Thai Boxe Mania - 24 novembre 2012

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Thai Boxe Mania n. 1 - anno 2012

(Testata in attesa del numero di registrazione del Tribunale di Torino) Edito da S. C. SUPERNOVA COMMUNICATION S.r.l. Corso Filippo Brunelleschi, 91 scala A 10141 Torino (ITALY) Tel. +39 011 04 66 866 Fax +39 011 04 66 867 www.supernovacommunication.com Direttore Responsabile Antonio Petruzzo Responsabile di Redazione Alessandro Negro Pubbliche Relazioni Claudia Zangarini Comitato di Redazione Claudia Zangarini Debora Pasero Federica Costamagna Alex Negro Progetto Grafico Alex Dante Redazione e pubblicità S. C. SUPERNOVA COMMUNICATION S.r.l. Stampa Press Up S.r.l. - Ladispoli (RM) Proprietà di THAI E BOXE GROUP

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Benvenuti, Welcome, Bienvenue, Welkom, Bine ai venit, Сардэчна запрашаем, добродошао, Bienvenido, Benvenutofi, Ласкаво просимо, ‫ بيحرت‬to

Thai Boxe Mania.

Siamo orgogliosi di presentarvi questa quinta edizione. Anno dopo anno, con la stessa umiltà e lo stesso impegno, che mettiamo nella vita e sul ring, cerchiamo di far crescere l’interesse per lo sport da combattimento nel nostro Paese. Lo facciamo con la passione e la determinazione che da sempre riserviamo allo sport che amiamo. Ed ogni volta l’emozione di vedervi sempre più calorosi e numerosi ci spinge a continuare per raggiungere il nostro obiettivo. Questo evento è il nostro connubio: nasce dall’unione di un allievo e un maestro e dei loro cuori. Con la schiettezza che ci contraddistingue, semplicemente ve lo dedichiamo. Buon divertimento! Carlo Barbuto e Alex Negro

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5. 7. 10. 15. 17. 22. 26. 29. 30. 32. 35. 37. 40. 42. 44. 46. 47.

Pre-Serata ore 18 Thai Boxe Mania ore 20 Thai Boxe Mania International ore 21:45 Yuri Bessmertny, la decisione e la sicurezza di un “principe” Patrick Carta: da discepolo a maestro? Enrike Gogohiya: sul ring senza indugi, ma con la forza della modestia I due volti di Filippo Solheid Alessandro Alias, il fiero che ha realizzato un sogno Momo Wade: seriamente scanzonato, nella vita e sul ring Roberto Cocco: «il mio idolo sono io» Christian Zahe: il pugile pacificatore Berneung, il temperamento granitico di chi lotta per vivere Michele Verginelli: il punto debole del supereroe «toglietemi tutto ma non la “matriciana”» Vladimir Ionescu: durezza da pugile, occhio da artista e neuroni per studiare Davide “Tonno” Longoni: tenero ma insuperabile Luca Fasano: quando il match diventa un gioco di squadra Paolo Fiorio: «piuttosto muoio ma non mollo»

Foto: Margherita Borsano - 2012

SOMMARIO


Pre-Serata ore 18:00

Vladimir Ionescu

Italia 67 kg •36 Fights: 20W - 11L - 5D

Giancarlo Mele

Italia 75 kg •22 Fights: 14W - 6L - 2D

Christian Lucia

Italia 67 kg •21 Fights: 15W - 5L - 1D

VS. -65 kg

3x3 Full Muay Thai

VS. -75 kg

3x3 Full Muay Thai

VS. -67 kg

3x3 Full Muay Thai

Ruben Sciortino

Italia 67 kg •11 Fights: 7W - 3L - 1D

Luca Fasano

Italia 75 kg •20 Fights: 18W (2KO) - 2L

Carlos Catuagua

Italia 67 kg •26 Fights: 18W - 7L - 1D 2011 International Champion WAKO Pro 2012 Italian Champion WFC

5


Pre-Serata ore 18

Giorgio Belsanti

Italia 63 kg •18 fights: 10W - 6L - 2D Italian Champion K-1 2nd serie Italian Chmpion B class Submission

Cosimo Saracino Italia 75 kg

6

Max Canonico

Italia 70 kg •6 Fights: 3W - 3L

VS.

-63,5 kg 3x3 Full Muay Thai

VS. -75 kg

Arben Fierka

Italia 63 kg •18 Fights: 17W (6KO) - 1L 2011 Italian Champion Muay Thai WFC and FIKBMS 2012 Italian Champion Muay Thai

Momo Wade

3x3 Full Muay Thai

Italia 75 kg •12 Fights: 8W (4KO) - 4L

VS.

David “The Viking” Dolce

-71 kg

2x5 Mixed Martial Arts

Italia 70 kg •10 Fights: 8W (4KO) - 2L 2012 Italian Champion MMA Elite FIKBMS


Thai Boxe Mania ore 20:00

Christian Zahe Italia 67-70 kg 31 Fights: 21W - 8L - 2D

Marcello Cusimano

Italia 66 kg 24 Fights: 16W - 8L 2011 FIKBMS Champion pro Muay Thai 2012 Coppa Italia

Filippo Solheid

Italia 70 kg 37 Fights: 23W - 14L 2011 FIKBMS Champion pro Muay Thai 2012 Coppa Italia

VS.

-70 kg 3x3 Thai Boxe

Aòkid Farruku Italia 70 kg 15 Fights: 8W - 4L - 3D

VS.

Shan Cangelosi

VS.

Said Ahmed

-65 kg 3x3 +exr Thai Boxe

-70 kg 3x3 + exr Thai Boxe

Italia 66 kg 14 Fights: 9W - 4L - 1D

Italia 70 kg 45 Fights: 33W - 12L World Champion WFF

7


TBM ore 20 Silvio “The Game” Podariu Italia 63-66 kg 27 Fights: 19W (4KO) - 5L - 3D 2011-2012 Bad Boy Champion

Orgest Farruku Italia 76 kg 15 Fights: 14W (9KO) - 1L

Patrick Carta

8

Italia 57 kg 52 Fights: 39W (10KO) - 13L 2002-2003 European Champion WKN 2005 World Champion WPKC 2007, 2009 World Champion WKN

VS.

Zakaria Mourchid

VS.

Francesco Palermo

-65 kg 3x3 + exr Thai Boxe

-75 kg 3x3 Thai Boxe

Italia 65 kg 24 Fights

Italia 75 kg 31 Fights: 23W - 6L - 2D 2010 Italian Champion 1st serie k-1 and Muay Thai Titolare della Nazionale

VS.

-57,5 kg 3x3 Full Muay Thai

Flavio Scrimali Italia 57 kg 30 Fights



TBM International ore 21:45

VS.

-65 kg 3x3 Thai Boxe

Alessandro “Diablo Rojo” Alias

Allan “Polek” Gozdzicki

Italia 65 kg 24 Fights: 19W - 4L - 1D European Kickboxing Champion

Belgium -64 kg 45 fights: 33w (11KO) - 10L - 2D 2010 European Champion WKN

VS.

-92 kg 3x3 Thai Boxe

Davide “Tonno” Longoni

10

Italia 91 kg 33 fights: 22w (6 ko) - 8L - 3D 2006 Italian Champion Thai boxe F.I.S.T. 2009-2010 1st classified Muay Thai World Cup 2012 Oktagon Champion

Milan “Miko” Dasic

Serbia -92 kg 22 fights: 14w (10KO) - 7L 2010 European Champion WFF


TBM International

VS.

-72,5 kg Paolo Fiorio

3x3 Thai Boxe

Italia 73 kg 47 Fights: 36W (20Ko) - 10L - 1D Titolo Italiano 2009 FIMT

Lefterio “Lello” Perego Belgium -74 kg 60 fights: 53w - 6L

VS.

Michele “Iron Mike” Verginelli

Italia 77-84 kg 24 fights: 14w (5 ko) - 9L - 1D 1999 European Vale Tudo Champion 1999 European K-1 Champion - 1999 Oktagon Champion 2000 Oktagon Millenium Champion 2000 Dragons 2 Champion - 2001 Oktagon Champion 2010 Strength and Honor middleweight Champion

-83 kg 3x5 MMA

Ernesto Navas España -81 kg 14 fights: 10w - 4L

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TBM International

VS.

