Le Porte del Gusto - Lombardia - n. 1 - 2013

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Viaggio alla scoperta delle sagre lombarde


Le Porte del Gusto - n. 1 - anno 2013 Viaggio alla scoperta delle sagre lombarde

Mostra Internazionale dei Vini 8 Passiti e da Meditazione Volta Mantovana (MN) maggio

Registrazione Tribunale di Torino n. 31 del 18/05/2012

Festa del riso Castel d’Ario (MN)

10 maggio

Grappa Groppello e Spiedo Festa del vino e della castagna Puegnago del Garda (BS) agosto

Edito da S.C. SUPERNOVA COMMUNICATION S.r.l. Corso Filippo Brunelleschi, 91 scala A 10141 Torino (ITALY) Tel. +39 011 04 66 866 Fax +39 011 04 66 867 www.supernovacommunication.com

Festa del pesce Roncoferraro (MN)

12 maggio

Festa del vino Desenzano del Garda (BS)

agosto

Sagra dell’asparago Cilavegna (PV)

14 maggio

Tortellata cremasca Crema (CR)

agosto

Festa dei Navigli 16 Milano giugno

Gnoccata di San Rocco Cremona

agosto

Condirettore Bruno TODDE

Festa delle ciliegie Bareggio (MI)

Degustabirra Governolo (MN)

agosto

Pubbliche Relazioni Cav. Carmine ABAGNALE

Festa delle erbe selvatiche 22 e delle ciliegie S. Colombano al Lambro (MI) giugno

Rassegna sandamianese dei vini S. Damiano Al Colle (PV) agosto

Sagra della scottona allo spiedo 24 Mede (PV) giugno

Turta dei treì Treviglio (BG)

settembre

Sagra del pesce Mozzanica (BG)

settembre

Direttore Responsabile Antonio PETRUZZO

Comitato di Redazione Fabrizio FILLIA Rosanna GAMBINO Aurora LIVERA Claudia ZANGARINI Alessandro ZARBO Progetto Grafico Alessandro ZARBO Redazione e pubblicità S.C. SUPERNOVA COMMUNICATION S.r.l. Stampa Press Up S.r.l. - Ladispoli (RM)

Copyright © 2012 - Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma, anche parzialmente, rielaborata con l’uso di sistemi elettronici e diffusa senza autorizzazione scritta dell’Editore.

20 giugno

Festa della rana e 26 dello stracotto d’asino Fraz. Belforte (MN) giugno Sagra dei pizzoccheri Teglio (SO)

28 luglio

Sagra dei persech Collebeato (BS)

30 luglio

Sagra della bresaola Chiuro (SO)

32 luglio

Sagra del mirtillo Rasura (SO)

34 agosto

Sagra del capù e Festa del folclore 36 Parre (BG) agosto

Sapor di vino di Lombardia Grumello del Monte (BG) settembre Festa dell’uva e dell’agricoltura bergamasca Trescore Balneario (BG) settembre Palio delle quadre Chiari (BS)

settembre

Festa dell’uva e del vino Capriano del Colle (BS) settembre


Pa’ e Formai Leno (BS)

settembre

Sapor d’olio Rodengo Saiano (BS)

settembre

Festa dell’uva Sirmione (BS)

settembre

Sagra Nazionale del Gorgonzola Gorgonzola (MI) settembre Sagra della “Paciarella” e Palio del pane Gessate (MI)

settembre

Sagra del Paese e Corsa dei maialini Torre de’ Negri (PV)

settembre

Oro e Rosso, i colori del Natale S. Colombano al Lambro (MI) dicembre

XXI Mostra del fungo Vedano Olona (VA)

settembre

Sapori d’autunno Offanengo (CR)

Sagra del tartufo Varese

settembre

Festa del torrone Cremona

ottobre

Sagra delle Radici Soncino (CR)

ottobre

Sagra del fungo porcino Motta Visconti (MI) settembre

Fasulin del’oc cun le cudeghe Pizzighettone (CR) ottobre

Sagra provinciale dell’uva S. Colombano al Lambro (MI) settembre

Pulenta e raspadura in piasa Codogno (LO) ottobre

Festa dell’uva Settimo Milanese (MI)

settembre

Salami e salumi Mantova ottobre

Sagra della patata Vimercate (MI)

settembre

Festa della castagna Macherio (MB) Sagra del tartufo Milano

Festa di San Carlo Mese del manzo all’olio Rovato (BS)

novembre

settembre

Festa del torrone Cremona

novembre

settembre

Castagnaccia Il Fuoco di Natale Casalpusterlengo (LO)

novembre

Eurochocolate Milano

novembre

Presepi nelle mura Pizzighettone (CR)

dicembre

Festa della castagna Muggiò (MI)

settembre

Sagra dell’agliolo Belgioioso (PV)

settembre

dicembre

Tutte le date verranno aggiornate appena possibile, inoltre, seguiranno i dettagli ed il riordino delle varie sagre presenti in elenco.


Mostra Internazionale dei Vini Passiti e da Meditazione dal 28 aprile al 1° maggio Nella magnifica cornice storica di Palazzo Gonzaga, aziende vitivinicole nazionali e internazionali da dieci anni allietano i palati di migliaia di persone che parteciperanno alla kermesse mantovana. La mostra si svolge in un ambiente storico mozzafiato: la tenuta dei Gonzaga. La splendida residenza, che risale al Cinquecento, si estende su un’area di oltre 4.000 metri quadri tra bosco, giardini all’italiana, scuderie e palazzi di alto pregio e valore artistico. In questa occasione, oltre a conoscere gli espositori e a degustare i loro prodotti, si potrà visitare, con il suggestivo accompagnamento della compagnia teatrale Ordallegri, la tenuta, i palazzi e le sale storiche in un percorso studiato appositamente per accompagnare il visitatore in un tour nel passato. Durante i quattro giorni, si potranno assaggiare liberamente vini e prodotti tipici abbinati, ma anche partecipare a degustazioni guidate, chiedere pareri ad esperti, nonché pranzare con personaggi del mondo enogastronomico, con i quali vivere con gli occhi e il palato di chi sa i processi e i segreti della produzione di un vino, che dallo scorso fine dicembre, è stato finalmente riconosciuto dall’Europa, con l’inserimento, nella legislazione comunitaria, della categoria “vini da uve appassite”.

Appuntamenti da non perdere - il sabato; apertura stand mostra mercato e inaugurazione mostra degli “Incisori Veronesi”, inaugurazione mostra passiti e, a seguire, inaugurazione “Casa del Giardiniere Restaurata”, aperitivo buffet con gli ospiti - domenica, lunedì e martedì; In mattinata apertura stand, visite guidate al palazzo e alle torri, degustazioni guidate fino alle 19 e possibilità di pic-nic nei giardini di Palazzo Gonzaga - il martedì; alle 17 asta benefica “Restauro cappella B.Paola”


RISTORANTE NUOVA CINA ristorante cinese, chiuso il lunedì V. Monte Grappa, 10 - 46100 Mantova Tel 0376/32.74.39 www.ristorantenuovacinamantova.com SQOLA DEI F.LLI PAROLINI s.n.c. Strada dei Colli Nord, 51 46049 Volta Mantovana (MN) Tel 0376/83.82.49

Volta Mantovana Abitanti: 7.273 Santo patrono: Santa Maria Maddalena, 22 luglio Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

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CENNI STORICI Volta Mantovana è una cittadina di origine medievale. Il territo-

rio appartiene alla zona subcollinare posta ai piedi delle alture che delimitano il lago di Garda verso la pianura padana. Ancora oggi il borgo conserva, nel centro storico, i resti del castello eretto nel XI secolo. Oltre al castello a Volta è possibile visitare il bellissimo Palazzo Gonzaga, un tempo di proprietà dei signori di Mantova ed oggi sede comunale. Suggestivo del palazzo è il giardino all’italiana, costruito agli inizi del Cinquecento disposto su quattro piani asimmetrici, con terrazza panoramica ideata secondo gli schemi di un chiostro monacale. Le colonne in pietra provengono da monasteri e conventi soppressi in epoca napoleonica che furono salvate e portate ad abbellire il giardino. Un tunnel collega il palazzo alle antiche scuderie, antistanti all’edificio, dove attualmente vengono allestite mostre e manifestazioni culturali. Annesse al palazzo vi sono le due torri, da cui si gode un panorama mozzafiato. Oltre ai beni artistici, Volta è circondata da stupendi paesaggi e percorsi da fare in bici, a piedi o a cavallo lungo il fiume Mincio e sui docili pendii delle colline. I punti ristoro e le cantine sempre aperte con prodotti tipici e vini da degustare sono una piacevole interruzione durante la vostra gita fuori porta.

