scheda
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
v i s i t ate i l n o s t ro
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Indirizzi ALGERIA sr FERRARIO Flora
di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
Che fai tu luna … in ciel e io che sono? È la prima domanda che devo farmi ed è la prima risposta che devo ricercare per me. Solo se vado a fondo di questa domanda e ascolto qualche risposta cercando di metterla in pratica posso dire di avere fede. Mi faccio questa domanda e rischio di seguire una risposta? Quale? Se riconosco di esistere perché dipendo da un Mistero (Dio), se riconosco che il Mistero si è fatto presente in Gesù, se rischio di fare come Gesù propone mediante la Chiesa, allora ho la fede cristiana.
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BURKINA FASO sr COMI Alma B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · comi.alma@yahoo.fr
TOGO sr PROFUMO Etta B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE
È questo il motivo della mia fede cristiana? Questo significa riconoscere, dare la nostra personale risposta alla proposta che Dio (Mistero) ci ha fatto, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. È un dono che non si può tenere solo per se stessi ma che vogliamo offrire a tutti, altrimenti saremmo isolati, sterili, ammalati. L’annuncio del vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo. La solidità della nostra fede a livello personale e comunitario, si misura anche dalla capacità di comunicarla agli altri, di diffonderla, di testimoniarla a quanti incontriamo e condividono con noi il cammino della vita”. (Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale) È per questo che sto vivendo, oggi, la mia vita missionaria? L’umanità oggi è un insieme di popoli, di famiglie, di individui che si spostano, regioni tradizionalmente cristiane nelle quali cresce il numero degli indifferenti, battezzati che fanno scelte di vita che li conducono lontani dalla fede … viviamo un momento di crisi che tocca vari settori dell’esistenza non solo quello economico … è urgente portare il messaggio che Dio è vicino, che Gesù è la strada … e poi la sofferenza di tanti cristiani che soffrono persecuzioni …”. Vivo questa realtà nello scoraggiamento o nella preghiera? Come vivo, concretamente, la consapevolezza che non si può annunciare Cristo senza la Chiesa?
Regina Apostolorum nsa
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COSTA D’AVORIO sr MARTINELLI Marisa
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Rivista Trimestrale Anno 26
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L’ABC DELLA FEDE FEDE E MISSIONE OGGI
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DIO della VITA, GUIDACI alla GIUSTIZIA e alla PACE MESSAGGI AL MONDO
ALLARGARE I CONFINI DELLA FEDE
come un fatto scontato, ma sa che questo dono di Dio deve essere nutrito e rafforzato, perché continui a guidare il suo cammino.
“
Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa,
CONVEGNO MISSIONARIO GIORNATA TEOLOGICA • 25 ottobre 2013 ore 9.00
Accoglienza e preghiera
ore 9.30
Saluto iniziale Mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale per la Missione Introduzione generale Don Antonio Novazzi, Responsabile Ufficio per la Pastorale Missionaria Saluto del Presidente della Commissione Missionaria Regionale S. Ecc. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
ore 10.00
Prima relazione LA PRASSI MESSIANICA DI GESÙ Mons. Gianantonio Borgonovo, Biblista, Arciprete del Duomo
ore 11.00
Pausa
ore 11.30
Comunicazione IL MONDO NELLO SGUARDO CREATORE DI DIO Prof. Silvano Petrosino, Filosofo, Università Cattolica Milano
ore 12.15
Scambio con l’assemblea
ore 13.00
Pranzo
ore 14.30
Seconda relazione CHIESA E MISSIONE NELL’ORIZZONTE DEL POST-CONCILIO Prof. Carmelo Dotolo, Teologo, Università Urbaniana Roma
ore 15.30
Pausa
ore 16.00
Comunicazione «AD GENTES» COME OSSERVATORIO E LABORATORIO DELLA MISSIONE Temi e problemi emergenti p. Mario Menin, Direttore della rivista «Ad Gentes»
riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia. Fede, speranza e carità costituiscono, in un mirabile intreccio, il dinamismo dell’esistenza cristiana verso la comunione piena con Dio. Com’è questa via che la fede schiude davanti a noi? Da dove viene la sua luce potente che consente di illuminare il cammino di una vita riuscita e feconda, piena di frutto?
ore 16.45
Scambio con l’assemblea
ore 17.15
Qualche spunto per ripartire Mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale per la Missione Saluti e congedo Don Antonio Novazzi, Responsabile Ufficio per la Pastorale Missionaria Sede dell’incontro
CENTRO PASTORALE
(Lettera Enciclica “Lumen Fidei” 2013)
Via S. Carlo 2, Seveso È richiesta l’iscrizione (e-mail missionario@diocesi.milano.it - tel. 02/8556.232) Quota di partecipazione di € 10,00 (pranzo incluso)
APPUNTAMENTI
presuppone mai la fede
APPUNTAMENTI
La chiesa non
Rifletti Vi do’ una notizia un po’ riservata. Vi rivelo un segreto; ma, mi raccomando, resti tra noi. La notizia è questa: grande è la fortuna di noi credenti. Grande è la fortuna di chi è «cristiano»; cioè appartiene, sa di appartenere, vuole appartenere a Cristo. Però non andate a dirlo agli altri: non capirebbero. E potrebbero anche aversela a male: potrebbero magari scambiare per presunzione il nostro buon umore per la felice consapevolezza di quello che siamo; potrebbero addirittura giudicare arroganza la nostra riconoscenza verso Dio Padre che ci ha colmati di regali. C’è perfino il rischio di essere giudicati intolleranti: intolleranti solo perché non ci riesce di omologarci, disciplinatamente e possibilmente con cuore contrito - alla cultura imperante; intolleranti solo perché non ci riesce di smarrirci, come sarebbe «politicamente corretto», nella generale confusione delle idee e dei comportamenti. Un’altra grande fortuna di coloro che sono «di Cristo» è quella di essere liberi. Ecco quanto Cristo ci ha promesso: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). (Card. Giacomo Biffi)
Prega Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti ringrazio per il tuo amore per me e per tutto il mondo, e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad amare! Amen. Beata Madre Teresa
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Editoriale
SONO LORO… M
issionari … ma chi sono? Nei miei numerosi viaggi nel mondo per diffondere l’idea e la pratica dell’integrazione dei bambini disabili nella scuola di tutti, ho incontrato molti missionari e missionarie, nei posti più sperduti fra le montagne o nel cuore delle baraccopoli: quelli anziani ormai così integrati da vivere come una violenza il ritorno forzoso, o meglio l’esilio in Italia, e quelli giovani, presenze vive e sofferte in situazioni estreme. … Sono loro che sollecitano le nostre coscienze con i racconti di prima mano dei valori e dei problemi dei popoli del sud del mondo. … Sono loro che vivendo sui confini di culture diverse ci interrogano sulla nostra capacità concreta di ascolto e dialogo, quando una voce troppo alta e ingiusta
interpella il nostro modo di vivere la solidarietà e la compassione. … Sono loro che sanno coniugare fede carità e sono stimolo forte e talvolta inquietante per noi, che ci crogioliamo nel nostro cristianesimo “con misura” e non sempre cogliamo la sintesi incarnata fra servizio al fratello che soffre e Parola che dà senso alla sofferenza, Parola che si è fatta uomo per condividere il nostro dolore. … Sono loro che ci suggeriscono, con i loro racconti e la loro testimonianza che la missione è una dimensione del cuore e della mente che si fa ascolto, riconoscimento dei bisogni di chi è straniero “a casa nostra”, aiuto non invasivo, presenza discreta e calda che permette alle parole della Buona Novella di trasparire attraverso il nostro agire. Voglio concludere con un ricordo personale; anni sessanta, padre Mitzi missionario francescano maltese in Zambia; gira sempre con un quadernetto in cui annota le nuove parole o le forme linguistiche sconosciute di una delle tante lingue (ne conosce ben già due) parlate in Zambia. Gli chiedo come mai? Mi risponde con parole che mi hanno commosso e ricordo ancora: … “Perché voglio che le parole di Gesù non perdano nulla della loro ricchezza spirituale ed umana nella mia traduzione quando commento il Vangelo”. Amore che si fa lingua per condividere la Buona Novella. Rita Sidoli, Milano
F raternità,
F ondamento e V ia per la pace È il tema della 47ª Giornata Mondiale per la Pace (1 gennaio 2014), la prima di Papa Francesco. Sin dall’inizio del suo ministero di vescovo di Roma, il Papa ha sottolineato l’importanza di superare una «cultura dello scarto» e di promuovere la «cultura dell’incontro», per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico. La fraternità è fondamento e via per la pace. Essa deve improntare tutti gli
Rivista Trimestrale Anno 26. n. 3 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali. Papa Francesco la propone per dare un volto più umano al mondo.
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ASSOCIATA ALLA associazione stampa missionaria italiana iscritta all’unione stampa periodica
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Sommario 4
10
Vita nsa
La COMUNITÀ è MISSIONE
20
28
I “nipotini” di
ZORGHO ragazzi in cammino…
Essere semi di
COMUNIONE e di SPERANZA
16
Dalla missione
32
La nostra
36
MANIOCA, GARI, TAPIOCA
FATTORIA
risorse di Kolowaré
Messaggi al mondo
ALLARGARE I CONFINI DELLA FEDE
Dalla parte di
Camminando...
