei Paesi oltreoceano e del Nord Europa attirarono la storica emigrazione italiana. La presenza di una rete sociale compatta realizzata dai primi emigranti rappresentò poi un’ulteriore forte richiamo per gli esodi successivi. A differenza del passato, quando si assisteva a veri e propri flussi migratori di massa, ora prevale l’iniziativa individuale nella ricerca dei contatti giusti per agevolare il viaggio e l’inserimento nel luogo di destinazione. Del resto, oggi come oggi, vivere altrove è più facile, perché nello stesso tempo si può restare in contatto con il proprio Paese grazie ai mezzi di comunicazione. Attualmente gli italiani di ogni età sotto forma di muscoli e cervelli, che scelgono di espatriare per un periodo più o meno esteso, sono sempre più stimolati, dinamici e flessibili; ma questa partenza genera preoccupazione per chi rimane. Tutto ciò deve fare riflettere: da un lato l’inutilizzo delle risorse produttive e l’aumento amplificato della disoccupazione porta in se rischi di ulteriori impoverimenti del Paese; e dall’altra, la mancanza della dovuta attenzione alle necessità delle persone, rafforza l’idea che bisogna arrangiarsi da soli a superare le difficoltà, rischiando così la fuga nell’individualismo e l’allontanamento da ogni idea di solidarietà. Azar Tavassoli
FESTA della FAMIGLIA C
ari amici e amiche vorrei condividere con voi quanto vissuto durante la Festa della Famiglia svoltasi alla casa SMA di Feriole proprio domenica 29 dicembre 2013, festa della Santa Famiglia di Nazareth, e tutto quello che ha fatto vibrare le corde del mio cuore. Questa giornata è stata inserita proprio nella giornata centrale del Forum “Non solo Lampedusa” che si è tenuto dal 28 al 30 dicembre 2013, tre giorni di incontri, preghiera e riflessioni per rispondere alle sfide delle nuove migrazioni e agli impegni da prendere in comunità e in fraternità SMA-NSA. La preghiera iniziale l’ha guidata p. Antonio Porcellato, partito da poco dalla casa SMA di Feriole, ora a Roma come vicario generale SMA. Entrando nel salone si poteva vedere un bel cerchio di persone adulte e di bambini, diversi i colori della pelle di ciascuno, ed un grande mappamondo nel mezzo. Nel momento della presentazione è stato emozionante quando ognuno, grande o piccolo, ha detto il proprio nome ed indicato sul mappamondo il luogo di provenienza… perché il Signore ha scelto per ciascuno un luogo, un tempo, un paese ed una famiglia precisi, per il Suo progetto d’amore. Ci siamo subito spostati nel salone d’ingresso della casa dove erano stati allestiti 4 stand, uno per ciascuno dei continenti di presenza SMA e NSA nel mondo, con
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tivo, bello e si respirava serenità, unità ed armonia.” … sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza” (Gv 10,10) e di vita ce n’era davvero tanta in quel salone! La S. Messa ha dato pienezza e concretezza all’esperienza dei laboratori e lì sono stati offerti i lavori fatti dai bambini e dai genitori nelle due ore precedenti. La Parola di Dio e le preghiere sono state il collante, il punto più alto della Festa.
