scheda
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Regina Apostolorum nsa
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
L’ABC DELLA FEDE sito w w w .nsaita
Indirizzi ALGERIA sr FerrArio Flora
di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
La fede ecclesiale La fede è un atto difficile: lasciato solo l’uomo/donna dentro le forze del “mondo” che sono quasi tutte a servizio dell’incredulità, corre il rischio di non reggere. Per questo il Signore ha istituito la Chiesa come suo “corpo”, il corpo vivo di Cristo nel quale i singoli sono rianimati e sorretti. Anche la Chiesa è debole umanamente però ha la garanzia di Gesù: “le porte degli Inferi non prevarranno…”. La nostra è una fede “ecclesiale” non condizionata dalle opinioni anche geniali, ma sull’insegnamento di Gesù che continua negli apostoli e nei loro successori: “Chi ascolta voi ascolta Me…”. Per questo appartenere alla Chiesa Cattolica è una immensa fortuna; in essa diciamo sempre, alla Messa: “non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa…”. La Chiesa, appartenere alla Chiesa, è la tua forza o un peso? Perché? Percepisci come fortuna appartenere alla Chiesa, perché? Nei dubbi su tanti problemi, ascolti la Chiesa come se ascoltassi Gesù, oppure…? La fede nel Salvatore presente Il mezzo con cui Gesù raggiunge la massima intensità della sua presenza è il sacramento del “Corpo dato” e del “Sangue versato” posto nelle nostre mani sotto i segni del pane e del vino. L’Eucaristia realizza, con una pienezza che non avremmo mai immaginato, l’ultima promessa del Crocifisso vivo e glorificato: “Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Uniti a Gesù che rimane con noi possiamo vivere con gratitudine, con gioia… e anche lasciare che Lui asciughi le nostre lacrime…, nell’attesa del suo ritorno. Contemplo, gioisco, piango, prego, rinnovo la mia speranza davanti all’Eucaristia?
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FELICE della mia vita MISSIONARIA
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giugno 2013 · n
Verso i capitoli APRIRCI AL FUTURO con la ricchezza della nostra storia
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Rivista Trimestrale Anno 26
Sped. in abb. post. art. 2 · Comma 20 lettera C · Legge 662/96 - Milano
v i s i t ate i l n o s t ro
MESSAGGI AL MONDO
VOI SIETE I PRIMI MISSIONARI
opera del singolo, bensì della totalità dei fedeli. Questa totalità non risulta soltanto dalla somma delle persone che si trovano in chiesa in un
APPUNTAMENTI
noi […]. La liturgia non è
Riscoprire il Vangelo con le
“genti” di oggi
determinato momento, e non è La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana
neppure l’«assemblea» riunita. Essa si dilata oltre i limiti di uno spazio determinato e
tutta la sua energia. Il
abbraccia tutti i credenti della
lavoro apostolico, infatti, è
terra intera. E travalica anche
ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede
i limiti del tempo, in quanto
e il battesimo, si riuniscano
la comunità che prega sulla
in assemblea, lodino Dio nella chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore
Convegno MiSSionario dioCeSano Milano - ottobre 2013
Il progetto del convegno nasce dai 50 anni di missione ad Gentes della Chiesa ambrosiana: nel 1961 avvenne l’invio del primo Fidei donum. Il convegno vorrebbe essere un’occasione importante perché la diocesi rifletta sulla missione ad gentes quale “paradigma” della pastorale delle sue comunità cristiane. Desiderando sensibilizzare e preparare le comunità cristiane al convegno, verranno proposti degli appuntamenti specifici e significativi sul territorio. Ogni zona pastorale potrà vivere il convegno e riscoprire il valore della missione nella vita di ogni giorno coinvolgendo tutti i soggetti missionari presenti in diocesi. Sarà l’occasione per scoprire nuove realtà presenti sul territorio e avvicinare il mondo giovanile. Le 7 zone pastorali comunicheranno le date e i luoghi di questi incontri, i quali verranno aggiunti al calendario dettagliato di tutto il convegno.
terra si sente una cosa sola
il programma prevede momenti differenziati: Ottobre: eventi missionari a livello zonale/decanale alla scoperta dei “segni di speranza della missione” presenti anche sul territorio.
anche con i beati, che vivono
22-23 ottobre Due giorni di convivenza nel seminario di Seveso per i Fidei donum
nell’eternità.
25 ottobre giornata teologica assieme agli istituti missionari e realtà missionarie presenti in diocesi. 26 ottobre WorIshop missionario in Piazza Mercanti - Milano Veglia in Duomo con il mandato missionario
Sacrosanctum concilium 10
(da Romano Guardini, Lo spirito della liturgia, Brescia 1980)
27 ottobre Giornata missionaria
appuntamenti
“
La liturgia non dice io, bensì
Rifletti “…Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato è un cristiano … non è cristiano! È un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato! questo ci dice che l’attesa del ritorno del Signore è il tempo dell’azione, noi siamo nel tempo dell’azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio non per noi stessi, ma per Lui, per la Chiesa, per gli altri, il tempo in cui cercare sempre di far crescere il bene nel mondo. E in particolare in questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro”. (Papa Francesco)
Prega Signore Gesù Cristo, mi hai indicato tu stesso una via per giungere a una fede reale, che contraddistingua tutta la mia vita. È la via dell’amore del prossimo che si manifesta attivo e pronto all’aiuto nella vita di ogni giorno. Su questa via io incontro te, ignoto e conosciuto. Guidami, o luce della vita, per questo sentiero. La mia fede in te è ancora in cammino; perciò io dico con l’uomo del vangelo: “Signore, io credo; aiuta la mia incredulità”. Guidami su questa tua via, tu che sei la via che porta al prossimo, tu che sei il fratello sconosciuto da noi ricercato, e che proprio così sei Dio. Ora e per sempre. Amen. Karl Rahner
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Editoriale
Sarai Pietro, sarai
Francesco … I
l passaggio di testimone da un successore di Pietro all’altro, da Papa Benedetto XVI a Papa Francesco, è avvenuto in modo inaspettato e inconsueto. I cuori di milioni di cattolici, i cuori di miliardi di persone nel mondo, fermatisi di colpo all’annuncio delle “dimissioni” del primo, sono tornati a battere forte per l’elezione del secondo. Papa Benedetto XVI, morto a se stesso con l’umiltà del suo gesto, si è ritirato dagli sguardi del mondo. Papa Francesco al balcone, offerto agli sguardi del mondo, presenta l’umiltà del suo ministero petrino. Lo Spirito Santo ha guidato e ancora guiderà i gesti di questi due coraggiosi Papi. Ha le idee chiare lo Spirito Santo. Restiamo solo noi a mantenerle confuse. È arrivato dunque Francesco, Vescovo a Roma, Papa nel mondo. La persona, quasi sconosciuta ai molti, ha conquistato subito. Mentre sfilava insieme agli altri cardinali, non lo avevamo notato. Ora già lo conosciamo e ancora meglio lo conosceremo. Cosa “piace” dunque a noi di lui? Cosa in lui trova chi non crede? Ma, più importante, cosa ha riconosciuto in lui lo Spirito Santo? Ognuno provi a rispondere alle domande e veda. Io rispondo questo. È lui ora il Pastore della Chiesa. Camminerò dietro a lui perché i suoi passi sono i più vicini a Gesù. Come lo sono stati i passi di tutti i Papi, trovati nel corso della mia vita. Certo, ognuno diverso. Ma le simpatie a pelle non dovrebbero mai influenzare l’amore, altrimenti che ne sarebbe dei milioni di lebbrosi
di carne e di spirito che il tempo produce, che ne sarebbe di ognuno di noi, rugoso di imperfezioni, striato di colpe? Papa Francesco, anche Papa Francesco, volge lo sguardo a quella vasta porzione d’umanità ferita e dolente, a cui la lotta quotidiana strappa dalle mani ogni speranza. Quella porzione di viandanti ciechi, che vorrebbero una meta, ma la cercano sulle cartine geografiche dei loro cieli umani e non sulla meravigliosa mappa universale infinita che Dio ci dona. Il nome Francesco. Per indicare nella povertà la vera santità. O meglio per indicare la vera povertà che conduce a santità. Lasciare, dunque, le cose e se stessi coltivando un cuore intriso di Dio, nell’amore per i fratelli, semplicemente e ritrovando un centuplo esattamente moltiplicato per un’eternità. Avanzavamo a velocità folle cavalcando deliri di potere, ci schiantiamo ora contro muri d’impotenza. Impotenza di pace, impotenza di salvezza, impotenza di felicità. Solo Gesù nutre di speranza. Solo Gesù riempie il vuoto dei tempi. Solo Gesù è misericordia. Papa Francesco sa dei tempi che si fanno maturi. Sa dell’urgenza che l’umanità invoca. Urgenza di resurrezione. Urgenza di riscatto dalla morte. Urgenza di giustizia e verità. Papa Francesco agita gli ulivi della speranza. Papa Francesco divide il pane del perdono. Papa Francesco attinge alla Sapienza di Dio. Papa Francesco di cognome si chiama Tenerezza. Tiziana (MI)