-67 kg Kaopon Lek “Black Mamba”

3x3 Full Muay Thai

Thailand 66-70 kg 284 fights

Liam “The Hitman” Harrison United Kingdom -66 kg 82 fights: 67w (38 ko) - 13 - 2D

2011 WBC Muaythai International champion 2007-09 W.M.C. Muaythai world champion 2006-07 W.P.M.F. Muaythai world champion 2006 Patong Stadium Muaythai champion 2005 S.I.M.T.A. Muaythai European champion 2004 W.A.K.O. Pro kickboxing world champion 2001 S.I.M.T.A. Muaythai Northern Area champion

Lumpinee Champion - Rajadamnern Champion Thailand Champion - KL World Champion MTA World Champion The Contender Asia Italian Qualifier Champion Best fighter of the year 1998 in Thailand

VS.

Enrike Gogohiya

Ukraine -70 kg 18 fights: 15w (10 ko) - 3L

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2007 Junior European Champion 2008 Junior World Champion 2009 Bronze medal in World Championship Ukraine Muay thai Champion

-72,5 kg 3x3 Thai Boxe

Berneung

Thailand -72 kg 250 fights: 180w - 70L

Ratchadamnern champion cintura mondiale della WMC



TBM International TBM International

VS. -75 kg 3x3 Thai Boxe

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Yuri “The Prince” Bessmertny

Roberto “The Hammer” Cocco

Belarus -72 kg 40 fights: 31w (15 ko) - 8L - 1D

Italia -74 kg 141 fights: 97w (47 ko) - 40L - 4D

2005 World Champion S-1 2006 S-1 Winner 2007 World Champion WMF 2007, 2008 European Champion WAKO 2008 World Champion WAKO 2009 World Cup Winner WAKO 2010 World Champion WKF 2011 World Champion WFKB 2011 Fight Code Dragons Winner

World champion I.S.K.A. Kick boxing World champion I.S.K.A. Thai boxe World champion U.W.K.F. Kick boxing World champion W.K.N. Thai boxe World champion Wako pro Kick boxing International Champion Boxe supermiddleweight Intercontinental champion W.P.K.C. Thai boxe


Yuri Bessmertny, la decisione e la sicurezza di un “principe” L’high kick che a messo a tappeto Gago Drago, nella scorsa edizione di Thai Boxe Mania, l’ha tirato lui. Un KO che rimarrà nella storia, insieme a quegli interminabili secondi prima che il suo avversario si rialzasse. Il diciannovenne bielorusso Yuri Bessmertny, definito il principe, torna il 24 novembre a disputare il Match clou della serata contro Roberto Cocco, deciso come non mai. La sua carriera è cominciata a tredici anni, in Biellorussia, a spingerlo? «E’ stata mia madre ad incoraggiarmi e portarmi la prima volta in palestra». Del suo primo incontro si ricorda solo che ha vinto per KO, e non il nome dell’avversario, non lo dichiara irrispettoso, ma con pacatezza, la stessa con cui si accinge ad entrare sul ring accompagnato dalle note dolci di Sting. Il tuo match più difficile?«Quello lo ricordo molto bene, era ai campionati nazionali Russi Juniores, si chiamava Makagonov, ed era considerato come il più bravo in Russia a quel tempo. Io invece ero solo dilettante. È stata durissima.» Quello di cui ha il ricordo più bello, ovviamente, è l’incontro che lo ha visto incoronare vincitore indiscusso del Torneo Fight Code nel 2011, battendo una delle rivelazioni di Thai Boxe Mania Sudsakorn. Ma non ha problemi con i suoi avversari, combatterebbe contro chiunque, perché lo ritiene l’unico modo per poter diventare un vero campione. Ha un atleta che lo spira ogni giorno, il suo compagno di palestra Alexey Ignashov e un idolo, il boxer americano Roy Jones Jr. La sua preparazione ad un incontro? «Faccio semplicemente le cose che servono per arrivare alla vittoria» difficile non rimanere sorpresi di tale sicurezza.

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Anche la sua giornata tipo, al di fuori della preparazione ad un match, è solo dedicata alla carriera di fighter e all’obiettivo di essere sempre un campione: «Mi sveglio, vado a correre, alleno i bambini della mia palestra, poi alleno me stesso per parecchie ore. Se dopo ho ancora forze vado a fare una passeggiata, altrimenti mi rilasso un po’ sul divano e poi letto». In Italia è già venuto diverse volte, la ama, ama il nostro cibo e il calore della nostra gente, soprattutto quando tifa sugli spalti. A Thai Boxe Mania deve molto, perché apprezza sempre, in una riunione, la gentilezza dei promoters e la buona organizzazione.

E dell’avversario di quest’anno cosa pensi? «Io e Cocco ci siamo conosciuti l’anno scorso, ha molto pubblico a Torino, non è mai facile combattere contro il beniamino di casa - afferma, ma poi riprende sicuro - Ma l’ho già fatto altre volte, non mi spaventa... Le persone che non verranno si perderanno molto e a Cocco dico: You better be ready!»

Claudia Zangarini

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Ufficio Stampa Thai Boxe Mania

Foto: Margherita Borsano - 2012

L’anno scorso aveva studiato Drago e l’obiettivo era quello di metterlo KO, traguardo raggiunto grazie ad una combinazione ispirata dal suo compagno Ignashov. Ha provato e riprovato quei passaggi, fino a renderli quell’arma letale, che tutti ricordiamo.


Patrick Carta: da discepolo a maestro? «L’allenamento? Sacrificio e molta disciplina». La Thai boxe per Patrick Carta, è questione di rinunce e scelte: una dieta ferrea, orari regolari, famiglia e palestra. Niente sgarri: «Ci vuole consapevolezza». Più che un atleta, il 33enne nichelinese, ha l’approccio del “discepolo che diventa maestro”. La Thai Boxe, per lui, non è uno sport, ma una disciplina, una pratica, come vuole la tradizione delle arti marziali orientali. Il suo approccio è prima di testa e dopo di corpo, di energie che vanno incanalate. Sul ring è salito per la prima volta dieci anni fa, con Carlo Barbuto, ma da bambino già era affascinato dalle arti marziali e alle elementari, seguendo la passione del padre, aveva praticato karate.

«Flavio arriva dal dojo Miura, come stile sono molto aggressivi - analizza a freddo Carta - L’ho già visto combattere, si mette sotto, attacca. Non l’ho studiato troppo, però, non sono solito a studiare i match. Preferisco lavorare sui miei punti forza piuttosto che giocare sui punti deboli dell’altro. Sarà comunque un bel faccia faccia». Carta ha cominciato a praticare questo sport a 20 anni: «Sono sempre rimasto con Carlo - premette Carta - La palestra è la mia seconda casa. La passione per le arti marziali c’è da quando ero piccolo, ma a 18 anni ho iniziato con la Thai Boxe. Per un paio d’anni in modo saltuario, poi dal 2000 non ho perso un allenamento».

Foto: Margherita Borsano - 2012

Ha all’attivo 52 match: 39 vittorie di cui 10 per ko e 13 sconfitte. Sabato, nell’arena del Pala Ruffini, per la quinta edizione di Thai Boxe Mania, si confronterà con Flavio Scrimali di Torino del club X1 Boxing.

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Ricordi il primo match pubblico? «Maggio nel 2000 -rammenta Carta- Ero accompagnato da due cari amici. Ho combattuto con un ragazzo molto bravo di Ivrea, Andrea Molon. Lui ha vinto, ma è stato un bel match». Cosa si prova a salire sul ring la prima volta? «Ci sono tante emozioni -ammette- La paura, l’eccitazione, la voglia di scappare, ma vanno controllate, si deve essere consapevoli e incanalarle. L’aggressività ci vuole, ma serve anche la paura». La Thai boxe è uno stile di vita? «Sul ring come nella vita bisogna mettersi in riga, se no rischi di farti male -mette in chiaro Carta- Non puoi arrivare a un combattimento, stanco o dopo una sbronza. C’entra poco con i valori di una disciplina marziale. Da ragazzino non vuoi ascoltare nessuno, sei un po’ aggressivo, allenarti in palestra aiuta a riflettere. In Thailandia l’approccio è ancora più spirituale». Essere campione sul ring rende pacifisti nel quotidiano? «L’idea del pugile che fa rissa per strada è uno stereotipo. Il modo più intelligente di affrontare le cose è a parole -considera Carta- Noi sappiamo tirare pugni, ma per la strada è meglio discutere. I thailandesi insegnano ad essere rispettosi dell’avversario, sul ring e nella vita perchè chiunque fa dei sacrifici». Sacrifici e disciplina, in cosa si traducono nel concreto? «Allenarsi è un piacere -premette Carta- Ma è una vita dura: significa togliere tempo agli amici, al divertimento e rispondere spesso “No, devo stare a dieta”. Dopo due mesi di preparazione a un match, ti manca cenare con gli amici, fare due salti in un locale, dopo un po’ l’allenamento stanca, ma bisogna fare delle scelte. È già difficile vincere, ma se fai sempre festa, rischi la pelle». Come organizzi la giornata? «Vivo in palestra, seguo gli amatori come allenatore e mi alleno 2-3 ore al giorno, alle volte diventano 4. Corro al mattino, salto la corda, faccio flessioni e poi lavoro al sacco o al combattimento mirato».

