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visioni cartografiche e resoconti di viaggio
MARIS
Le marine lucchesi tra XVI e XVIII secolo
Edizioni ETS
MI R A BI LI A
M A RI S
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visioni cartografiche e resoconti di viaggio
catalogo a cura di
Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini Susanna Caccia
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
Progetto grafico: Susanna Cerri Editing: Elena Bonini
Š Copyright 2006 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 88-467-1597-7
visioni cartografiche e resoconti di viaggio
Villa Paolina, Sale Monumentali Viareggio • via Machiavelli 2 29 luglio – 4 ottobre 2006
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Con il patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Toscana Provincia di Lucca Soprintendenza dei Beni Culturali di Lucca e Massa Carrara Federazione Italiana Amici dei Musei Touring Club Italiano Comune di Viareggio Assessorato all’Urbanistica Università di Pisa Dipartimento di Scienze della Politica In collaborazione con Archivio di Stato di Firenze Archivio di Stato di Lucca Biblioteca Universitaria di Pisa Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze Università di Firenze Università di Pisa
Mostra a cura di Susanna Caccia
Ufficio stampa Barbara Pieroni
Comitato scientifico Franco G. M. Allegretti Danilo Barsanti Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini Susanna Caccia Roberto Castiglia Raffaello Cecchetti Tommaso Fanfani Maria Adriana Giusti Roberto Pierini Leonardo Rombai Alessandro Tosi
Ufficio stampa ETS Matilde Meucci
Collaboratori Antonella Arrighi Francesca Bazzichi Elena Bonini Elena Torre Luca Leonardi
Progetto grafico skatto.com Installazione sonora Giardino Sonoro Sound design di Lorenzo Brusci/Timet Moduli sonori prodotti da Fornaci Storiche-Artistiche Impruneta Tecnico del suono Enzo Cimino/Timet Registrazioni sul campo Lorenzo Figgici Realizzazione modelli in legno Francesca Bazzichi Realizzazione Allestimento Mostre & Mostre
Progetto di allestimento Giacomo Cordoni
Trasporti Master Fine Art
Coordinamento comunicazione Elena Bonini
Assicurazione AON
Coordinamento ricerche d’archivio Antonella Arrighi
Stampa materiale Just in Time Communication
Coordinamento e organizzazione evento Luca Leonardi
Catalogo a cura di Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini Susanna Caccia Con saggi di Franco M. G. Allegretti • Comune di Viareggio Antonella Arrighi • Comune di Viareggio Margherita Azzari • Università di Firenze Danilo Barsanti • Università di Pisa Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini • Università di Pisa Susanna Caccia • Università di Pisa Roberto Castiglia • Università di Pisa Raffaello Cecchetti • Università di Pisa Tommaso Fanfani • Università di Pisa Marta Gentili • Comune di Viareggio Claudio Ghilarducci • Architetto Maria Adriana Giusti • Politecnico di Torino Anna Guarducci • Università di Siena Roberto Pierini • Università di Pisa Leonardo Rombai • Università di Firenze Collaboratori Antonella Arrighi Elena Bonini Catering Editoriale Luca Bachini Referenze fotografiche Emilio Bianchi Biblioteca Universitaria di Pisa Laboratorio fotografico ASF Laboratorio fotografico ASL Laboratorio fotografico IMSS
Il logo della mostra e le illustrazioni scientifiche sono tratte da: Conradi Gesneri, Medici Figurini, Historiae Animalium. Qui est de Piscivm & Aqvatilivm animantium natura cum iconibus singolorum ad vivum expressis fere omnib., Liber IIII, Tiguri apud Christoph. Proschouervm, 1558 (Biblioteca Universitaria di Pisa, Hortus Pisanus A. 1-3) Salviani Ippolito, Icones Piscivm Hippolyti Salviani. Ad Petrum Aldobrandinum card. S.D.N. Clementis nep. Romae exc. Io. Angelus Ruffinellum, 1593 (Biblioteca Universitaria di Pisa, S.R.14.18)
La Mostra è stata resa possibile grazie al contributo di: Main Sponsor Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca Esselunga Sponsor Azimut Codecasa Consorzio Etruria FIPA Group Polonautico SALT Tamoil Viareggio Super Yacht Sanlorenzo
Abbreviazioni ASL • Archivio di Stato di Lucca ASF • Archivio di Stato di Firenze IMSS • Istituto e Museo di Storia della Scienza CDS • Centro Documentario Storico, Comune di Viareggio SUAP-RAT • Archivio di Stato di Praga, Archivio Asburgo Lorena di Toscana Ringraziamenti
Agata Abbate, Vanna Arrighi, Giuliano Barsetti, Roberta Bartali, Francesca Bazzichi, Barbara Beninato, Federico Bennewitz, Sabina Bernacchini, Katia Bertolucci, Ennio Bonomo, Glauco Borella, Gloria e Sandra Borghini, Sara Borzillo, Giovanna Bosco, Anna Caliò, Gianfranco Cervelli,
Romano Paolo Coppini, Irene Cotta, Michele Davini, Mauro Del Corso, Luigi Ficacci, Giuseppe Fiorentini, Fabrizio Galeotti, Paolo Galluzzi,
Elisa Giannini, Gian Carlo Giurlani, Rita Giusti, Sonia Gratta, Giancarlo Guidetti, Riccardo Lari, Raffaello Lenzi, Marzia Locatori, Giovanni Maggioni, Rosalia Manno Tolu, Donato Marra, Francesca e Matilde Martellini, Claudio Martini, Sergio Micheli, Sergio Nelli, Marco Panigada, Gian Francesco Parenti, Michela Pazzagli, Emanuele Pellegrini, Giovanni Perna, Massimo Perotti, Alessandra Pesante, Marcello Petrozziello, Annalisa Pezzini, Lamberto Poli, Beatrice Porta, Massimo Pratali, Giovanni Rasa, Stefano Renzoni, Manuela Salvatori, Lapo Sergi, Sandra Sodini, Dina Soraggi, Edoardo Spreafico, Giorgio Strano, Giorgio Tori, Alessandro Tosi, Maria Trapani, Piero Ungheretti.
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visioni cartografiche e resoconti di viaggio
Da qualche anno ormai, l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Viareggio, attraverso il Centro Interdisciplinare di Studi Osservatorio sulla Città, promuove una molteplicità di iniziative, eventi, mostre e pubblicazioni finalizzate alla conoscenza e alla valorizzazione storica e urbanistica del nostro territorio. Il positivo riscontro della città rispetto a quanto è stato già fatto, ci ha dato la motivazione per realizzare questa mostra, coinvolgendo istituzioni e università per formare un comitato scientifico di altissimo livello. L’impegno e la fatica di avvalersi di altre risorse e competenze, oltre a quelle locali, hanno permesso di porre le basi per una rete di collaborazioni che abbia carattere perlomeno nazionale, nell’obiettivo futuro di coinvolgere istituzioni ed enti internazionali. L’esposizione è stata infatti realizzata in sinergia con le Università di Pisa, Firenze, e Siena, con l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, nonché con gli Archivi di Stato di Lucca e di Firenze. Al tempo stesso, la ricerca scientifica, condotta con cura e professionalità, ci ha restituito una conoscenza più approfondita del territorio, presentando un’immagine di Viareggio diversa da quella cui siamo abituati. La mostra propone quindi un percorso suggestivo attraverso mappe e carte, strumenti e testimonianze dei viaggiatori di un tempo che raccontano di un territorio, tra mare e terra, in uno dei suoi tratti da sempre più affascinanti e conosciuti: la Versilia. Un viaggio che narra la storia di un tratto di costa italiana dal ‘500 al ‘700, attraverso gli episodi salienti che hanno visto il costituirsi dell’identità di un paesaggio costiero, sempre più zona di confine, contesa fra Stati diversi in età moderna. La mostra ci conduce attraverso l’evoluzione della rappresentazione cartografica, da esercizio evocativo a misurazione sempre più geometrica della realtà. Le carte geografiche hanno la funzione, sin dalla loro origine, di descrivere un territorio nel suo aspetto reale: i resoconti e i diari di
ni, a descrivere non tanto e non solo i luoghi, quanto le impressione che essi suscitano. Ecco così che le carte si popolano di storie fantastiche, mostri, sirene e draghi, navi accuratamente descritte nei particolari. Tutto ciò serve a raccontare usi e costumi e storia di quei popoli lontani e sconosciuti di cui si vuol narrare. In mostra carte nautiche popolate da mostri marini ma anche dettagliate descrizioni paesaggistiche e architettoniche, carteggi che sottolineano aspetti e dettagli tecnici cui si alternano affascinanti diari e resoconti lasciati da illustri viaggiatori europei. Ecco allora gli scritti, ad esempio,
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Il cammino per raggiungere una rappresentazione oggettiva della realtà è però assai lungo: all’inizio il cartografo tende così a creare suggestio-
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viaggio si trasformano in “linee e simboli”, che devono raccontare un luogo.
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di Pietro Leopoldo di Lorena, Giovanni Targioni Tozzetti, e George Christoph Martini detto “il Sassone”, che restituiscono un panorama completo della percezione del territorio tra il ‘500 e il ‘700. Ed infine in mostra alcuni strumenti di rilevamento e misurazione provenienti dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze: bussole nautiche, ottanti e compassi topografici, un podometro del Cimento e il compasso di proporzione di Galileo Galilei. Un allestimento, giocato su trasparenze, penombre e suggestioni sonore che evocano la mobilità dei mari e l’oscurità dei fondali. Il percorso si snoda nelle sale monumentali di villa Paolina, fatta edificare sulle rive del mare di Viareggio dalla sorella di Napoleone agli inizi dell’Ottocento. L’amabile ritiro fu progettato dal lucchese Giovanni Lazzarini, sul modello delle residenze napoleoniche già presenti in gran parte d’Italia, e riccamente decorato su repertori di gusto francese da pittori attivi soprattutto in ambito toscano. L’Amministrazione Comunale, mediante un accurato restauro conservativo, curato dalla Soprintendenza territorialmente competente, ha restituito alla città la villa, e, con essa, una parte importantissima della storia culturale e artistica del territorio. L’esposizione, promossa dall’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Viareggio, non sarebbe stata possibile senza il prezioso contributo e supporto da parte dei finanziatori, che hanno sostenuto con impegno e disponibilità questo ambizioso progetto rivolto alla valorizzazione e alla comprensione del nostro patrimonio culturale.
Dott. Fabrizio Manfredi Assessore all’Urbanistica del Comune di Viareggio
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In un’epoca in cui sempre più il presente tende a prendere il sopravvento su ogni altra dimensione temporale, una mostra come questa, dedicata alle marine lucchesi attraverso la rappresentazione cartografica dei luoghi, quando ancora quei luoghi non si chiamavano Versilia, assume un valore fondamentale, quasi simbolico: una sorta di filo che ci consente di ritrovare la memoria di ciò che siamo e, quindi, della nostra stessa esistenza. Ben più della memoria storica, dunque: la memoria collettiva di un territorio, di un popolo, attraverso la ricostruzione e la narrazione di piccoli frammenti di storia destinati a occupare uno spazio comunque importante nel mosaico infinito della Storia e a divenire, pertanto, l’epopea, la storia grandiosa e mobilissima, di una intera comunità. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è lieta di aver contribuito alla realizzazione di questa manifestazione, nella consapevolezza di aver così risposto pienamente alla sua vocazione istituzionale: valorizzare la storia, l’arte e la cultura del territorio. Ed il sostegno alla pubblicazione di questo volume vuol essere anche il giusto riconoscimento al lavoro di quanti, attraverso un percorso fortemente evocativo, hanno voluto restituirci e farci scoprire, insieme con lo scorcio suggestivo di un paesaggio che oggi molti considerano ormai acquisito, una prospettiva emozionale di suggestioni coinvolgenti: le stesse che i cartografi dell’epoca si proponevano di trasmettere attraverso i loro segni sulle carte.
Ing. Gian Carlo Giurlani
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Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
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Teatro di dossi, ebbri, calcinati muto, è la muta luna che ti vive, tiepida sulla Lucchesia dai prati troppo umani, cocente sulle rive della Versilia, così intera sul vuoto del mare…
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Pier Paolo Pasolini
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Franco G. M. Allegretti
Occorre guardare dall’alto Egnazio Danti Galleria delle Carte Geografiche, 1580-1581, Palazzi Vaticani, Città del Vaticano
La dimensione storica si impone come componente imprescindibile di ogni situazione presente, in particolar modo quando la principale attività è l’indagine e la conoscenza di una realtà territoriale. In ogni realtà urbanistica emerge con forza sorprendente un rapporto di continuità con le precedenti situazioni, in un intreccio che lega le situazioni economiche e sociali e i mutamenti territoriali. In particolare in paesi come l’Italia dove il concetto di spazio è legato al concetto di limite, ed il paesaggio si rifà incessantemente, dove il nuovo viene edificato sull’esistente, trasformandolo o cancellandone le tracce o ricalcandole1, la conoscenza delle trasformazioni territoriali non può essere una semplice attività culturale scissa dalla progettazione, ma diviene asse portante, elemento fondante e ricerca di continua motivazione e verifica. La mostra che il settore urbanistica, tramite l’osservatorio sulla città, propone quest’anno, va ad indagare un particolare periodo storico nel quale si registra una significativa mutazione sia nella conoscenza che nelle modalità di rappresentazione dello spazio geografico. Non senza forzatura, possiamo affermare che il cambiamento “forte” che emerge è il mutamento del punto di vista: la rappresentazione tridimensionale e rappresentativa lascia il posto alla vista dall’alto. Le nuove e strabilianti narrazioni dello spazio geografico rispondono all’esigenza di sottolineare la conquista dello spazio da col-
quel formidabile periodo di ripresa economica, che in particolare in Toscana (ma non solo) si determina: il territorio è spazio produttivo2. Questa spinta ad estendere l’orizzonte vede nella costruzione di monasteri e di castelli due aspetti (sacro e profano) distinti ma uniti nell’obiettivo di una sempre maggiore conoscenza e consapevolezza delle opportunità economiche e sociali del territorio. Da una parte monasteri e chiese come punti focali dell’antropizzazione del territorio, dall’altra i castelli, le rocche: scopi del potere temporale e precognizione del mondano. La religione svolge ed avvolge l’insieme della rappresentazione. Ma qualcosa sta cambiando. Comincia un processo di autoscoperta. Il sacro lascia Ambrogio Lorenzetti Effetti del buono e del cattivo governo (particolare),1337-1339, Palazzo Pubblico, Siena
emergere paesaggi di montagna e visioni di temporali. Tutto può essere visto ma soprattutto diventa oggetto da vedere e da rappresentare3. Il paesaggio urbano appare per la sua “novità” e invaderà le rappresentazioni apparendo come il più costruito degli spazi antropici, chiuso, protetto come nessun altro4, ma con una carica espressiva di forza e di potenza. Di questa concezione l’esempio di maggiore notorietà è sicuramente il dipinto di Simone Martini Guidoriccio da Fogliano5 in cui la campa-
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L’asse portante di questo ampliamento di conoscenze e di cultura è il riflesso dei processi produttivi legati alle innovazioni nell’agricoltura, in
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tivare e l’umanizzazione della natura tramite anche un comune riconoscimento e delimitazione da parte dell’uomo.
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Franco G. M. Allegretti
Simone Martini Guidoriccio da Fogliano, 1328, Palazzo Pubblico, Siena
gna toscana è rappresentata con le sue città fortificate, le torri ed in
ce, quelle innovazioni che porteranno alla pienezza e maturità del
basso a destra l’aggregato rurale; al centro della scena, il principe. Le
Rinascimento.
modalità di rappresentazione sono comuni all’arte pittorica.
La nuova epoca appare e porterà cambiamenti essenziali e duraturi.
La geografia è solo la contestualizzazione dell’atto principale ogget-
Il cambio di prospettiva che verrà attivato porterà al superamento
to della rappresentazione. Il paesaggio è il contorno, il supporto dove
dell’angusta visione “teatrale” del paesaggio, delle città, delle chiese
si svolge l’azione principale: sia essa sacra o profana. Quando poi
e palazzi, in vere e proprie “scenografie” grandiose per meraviglia e
nella città esploderà il mercantilismo di età comunale il teatro urbano
ingegno. Il moderno si affaccia ancora una volta riproponendo un
si arricchirà di nuovi allestimenti: inseriranno, accanto alla cattedrale,
nuovo salto, un nuovo equilibrio, forzando e cambiando i paradgimi
il palazzo comunale che prenderà il posto del castello e gli edifici delle
di riferimento complessivi, mantenendo ben saldi i piedi nelle radici
famiglie dominanti .
della storia e della classicità.
Lo spirito del Rinascimento trapela già in età medievale. L’attualità
A questa concezione la civiltà del Rinascimento giunge grazie alle
di questo periodo e di questa parte dell’Italia risiede nell’esigenza di
sue diverse conquiste, tra cui quella che riguarda le nuove cognizioni
ricercare le radici del moderno, anche nelle zone e discipline meno
geografiche, le prime visioni della terra vista dal di fuori nel senso
conosciute.
proprio della geografia tolemaica 8.
Potrà apparire alquanto strano, ma occorre ricordare che la stessa
Le nuove cognizioni geografiche indotte dalle scoperte della naviga-
parola moderno nasce nel Medioevo, sotto l’imperatore Teodorico:
zione toglieranno le “oscurità” delle visioni del mondo producendo
uno degli intellettuali più fervidi, Cassiodoro (468-562), in una let-
un guadagno di consapevolezza e di liberazione complessiva dell’in-
tera a Simmaco – databile tra il 507 e il 511 – propone il neologismo
tera società rinascimentale.
definendo l’amico antiquorum diligentissimus imitator, moderno-
Il cambio di orizzonte è ormai realizzato: tra il ‘400 ed il ‘500 avviene
rum nobilissimus istitutor. Cassiodoro apre la storia del concetto di
quello che mai prima era successo. Il soggetto costruito del nuovo
moderno e in un’altra delle sue lettere chiede ai prefetti delle città
territorio ha la forza di esaltare le sue costruzioni e la sua volontà, la
di fare costruire le case con moderna facies, cioè in forme moderne .
scoperta delle sue possibilità comporta un nuovo concetto artistico:
Già in età rinascimentale possiamo rintracciare quelle deboli trac-
la sublimazione progettuale.
Occorre guardare dall’alto
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Di questa vera e propria esplosione le tracce sono innumerevoli e di
Firenze e a Venezia nel Palazzo Ducale. La mostra organizzata tenta
particolare bellezza, è dunque d’obbligo citare le più famose conser-
di ricostruire e documentare quel periodo apportando contributi e
vate nella galleria delle carte geografiche dei Musei Vaticani, in cui
ritrovamenti di quei giacimenti culturali che il nostro territorio e le
il geografo Egnazio Danti – tra il 1580 e il 1581 – su commissione di
istituzioni conservano e detengono. La visione di questa spettacola-
papa Gregorio XIII vengono rappresentate quaranta tavole ad affre-
re documentazione rappresenta anche una particolare sensazione
sco raffiguranti le regioni italiane, le grandi città portuali ed alcune
che la mia generazione tiene gelosamente nei ricordi: la prima foto-
isole con lo scopo di raffigurare parte del mondo conosciuto. Le al-
grafia della terra da una navicella spaziale nel poi non così lontano
tre rappresentazioni celebri e di riferimento, nel Palazzo Vecchio a
1962.
nezia 2002, p. 7.
3 P. Zumthor, La misura del mondo, Il Mulino, Bologna 1995.
4 E. Turri, La conoscenza del Territorio, Marsilio, Ve-
7 T. Maldonando, Il futuro della modernità, Feltri-
5 Siena, Palazzo Pubblico, 1328. 6 H. Pirenne, Le città del Medioevo, Laterza, Bari 1971.
8 E. Turri, La conoscenza del territorio, Marsilio, Ve-
nezia 2002, p. 73.
nelli, Milano 1992.
nezia 2002, p. 79.
Ambrogio Lorenzetti Effetti del buono e del cattivo governo (particolare),1337-1339, Palazzo Pubblico, Siena
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1 E. Turri, La conoscenza del territorio, Marsilio, Ve-
2 V. Fumagalli, Paesaggi della paura. Vita e natura
nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 1994.
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note
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Tommaso Fanfani
Indossare gli stivali dalle sette leghe Marine lucchesi 1604 circa, ASL, Acque e Strade 736,11
Viareggio è una città che oggi conta circa sessantamila abitanti, con una vita economica caratterizzata dalla straordinaria abilità dei costruttori di imbarcazioni da diporto, dal lavoro attento dei floricoltori e da una miriade di iniziative imprenditoriali che spaziano da ricercati laboratori nel settore dell’elettronica ad attività di tradizionale e consolidata abilità manuale e artigianale. Una società complessa, capace di esprimere altissimi valori nella letteratura, nell’arte e in ogni altra forma di cultura e capace di trasformare il carnevale in ardita impresa tra creatività, divertimento, occasione di produzione di ricchezza. Una volta, non molto lontano nel tempo, dove oggi sorgono piazze animate, strade e abitazioni eleganti vi dominavano pericolosi paduli, infestati da insetti, acquitrini e fitte selve causa di morte per quei pochi uomini che osavano avventurarvisi alla ricerca di un sostentamento per la propria esistenza. Nel 1170, il 26 settembre, le truppe della Repubblica di Pisa sconfisero Lucha a Viaregi e perdeo Viaregi detto castello a mare: è questa convenzionalmente la prima testimonianza dell’esistenza di Viareggio. Una torre rotonda, molto alta, fortificata per avvistare e difendere la costa alla foce del canale Burlamacca, l’emissario più importante del Lago di Massaciuccoli, prezioso approdo per la Repubblica di Lucca che con Pisa si contende il dominio sulla vasta pianura tra il Magra e il Serchio. Se il 1170 rappresenta la prima traccia di documentazione scritta, prima di allora sicuramente i romani si erano interessati a questa inospitale fascia di terra, punto prossimo al percorso della strada che da Roma conduceva verso la
terreni tra la duna marina e le declinanti pendici delle Apuane. Seguono anni e secoli di lotta perenne per sottrarre terreni alle malsane paludi, per portare a coltivazione vasti acquitrini, per sconfiggere le cause di morte tra la fossa dell’Abate e il canale Burlamacca. È una lotta difficile che alla fine sarà vinta, a partire dal XVIII secolo, quando poche capanne, qualche magazzino merci e qualche costruzione per i funzionari governativi faranno spazio a solide costruzioni in muratura attorno all’antica Torre Matilde, terminata nel 1541. Da allora il percorso di affermazione urbana ed economica di Viareggio diviene veloce espansione degli insediamenti produttivi attorno alla darsena Lucca, ai primi cantieri dove calafati e maestri d’ascia compivano il miracolo continuo delle costruzioni nautiche. I reticoli delle strade assumono precise forme, popolati da Matthaeum Scutterum Ducato d’Etruria, XVIII sec., ASL, Fondo Stampe 581
nuove abitazioni, piazze, vie sempre più animate ed eleganti. Dalle origini ai secoli della trasformazione scorre una lunga pagina di storia che per i secoli più lontani ha lasciato deboli tracce, spesso inconsistenti. Si deve solo alla mano abile di qualche cartografo se oggi possiamo ricostruire la dinamica del territorio e datare con precisione i momen-
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la necessità di uno scalo marittimo per i ricchi mercanti lucchesi non convincerà governi e uomini ad avviare il ciclopico lavoro di bonifica dei
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Gallia. Una storia millenaria che si infrange nella decadenza dell’Impero romano e quindi nelle difficoltà di insediamento umano fino a quando
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Tommaso Fanfani
in ogni suo aspetto. La mostra racconta e ricostruisce questa storia, corredata dall’apporto significativo di studiosi che, nella specificità della propria disciplina, costruiscono le vicende del territorio, affrontano le tematiche che conducono un’aspra e ostile fascia di terra a divenire il sito di una città tra le prime al mondo per capacità di accoglienza turistica e per abilità dei propri imprenditori. In suggestive pagine scritte da ricercatori, storici, architetti, ingegneri, esperti di cartografia rivivono le condizioni originarie del territorio dominato dalle acque, i mutamenti sociali ed economici, la centralità della storia e degli insediamenti che spiegano l’evoluzione della società in ogni suo aspetto e del modo di “scrivere” e di “leggere” una mappa e con essa gli insediamenti e l’affermazione della “città nuova”. La cartografia diviene chiave interpretativa delle dinamiche politiche, amministrative, militari, sanitarie di Viareggio e di parte della Versilia lucchese, ma anche elemento che spiega e che fa comprendere i mutamenti di cultura, di mentalità, di costruzione ar-
Indossare gli stivali dalle sette leghe
chitettonica accanto alla capacità di evoluzione della vita quotidia-
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ti storici più importanti sugli insediamenti civili, militari, produttivi.
na nella diffusione delle botteghe, delle osterie, piuttosto che degli
Nella storia le fonti rappresentano quelle tracce che consentono di
scali, dei cantieri, delle darsene, delle chiese, dei palazzi pubblici.
ricostruire la dinamica di una popolazione, di una città, di uno Stato,
La trattazione che si articola nei saggi di questo catalogo e che si
di una civiltà intera. La comparazione critica delle fonti rappresenta
sviluppa nell’esposizione delle mappe si confronta con i più ampi
la forma per ritrovare le radici della civiltà. Le mappe sono fonti pri-
confini del territorio dal Magra al Serchio e con quelli della Tosca-
marie. I segni dei funzionari pubblici che devono circoscrivere i con-
na. Vale a dire che la ricostruzione privilegia la dimensione “locale”,
fini dello Stato, piuttosto che i limiti territoriali per le competenze
ma accoglie la sfida di non aver paura della grande storia. La paura
fiscali, militari o sanitarie rappresentano le fonti che oggi ci permet-
della grande storia uccide la grande storia, ripeteva sovente Fernand
tono di conoscere la nostra storia. Le elaborazioni di pubblici ufficia-
Braudel nelle sue lezioni sul metodo dello storico: la storia locale co-
li, disegnatori con il passare dei secoli si fanno sempre più precise:
struita nella dinamica più generale dell’evoluzione della cartografia,
con il tempo perdono l’approssimazione, l’incertezza dei primi arditi
in quella del rapporto tra acqua ed evoluzione economico-produt-
cartografi di età medievale e moderna.
tiva, tra insediamento urbano e cultura architettonica, tra questa
Mirabilia Maris intende rappresentare il grande libro della storia di
e la modernizzazione della vita tra ‘800 e ‘900, a mio parere, signi-
Viareggio attraverso la raccolta di mappe e disegni dell’insediamen-
fica raccogliere la sfida della “grande storia” e saperla interpretare
to di Viareggio, a cominciare dalla riproduzione delle Fossae Papiria-
nell’approccio più alto, quello della capacità di mettere in relazione
nae, fino alle precise ricostruzioni dei moli inclinati del bresciano Ber-
saperi diversi che confluiscono nella lettura di una stessa realtà.
nardino Zendrini, delle cateratte di Giuseppe Natalini o del piano ur-
Storici, urbanisti, esperti d’arte, esperti di cartografia si mettono a
banistico settecentesco del Valentini e fino alle più recenti colorate
confronto in Mirabilia Maris per costruire, sempre citando Fernand
cartografie. Ne esce un libro con tante pagine quante sono le mappe
Braudel, l’approccio dello storico e dello studioso al vasto mare delle
e i disegni, dove ogni pagina consente di conoscere e comprendere
scienze sociali, indossano gli stivali dalle sette leghe per scrivere una
la dinamica della nascita, crescita e affermazione di una comunità
pagina interpretativa fondamentale.
Sergente Maggiore Frediani Progetto per fortilizio di Viareggio, XVII sec., ASL, Fortificazioni 43, 3
Elle materialise une vue de l’ésprit plus qu’une image du réel. Christian Jacob
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La carte donne à penser autant qu’à voire.
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Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
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Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII. Contese territoriali, confini e vie di comunicazione L’importanza strategica delle Marine di Viareggio. La posizione geografica di Viareggio e delle sue marine in rapporto al resto della Toscana e alle vie di comunicazione, non solo regionali, merita di essere rilevata. Viareggio è insediamento costiero che, ai vantaggi della marittimità, unisce quelli di raccordo idroviario e stradale con la pianura alluvionale retrostante ubicata tra i fiumi Versilia-Camaiore e Serchio, trovandosi allo sbocco della cosiddetta Foce, vale a dire il fosso e porto-canale realizzato con sistemazione del basilare binomio idrografico Selice-Burlamacca, che drena le acque di larga parte del piano e delle colline tra Camaiore, Massarosa e Massaciuccoli, e serve anche da canale emissario della grande zona umida di Massaciuccoli. Quest’ultima è il residuo (con i circostanti paduli) di un’antica laguna deltizia formata dal Serchio e rimasta poi separata dal mare a seguito delle alluvioni depositate in gran copia dallo stesso Serchio e soprattutto dall’Arno. Carattere comune al litorale toscano (e non solo a quello a nord del Serchio comprensivo del Viareggino), fino almeno alla seconda metà del XVIII secolo, fu l’estrema rarefazione della maglia insediativa e quindi del popolamento. Per secoli, fino alla gemmazione “quasi-urbana” di Viareggio avvenuta dalla seconda metà del XVIII secolo in avanti, la costa ospitava solo il sistema a maglie larghe delle torri e degli altri punti di approdo commerciale e controllo marittimo, mentre centri e popolazioni che fruivano delle più svariate risorse del territorio litoraneo punteggiavano sistematicamente i sistemi collinari del vicino entroterra.
valenza dei paesaggi del bosco e dell’incolto permanente o temporaneo (con le correlate utilizzazioni estensive prevalentemente cerealicolo-pastorali) e dell’acquitrino (per lo più usato per la pesca), le oscillazioni migratorie stagionali dalla montagna retrostante e finalmente la malaria1. Nonostante questa indubbia arretratezza territoriale – almeno da quando le cartografie sono sufficientemente attendibili e precise nella restituzione dell’assetto territoriale, vale a dire dalla seconda metà del XVI secolo in poi – si può sostenere che il Viareggino diNiccolaio Stassi Pianta del territorio di Pietrasanta, metà XVIII sec., ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche 367
venne (seppure gradualmente) sempre più capillarmente solcato da corsi d’acqua canalizzati da veri e propri canali artificiali come, nella marina di ponente, appunto il fiume di Camaiore e la Fossa dell’Abate (che segnano il limite nord con il territorio di Camaiore) e, nella marina di levante, al di là della Selice, gli emissari di Massaciuccoli (Malfante, Fossi delle Quindici e delle Venti) che confluiscono tutti nel principale di essi, la Burlamacca. Tutti questi corsi d’acqua consentirono, per tanti secoli, la navigazione interna che mette-
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la concentrazione fondiaria nelle mani di pochi privati proprietari e delle comunità locali, la debole presenza demografica, la pre-
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Del resto, dalla crisi trecentesca, un po’ tutta la Toscana marittima esprimeva caratteri propri del latifondo mediterraneo, come
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Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
Odordo Warren, Andrea Dolcini Pianta della costa di Toscana con sue adiacenze, 1749, ASF, Segreteria di Gabinetto 695, 242-243
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va in collegamento i paesi dell’esteso retroterra piano-collinare
to della Fossa Nuova o Pisana, corsi d’acqua che comunicavano
compreso tra Camaiore, Mommio e Massaciuccoli con lo scalo
con la Selice e quindi con Viareggio3.
marittimo viareggino. Porti interni, infatti, erano presenti non
Sempre riguardo al rapporto tra Viareggino e infrastrutture, c’è
solo sul lago di Massaciuccoli ma anche in corrispondenza dei
da considerare la facilità delle comunicazioni stradali presenti
brevi canali (quasi sempre navigabili con piccole imbarcazioni)
nella pianura costiera con andamento parallelo al mare e quin-
che collegavano le zone umide minori agli emissari del lago e
di con direzione Nord-Sud; una facilità ovviamente sempre re-
agli altri autonomi corsi d’acqua defluenti poi nella Foce di Via-
lativa, in considerazione delle cattive condizioni in cui versava
reggio, come appunto il fiume di Camaiore. Così, da nord a sud,
cronicamente la viabilità, anche la principale, fino al XIX secolo
subito a valle della via Francesca, sono documentati gli scali di
inoltrato. Tale funzione fu garantita, fino a tutto il XVIII seco-
Camaiore, Mommio, Corsanico, Col sereno, Conca, Stiava, Mon-
lo e ben oltre, da due strade – una più distante dal litorale, la
tramito, Pieve a Elici, Portovecchio di Massarosa, con intorno al
via Francesca di Montramito-Massarosa-Massaciuccoli lungo
lago quelli di Bozzano, La Piaggetta, Massaciuccoli e Torre del
l’unghia dei monti, e corrispondente a grandi linee all’antica
Lago2. Anche la Fossa dell’Abate e la Fossa Nuova o Pisana erano
consolare Emilia Scauri, e l’altra più propriamente marittima e
barcheggiabili, soprattutto per condurre al mare i legnami ta-
precisamente tra la costa e le paludi, la Pietrasanta-Motrone-
gliati nelle macchie delle marine dalla fine del XVI secolo, grazie
Viareggio-Malaventre-Pisa, detta via Romana e talora anche
all’incanalamento del Fiume di Camaiore e all’apertura appun-
Pisana, e corrispondente all’Aurelia novecentesca – che costi-
tuivano le direttrici obbligate del traffico terrestre di uomini e
ma Comunità tiene in allogazione dalla Camera Pubblica: il territorio,
merci tra il Nord e il Centro-Sud della Toscana e non solo.
in gran parte comunale, compreso tra il Fosso del Confine con Pietra-
Questi caratteri sono confermati, tra l’altro, dall’emblematica
santa, il binomio Fiume di Camaiore/Fossa dell’Abate e il mare, oc-
Pianta di parte della frontiera di Toscana di verso Tramontana
cupato da coltivi, e più ancora da acquitrini, prati e boschi, era infatti
con tutte le sue strade carreggiabili e incarreggiabili e distinte
solcato in senso longitudinale (tra le vie Romana e Francesca) dalla
disegnata e con diligenza ricorretta nell’estate dell’anno MDC-
via di Chiolaia e Gallino che ad est proseguiva con la denominazione
CXLVI4, che rappresenta tutta la Toscana nord-occidentale fra
di via della Brancola, dalla via di Mezzo della Marinella e da altra ano-
Livorno, la Lunigiana e il Mugello, con l’evidente intenzione di
nima arteria, mentre nei pressi del Fiume di Camaiore compariva
mettere a fuoco il rapporto ombelicale stabilitosi fra l’emporio
un’altra più breve arteria detta strada di Calla Tabarroni7.
Storia del territorio e cartografia. Come si vedrà più avanti, la
generale a piccola scala, il Viareggino è qui rappresentato solo
produzione cartografica sulle marine lucchesi è in larghissima mi-
con il suo porto e con le due strade longitudinali al mare (la
sura e direttamente correlata alle strategie spaziali (di conoscenza,
Francesca e la Romana/Pisana), oltre che con i principali corsi
di controllo e gestione del territorio) messe in opera dalla Repubbli-
d’acqua autonomi o alimentati dal lago di Massaciuccoli5.
ca di Lucca su quell’importante sbocco al mare.
Il porto di Viareggio, infatti, è sempre stato collegato con l’in-
Dal 1513, infatti, con il definitivo passaggio a Firenze del territorio
terno mediante un braccio trasversale di raccordo, la via Regia
di Pietrasanta con la marina e porto di Motrone, Lucca – dopo i pri-
detta talora anche Lucchese, con innesto a Montramito sulla
mi provvedimenti della seconda metà del XV secolo8 – rivolse una
via Francesca. Tale strada costruita nei tempi comunali – nono-
speciale e continua attenzione a Viareggio (rimasto l’unico sbocco
stante le difficoltà dovute ai terreni depressi, paludosi o inon-
al mare della Repubblica) e alle sue marine, punteggiate di ampie
dabili che incontrava (carattere che rese più volte necessario il
zone umide (fino ad allora essenzialmente utilizzate, dai proprietari
rialzo e il rifacimento del fondo stradale, a partire dal 1468 e so-
privati o dagli abitanti in regime comunitario, per le risorse ittiche-
prattutto nel XVIII secolo fino almeno alla scomparsa della Re-
faunistiche, per quelle pabulari e forestali), mediante provvedimenti
pubblica) – serviva a mettere in comunicazione il porto e le sue
urbanistici e soprattutto di sistemazione fluviale e bonifica idrauli-
marine non solo con i tanti paesi piano-collinari della subre-
ca, anche in funzione della valorizzazione agricola della pianura per
gione Versilia, che vivevano delle risorse della piana costiera,
rifornire di cereali la città.
ma anche e soprattutto con Lucca tramite la via di Massarosa,
Negli anni ’50 e ’60 del XVI secolo, per la direzione dell’ingegner
Quiesa e Maggiano. Tuttavia, la cartografia moderna segnala
Prete Piero della Lena, venne scavato il fosso detto appunto di Prete
altri tratti di percorsi longitudinali minori, paralleli ai due prin-
Piero nella parte più alta della pianura compresa fra il Fosso della
cipali sopra enunciati, con i quali dovevano essere direttamente
Maona e la via Francesca, e precisamente tra il Molinaccio di Quiesa
collegati, a partire dalla via sull’argine del canale lungomonte scava-
e Montramito, opera che determinò il prosciugamento e la suddivi-
to tra gli anni ’60 e ‘70 del XVI secolo nel piano di Quiesa6.
sione dei 25 quadri di Bozzano.