Decennio Della BioDiverSità
2011-2020
In seguito agli incoraggianti risultati ottenuti nel 2010, Anno internazionale della Biodiversità, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha lanciato ufficialmente il “Decennio della Biodiversità” per il periodo 2011-2020, che in giugno era stato proclamato dall’Assemblea Generale (Risoluzione A/RES/65/161), allo scopo di promuovere l’implementazione di un Piano strategico che sia in grado di promuovere la biodiversità a diversi livelli. Il Decennio della Biodiversità avrà come focus il raggiungimento dei cinque obiettivi principali, i cosiddetti “Aichi Biodversity Targets”: • Affrontare le cause alla base della perdita di biodiversità integrando la biodiversità nella società. • Ridurre le pressioni sulla biodiversità e promuoverne l’uso sostenibile. • Migliorare lo status della biodiversità salvaguardando gli ecosistemi, le specie e la diversità genetica. • Migliorare i vantaggi derivanti dalla biodiversità e dai servizi ecosistemici. • Migliorare l’implementazione del Piano attraverso la progettazione partecipativa, la gestione delle conoscenze e la costruzione di capacità. I governi sono incoraggiati a sviluppare e informare l’opinione pubblica sui risultati delle strategie nazionali di implementazione del Piano strategico sulla biodiversità. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, nel suo messaggio per il lancio del Decennio, ha evidenziato i preoccupanti dati relativi al tasso globale di perdita di biodiversità, che comporta il collasso di molti ecosistemi, situazione ulteriormente aggravata dai cambiamenti climatici. Il Segretario Generale esorta quindi la comunità internazionale a vivere in armonia con la natura al fine di preservare e gestire razionalmente le ricchezze del pianeta, per la nostra prosperità e quella delle generazioni future. “Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”. Papa Francesco
Rivista Trimestrale Anno 26. n. 2 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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Sommario 4
Vita nsa
Verso i capitoli
Dalla missione 30
aPRIRCI aL FUTURO
con la ricchezza della nostra storia 8
GEORGES
e la sua amicizia con i missionari 34
La mia vita…
Testimoniare il
DIO unico
pienamente realizzata! 12
16
Il SanTUaRIO più bELLO che ESISTa
Dalla parte di 38
per il suo popolo, per la chiesa in Africa e per la chiesa universale
Messaggi al mondo
VOI SIETE I PRIMI MISSIOnaRI
Adesso parliamo noi 42
Camminando... 20
24
La SUa VITa
Essere davvero SaLE e LUCE
44
Quattro parole per descrivere una
SPLEnDIDa GIORnaTa
FELICE
MISSIOnaRIa
DOnO DI DIO che è in te”
Profili
della mia vita
“Ravviva il
46
OTTIMa nOTIZIa
Vita nsa
VERSO I CAPITOLI
APRIRCI AL FUTURO con la ricchezza della nostra storia
5
R
itornano i Capitoli! Dopo cinque anni ci ritroveremo fra non molto per fare il punto sulla nostra situazione, per ridare slancio e concretezza alla nostra vita missionaria. Viviamo la nostra missione in tanti Paesi diversi, cercando di stare fra la gente, cogliendone le necessità più vitali e in ogni situazione portare lo spirito, la forza della Buona Novella di Cristo che solo può dare pienezza alla vita di ogni persona. Suore di Nostra Signora degli Apostoli siamo “inviate” per questo ed è a queste realtà che dobbiamo guardare per fare la nostra verifica, trovare i punti deboli per correggerli o rafforzarli, quelli forti per svilupparli e così aprirci al futuro senza nulla perdere della ricchezza della nostra storia nella Chiesa, in Africa e in altri Continenti. La nostra missione nella Chiesa è di annunciare il Vangelo soprattutto dove non è ancora conosciuto, di avere un’attenzione particolare per i poveri, le donne, i bambini. Il nostro Fondatore, tracciando le linee della nostra missione, ci ha dato come modello di vita e di impegno gli Apostoli che hanno seguito Gesù, condiviso la sua vita, testimoniato la sua croce e risurrezione, portato il Vangelo fino “ai confini della terra”. P. Planque ci ha lasciato anche un motto: fare tutto “Con Maria, Madre di Gesù”, Maria ai piedi della Croce, nel Cenacolo con i discepoli nell’attesa dello Spirito, nella Pentecoste, Madre e Maestra della Chiesa nascente. I Capitoli (Generale e Provinciale) sono un momento assembleare importantissimo di verifica e di crescita per ogni Famiglia religiosa durante i quali confrontarsi con il Vangelo, con la vita della Chiesa, con il messaggio dei Fondatori. Al nostro Capitolo Generale (Roma 3/28 luglio) parteciperanno, in qualità di Delegate (circa 40), le suore (da ogni Paese)
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Vita nsa Il Capitolo Generale rappresenta collegialmente e direttamente l’Istituto ed esprime la “partecipazione attiva di tutte al bene di tutta la comunità.” (PC 14) È un’assemblea di studio, di ricerca e di discernimento, nella docilità allo Spirito Santo che continua la sua opera nella nostra storia e “rinnova la faccia della terra”. Il Capitolo Generale è per le suore celebrazione della vita della Congregazione. Il suo scopo e di ridare a tutte uno slancio e un dinamismo nuovi, nella coscienza più chiara della loro missione nella Chiesa. (Costituzioni n. 99) Il Capitolo Provinciale è un’assemblea di studio, di riflessione e di discernimento. Permette alle suore di partecipare più attivamente al lavoro apostolico e al progresso spirituale della loro Provincia … determinare gli orientamenti e le decisioni più idonee. (Costituzioni n. 152).
che sono state votate dalle consorelle: avranno il compito di riflettere sui vari documenti che illustrano la vita dell’Isti-
tuto, di dare gli orientamenti per i prossimi cinque anni, di scegliere la nuova Madre Generale con le tre Consigliere che la sosterranno nel suo mandato. Il nostro Istituto è un mosaico di nazionalità, noi NSA viviamo l’unica missione in tanti Paesi e situazioni diverse, ma ci sentiamo unite fra noi dal dono totale a Cristo e al suo Vangelo. Il Capitolo della nostra Provincia Italiana (Tavernerio seguirà lo stesso procedimento, ovviamente con una presenza minore di suore: sono 15 le Delegate che avranno, fra l’altro, la responsabilità di scegliere la nuova Provinciale e il suo Consiglio. Chiediamo a tutti gli amici e le amiche che condividono il nostro amore per la Missione di portarci nella loro preghiera affinché i Capitoli siano per noi un momento di Cenacolo nel quale ascoltare lo Spirito, cogliere i segni della sua presenza ed obbedire alle sue ispirazioni per vivere la Pentecoste dei suoi Doni che ci accompagneranno sulle strade del nostro apostolato. Ci aiuti il Signore a realizzare queste parole del nostro Padre Fondatore: “Per vivere la Missione bisogna essere animati dall’amore di Dio e dal desiderio di farlo conoscere”. suor Marisa Bina, NSA
SLOGAN dei CAPITOLI PROVINCIALI N. S. A. dal 1974 al 2013 1974 Essere di Cristo con Maria sua Madre 1978 Missionarie animate sempre dal “Fervore dello Spirito” 1983 Suora N.S.A. sei “EPIFANIA di Dio”. Annuncia a tutti, con l’audacia della fede e la forza dell’amore, che Gesù è il SIGNORE 1988 Vivere con gioia la nostra Consacrazione a Cristo Gesù per essere segno di speranza per l’uomo d’oggi, in ogni luogo e situazione. 1993 Rinnovate nella fedeltà per annunciare Cristo, speranza del mondo 1998 Donne di speranza Apostole per il 3° Millenio 2003 Con Maria nel Cenacolo prendere il largo 2008 Missionarie sempre e ovunque. Radicate nella Parola, generiamo la Vita
CAPITOLO PROVINCIALE 2013
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Con il fuoco dello Spirito
INSIEME
per una … nuova fraternità … “VIVETE UNITE … E CREDERANNO” Gv. 17,21
“… Siamo generate dalla Parola e ognuna di noi diventa una pagina di Vangelo animata dal fuoco dello Spirito Santo. La nuova fraternità interculturale, rappresentata dalle persone che in piedi si tengono per mano e danzano, diventa segno dell’Eucarestia, della presenza del Risorto in mezzo a noi. Simbolo di gioia perché annunciare il vangelo è bello e porta sempre gioia. La Missione è quella che ci unisce e ci fa vivere accogliendo le nostre diversità come dono e ricchezze e non come ostacoli”. Suor Attilia Bario, NSA
Vita nsa
La mia vita… pienamente realizzata!