Adesso parliamo noi
Nel nome del
38
Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace
42
In una grande apertura di CUORE
44
Riconoscere i
VANGELO
VERI VALORI della vita
24
Profili
ESSERE per gli ALTRI
46
Le RAGIONI di una SCELTA
Vita nsa
COMUN è MISSIO
La
Foto di gruppo delle partecipanti
NITÀ ONE
5
D
al 19 al 31 agosto abbiamo celebrato il nono Capitolo della nostra Provincia Italiana. Ci siamo riunite presso la comunità dei Padri Saveriani a Tavernerio (CO). Eravamo in 15 accompagnate in veste di moderatore da P. Luigi Zucchinelli. Ogni Capitolo è un avvenimento importante, preparato da tutte le suore, nelle diverse comunità secondo le indicazioni delle nostre Costituzioni: “Il Capitolo provinciale è un’assemblea di studio, di riflessione e di discernimento. Permette alle suore di partecipare più attivamente al lavoro apostolico ed al progresso spirituale della Provincia”. Si tiene ogni cinque anni, vi partecipano il Consiglio Provinciale ed un certo numero di suore votate dalle altre consorelle, scelte per essere “delegate” a nome di tutte. Ogni Capitolo è rappresentato da un “logo” che sintetizza i desideri, le intenzioni, i progetti che devono orientare la Provincia nei cinque anni prossimi. Per questa volta abbiamo scelto: “Con il fuoco dello Spirito insieme per una nuova fraternità” “vivete unite … crederanno”. Nella riflessione, nel confronto e nella preghiera, abbiamo valutato ogni aspetto della nostra vita e della nostra missione per verificare la nostra conformità al Signore, al Carisma del nostro Fondatore, alla nostra storia di annunciatrici del Vangelo nella Chiesa. Le parole che abbiamo scelto come orientamento e guida per i prossimi cinque anni sono: • La Comunità è Missione • Lo Spirito Santo è il fuoco vivifica la missione rinnovando i cuori • Insieme, in ascolto dello Spirito, siamo chiamate a vivere una nuova fraternità
6
Vita nsa
IN ASCOLTO Missione insieme … “… Quella dello Spirito Santo e della chiesa, nel lavorare insieme, nel camminare insieme, nella condivisione reciproca con le NSA dei beni spirituali. La Trinità, prima forma di missione, di comunione di vita che non è inclusione ma apertura. In questo “insieme” le NSA hanno un posto di rilievo con i laici e tutti coloro che hanno a cuore il desiderio del Regno. Animazione, che vuol dire comunicare l’anima e la nostra anima è marcata dalla missione. Importante prima di tutto collaborare con la chiesa italiana che ci ha dato la fede, ci ha educato alla preghiera, al perdono, alla carità. Noi siamo questa chiesa e essa stessa non sarebbe completa senza di noi. Alla missione, all’animazione si deve dare il cuore”. P. Luigino Frattin, Provinciale SMA, Società Missioni Africane, Italia
Trovare forme, modelli, stili di vita più umani “… In questi tempi occorre avere atteggiamenti di benedizione. Sono tempi duri! Il Capitale ha spinto al desiderio collegato al consumo. Esisto perché consumo. Consumo infinito, debito infinito. Questo, però, è finito nel 2008. Si aprono degli spazi più equi, più intelligenti. Vie di pacificazione tra denaro e cose. Si avranno meno cose ma gli si attribuirà un valore più positivo. Siamo alla ricerca di nuovi modelli di democrazia. Finita l’dea che il mondo gira intorno a me. Il proprio io nel Vangelo non esiste. Esiste la persona, il tu. Con l’io esagerato percepiamo la fragilità che è una percezione relazionale che chiama in causa l’aver cura, il prestare attenzione. Occorre da una parte custodire il valore, non conservare la forma. Dall’altra avere il coraggio di osare. Osare delle alleanze nuove anche nel fidarsi dei laici. Da soli non ce la faremo. Aprirsi, cercare alleanze. Credere che intorno a noi ci sono cose belle e che queste ultime sono interessate a noi. Alleanze tra generazioni. Far transitare il valore. Non dobbiamo credere nel futuro ma sperare nell’Invisibile che è già all’opera. Siamo in un tempo profondamente spirituale perché stiamo cambiando paradigma…”. Dott. Dotti Johnny
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IN ASCOLTO Missione oggi: museo o mostra itinerante? “È tempo di restauro … riportiamo lo splendore dei colori della missione nel popolo di Dio. Ritornare ad essere itineranti nelle chiese locali in Italia come profezia e stile missionario. Mostrare che è possibile la fraternità umana che nasce dal Vangelo. Pellegrini insieme agli uomini e donne di altre religioni. Aprire con le chiese italiane il “libro della missione” per ricreare l’immaginario di cui vive l’uomo europeo per una cultura della speranza nella compassione e nella solidarietà. La forza della fragilità”. Don Valentino Sguotti, ex direttore CMD di Padova
Costruire delle comunità veramente evangeliche “La gioia è la condizione necessaria per una vita evangelica. Oggi, la vita comunitaria è fortemente provata, è fragile, ma resta una testimonianza in sé che ha prezzo, valore. Non c’è opposizione tra vita fraterna e vita apostolica, al contrario… La nostra forma di vita richiede scelte radicali. Quando relativizziamo la vita comunitaria, quello che perdiamo per prima cosa è quello che invece gli dà gusto”.
Mons. Jean Paul Vesco, vescovo di Orano, Algeria
I giovani sono quelli di sempre “… Occorre risvegliare nelle nostre comunità, nelle diocesi l’amore per il Signore. Il mondo giovanile ha voglia di vivere la propria fede con un “tono alto”. Oggi, i giovani hanno un grande bisogno di interiorità ma vivono una vita molto veloce e ricca di tante opportunità. La questione “tempo” è fondamentale e spesso velocità non fa rima con profondità. Uno stile di vita frammentato e i processi naturali di crescita richiedono, al contrario, pazienza, tempi lunghi. Ci si accorge nello stare con loro che il Signore lavora nel loro cuore, nella loro vita”.
Mons. Niccolò Anselmi, Parroco alle Vigne, Genova
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Vita nsa La Comunità è Missione La comunità religiosa è costituita da persone chiamate da Cristo a seguirlo imitando la sua vita. La presenza del Signore la trasforma luogo in cui vivere e diffondere la comunione. La comunione fraterna è segno distintivo di una vita data per il Regno di Dio. Solo così una comunità è missione e può diventare segno dell’amore di Dio che in Gesù vuole riunire tutta l’umanità. Un segno è qualcosa che si vede, che si tocca, che si incontra. Ciò significa che dobbiamo lasciarci abitare e trasformare dai valori che sono alla base della nostra vocazione, viverli e testimoniarli nella vita di ogni giorno. “Andare nel mondo intero” per annunciare il Vangelo, ci chiede di lasciare tutto senza calcoli, senza chiusure, senza paure.
Da destra: sr. Marta Pettenazzo, Provinciale, sr. Margherita Alberti, Assistente, sr. Annamaria Schiavon, Consigliera
Lo Spirito Santo è il “fuoco” Il fuoco è fonte di calore e di luce, ha il potere di attirare a sé l’attenzione e di raccogliere le persone attorno a sé come avviene nel fuoco da campo o attorno ad un caminetto… Fuoco è la missione del Signore: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (Lc 12,49). La missione di Gesù è continuata dallo Spirito Santo: il fuoco dello Spirito è simbolo della carità che si manifesta come amore che scalda i cuori, vincendo la freddezza e l’indifferenza che spesso attanagliano le persone, rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, dell’amore sull’egoismo. Lo Spirito agisce nella Chiesa e nel mondo, trasforma i cuori, suscita apostoli diffondendo il fuoco di Cristo uomini, affinché a loro volta siano testimoni dell’amore di Dio.
Insieme, in ascolto dello Spirito, siamo chiamate a vivere una nuova fraternità Lo Spirito viene dal Padre con la missione di portare tutti a Cristo, di farlo conoscere intimamente affinché quelli che lo accolgono diventino in Lui “creature nuove”, specchiandosi nel suo Vangelo. Chi segue Cristo è sempre “nuovo”, perché non finisce mai di aprirsi all’amore di Dio e di viverlo nelle sue esigenze. Noi desideriamo vivere questa esperienza di novità insieme, in comunità che siano sempre più fraterne, aperte ed accoglienti. Consapevoli delle nostre fragilità, mettiamo la nostra povertà e piccolezza nelle mani di Dio affinché lo Spirito ci renda capaci di vivere fedelmente la nostra vocazione missionaria di Suore di Nostra Signora degli Apostoli. Suor Marisa Bina, NSA
MESSAGGIO FINALE DEL CAPITOLO PROVINCIALE NSA 2013
A tutte le suore Con il fuoco dello Spirito, INSIEME, per una nuova fraternità. Al termine dei lavori di questo Capitolo, vissuto nella fraternità e nella condivisione accogliamo i nuovi orientamenti aprendoci al futuro della nostra Provincia con rinnovata gioia e fiducia nel Signore. Pur nella nostra fragilità, in questo momento storico di crisi economica e spirituale, ci sentiamo animate dalla certezza che il Signore ci accompagna per rispondere agli appelli che ci giungono dalla Chiesa e dal mondo. Siamo coscienti che l’Annuncio del Vangelo inizia dalla nostra testimonianza di vita personale e comunitaria. Desideriamo viverla in fraternità interculturali, sempre più aperte e accoglienti rispondendo all’opzione del nostro Istituto per la missione SUD/NORD Ci orientiamo in modo particolare verso i giovani, gli immigrati e le donne in difficoltà, attraverso un rinnovato impegno nell’Animazione Missionaria e Vocazionale osando nuove “alleanze” per condividere il Carisma e la Spiritualità. Portiamo la Missione nel cuore restando disponibili a partire e al cambiamento consapevoli che “l’andare” là dove il Signore ci chiama è segno di fecondità per il Regno. Desideriamo esprimere la nostra gratitudine alle consorelle anziane e malate. L’esempio della loro vita donata nella fedeltà e nell’amore è una ricchezza e una forza per l’impegno missionario di tutta la Provincia. Vogliamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo, che è l’anima della Missione, per comunicare a tutti la gioia della fede e dell’incontro con Gesù Cristo. A Maria, Regina degli Apostoli, affidiamo il cammino delle nostre comunità perché restando unite … “compiremo meglio l’opera di Dio” (P. A. Planque)
“Vivete unite … e crederanno” Gv 17,21
9
Vita nsa
Essere semi di COMUNIONE e di SPERANZA XVI CAPITOLO GENERALE NSA - LUGLIO 2013
D
al 3 al 31 luglio, 43 sorelle missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, di varie lingue, colore, nazionalità, rappresentanti le diverse Province e Distretti dell’Istituto (Africa Francofona, Ghana, Nigeria, Botswana, Egitto, Algeria, Libano, Argentina, Canada, Irlanda, Francia, Italia), ci siamo ritrovate a Roma nella casa delle Suore di Monte Cucco per celebrare il Capitolo Generale. La guida semplice, sicura e precisa di padre David Gleenday (MCCJ), fin Nuova Equipe Generale
dall’inizio ha creato serenità e sicurezza, animando i cuori di ciascuna alla collaborazione nella fraternità. Nel messaggio di apertura, Sr. Felicia Harry, superiora generale, ha ricordato che l’obiettivo del Capitolo è di celebrare la vita dell’istituto e rinnovare il nostro dinamismo missionario. Ciò richiede di essere profondamente innamorate di Dio per condividere la sua compassione per l’umanità, in un mondo oggi più che mai fratturato e assetato di giustizia e amore.
“
… Come di persone che portano la Buona Notizia agli altri così noi, Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, con la nostra vita dobbiamo far risplendere la Buona Notizia che abbiamo nel cuore (…) Dobbiamo conoscere la profondità del nostro cuore, dobbiamo essere persone che “possono condividere le gioie, le speranze, le angosce e le sofferenze della gente.