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La dieta in cosa consiste? «Cerco di mangiare correttamente seguendo una dieta mediterranea. La pasta va bene, anche i cereali e il riso, ma senza esagerare, devo controllare il peso e non posso mangiarmi un etto e mezzo di pasta, ma neanche gli insaccati e i formaggi. Non bevo bibite gasate, né alcolici e scelgo carne bianca e pesce. Forse ad ascoltarmi sembra ancora più faticoso». Carta si lascia scappare un sorriso e continua: «Dopo i 30 anni il corpo di un atleta Thai Boxe si logora più che in altri sport -sottolinea Carta- Io sono già fortunato, perché per me è una passione che è diventata un lavoro. Quando appenderò i guantoni, continuerò a insegnare. Se non avessi fatto Thai Boxe avrei comunque lavorato nello sport». Quale match ti ha lasciato l’amaro in bocca? «Ho combattuto spesso con ragazzi più esperti di me, Carlo non mi ha mai risparmiato, serve a stimolarti -racconta Carta- Rimorsi in generale non ne ho, forse un match in Polonia, dove ho ragionato poco e ho perso. Ma non bisogna guardare indietro, preferisco vivere il presente. Non vado alla ricerca della “vendetta”». I match rimasti nel cuore sono quelli con i thailandesi, atleti a cui si ispira: «Sul ring ondeggiano: pochi colpi ma incisivi, li osservo spesso per rubare piccoli movimenti. Ma tra gli italiani ammiro molto Giorgio Petrosyan, campionissimo di umiltà». Gli atleti thailandesi hanno spesso tatuaggi bellissimi. Tu ne hai qualcuno? «Nessuno. Quelli sui thailandesi sono dei sak yant , tatuaggi sacri, in Thailandia ce l’hanno tutti. È come se Budda ti proteggesse. Gli europei li fanno spesso per moda». Hai un rito scaramantico? «Raso i capelli il giorno del match e uso sempre lo stesso brano per il mio ingresso: Break Ya Neck dei Busta Rhymes».

Debora Pasero

Ufficio Stampa Thai Boxe Mania

Foto: Margherita Borsano - 2012

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Enrike Gogohiya: sul ring senza indugi, ma con la forza della modestia I primi colpi di Enrike Gogohiya a Thai Boxe Mania, sono stati di scena. Dopo la sostituzione di Allazov con il temibile Berneung e la ritirata di Stevelmans, è stata la stella nascente ucraina a sorprendere tutti. Accettata la sostituzione dell’olandese, ha fatto diventare il suo match uno di quelli più attesi. Semplice e modesto Gogohiya ha incominciato ad allenarsi a 10 anni, gli piaceva la Thai Boxe e si è iscritto in palestra. Dopo appena quattro anni è diventato Junior European Champion. Il primo match lo definisce semplicemente strano, non una parola di più. Quello più difficile invece è stato contro Mike Zambidis nel 2011: «Sono sicuro di aver vinto, ma i giudici mi hanno dato la sconfitta - afferma con amarezza - È un ricordo bruttissimo». Ma di ricordi belli ne ha tanti, questo sport è la sua passione e gli regala ogni giorno momenti che definisce incredibili. Il suo carattere lo spinge a mettersi sempre alla prova, incontrare i migliori non lo spaventa, motivo per cui non ha esitato ad accettare la sfida con la star Thailandese Berneung.

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La sua ispirazione è il pugile statunitense Floyd Joy Mayweather Jr, diventato campione mondiale in ben cinque categorie diverse. Come ti prepari ad un incontro? «Non faccio nulla di speciale - smitizza - Il mio maestro fa il programma e io lo seguo. Lo sparring e il condizionamento sono fondamentali, buona parte del programma è dedicata a questo». Quando non si allena è un ragazzo come tanti, ama giocare al computer, uscire con gli amici e andare al cinema. Non ha grilli per la testa, non ama i tatuaggi: «Non ne ho e dubito ne avrò mai un giorno» afferma convinto. Con Thai Boxe Mania le sue visite al bel Paese arrivano appena a due. La prima è stata ad Oktagon in un match che lo ha visto vincitore, ma sull’Italia ha le idee chiare: «Mi piace la vostra cultura, la puoi

apprezzare e vedere ovunque, dai palazzi, all’arte e anche nel cibo». Di Thai Boxe Mania lo affascina il programma ricco di cui è contento di fare parte, e riferito al pubblico non esita a dire: «Conto sul vostro supporto, mi aiuterà a fare un incontro spettacolare». Il suo avversario lo conosce da filmati su internet: «Lo stiamo studiando... ha una potenza impressionante... ma vi dirò dopo cosa ne penso, in base a com’è andata». E conclude con i toni calmi che lo hanno contraddistinto per tutta l’intervista augurandogli buona fortuna... ma augurandone comunque molta più a sé stesso...

Claudia Zangarini

Ufficio stampa Thai Boxe Mania




I due volti di Filippo Solheid Ho dato appuntamento per l’intervista a Filippo via FB che era mezzanotte, lui poco dopo aveva già confermato. Per lui era già ora di cominciare la giornata di allenamento in Thailandia, il posto che ha scelto per prepararsi a questa edizione di TBM. L’ora scelta è l’una del pomeriggio per il fuso orario italiano, 19 per Bangkok. Un’intervista anomala questa, via chat, noi, i nostri nick name, schermo davanti, il mondo nel mezzo. Si interagisce e si percepiscono mille sensazioni, ma solo grazie allo scambio di smile e parole scritte...Filippo ha un carattere che buca il monitor anche solo con la scrittura, di lui emergono due caratteristiche, la determinazione del fighters e la gentilezza del bravo ragazzo, un connubio decisamente vincente. Claudia Çlødæz Zangarini Allora, dimmi un po’, immagino tu sia in Thailandia x allenarti, giusto? Lo fai spesso? Phil Amad K Sì, esatto, ora sono quasi 2 mesi che sono qui... Ho iniziato 5 anni fa a viaggiare, mi appassionava la Muay Thai e così, come molti, ho preso lo zaino e sono partito...! Ora sono riuscito a far coincidere anche la mia passione per la Muay Thai al lavoro... seguo in una società la parte che importa e distribuisce il marchio di attrezzatura Sandee. C. Allora, arriviamo al dunque... - 14 giorni a Thai Boxe Mania... come ti stai preparando?

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P. Esatto... Anche se per la precisione qui sono già quasi -13!


Questa volta ho scelto uno dei Campus numero 1 in Thailandia... è nei pressi di Bangkok e ha numerosi campioni di Muay Thai e di pugilato. Qui ci si dedica al 100% in maniera professionale all’allenamento. Ci si sveglia alle 5 e si parte a correre. Allenamento duro fino alle 9,30, poi doccia. Alle 10 c è il rancio (di solito cerco di seguire una dieta dissociata, ma qui al camp meglio che io non mi chieda cosa mangio...) dopo ci si riposa e tutto daccapo... alle 21 ci si ritrova distrutti in branda a dormire. Il Day off è la domenica, infatti sono contento... domani riuscirò a riposarmi un po’ e rilassarmi. C. Come hai iniziato con la Thai? P. Ero in prima liceo, ero solo e ho subito una rapina dietro casa... ho iniziato x autodifesa. La vera passione per la Thai è nata in seguito, quando ho capito che è uno sport... non ha niente a che vedere con la strada. Lo sport mi è servito come valvola di sfogo per tutti i problemi che un adolescente può avere. Nel frattempo ho voluto comunque continuare la mia formazione e mi sono appena laureato in economia aziendale... C. Raccontami del tuo primo match P. Il primo match è un emozione... un misto di paura, adrenalina... curiosità... Mi ricordo che durante il combattimento ero come uno spettatore passivo... I minuti prima del match? Infiniti... poi è passata come uno schiocco di dita e ho vinto ai punti... C. La prima volta che hai perso cosa hai provato?

