Surrentum - Speciale Rotary

A PI GIO CO AG OM

PERIODICO DI INFORMAZIONE TURISTICA

L’antica porta a Marina Grande

Editrice SURRENTUM sas Dir. Resp. Antonino Siniscalchi Aut. Trib. Napoli n. 3104 del 15/4/1982 - Stampa La Sorrentina

Anno XXXIII

SPECIALE LUGLIO 2014

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speciale

L’ Città di Sorrento

luglio2014

Assemblea Distrettuale del Rotary Club Penisola Sorrentina, mi fornisce lo spunto per rinnovare pubblicamente la riconoscenza che la città di Sorrento avverte nei confronti di un sodalizio che tra i suoi principi ispiratori ha anche quello riconducibile al desiderio di contribuire al bene co-

mune.

Sempre più dinamico, intraprendente e desideroso di incidere positivamente nella vita della nostra realtà, il Club della Penisola Sorrentina, ad “antiche” iniziative – quali, ad esempio, il concerto di fine d’ anno promosso per beneficenza – ha aggiunto nuovi stimoli ed accettato nuove avvincenti sfide.

E’ accaduto così che sul fronte della tutela e del recupero del patrimonio storico, artistico, culturale e monumentale, proprio i nostri Rotariani, dopo essersi distinti per aver contribuito ad importanti interventi di restauro presso la Basilica di Sant’ Antonino, durante l’ ultimo anno si sono fatti promotori ed hanno impiegato cospicue risorse per il restauro della Porta di Marina Grande, per quella di Marina Piccola e per quello della Statua di Sant’ Antonino in Piazza Tasso.

Rispetto all’ entusiasmo che anima l’ azione del Rotary Club della Penisola Sorrentina ed all’ alto profilo degli interventi e delle iniziative che sono state sottoposte alla nostra attenzione, l’ Amministrazione Comunale ha sempre risposto positivamente, non mancando di farsi parte diligente perché le procedure e gli iter burocratici (presso gli enti competenti) potessero concludersi nel più breve tempo possibile.

E quando è stato necessario, la stessa Amministrazione Comunale non si è sottratta dall’ assumere gli impegni finanziari necessari per completare lavori i cui costi si sono rivelati ben più onerosi di quelli preventivati.

Rispetto a tutto ciò non possiamo che esprimere soddisfazione nell’ osservare che, ancora oggi, le sinergie tra pubblico e privato non solo sono possibili, ma producono risultati concreti ed importanti.

Tutti (ognuno per quello che può e ciascuno nell’ ambito delle proprie competenze), dovrebbero sentirsi permanentemente impegnati nel garantire quell’ armonia indispensabile in una comunità civile, quale è, per l’ appunto, la nostra Sorrento.

Nel ringraziare quanti hanno detenuto le più alte cariche sociali nel corso degli ultimi anni – assolvendo egregiamente al loro compito - e nel porgere gli auguri a quanti prenderanno il loro posto, confidiamo nella possibilità di poter comunemente intraprendere nuove affascinanti sfide.

Giuseppe Cuomo, Sindaco

L’

anno rotariano inizia, da sempre, il 1 Luglio di ciascun anno. Nel nostro Distretto, il 2100, che comprende la Campania, la Calabria ed il Territorio di Lauria, è consuetudine che il passaggio del Collare dal Governatore in carica al Governatore incoming, venga fatto durante la celebrazione dell’Assemblea Distrettuale.

Quest’anno, nella mia qualità di Governatore incoming, ho deciso che questo evento formale si svolgesse a Sorrento, sede del Rotary Club a cui appartengo, e, precisamente alle ore 11.30 di Sabato 5 Luglio nella splendida cornice del Teatro delle Sirene dell’Hilton Sorrento Palace, nell’ambito della XXXVII Assemblea Distrettuale.

Fin dalla nascita del Club Rotary, avvenuta nel 1992, la Città di Sorrento è stata sempre vicina a tutte le iniziative che il Rotary ha svolto sul territorio di competenza, quello della Penisola Sorrentina.

Ho ritenuto doveroso offrire alla Città di Sorrento questo evento speciale, affinchè ancora una volta il Rotary potesse incontrare Sorrento per proiettare nel prossimo futuro una serie di iniziative sociali su questo splendido territorio che, nonostante sia un fiore all’occhiello del turismo internazionale, presenta tuttora alcune criticità che il Rotary intende portare all’attenzione dell’intera comunità sorrentina affinchè si possano portare avanti, in sinergia con le amministrazioni di pubbliche ed organizzazioni private, possibili soluzioni per il miglioramento delle condizioni attuali.

Nei due giorni di Assemblea, il 4 e 5 Luglio 2014 ci confronteremo, anche con la sana dialettica critica, sulle cose da fare, affinchè tutti i Rotariani del Distretto siano coinvolti con piacere e serenità per condividere programmi e iniziative rivolte soprattutto al miglioramento sociale delle nostre comunità.

Il tutto secondo un programma snello e dinamico e, soprattutto, interattivo che farà scorrere il tempo con concretezza e allegria perché con la serenità ed un pizzico di divertimento faremo un grande programma di service.

Con tanta simpatia Giancarlo Spezie, Governatore

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ari Amici Rotariani del Distretto 2100, è molto grande la gioia di poter accogliere qui a Sorrento l’evento più prestigioso con il quale si apre il nuovo anno del Rotary.

Siamo soddisfatti e fieri di “prestare” per un anno il Socio del nostro Club Giancarlo Spezie al servizio del Distretto 2100 quale Governatore, sono certo che usciremo da questa Assemblea e da quest’anno rotariano ancora più determinati nel perseverare e potenziare i nostri sforzi per conseguire risultati straordinari.