“
Il cardinale Peter Turkson, presidente del “Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace”, ha celebrato l’Eucaristia d’apertura in un clima di gioia semplice e solenne, facendoci sentire in profonda comunione con tutta la Chiesa. Il tema del Capitolo : “Apostole, radicate nella Parola di Dio, osiamo essere semi di comunione e di speranza” ci ha unite e spronate nel cammino. Un primo tempo è stato dedicato a rivisitare la nostra storia ritornando alle origini dell’avventura missionaria della nostra famiglia, segnate da grande fede, coraggio e audacia apostolica delle sorelle che ci hanno precedute. In un secondo tempo abbiamo posato lo sguardo sulla nostra realtà presente attraverso la vivace e creativa presentazione - in forma di mercato - delle diverse Province e Distretti. La varietà e la ricchezza di ogni entità, indicava la vastità della missione e le diverse forme in cui siamo chiamate a viverla. Questo ci ha fatto constatare con gioia la crescita della coscienza di essere un solo corpo NSA, unito e solidale nell’impegno per la missione Ad Extra. La seconda settimana una bella passeggiata ad Assisi, a contatto con la spiritualità di S. Francesco, ci ha ricaricate nel corpo e nello spirito. Il momento importante sono state le giornate dedicate alla preghiera, al silenzio e al discernimento per l’elezione del nuovo Consiglio Generale. In clima di serenità e comunione, guidate dallo Spirito Santo, abbiamo riconfermato Sr. Felicia Harry nostra Superiora Generale e due sue consigliere, Sr. Denise e Sr. Daniela, insieme ad una nuova assistente, Sr. Mary T. Barron. Le settimane che hanno seguito ci hanno visto impegnate:
11
(dal discorso di apertura al 16° Capitolo Gen. 2013, Sr. Felicia Harry)
- nell’ascolto di varie esperienze di missione e di impegno per la giustizia e la pace, - nella ricerca e discernimento della volontà di Dio sul nostro Istituto per i prossimi 5 anni, con tempi di lavoro personale, in gruppo e in assemblea. Così abbiamo elaborato gli orientamenti
Suor Felicia Harry, Superiora Generale, con le partecipanti dall’Italia
12
Vita nsa per ogni tema trattato. Il clima di famiglia e di ascolto fraterno ha favorito le decisioni prese insieme. Carisma e Missione: le periferie sociali ci interpellano e ci chiedono di essere più audaci nella nostra scelta di andare verso i poveri nella Missione Ad Gentes. Diamo priorità ai bisogni delle donne, dei giovani e dei bambini. Accresciamo il nostro impegno per promuovere la Giustizia, la Pace, la Salvaguardia del Creato, il dialogo ecumenico e interreligioso, la Non Violenza Evangelica. Abbiamo affermato il valore delle comunità di suore anziane che, vivendo la dimensione contemplativa della missione, sostengono l’azione missionaria delle sorelle impegnate nei diversi campi apostolici. Abbiamo sottolineato l’importanza dell’interscambio fra le Provincie, della collaborazione con i padri SMA e con gli altri Istituti, con i laici, con la Chiesa locale e con i vari organismi impegnati nella società. Abbiamo scelto di incrementare la missione Sud/Nord impegnandoci in progetti precisi che rispondano al nostro carisma. Abbiamo accolto la proposta di: • aprire una seconda comunità in Botswana; • fare della Tanzania una Regione, visto Gruppo di partecipanti
che abbiamo 3 comunità e un postulato che ha inviato le due prime giovani in noviziato in Nigeria; • ci siamo impegnate a sostenere i distretti di Algeria e Argentina. Affermando che la comunità è missione, ci siamo ridette l’importanza di curare la vita comunitaria perché il nostro modo di vivere insieme sia una testimonianza, come detto nelle nostre Costituzioni. La formazione iniziale e permanente continua sul cammino ormai ‘collaudato’ dei due noviziati internazionali, dell’interculturalità, dell’apertura e della partecipazione. Parlando delle Finanze, abbiamo chiesto che si viva sempre di più la solidarietà a tutti i livelli (Province, Distretti, comunità) per sostenere l’impegno verso i poveri, e la trasparenza per aiutarci a vivere la nostra scelta di povertà. La Provincia d’Africa francofona, composta da sei Paesi, ha esposto in Capitolo il suo bisogno di avere delle strutture più adeguate e funzionali alla sua situazione geografica e demografica. Accogliendo la proposta di dare vita a 3 Province e 2 Distretti, il Capitolo ha invitato a continuare il cammino di ristrutturazione della Provincia d’Africa Francofona accompagnate dal Consiglio Generale. Il mese è volato… e ci siamo ritrovate alla fine del Capitolo, felici e coinvolte nella vita del nostro Istituto, della nostra famiglia… Sì, perché è stato un mese davvero vissuto in spirito di famiglia secondo il ‘sentire’ di P. Planque, con la semplicità e la passione della comune vocazione: chiamate insieme per annunciare l’Amore di Dio rivelato da Gesù al mondo, a vivere in Lui per essere “semi di comunione e di speranza” dentro ciascuna delle nostre realtà. Sr. Annarosa Crippa, NSA
In ascolto “Con Gesù c’è la gioia nel cuore” P. Planque
Dove stiamo andando? Verso quale missione lo Spirito Santo ci orienta?
D
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obbiamo cercare sempre Gesù. Conservare sempre Dio dentro di noi. Niente di ciò che facciamo è completo. Il Regno di Dio è sempre di più. Noi piantiamo, altri raccoglieranno. Non possiamo fare tutto. Questo ci fa vivere con un sentimento di libertà. Noi facciamo la nostra parte il resto lo lasciamo al Signore. In quest’opera noi siamo solo operai della Sua Vigna. … Come di persone che portano la Buona Notizia agli altri cosi noi, Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, con la nostra vita dobbiamo far risplendere la Buona Notizia che abbiamo nel cuore (…) Dobbiamo conoscere la profondità del nostro cuore, dobbiamo essere persone che “possono condividere le gioie, le speranze, le angoscie e le sofferenze della gente. dal discorso di apertura al 16° Capitolo Gen. 2013, Suor Felicia Harry
obbiamo immaginare la vita religiosa in modo creativo. Siamo chiamate a condividere con tutti la solidarietà perché siamo in una famiglia globale. Siamo legati insieme, connessi, includere tutti, abbracciare tutti. Occorre incoraggiare la gente ad essere in solidarietà. E per questo ispirarci alla vita intima di Dio, la comunione (Giov. Paolo II). La solidarietà come dimensione profetica della vita missionaria. Entrare in rete con altri gruppi che lavorano in questo senso: Giustizia, Pace, Integrità del creato (GPIC) andare là dove ci sono questi cammini, questi incroci, per incontrare i più emarginati. Occorre un nuovo paradigma, nuove priorità, nuovi modelli di collaborazione con tutti gli uomini e donne di buona volontà. Dentro di noi c’è un’intuizione profonda, una sorgente che è la capacità profonda di immaginare qualcosa che è radicato nelle profondità del mondo e che può far nascere qualcosa di nuovo. Occorre essere dei cercatori. Non essere legati ma andare verso le periferie del mondo. Avere l’immaginazione di Dio un’immaginazione mistica. Scoprire la profondità di ciò che dobbiamo essere e fare. Un nuovo paradigma di solidarietà e di profezia. Gesù si è servito di parabole, di racconti metaforici per spiegare la vita vissuta pienamente. Le immagini sono
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Vita nsa
potenti! Papa Francesco è metaforico. Occorre trovare nuove forme di tendere la mano oggi. L’incontro di Gesù con la Samaritana dà l’inizio a un processo di trasformazione. Una nuova avventura spirituale. Una passione per Gesù e per tutti gli esseri umani. Occorre per questo abbracciare le nostre ferite, versarci sopra l’olio della compassione e il vino della consolazione. Prendere il rischio anche nella nostra vulnerabilità per andare più lontano nella nostra relazione con Dio. Cercare le sorgenti vive che ci abitano nel profondo. Cercare nuovi pozzi di acqua viva (…). Un cammino che va dalla debolezza alla forza. Quando non avremo più niente saremo più profetiche. La trasformazione avverrà quando raggiungeremo delle relazioni più semplici. È Dio ad indicarci il cammino. Suor Patricia Murry, missionaria in Sud-Sudan, Africa
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esù, come ai discepoli di Emmaus (Lc. 24,13-35) si avvicina e cammina con noi. Gustiamo l’umiltà di Dio. Di essere sorpresi dalla sua insistenza ovunque andiamo. Gesù si avvicina, cammina insieme. Non dice nulla. La prima parola è il silenzio. I silenzi del Signore salvano. Rappresentano la sua pazienza. Ci aspet-
ta per poterlo ascoltare. Un silenzio di rispetto. Dio rispetta il nostro cammino, non invade, non si impone nella nostra vita. Quali silenzi hanno parlato nella mia vita? Gesù risorto si comunica, predica e trasmette la Buona Notizia. Si avvicina e fa un pezzo di strada con noi … e pone delle domande. Camminando Gesù chiede di raccontare un’esperienza, la nostra storia, anche di Istituto. Gesù ci guida, ci spiega le Scritture e ci invita a percorrere queste Scritture. La missione è nata dall’ascolto della Parola. Gesù vuole portare i suoi discepoli a capire che il Padre è fedele alle sue promesse. Come possiamo essere la fedeltà del Padre? La fedeltà del Padre prende la nostra carne. P. David Glennday, MCCJ, Animatore del Capitolo
Perché è importante parlare di interculturalità?
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erché il mondo è diventato più piccolo. L’interculturalità è una grande ricchezza per l’Istituto ma dobbiamo viverla nello Spirito che ci dice che noi abbiamo bisogno gli uni degli altri. L’essere umano ha paura della differenza (la vorremmo eliminare). Gesù ci dice che la differenza
15 invece è bella e ci parla di comunione. Siamo tutti responsabili del clima di pace nelle nostre comunità. È una conversione di tutti i giorni. Siamo chiamati ad essere strumento di pace non solo fuori ma dentro nella mia comunità. Se il Signore abita in noi ci aiuta a costruire la pace, la dolcezza perché Lui stesso ci dice: “sono dolce e umile di cuore”. Dobbiamo partire dalla convinzione che posso cambiare solo me stessa. Certo non posso cambiare la mia cultura ma nel profondo devo cambiare non pretendere di cambiare l’altra. Occorre entrare nella cultura del Vangelo. Diminuire perché l’altro cresca. Dio ha fatto spazio a tutti. Dobbiamo lasciare che l’altro sia pienamente se stesso. Paolo ci parla di larghezza, lunghezza, altezza, profondità. Larghezza: è l’atteggiamento di apertura che è disponibilità ad avventurarsi al di là di quello che si conosce. È una grazia da chiedere. L’apertura è conoscere la propria cultura e interrogare la cultura dell’altro. Mi interesso della cultura dell’altro. È prendere il linguaggio dell’altro. Tutto quello che non è espresso dalle parole. Nel linguaggio dell’amore per esprimere il proprio affetto un autore francese Gary Chapman dà cinque interpretazioni: i regali, i gesti di affetto, i servizi-disponibilità, parole gentili, momenti di qualità. E. Bianchi: “solo chi non ha paura di scendere la profondità non ha paura di incontrare l’alterità”. C’è anche una chiamata alla conversione comunitaria. Occorre puntare sulla qualità della comunità. Cosa possiamo cambiare? Pregare lo Spirito Santo. Vivere il perdono. Intrattenere un clima di fiducia, di serenità. Imparare ad ascoltarci, ad esprimerci nella logica della comunione. Esprimersi è un modo di darsi. Suor M. Letizia, domenicana
Messaggi al mondo Suor Giuliana Bolzan insieme ad altre consorelle NSA (Nigeria)
Suor Liliana Parlanti NSA (Algeria)
ALLARGARE I CO Pubblichiamo ampi stralci del messaggio
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ari fratelli e sorelle, quest’anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo l’Anno della fede, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo. In questa prospettiva, vorrei proporre alcune riflessioni.