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Festa del riso dall’8 al 19 maggio

Presso l’Area Feste di Castel d’Ario, all’ombra del castello si svolge la tradizionale “Festa del Riso alla Pilota di Castel d’Ario” a cura dell’associazione Pro Loco casteldariese, patrocinata dal Comune. La rassegna enogastronomica oltre a proporre la prestigiosa De.C.O. “Riso alla Pilota di Castel d’Ario” propone un ampio menu con piatti tipici mantovani e spettacoli tutte le sere. Questa festa nasce nel cuore della zona delle risaie. Originario dell’Asia, il riso trova felice dimora tra le campagne mantovane già nel 1500 grazie alle imponenti opere di bonifica che consentivano di disporre degli ingenti quantitativi d’acqua che la particolare coltura richiede. La qualità tipica della zona è il riso “Vialone Nano”, celebrato nella gastronomia locale in piatti come il risotto “alla pilota”, condito con salamelle o pesce d’acqua dolce. Questo popolare piatto mantovano, servito alla corte dei Gonzaga e condiviso con il veronese, deve il nome agli operai addetti alla pilatura del riso, chiamati “piloti”, a sua volta derivante da “pila”, il grande mortaio dove il riso veniva separato dalle glume per mezzo di una sorta di pestello meccanico manovrato a mano. Essi erano degli specialisti nella preparazione del piatto e avevano l’abitudine, legata al grande appetito dovuto al pesante lavoro manuale, di condire molto questo riso, raddoppiando le dosi di burro, salamelle e grana. Il Risotto alla Pilota, anticamente preparato nelle cascine per festeggiare il raccolto del riso, è uno dei capisaldi della cucina locale ed è impropriamente definito risotto a causa della sua diversa tecnica di preparazione.

Appuntamenti da non perdere - aperitivo

con barman acrobatici per tutta la serata - ogni sera, musica dal vivo - le domeniche il ristorante è aperto anche a mezzogiorno - i lunedì, risotto col pesin - luna park e banchi del mercato straordinario


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Castel d’Ario Abitanti: 4.882 Santo patrono: Maria SS. Assunta, 15 agosto Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Castel d’Ario è un paese dalla storia antica ma dal nome recen-

te. L’attuale toponimo risale al 1867 (prima si chiamava Castellaro), quando un Regio Decreto emanato dal Ministro dell’Interno ordinava di modificare i nomi di paese più diffusi, tra cui quello di Castellaro, onde evitare disguidi nella corrispondenza postale della nuova Italia unita. Venne dunque scelto, su suggerimento del poeta Carducci amico dell’allora assessore Luigi Boldrini, l’attuale nome di Castel d’Ario. Per sette secoli il paese fu feudo del vescovo di Trento, anche se dal 1275 al 1708 venne continuamente sub-infeudato ai signori di Mantova, prima i Bonacolsi e poi i Gonzaga. Governato direttamente da Trento dopo la morte dell’ultimo Gonzaga e fino all’avvento di Napoleone, il paese entra a far parte della provincia mantovana proprio sotto la dominazione francese e, come Mantova, è poi retto dagli Austriaci fino al 1866, quando è annesso al Regno d’Italia. Un risultato ottenuto grazie alle tre guerre di Indipendenza, durante le quali ben 48 giovani castellaresi si arruolano come volontari. I loro nomi sono incisi sulla lapide davanti al municipio, sotto il profilo in bronzo dell’Eroe dei Due Mondi Garibaldi. Il profilo è quanto resta di un monumento, eretto sulla piazza nel 1883. Di Garibaldi è rimasto il nome alla piazza, prima detta dell’Olmo, e poi dedicata a lui. Il patrimonio-simbolo del paese è il castello medievale, ricco di storia millenaria. La imponente ed articolata struttura del castello conserva intatti anche il perimetro delle mura e la mole della torre interna, che da metà Ottocento, data del rinvenimento, è detta Torre della Fame. Ricchi di storia sono altri beni architettonici, come la chiesa parrocchiale, il municipio di poco posteriore, le grandi corti rurali a cominciare da quella di Susano. Certamente il personaggio più conosciuto, la cui fama va oltre i successi sportivi tanto da farlo diventare un mito, è Tazio Nuvolari, nato a Castel d’Ario il 16 novembre 1892.

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Festa del pesce dal 24 al 27 maggio

Appuntamenti da non perdere - il sabato sera, mercato contadino - la domenica: corsi di cucina - a partire dalle 19,30 apertura stand gastronomici

A Roncoferraro a fine maggio si svolge la “Festa del pesce d’acqua dolce”, una tre giorni che vuol essere un’occasione per gustare della buona cucina condita da ottima musica. La festa è ormai da anni un’ emblema della gastronomia locale. Si svolge nella cornice di Corte Grande, antica struttura rurale che risale al Settecento e che si trova nel cuore della cittadina. Il prestigioso manufatto era, fino a mezzo secolo fa, un’azienda agricola tra le più floride del Sinistra Mincio. Ogni sera, a partire dalle 19.30, gli stand gastronomici cucineranno risotto con il pesce, risotto con la salamella, pescina fritta, pesce gatto, saltarei, rane, pesce in bianco e altri piatti tipici. In tavola si gustano tutti quei prelibati tipi di pesce che tradizionalmente popolano le risaie del circondario. Una festa per scoprire cibi e tradizioni del mondo delle risaie e dei tipici piatti che da sempre ne caratterizzano la tradizione.


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Roncoferraro Abitanti: 7.309 Santo patrono: S. Giovanni Battista - 4° dom. di luglio Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

GRUPPO PULITORI MANTOVANI S.r.l. pulizie civili ed industriali Via I Maggio, 3 - 46037 Roncoferraro (MN) Tel 0376/66.42.08 - Fax 0376/66.44.35 www.gruppopulitori.com MORENA ARMONIA E BELLEZZA trattamenti viso e corpo, cura podologica, massoterapia V. Gramsci, 5 - 46031 Bagnolo Sanvito (MN) Tel 0376/41.54.8 CENTRO METODO REME Respiro Elasticità Mobilità Energia Corso Garibaldi, 65 - 46100 Mantova (MN) Tel 335/81.50.132 - www.metodoreme.it

CENNI STORICI Il nome Roncoferraro è composto dalle due parole latine “runcare”

(dissodare) e “ferrarius” (fabbro). Il termine “ferrarius” rimanda probabilmente alla famiglia o al gruppo che vi si insediò nel secolo XI iniziando l’opera di bonifica. Il 14 novembre 1088 è stipulato in Mantova, tra la contessa Matilde di Canossa ed il vescovo Ubaldo, un atto di cessione della corte di Barbasso comprendente le ville di Carzedole (Villa Garibaldi), Roncoferraro, San Martino e Governolo. A seguito dell’atto del 1088 la curia vescovile diventa proprietaria di gran parte dell’attuale territorio comunale. A partire dal secolo XIII, grazie ad investiture, vendite e donazioni, il territorio passa alle potenti famiglie mantovane, con il conseguente frazionamento della proprietà agricola in importanti fondi. I Gonzaga acquisteranno ampie zone del comune. Un castello sorgeva nello stesso luogo dove sorge ora il Municipio, all’incrocio tra l’antica via romana ad Padum, che conduceva da Mantova ad Ostiglia, e la strada che si collega a Castel d’Ario. La fortezza è stata demolita a partire dal 1717 così da ricavare materiale per la costruzione della fortezza di Cittadella. Il castello a pianta quadrata, con torri angolari, torre d’ingresso e due fabbricati interni, era circondato da un doppio fossato interrato nel 1921.

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Sagra dell’asparago di Cilavegna dal 29 aprile al 13 maggio Appuntamenti da non perdere - presso il Palazzo Aurora “Degustando l’asparago”, appuntamento gastronomico interamente dedicato all’asparago locale - nella Sala Consiliare apertura ufficiale della 49° Sagra dell’Asparago alla presenza delle autorità - 9ª Edizione premio “Asparago D’oro” - nella Tensostruttura di l. go Europa apertura ristorante selfservice con menu fisso turistico a base di asparagi. Zona festa di Via Mazzini “Ballando sotto le Stelle” - Mostra Mercato e pomeriggio di festa con sfilate e bande musicali - “Palio dei Maiali 2013”: sfida tra i rioni per la conquista del “Drappo”

L’asparago di Cilavegna si distingue da più di cinquecento anni, per la peculiare tenerezza e turgidità del turione e per il sapore delicato e raffinato. Anticamente gli si riconoscevano poteri medicamentosi: leggero e digeribile, era prescritto ai convalescenti; indispensabili nella cura del “mal di pietra” (per le proprietà diuretiche); era inoltre antidoto contro i veleni, mal di denti seconda domenica di maggio, il gustoso ortaggio viene riproposto ai visitatori, durante la sagra dell’Asparago, che, da oltre trent’anni, offre al turista sollecitazioni gastronomiche e folcloristiche. Carri allegorici e sfilate in costume, la Mostra Mercato dell’Asparago DOC, la grande frittata in piazza ed il Palio dei Maiali, fra le quattro contrade dei Dosso, del Castello, di Oropa e di Sant’Antonio, sono i momenti più caratteristici della manifestazione. Ma le gioiose e colorate attrazioni della sagra lasciano anche lo spazio ad una passeggiata alla scoperta di incantevoli scorci dal sapore semplice ed austero, ma non privo di gusto artistico. Da visitare, l’imponente parrocchiale barocca dedicata ai SS. Pietro e Paolo, la chiesetta di San Martino con i suoi affreschi della Vergine risalenti al cinquecento ed il delizioso santuario di Sant’Anna, immerso nel verde della campagna, costruito nel Seicento e meta della devozione delle future mamme.