P. Eh... è stato brutto... avevo la febbre ma non osavo annullare il match e così sono salito lo stesso... ho preso tante botte!! Ahahaah... però ho capito che si impara molto di più da una sconfitta che non da una vittoria... C. Direi che sei una persona che agisce molto più di testa che di pancia, nel senso che non sembri impulsivo P. Beh sì, dipende dai contesti... ma se mi pongo un obiettivo voglio ottenere il miglior risultato nel minor tempo. Sicuramente chi pratica questo sport deve sapersi ascoltare... Comunque ti do pienamente ragione... delle volte vorrei essere più impulsivo, ma sul ring mi è sempre servito ad avere la meglio C. Hai dei tatuaggi? P. Si 2... uno sul polso e uno sullo sterno, uno rappresenta la mia infanzia un po’ ”ribelle”... l’altro il primo viaggio in Thailandia... C. Passiamo alla tua giornata tipo a Torino. P. Mmm qui il discorso di fa complicato... il lavoro che faccio purtroppo non è d’ufficio, non ho orari... ma la palestra è sacra. Tutti i giorni nonostante ci sia lavoro in accumulo ci vado e faccio circa 3 ore la sera e prima del match anche il mattino. C. Decisamente tra tutti i tuoi compagni della Thai Boxe Torino tu hai un’indiscutibile aria da bravo

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ragazzo, sembri tranquillo, all’inizio pensavo non combattessi invece... sei una furia sul ring! P. Eheh come si dice l’abito non fa il monaco... Come dici tu nessuno direbbe mai dello sport che faccio... C. Cosa pesi dei tuoi compagni? Soprattutto della “cricca” che parteciperà a Thai Boxe Mania? P. Siamo molto legati, siamo una “famiglia”, tutti fratelli... Ci sosteniamo a vicenda e ci diamo forza, soprattutto con Christian e Paolo, spesso vado al loro angolo e viceversa. C. Che idea ti sei fatto del tuo avversario? P. Il mio avversario? Sinceramente non so neanche chi sia, non sono aggiornato... ma sarà un atleta come me... e sarà una gara a chi vince... C. Si chiama Said Ahmed, combatterete per le selezioni Oktagon, quindi Fight Code Rules... 3x3 più exr. P. Ah ok! grazie... mi spiace solo non combattere con gomiti mi esprimo di più... ma ovvio sono contento di continuare con le selezioni Oktagon.

P. Figurati, grazie a te!

Claudia Zangarini

Ufficio Stampa Thai Boxe Mania

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Foto: Margherita Borsano - 2012

C. Direi che di materiale ne ho... ti lascio tranquillo grazie per l’ora concessa


Alessandro Alias, il fiero che ha realizzato un sogno Figlio di uno dei pionieri degli sport da combattimento in Sardegna, Alessandro Alias ne ha ricalcato le orme, bruciando tappe con duro lavoro. Si è aggiudicato prestissimo un ruolo da professionista in un terra dove con certe passioni è difficile emergere e ora lavora nella sua palestra, la AliasGym. Ragazzo schietto e deciso non ha titubanze nel rispondere, se gli chiedi del primo match ti risponde che malgrado tremasse dalle paura voleva vincere a tutti i costi. “Il match più difficile invece? È stato sicuramente quello contro Roel Rink (Team Aerts). Primo perché al peso ha fatto 3 kg in più, secondo perché aveva un esperienza sul ring maggiore. Ma malgrado la sconfitta ne ho un bel ricordo”. Vissuto a pane e sport, anche tutta l’infanzia di Alias è incentrata sulla passione per il ring “Andy Souwer è il mio idolo da quando ero piccolo, per il suo ritmo di combattimento e non solo e malgrado abbia qualche anno in meno di lui, essendo nella stessa categoria, il mio sogno è sempre stato quello di combattere contro di lui”. Altra ispirazione, come per tanti che praticano Thai Boxe, nasce dal campione incontrastato, neo vincitore a Glory nella tappa romana Petrosyan. La sua preparazione al match è fatta di sacrifici, dieta ferrea e

allenamento duro, due volte al giorno. “Ho solo un rito ultimante, combatto sempre con la barba lunga”. Alla domanda che lo incalza sul 24 novembre risponde risoluto “Ho già partecipato a Thai Boxe Mania e credo sia tra le 3 manifestazioni meglio organizzate in Italia, i fighters sono sempre trattati come delle star e quindi voglio dire al pubblico presente che qualsiasi risultato otterrò farò un grande spettacolo”. Il suo avversario, Alan “Pollek” Gozdzicki non lo conosce, ma senza mezzi termini non indugia a dichiarargli fiero: “Io non combatto da solo, combatto insieme ai miei compagni al mio allenatore, ai miei allievi, alla mia donna, a mia madre e mio padre, quindi tu non potrai mai vincere!” Claudia Zangarini

Ufficio stampa Thai Boxe Mania

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Momo Wade: seriamente scanzonato, nella vita e sul ring «Quando si rinuncia a qualcosa, c’è sempre una contropartita». Mohamed Wade, detto Momo, è un jazzista. Suona il basso in un band. Ma per la Thai Boxe ha messo da parte il suo primo amore per dedicarsi al ring. È un “novellino” delle arti marziali. Ha 23 anni e il suo primo match risale solo a tre anni fa, ma dalla sua ha la costanza. Come la maggior parte degli atleti di Thai Boxe, combattere sul ring non è la sua occupazione principale. Lavora in una onlus universitaria che fa ricerca all’ospedale Mauriziano di Torino. Il suo compito è gestire i dati delle sperimentazioni in campo medico. Tre mondi paralleli, uniti dal filo rosso della simpatia di Momo, che ha sempre una battuta pronta per ogni occasione. Sabato, 24 novembre, al Pala Ruffini, nella quinta edizione di Thai Boxe Mania, gareggerà contro Cosimo Saracino nella categoria 75 kg di Full Muay Thai. «Spero di esserci con la testa - incrocia le dita qualche giorno prima del match - Se no finisco a prendere legnate. Non mi preoccupo tanto dell’avversario, quanto di quello che faccio io sul ring. Se vinco mi tatuo il mio nome in arabo».

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E aggiunge in modo scanzonato: «Mi piace molto anche far divertire il pubblico. Se posso cerco di non portare avanti un match noioso. Se c’è il KO la gente è contenta e quando esce sangue di più».


Wade ha all’attivo 5 match da professionista e 8 amatoriali: «Mi alleno 4-5 volte a settimana - racconta - Da un anno la mia giornata è scandita tra lavoro e palestra, la Thai Boxe Torino. La sera non torno a casa prima delle 11. Per allenarsi bisogna fare qualche rinuncia, ma alla fine sono scelte. Ero bassista in una band jazz, i “Sabor Trio”, suonavamo nei locali. Ma l’ho messo un po’ da parte. Sono uno a cui piace fare troppe cose». L’ironia di Momo, infatti, è sempre presente. In palestra è definito il “burlone”, gli amici lo chiamano Black Diamond, diamante nero, «Un amico dice che sono cristallino, ma c’è anche un gigolò chiamato così - ride nuovamente - Speriamo lo conoscano in pochi» Chi lo incontra non penserebbe sia un atleta di Thai Boxe: «La gente vede l’aria simpatica e non si aspetta che sia in grado di “menar le mani”. In effetti a chi fa questa disciplina passa davvero la voglia di far il bullo per strada». Mancano pochi giorni al match, come ti stai preparando?«Soprattutto sulla resistenza - svela Wade - E poi sulla dieta. Devo sempre perdere qualche chilo, ma con la mamma calabrese non è facile. Cerco di fare una dieta dissociata: niente carboidrati nello stesso pasto in cui c’è la carne ad esempio. Evito anche le bibite gassate e gli alcolici». La colazione del campione? «Uovo crudo, sale, limone e una red bull - ride alla faccia poco convinta dell’intervistatrice - Davvero delle mattine capita che questo sia il menù». Al lato burlone si combina anche quello serio. Tra i personaggi di riferimento Wade elenca Martin Luther King, ma anche Mohamed Alì. Wade è un ex nichelinese, da 5 anni vive a Villafranca Piemonte, ma da parte di papà è senegalese: «Essere un mix di culture ti condiziona la vita - analizza Wade - Ci sono stati periodi in cui un po’ mi è pesato, o meglio me lo hanno fatto pesare. Mi prendevano in giro per il colore della pelle, ma ho imparato a riderci su. Mi ha insegnato ad essere una persona dalle vedute aperte».

