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1981/2020: da quarant’anni insieme
Novembre 2020
Anno XL
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NOVEMBRE 2020
PERIODICO DI INFORMAZIONE TURISTICA Aut. Trib. Napoli n. 3104 del 15/4/1982
Editrice SURRENTUM sas Dir. Resp. Antonino Siniscalchi
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FOTO DI ANTONINO RUSSO
1981/2020 quarant’anni insieme
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dalla Redazione
IL COVID NON HA FERMATO IL
PREMIO PENISOLA SORRENTINA A poche ore dal lockdown,
il Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito” a Sorrento , in modalità phygital (un misto di fisco e remoto), ha celebrato il 24 ottobre scorso la venticinquesima edizione, con il supporto del Comune di Sorrento e della Fondazione Sorrento. “ È stata l’edizione del coraggio, della cultura che resiste come presidio dello spirito e della cittadinanza attiva. Ringrazio il Sindaco Massimo Coppola e l’Amministratore della Fondazione Sorrento Gaetano Milano che hanno accompagnato questa sfida, da cui potrà partire una nuova stagione per il rilancio culturale del territorio”, afferma il direttore della kermesse Mario Esposito. Punto di forza del Premio è stata infatti la presentazione, nella sala Consiliare, della “Carta di Sorrento”, un manifesto che porta il nome della Città del Tasso parlando all’Italia intera dei temi della Bellezza, dell’Ambiente, del Turismo e della Cultura. Un documento pensato per il legislatore ed il decisore pubblico, salutato
dagli interventi introduttivi di Patty L’Abbate (Membro della Commissione Ambiente del Senato), di Roberto Napoletano (Direttore del Quotidiano del Sud), di Raffaele Lauro (Segretario Generale di Unimpresa), di Giampaolo D’Andrea (Consigliere per gli Affari Istituzionali del Ministro della Cultura Dario Franceschini) di Giuseppe Nargi (Direttore generale per Campania, Basilicata, Calabria e Puglia del Gruppo Intesa Sanpaolo), di Rosanna Romano (Direttore generale per le politiche culturali ed il turismo della Regione Campania), con le conclusioni del Sottosegretario del Mibact, con delega al paesaggio e al cinema, Anna Laura Orrico. La cerimonia di presentazione stata suggellata dalla consegna dei premi speciali al giurista Luigi Cerciello Renna e al giornalista Antonino Siniscalchi. Alla sera, senza pubblico, nel Teatro Tasso si è svolta la registrazione televisiva (messa in onda in programma nel periodo natalizio) dello spettacolo di consegna dei premi per l’audiovisivo, con
momenti di approfondimento legati al rapporto tra la musica e il cinema (un omaggio a Federico Fellini) e ad un progetto audiovisivo voluto da Renzo Piano per il Ponte Morandi di Genova. Ad aggiudicarsi l’edizione 2020 del prestigioso riconoscimento nazionale, presieduto da Luca Barbareschi e Danilo Rea, con l’Alto patrocinio del Parlamento Europeo, del Mibact, della Regione Campania e della Città Metropolitana di Napoli, sono stati: Lunetta Savino (miglior attrice per le interpretazioni in «Felicia Impastato» e ne «Il figlio della luna»), Peppe Servillo (per Musica e Cinema), Lello Arena (vincitore della sezione dedicata allo sceneggiatore Dino
Verde), Leo Gassmann (premio giovanile dedicato a Lino Trezza, per il doppiaggio e la musica), Nathalie Caldonazzo e Francesco Branchetti (spettacolo dal vivo). Un riconoscimento speciale per l’audiovisivo civile è andato a «Viaggio nell’Italia del Coronavirus» a cura della TgR Rai diretta da Alessandro Casarin. Premio speciale per la letteratura a Roberto Napoletano. Ospite musicale l’attrice e cantante Anna Capasso che ha presentato il suo audiovisivo “Bye Bye”. Special guest Giancarlo Magalli, che ha cocondotto un momento dello spettacolo dedicato ad un emozionante ricordo di Massimo Troisi.