Personalmente, con il Consiglio e con tutto il sodalizio, vogliamo testimoniarvi l’affetto con il quale vi accogliamo in questa terra cara agli dei che l’hanno dotata di tante bellezze.

Il Rotary, lo pratichiamo tutti, è una associazione di servizio. Negli anni abbiamo cercato di fare il meglio possibile, ve ne accorgerete dalle tracce che come il Pollicino della nostra infanzia abbiamo lasciato iscrivendo dappertutto la rotellina del Club. Con queste tracce abbiamo riannodato tante strade di solidarietà, di etica, di professionalità per le quali andiamo orgogliosi, anche perché abbiamo raccolto i frutti del nostro zelo attraverso lo svolgimento qui di un Institute memorabile, oggi simbolicamente ricamato sul nostro gonfalone; di un riconoscimento internazionale dato al nostro Umberto Aubry per l’operato di tante missioni da lui dirette in Africa, e con la designazione di un Governatore proveniente dal nostro stesso Club in un lustro dal Governatorato di Guido Parlato.

Abbiamo voluto indirizzare ad ogni partecipante una simbolica cartolina ricordo costituita da questo numero speciale del periodico Surrentum che ha normalmente una tiratura di tredicimila copie e gira, nel bagaglio del viaggiatore in tutto il mondo.

Al ritorno, svanita la magia delle ore passate in allegria in mezzo a noi, affacciate sul terrazzo di tufo di questa cittadina amata da artisti, scrittori, pittori, famosa in tutto il mondo, troverete sul fondo della borsa queste poche pagine con tante belle foto che continueranno a raccontare quest’avventura che ci entusiasma, ci tiene uniti, ci rende amici ed aiuta ciascuno di noi a rendere un servizio alla comunità ed al territorio dove opera.

Ricordiamo quest’Assemblea Distrettuale 2014 come l’Assemblea di Giancarlo, l’Assemblea di Sorrento, l’Assemblea che una volta ancora ha lasciato nel cuore di ognuno di noi il seme di un grande albero che darà frutti ed ombra negli anni a venire.

LUCE AI PASSI DI CHI GUARDA AVANTI LIGHT UP ROTARY Baldo Liguoro, Presidente 2014/2015

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L’intervento di recupero della porta antica della Marina Grande * arch. Rosario Fiorentino

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a porta antica della Marina Grande era una delle due porte di mare di accesso alla città, l’altra era quella di Capo Cervo (Marina Piccola), e faceva parte di un complesso di fortificazione della città riorganizzato nel periodo vicereale dopo l’invasione delle orde Saracene nel 1558.

Comunemente e forse impropriamente è chiamata porta Greca per la presenza nel varco a valle, lato mare, di grossi blocchi squadrati di tufo detti isodomici. Detti blocchi risalgono a un periodo preromano e, nonostante tutte le modifiche e trasformazioni subite nel corso dei secoli, si sono conservati e sono tuttora visibili. (foto in copertina) La “Porta” era in realtà un vero e proprio bastione fortificato che comprendeva probabilmente anche le costruzioni circostanti a difesa di uno dei punti nevral-

gici di accesso alla città. Come si evince dalla veduta del Pacichelli (fig.2) e da foto d’epoca di fine 800 (fig.3), il varco era sormontato da una torre d’avvistamento di periodo vicereale che già all’epoca della foto versava in condizioni di avanzato degrado. Successivamente la torre fu inglobata nell’edificio residenziale attualmente esistente. Anche il Capasso descrive la presenza di una torre, denominata della Manganella, che sovrastava la porta e che potrebbe coincidere con la nostra. Nella cinquecentesca veduta dell’Angelica la torre non è rappresentata, forse non era ancora stata realizzata? (fig.4) L’articolazione in pianta della porta è particolare in quanto presenta due varchi, uno a monte e l’altro a valle, che delimitano un ambiente interno pentagonale coperto da una volta a botte di forma irregolare.

FIGURA 4

FIGURA 5 FIGURA 6

 FIGURA 2

 FIGURA 3

(fig.5) Il monumento è stato di recente interessato da un restauro promosso dal Rotary club di Sorrento in collaborazione con il comune e con le Soprintendenze architettonica e archeologica. L’intervento, diretto dallo studio degli architetti Fiorentino, è consistito nella demolizione delle superfetazioni presenti, e precisamente un vecchio muro costruito nel dopoguerra che riduceva lo spazio dell’ambiente interno, e

nella spicconatura dello strato di calce, posto in epoca recente, che ricopriva la superficie delle pareti.

E’ bastata questa semplice operazione di pulitura per riportare alla luce una serie di elementi molto interessanti che hanno caratterizzato questa struttura nel passato.

Si sono rinvenute tre feritoie sul lato destro di chi scende (fig.5/6 lett.a ) che, per la loro forma rettangolare e per la accentuata strombatura verso un ambiente

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 FIGURA 7 laterale, probabilmente servivano come bocche di fuoco, “troniere”, per offendere un eventuale nemico che, venendo dal mare, sarebbe riuscito a penetrare all’interno sfondando la porta del primo varco (fig.7).

Queste emergenze hanno rivelato la presenza di un corridoio parallelo alla porta, che tuttora costituisce un mistero (fig.5 lett.b).

Solo una approfondita esplorazione di questi ambienti di difficile accesso, consentirà di capire il collegamento con l’intero sistema fortificato. Anche sul lato opposto è stata trovata, nascosta da un paramento di pietre tufacee più recenti, un’ulteriore piccola apertura, una sorta di finestrino, a circa 3m dal calpestio, che fa pensare

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mente a tenere sotto controllo l’accesso dal mare ( fig.5 lett.dfig.8 ).