Debora Pasero

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Roberto Cocco: «Il mio idolo sono io» «Nelle riunioni di lavoro? Mi danno sempre ragione». Progettista Fiat, due figli, una moglie, 35 anni: il ritratto del torinese doc, padre di famiglia. Ma Roberto Cocco, soprannominato “The Hammer”, il martello, è tutt’altro che monotono. La sua anima “tamarra”, di cui per altro va fiero, lo caratterizza sul ring, come dietro la scrivania. Esuberante, auto ironico, la boxe per lui è un hobby di cui non può fare a meno. Metà della sua vita l’ha passata in palestra, iniziando arti marziali a 6 anni. A 15 anni lascia il judo per dedicarsi alla boxe e passare al “contatto pieno”: Full contact, poi Kick Boxing e via via sino ad arrivare alla Thai Boxe. Il suo mito di infanzia è Rocky Balboa: si può aggiungere altro? Il 24 novembre, sul ring di Thai Boxe Mania, si confronterà nella categoria 75 kg Thai Boxe con il bielorusso Yuri Bessmertny. Il match più atteso dell’evento. «Ho iniziato giovane - racconta Cocco - Appena ho potuto a 16 anni sono passato alle discipline con il “ko”. Avevo ancora bisogno della firma dei genitori per iscrivermi alle competizioni».

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Cocco è “un anziano”, con 150 match disputati, oltre un centinaio vinti e la metà


per ko: «Il primo match a contatto pieno era di pugilato, ho preso un sacco di botte - ricorda - Ma è andato bene. È stato bello farcela nonostante fossi al limite (N.d.r. Cocco nell’intervista ha usato un’espressione più colorita). Tre round da tre minuti. Il mio avversario aveva la mia stessa esperienza. Nei primi combattimenti negli spogliatoi, un attimo prima di salire sul ring, mi ripetevo sempre “Ma chi me lo ha fatto fare!”. Adesso le paure ci sono sempre, se no saresti un “pirla”. Il timore è non riuscire a dare il cento per cento». La tua è un sorta di doppia vita, come la gestisci? «Devo concentrare l’allenamento dalle 18,30. È questione di abitudine - racconta Cocco - Mi sveglio alle 6,30 preparo i bambini, vado a lavoro e vengo in palestra tutti i giorni. I ritmi sono serrati. Però se vuoi ce la fai, la mia è una passione. Non un lavoro. Non potrei mai farlo come lavoro, ti richiede troppo impegno, finisci che perdi lo stimolo. Anche se non è semplice combattere con avversari che lo fanno per professione». La Thai Boxe, di certo come hobby è un po’ pericoloso: «Se per questo lo è anche il tennis... Pensa se ti arriva una pallina ad alta velocità in un occhio». Com’è coniugare un lavoro da colletto bianco con quello di un fighter? «Di solito arriva prima la fama che io - commenta con un tono di orgoglio - prima ancora del colloquio la gente mi conosce già. Che pratico Thai Boxe l’ho messo anche nel curriculum. Devo dire che mi facilita l’approccio». In che senso? «Quando c’è qualche controversia verbale nel dubbio mi danno ragione - scherza - Insomma diciamo che non passo inosservato. Fondamentalmente sono un tamarro. Si vede, si nota e cerco anche

di nasconderlo, ma è un po’ impossibile. Sono limpido quello che vedi c’è. Ogni tanto mi chiedono di nascondere le emozioni, ma sono trasparente». Due figli e una moglie, cosa pensano di questa seconda vita? « Mia moglie ha dovuto digerire il bolo, ho sempre combattuto - considera Cocco - I miei due figli, il maschio ha 7 anni, la bimba 9, i match non li guardano per presa di posizione, soprattutto la bambina che è già in apprensione, il maschio invece è divertito». Come prospetti il match con Bessmertny? «Penso sia un avversario degno, è un bell’emergente. A vederlo sembra abbia dei kick pericolosi, un buon tempismo, occhio. Io i match non li voglio mica semplici. Parto sempre con la stessa filosofia: se vinco ho vinto, stop. È una sfida con me stesso, non con l’avversario. Ogni volta cerco di superare i miei limiti, non mi interessa chi ho di fronte». Segui una dieta o una preparazione particolare? «Tengo d’occhio i punti forti, ma poi la preparazione a un incontro è sempre la stessa - taglia corto - La dieta stavolta l’ho cambiata. Ne seguo una nuova. Mangio tutto e non mi privo di niente. Prima facevo la dieta delle mele, dove si mangia solo mele e ora non voglio neanche vederle». Tu sei nella categoria 75 kg: «Si ma per scelta d’altri - ride - Fosse per me vorrei essere nei di più 80 kg, ma anche questa volta hanno organizzato i 75. L’anno prossimo li avverto». C’è un incontro che ti è rimasto più impresso di altri? «Quello con l’olandese Rayan Simpson. Quando ero agli inizi, era il mio idolo. Nella finale di un torneo in

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Germania l’ho battuto. Ho battuto il mio idolo, quindi adesso il mio idolo sono io».

Però hai 5 tatuaggi: «Si, ma non sono religiosi. Il primo è un drago. L’altro è un tribale e le iniziali della mia famiglia, poi due scritte in latino - spiega - In una c’è scritto “Citius, altius, fortius” il detto olimpico che significa più veloci, più in alto, più forti. L’altro è “memento audere semper” ovvero ricordati di osare sempre. Rappresentano il mio stile di vita».

Debora Pasero

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Foto: Margherita Borsano - 2012

La Thai Boxe è una disciplina thailandese, tatuaggi sacri, preghiera prima dell’incontro: «Io di thailandese ho poco - ammette - Loro hanno un approccio più religioso. Preferisco le americanate. Non sono neanche scaramantico, non mi voglio legare a niente, non voglio dare la colpa a un rito sbagliato, non ho nulla a cui appendermi. All’inizio avevo una musica particolare, poi girando il mondo è più faticoso creare il cd giusto...»


Christian Zahe: Il pugile pacificatore «In una rissa? Preferisco dividere e far ragionare». Tenace, modesto, nella quotidianità il 28enne Chistian Zahe ha l’animo del “mediatore”. Calci e pugni li riserva solo al ring e nelle serate tra amici è quello che seda le risse. Alla boxe si è avvicinato tardi, per caso, 5 anni fa. Prima aveva sempre e solo giocato a calcio. Poi è sopraggiunto un periodo buio, pieno di stress e un amico gli ha consigliato di scaricarsi in palestra prendendo a pugni un sacco da Boxe. Era gennaio 2008 e dopo 9 mesi era già sul ring per il primo match. Zahe ha all’attivo 32 incontri di Thai Boxe, 22 vinti 9 persi e un pareggio, e ben 19 di boxe, 10 vinti, 5 pareggiati e 4 persi. Il 24 novembre, gareggerà nella categoria 70 kg Thai Boxe contro Alkid Farruku.

Zahe è nato in Italia, ma ha radici ivoriane. Suo papà Boniface è infatti nato in Costa D’avorio, mentre la mamma Giuseppina è italiana. In famiglia sono tre fratelli, lui, la sorella maggiore Yvette e Jean Claude il più piccolo. Ma ad aspettarlo a bordo ring c’è Tiziana, la sua fidanzata, conosciuta proprio in palestra. La carriera di Zahe è iniziata alla Boxe Chieri: «Un anno e mezzo fa ho deciso di fare il passo ed entrare nel professionismo, così sono passato alla Thai Boxe Torino - spiega Zahe - È arrivato tutto per caso. Quando ho iniziato era un periodo buio, mi sentivo stufo delle solite cose e una sera un amico mi ha portato in palestra. All’inizio è uno sport strano, devi capire se sei portato a soffrire, l’allenamento è duro. Quando sono arrivato in palestra non avevo l’intenzione di combattere, ma poi l’allenatore ha visto che ero portato e dopo neanche un anno ho disputato il primo match».

Foto: Margherita Borsano - 2012

«Mi considero un tutto fare - si presenta Zahe - Di giorno lavoro come fattorino nell’azienda dei miei, lo scatolificio Livoire ad Andezeno, in provincia di Torino, e la sera mi alleno. Di boxe in Italia non si può vivere. Gli ingaggi dei pugili non sono alti e quindi anche nel professionismo bisogna sempre avere una seconda entrata. Lavorando con i miei però sono più libero. Mi alleno tutti i giorni almeno per due ore e vicino alle gare anche quattro, tra mattino e pomeriggio».

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Lo ricordi ancora? «Era il 18 ottobre 2008 a La Spezia - risponde senza indugi - Avevo paura e un po’ d’ansia. Ma ho pareggiato fuori casa, che è come una vittoria».