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LUIGI DI PRISCO ELETTO PRESIDENTE
INSEDIATO IL CONSIGLIO COMUNALE DI SORRENTO
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l consiglio comunale di Sorrento si è insediato il giorno 23 novembre, nella sala Torquato Tasso del Palazzo Municipale. Dopo la convalida degli eletti, si è proceduto alla surroga di Antonino Fiorentino, nominato componente della giunta, con Rossella Di Leva. Quindi, il giuramento del sindaco, Massimo Coppola, e la votazione a scrutinio segreto del presidente del consiglio comunale. Carica che, per volontà unanime, sarà ricoperta da Luigi Di Prisco. A sedere tra i banchi della maggioranza, i consiglieri Paolo Pane, Desiree Ioviero, Enzo Sorrentino e Gaetano Mauro per la lista Sorrento Adesso, Elvira De Angelis ed Imma Savarese per Viviamo Sorrento, Eduardo Fiorentino e Luciana Cafiero di Nuova Sorrento, Ivan Gargiulo del Partito Democratico, Luigi Gargiulo della lista Sorrento Tua, Rossella Di Leva per Energie per Sorrento. Per l’opposizione, il candidato sindaco Mario Gargiulo, Federico Cuomo di Grande Sorrento, Alessandro Acampora di Sorrentocisto e Mariano Pontecorvo per Il Ponte. Nel corso della seduta è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del sisma che quarant’anni fa, il 23 novembre 1980, sconvolse Campania e Basilicata, provocando quasi tremila vittime.
la nuoVa gIunTa Comunale Gianluigi De Martino, oltre alla funzione di vice sindaco, si occuperà di Mobilità, Protezione civile, Commercio, Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Trasparenza. Sono invece Edilizia privata, Condono, Antiabusivismo, Innovazione tecnologica e Personale, le deleghe assegnate a Rosa Persico mentre ad Antonino Fiorentino quelle relative a Bilancio e Tributi, Società partecipate, Demanio, Patrimonio e Cimitero. A Valeria Paladino vanno Ambiente, Ecologia, Risorsa mare, Verde pubblico, Arredo urbano, Manutenzione e Pubblica Illuminazione. Per Alfonso Iaccarino, la responsabilità di Turismo, Promozione Territoriale, Agricoltura, Cultura e Relazioni Internazionali. Il ConsIglIo Comunale (Lista SORRENTO ADESSO) Paolo Pane Giuseppina Desiree Ioviero Vincenzo Sorrentino Gaetano Mauro (Lista VIVIAMO SORRENTO) Luigi Di Prisco Elvira De Angelis Imma Savarese (Lista NUOVA SORRENTO) Eduardo Fiorentino Luciana Cafiero (PARTITO DEMOCRATICO) Ivan Gargiulo (Liste LA GRANDE SORRENTO SORRENTO CI STO IL PONTE) Mario Gargiulo (Lista LA GRANDE SORRENTO) Federico Cuomo (Lista SORRENTO CI STO) Alessandro Acampora (Lista IL PONTE) Mariano Pontecorvo (Lista SORRENTO TUA) Luigi Gargiulo (Lista ENERGIE PER SORRENTO) Rossella Di Leva (in surroga a Antonino Fiorentino)
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE Luigi Di Prisco COMMISSIONE ELETTORALE COMUNALE Effettivi Luciana Cafiero Desiree Ioviero Mario Gargiulo Supplenti Paolo Pane Luigi Gargiulo Ivan Gargiulo COMMISSIONE ELETTORALE PER LA TRASPARENzA E CONTROLLO DEGLI ATTI Mario Gargiulo Rossella Di Leva Vincenzo Sorrentino Eduardo Fiorentino Imma Savarese COMMISSIONE PER L’AGGIORNAMENTO DEGLI ALBI DEI GIUDICI POPOLARI DELLE CORTI DI ASSISE E DELLE CORTI DI ASSISE DI APPELLO Ivan Gargiulo Federico Cuomo
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In luTTo Il TuRIsmo soRRenTIno
ANTONINO AMURO MAESTRO DELL’OSPITALITÀ H