LA FEDE È DONO PREZIOSO DI DIO, il quale apre la nostra mente perché lo possiamo conoscere ed amare (…). La fede, però, chiede di essere accolta, chiede cioè la nostra personale risposta, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. È un dono, poi, che non è riservato a pochi, ma che viene offerto con generosità. Tutti dovrebbero poter sperimentare la gioia di sentirsi amati da Dio, la gioia della salvezza! Ed è un dono che non si può tenere solo per se stessi, ma che va condiviso. Se noi vogliamo tenerlo soltanto per noi
17 Suor Patricia Mc Menamin, NSA, Argentina
P. Marcos Delgado, SMA, Benin
NFINI DELLA FEDE per la Giornata Missionaria Mondiale 2013 stessi, diventeremo cristiani isolati, sterili e ammalati. L’annuncio del Vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo ed è un impegno costante che anima tutta la vita della Chiesa (…). Ogni comunità è “adulta” quando professa la fede, la celebra con gioia nella liturgia, vive la carità e annuncia senza sosta la Parola di Dio, uscendo dal proprio recinto per portarla anche nelle “periferie”, soprattutto a chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscere Cristo. L’ANNO DELLA FEDE, a cinquant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, è di stimolo perché l’intera Chiesa abbia una
rinnovata consapevolezza della sua presenza nel mondo contemporaneo, della sua missione tra i popoli e le nazioni. La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i “confini” della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito di allargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunità cristiane: «Poiché il popolo di Dio vive nelle comunità, special-
Messaggi al mondo mente in quelle diocesane e parrocchiali, ed in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni» (Decr. Ad gentes, 37). Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo. Spesso L’OPERA DI EVANGELIZZAZIONE TROVA OSTACOLI non solo all’esterno, ma all’interno della stessa comunità ecclesiale. A volte sono deboli il fervore, la gioia, il coraggio, la speranza nell’annunciare a tutti il Messaggio di Cristo e nell’aiutare gli uomini del nostro tempo ad incontrarlo (…). Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre, con rispetto, l’incontro con Cristo, di farci portatori del suo Vangelo. Gesù è venuto in mezzo a noi per indicare la via della salvezza, ed ha affidato anche a noi la missione di farla conoscere a tutti, fino ai confini della terra. Spesso vediamo che sono la violenza, la menzogna, l’errore ad essere messi in risalto e proposti. È urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del Vangelo con l’annuncio e la testimonianza, e questo dall’interno stesso della Chiesa. Perché, in questa prospettiva, è importante non dimenticare mai un principio fondamentale per ogni
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Ciascuna comunità è quindi interpellata e invitata a fare proprio il mandato affidato da Gesù agli Apostoli di essere suoi «testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8), non come un aspetto secondario della vita cristiana, ma come un aspetto essenziale: tutti siamo inviati sulle strade del mondo per camminare con i fratelli, professando e testimoniando la nostra fede in Cristo e facendoci annunciatori del suo Vangelo.
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evangelizzatore: non si può annunciare Cristo senza la Chiesa. Evangelizzare non è mai un atto isolato, individuale, privato, ma sempre ecclesiale (…). L’UOMO DEL NOSTRO TEMPO HA BISOGNO DI UNA LUCE SICURA che rischiara la sua strada e che solo l’incontro con Cristo può donare. Portiamo a questo mondo, con la nostra testimonianza, con amore, la speranza donata dalla fede! La missionarietà della
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Gesù è venuto in mezzo a noi per indicare la via della salvezza, ed ha affidato anche a noi la missione di farla conoscere a tutti, fino ai confini della terra(...) È urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del Vangelo con l’annuncio e la testimonianza, e questo dall’interno stesso della Chiesa.
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Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. La Chiesa - lo ripeto ancora una volta non è un’organizzazione assistenziale, un’impresa, una ONG, ma è una comunità di persone, animate dall’azione dello Spirito Santo, che hanno vissuto e vivono lo stupore dell’incontro con Gesù Cristo e desiderano condividere questa esperienza di profonda gioia, condividere il Messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato. È proprio lo Spirito Santo che guida la Chiesa in questo cammino. Vorrei incoraggiare tutti a FARSI PORTATORI DELLA BUONA NOTIZIA DI CRISTO e sono grato in modo particolare ai missionari e alle missionarie, ai presbiteri fidei donum, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici - sempre più numerosi - che, accogliendo la chiamata del Signore, lasciano la propria patria per
servire il Vangelo in terre e culture diverse. Ma vorrei anche sottolineare come le stesse giovani Chiese si stiano impegnando generosamente nell’invio di missionari alle Chiese che si trovano in difficoltà non raramente Chiese di antica cristianità - portando così la freschezza e l’entusiasmo con cui esse vivano la fede che rinnova la vita e dona speranza. Vivere in questo respiro universale, rispondendo al mandato di Gesù «andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28, 19) è una ricchezza per ogni Chiesa particolare, per ogni comunità, e donare missionari e missionarie non è mai una perdita, ma un guadagno. Faccio appello a quanti avvertono tale chiamata a corrispondere generosamente alla voce dello Spirito, secondo il proprio stato di vita, e a non aver paura di essere generosi con il Signore. Invito anche i Vescovi, le famiglie religiose, le comunità e tutte le aggregazioni cristiane a sostenere, con lungimiranza e attento discernimento, la chiamata missionaria ad gentes e ad aiutare le Chiese che hanno necessità di sacerdoti, di religiosi e religiose e di laici per rafforzare la comunità cristiana. (…) Benedico di cuore i missionari e le missionarie e tutti coloro che accompagnano e sostengono questo fondamentale impegno della Chiesa affinché l’annuncio del Vangelo possa risuonare in tutti gli angoli della terra, e noi, ministri del Vangelo e missionari, sperimenteremo “la dolce e confortante gioia di evangelizzare” (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). Dal Vaticano, 19 maggio 2013, Solennità di Pentecoste Francesco
Camminando...
Nel nome del
VANGE
ELO
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apa Francesco ha posto gesti profetici: in luglio, per la prima volta nella storia, si è rivolto a tutti i mussulmani del mondo invitando a promuovere il rispetto reciproco attraverso l’educazione dei giovani. Per la prima volta, in settembre, ha chiesto al mondo intero di pregare e digiunare per la pace in Siria, paese a maggioranza mussulmana. Nel suo messaggio per la giornata Missionaria Mondiale pensando ai giovani ha detto: “La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. Vi invito a condividere questa esperienza di profonda gioia, condividere il Messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato. Faccio appello a quanti avvertono tale chiamata a corrispondere generosamente alla voce dello Spirito, secondo il proprio stato di vita, e a non aver paura di essere generosi con il Signore”. Sono stato testimone di un altro gesto profetico: i membri del Consiglio Generale dei Padri Bianchi hanno reso pubblico l’impegno di proteggere e difendere i bambini, i giovani e le persone che in qualche modo sono vittime di abusi di ogni genere e hanno ribadito la volontà di collaborare, nel nome del Vangelo, a far crescere il desiderio di giustizia contro ogni forma di dominio e di sfruttamento. Con questo gesto profetico che ha coinvolto altri gruppi religiosi i miei confratelli hanno aperto la via ad un futuro carico di vita e di speranza. Nel nome del Vangelo anche in terra magrebina i Padri Bianchi continuano a intessere relazioni, costruire ponti, aprire porte tra mussulmani e cristiani con tutti quelli e quelle che li sostengono spiritualmente e con legami di amicizia scrivono pagine di storia che altri leggeranno un giorno. Far frutti-
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Camminando... ficare questo dono che il Cristo ha messo nei nostri cuori è nello stesso tempo una missione che è sorgente di gioia. Provate! Il mondo ha bisogno anche di voi! Non lasciate spegnere in voi questi doni! José Maria Cantal Rivas, Provinciale dei PP. Bianchi da Relais P.B. Maghreb n. 20 - octobre 2013 Suore NSA visitano il quartiere
NON ABBIATE PAURA I cristiani in Siria davanti allo scoraggiamento e al pericolo che li circondano devono scegliere di bere due calici altrettanto amari: morire o partire. Morire: gli scontri e i combattimenti che si estendono da una città all’altra lasciano desolazione e distruzione. In questi punti caldi è possibile morire in vari modi: • I bombardamenti e gli spari che mirano essenzialmente sui civili: cristiani e mussulmani. • Delle auto cariche di esplosivo possono improvvisamente esplodere mentre state camminando o vicino alle vostre case, alle fabbriche, alle scuole … • Dei franchi-tiratori sparano su tutto ciò che si muove: operai, studenti, anziani, conducenti di ambulanze … • Gruppi armati possono prelevarvi dalle vostre case, chiedervi un riscatto e se non pagate subire torture o essere messi a morte per convincere la prossima “vittima” a cedere al loro ricatto. • Potete morire per mancanza di cure dopo la chiusura di 223 ospedali, la partenza di molti medici o per mancanza di medicine. • Potete morire di malnutrizione o mancanza di cibo necessario se siete diabetici o cardiaci. Partire: è un morire “altrimenti”. Lasciare il proprio paese, la propria casa, la propria chiesa, gli amici, la scuola, il cimitero è un morire lentamente. Strappare l’uomo dalle proprie radici è come togliere un pesce dal suo ambiente vitale: l’acqua. Una vita biologica, quella di un cristiano siriano, che continuerà altrove ma la sua anima non potrà mai lasciare il ricordo della propria terra natale. I cristiani vengono numerosi ogni giorno a chiedere alla Chiesa di essere protetti o di essere aiutati ad entrare in possesso di un documento per partire. La Chiesa in Siria