C
ari parenti e amici, voglio cantare la misericordia del Signore per i miei sessant’anni di vita a Lui consacrata, al servizio della Chiesa missionaria in Africa. Dice il Salmo 89: “Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica e dolore. Passano presto e noi ci dileguiamo”. È vero, passano presto venticinque, cinquanta, sessant’anni! Mi ricordo quando nel fiore della mia giovinezza ho pronunciato i voti di consacrazione al Signore, in questo caro istituto delle suore missionarie Nostra Signora degli Apostoli. Chi avrebbe immaginato una meta così signi-
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Insieme a Suor Gaetana ricordiamo le altre suore NSA che celebrano i loro giubilei in questo anno 2013: • 75 anni Suor Rita Refatto, Marino • 70 anni Suor Grazia Bernaschina, Bardello • 60 anni Suor M. Beatrice Rusconi, Bardello Suor M. Grazia Fontana, Genova • 50 anni Suor Flora Ferrario Hennaya, Algeria Suor A.Marie Lobognon, Montesacro • 25 anni Suor Monica Onwunali, Marino
ficativa? Eppure ci sono arrivata, con la grazia di Dio. Ero veramente giovane quando venni accolta nell’istituto. Fui poi inviata in Francia per prepararmi alla partenza in Africa. Dopo un certo periodo di formazione, venni mandata in Costa d’Avorio. Negli impegni pastorali che svolsi laggiù, mi sentii subito pienamente realizzata: catechesi, dispensario, corsi scolastici, promozione della donna, visita negli ospedali e nelle prigioni, azione cattolica e altri servizi in parrocchia. Nella nostra casa erano presenti tutto l’anno 85 bambine dai 6 ai 12 anni che frequentavano la scuola e a cui noi suore insegnavamo piccoli mestieri e cose pratiche, come il cucito, i lavori domestici, la cucina, ecc., per promuovere la crescita
umana integrale delle persone. Dice un proverbio africano: “Educare una donna è educare una nazione”. Il nostro fondatore, padre Agostino Planque, insisteva inoltre sull’importanza di evangelizzare le donne per costituire delle famiglie cristiane, cellule della Chiesa e della società. Noi davamo quindi a queste bambine una formazione completa, per prepararle ad affrontare il futuro con speranza. Gli abitanti del villaggio apprezzavano il nostro lavoro. Io mi occupavo particolarmente delle bambine, poi visitavo i prigionieri (224 persone) a cui portavo del cibo due volte alla settimana e con cui condividevo la Parola di Dio. Avevo sempre in mente ciò che dice Gesù nel Vangelo di Matteo: “Tutto quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Potrei ricordare ancora tante attività svolte in missione, ma ciò che ora mi interessa è constatare che più passa il tempo più mi accorgo della grandezza della vocazione ricevuta. Per questo vi chiedo di aiutarmi a ringraziare il Signore. E chiedo al Signore di aprire il cuore a molte giovani perché scoprano la bellezza di appartenere a Cristo e di sentirlo nei poveri. Sono certa che ancora oggi il Signore chiama, vuole aver bisogno di noi e cerca cuori generosi per farsi conoscere e amare. Con Maria Regina degli Apostoli continuiamo a ringraziare il Signore per il bene che ha compiuto in noi e per la gioia che ha comunicato ai più bisognosi attraverso la nostra vita donata. Grazie della vostra preghiera! Suor Gaetana Torre, NSA, Genova 60 anni di vita religiosa missionaria
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Vita nsa
Preghiera pronunciata da P. Lorenzo rapetti al termine della celebrazione eucaristica per ricordare tutti/e coloro (PP. sMa e suore nsa), che in questo anno 2013 ricordano il loro anniversario di sacerdozio e vita religiosa missionaria Grazie Signore... Ogni giorno Ti dobbiamo dire Grazie Signore, ma oggi lo vogliamo fare con un fervore particolare, chiedendo a Maria, madre tua e madre nostra, venerata in questo antico santuario, di arricchire il nostro ringraziamento con i sentimenti che le dettarono le parole del Magnificat. Grazie da tutti noi qui presenti, che tu ami allo stesso modo, ma grazie soprattutto da quelli che qui celebrano il giubileo o una data importante della loro consacrazione, nel sacerdozio o nella professione religiosa. Grazie di avere pensato a noi, di averci chiamati alla vita inserendoci nel tuo disegno di amore sul mondo; grazie di averci fatti crescere in una famiglia ed ambiente cristiano che ci ha trasmesso la fede e insegnato la solidarietà e la gioia del donare; grazie per tutte le persone che hai messo sul nostro cammino, che hanno gettato nel nostro cuore i primi semi di Vangelo e che ci hanno aiutato a maturare nella fede e nella vita con una buona formazione; grazie per i fratelli e le sorelle che ci hai messo accanto nella nostra famiglia religiosa, per i volontari, i collaboratori, i parenti, gli amici, i benefattori e tutti coloro che ci accompagnano fedelmente nel nostro servizio missionario. Grazie per il fervore e la generosità delle comunità cristiane che ci accolgono in Africa come messaggeri della buona novella; grazie per averci permesso di essere “tua presenza paterna e materna” accanto a loro, per aiutarle a crescere nella fede e nell’umanità anche in momenti
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difficili e dolorosi; grazie per avere potuto, in mezzo a loro, spargere semi del tuo Vangelo; grazie per avere suscitato in esse delle giovani vocazioni missionarie che daranno un volto ed uno slancio nuovo alla nostra Missione in Africa. E grazie Signore per avere avuto fiducia in noi e di continuare a contare su di noi, povere creature, vasi di argilla; grazie di non toglierci la tua fiducia e la tua fedeltà, nonostante le delusioni che ti diamo, nonostante le nostre lentezze, le nostre chiusure e le nostre infedeltà… continua a volerci bene! Rinnova in noi tutti lo slancio della prima scelta e del primo impegno, perché, accompagnati dalla materna presenza di Maria, possiamo “scendere a valle” con rinnovata fiducia e speranza, ritrovando gioiosi il nostro impegno e la nostra comune “vocazione missionaria”, e continuando a spargere semi di Vangelo là dove la tua Provvidenza ci ha chiamato ad essere testimoni del tuo Amore. Amen Pellegrinaggio NSA-SMA, Santuario della Cornabusa (BG) domenica 2 giugno 2013
Gli altri Padri SMA che ricordano il loro giubileo di vita sacerdotale missionaria: 50° ORDINAzIONE Dario FALCONE 40° ORDINAzIONE Lionello MELCHIORI 25° ORDINAzIONE Walter MACCALLI Giovanni BENETTI
Vita nsa
Il santua più beLLo che esist Quest’anno il pellegrinaggio NSA/SMA ha coinvolto un buon numero di amici, familiari, conoscenti scegliendo come meta il Santuario della Madonna della Cornabusa in Valle Imagna (BG). Scopo di questo tradizionale incontro è di pregare con Maria, Madre di Gesù, per la bellezza della vocazione missionaria e perché attraverso di Lei, per sua intercessione, il Signore continui a suscitare nella chiesa e per il mondo giovani generosi e disponibili a mettersi a servizio del Vangelo. Lasciamo le foto raccontare questo giorno carico di grazia e riconoscenza.
ario o sta
13 La giovinetta sordomuta pascolando le pecore trova la statuetta della Madonna. Riacquista la voce e l’udito.
Oggi, molti ex voto appesi alle pareti
Arrivo dei primi pellegrini
Valle Imagna dove sorge il Santuario della Madonna della Cornabusa (“corna busa” che nel dialetto bergamasco significa “roccia buca”)… È il Santuario più bello che esista, perché non l’ha fatto la mano dell’uomo, ma Dio stesso”. Così diceva Angelo Giuseppe Roncalli, devoto di questo luogo,divenuto Papa Giovanni XXIII. Ricavato da una grotta naturale, aperta in una montagna a strapiombo sulla Valle.
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Vita nsa Il Santuario accoglie tutti per la Celebrazione Eucaristica
Ricordiamo i 50 anni e 25 anni di Sacerdozio e Vita Missionaria di P. Lorenzo Rapetti e P. Giovanni Benetti, SMA
Coro che ha animato la celebrazione eucaristica
La statuetta che viene venerata ha un’altezza di ottanta centimetri ed è stata scolpita in un legno (XV sec.), di provenienza toscana. Non si conosce il percorso che abbia potuto fare da quella regione fino a questo sperduto paesino, né come sia finita nelle mani della anziana signora che si rifugiò, secondo la leggenda, nella spelonca durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini.
15 La concelebrazione
L’acqua dove i pellegrini si bagnano il viso
Momenti di convivialitĂ
Grotta situata nella parte interna del Santuario
Processione e bacio della reliquia della Madonna
Testimonianza di Suor Monica, NSA, che festeggia i 25 anni di vita religiosa missionaria. In questo giorno ricordiamo anche: Suor M. Grazia Fontana, suor Gaetana Torre nei loro 60 anni e altre suore che, pur non essendo presenti, lodano il Signore per la sua di fedeltĂ e la sua grazia
Messaggi al mondo
VOI SIETE I P
mission MessAggio di Benedetto XVi PeR lA XXViii gioRnAtA MondiAle dellA gioVent첫 2013
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PRIMI
nari
PROGRAMMA DEL VIAGGIO di Papa Francesco a Rio de Janeiro Lunedì 22 luglio cerimonia di benvenuto nel Giardino del Palazzo Guanabara a Rio de Janeiro. Mercoledì 24 luglio visita al Santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida. Nel pomeriggio visita all’Ospedale São Francisco de Assis na Providência. Giovedì 25 luglio festa di accoglienza dei giovani sul lungomare di Copacabana a Rio de Janeiro. Venerdì 26 luglio incontro con alcuni giovani detenuti e recita dell'Angelus. Via Crucis con i giovani. Sabato 27 luglio 19:30 veglia di preghiera con i giovani nel Campus Fidei a Guaratiba. Domenica 28 luglio Santa Messa per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù nel Campus fidei a Guaratiba.