CHARLIE TRATTORIA DEI PESCATORI Località Bagno, snc 28065 Cerano (NO) Tel 0321/72.69.83 TENUTA MOLINO TAVERNA azienda agricola, ristorante, fattoria didattica, museo agricolo, scuderie, riabilitaz. equestre Str. v.le della Galliana, 1 - 27024 Cilavegna (PV) Tel 0381/96.91.55 - www.agriturismopaviamolinotaverna.it AMBULATORIO VETERINARIO DOTT. VINCENZO SAPELLI ambulatorio piccoli animali C.so Torino, 33 - 27029 Vigevano (PV) Tel 0381/31.92.92

Cilavegna Abitanti: 5.352 Santo patrono: SS. Pietro e Paolo - 29 giugno Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI È una moderna cittadina con importanti insediamenti di industrie meccaniche, tessili e calzaturiere, che non hanno però cancellato l’amore per le tradizioni e per la coltivazione scandita dai ritmi di una natura ancora tanto presente in Lomellina, che si ritrova tutto nella produzione dell’asparago, un ortaggio semplice e nobile che ha trovato nel terreno sabbioso di Cilavegna la dimora ideale per una produzione unica per pregio e qualità. Il toponimo come Cilavinnis si trova citato in documento del X secolo; successivamente appare come Cilavegna e Celavegno. Il significato etimologico porta due versioni: cielo di Venere per l’amenità del luogo, la salubrità dell’aria, la bellezza delle donne oppure deposito di vini o presso le vigne. Località vicino a Mortara e a Vigevano, città spesso disputate per le loro potenti rocche, fu soggetta in tutte le epoche a passaggi e devastazioni di truppe nemiche. Comune della Lombardia, appartiene alla provincia di Pavia, in Lomellina, occupando l’estremo lembo della pianura lombarda ai confini con la provincia di Novara. Ben collegata per mezzo di linee automobilistiche con le città di Vigevano, Mortara, Novara, Vercelli, Milano e Torino, dista dal capoluogo Pavia 44,5 Km. Tra i comuni confinanti troviamo, Gravellona Lomellina e Vigevano, Parona e Borgolavezzaro. Cilavegna vera e propria oasi naturale a pochi passi dalle città, è sita in posizione pianeggiante a 115 m.s.l.m., fatta eccezione per alcuni dossi sabbiosi sparsi qua e là elevasti di pochi metri dalla campagna. La fitta rete di canali e fossi, alimentati dai fontanili, i filari dei pioppi, le cascine, i campi e le risaie caratterizzano il paesaggio della pianura. La popolazione consta oggi di 5352 abitanti circa e fino alla metà del 1900 si dedicava prevalentemente all’agricoltura.

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Festa dei Navigli 2 giugno

Appuntamenti da non perdere - dalle 9 alle 18 lungo i Navigli illuminati vengono allestite bancarelle con prodotti di gastronomia ed artigianato. Vengono inoltre organizzati spettacoli come concerti di musica jazz e classica, mostre d’arte e gare sportive

La più importante manifestazione che si svolge sui famosi canali di Milano, i Navigli, è la Festa dei Navigli, patrocinata dal comune, che si tiene ogni anno nella prima domenica di giugno in concomitanza della festa della Repubblica Italiana. La festa si svolge sul naviglio Grande e Pavese coinvolgendo anche le zone di viale Gorizia e viale Vigevano. Diverse manifestazioni fanno da contorno alla festa, mostre fotografiche e di pittura, conferenze che diffondono la conoscenza dell’importanza storica dei navigli, l’utilizzo delle acque per l’irrigazione nelle campagne da cui sviluppo dell’allevamento del bestiame e la crescita dei traffici commerciali. Milano, al centro della pianura padana è sempre stata attraversata da diversi corsi d’acqua che hanno contribuito al suo sviluppo urbano, agricolo ed industriale. Nacque l’idea di allacciare il sistema delle acque Milanesi ai fiumi ed al mare, con canali artificiali atti a prelevare l’acqua dei torrenti e dei fontanili per irrigare e fertilizzare i terreni, utilizzare i Navigli per la navigazione fluviale, per lo sviluppo del commercio come alternativa a strade pericolose, lente, sostituite con collegamenti rapidi e più affidabili. Ogni anno, inoltre, più 150 bancarelle colorano e animano la zona della Darsena e gli spazi limitrofi proponendo, accanto ai momenti di intrattenimento, ogni genere di merci: dall’abbigliamento agli alimentari, dai dolciumi ai prodotti etnici, dai casalinghi all’artigianato, dalle piante e fiori ai giocattoli. Il tutto tra artisti di strada e venditori di palloncini, frittelle e zucchero filato.


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Milano Abitanti: 1.342.337 Santo patrono: Sant’Ambrogio, 7 dicembre Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:


IN D AP IS U PO B BL N I IB C IL IT E AR IA

PA G


Festa delle ciliegie 2 giugno

Appuntamenti da non perdere - ore 10.30, premiazione “Festa delle Ciliegie 2012” Concorso di poesia e disegno per gli alunni delle scuole III edizione - ore 11.30, concorso “La Ciliegia è Servita” III edizione - dalle ore 15.00 - “Un albero per ogni nato” piantumazione ciliegi per i nostri nuovi concittadini c/o il parco “Scorte dei Magistrati” in via S. Anna, dalle 16.00 presso l’Arena del Parco Arcadia - dalle ore 10.00 alle ore 18.00 un trenino turistico percorrerà le vie di Bareggio con partenza dallo spazio antistante il Monumento ai Caduti in P.za Cavour - dalle 21.00 la giuria tecnica (giornalisti e vetrinisti) attraverserà la città per visionare le vetrine e scegliere le migliori per le premiazioni

Per Bareggio la raccolta delle ciliegie è sempre stata un momento di festa e aggregazione, anche a detta dello stesso sindaco, che ogni hanno si impegna a fare di questa festa un’ occasione per stringere nuove amicizie tra le famiglie bareggesi e tutti quelli che ogni hanno partecipano con entusiasmo a questa iniziativa, motivo d’orgoglio per tutti i cittadini. Con gli anni i ciliegi, in grado di resistere tranquillamente al clima umido della Pianura Padana, sono stati coltivati da un numero sempre minore di agricoltori, ed è diventato quindi importante per l’Amministrazione Comunale trasmettere questa tradizione alle nuove generazioni, per far sì che questa ricchezza storico-culturale non vada persa. Nel secondo dopo guerra questa Festa vedeva affluire a Bareggio molti milanesi alla ricerca delle ciliegie, come ricorda la poesia di Romano Oldani: Quond i milanes evan tucc a Barecc e scires (Quando i milanesi erano tutti a Bareggio per le ciliegie). La tradizione viene oggi riscoperta attraverso le numerose iniziative promosse in occasione della Festa alla quale collabora “Città delle Ciliegie” quale partner preferenziale. In particolare infatti l’adesione del Comune all’Associazione Nazionale “Città delle Ciliegie”, avvenuta nell’anno 2008 permette da un lato di avere in piazza Cavour, in occasione della Festa, le ciliegie provenienti da tutta Italia - dalle ciliegie “ferrovia” della Puglia alle tipiche ciliegie di Vignola, a quelle di Marostica e della Provincia di Alessandria - dall’altro lato di ammirare le rappresentazioni dei gruppi folcloristici provenienti dalle “Città delle Ciliegie”, dai battitori di grano toscani ai frustatori di Vignola. I ciliegi locali vengono implementati ogni anno in occasione della festa, attraverso l’iniziativa “Un albero per ogni nato”, che in questi 4 anni ha permesso di ripopolare i parchi cittadini con oltre 130 ciliegi di varietà autoctone nazionali. Il concorso culinario “La Ciliegia è Servita” coinvolge ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar nella preparazione di piatti con a tema la ciliegia, degustati dai visitatori, sommelier e chef manager che compongono la giuria tecnica. Nel 2010 la Festa delle Ciliegie di Bareggio è stata premiata nell’ambito della Manifestazione Golosaria a cura del Club di Papillon come esempio di marketing territoriale. Una bella festa tradizionale che esprime tutte le caratteristiche della bella Festa popolare: ciliegi, covoni di paglia, libri di storia bareggese, dolci alle ciliegie e ogni anno centinai di visitatori.