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È lui che ha stabilito
alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come
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evangelisti, altri come
pastori e maestri … (Ef. 4,11)
pur fragile diventa un muro che sostiene questo triste lamento … Essi hanno visto dal 2005 l’ONU organizzare la partenza sistematica di rifugiati iracheni verso i paesi occidentali di prima accoglienza. La loro angoscia è profonda nel constatare l’indifferenza e il silenzio mondiale difronte a questo lungo e sofferto calvario. Sono abbandonati a loro stessi, votati alla morte senza avere alcun potere di scegliere di partire. I consolati sono chiusi da più di un anno e mezzo. I rifugiati siriani sono cinque milioni, quasi un siriano su quattro è stato costretto a lasciare il proprio domicilio e qualche volta anche due o tre volte a causa degli spostamenti dei combattimenti. La mag-
gior parte di loro non riceve assistenza. Questi poveri cristiani che non trovano utile morire sul posto in questa guerra senza senso vedono i loro confratelli più agiati lasciare la Siria, i più modesti non hanno che da guardare alla Chiesa unico strumento di salvataggio. L’appello del Papa a Pasqua in favore della Siria risuona ovunque. Le chiese sorelle del mondo intero pregano e affidano al Signore questo piccolo gregge nell’impossibilità di calmare la tempesta. Siamo di fronte ad un terribile problema di coscienza: consigliarli di restare potrebbe condurli alla morte come un agnello mansueto davanti al tosatore At.8,32. Aiutarli a partire è svuotare questa terra biblica dei suoi ultimi cristiani. Molte le domande silenziose che sorgono in noi e che trovano una risposta solo nel cuore di Dio. Come poter consolare e sostenere questi cristiani? Se non con una testimonianza pastorale di vicinanza per poter dare spessore alle parole del Signore che non delude mai: “ Non abbiate paura … io sono con voi!” Mt.28 Samir Nassar Arcivescovo Maronita di Damasco, Siria
Profili
ESSERE Testimonian za di ANNAL ENA TONELL a dieci anni d I all’uccisione La vita. Nata a Forlì nel 1943, Annalena Tonelli lasciò l’Italia nel 1969, con in tasca una laurea in legge e alle spalle “sei anni di servizio ai poveri in uno dei bassifondi della mia città natale, ai bambini del locale brefotrofio, alle bambine con handicap mentale e vittime di grossi traumi di una casa famiglia, ai poveri del Terzo mondo grazie alle attività del Comitato per la lotta contro la fame nel mondo (nato nel 1963 grazie al suo impegno, ndr)”, racconta nel 2001, in una testimonianza nel corso del simposio su “Il volontariato cattolico in sanità”, organizzato in Vaticano dal Pontificio consiglio per la pastorale della salute. Una delle poche occasioni in cui l’opera di Annalena uscì allo scoperto. “Partii decisa a gridare il Vangelo con la vita sulla scia di Charles de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Trentatré anni dopo grido il Vangelo con la mia
sola vita e brucio dal desiderio di continuare a gridarlo così fino alla fine”. Una vocazione maturata in tenera età: “Scelsi di essere per gli altri: i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati che ero una bambina e così sono stata e continuo ad essere fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null’altro m’interessava così fortemente: lui e i poveri in lui”. Missionaria laica. Laica per tutta la vita, senza una famiglia né un’organizzazione alle spalle, Annalena raggiunse il Kenya, dove visse per 17 anni, prima impegnata con disabili motori e psichici, poi, dal 1976, responsabile di un progetto pilota dell’Organizzazione mondiale della sanità per la cura della tubercolosi in mezzo ai nomadi. “Vivo a servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, sen-
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per gli
ALTRI
za uno stipendio, senza un salario, senza versamento di contributi volontari per quando sarò vecchia. Sono non sposata, perché così scelsi nella gioia quando ero giovane. Volevo essere tutta per Dio”. Non fu facile l’inizio della sua opera in Africa. “Tutto mi era contro allora - ricorda -. Ero giovane (…), bianca (…), cristiana (…). E poi non ero sposata, un assurdo in quel mondo in cui il celibato non esiste e non è un valore per nessuno, anzi è un non valore”. Abbandonarsi a Dio. Dai nomadi del deserto imparò la precarietà, consapevole di poter perdere tutto da un momento all’altro e dover ricominciare daccapo. “Loro mi hanno insegnato la fede, l’abbandono incondizionato, la resa a Dio, una resa che non ha nulla di fatalistico, una resa rocciosa e arroccata in Dio, una resa che è fiducia e amore. I miei nomadi del deserto mi hanno insegnato a tutto
fare, tutto incominciare, tutto operare nel nome di Dio”. Difatti, nel 1987, lasciato il Kenya, si spostò in Somalia, dove conti-
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Impazzisco, perdo la testa per i brandelli di umanità ferita: più sono feriti, più sono maltrattati, disprezzati, senza voce, di nessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. E questo amore è tenerezza, comprensione, tolleranza, assenza di paura, audacia. Questo non è un merito, è un’esigenza della mia natura. Ma è certo che in loro io vedo Cristo, l’agnello di Dio che patisce nella sua carne i peccati del mondo, che se li carica sulle spalle, che soffre, ma con tanto amore..., nessuno è al di fuori dell’amore di Dio.
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nuò a occuparsi dei malati di tubercolosi, “la gente più abbandonata, più respinta, più rifiutata in quel mondo”. Fu una permanenza travagliata: dovette abbandonare il Paese una prima volta tra il 1990 e il 1991; fuggì poi una seconda volta, salvata da un’esecuzione, finché nel 1996 approdò nel Somaliland, a Borama, dove fondò un ospedale con 250 letti per malati di tubercolosi e di Aids, e una scuola per bambini sordi e disabili. La popolazione è totalmente mussulmana: “Non c’è nessun cristiano con cui io possa condividere - afferma al simposio -. Due volte l’anno, intorno a Natale e intorno a Pasqua, il vescovo di Djibouti viene a dire la messa per me e con me”.
La popolazione prega perché Annalena si converta all’islam: “Me ne parlano spesso con delicatezza, ma aggiungono sempre che Dio sa e io andrò in paradiso anche se rimarrò cristiana”. Chiamata all’amore. Il rispetto e l’amore della comunità locale non le risparmiano tuttavia il martirio. Minacciata per la sua testimonianza e la sua opera, il 5 ottobre 2003 due sicari le sparano alla testa mentre sta rientrando. Attorno al suo corpo si forma un cerchio di persone, per proteggerla. La portano in ospedale, ma la ferita è troppo grave e dopo poco Annalena muore. “Sento fortemente che noi tutti siamo chiamati all’amore, dunque alla santità… Certo, dobbiamo liberarci di tanta zavorra. Ma ci sono metodi pratici, sono strade, ci sono indicazioni chiare, c’è Dio nella celletta della nostra anima che ci chiama. Tuttavia la sua è una piccola, silenziosa, voce”. Ed è questa voce che la spinge verso i più poveri. “Impazzisco, perdo la testa per i brandelli di umanità ferita: più sono feriti, più sono maltrattati, disprezzati, senza voce, di nessun conto agli occhi del mondo, più io li amo. E questo amore è tenerezza, comprensione, tolleranza, assenza di paura, audacia. Questo non è un merito, è un’esigenza della mia natura. Ma è certo che in loro io vedo Cristo, l’agnello di Dio che patisce nella sua carne i peccati del mondo, che se li carica sulle spalle, che soffre, ma con tanto amore…, nessuno è al di fuori dell’amore di Dio”. Testimonianza di Annalena nel corso del simposio su “Il volontariato cattolico in sanità”, organizzato in Vaticano nel 2001
Dalla missione
I “nipotini” di
ZORGHO
RAGAZZI IN CAMMINO…
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È
semplice la vita in un villaggio africano, ma ha i suoi ritmi, i suoi momenti forti che coinvolgono tutti i suoi abitanti facendoli sentire una comunità dove ciascuno ha qualcosa da fare. In questo piccolo universo “camminano” i ragazzi di Amèlie … non solo
perché crescono, ma perché imparano, si confrontano, si aprono alla vita cercando di capirla ed anche di sognarla come potrà essere per loro fra qualche anno! Camminano anche sul filo dell’amicizia con persone di un altro Continente, lontane ma vicine grazie alla solidarietà che supera le
distanze e le differenze. Il nuovo Anno Scolastico è alle porte, presto i “nipotini” inizieranno la loro quinta elementare. Nel frattempo ritorniamo all’anno trascorso per fare un piccolo bilancio cogliendone alcuni aspetti significativi che hanno animato i loro giorni di scuola.
Dalla missione Ragazzi che riflettono Ad esempio sul significato della pace, più che mai necessaria in Africa come altrove. Il Burkina confina con Paesi che hanno avuto gravi problemi di stabilità politica e sociale, il rischio che alcuni conflitti si allarghino è sempre vivo e ciò rende più che mai attuale e necessaria l’educazione alla pace ad ogni livello. Tutto parte dalla riflessione che porta alla consapevolezza: “Cosa possiamo fare per costruire la pace ed evitare le guerre?”, chiede l’insegnante. Saggiamente i ragazzi rispondono partendo da loro stessi: non bisogna insultare i compagni, non interromperli se parlano, giocare lealmente con loro… e poi più in profondità: “dobbiamo amarci e pregare Dio ogni giorno, perché ci aiuti in quello che facciamo”. E aggiungono “dobbiamo ascoltare quello che ci insegna la nostra Insegnante per imparare tante cose per comportarci in modo intelligente, dobbiamo amare il Burkina Faso, nostro Paese”. Può bastare, per ora. Amélie e i suoi ragazzi
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Grazie alla sensibilità dell’Insegnante tutte le espressioni religiose sono rispettate e valorizzate, in modo che ciascun alunno impari a rispettare e ad apprezzare le caratteristiche dell’altro. Nella classe sono infatti riuniti animisti, protestanti, cattolici e mussulmani che si sforzano di stare insieme con amicizia. Non è facile! Soprattutto quando ciascuno ritorna nel proprio ambito familiare, ma è un seme che può dare molti frutti.