a lasciato sincera commozione e profondo rimpianto la scomparsa di Antonino Amuro, ottant’anni, albergatore e tour operator. Titolare dell’agenzia di viaggi Ets, laureato in Giurisprudenza, discendente di una famiglia di artigiani, ultimo di cinque figli, dopo Luisa, Camillo, Domenico e Rosaria. Votato all’arte dell’ospitalità, proprietario dell’hotel Plaza, presidente emerito dell’Associazione agenzie di viaggio della penisola sorrentina, a diciotto anni vantava già un fattivo curriculum professionale nel settore della ricettività alberghiera all’hotel Faro di Marina Piccola. Poi, tre anni di collaborazione con don Mario, capostipite della Famiglia Russo, prima all’hotel Capri e poi all’hotel Du Nord. Intense anche le esperienze lavorative in Francia, Inghilterra e Germania. Nel periodo di permanenza con la famiglia Russo, conobbe un capogruppo che gli propose di seguire una serie di tour in Italia come operatore turistico. Per circa tre anni è stato il responsabile per la Campania dell’Area Manager della Cit, in appoggio al lavoro con la Golden Tours di Bebè Stragazi. Nel 1980 è diventato Agente generale Air France. Nel settore alberghiero dal 1965 ha curato la parte commerciale dell’hotel Plaza, in piazza Tasso, recentemente acquisito al patrimonio di famiglia. Ci sono Uomini e uomini. Non è necessario rileggere commenti e osservazioni che hanno caratterizzato il percorso di Antonino Amuro nei suoi ottant’anni di vita. La sua vita spezzata da un evento che non trova ragioni, la sua vita sempre caratterizzata dal sorriso e dalla serenità di un Uomo capace di spaziare con competenza e professionalità in un firmamento così complesso e affasciante, come il turismo, dall’agenzia di viaggi all’ospitalità alberghiera. Talvolta bastano poche parole per assumere le risorse di una persona. Ecco, anche il saluto di Antonino Amuro ispirava serenità. Una vita interamente dedicata all’ospitalità turistica, tante occasioni per manifestare il pensiero che animava la sua intensa esperienza e le prospettive concrete di un settore che evolve con il consenso di milioni di turisti. Antonino Amuro è stato un tour operator lungimirante, un albergatore per vocazione naturale. In quest’ottica, aveva “congelato” la laurea in Giurisprudenza, pur rimanendo sempre l’Avvocato Antonino Amuro, per focalizzare l’obiettivo di dedicarsi all’industria dell’ospitalità. È stato fondatore e presidente emerito dell’Associazione agenti di viaggio della penisola sorrentina, socio fondatore di Fiavet Campania, consigliere di Federalberghi, cariche onorate con competenza e signorilità, il sorriso e il rispetto per tutti. Non è una frase fatta, ma la constatazione che è emersa dalle sue stesse parole. Dietro un Grande Uomo c’è sempre una Grande Donna. E qui si inserisce la moglie Paola Matera Sanseverino, con la quale ha condiviso la sua vita, la sua quotidianità: «Ho cercato sempre di coinvolgere mia moglie Paola onnipresente in quanto faccio – ha spiegato in una intervista a Surrentum di Giuliana Gargiulo -. Le donne hanno la capacità di sintesi. Paola, in particolare, vede le cose che io non vedo, come sua mamma Concetta che mi ha dato tanto». Sulla loro scia si sono incamminati i figli Rosaria, Roberto e Bruno. In queste foto di Franco Romano il ricordo della manifestazione del Premio Surrentum-Antonino Fiorentino del 2016.