A ispirare Zahe ci sono alcuni atleti: «Petrosyan è il numero uno al mondo, ma è inarrivabile. Un altro è Farid Villaume, ha smesso da un po’ di combattere, ma dovrebbe essere ributtato nella mischia».

Negli annali di Thai Boxe Mania è rimasto impresso il ko del 2011 dopo un minuto e mezzo sul ring: «Mettere ko a volte è solo fortuna - smorza Zahe - Altre è questione di tecnica. Io sul ring non sono uno che attacca, di solito aspetto, lascio fare la prima mossa e studio la situazione. Mi definirei un attendista».

Sabato ad attenderlo sul ring ci sarà Farruku, atleta di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria: «E’ un atleta della palestra X1 boxing - anticipa Zahe - Con lui ho già combattuto, siamo compagni di palestra, ma non mi sono fatto previsioni sul match, quando le fai finisci per essere smentito. Di solito curioso su YouTube, per capire la tecnica, ma vale poco perché dipende tutto dal match».

Nel 2010 è diventato campione d’Italia e ha conquistato il titolo Wpmf (World Professional Muaythai Federation) in Polonia. Nel 2011 ha combattuto al campionato mondiale in Thailandia. Tra le più grandi soddisfazioni c’è quella di aver messo a tappeto Fabio Corelli, leggenda della Thai Boxe con 200 match alle spalle, a giugno di quest’anno: «Ho vinto extra round - commenta con una nota di orgoglio - Corelli è una leggenda. Ma il match che forse mi ha dato più soddisfazione è stato contro Mojaid Mohamed. Lì ero ancora più inesperto e l’ho messo ko alla seconda ripresa nel settembre 2010. Anche se più giovane di me aveva già 140 match alle spalle».

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Ci sono match che però gli hanno lasciato l’amaro in bocca: «Ho perso le selezioni di Oktagon di metà ottobre e non l’ho ancora smaltita - ammette Zahe - Mi devo rifare. Ho perso ai quarti di finale. Mi piacerebbe anche affrontare di nuovo Iulian Imeri, con cui ho perso l’anno scorso. Non sono più giovanissimo per questo sport, ma mi sono tolto un po’ di soddisfazioni come il Wpmf».

Quanto contano l’allenamento e la dieta per arrivare in forma sul ring? «Bisogna mantenere un certo peso per non uscire di categoria - mette subito in chiaro Zahe - ma personalmente non seguo diete con strani “bibitoni”, sono da evitare però gli zuccheri e gli alimenti poco sani». Tatuaggi porta fortuna? «Ho due tatuaggi - racconta con un certo pudore - uno è sul petto e c’è scritto “Gloria e dolore” in inglese e l’altro sono le iniziali di mia nonna». Riti scaramantici? «Non faccio cose strane prima del match, ma sto attento all’abbigliamento. Ci sono indumenti che uso sempre». Debora Pasero

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Berneung, il temperamento granitico di chi lotta per vivere Berneung ha l’aspetto solenne, imponente, il volto austero dall’età indefinita come molti Thailandesi. Ma è giovanissimo. Il fisico scolpito. A guardarlo incute un rispetto marziale senza tempo. Ha quell’aura di cui molti degli atleti occidentali parlano quando si riferiscono a quelli Thailandesi, di quelli che in Thailandia ci sono nati cresciuti e continuano a viverci. A Thai Boxe Mania ha sostituito Allazov, ma tutto si può dire parlando di lui fuorché sia un ripiego. Alex Negro e Carlo Barbuto lo hanno scelto perché entrambi in Thailandia lo hanno visto in azione e non hanno sbagliato. Il suo match contro Gogohiya è attesissimo. Ha cominciato a combattere a sette anni per soldi, come la maggior parte di chi nel suo Paese lo fa di mestiere. Si allena tutti i giorni nel camp Sitsonpeenong due volte al giorno. Ma in un camp, due volte al giorno, vuol dire due riprese di allenamento sfiancante da 4 ore e lo fa da sempre. Il suo primo match non lo ricorda neanche «Scusa, ho più di 200 combattimenti alle spalle, il primo proprio non me lo ricordo, ero pic-

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colo» tutta un’altra realtà, insomma. «Non ci sono match duri - spiega - Per me i match sono o facili, e ciò capita generalmente con gli stranieri, o difficili cioè quanto affronto un altro Thai». Nessun incontro gli è rimasto più impresso di altri: «Forse di uno, in Giappone, 4 anni fa ho un ricordo più vivo» ma non si dilunga, molla la frase e continua dicendo che sicuramente vorrebbe incontrare nuovamente Moses Tor Sangtiennoi: «Voglio la rivincita!» dichiara deciso. Inutile fare domande su che tipo di allenamento pratica, su che rituali usa, che tipo di dieta fa, o come si sta preparando all’incontro o come si svolge la sua giornata, è come andare a toccare un terreno sacro dove non puoi inoltrarti «No comment, questi sono segreti tra me e il mio maestro». E non c’è nulla che si possa ribattere. Thai Boxe Mania coincide con il suo primo viaggio in Italia, ma pare più scettico che altro sul nostro Paese: «Non prendetela male amici italiani -afferma- Ma da voi per me fa troppo freddo e malgrado io sappia che avete la fama da migliori cuochi al mondo, io amo troppo la cucina Thai e in quello nessun posto è come la Thailandia, ovviamente…».

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Ma certamente è contento di partecipare ad uno dei galà più importanti d’Europa. Con lui si allena Mathias Gallo Cassarino, il torinese che a soli diciassette anni si è trasferito in Thailandia per fare della Thai Boxe la sua vita, un grande fighter che tutti nel settore conoscono, quindi è comunque curioso di vedere Torino «Mi pare quasi di conoscerla dai suoi racconti». Per lui questo incontro, malgrado dalla sua definizione sia di quelli “facili”, sarà comunque impegnativo: «Non conosco il mio avversario, ma la vera sfida sarà combattere un incontro senza gomiti e senza clinch completo -spiega- E sarà complicato adattarsi alle regole occidentali. Di sicuro farò del mio meglio per il pubblico italiano e per tutti i miei fans in Europa». Alla richiesta di dire qualcosa al pubblico del 24 novembre pare un po’ sciogliersi «Tifate per me! Sono amico di Torino, la mamma di Matthias mi ha insegnato qualche parola in Italiano “STO ARRIVANDO TORINO”» -ride-. Conclude però essenziale parlando del suo avversario: «Non ho nulla da dirgli ora, ci tengo a recapitare personalmente i miei messaggi... sul ring».

Claudia Zangarini

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Michele Verginelli: il punto debole del supereroe «Toglietemi tutto ma non la “matriciana”» Sguardo sveglio, aria da bonaccione, accento verace: quasi c’è da chiedersi se sia lui quello che ho visto implacabile ad Oktagon. Michele Verginelli detto «Iron Mike», è arrivato da Roma per uno stage alla Thai Boxe Torino. Lo sguardo mi cade sulle sue braccia che a stento non strappano le maniche della t-shirt e le sue enormi mani e il dubbio svanisce subito. Ci sistemiamo in un posto tranquillo della palestra, lontano da tutti gli atleti che si sono radunati per seguire la sua lezione di MMA. In Italia questa disciplina lo vede come un precursore. È il top. «Ne vado fiero» ammette quando glielo dico. Ha incominciato a 19 anni per scherzo «Un’amico voleva provare a fare lotta e l’ho accompagnato. Lui ha smesso e io sono ancora qua» ride. Ama qualsiasi disciplina, l’importante è combattere. Le ha provate tutte e di tutte c’è qualcosa nella disciplina che quest’anno anche Thai Boxe Mania ha inserito nei Match.