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31 Ragazzi che capiscono
Ragazzi che pregano
La preghiera inizia la giornata scolastica e la Nella loro semplicità termina, spesso Amèlie capiscono (per esemparla loro di Dio, di pio) di essere oggetto, quello che Egli è per tramite i benefattori, noi, di quanto gli dobdi un’amicizia gratuita biamo. Così i ragazzi alla quale desiderano capiscono che tutto rispondere con ricononella nostra vita deve scenza. Lo testimonia essere fatto con Dio e un piccolo ma significome Lui vuole perché cativo fatto. Tempo fa solo così si può essere avevo chiesto loro di “Il sole non salta via un villaggio “a posto”, essere felici. perché è piccolo” (Proverbio africano) pregare per una nostra amica benefattrice amRagazzi che chiedono in dono malata, di invocare Dio tutti assieme per la croce la sua guarigione. Sapendo che sr. Alma Comi, della comuAlla telefonata successiva Amèlie mi nità di Diabo, sarebbe rientrata in Italia dice: “Suora, i ragazzi vogliono sapere per un tempo di vacanze, ho fatto chieil nome dell’amica per la quale devono dere agli alunni che cosa avrebbero pregare, così pronunciando il suo nome la gradito come dono. I cristiani ricordano meglio”. hanno risposto quasi tutti Chiamare per nome… è un atteggiamenuna croce! Personalmente to biblico, quante volte Dio dice “ti ho ho accolto la loro richiesta chiamato per nome”, cioè ti ho scelto, ti con ammirazione: dei raho amato, ti guido e ti proteggo. È grangazzi che vogliono portare la de trovarlo realizzato in ragazzini di uno croce come segno della loro sperduto villaggio africano! fede, mettendola al primo posto in una lista di posRagazzi pieni di vita sibili regali mi ha fatto Lo testimonia la loro facilità al sorriso; la La croce come dono ai ragazzi venire in mente le parole capacità di accontentarsi anche di poco del Vangelo in cui Gesù richia(ad esempio avere un solo quaderno, una ma con gioia la “saggezza” dei piccoli bic, una matita); di non lamentarsi, magadonata loro dal Padre. E le croci sono arri quando devono andare a scuola con lo rivate, donate dagli amici della Casa Edistomaco vuoto; di saper giocare con queltrice Shalom, sono belle, in legno di ulivo lo che trovano attorno a loro inventando e pregusto già la loro gioia nel riceverle! sempre nuovo modi per divertirsi insieme Ecco qua, cari amici ed amiche un po’ di ai compagni; di dare importanza rispetto notizie dei ragazzi di Zorgho! Cose semper gli adulti, per gli anziani. plici, piccole ma che trasmettono una vita Non tutto fila sempre liscio, le biricchiche cresce. È questa la vera ricchezza! nate ci sono, come ovunque, ma ci sono anche valori che orientano il comportaSuor Marisa Bina, NSA mento.
Dalla missione
La nostra
FATTO
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… Il noviziato di Abengourou (Costa d’Avorio, Africa Occidentale) non offre solamente una formazione morale e spirituale ma anche umana. Le novizie, tra le altre cose, si occupano: del pollaio, della conigliera e dell’orto in un desiderio di crescere in autonomia e autosufficienza economica. Per questo, attraverso il loro racconto
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e con delle foto vogliono illustrare l’esperienza diretta delle varie attività che svolgono nella loro fattoria che hanno chiamato: “fattoria Agostino Planque” (dal nome del Fondatore).
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Dalla missione
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envenuti nel grande pollaio situato ad est del noviziato. Nel cortile adibito all’allevamento contiamo quattro grandi settori: quello riservato ai polli che una volta pronti vengono venduti in occasioni delle grandi feste, quello dei galletti e quello delle vecchie e giovani galline che producono uova. Notiamo subito che questi edifici recintati da reti metalliche contribuiscono a
rendere tranquilli e in salute “gli abitanti” del posto. Questo grazie al nostro lavoro quotidiano che va dalla pulizia degli ambienti, al rifornimento di cibo e acqua, alla visita regolare di un veterinario. Con questo trattamento puntuale riusciamo a produrre giornalmente ben dieci vassoi di uova fresche che vengono vendute all’ingrosso e anche in dettaglio. Un altro settore che merita attenzione è quello
La madre Maestra, suor Emilienne
Due di noi nella conigliera
Le quattro novizie incaricate del pollaio
Con i nostri simpatici coniglietti
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Di quale ceto sono le giovani che Dio chiama ad essere missionarie? Un po’ di tutti, secondo il suo volere. Gesù Cristo prende spesso per l’apostolato, dalla classe dei pescatori di Genezaret. Lui stesso era falegname e figlio di un falegname, Sua Madre era la moglie di un artigiano. Quanto a me, io vedo solo la grandezza dell’attaccamento a Dio e la nobiltà del sentimento soprannaturale che fa lasciare ogni cosa per servirlo e per diffondere il suo regno.
dell’allevamento dei conigli. Anche qui, grazie alle cure quotidiane, questi animaletti, godono di buona salute e diventano fonte di guadagno per il nostro noviziato. I clienti che ci frequentano, infatti, sono soddisfatti della qualità del prodotto e le richieste aumentano di giorno in giorno. Viva la “fattoria di Agostino Planque”. Ecco, rappresentata, attraverso alcune foto, la nostra piccola impresa.
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P. A. Planque
Il raccolto è abbondante grazie all’aiuto dei nostri amici Pascal e Noel
Dalla missione
MANIOCA, GARI, TAPIOCA risorse di Kolowaré
“Sai, se hai un bel campo di manioca, hai risolto i tuoi problemi, puoi vivere tranquillamente. E se poi hai anche un campo di mais, sei a posto”. Nelle foto coltivazione domestica della manioca, e essicatura al campo della manioca dolce. Sto conversando con Aliasim Malasirou, nella sua dimora in fondo al villaggio, dietro al mercato. Accanto alla sua abitazione l’ONG “Ardenne” sta costruendo un magazzino per prodotti derivati dalla manioca, una delle colture più diffuse a Kolowaré. Praticamente ogni famiglia ha un campo. Le sue radici sono ricche di carboidrati, mentre le foglie contengono fino al 25% di proteine, ferro, calcio, e vitamine A e C. Altre parti della pianta, e gli scarti della lavorazione, possono essere utilizzati come mangime per animali. Secondo le qualità la pianta ha un’altezza fra i 3 e 5 metri. Le radici si presentano in mazzetti di tuberi di una lunghezza fra i 30 e 50 cm e un diametro di 5 o 10 cm. Ogni tubero pesa tra i 2 e 5 kg. Vi sono due tipi di manioca, la dolce e amara. Nelle due è presente una tossina velenosa, l’acido cianidrico. Nella varietà dolce la tossina si trova unicamente nella buccia, mentre nella varietà amara è presente in maggiore quantità e si localizza nella polpa. La tossina deve essere eliminata. Quella dolce viene sbucciata, poi arrostita o bollita. Può essere utilizzata anche cruda. Si consuma la polpa bianca e compatta dal sapore gradevole e leggermente dolce. A Kolowaré la manioca è soprattutto consumata sotto forma di gari, di tapioca, e, in modo minore, di farina per polenta. Il gari di Kolowaré è conosciuto ovunque per la sua qualità e sapore. Con Malasirou seguiamo la lavorazione del tubero. La pianta ha un ciclo annuale, e i tuberi sono di diversa dimensione. Una volta sterrati sono sbucciati e ripuliti. A volte sono bambini che si divertono a pulirli e a lavarli. Questo primo momento può essere fatto anche sul campo. Il contadino, dopo aver ripulito il tubero, lo taglia a metà e lo mette ad essicare. Sarà in seguito macinato e ridotto in farina per la polenta. La manioca fresca serve invece per fabbricare il gari e la tapioca. Malasirou mostra una macina-frantoio dove i tuberi freschi, una volta eliminata la scorza, sono macinati e ridotti in pasta. In mancanza della macina elettrica, i tuberi sono pestati nel mortaio.
37 Dove ci sono corsi d’acqua il tubero ripulito può essere messo per 72 ore nell’acqua corrente. In questo modo il 75% delle tossine se ne va. Malasirou mi conduce poi nel retro dell’abitazione dove avviene la lavorazione del tubero macinato che si vede deposto su di un telo azzurro accanto a tante bacinelle. Nella varietà amara la tossina è presente nella polpa in grande quantità. Questo tipo di manioca richiede una lavorazione complessa per privarla della sostanza tossica. Salifou Amana e Alassani Salifa iniziano la prima parte del processo lavando più volte la polpa macinata, e cambiando spesso l’acqua. La polpa è posta poi in un sacchetto e spremuta vigorosamnete per eliminare parte del succo contenente la tossina. Nello foto Salifa che spreme il sacchetto. La pasta è successivamente raccolta in sacchi e nuovamente spremuta, torchiata, per eliminare tutti i succhi contenenti la tossina. Nello foto accanto il torchio e nello sfondo il magazzino in costruzione. Alla fine è fatta essiccare, e setacciata. Con Aldasirou rientriamo nel cortile e vediamo Souleimam Hérétou che sta setacciando la manioca essicata. Le scorie serviranno per fare sapone o come mangime per animali. A destra in fondo al cortile c’è un forno rettangolare. Se ne vedono in tutte le abitazioni. È formato da un supporto in muratura, alto una cinquantina di cm, e ricoperto di una lamiera. Sotto dei tronchi di legno alimentano il fuoco. È qui che viene preparato il gari, una specie di semola. Vediamo Agoro Bintou al lavoro. La semola viene posta sulla lamiera e continuamente rimescolata per cuocerla e dorarla. Alla fine il gari è pronto. E il gari di Kolowaré è famoso in tutta la regione. Aldasirou mi invita a tornare nel cortile per seguire la lavorazione della tapioca. La pasta di manioca viene posta diverse volte in grandi bacinelle, lavata più volte, fin quando si deposita sul fondo l’amido contenuto nella polpa. Amido bianchissimo. Sotto forma di fiocchi e di grossi granuli, diventerà poi tapioca. Anche per la Tapioca stesso procedimento. L’amido viene setacciato poi arrostito nello stesso forno. Qui accanto la cottura della manioca. Il gari e la tapioca hanno un colore differente: più scuro il gari, bianchissima la tapioca. La tapioca, detta anche farina di manioca, contiene principalmente amido (circa il 96%) come la fecola di patate o la maizena (amido di mais). P. Silvano Galli, SMA
Dalla parte di Sabato 21 settembre, giornata internazionale di preghiera per la pace, si sono riuniti a Milano, cristiani appartenenti a chiese ed associazioni cattoliche, evangeliche, ortodosse, per un Convegno che intende valorizzare il prossimo appuntamento mondiale della X Assemblea del WCC che si svolgerà a Busan (Corea del Sud), dal 30 ottobre all’8 novembre sul tema: Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace. Ecco quanto i partecipanti hanno detto nel loro messaggio conclusivo
D io della vita, guidaci alla giustizia e alla pace