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Bareggio Abitanti: 17.254 Santo patrono: SS. Nazario e Celso , 4 ottobre Ente organizzatore: Pro Loco Bareggio Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Il territorio comunale di Bareggio è all’inizio del cosiddetto “Ma-

gentino” a ovest di Milano, a cavallo della S.S. Padana Superiore che conduce a Novara. I primi nuclei abitativi di Bareggio sono da ritenersi antecedenti alla colonizzazione romana e risalgono probabilmente a invasori emigrati d’oltralpe, i Galli Insubri, che prevalendo sugli Etruschi tra il VI e il V secolo avanti Cristo si stanziarono nella zona tra il Ticino e l’Adda, fino a quell’epoca abitata da radi insediamenti di popolazioni Liguri successive alla coltura di Polada. Il nome della città si sarebbe poi evoluto, attraverso i secoli, come si riscontra nella toponomastica degli antichi carteggi in quello attuale; tra l’altro si ricorda che il termine “baraggia”, di uso comune in queste zone sta a significare un’area incolta. La comunità cristiana di Bareggio dipese per molti secoli dalla pieve di San Vittore di Corbetta, la seconda pieve per importanza e per numero di chiese dell’intera diocesi di Milano. Probabilmente la chiesa di San Nazaro si trasformò in parrocchia nella seconda metà del XII secolo. In tarda epoca Carolingia, pare con Carlo il Grosso nell’880 d.C., questo territorio fu donato agli abati del Monastero Benedettino di S. Ambrogio di Milano che ne esercitarono il potere temporale per un lunghissimo periodo: dall’880 al 1300. Il segno raffigurativo più efficace che ci richiama a fare memoria di quel tempo è la sferza di S. Ambrogio, raffigurata nella fascia che attraversa il campo del gonfalone del Comune. La chiesa situata su piazza Cavour venne costruita in due diverse epoche: la chiesa ottagonale venne inaugurata nel 1727, il prolungamento si concluse nel 1893. È dedicata ai Santi Nazaro e Celso che, vissuti in un periodo ancora pagano, subirono il martirio nel 69 d.C. a Milano. La loro memoria si celebra il 28 luglio: in quell’occasione sopra l’altare viene bruciato un globo di ovatta bianco con una croce rossa, simbolo del martirio e segno della caducità della vita terrena perché hic transit gloria mundi (così passa la gloria di questo mondo). Per favorire la partecipazione della popolazione, la festa patronale viene tuttavia celebrata il 4 ottobre. La maggior parte della documentazione storica, del periodo Comunale e Visconteo venne purtroppo arsa nell’archivio di S. Nazzaro durante la peste dell’anno 1630.

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Festa delle erbe spontanee e delle ciliegie 2 giugno

Appuntamenti da non perdere - ore 10, alla presenza delle autorità cittadine l’apertura dei banchi dei mercatini enogastronomici, hobbistici e artigianali, e delle mostre. Cantine aperte

La Proloco organizza nel centro storico di San Colombano al Lambro, grazie all’impegno della comunità Banina e al suo legame con il territorio, la festa delle erbe spontanee e delle ciliege raccolte nelle campagne circostanti, il suo abitato e le sue verdi colline. Una proposta per una domenica da dedicare a una gita fuoriporta, un viaggio nella bontà per scoprire gusti nuovi e antichi in un percorso tra natura e storia, nello scenario della più bella provincia milanese. La manifestazione, giunta alla sua 25° edizione, da sempre richiama migliaia di persone e nasce come un momento celebrativo per la raccolta delle ciliegie. Con il tempo la festa si è arricchita grazie ad un’idea e la passione di Giorgio Creti, scrittore e giornalista, che ha voluto far conoscere e apprezzare i tesori della sua amata collina: le erbe spontanee. Tra le erbe selvatiche si possono trovare ortica, piattello, fitolacca, asparago, finocchietto e luppolo selvatici, raccolte da un gruppo persone di San Colombano, mentre le ciliege sono generalmente le protagoniste di un menu degustazione proposto al pubblico a pranzo e a merenda. La manifestazione prevede, inoltre, una mostra dei prodotti alimentari tipici lombardi, in particolare di prodotti lodigiani quali formaggi di capra, frutta e verdura, salumi, miele di produttori locali ed una presenza di alcuni interessanti produttori del Consorzio dei vini DOC di San Colombano, come il Nettare dei Santi, il Panigada, il Pietrasanta, il Bisserino, il Valdemagna. Un’esposizione di 60 hobbisti presenterà svariati prodotti quali quadri, ricami, decoupage, bigiotteria, bamboline realizzate a mano, gnomi e fate, piante e rose dagli innesti particolari. La giornata prevede anche un intrattenimento musicale che varia tra le melodie e brani della tradizione popolare ed alcuni pezzi da piano bar.

- dalle 12,30 alle 19,30, degustazione organizzata dalla Pro Loco nel parcheggio del Castello: un tris di assaggi di piatti tipici a 5 euro (lasagne, pennette, tortelloni, torte salate e frittate), preparati con le erbe che crescono nella campagna banina - ore 15,30, nel palazzo RiccardiSterza, concerto della rassegna organistica banina - ore 22,15, fuochi d’artificio e musica dei maestri Bernocco di San Colombano


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S. Colombano al L. Abitanti: 17.254 Santo patrono: San Colombano, 21 novembre Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Le origini di San Colombano al Lambro si perdono nelle nebbie

della protostoria, riconducibili all’arrivo di stirpi primitive stanziatesi nelle paludose pianure ai lati del Po. Si tratta di località balzate alla luce in senso etnico, storico e anche geografico, con l’arrivo di tribù galliche che invasero la pianura padana. Celti e Romani si avvicendarono su queste terre. Sul finire degli anni 900 si ebbe una prima trasmigrazione dei mombrionesi verso il lato nord dei colli per porre le basi di un nuovo insediamento: l’attuale San Colombano. Questo era il nome di un monaco irlandese con il carisma del combattente, armato di spada e vangelo. Partito già anziano dalla sua terra d’origine, fu esule da lunghe e sofferte peregrinazioni nelle Gallie, transitò per questi luoghi all’inizio del settimo secolo, diretto alla corte longobarda di Pavia. Qui lasciò il segno del suo apostolato convertendo al Cristianesimo le tribù padane stanziate sulle rive del fiume. Vuole la tradizione che questo monaco convertisse gli abitanti dei colli al Cristianesimo ed insegnasse loro la coltura della vite, che ancora oggi conserva la priorità assoluta sui 12 Km2 dei dossi banini. Da qui in poi, in qualche modo, fino ai giorni nostri San Colombaro prese parte alle importanti vicende storiche e di potere del territorio, come zona di passaggio o come vero e proprio protagonista: basti pensare che nel 1229 i Visconti, con il “Liber jurium civitatis laudae”, sancirono la loro presenza e il possesso del castello e del territorio. Del periodo visconteo si ricordano in modo particolare gli “Statuti Colombanesi”, organo legislativo istituito da Bianca di Savoia, che rappresentano una lungimirante e antesignana legiferazione che potrebbe benissimo essere considerata l’antenata degli attuali Statuti imposti ai Comuni. Nomi di artisti illustri la attraversarono, come Francesco Petrarca, ospite dei Visconti nel maniero, che lo elogiò in una lettera scritta ad un amico, ma anche Leonardo che lasciata definitivamente Milano per recarsi a Roma vi transitò con i suoi allievi. Oggi il Borgo Insigne, per il suo ambiente, la sua storia, le sue tradizioni, i suoi monumenti, la sua economia, rappresenta una comunità che si apre al futuro con grandi prospettive e che grazie alle fonti minerali e le colline è oggi meta di visitatori, in gran parte milanesi in cerca di svago.

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Sagra della Scottona terzo e quarto fine settimana di giugno Appuntamenti da non perdere - ore 20, apertura stand gastronomico - dal giovedì alla domenica, a cena: gnocchi al pesto, al burro e salvia ed al sugo di carne, agnolotti di scottona al sugo di carne ed altri piatti tipici della lomellina - dolci a sorpresa; in tutte le serate funzionerà, inoltre, la bruschetteria e la griglia della scottona con fiorentine, costate, e sottofiletto, il tutto rigorosamente di scottona - per il pranzo della domenica, alle 12,30, vedere i dettagli sul sito www.lascottona.com - sono in programma serate musicali , una rappresentazione teatrale dialettale ed una corsa ciclistica venerdì pomeriggio

L’Associazione medese “La Scottona” con il patrocinio del Comune di Mede, in collaborazione con il gruppo Alpini e l’Associazione “115 - Amici dei Pompieri”, organizza la sagra della scottona allo spiedo, ospitata nel cortile delle scuole e raggiungibile da via Cavour con parcheggio in piazza Papa Giovanni Paolo XXIII. La scottona è una giovane femmina di bovino che non è mai stata gravida e di età non superiore a 15-16 mesi, ragione per la quale fornisce una carne di una tenerezza eccellente. La carne della scottona si riconosce dalle piccole infiltrazioni di grasso nella massa muscolare, chiamate in gergo marezzature. Durante la cottura, le marezzature si sciolgono e conferiscono alla carne un gusto delizioso e la proverbiale morbidezza. La storia vuole che il contadino, allevatore di bovini, fu costretto a portare al macello una femmina giovane che non era riuscito a far ingravidare, sentendosi “scottato” dal fatto. Da qui deriva il termine “scottona”; una carne particolarmente indicata per lo spiedo e la griglia. Sotto una struttura al coperto e al riparo da qualsiasi intemperie, l’ottima carne di scottona allo spiedo viene servita a pezzi durante il terzo ed il quarto fine settimana di giugno, 200 kg di carne cotti sullo spiedo per quasi 30 ore.