La presenza di tante altre strade minori che si snodavano parallele al
Dopo il 1513, anche la Foce di Viareggio fu gradualmente organizza-
mare, oppure che dalla costa tagliavano la pianura in senso obliquo
ta in un porto-canale intorno alla nuova torre e ai nuovi magazzini
o trasversale verso il pedemonte, è dimostrata da non poche figure,
(costruiti rispettivamente nel 1534 e nel 1549), ad opera delle varie
ma soprattutto dalla tardo-settecentesca Mappa dimostrativa delle
magistrature statali9. Tuttavia, il problema dell’agevole navigabili-
Terre in Marina allivellate dalla Mag.ca Comunità di Camaiore tanto
tà del porto-canale non poté essere mai risolto a causa del processo
anticamente, quanto nell’anno 1788, e della Marinella, che la medesi-
continuo di interramento della Foce che richiese continui lavori di
MIR AB ILI A
ducale, tramite la viabilità terrestre. Dato il carattere di figura
M ARI S
labronico e il suo retroterra commerciale, non soltanto gran-
25
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
26
sbancamento e di difesa delle due sponde del canale, inizialmente
secolo appartenesse a una o poche grandi famiglie lucchesi (Guidic-
(1535) mediante palificate lignee e successivamente (1576-78) me-
cioni specialmente), costituì sempre un fattore di esclusione dalle
diante solidi muri in pietra avanzati in mare per proteggere la bocca
strategie statali di valorizzazione agricola delle marine. La grande
del corso d’acqua dai marosi.
zona umida rappresentava infatti una grande risorsa ittica e un im-
La pianura di ponente, percorsa al centro dalla Fossa dell’Abate che
portante bacino di navigazione, e per tali motivi venne sempre gelo-
la divideva in due settori che in larga parte scolavano rispettivamen-
samente conservata sul piano ambientale, almeno dopo l’inconclu-
te nel fiume Versilia e nella Selice – e che nel corso dei secoli XV e XVI
dente tentativo del fiammingo Guglielmo Raet del 1577-83, grazie al
venne gradualmente acquisita dalla potente comunità di Camaio-
quale venne comunque scavata la Fossa emissaria delle Quindici11.
re, con subentro a quelle più piccole (Stiava, Bargecchia, Corsanico,
Come enunciato, il lago e le tante fosse delle marine rappresenta-
Mommio, Pedona e Montereggiori) –, rimase pressoché estranea
vano vie di comunicazione di grandissima importanza […]. Le merci,
agli interventi di trasformazione territoriale, essendo mantenu-
ma soprattutto i grani, passavano raramente per le carraie, sia per-
ta quasi tutta nelle condizioni naturali di zona umida alternata a
ché queste erano troppo frequentemente impraticabili (compresa la
pasture e prati e a boschi. Tali connotati rimasero costanti anche
via Francesca), sia perché il trasporto via mare era più economico. Le
quando, nella seconda metà del XVI secolo, il fiume di Camaiore, fino
granaglie scaricate alla Foce di Viareggio venivano imbarcate su pic-
ad allora presente nel settore ad ovest della Fossa dell’Abate e con-
cole imbarcazioni dalla chiglia piatta, che risalivano la Burlamacca e
fluente nel fiume di Pietrasanta o Versilia, dapprima (1578) fu ogget-
raggiungevano uno dei tanti approdi (chiamati pomposamente por-
to di un tentativo di incanalamento per essere portato nella Selice a
ti) che si trovavano sulla gronda del padule in prossimità delle comu-
Montramito, e poi invece (1591), stante le difficoltà incontrate, venne
nità collinari e che servivano esclusivamente alle comunità. Il Porto di
incanalato dall’omonimo Offizio e condotto obliquamente nel pia-
Massaciuccoli (e in parte quello della Piaggetta) era invece il punto di
no più ad oriente, con confluenza nella Fossa dell’Abate, a quanto
arrivo delle merci che dovevano poi, a dorso di mulo, proseguire per
pare con l’idea di arricchirne la Foce per farne un nuovo scalo in al-
Lucca via Balbano12.
ternativa a quello viareggino.
Nonostante i lavori di sistemazione e bonifica idraulica eseguiti so-
Insieme o subito dopo, però, non si mancò di scavare la longitudina-
prattutto nel XVI secolo, ancora intorno alla metà del XVIII secolo i
le Fossa Nuova o Pisana per condurre parte delle acque del binomio
viaggiatori – come dimostra il resoconto di uno scienziato natura-
fiume di Camaiore/Fossa dell’Abate nella Selice nei pressi del vec-
lista sempre attento alla puntuale restituzione delle caratteristiche
chio castello medievale. Vale la pena di rilevare che tale spostamen-
ambientali e umane del territorio quale Giovanni Targioni Tozzetti
to ad est del fiume di Camaiore fu deciso proprio per arricchire la
– descrivono le marine come uno spazio prettamente maremmano,
portata della Selice in funzione della migliore utilizzazione idrovia-
dominato dall’acqua stagnante, dall’incolto e dal bosco, con le stra-
ria della Foce di Viareggio, come nei secoli successivi avverrà anche
de in abbandono e percorribili solo a cavallo13.
per i lavori di miglioramento della Burlamacca10.
Tali caratteri furono dovuti anche al fatto che la macchia di marina
Pure il matematico veneto Bernardino Zendrini, quando nel 1735
era stata assoggettata a tutela rigorosa fin dal 1470, sia per finalità
progettò per la Repubblica la costruzione di una cateratta a bilico
sanitarie (contro la malaria che imperversava nella pianura) e sia per
(un sostegno a doppie porte) sulla Burlamacca, per impedire la me-
finalità di protezione dell’entroterra dagli impetuosi venti marini;
scolanza delle acque dolci lacustri e di quelle salse marine (ritenuta
il vincolismo non impediva tagli periodici che però dovevano esse-
uno dei fattori della malsanìa), pensava nello stesso tempo al modo
re debitamente autorizzati con obbligo di reimpianto degli alberi
per meglio regolare il deflusso della acque del lago di Massaciuccoli,
abbattuti (come ad esempio avvenne nel 1635 e nel 1726). Come è
anche in funzione dell’uso portuario della Foce di Viareggio.
noto, solo con la Relazione che concerne il miglioramento dell’aria,
Quanto al lago di Massaciuccoli, il fatto che dalla prima metà del XV
e la riforma di quel Porto redatta dal già citato idraulico Bernardi-
Pier Giovanni Fabbroni Pianta della costa del Mare Toscana guarnita con tutte le sue torri e casotti fatta in occasione della peste di Messina, 1754, ASF, Miscellanea di Piante 258
no Zendrini nel 1735, si crearono le premesse all’abbattimento di
no non solo l’abbondanza della produzione ma anche l’interesse dei
buona parte della macchia – che ebbe infatti inizio negli anni ’40,
documenti grafici a partire dal XVI secolo; documenti che presenta-
anche perché venne allora ritenuta uno dei principali fattori della
no di regola scale assai più grandi rispetto ai prodotti corografici e
corruzione dell’aria – e alla moderna trasformazione territoriale del
generali, con una scontata ricchezza di particolari di dettaglio e con
Viareggino: trasformazione che (con le operazioni della bonifica e
raggiungimento di risultati complessivamente attendibili 15.
colonizzazione agraria) avrebbe richiesto molti decenni per divenire
Insieme con l’avvertenza che non saranno qui considerate le rappre-
processo diffuso e consolidato .
sentazioni prettamente urbane (trattate in altra parte del volume),
14
può dare per la conoscenza consapevole ai fini della tutela e della
caso di studio, si dispone di numerose rappresentazioni cartogra-
valorizzazione del patrimonio archeologico, storico-architettonico e
fiche in considerazione della rilevanza strategica e dell’importanza
paesaggistico del territorio viareggino. Si tratta di una produzione
produttiva della costa, seppure spesso allo stato potenziale.
vastissima, quella conservata soprattutto nell’Archivio di Stato di
Le motivazioni politiche sono sostanzialmente riconducibili: al pro-
Lucca e in parte minore anche di Firenze, che comprende varie ca-
blema della definizione dei confini, con la sistemazione delle anno-
tegorie di rappresentazioni spaziali (ora costruite con il contributo
se controversie anche in rapporto al controllo e alla fruizione delle
delle tecniche che si rifanno a Claudio Tolomeo e alla trigonometria
risorse acquatiche, agricole, pastorali e boschive; alla sistemazione
euclidea, e ora con quello delle tecniche proprie delle arti pittoriche
delle acque fluviali e palustri, con le conseguenti operazioni della
rinnovate dalla scoperta e dal perfezionamento della prospettiva
bonifica e della colonizzazione delle pianure umide retrodunali e de-
nei tempi rinascimentali), quali: cartografia nautica, figure coro-
gli stessi acquitrini costieri; infine al controllo e alla difesa, in termini
grafiche e topografiche o disegni parziali di tipo tematico, in larga
militari, doganali e sanitari, della costa.
misura una straordinaria produzione legata agli interessi dei diver-
Tutte queste esigenze politico-istituzionali ed economiche spiega-
si governi lucchese e medicei/lorenesi, e prodotta per il controllo
MIR AB ILI A
Caratteri e funzioni della cartografia storica. Anche nel nostro
M ARI S
corre obbligo di sottolineare il contributo che la cartografia storica
27
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
Ferdinando Morozzi Carta della Macchia de Paduli e Terre adiacenti soggette all’intemperie dell’aria, metà XVIII sec., ASF, Manoscritti 785, 11
amministrativo del territorio tra tempi tardo-medievali e contemporanei. Ovviamente, è stato necessario attuare una selezione dei documenti più significativi (sia manoscritti che a stampa), in quanto più ricchi di informazioni di ordine territoriale, in rapporto alle motivazioni per le quali furono prodotti questi beni culturali16.
La Versilia nella cartografia regionale e costiera. Le corografie. Il filone della cartografia nautica che fiorisce in Italia a partire dalla seconda metà del XIII secolo (come disegni rilevati sul terreno con la bussola, raffiguranti i profili costieri, eseguiti ad uso della navigazione e particolarmente dei traffici marittimi) non apporta contributi di sorta alla conoscenza di dettaglio delle marine lucchesi. Sia la celeberrima Carta Pisana (la più antica che si conosca, del 1270-80, conservata alla Bibliothèque Nationale di Parigi) e sia la carta primo-trecentesca detta di Cortona (alla Biblioteca dell’Accademia Etrusca di Cortona), come pure quelle successive, risultano abbastanza ricche di informazioni nella delineazione delle linee di costa (pur con le evidenti distorsioni, in genere con l’evidenziazione di golfi e promontori), dei centri abitati, delle foci dei fiumi, mentre appaiono assolutamente mute riguardo ai territori interni; ma anche l’esempio della Versilia dimostra come esse – per la scala ridotta – risultano di scarso interesse e valore applicativo per la geografia storica regionale, se pensiamo che, per il Viareggino, la carta cortonese registra solo il toponimo del porto17. Pure le opere grafiche a piccola scala, vale a dire le rappresentazioni generali dell’Italia o della Toscana, dimostrano che il territorio
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
viareggino è restituito – sempre in considerazione della piccolezza
28
della scala – con configurazione appena enunciata18. A questo limite di fondo delle carte geografiche e corografiche di ogni tempo si aggiungono i difetti congeniti della cartografia tardo-medievale e moderna, quali le lacune od omissioni, le approssimazioni e gli errori metrici e topografici, particolarmente gravi nelle figure tardo-medievali e rinascimentali, come quelle di tipo tolemaico disegnate su codici dal fiorentino Pietro del Massaio (ad esempio, l’Etruria Moderna di poco oltre la metà del XV secolo, che poi costituisce la prima ed
Da notare che la zona umida (ma non l’abitato costiero) compare
originale corografia nella quale si registrano in modo approssimati-
pure nella successiva e straordinaria corografia di tipo idrografico di
vo il lago di Massaciuccoli, comunicante con il mare, e l’insediamen-
Leonardo da Vinci, risalente al 150320.
to di Areggio) . 19
Poco o nulla aggiunsero alla corografia del Massaio quelle a stampa
del 1536 (che indica Viareggio, ma sembrerebbe addirittura ignorare
di Orbetello, e la detta Pianta è stata ricorretta e amplificata da me
l’esistenza del lago, pur presentando la scritta Paludi: il condizionale
Pier Gio.ni Fabbroni Ing.re, e fatta per servizzio del Clariss.mo Magis.to
è d’obbligo, in considerazione del grado di scarsa leggibilità dell’uni-
di sanità di Firenze l’anno MDCCLIIII con l’aggiunta della Pianta di tut-
co foglio che si conosce, conservato nell’Archivio di Stato di Firenze)
ta la Lunigiana nella quale tutto quel colore vinatro denota quello che
e le carte derivate da tale Chorographia, alcune delle quali presenta-
si appartiene al Gran Ducato di Toscana, disegnata da Pier Giovanni
no la zona umida ma con caratteri molto imprecisi. Non si segnala-
Fabbroni nel 175423; la Veduta della spiaggia maritt.ma di Toscana di-
no per originalità neppure due altri celebri cartografi tardo-rinasci-
stinta ne veri suoi dominij della seconda metà XVIII sec.24; e anche il
mentali, come Egnazio Danti (che nella sua Etruria, dipinta nel 1580
Plan de la Cote de Toscane depuis [...] Tour du Cinquale jusqu’à Civita
nella galleria del Belvedere dei Palazzi Vaticani, addirittura segna
Vecchia del 1800 circa25, che è chiaramente derivato da rilievi del se-
l’emissario di Massaciuccoli grosso modo nel tracciato poi percor-
condo Settecento.
so dalla Bufalina), e i cosmografi medicei Stefano Buonsignori (che
Occorre attendere una carta della sola Lucchesia, la prima che si co-
nella stampa Dominio Fiorentino del 1584 neppure raffigura il lago e
nosca, redatta a mano per il governo repubblicano dall’ingegnere
Viareggio) e Giuseppe Rosaccio (che, per parte sua, nella Geografia
militare Alessandro Resta nel 1569 e rimasta evidentemente scono-
della Toscana pubblicata nel 1609 con dedica al granduca Ferdinan-
sciuta ai cartografi commerciali italiani ed europei (come di regola
do I si limita ad aggiungere un accenno di vegetazione arborea, evi-
accadeva per i prodotti ufficiali)26, perché si possa disporre di una
dente residuo della selva palatina, ai margini del lago)21.
prima rappresentazione topografica abbastanza dettagliata delle
Solo il grande Giovanni Antonio Magini, autore fra Cinque e Seicen-
marine lucchesi. In essa si evidenziano il confine subito a sud di Mas-
to di un grande atlante d’Italia (edito postumo nel 1620), comprensi-
saciuccoli con lo Stato di Firenze e la delineazione non solo del lago
vo anche della carta d’insieme Stato della Republica di Lucca, redatta
di Massaciuccoli (detto di Giesa/Quiesa), ma anche degli altri minori
nel 1608 con utilizzazione di materiali originali ufficiali dell’ingegne-
di Sgiaua/Stiava poi scomparso e Santo/Montramito, tutti defluenti
re architetto lucchese Marcantonio Botti, riesce a rappresentare con
verso Viareggio tramite la Selice; compaiono inoltre un alueo nouo
buona precisione la configurazione delle marine almeno nel settore
(il canale che si scavava tra gli anni ’60 e ’70 per opera di Prete Piero
settentrionale (con il fiume di Camaiore, la Selice-Foce di Viareg-
della Lena) tra Quiesa e Montramito e gli insediamenti di Viareggio,
gio con l’insediamento portuario, il lago di Massaciuccoli con i suoi
Montramito, Massarosa, Quiesa, Stiava e Mommio27.
emissari), tanto che l’opera maginiana “farà testo” per tutto il XVII
Questa bella seppure non geometrica rappresentazione prospettica
secolo e per la prima metà del secolo successivo nella produzione
(“a volo d’uccello” ma attenta a tutti i dettagli topografici), nata per
a stampa dei cartografi italiani ed europei che – ignorando la car-
scopi politici e giurisdizionali, con le sue acquisizioni originali, venne
tografia manoscritta ufficiale, gelosamente conservata negli uffici
seguìta da altre analoghe costruzioni ufficiali dello Stato Lucchese,
governativi di Lucca e di Firenze – si limiteranno a riprodur[re] con
come quella siglata M.A.B.F. (Marcantonio Botti) del 1630 circa28,
qualche aggiunta o modifica proprio la carta maginiana22.
particolareggiata per i confini e la viabilità; e l’altra di dimensioni e
Nulla aggiunsero alle carte generali toscane neppure le rappresen-
dettaglio assai maggiori di Giuseppe Serantoni del 174429, commis-
tazioni tematiche dell’intero litorale dalla Magra o dal Cinquale alla
sionata dai Conservatori di Sanità per conoscere le vie di accesso
Maremma, funzionali al controllo militare e sanitario della costa,
alla Repubblica, che definisce meglio pure il sistema a maglie larghe
che infatti limitano la loro attenzione ai centri fortificati e alle torri
degli insediamenti di pianura, l’uso del suolo (mediante diverse ve-
di avvistamento e difesa, come dimostrano: la Pianta della costa del
lature cromatiche) e il sistema lago/paludi che si estendeva ancora
Mare Toscana guarnita con tutte le sue torri e casotti fatta in occasio-
largamente ad est del Fiume di Camaiore.
ne della peste di Messina, l’anno MDCCXXXXIII, principia dalla Torre
Tali rappresentazioni generali del Lucchese dovevano rimanere
M ARI S
del Cinquale fino alla Torre di Cala del Forno che confina con lo Stato
MIR AB ILI A
del XVI secolo, come la Chorographia Tusciae di Girolamo Bellarmato
29
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
e Motrone, e le Fossae Papirianae a Viareggio); e, soprattutto, della Carta Topografica dello Stato della Repubblica Lucchese edita da Felice Barbantini nel 1804, che restituiscono pure un buon numero di componenti idrografiche, viarie e insediative.
Le rappresentazioni topografiche. Ben maggiore appare il valore delle rappresentazioni, alla più grande scala topografica, costruite dagli operatori tecnici al servizio dei due governi – specialmente il lucchese e in minor misura il fiorentino poi granducale – che, dai primi del XVI secolo, si scontravano per il possesso o almeno la fruizione delle risorse territoriali della Versilia e più in generale del litorale a nord del Serchio. Pure in tali prodotti (almeno in quelli più antichi) non mancano però lacune ed errori, come dimostrano due documenti che si devono ai più dotati cartografi lucchesi cinque-secenteschi, vale a dire le carte topografiche ufficiali redatte per la progettazione ed esecuzione di lavori idraulici nella pianura: trattasi della carta generale delle marine dalla costa alle colline e di altra figura coeva che riguarda soltanto la parte settentrionale del bacino di Massaciuccoli, intitolata Copia fatta da me’ Marcantonio Botti quest’anno 1618 da un cartone
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
vecchio esistente in Canc.ria fatto per quanto appare dalla sua inscrit-
30
praticamente ineguagliate fino alla cartografia derivata dal catasto
tione dal Rev.do Prete Piero della Lena l’anno 1565 (ASL, Offizio Acque
particellare lucchese dei primi decenni del XIX secolo, coordinato
e Strade delle 6 Miglia, 31, e Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio,
dal padre Michele Bestini, anche se – sul piano geometrico – qual-
45, 13 rispettivamente), nelle quali il contorno del lago è piuttosto
che prodotto tardo-settecentesco fa registrare significativi passi in
trascurato. Comunque “utilissime” appaiono le indicazioni relative
avanti per la restituzione della configurazione d’insieme del Viareg-
all’estensione delle terre lavorative, delle paludi, dei boschi, della fa-
gino. È il caso, ad esempio: della grande carta a stampa disegnata da
scia sabbiosa costiera; particolarmente curate, dato lo scopo della
Michele Flosi sotto la direzione di Leonardo Ximenes (ricca di indica-
carta, sono le caratteristiche idrografiche ed idrologiche della regione.
zioni idrografiche), legata alla progettazione del nuovo canale na-
Complessivamente, siamo di fronte a rappresentazioni abbastanza
vigabile ed emissario del lago di Bientina che, sottopassando il Ser-
esatte delle condizioni fisiche ed antropiche delle marine lucchesi, con
chio e traforando il Monte di Balbano, avrebbe dovuto sfociare nel
gli insediamenti e le strade principali31.
lago di Massaciuccoli e poi nella Burlamacca e nella Foce, in modo da
Solo nella prima metà del sec. XVII si compiono sostanziali progressi
valorizzare le funzioni portuarie del centro versiliano e di collegarlo
nella conoscenza della regione costiera lucchese e nella sua rappre-
più agevolmente con Lucca e con l’Arno tramite i porti e i canali della
sentazione cartografica, grazie in specie ai rilevamenti sul terreno
zona umida bientinese ; oppure delle grandi costruzioni regionali
degli ingegneri architetti al servizio di Lucca – rispetto agli analoghi
di Ferdinando Morozzi del 1784 e di Gaudenzio Bordiga del 1806 (l’ul-
prodotti dei tecnici fiorentini – per finalità politico-amministrative,
tima attenta ad indicare presunti riferimenti all’assetto territoriale
dovendo soprattutto servire per dirimere le controversie esistenti da
dell’epoca romana, come Lucus Feroniae nell’area tra Pietrasanta
lunga data tra Lucca e Firenze, in merito ai confini del territorio di
30
Agostino Silicani Sbozzo di pianta di parte del confine giurisdizionale fra il territorio di Pietrasanta e lo Stato di Lucca. Nel quale sono indicati i fiumi, fossi, e vie principali, la Macchia di Lecci ed altre cose più notabili, 1771, ASF, Piante antiche dei Confini 62, 43
Massaciuccoli, oppure ad effettuare operazioni idrauliche. È il caso della carta di Flaminio Samminiati/Samminiato del 1605, relativa al settore sud-occidentale del lago, per il quale più aspre erano le divergenze32 della grande carta del lago fatta da Marcantonio Botti nel 1618, che rileva una quindicina di corsi d’acqua tra immissari ed emissari, i porti di Massaciuccoli e Bozzano e numerose capanne di pescatori sull’orlo della zona umida33; e di un’abbastanza simile figura del lago e dei suoi dintorni redatta, con varie altre, con notevole precisione, da Frediano Puccini nel 162334, nell’occasione di una delle fasi più acute della controversia dei confini tra Pisa e Lucca35. Interessante risulta pure la carta stesa nel 1659 da Filippo Cappelletti con la collaborazione di Gherardo Del Duca e Francesco Bongi, perché precisa l’idrografia dell’area fra il Fiume Camaiore e il lago e la presenza di ben cinque porticcioli esistenti presso l’unghia dei monti36. Molto più importante appare la Carta della marina lucchese disegnata nel 1722 da Ambrini e Masseangeli, in occasione del progettato taglio del Serchio a Filettole, perché contiene vari contenuti topograMontramito, i limiti fra le aree acquitrinose e quelle coltivate e l’in-
denza dell’area che successivamente verrà trasformata nella pineta
dicazione di un emissario del lago volto direttamente al mare nella
di Viareggio. Tra le tante fosse, sono da segnalare quella Pisana (tra
zona di confine con Pisa, dove sarebbe poi sorto il centro di Torre del
Motrone e Viareggio, parallela al mare) che è detta ripiena, e il Fosso
Lago, con la vicina fossa Bufalina37. Tale prodotto anticipa una nutri-
del Porto di Mommio confluente nella Selice.
ta serie di figure lucchesi o granducali del comprensorio gravitante
• La Mappa della Marina di Viareggio da Mare a Monte di Giuseppe
sul lago di Massaciuccoli e soprattutto della sua parte meridionale
Natalini del 175639, la Pianta dimostrativa il territorio parte lucchese e
di confine fra i due Stati, che almeno in determinati casi contribui-
parte pisano contenuto tra Serchio, mare, Strada di Viareggio detta di
scono a rendere più precisa e particolareggiata la rappresentazione
Montramito fino al Rio di Confine detto di Castiglioncello del 176940, e
del Viareggino.
la figura generale del bacino di Massaciuccoli disegnata nel 1769, in
Fra queste figure, sono da ricordare:
base a vecchie carte e a ricognizioni personali, da Giovanni Attilio Ar-
• La Carta della Macchia de’ Paduli e terre adiacenti soggette all’in-
nolfini e C. Mazzuoli: tutte ugualmente ricche di particolari soprat-
temperie dell’aria38, che risale agli anni ’30 o ’40 del XVIII secolo per-
tutto idrografici41.
ché il territorio inquadrato, che è quello fra Motrone e Massaciuc-
• La carta a stampa già citata, disegnata da Michele Flosi con la dire-
coli, presenta l’intreccio di strade e soprattutto fossi e paduli (tutte
zione di Ximenes (Mappa delle campagne, laghi, paludi lucchesi e to-
zone umide retrodunali) e le vaste macchie costiere non ancora ab-
scane e lucchesi) in cui il lago ha un contorno regolare e proporziona-
battute e trasformate in preselle a coltivazione. Si segnala, infatti,
to, l’idrografia (corsi d’acqua e paduli) e la viabilità sono abbastanza
la puntuale indicazione della qualità dei boschi del tombolo, frazio-
curate, così come l’estensione dei campi e delle pinete42.
nati in alcuni punti dalle lame palustri, e definiti sempre macchia di
• La bella Pianta del Lago di Maciuccoli e sue adiacenze, disegnata
querce e pruni in tutti i settori della costa, quindi anche in corrispon-
nel 1772-73 per la visita fatta in quel tempo al territorio pisano dal
M ARI S
fici di rilievo, come la grande macchia costiera con quella minore di
MIR AB ILI A
Ferdinando Tacca Pianta da Montignoso sino alla Fossa dell’Abbate, 1660, ASF, Piante antiche dei Confini 62, 33
31
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
definizione di cartografia tematica e parziale. In altri termini – almeno per tutta la lunga fase temporale pregeodetica che, in Toscana ma non solo, dura fino alla realizzazione dei catasti geometrici e particellari lorenese e lucchese (primi decenni del XIX secolo), e alla costruzione di cartografie topografiche e corografiche saldamente incardinate su basi geodetiche – qualsiasi cartografia seleziona certi elementi di ordine topografico (e talora anche funzionalistico), e ne trascura invece altri, anche quando il fine è quello politico di restituire con la massima precisione gli assetti reali del territorio o di progettarne di nuovi. Come si è già avuto modo di comprendere dagli esempi sopra riportati, rispetto alle carte ordinarie, prevalgono nettamente le rappresentazioni tematiche – spesso disegni parziali più o meno schematici – legate ora alla delineazione dei confini sempre controversi, e ora soprattutto alla conoscenza e/o all’opera di trasformazione del fitto reticolo idrografico, una realtà assai complessa e cangiante, fatta di fossi e canali, acquitrini e laghi (oltre alla grande zona umida di Massaciuccoli, il laghetto di Montramito, e il laghetto del Santo nel territorio di Massarosa, anch’esso organizzato in peschie-
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
ra di proprietà della famiglia Trenta, che è raffigurato con le barche
32
granduca Pietro Leopoldo, che inquadra l’area costiera fra il Fiume
ormeggiate in una mappa settecentesca)44.
di Camaiore e il Serchio, con i suoi corsi d’acqua tutti confluenti nella
Molte sono le figure – quasi sempre disegni schematici incentrati
Foce di Viareggio, come Camaiore, Selice e Burlamacca, a sua volta
sulla restituzione lineare della frontiera con la sua successione dei
collettore degli altri emissari di Massaciuccoli, con l’eccezione del
termini – dei confini tra marine lucchesi e territori fiorentini (e gran-
canale della Bufalina scorrente verso il mare, in territorio granduca-
ducali) di Pietrasanta e di Pisa.
le, subito al di là della linea di confine; con le due strade longitudinali
A nord-ovest, il confine con Pietrasanta era costituito essenzialmen-
(la Francesca e la costiera Romana); con la rappresentazione d’uso
te dal fiume di Pietrasanta o Versilia, anche se, in corrispondenza
della pianura, ora ancora largamente occupata dall’incolto, ossia
della Foce di Motrone, il territorio pietrasantino poi fiorentino si di-
palustre, a praterie umide o boschiva (fascia del tombolo assai più
staccava (già dal 1415, con conferme nel 1513 e nel 1541) per piccolo
spessa a ponente rispetto a levante ove infatti si ha cura di segnalare
tratto dal corso d’acqua, avanzando, pare, per 197 pertiche ad est nel-
le recenti coltivazioni fatte nella Macchia di Viareggio)43.
l’area sempre controversa delle peschiere comunali di Pietrasanta e Camaiore. Questa linea è ben tracciata nella bella carta prospettica
I tematismi cartografici. Anche per Viareggio e le sue marine si
cinquecentesca del piano di Camaiore e di Motrone che fa appunto
deve sottolineare che la cartografia è funzionale alla rappresenta-
riferimento agli accordi del 1415 e del 1513, con tanto di recta linea che
zione di questo o quel contenuto (di volta in volta selezionato per-
dalla polla e fontana di Rotaio terminava al mare appunto ad est di
ché al centro degli interessi della committenza politica istituziona-
Motrone45. L’intrigo delle peschiere e delle macchie, con la linea di
le o privata), anziché dell’intera organizzazione territoriale; non a
confine ben delineata, compare in un’altra mappa secentesca luc-
caso, per tutta questa cartografia amministrativa si suole usare la
chese dell’area subito ad est di Motrone46.
Giuseppe Rosaccio Carta corografica della Toscana “Carta del cavallo”, 1609 (ristampa 1662, Venezia, Stefano Scolari), ASF, Carte nautiche, geografiche e topografiche 20
ginali dei confini di Pietrasanta e Viareggio disegnate congiunta-
poi intersecate con andamento verticale da vari altri canali (Trogola,
mente dall’ingegnere granducale Giovan Francesco Cantagallina e
Carbonaia e Bernardina)50.
dall’ingegnere lucchese Marco Oddi nel 161947 che, con disegno raf-
Altra figura idraulica dettagliata del XVIII secolo riguarda sempre
finato, distinguono le destinazioni d’uso del territorio specialmente
una piccola area, e precisamente il reticolo delle pubbliche peschie-
pianeggiante (seminativi nudi, praterie, boschi, acquitrini, spiagge
re di Motrone e Camaiore della zona di confine nell’area del fiume
sabbiose), con l’idrografia, le strade e gli insediamenti: interessano
Versilia, a nord e a sud della via Romana51.
particolarmente Motrone, il corso nuovo e vecchio del fiume Sera-
Significative appaiono anche la carta della prima metà del XVIII se-
vezza, le lame acquitrinose ad est di Motrone (quella più in alto ri-
colo della marina di levante tra la collina e il mare, la Selice e il lago
servata per i signori Lucchesi ovvero per Camaiore, quella più vicino al
con a sud il confine tra i due Stati, con la morfologia resa in modo
mare riservata per Pietrasanta) e la linea di confine fra Pietrasanta e
prospettico, e con documentazione dell’ancora estesa macchia co-
Viareggio.
stiera che confinava nel retroterra con i terreni largamente coper-
E, ancora, nella Pianta da Montignoso sino alla Fossa dell’Abbate
ti dagli acquitrini (mentre i coltivi si appoggiavano al pedemonte),
redatta da Ferdinando Tacca nel 166048; in un altro titolo si specifi-
della fitta rete dei canali e della viabilità maggiore (sono da ricordare
ca: Pianta fatta nell’occasione della Chiusa pretesa farsi da quelli di
le strade che si snodano longitudinalmente nella pianura costiera a
Camaiore alla Fossa di Motrone e del Fiume di Montignoso unita alla
sud della via Romana, cioè una strada anonima e la parallela Strada
Relazione dell’Ingegner Ferdinando Tacca del 29 giugno 1660. Si evi-
de’ Leccietti, e quella con andamento trasversale collegante l’antica
denziano soprattutto la strada maestra che passa ai piedi di Mon-
Torre del confine al lago52; la mappa per altro schematica del 176453,
tignoso, tocca Pietrasanta e da lì devia verso Motrone e Viareggio,
che pure evidenzia le nuove fosse (Parabola e Ragusea con la Lama
le lame paludose per la pesca tra Motrone e Viareggio, con l’indica-
Lunga riattata) scavate dall’idraulico Giovanni Attilio Arnolfini per
zione consueta dell’utilizzo da parte degli abitanti di Camaiore e di
bonificare la pianura di levante; e la mappa disegnata nel 1782 da
Pietrasanta. Tra le lame è indicato un bosco di alberi grande e folto
Francesco Maria Butori, con la trama ormai fittissima dei canali vec-
che si congiunge con la boscaglia costiera tra la foce del Seravezza e
chi e nuovi, con le coltivazioni recenti e i residui prati e paduli54.
la Fossa dell’Abate.
Certe carte classificabili per altri temi fanno riferimento ad elementi
Come già detto, il confine con Pisa era dato dalla sponda sud-orien-
idrografici fruiti o fruibili come vie di comunicazione, ma è certo che
tale e meridionale del lago, con l’area imprecisata dal lago al mare
il tema al quale è possibile riferire un buon numero di figure è quel-
ove sorgeva la Torre dei Guinigi poi dei Turchi (intorno alla quale sa-
lo stradale. Ad esempio, esso è specificamente rappresentato dal-
rebbe modernamente sorto l’abitato di Torre del Lago), tra le fosse
la carta della Strada da Montramito a Viareggio di Alberto Michele
Guidicciana e Nuova, solcata da un anonimo fosso (talvolta detto
Flosi del 20 dicembre 175755, relativa al riattamento dell’importan-
del Confine), dal percorso quanto mai mutevole (fino alla costruzio-
te arteria per Lucca, con taglio dell’erbe dell’adiacente fossa Selice,
ne di un robusto argine con palizzata intorno alla metà del XVIII se-
tutti interventi che spettavano ai comuni dell’area (e soprattutto a
colo) dovuto alle stabili difficoltà di deflusso in mare prodotte dalla
Camaiore) che dalla collina si incuneavano anche profondamente
presenza del tombolo49.
nella pianura. Tale strada era già stata restaurata nel 1706, con il rial-
Tra le tante carte idrografiche, particolarmente rappresentativa del-
zo del fondo per difesa dai continui allagamenti e con costruzione di
l’assetto idrico della marina di levante appare la mappa della secon-
muri laterali sempre per protezione dalle acque fluviali56.
da metà del XVII secolo che inquadra soltanto il settore occidentale
Molto numerosi sono pure gli esempi di cartografia tematica agri-
del lago di Massaciuccoli, con i suoi emissari Burlamacca, Malfan-
colo-forestale, incentrata sulla raffigurazione dei grandi lotti di ter-
te, Quindici e Venti defluenti nella Selice, scaturente a sua volta dal
reno, colonnelli e quadri, da scompartire ulteriormente in preselle,
M ARI S
laghetto di Montramito. Le fosse emissarie di Massaciuccoli erano
MIR AB ILI A
Questa stessa area è messa in particolare risalto nelle piante ori-
33
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII
Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
34
come dimostrano già svariate carte del XVI-XVII secolo, e special-
la figura ha cura di mettere in evidenza la linea di confine con Pisa tra
mente quelle primo-secentesche di Marcantonio Botti57 e quelle del
il lago e il mare (nell’area dell’antico Fosso del Confine), perimetrata
XVIII secolo58. Si vedano due mappe del pubblico perito Pier Ange-
da una palizzata61. Nel dettaglio, particolarmente interessante risul-
lo Dini: le Marine di Viareggio dalla parte di Ponente e le Marine di
ta la mappa di una nuova realtà produttiva nata alla metà del XVIII
Viareggio dalla parte di Levante, rispettivamente del 1768 e del 175259,
secolo, vale a dire Una tenuta di terre seminative divisa in più chiuse
che inquadrano la prima il territorio fra il fiume di Pietrasanta e la
circondate, et attorniate da fosse, e siepi, con prode, e filari di pioppi, e
Selice, la seconda il territorio fra Selice e lago a diboscamento già av-
viti, con n. 7 capanne di paglia per comodo del bestiame, con strade, e
venuto in cui si descrivono, infatti, le tante porzioni o chiuse già dis-
trebbio sopra di sé et in poca parte macchia di lecci, e stipe da scassarsi,
sodate e allivellate con i tratti di bosco ancora in piedi e con l’area poi
posta nel territorio di Viareggio: questa azienda – la n. 13 – venne alli-
rivestita dalla pineta ancora da seminare, oltre che con i tanti canali
vellata nel 1747 a Bartolomeo Martini62.
anche di recente apertura e le strade. E si veda la carta topografica
Al tema specificamente forestale appartengono la mappa detta-
generale delle marine di Viareggio tra le colline e il mare, Motrone e
gliata del territorio tra Selice e lago, con a nord lo spazio agricolo e a
Massaciuccoli, della seconda metà del XVIII secolo, che risulta molto
sud quello boschivo (con la linea di demarcazione segnata all’incirca
dettagliata e precisa per la sua impostazione planimetrica. Al centro
dalla via Romana), disegnata da Pietro Pellegrini nel 174663; e la map-
dell’interesse sta chiaramente il tema agrario, dimostrato dalla re-
pa del 1760 della marina tra Motrone e la Fossa dell’Abate e a sud
stituzione delle 113 chiuse scassate e assegnate a livello, e delle mac-
della via Romana (divisa in due dalla via del Secco che dalla spiaggia
chie residue di lecci, stipe e lame ad est della Foce (mentre a Ponente
conduce alla Romana), con la macchia costiera dominata dal leccio
il bosco continua a presentare un ben maggiore spessore fino alla
di cui si era impadronita la Camera Pubblica già nel 1606, e con le
Fossa dell’Abate). La figura evidenzia pure la rete dei canali, il centro
peschiere contigue alla Foce64. Non mancano neppure gli esempi di
abitato ormai disteso su una pianta a scacchiera, nonché alcune po-
cartografia tematica sanitaria. Questi sono rappresentati soprattut-
stazioni di difesa60. La planimetria Nelle Marine di Viareggio di Fran-
to dalle mappe del 1720-21 (tra cui l’emblematico Abbozzo di disegnio
cesco Maria Butori del 27 settembre 1798 abbraccia l’intero sistema
nel modo che è guardata continuamente la Spiaggia di Viareggio nel-
delle chiuse con la macchia (a lecci, quercie, pini e altri alberi selvatici)
l’anno 1720) relative al litorale fra Motrone e il confine pisano pun-
della Camera Pubblica distinta dalla giovane pineta (realizzata con
teggiato di postazioni militari e di sorveglianza, non sempre in mu-
semine effettuate a più riprese pare dal 1755), mentre seleziona di
ratura, per impedire ogni sbarco clandestino che potesse apportare
Viareggio solo gli edifici più rappresentativi. Oltre a parte del padule,
pestilenze e altre malattie contagiose65.
note
gini per la storia di Coltano, Bandecchi e Vivaldi,
acque” in Toscana. Storia delle bonifiche dai Me-
1 Cfr. specialmente M. Azzari, Tra mare e monte.
l’assetto territoriale coevo della Versilia fiorenti-
2 Cfr. L. Pedreschi, Il lago di Massaciuccoli e il suo
Paesaggi della costa a nord dell’Arno, in C. Greppi
(a cura di), Paesaggi della costa toscana, Giunta Regionale Toscana, Marsilio, Venezia 1993, pp.