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Messaggi al mondo
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a celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno. La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia con Lui. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che que-
sto amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio. Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad
19 entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché
grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12). Cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza!
Domenica delle Palme, 24 marzo 2013 Cari giovani, voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani. Papa Francesco
Camminando...
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Luce
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La Chiesa nel complesso è fiera del progresso della fede nei cuori. Essa continua a lottare, affinché questa fede non sia solo un involucro, bensì l’espressione dell’adesione a Cristo, Parola viva di salvezza. Per questo essa si impegna attivamente nel processo d’inculturazione (…). L’ascesa dell’islam e il risveglio delle religioni tradizionali costringono la Chiesa locale a fare dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso il suo campo di battaglia, grazie all’avvento della nuova evangelizzazione.
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Camminando...
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a ricezione del messaggio evangelico nel nostro Paese è avvenuta progressivamente dal sud verso il nord a partire dal 18 aprile 1861. Anche se il nord del Paese ha un cammino più lungo da fare, allo scopo di aiutare i fedeli a evitare una doppia vita che non favorisce lo sviluppo della persona. La nostra Chiesa locale è consapevole del fatto che le motivazioni dell’impegno dei suoi figli e delle sue figlie nella sequela di Cristo sono di solito espressioni di una cultura che vede nell’Essere supremo una persona cui ci si avvicina per trarre profitto dalla sua generosità; insomma un dio strumentalizzato. Essa fa suo il rimprovero di Gesù dopo la moltiplicazione dei pani «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (cfr. Giovanni, 6, 26). Di conseguenza, crede di trovare nella nuova evangelizzazione un mezzo per meglio accom-
pagnare i fedeli anche dopo il periodo dei sacramenti d’iniziazione. Così ha deciso di aprire scuole della fede destinate a persone di tutte le categorie e di tutte le condizioni con la prospettiva di una migliore conoscenza di Cristo e della sua centralità nella vita del credente. Solo così saremo davvero sale e luce anche nel campo della politica e dell’economia. L’ascesa dell’islam e il risveglio delle religioni tradizionali costringono la Chiesa locale a fare dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso il suo campo di battaglia, grazie all’avvento della nuova evangelizzazione. Per riuscirci le occorrono agenti pastorali convinti e ben istruiti nella dottrina sociale della Chiesa, affinché essa possa vedere nell’altro solo un fratello con cui fare insieme parte del cammino. Così, lungi dal sognare una Chiesa gloriosa, essa si impegna a operare a fianco dei più poveri ed emarginati senza sotto-
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valutare il forte segnale che viene dalla diffusione delle sette. Inoltre essa si accinge a definirsi Chiesa di comunione e di condivisione tanto all’interno che all’esterno. Possa lo Spiri-
to del Signore guidare i suoi passi e l’intercessione della Vergine rinforzare il suo impegno! Monsignor Clet Feliho, Vescovo di Kandi, Benin
Profili
FELICE MISSIO S
uor Gesuina Villa, è nata a Villasanta (MI). Il suo è stato un lungo cammino che ha preso inizio subito dopo la sua Professione Religiosa emessa a Bardello (VA) l’8 marzo 1940. Per 45 anni si è dedicata alla cura degli ammalati: 6 anni in Tunisia, 3 in Marocco e ancora Setif, Algeri, Orano, complessivamente 62 anni in Algeria. Per 16 anni Suor Gesuina, lasciata l’attività di infermiera, ha svolto un servizio diverso ma altrettanto prezioso ed utile. Nel Vescovado di Orano ha collaborato per l’accoglienza diventando, cosi, un’autentica testimone del dialogo interreligioso. Ecco cosa è stato scritto di lei: “La rivoluzione algerina, in quegli anni è dura e cruenta ma le suore decidono di restare. Suor Gesuina è accanto al vescovo di Orano: monsignor Pierre Claverie che per il suo messaggio di amore per il prossimo, di rispetto delle differenze, di solidarietà, di interesse per l’uomo, viene ucciso la notte dell’1 Agosto 1996”.
Suor Gesuina Villa
Nel 2001 Suor Gesuina torna definitivamente in Italia, ma nei suoi occhi e nel suo cuore brillerà sempre la luce del popolo algerino e della figura di monsignor Claverie. Lei stessa dirà: “Per me, la Missione in Algeria è sempre valida. In tanti anni che vivo in questo Paese ho visto crescere questo popolo nella comprensione che tutti gli altri uomini di ogni razza e colore sono tutte creature di Dio, dunque
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della mia vita
ONARIA in un certo senso “fratelli”. La nostra è una Missione basata principalmente sulla testimonianza della nostra vita tutta donata al Signore per i fratelli. La Chiesa lavora qui con l’annuncio di Cristo nella Carità e noi camminiamo con la Chiesa. Io sono felice della mia vita missionaria e ringrazio il Signore di avermi chiamato a viverla in questo Paese che considero ora mia seconda Patria. Prego tanto per questo popolo affinché i valori umani e spirituali presenti nella sua cultura non scompaiano con il benessere e il progresso ma siano come un fermento per la costruzione di un futuro portatore di pace vera”.
HAnno detto di lei: “Esisteva una reciprocità di amore profonda tra suor Gesuina e la mia famiglia. Frequentava spesso la nostra casa. Era un angelo inviato dal cielo per aiutare le per-
Profili sone in difficoltà. Il suo ricordo, la sua testimonianza di vita le porterò sempre con me. Ogni volta che avevo un problema lei lo sentiva senza che gli dovessi dire qualcosa. Mi ha sostenuto, mi è stata “madre”, la “mami” dei miei figli. Il giorno che ci ha lasciato ho provato un grande dolore perché sapevo che non l’avrei più rivista”. (Malika, una vicina di casa) Nonostante la differenza di età, c’è sempre stata una buona intesa tra suor Gesuina ed io e questo per diversi motivi: perché aveva la stessa età di mia mamma, perché mi è stata vicina nei momenti di malattia e di fatica prestandomi le cure necessarie con tanta delicatezza, gentilezza, dolcezza. Con la morte di Mons. Claverie, i nostri legami di amicizia si sono fatti ancora più forti. Lei lavorava in vescovado e io avevo conosciuto P. Claverie nel 1964 quando era arrivato ad Algeri. Con la morte di lui, Suor Gesuina, si era chiusa nel suo dolo-
UN PO’ DI STORIA Il Nord Africa è una terra di antichissima evangelizzazione. In particolare, quella che oggi è l’Algeria, ha dato i natali a figure di primissimo piano nella storia del Cristianesimo, come Tertulliano, Cipriano, Sant’Agostino, Fulgenzio e Facondo. Questa antica presenza scomparve nel 1152, quando si completò la penetrazione musulmana, iniziata nel 709. La missione cattolica inizia nel 1646 quando ad Algeri arrivano i missionari Lazzaristi, a cui viene permessa la permanenza nel Paese in qualità di cappellani del console francese. La diocesi di Algeri (oggi arcidiocesi) venne eretta nel 1838, all’inizio della domi-
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non c’è vera amicizia se non quando l’annodi tu, o signore, fra le persone. a te strette col vincolo d’amore diffuso nei nostri cuori ad opera dello spirito santo che ci fu dato. Felice chi ama l’amico in te! L’unico a non perdere mai un essere caro a colui che ha tutti cari. in colui che non si può perdere. (agostino)
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re, non parlava più. Suor Marie Noelle, allora responsabile regionale delle suore NSA, un giorno mi disse: “Chiara, cerca di far parlare suor Gesuina, temo che possa ammalarsi”. Così, quasi tutti i giorni, ci recavamo sulla tomba del vescovo e là
nazione coloniale francese. Nel periodo coloniale, la chiesa era formata da più di un milione di cattolici. Nel 1868 Charles Lavigerie fondò due importanti movimenti: i Missionari d’Africa (detti “Padri Bianchi”) e, nel 1869, le Suore Missionarie di Nostra Signora d’Africa (dette “Suore Bianche”). Scopi di Lavigerie erano favorire l’incontro con le popolazioni musulmane ed evangelizzare l’Africa subsahariana. Agli inizi del Novecento si distinse per la sua opera di evangelizzazione Charles de Foucauld. Giunto in Algeria nel 1901, fondò un romitorio a Beni Abbes ed un eremo a Tamanrasset. Delineò quella che divenne la regola dell’«Associazione dei fratelli e delle sorelle del Sacro Cuore di Gesù»,
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parlavamo con lui, si piangeva con lui. Questo ha fatto bene ad entrambe e ci ha aiutato ad accettare la brutalità di quanto era avvenuto. Un giorno, poi, suor Gesuina mi ha detto: “Chiara, ascolta bene: “Felici sono coloro che hanno capito che non bisogna cercare di capire … era il suo testamento”. Suor Claire Marie Demange (Suore della Dottrina Cristiana), Orano
congregazione di carità tuttora attiva nel Paese. In seguito all’indipendenza nel 1962, la maggioranza dei francesi, e degli europei in generale, ha dovuto lasciare il Paese. In pochi decenni il numero dei cattolici è sceso da un milione alle poche migliaia di oggi. Negli anni recenti c’è stato un aumento del fondamentalismo islamico e i pochi cattolici rimasti sono stati oggetto di persecuzione, culminata con gli omicidi del 1996: il 23 maggio furono sequestrati e poi uccisi per decapitazione sette trappisti del monastero di Tibhirine; il 1º agosto successivo il vescovo di Orano, Pierre Claverie, morì nell’esplosione di una bomba collocata nel vescovado. Attualmente i cattolici non sono più di 3.000.