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Abitanti: 7.085 Santo patrono: Santi Marziano e Martino, 29 agosto Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Alla caduta dell’impero romano, Mede subisce, come tutte le altre

città dell’Italia, le invasioni dei barbari: prima gli Eruli, i Franchi e i Goti, poi i Longobardi e gli Ungheri. Nel 1157 Federico Barbarossa investe del feudo di Mede i conti Palatini di Lomello, che in Pavia amministrano la giustizia in assenza dei re franchi. Varie famiglie possiedono feudi nel contado di Mede e, raro caso nella vita feudale italiana, se ne dividono il possesso per secoli, contemporaneamente e senza gravi contrasti. Particolarmente stimato un Giacomo, conte di Mede, che nel 1404 favorisce la tregua d’armi di un anno tra Filippo Maria Visconti ed i Beccaria ed è a lungo “Lettore” di diritto civile all’Università di Pavia con il nome di Giacomo Mede o de Mede. Nell’evo moderno, Mede segue le sorti della Lomellina. Fa parte del ducato di Milano sotto i Visconti e gli Sforza, in seguito viene occupata temporaneamente dai francesi, nel 1499, alla sconfitta di Ludovico il Moro e, nel 1535, alla morte di Francesco II Sforza, definitivamente dagli spagnoli. Il 7 settembre 1706, grazie all’aiuto di Eugenio di Savoia, cessa la dominazione spagnola e subentra, ma per poco, quella austriaca. Un anno dopo, infatti, l’Austria consegna la Lomellina a Casa Savoia. In quest’epoca Mede fu sede della Congregazione della Lomellina. Nel 1806 furono uniti al comune di Mede i soppressi comuni di Tortorolo e Parzano, mentre in precedenza lo era stata la Cascina Ragnera. Nel 1928 fu aggregato a Mede il comune di Goido.

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Festa della rana e dello stracotto d’asino dal 12 al 15 luglio

Appuntamenti da non perdere - venerdì 13; Orchestra “Nicoletta e Franco” ballo liscio; per i giovani “Mattia Dj Peruffo “ musica da baracca - sabato 14; Orchestra “Fausto Pedroni” ballo liscio; per i giovani “Dj Andrea Lanari “ musica ‘70,‘80,‘90 - domenica 15; 10° Motoraduno “Matteo Bandinelli”, ore 9,30 raduno in piazza Risorgimento, a seguire sfilata nei paesi limitrofi con sosta per aperitivo presso l’Osteria Cigno Nero a Gazzuolo e pranzo in piazza a Belforte; Orchestra “Chicco De Matteo” ballo liscio; per i giovani “Dj Matteo” dance a 360° - lunedì 16; Orchestra “Roberto Tagliani” ballo liscio; per i giovani “Mattia Dj Peruffo”

Da diciassette anni il Circolo “La Torre di Belforte”, che si prepara a festeggiare il quarantacinquesimo anno di fondazione, organizza quella che è diventata una delle feste di maggior successo dell’estate mantovana, una festa tutta a base di stracotto e rane. Queste particolarità culinarie sono state citate più volte anche dal presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, il Conte Nuvoletti, nei suoi numerosi scritti sulla tradizione gastronomica mantovana. Il circolo è partito dalla constatazione che delle tante osterie e piccole trattorie che esistevano un tempo nel paese, non ne restava che una, la trattoria “Da Ginen“. Hanno quindi pensato ad una festa che mantenesse una tradizione belfortese, in collaborazione con Maria Grazia Bergamaschi, proprietaria della trattoria, che stava portando avanti “un’eredità” di tre generazioni nel campo della ristorazione tradizionale belfortese, nel rispetto dei dettati gastronomici, mai scritti, ma sempre ben presenti nella realtà paesana. All’origine della festa, la “festa d’la rana e dal stracot d’asan“, ci sono queste premesse: la crescente ricerca di gusti “veri” e particolari, “d’na volta“, che contrastassero la spinta verso la globalizzazione del gusto; la scelta di piatti non facilmente rintracciabili e succulenti (stracotto, frittata di rane, pesce gatto fritto, lumache); l’aggiunta di una variante, il risotto alla belfortese (salsiccia, piselli e pomodoro), elaborazione di quello alla mantovana, lanciato proprio in occasione della festa che riscuote ormai un crescente successo. La buona organizzazione e le referenze di chi ha già avuto modo di assaporare i piatti negli anni hanno fatto sì che nel 2003 la festa raccogliesse più di ottomila presenze, dalle regioni e dalle province limitrofe.


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Abitanti: 1.115 Santo patrono: S. Maria della Carità, 1° dom. di agosto Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI La frazione di Belforte appartiene al comune di Gazzuolo, in provincia di

Mantova, restando sulla sponda destra del fiume Oglio. La sua etimologia (Vadiolum o Vadolium “piccolo guado o guado d’Oglio”) ne sottolinea la felice posizione. La frazione si trovava al tempo dei Romani sulla “Via Cava”, la strada vicinale cremonese che da Mantova si collegava a Bedriacum (l’attuale Calvatone) e quindi alla Postumia. Il territorio del comune fu sede di popolazioni palafitticole e verso il 2000 a.C. di Etruschi e Romani. Successivamente passò ai Longobardi, il cui re Desiderio lo cedette nel 759 alla potente abbazia benedettina di Leno (BS). Belforte fu un luogo fortificato sin dal primo medioevo e per alcuni secoli borgo franco, ma le pestilenze del secolo XIV ridussero a tal punto la popolazione, da accettare l’unione con Gazzuolo. Il capoluogo nel 1185 conobbe le ire di Federico Barbarossa e, nel 1300, i saccheggi di Guelfi e Ghibellini. Nel 1415 i Gonzaga ne demolirono il castello, che sorgeva sull’altura della Motta, perché ospitava nemici Guelfi. Passò definitivamente a questa famiglia nel XV secolo con la divisione degli stati stessi, avvenuta dopo la morte del Marchese Ludovico, che nel 1478 assegnò Gazzuolo a Gianfrancesco (ritratto insieme alla sua insigne famiglia nella Camera Picta del Mantegna), figlio prediletto pure dalla madre Barbara del Brandeburgo. Questi lo fortificò ed abbellì con numerose costruzioni, tra cui il castello. Nacque così la Signoria di Gazzuolo, che nel 1565 ottenne il titolo di Marchesato. La piccola corte ospitava letterati ed artisti tra i più rinomati del tempo, quali Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Matteo Bandello, Baldassarre Castiglione, Giovanni Muzzarelli, Pier Jacopo Alari Bonacolsi, detto l’Antico ed altri. Ritornò alla ribalta storica nel periodo risorgimentale, quando divenne luogo di riunione dei fuoriusciti mantovani, che formarono poi la valorosa colonna dei “bersaglieri mantovani” di Carlo Alberto. Cessata la dominazione austriaca, nell’anno 1866 incominciò a funzionare l’Amministrazione civica di cui fu primo sindaco il perito Luigi Mainoldi (1866-1873). Negli anni sessanta Gazzuolo ha conosciuto una forte emigrazione, ma negli ultimi tempi ha trovato un equilibrio demografico, grazie a un notevolissimo incremento del commercio, soprattutto a Belforte, di rottami metallici, di carta da macero e di antiquariato, tanto che nessun altro centro della provincia mantovana può competere per concentrazione di tali attività.