Antonino Siniscalchi
1981/2020: da quarant’anni insieme PROFONDO CORDOGLIO NEL RICORDO DEL
MAESTRO LELLO ZITO
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obilitava l’estro della sua arte con signorilità e passione. Come ha scritto il figlio Gaetano sulla pagina Facebook per ricordarlo «ci ha lasciati per assisterci da un’altra prospettiva». La scelta della prospettiva è stata una sua costante nella vita e nella professione, prima di incorrere nella malattia che lo ha strappato alla sua quotidianità esistenziale, vittima del Covid-19. Ha suscitato profondo cordoglio in penisola sorrentina la scomparsa di Raffaele-Lello zito, già docente di Disegno dal vero e Discipline pittoriche all’Istituto d’arte «Francesco Grandi» di Sorrento, spirato al Covid Hospital di Boscotrecase. Nato a Pomigliano d’Arco nel 1946, era diventato, con garbo e signorilità, sorrentino di adozione, sempre in prima fila nelle iniziative del Rotary club Sorrento. L’attività di insegnante parallela all’arte figurativa, interpretata con altruismo e generosità, lasciando alla storica scuola testimonianze artistiche di originalità e di pregio. Un curriculum pittorico iniziato negli anni ‘60 con la grafica pubblicitaria, preludio all’insegnamento ed alla pittura. Come recita il suo itinerario artistico «dopo un periodo di astrazione geometrizzante passa a forme tubolari intrecciate realizzate con pennino ed inchiostri colorati». Poi, si concentra, negli anni ’70, ad illustrare, attraverso un surreale realismo, paesaggi ed interni, opere eseguite rigorosamente ad acrilico ed olio. Il successivo passaggio della maturità artistica approda alla piena fase iperrealista. Un artista che ha tralasciato l’attenzione alle figure, “zoomate” sul corpo umano, offrendo spunti di particolari anatomici con un taglio prospettico ravvicinato ed insolito, per approdare in una più completa ed attenta analisi dell’uomo e delle sue problematiche interiori. L’approdo in penisola sorrentina negli anni ‘80 ne aveva, inevitabilmente, ampliato la fantasia di rappresentare paesaggi rielaborati da una fantasia priva di condizionamenti, un pretesto per dar vita ad un gioco di colori di contrasti e di luce attraverso una visione immaginaria, raccontando un mondo, definito dai critici d’arte «incontaminato e surreale». Le sue opere sono state protagoniste di numerose collettive e personali di pittura in Italia e all’estero, con mostre a Parigi, Buenos Aires, Montecarlo, Malta, Los Angeles e tantissime località italiane. Lello zito lascia la moglie Patrizia Cecconi con i figli Gaetano e Guido,
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La cultura dell’accoglienza negli hotel di Sorrento raccontata da Carmine Berton, attraverso i 200 anni di storia di un’affascinante casa/albergo di Sorrento, coivolgendo il suo lavoro di direttore della portineria o concierge, come si chiamano oggi, i maestri delle «Chiavi d’oro». Da una serata piovosa del 1961 alle ore 23,45 del 31 ottobre 2004. Da apprendista portiere a direttore della portineria, maestro dell’accoglienza. Il volume, edito dalla Stamperia Grafica Petagna, ricorda l’anniversario prestigioso della struttura in cui ha lavorato per metà della sua vita: «Bellevue Hotel Syrene» con il richiamo in copertina «1820-maggio-2020. Duecento anni». Il libro riesce a condensare in maniera agile e piacevole la storia dell’albergo, la bellezza dei suoi luoghi, la sua esperienza personale, episodi legati al rapporto con gli ospiti della struttura narrati con gusto e professionalità. Come sottolinea nella prefazione Carlo Milardi, «il lettore, dopo aver provato l’impressione di trovarsi davanti a una narrazione storica, viene coinvolto da protagonista a vivere la scena di volta i volta descritta». Non vi è richiamo specifico ai singoli episodi per darvi maggiore risalto generando, invece, la curiosità di conoscere gli innumerevoli personaggi ospiti dell’albergo che tutti, sia pure con sensibilità e modalità diverse, hanno contemplato e goduto dello scenario naturale e dell’accoglienza loro riservata. Così, in maniera suadente, Carmine Berton racconta anche le origini più remote dell’albergo che sorge sulle fondamenta di una più vasta villa romana del II secolo a.C, proprietà degli Imperatori, dove Augusto soggiornò per un periodo di riposo con Virgilio all’epoca impegnato a terminare la sua Eneide. Qui nel 1820 fu aperto l’albergo, con il none iniziale di «Locanda delle Syrene», poi pervenuto a Guglielmo Tramontano, sindaco di Sorrento dal 1900 al 1909 ed ereditato dalle due figlie, sposate con i fratelli Fluss e, successivamente, da Mario e Lorenzo Fluss. Oggi è di proprietà della Bellevue spa di cui è presidente Giovanni Russo. A corredo del libro, le immagini scelte con gusto: stampe antiche, fotografie storiche dei luoghi e della famiglia Tramontano, immagini degli affreschi dell’edificio (dei fratelli De Curtis, autori di Torna a Surriento, musiscisti e pittori, autori di testimonianze anche nell’Imperial Hotel Tramontano), foto di Carmine Berton e di ospiti. L’autore ha dato alle stampe il libro partendo dall’anniversario dei duecento anni del Bellevue Hotel Syrene, fa comprendere che qui, nella divina Costiera, l’Accoglienza (sì, la A maiuscola) è un’arte, che diventa professione da una generazione all’altra. In sintesi, è cultura antica che ha radici profonde nei sorrentini.