39 … Teniamo subito a dirvi che attendiamo da questa X Assemblea mondiale nuovi stimoli, linee programmatiche, impegni forti per il futuro stesso dell’umanità. Siamo lieti che l’Assemblea del WCC si svolga in una terra multireligiosa, in una terra di fatiche, di conflitti e divisioni, e anche terra di grande spiritualità, dolcezza e ingegno. Esaminando il ricco materiale preparatorio all’Assemblea vi pensiamo in spirito di preghiera in queste vostre importanti giornate di incontri, riflessione, lode, approfondimenti. Noi ci impegniamo ad accompagnarvi con la preghiera. Il processo ecumenico degli ultimi decenni ci ha riconfermati nel convincimento che come chiese e come cristiani di diverse confessioni possiamo, lavorando insieme, diventare un laboratorio biblico e teologico che si impegna concretamente sui temi della pace e della giustizia, guidati e incoraggiati dal soffio dello Spirito del Signore, prima di tutto partendo dal superamento dello scandalo delle nostre divisioni. E tutto questo accade in un momento storicamente difficile che vede molti Paesi attraversati da conflitti armati e dilaniati da feroci contrapposizioni, che non possono non interrogarci sul senso profondo del nostro mandato
missionario nel mondo. Non ci dobbiamo scoraggiare di fronte alle enormi difficoltà che s’iscrivono nella difesa e valorizzazione della vita del pianeta attraverso l’affermazione concreta della giustizia e quindi della pace. Abbiamo svolto nel nostro convegno una riflessione soprattutto intorno a tre aspetti del vivere comune, di cui vogliamo rendervi partecipi, dimensioni che attraversano anche il nostro paese oggi sempre più multiculturale e facile terreno di conflitti. Il primo aspetto è quello di imparare a vivere e interagire a cominciare dal proprio territorio con persone di altre fedi. Riteniamo necessario
instaurare rapporti umani autentici mediante l’accoglienza, basati sulla stima reciproca, cercando di aiutare e collaborare, tentando di costruire una reciproca fiducia, con gratitudine per ogni nuova presenza che ci arricchisce. Ci sembra molto importante nutrire un interesse vero a conoscere la religione e la verità degli altri sia nei suoi contenuti - testi sacri e basi teologiche -, sia nel vissuto: feste, luoghi di culto … Questo progressivo processo di conoscenza reciproca deve potersi svolgere nel pieno rispetto delle diverse identità di fede, nella ricerca dei valori comuni e dell’affermazione dei diritti, evitando
I partecipanti al Convegno promosso da: Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Commissione Globalizzazione e Ambiente, Segretariato Attività Ecumeniche, Centro Ecumenico Europeo per la Pace, PaxChristi Italia, ACLI Regionali Lombarde, Centro Ambrosiano di Dialogo con le Religioni
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Dalla parte di sincretismi e proselitismi. Occorre giungere a potersi dire reciprocamente, in piena libertà, la propria fede. Ci riconosciamo nel dialogo dei piccoli passi che attraversano la realtà quotidiana della gente comune: la gente che si incontra a scuola, sul lavoro, nei vari luoghi dove scorre la vita. Gli entusiasmi passeggeri lascino spazio alla regolarità degli incontri e dei dialoghi che sanno affrontare e non nascondere le diversità, fermo restando il rispetto della dignità di ogni persona portatrice di diritti inalienabili. Cipax, Comunità di Sant’Angelo, Milano
Il secondo aspetto ci invita a lavorare per la giustizia di Dio. E questo ci impegna a far sì che i problemi degli altri diventino “nostri”, dunque ad uscire dall’individualismo consumista che ci imprigiona. Uscire dall’io chiuso in se stesso e affidarsi al soffio dello Spirito: dobbiamo ribadirlo per ciascuno di noi e per le nostre stesse chiese. Infatti, qualificare la giustizia come “di Dio” pone il problema di quale autorità possano le chiese arrogarsi per dire qualcosa in nome di Dio, che è il Dio della vita in tutti i suoi aspetti. Ci chiediamo:
non sono prima di tutto le chiese a doversi sottoporre alla chiamata esigente di Dio? Ma è Dio, anzitutto per voce dei profeti, che richiama prepotentemente tutti alla giustizia. Ecco allora che le chiese devono annunciare con i gesti, prima ancora che con le parole, che c’è spazio per la speranza nel mondo e che la speranza racchiude in sé una forza trasformatrice. Una speranza che ci fa resistere di fronte alla desolazione sociale, allo squilibrio ambientale, ai conflitti e alle guerre; che ci fa dire ad alta voce “basta” a un’eco-
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Riteniamo necessario instaurare rapporti umani autentici mediante l’accoglienza, basati sulla stima reciproca, cercando di aiutare e collaborare, tentando di costruire una reciproca fiducia, con gratitudine per ogni nuova presenza che ci arricchisce.
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nomia che rende ogni cosa oggetto di lucro e che schiavizza e scarta come inutile un numero sempre più alto di persone. Una speranza che ci orienta decisamente verso un’economia della vita, attenta al creato e alla sostenibilità ambientale di ogni scelta; una speranza che lotta per la pace, non con le armi e gli strumenti di distruzione ma confidando nella forza del dialogo, dell’incontro tra le persone, della nonviolenza. A livello occidentale, e specificatamente italiano, denunciamo ogni giustificazione economica e politica al commercio e alla produzione delle armi a sostegno dei meccanismi che preparano le prossime guerre. Il terzo aspetto riguarda la testimonianza comune dei cristiani. Pur nelle rispettive differenze su aspetti anche non secondari sotto il profilo sia teologico sia pratico, le chiese e i cristiani devono sentirsi ogni giorno di più chiamati a rendere al mondo una testimonianza comune sui grandi temi della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato. In particolare auspichiamo che il WCC raccolga l’appello di Kingston 2011 e prosegua nella riflessione teologica, biblica e pastorale sulla conversione alla nonviolenza attiva da parte delle chiese e dei cristiani, come
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stile di relazione ecumenica e di testimonianza. Riconosciamo lo Spirito all’opera nei tanti luoghi ed esperienze di convergenza su vari temi tra le chiese. Riteniamo tuttavia che non essere in disaccordo non sia sufficiente,
ma che occorra testimoniare ed operare insieme: i tempi, con l’aiuto di Dio, possono essere maturi per passare dalla sintonia alla sinfonia della nostra testimonianza. E questo non solo all’interno del WCC, ma rafforzando ed approfondendo i rapporti e la collaborazione fra tutti i cristiani: ricercando una vera sinfonia con la chiesa cattolica, con il mondo pentecostale, con le comunioni cristiane mondiali, perché solo così potremo veramente parlare di testimonianza comune. A tal fine auspichiamo che dal WCC venga un invito caloroso, pressante e fiducioso alla chiesa cattolica per compiere passi concreti verso l’unità, in parità e reciprocità, delle chiese cristiane. Noi ci impegniamo a proporre e approfondire queste riflessioni, per quanto ci compete, nelle nostre chiese, in vista di scelte concrete.
I partecipanti al Convegno promosso da: • Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano • Federazione Chiese Evangeliche in Italia Commissione Globalizzazione e Ambiente • Segretariato Attività Ecumeniche • Centro Ecumenico Europeo per la Pace • PaxChristi Italia • ACLI Regionali Lombarde • Centro Ambrosiano di Dialogo con le Religioni • Comunità di Sant’Angelo, Milano • Cipax
Adesso parliamo noi
In una grande apertura di
CUORE A
frica… che parolona… mi sembrava una meta troppo grande, un sogno difficile da realizzare … mi dicevo: “non ho un particolare titolo di studio e non conosco un’altra lingua al di fuori del mio italiano… dove credo di poter andare?!…” E invece eccomi qua, a raccontare l’esperienza vissuta in Costa D’Avorio … È proprio vero che: “Le vie del Signore sono infinite!!!”. Sono partita il 28 maggio da Venezia con un bagaglio ben grande, ma quello più grande lo portavo dentro di me, nel cuore… e questo era vuoto; pronto però ad essere riempito di tanti desideri e attese,
che l’Africa, ero sicura, mi avrebbe fatto dono. Qualcuno mi aveva detto che la prima cosa di cui sarei rimasta colpita al mio arrivo sarebbe stato il forte caldo. Aveva ragione: un caldo afoso, umido, quasi soffocante mi ha avvolta appena scesa dall’aereo… ho capito subito che era una sorta di abbraccio di benvenuto! A Ferkè (cittadina situata a nord del paese) sono stata accolta dalla comunità delle suore NSA. Nonostante il problema della lingua, posso dire di aver vissuto momenti profondi di confronto, di scambio e di nuove cono-
43 scenze. Ho potuto esprimere, con semplicità, i miei stati d’animo, le scoperte, le curiosità che nascevano in me. Il condividere con le suore i momenti importanti della preghiera, nei luoghi dove si accolgono i bambini malnutriti, al dispensario, alla scuola, senza dimenticare le visite nei centri di recupero per disabili e le uscite al mercato, nel caos delle giornate assolate africane. Un turbinio di pensieri a volte assaliva la mia mente e nascevano domande sulla capacità di vivere il presente, il domani. E mi dicevo: “il domani è domani, è un altro giorno”… L’Africa è un mondo “altro”. Più che raccontare è un posto da vivere in una grande apertura di cuore, di mente e di spirito. Solo così si riesce a vedere, negli occhi delle persone che incontri, quel Signore che si è fatto uomo per noi, che ha dato la sua vita per noi e che ci dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. L’Africa va vissuta, scoperta, curiosata, ammirata e pregata. Si, d’accordo, vai per dare una mano, a metterti al servizio degli altri, ma non bisogna dimenticare che il miracolo più grande è che l’Africa è una vera scuola di umanità perché ti insegna Eleonora con suor Annamaria
a capire che una vita vale se improntata verso una pienezza, quella dell’amore, del servizio e dell’umiltà. Un autore dice: “…dobbiamo insegnare alle persone a credere in loro stesse e nel potenziale che hanno dentro, inespresso, sepolto o rinchiuso. Perché se si accetta quello che si è, senza giudicarlo, senza condannarlo, senza confrontarlo, possiamo costruire qualcosa di meraviglioso per la nostra vita”. Dobbiamo, allora, insegnare alle persone ad avere fede e fiducia così da poter essere protagonisti, con la nostra vita di una storia meravigliosa. Mc 11,24 “tutto quello che domandate nella preghiera vi sarà dato”. Grazie Signore… Grazie a tutta la Comunità SMA e NSA di Feriole per avermi offerto questa opportunità… Grazie Annamaria per avermi accolto tra le suore NSA di Ferké… Grazie alla mia famiglia e ai miei amici che mi hanno sostenuto e incoraggiato a vivere questa avventura… Grazie, a te, Africa per avermi aiutato a dilatare un po’ il cuore aprendolo di più all’amore e alla speranza!!! Eleonora
Adesso parliamo noi
Riconoscere i
VERI VALORI della vita I
l 2 agosto sono partita da Milano in maniera forse un poco inconscia e senza sapere cosa mi aspettava, sicuramente però con tantissima gioia nel cuore! Destinazione Etiopia. Il viaggio in aereo è stato carico di emozioni, attese e
man mano che passavano le ore il desiderio di arrivare cresceva sempre più. Arrivata ad Addis Abeba sono come stata catapultata in un’altra realtà… È tutto così diverso da Milano! Subito ho incontrato Brother Aklilu, un amico e una