“Il Signore ha accolto e esaudito la mia preghiera”. Questa è stata la frase che suor Gesuina Villa mi ha detto quando nel 2003 le avevo annunciato che sarei partita per l’Algeria per una nuova esperienza di missione. Sapevo che suor Gesuina ci teneva che la missione NSA continuasse in quel Paese ma sapeva anche che la presenza delle nostre suore in Algeria continuava a diminuire. Ormai anziana e rientrata definitivamente in Italia ella chiedeva al Signore, con preghiera insistente, che altre suore potessero sostituirla in Algeria e più precisamente nella diocesi di Orano dove lei aveva prestato servizio per lunghissimi anni, prima come infermiera e poi al centro diocesano presso il vescovo Pierre Claverie (assassinato nel 1996). Ora suor Gesuina è ritornata alla casa del Padre. La nostra presenza in Algeria continua presso questo popolo di sorelle e fratelli musulmani; una presenza forse
Nel Paese vigono restrizioni per chi professa la fede cristiana. La legge infatti colpisce chi “fabbrica o distribuisce documenti stampati che tendano a confondere la fede di un musulmano” (art. 11). In tale categoria rientra anche la Bibbia (Bibbie e Vangeli sono stati effettivamente sequestrati nel 2008 nei pressi di Batna). La Chiesa cattolica è presente sul territorio con l’ Arcidiocesi di Algeri , la diocesi di Orano, la diocesi di Costantina, la diocesi di Laghouat. I vescovi dell’Algeria sono membri della Conferenza Episcopale regionale del Nord Africa, che raggruppa gli episcopati di Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Sahara Occidentale.
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diversa nel suo modo di esprimersi perché le realtà sono cambiate ma lo spirito che ci anima è sempre lo stesso: amare e servire. Non posso dire di aver conosciuto personalmente questa suora ma da quando sono in Algeria ho avuto modo di ascoltare le testimonianze di sacerdoti, religiose o laici che l’hanno conosciuta e hanno lavorato con lei. Nella sua semplicità, questa suora, è stata capace di creare forti legami di amicizia con le persone. Sempre pronta a venire in aiuto a chi si trovava nel bisogno. È una
delle numerose suore del nostro Istituto NSA native di Villasanta (MI) (faccio parte di questo gruppo). Il maggior numero di esse sono già presso il Padre nella gioia del Paradiso. Quando le prime di loro dall’Africa tornavano al paese per un periodo di vacanza, con la loro semplicità ci comunicavano l’entusiasmo della missione. Devo, in parte, a suor Gesuina l’opportunità di essermi avvicinata alla conoscenza dell’Algeria e di svolgere tutt’ora con gioia la missione che il Signore mi ha affidato. Suor Flora Ferrario
“Voi ora appartenete a Dio, a Lui solo. Vivete dunque con lui e lui stesso vi condurrà. Sarà in voi per illuminare la vostra strada fortificandola”. P. Agostino Planque Fondatore delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
Dalla missione
GEORG e la sua amicizia con i missionari
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La nostra vita è un viaggio dal grembo della madre al grembo della terra. Abbiamo deposto nel grembo della Madre Terra, Georges Gbagba, uno dei pionieri di Kolowaré, il prete senza veste, come lo chiamavano. I Kotokoli ricordano che la morte inghiotte l'uomo, ma non il suo nome. Colui che avrà piantato un albero prima di morire, non morirà completamente. E di alberi, Georges, ne ha piantati parecchi.
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Dalla missione
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gni mattina Georges Gbagba, cieco, accompagnato dalla nipotina Estelle, o da Zakarie, alle 5,30 arriva in chiesa per la messa. Il 19 settembre 2012, mentre è in cammino, si sente male. Chiede alla nipotina di ricondurlo a casa. Si mette a letto. Inizia l’ultimo cammino che si conclude il 21 aprile 2013. Qui è lui che racconta la sua vita in un’intervista di qualche anno fa. Lo chiamavano affettuosamente: kpekpereka, o gezere, il bravo, il forte, il valoroso. Sono nato a Niamtougou, nel villaggio di Tenega. Mia madre è morta giovane ed io mi sono spostato in una fattoria del sud del paese. Mi sono stabilito poi nel villaggio di Danka, non lontano da Atakpamé. Ho seguito quattro anni di catechismo, e padre Georges mi ha battezzato nel 1954 a Danka.
La scoperta della lebbra Tornato a Tenega per costruire la mia capanna, mia zia ha scoperto una macchia nella schiena. Non sapevo cosa avessi veramente, forse lebbra. Ho saputo che a Kolowaré si curava la lebbra, ma non ero sicuro di essere veramente ammalato. Avevo queste macchie sulla schiena, e basta. Così sono arrivato a Kolowaré. Eravamo nel 1954. Avevo 19 anni e sono andato dalle suore che mi hanno accolto bene e mi hanno dato un po’ di lavoro.
Muore il primo padre A Kolowaré c’era padre Georges Fischer. Abitava in una piccola stanzetta sotto la veranda dell’infermiere. L’abitazione era in argilla e le termiti l’hanno fatta cadere. Gli abbiamo costruito
P. Silvano Galli autore dell’articolo
Suor Etta, NSA, Responsabile del Centro sanitario
33 una casa in mattoni, ma quando è entrato si è ammalato. Mi ricordo, era il 23 aprile, era anziano, l’ho assistito tutto il tempo della sua malattia fino alla morte avvenuta in maggio. Il vescovo è venuto e ha fatto il funerale. Il padre è sepolto qui, vicino alla chiesa.
Vescovo, suore e sagrestano Abitavo nel villaggio e le suore mi chiamavano per lavorare. Andavo a fare le commissioni per loro a Sokodé in bicicletta. Ogni martedì andavo a comperare la carne e del pane fresco, e altra roba che mi chiedevano. Andavo anche alla posta a cercare le lettere. Le suore mi avevano insegnato a fare la mia firma. Ritiravo i pacchi, li deponevo dalle suore a Sokodé, poi Mons. Legenheim li portava a Kolowaré quando veniva il venerdì e la domenica per la messa. Veniva in macchina. Era la sola che esisteva. Dopo la morte di padre Georges, era il vescovo che veniva ogni settimana da noi. Celebrava la messa sotto un hangar e io facevo il sacrestano.
Il vescovo lo aiuta a sposarsi Quando sono arrivato qui non avevo moglie. Il vescovo Mons. Legenheim mi ha detto che non era bene che rimanessi solo. Sono ritornato allora nel mio villaggio di Tenega, vicino a Niamtougou, per cercare una ragazza. Sono rimasto un mese, ma non sono riuscito a trovarla. Dopo il mio ritorno a Kolowaré una ragazza va a trovare la mia famiglia. Le danno qualcosa per scendere a Kolowaré. E così ho trovato la moglie. Ci siamo sposati a Kolowaré l’8 maggio 1962. Padre
Sirlinger ha benedetto il matrimonio. Abbiamo avuto nove figli.
Problemi per la chiesa e l’aiuto dei musulmani Si è poi costruita un chiesa in muratura. Suor Anne Marie Angst ha trovato il denaro, la gente ha portato la sabbia e la ghiaia. Ma abbiamo avuto dei problemi. Avevamo costruito i muri, mancava solo il tetto, ma c’era poco cemento nella sabbia. È venuto un tornado che ha distrutto tutto. Anche la ferramenta era tutta contorta. Bisognava ricominciare di nuovo. Le suore erano scoraggiate, ma il padre ci ha detto di continuare. Il capo villaggio, musulmano, è venuto a constatare il disastro e ha detto: “Abbiamo tutti lo stesso Dio, verremo tutti per ricostruire”. Con l’aiuto di tutti, cristiani e musulmani, abbiamo ricostruito la chiesa. Così quando i musulmani hanno costruito la moschea, le suore hanno offerto le lamiere per il tetto.