131-149. Per il territorio pisano, v. P. L. Cervellati e G. Maffei Cardellini (a cura di), Il parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli: la storia e il progetto,
Giunta Regionale Toscana, Marsilio, Venezia 1988, e R. Mazzanti e A. M. Pult Quaglia, L’evoluzione
cartografica nella rappresentazione della pianura di Pisa, in Terre e paduli: reperti, documenti, imma-
Pontedera 1986, pp. 251-260. Per la cartografia e na, cfr. i lavori di C. Nepi e F. Mazzei (a cura di), La
macchia di Marina. Testimonianze documentarie sul litorale versiliese dal XIV al XIX secolo, Comune
di Pietrasanta-Assessorato alla Cultura, Edizioni Monte Altissimo, 2001, e C. Nepi (a cura di), La Via di Marina. Alle origini di Forte dei Marmi, Comu-
dici alla Riforma Agraria, Medicea, Firenze 1986.
territorio, in “Memorie della Società Geografica
un territorio, cit., pp. 57-59.
7 È in Archivio di Stato di Lucca (d’ora in poi ASL),
Storia di un territorio. Le Marine lucchesi tra il XV e
ria di un territorio, cit., p. 170. Anche un’altra map-
Roma 1956, p.189; cfr. pure C. Benzio, Viareggio. il XIX secolo, Pacini, Pisa 1986, p. 107.
ne di Forte dei Marmi-Assessorato alla Cultura, e i paesaggi della bonifica moderna in Toscana,
5 L. Bonelli Conenna (a cura di), Codici e Mappe
si rinvia a D. Barsanti e L. Rombai, La “guerra delle
e 184-186; cfr. anche C. Benzio, Viareggio. Storia di
Italiana”, vol. XIII, Società Geografica Italiana,
3 Cfr. Ivi, pp. 33-35 e 82. 4 È nell’Archivio di Stato di Praga, Archivio Asburgo
Edizioni Monte Altissimo, 2003. Per gli ambienti
duchi di Toscana, Protagon, Siena 1997, p. 32.
6 Cfr. L. Pedreschi, Il lago di Massaciuccoli, cit., pp. 21
Lorena di Toscana (d’ora in poi SUAP-RAT), Mappe 72.
dell’Archivio di Stato di Praga. Il tesoro dei gran-
Archivio Guinigi, 149. Cfr. C. Benzio, Viareggio. Stopa dell’intero territorio costiero fra Motrone e il
confine pisano della seconda metà del XVIII secolo (ASL, Maona, 45, 6), chiaramente funzionale alla
restituzione delle chiuse, documenta l’esistenza di varie altre strade (Strada pubblica contigua al Fiume di Camaiore detta il Letto Vecchio, Strada lungo
la Fossa dell’Abate, Via pubblica delle Gronde ad
co-sociali e scientifico-culturali che le hanno pro-
tenere la massima depressione del Lago di Sesto o sia
ne con la Provincia Pisana sino al Capitanato di Pie-
del lago al mare con subito ad est l’argine e la paliz-
umanistico e naturalistico, in particolare a campi
in ASL, Deputazione sopra il Nuovo Ozzeri, 3.
1812 documenta le semine di pini salvatici o siano
bestie pisane), oltre che dei due fortini sul tombolo di Ponente e di Levante.
8 Nel 1488, era stata costituita la Maona per dare il
via alla bonifica e alla colonizzazione agraria della pianura a levante della Fossa dell’Abate; tale con-
sorzio, con il tempo, provvide all’escavazione prima della Fossa della Maona dal lago di Massaciuc-
coli al laghetto di Montramito e poi di altre fosse di scolo volte alla Selice. Nel 1509 si passò poi alla
ripartizione dei terreni incolti, paludosi e boschivi ad est della stessa Selice, già acquistati dalle co-
munità collinari che li possedevano, in 28 grandi
riquadri o colonnelli, con ciascuna quota che era divisa a sua volta in 12 porzioni rettangolari di varia
superficie. Ma è noto che tali operazioni di messa a valore si risolsero in un sostanziale insuccesso.
Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit., pp. 38-43.
9 Dapprima l’Offizio sopra l’Abbondanza e, dal
1576 in avanti, pure l’Offizio sopra la Foce che finì
con l’assumere tutti i poteri operativi sui lavori
di ricerca quali: la storia, la toponomastica, la topografia storica, l’archeologia e la geografia storica degli insediamenti e delle vie di comunicazione
terrestri e idroviarie; la storia delle trasformazioni vegetazionali, vale a dire il rapporto tra cenosi
di Bientina, Bonsignori, Lucca 1782. La carta è anche
31 L. Pedreschi, Il lago di Massaciuccoli, cit., pp. 14-15. 32 In ASL, Offizio sopra le differenze dei confini, 567. 33 In ASL, Offizio sopra la Foce, 44-45. 34 In ASL, Offizio sopra le differenze dei confini, 567. 35 Tra questi prodotti è da segnalare anche una fi-
gio. Storia di un territorio, cit., pp. 136 e 140.
neta del XVIII secolo; la storia delle trasformazioni fisiografiche dell’idrografia continentale costiera, di fiumi e zone umide e della stessa linea di costa,
con i suoi arretramenti o avanzamenti verso il mare dovuti ora ai cambiamenti climatici e ora a
fattori antropici, quali accrescimenti conseguenti
ai diboscamenti e dissodamenti agrari, arretramenti conseguenti agli abbandoni agrari e alle
rinaturalizzazioni di spazi già produttivi oppure
di Massaciuccoli, cit., p. 16.
36 Ivi, p. 18. La carta è in ASL, Acque e Strade, 736
Mappe.
37 In ASL, Offizio sopra le differenze dei confini, 567. 38 In ASF, Manoscritti, 785, c. 11. 39 In ASL, Acque e Strade, 737, 48. 40 Ivi, 733, 2. 41 Ivi, 733, 3/LIX. 42 È la tavola I dell’opera ximeniana edita a Lucca
ai prelievi massivi di sedimenti alluvionali o agli
nel 1782. Molto più semplice è invece la carta del-
A. Guarducci e L. Rombai, Materiali per un archivio
i suoi canali principali e Viareggio sulla sua Foce.
impedimenti artificiali al loro deflusso al mare. Cfr. della cartografia storica, cit.
17 Per queste e per molte altre figure di seguito ri-
Imago et descriptio Tusciae. La Toscana nella geoToscana, Marsilio, Venezia 1993.
18 Cfr. Ivi e anche L. Pedreschi, Il lago di Massaciuc-
scita e lo sviluppo della cartografia, cit., pp. 165-166.
19 È in Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Vat. Lat.
cit., pp. 52 e 100-101.
5699, f. 122.
importanza commerciale, tanto che l’Offizio del-
zi, Leonardo cartografo, Istituto Geografico Mili-
47 In ASF, Piante antiche dei Confini, 62, c. 16. 48 In Ivi, c. 33. 49 C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit.,
rato in una mappa settecentesca conservata in
LXXXIII (2003), passim.
50 In ASL, Acque e Strade, 735. Cfr. C. Benzio, Viareg-
quello con darsena coperta della Piaggetta, al qua-
cura di), Imago et descriptio Tusciae, cit., p. 176.
pp. 110-111.
è rappresentato in altra mappa del XVIII secolo, in
23 In Archivio di Stato di Firenze (d’ora in poi ASF),
sca, sempre ubicato in una fossa collegata al lago,
Ivi, Acque e Strade, 746. C. Benzio, Viareggio. Storia
Miscellanea di Piante, 258.
13 Ivi, p. 119. 14 Ivi, pp. 90, 100-101 e 120-121. 15 Si rimanda alle considerazioni di A. Guarducci e
scovile. Mappe.
di un territorio, cit., pp. 59-60.
L. Rombai, Materiali per un archivio della cartogra-
24 In Archivio Arcivescovile di Pisa, Mensa Arcive25 In ASF, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fab-
briche, c. 5.
fia storica del litorale toscano, in M. Pasquinucci (a
26 In ASL, Fondo Stampe, 464. 27 L. Pedreschi, Un carta cinquecentesca del territo-
terraneo, Regione Toscana-Università degli Studi
Scienze Geografiche e Cartografiche dell’Universi-
cura di), ANSER - Antiche rotte marittime del Medidi Pisa (ricerca inedita).
16 Tali carte costituiscono uno strumento di gran-
de valenza sul piano didattico e dell’educazione
rio lucchese, “Memorie Geografiche dell’Istituto di
tà di Roma” (Facoltà di Magistero), vol. I (1954), pp. 31-39.
civica e una fonte documentaria che può fornire
28 In ASL, Acque e Strade, 749. 29 In Ivi, 750. Cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo
cessaria contestualizzazione con i processi politi-
30 L. Ximenes, Piano di operazioni idrauliche per ot-
contributi importanti – una volta operata la ne-
pp. 11-12.
gio. Storia di un territorio, cit., pp. 108 e 113.
sviluppo della cartografia lucchese, in L. Rombai (a
della cartografia, cit., pp. 176-178.
zio, Viareggio. Storia di un territorio, cit., pp. 77-78.
46 Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio,
21 Cfr. L. Pedreschi, Il lago di Massaciuccoli, cit., p. 18. 22 Ivi, pp. 16-18; cfr. anche M. Azzari, La nascita e lo
le si accedeva per un diverticolo dalla via France-
65 In ASL, Conservatori di Sanità, vol. 12. Cfr. C. Ben-
vio di Stato di Praga, cit., p. 75.
12 Il porto con magazzino di Massaciuccoli, ubica-
ASL, Offizio sopra le differenze di confine, 567; pure
di un territorio, cit., pp. 102-103 e 134.
43 In SUAP, RAT Petr Leopold, ms. 10, c. 33. Cfr. L. Bo-
coli, cit., pp. 13-21.
tare, Firenze, Supplemento al n. 2 de “L’Universo”,
63 In ASL, Acque e Strade, 736. 64 In ivi, Maona, 11. Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia
Cfr. L. Pedreschi, Il lago di Massaciuccoli, cit., p. 19.
11 C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit.,
20 È in Windsor, Royal Library, 12277. Cfr. C. Starnaz-
62 In ASL, Acque e Strade, 693. Cfr. C. Benzio, Viareg-
lo Zendrini del 1736, che evidenzia solo il lago con
44 In ASL, Archivio Guinigi, 144. 45 In Ivi, Capitoli, 8, cc. 106-107. Cfr. M. Azzari, La na-
l’Abbondanza lo fece lastricare nel 1612, è raffigu-
61 In ASL, Acque e Strade, 737, 15. Cfr. C. Benzio, Via-
le differenze dei confini, 567. Cfr. L. Pedreschi, Il lago
priva di insediamenti, sempre in ASL, Offizio sopra
cartografia dal XV al XIX secolo, Giunta Regionale
to su un breve canale collegato al lago, di grande
pp. 137 e 169.
costiera retrostante, con gli impianti artificiali a pi-
dei tomboli e quella planiziale umida della pianura
navigabili e sulle strade.
pp. 71-76.
Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit.,
reggio. Storia di un territorio, cit., p. 137.
nelli Conenna (a cura di), Codici e Mappe dell’Archi-
cit., pp. 25-28, 45-48, 53-57 ss.
e nel 1812: ASL, Segreteria di Stato e Gabinetto, 114.
gura relativa all’area tra il lago e il mare, del tutto
cordate, si rinvia al volume di L. Rombai (a cura di),
10 Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio,
Pielle effettuate nel 1755, nel 1771, nel 1796, nel 1804
“naturali” come la foresta sempreverde asciutta
pubblici, lasciando all’Abbondanza quelli sul movimento commerciale e quindi sul porto, sui canali
trasanta dell’ingegner Gio. Iacopo Farnocchia nel
51 In ASL, Offizio sopra le differenze di confine, 567
Cfr. C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit.,
52 In ASL, Acque e Strade, 736. Cfr. C. Benzio, Viareg-
gio. Storia di un territorio, cit., p. 168.
53 In ASL, Maona, 51. 54 In ASL, Acque e Strade, 735. Cfr. C. Benzio, Viareg-
gio. Storia di un territorio, cit., pp. 159 e 162-163.
55 In ASL, Maona, 11. 56 C. Benzio, Viareggio. Storia di un territorio, cit., p. 108.
57 In ASL, Maona, 41 e 44 per le figure del Botti; inol-
tre in ivi, Offizio sopra le differenze di confine, 576; Acque e Strade, 736 in copia settecentesca.
58 In ASL, Acque e Strade, 692-693. Cfr. C. Benzio,
Viareggio. Storia di un territorio, cit., pp. 90-91 e 130.
59 In ASL, Maona, 45 (rispettivamente n. 3 e n. 2). 60 Ibid. La Pianta del litorale di Viareggio dal confi-
M ARI S
zata al confine per difendere le bonificazioni dalle
dotte – all’ampio ventaglio di discipline dei settori
MIR AB ILI A
ovest della Selice, Stradone della Torre dalla Torre
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Roberto Castiglia
Figurazione dei luoghi, rilevamento e strumentazione scientifica dal XV al XVIII secolo La conoscenza che abbiamo dell’ambiente fisico è in gran parte affidata alla capacità evocativa delle osservazioni che furono registrate nel passato e che sono giunte fino a noi sotto forma di documento grafico. Le immagini grafiche, intese come testimonianza diretta, bidimensionale ed immediata di ambiti territoriali più o meno estesi, restituiscono il risultato del lavoro umano, fissandone efficacemente i caratteri e identificando le linee essenziali delle capacità di trasformazione dell’ambiente e delle aspirazioni di una determinata società. La “carta” non racconta il territorio ma stabilisce un processo di appropriazione di dati e nessi funzionali e relazionali che legano gli elementi raffigurati. La carta è utilizzata per il controllo sociale, economico, politico o militare, per organizzare il territorio e predispone le infrastrutture, per controllare contribuzioni e imposte, per fare la guerra, per seguire le rotte marine, per accatastare enti e persone per organizzare e giustificare l’occupazione di terre. La visualizzazione di un luogo fisico, edificio o edifici significativi, paesaggio naturale, territorio antropogeografico, la conseguente sua rappresentazione nel senso istituzionale del processo (vedere, percepire, designare) costituiscono un processo complesso, basato su una doppia operazione di decifrazione e di messa in scena di segni connessa alle strategie economiche e militari, agli atti di riforma e soprattutto ad una precisa volontà di analizzare la struttura dello spazio storico dell’esistenza. Dal XV secolo emergono due procedure fondamentali orientate alla descrizione dei luoghi: quella scientifica, legata allo sviluppo delle tecniche della rappresentazione e del rilevamento, oltre che alla coerente definizione di codici astratti in cui la relazione tra segno e oggetto può essere
là di ciò che i luoghi stessi rappresentano. Rispetto a questi atteggiamenti espressivi si collegano e si aggiungono altri contributi più specifici che arricchiscono di segni l’iconologia dei luoghi riconducibili a specifici modi di operare propri del progettista di case, di strade e attrezzature, dell’agrimensore, dell’ingegnere idraulico e militare, dell’astronomo matematico. I diversi operatori danno singolare risposta all’interrogativo secondo il quale si è lavorato nel contesto esplorandone, in quel senso, sostanza e struttura. Dal Rinascimento ai nostri giorni hanno più volte subito modificazioni, nelle immagini del territorio, della città e delle sue architetture, tutta Galileo Galilei Compasso di proporzione, 1606, Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze
una serie di criteri di selezione sia degli elementi da evidenziare che di quelli da emarginare, con non pochi condizionamenti derivanti dalla misura della scala a cui il disegno veniva eseguito. Si sono via via formati, selezionati e determinati una serie di modi sintattici della rappresentazione, ma anche di elementi lessicali, che nel loro insieme e nell’arco temporale qui considerato (secc. XV e XVIII), muovendo da un’astrazione verso una caratterizzazione qualitativa e sintetica, sia pure ricca dei connotati della realtà fisica, si sono ramificati e stabilizzati verso una
MIR AB ILI A
zione attraverso un proprio filtro percettivo e con una interpretazione individuale, trasmette una propria emozione, descrivendo i luoghi al di
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del tutto indipendente da qualsiasi grado di somiglianza; l’altra, quella dell’irreale poetico, dell’artista, del pittore, che media la rappresenta-
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Roberto Castiglia
del punto di vista zenitale3. Nelle carte del secolo in questione, salvo episodi isolati come la pianta di Roma di Leonardo Bufalini (1555) e quella di Milano, attribuita a Francesco Richini (1603), si privilegia infatti il punto di vista obliquo, centro di proiezione che più si avvicina ad una percezione realistica delle caratteristiche del luogo, in grado di definire figurazioni pseudo-tridimensionali, le emergenze architettoniche e gli elementi naturali. Nei prodotti cartografici convivono l’intenzione di fare chiarezza e il godimento estetico, poiché il cartografo del Rinascimento lavora altrettanto per il piacere dell’occhio che l’istruzione dell’osservatore; ricerca la rappresentazione al naturale o ad effetto più che l’esattezza matematica. L’arte del topografo non è del tutto disgiunta da quella del disegnatore di paesaggi da qui una infinità di dettagli divertenti o pittoreschi che ricordano le miniature medievali5. Nel secolo XVI il rilevamento urbano e territoriale acquista una dimensione europea con una cospicua produzione dei primi specifici trattati sui metodi cartografici (Peter Bienewitz, 1524), sui sistemi di triangolazione (Frisius, 1533 e Mercator, 1569), sui sistemi per rilevare le città (Jacopo Lantieri, 1557). Si progettano imponenti rile-
Figurazione dei luoghi, rilevamento e strumentazione scientifica dal XV al XVIII secolo
vamenti come quello dello Stato Ecclesiastico (Egnazio Danti, 1537-
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pluralità di linguaggi specialistici. L’evoluzione nella figurazione dei
86) e della città di Roma (Eufrosino della Volpaia, Leonardo Bufalini,
luoghi, che emerge anche dalle fonti iconografiche raccolte nel cata-
Mario Cartaro, Antonio Tempesta). Nella cartografia, che in Italia
logo, è strettamente connessa agli sviluppi, tanto delle teorie e delle
vede appunto la città di Roma e il territorio circostante oggetto
tecniche di rilevamento, quanto della strumentazione scientifica.
di specialissimo interesse, si afferma la rappresentazione pseudo
È sembrato perciò di un certo interesse proporre, nei limiti del pre-
prospettica. Essa è una tecnica figurativa che sostiene l’intento di
sente contributo, una sintetica e quindi parziale disamina di quella
rendere più immediata la lettura dell’immagine grafica da parte di
evoluzione e di tali sviluppi.
un più ampio pubblico e, parimenti, di assicurare un’idea della città
Secoli XV-XVI. La teoria mensoria Albertiana , espressa nel Ludi 1
plastica, direttamente percepibile nell’articolazione dei volumi monumentali dell’edilizia antica.
mathematici e che avrebbe trovato pratica applicazione nella De-
Nel sec. XV, e ancor più nel secolo successivo, prende corpo e si svi-
scriptio Urbis Romae redatta intorno al 1440, costituisce il primo
luppa lo studio sistematico per il perfezionamento degli strumenti
tentativo di dare sistematicità al complesso di cognizioni riguar-
di misura, con l’obiettivo di ricercare non solo una maggiore preci-
danti le operazioni connesse al rilevamento urbano e territoriale,
sione, ma anche di assicurare una più spinta versatilità e specificità
anche se i risultati operativi erano inficiati da errori di non piccolo
nell’impiego. Di grande importanza sono le modifiche apportate al
2
momento, in relazione alla strumentazione disponibile. La mappa
quadrante, utilizzato nel Medioevo per le misure astronomiche e
ricavabile dalla Descriptio e quella più tarda, a noi effettivamente
topografiche, attraverso la messa a punto del quadrante geome-
pervenuta, della città di Imola, opera di Leonardo (1502) per Cesare
trico utilizzato per il solo rilevamento architettonico e topografico.
Borgia, sono esempi del tutto eccezionali che anticipano l’adozione
Con il quadrante geometrico, come ad esempio quello costruito da
Il grafometro ideato da Philippe Danfrie, 1597 Angelo Maria Ceneri “La tavoletta pretoriana” illustrazione tratta da: L’uso dello strumento geometrico detto la tavoletta pretoriana, Bologna 1728
Giorgio di Peuerbach (1450), si potevano determinare le distanze e le altezze utilizzando i triangoli proprorzionali. In Italia si deve al Tartaglia lo studio di un particolare strumento detto pantometrotelemetro, intermedio tra il quadrante e il quadrante geometrico (dotato di filo a piombo), che in base al principio dei triangoli rettangoli assicurava la possibilità di misurare le distanze5. Tra gli strumenti derivati o assimilabili al quadrato geometrico sono da ricordare il planisfero, utilizzato da Giovanni Francesco Peverone, il grafometro, ideato da Filippo Danfrie e l’olometro di Abele Fullone. Sull’uso del quadrato geometrico si sofferma S. Belli, nel suo testo Libro da misurar con la vista (Venezia, 1569) dove tra l’altro descrive la misura di un punto inaccessibile con l’uso del tamburo, uno strumento che anticipa la tavoletta pretoriana. Tra gli strumenti meno noti troviamo poi la balestriglia e il radio latino6 di Latino Orsini, utile per misurare le distanze, le altezze e le profondità. La tavoletta pretoriana7, che permetteva non solo di misurare gli angoli di direzione, ma anche di rappresentarli, direttamente sul posto, sul foglio da disegno, diventerà ben presto uno degli strumenti più utilizzati fino a tutto il XVIII secolo, sia per il rilevamento urbano che per quello territoriale. Il contributo di Cosimo Bartoli (1503-1572), figura poliedrica e studioso di L. B. Alberti, è legato, più che all’originalità dei suoi scritti, ad una convinta opera di divulgazione. Dal suo testo, Del modo di misurare le distanzie, è possibile comprendere la stretta relazione tra operazioni strumentali e metodi per il rilevamento nel periodo in questione. Sul fronte della ricerca teorica merita menzione l’enunciazione del principio dell’intersezione in avanti, data da Gemma Frisius nel 1533, che dimostrava ciò che nella pratica si eseguiva correntemente, e cioè M ARI S
che le tre misure lineari potevano essere ridotte alla misura di una base e dei due angoli del punto da rilevare presi dagli estremi della medesima base.
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Giuseppe Antonio Alberti “La dioptra monicometra”, illustrazione tratta da: Istruzioni pratiche per l’ingegnero civile ossia perito agrimensore, e perito d’acque, Venezia 1748
Ma una svolta decisiva sul piano teorico è tuttavia legata all’introduzione del calcolo logaritmico (Giovanni Napier, 1550-1617), che porterà alla semplificazione del calcolo trigonometrico, risolto in precedenza con il tracciamento grafico, certo speditivo ma di scarsa precisione. Con la riduzione della moltiplicazione alla somma e
maggiore influenza nei secoli successivi sarà il teodolite, a partire
della divisione alla sottrazione, sarebbe quindi assai migliorata la
dalla versione messa a punto dal cartografo tedesco Martin Wal-
precisione nelle operazioni di rilevamento. Lo strumento che avrà
dseemüller nel 1513, il Polimetrum (in Italia Visorio). Lo strumento,
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Roberto Castiglia
Figurazione dei luoghi, rilevamento e strumentazione scientifica dal XV al XVIII secolo
Disegno ò Pianta d’una gran parte del Corpo Paduligno XVIII sec., ASL, Acque e strade 734, 1
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perfezionato dai fratelli Leonardo e Tommaso Digges (Theodolitus)8,
pio, ad un ulteriore miglioramento del quadrante, con l’apporto
consentiva la contemporanea misurazione degli angoli azimutali e
dell’inglese Davis (1594), che ideò uno strumento la cui versatilità e
zenitali e, con la bussola, anche degli angoli di direzione. Sul fron-
complessità anticipava il sestante.
te della precisione strumentale legata allo sviluppo del teodolite è da rilevare invece la messa a punto, da parte di Pietro Nunez (No-
Secolo XVII. Nel sec. XVII è il rilevamento fondiario ad assumere una
nio), nel 1542, del sistema detto appunto nonio; un accorgimento
particolare importanza, con la produzione di vere e proprie raccolte
che permetteva di stimare il valore intermedio tra due intervalli di
di disegni, plantari e cabrei per la rappresentazione delle proprietà
una scala graduata sia che questa fosse riportata su di un cerchio
fondiarie extra urbane, degli enti laici ed ecclesiastici e delle fami-
che su di un longimetro. Diversamente da quanto si può prevedere,
glie nobili. Una maggiore attenzione si registra anche per l’edilizia
l’accresciuta precisione delle operazioni pratiche, conseguenti a tali
minore, che acquista pari dignità rispetto a quella urbana sul piano
innovazioni, non avrebbe trovato immediata applicazione. È solo
figurativo. La ricerca di un tipo di rappresentazione in grado di ana-
alla fine del XVI secolo, quando si manifesterà una notevole attività
lizzare e significare in modo coerente le relazioni tra viabilità, edilizia
divulgativa delle precedenti acquisizioni, che si assisterà, ad esem-
minore, spazi verdi ed edifici monumentali è una costante di questo
periodo, che darà luogo a interessanti diversificazioni sul piano figurativo. Se l’arte incisoria e la cartografia urbana prediligono una figurazione pseudo prospettica con l’impiego di accorgimenti che privilegiano una più immediata lettura del fruitore, ma con alterazione evidente dei dati oggettivi, le carte di impiego militare adottano invece una vista zenitale e costituiscono un complesso di figurazioni omogenee rispetto alla simbologia e alla tecnica grafica. È in questo secolo che si registra probabilmente la maggiore affermazione e l’uso delle mappe urbane e territoriali, si assiste alla diffusione degli atlanti sia di città che di regioni e nazioni che attiverà viaggi e scambi culturali. Ed è in nazioni come l’Olanda e la Germania, tra la fine del XVI secolo e i primi del successivo, che si assiste ad un’intensa produzione cartografica che si impone commercialmente in tutta Europa, operando direttamente nelle città italiane. L’Atlante costituisce non solo uno strumento di identificazione dei luoghi, ma soprattutto, e sempre di più, un mezzo per la loro caratterizzazione. Alle conseguenze positive di tale condizione, ossia una certa rapidità nelle trasmissione delle idee, delle tecniche e delle conoscenze scientifiche, si contrappongono tuttavia i negativi effetti riconducibili ad una produzione di immagini grafiche con intenti eminentemente divulgativi, fino alla riproduzione, pura e semplice, di vecchie mappe con la separazione della figura del cartografo da quella dello stampatore, e in ultimo a una certa sterilità della ricerca che vede tuttavia gli studi di A. Willebrod Snell (Snellius 1591-1626) sulla rifrazione, sull’ottica e sulla matematica. A Scipione Chiaromonte, di Cesena (1565-1652), si deve l’invenzione di un livello a riflessione o a specchio, mentre a Seth Postridge è atdall’introduzione dei logaritmi e poi della scala logaritmica (Edmondo Gunter). Nello sviluppo del teodolite assumerà un ruolo primario
fenomeni rilevanti di aberrazione dell’immagine, si diffonderà ne-
l’invenzione del cannocchiale per usi astronomici, la cui prima mes-
gli strumenti topografici, dopo le esperienze di William Gascoigne
sa a punto, attribuita a Hans Lipperhey (1608), porterà alla costru-
(1640) e di Picard (1670). È da ricordare, infine, come nella seconda
zione del noto strumento per le osservazioni celesti di Galileo, e del
metà del secolo fiorirono numerose accademie scientifiche, come la
quale è da ricordare l’importante opera sul compasso geometrico
Royal Society di Londra e quella di Parigi (1666), a cui è da attribui-
(1606). È tuttavia la versione a immagine diritta di Johannes Kepler
re un ruolo non secondario nella geodesia e nel perfezionamento e
(1611), con oculare a reticolo, che troverà una prima pratica utilizza-
costruzione di strumenti scientifici. In Italia, su iniziativa del princi-
zione come collimatore, da parte di Generini (1630). L’uso di questo
pe Leopoldo e del granduca di Toscana Ferdinando II, fu fondata nel
tipo di cannocchiale, capace di ingrandimenti assai modesti e con
1657 la prima società a carattere scientifico europea.
M ARI S
tribuita, nel 1657, la costruzione del regolo calcolatore, studiato fin
MIR AB ILI A
La Repubblica di Lucca 1783, ASL, Fondo Stampe 478
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Filippo Cappelletti Pianta dell’alveo della foce di Viareggio, 1695, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 8
Secolo XVIII. La diversificazione tipologica che si registra nelle carte del sec. XVII e permane agli inizi del successivo si stempera nel definitivo abbandono della vista prospettica a favore della proiezione zenitale, anche in relazione alla sempre più pressante necessità di confrontare la misura, l’estensione, il dominio tra i diversi stati. A partire dalla seconda metà del secolo, parallelamente al manifestarsi di una sempre più decisa separazione tra arte e scienza, il disegno della città e del territorio assumerà sempre più le connotazioni di una raffigurazione tecnica, costruita con i sistemi della trigonometria. La tecnica di raffigurazione prospettica sembra destinata a scomparire di fronte a nuove esigenze di conoscenza e di misurazione scientifica del territorio che non possono lasciare spazio all’estro soggettivo del disegnatore (Cfr. ASL, Fondo Stampe). Si impone quindi il modello geometrico della planimetria, in cui, oltre l’esplicita denuncia delle basi metriche del disegno e delle operazioni di rilevamento che lo sottendono, viene cambiato radicalmente il punto di vista e la qualità dell’osservazione. A quella sorta di racconto empirico che sosteneva le “vedute” si sostituisce il resoconto di un’indagine razionale, affidato alla visione di chi
Figurazione dei luoghi, rilevamento e strumentazione scientifica dal XV al XVIII secolo
guarda con astratta ragione, da un punto remoto dell’Universo.
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Permane tuttavia, in non pochi casi, l’uso mimetico dell’acquerello, mentre il cartiglio, la scala metrica e la rosa dei venti raggiungono talvolta un’enfasi meramente decorativa. Il fruitore della carta non potrà limitarsi a cogliere immediate analogie, ma dovrà avvalersi, per comprenderne la valenza comunicativa, dello stesso codice che ne ha informato la costruzione, al di là di alcune chiavi di decifrazione, come la scala di riduzione cartografica e la rosa dei venti (orientamento), che il piano figurativo contiene. La totale estraneità del punto di osservazione da ogni esperienza conosciuta genera forme e figure che la comune percezione umana ignora e di cui solo l’intelletto può cogliere il significato sulla base delle regole di un linguaggio simbolico convenzionale sempre più in via di codificazione. Risale peraltro a questo periodo la produzione cartografica dei catasti geometrici o particellari, con immagini in cui si configurano ulteriori livelli di astrazione, in cui si spingono le potenzialità della rappresentazione fino a subordinare le connotazioni fisiche del suolo, a quelle giuridiche della proprietà. Nel trattato di Giuseppe Anto-
nio Alberti9, Istruzioni pratiche per l’ingegnero civile (Venezia, 1748),
tornitura e filettatura di precisione porterà ad una sensibile dimi-
quello spirito di nuovo rigore scientifico trova esplicita espressione.
nuzione degli errori strumentali; l’impiego di barometri portatili
Gli strumenti disponibili: la tavoletta pretoriana per rilevamenti di
consentirà di affrontare con maggior compiutezza il rilevamento
piccole estensioni, i livelli di varia foggia, i quadranti o i quarti di cer-
delle condizioni orografiche. Il metodo dei piani quotati (Chastil-
chio, i grafometri, con bussola, cerchio e alidada, pur sensibilmente
lon, Noizet) e delle curve di livello (Milet de Mureau), unitamente
perfezionati, non assicuravano una soddisfacente precisione e non
all’impiego di un più consistente complesso di simbologie grafiche,
consentivano di affrontare compiutamente il rilevamento della
porteranno a risolvere i problemi della rappresentazione orografica.
condizione orografica dei luoghi. L’orografia poneva dei notevoli
L’ideazione di nuovi metodi di rappresentazione è legata alla figura
problemi, in relazione alla crescente necessità di una più puntuale
dell’ingegnere militare topografo, nel quadro di una generale affer-
osservazione del territorio e alla individuazione di elementi natu-
mazione della geometria descrittiva e degli studi sulla doppia proie-
rali ed antropici in grado di caratterizzarlo graficamente sul piano
zione ortogonale (G. Monge).
della rappresentazione. Solo alla fine del secolo l’introduzione della
1 Nei Ludi Mathematici G. B. Alberti descrive in modo esaustivo i metodi di misurazione basati
sull’intersezione in avanti (determinazione del triangolo mediante la misura di un lato e dei due
angoli ad esso contigui) e gli strumenti da impiegare, tra cui il cerchio graduato.
2 La ricostruzione grafica operata da Luigi Vagnetti nel 1968 evidenziava la validità del metodo
codificazione.
buita a Giovanni Richter detto Praetorius, di Joa-
punti cardinali (Cfr. L. Vagnetti, La Descriptio Urbis
to, Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, ed.
8 Uno dei più antichi teodoliti è quello costruito da
di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumen-
5 N. Tartaglia, Nova Scientia, Stefano di Sabbio,
tuto e Museo della Storia della Scienza di Firenze
difformità tra cui l’inesatta determinazione dei
Romae di L. B. Alberti, in Quaderno n. 1 dell’Istituto ti di Genova, ottobre 1968.
4 C. Greppi (a cura di), La geografia del Rinascimen-
Panini, Modena 1989, p. 32. Venezia 1537.
chimstal (1537-1616).
Augustine Ryter nel 1590, conservato presso l’Isti(Sala II II.65).