La spicconatura delle pareti ha inoltre riservato altre sorprese mettendo in evidenza la pre-

 FIGURA 11 La coppia dei fori che interessano il varco a valle, infatti, è posta sul lato interno mentre quella a monte è posta sul lato esterno verso la salita per consentire la chiusura dall’interno delle mura (fig.11).

Durante i lavori, su richiesta della Sop Archeologica, sono stati effettuati dei saggi di scavo all’interno della porta.

Dallo scavo è emersa la sommità di un ambiente di forma rettangolare con copertura a botte, la cui datazione e destinazione d’uso sono sottoposte allo studio degli archeologi .

L’intervento ha interessato anche la progettazione di un nuovo impianto d’illuminazione e l’eliminazione di tutti i cavi , elettrici e telefonici, che erano addossati a vista alla muratura e trapassavano gli antichi archi del monumento (fig.12).

Si è adottata la tecnologia a led, tenendo conto delle esigenze ecocompatibili di un ridotto consumo di energia elettrica e creando, al tempo stesso, una illuminazione ad effetto per dare risalto a tutte le emergenze rin FIGURA 12

 FIGURA 8

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alla presenza di altri ambienti inesplorati ( fig.5 lett.c ).

Un altro elemento di notevole interesse rinvenuto è l’apertura presente sul fianco sinistro della porta lato mare , anch’essa strombata questa volta verso l’esterno, che serviva probabil-

senza simmetrica di quattro fori di uguale dimensione in prossimità dei due varchi, che probabilmente avevano la funzione di alloggiare le travi per sprangare le due porte in legno dopo la chiusura ( fig.5 lett.e-fig. fig.9/10 )

venute.

L’intero intervento è stato eseguito con grande generosità ed entusiasmo da parte di tutte le aziende coinvolte nei lavori di restauro, ed è servito ad accendere i riflettori su un bene culturale, patrimonio di tutti i Sorrentini, che per molti anni è stato trascurato.

I lavori svolti in questa fase non hanno concluso l’opera di restauro ma rappresentano solo un primo lotto. L’augurio, sull’onda dell’entusiasmo, è che questo iniziale intervento sia seguito al più presto da altri, per poter preservare un sito così importante anche per il turismo, dal degrado conseguente al trascorrere del tempo.

Bibliografia essenziale: A. DI LEVA, Entro la cerchia de le mura antiche, Sorrento 1987; P. MINGAZZINI - F. PFISTER, Forma Italiae, Surrentum, Firenze 1946; F. RUSSO, Le Torri Costiere del Regno di Napoli, Napoli 2009; M. RUSSO, Per viscera rupis. Vie pubbliche e private in galleria, in tagliata e in trincea di Surrentum, ATTA (Atlante Tematico di Topografia Antica) 13, 2004, pp. 335380, sp. 349 s. e n. 59.

1) Articolo estratto dalla rivista “Terra delle Sirene” n 32/2013 del centro Bartolomeo Capasso

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L’antica statua di Sant’Antonino restaurata e arricchita Nino Cuomo

L’

ultimo intervento del Rotary Club Penisola Sorrentina nel restauro dei monumenti antichi si è concretizzato il 2 giugno con la restituzione ai sorrentini dell’antica statua di Sant’Antonino Abate, patrono di Sorrento e della Arcidiocesi sorrentina, posta all’ingresso dell’antico centro storico di Sorrento (attuale piazza Tasso).

Trattasi della statua in tufo grigio che, anticamente, era posta sulla porta orientale di Sorrento, quella verso il suo piano.

Nel 1799, quando a Napoli scoppiava la rivoluzione partenopea con l’arrivo dei francesi, Sorrento rimase fedele ai Borboni, per cui fu assediata dai primi e, solo dopo una strenua resistenza, si arrese al gen. Sarazin, che, per evitare un….ritorno di fiamma borbonoca, demolì una parte del suo castello che, era posto al lato della porta principale della città. Dopo molti anni, i resti del castello con le mura e la porta furono demoliti e, parte del materiale fu….rovesciato in mare.

Così nacque la piazza, intitolata a Torquato Tasso, in onore del più grande poeta epico italiano, al quale Sorrento aveva dato i natali.

La statua del Santo Patrono, salvata dalla demolizione, oggi dà……..il benvenuto ai visitatori di Sorrento e continua a svolgere il ruolo di protettore della città!

Questa statua – vetusta e carica di devozione – aveva bisogno di restauro, che, anche se operato alcuni decenni fa, non era sufficiente a garantire altri anni di vita. In questa iniziativa si è distinto il Rotary Club Penisola Sorrentina, che, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale ed alcuni imprenditori, ha affrontato il problema, risultato molto più impegnativo del previsto, per le condizioni nelle quali è stata trovata la statua, anche per l’effetto di alcune superfetazioni del passato.

Il lavoro e l’impegno dei rotariani sorrentini sono stati premiati

da un’altra testimonianza della storia di Sorrento: una lastra marmorea recante la scritta Fidelitatis exemplum, rinvenuta circa settant’anni fa nell’arenile sottostante la Villa Comunale durante una partita di calcio di giovanissimi sorrentini. Il reperto archeologico, fu trasportato a casa di Antonino Fiorentino (proprietario e donatore alla Città di Sorrento della sua abitazione, la Villa Fazzoletti) ed, oggi, dal suo erede donata al Comune perché fosse unita a quella statua sotto i cui piedi, secoli addietro, era stata posizionata.

Inzialmente la scritta – esempio di fedeltà - fu interpretata come testimonianza della fedeltà di Sorrento al suo Protettore e di questi alla città, ma, dopo alcuni anni, per effetto di particolari indagini storiche si è potuto interpretare Fidelitatis exemplum come testimonianza del titolo di “Città fedele” attribuito a Sorrento dagli Aragonesi nella lotta contro gli Angioini, fedeltà che i sorrentini hanno sempre dimostrata alla monarchia spagnola reggente Napoli ed il relativo regno.