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Sagra dei Pizzocheri dal 27 al 28 luglio

Appuntamenti da non perdere - sabato 27: ore 19, inaugurazione della festa con apertura della cucina; ore 21, serata musicale con 2 piste da ballo, una di ballo liscio con l’orchestra “Franco De Luca” e una con musica da discoteca - domenica 28: apertura cucina a pranzo (ore 12) ed a cena (ore 19); ore 21, serata musicale di ballo liscio con l’orchestra “Romina”

La festa in onore del piatto tipico locale in uso in tutta la Valtellina si svolge nella splendida pineta di Teglio e prevede, appunto, la degustazione dei pizzoccheri (rustiche tagliatelle di farina nera con verdure, condite con burro e formaggio d’alpe) e di altri prodotti della gastronomia valtellinese. L’Astel Teglio è ormai impegnato sempre su più campi ma, la sagra che si svolge da decenni ai piedi della torre medievale, che rimane la più antica e tradizionale della città, risulta sempre l’evento più atteso da tutti. Come ogni anno oltre 100 volontari Astel lavoreranno giorno e notte instancabilmente per cucinare migliaia di piatti di pizzoccheri. Ma non finisce qui, perché in cucina vengono sfornati anche sciatt, salsiccie, braciole, affettati e formaggi tipici. Non manca il buon vino valtellinese e la birra artigianale del Birrificio Doppio Malto di Erba. Vanta ogni anno migliaia di presenze che da varie parti giungono per gustare questo piatto tipico. I pizzoccheri vengono impastati a mano, stesi e tagliati dai volontari dell’Astel che tengono vive le antiche tradizioni culinarie del paese. Successivamente sono bolliti in acqua bollente, poi scolati e conditi con formaggi, burro e aglio, come tradizione vuole. Per un servizio veloce e di qualità vengono usate ben 5 pentole, in grado di cuocere ca. 60 porzioni di pizzoccheri alla volta. La pasta, i formaggi e tutti gli ingredienti del menu, vengono lavorati al momento per garantirne la freschezza. Questa cura per la qualità, permette da anni alla manifestazione di crescere e di essere un vanto per il territorio.


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Teglio

Abitanti: 4.769 Santo patrono: Sant’Eufemia, 16 settembre Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Teglio vanta un illustre passato le cui prime tracce risalgono al III° mil-

lennio a.C. ed all’epoca romana. In epoca medievale il borgo, sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Milano, assunse i tipici connotati di un feudo, come documentato dagli Statuti Tellini che attestavano la duplice fisionomina giuridica del territorio, denominato Castellanza e Comune. Il XVI secolo è caratterizzato dal dominio dei Grigioni e dalla distruzione della Castellanza, con la cessione dei beni e diritti territoriali dall’Arcivescovo di Milano ad Andrea Guicciardi ed ai Besta, iniziando così l’era delle famiglie locali. Rappresentative sono le testimonianze storiche di uno sviluppo politico-sociale ecclesiastico e nobiliare. Tra gli innumerevoli luoghi ed edifici degni di nota e prestigio si ricordano alcune pietre miliari: Palazzo Besta, fiore all’occhiello dell’architettura nobiliare tellina ma anche valtellinese, antica dimora del ‘500 di stile rinascimentale, con annesso il museo Antiquarium Tellinum; la medievale torre “de li belli miri”, simbolo del paese; la chiesa parrocchiale di S. Eufemia di Teglio risalente al XV secolo, con gli Oratori dei Bianchi e dei Neri; il Palazzo Cattani-Morelli; il Palazzo Comunale; il Palazzo Reghenzani-Cucò la chiesetta romanica di S. Pietro; i Palazzi Cima-Juvalta. Teglio è ubicato in posizione centrale e strategica rispetto alla media Valtellina, si adagia su un ampio terrazzo soleggiato del versante retico, rivolta a mezzogiorno sulle alpi Orobie, collegato alle sue numerose frazioni e sparse contrade da una fitta rette stradale panoramica. In passato faceva parte del Comune di Teglio anche Aprica, situato a sud-est del territorio tellino, ora comune indipendente che sorge a circa 856 metri sul livello del mare raggiungendo un’altitudine compresa fra 300-916 metri. Dista da Sondrio, capoluogo dell’omonima provincia cui il comune appartiene, circa 21 chilometri. È raggiungibile attraverso la strada panoramica dei Castelli o dalla strada provinciale. Località di soggiorno estivo ed invernale è considerato uno dei borghi più belli d’Italia, caratterizzato da bellezze naturali e dalle testimonianze di un ricco patrimonio storico-artistico. Teglio è rinomata anche per le sue doti enogastronomiche grazie alla coltivazione del grano saraceno e alla produzione del pizzocchero, piatto principe della gastronomia Valtellinese la cui ricetta originale è ora tutelata dall’Accademia del Pizzocchero.

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Festa dei Persech dal 14 luglio al 21 luglio

Appuntamenti da non perdere - domenica 14: ore 21, “Suite Orchestra”, - lunedì 15: ore 19.30, benedizione del “Cesto delle Pesche”; ore 20, Festa in Contrada con giochi e stand gastronomico - martedì 16 e mercoledì 17: ore 20, Festa in Contrada con giochi e stand gastronomico - giovedì 18: ore 19, apertura stand gastronomico; ore 21, musica live ; ore 22, spettacolo con il comico Angelo Pintus - venerdì 19: ore 19, apertura stand gastronomico; ore 21, musica live - sabato 20: ore 16, sradicamento della pianta di pesco; ore 19, apertura stand gastronomico; ore 23, discoteca all’aperto - domenica 21: ore 10, gara della miglior “pescacomposizione” della giuria; ore 10.30, tiro con l’arco; ore 12, apertura stand gastronomico; ore 16, gara del miglior dolce alla pesca; ore 19, apertura stand gastronomico; ore 20.45, premiazionie della “Miglior Pesca”; ore 21, serata danzante con l’orchestra “Zeus“; ore 22.45, Gran Finale Pirotecnico

Protagonista della storia del luogo e della sagra annuale organizzata dalla Pro Loco Collebeato è il frutto della pesca, che ha assunto nel corso degli anni l’indiscusso ruolo di simbolo per eccellenza del Comune. Collebeato, Pesche, Festa delle Pesche: tre realtà che identificano un paese. La storia si lega a questo frutto. “I pèrséch de Cobiat” che per anni sono stati fonte di lavoro e di sostentamento per numerose famiglie collebeatesi, tornano ogni anno ad essere al centro della vita del paese: per una settimana centinaia di volontari appartenenti a tante realtà associative che operano a Collebeato si riuniscono per questa sagra. È un appuntamento ormai di rito, quasi un’iniziazione per la seconda parte dell’estate, tra caldo e vento rinfrescante, prati e campi, boschi e alberi, più di tutti alberi di pesco. Una settimana intera, tra ricordi del passato e promesse per il futuro, con incontri e degustazioni, concerti e spettacoli teatrali o comici, djset e stand gastronomici, aperti tutte le sere. E poi il mercatino, le feste delle contrade, la birra artigianale, musica per tutte le età e per tutti i gusti. Nel 1919 il cav. Filippo Rovetta aveva dato il via all’importazione di una varietà canadese della pesca, impiantando un pescheto modello subito esteso ad altri appezzamenti e imitato da tutti, dando un forte sviluppo all’economia locale grazie ai pregiati Persèch dé Cobiàt. La coltivazione della pesca ha infatti coinciso per il paese con un periodo di profondo cambiamento economico e sociale. Nel giro di pochi decenni la trasformazione agraria ha portato ad uno sfruttamento più intensivo e specializzato della terra ed a una commercializzazione dei prodotti. Ha aperto la strada anche per un’agricoltura di mercato, avviandosi così alla modernizzazione rivoluzionando i valori della vecchia civiltà contadina e trasformando le terre in moderni vigneti e in pescheti a carattere industriale. Da qui l’idea di omaggiare la pesca con una festa a lei dedicata, una festa che anno dopo anno accoglie migliaia di visitatori ormai da trent’anni.


RISTORANTE CORTE DELLE FATE circondato dal verde, piatti tipici, una cantina da 400 etichette, in estate cene all’aperto Via Lama Sud - 25021 Bagnolo Mella (BS) Tel 030/68.20.853 - www.cortedellefate.it

Collebeato Abitanti: 4.771 Santo patrono: Conversione di San Paolo, 29 gennaio Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Il territorio di Collebeato è assai vario ed eterogeneo: la pianura è lievemente degradante da nord a sud. In origine era costituito da due nuclei separati: a nord la Villa di Sopra, formata da piccole corti accorpate in forma irregolare intorno al santuario della Calvarola; a sud della parrocchiale, la Villa di Sotto, cresciuta invece longitudinalmente all’asse viario principale. Lievemente decentrate sorgevano le ville e le case rurali delle grandi proprietà religiose e nobiliari che in seguito alla crescita del tessuto urbano minore restarono inserite nell’abitato. Questi ultimi edifici rappresentano gli episodi più significativi dal punto di vista storico e architettonico. In alcune zone del paese si è anche discretamente conservato il tessuto minore storico formato da corti e abitazioni (in via Pozzo, via Trieste, via Roma) e qualche tratto dei bei muri di pietra e ciottoli che recingevano i broli e le proprietà. Lo stesso parco pubblico I° Maggio antistante la cascina ex-Ospedale è stato ricavato da un giardino storico privato in seguito ad acquisizione del Comune. Nella contrada settentrionale sorge il Santuario della Madonna del Pianto o della Calvarola. Nella tradizione è rimasto il segno di un’apparizione della Madonna che portò alla ricostruzione o ampliamento della chiesa nel 1701, ma l’edificio ha origini più antiche, probabilmente del XV secolo. E’ in attivo un programma di valorizzazione di una parte consistente e pregevole del territorio, programma che si è concretizzato nella realizzazione del Parco delle Colline di Collebeato, ora pienamente avviato con la stesura del Piano particolareggiato. Il Parco si inserisce in un progetto più ampio che interessa le “Colline di Brescia” e che, quando verrà completato, includerà anche zone collinari dei Comuni di Brescia, Cellatica, Rodengo e Botticino. Il Parco di Collebeato comprende tutta l’area collinare non urbanizzata: 300 ettari, di cui una ventina di proprietà comunale. Un’ accurata indagine sulla distribuzione della vegetazione ha consentito di avere una conoscenza precisa delle condizioni ambientali ed in particolare vegetazione del territorio con l’individuazione delle associazioni vegetali, del loro equilibrio e delle loro condizioni di salute. Su questa base il Parco potrà promuovere i miglioramenti boschivi, la manutenzione dei sentieri, il recupero di aree agricole e di fabbricati esistenti, e infine la creazione di un “parco naturale ed agricolo” per usi ricreativi e sportivi nelle zone di proprietà comunale.