Difficoltà degli inizi All’inizio era tutto difficile. La gente aveva paura delle suore. Dicevano che le suore avrebbero ucciso i bambini dando loro il latte da bere. Era suor Anne Marie Angst che era responsabile del lebbrosario e Suor Ancilla curava gli ammalati sotto un hangar dove c’è adesso la moschea. Non si pagava nulla. Le suore curavano anche di notte, se era necessario. All’inizio non c’erano che tre cristiani: io, Nestor e sua moglie Matilde. Ma il padre sepolto qui ha portato frutti. Poco alla volta abbiamo fatto catechismo e dopo la sua morte sono state battezzate tante persone. Adesso siamo molto numerosi. Silvano Galli SMA, Kolowaré, Togo
Dalla missione
Testimoniare il
DIO unico
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Nell’ambito della celebrazione dei 50 anni dal Concilio Vaticano II, la diocesi di Orano ha organizzato una giornata di riflessione sul tema: «Le relazioni tra chiesa cattolica e Islam attraverso la lettura del testo conciliare ‘Nostra Aetate’» (N.A.). Suor Sandra ci racconta.
È
Jean Toussaint, un sacerdote della diocesi di Algeri che ha animato questa giornata e ci ha aiutato a fare una rilettura del contesto storico nel quale è maturata questa Dichiarazione che risale al 1965. È un testo che parla delle relazioni della Chiesa con le altre religioni, particolarmente
con l’Islam. Un cammino iniziato 50 anni fa che ha visto il mondo e la chiesa uscire da un momento tragico, quello della guerra per aprirsi ad un anelito di pace e prosperità. La riflessione chiara, sintetica di J. Toussaint si è prolun-
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Dalla missione gata con momenti di scambio semplici, fraterni e coinvolgenti. Ci sono state di aiuto alcune domande: “Questo testo di N.A. come presenta la fede islamica? Quale il nostro punto di vista? Quale responsabilità per la chiesa? Come metterla in pratica? È un testo ancora attuale? Quale ruolo oggi per la Chiesa d’Algeria? La nostra riflessione si è arricchita anche di interventi di alcuni tra gli “esperti del Concilio”, sacerdoti e religiosi di una certa età che hanno vissuto dal di dentro tutti i momenti più importanti del Concilio, tra questi il nostro Arcivescovo emerito di Algeri, Monsignor Tessier. Dal loro racconto sono emersi i nomi di alcuni tra i redattori che hanno contribuito alla stesura del testo e che in quel tempo vivevano in Africa del nord e dunque a contatto con il mondo musulmano arabo-maghrebino. “Nostra Aetate”, rimane un testo di un’attualità straordinaria e non ancora sufficientemente sfruttato anche in
ambito ecclesiale. Un testo profetico perché rende evidente il fine, la responsabilità della Chiesa che è quello di: “promuovere l’unità e la carità tra le persone e i popoli…”. Per la prima volta essa enuncia il suo credo! Afferma di essere una comunità umana unica, la cui origine è unica per volontà di Dio, e verso cui tutti tendiamo. Che in ogni persona c’è un “germe di bene, di verità” bandendo cosi ogni forma di razzismo. Verso la
La dichiarazione Nostra Aetate (letteralmente, Nel nostro tempo) è uno dei documenti del Concilio Vaticano II. Pubblicata il 28 ottobre 1965, tratta del senso religioso e dei rapporti tra la Chiesa cattolica e le religioni non-cristiane. È un documento piuttosto breve, composto di cinque punti: ● Introduzione La Chiesa cattolica si pone il problema del suo rapporto con le altre religioni non cristiane. Afferma che tutto il genere umano è originato da Dio, il cui disegno di salvezza si estende a tutti; tutte le religioni hanno in comune la ricerca di risposte agli interrogativi dell'uomo. ● Le diverse religioni Si parla soprattutto di induismo e buddismo, che vengono descritte come vie «per superare l'inquietudine del cuore umano». Si puntualizza che «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni», pur ribadendo le molte differenze con quanto essa crede e propone; si esplicita quindi il pieno rispetto verso tali religioni.
37 religione mussulmana invita a coltivare una cultura dell’accoglienza, del dialogo basati sull’ascolto, la conoscenza e la stima reciproca. Dopo 50 anni, altri testi e manifestazioni importanti hanno segnato, in questo senso, il cammino della chiesa: l’incon-
Suor Sandra, autrice dell’articolo
tro di Assisi voluto da papa Giovanni Paolo II nel 1986 e il suo passaggio a Casablanca nel 1985 …. Anche questi punti di riferimento per continuare il dialogo come diocesi e come chiesa d’Algeria. Una chiesa ci ha detto il nostro Vescovo J. Paul Vesco, che è nata una seconda volta con il Vaticano II grazie alle sollecitazioni del Cardinale Duval che di fronte all’instabilità politica del paese ha avuto il coraggio di chiedere ai suoi preti e religiosi/se di “restare”. Sono felice di appartenere a questa piccola, semplice e coraggiosa chiesa che sta cercando, ancora oggi, di verificare, valutare, e riorientare il suo agire pastorale insieme al suo nuovo pastore. Il desiderio di tutti è di servire sempre meglio questo popolo che il Signore ci ha affidato. Di testimoniare che è possibile camminare insieme ai nostri fratelli e sorelle musulmani e di servire l’unico Dio nei più bisognosi. Suor Sandra Catapano, NSA-Orano, Algeria
● La religione musulmana Vengono fatti notare i punti di contatto tra i cristiani e i musulmani. Essi adorano l'unico Dio di Abramo; pur non riconoscendo Gesù come Dio, lo venerano come profeta, onorando anche la sua madre Maria. Inoltre "hanno in stima la vita morale, e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno". ● La religione ebraica Giovanni Paolo II, nella visita alla Sinagoga di Roma, ha riassunto il tutto con queste parole: «La religione ebraica non ci è estrinseca, ma in un certo qual modo è intrinseca alla nostra religione. Abbiamo con essa dei rapporti che non abbiamo con nessuna altra religione … Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, i nostri fratelli maggiori» ● Fraternità universale La dichiarazione termina chiedendo che tutti gli uomini si riconoscano come fratelli, condannando "qualsiasi discriminazione tra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione".
Dalla parte di
LA SUA
per il suo popolo, per la chiesa in A Il Cardinale Gantin nacque nel 1922 a Toffo, nell’attuale Benin e compì gli studi istituzionali teologici e filosofici presso il Seminario di ouidah. Venne ordinato sacerdote a lomé nel 1951 e a partire dal 1953 proseguì gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana (missiologia) e presso la Pontificia Università Lateranense, dove si li-
cenziò in teologia e diritto canonico. nel 1956 fu eletto Vescovo Ausiliare di Cotonou e nel 1960 venne nominato arcivescovo metropolita della medesima sede. In qualità di Presidente della Conferenza Episcopale del Benin partecipò a tutte le sessioni del Concilio Vaticano ii e alla prima Assemblea ordinaria del sinodo mondiale dei Vescovi (1967). nel
UA VITA
n Africa e per la chiesa universale 1971, nominato segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, lasciò il governo della sua diocesi. nel 1976 divenne Presidente della Pontificia Commissione “Justitia e pax” e del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Nel concistoro del 1977 fu creato cardinale da Papa Paolo Vi e nel 1984 venne nominato Prefetto della Congregazione
per i Vescovi. nel 1993 fu eletto Decano del collegio cardinalizio. All’età di 80 anni, persa la qualifica di Cardinale elettore, preferì dimettersi dalla carica di Decano e tornare in Benin nel 2002. Ricoverato a Parigi morì nel 2008 e fu sepolto a ouidah. nel 2011, durante il suo Viaggio Apostolico in Benin il santo Padre Benedetto XVi si recò in visita alla sua tomba.