3 Nella carta di Leonardo sono peraltro anticipate
6 Un modello dello strumento a bracci snodati è
9 A Giuseppe Antonio Alberti è attribuita la messa
solo molto più tardi, come nella pianta di Roma di
della Scienza di Firenze (Sala I I.65).
applicare alla tavoletta pretoriana.
una serie di convenzioni e tecniche grafiche che G. B. Nolli (1748), troveranno diffusa applicazione e
conservato presso l’Istituto e Museo della Storia
7 L’invenzione della tavoletta pretoriana è attri-
a punto della cosiddetta dioptra monicometra, da
Giuseppe Natalini Pianta di una cassa a mare (particolare), 1749, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 16
M ARI S
descritto dall’Alberti pur mettendo in luce alcune
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note
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Susanna Caccia
Del levar piante e tòrre prospetti. Rappresentazione e percezione di un territorio in epoca moderna Martilogio dell’Offizio dell’Abbondanza 1604, ASL, Abbondanza 109
La produzione cartografica lucchese è fortemente condizionata dalla politica di controllo sul territorio, esercitata dal piccolo Stato nel perenne tentativo di arginare le spinte espansionistiche medicee ed estensi. Questa vasta produzione, oltre a riguardare i campi applicativi più svariati, terrilogi, martilogi, progetti di bonifica, demarcazioni di confine e architetture urbane, tentativi di fortificazione e apertura di nuovi tracciati viari, testimonia il processo di rinnovamento che ha interessato il settore, a partire dalla seconda metà del Quattrocento alla fine del Settecento, conseguentemente all’uso sistematico del metodo della triangolazione 1. Anche se ogni geocarta realizzata anteriormente ai grandi catasti sette-ottocenteschi, che aprono la strada alla cartografia scientifica correttamente basata su principi astronomici e geodetici, nonché agli Enti Cartografici di Stato, registra soprattutto il pensiero e l’interpretazione di chi l’ha realizzata. Le distorsioni ottiche ed ideologiche, rilevabili nel prodotto cartografico, esprimono con chiarezza la tipologia di percezione della realtà spaziale posseduta dall’autore 2. Lucca, peraltro, si adeguò in ritardo ai tentativi di rilevazione sistematica del territorio fatti nella vicina Toscana, con Pietro Leopoldo dapprima e poi con i granduchi; solo nel 1829 infatti, per volere dell’ultimo duca Carlo Ludovico di Borbone, fu dato avvio alla riforma del Catasto, il cui regolamento era stato sottoposto alla revisione di Giovanni Inghirami. L’antica Repubblica oligarchica non possedeva una rilevazione catastale anteriore a quella ottocentesca, anche se da sempre agrimensori e periti si affaccendarono a disegnare
della tassa di estimo sui beni reali posseduti nella città e nel distretto delle Sei Miglia, aveva affidato alle Vicarie del Contado il compito di catalogare i beni nei consegenti estimi 3. In ambito lucchese, come nel resto della Toscana, il nucleo della cartografia a carattere privato si lega alle esigenze, fortemente sentite in epoca precatastale, di attestazione di titoli di proprietà o di possesso per beni fondiari di natura urbana ed extraurbana, dando vita al fenomeno dei terrilogi e martilogi, copiosamente depositati presso archivi pubblici e privati, oppure a scopi meramente scientifici ed eruditi rivolti ai settori Alessandro Resta Rappresentazione dello Stato lucchese, 1569, ASL, Fondo Stampe 464
dell’editoria e del commercio. Il filone della cartografia ufficiale, prodotta per le più svariate finalità politiche e amministrative, comincia ad affermarsi in maniera decisiva dalla seconda metà del Quattrocento, per fornire gli indispensabili strumenti conoscitivi di natura descrittiva e iconografica alle istituzioni governative. E così dopo la fioritura delle carte nautiche del XIII e XIV secolo sull’onda delle interminabili Crociate – come la Carta Pisana alla
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questa esigenza di “censimento” fu poco avvertita dal seppur oculato governo lucchese, che, esentando i suoi cittadini dal pagamento
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gli spazi del Ducato, generando un patrimonio cartografico tra i più preziosi e complessi della Toscana. Probabilmente anche perché
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Susanna Caccia
mente informato di tecnica e geometricità, provvedeva ad arricchire i propri lavori con motivi ornamentali, cosicché il prodotto potesse essere ad un tempo elemento d’istruzione geografica e oggetto artistico, a cagione della loro bella veste6. In questo senso i legami tra pittura e cartografia erano ben evidenti, e i principali cartografi, Piero del Massaio e Francesco Rosselli, per non dire di Leonardo da Vinci, furono anche e soprattutto dei pittori. Anche a Lucca all’interno della versatile bottega della famiglia Civitali ci si dedicava alle più svariate forme artistiche, a partire dalle innumerevoli attività del notissimo Matteo, ma anche del figlio Giuseppe, ingegnere della Repubblica di Lucca, attivo per l’Offizio sopra le Differenze dei Confini, quello sulle Fortificazioni e l’Offizio sopra i Paduli di Sesto e fino al 1574, anno della sua morte, è impegnato nella redazione di terrilogi di beni pubblici, estimi e misurazioni. Infine Vincenzo, orafo, scultore, architetto, ingegnere militare e idraulico, che si occupò, tra l’altro, per tutta la seconda metà del Cinquecento, dei lavori per la regima-
Del levar piante e tòrre prospetti. Rappresentazione e percezione di un territorio in epoca moderna
zione del fiume di Camaiore 7.
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Bibliothèque Nationale di Parigi del 1270-80 o la Carta di Cortona alla
La produzione cartografica lucchese tra il XV ed il XVI secolo registra
Biblioteca dell’Accademia Etrusca della fine del ‘200 – , e con la risco-
i limiti imposti dalle cognizioni geometriche e dalla strumentazio-
perta della cartografia d’età classica e dei fondamenti matematici
ne usata per misurare distanze, angoli, superfici – verga di Giacob-
e astronomici grazie all’opera di Claudio Tolomeo alessandrino, co-
be, astrolabio, quadrante geometrico, cerchio graduato, squadro
minciano a circolare disegni di ordine architettonico e urbano – ve-
agrimensorio, tavoletta pretoriana e bussola –, anche se numerosi
dute, piante zenitali e prospettiche -, mappe e vedute panoramiche
furono i progressi cui contribuì l’opera di officine specializzate come
o a “volo d’uccello” a scala territoriale, carte topografiche, corografi-
quella urbinate, diretta tra la fine del Cinquecento e la seconda metà
che e geografiche. Alla straordinaria fioritura cartonautica in realtà
del Seicento da Lorenzo Vagnarelli e Pompilio Bruni, sicuramente nota
non corrisponde, nella Toscana di Leonardo Fibonacci e Paolo Da-
ai tecnici che da Urbino furono a più riprese convocati a Lucca per risol-
gomari, che reintrodussero nella cultura scientifica italiana i metodi
vere problemi connessi alla difesa della città 8.
matematico-agrimensori e gli strumenti topografici , come nel resto
Lucca vantava però il primato di avere regolarizzato i criteri di reclu-
d’Italia e di Europa, un analogo sviluppo di cartografia continentale.
tamento e di esercizio della professione dell’agrimensore, attraver-
All’inizio del Quattrocento gli strumenti e i metodi topografici risul-
so i provvedimenti del Consiglio Generale della Repubblica, che nel
tavano essere ancora alquanto grossolani, sia per la determinazione
1617 lamentava le stranezze senza numero in occasione di stime e di
delle distanze e delle altezze, sia per la triangolazione che per la livel-
testificati commesse da chi assumeva l’esercizio di agrimensore sen-
lazione trigonometrica , ed occorrerà attendere circa mezzo secolo
za pratica o scienza alcuna9. Lo stesso Consiglio deliberò l’istituzione
per veder produrre le tavole nuove tolemaiche prima fra tutte la co-
della Matricola degli Agrimensori (27 agosto 1651), strutturata come
rografia toscana del pittore cartografo fiorentino Piero del Massaio.
una sorta di corporazione e diretta da ufficiali, ma subordinata al-
Fino almeno all’età moderna la cartografia accoppia spesso l’arte
l’Offizio sopra le Fortificazioni. Gli aspiranti agrimensori dovevano
alla tecnica, e soprattutto nel Rinascimento il cartografo oltre ad
dimostrare buone conoscenze di geometria, algebra e trigonome-
essere sì un tecnico era anche un umanista e un artista, chedebita-
tria, oltre ovviamente a saper affrontare i principali problemi di agri-
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Terrilogio XVIII sec., ASL, Acque e Strade 692
mensura ed estimo, senza tralasciare l’utilizzo degli strumenti più diffusi nel mestiere. Nei Capitoli da osservarsi dagli Agrimensori e loro Matricola, riformati dall’illustrissimo Offizio di Fortificazioni, si sottoponeva ad un controllo piuttosto rigido tutte le operazioni di agrimensura e cartografazione, obbligando ad apporre negli elaborati redatti non solo il numero delle pertiche della usa lunghezza, ma anche i gradi del vento con che sul sito proprio si trovò esser quella linea e ovviamente la scala con la quale è formato il disegno. Alla Matricola spettava quindi stabilire la provvigione – tariffa delle mercedi che dovranno conseguire gli agrimensori per le loro osservazioni -, la strumentazione da usarsi – pertica o canna, il livello ad acqua, la bussola, lo squadro e la tavoletta pretoriana –, nonché l’iter di presentazione ed approvazione del prodotto cartografico 10. Il Martilogio di tutti li Beni stabili attenenti all’Ecc.Consiglio posti nella città di Lucca e suo territorio11 redatto da Frediano Piccini e Marco Antonio Botti nel 1630, testimonia attraverso le belle carte ricche di prospetti e piante di edifici, la copiosa attività svolta dagli agrimensori lucchesi. Numerosi furono però i forestieri chiamati a dirigere le opere di fortificazione del territorio lucchese, come dimostrano il gruppo di piante conservate nel fondo Fortificazioni della Città e dello Stato12, e questo fattore contribuì all’affermarsi di tecniche di rappresentazione cartografica più scientifiche e meno pittoriche non solo nel campo della progettazione urbanistica, ma anche nei diversi ambiti di competenza di questi professionisti che, come il milanese Alessandro Resta, erano soliti dedicarsi all’ingegneria militare, all’idrauproprio del Resta la meravigliosa veduta prospettica dell’intero territorio lucchese, redatta nel 1569 a inchiostro e acquerello, conservata presso il Fondo stampe dell’Archivio di Stato di Lucca13. La veduta
pubblicato a Bologna nel 162016 e la rappresentazione planimetrica
dovette essere redatta in occasione delle divergenze e delle lotte sorte
e prospettica della Piana di Lucca attribuita a Marco Antonio Botti
nel XVI secolo tra Lucchesi e Fiorentini, in merito al monte Gragno14
della prima metà del XVII secolo17.
e fu costruita sulla base di rilievi originali con l’aiuto di carte locali
La maggior parte della produzione geoiconografica lucchese è con-
sull’assetto idrografico, viario e insediativo 15. Poche sono in realtà
tenuta nella moltitudine di carte conservate nei fondi dei vari Offizi e
le corografie relative all’intero territorio lucchese, oltre a quella ci-
Magistrature, a cui hanno collaborato a più riprese agrimensori e in-
tata dell’ingegnere milanese, si annovera lo Stato della repubblica
gegneri lucchesi, ma anche modenesi, bolognesi e milanesi. Spicca-
di Lucca di Giovanni Antonio Magini contenuta nell’Atlante d’Italia
no per resa qualitativa i disegni del Civitali, Botti, dell’ingegnere fio-
M ARI S
lica, ma anche a rappresentazioni territoriali più complesse. Ed è
MIR AB ILI A
Sebastiano Roccatagliata Disegno della Fossa di Viareggio, XVII sec., ASL, Acque e Strade 736, 17
47
Susanna Caccia
Macchia litoranea 1607, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 49, 2
rentino Giovanni Azzi, dell’insigne idraulico Domenico Masseangeli
una possibile epidemia di peste19.Durante questo secolo l’attività di
di Camaiore e Giovanni Vannuccori, ingegnere anch’esso, autore di
agrimensore, e ancor di più quella di architetto o ingegnere, diventa
una relazione sulle marine lucchesi .Nel corso del Settecento lavo-
appannaggio di poche famiglie lucchesi, che si tramandano, grazie
rano per gli Offizi, impegnandosi soprattutto nelle cartografazione
alle prescrizioni della Matricola, il redditizio mestiere di generazione
delle zone costiere, nei problemi di definizione dei confini e di gover-
in generazione 20, confermando quelle doti di non comuni disegnato-
no delle acque, Giuseppe Natalini – ammesso alla Matricola nel 1721
ri, talora nettamente superiori a quelle dei periti di matrice fiorentina,
– e Giuseppe Maria Serantoni, autore tra l’altro nel 1744 della feli-
comunemente riconosciute dalla principale storiografia 21.
Del levar piante e tòrre prospetti. Rappresentazione e percezione di un territorio in epoca moderna
18
48
cissima carta dello Stato della Serenissima Repubblica di Lucca commissionatagli dai Conservatori di Sanità a seguito della notizia di
note
1 Per un panorama completo sullo sviluppo della cartografia lucchese, cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo della cartografia lucchese, in L. Rombai (a cura di), Imago et descriptio Tusciae. La Toscana nella geocartografia dal XV al XIX secolo, Marsilio, Venezia 1993, pp. 160-193. 2 L. Rombai, La cartografia del passato, oggi. Consistenza e funzioni di un patrimonio culturale poco conosciuto e considerato, in L. Rombai, Imago et descriptio…, cit., 1993, p.11. 3 G. Tori, Carte e giardini. Le fonti cartografiche dell’archivio di Stato di Lucca per lo studio dei giardini storici, in V. Gini Bartoli (a cura di), “…per vaghezza et Utilità” Lucca. Orti e giardini urbani tra il XVIII e il XIX secolo, Electa, Milano 2001, pp. 16-19. 4 L. Rombai, La nascita e lo sviluppo della cartogra-
fia a Firenze e nella Toscana Granducale, in L. Rombai, Imago et descriptio…, cit., p. 83. 5 Sulle tecniche e gli strumenti di rilevamento cartografico in epoca moderna, cfr. S. Caccia, Alcune note sugli strumenti e le tecniche di rilevamento nel XVI secolo, in R.Cecchetti, Forma della città e gruppi solciali, Plus, Pisa 2006, e relativa bibliografia; si veda inoltre il testo di R. Castiglia in questo volume.
6 in L. Rombai, Imago et descriptio…, cit., p.34. 7 M. Azzari, La nascita e lo sviluppo della cartogra-
fia lucchese, in L. Rombai, Imago et descriptio…, cit., pp. 161-193. Per i Civitali, cfr. AA.VV., Matteo Civitali e il suo tempo. Pittori scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento, catalogo della mostra, Silvana editoriale, Milano 2004. 8 M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., p. 162. 9 Ivi, p. 166.
10 Per un resoconto dettagliato sulla Matricola
degli Agrimensori, cfr.M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., pp.168-169. 11 ASL, Beni e Fabbriche Pubbliche 1. I beni posseduti a Viareggio sono individuabili nelle cc. 225 e ss. 12 Tra gli altri si possono annoverare Iacopo Seghizzi da Modena, Francesco da Pesaro, Baldassarre Lanci, Francesco Paciotti e Pietro Vagnarelli da Urbino, Alessandro Resta da Milano, Ginese Bresciani da Fiorenzuola, e i lucchesi Vincenzo Civitali e Flaminio Saminiati. Cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., p. 171. 13 ASL, Fondo Stampe, 464. 14 L. Pedreschi, Una carta cinquecentesca del territorio lucchese, tecnica Grafica, Roma 1954, p.8. 15 Sulle qualità di questa carta si veda anche L. Rombai, “Cartografia parziale” e committenza ufficiale in Toscana nei secoli XVI e XVII: l’esempio
di Barga e della Garfagnana tra Firenze e Lucca, in C. Sodini (a cura di), Barga medicea e le “enclaves” fiorentine della Versilia e della Lunigiana, Olschki, Firenze 1983, pp. 83-100. 16 ASL, Fondo Stampe 475. 17 ASL, Acque e Strade 749, 1. Cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., pp. 175-177. 18 ASL, Offizio sopra le differenze di confine. 19 ASL, Acque e Strade 750. Sulla carta del Serantoni, cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., pp.177-179. 20 I Gabrielli, i Pellegrini, i Francesconi, i Giannetti, i Martinelli, i Masseangeli. Cfr. M. Azzari, La nascita e lo sviluppo…, cit., p.182. 21 L. Rombai, Imago et descriptio…, cit., p.94.
Troppo è grave al mio cor la dipartenza. Come dal corpo, l’anima si esilia dal marmo che biancheggia tra l’Avenza e la Versilia. Tempo è di morte.
MIR AB ILI A
M ARI S
Gabriele D’Annunzio
49
Danilo Barsanti
L’assetto del territorio Giovanni Sercambi Croniche, XV sec., (particolare) ASL, Manoscritti 107
Nella Toscana di fine Quattrocento tutta la fascia costiera dalla Magra al Chiarone era cosparsa di laghi, stagni ed acquitrini per lo sbarramento della linea macchiosa dei tomboli, che impediva il deflusso in mare dei corsi d’acqua e limitava la stessa ventilazione marina. Ovunque era presente un paesaggio tipicamente palustre, costituito da una superficie bassa, umida, ingombra di acque ferme e nauseabonde, ricoperta da una fitta vegetazione igrofita e macchiosa, fortemente malarica e pertanto mancante di grossi insediamenti umani. In quest’area non esisteva un’agricoltura stabile, ma una povera economia multiforme, un vero groviglio di precarie attività svolte da uomini febbricitanti che sfruttavano le risorse ittiche, venatorie, pascolative e forestali spesso gestite ancora a regime feudale, a uso civico, a privativa statale e comunale. Di conseguenza, lungo i fossi e nelle distese d’acqua dolce, a seconda delle stagioni, si generava una frenetica attività di pescatori di anguille, tinche, carpe e muggini, di cacciatori di folaghe, germani e beccaccini, di pastori di bestiami stanziali e transumanti, di raccoglitori di pattume, falasco, cannuccia, giunchi, legna da ardere e da costruzione e persino di cercatori di sanguisughe, oltre ai navicellai che con barchini spinti a stanga e con chiatte trainate dall’alzaia tra-
reddito e di vita. Il variegato sfruttamento estensivo delle aree paludose, la loro posizione marginale rispetto ai centri decisionali cittadini e l’intreccio dei confini fra gli stati ostacolarono e ritardarono sempre ed ovunque il recupero produttivo del suolo, volto a sostituire un’economia sommersa consolidatasi nei secoli con un modello di sviluppo alternativo basato sull’agricoltura e sull’insediamento umano. Per tutto questo complesso coacervo di ragioni contrastanti, la lotta al paludismo e alla malaria in Toscana fu estremamente difficile, costosa, incerta e lunga nel tempo. La Leonardo Ximenes Carta topografica dello Stato di Lucca 1770 circa, ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 3
bonifica, infatti, non fu mai e soltanto una semplice operazione tecnico-idraulica, ma nel mettere in discussione tipi di sfruttamento e quindi interessi inveterati per costruirne dei nuovi, era il risultato di scelte operate dai gruppi di potere dominanti, ossia un aspetto e uno strumento di più ampie politiche economiche e sociali, non sempre ben accette dalla massa della popolazione1. Anche le Marine Lucchesi (il litorale versiliano appartenente alla Repubblica di Lucca), presentavano questi caratteri paesistici ed antropici.
MIR AB ILI A
toscana sono stati sempre causa di infezione malarica, di spopolamento e di morte ed insieme risorsa economica e fonte non trascurabile di
M ARI S
sportavano a prezzi modici grandi quantità di merci (cereali, legnami, sabbia, pesce, etc.) lungo tradizionali idrovie. Infatti i paduli nella storia
51
Danilo Barsanti
produttivo del suolo e al tentativo di combattere l’endemismo malarico. Questo ambiente, contrassegnato da un clima mite e senza sbalzi termici di tipo mediterraneo-marittimo, dovette infatti favorire la riproduzione della zanzara anofele, che diffuse la malaria a cominciare già dall’antichità classica, con conseguente spopolamento e ritiro della popolazione sui centri collinari nell’intento di sfuggire all’aria affebbrata. Ed in effetti pare che i primi bonificatori siano stati proprio i Romani che scavarono le Fosse Papiriane, ossia alcuni canali di deflusso delle acque meteoriche e superficiali verso il mare, anche perché il territorio era attraversato dalla via Emilia (poi chiamata Aurelia), importante direttrice di traffici costieri fra Italia centrale e settentrionale. L’opera di bonifica rimase interrotta al tempo delle invasioni barbariche, quando tornò di conseguenza ad espandersi l’acquitrino e ad aggravarsi l’infezione malarica. Ai viaggiatori medievali la Versilia appariva tucto padule, un vasto e maligno pantano perché il lago di Porta toccava la via Francigena e il lago paludoso e pestifero di Maciuccoli arrivava a lambire Pietrasanta, mentre una folta macchia di lecci, querce, frassini ed ontani, con sottobosco di pruni e sterpi, rivestiva ormai tutta la fascia compresa fra spiaggia La parte pianeggiante del territorio era costituita da una striscia costiera sabbiosa a dune, dette tomboli, e da un’altra più interna e più bassa occupata dalla macchia, dai paduli e dal lago di Massaciuccoli, seguite da una terza fascia pedemontana assai ristretta. La genesi delle Marine Lucchesi fu dovuta al succedersi delle glaciazioni, che determinarono una minore o maggiore estensione della pianura costiera conseguentemente all’avanzata e al ritiro del mare, movimenti a loro volta collegati all’azione continentale di deposito del sistema fluviale Arno-Serchio e all’azione trasgressiva del moto ondoso in direzione del vento di libeccio. In particolare nelle fasi più L’assetto del territorio
calde e asciutte, col ritiro delle acque marine, si formarono cordoni
52
dunali lungo la spiaggia e paduli e laghi nel retroterra . Le condizioni 2
idrografiche delle Marine Lucchesi, non solcate da nessun fiume di grossa portata, ma percorse solo dal torrente Camaiore e da poche fosse di scolo, impedirono nel tempo qualsiasi opera di colmatura naturale del bacino e pertanto l’estensione dei paduli non subì alcuna sensibile variazione. In altri termini la riduzione dell’area palustre poteva derivare solo dall’intervento umano, connesso al recupero
e padule3. I lavori di bonifica ripresero solo quando, per precise vicende storiche, la Repubblica di Lucca fu in qualche misura costretta a risanare le sue Marine, anche se però senza un piano sistematico di intervento esteso all’intera Versilia, per le contese territoriali e le divisioni di confine a nord e a sud con le Repubbliche di Firenze e di Pisa. Dopo che nel 1430 Lucca dovette consegnare alla Repubblica di Genova il castello con porto di Motrone in pegno di un finanziamento nella guerra contro i Fiorentini, fu giocoforza per i Lucchesi potenziare lo scalo minore di Viareggio, dove fin dal 1170 avevano costruito una torre di avvistamento costiero4. Lucca fece di tutto per recuperare Motrone, che nel frattempo era passato alla rivale Firenze; ricorse persino alla mediazione di papa Leone X, che però con un lodo del 1513 lo attribuì assieme a Pietrasanta definitivamente ai Fiorentini. In verità già a metà Trecento era comparso a Lucca un progetto finalizzato a volgere il Serchio nel lago di Massaciuccoli e a farlo uscire in mare con un canale navigabile passante nella Foce di Viareggio. Il progetto, ad ogni straripamento del Serchio, venne più volte riproposto per tutto il Quattrocento, ma le difficoltà tecniche di esecuzio-
Lago di Massaciuccoli e sue fosse 1599, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 44, 56
ne, le ristrettezze economiche e i turbolenti rapporti con i confinanti impedirono qualsiasi sua realizzazione pratica5. Per valorizzare Viareggio, unico approdo rimasto ai Lucchesi, bisognava favorirvi un insediamento umano permanente, che però richiedeva la preliminare bonifica del territorio circostante. È evidente quindi che l’impulso ad una politica di sistemazione territoriale delle Marine non partì tanto da calcoli economici dell’autorità centrale o delle comunità locali o dei proprietari privati, tesi al recupero produttivo del suolo paludoso e alla lotta alla malaria, quanto principalmente dalla preoccupazione annonaria che la Repubblica di Lucca aveva di poter continuare senza problemi ad importare grano siciliano attraverso lo scalo di Viareggio6. Dai lavori del Bongi, e in particolare dal suo accurato e prezioso inventario dei fondi dell’Archivio di Stato di Lucca, è chiara la scansione essenziale dei tempi di bonifica e di colonizzazione. Dal mezzo del Quattrocento in poi può dirsi che la Repubblica Lucchese pensasse del continuo a migliorare le condizioni delle Marine di Viareggio e Camaiore, rimaste nel suo territorio e specialmente a rendere abitato il luogo di Viareggio e praticabile all’approdo delle barche, dopoché fu perduto per lei il castello di Motrone. Nel 1463 cominciò col prendere possesso di quella parte delle terre marine che non animo di bonificare tutta la vasta superficie dal mare al monte, tra i
nizzarlo con quei cittadini lucchesi, qui vellent ire ad habitandum in
confini di Pietrasanta e di Pisa. Ma i primi lavori, che si tentarono qua e
locis de Marina ac de Viaregio e ai quali sarebbero state concesse tre
là a modo di esperimento su pezzi staccati, non riuscirono7.
coltre di terra (circa un ettaro).
Le difficoltà non dovettero mancare sia dal punto di vista tecnico
Una colonizzazione interamente gestita dall’alto, senza alcuna
che patrimoniale. Non era facile operare in un territorio paludo-
compartecipazione delle autorità comunali locali ed incentrata su
so appartenente a possessori diversi non interessati alla bonifica,
un fazzoletto di terra non autosufficiente per i bisogni familiari e
come ad esempio il Capitolo di S. Martino di Lucca che godeva della
dove per di più erano esclusi rigorosamente i diritti di pesca, di cac-
potestà baronale del feudo di Massarosa o alcuni signorotti cittadi-
cia e di legnatico nei fossi, nei paduli e nella macchia costiera, era
ni (Burlamacchi, Guidiccioni, etc.), che possedevano il lago stesso di
destinata inevitabilmente a fallire. Né ottenne migliore risultato nel
Massaciuccoli (ricadente per 4/5 nella giurisdizione lucchese e per
1476 un provvedimento del Consiglio Generale che intimò a tutte le
1/5 a sud in quella fiorentina) e che pretendevano di controllare le
comunità del circondario di mettere a coltura entro due anni i terreni
stesse fosse emissarie (Burlamacca, Malfante, Venti). Lo scopo del-
delle Marine, pena il loro sequestro a favore della pubblica Camera
l’operazione, affidata ad un apposito Offizio, era molto ambizioso,
con basse indennità. Si pensò allora di percorrere una nuova strada
perché non solo si trattava di accorpare sotto il demanio statale
basata sulla privatizzazione dell’intervento miglioritario. Il 24 aprile
la maggior parte del suolo paludoso, di sistemarlo con la bonifica
1488 il Consiglio decise di concedere ad una società di 50 cittadini
idraulica e di renderlo fertile per la coltivazione, ma anche di colo-
lucchesi, detta Maona, tutto il terreno destinato fin dal 1463 alla bo-
M ARI S
erano di privati e di quelle di pari spettanza privata o di comunità, con
MIR AB ILI A
Progetto per il porto di Viareggio XVII, ASL, Fortificazioni 44
53
L’assetto del territorio
Danilo Barsanti
54
nifica, a condizione che essa indennizzasse i proprietari e facesse a
ta dal Consiglio Generale, fra il 1495 e il 1502 fu nuovamente inco-
sue spese i lavori di risanamento e di messa a coltura. Per gestire tut-
raggiato il vecchio progetto di diversione del Serchio nel lago di
ta l’operazione venne istituito un apposito Offizio sopra la Maona,
Massaciuccoli e della sua canalizzazione fino al porto di Viareggio
formato da 6 cittadini lucchesi.
con il coinvolgimento dell’arcivescovo di Pisa, e dei più importanti
Le trattative per la cessione del suolo da parte delle comunità di
cittadini lucchesi (Buonvisi, Guidiccioni, Tegrini ed Arnolfini), che
Pieve a Elici, Bozzano, Quiesa e soprattutto del Capitolo di S.Martino
manifestarono tutta la loro perplessità.
a Massarosa non furono semplici, sicché solo nel 1506-08 si pote-
La recrudescenza malarica (pessima aeri Marinarum et continue
rono intraprendere i lavori di bonifica. In tal modo una vasta area
morti habitantium) spinse la Repubblica di Lucca a cercare nuove
di 3944 coltre (pari ad oltre 1500 ettari), compresa tra la strada
consulenze idrauliche e l’Offizio sopra la Maona, divenuto responsa-
Viareggio-Montramito, la via Francesca, la sponda settentrionale
bile ormai di tutti i lavori di bonifica delle Marine, consultò nel 1549
del lago di Massaciuccoli e la macchia costiera ed allora ricoperta da
l’ingegnere Pasqualino d’Ancona e nel 1558 l’ingegnere ferrarese
vegetazione palustre o comunque selvatica, fu risanata con una li-
Niccolino Rossetti per studiare un progetto di essiccazione dei pa-
neare bonifica per canalizzazione.
duli. Nel 1564 si tornò a prendere in considerazione un altro progetto
L’intervento consistette nella costruzione di numerosi arginelli e so-
di deviazione del Serchio nel lago di Massaciuccoli e di colmatura dei
prattutto nello scavo della fossa Maona fra il lago e Montramito e
paduli minori adiacenti.
di un reticolo di fosse secondarie ad essa perpendicolari e parallele
Nel 1565 l’Offizio sopra la Maona ebbe l’incarico di mettere in ese-
fra loro, che defluivano nella nuova fossa Maona e nelle vecchie fos-
cuzione il progetto del prete Piero della Lena, un agrimensore ori-
se maggiori della Burlamacca, del Malfante e delle Venti, e quindi
ginario di Bagni di Lucca, che proponeva l’escavazione di un nuovo
per esse in mare. In tal modo già nel 1509 venne fatta la spartizione
canale fra Quiesa e Montramito con lo scopo di raccogliere tutte le
di 28 appezzamenti di terreno di forma allungata e perpendicolare
acque alte (discendenti dai retrostanti rilievi) e di inviarle nella Selice
alla costa, chiamati colonnelli, ciascuno dei quali venne suddiviso al
e quindi nella fossa di Viareggio per evitare ulteriori impaludamenti
proprio interno in altre 12 particelle distribuite ad altrettanti soci,
nella parte settentrionale delle Marine ed insieme per accrescere la
che alla fine risultarono complessivamente 3368. Gli scavi, effettuati
portata della Selice stessa in modo da ripulire la Foce del porto. Il la-
in terreni putridi, scatenarono (secondo le concezioni mediche del
voro fu compiuto con oltre 10000 scudi di spesa, partendo dalla co-
tempo, che ritenevano la malaria frutto della miscela delle acque sa-
struzione di un alto argine (detto appunto Argine di prete Piero) con
late del mare e dolci delle paludi e conseguenza delle emissioni pe-
denaro anticipato dallo stato, ma i mancati rimborsi, che dovevano
stifere dei paduli dette miasmi, generati dalla cuora o mescolanza di
versare i proprietari privati e gli enti locali beneficiari della bonifica,
sostanze vegetali ed animali palustri in putrefazione) un immedia-
divennero motivo di lunghe controversie e fecero praticamente fal-
to peggioramento della situazione sanitaria. Questo spiega come
lire l’intera operazione.
mai, pochi decenni dopo, la coltivazione nelle terre della Maona fos-
Mentre nel 1576 veniva istituito un Offizio sopra la Foce di Viareggio
se stata completamente abbandonata, anche perché i possessori
per mantenere funzionale il porto con lavori ai moli, iniziava un al-
spesso non furono solleciti nel pagare le quote destinate ai lavori di
tro tentativo di bonifica fatta dall’ingegnere fiammingo Guglielmo
manutenzione dei presidi idraulici. Inoltre si assisté con gli anni ad
Raet de Bolbuc, consulente idraulico del duca di Brunswich. Costui,
un processo di concentrazione dei possessi, se dei 336 soci originari
comparso a Lucca nel 1577 con l’autorevole raccomandazione di al-
a metà Cinquecento ne erano rimasti appena una sessantina, di cui
cuni emigrati lucchesi in Olanda, si dichiarava pronto a bonificare e
due (Arnolfini e Guinigi) possedevano ormai oltre la metà dell’intera
ridurre a coltura tutti i paduli ubicati attorno al lago di Sesto e nelle
superficie concessa alla Maona.
Marine mediante l’utilizzo di sistemi di prosciugamento all’olan-
Ad ulteriore conferma della confusa politica territoriale persegui-
dese per sollevamento meccanico con bindolo o noria (una ruota a
ormai dal 1541 possedeva per intero il lago di Massaciuccoli, timoroso
qua bassa per alzarla e versarla in un canale più alto defluente in
che la bonifica del Fiammingo abbassasse il livello del lago e quindi
mare). Fu deciso di sperimentare il nuovo metodo soltanto nelle
riducesse l’introito della pesca. Egli inoltre si fece portavoce di quei
Marine e sotto la vigilanza di un apposito offizio con l’impiego di
proprietari lucchesi che non intendevano pagare contributi per alte-
manodopera contadina comandata. Si cominciarono pertanto ad
rare l’assetto territoriale esistente, nel quale da poco presso Stiava e
alzare argini, a scavare nuove fosse (fra cui quella delle Quindici, così
Quiesa e le gronde del lago di Massaciuccoli avevano impiantato al-
chiamata perché larga appunto 15 braccia, pari a circa 9 metri) e a
cune redditizie risaie. Poco dopo anche le autorità granducali tosca-
chiudere la Burlamacca. Tutto ciò provocò la protesta del vescovo di
ne fecero conoscere la loro netta opposizione alla bonifica del Raet,
Lucca Alessandro Guidiccioni, membro della omonima famiglia che
preoccupate per una possibile dilatazione del lago di Massaciuccoli
MIR AB ILI A
pale, azionata dall’acqua corrente e munita di vasi, raccoglieva ac-
M ARI S
Sebastiano Roccatagliata Disegno concernente la foce di Viareggio, 1638, ASL, Acque e Strade 736, 29
55
Danilo Barsanti
bero ricompensato con un canone di mezzo scudo all’anno per ogni coltra di terreno risanato. L’opera fu bensì limitata ai paduli fra la Burlamacca ed il monte, che si rinchiusero col mezzo di un’arginatura per impedirvi l’ingresso delle acque esterne, mentre tenevansi asciutti da quelle di filtrazione e di pioggia mediante trombe mosse da ruote, cui davano movimento, in appositi edifici, le acque cadenti dai colli di Bozzano e di Quiesa. Per alcuni anni il sistema del Fiammingo fu in esercizio, ma qualunque ne fosse il motivo, questo modo artificiale di bonificazione secondo l’usanza d’Olanda e d’altri luoghi oltramontani, qua non allignò e di lì a poco fu abbandonato9. Il sollevamento meccanico in Versilia non poteva sfruttare l’energia eolica come in Olanda per mancanza di vento sufficiente a mettere in moto le pompe, che, azionate dall’energia idraulica, funzionavano stentatamente. Nel frattempo le autorità granducali erano tornate ad opporsi all’operazione, perché denunciavano che la chiusura della Burlamacca in meno di dieci anni aveva innalzato dalla loro parte il livello del lago di Massaciuccoli di un braccio (circa 60 cm). Sembrò così opportuno riprendere in considerazione nel 1592 il progetto Caccini, mentre i meccanismi del Raet caddero subito in disuso ed erano già ruinati quando li vide il Montaigne nel suo viaggio in Italia. Durante il Seicento, la crisi economica e quella demografica ovunque in Toscana ridussero fortemente gli investimenti pubblici e privati destinati all’assetto del territorio e di conseguenza finirono le
L’assetto del territorio
grandi operazioni di bonifica, che avevano caratterizzato il secolo
56
in territorio pisano per la chiusura della Burlamacca. Nella discussio-
precedente proprio sulla spinta degli alti prezzi dei prodotti agricoli
ne intervenne lo stesso granduca Francesco I de’ Medici, che lanciò
e della crescita della popolazione. Si ebbe come conseguenza un al-
la controproposta di bonificare l’intera area palustre con il sistema
largamento delle superfici incolte, padulose e malariche.
delle colmate da realizzarsi con un diversivo del Serchio, secondo il
Nel 1612 nelle Marine Lucchesi ci si limitò a proibire la coltivazione
progetto degli ingegneri toscani Giovanni Caccini e Lorenzo degli
del riso, ritenuta fomite di miasmi malarici, mentre negli anni se-
Albizi.
guenti si provvide a stento ad espletare i normali lavori di manuten-
Dopo anni di polemiche e di incertezze (nel 1580 i lavori furono so-
zione non più rinviabili (ripulitura delle fosse) con spese a carico del-
spesi e la Burlamacca venne riaperta, anche perché nel frattempo
l’Offizio e delle comunità. Nel 1625 il Consiglio Generale non consen-
una spedizione punitiva pisana aveva danneggiato le prime pom-
tì al portoghese Francesco Carrero di ripristinare il sistema del Raet
pe istallate), la Repubblica di Lucca volle ridare fiducia all’ingegnere
e nel 1653 non dette ascolto ai due fratelli fiamminghi Guglielmo
fiammingo Raet, che nel 1583 poté riprendere le sue operazioni, con
e Pietro van der Stratten, che intendevano introdurre anche nella
la promessa che i proprietari beneficiati dalla sua bonifica lo avreb-
parte lucchese del bacino di Massaciuccoli alcuni molini a vento per
Disegno per il muro della foce di Viareggio XVI sec., ASL, Fortificazioni 43, 7
sollevare le acque stagnanti, come stavano già facendo nella parte meridionale pisana. Se si dovette rinunciare ai grandi progetti di bonifica statale per i limitati assegnamenti disponibili, ancora più rare divennero le bonifiche private. A tal riguardo si può ricordare l’iniziativa dell’imprenditore marmifero Orazio Vannucci, che per trasportare al mare le pietre della cava di Bozzano nel 1612-15 rese navigabile la fossa Cava sfociante nella Burlamacca, contribuendo indirettamente a prosciugare piccole aree palustri circostanti. Nel corso del Seicento Viareggio in un primo momento sembrò andare in controtendenza rispetto al trend negativo generale. Non si può negare che il castello avesse registrato una certa espansione con la concessione del porto franco nel 1601 e che avesse visto aumentare per qualche anno i traffici del suo scalo, che divenne spesso oggetto di progetti mai attuati per tenerlo funzionale (come quelli del Bourdeilles nel 1604, del Bartolomei nel 1607, del Roccatagliata nel 1639, dello Gnecchi nel 1665, del Cappelletti nel 1689, etc.). E sicuViareggio fu promosso a vicaria e se all’inizio del 1618 l’Offizio della
zione del territorio, rimasto pressoché inalterato rispetto ai secoli
Foce fu potenziato con la fusione con quello antico della Maona. Per
precedenti. Ancora in pieno Seicento le Marine Lucchesi erano divi-
ripopolare la campagna prossima al centro abitato fu deciso anche
se in tre fasce parallele ben distinte. La zona costiera, divenuta in-
che il nuovo Offizio potesse vendere, allivellare e affittare i terreni di
teramente demaniale nel 1606, era formata da spiaggia e macchia;
nuovo acquisto presso la spiaggia del Castellaccio e a ridosso della
la zona intermedia fra la fossa delle Quindici e la via Francesca, di
macchia a tutti coloro che volessero seminarli o almeno ridurli a pa-
spettanza comunale e privata, era costellata di paduli e ricoperta dal
scolo, a condizione però di recintarli con siepi. Nascevano le prime
lago di Massaciuccoli; la zona più interna fra la via Francesca e le col-
chiuse, che non ebbero il successo sperato, anche perché la malaria
line, per lo più appartenente a proprietari privati, era l’unica asciutta
tornò ad imperversare e lo stesso commissario di Viareggio chiese
e coltivata.
negli anni ‘30 di potersi assentare nei mesi di maggiore recrude-
Di fronte alla recrudescenza malarica di quegli anni, preso atto che
scenza estiva. È significativo che il progetto per la sistemazione del
le grandi bonifiche statali cinquecentesche non avevano offerto in
porto proposto dall’ingegnere veneziano Sebastiano Roccatagliata
tal senso risultati apprezzabili, si cominciò a pensare se non fosse il
nel 1639 prevedesse, fra l’altro, la costruzione di una cataratta sul-
caso di modificare in modo radicale l’assetto paesaggistico esistente
la Burlamacca presso il Ponte di Pisa, allo scopo di evitare il miscu-
con provvedimenti di altro tipo, tanto più che mancavano assegna-
glio delle acque salse del mare e dolci delle paludi e ridurre i miasmi
menti per qualsiasi intervento costoso di risanamento idraulico. Nel
malarici. I lavori approvati dal Consiglio Generale vennero subito
1605 si cercò di vedere se un eventuale taglio della macchia costiera
sospesi e non ripresero più, nonostante che nel 1647 gli abitanti di
potesse servire ad un tempo nell’intento di incamerare denaro per
Viareggio fossero ormai in massima parte ammalati per la cattiva
lo stato e di prosciugare in qualche misura la seconda fascia delle
qualità dell’aere. E questo dipendeva da un fattore ben preciso: la
Marine mediante una più forte ventilazione.
presenza delle paludi, che impedivano una radicale riorganizza-
Medici, tecnici e soprattutto amministratori locali paventavano
M ARI S
ramente dovette crescere anche la popolazione residente, se nel 1617
MIR AB ILI A
Filippo Cappelletti Progetto per il Porto di Viareggio, 1689, ASL, Acque e Strade 736, 38
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Danilo Barsanti
tagliate si proibì il pascolo e la concessione di nuove chiuse, in modo da favorire il naturale rimboschimento. Le comunità e il Capitolo di S.Martino tornarono a protestare per il divieto di pascolo dei loro bestiami. Come l’allevamento, anche la pesca nei paduli divenne in quel tempo oggetto di furiose discussioni. Il diritto di pesca di ciascuna fossa spettava in esclusiva al Consiglio Generale, che ogni tre anni metteva all’incanto il provento, ma frequenti erano gli abusi dei pescatori di frodo. Anche in questo caso le comunità e il Capitolo di S. Martino rivendicarono contro il demanio lucchese un loro diritto di pesca con cause e ricorsi. La pesca nel lago di Massaciuccoli era privata e spettava ai Guidiccioni, che cercavano di impedire la pesca dei proventuari all’inizio delle fosse emissarie e di accampare un loro preteso diritto nella stessa Burlamacca. Dopo un secolo intero di interruzione della grande bonifica e di violenti contrasti giurisdizionali fra governo centrale, enti locali e privati, si può ben immaginare come risultasse degradata la situazione paesaggistica e sanitaria delle Marine Lucchesi nel Settecento, quando la generale ripresa economica, messa in moto dall’accresciuta domanda alimentare susseguente all’incremento demografico, postulò ovunque in Toscana un recupero produttivo del suolo palustre e un rilancio della bonifica statale in grande stile, con un vero pullulare di progetti, spesso formulati da ingegneri veneziani e bolognesi che avevano maturato grosse esperienze nel controllo delle acque della laguna veneta e del delta padano.