L’opera sarà completata, apponendo una targa per ricordare il significato storico di quella “lastra marmorea” con il relativo scritto, ritornata, ai piedi della statua di S. Antonino, per continuare nella sua funzione e per una doppia testimonianza della storia di Sorrento!

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Itinerario di visita al

Centro Storico di Sorrento Via Parsano - Via degli Aranci Via Sersale - Corso Italia Via Pietà - Via Luigi de Maio Piazza S. Antonino Via S. Francesco Piazza F. Saverio Gargiulo Via Vittorio Veneto - Via Tasso Via S. Nicola Via 2° Traversa Fuoro Via Fuoro - Via S. Cesareo Piazza Tasso - Corso Italia.

(1) Le antiche mura

Delle cinta difensiva greca rimane la murazione esistente sotto il piano stradale della Porta Parsano Nuova, visibile in prossimità della Porta stessa.

Un altro rudere di dimensioni molto limitate, della murazione greca, oltre la Porta della Marina Grande, è il piccolo tratto della cortina occidentale, in località via Sopra le Mura. La città romana si sovrappose all’insediamento greco osservandone la pianta urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici.

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Queste mura, rimasero a difesa di Sorrento durante tutta l’epoca medioevale. Il rifacimento di esse iniziò nel 1551, e fu completato soltanto nel 1561 dopo la tragica invasione dei Turchi.

Oggi la cinta di mura di Parsano è stata restaurata ed è visitabile tutti i giorni.

(2) Chiesa dei Servi di Maria

In stile barocco, fu completata nel XVIII secolo. Sede della Congregazione dei Servi di Maria, conserva all’interno una statua lignea del Cristo Morto, di autore ignoto, che nel giorno del Venerdì Santo viene portato in processione dai confratelli, incappucciati in nero.

(3) Cattedrale

In stile romanico, risale al XV secolo; dello stesso periodo è il portale laterale (1474), in moda rina-scimentale.

La chiesa ospita tra l’altro tele di artisti della scuola napoletana del ‘700, un trono arcivescovile in marmi scelti (1573) ed un coro ligneo intarsiato opera di artigiani sorrentini dei primi del ‘900. Opere, sempre realizzate con la tecnica dell’intarsio, si possono ammirare all’interno come i quadri della Via Crucis o i tamburi dell’entrata principale e di quella laterale, opere recenti di giovani maestri intarsiatori.

(4) Campanile del Duomo (5) Episcopio

Di questo campanile è notevole la parte basamentale di età romanica, costruita forse intorno al secolo XI con

tronchi di colonne di varie specie con capitelli ora classici ora bizantini, con basamenti di statue e con ogni sorta di frammenti marmorei. Nelle due arcate fortemente rialzate e nelle colonne disposte sugli spigoli si rileva il suo chiaro accento bizantino. Questa costruzione ha anche interesse per la storia urbanistica della città poichè i brevi spazi ad archi rialzati e la attigua volta su via Pietà, all’ingresso dell’episcopio, servirono per lungo tempo alle pubbliche riunioni prima che esse si svolgessero nell’interno del castello. La parte superiore del campanile fu se non edificato, assai probabilmente ridotta nell’attuale forma, intorno al XVI sec.

(6) Casa quattrocentesca

Come unica e curiosa testimonianza locale derivante dall’influsso dei maestri toscani operanti in Napoli nella seconda metà del quattrocento, appartiene il palazzetto e la loggia in vivo Calantariaro con capitelli che ritroviamo in una scala napoletana in Via S. Arcangelo a Baiano, e quelli della cappella Pontano con la sola variante della foglia disposta in senso inverso.

(7) Palazzo Correale (secolo XIV)

La facciata di questo palazzo mostra pregevoli bifore archiacute in tufo scuro, di varia forma e disegni, con archetti e rosono lobati. Ha un bellissimo finestrone con ogiva a sovrassesto che insiste su corti piedritti polistili sostenuti da mensolette e cimati da capitelli gotici a foglie d’acanto; nella chiave

dell’arco è scolpita l’arme gentilizia. Il portale è quello caratteristico napoletano ad arco depresso con sagome durazzesco-catalane, che fu usato dalla fine del trecento a tutto il quattrocento.

(7) Palazzo Veniero (secolo XIII)

Questo edificio, recentemente restaurato, è opera di eccezionale rarità e pregio poichè rappresenta un documento di quel gusto tardo bizantino ed arabo in una stesura forse unica per organica continuità compositiva.

Le grandi finestre ad arco, tre per ogni piano, sono contornate da ampie fasce in tufo giallo e grigio; due più sottili fasce sottolinean, a guisa di marcapiano, i due ordini di finestre, e rotonde formelle, come piccoli rosoni, recanti al centro patere di maioliche, si alterano alle aperture con un contorno in lieve risalto sul fondo di intonaco. L’ornato dell’intarsio tufaceo svolge una successione di losanghe ad eccezione della finestra centrale il cui fregio segue un motivo a zig-zag.

(8) Casa Correale in Piazza Tasso

Sulla piazza principale, anticamente chiamata largo del Castello, e precisamente nell’angolo in cui ha inizio via Pietà, si affaccia un altro palazzo Correale; L’iscrizione sul cartiglio marmoreo del portale ha la data del 1768, ma si sa però che già nel XV secolo trovavasi lì una casa della stessa famiglia che venne poi totalmente trasformata dal rifacimento settecentesco.