Gianni Siniscalchi
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In RICoRDo Del maesTRo PasTICCIeRe
Antonino Siniscalchi
«F
inalmente siamo arrivati nel luogo che avevamo sempre sognato di visitare». Varcando la soglia del laboratorio di Carmine Marzuillo, al viale Nizza, a Sorrento, fu la prima esclamazione di uno dei componenti di un pool di dirigenti di aziende giapponesi, letteralmente affascinati dal sapore della delizia al limone. Con loro una équipe di pasticcieri e chimici, accompagnati da una agente di import-export di Milano. L’obiettivo finalizzato a carpire i segreti della preparazione del dolce tipico delle due costiere, partendo proprio dalla sua pasticceria. Carmine Marzuillo è stato un autentico ambasciatore della pasticceria sorrentina, con la sua delizia al limone, letteralmente inventata negli anni settanta, una sera all’hotel Parco dei Principi, per sopperire alla carenza di dolci da destinare agli ultimi clienti in arrivo nel prestigioso albergo della famiglia Naldi, dove lavorava come pasticciere. La base di pan di Spagna, bagnato con limoncello, farcita e ricoperta di crema al limone. Ottantanove anni, una intensa «gavetta» iniziata allo storico Gran Bar dei fratelli Antonino e Gennaro Maresca passando ai più prestigiosi hotel d’Italia. La consacrazione per la delizia al limone, tuttavia, si manifestò durante la sua permanenza
al ristorante «Franceschiello». Nel 1978 al convegno nazionale dell’Associazione cuochi, fu proposta in concorso con la novità della pasticceria e vinse la medaglia d’oro, conferita dal presidente nazionale Luigi Carnacina. Insomma una autentica specialità che identifica l’arte della penisola sorrentina con uno dei suoi ingredienti principe della terra delle Sirene, il limone. Alla delizia al limone dedicò qualche anno fa la prima pagina un giornale giapponese, all’interno un ampio reportage con un itinerario tra Sorrento, Massa Lubrense, Positano e Amalfi, suscitando la fantasia nipponica di produrre in chiave industriale la delizia al limone con le essenze dell’agrume coltivato in Giappone. Una scelta che se, da una parte suscitava la soddisfazione di Carmine Marzuillo, dall’altra alimentava la sua proverbiale ironia, dolce come paste e bignè che ha sfornato per anni nel laboratorio di pasticceria a viale Nizza, aperto al culmine di una carriera di maestro pasticciere che ha conosciuto alberghi e ristoranti di prestigio della penisola sorrentina e non solo. Una cascata di delizie senza tempo ha caratterizzato la sua vita. Una passione oltre il lavoro, il Sorrento calcio. Una sottile ironia che accompagnava la sua giornata che
FOTOSPORT DI MICHELE GARGIULO
CARMINE MARZUILLO
spaziava tra paste e torte di cui conservava gelosamente progetti e ricette. La delizia a limone è diventata una pietra miliare nell’offerta enogastronomica di Sorrento e dintorni, contribuendo anche al rilancio del limone proprio nel momento in cui aveva imboccato una parabola discendente. Al limone, ma non solo. Sulla sua scia, infatti, la delizia è stata riproposta in numerose varianti, come ricorda Antonio Cafiero nel suo libro «Sorrento e le sue delizie». Con la stessa base, infatti, viene proposta all’arancia, al caffè, al cioccolato, alla fragola, alle noci, ai fichi e al pistacchio. Un dolce, quindi, che ha caratterizzato il territorio, con le sue risorse più significative. In tutto questo, Carmine Marzuillo, ha conservato l’umiltà e la discrezione ereditata dall’educazione familiare. Nato il 16 ottobre 1931 a Sorrento, apparteneva ad una famiglia votata al turismo, un fratello maître, un altro chef, uno direttore di alberghi, una