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Ma se la Rai, ha dichiarato di non voler più mettere la Boxe in prima serata perché poco adatta alle fasce protette, cosa dovremmo dire della MMA? «Potrei essere d’accordo solo se fossero coerenti e togliessero anche la Formula 1 o il Moto GP... ma perché quelli non sono sportivi? - domanda- Lo sono eccome, come lo siamo noi. Mica vanno ai 300 all’ora fuori dalla gara o noi a menare le mani per strada, sono fesserie». A Verginelli la lotta piace, ne ha fatto la sua vita, una vita dura qua in Italia per questo sport, che divide tra palestra e lo stare con sua figlia. «Certo in America, con il seguito che ha la MMA vivrei molto meglio, qua in Italia non ha ancora preso piede, ma sono fiducioso e contento comunque, sono stato il primo qui, è un vanto - racconta- Ovvio che non puoi rifiutare nessun ingaggio o stage perché altrimenti non campi. Chissà, forse quando mia figlia sarà cresciuta mi trasferirò in America». Contento di salire sul ring di Thai Boxe Mania, del suo avversario Navas sa che è il suo opposto «Combatte molto in verticale, io mi trovo bene anche a terra, ma mi adatto, non mi spaventa». È alla domanda sulla dieta che mi spiazza: «Dieta? Non scherziamo. Ovvio che sotto incontro cerco di tenermi, ma piuttosto non esco, non bevo alcolici, ma toglietemi tutto non la matriciana! Non ce la farei, mi piace troppo mangiare!». Impossibile non ridere. Il tempo è volato, lo stage deve cominciare. Gli allievi sono pronti per il maestro. Il suo sguardo nel vederli cambia, il suo volto diventa serio come lo ricordavo. «Al 24 novembre!» mi saluta. E per un attimo penso che quel cambiamento di sguardo lì, deve proprio essere quello che permette a Supereroi come Clark Kent di poter non essere riconosciuti anche senza maschera...

Claudia Zangarini

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Vladimir Ionescu: durezza da pugile, occhio da artista e neuroni per studiare Gancio destro, lucidità e meditazione per scacciare le tensioni. Questi sono i punti di forza di Wladimir Alexandru Ionescu, giovane thai boxer chierese, di 24 anni. Cresciuto nella palestra di Boxe Chieri, con gli insegnamenti dei maestri Gianluca Ragno e Matteo Tancredi. Un po’ per curiosità, un po’ per caso ha comiciato a combattere nel 2006: «Sebbene la palestra sia proprio sotto casa mia, mi hanno trascinato qua alcuni amici... - racconta Ionescu – Sono rimasto subito incuriosito e ho voluto provare». In breve, si è trasformato quasi in una “macchina da guerra”. Nel 2007 ha debuttato nel suo primo incontro a La Spezia. Ha vinto. Ed è stato l’inizio della sua carriera agonistica. Nel 2010 è stato campione piemontese di pugilato. Nel 2011 ha conquistato invece il titolo europeo al campionato WFC. Finora ha disputato 70 match tra pugilato e Thai Boxe, di questi una trentina sono le vittorie, altrettante le sconfitte e 10 sono i pareggi.

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Campione sul ring, ma soprattutto campione nella vita. Nato in Romania, si è trasferito a Chieri nel 2003: «Mio

padre emigrò alla ricerca di un lavoro, quando la Romania non era ancora nell’Unione Europea. Laureato in ingegneria, subito si mise a fare diversi lavoretti. Nel frattempo, è tornato all’università e ora è infermiere». Così i genitori di Wladimir pensarono che pure lui avrebbe potuto avere un futuro migliore in Italia: «Mamma e papà sono divorziati. Fino a 14 anni ho vis-


suto con mia madre in Romania, dove tuttora abita precisa. Poi hanno preferito che venissi qua a studiare e ho frequentato il liceo artistico». I primi tempi lontano dal proprio paese furono tremendi: «Non parlavo italiano. Sovente ero solo poiché mio padre lavorava a volte anche la notte. Non avevo amici. Sentivo i pregiudizi su di me perché ero straniero». Ma piano piano si è fatto strada. E ora ha grandi progetti: «Sto studiando giurisprudenza per diventare avvocato». Tuttavia, non intende ancora mettere nell’angolo i guantoni: «La Thai Boxe è una passione che mi dà forti emozioni. Sento un sfarfallio allo stomaco come un innamorato. Inoltre, ho imparato la disciplina e a sudare per raggiungere i miei obiettivi».

aveva paura per me, così anche la mia ragazza. Poi hanno capito». In effetti, il rischio di farsi male c’è: «Non ho mai subìto un KO, né un colpo fulminante. Mi sono sempre rialzato. Ma ho tre cicatrici di ‘guerra’: due sul sopracciglio sinistro e uno sul destro». I segni sulla pelle sono il simbolo del guerriero come i tatuaggi: «Sul petto, sul lato del cuore, ho tatuati due guantoni con la scritta ‘Fighter Champ’ (cioè in inglese lottatore campione). Più una tigre sul polpaccio sinistro che rappresenta il coraggio». Wladimir è comunque lontano dallo stereotipo del lottatore aggressivo: «Sono un timido - sorride - Se vedo una rissa sono il primo a scappare. Ma non mi faccio mettere i piedi in testa».

Così è un personaggio eclettico: «Ho la durezza del pugile, l’occhio dell’artista e mi restano ancora i neuroni per studiare».

Per questo ora si sta scaldando per Thai Boxe Mania: «Gioco in casa, non voglio fare brutta figura. Ma sono tranquillo. Sarà un bello spettacolo».

L’agonismo è infatti una scelta difficile: «Mi alleno ogni giorno, al mattino mi alzo alle 7,30 e vado a correre al Valentino, per acquistare velocità, resistenza e risvegliare i muscoli. Alla sera vado in palestra per affinare la tecnica”. La sfida più dura però è la dieta: «È terribile: bisogna mantenere il proprio peso e magari scendere. Niente grassi, niente dolci...». Ma non bisogna tirare troppo la corda, per non compromettere una gara come insegna Vladimir: «Se il cavallo è stanco non parte la carrozza». Tuttavia, le emozioni e le vittorie ripagano i sacrifici: «I match danno una carica di adrenalina pazzesca. C’è da stare attenti, guardarsi intorno, ascoltare il proprio maestro nell’angolo e cercare di captare le battute dell’avversario con il suo coach. Mio padre all’inizio

Per Thai Boxe Mania Federica Costamagna

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Davide “Tonno” Longoni: tenero ma insuperabile

Incoraggiato dall’ovazione unanime «Tonno! Tonno» Davide Longoni, nella scorsa edizione di Thai Boxe Mania, si è aggiudicato il match e le selezioni Oktagon, lasciando una ventata di allegria nel pala sport. «A parte le 15-20 persone tra amici e compagni della palestra che ogni volta che combatto si fanno un gran sbattone e mi seguono non mi conosceva nessuno - racconta- È stato spettacolare, all’inizio del primo round si sentivano solo loro, alla fine dell’extra round aveva iniziato a tifare tutto il palazzetto, una roba totalmente inaspettata». E in effetti è andata proprio così. Davide Longoni è un ragazzo gentile, il tono sempre pacato, si stupisce quasi delle attenzioni che riceve. Alla domanda sul perché secondo lui il pubblico si è così rispecchiato in lui risponde onesto: «Forse il mio avversario era troppo esagerato, un armadio scolpito... io... io sono un tipo molto più normale». Una normalità che sul ring non lascia scampo.

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Dopo Thai Boxe Mania si è aggiudicato la finale Oktagon e la Notte dei Campioni. Malgrado l’evidente cambio a livello fisico che ha affrontato nel frattempo, più di 12 kg persi, il suo temperamento, tenero come il Tonno da cui prende il soprannome (anche se lui è principalmente quello insuperabile...), non è cambiato. «Mi hanno messo a dieta -am-


mette quasi rassegnato - Ho perso la massa grassa per acquistare potenza di colpi, agilità e migliorare di fiato... purtroppo mi hanno tolto quasi del tutto la pasta e mangio tanta carne bianca, vado avanti a “gran pollo”». Longoni si divide tra il lavoro di elettricista e il ring, ha incominciato a combattere a 19 anni, dieci anni fa, andando a provare con un amico. Cerca di dedicare il giusto tempo a tutto, famiglia e amici compresi, ma non è facile. Il suo primo match lo definisce «Massacrante» e racconta quanto in un combattimento “vero” quello che ti spaventa credi siano le botte che puoi prendere, ma in realtà quello che ti frega è il fiato.

e non prendo un pugno ben messo prima, potrebbe giocare a mio vantaggio. La scorsa edizione all’extra round avevo ancora un buon fiato». Ma al suo avversario non vuole dire niente «No, no, no, no gli dico nulla» si lamenta scherzando. Ma al pubblico si rivolge senza indugio «Spero di trovarvi calorosi come l’anno scorso, grazie ancora per febbraio, vedrò di fare del mio meglio!».