bottiglia di plastica, un filo e della carta stagnola per poi tentare di condurla all’interno della bottiglia; per l’Asia: “Il gioco della pesca”: consisteva nel costruirsi prede, ami e lenze con cartone e cartoncino e divertirsi a recuperare il bottino. Il tutto è stato davvero stupendo, all’insegna della semplicità, dell’allegria e del riciclo. C’erano bambini, entusiasmo e gioia, voglia di stare assieme. Due ore in cui genitori, di nazionalità diverse, hanno giocato con i loro figli, i nonni con i nipoti, e poi laici, padri missionari e suore che coloravano, incollavano, tagliavano e suonavano … in una vivace confusione dove si percepiva che il caos era costrut-
Si è ascoltata la Parola di Dio, ringraziato, lodato e pregato per tutte le famiglie, quelle presenti, quelle di tutto il mondo, quelle in difficoltà, per i fidanzati, gli sposi, le famiglie con bambini piccoli, con bambini adolescenti, le famiglie più anziane. Le preghiere dei fedeli sono state recitate in due lingue diverse, così come è avvenuto per altri momenti della celebrazione. E…dopo la mistica “la mastica”! Durante il pranzo le pietanze succulente e condivise han fatto gustare ulteriormente ai presenti il piacere e la gioia di stare insieme. Emanuela Pasin
Auguri pasquali di Don Tonino Bello Cari amici, come vorrei che il mio augurio, invece che giungervi con le formule consumate del vocabolario di circostanza, vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo profondo, con un sorriso senza parole! Come vorrei togliervi dall’anima, quasi dall’imboccatura di un sepolcro, il macigno che ostruisce la vostra libertà, che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace! Posso dirvi però una parola. Sillabandola con lentezza per farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio”! La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore, è il paradigma dei nostri destini. La Risurrezione. Non la distruzione. Non la catastrofe. Non l’olocausto planetario. Non la fine. Non il precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi. Coraggio, disoccupati. Coraggio, giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati. Coraggio, gente solitaria, turba dolente e senza volto. Coraggio, fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito. Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno sepolcrale che non rotoli via. Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione. Buona Pasqua!
La redazione
come una liana… Ricordo di un’amica e benefattrice
Si è spenta nel Signore, il 20 settembre scorso, Luigia Losa, una benefattrice che è diventata nel tempo anche una carissima amica, mia e di tutti coloro che ho incontrato in Africa. Da quanti anni Luigia mi ha costantemente sostenuta con discrezione e affetto? Non so neanche dirlo…e va bene così perché i veri “conti” vengono fatti nel cuore del Padre celeste per il quale conta anche il goccio d’acqua offerto con amore… Luigia ha fatto suo con entusiasmo anche il progetto dei “nipotini” di Zorgho i quali, nell’avanzare della malattia, le hanno riscaldato il cuore con i loro saluti affettuosi e le preghiere. Da lontano chiedevano spesso notizie dell’amica “Louise”! La sorella Maria che l’ha assistita fino alla fine mi ha scritto che “Ha affrontato la malattia con dignità, coraggio e una grande fede”. Non poteva essere altrimenti! Adesso l’amicizia continua, in modo diverso ma con eguale profondità. I “Nipotini” mi hanno scritto attraverso la loro insegnante Amèlie: “La pensiamo vicina al Signore, preghiamo affinché la terra le sia leggera!”. Completo con un proverbio africano che mi sembra particolarmente adatto: “L’amore è una liana che si estende sempre più lontano”. È vero: c’è sempre un “più lontano” per noi che abbiamo la fede in Cristo nel quale tutto trova significato e valore. Cara Luigia, un forte abbraccio da noi tutti. Suor Marisa Bina
APPUNTAMENTI
Domenica 8 giugno 2014
Pellegrinaggio NSA-SMA “ALZATI E VA…”
Presso il Convento delle Suore NSA Via Trieste, 5 - 21020 - Bardello (VA) Programma della giornata: Celebrazione Eucaristica Pranzo nel parco Nel corso della S. Messa saranno celebrati i seguenti giubilei:
25° sr. MARIANGELA BIASINI 60° sr. TEODORA COLOMBO 60° p. CARMINE CARMINATI - SMA
Come arrivare da Padova: Prendere la A4 direzione Milano; prendere la A8 direzione Gravellona, uscita Vergiate; prendere direzione Laveno, uscita Malgesso; prendere sulla destra per Bardello. da Genova: Prendere Genova-Gravellona uscire a Sesto Calende e seguire le indicazioni riportate sopra. da Milano: Prendere la A8 e seguire le stesse indicazioni riportate sopra. Per informazioni e prenotazioni: l PADOVA: Comunità SMA-NSA Tel. 049 99 00 494 E-mail: annamariasc@yahoo.fr l GENOVA: Comunità SMA-NSA Tel. 010 30 70 11 E-mail: luigino.frattin@gmail.com l MILANO: Comunità NSA Tel.02 70 60 02 56 E-mail: nsa-mi@iol.it l AIRUNO (LE) Comunità NSA Tel.039 99 43 080 E-mail: martinanda2002@yahoo.fr
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