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Dalla parte di
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l Cardinale Bernardin Gantin, del Benin, primo Cardinale di origine Africana ad essere Prefetto di un dicastero vaticano (la Congregazione per i Vescovi), è stato ricordato dalla Pontificia Università Lateranense con la Cattedra di “Socializzazione politica in Africa” che porterà il suo Nome. Il 23 maggio scorso nella Sala Stampa della Santa Sede si è tenuta una conferenza stampa dedicata al defunto Porporato alla quale sono intervenuti il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum; il Signor Thomas Boni Yayi, Presidente della Repubblica del Benin; il Monsignor Patrick Valdrini, Pro Rettore della Pontificia Università
Lateranense ed il Professor Martin Nkafu Nkemnkia, Direttore del Dipartimento delle Scienze Umane e Sociali Studi Africani della Pontificia Università Lateranense. “Oggi, ha detto il Cardinale Sarah, la Pontificia Università Lateranense dedica una Cattedra a suo Nome per quanto la sua vita è stata per il suo popolo di Benin, per la Chiesa in Africa e per la Chiesa Universale. (…) Anche per l’alto contributo che Egli ha espresso sia a livello pastorale che come sollecitazione ad una partecipazione del mondo cristiano alla cultura e alla politica come principale forma di servizio per il miglioramento della società e il benessere spirituale
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Mi sento intimamente commosso nel portare a voi, nella mia umile persona un segno di quella gratitudine che la chiesa d’africa sente per i missionari, i quali rinunciando ad ogni pur legittima soddisfazione umana, hanno messo a disposizione dell’evangelizzazione dell’africa la salute, le forze fisiche ed intellettuali, ogni loro qualità, doti e possibilità, affrontando enormi difficoltà e sacrifici. Card. B. Gantin, Ronco Scrivia (GE) il 20 Giugno 1993
dell’uomo”. Auspico “che questa cattedra a lui intestata ‘Socializzazione Politica in Africa’ possa dare inizio ad una riflessione sulla politica in contesto africano e preparare i futuri responsabili della società africana di domani orientata dalla Dottrina Sociale della Chiesa”. Il Professor Martin Nkafu Nkemnkla ha spiegato che la nuova cattedra sarà articolata in corsi e seminari e pro-
muoverà convegni, congressi, conferenze e workshop in collaborazione con Istituzioni e Strutture con le quali verranno stabiliti collegamenti e partenariati con il fine di incrementare e valorizzare la cultura politica africana. “Il contributo della Cattedra è funzionale al rinnovamento ma soprattutto alla formazione di una classe dirigente, motivata da radicati principi etici al fine di superare la difficile situazione di crisi e di corruzione, sia del personale politico che della stessa società civile, attraverso una più giusta visione economica e una più equilibrata forma di servizio che la politica deve offrire”. Sala stampa della santa Sede
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Adesso parliamo noi
“RAVVIVA IL DONO DI DIO ChE è IN TE” (2 Tm 1,6) Alessandra, autrice dell’articolo
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uando suor Martina mi ha chiesto di scrivere qualcosa sugli incontri 2012-2013 del gruppo di Airuno, sono andata a prendere il mio quaderno e mi sono presa del tempo per rileggere tutti gli appunti che ho preso, ho ripensato alle riflessioni che abbiamo condiviso insieme durante le mattine. Ma rimaneva la domanda: cosa posso scrivere, che davvero possa interessare, cosa posso raccontare di questo Timoteo? Allora ho cercato di ritagliare qualche piccolo spazio tra gli impegni della settimana lavorativa, ho riletto i testi che ci hanno guidato quest’anno, ho lasciato che fosse la Parola a risuonare dentro di me. Il tema di quest’anno, “Ravviva il dono di Dio che è in te”, si è sviluppato intorno alle due lettere di San Paolo a Timoteo. Mi assomiglia - anzi ci assomiglia - Timoteo, questo giovane vescovo di Efeso, fedele discepolo e amico di Paolo, “suo figlio diletto”. Paolo mette Timoteo a capo della comunità di Efeso: è una realtà difficile, non più animata dall’entusiasmo delle origini. Paolo conosce bene Timoteo, conosce il suo carattere dolce, docile e allo stesso tempo collaborativo. E sa che, forse proprio per questo suo animo così sensibile,
sente molto il peso della solitudine e della responsabilità di presiedere quella comunità; fa fatica quando deve prendere delle decisioni importanti che riguardino tutti. Sa che ha bisogno di essere rafforzato, confermato, consolidato. Sono le nostre stesse difficoltà! E allora chiediamo al Signore la grazia e la capacità di riconciliarci con noi stessi, con la nostra persona e con la nostra storia, con i compiti che ci sono assegnati nelle nostre
43 comunità cristiane, che a volta fatichiamo a comprendere, che spesso vorremmo diverse da come le vediamo. Paolo raccomanda a Timoteo di ravvivare il dono di Dio che è in lui: è pronto a spronarlo, quando il discepolo è sconsolato e sconfortato perché la comunità che presiede è così problematica. Ma Timoteo si deve ricordare di non trascurare la sua vita spirituale. Timoteo un po’ si vergogna della testimonianza che è chiamato a dare, forse si sente abbandonato da Dio. Ma Paolo gli ricorda che la sua fede è un dono, che è nata dall’incontro con Gesù Cristo, quel Gesù che è risorto dai morti. È questo che sostiene tutto, che dà fondamento alla nostra fede, quella fede che ci è stata trasmessa in primo luogo dai nostri genitori. Paolo dice a Timoteo che deve rimanere saldo in quello che ha imparato e di cui è convinto, sapendo da chi l’ha appreso: la nonna, la madre e lo stesso Paolo. E allora anche noi, come Timoteo, dobbiamo at-
tingere forza dalla grazia e trasmettere ciò che abbiamo udito e in cui abbiamo creduto; dobbiamo saper vedere la presenza di Dio anche nelle difficoltà. Tuttavia, abbiamo anche bisogno della comunità, della fede degli altri, della condivisione. E dobbiamo anche chiederci come è la nostra testimonianza: ha “la parvenza della pietà” o mette al centro il primato della croce e dell’amore che porta al dono di sé? Paolo lo dice a Timoteo, ma il messaggio vale anche per noi: predica ciò che vivi e vivi ciò che predichi. Concludo con una frase dell’Arcivescovo di Milano, Angelo Scola: “La fede è sempre un dono, nasce sempre da un incontro. La fede dà ordine alla mia esistenza e questo principio di ordine, che scaturisce dalla fede, si chiama amore: è l’esperienza dell’amore, è l’esperienza della carità”. Alessandra Colombo
Adesso parliamo noi
Quattro parole per descrivere una
SPLENDIDA GIORNATA P
ellegrinaggio, questa è la prima parola per descrivere la giornata di domenica. Direte: che banalità! Ma la giornata è stata una dimostrazione di tante persone in cammino, provenienti da diversi paesi proprio come deve essere un pellegrinaggio: sui tavoli si leggeva Genova, Padova, Varese, Milano, Brianza e sicuramente ci è sfuggito qualcuno … Isabella autrice dell’articolo con la piccola Arianna
perdonateci!!!! Traspariva la consapevolezza che tutti erano venuti lì uniti con lo stesso scopo e lo stesso desiderio di vicinanza alle nostre suore e ai nostri padri. La seconda parola che ci viene in mente è vicinanza. Tante persone radunate insieme, tutte nello stesso luogo, per pregare insieme e condividere la voglia di missione. È bello vedere amici che nonostante
45 la distanza si rivedono, si raccontano e si ascoltano. È bello, e riempie il cuore di gioia, vedere dei padri e delle suore, che magari hai intravisto solo poche volte, che ti riconoscono, ti vengono a salutare e a chiederti come va il tuo cammino e a scaldarti, anche se visto la temperatura non era proprio necessario, con un abbraccio. La terza parola è senza dubbio testimonianza. All’inizio dell’Eucarestia sono stati ricordate le suore e i padri che hanno festeggiato il giubileo di sacerdozio e di vita religiosa missionaria. È bello pensare a questi testimoni che hanno donato la propria vita per gli altri, anche in condizioni difficili e nonostante l’età, la fatica e la salute che viene un po’ a mancare, sono qui oggi a mostrare agli altri quanto è bello seguire Gesù. L’ultima riflessione riguarda il Santuario mariano, dove “sgorgava acqua dalla Suor Hanaa, NSA, con P. Gabriel e P. Lorenzo, SMA
roccia”. Una grande ricchezza soprattutto per i nostri padri e le nostre suore che hanno trascorso in Africa gran parte della loro vita religiosa, luogo dove l’acqua è bene prezioso e permette di dissetarsi e di lavarsi, per proseguire al meglio il cammino. La testimonianza di padri e suore ci fa tornare alla mente la lettera di Paolo a Timoteo, che ci ha accompagnato quest’anno, durante il cammino di animazione missionaria di Airuno. Paolo, soprattutto alla fine della sua vita, sa a cosa sta andando incontro, e nonostante tutto è lucidissimo nel lasciare i messaggi alle comunità che ha incontrato, e ricorda con sincera amicizia le persone che gli sono state vicine nel suo cammino. Per questo concludiamo con un grazie sincero perché attraverso voi suore e padri noi possiamo conoscere meglio il volto di Gesù. Isabella Marchesi
Adesso parliamo noi
ottiMa notiZia Ottima notizia la firma da parte dell’Italia del Trattato sul commercio di Armi. Alle Nazioni Unite il giorno 3 giugno si è svolta la cerimonia di firma del Trattato Internazionale sul Commercio di armi recentemente votato a larga maggioranza dall’Assemblea Generale. Un momento importante, che introduce un primo livello di regole sui trasferimenti di armamento, con sostegno e partecipazione da parte di tutti i principali paesi produttori di armi. Il Trattato entrerà in vigore con la ratifica da parte del cinquantesimo paese. Le organizzazioni facenti parte della Rete Italiana per il Disarmo (che fin dal 2004 sono state promotrici della mobilitazione italiana all’interno della campagna internazionale Control Arms) chiedono con forza al Governo e al Parlamento che l’Italia sia tra i primi dieci paesi a condurre in porto la ratifica del Trattato.