L’assetto del territorio
Nel 1704 il granducato di Toscana aveva cercato di aprire un nuovo
58
però che il taglio della macchia non solo non avrebbe portato alcun
emissario al lago di Massaciuccoli con lo scavo della fossa Bufalina,
giovamento all’aria, ma avrebbe addirittura peggiorato la situazio-
che rimase presto interrata senza riuscire ad abbassare il livello delle
ne sanitaria dei paesi collinari stessi per i miasmi fin là trasportati
acque e a prosciugare la campagna. Nell’aprile del 1714 la Repubblica
dai venti marini. In un primo momento il Consiglio Generale pensò
di Lucca consultò un ingegnere idraulico bolognese, Geminiano
di adottare una decisione compromissoria, consentendo il taglio,
Rondelli, per avere un parere su come tenere funzionante il porto di
ma lasciando una barriera macchiosa profonda 50 pertiche (circa
Viareggio. Costui suggerì la costruzione di una coppia di cataratte
150 metri). Ciononostante le polemiche non si affievolirono; così nel
al ponte della strada per Pisa, al fine di generare una corrente suffi-
marzo del 1606 il Consiglio Generale decise con un atto arbitrario di
ciente a pulire la Foce dall’insabbiamento ed insieme evitare la me-
prendere possesso di tutta la spiaggia e macchia e dopo trent’anni,
scolanza delle acque salate e dolci che generava la malaria. L’idea
nel 1635, dette ordine di tagliare tutta la macchia. Col ricavato si sa-
fu approvata nel febbraio del 1730 dall’altro ingegnere bolognese,
rebbero dovuti finanziare i lavori di bonifica dei paduli e la sistema-
Eustachio Manfredi, che offrì ulteriori dettagli su come erigere le ca-
zione della Foce di Viareggio. Abbattute in due anni tutte le piante
taratte. Intanto nel 1727 si era deciso di tagliare, sebbene in modo
(vendute per 22000 scudi ad Alessandro Evangelisti di Lucca), nelle
graduale e selezionato, la macchia litoranea disposta più a monte,
Terre vicino à paduli di Massarosa e di Massaciuccoli XVII sec., ASL, Acque e Strade 736, 28
in modo da conservare una barriera vegetale a fini igienici e come frangivento, sotto il controllo di un ufficio statale denominato Cura sopra il Taglio, che vendette il prodotto a mercanti genovesi. Nella primavera del 1735 il Consiglio Generale volle interpellare l’ingegnere Bernardino Zendrini, matematico della Serenissima Repubblica di Venezia con la generale sopraintendenza all’acque, che si trasferì per due mesi a Viareggio e il 23 maggio 1735 poté consegnare all’Offizio della Foce una sua relazione scritta. La memoria appare ancora oggi molto precisa e sicura nell’individuare le cause dell’insabbiamento della Foce e della malaria della zona e nel prescrivere i relativi rimedi. La Foce veniva costantemente insabbiata dai detriti fluviali del Serchio addossati dal libeccio. Dei due paduli esistenti alle spalle di Viareggio, quello di ponente si poteva lentamente bonificare con le colmate del torrente Camaiore; al contrario quello di levante, attorno al lago di Massaciuccoli, non poteva esserlo per mancanza di corsi d’acqua torbida adatti alla colmata. Entrambi i paduli avevano come deflusso al mare la Foce di Viareggio, il primo con i fossi Stiavola e Portichina e l’altro con i fossi Venti erano ormai interrati). Tramite la Foce il mare d’estate entrava
sa (miscuglio delle acque), mediante la costruzione di cataratte che
in padule e nel lago e il miscuglio delle acque emanava esalazioni
interrompessero la comunicazione fra mare e padule. Era in altri ter-
che provocavano malattie mortali.
mini necessario erigere la fabbrica di un sostegno a doppie porte, con
Prevalendo dunque nel tempo principalmente estivo ed autunnale,
le quali, senza che alcuna benché minima copia d’acqua passar pos-
sopra delle acque dolci dei paduli e del lago le salse del mare e duran-
sa nel padule, si dia sempre libero il passo delle barche e restino le ac-
do molto tempo questo velenoso miscuglio, fermentano quei sali fra
que interne in ogni tempo affatto libere dal mescolarsi con quelle del
loro sì diversi di natura ed allora principalmente, quando il raggio del
mare. Per aumentare il livello del sostegno (chiusa) occorreva usare
sole più li riscalda, di modo che vengono a formare nella mattina e sul
solo acqua dolce in modo da evitare che quella salata entrasse in pa-
cader del sole quella densa nebbia, che serve di veleno agli abitanti;
dule, e per questo scopo andava usata l’acqua della fossa Pisana me-
questa, riducendosi più leggera in specie dell’aria, in cui va nuotando,
diante un’apposita diramazione. Il sostegno andava eretto presso il
si alza fino all’altezza dei monti, che i gran paduli circondano, portan-
Castellaccio alla confluenza fra fossa Pisana e Burlamacca, su terre-
do anco in quelle parti il veleno sollevato dai siti più depressi della gran
no sodo e stabile, in una nuova fossa scavata parallela in modo da
vasca e dai pantani, i quali resi dal calore del sole maggiormente cor-
lavorare all’asciutto e poi, una volta costruito, farvi passar l’acqua.
rotti, forniscono copioso il maligno umore a tutti i dintorni [...]. Ora
La fabbrica doveva avere una forma ottagonale, con due lati paralleli
la macchia col folto dei suoi alberi impedisce o rintuzza di molto quei
lunghi 30 braccia e quattro obliqui di 6 braccia ciascuno, con bat-
venti che spirando dal mare servirebbero a disgregare i vapori. La mac-
tente e soglia di marmo, su cui dovevano ruotare ben tre cataratte
chia mirabilmente li protegge e dà loro ogni agio di rendersi maggior-
a doppia porta a bilico e scatto (oggi si direbbe automatiche), una a
mente velenosi e di acquistare una perfetta malignità10.
valle che si aprisse solo verso il mare e due a monte, di cui la prima
Per eliminare il cattivo effetto (malaria), occorreva eliminare la cau-
apribile solo verso il mare e l’ultima solo verso il padule. In parole po-
M ARI S
Selice, Burlamacca e Quindici (mentre i fossi di Malfante, Maona e
MIR AB ILI A
Bernardino Zendrini Relazione che concerne il miglioramento dell’Aria, e la riforma di quel porto con una Appendice intorno gli effetti delle Macchie, per rapporto all’alterazione dell’aria, (particolare), 1735 ASL, Q 389
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Danilo Barsanti
L’assetto del territorio
Bernardino Zendrini Relazione che concerne il miglioramento dell’Aria, e la riforma di quel porto con una Appendice intorno gli effetti delle Macchie, per rapporto all’alterazione dell’aria, (particolare), 1735 ASL, Q 389
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vere l’alta marea doveva chiudere le cataratte e impedire il passag-
plasmodi della malaria umana (lo si sarebbe scoperto solo a fine
gio dell’acqua salata in padule e viceversa la bassa marea consentire
Ottocento). Anzi, paradossalmente un maggior afflusso di acque
il deflusso delle acque dolci dei paduli verso il mare con l’apertura
salate nei paduli avrebbe sì distrutto o trasformato la vegetazione
automatica delle cataratte. Secondo Zendrini, però, evitare il mi-
e la fauna palustre, ma avrebbe finito per impedire la nascita delle
scuglio delle acque non sarebbe stato sufficiente a risanare l’intera
larve della zanzara e quindi evitato la malaria stessa. Il progetto del-
zona dalla malaria; occorreva insieme tagliare la macchia, per impe-
lo Zendrini non era neppure originale, dal momento che le cataratte
dire che, ristagnando senza la necessaria ventilazione i maligni vapori
le avevano già proposte in modo generico Roccatagliata nel 1639,
non abbiano luogo né tempo di fermentare e rendersi mortiferi.
Rondelli nel 1714 e Manfredi nel 1730. La soluzione migliore del pro-
Tutto il discorso dello Zendrini era basato su un assunto scientifico
blema consisteva, come in Toscana capirà Alessandro Manetti nel-
falso, cioé che la malaria derivasse dal miscuglio delle acque e non
la prima metà dell’Ottocento, nell’eliminare ogni ristagno d’acqua
dalla zanzara anofele, che allora non si conosceva come veicolo dei
dolce mediante colmata o canalizzazione o sistema misto, ossia nel
se, dopo aver consultato altri ingegneri come il bolognese Giacomo
Ragusea, che avrebbero dovuto convogliare le acque alte della cam-
Beccari e il padovano Giovanni Poleni, si decise finalmente a costrui-
pagna nella Burlamacca. Nel frattempo stava scoppiando un’altra
re le cateratte nel 1740-41 e a tagliare la macchia fra il 1741 e il 1754.
grana per il Consiglio Generale, quando nel 1747 esso decise di an-
Come d’incanto, il progetto Zendrini parve subito funzionare.
nullare tutte le concessioni delle vecchie chiuse, di bloccare quelle
Ottimi furono gli effetti de’ due lavori e specialmente di quella ca-
nuove che si sarebbero potute fare nel terreno disboscato e di riasse-
taratta. Tosto declinò il numero degli ammalati, poi quasi del tutto
gnarle alle sole famiglie nobili lucchesi. Il pretesto era che, concesse
scomparvero le febbri, specialmente in Viareggio. Di qui ebbe principio
per brevi periodi ad assegnatari poveri e voraci, fossero sfruttate con
l’accrescimento della sua popolazione e con questo l’ingrandimento
sistemi di rapina senza essere ridotte a stabile coltivazione. Era vero
del commercio e della navigazione. A prova di un effetto così straor-
che spesso le nuove chiuse richiedevano investimenti cospicui per la
dinario diremo, che mentre nell’anno 1733 sole 330 anime vivevano a
bonifica e la messa a cultura che solo le famiglie facoltose potevano
stento su quella spiaggia, ricoverate quasi tutte sotto misere capanne,
affrontare senza difficoltà; ma era anche vero che la repubblica ari-
nel 1861 Viareggio ne racchiudeva 8781, senza contare le persone av-
stocratica lucchese voleva favorire fino in fondo un gruppo dirigen-
veniticcie che in numero grandissimo ci accorrono nelle stagioni dei
te ormai in crisi, proprio con lo strumento delle allivellazioni che in
bagni e delle villeggiature, come a luogo di delizia e d’aria eccellente11.
quegli stessi anni Pietro Leopoldo utilizzava per creare al contrario
Era andata bene: le cateratte, consentendo il deflusso dell’acqua
una classe di piccoli e medi possidenti coltivatori diretti.
ferma malsana e bloccando l’ingresso di quella marina, avevano
Le chiuse, a cominciare dal 1747, vennero distribuite a sorte fra le fa-
contribuito a diminuire il numero e la consistenza dei ristagni che
miglie nobili lucchesi sotto forma di livello perpetuo mascolino al
avevano subito un’ulteriore diminuzione e restringimento con la
canone annuo di 3 scudi per ogni appezzamento di 24 coltre (quasi
ventilazione prodotta in contemporanea dal taglio della macchia e,
10 ettari). In tal modo fino al 1777, quando oramai il dissodamento
senza togliere in via definitiva le cause della malaria, l’avevano acci-
del terreno tagliato risultò completato, vennero in tutto allivellate
dentalmente in misura forte attenuata, anche perché il trend eco-
113 chiuse. Esse poi furono dai primi livellari nobili presto suballivel-
nomico favorevole e la crescita demografica nel corso del Settecento
late, affittate o date a mezzadria a famiglie di lavoratori, in modo da
portarono spontaneamente molti proprietari a migliorare i terreni
percepire una rendita senza alcun pensiero per la gestione agraria
e a recuperare quelli paludosi. Per di più i 22550 scudi, spesi dalla
dei terreni e delle colture. In ogni caso, nelle chiuse dai livellari, su-
Repubblica di Lucca nel costruire il sostegno e le cataratte, vennero
blivellari e affittuari vennero costruite strade interne, capanne per
ampiamente coperti dall’introito di 28000 scudi ricavati dal taglio
ricovero delle bestie da lavoro e degli attrezzi, aie, concimaie, campi
della macchia, anche se non fu certo quella zendriniana una bonifi-
seminativi nudi, vitati e fruttati, divisi da fosse e da filari di pioppi e
ca ecologica se si dovettero abbattere oltre 44000 alberi!
salici, piantati anche per sopperire al bisogno di pali e di legna, men-
Sistemata l’area retrostante a Viareggio, rimaneva da risolvere la bo-
tre mancavano generalmente aree a prato. Rarissime erano invece
nifica dei paduli di ponente e di levante delle Marine Lucchesi. A fine
sulle chiuse le costruzioni in muratura, perché i conduttori non vive-
anni ‘40 il perito lucchese Giuseppe Natalini iniziò a ripulire le fosse
vano sul fondo e di solito preferivano risiedere a Viareggio12.
del padule di levante, ma con scarsi risultati, anche perché i lavori
Con l’assegnazione delle nuove chiuse il paesaggio agrario subiva
rimasero quasi subito sospesi per la contrarietà degli abitanti delle
un ulteriore cambiamento, perché al posto del tradizionale sfrut-
comunità interessate (e come al solito del Capitolo di S. Martino) a
tamento palustre a caccia, pesca e pascolo, di tipo ancora parzial-
contribuire alle spese di miglioramento. Negli anni ‘60 non man-
mente comunistico o a provento statale, si sostituiva l’agricoltura
carono nuovi progetti del dalmata Ruggero Giuseppe Boscovich
di imprenditori privati. Con la fine dei pascoli comunitativi, sostituiti
e del lucchese Attilio Arnolfini per il padule di ponente, che furono
dai campi lavorati, l’allevamento brado entrò in crisi irreversibile. La
M ARI S
solo parzialmente effettuati con lo scavo delle due fosse Parabola e
MIR AB ILI A
ridurre i luoghi ideali di riproduzione dell’anofele. Lo stato lucche-
61
Danilo Barsanti
L’assetto del territorio
Bernardino Zendrini Relazione che concerne il miglioramento dell’Aria, e la riforma di quel porto con una Appendice intorno gli effetti delle Macchie, per rapporto all’alterazione dell’aria, (particolare), 1735 ASL, Q 389
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macchia non esisteva più e la striscia non più larga di mezzo miglio
1753-54 si registrò a Viareggio una grave infezione malarica, che si
disposta in prossimità del mare nella seconda metà del Settecento
ripeté in forma ancora più accentuata nel 1763, quando infierì anche
venne ripetutamente seminata a pinoli, prima origine delle attuali
sulla popolazione dei retrostanti centri abitati (si parlò di oltre mille
pinete domestiche, e rigorosamente vietata al pascolo del bestiame.
ammalati colpiti in tutte le Marine Lucchesi da febbri perniciose o
Probabilmente la scelta cadde sui pini, perché oltre al legno resinoso
intermittenti), tanto che fu caldeggiata l’apertura di un ospedale a
molto ricercato per le costruzioni navali, essi si adattavano facilmen-
Viareggio, dove si registrarono 23 morti, che convinsero le autorità
te al terreno sabbioso, crescevano in fretta e si credeva che fossero
lucchesi a nominare per la prima volta un medico e un chirurgo.
piante aromatiche particolarmente utili per combattere la malaria.
La ricomparsa massiccia della malaria spinse la Repubblica a inte-
Insieme stavano poi cambiando rapidamente gli stessi gusti ali-
ressarsi di nuovo della bonifica con la consultazione dei massimi
mentari e nella domanda dei mercati cittadini ai prodotti ittici d’ac-
tecnici del tempo. Fu la volta di Leonardo Ximenes, matematico regio
qua dolce si sostituivano quelli di mare, per cui il tradizionale sfrut-
del granduca e senza dubbio il più grande ingegnere idraulico e stra-
tamento ittico palustre perse importanza a vantaggio della pesca in
dale del Settecento in Toscana, che aveva lavorato negli anni ‘50 alla
mare aperto. Nella seconda metà del Settecento, però, riapparve la
costruzione del Canale Imperiale per dare uno sfogo a sud verso l’Ar-
malaria. Le cataratte dello Zendrini pochi anni dopo la loro istalla-
no al lago di Bientina. Nel novembre-dicembre del 1760 Ximenes fu
zione non riuscivano più a svolgere i loro effetti sanitari. Nel biennio
a Lucca e a Viareggio per una consulenza sui paduli e l’anno seguen-
allo scienziato veneto Anton Mario Lorgna, che approvò l’emissario
Nuovo Ozzeri a nord verso il Serchio.
del Bientina a nord, ma parallelo al Serchio e scorrente sulla sua sini-
Nel 1778 la Repubblica di Lucca interpellò nuovamente Ximenes, che
stra fino al mare senza entrare nel Massaciuccoli e senza arrivare a
nel 1782 delineò un altro piano ancora più ambizioso per la bonifica
Viareggio. Contemporaneamente la Repubblica aveva contattato il
del padule di Bientina. Propose allora il prolungamento del nuovo
granduca Pietro Leopoldo, ma quando questo non volle partecipare
emissario a nord non solo fino ad una località più bassa del corso
all’ingente spesa prevista in circa 200000 scudi, anch’essa abban-
del Serchio, ma arrivò a sostenere, con il conforto dell’amico Attilio
donò il progetto di Ximenes, che sicuramente rimase uno dei più av-
Arnolfini, il suo ulteriore proseguimento fino al lago di Massaciuccoli
veniristici e complessi piani di bonifica presentati in Toscana13.
e di qui al porto di Viareggio mediante botte sottofluviale sotto il
Le polemiche scatenate cessarono solo quando a Lucca arrivò dalla
Serchio, canale sotterraneo sotto le alture di Balbano ed infine utiliz-
Francia lo spettro della rivoluzione. C’era ben altro cui pensare che
zo della fossa Burlamacca sino al mare per un percorso complessivo
alla bonifica delle Marine: occorreva salvare la repubblica aristocra-
di circa 20 miglia. Il progetto era sicuramente grandioso, ma anche
tica e la sua classe dirigente! Dopo la prima campagna napoleonica
di difficilissima esecuzione con i mezzi tecnici allora disponibili.
d’Italia il Consiglio Generale proclamò la neutralità, ma i Francesi
Eppure Ximenes riuscì a presentarlo con tanta passione, che disegni,
per proteggere la repubblica chiedevano sempre più soldi, che il
calcoli e preventivi di spesa di manufatti imponenti, come il canale
Consiglio non sapeva dove reperire. Si ricorse al prestito e a nuove
sotterraneo e la botte sottofluviale, sembravano fattibili e indispen-
fonti di entrata e la cosa più conveniente da fare parve in quel diffici-
sabili per bonificare definitivamente con un unico intervento tutti
le frangente la vendita delle chiuse viareggine.
i paduli lucchesi. L’entusiamo suscitato dal progetto di Ximenes fu
Il sacrifizio sanguinoso avvenne il 25 settembre 1798, quando fu deci-
presto raggelato dai pareri poco lusinghieri espressi da Ruggero
sa la loro alienazione, pur nella salvaguardia dei patti agrari in esse
Giuseppe Boscovich e da Eustachio Zanotti, due vere autorità in fat-
vigenti con i coltivatori. In appena tre anni le chiuse furono tutte ven-
to di ingegneria idraulica, che la Repubblica sentì il bisogno di con-
dute con un ricavato di quasi 150000 scudi e nelle Marine Lucchesi
sultare prima di dare il proprio benestare all’attuazione del piano.
mutarono fortemente i connotati della proprietà, perché a molti
L’ultimo colpo al progetto di Ximenes lo dettero alcuni proprietari
nobili ormai in decadenza subentrarono nuovi imprenditori borghe-
lucchesi (Mansi, Cittadella, Orsucci, Tucci, etc.) che, temendo di do-
si. Dopo la fine della repubblica aristocratica nel 1799, cambiarono
ver rimettere di tasca propria per la costruzione del nuovo Ozzeri con
anche le magistrature e agli antichi e gloriosi offizi della Foce e delle
denaro e con l’occupazione dei terreni attraversati dal canale, si op-
Bonificazioni subentrò nel 1801 un unico Comitato Generale sopra le
posero risolutamente. A questo punto il Consiglio Generale si rivolse
Acque, Fabbriche e Strade. Era la fine di un’epoca.
rine Lucchesi resta ancora quello di L. Pedreschi, Il
1 Per tutte queste considerazioni di carattere ge-
grafica Italiana, Roma 1956, pp. 25-70.
nerale sulle aree palustri toscane, si rimanda a
Giusti, Lucca 1876, I, pp. 326-327.
3 Vedi G. Pinto, La Toscana nel tardo Medioevo. Am-
quecento, Einaudi, Torino 1965, pp. 292-293 e C.
1982, pp. 7-10 ed anche il vecchio saggio di S. Bongi,
lucchesi tra il XV e il XIX secolo, Pacini, Pisa 1986, pp.
D. Barsanti-L. Rombai, La “guerra delle acque in
biente, economia rurale, società, Sansoni, Firenze
forma Agraria, Medicea, Firenze 1986, pp. 7-50 e D.
Nota sulle Marine Lucchesi, in “Atti dell’Accademia
Toscana”. Storia delle bonifiche dai Medici alla RiBarsanti, Un paese di bonifiche e di “zone umide”, in
AA.VV., Il paesaggio toscano. L’opera dell’uomo e la nascita di un mito, a cura di L. Bonelli Conenna, A.
Lucchese di Scienze, Lettere e Arti”, XVIII (1868), pp. 1-55: 6.
4 Per la storia di Viareggio, basti ricordare nella ric-
Brilli e G. Cantelli, Monte dei Paschi, Siena 2004,
ca bibliografia i recenti volumi di T. Fanfani, Breve
2 Il migliore studio sull’ambiente fisico delle Ma-
ta di Viareggio, Pacini, Pisa 2005.
pp. 201-263.
5 S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca,
lago di Massaciuccoli e il suo territorio, Società Geo-
storia di Viareggio, Pacini, Pisa 2004 e Storia illustra-
6 M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cin-
Benzio, Viareggio. Storia di un territorio. Le Marine
21-29, che è senz’altro il lavoro più preciso e documentato sull’evoluzione del paesaggio viareggino.
7 S. Bongi, Inventario dell’Archivio, cit., I., p. 338. 8 C. Benzio, Viareggio …, cit., pp. 38-45. 9 S. Bongi, Inventario dell’Archivio …, cit., I, p. 341. 10 B. Zendrini, All’Ill.mo Ufficio della Foce di Viareggio. Relazione che concerne il miglioramento del-
l’aria e la riforma di quel porto con una Appendice
intorno agli effetti delle macchie rapporto all’alterazione dell’aria, Marescandoli, Lucca 1736, pp. 22-24.
11 S. Bongi, Nota sulle Marine Lucchesi …, cit., pp.
tenere la massima depressione del lago di Sesto o sia
MIR AB ILI A
note
M ARI S
te cominciò a prospettare l’idea di un emissario del Bientina detto
Rombai, Leonardo Ximenes. Uno scienziato nella
63
45-46.
12 C. Benzio, Viareggio…, cit., pp. 165-193. 13 L. Ximenes, Piano di operazioni idrauliche per ot-
di Bientina, Bonsignori, Lucca 1782 e D. Barsanti-L.
Toscana lorenese del Settecento, Medicea, Firenze 1987, pp. 52-61 e 135-137.
Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini
Le Marine lucchesi nella descrizione dei primi viaggiatori stranieri Terrilogio (particolare), XVIII sec., ASL, Acque e Strade 692
Lo scalo di Lucca entra nella cronaca quando nel 1541 Carlo V, in procinto di salpare con la flotta cristiana per Algeri, partì da Genova con sessanta galere e venne alla volta di Lucca, con un seguito di grandi signori di tutta l’Europa, per incontrarsi con il papa Paolo III che lo aspettava in quella città. Così Giuseppe Civitale racconta lo sbarco dell’imperatore del Sacro Romano Impero a Viareggio: Et arrivato alla spiaggia di Viareggio, seguitato dal gran prencipe Doria, dal duca Cosimo de Medici et altri signori e capitani di mare, quivi i Lucchesi haveano fatto gran provisione di cavalcature di bestie da soma per condur le genti e le robbe, e perché la galera dove era Sua Maestà potesse far scala in terra senza entrare in altri luoghi, si fece un ponte che entrava in mare per circa sessanta braccia, per il quale scese in terra1. L’imperatore era arrivato a Viareggio circa un’ora prima dell’alba, quando ancora era buio, ma per il mare e le ripe vicine e lontane si sentiva gran romore d’artiglieria che sparavano, e massime per la riviera di Genova insino a Livorno, e sopra tutti gli altri luoghi fece segni la torre nuova de magazzeni et il castello vecchio di Viareggio, dove erano molti pezzi d’artiglieria corti e grossi all’antica. Ma quando si fece giorno e l’Imperatore si mostrò per scendere a terra tutte le galere fecero gazzarra scoperta, che fu invero una vista mirabile. Carlo
in un luogo così modesto ed entrarono con lui nella stanza preparata per accoglierlo, che era un grande magazzino per i grani ben parato et adorno in modo che ivi agiatamente si poté riposare per spatio di tre hore, nel qual luogo udì la messa. Il primo edificio sacro, la chiesa di S. Pietro, venne infatti costruita soltanto nel 1559, ed in seguito fu ampliata e dedicata alla S.S. Annunziata2. Dopo aver preso un po’ di cibo, l’imperatore montò a cavallo salutato dagli spari delle galere e delle fortezze e si avviò verso Montramito3. Dopo questa giornata memorabile Viareggio viene ignorata, se si esclude un fuggevole riferimento nel Journal de voyage di Michel de MontaiIl Borgo di Viareggio nella seconda metà del XVI secolo ricostruzione ideale, ASL, Fondo Stampe 614
gne che nell’estate del 1581, partito da Lucca alla volta di Pietrasanta, osserva con grande curiosità una macchina per sollevare l’acqua, abbandonata e ormai inservibile; era stata costruita per prosciugare i terreni paludosi e renderli coltivabili. Era stato scavato un grande fossato sormontato da tre ruote che un ruscello d’acqua sorgiva, cadendo dall’alto della montagna, faceva girare continuamente; queste ruote, con le vaschette che vi erano attaccate, attingevano l’acqua dal fossato e la versavano in un canale più elevato,
MIR AB ILI A
lomeo Cenami e Giovanni Arnolfini che, commossi da tale onore e da una simile manifestazione di fiducia, si scusarono di ricevere Sua Maestà
M ARI S
V raggiunse il ponte preceduto dall’ammiraglio Andrea Doria e dal duca di Firenze e strettamente affiancato dagli ambasciatori lucchesi Barto-
65
Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini
Le Marine lucchesi nella descrizione dei primi viaggiatori stranieri
Disegni della foce di Viareggio XVII sec., ASL, Acque e Strade 735, 8
66
circondato da alte muraglie, che portava l’acqua al mare. L’autore
scello sospetto che venne scambiato per una nave “di Barbaria”. Il co-
degli Essais prosegue il suo cammino e, lasciandosi alla destra le col-
mandante dell’imbarcazione si accorse dell’errore e inalberò la ban-
line coperte di olivi, scorge a sinistra una distesa di stagni e, più lon-
diera della Repubblica di Genova. Dopo aver superato il golfo della
tano, il mare4.
Spezia, Portovenere e la Palmaria, con la sua antica torre che si diceva
Viareggio è, fino alla seconda metà del Settecento, una plaga mala-
abitata dai diavoli, la feluca ripartì la mattina del 5 maggio 1706 da
rica e selvaggia, non certo un luogo da visitare, i viaggiatori vi arriva-
Portovenere ed arrivò di buonora, come ci racconta il padre Labat,
no soltanto per caso, quando si presenta la necessità di entrare nel
a Via Regia, altrimenti detta Via Regi, villaggio di venti o trenta case,
porto canale del Burlamacca, la cui imboccatura è controllata da un
appartenente alla Repubblica di Lucca. È il solo Porto di Mare che ella
corpo di guardia di una ventina di soldati, ma è così stretto e il mare lo
abbia, se si può chiamare porto l’imboccatura di due piccoli corsi d’ac-
batte così di punta che nol vi può entrare che navicelli di circa trecento
qua che si uniscono insieme a un mezzo miglio al disopra del villaggio.
sacca, e la spiaggia del mare è così bassa che niun bastimento maggio-
Non manca in questo buco un Ufficio di Dogana con dei commessi da-
re vi può accostare5.
gli artigli adunchi e affilati, un Ufficio di Sanità e una locanda. Dopo
La prima descrizione del paese è forse quella di Jean Baptiste Labat,
aver ordinato la cena, andammo a passeggiare lungo il corso d’acqua,
un domenicano francese, gran viaggiatore, missionario alle Antille,
dove ci sono dei grandi alberi che formano una passeggiata molto
dove aveva ricoperto la carica di vicario generale e di prefetto apo-
piacevole per coloro che sono a prova delle punture dei pappataci che
stolico, autore di libri di viaggio di grande successo6. Diretto a Roma,
ci scacciarono ben presto dal loro domicilio. Ritornammo alla nostra
si era imbarcato a Genova su una feluca noleggiata insieme ad altri
locanda dove cenammo molto male e, siccome dubitavo di quel che
viaggiatori per raggiungere Livorno in modo più confortevole; il per-
sarebbe successo, presi una camera per me e per il mio domestico, vi
corso via terra era troppo disagiato, anche se il Tirreno, infestato dai
feci tendere un’amaca e dopo aver bruciato della carta e della paglia
corsari barbareschi, non era un mare sicuro7.
per allontanare col fumo i pappataci, mi coricai e dormii benissimo. I
Dopo che ebbero doppiato un capo, apparve in fondo al golfo un va-
miei compagni di viaggio non ebbero la stessa fortuna. I pappataci si
unirono alle pulci e alle cimici, delle quali i loro letti erano pieni, e non dettero loro un momento di riposo. Passarono tutta la notte a gridare e a lamentarsi, e il locandiere a bestemmiare. Per fortuna avevo pagato la mia quota dalla sera prima; perché l’oste taglieggiò a meraviglia i miei compagni e fece loro pagare non so quanto per le candele che avevano consumato e per il rumore che avevano fatto. La cosa sarebbe andata ben oltre se si fosse accorto che avevano conciato le lenzuola dei loro letti in modo tale da aver bisogno di essere messe in bucato. Questo baccano produsse tuttavia qualcosa di buono: fu che il nostro oste andò a svegliare gli ufficiali sanitari per farci dare dei biglietti e costrinse i nostri piloti a partire più di un’ora prima dell’alba. Non ho mai visto un uomo più smanioso di sbarazzarsi di quelli che avevano alloggiato da lui. Partimmo, e per paura di fare cattivi incontri, rasentammo la costa il più vicino possibile, e arrivammo a Livorno giovedì 6 maggio 1706, prima di mezzogiorno 8. Questa visita occasionale per lungo tempo non si ripete fino a quando il pittore sassone Martini, in Toscana dal 1725 al 1745,in occasione di una sua visita a Viareggio in compagnia del nobile lucchese Giovan Battista Sardini, non ci fornisce una dettagliata descrizione per lo più di proprietà delle famiglie lucchesi, giace a dieci miglia dalla
mostra di esser stata più volte riparata. Castruccio la fece restaurare
città sulla riva del mare. Fa le veci di porto un canale dalle rive murate
con ogni cura e mantenere in buono stato per proteggere dai pirati le
che viene condotto al mare. Il pittore sassone descrive minuziosa-
barche che approdavano a quella spiaggia. Presso questa torre non si
mente la tecnica utilizzata per la costruzione dei moli in mare aper-
rileva alcun resto del vecchio Castel a Mare. La nuova Viareggio è stata
to con cassoni di tavole calafatate e riempite di ghiaia, di pozzolana
costruita intorno alla nuova torre e consiste principalmente di palaz-
e di calce a pronta presa, che con l’aumentare del peso affondano
zi che il Governo ed i nobili lucchesi hanno fatto innalzare insieme a
fino ad assestarsi sul fondo. Appena il cassone è pronto, si colloca-
molti magazzini9. Con la disinvoltura con la quale i viaggiatori forni-
no al suo esterno dei grossi scogli per difenderlo dalle mareggiate,
scono false notizie, ci racconta che Carlo V, di passaggio da Viareggio
oppure, come a Genova, si pianta una fitta palizzata a protezione.
prima di partire per l’Africa, aveva osservato che era un peccato che
Martini descrive anche il Castellaccio, una massiccia torre rotonda
la torre non fosse posta nelle vicinanze del mare e che per tal motivo
circondata da un fossato che in passato difendeva il porto canale.
i lucchesi avevano costruito la nuova torre sul mare destando la sua
Durante una successiva visita, compiuta insieme al cavalier Federico
meraviglia per tanta rapidità.