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Sagra della bresaola dal 14 al 15 luglio

Appuntamenti da non perdere - sabato 14: ore 20, cena a base di bresaola; ore 21, serata danzante con l’Orchestra Angela Reitano band - domenica 15: ore 20, cena a base di bresaola; ore 21, serata danzante con la musica di Andrea e la Band del cuore - menu della cena: carpaccio di bresaola, involtini di bresaola, tris di bresaola, riso allo sforzato e bresaola, penne panna e bresaola, bresaola e sciat, gnocchetti alle ortiche con bresaola e casera - le serate si svolgeranno al coperto

Due giorni per celebrare “la rossa” di Valtellina organizzati dalla Pro-loco. Due giorni di musica, ballo e ovviamente buona cucina. Il comune di Chiuro ogni anno dedica un fine settimana alla “bresaola”, prodotto che ha radici molto antiche e si identifica su tutti i mercati come salume povero di grassi particolarmente indicato nelle diete e forse tra i più conosciuti sul territorio nazionale, uno dei prodotti simbolo dell’enogastronomia lombarda. La bresaola, ottenuta dalla parte migliore del posteriore del manzo (fesa, magatello e altre fasce muscolari pregiate) si identifica su tutti i mercati con la Valtellina, sua esclusiva zona d’origine. È un prodotto che ha radici molto antiche: deriva infatti dai modelli tradizionali di conservazione della carne mediante salatura ed essiccazione, testimoniati a partire dal 1400 e via via sempre più raffinati. Il processo di lavorazione consiste nella salatura “a secco” della carne, ben refilata e priva di parti tendinose, con dosi minime di sale e l’aggiunta di poche spezie; la salagione dura circa 15 giorni durante i quali leggere massaggiature si alternano al riposo in ambiente refrigerato e umidificato. Nel successivo periodo di stagionatura (6-8 settimane) si instaurano quei fenomeni fermentativi ed enzimatici che conferiscono alla bresaola valtellinese le sue inconfondibili caratteristiche. Il tipico gusto delicato e non eccessivamente salato si deve proprio all’aria e al clima della Valtellina che, grazie alle alte montagne che circondano la valle proteggendola dalle correnti d’aria più fredda, è più mite e meno continentale di quanto l’ubicazione al centro dell’arco alpino potrebbe far supporre. Nei due giorni di sagra, questo pregiato prodotto verrà servito in varie forme e con varie curiose ricette che non deluderanno i palati più pretenziosi. La manifestazione si tiene presso il Campo Sportivo “La Colonia” dove per l’occasione la Pro Loco allestirà una struttura coperta per garantire lo svolgimento della manifestazione anche con tempo avverso.


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Chiuro

Abitanti: 2.553 Santo patrono: S.S. Giacomo e Andrea, 30 novembre Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

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CENNI STORICI Ricco di storia e tradizioni eno-gastronomiche, immerso nella natura, dominato dai frutteti e dai vigneti che con i loro suggestivi terrazzamenti rendono unico il paesaggio della media Valtellina. Chiuro vanta un ricco passato, le cui numerose tracce impreziosiscono ancor oggi il centro storico: dal santuario della Madonna della Neve e di S. Carlo al palazzo fortificato di Stefano Milite Quadrio, dalla chiesa parrochiale dei Santi Giacomo e Andrea alla casa di Maurizio Quadrio, il grande patriota del Risorgimento. Il nome del paese appare per la prima volta in documenti del X secolo, ma le sue origini si perdono in epoca preistorica, come testimoniano i reperti trovati nella frazione di Castionetto. Data la sua posizione di passaggio per l’attraversamento della Valle, Chiuro giocò spesso un ruolo da protagonista nel panorama storico valtellinese, in particolare nel XV secolo, periodo molto fiorente grazie all’operato di Stefano Quadrio, il feudatario e condottiero che ottenne dal duca di Milano l’ampliamento dei propri feudi ed esenzioni tributarie per aver contribuito a respingere il tentativo veneziano di occupare la Valtellina. Fino a pochi decenni fa, il paese fondava la sua economia principalmente sulla coltivazione di mele e dell’uva da vino. Oggi, oltre che per le attività agricole - la maggior parte della zona è a denominazione d’origine controllata - Chiuro si contraddistingue anche per la produzione lattiero-casearia locale e per una propria tradizione artigianale legata alla lavorazione del legno e del ferro, alla manifattura edilizia e alla confezione dei pezzotti valtellinesi, i caratteristici tappeti rustici. Circondato dalle montagne, con un’altitudine che passa dai 349 ai 3248 metri sul livello del mare, Chiuro è inoltre un ideale punto di partenza per escursioni e passeggiate, offrendo al visitatore la possibilità di un turismo attento alle preziosità naturalistiche oltre che all’insegna della tradizione eno-gastronomica.

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Sagra del mirtillo dal 2 al 4 agosto

Il mirtillo, uno dei più gustosi frutti spontanei del sottobosco, è il protagonista della sagra di Rasura. La sagra, oltre ad offrire la possibilità di assaggiare le gustosissime specialità a base delle prelibate bacche, dalla fragranza eccezionale e dalle proprietà benefiche, propone una serie di iniziative collaterali di sicuro interesse e divertimento. Negli anni è sicuramente divenuta il top delle feste estive della Valgerola, con i suoi pranzi e cene con specialità a base di mirtillo e altri prodotti tipici della Valtellina. Si svolge durante quattro giorni di cultura alpina, musica, sport e naturalmente buon cibo. Per quattro giorni, il primo fine settimana di agosto, il Comune della Valgerola, ospita l’iniziativa promossa dalla Pro Loco Rasura e Mellarolo. Al polifunzionale della Foppa, i volontari preparano un’area coperta con più di 1100 posti a sedere. Diversi piatti, dai primi ai dessert, vengono preparati usando come ingrediente i mirtilli. L’abilità dei cuochi e la fragranza degli ingredienti rendono anno dopo anno indimenticabile ogni pranzo e cena, allietata con musica dal vivo e non solo. Mirtillo e cultura alpina, ecco il connubio vincente della sagra. In collaborazione con altri enti e associazioni attivi sul territorio, a cominciare dal Parco delle Orobie e dall’Ecomuseo della Valgerola, si programmano percorsi didattici, visite guidate e laboratori creativi per bambini. La domenica, alla Foppa, viene anche allestito il mercatino dell’artigianato e nel vecchio borgo si tengono alcune mostre, come quella dedicata agli antichi mestieri. Rasura è terra di escursioni, sia sui sentieri intorno al paese, sia su quelli che portano alla cima Rosetta. E proprio su questi antichi tracciati, percorsi nei mesi estivi dai compaesani impegnati nella raccolta dei mirtilli, centinaia di appassionati praticano lo sci alpinismo in inverno e nella bella stagione la corsa in montagna, ad esempio nella Skyrace della Rosetta. Ma durante la festa l’attenzione si concentra sull’ormai collaudata “Mirtillo mountain running”, gara open di 1049 metri che si svolge nel cuore del paese proprio nei giorni in cui si celebra il frutto della zona. Il percorso va dalla prima sede della festa del mirtillo, la zona delle scuole e del museo etnografico, al polifunzionale dove si svolge l’edizione attuale, un momento per unire un altro elemento forza del luogo, lo sport, con questo frutto meraviglioso.