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a firma italiana del testo di Trattato internazionale sul Commercio di Armi (ATT) avvenuta a New York è un momento storico importante per chi da anni si batte contro la diffusione indiscriminata di armamenti nel mondo, e soprattutto per tutte le vittime (una al minuto) che subiscono violenza e morte per causa delle armi”. È questo il commento di Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo, in occasione dell’adesione formale dell’Italia al testo di Trattato approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questo primo accordo internazionale vincolante che inizia a regolamentare un commercio in armi e munizioni che supera annualmente gli 85 miliardi di dollari è stato sottoscritto anche da altri fra i principali paesi esportatori tra cui il Regno Unito, la Germania e la Francia, oltre agli esportatori emergenti come il Brasile e il Messico. Il Governo degli Stati Uniti prevede una propria firma entro la fine dell’anno. Nella sessione alle Nazioni Unite inoltre otto fra i paesi più colpiti dalla violenza del mondo metteranno la propria firma ufficiale al testo dell’ATT: Paesi teatro di conflitti devastanti come la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan apriranno la strada ad altre nazioni per il sostegno e la messa in opera del Trattato, nel tentativo tra gli altri di proteggere milioni di persone sfollate dalle loro case a causa della violenza armata. “Come già messo in evidenza dalle nostre organizzazioni, il testo di Trattato rappresenta un compromesso al ribasso voluto da diversi paesi (tra cui Stati Uniti, Russia, India e Cina) - sottolinea Maurizio Simoncelli vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo “e sono
molte ancora le lacune che la bozza non è riuscita a colmare. Ciò nonostante è altamente positivo che si siano iniziate a prevedere regole internazionali condivise in questo ambito, scelta che sconfigge chiaramente chi per interessi politici o economici è sempre stato contrario ad una regolamentazione del commercio delle armi”. Il lavoro però non è concluso e l’implementazione del Trattato (che diventerà effettivo e vincolante con la cinquantesima ratifica da parte di un Paese membro dell’ONU) dovrà prevedere poi sistemi e strutture di controllo e trasparenza adeguate all’effettiva realizzazione degli obiettivi di salvaguardia delle vite umane che ne hanno segnato fin dal principio il percorso. “In questo senso il ruolo dell’Italia potrà essere prezioso conclude Simoncelli - se consideriamo la grande esperienza su questo tema che il nostro Paese possiede dagli oltre venti anni di applicazione della legge 185/90 sull’export di armi”. Rete Italiana per il Disarmo Roma, 3 giugno 2013 Comunicato ai media
CAPITOLO GENERALE teMA: “Donne apostole, radicate nella Parola di Dio, osiamo essere germe di comunione e di speranza”.
“ViVete Unite … e CRedeRAnno” “ViV Gv. 17,21
DATA: dal 3 al 28 luglio 2013 lUogo: presso Nostra Signora Madre della Misericordia Via di Monte Cucco, 25 ∙ 00148 Roma Tel. 06 6533730 ∙ 6537082 e-mail: ancelledicristore@libero.it
CAPITOLO PROVINCIALE teMA: “Con il fuoco dello Spirito, INSIEME, per una nuova fraternità.
“ViVete Unite … e CRedeRAnno” Gv. 17,21
DATA: dal 18 al 31 agosto 2013 lUogo: presso Missionari Saveriani Via Urago, 15 ∙ 22038 Tavernerio (Como) Tel. 031 426007 e-mail: comunita@tavernerio-saveriani.it
appuntamenti
aPPUnTaMEnTI a
Il temi di questi Capitoli Generale e Provinciale 2013 delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli (NSA) sono frutto della nostra riflessione, preghiera e discernimento di fronte alle sfide del mondo di oggi. Essi esprimono il nostro desiderio di impegno di donne “apostole”, testimoni di comunione e di speranza.
opera del singolo, bensì della totalità dei fedeli. Questa totalità non risulta soltanto dalla somma delle persone che si trovano in chiesa in un
APPUNTAMENTI
noi […]. La liturgia non è
Riscoprire il Vangelo con le
“genti” di oggi
determinato momento, e non è La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana
neppure l’«assemblea» riunita. Essa si dilata oltre i limiti di uno spazio determinato e
tutta la sua energia. Il
abbraccia tutti i credenti della
lavoro apostolico, infatti, è
terra intera. E travalica anche
ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede
i limiti del tempo, in quanto
e il battesimo, si riuniscano
la comunità che prega sulla
in assemblea, lodino Dio nella chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore
Convegno MiSSionario dioCeSano Milano - ottobre 2013
Il progetto del convegno nasce dai 50 anni di missione ad Gentes della Chiesa ambrosiana: nel 1961 avvenne l’invio del primo Fidei donum. Il convegno vorrebbe essere un’occasione importante perché la diocesi rifletta sulla missione ad gentes quale “paradigma” della pastorale delle sue comunità cristiane. Desiderando sensibilizzare e preparare le comunità cristiane al convegno, verranno proposti degli appuntamenti specifici e significativi sul territorio. Ogni zona pastorale potrà vivere il convegno e riscoprire il valore della missione nella vita di ogni giorno coinvolgendo tutti i soggetti missionari presenti in diocesi. Sarà l’occasione per scoprire nuove realtà presenti sul territorio e avvicinare il mondo giovanile. Le 7 zone pastorali comunicheranno le date e i luoghi di questi incontri, i quali verranno aggiunti al calendario dettagliato di tutto il convegno.
terra si sente una cosa sola
il programma prevede momenti differenziati: Ottobre: eventi missionari a livello zonale/decanale alla scoperta dei “segni di speranza della missione” presenti anche sul territorio.
anche con i beati, che vivono
22-23 ottobre Due giorni di convivenza nel seminario di Seveso per i Fidei donum
nell’eternità.
25 ottobre giornata teologica assieme agli istituti missionari e realtà missionarie presenti in diocesi. 26 ottobre WorIshop missionario in Piazza Mercanti - Milano Veglia in Duomo con il mandato missionario
Sacrosanctum concilium 10
(da Romano Guardini, Lo spirito della liturgia, Brescia 1980)
27 ottobre Giornata missionaria
appuntamenti
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La liturgia non dice io, bensì
Rifletti “…Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato è un cristiano … non è cristiano! È un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato! questo ci dice che l’attesa del ritorno del Signore è il tempo dell’azione, noi siamo nel tempo dell’azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio non per noi stessi, ma per Lui, per la Chiesa, per gli altri, il tempo in cui cercare sempre di far crescere il bene nel mondo. E in particolare in questo tempo di crisi, oggi, è importante non chiudersi in se stessi, sotterrando il proprio talento, le proprie ricchezze spirituali, intellettuali, materiali, tutto quello che il Signore ci ha dato, ma aprirsi, essere solidali, essere attenti all’altro”. (Papa Francesco)
Prega Signore Gesù Cristo, mi hai indicato tu stesso una via per giungere a una fede reale, che contraddistingua tutta la mia vita. È la via dell’amore del prossimo che si manifesta attivo e pronto all’aiuto nella vita di ogni giorno. Su questa via io incontro te, ignoto e conosciuto. Guidami, o luce della vita, per questo sentiero. La mia fede in te è ancora in cammino; perciò io dico con l’uomo del vangelo: “Signore, io credo; aiuta la mia incredulità”. Guidami su questa tua via, tu che sei la via che porta al prossimo, tu che sei il fratello sconosciuto da noi ricercato, e che proprio così sei Dio. Ora e per sempre. Amen. Karl Rahner
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Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
L’ABC DELLA FEDE sito w w w .nsaita
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di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
La fede ecclesiale La fede è un atto difficile: lasciato solo l’uomo/donna dentro le forze del “mondo” che sono quasi tutte a servizio dell’incredulità, corre il rischio di non reggere. Per questo il Signore ha istituito la Chiesa come suo “corpo”, il corpo vivo di Cristo nel quale i singoli sono rianimati e sorretti. Anche la Chiesa è debole umanamente però ha la garanzia di Gesù: “le porte degli Inferi non prevarranno…”. La nostra è una fede “ecclesiale” non condizionata dalle opinioni anche geniali, ma sull’insegnamento di Gesù che continua negli apostoli e nei loro successori: “Chi ascolta voi ascolta Me…”. Per questo appartenere alla Chiesa Cattolica è una immensa fortuna; in essa diciamo sempre, alla Messa: “non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa…”. La Chiesa, appartenere alla Chiesa, è la tua forza o un peso? Perché? Percepisci come fortuna appartenere alla Chiesa, perché? Nei dubbi su tanti problemi, ascolti la Chiesa come se ascoltassi Gesù, oppure…? La fede nel Salvatore presente Il mezzo con cui Gesù raggiunge la massima intensità della sua presenza è il sacramento del “Corpo dato” e del “Sangue versato” posto nelle nostre mani sotto i segni del pane e del vino. L’Eucaristia realizza, con una pienezza che non avremmo mai immaginato, l’ultima promessa del Crocifisso vivo e glorificato: “Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Uniti a Gesù che rimane con noi possiamo vivere con gratitudine, con gioia… e anche lasciare che Lui asciughi le nostre lacrime…, nell’attesa del suo ritorno. Contemplo, gioisco, piango, prego, rinnovo la mia speranza davanti all’Eucaristia?
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