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(9) Santuario della Madonna del Carmine

Ricostruita alla fine del ‘500 su una precedente e antica chiesa dedicata ai S. Martiri Sorrentini, la Chiesa è ad una sola navata. Sullo sfondo c’è l’antica immagine della Madonna, copia della Vergine Bruna di Napoli.

Si possono ammirare quadri di buona fattura di artisti del ‘600 e del ‘700 nonchè due artistici reliquiari in legno intarsiato del 1600.

(10) Sedile di Porta (secolo XVI)

Nell’angolo che via S. Cesareo forma con Piazza Tasso, nel posto dove attualmente ha sede il circolo Sorrentino, trovavasi un secondo sedile, detto di Porta, perchè in origine eretto presso la porta maggiore della città nello spazio allora denominato Largo del Castello.

Dopo l’abolizione dei sedili fu ridotto prima a carcere poi a corpo di guardia per la milizia urbana e infine a luogo di convegno del circolo Sorrentino.

(11) Basilica di S. Antonino

L’origine è riconducibile all’XI secolo, anche se già verso il IX secolo, esisteva in quel luogo un oratorio dedicato a S. Antonino.

La chiesa presenta diversi elementi di spoglio, come i fusti delle colonne provenienti probabilmente, per la loro particolare uniformità, dal portico di una delle molte ville romane presenti nella zona.

Nella cripta, rifatta nel settecento, si os-

servano numerosi quadretti di ex voto, soprattutto di marinai.

Interessante è il presepe del settecento, della scuola di Sammartino, e il portale meridionale di forme bizantino-romaniche, risalente al X secolo.

(12) Chiesa della Grazie

La chiesa cinquecentesca con l’annesso monastero di clausura di monache domenicane, fu donata dalla nobile sorrentina Bernardina Donnorso alla fine del ‘500. La chiesa è ad una navata e conserva pregevoli opere di pittori meridionali operanti tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘700 come S. Buono, N. Malinconico, P. Caracciolo e B. Corenzio

(13/14) Chiesa e Chiostro S. Francesco

L’origine del monastero risale alla prima metà dell’VIII sec. L’architettura del chiostro presenta archi incrociati di tufo su due lati del portico espressione stilistica del tardo trecento, sostituiti sugli altri due lati da archi tondi su pilastri ottagonali.

Da notare infine, la presenza di vari elementi di spoglio, provenienti da templi pagani, come le tre colonne di angolo riusate funzionalmente.

Accanto al convento è situata la chiesa di S. Francesco, che risale al XVI secolo.

All’interno si può ammirare, nella prima delle tre cappelle di destra, una statua in legno, raffigurante il santo con il Cristo crocefisso, donata dalla famiglia Vulcano nel XVII secolo.

(15) Casa del Tasso

A destra del tratto di strada, che da piazza F.S. Gargiulo porta alla piazza della Vittoria, si trova l’ingresso dell’Imperial Tramontano, che incorpora due camere, avanzo della casa in cui nel 1544 nacque Torquato Tasso, autore della Gerusalemme Liberata.

(15) Chiesa e Monastero di San Paolo

La chiesa è annessa all’antico monastero delle monache benedettine risalente al nono secolo e ora sede di un Istituto scolastico. È costituita da una navata con volta a botte e lunette ed è ricca di decorazioni, stucchi e tele del settecento. Da notare il pavimento in maiolica su fondo di cotto, il piccolo campanile belvedere e la cupola maiolicata.

(16) Chiesa del Rosario

già dei SS. Felice e Baccolo Comunemente conosciuta come del SS. Rosario, sorse, probabilmente sotto l’impero di Costantino Magno (310), sui testi di un antico tempio pagano chiamato Pantheon e, fu cattedrale di Sorrento dal XII al XV secolo.

(17) Casa di Cornelia Tasso

Al numero 11 di via S. Nicola, si trova la casa Fasulo, già Sersale (notevole il portale a bugnato e del balconcino) nella quale abitò Cornelia Tasso, sorella di Torquato e moglie di Marzio Sersale e che continuò a dimorarvi anche da vedova, coi figli Antonino e Alessandro.

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Nel luglio 1577 Torquato, fuggito dal castello di Ferrara, s’imbarcò a Gaeta e qui si presentò in veste di messaggero del poeta, e poi si rivelò. Partì per Roma. Nell’atrio, volta affrescata con stemmi e trofei militari e iscrizioni del 1615 che ricordano il Poeta.

(18) Chiesa SS. Annunziata

L’origine di questa chiesa è antichissima: ma si ignora la data della sua fondazione. Fu probabilmente edificata sui ruderi del tempio dedicato alla dea Cibele. Dal 1391 in tale chiesa (acui era annesso un monastero) officiavano i Padri Agostiniani della Congregazione di S. Giovanni a Carbonara di Napoli.

Nel 1811 la chiesa fu concessa a loro richiesta ai compatroni delle Cappelle, purchè si accollassero tutte le spese di mantenimento i quali aloro volta nel 1854 l’assegnarono definitivamente alla Congrega laica di S. Monica.

(19) Sedile Dominova

Unica testimonianza rimasta in Campania degli antichi sedili nobiliari, risale al sec. XVI. In forma quadrilatera, con due arcate ad angolo in piperno, che lasciano scoprire l’intero della cupola e i muri di fondo con affreschi del settecento.

I pilastri e le arcate posistili, con i loro capitelli, sono di gusto arcaicizzante. La cupola seicentesca è formata da embrici maiolicati di colore giallo e verde.

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La Statua di S. Antonino, Patrono di Sorrento.

Intervento di conservazione e restauro arch. Rosario Fiorentino

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l restauro della statua raffigurante il Santo Patrono di Sorrento, rientra nel programma di interventi che il Rotary club di Sorrento, con la collaborazione del Comune, sta effettuando su alcuni Beni Culturali della città.