Claudia Zangarini

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Il suo stile è tecnico «Mi trovo molto bene nel corpo a corpo e con i gomiti, sono i miei punti di forza, peccato non siano sempre previsti nelle regole -afferma- Ad Oktagon, dove ho combattuto di Full Muay Thai, per esempio, ho vinto per KO, gli ho aperto un sopracciglio». E infatti i suoi KO sono sempre per ferita: “Diciamo che non è che picchio forte, più che altro picchio giusto” ride. In questa edizione farà parte dei Top Fighters. «Caspita è una soddisfazione -dice convinto- Thai Boxe Mania è un bellissimo evento, quest’anno ha dei match davvero interessanti». E al suo di match come si sta preparando? «Dasic lo sto studiando. È forte di Boxe, quindi l’obiettivo è di essere più forte di gambe e farlo boxare il meno possibile». Consapevole di come il suo avversario tenda a calare dopo la seconda ripresa commenta fiducioso: «In effetti se è come nei suoi altri match

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Luca Fasano: quando il match diventa un gioco di squadra Il primo approccio con la Thai Boxe Luca Fasano lo ha avuto giovane, a 13 anni. Nonostante questo è solo da quattro anni che lo pratica seriamente. «A spingermi? La voglia di provare qualcosa di nuovo e la grande cultura che c’è dietro alla Boxe Thailandese». Le risposte di Luca sono sintetiche e precise, è un tipo riservato e cordiale, ma si nota subito che non è a suo agio a farsi intervistare. Gli ci sono voluti due anni di duro lavoro per diventare professionista, quello che lui definisce «il tempo di trovare la giusta sicurezza e di prepararsi al meglio». Il primo match, in fondo, è una forte emozione, particolare. Lui lo vinse ai punti. «Di tutti i match ho bei ricordi, il più difficile sicuramente è stato quello in cui non c’era la giusta concentrazione -spiega senza entrare troppo nel dettaglio- In questo sport la testa conta al 90%». È appassionato dallo stile Thailandese, molto più di quello europeo, malgrado i grandi campioni che abbiamo qui in occidente: «Un atleta che mi piace molto è Sittichai Sitsongpeenog».

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Per lui la preparazione al match è una questione di gruppo: «Ci alleniamo come una squadra nelle settimane che precedono il match -racconta- Allenamenti al sacco, ai colpitori con i nostri maestri Carlo e Patrick (N.d.r Carlo Barbuto e Patrick Carta), e soprattutto molto sparring oltre, ovviamente, alle tecniche». La sua giornata tipo prevede che tutto, dal lavoro, alla sua passione per la Thai Boxe, passando per quella per la musica e il viaggiare (non dimenticando assolutamente la sua ragazza), trovi uno spazio. Anche lui, come tanti alla Thai Boxe Torino è stato in Thailandia e 3 dei suoi 6 tatuaggi li ha fatti proprio lì: «Gli altri rappresentano un po’ quello che

amo, quello che conta sono le esperienze, belle o brutte, della vita». Partecipare a Thai Boxe Mania per lui è un’emozione, è un fan dell’evento organizzato dalla sua palestra «Assolutamente da non perdere! Se si vuole assistere a qualcosa di nuovo ed interessante! Vietato Mancare! Venite, divertitevi e godetevi questa disciplina con occhi diversi!» afferma entusiasta. Il suo avversario, Giancarlo Mele, non lo conosce e non ne parla molto, ma sa che ha un buon maestro, una qualità che è meglio non sottovalutare. Così per lui il 24 novembre ha solo poche parole, semplici, ma per chi lo ha visto in azione in uno dei suoi 20 match, di cui 18 vinti, in fondo non sono poi così miti come sembrerebbe: «Ci vediamo sul ring!»

Claudia Zangarini

Ufficio Stampa Thai Boxe Mania


Paolo Fiorio: «piuttosto muoio ma non mollo» «Io sono così: o bianco o nero». Non ha mezze misure il 25enne Paolo Fiorio, nè sul ring nè nella vita. Anche se poi la sua vita è strettamente connessa al ring. Se non si allena, insegna in palestra. Dal terzo match, per almeno tre anni, non ha più perso un incontro: su 45 combattimenti, 20 li ha vinti per KO. La Thai Boxe per lui non è uno sport, ma uno stile di vita. Una disciplina da seguire anche nella quotidianità. Da quando ha scelto la via del professionismo, non ha avuto nessun ripensamento. Nella testa gli obiettivi sono chiari e non servono distrazioni. Sul ring nessuno lo ferma: può avere una clavicola lussata, uno squarcio sul volto, la febbre, ma arriverà comunque sino alla fine del match. Il 24 novembre sul ring del Pala Ruffini, si scontrerà con il belga Lefterio Perego, 72,5 kg Thai Boxe. «Non mi piace parlare di me - mette subito in chiaro Fiorio - Preferisco ascoltare o combattere. Dicono che ho le mani pesanti, ma non approvo chi mette delle etichette. Fiorio si è appassionato di arti marziali quando era bambino: «A 4-5 anni ho cominciato con il karate e ho continuato fino ai 12 anni - ripercorre Fiorio - Ero cintura marrone e per prendere la nera avrei dovuto spettare di compiere 14 anni. Ho smesso e per due anni ho fatto calcio. A 16 anni ho iniziato Thai Boxe, tutte le sere. Il primo match l’ho fatto due mesi dopo, contro un ragazzo che aveva 7 incontri alle spalle. Ero salito sul ring con la febbre. Ho perso ai punti».

Perdere un match resta una partita aperta: «Io sono molto vendicativo - non si nasconde Fiorio - Quando mi trovo di fronte a un avversario e ne esco sconfitto in-

47 Foto: Margherita Borsano - 2012

La parola arrendersi non esiste nel vocabolario di Fiorio: «Dopo i primi tre match non ho più perso, fino a quando ho preso un KO involontario e non l’ho ancora mandata giù».Rialzandosi da terra con veemenza ha battuto con la mascella sul pugno dell’avversario.


giustamente, allora faccio di tutto per avere una rivincita. Devo scontrarmi di nuovo e vincere». Determinato, Fiorio non si scoraggia davanti a nulla: «C’è stato un incontro in Portogallo di cui porto ancora i segni - mostra una cicatrice che gli segna il volto - Ho perso, sono svenuto. L’anno dopo sono tornato in Portogallo. Ricordo ancora quel match. Era in un casinò. Sul ring sono salito quasi allucinato da quello sfarzo. Non mi sono fatto più prendere dall’emozione e ho vinto». Cosa si prova a combattere? «Sono sensazioni uniche, che non puoi descrivere, vanno provate. L’ adrenalina che dà un match è altissima e il pubblico ti emoziona. Ma quando inizi a combattere non c’è più nulla intorno. Ogni match è come fosse la prima volta».

Cos’è per te la Thai Boxe? «Un riparo, uno sfogo. È uno sport che nasce per raddrizzare gli irrequieti. Ti fa faticare. Se hai dei pensieri vai in palestra e resetti tutto». Tra qualche giorno sarai sul ring del Pala Ruffini, che idea ti sei fatto del tuo sfidante? «È sicuramente un atleta forte. Sarà un match dove nessuno dei due vorrà soccombere. In Portogallo mi stavo spezzando una gamba e in un altro match mi è andata fuori posto la clavicola, ma ho finito lo stesso. Ne faccio una questione personale. Piuttosto muoio sul ring».

Debora Pasero

Ufficio Stampa Thai Boxe Mania

Prima si salire sul ring hai un rituale? «Odio la superstizione, il destino ce lo creiamo da soli - poi tace qualche secondo e si ravvede - In effetti c’è una cosa che non cambio mai ad ogni match. Ma non ti dico qual è». Se pensi ad un atleta, chi vorresti raggiungere? «Ramon Deckers - risponde senza indugi - È stato un super dei super. Lui è il talento. Sia nella vita che sul ring. Umile e fuori classe».

Segui una dieta? «Il miglior medico siamo noi stessi sottolinea Fiorio - Non ho mai dovuto fare diete restrittive. Dobbiamo mantenere un certo peso però. Cerco di mangiare bene, faccio una dieta dissociata: carboidrati a pranzo e proteine a cena. Non bevo alcool, non fumo e corro tutte le mattine».

Foto: IGBoxer - 2012

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Com’è la vita di un atleta di Thai Boxe? «Mi alleno 5 ore al giorno, ormai è il mio stile di vita. Ho perso molti vecchi amici con cui non condividevo più gli interessi. Ho degli obiettivi da raggiungere e la mia ragazza Rossella è come me e mi capisce - racconta - Cerco di andare almeno una volta all’anno in Thailandia per allenarmi un mese. Questa disciplina nasce lì e sanno come fare. I Thai prediligono i gomiti. Loro calciano tantissimo e fanno poca boxe. Hanno un allenamento più duro, fanno serie di 500 calci alla volta».






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