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guida eccezionale. Arrivata al villaggio, Dubbo, è stata incredibile la dimostrazione d’affetto che ho ricevuto, tutti quei bambini che mi correvano incontro, che sensazione straordinaria! Le giornate erano scandite dal lavoro all’asilo al mattino dove ho avuto modo di insegnare qualche canzoncina italiana a quei bimbi straordinari. L’inno della mia esperienza missionaria è stato: “Fra Martino campanaro”, ritornello che cantavo con i bambini in ogni occasione! Nel pomeriggio, insieme alle mie compagne di viaggio, ci adoperavamo per ultimare i lavori nella scuola dando il nostro contributo imbiancando le pareti della nuova struttura che accoglierà gli studenti nel nuovo anno scolastico. Sempre al pomeriggio insegnavamo ai nostri amici e futuri cappuccini delle canzoni e delle preghiere in lingua italia-
na. Loro ricambiavano insegnandocele in Amarico. Noi certamente avevamo molta più difficoltà di loro! Abbiamo avuto anche la fortuna di conoscere i bambini dell’orfanotrofio gestito dalla missione di Sister Maria Regina, un’esperienza emozionante che rimarrà per sempre nei nostri cuori. È stato disarmante constatare come spesso non ci rendiamo conto delle fortune che abbiamo; vivere questo tipo di esperienza sicuramente apre la mente e il cuore a riconoscere i veri valori della vita! Purtroppo sono dovuta rientrare in Italia, ma certamente più arricchita e con il cuore pieno di amore, quell’amore che tutti i “miei” bambini mi hanno dimostrato in questo fantastico mese. Chiara Leoni, Gaggiano (MI)
Adesso parliamo noi
Le RAGIONI d M
i chiamo Joyce Akiki, sono nata in una famiglia cristiana. Mio padre trascorreva buona parte del suo tempo libero in chiesa rendendosi disponibile a qualsiasi servizio. Ăˆ proprio questo che ha fatto nascere nel mio cuore l’amore per il Signore. Egli portava mio fratello ed io a partecipare alla preghiera,
alle feste religiose, alla messa e per noi, lui non era solo un padre ma anche un catechista. I miei genitori, infatti, ci hanno indicato questo cammino da percorrere senza costrizioni ma come scelta sicura che porta alla pace del cuore, dello spirito; che aiuta a superare ogni ostacolo nella certezza
di una SCELTA che alla fine del percorso c’è il Signore Gesù che ci attende. Oggi, faccio parte della famiglia dei laici NSA (FLNSA) che lavora nello spirito di questo Istituto (delle Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli) e che ha il compito di aprirci alla missione e di far crescere in noi l’impegno di annunciare il Vangelo. Ecco le ragioni che mi hanno spinto ad aderire a questa spiritualità: • Prima di tutto una sensazione di “vuoto” dentro di me. Ero alla ricerca di “senso”! Mi ero resa conto che stavo vivendo solo di esperienze superficiali, di serate banali tra amici e che alla fine non trovavo ragioni e motivazioni che aiutassero la mia vita a crescere e a realizzarsi secondo Dio. • Il desiderio di far parte di un gruppo religioso che mi aiutasse a far uscire da me stessa la “parte migliore”. Di bene-
ficiare dell’aiuto e dell’esperienza degli altri e a mia volta di mettere a servizio anche le mie capacità e ricchezze personali nonché l’impegno a vivere pienamente la mia vita cristiana superando ogni forma di egoismo. • La terza ragione che ritengo la più importante è quella di offrire una testimonianza di amore al Signore attraverso il mio agire in favore degli altri. Questo si traduce nell’esperienza che facciamo insieme quando organizziamo i cosiddetti: “campi missionari” dove entriamo in contatto diretto con le persone che hanno maggiormente bisogno di aiuto materiale e spirituale. È un’occasione per noi di portare in questi luoghi e a queste persone tutto l’amore del Signore che si manifesta anche attraverso la nostra vita. È per questo che ho iniziato a intensificare la mia vita di preghiera, a dare più tempo alla lettura giornaliera dei testi biblici e a seminare l’amore di Gesù ovunque mi trovo. Chiedo umilmente anche a voi di pregare per me perché possa continuare a cercare il Signore e a nutrirmi ogni giorno della Sua Parola di verità. Da parte mia prego per voi perché continuiate a glorificare il Signore ad ogni istante della vostra vita. Grazie. Joyce Akiki, Kab-Elias Libano
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APPUNTAMENTI
SUORE MISSIONARIE NOSTRA SIGNORA DEGLI APOSTOLI
KERMESSE MISSIONARIA 06-13 ottobre 2013
“È nel profondo della foresta che si scava il tam tam per far danzare tutto il villaggio” (Proverbio africano)
Carissimi Amici ed Amiche, Il TAM TAM in Africa chiama, convoca, invita alla festa! Ce ne serviamo anche noi per chiamarvi tutti alla nostra FESTA MISSIONARIA.
Troverete la tradizionale Kermesse con: • Pesca di beneficenza • Artigianato africano • Vendita di ricami • Pozzo per i bambini Vi aspettiamo tutti i giorni dalle ore 09.30-12.00 e 14.30-18.00 Le vostre Suore P.za Trieste, 5 ∙ Bardello (VA) Tel. 0332-743379
come un fatto scontato, ma sa che questo dono di Dio deve essere nutrito e rafforzato, perché continui a guidare il suo cammino.
“
Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa,
CONVEGNO MISSIONARIO GIORNATA TEOLOGICA • 25 ottobre 2013 ore 9.00
Accoglienza e preghiera
ore 9.30
Saluto iniziale Mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale per la Missione Introduzione generale Don Antonio Novazzi, Responsabile Ufficio per la Pastorale Missionaria Saluto del Presidente della Commissione Missionaria Regionale S. Ecc. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
ore 10.00
Prima relazione LA PRASSI MESSIANICA DI GESÙ Mons. Gianantonio Borgonovo, Biblista, Arciprete del Duomo
ore 11.00
Pausa
ore 11.30
Comunicazione IL MONDO NELLO SGUARDO CREATORE DI DIO Prof. Silvano Petrosino, Filosofo, Università Cattolica Milano
ore 12.15
Scambio con l’assemblea
ore 13.00
Pranzo
ore 14.30
Seconda relazione CHIESA E MISSIONE NELL’ORIZZONTE DEL POST-CONCILIO Prof. Carmelo Dotolo, Teologo, Università Urbaniana Roma
ore 15.30
Pausa
ore 16.00
Comunicazione «AD GENTES» COME OSSERVATORIO E LABORATORIO DELLA MISSIONE Temi e problemi emergenti p. Mario Menin, Direttore della rivista «Ad Gentes»
riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia. Fede, speranza e carità costituiscono, in un mirabile intreccio, il dinamismo dell’esistenza cristiana verso la comunione piena con Dio. Com’è questa via che la fede schiude davanti a noi? Da dove viene la sua luce potente che consente di illuminare il cammino di una vita riuscita e feconda, piena di frutto?
ore 16.45
Scambio con l’assemblea
ore 17.15
Qualche spunto per ripartire Mons. Luca Bressan, Vicario Episcopale per la Missione Saluti e congedo Don Antonio Novazzi, Responsabile Ufficio per la Pastorale Missionaria Sede dell’incontro
CENTRO PASTORALE
(Lettera Enciclica “Lumen Fidei” 2013)
Via S. Carlo 2, Seveso È richiesta l’iscrizione (e-mail missionario@diocesi.milano.it - tel. 02/8556.232) Quota di partecipazione di € 10,00 (pranzo incluso)
APPUNTAMENTI
presuppone mai la fede
APPUNTAMENTI
La chiesa non
Rifletti Vi do’ una notizia un po’ riservata. Vi rivelo un segreto; ma, mi raccomando, resti tra noi. La notizia è questa: grande è la fortuna di noi credenti. Grande è la fortuna di chi è «cristiano»; cioè appartiene, sa di appartenere, vuole appartenere a Cristo. Però non andate a dirlo agli altri: non capirebbero. E potrebbero anche aversela a male: potrebbero magari scambiare per presunzione il nostro buon umore per la felice consapevolezza di quello che siamo; potrebbero addirittura giudicare arroganza la nostra riconoscenza verso Dio Padre che ci ha colmati di regali. C’è perfino il rischio di essere giudicati intolleranti: intolleranti solo perché non ci riesce di omologarci, disciplinatamente e possibilmente con cuore contrito - alla cultura imperante; intolleranti solo perché non ci riesce di smarrirci, come sarebbe «politicamente corretto», nella generale confusione delle idee e dei comportamenti. Un’altra grande fortuna di coloro che sono «di Cristo» è quella di essere liberi. Ecco quanto Cristo ci ha promesso: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). (Card. Giacomo Biffi)
Prega Signore Gesù, che hai creato con amore, sei nato con amore, hai servito con amore, hai operato con amore, sei stato onorato con amore, hai sofferto con amore, sei morto con amore, sei risorto con amore, io ti ringrazio per il tuo amore per me e per tutto il mondo, e ogni giorno ti chiedo: insegna anche a me ad amare! Amen. Beata Madre Teresa
Conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri
scheda
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
v i s i t ate i l n o s t ro
sito w w w .nsaita
Indirizzi ALGERIA sr FERRARIO Flora
di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
Che fai tu luna … in ciel e io che sono? È la prima domanda che devo farmi ed è la prima risposta che devo ricercare per me. Solo se vado a fondo di questa domanda e ascolto qualche risposta cercando di metterla in pratica posso dire di avere fede. Mi faccio questa domanda e rischio di seguire una risposta? Quale? Se riconosco di esistere perché dipendo da un Mistero (Dio), se riconosco che il Mistero si è fatto presente in Gesù, se rischio di fare come Gesù propone mediante la Chiesa, allora ho la fede cristiana.
3, rue Abdel Djabbar · 13550 HENNAYA T. 00213 043 270586 · florafnda@yahoo.fr
sr CATAPANO Sandra 5, ruedea frères Ould Ahcen · 31007 EL MAQQARI - ORANO T. 00213 041 282218 · sandra.catapano@yahoo.it
BURKINA FASO sr COMI Alma B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · comi.alma@yahoo.fr
TOGO sr PROFUMO Etta B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE
È questo il motivo della mia fede cristiana? Questo significa riconoscere, dare la nostra personale risposta alla proposta che Dio (Mistero) ci ha fatto, il coraggio di affidarci a Dio, di vivere il suo amore, grati per la sua infinita misericordia. È un dono che non si può tenere solo per se stessi ma che vogliamo offrire a tutti, altrimenti saremmo isolati, sterili, ammalati. L’annuncio del vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo. La solidità della nostra fede a livello personale e comunitario, si misura anche dalla capacità di comunicarla agli altri, di diffonderla, di testimoniarla a quanti incontriamo e condividono con noi il cammino della vita”. (Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale) È per questo che sto vivendo, oggi, la mia vita missionaria? L’umanità oggi è un insieme di popoli, di famiglie, di individui che si spostano, regioni tradizionalmente cristiane nelle quali cresce il numero degli indifferenti, battezzati che fanno scelte di vita che li conducono lontani dalla fede … viviamo un momento di crisi che tocca vari settori dell’esistenza non solo quello economico … è urgente portare il messaggio che Dio è vicino, che Gesù è la strada … e poi la sofferenza di tanti cristiani che soffrono persecuzioni …”. Vivo questa realtà nello scoraggiamento o nella preghiera? Come vivo, concretamente, la consapevolezza che non si può annunciare Cristo senza la Chiesa?
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