La statua seicentesca è ubicata nel pieno centro di piazza Tasso, la piazza principale, posizionata in modo da essere visibile e fruibile da tutti i fedeli che, per il grande richiamo del Santo, accorrono, oltre che da Sorrento anche dal circondario, per rendere omaggio al Patrono.

 FIGURA 1

Il monumento, dopo il restauro lapideo e con l’asportazione degli strati cementizi e di pittura che si sono sovrapposti nel tempo, ha rivelato anche un grande valore artistico oltre che quello storico e religioso. A testimonianza del grande legame del monumento con la città è la pietra scelta dallo scultore dell’epoca , il tufo grigio sorrentino, lo stesso tufo che compone il banco su cui sorge la città.

La statua anticamente era posizionata sulla porta Maggiore di Sorrento (fig.1 e 2), detta Porta

 FIGURA 2

 FIGURA 3 del Piano o di S. Antonino. Questa era una delle cinque porte di accesso alla città e faceva parte del complesso sistema difensivo di fortificazione potenziato dopo la devastante invasione dei Saraceni avvenuta nel 1558.

La fortificazione della città non venne interamente rifatta, ma l’ing. Pedro Treviro che curò questo importante intervento, preferì rimodernare e potenziare quella già esistente di epoca medievale. L’opera di fortificazione interessò oltre che le mura anche le torri e i fortini che si trovavano lungo la cinta muraria. Il più importante dei forti era quello costruito a difesa della Porta Maggiore, che per la sua imponenza era chiamato “castello “(fig.3). Il castello aveva

sulla sommità una torre campanaria, che si inseriva nel sistema d’allarme predisposto sulla costa, si ricorreva all’uso di fuoco notturno o di fumo per comunicare alle altre postazioni l’avvicinamento di vele sospette.

I rintocchi della campana civica annunziavano ai Sorrentini il pericolo imminente.

Nel testo di Vittorio Gleijeses “Castelli in Campania” , si parla del castello Sorrentino e si legge che “presso la porta di Piano era incorporato nelle mura un castello rettangolare, con alta base a scarpata, che era stato eretto dalla famiglia Acciapaccia nel 1459. Ricostruito nel 1555 e nel 1558, subì gravi danni a opera dei Turchi”.

Il declino del castello cominciò nell’anno della repubblica Partenopea del 1799, con i veementi attacchi delle truppe francesi per sedare una rivolta del popolo Sorrentino rimasto fedele al re Ferdinando di Borbone.

Il forte, in quella occasione, fu notevolmente danneggiato e definitivamente demolito nel Giugno del 1843, lasciando isolata la porta e snaturandola dalla sua funzione di ingresso fortificato.

In una seduta comunale del 1861 venne proposto, per un miglior decoro della città, visto il degrado in cui versava, l’abbattimento della porta con una diversa sistemazione della statua del Santo.

Così l’antica porta di accesso alla città, per la trascuratezza degli amministratori pubblici dell’epoca seguì, a distanza di pochi anni, la stessa sorte

speciale dell’adiacente torrione cinquecentesco, ovvero l’abbattimento. La porta venne demolita nel 1866 e la statua fu sistemata su di un pilastro nei pressi dell’attuale hotel Vittoria (allora albergo Rispoli) nell’angolo tra il vallone ed il ponte, posizione che è circa la stessa di ora (fig.4 e 5 estratto catastale inizio ‘900).

Nel verbale di delibera dell’11/07/1866 si legge che “essendosi cominciato l’abbattimento della porta S. Antonino, è necessario rimuoverne la statua ed allogarla altrove ................delibera eseguirsi il piazzamento della statua di Sant’Antonino in altro sito, e che sia sull’angolo del vallone di fronte alla strada consolare”.

La statua è realizzata in tufo grigio Sorrentino ed ha subito negli anni vari interventi, più di manutenzione che di restauro vero e proprio. La stessa era ricoperta da uno strato di pittura o scialbo di colore chiaro che, se da un lato ha preservato il monumento dalle aggressioni atmosferiche, ne ha completa-

 FIGURA 4

mente alterato l’aspetto cromatico originario.

Con l’avanzamento dei lavori di restauro, i cui particolari sono trattati in modo dettagliato in un’altra sezione di questa rivista, si è sentito il bisogno di intervenire anche sul piedistallo della scultura che versava in condizioni di avanzato degrado.

Il rivestimento del basamento, come si evince dalla corposa documentazione storica fotografica, non era quello originario ottocentesco realizzato successivamente allo spostamento della statua, bensì un adattamento di epoca molto recente, presumibilmente degli anni settanta eseguito senza particolari riferimenti stilistici.

Pertanto in accordo con la dott. ssa Schiattarella della Soprintendenza è stato elaborato un progetto che prevedeva il recupero del disegno originario ottocentesco rivisitato con materiali diversi e più attuali. La scelta della pietra con cromia differenziata, di colore chiaro

 FIGURA 5

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 FIGURA 6 per gli elementi a rilievo, per le cornici e le modanature mentre la pietra lavica scura per i pannelli di fondo, sono stati scelti per creare un contrasto con la scultura e al tempo stesso richiamare i colori dell’abito del Santo appartenente all’ordine Benedettino, tonaca bianca e scapolare nero.

Alla base del monumento, è stata predisposta in luogo della cordonatura circolare esistente una cordonatura sempre in pietra lavica ma di forma ellittica, per dare maggiore respiro e slancio alla scultura. Lungo il perimetro è stata predisposta un’aiuola con un profilo di verde non invadente ed una pavimentazione in cubetti di pietra lavica nella parte centrale, che oltre a restituire l’immagine dell’antica pavimentazione consente al tempo stesso lo smaltimento delle acque a protezione del basamento.