sorella ristoratrice. Una educazione votata all’ospitalità, ispirata alla più genuina sorrentinità. Nominato cavaliere per la sua dedizione al lavoro, come ha ricordato il sindaco dell’epoca Marco Fiorentino, era stato insignito nel 2008 dell’onorificenza «Sorrento Civica», il riconoscimento che la Città di Sorrento attribuisce ai suoi più illustri concittadini, per «aver saputo rinnovare con grande creatività la antica tradizione gastronomica sorrentina». Profondo cordoglio è stato espresso dall’attuale sindaco, Massimo Coppola: «Oggi Sorrento piange la scomparsa del maestro Carmine Marzuillo – sottolinea Massimo Coppola -. Intere generazioni di pasticcieri hanno imparato i segreti di un’arte e di un mestiere che per lui coincidevano con una smisurata passione, divisa con quella per la squadra di calcio del Sorrento. Ci lascia un pezzo di storia della nostra città e soprattutto un amico ed una brava persona».
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PREGI E DIFETTI DI UN POPOLO SENZA MASCHERA
PROVERBI NAPOLITANI
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“Proverbi Napolitani” nascono da un amore profondo per la lingua napoletana, che era la lingua della mia infanzia, e da un’eco antica di proverbi che sentivo ripetere da mia nonna. Un sentire che negli anni si è rafforzato e si è trasformato in una appassionata ricerca pariemiologica. Navigando nell’immenso e colorito mare dei proverbi napoletani si resta ammirati dalla forza espressiva della parola e dalla ricca plasticità del lessico di un popolo che ha assorbito il parlato di tanta gente con cui è venuto a contatto nella sua storia millenaria ed ha prodotto una sua lingua musicale e carnale; una lingua che, costituisce la peculiarità di un popolo di sole e di mare, incline all’allegria, all’ironia e alla comprensione dell’altro. Nei proverbi napoletani, accanto ad espressioni popolari, filtrano modi di dire di sapienza antica, di volta in volta
citati nella presente antologia, da Le Muse napolitane al Pentamerone di Basile, alla Vajasseide di Cortese, alla Posilichiata di Sarnelli, a quelle italiane tradotte da illustri intellettuali, dall’Inferno di Dante, alla Mandragola e alla Gerusalemme di Tasso… e alle innumerevoli altre opere “Votate in lengua nostra”. La parola nei proverbi diventa plastica ed essenziale, blasfema e divertente, ma sempre portatrice di un messaggio, un avvertimento, un’esortazione, un sorriso; come afferma il prof di Antropologia Ugo Vuoso, nelle dotte e puntuali note di introduzione, dal titolo “La lunga vita dei proverbi”: Il loro scopo è quello, in generale,di offrire una “risoluzione a bisogni e problemi pratici”: tutelare la salute, ottenere un buon raccolto, orientarsi in una contingenza, eseguire un lavoro “fatto bene”, a regola d’arte. Sono anche fondamentali quei
proverbi che trasmettono “percezioni intorno alla natura della vita” come il dovere, l’onestà, la dirittura morale, o anche la scaltrezza e l’individualismo. Nessun aspetto della vita è trascurato: da Dio ai santi, dagli angeli al diavolo, dalla nascita alla morte, dall’amore in tutte le sue connotazioni all’amicizia, dal comportamento dell’uomo a quello della donna, dalla mala alla buona sorte, a tutte le forme di professioni e di artigianato, dal commercio operoso all’ozio indolente. Tutto il popolo napoletano dona la propria esperienza di vita attraverso una miriade di personaggi di genere e di ogni ceto sociale: si identifica nella maschera di Pulcinella che è tutto e il contrario di tutto, nell’avvocato paglietta, nel mastu Francisco di turno, nei santi