Trenta, visitò il vecchio castello, circondato da un fossato circolare at-
La nuova torre - prosegue Martini – sorge ora a quattrocento passi dal
tualmente quasi asciutto, dal quale si leva un alto muro rotondo che
mare perché il mare deposita sempre nuova terra. I tre fiumi, l’Arno, il
racchiude un ampio spazio sul quale sorge una massiccia torre roton-
Serchio e il Camaiore, portano seco molte materie che il mare scarica
da di pietre squadrate. Noi vi salimmo, non senza pericolo, con le scale
a terra e ne causa la crescita. Il terreno intorno a Viareggio si presenta
che il cavaliere aveva avuto cura di far portare. Nella torre trovammo
piatto e paludoso e poco coltivato, perciò nei sei mesi d’estate l’aria
una galleria rotonda, con forti volte, che correva tutto intorno, e che
è così poco salubre che vi restano quei pochi che proprio non hanno
M ARI S
dell’insediamento: Questa piccola località costituita da poche case,
MIR AB ILI A
Martilogio del molto Illustrissimo Officio d’Abondanza dell’Eccellentissima Repubblica di Lucca 1604, ASL, Offizio sulla Abbondanza 109
67
Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini
Le Marine lucchesi nella descrizione dei primi viaggiatori stranieri
Carta della Marina di Vioreggio XVII sec., ASL, Offizio sopra la Giurisdizione 142
68
dove andare, e spesso vi perdono la salute e la vita10. Di fronte a questo
terati divieti del Magistrato dei Segretari12. Si cominciano a costruire
quadro desolante parrebbe difficile capire perché Viareggio conti-
ville e palazzi, dietro il palazzo pubblico in via Pinciana ville di Alessan-
nui a svilupparsi, ma è necessario ricordare che verso la metà del Set-
dro Guinigi e Cesare Santini con giardini prospettanti il fosso, nella via
tecento vaste estensioni di terreno vengono bonificate e divise tra
Regia di contro all’Annunziata il palazzo di Teresa Gigli passato poi nè
i nobili, che vengono per controllare i propri affari e lucrano anche
Montecatini; e quasi di contro a sinistra della chiesa, l’altro palazzot-
sul taglio della macchia, e che il luogo non è privo di attrattive, come
to ricco di pietrami fabbricato nel 1752 da Silvestro e Antonio Partiti”.
racconta Martini: Nel mese di novembre, quando cominciano i primi
I Partiti erano una facoltosa e potente famiglia viareggina sulla cui
geli e le piogge purificano l’aria, molti cavalieri lucchesi si portano a
ricchezza correvano leggende simili a quelle sui Buonvisi a Lucca: se-
Viareggio per godere dell’aria fresca di mare. Più spesso vi si recano nel
condo la voce popolare tenevano i cavalli ferrati d’argento, e in casa
periodo di digiuno perché allora si pescano delicati pesci tra cui hanno
avevano una chioccia con i pitorini d’oro13. Sul fosso si affacciava la
speciale fama i piccoli totani che in nessuna altra parte sono così deli-
graziosa palazzina che apparteneva nel 1748 a Giovan Francesco Fa-
ziosi. Il totano pesa circa due libbre, non ha lische, è tutto pura carne;
nucci, comprata nel 1751 da Martino Bernardini, forse dopo la tempe-
usano rotolarli nella farina e friggerli in buon olio d’oliva.
sta che aveva investito la famiglia di Giovan Francesco, condannato
Ma oltre al totano – prosegue Martini - è ricercato il ragno, lo storio-
in contumacia come mandante dell’assassinio del sacerdote Giovan
ne, le sogliole catturate a Viareggio sono molto saporite, mentre sono
Domenico Agustinelli, ma più fortunata per la sua ubicazione, più
considerati ordinari la razza, le sardine ed altri pesci che chiamano frit-
grandiosa per sua costruzione era la villa di Ferrante Cittadella, con
tura . Bisogna aggiungere che, fuori dalla città di Lucca, non veniva-
un grande scalone esterno e un elegante colonnato14.
no rispettate le leggi suntuarie che obbligavano le donne, al di sopra
È al Martini che dobbiamo la descrizione, con grande dovizia di par-
dei quindici anni, a vestirsi rigorosamente di nero e a non portare
ticolari, dei ruderi romani presso Massaciuccoli: il pittore sassone
gioielli, e che a Viareggio, nel periodo della quaresima, e a Bagni di
ne fornirà un parziale rilievo a Giovanni Targioni Tozzetti che, pro-
Lucca, durante l’estate, si giocava molto d’azzardo, nonostante i rei-
venendo da Ripafratta, l’anno prima li aveva visitati dopo essersi
11
incantato ad ammirare lo splendido panorama che si godeva dalla
è composto di quasi tutte ville dei signori lucchesi, che sono disabitate, e
Foce di Massaciuccoli: Smontai da cavallo e salii sul Poggio a mano
tutta la sua popolazione non passerà li trecento abitanti. Vi sono anche
sinistra, per godere una bellissima veduta di tutta la Marina di Lucca,
vari magazzini. A Viareggio vi è la posta. Nel medesimo territorio vi sono
Pietrasanta e Massa, gran parte della Riviera di Genova, e grandissimo
due altri fossi per lo scolo delle acque della campagna nel mare, i quali
tratto di Mare15. Lo scrittore scozzese Tobias Smollet, nel suo viaggio
per essere il mare più alto, in vari tempi dell’anno e principalmente nelle
in Italia nel 1765, stanco di andar per mare, sceglie invece di sbarcare
maree degli equinozzi, nelle quali vi è un notevole flusso e riflusso nel
a Genova e di proseguire per Firenze via Pisa, cambiando i cavalli ad
mare toscano, sono muniti alla foce del mare di due pontoni fatti a an-
ogni stazione di posta, e così descrive il percorso: Dopo essere entrati
golo verso la parte del mare, i quali s’aprono verso il mare dimodoché la
nei territori toscani (Pietrasanta), ci siamo inoltrati in un nobile bosco
marea essendo bassa s’aprono da sé e scolano le acque, e la medesima
di querce di notevole estensione, che sarebbe apparso più gradevole se
marea essendo alta li riserra da sé senza che nessuno vi pensi. Da Via-
non avessimo avuto una paura maledetta dei ladroni. La penultima
reggio si va altre quattro miglia nel Lucchese attraversando un bosco
stazione di questa giornata di viaggio è nella cittadina di Viareggio,
di cerri e lecci tutto selvatico, il di cui fondo è tutto rena e paludi, senza
una specie di porto marittimo sul Mediterraneo, appartenente a Luc-
punto abitazioni, poi si trova la lapide divisoria fra il Lucchese e la pro-
ca. Le strade sono mediocri e la sistemazione è esecrabile. Non mi è
vincia di Pietrasanta17. Ritornato a Viareggio nel 1785, per una strada
parso vero di trovarmi in un’ottima locanda a Pisa, dove mi sono ripro-
invasa dal fango e dalla rena, il Granduca la trovò molto peggiorata,
messo una bella nottata di riposo e non sono rimasto deluso16.
la popolazione era diminuita e molte case erano state abbandonate.
Qualche anno dopo, il granduca di Toscana Pietro Leopoldo, che per
Quasi tutti gli abitanti avevano la febbre e su quattrocento persone
recarsi a Pietrasanta nel novembre 1768 aveva attraversato le mari-
ne erano morte più di cento. I soldati del corpo di guardia dovevano
ne lucchesi, in una relazione annotava: Viareggio, ch’è l’unico castel-
essere cambiati ogni quindici giorni. La causa dell’influenza delle
lo in tutto quel terreno e che venti anni addietro non conteneva che sei
febbri putride e biliose era stata attribuita ai mattoni fabbricati con
sole case, è in oggi un grande e bel castello situato sulla spiaggia del
la terra del lago di Massaciuccoli, ma in realtà dipendeva dai terreni
mare all’imboccatura del fosso detto di Viareggio, il qual fosso è molto
paludosi. La macchia che era verso il confine di Motrone, molto fitta
largo e conduce la maggior parte delle acque di quella campagna nel
negli anni passati, era stata quasi tutta tagliata e il legname rubato
mare, come anche le acque del lago di Massaciuccoli […]. Il castello poi
dai lucchesi e venduto ai pietrasantini18.
cura di), Rerum italicarum scriptores recentiores, II, Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e
Comtemporanea, Roma 1988, pp. 525 – 26. Sul molo costruito per lo sbarco di Carlo V si veda ASL, Acque e strade, 735.
2 C. Benzio, Viareggio: storia di un territorio. Le ma-
rine lucchesi tra il XV e il XIX secolo, Pisa 1986, p. 451.
3 C. Civitale, Historie di Lucca, cit., p. 527. 4 Il Journal venne peraltro pubblicato per la prima
volta nella seconda metà del Settecento; cfr. Jour-
nal de voyage de Michel de Montaigne en Italie, par
la Suisse et l’Allemagne en 1580 et 1581, T. III, Chez Le Jay, Paris, 1774, p.186.
Lenci, Corsari. Guerra, schiavi, rinnegati nel Medi-
per visitare Pietrasanta, descriveva il porto nelle
8 Voyages du P. Labat de l’Ordre de F.F. Prêcheurs en
del taglio delle macchia di Viareggio, per derubarlo
terraneo, Carocci, Roma 2006.
del denaro che conservava in casa, e condannato
sue Relazioni sul governo della Toscana, a cura di
Espagne et en Italie, Tome II, Aux dépens de la Com-
83 e 85.
1970, p.107.
9 Martini, pp. 382-3. 10 Ivi, pp. 281-2. 11 Ivi, p. 282. 12 C. Sardi, Vita lucchese nel Settecento, Maria Paci-
fatti in diverse parti della Toscana per osservare le
Générale dépuis les temps plus reculés jusqu’à nos
13 C. Sardi, Viareggio dal 1740 al 1820, Tipografia
16 T. Smollet, Travels through France and Italy, a
335.
14 Ivi, p. 8. L’Orsucci era stato accusato dell’assas-
Oxford 1990, p. 213.
Tirreno e in tutto il Mediterraneo a fare razzie e a
naio 1749, del sacerdote Agustinelli, amministra-
la Toscana, cit., pp. 107-8.
passaggio da Viareggio nel novembre del 1768
Arnaldo Salvestrini, II, Leo Olschki editore, Firenze
6 Su padre Labat, autore di numerosi racconti di viaggio spesso compilati su altre relazioni che gli permisero di descrivere paesi che non aveva mai
visitati si veda la voce nella Nouvelle Biographie
pagnie, Amsterdam 1731, pp.77-78.
ni Fazzi, Lucca 1968, p. 59.
in contumacia, per cui si veda ASL, Cause delegate,
15 G. Targioni Tozzetti, Relazioni d’alcuni viaggi produzioni naturali, e gli antichi monumenti di essa dal Dottor Gio. Targioni Tozzetti, T. I, Stamperia
granducale per Gaetano Cambiagi, Firenze 1768, p. 451.
Giusti, Lucca 1899, pp. 6-7.
cura di Frank Felsenstein, Oxford University Press,
7 Sui pirati barbareschi, che si spingevano nel
sinio deliberato e proditorio, nella notte del 19 gen-
17 P. L. d’Asburgo Lorena, Relazioni sul governo del-
catturare marinai e abitanti della costa, si veda M.
tore della società di nobili lucchesi che si occupava
jours, Firmin Didot, Paris 1857 sgg., vol. 27 col. 333-
18 Ivi, pp. 560-1.
M ARI S
1 G. Civitale, Historie di Lucca, in M. F. Leonardi (a
5 Così il granduca di Toscana Pietro Leopoldo, di
MIR AB ILI A
note
69
Roberto Pierini
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa L’Acqua, nelle diverse forme in cui si trova, ha rappresentato non solo l’elemento essenziale per la vita biologica del pianeta, quanto il principale fattore di condizionamento degli assetti naturali e soprattutto antropici cui sottende. Ad essa si deve attribuire il giusto peso per capire l’evoluzione della presenza dell’uomo sulla terra e le opportunità e le difficoltà cui esso si è trovato di fronte in secoli di lotta per cercare di governarla secondo le proprie esigenze personali e sociali. In particolare vogliamo qui prendere in considerazione la decisiva influenza che questo elemento ha avuto nella pianura costiera che va dall’emergenza rocciosa di Punta Bianca, presso la foce del fiume Magra, alle Colline Livornesi. Questa vasta area alluvionale è di origine geologica recente, si è formata negli ultimi millenni dalle deposizioni ghiaio-sabbiose originate dai fiumi che la solcano e si può suddividere da un punto di vista configurazionale nell’area Nord-occidentale, detta anche lunense-versiliese, che si presenta con una forma allungata parallela alla linea di costa e di modesta profondità, intorno ai 5-6 km dalla battigia del mare fino alle prime pendici delle Alpi Apuane, e nell’area Sud- occidentale che va da Viareggio fino a Livorno, di più ampie dimensioni e caratterizzata dalle profonde insenature del fiume Serchio (lucchese) e maggiormente dell’Arno (pisana) il cui cono di deiezione da Firenze si è spinto fin quasi al mare. La pianura è definita a Nord dalla catena delle Alpi Apuane, ricche di acque e di corsi d’acqua a carattere torrentizio, mentre più a Sud le Colline Pisane si presentano come formazioni isolate così come quelle livornesi, lasciando grandi varchi ai due corsi d’acqua che vi si sono insinuati per
ed interpreta questo fenomeno1. Si ipotizza che, negli ultimi due millenni, la linea di costa sia avanzata da 1,5 a 3 km, a seconda della sezione territoriale che si consideri. Il fenomeno deriva principalmente dall’apporto solido dei fiumi e dei torrenti verso il mare, e dal gioco delle correnti marine che trasportano il materiale in sospensione per andare a depositarlo sulle spiagge. Le alterazioni, naturali o artificiali della linea di costa modificano significativamente il fenomeno; in generale si nota come a monte delle dighe foranee, rispetto al verso delle correnti di apporto, si crei nel tempo un accumulo di sabbia: ad esempio la diga del porto di Viareggio ha determinato una consistente variazione della linea di Giovan Domenico Buonori Carta Topografica dello Stato di Lucca,1782, ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 3, 167
battigia con avanzamento della spiaggia di levante (che intercetta le deposizioni fluviali provenienti dall’Arno e dal Serchio) rispetto a quella di ponente2. L’altro esempio speculare è rappresentato dalla diga del porto di Carrara che presenta analogo andamento, ma all’opposto mostra un avanzamento nel tempo della spiaggia di ponente e, addirittura, l’erosione della costa massese che si spinge fino al Cinquale. Per completare queste brevi considerazioni non va sottaciuto il ruolo del vento e delle mareggiate, che soprattutto nel passato hanno con-
MIR AB ILI A
mare, creando ampie zone alluvionali che hanno avuto molte difficoltà a consolidarsi, tanto che vi è un’ampia bibliografia storica che descrive
M ARI S
raggiungere il mare. Tutta l’area è caratterizzata dalla mutabilità della linea di costa che nei secoli passati è avanzata costantemente verso il
71
Roberto Pierini
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa
Giuseppe Natalini Pianta della Cateratta da farsi allo sbocco della Fossa Trogola, 1755, ASL, Acque e Strade 735, 21
72
tribuito alla creazione di quel vasto territorio umido, fatto di sabbie
Apuani fino all’affermazione dell’impero romano, che la colonizzò
e “arene”, in continuo scambio biologico tra l’ecosistema marino e
allo scopo di controllare la sicurezza della via Emilia che la percorre-
quello lacustre, caratterizzato dai tomboli e dalle lame d’acqua che
va a ridosso dei primi rilievi collinari. A questa importante frequen-
spesso si sono create a seguito della chiusura dello sbocco al mare,
tazione (il territorio viene inserito per la prima volta in modo stabi-
per la ricerca di nuove foci per i fiumi, torrenti e fossi che scendono
le in un sistema di collegamenti via terra europei) sono associabili
dalle vicine montagne e colline. Questa situazione geo-morfologi-
numerosi e significativi ritrovamenti antichi posti nell’area di Quer-
ca ha condizionato in modo determinante la presenza dell’uomo in
ceta in Versilia e altri ancora nell’area sopra il lago di Massaciuccoli
questa lunga striscia di pianura e, a sua volta, ne è stata condizionata
(villa e terme) ove erano localizzati piccoli presidi posti a garantire
durante i millenni di storia di cui si ha notizia, costituendone il princi-
la sicurezza sul percorso da Massa verso Lucca. La colonizzazione ro-
pale fattore insediativo.
mana ha lasciato nell’area di Querceta tracce consistenti nel reticolo
Le notizie che si desumono dagli studi geografici, storici, archeolo-
idraulico, stradale e sulle confinazioni delle proprietà che sono iden-
gici e geologici ci fanno dedurre che questa pianura, nella parte più
tificabili a tuttoggi nella centuriazione romana, testimonianza della
antica, è stata frequentata inizialmente dagli Etruschi e dai Liguri
cura del territorio messa in atto dai coloni4. Rimane così accertata la
3
presenza di antiche sistemazioni idrauliche confermate anche nella Tabula Peutingeriana, cartografia in forma di ideogramma risalente al periodo romano-imperiale che riporta, come si legge in una sua copia medievale, la presenza di opere di bonifica idraulica con il toponimo di “Fosse Papiriane” poste al di sopra di una vasta area paludosa identificabile con buona approssimazione in quella’area di pianura che va da Luni a Livorno, e più precisamente nel triangolo che va da Massa (Taberna Frigida) a Lucca (Luca) e Pisa (Pisis)5. La colonizzazione romana si era preoccupata di garantire il mantenimento delle condizioni ambientali necessarie al funzionamento della vita sociale organizzata, fino a quando l’impero mostrò segni di decadenza e il territorio iniziò a essere abbandonato. Gli abitanti tesero a rinchiudersi nei nuclei fortificati della collina nei quali ci si poteva difendere più facilmente dal disordine amministrativo dilagante che incoraggiava gli attacchi dei popoli barbari e le loro scorrerie. L’abbandono del territorio venne pagato in termini di riconquista della pianura da parte delle paludi e con l’inghiottimento delle strade e delle altre opere di bonifica realizzate durante la dominazione alterne vicende fino intorno all’anno mille, quando l’attività econo-
re, galeotte, cocche, liuti, barche e barcarozzi6. In realtà la presenza
mica delle campagne tornò ad essere praticata e la cura del territorio
del porto di Motrone sembra possa essere fatta risalire fin dai primi
ad essere finanziata dalle comunità locali che nel frattempo si erano
secoli dopo Cristo, quando questo presumibilmente veniva adope-
costituite stabilizzandosi intorno ai poteri feudali, i quali si alleava-
rato dalla famiglia romana dei Mutroni7; infatti, all’altezza dell’at-
no a seconda delle convenienze con i potentati maggiori.
tuale via Aurelia, sono stati casualmente ritrovati, durante lavori di
Dal punto di vista dei collegamenti esistenti nell’area si ha notizia
ristrutturazione di una casa, dei basamenti che sono attribuibili agli
del porto-attracco posto in località Motrone alla foce dei fossi Bac-
antichi moli muniti di anelli in bronzo per l’ormeggio dei bastimenti.
catoio e Sala (Versilia), ove si trovava una torre lignea di osservatorio
La decadenza del porto canale di Motrone avvenne dopo il XV secolo
e difesa che fu conquistata più volte nella contesa armata fra Lucca,
con il passaggio di Pietrasanta sotto il definitivo controllo di Firenze
Genova, Firenze e Pisa che si sviluppò dal XII secolo fino al XV secolo,
e lo sviluppo impresso dalla città di Lucca all’area viareggina e al suo
quando passò definitivamente sotto il dominio di Firenze. La contesa
porto canale, fino ad allora poco usato per le difficili condizioni del
per il porto di Motrone è indicativa dell’importanza di questo scalo
retrostante terreno acquitrinoso che lo caratterizzava.
per l’economia degli stati che vi ambivano e che, attraverso di esso,
La politica lucchese considerava essenziale mantenere la propria
potevano commerciare marmi, olio, ferro, minerali, sale e bestiame,
autonomia economica, e, per far ciò, doveva assicurarsi l’esercizio
con le località interne di Seravezza, Pietrasanta, Lucca, Pistoia e a
dei propri commerci e i necessari approvvigionamenti alimentari.
volte Firenze; mentre per mare i natanti potevano raggiungere Tala-
Queste esigenze potevano essere assicurate soltanto con l’accesso
mone, Piombino, Genova, L’Elba, la Sardegna, la Corsica, la Provenza,
al mare, essendo le vie marittime il migliore e più usato sistema di
le isole Baleari e Barcellona. Il naviglio usato per i percorsi marittimi
trasporto a lunga percorrenza di quel periodo. Sull’area viareggina
poteva arrivare anche fino a 200 ton. di stazza e comprendeva gale-
vennero dunque fatti numerosi investimenti, sia direttamente sul-
M ARI S
romana che non vennero più curate a sufficienza. Tutto ciò durò con
MIR AB ILI A
Disegno di Viareggio 1690, Offizio sulle Differenze di Confine 567, 242
73
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa
Roberto Pierini
74
lo sbocco al mare per garantire maggiore agibilità, sia sulle paludi
dizi che l’attività di trasporto via acqua era frequentemente eserci-
interne per renderle asciutte e coltivabili. A tal fine, alla metà del sei-
tata nell’area 9.
cento fu realizzata una rete di canali di scolo che dovevano limitare
Nel cinquecento, dopo una lunga serie di conflitti che avevano coin-
l’estensione del lago di Massaciuccoli delimitandone il perimetro, e
volto tutta la costa, si giunse ad una stabilizzazione politica dell’area
che nello stesso tempo creavano l’opportunità per il trasporto più
con la definizione di un assetto generale del territorio che vedeva i
agevole delle merci fino ai porti lacustri esistenti sulla riva sotto-
Cybo a Massa, fino a Montignoso, dove cominciava il dominio di
monte. Le costruzioni presenti in Viareggio, in quel periodo, erano
Lucca che aveva mantenuto il porto di Viareggio, pur avendo perso
per lo più di dominio pubblico a cura dell’Ufficio dell’Abbondanza o
Pietrasanta (divenuta Vicariato fiorentino) e, infine, il vasto territorio
date a livello, si tratta prevalentemente di magazzini per il ricovero
del Granducato di Toscana, che aveva definitivamente sottomesso
temporaneo delle merci, da cui si può notare la rilevanza dell’impor-
Pisa e controllava il territorio dal Lago di Massaciuccoli in poi.
tazione di grano saraceno dalla Sicilia.
Firenze, con la sottomissione di Pisa nel quattrocento, promosse il
Le vie di comunicazione esistenti, oltre a quelle d’acqua, erano:
ripristino dell’importanza dell’antico scalo della città della torre, che
• la via che da Viareggio in rilevato giunge all’osteria di Montramito,
dopo la battaglia della Meloria era decaduto, e fortificò e ampliò lo
e da qui, allacciandosi alla via Francesca proveniente da Pietrasanta,
sbocco al mare che doveva divenire il porto di Livorno.
si porta a Lucca attraverso le valli delle colline di Massarosa toccan-
La sistemazione dei territori del litorale da parte del Granducato di
do i nuclei insediati sulle colline fin dall’epoca romana.
Toscana ebbe particolare impulso nel XV secolo, sotto il Duca Cosi-
• La via che da Pietrasanta porta a Pisa (detta via Regia o via Roma-
mo I, che promosse molti miglioramenti idraulici e stradali. In par-
na nel viareggino e via Pietrasantina nel Granducato) che segue, da
ticolare in Versilia fu fatto un canale nuovo per deviare il corso del
Motrone in poi, il percorso costiero fra macchie spontanee, dune e
Fiume di Sala (oggi Versilia) verso Ovest utilizzandolo per effettuare
acquitrini, irto di pericoli per la presenza di briganti e per la necessità
colmate nell’area delle paludi del Moragno e del Trebbiane.
di usare il passaggio di barca del fiume Serchio a Albavola. L’uso delle
Altri lavori furono fatti nel capitanato di Pietrasanta per sistemare il
vie d’acqua interne per trasportare uomini e soprattutto merci, oltre
torrente Beccatoio, il Fiumale che dal lago di Porta Beltrame andava
che richiamato in molti documenti, si può dedurre da una serie di in-
al mare, gli sciali sotto Pietrasanta e altri ancora. Nel territorio pisano
dizi storici. Intanto la via del mare si rivelava poco sicura per le imbar-
il Granduca decise la costruzione del canale navigabile di Ripafratta,
cazioni medio piccole a causa della guerra di corsa o di pirateria che
fra il Serchio e l’Arno (1560-74), al fine di migliorare il trasporto delle
imperversava sulle coste tirreniche, inoltre le condizioni delle strade
merci, e il canale navigabile dei Navicelli che serviva a collegare i vec-
non erano adatte al trasporto di grossi carichi di merci, così si prefe-
chi cantieri navali pisani, all’uopo ripristinati, con il porto di Livorno
riva utilizzare i numerosi canali navigabili che potevano consentire,
poiché la bocca d’Arno era interrata e non consentiva il transito di
usando un naviglio adatto, leggero e a fondo piatto, di raggiungere
navi di grosso tonellaggio. Questa operazione fu fatta anche a segui-
molte località dell’interno da un lato fino a Lucca, e dall’altro fino a
to della costruzione di nuove galere per l’ordine di Santo Stefano, po-
Pisa8. La navigazione interna lungo i canali, seppure mai così svilup-
sto a difesa della costa dalle continue invasioni piratesche10. A quel
pata come in altre parti d’Europa a causa delle caratteristiche dei
punto non sussisteva più interesse a tenere in efficienza l’attracco di
corsi d’acqua che in questo territorio hanno un carattere torrentizio
Motrone, che lentamente decadde. Il porto versiliese, anche a causa
con portate molto diverse a seconda delle stagioni, era tuttavia fre-
dell’apertura della via di Marina verso il nuovo scalo dei marmi pres-
quente nei periodi di pioggia, quando le strade divenivano pantani
so l’attuale Forte dei Marmi, non fu più usato, se non per la difesa
intransitabili e il fitto reticolo dei canali e degli stagni si gonfiava e
della spiaggia dalle incursioni piratesche tramite il fortilizio con la
consentiva di spostarsi abbastanza facilmente, anche con le barche
torre di avvistamento. È interessante a questo proposito osservare
più grandi, su tutta l’area di costa. Vi sono in proposito numerosi in-
come Firenze si preoccupasse di rendere più sicuri i propri territori
stanti Viareggio. Fu costituita la Maona, società a capitale privato
navicelli, posti sulla costa e sulle colline retrostanti, in grado di co-
controllata dall’apposito Offizio, con lo scopo di bonificare l’area fra
municare fra di loro con sistemi di segnalazione ottica e sonora, col-
Montramito e la sponda settentrionale del lago di Massaciuccoli
legati ad un corpo di cavalleggeri che perlustrava la spiaggia da un
rendendola coltivabile.
forte all’altro11. A Viareggio, ove esisteva fin dall’XI secolo una torre
Dalla Maona fu costruita una nuova fossa, detta appunto della Mao-
di guardia, la Repubblica di Lucca, dopo la definitiva perdita di Mo-
na, che collegava il Lago di Massacciuccoli con il Laghetto di Montra-
trone, cercava di costituirsi un autonomo sbocco al mare: i lucchesi
mito, il quale poi si riversava nella fossa della Selice che confluiva in
avevano necessità, per incrementare i loro commerci, di un efficien-
mare. Nell’opera di colonizzazione di Viareggio ebbero un notevole
te scalo commerciale, pertanto decisero di bonificare le paludi retro-
peso i lavori di consolidamento del porto mediante la creazione di
MIR AB ILI A
costituendo un vero e proprio sistema di fortilizi di avvistamento dei
M ARI S
Leonardo Ximenes Pianta del Porto di Viareggio 1777 circa, ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 2
75
Roberto Pierini
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa
Mappa d’aviso delle Campagne Laghi Paduli Lucchesi 1779 circa, ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 3
76
nuove darsene e allungamento delle dighe foranee; tuttavia un se-
liche l’area fra la fossa Burlamacca e il monte. Gli argini costruiti per
gno forte di questa volontà fu la costruzione nel 1543 di una nuova
impedire l’allagamento di questa zona ebbero però l’effetto di far
possente fortificazione detta torre Matilde, in omaggio alla sovrana
sollevare la quota del Lago e provocarono allagamenti a Est, nella
che la promosse. I lavori di sistemazione idraulica procedevano sen-
parte Fiorentina, tanto che l’argine a sbarramento dell’imbocco del
za sosta, fu ripreso un vecchio progetto, già proposto nel XIII secolo,
Burlamacca dalla parte del lago fu demolito, impedendo l’ulteriore
per deviare il Serchio nel Lago di Massaciuccoli, dandone incarico a
prosciugamento di quelle aree. La repubblica lucchese tuttavia pro-
Niccolino Rossetti, ingegnere idraulico genovese, che eseguì un ar-
seguì i lavori di bonifica in tutta la costa paludosa di sua proprietà,
gine per prosciugare le terre tra le pendici montane e l’argine stes-
realizzando nuovi canali e rafforzando le arginature esistenti. Si ha
so. Nel 1577 l’Ingegnere olandese Guglielmo Raet de Bolbuc realizzò
notizia infatti che Orazio Vannucci, imprenditore, costruisse nel 1612
un nuovo progetto che consisteva nello scavare nuove fosse, fra cui
una fossa da Bozzano alla Burlamacca, detta fossa Cava, per traspor-
quella detta delle Quindici (braccia), per la sua larghezza, che serviva
tare blocchi di pietra al mare; questa realizzazione, convogliando le
a collegare il Lago con la fossa Selice e prosciugare con pompe idrau-
acque circostanti, ebbe l’effetto di prosciugare i terreni adiacenti.
A proposito della presenza di canali per il trasporto di merci e per-
Descrizione del fiume Arno e suoi Confini dal Pontadera fino alla Marina di Pisa copiata dal Natalgiuseppe Vichi, 1713, ASF, Capitani di parte Guelfa, XV/17
sone, l’esame della Carta Geografica della serenissima Repubblica di Lucca. Redatta da Giuseppe Ma. Serantoni, Frate Agostiniano, nel 1744 per l’Uffizio di Sanità, rivela aspetti relativi alla mobilità sulle acque interne. Si notano, a sinistra della fossa detta Della Selice, subito al di sotto della via Francesca, le indicazioni delle fosse dei Porti di Mommio e di Corsanico. A destra si notano invece le indicazioni delle fosse dei Porti della Pieve e di Massarosa e ancora la fossa detta Cava delle Pietre 12. Dalla presenza di questi toponimi, oltre che da notizie presenti in documenti dell’Archivio Storico di Lucca, si possono desumere le attività di trasporto delle merci e delle derrate alimentari fra questi abitati e il mare, oltre ai trasporti relativi ai materiali da costruzione quali l’escavazione della sabbia silicea e dei blocchi di pietra, che si dovevano sviluppare su queste vie d’acqua fin dai secoli precedenti. Ancora dalla carta delle Chiuse della Maona13 si può rilevare che dalla cava di sassi in località Col Sereno, presso Corsanico, vi era stato fatto un canale detto fossa della Sassaia, che si collegava alla fossa Farabola per giungere fino al porto canale di Viareggio, evidentemente al fine di effettuare via acqua il trasporto dei sassi cavati in quel sito che servivano sia per la costruzione di fabbricati che per le opere idrauliche relative all’ampliamento del porto (per la costruzione delle dighe foranee si usavano cassoni in legno, abbondante nelle macchie, riempiti di pietre)14. Da una relazione di viaggio del ‘700 in Toscana, scritta da Georg Martini, naturalista, si legge che a Viareggio esisteva un’importante stazione di posta in cui confluivano i corrieri provenienti dalla Francia e dalla Spagna diretti fino al Porto di Formica a Porta S. Pietro. Viceversa, Lucca attraverso
in rada, mentre le feluche e i navicelli vi possono entrare. Spesso le
questa via d’acqua esportava olio di oliva in molti paesi del mediter-
merci, costituite da grano e altri cereali, riso, sale, tabacco e perfino
raneo. Nel settecento i progressi della scienza e della tecnica diedero
marmo, vengono scaricate nei magazzini del porto e da lì, attraverso
maggiore impulso all’opera di risanamento delle coste intrapresa
piccole barche, risalgono il canale Burlamacca fino al porticciolo del
dagli stati massesi, lucchesi e pisani nei secoli precedenti. Furono
lago di Massaciuccoli per essere infine condotte a Lucca via terra15.
elaborati progetti e realizzate opere idrauliche tese alla bonifica dei
Da questa stessa relazione si evince inoltre che Lucca teneva com-
territori che, man mano che venivano conquistati, erano messi a
merci anche con il porto di Livorno, da dove sete, zucchero, spezie e
coltura per le produzioni cerealicole di vario tipo. Credo che ciò che
simili provenienti dall’oriente, attraverso il canale di Navicelli giun-
sarebbe interessante approfondire sia da un lato il tipo di conduzio-
gevano nell’Arno a Pisa e di qui, risalendo il fiume, si portavano al
ne agraria che le diverse amministrazioni statali hanno promosso e
lago di Bientina da dove, attraverso un canale di 6 km, giungevano
realizzato nei territori delle comunità locali, e dall’altro la gestione
MIR AB ILI A
vole per le navi di un certo tonnellaggio che preferiscono rimanere
M ARI S
a Roma. Il viaggiatore rileva poi che il porto canale risulta poco age-
77
Roberto Pierini
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa
Giuseppe Natalini Pianta della Fossa di Viareggio, 1733, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 9
78
del processo di espansione dei nuclei urbani a danno delle macchie
l’area umida del Giardo ci si poteva recare verso la foce del fiume di
e delle pinete che nel frattempo l’uomo stesso aveva impiantato.
Camaiore, che attraverso la fossa pisana era in comunicazione diret-
Questo percorso storico ha avuto come risultato quella nebulosa di
ta con la fossa Burlamacca. Dalla fossa Burlamacca era agevole spo-
fabbricati sparsi su gran parte del territorio e caratterizzati da punte
starsi all’interno di una vasta area umida che serviva molti approdi
di alta concentrazione che noi oggi possiamo osservare sotto forma
e vedeva il lago di Massaciuccoli come terminale e centro di smista-
di città e di paesi. Tuttavia, in questa sede mi limiterò a fare alcune
mento di molti canali. Dal lago, attraverso il padule di Valdistrat, il
considerazioni conclusive.
padule del Bellino, la fossa della Barra e quella della Barretta, ci si
Le cartografie mostrano che dalla fine del IV al XII secolo l’area di
poteva immettere nel Serchio. Risalire il Serchio fino a Lucca era ab-
costa era pervasa da un sistema umido costituito da fiumi, torrenti,
bastanza semplice e a Ripafratta ci si poteva immettere nel canale
canali, lame e specchi d’acqua che, seppur inseriti in sistemi di con-
della seta e delle terme giungendo fino a San Giuliano e di lì a Pisa.
duzione amministrativa diversa, avevano interfacce comuni e co-
Giunti nall’Arno si poteva scendere al porto di Livorno attraverso il
municavano tra di loro. Ciò avveniva in modo assai diffuso utilizzan-
canale dei Navicelli, o risalire fino al palude del Bientina dal quale era
do la rete costituita dalle vie d’acqua che consentiva di spostarsi dal
possibile raggiungere Lucca. L’osservazione degli eventi successivi ci
lago di Porta Beltrame attraverso un sistema di fossi locali: Oncino,
porta a concludere che questo vero e proprio sistema di aree umide,
Trebbione, Moragno etc., fino al Porto di Motrone. Di qui attraverso
unitarie in natura, in realtà era percepito e gestito dagli stati preu-
Viareggio 1752, ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 45, 1
nitari come singole parti funzionali alle economie locali, perdendo
fortunatamente ancora i residui di molte aree umide e dei canali che
di vista le opportunità che alla fine del settecento, alle porte della
sono serviti per le bonifiche, credo che questi ambienti, oggi unici,
rivoluzione industriale e tecnologica, poteva avere questo vero e
costituiscano da un lato “segni” irrinunciabili e dall’altro ancora una
proprio potenziale sistema di trasporto. Il seguito è noto, la bonifi-
nuova opportunità di mobilità: realizzare con la dovuta attenzione
ca ha incrementato l’uso antropico di questi luoghi, sono nate case,
all’ambiente un sistema di percorsi ciclabili lungo le loro sponde sa-
fabbriche, ferrovie, strade etc. e il trasporto fluviale moderno sem-
rebbe un modo per farli conoscere, tutelarli e valorizzarli.
2 L’esame della cartografia storica dell’Istituto
idraulica indicate con il toponimo di “Fosse Papi-
merci, idee dagli etruschi ai Medici, Skira editore,
1 G. Inghirami, La toscana costiera, Cartografia,
delle carte edite nel 1878 e nel 1928, si possa facil-
di Massarosa.