Anche per questo intervento è stata usata la tecnologia a Led per una illuminazione a risparmio energetico. Quattro faretti in acciaio inox di fattura artigianale, posti alla base della scultura sugli angoli richiamano, così posizionati, in chiave moderna, le lanterne (fig. 6) che hanno illuminato la statua nel passato.

La luce è volutamente “soft” con tono caldo per esaltare con il chiaroscuro la superficie scolpita. Delle piccole luci ad effetto illuminano tutto il contorno della base per impreziosire la scultura ma soprattutto per rendere evidente l’ingombro ai fini della sicurezza stradale. (fig. 7 ) L’iscrizione dedicata al Santo, sul lato frontale del basamento, è

stata riscritta in modo completo, usando lettere in acciaio inox a rilievo, riportando l’antica dicitura : “SANT’ANTONINO ABATE, PATRONO DI SORRENTO”.  FIGURA 7

Bibliografia essenziale: A. DI LEVA, Entro la cerchia de le mura antiche, Sorrento 1987; F. RUSSO, Le Torri Costiere del Regno di Napoli, Napoli 2009;

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Relazione tecnica di restauro della statua di Sant’Antonino Abate Andrea Porzio - direttore tecnico dei lavori STATO DI CONSERVAZIONE La statua in tufo del Santo, si presentava completamente ricoperta da uno spesso strato di pittura grigio opaca

Dai saggi stratigrafici è stato rilevato la presenza di un primo strato superficiale di pittura al quarzo di colore grigio chiaro, un secondo strato di stucco cementizio di colore grigio scuro dallo spessore di circa mm 1 ed infine delle tracce di pittura a smalto di colore verde Impero

INTERVENTI DI RESTAURO La prima operazione è stata la rimozione meccanica con l’ausilio di bisturi dei vari strati, contemporaneamente, a superficie esposta, si è proceduto al preconsolidamento mediante impregnazione con esteri derivati dall’acido silicico e con materiale stabilito dalle prove di laboratorio, applicato tramite percolamento con la tecnica del bagnato fino a rifiuto. Essendo la scultura composta da tufo, con una superficie molto igroscopica, è stato necessario in questa prima fase l’impiego di circa 15 litri di “silicato di etile”. Durante questa fase si sono evidenziate varie stuccature cementizie, alcune delle quali, anche di grandi dimensioni In accordo con la Soprintendenza si è proceduto alla rimozione di tutte le stuccature cementizie, che hanno evidenziato la presenza di importanti lesioni e interventi di restauri precedenti eseguiti in modo discutibile con l’uso improprio di cemento e di elementi in ferro.

Tre ferri a sezione quadrata (cm 2x2), inglobati nel cemento e posti verticalmente sul lato posteriore della statua, servivano a collegare la scultura al basamento per una profondità di circa cm 30.

speciale Questi elementi testimoniavano un precedente intervento di restauro, del quale purtroppo non esiste agli atti una documentazione.

Questi ferri a causa dell’ossidazione e delle conseguenti fessurazioni rischiavano di compromettere l’integrità dell’elemento lapideo e quindi la statica della scultura.

Questa situazione non era ipotizzabile e non era emersa dai saggi stratigrafici precedentemente eseguiti, pertanto si è preparato, in accordo con la Soprintendenza, un nuovo intervento ad integrazione di quello progettato con il quale si è compiuto un consolidamento strutturale.

Per poter procedere al consolidamento strutturale è stato necessario come prima operazione la messa in sicurezza della statua, creando un apposito guscio aderente alle forme dello scolpito con poliuretano espanso che, esercitando una leggera pressione sulla superficie tufacea, ha protetto la scultura da eventuali vibrazioni durante le lavorazioni.

INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO 1. Rimozione della prima barra di ferro e successiva sostituzione della stessa con barra in fibra di vetro ad aderenza migliorata da mms-a30 e ancoraggio, per circa un metro di profondità, al basamento con resina epossidica caricata con sabbia quarzite.

Analoga operazione è stata eseguita per la seconda barra di ferro rinvenuta, per entrambe le barre sono stati usati gli stessi fori di alloggio dei ferri precedentemente asportati; 2. Alle barre in vetroresina sono state affiancate delle lamine dello stesso materiale (cm 0.5 x 5) alle quali sono state fissate una serie di barrette, sempre in vetroresina, che hanno lo scopo di ancorare alla struttura i vari elementi fratturati. Le lamine sono state collegate tra loro con barrette ortogonali in vtr da mms-a10, applicate con resina epossidica.

3. Riempimento della lesione e dei vuoti con betoncino di profondità a base di calce idraulicafibrata della giusta granulometria.

4. Dopo il consolidamento strutturale è stato rimosso il guscio in poliuretano espanso e sono state effettuate ulteriori chiodature con barrette di vetroresina dim. mms-a10 sfruttando fori già esistenti, per precedenti interventi, sul fronte anteriore.

INCOLLAGGI E CHIODATURE Uno dei principali fattori di degrado della statua di Sant’Antonino è stato senza dubbio il ferro presente, come già ampiamente descritto, sia a livello strutturale, ma anche come elemento costituente l’aureola e il pastorale.

L’ossidazione di tali elementi ha provocato in un primo momento delle lesioni, che si sarebbero potute trasformare in distacchi,se non fossero stati legati dallo strato di pittura a quarzo di cui era ricoperta l’opera.

Il primo intervento è stato la rimozione completa dei pezzi di tufo ormai distaccati,che sono stati messi a bagno nel silicato di etile per un adeguato consolidamento.

Dopo gli opportuni trattamenti, si è passati al rimontaggio avvenuto con chiodature in vtr, mentre per gli incollaggi si è utilizzato la resina epossidica.