ai quali la gente si rivolge con umana confidenza, perfino in un santo inventato, come santu Tischitoschi. Il popolo napoletano è un popolo ben consapevole che ‘A lengua è nu strumiento ca canosce tutt’ ‘e pparte; sa usare parole per raggiungere le più alte vette della leggerezza poetica e quelle più spinte per scolpire desideri e passioni basse e istintive, con le parole sa modulare tutti i suoni del sentire umano, come in un’orchestra; nell’intento di facilitare la memoria, ha dato ai suoi motti un andamento metrico, ricco di rime, assonanze, allitterazioni, analogie, onomatopee. Se la traduzione in italiano dei proverbi rende il significato intrinseco, non restituisce l’efficacia della sintesi, la musicalità della rima, la sonorità fonosillabica, la pregnanza vocalica, la plasticità delle immagini, come nei pochi esempi riportati: ‘O core forte rompe ‘a mala sciorte Una persona che ha coraggio, sa affrontare la mala sorte. A parte la brevità, è da notare la rima (forte-sciorte). la posizione centrale del verbo rompe che dà risalto all’azione che va dal soggetto all’oggetto e la posizione chiastica tra core forte e mala sorte; il risultato è di una efficacia strabiliante. Canone inverso come certi spartiti musicali nel proverbio Paro piglia para e para piglia paro. Sei parole che iniziano tutte con una allitterazione, la “p”, congiunte simmetricamente da una “e”danno l’idea di due identità (Paro prende Para e
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Annamaria Amoroso Para prende Paro) che si attraggono per affinità e somiglianza. La metafora è stupenda per dire che due simili si prendono … e potremmo ragionare ancora sul reciproco ruotare combaciato del fonema ar verso il centrale gli. Poetico esempio di una musica che inizia con una forte negazione: Nun sempe lilìa fròlia e cecalìa canta! Non sempre il giglio fiorisce e la cicala canta! Cioè, non sempre le cose vanno così come ci si aspetta che vadano, per cui occorre esser preparati ad affrontare situazioni difficili, quanto inattese. Meraviglioso fonosimbolismo lilia frolia e cecalia per esprimere con la dolcezza e la musicalità delle liquide e delle fricative, (4 l; 2f; 2c ) il Bene rappresentato dalla primavera e l’estate. La negazione iniziale rafforzata dall’avverbio di tempo è la tempesta che nella vita si alterna alla bellezza del bel tempo. Suoni onomatopeici in cinque parole : A ccuoppo cupo poco pepe cape. In questo proverbio sono presenti ben sette “p”, un fonema che ha una pronuncia occlusiva, bilabiale, sonora, e doppie consonanti(ccu, ppo) di cui la prima rafforzata con la “u” che è una vocale di massima chiusura e di tristezza. In cinque parole la forza espressiva di un catenaccio a tripla mandata, che afferma il principio dell’impenetrabilità dei corpi, una verità psicologica, un concetto filosofico. Quanta verità distillata in cinque parole! Non mi sono dilungata troppo sui suddetti aspetti linguistici dei proverbi napoletani, espressi come spunto di approfondimento; la presente antologia rende di essi una traduzione in italiano, che, nell’insieme, costituisce una visione della vita, quasi un trattato di etica filosofica, divertente e graffiante, specifico di un popolo di cultura contadina, marinaresca e non solo. Attraversare il mondo fantasmagorico dei proverbi napoletani significa regalarsi un tempo per imparare, per divertirsi, per interpretare… e anche per riflettere. Annamaria Amoroso PRoVeRBI naPolITanI Pregi e difetti di un popolo senza maschera nota introduttiva di Ugo Vuoso Franco Di Mauro Editore
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