11 R. Pierini, Il sistema difensivo della Versilia stori-
1830; R. Toniolo, Le variazioni storiche del litorale
toscano fra l’Arno e il Magra, in “Atti del X Congresso Geografico Italiano, Milano 1927; D. Albani,
Indagine preventiva sulle recenti variazioni della linea di spiaggia delle coste italiane, Anonima Ro-
mana Editoriale, Roma 1933; D. Albani, A. Griselli e A. Mori (a cura di), Le spiagge toscane, Roma 1940; R. Mazzanti, M. Pasquinucci, L’evoluzione del litorale lunense-pisano fino alla metà del XIX secolo, in “Bollettino della Società geografica Italiana” X vol.
XII 1983; R. Pierini, Il Fiumetto. Idee per un recupero ambientale, Il testimone, Lucca 1996.
Milano 2003.
Geografico Militare ci mostra come, dal confronto
riane” poste approssimativamente sotto le colline
mente rilevare che, a seguito della costruzione del
6 D. Taddei, Le Focette, Storia di un territorio, ETS,
50 anni, di oltre 250 metri. In altri termini con una
7 M. Lopes Pegna, Versilia Ignota, Editoriale Tosca-
Pontadera fino alla Marina di Pisa, copiata da Na-
3 N. Lombardi, Alcuni toponimi antichi della To-
8 M. Piloni, Pietrasanta e i pericoli di incursioni bar-
pitani di Parte Guelfa XV/17.
molo di levante, la spiaggia sia avanzata, in circa deposizione media di 5 metri l’anno.
Pisa 2005.
ne, Firenze 1958.
scana Nord-occidentale. Primi spunti di ricerca, in
baresche sulle spiagge della versilia, in “Rivista di ar-
versilia Storica, XII – 2000.
9 P. Pelù, Motrone di Versilia porto medievale, Pe-
ca, in “Pagine”, Salerno 1994.
12 Descrizione del Fiume Arno e suoi Confini dal
talgiuseppe Bichi, 1713, cartografia 73x45, ASF, Ca-
13 ASL, Maona 45, Carta delle chiuse che stava af-
“Studi Versiliesi” Istituto Storico Lucchese, Sezione
cheologia e storia del costume”, Aprile/Giugno 1977.
4 Studi Versiliesi. 5 La Tabula Peutingeriana del periodo romano-im-
trarte, Pietrasanta 2005.
soni, depositati presso l’ASL.
La città, il fiume, il mare, la campagna, in M. Tangheroni (a cura di ), Pisa e il Mediterraneo. Uomini,
parco di Migliarino S.Rossore e Massaciuccoli, La
vale della stessa, la presenza di opere di bonifica
periale riporta, come si legge in una copia medie-
10 E. Fasano Guarini, Pisa nel Cinquecento mediceo.
fissa nell’Archivio Pubblico XVIII 70x102.
14 Cfr. i numerosi disegni di progetti di dighe e cas15 P. L. Cervellati G. Maffei Cardellini (a cura di), Il
storia e il progetto, Marsilio, Venezia 1988.
MIR AB ILI A
note
M ARI S
plicemente non è mai sbocciato, anzi ne è stato travolto. Rimangono
79
Antonella Arrighi
Gli Offizi delle Marine Lucchesi Nello Stato Lucchese col toponimo Marine Lucchesi o Terre di Marina si comprendeva la regione che si affacciava verso il mar Tirreno 1. Caratterizzata dalla eterogeneità morfologica, comprendente i rilievi collinari, la palude e la spiaggia, l’intera regione rappresentò una risorsa essenziale per lo Stato di Lucca: lo sbocco al mare. Intorno al sec. XI la costa, essendo luogo di facili approdi di nemici e corsari, e la palude, infestata dalla malaria, erano pressoché disabitate se non presidiate da alcuni fortilizi e torri in legno. I rilievi collinari erano in realtà l’unica zona antropizzata delle citate Terre di Marina. Il versanti delle colline prospicienti il mare erano soggetti agli stessi disagi sia della palude, in quanto risentivano degli influssi dell’aria malsana, sia della costa subordinata alle invasione nemiche che si addentravano sino all’entroterra. Ciò nonostante le colline favorirono l’insediamento umano. In epoca medievale le colline di Massarosa e Camaiore furono prescelti come luoghi di vita per ragioni sia di difesa sia igieniche. E precisamente vi sorsero castelli, rocche, borghi, pivieri ed altre costruzioni in muratura che potevano garantire la sicurezza agli abitanti. Inoltre furono costruiti condotti idrici e vie di comunicazione necessarie al collegamento tra la periferia ed il centro dello Stato. Le risorse morfologiche e naturali, come la tipologia di suolo e le varie specie di flora, furono di sicuro un altro incentivo importante all’antropizzazione dei rilievi collinari.
In età comunale le Terre di Marina furono oggetto di scontri bellici e controversie politiche tra Lucca e gli Stati confinanti: Pisa, Firenze, Modena etc. spinti dalla conquista o dalla espansione verso un’area geografica che garantisse uno sbocco al mare 2. La Repubblica di Lucca, costituitasi nuovamente dopo la parentesi della Signoria di Paolo Guinigi cacciato dal moto del 15 agosto 1430, riuscì ad avere stabilità politica solo nel 1521 per aver ottenuto la protezione di Carlo V di Francia. Il Lodo di papa Leone X assegnò nel 1513 i castelli di Pietrasanta e di Motrone allo Stato fiorentino verso il quale Lucca serbò rancore per secoli diValentino Valentini Disegno per la Casa di Sanità (particolare), 1748, ASL, Acque e Strade 736, 1
venendo consapevole della definitiva perdita, e di ogni speranza, a riconquistare quei territori costieri. E pur perdendosi nella notte dei tempi la conflittualità fra Pietrasanta e Camaiore, allora il più ricco e popolato centro del contado lucchese, a causa del Lodo del Papa mediceo i dissapori si acuirono con continue rappresaglie fra gli abitanti dell’una e dell’altra città. Tutto ciò comunque non alterò la situazione storica e la Repubblica di Lucca dovette comunque rassegnarsi al fatto di essere spogliata di quelle terre, fertili e decisive per la stabilità militare dei suoi confini.
MIR AB ILI A
necessarie alla collettività.
M ARI S
Delle Terre di Marina le colline, per i numerosi vantaggi sopra menzionati, furono in origine l’area geografica più ricca di risorse e di strutture
81
Antonella Arrighi
temazzori, Bozzano, Pieve a Elici, Montigiano, Stiava, Bargecchia,
Bernardino Zendrini Relazione che concerne il miglioramento dell’Aria, e la riforma di quel porto con una Appendice intorno gli effetti delle Macchie, per rapporto all’alterazione dell’aria, (particolare), 1736 ASL, Q 389
Corsanico, Mommio e Pedona; l’8 luglio 1584 venne poi aggiunto Valpromaro. Della Vicaria faceva parte anche Viareggio che all’epoca era un piccolo nucleo di capanne, quasi inesistente alla metà del ‘500. L’estensione territoriale della Vicaria rimase infatti immutata sino al 1617, data in cui si costituì la Vicaria di Viareggio alla quale vennero annessi Corsanico, Bargecchia, Stiava, Pieve a Elici, Bozzano e Mommio. Alla Vicaria di Camaiore, per riequilibrare la perdita di tali frazioni, vennero aggregati S. Lorenzo Orbicciano, S. Giorgio Orbicciano, Fibbiano Montanino, Sensana, Antigiana, Casciana di Monsagrati, Bozzana di Monsagrati, Scilivano, S. Martino in Freddana e S. Michele in Colle. Privilegio dei Canonici di S. Martino in Lucca erano molte località dell’area meridionale delle Marine lucchesi. L’origine di tale privativa risaliva al 932, quando re Ugo di provenza e suo figlio Lotario donarono ai canonici della cattedrale la curtis di Massagrausi; poi confermata da Arrigo VI, con il diploma pisano del primo ottobre 1183, e ribadita dall’imperatore Federigo II con altro diploma del 1226. L’originario nucleo della citata curtis si ampliò nel corso del tempo con i castelli di Massarosa e di Fibbialla, le “ville” di Gualdo, Montigiano e Rice-
Gli Offizi delle Marine Lucchesi
tro, poste sui colli che separano la valle della Freddana dalla pianura
82
Dal secolo XVI le Marine Lucchesi furono pertanto dominio indiscus-
costiera. All’accrescimento patrimoniale seguiva il rafforzamento
so della Repubblica di Lucca ed i confini geografici – politici delle
giuridico del privilegio sulla Juria del Capitolo. In definitiva la signo-
stesse erano così delimitati:
ria ecclesiastica a mano a mano che costituiva il proprio patrimonio
• a meridione dal nucleo abitato di Massaciuccoli, da una porzione
immobiliare, le più volte concesso in locazione o a privati o a sogget-
del lago omonimo e dalla fossa poi detta della Bufalina, oltre i quali
ti pubblici, deteneva pure antichi diritti giuridici rivendicati spesso
iniziava il territorio pisano appartenente al Granducato di Toscana;
nella sede forense.
• a settentrione dal borgo di Monteggiori, al di là del quale vi era Pie-
Altra grande difficoltà fu rappresentata dal lago di Massaciuccoli
trasanta, annesso Granducato di Toscana;
che al momento della costituzione della Repubblica apparteneva a
• a occidente dal mar Tirreno;
privati tra i quali vi figuravano i Guidiccioni, una delle famiglie più
• a oriente dai versanti collinari che declinano verso la così detta pia-
rilevanti nella Lucca del ‘500. Ai privati quindi dovevano essere pa-
nura delle Sei Miglia.
gate le gabelle per il transito delle merci che caricate su particolari
Ma sin dall’inizio il governo delle Terre di Marina costituì un’ardua
barche, attraverso le fosse, venivano trasportate dalla costa sino al
impresa per la Repubblica di Lucca dovendo affrontare numerose
porto di Massaciuccoli poi di qui, via terra, raggiungevano la città di
questioni talvolta delicate sia politicamente sia economicamente.
Lucca. Ai privati spettavano quindi molti proventi derivanti dalla ge-
Il centro di Camaiore divenne sede della Vicaria, costituita sin dal
stione del lago di Massaciuccoli e ne restarono i proprietari ancora
1410 dalle seguenti unità territoriali: Camaiore, Pieve di Camaiore,
per molti secoli.
Nocchi, Torcigliano, Gombitelli, Migliano, Puosi, Montemagno, Pon-
Le Marine lucchesi presentavano, oltre alle situazioni sopra enun-
ciate, problemi direttamente connessi alle criticità del territorio
Bernardino Zendrini Pareri intorno al taglio della macchia di Viareggio, (particolare), 1739 ASL, Q 389
rappresentate dalla bonifica, dalle vie di comunicazione, dai confini, etc. Per affrontare e risolvere la complessità di tali difficoltà lo Stato istituì alcuni Offizi per le Terre di Marina. Gli Offizi erano organismi istituzionali costituiti dal Consiglio Generale per il governo del territorio. Mentre le Vicarie avevano una attribuzione giuridico – amministrativa, gli Offizi, detti anche “Uffici”, avevano in realtà il compito di gestire ed amministrare un particolare aspetto della vita pubblica dello Stato 3. A capo di ogni Offizio vi era una commissione costituita da un numero variabile (da tre a sei sino a dodici) di membri nominati dal Consiglio Generale e scelti fra le famiglie più importanti della Repubblica. Dalla metà del ‘500 la carica di commissario degli offizi è contesa anche da famiglie non nobili ma prestigiose come quelle dei notai. È nel 1551 che ser Michele Serantoni, notaio più autorevole della città, apre la strada ai suoi colleghi entrando nel gelosissimo Ufficio dell’Abbondanza, ove sino ad allora avevano seduto solo i maggiori mercanti. Ma oramai il principio è varato e nel 1556 i tre membri dell’Ufficio sulla religione sono tutti e tre notai 4. Ma questa apertura sociale verso l’accesso alle cariche pubbliche avrà vita breve. dell’Offizio, nonché gli incarichi che dovevano essere svolti da ogni
ti col nome di riforma martiniana, era finalizzata all’inserimento o
commissione. Il compito principale di ciascun Offizio era quello di
all’esclusione dalla vita pubblica fra chi risiedeva in città e chi nel
deliberare su problemi specifici del proprio settore, di nominare al-
contado. Il criterio della residenza urbana influiva sull’accesso agli
cuni deputati che effettuassero sopralluoghi e perizie, di acquisire
offici, questi non potranno più essere conseguiti dai figli e nipoti di chi
le relazioni di esperti, di proporre soluzioni, di riscuotere proventi e
è venuto ad abitare a Lucca da meno di 12 anni 6. Il rafforzamento di
tasse per conto dell’Erario, di eseguire opere pubbliche con finan-
questa discriminante sociale venne effettuato con la legge del 1556
ziamenti provenienti dalle casse dello Stato. Sul proprio operato gli
che consentiva o impediva l’accesso alle cariche non sulla base della
Offizi, ovvero i commissari, dovevano di volta in volta relazionare al
consuetudine atavica con gli offici bensì sulla origine contadina. Per-
Consiglio Generale. La vita interna degli Offizi non era regolata da
tanto i figli di contadini erano eleggibili se a tale data avevano già
norme specifiche, ma avveniva secondo le necessità, le urgenze e gli
ricoperto un seggio nel consiglio, tutti gli altri ne erano esclusi. Il ca-
ordini prestabiliti dal Consiglio. Si collocavano all’interno del palaz-
rattere aristocratico della riforma venne ulteriormente implemen-
zo pubblico mentre i più importanti potevano avere anche una sede
tato dalla serrata del 1628 7.
distaccata, ma in entrambi i casi rimangono gli inventari dei mobili e
Rafforzato così lo status oligarchico della architettura governativa,
degli arredi tra i documenti di ciascun Offizio. L’ubicazione e la man-
il Consiglio Generale non esitò a costituire gli Offizi nominandovi i
canza di un vero e proprio regolamento evidenziano la limitata auto-
membri di famiglie patrizie. Deliberata la costituzione di un Offizio,
nomia nei confronti del Consiglio. A quest’ultimo infatti spettavano
il Consiglio provvedeva a stabilire quanti e chi fossero i componenti
le decisioni e le scelte sulla vita pubblica della Repubblica. Agli Offizi
MIR AB ILI A
bilità alle cariche5, varati a partire dal 1538 sino al 1556 e conosciu-
M ARI S
La serie di provvedimenti restrittivi sulla cittadinanza e sull’eleggi-
83
Antonella Arrighi
Gli Offizi delle Marine Lucchesi
Valentino Valentini Pianta del primo e secondo piano del Fortino, 1748, ASL, Acque e Strade 736, 9
84
apparteneva l’operatività e l’esecutività dei provvedimenti, espleta-
dai corsi d’acqua alla irrigazione delle pianura, dai forni alle osterie,
te con notevole vitalità tra il ‘500 ed il ‘600 e con meno intensità nel
dalla raccolta dei proventi sino al finanziamento di opere connesse.
corso del ‘700.
Il primo decreto che istituiva questo Offizio risale al 20 settembre
Non vi è dubbio che nella vita pubblica della Repubblica un ruolo es-
1369 con la nomina temporanea di sei cittadini per rifornire i magaz-
senziale fu ricoperto dall’Offizio sopra l’Abbondanza. La denomina-
zini della città. Il carattere provvisorio perdurò a lungo sino a quando
zione è chiaramente connessa all’approvvigionamento delle grana-
con decreto del 1485 venne soppresso e le competenze affidate al-
glie per uso pubblico che dovevano essere trasportate in città, imma-
l’Offizio sopra l’Entrate. Ciò rimase invariato sino al 1513 quando per
gazzinate in luoghi prestabiliti e conservate per essere adoperate in
decreto venne ricostituito con sei membri e si ordinò la costruzione
occasione di carestie e di guerre. Il rifornimento dei grani per via ma-
di nuovi magazzini. È comunque col decreto del 21 aprile 1525 che
rittima faceva scalo nel piccolo porto di Viareggio. Fu pertanto l’Of-
l’Offizio fu dichiarato ordinario e ai sei membri fu ordinato di rinno-
fizio dell’Abbondanza che si occupò di costruirvi magazzini, venduti
varsi per metà nel secondo bimestre di ogni anno. Il palazzo dell’Ab-
all’asta nel 18008, di assumere persone per la custodia, provvedere
bondanza ospitò l’omonimo Offizio per oltre due secoli fino a che il
alle strade ed organizzare il trasporto delle provvigioni. Inoltre spet-
Governo Provvisorio del 1801 con svariati decreti soppresse questa
tò a questo Offizio il monopolio della macinazione e panificazione,
istituzione.
soprintendendo a tutto ciò che vi era connesso: dai forni ai mulini,
L’Offizio sopra le acque e strade delle Sei Miglia o Distretto, più volte
tre cittadini. Al 30 gennaio 1543 risale il decreto con il quale si por-
come il Capitolo di S. Martino che deteneva molte proprietà in que-
tava a sei il numero dei membri e gli si affidava maggiore autorità,
ste Terre costiere.
incrementata col decreto del 17 maggio 1547. Inizialmente l’attività
L’Offizio sopra la Giurisdizione, costituito il 10 novembre 1562 da soli
di questo Offizio riguardava la vigilanza sulle vie di comunicazione
tre componenti per odine del Consiglio Generale, esaminava in ori-
delle Sei Miglia, successivamente ampliata per competenza (poteva
gine le cause di quei cittadini ai quali era impedito l’accesso ai tribu-
anche costringere al risarcimento o al mantenimento delle stesse i
nali laici, restringendo quindi la sua competenza al mondo forense.
proprietari dei terreni confinanti) e per territorio, la sua autorità si
A questa gli venne assegnata, nel corso del tempo, un’altra incom-
estese su tutta la Repubblica. Oltre alle strade gli venne assegnata
benza relativa alla vigilanza ed al controllo del potere della Chiesa
la competenza sulle acque, fossi e canali che gli venne tolta per de-
e del Clero e, di qui, prese ad assumere un ruolo predominante nelle
creto del 19 giugno 1640 col quale si dette vita ad un Offizio a sé e
relazioni tra Chiesa e Repubblica. Nel decreto del 29 novembre 1629
pertinente le acque. Fino a che la legge del 2 dicembre 1661 unificò
l’Offizio ricevette l’incarico di soprintendere sulla stampa, laica ed
i suddetti Offizi col nome di Offizio sopra le acque e strade delle Sei
ecclesiastica, e a censurare tutto ciò che poteva nuocere alla sicurez-
Miglia, composto da sei cittadini e prorogato sino al 1801.
za e conservazione della Repubblica. Nel 1718 un decreto del Consi-
L’Offizio sopra le Differenze dei Confine è stato costituito ufficial-
glio aumentò i suoi componenti, passandoli da tre a sei, evidenzian-
mente con la legge del 2 gennaio 1601 dal Consiglio Generale che gli
do così l’importanza di questo Offizio che cessò col decreto del 28
assegnava la qualità di magistratura ordinaria e perpetua. In origine
gennaio 1801 col quale il governo provvisorio passò le competenze al
era direttamente il Collegio degli Anziani o il Gonfaloniere che trat-
Ministro della Polizia Generale e Forza Armata.
tavano i negoziati con gli Stati confinanti. Dal XVI secolo si intensi-
L’Offizio sopra le Fortificazioni della Città e dello Stato si occupava
ficarono le controversie sui confini ed il Consiglio Generale dovette
di edificare, restaurare e mantenere i presidi diffusi sul territorio. Il
provvedere alla nomina sempre più frequente di Deputazioni, i cui
Litorale lucchese e soprattutto di Viareggio rappresentavano una
membri variavano di volta in volta, col compito di sbrigare e risolvere
regione molto importante in quanto dalla difesa di questa parte di
questioni specifiche di tale natura. Dalla metà del ‘500 gli uffici sulle
territorio dipendeva quella dell’intero Stato di Lucca. La sezione ri-
questioni di confine si moltiplicarono ma rimasero sempre a carat-
guardante appunto il Litorale e Viareggio raccoglie varie scritture,
tere temporaneo. È quindi col ‘600 che nasce questo nuovo Ufficio
relative alle fortificazioni, all’ingrandimento del porto ed al restauro
composto da nove cittadini che si dovevano rinnovare annualmen-
della via di Montramito, ed un registro di corrispondenza, relazio-
te ma solo per un terzo, poichè si dovevano sostituire quei membri
ni, perizie, etc. In questo volume si riporta la delibera del Consiglio
che vi erano da tre anni e ineleggibili per altri tre. L’Offizio arrivò col
Generale della seduta segreta del 2 luglio 1794 con la quale si stabi-
tempo, sia per nuove leggi sia per consuetudine, a trattare non più
liva che Viareggio e la sua spiaggia fossero poste in stato di allarme
per delega ma in primis tutti gli affari con gli Stati ed i regnanti con-
a causa del timore di una probabile invasione dei Francesi per via
finanti divenendo in definitiva l’Ufficio per Affari Esteri. Da questo
mare. Ciò indusse il Consiglio generale con lo stesso provvedimento
Offizio dipendevano gli ambasciatori ed i rappresentanti inviati in
ad eleggere una Deputazione, formata da dodici cittadini, col com-
Stati esteri ed è per questo che presso questo ufficio venivano de-
pito specifico di provvedere allo stato di difesa di tale territorio e di
positati relazioni, carteggi, resoconti dei viaggi nonché la storia dei
tutto lo Stato.
luoghi e degli Stati visitati. Per quanto concerne le Terre di Marina, le
La difficile situazione della Marina lucchese impose al governo cen-
questioni di confine erano assai impegnative per lo Stato lucchese in
trale di istituire degli Offizi specifici per affrontare e gestire aspetti
quanto vi era da negoziare con gli Stati esteri, principalmente con il
critici di quest’area geografica. Fu questa in definitiva la motivazio-
Granducato di Toscana per le linee di demarcazione a settentrione
ne che indusse alla nascita dell’Offizio della Maona e Foce di Viareg-
M ARI S
e a meridione, e al proprio interno ovvero organizzazioni religiose
MIR AB ILI A
riformato, fu istituito con il decreto del 6 marzo 1523 e composto da
85
Antonella Arrighi
cesca, lungo la via di Montramito ed i paduli di Camaiore. Gli interventi consistevano nella escavazione di una serie di fosse necessarie allo scolo delle acque stagnanti dopodiché i terreni si sarebbero gradualmente asciugati per diventare alla fine fertili all’agricoltura. Ogni colonnello era assegnato a dodici soci, a ciascuno dei quali andava a sorte una dodicesima parte di tale colonnello. Al fine di seguire dettagliatamente i lavori, gli studi, le trattative etc. il Consiglio Generale istituì l’Offizio sopra la Maona che prese vita con la legge del 1488 e si compose di sei membri. Nel corso del tempo questo Offizio ebbe altri incarichi inerenti la bonifica e lavori speciali che si estendevano oltre la via di Montramito sino al lido di Camaiore. A tale Offizio venne pure assegnata l’incombenza di tenere aperta e navigabile la fossa, poi canale Burlamacca, del piccolo porto di Viareggio. In ogni Offizio i componenti dovevano relazionare al Consiglio Generale sul proprio operato. Ma considerata l’importanza di quest’ultima operazione, il Consiglio Generale decretò il 24 luglio 1576 che venisse affidata ad uno speciale Offizio, denominato Offizio sopra la Foce e composto da sei cittadini. Per decreto del 3 febbraio 1617 l’Offizio sopra la Foce venne dichiarato ordinario e composto da sei membri. L’anno seguente, il 30 gennaio 1618, il Consiglio Generale riunì in un solo Offizio i due precedenti organismi denominandolo Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio e con tre componenti,
Gli Offizi delle Marine Lucchesi
portato a sei col decreto del 12 giugno 1648. Il nuovo Offizio operò in
86
gio e la Cura sopra il Taglio delle Macchie di Viareggio e sopra la Bo-
collaborazione con altri Offizi e talvolta con l’aggiunta di cittadini.
nificazione 9.
A quest’Offizio competevano tutte le questioni riguardanti le terre,
L’evento decisivo per le Terre di Marina fu il primo tentativo di boni-
le acque, le strade e l’aria delle Marine lucchesi. Tra gli obiettivi da
fica della pianura paludosa. Sin dal 1463 lo Stato di Lucca iniziò ad ac-
raggiungere vi era principalmente quello di mantenere aperta alle
quisire la proprietà dell’area palustre con l’intento di operare su tutto
imbarcazioni l’entrata del porticciolo di Viareggio, attraverso una
il bacino, dal mare ai monti e dai confini di Pietrasanta a quelli di Pisa.
continua escavazione della sabbia, e provvedere agli aspetti igienico
Nel 1488 il Consiglio Generale deliberò di concedere ad una Società
– sanitari del luogo per incrementare il numero degli abitanti.
o Maona che fra il 1506 ed il 1508 eseguì i lavori, pagò quelli effettuati
Dopo il tentativo di bonifica della Società ai primi del ‘500 la situa-
dai privati e spartì i terreni bonificati fra i maonisti, dividendoli in 28
zione generale migliorò notevolmente prospettando nuove possibi-
parti, detti “colonnelli” per la forma allungata. La Società o Maona,
lità di sfruttamento di queste Terre di Marina. Ma il crescente peg-
costituita appunto da 336 cittadini cioè da membri delle nobili fami-
gioramento già ai primi del ‘600 riportò la palude a riconquistare le
glie lucchesi, avrebbe dovuto bonificare i terreni, esclusi i laghi e le
terre bonificare e la malaria ad infestare la pianura e le prospicienti
fosse, a sue spese e poi ripartirli tra i soci.
colline. Ciò dovuto essenzialmente alla carenza di finanziamenti
La bonifica avvenne per una ristretta fascia di terre intorno al lago di
della Società i cui soci si sottrassero sempre più lentamente ai lavori
Massaciuccoli, si esclusero cioè quelle già coltivate lungo la via Fran-
di manutenzione ed alla escavazione di nuove fosse.
Iohannnes Matthias Hasio Europa, 1789, ASL, Fondo Stampe 507
A seguito di questa esperienza furono interpellati ingegneri, idrauli-
esaurì quindi nel 1786, ma già i suoi deputati avevano concluso la
ci e agrimensori sia della Repubblica di Lucca sia di altri Stati. L’inten-
propria attività nel 1744 quando il Consiglio decretò che l’Officio del-
to di strappare alla palude nuove terre da destinare all’agricoltura e
la Foce si occupasse delle questioni della Cura sopra il Taglio.
quello di rendere vivibile la costa per sviluppare il porto di Viareggio
Gli Offizi operarono a lungo nella Repubblica di Lucca, sino al termi-
furono sicuramente scelte politiche fondamentali per lo Stato re-
ne del XVIII secolo quando si costituirono i primi governi provvisori
pubblicano di Lucca. E per tali motivazioni venne chiamato nel 1736
stranieri. Pochi sono gli Offizi che esauriranno prima del 1799 la loro
il matematico veneto Bernardino Zendrini che nella sua Relazione
funzione così come si è visto per la Cura del Taglio sopra le Macchie di
propose la costruzione di cateratte a bilico per impedire il mescola-
Viareggio. Si può comunque affermare che il periodo di maggiore vi-
mento delle acque dolci e salate, ritenuta la causa principale di ogni
talità è rappresentato dai secoli XVI e XVII, mentre nel corso del ‘700
male delle Marine Lucchesi. Le operazioni di bonifica, eseguite dal
il loro operato si affievolisce notevolmente con un lento e graduale
1740 in poi così come proposte dallo Zendrini, vennero interamente
esaurimento della loro funzione principale. Queste istituzioni si era-
condotte dall’Offizio della Maona e Foce di Viareggio.
no in sostanza radicate nel sistema governativo divenendo fonda-
In contemporanea agli interventi di bonifica, su consiglio dello stesso
mentali per la gestione ed il governo del territorio repubblicano.
Zendrini, si intensificarono i lavori di disboscamento delle macchie
La situazione stagnante della Repubblica di Lucca durante il XVIII se-
di Viareggio assegnati dallo stesso Consiglio Generale ad un apposi-
colo indusse ad una limitata apertura verso nuove esperienze sociali,
to Offizio detto Cura sopra il taglio delle Macchie di Viareggio e sopra
culturali economiche e politiche. Ciò non accadde per il Granducato
la bonificazione. Costituito con decreto del 3 gennaio 1727 e affidato
di Toscana, che vide concludersi la discendenza Medicea ed ebbe un
a sei cittadini, la Cura sopra il Taglio collaborò a stretto contatto con
nuovo invigorimento con la venuta della dinastia asburgica. Mentre
l’altro Offizio della Maona e Foce di Viareggio in quanto le loro atti-
nello Stato fiorentino si avviava una fase di ammodernamento delle
vità da un lato erano complementari e dall’altro intervenivano sugli
istituzioni, ciò non si verificò nella secolare Repubblica lucchese. E
stessi luoghi. La Cura sopra il Taglio si occupava soprattutto di dibo-
l’esaurito ruolo degli Offizi fu dunque palese ai nuovi arrivati dei go-
scare i terreni, ricoperti da macchie di quercie e di pruni: il legname
verni provvisori che già agli inizi del XIX secolo ne sancirono la sop-
ottenuto doveva essere poi venduto per ricavarne un utile. Comple-
pressione e attribuirono le loro funzioni ad istituzioni più efficienti e
tata questa fase, i terreni dovevano essere ridotti a coltura e formati
moderne 10.
dei poderi seminativi, tutti di uguale misura denominati Chiuse che raggiunsero il numero di centotredici e vennero ripartiti fra le fami-
note
Mazzarosa, Storia di Lucca dalla sua origine fino al
Stato e la Chiesa di Lucca nei secoli XVI – XVIII. Le isti-
1 In particolare si veda C. Benzio, Viareggio, storia
tomo I; C. Massei, Storia civile di Lucca dall’anno
to”, Anno XXXVI – n. 1 gennaio – aprile, Roma 1976;
secolo, Pisa 1986; S. Bongi, Nota sulle Marine Lucchesi. Letta dall’Accademico Ordinario Salvatore
Bongi nell’Adunanza del 1 febbraio 1865, in “Atti della R. Accademia Lucchese di Scienze, Letter ed
1796 all’anno 1848, Lucca, 1878; A. Mancini, Storia di Lucca, Lucca 1975; F. Giovannini, Storia dello Stato di Lucca, Lucca 2003.
3 Sugli Offizi si veda F. Giovannini, Storia..., cit., pp.
188-189; A. Mancini, Storia di..., cit., p. 241 e p. 251;
Arti, Lucca 1868, tomo XVIII, pp. 1-55. Sulle Marine e
S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca,
gio, Pisa 2004.
della Repubblica di Lucca (1369-1400), in “Atti delle
Viareggio si veda T. Fanfani, Breve storia di Viareg-
2 Sulla storia di Lucca si veda in particolare A.
vol. I e vol. II, Lucca 1972; A. Romiti, Riformagioni Costituzioni Italiane”, vol. I; G. Tori, I rapporti tra lo
tuzioni, estratto da “Rassegna degli Archivi di Sta-
ristampa anastatica, Lucca 1969, pp. 540-541.
8 S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca, Lucca 1972, vol. I, p. 204.
bre 2001, pp. 133.
Lucca 1799: Due Repubbliche Istituzioni, Economia
MIR AB ILI A
di un territorio. Le marine lucchesi tra il XV e il XIX
MDCCCXIV, Bologna 1972 (ristampa anastatica),
M ARI S
glie patrizie della Repubblica. L’incarico della Cura sopra il Taglio si
quecento, Torino 1974, p. 241.
Studi Lucca 1999 in “Actum Luce Rivista di Studi
87
A. V. Migliorini, L’aristocrazia lucchese e il 1799, in
9 C. Benzio, Viareggio..., cit.; S. Bongi, Nota sulle
rico Lucchese, Anno XXX – n. 1-2, Lucca aprile – otto-
10 Comune di Lucca – Istituto Storico Lucchese,
“Actum Luce Rivista di Studi Lucchesi”, Istituto Sto-
4 M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cin5 Ivi, p. 242. 6 Ivi, p. 243. 7 G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca,
Marine Lucchesi, in S. Bongi, Inventario..., cit.
e Cultura alla fine dell’Antico Regime, Convegno di
Lucchesi”, Anno XXX, n. 1-2, Lucca aprile – ottobre 2001, vol. I-II-III-IV.
duas arces, nihil memorabile, quarum alteram Multionem, alteram Viam Regiam appellant ...” Francesco Petrarca
M ARI S MIR AB ILI A
“… ultra Petrasancta, iam Pisanorum,
89
Raffaello Cecchetti
Dalla Turris de Via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio Giovanni Sercambi Croniche, XV sec., (particolare) ASL, Manoscritti 107
La Turris de Via Regia. C’è in quel luogo un monticello non molto alto, con sopra un’area pianeggiante nella quale una volta venne edificato un castello chiamato Monte Gravante (= Montramito), distante dal mare circa due miglia; alla base di questo monticello sgorga una sorgente ricca e vivace, di acqua abbondante e chiara. Questa sorgente ha creato un lago così ampio che ha riempito quasi tutta la pianura fino al Serchio, ed alimenta paludi estese, dense e profonde, cosicché dalla base delle colline fino al lido del mare nessuno può transitare, proprio perché è tutto un acquitrinio profondo; l’unico accesso si ha attraverso una via costruita su di una gettata di pietre, poco più elevata del livello delle acque: questa strada è chiamata Via Regia, ma ad essa non ci si può avvicinare a piedi bensì, forse, solo con piccole imbarcazioni. Alla fine di questa strada c’è un castello, bello e imponente, chiamato “Torre della Via Regia”, di forma rotonda con una circonferenza di 68 piedi (= metri 20,35), con altezza di 80 braccia (= oltre metri 46) e dovrà essere circondato da un muro alto 60 braccia (=circa 35 metri), mentre un altro muro, denominato “barbacane”, sarà costruito tutto intorno fino all’altezza che Sua Eccellenza (il Console di Genova) riterrà opportuno. Ed in verità questa Torre, costruita dai Genovesi assieme ai Lucchesi presso la Via Regia, la possono chiaramente vedere coloro che entrano nel Serchio o nella foce dell’Arno, e la possono additare a quelli che li seguo-
La costruzione della Turris de Via Regia era stato il risultato di una difficile operazione diplomatica che il governo del Comune di Lucca, in pieno accordo con i suoi alleati genovesi, aveva portato avanti fin dalla metà del 1100, per raggiungere uno sbocco sul mare. Per i Lucchesi, infatti, avere un porto era questione di vita o di morte per il libero sviluppo del proprio commercio, ma tale possibilità era resa difficoltosa dal fatto che, ab antiquo, i Pisani godevano del dominio costiero tra Civitavecchia e Portovenere, riaffermato ancora nel 1162 dall’Imperatore Federico I Barbarossa ed in tal modo esercitavano un sostanziale monopolio sul commercio dall’interno 2. Sergente Maggiore Frediani Progetto per la bocca di Viareggio, XVII sec., ASL, Fortificazioni 44
Lucca aveva cercato di costruirsi un porto utilizzando la foce del fiume di Motrone in Versilia (la cui navigabilità era stata concessa loro dall’Imperatore Enrico IV nel 1081), e, nel 1159, vi aveva fatto edificare un castello, a protezione dei legni mercantili che approdavano alla foce del fiume e delle merci che vi sbarcavano3. Ciò era bastato per scatenare la guerra con Pisa che, dopo alterne vicende, il 26 Novembre 1170, aveva distrutto il castello, salvo poi ricostruirlo quale propria base militare. Ecco la ragione per cui i Lucchesi, nel 1171, pensarono bene di risolvere il problema
MIR AB ILI A
visita sul posto, riferiva ai reggitori della Superba.
M ARI S
no1. Così, in un bel latino medioevale, che certo perde il suo fascino nella traduzione, Oberto, Cancelliere del Comune di Genova, dopo aver fatto
91
Raffaello Cecchetti
Dalla Turris de via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio
Torri e campanili dello Stato di Lucca 1625, ASL, Guardia di Palazzo 6,3
92
acquistando da un feudatario della zona, signore dei castelli di Mon-
Via Regia, proprio per metterla sotto la protezione dell’Imperatore,
tramito e di Bozzano, certo Truffa di Olandino Mezzolombardo, una
in modo che nessuno dei vari feudatari versiliesi potesse pretendere
notevole estensione di terreno sulla fascia costiera che andava da
pedaggi per il suo utilizzo, Lucchesi e Genovesi dettero mano alla co-
Montramito a Bocca di Serchio, fino alla riva del mare 4.
struzione del castello in muratura, terminata il 2 gennaio 1172.