Successivamente è stata fatta la pulitura che è stata eseguita con impacchi di una soluzione acquosa di bicarbonato di ammonio ed E.D.T.A. biosodico, usando come spessente polpa di carta . Alla soluzione è stato aggiunto un tensioattivo per facilitare la migrazione dello sporco dalla superficie all’impacco, che è stato lasciato a contatto con la pietra per il tempo stabilito, isolandolo dall’aria con fogli

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di polietilene per prolungare il contatto della soluzione con la superficie da pulire.

Si è poi passati alla stuccatura delle lesioni e delle parti mancanti eseguite con malta a base di calce idraulica e inerti, stabiliti mediante saggi per la dovuta granulometria e colorazione.

Per le parti mancanti,si è proceduto alla ricostruzione di un’ossatura in fibra di vetro e ad una prima stuccatura con malta strutturale a precedere quella finale.

Le ultime operazioni sono state la disinfezione e disinfestazione, necessarie per evitare la crescita di biodeteriogeni sulla superficie come licheni e alghe, l’applicazione è stata eseguita mediante l’applicazione a spruzzo sulla superficie di trattamenti biocidi mirati in soluzione acquosa. Infine un trattamento di protezione della statua, mediante l’applicazione a più mani, con la tecnica del bagnato a rifiuto, di protettivo idrorepellente in dispersione acquosa dato a pennello, su superficie umida, per la formazione del supporto di base.

Per la conservazione dell’opera d’arte si rende opportuno un programma di manutenzione annuale.

Il restauro eseguito sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza, ha permesso di far riappropriare la città di Sorrento di un opera d’arte nel suo antico splendore, e di ristabilire una corretta lettura d’insieme e di consegnarla al culto religioso e all’attenzione degli studiosi d’arte.

Chiudo citando una frase di una vecchietta: “Ora ha un’ anima”.

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speciale Relazione tecnica di restauro dell’affresco raffigurante “La Crocifissione” alla Porta della Marina Piccola Andrea Porzio - direttore tecnico dei lavori

L’

affresco raffigurante “La Crocifissione”, risale alla fine del Cinquecento, è ubicato sulla parete esterna della canonica della Basilica di Sant’Antonino, adiacente alla porta di Marina Piccola.

L’opera versava in un cattivo stato di conservazione. Il principale fattore di degrado era la forte umidità di risalita capillare presente all’interno dell’edificio. Ciò era visibile nella parte inferiore, dove si notavano delle efflorescenze saline con conseguente distacco di intonaco e intonachino dal supporto murario, fenomeno esteso per tutta la superficie. A questi fattori vanno aggiunti i precedenti restauri eseguiti con materiali non idonei che hanno favorito la profilerazione dei sali.

L’affresco risultava molto rimaneggiato, di originale restavano dei lacerti del volto e delle mani, il restante era solo intonaco preparato con materiale non traspirante. Le cromie originarie risultavano offuscate da una patina di sporco e da un tono biancastro (conseguenza dei fissativi alterati) e da una serie di approssimativi ritocchi che non rendevono possibile una chiara lettura dell’opera.

INTERVENTI DI RESTAURO Alla luce di quanto si era potuto realmente constatare ci siamo adoperati con le più idonee metodologie d’intervento che si rendevano indispensabili e vitali alla conservazione di un’opera d‘arte come l’affresco della “Crocifissione”. Per procedere dunque con un simile intento, inizialmente è stato fondamentale l’osservazione attenta dell’opera ed è proprio questa a suggerire il tipo di intervento da attuare, la soluzione migliore. Man mano che ci si addentra nella conoscenza dell’opera si può constatare che è proprio la sua natura a condurre verso un intervento che possa garantirne l’autenticità e annullare qualsiasi interpretazione. Fedeli all’etica del restauro, il nostro intervento si è limitato alla conservazione dell’opera privilegiando l’aspet-

to devozionale, visto che si tratta di un immagine votiva molto venerata dagli abitanti del borgo.

Pertanto si è deciso di rimuovere tutti gli interventi non idonei, quindi di eliminare l’intonaco realizzato in epoche successive.

La prima operazione è stata un indagine stratigrafica su sezione lucida al fine di indagare sull’eventuale esistenza di ulteriori strati dipinti sottostanti la raffigurazione attuale.

Una volta accertati della non esistenza di altri strati pittorici si è proceduti al consolidamento dell’intonaco originario di supporto alle superfici dipinte, mediante intervento su aree che risultavano radicalmente distaccate, con rigonfiamenti localizzati, secche di porosità e di impoverimento dell’intonaco di sottofondo che provocavano fenomeni di disgregazione, mediante l’esecuzione di microiniezioni localizzate di leganti di calce naturale, pozzolana super ventilata ecc, caratterizzati da elevata fluidità ed esenti da sali solubili. Consolidamento della pellicola pittorica, ristabilimento e riadesione della pellicola pittorica sollevata a causa delle efflorescenze saline mediante infiltrazione di resina acrilica a bassa concentrazione, ove necessario, con interposizione di carta giapponese e successiva pressione a spatola in teflon per appianamento scaglie.

Pulitura dell’affresco eseguita mediante applicazione di compresse di polpa di cellulosa con soluzione di sali inorganici in sospensione (carbonato d’ammonio), con interposizione di carta giapponese, per la rimozione di depositi superficiali parzialmente coerenti come nerofumo, polvere sedimentata, sali, sostanze di varia natura sovrammesse ai dipinti. Rimozione dell’intonaco.

Stuccatura eseguita a “sottolivello” con malta di grassello di calce,sabbia di fiume e polvere di marmo. Integrazione pittorica eseguita a velature con colori ad acquerello al fine di restituire unità di lettura cromatica all’opera.

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