Appuntamenti da non perdere - venerdì; cena a base di piatti al mirtillo, serata latino americana - sabato; cena a base di piatti al mirtillo, serata danzante con l’orchestra “Lesina Band” - domenica; pranzo e cena a base di piatti dedicati al mirtillo, mostra sulle orme del tempo, piccola fattoria, intrattenimento per bambini, mercatini dell’artigianato e numerose altre attività. Nel pomeriggio intrattenimento con l’orchestra spettacolo “Lesina Band”


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Rasura

Abitanti: 1.609 Santo patrono: Santi Fausto e Felice, 11 settembre Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI Rasura è, dopo Sacco, il secondo paese che si incontra inoltrandosi

in Val Gerola. Piccola comunità di montagna, dalle origini medievali e con una vita economica basata essenzialmente sulle attività zootecniche e sull’industria. La comunità dei rasuresi, in cui si rileva un indice di vecchiaia di poco più alto della media, si distribuisce non solo nel capoluogo comunale ma anche nelle località di Foppa e Lance. Il comune, adagiato su prati in pendio che offrono una splendida vista panoramica sulle valli del Bitto, risulta in forte espansione edilizia e presenta un territorio dal profilo geometrico abbastanza dolce anche se piuttosto movimentato, a causa delle rilevanti variazioni altimetriche, che vanno da un minimo di 450 metri sul livello del mare ad un massimo di 2.360 metri. Il paesaggio circostante è tutto costellato da folti boschi, su cui fanno da sfondo le Alpi, creando un insieme davvero suggestivo. È essenzialmente un piccolo comune, ma ha una lunga e grande storia. Il toponimo deriva quasi certamente dal termine “radura” stante la sua posizione geografica, in pendio e con una incantevole vista delle valli sottostanti; altre derivazioni sono invece fantasiose. La sua autonomia religiosa ebbe inizio nella seconda metà del ‘300 e si completò, qualche anno dopo, portando con sé quasi sicuramente anche quella amministrativa. In atti del ‘400, infatti, viene riportato che strinse alleanza con la vicina Morbegno, rimasta anch’essa di idee ghibelline, mentre tutti gli altri centri del Terziere inferiore della Valtellina erano diventati guelfi. Ciò causò l’insorgenza di conflitti di ambito locale a causa dei quali, per sopperire alle spese di guerra, il borgo dovette vendere alcuni terreni demaniali. Tra le famiglie nobili che vi hanno dimorato sono da menzionare i “Migazzi” (o “Amigazzi”) che poi emigrarono in Trentino; a quell’epoca, siamo nel ‘500, le famiglie residenti ammontavano a quarantacinque. L’ultimo evento “storico” che vi ebbe avuto luogo fu l’uccisione, nel territorio comunale, di uno degli ultimi esemplari di orso alpino, avvenuta nel secolo scorso. Il monumento storico più importante da segnalare è la chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giacomo, di arte barocca, che custodisce all’interno una tela di grandi dimensioni raffigurante il martirio di questo santo.

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Sagra del capù e Festa del folclore dal 2 al 4 agosto

Appuntamenti da non perdere - venerdì 2; ore 19, apertura ristoro con i piatti tipici e menu bimbi. Ore 21, esibizione del gruppo folclorico “RITMINFOLK” Ore 22, tombola con ricchi premi. Ore 22.30, serata danzante con l’orchestra “Marcolino Group” - sabato 3; ore 19, apertura ristoro. Ore 21, esibizione del gruppo folclorico “ARCOBALENO” Arezzo. Ore 22, tombola. Ore 22.30, serata danzante con l’orchestra “Alida” - domenica 4; ore 9.30, sfilata del gruppo folk “ARCOBALENO” ed il gruppo Lampiusa. Ore 10, S. Messa nella Parrocchiale di Parre. Ore 19, apertura ristoro. Ore 21, serata danzante con l’orchestra “Beppe Maccagni Trio”

Nel primo fine settima d’agosto, si tiene presso la tensostruttura allestita nel campo sportivo di Parre, la “Festa del Folclore” in concomitanza con la tradizionale “Sagra del capù”, ormai giunta alla 18° edizione. L’evento è organizzato dal “Gruppo folcloristico Lampiusa” che, forte del grande successo che ha riscosso nelle varie edizioni, si prepara già molte settimane prima dell’evento per organizzare la preparazione dei più di 2000 capù, cucinati secondo una ricetta tradizionale dalle donne del paese. La ricetta è tipica della zona: il capù si presenta come una grossa polpetta ricoperta con foglie di verza e la particolarità è che il ripieno è di magro, come il ripieno degli scarpinocc, i ravioli tipici di Parre, ovvero preparato con pangrattato e formaggio stagionato. Non c’è dunque carne e questo è significativo poiché evidenzia che era un piatto povero preparato accontentandosi di un po’ di formaggio e di qualche spezia. I capù, serviti con l’immancabile polenta, oggi sono molto apprezzati anche dai visitatori della zona, proprio perché quasi più nessuno li cucina in casa. Alla sagra, vengono anche serviti altri piatti locali e farà da contorno il Festival del Folklore che vede ogni anno gruppi di ospiti diversi, che regalano con la loro presenza un po’ della loro storia e del loro costume. Durante la manifestazione viene inoltre allestito l’angolo antico, zona in cui si potranno ammirare uomini e donne vestiti con il seicentesco costume tipico del paese, che riproporranno gli antichi mestieri e le antiche ricette. Il gruppo Lampiusa è detentore dell’originale costume di Parre, che sembra risalire al 1630, quando, a causa della peste abbattutasi in quel periodo sulla regione (pare si riconduca alla peste Manzoniana portata dai lanzichenecchi), alcune donne fecero un voto per esserne preservate: “…vestirono così in modo sobrio e dignitoso”, aspetto notato dal Vescovo Dolfin durante la sua visita pastorale a Parre il 10 giugno del 1779. Questo modo di vestirsi attirò anche l’attenzione dello storico Antonio Tiraboschi, che ne scrisse a riguardo: “… il costume di Parre (…) si compone di tela, di mezza lana, di nastri e merletti: tutte cose comuni ma indosso ad un Parresco hanno un significato che non hanno indosso ad altri…”. Fin dagli ultimi anni dell’ottocento, il costume di Parre viene esibito dai parresi in diversi angoli della nostra bellissima Italia. All’inizio del 1900, i parresi con il loro tradizionale vestito hanno partecipato alla sfilata dei costumi a Bergamo, nel 1928 ad una sfilata analoga a Venezia e, l’8 gennaio 1930, hanno persino partecipato alle nozze dell’ultimo ultimo Re, Umberto II° di Savoia.


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Abitanti: 2.815 Santo patrono: San Pietro Martire, 29 giugno Ente organizzatore: Hanno collaborato con noi:

CENNI STORICI

Il toponimo “par” di origine celtica, prima latinizzato e poi diventato “parre” nel corso dei secoli, per alcuni studiosi significa “luogo alto”, per altri “campo grande”. Dopo i ritrovamenti casuali del 1883 e gli scavi realizzati dal 1983 al 1994, viene considerato “un sito emblematico del mondo alpino” e va guadagnando consistenza l’ipotesi che Parre sia “Parra” , ovvero “oppidum Orobiorum” ricordato da Plinio nella sua “Naturalis Historia”, con riferimento ad un passo di Catone. Infatti, sul terrazzo fluviale sovrastante Ponte Nossa sorgeva, fin dall’età finale del bronzo, un insediamento abitativo abitato fino ad epoca tardo-romana. La “Villa de Parre”, ovvero un abitato rurale a Parre, viene citato anche in un documento del 928. Alla fine del XII secolo, compiuti i necessari atti di emancipazione, avviene l’istituzione del Comune governato da due consoli. Dopo aver subito le conseguenze di lotte civili e dell’alternarsi di varie Signorie, la Valle Seriana Superiore, di cui Parre ha sempre fatto parte, mandò i propri rappresentanti a Venezia per dichiarare la fedeltà della Valle alla Serenissima e per chiedere aiuto e protezione. La dominazione della Repubblica di Venezia, caratterizzata dalla conservazione delle istituzioni già in uso, terminò nel 1797 con l’arrivo delle truppe francesi. Né il successivo dominio austriaco né le vicende del Risorgimento hanno mai particolarmente turbato i parresi, che han sempre mostrato “uno spirito pubblico generale quieto”. Per secoli Parre è stata una terra di contadini e di pastori, che d’inverno portavano le greggi nell’Oltrepò pavese e in Piemonte e d’estate percorrevano le vallate valtellinesi e poschiavine e fornivano lana a Gandino ed a varie tessiture della Valle. Il paese ha conservato intatta la caratteristica divisione in due nuclei ben distinti: Parre inferiore (Par sota) e Parre superiore (Par sura). Il paese si è poi allargato inglobando quasi tutte quelle zone come l’Aghèr, Costa Erta, Campella, Valzella, una volta destinate all’agricoltura. La ricchezza della cultura popolare del paese è stata raccolta da ricerche con relative pubblicazioni e da gruppi locali tra cui il gruppo folk “Lampiusa” (parola che nel tradizionale gergo dei pastori, il “gaì”, significa luna). I componenti del gruppo, che vestono gli austeri costumi dei pastori di Parre, si impegnano a far rivivere tradizioni, balli e canti che affondano le loro radici nei secoli e che sono rimasti d’uso comune fino al Secondo Dopoguerra.

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