Cosicché, scelto sulle dune costiere il luogo più opportuno, e cioè
Poi, per prevenire ulteriori contestazioni da parte dei Pisani, l’accorta
quello meno distante da Montramito, da prima vi installarono una
diplomazia lucchese, con una supplica accompagnata da un con-
torre di legno e poi con l’aiuto dei Genovesi, fecieseli la strada che
gruo versamento di danaro, ottenne dal’Arcicancelliere dell’Impero,
va da Montramito a Viareggio, la quale con grande faticha si fecie in
l’Arcivescovo Cristiano di Magonza, la concessione che Castrum au-
quelle paludi, et alhora parve bella cosa.
tem de via Regia et eyus munitiones et accessiones et ingressus libe-
Dopo aver costruito questa strada, che fu prudentemente chiamata
rum et absulutum Januensibus et Lucensibus dimittam.
ti alle arti diplomatiche: il 6 agosto 1172 il castello de Via Regia era già
struccio Castracani nel 1324 perché il Fosso Burlamacca (allora Fosso
assediato dagli stessi: una colonna lucchese giunse a dare man forte
della Selice) fosse reso navigabile.
agli assediati, e si ebbe una cruenta battaglia, la prima di una lunga
Effettivamente fu sotto il governo di Castruccio che Lucca poté rior-
serie. Intervenne nuovamente Federico I che, nel 1175, deliberò salo-
ganizzare il proprio dominio sulla costa.
monicamente che la Turris de Via Regia doveva essere distrutta. La
Dopo aver riconquistato, per l’ennesima volta, Motrone (1317), Ca-
decisione imperiale scontentò entrambi i contendenti, che si guar-
struccio restaurò il castello e lo ampliò con una duplice cerchia di
darono bene dall’applicarla, e la lotta continuò più feroce di prima.
mura; trasformò l’approdo in un più accessibile scalo portuale, rifa-
Elencare le guerre, guerricciole e gli scontri che in quegli anni si eb-
cendo anche la via che portava a Pietrasanta e ripulendo i fossati.
bero fra Pisani e Lucchesi è ardua impresa: ogni volta che uno dei
Castruccio si occupò anche di Viareggio, restaurando il castello che
due Comuni riusciva a consolidare la sua presenza o a Motrone o a
presentava notevoli guasti sia per gli assalti subiti sia per lo stato di
Viareggio, si scatenava la rivincita dell’altro, e, ancora una volta, la
semi abbandono che lo aveva contrassegnato per lunghi anni, e rese
Versilia veniva messa a ferro e fuoco.
navigabile il fosso della Burlamacca.
Il panorama era poi complicato dalla persistenza del potere dei feu-
L’Antelminelli pose anche mano alla Via Regia, che stava per essere
datari della Versilia, in particolare dei Visconti di Corvaia e di Vallec-
sommersa dalla palude circostante, rinforzando la base stradale con
chia, e dei Nobili di Bozzano, che, per mantenere il loro dominio, si
grossi pali e con il riempimento di sassi e pietre estratti dalle cave di
alleavano ora con l’uno, ora con l’altro dei due Comuni in lite.
Colsereno 6.
Si deve però osservare come in quegli anni lo scontro più feroce ebbe
Verso la fine del 1300 la Repubblica di Lucca organizzò, poi, una ca-
ad oggetto il Castello di Motrone, e solo in seconda battuta quello di
tena di collegamenti ottici ed acustici tale da far giungere eventuali
Viareggio che, anzi, per lunghi anni fu visto come un fronte secon-
allarmi rapidamente dalla costa alla città: i segnali ottici mediante
dario, talvolta addirittura abbandonato. Questo perché le comuni-
fuochi partivano da Viareggio o da Motrone, giungevano rispettiva-
cazioni fra Motrone e Lucca erano molto più agevoli rispetto a quel-
mente a Pedona o a Pietrasanta, e poi da Pedona a Vecoli fino a Luc-
le fra Viareggio ed il capoluogo: infatti da Motrone partiva una via
ca: Et chosì per lo dicto chastello di Pedona si sente a Luccha tucto.
battuta (la Via nuova o Via pisana) che portava direttamente alla via
Con l’autunno del Medioevo si presentano nuovi attori sulla sce-
Francigena (corrispondente all’attuale Sarzanese), nel luogo dove
na versiliese: da una parte scendono i Visconti nel loro tentativo di
nel 1255 Lucca avrebbe fondato il borgo di Pietrasanta, e da lì si pote-
espansione, dall’altra si affacciano i Fiorentini, tesi a costruire l’ege-
va raggiungere agevolmente Lucca attraverso la piana di Camaiore e
monia sulla Toscana; d’altra parte, ormai, le guerre fra le città, come
la Val Freddana 5: si ricordi infatti che l’entroterra di Motrone non era
quelle fra Lucca e Pisa, erano divenuti scontri di puro saccheggio,
paludoso come l’entroterra di Viareggio.
snervante guerriglia senza alcuna motivazione ideale.
Anche sotto il profilo dei collegamenti via acqua Motrone era avvan-
Nel 1397 una forte brigata lucchese si dirigeva verso il Castello di
taggiato, poiché si risaliva il fiume di Motrone, che era navigabile, poi
Viareggio, quando vide in lontananza una folta schiera di uomini, a
la Fossa Vecchia portava nel lago di Giardo e, attraversato questo,
piedi e a cavallo, che avanzava verso di loro. I cavalieri lucchesi, pen-
si poteva giungere alla Fossa Colubraia che, correndo parallela alla
sando di trovarsi di fronte ad un’armata pisana, inopinatamente si
costa, sboccava direttamente nel lago di Massaciuccoli. Dopo aver
missero in fuga e quello che era il più valente che più fuggia, salvo poi
attraversato il lago, le barche prendevano il corso della Fossa Magna
venire a sapere che la schiera nemica altro non era che una carovana
e giungevano alla foce del Serchio dove vi era uno scalo e, dalla foce,
di pacifici mercanti con cavalli e mercanzie7.
risalendo il fiume, giungevano a Lucca.
Per lavar l’onta, alcuni mesi dopo, il Comune di Lucca inviò da Viareg-
Viareggio, al contrario, aveva come unico collegamento con l’en-
gio una squadra a far razzie in territorio pisano: i cavalieri lucchesi
M ARI S
troterra la Via Regia, mentre si dovette attendere l’intervento di Ca-
MIR AB ILI A
Fatica sprecata, perché la rabbia dei Pisani non si fermò certo davan-
93
Dalla Turris de via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio
Raffaello Cecchetti
94
piombarono a San Rossore razziando 400 bufale e catturando ben 4
solamente una posizione di difesa del litorale, e che l’importanza
mandriani. Bufale e mandriani furono rapidamente trasportati pres-
della foce fosse minima, mentre, da parte dei Lucchesi ogni cura era
so il Castello di Viareggio dove quelli di Luccha deliberonno mectere
stata dedicata al potenziamento del porto di Motrone.
le dicte bufale in e’ fossi di Viareggio e tucti i cavalli dentro del primo
Non a caso, fino a tutto il XIV Secolo, non esistono notizie relative
procinto del castello, regandosi tucti a piè e accostandosi alle mura del
a navi o mercantili sbarcati a Viareggio, così come non c’è alcu-
chastello, li nemici vigorosamente giungendo8.
na notizia dell’esistenza di un qualche borgo attorno al castello11.
La guerra delle bufale terminò senza che i Pisani riuscissero ad espu-
D’altra parte, ancora in un diploma dell’Imperatore Massimiliano I
gnare il castello e pertanto le bufale stesse vennero trasportate a
del 1509, si viene a sottolineare come al Castello di Viareggio difficul-
Lucca e partite a boctino, com’è uzansa.
ter erat aditus per terram. Al contrario, la perdita, ormai irreversibile,
Questo ciclo di storia si concluse nel 1438: ormai Firenze era entrata,
di Motrone trasformò Viareggio nell’unico scalo marittimo della Re-
con tutta la sua potenza, nelle vicende della costa: da prima conqui-
pubblica di Lucca, e questo fece sì che lo Stato lucchese concentrasse
stò Motrone e poi la Torre di Viareggio, questa senza colpo ferire, ma
proprio su Viareggio tutti i suoi interessi.
corrompendo il castellano Cristoforo Riccionello.
Infatti, fin dal 1446, il Senato Lucchese deliberò i primi lavori di bonifi-
Nella pace del 1441 la Repubblica del Giglio fu abbastanza generosa
ca12, l’escavazione della foce della fossa di Viareggio che, per l’abban-
nel senso che si trattenne Motrone, ma restituì ai Lucchesi Viareg-
dono, era pressoché insabbiata; intraprese poi i lavori di sistemazio-
gio. Lucca cercò di recuperare le sue posizioni, come, incredibilmen-
ne della fossa dell’Abate per renderla navigabile, mentre nel 1468 fu
te e assieme ai Genovesi, cercò anche, nel 1508, di aiutare Pisa, asse-
deliberata la ricostruzione integrale dell’antica Via Regia che, semi
diata dai Fiorentini. Tentativo generoso, ma inutile, anzi dannoso,
abbandonata, era stata, ancora una volta, quasi sommersa dagli sta-
visto che la vendetta dei Fiorentini si scatenò su Viareggio: poiché
gni della pianura.
in questo scalo si sarebbero dovuti fermate i galeoni Genovesi che
Quest’ultimo appare un intervento estremamente significativo: la
trasportavano il grano per Pisa, che qui sarebbe stato caricato su 14
ricostruzione e la messa in sicurezza della Via Regia voleva dire ri-
brigantini ed altro naviglio leggero, milizie fiorentine al comando
solvere una volta per tutte il problema dei collegamenti con Lucca:
del Commissario di Cascina, attaccarono improvvisamente il Castel-
come si è già accennato, infatti, fino ad allora, la strada ordinaria per
lo, la cui guarnigione non ebbe neppure il tempo di difendersi, e lo
giungere da Viareggio a Lucca non era la Via Regia, bensì una strada
incendiarono, assieme ai magazzini. Le merci furono saccheggiate
che da Viareggio, lungo le dune costiere, portava a Motrone, e da lì a
e ai saccheggiatori si unirono volenterosamente anche uomini del
Pietrasanta, dove si congiungeva con la Francigena.
contado camaiorese9.
Buona parte di queste iniziative non ebbe successo per l’inadegua-
Il 29 settembre 1513, dopo un ultimo inutile appello di Lucca all’Impe-
tezza dei mezzi tecnici, così come scarso successo ebbe l’offerta del
ratore Massimiliano I ( che nel 1496, con le sue truppe, era sbarcato
governo Lucchese di tre coltre di terreno gratuite a qualsiasi cittadino
proprio a Viareggio per contrastare il presunto ritorno dei francesi
che volesse costruir casa accanto al Castello; tuttavia erano il segno
di Carlo VIII), fu il Papa Leone X (Giovanni dei Medici) a porre fine ad
di un’ottica diversa.
ogni questione, emettendo un lodo che assegnava allo Stato Fioren-
Ma se, con i primi del ’500, giunsero i primi abitanti a Viareggio e qui
tino Pietrasanta e Motrone, oltre a Barga e le terre limitrofe10.
furono costruiti i primi magazzini per le merci, tanto che il porto cominciò ad essere utilizzato per sbarcare le sete provenienti dalla Sici-
La Torre del 1534 e la nascita del Borgo. Per uno di quei paradossi
lia e dal Regno di Napoli13, Motrone, al contrario, cadde in abbandono
di cui è ricca la storia, la pace del 1441 ed il lodo di Leone X segnarono
ed il suo porto finì per interrarsi: troppo interesse avevano infatti i
la fine di Motrone e la crescita di Viareggio.
Medici per lo sviluppo di Livorno, da poter perdere tempo e danaro
Deve essere infatti sottolineato come il Castello di Viareggio fosse
dietro a quello di Motrone14.
Nel 1534 il Senato Lucchese, preso atto del soddisfacente sviluppo del commercio marittimo che si appoggiava su Viareggio, e visto che ormai l’antico Castello si trovava a 600 metri dalla linea della spiaggia, stante il continuo regredire del mare, deliberò la costruzione di una nuova opera difensiva a difesa dello scalo portuale. Ciò appariva ancor più necessario per il fatto che il Castello, costruito per sostenere le tipiche battaglie medioevali, non era più tecnicamente adatto a far fronte a milizie armate di cannoni e di altre armi da fuoco. Ad onor del vero, nella delibera lucchese, era scritto che di novo si facesseno due torri di non grande altezza sul lito del mare della nostra spiaggia di Viareggio, che mettesseno in mezzo e guardasseno li magazeni; d’altra parte ragioni di spesa consigliavano di agire per gradi, e cioè bisognerebbe farne prima una et quella missa in fortessa, disfare il procinto del Castello di Viareggio e servirsi di quella materia per fare l’altra15. In realtà venne realizzata, con un lavoro durato sette anni e utilizzando il materiale proveniente dalle difese accessorie dell’antico Castello, quella massiccia torre quadrata, impropriamente denominata Torre Matilde, che ancora possiamo ammirare presso la Piazza del Mercato Vecchio. Il nuovo fortilizio fu fornito di bombarde e cannoni ed ebbe una guarnigione assai particolare, visto che era composta da soldati scelti tra coloro che si sono distinti per indisciplina o che si sono macchiati di varie colpe16. Si trattava di una torre tipicamente difensiva, non solo atta a proteggere i magazzini e il palazzo del Commissario, che venne costruito nel 1546 accanto alla medesima, ma a tutelare l’intera foce ed il picti nella zona. Si deve però notare, sotto questo profilo, come li turchi sapessero ben organizzarsi in caso di sbarco, così come accadde nel
soldati in tutto, a fronte dei turchi sbarcati, che erano circa una no-
1565 quando quindici o sedici imbarcazioni moresche presero terra
vantina di armati17.
alla foce della fossa dell’Abate, riuscendo ad aggirare le guarnigioni
Lo sbarco dell’Imperatore Carlo V a Viareggio l’11 settembre 1541 fu
che si trovavano nella nuova Torre e nel vecchio Castello di Viareg-
l’occasione per un altro evento che avrebbe avuto effetti duraturi:
gio, per raggiungere addirittura Massarosa, dove saccheggiarono le
infatti, per agevolare la discesa del Sovrano e del suo seguito, fu de-
case, portando via anche un certo numero di ostaggi.
liberata la costruzione, all’imbocco del canale, di un grande pontile
D’altra parte, malgrado il coraggio del Commissario di Viareggio, Ba-
di legno, sporgente in mare oltre 60 braccia. Questa opera fu poi op-
stiano Piscilla, autore di un’accurata relazione agli Anziani di Lucca,
portunamente rafforzata e divenne il primo molo del porto di Via-
ben poco avrebbe potuto la guarnigione viareggina, composta da 15
reggio. Non c’è dubbio che l’Imperatore gradisse molto l’accoglienza
M ARI S
colo borgo da eventuali sbarchi di corsari barbareschi, assai frequen-
MIR AB ILI A
Bardiglio ò vero dello Stato di Lucca post 1664, ASL, Guardia di Palazzo 6,1
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Raffaello Cecchetti
Progetto per fortificazione di Viareggio post 1606, ASL, Fortificazioni 43,23
dei Viareggini e dei Lucchesi tanto che, dopo essersi incontrato con il Papa nella Cattedrale di San Martino, si imbarcò nuovamente sulle sue galee, che erano rimaste alla fonda a Viareggio, per ripartire verso La Spezia, non senza prima aver emesso un diploma di protezione nei confronti dello Stato Lucchese18. La costruzione della nuova Torre segnò, peraltro, l’inizio della fine per il vecchio Castello di Viareggio. Abbiamo già visto come la Torre stessa venisse costruita demolendo le difese più avanzate del Castello; successivamente, con l’ampliarsi del borgo, tale attività demolitoria proseguì, tanto che gli autori riferiscono che nel XVIII secolo, con i materiali del Castello, si costruirono case ed il muro di cinta del cimitero già esistente in Via Cairoli19. Nel 1820, infine, gli avanzi del Castello vennero ceduti dal governo lucchese ad imprese private che lo smantellarono totalmente, impiegando il materiale ricavato per ulteriori costruzioni: ai primi del ’900, tuttavia, le rovine erano ancora visibili, fino a quando sulle stesse venne costruito l’attuale stabilimento oleario SALOV.
Come fortificare il Borgo? La fine del 1500 e l’intero 1600 videro
Dalla Turris de via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio
da una parte il lento progredire del Borgo di Viareggio, dall’altra il
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permanente dissidio fra Lucca ed il Granducato di Toscana. Questi intraprese, infatti, una vera e propria guerriglia commerciale allo scopo di asfissiare l’economia della Repubblica. Ad esempio, nel 1595 il Granduca Ferdinando I stabilì il raddoppio dei diritti di ancoraggio per tutte le imbarcazioni in transito fra la Meloria e la Gorgona, quand’anche esse non si fossero accostate al porto di Livorno. Inoltre, tutte le mercanzie sbarcate entro un raggio di 45 miglia da Livorno venivano colpite con lo stesso dazio dovuto per la via terrestre. Dal momento che i commerci lucchesi non potevano che attraversare il territorio granducale, era evidente che ad essi in primo luogo veniva applicato l’odioso provvedimento20. La Repubblica reagì dichiarando porto franco la scalo di Viareggio (1601). Questo stato permanente di tensione, da una parte impose al governo lucchese di mantenere all’erta le fortificazioni viareggine, tanto che nel 1595 l’Ing. Bresciano Ginesi fu incaricato di verificare lo stato della Torre e del Castello di Viareggio, oltre che del Castello di Rotaio, mentre dall’altra impose di pensare a ulteriori interventi difensivi. È di questo periodo, infatti, il dibattito che si sviluppò nel governo lucchese circa l’opportunità di fortificare Viareggio.
Come si legge in una relazione al Consiglio Generale della Repubbli-
Emanuele I attaccò, di intesa con i Francesi, la Repubblica di Genova
ca in data 4 Aprile 160621, si pensò di elevare una vera e propria mu-
alleata della Spagna.
raglia attorno al borgo, simile a quella costruita attorno alla città di
I Genovesi chiesero aiuto in armi, munizioni e artiglierie alla ormai
Lucca, pentagonale e con quattro bastioni agli angoli terrestri. Tale
secolare alleata Repubblica di Lucca, che rispose prontamente al-
ipotesi però venne scartata sia per la gravissima spesa, sia per il gran
l’appello, ma, temendo che a tale mossa seguisse un’invasione da
numero di soldati che vi sarebbero stati necessari di guarnigione, sia
parte del Granducato, ordinò la fortificazione di tutto lo Stato.
perché una fortificazione del genere avrebbe, probabilmente, scate-
Viareggio venne fornita di una numerosa guarnigione e furono eret-
nato l’aperta ostilità del Granduca.
te le muraglie di sassi, pali e trinceramenti fra le abitazioni ed i ma-
Venne anche presa in considerazione un’ipotesi intermedia, vale a
gazzini esistenti lato mare, lato nord e lato monte, così come ipotiz-
dire la realizzazione di una recinzione del borgo, con un procinto di
zato. Dopo qualche tempo, una volta che i Genovesi ebbero respinto
muraglia di considerabil grossezza et altezza, con certi fianchi per di-
il Duca di Savoia, le fortificazioni vennero smantellate22.
fesa e con abbracciare buono spatio di terreno verso il Castel vecchio
È di questo periodo, e rientra nel medesimo quadro strategico di di-
oltre a quello che di presente si habita”: questa recinzione si sarebbe
fesa, la costruzione di un’ulteriore Torre di vedetta non lontano dalla
poi potuta evolvere nella già ipotizzata fortificazione con bastioni.
riva orientale del Lago di Massaciuccoli, e quindi prospiciente i con-
Anche questa soluzione fu scartata, sostanzialmente per le stesse
fini con il Granducato. In un documento del 1616 viene denominata
ragioni già richiamate, e per l’ulteriore considerazione che un’ope-
Torre dei Guinigi, dal nome dei proprietari dei terreni; successiva-
ra del genere non avrebbe assicurato del tutto “quel sito dall’esser
mente si chiamò Torre del Turco, non per un richiamo ai pirati bar-
tolto per forza in ogni hora che ad altrui (=il Granduca) comodasse.
bareschi, bensì perché venne acquistata dalla famiglia Turchi. Nel
Fu pertanto prescelta una terza ipotesi che più tosto che fortificatio-
1671, accanto a questa Torre, il Governo Lucchese fece costruire una
ne, domanderemo (e cioè definiremo) chiudenda. Si ritenne infatti
chiesetta per sopperire alle esigenze spirituali della popolazione ru-
che, data la particolare disposizione dei fabbricati e l’esistenza delle
rale della zona; dal 1768 in poi il toponimo del luogo venne mutato in
due torri, e cioè il vecchio Castello e la nuova Torre costruita nel 1534,
Torre e Chiesa al Lago e, nei tempi moderni, in Torre del Lago23.
Il Fortino allo sbocco della Fossa e quelli costieri. Con il 1700
le merci situati parallelamente alla riva, e così dalla parte montana,
il Borgo di Viareggio era ormai divenuto sufficientemente esteso,
utilizzando le case e le altre costruzioni esistenti l’una vicina l’altra.
tanto che nel 1701 il governo di Lucca lo elevò a Comune, deliberando
Tra un edificio e l’altro il vuoto si sarebbe colmato con muro nuovo e
i capitoli da osservarsi dalla comunità di Viareggio e da principiare
torrioncelli, ovvero con trincee di sassi e di legname, in modo da co-
prontamente.
stituire un continuo e solido antemurale inglobante l’intero borgo
Viareggio quindi diventava una comunità organizzata a livello giuri-
fino al Castello. Lateralmente al borgo, poi, le artiglierie poste sulle
dico, con un proprio Parlamento (vale a dire un Consiglio Comunale),
due torri avrebbero garantito, con il loro fuoco, la protezione della
così come già, anni prima, era stata scelta quale sede di Vicaria, con
zona scoperta, e cioè quella a Sud lungo il canale.
funzioni giurisdizionali sulle altre comunità del litorale24.
In ipotesi, si sarebbe potuto demolire il Castello vecchio e servirsi
Sussistevano però ancora gravi condizioni di insicurezza, dovute
di quella materia a questi nuovi muri, all’ovvio scopo di risparmiare
non solo alle frizioni con il Granducato, anche se queste ormai erano
parte della sopraddetta spesa. Questo progetto venne approvato dal
diminuite, e alle sempre presenti incursioni dei corsari barbareschi,
Consiglio Generale ed è chiaramente esposto in una planimetria
ma anche ad una situazione di ordine pubblico non tranquillante.
allegata alla relazione stessa. Di fatto, l’unica vera realizzazione di
La malaria continuava ad essere presente. Nei folti boschi che co-
questo progetto si ebbe solo nel 1625, quando il Duca di Savoia Carlo
steggiavano in parte la Via Regia e tutta la strada che portava a Lucca
MIR AB ILI A
utilizzando la stessa barriera formata dai magazzini di deposito del-
M ARI S
Viareggio fosse difendibile in maniera egregia dalla parte del mare,
97
Raffaello Cecchetti
Dalla Turris de via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio
Traguardi per la Torre della città XVI sec., ASL, Guardia di Palazzo 6, 2
98
si nascondevano malfattori e briganti, tanto che nel 1701 fu stabilito
ebbe seguito. Unico intervento difensivo degno di rilievo si ebbe nel
che il corriere in partenza da Lucca per Viareggio fosse sempre pro-
1707, quando l’Offizio di Sanità fece installare una grossa catena,
tetto da una scorta di soldati a cavallo . Il mare, poi, continuava ad
munita di chiusura, da una sponda all’altra nel Canale Burlamacca:
arretrare, e pertanto la Torre del 1534 si trovava nuovamente distan-
le ragioni di tale intervento erano prevalentemente sanitarie e fisca-
te dalla riva, che aveva ormai raggiunto l’attuale Via Sant’Andrea.
li, ma lo sbarramento poteva essere anche utilizzato per prevenire
Proprio per proteggere questo nuovo tratto di spiaggia, che era ri-
ingressi di imbarcazioni ostili nel canale26.
masto indifeso, e soprattutto i navigli che approdavano alla foce, fu
Le condizioni economiche di Viareggio, poi, erano tutt’altro che
studiata, nel 1704, la costruzione di un nuovo fortilizio, ma l’idea non
floride, tanto che nel 1763 si ebbe un’epidemia di colera, alla qua-
25
le fece seguito una carestia, seguita da una sommossa popolare.
questo sistema di difesa della costa, almeno per quanto riguardava
Qualche anno prima, invece, nel 1741, le truppe spagnole, al coman-
la lotta al contrabbando ed ai pirati barbareschi, funzionava in ma-
do del Duca di Montemar, attraversarono Viareggio dirette ad Orbe-
niera integrata con i Fortini granducali di Forte dei Marmi (costruito
tello in perfetto ordine e senza disturbo alcuno alla popolazione.
nel 1786 – 1788) e del Cinquale (costruito nel 1782).
La povertà estrema, la fame, la diffusione del contrabbando e il timo-
In tempi più recenti, venute meno le funzioni militari, il Fortino sulla
re ancora presente di incursioni dei barbareschi, fecero sì che negli
foce fu destinato a sede della Capitaneria di Porto di Viareggio: come
anni dal 1760 al 1788 il Governo della Repubblica decidesse di riorga-
tale appare in numerose fotografie e cartoline degli anni 1920-1940
nizzare tutta la difesa della costa viareggina: ciò avrebbe permesso
e così rimane nella memoria dei più anziani fra gli abitanti di Viareg-
un controllo del territorio contro invasioni esterne, ma anche contro
gio. Nel secondo dopoguerra, malgrado fosse stato solo danneggia-
sommovimenti interni. In primo luogo, nel 1770, furono costruiti due
to dalle vicende belliche, venne demolito a seguito di una sciagurata
Fortini in aperta spiaggia, vicino al lido del Mare, uno a Nord ed uno
decisione delle Amministrazioni Comunali dell’epoca, solo perché
a Sud del borgo di Viareggio, che vennero denominati Fortino di Le-
creava una strettoia nella Via Rosolino Pilo.
Il D-day che non ci fu. La Repubblica di Lucca aveva avuto appena
da tempo scomparso, lasciando traccia solo nell’attuale toponimo di
il tempo di completare le difese costiere, quando si palesò all’oriz-
Via del Fortino, in Lido di Camaiore.
zonte della storia lo sconvolgimento della Rivoluzione Francese,
L’altro, ubicato fra Viareggio e l’attuale Marina di Torre del Lago,
con l’intervento delle armate repubblicane in Italia.
quasi all’altezza di Via del Comparini, è ancora visibile, anche se semi
Nel 1794 il governo lucchese, pertanto, pensò bene di predisporsi a
interrato e ormai coperto dalla vegetazione 28.
questa eventualità, valutando quale fossero le scelte più opportune
Per quanto si può distinguere dai resti di quest’ultimo, i due Fortini
da effettuare, sia sotto il profilo politico, che sotto quello militare.
sulla spiaggia erano essenzialmente due postazioni fortificate atte
Abbiamo una preziosa testimonianza del dibattito nei verbali del
a contenere due cannoni, aumentabili all’occorrenza a tre; vi erano
Consiglio Generale della Repubblica, tenuto il 2 Luglio 1794 e nelle
poi alcune stanze adibite a deposito dei proiettili e dei sacchetti di
deliberazioni prese poi dalla apposita Commissione all’uopo costi-
polvere, e al ricovero della guarnigione, che normalmente compren-
tuita30. Dopo aver previsto un congruo numero di processioni e di
deva due bombardieri per cannone e alcuni miliziotti.
suppliche da elevare alla Madonna ed al Volto Santo, il Consiglio
In secondo luogo, nel 1788, venne completata la costruzione di un
Generale correttamente rilevava che una difesa della costa da un
nuovo Fortino sulla spiaggia del borgo, proprio presso la foce del
ipotetico sbarco dei Francesi sarebbe stata determinante, perché,
Burlamacca.
oltrepassata la spiaggia di Viareggio, pareva inutile il pensare a qua-
Il Fortino presso lo sbocco della fossa era più grande dei due Fortini
lunque altra interna opposizione, dovendo essere tutti persuasi che
costieri, poiché normalmente ospitava una guarnigione più forte e
non possiamo in verun modo essere in grado di resistere in campagna
le riserve che davano il cambio alle guarnigioni di questi ultimi.
aperta all’impeto del nemico. Altra difesa dunque non rimane da farsi
Anch’esso era armato ordinariamente con due cannoni, che però
fuori della spiaggia di Viareggio.
erano di maggior portata rispetto a quelli delle altre difese costiere,
D’altra parte, rilevavano ancora i governanti Lucchesi, una difesa
e poteva contenerne un terzo. Un altro cannone era normalmente
della costa aveva un senso solamente se anche il Granduca di To-
collocato nella Torre del 1534. Il maggior difetto del Fortino alla foce
scana avesse voluto difendere le coste massesi e quelle pisane, al-
stava nel fatto che i cannoni potevano sparare solamente verso il
trimenti sarebbe stato gioco facile per eventuali invasori aggirare il
mare: le modalità costruttive, infatti, erano tali che, se avessero spa-
territorio della Repubblica. Cosicchè, nel caso che la Toscana volesse
rato lateralmente, si sarebbe avuta la rovina dell’edificio29. Si noti che
difendersi in apparenza solamente, ogni vistoso preparativo che si fa-
MIR AB ILI A
Il Fortino di Ponente era situato alla foce della Fossa dell’Abate, ed è
M ARI S
vante e Fortino di Ponente 27.
99
Raffaello Cecchetti
Dalla Turris de via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio
Costa delle Marine XVIII sec., Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 45, 6
100
cesse dalla repubblica nostra per la difesa della spiaggia si renderebbe
ne fossero prescelti fra quelli più esperti, e non fra soldati grega-
inutile e forse dannoso. Pertanto, dopo aver sottolineato la necessità
rii non avvezzi al fuoco e che potrebbero darsi ad una fuga fatale.
di coinvolgere la Corte di Vienna, vale a dire l’Impero , per quelle rela-
Completava infine il quadro delle determinazioni prese la messa
zioni di dipendenza che ha la Repubblica nostra con tale Corte, veniva
in allarme delle Bande delle Vicarie e delle Comunità e il controllo
deliberato di resistere al minacciato sbarco dei Francesi sulla nostra
del sistema di trasmissione dei segnali che dalla Torre di Viareggio
spiaggia di Viareggio opponendo quella difesa più valida che le tenui
dovrebbero corrispondere per mezzo dei campanili che guardano la
forze permetteranno.
marina, con gli altri più interni […] in modo che i segnali che si daran-
Si decise quindi di collocare due cannoni di maggior portata nel For-
no dalla Città possano estendersi sollecitamente in tutte le parti dello
tino presso lo sbocco della fossa, integrandoli con un terzo cannone
Stato e così pure quelli che si facessero dalla terra di Viareggio.
da collocarsi sulla Torre: i due Fortini di Levante e di Ponente sareb-
Tutto insomma era pronto per lo sbarco dei Francesi, che natural-
bero stati armati con tre cannoni ciascuno. Conseguentemente si
mente non avvenne, dato che i soldati del Gen. Miollis da Massa e
sarebbero rafforzate le guarnigioni dei due Fortini costieri con alme-
quelli del Gen. Serurier da Pistoia occuparono la città di Lucca, via
no due bombardieri per ciascun pezzo di cannone, e un certo nume-
terra, con quattrocento cavalieri il 2 gennaio 179932.
ro di miliziotti in più, sotto il comando di un caporale.
Da qui un drappello di dragoni, il 6 Gennaio, si diresse con tutta cal-
A tale effetto veniva peraltro suggerito che i miliziotti in questio-
ma a Viareggio, occupandola e disarmando la guarnigione.
31
La gloriosa Repubblica aristocratica venne abolita e, poco tempo
colpi di mitraglia, alcune scialuppe che da un Vascello e da una Fre-
dopo, il suo territorio venne eretto in Principato sotto il governo di
gata inglesi cercavano di sbarcare sul litorale33.
Elisa Bonaparte. Ma anche la storia delle fortificazioni viareggine era
Lo sbarco vero avvenne però, senza colpo ferire, il 10 Dicembre 181334:
giunta ormai alla fine: l’ultimo sussulto di gloria lo ebbero il 29 giu-
da allora le fortificazioni viareggine sarebbero divenute solo una te-
gno 1813 quando le artiglierie del Fortino sulla foce, danneggiarono a
stimonianza del passato.
si potranno retirare dodici o quindici grosse navi, il
1 Il testo latino è riportato in F. Bergamini-M. Pal-
12 Sui primi tentativi di bonifica v. T. Fanfani, Sto-
no francese. Il progetto non venne approvato dal
13 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio scalo ma-
stava potenziando Livorno e che non avrebbe certo
14 Il Forte di Motrone, ridotto a torre costiera e
di Parigi concordò su tale obiezione. V. T. Fanfani,
che, fu fatto saltare in aria dagli inglesi durante il
22 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio terra…, cit.,
merini, Viareggio e la sua storia- Viareggio si affac-
cia alla ribalta della storia (1000-1400), Centro Documentario Storico, Viareggio 1964, p. 29.
2 Il diploma originale si trova presso l’Archivio di
Stato di Pisa. Tuttavia, questo, come i successivi
diplomi dei sovrani del Sacro Romano Impero che
vengono citati, sono riportati dai Monumenta Ger-
manica Historiae (MGH), volumi dei Diplomata, editi in Germania dalla fine del 1800 ai primi del 1900.
3 Sulla storia del Castello di Motrone, v. G. Bini, Il
Forte di Motrone, Editoriale Toscana, Firenze 1964.
Cfr. anche F. Redi, La frontiera lucchese nel Medioe-
vo, SilvanaEditore, Cinisello Balsamo 2004, p. 143.
4 Lo riferisce l’annalista Tolomeo Fiadoni sub anno
1171. Vedi in F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio si affaccia….., cit., p. 27.
5 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio si affaccia…, cit., p. 52. Una completa rassegna dei Castelli esi-
stenti in Versilia è su L. Santini-F. Ceragioli e altri, La Versilia nel Medioevo. Dalle Pievi ai Castelli alle
Terrenuove, Massarosa, Gruppo Archeologico Camaiore, 2005.
6 T. Fanfani, Storia illustrata di Viareggio, Pacini Editore, Pisa 2005, p. 23.
7 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio si affaccia…, cit., p. 68.
8 Così il cronista Sercambi, Cronache, manoscritto
nel settecento, cit., p. 19.
rittimo…, cit., p. 18.
tutto da realizzare sotto la protezione del Sovra-
ria…, p. 26 sg.
governo lucchese per non irritare il Granduca, che
cento, cit., p. 60.
rittimo…, cit. p. 34.
visto di buon occhio il nuovo scalo. La stessa Corte
ancora la riconoscenza di innumerevoli ragazzi di
provvisto di un telegrafo per segnalazioni otti-
Storia…, cit., p. 57.
loro sbarco, il 13 dicembre 1813. Le macerie furono
p. 55.
26 T. Fanfani, Storia…., cit., p. 78. 27 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio nel sette28 Il Fortino, pur rovinato, ha meritato e merita Viareggio, che, attorno ai suoi avanzi, hanno com-
battuto battaglie e zuffe di ogni tipo, immaginan-
dosi ora assedianti, ora assediati, e facendo correre così, liberamente, le loro giovanili fantasie.
29 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio e la sua
di costruzione e ben presto del Forte scomparve
23 Ivi, p. 63. 24 Viareggio venne elevato a Vicaria il 10 marzo
il sig. Giorgio Bini, effettuò degli scavi nel campo
Compignano, Chiatri, Bozzano, Pieve a Elici, Mon-
1964, p. 18, dove si può leggere anche l’elenco delle
via Aurelia curva per dirigersi verso Pietrasanta,
gecchia e Mommio; vedi T. Fanfani, Storia…, cit.,
dazione del Forte. Similmente, nel medesimo pe-
dal Parlamento della Vicaria di Viareggio, fu ap-
30 ASL, Fortificazioni, n. 45. 31 Proprio la fedeltà di Lucca all’Impero, al quale
porto, lungo il fosso Motrone, a qualche centinaio
F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio terra…, cit., p.
comportamento tenuto per secoli, fu la giustifi-
passim.
questa fu regolamentata dal Decreto e regola-
glio Generale, tratta dal Libro delle Sentenze, custo-
comunitativo di Viareggio, emesso dagli Anziani
cento, cit., p.85
Bergamini-M. Palmerini, Viareggio scalo maritti-
Lucca il 10 Luglio 1701, il cui testo si può leggere in F.
ziosa) relazione ufficiale che il Maire (e cioè il Sin-
16 T. Fanfani, Storia…, cit., p. 46. 17 La relazione del Commissario di Viareggio, Ba-
Viareggio nel settecento (1700-1800), Viareggio,
vendute a privati che le usarono come materiale ogni memoria. Negli anni 1960-1962, un privato,
1617, con giurisdizione su Massaciuccoli, Quiesa,
retrostante la vecchia Osteria che esiste là dove la
tramito, Corsanico, Conca, Stiava, Luciano, Bar-
rinvenendo significative tracce delle mura di fon-
p.61. Il testo definitivo dei Capitoli da osservarsi
riodo furono rinvenute tracce dei moli dell’antico
provato nel 1666: ed è integralmente riportato in
di metri verso il mare. Vedi, G. Bini, Il Forte …, cit.,
71 sg. Dopo l’elevazione di Viareggio a Comunità,
15 Il testo integrale della Deliberazione del Consi-
mento per la formazione e attività del Parlamento
dito nell’Archivio di Stato di Lucca, è riportato il F.
e dal Gonfaloniere di Giustizia della Reubblica di
mo…, p. 65 sg.
Bergamini-M. Palmerini, Viareggio e la sua storia.
stiano Piscilla, è riportata in F. Bergamini-M. Pal-
Centro Documentario Storico, 1971, p. 103 sg.
25 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio nel sette-
merini, Viareggio scalo marittimo …, p. 51 sg.
cento…, cit., p.11. Si noti che, da tempo, la Torre del
merini, ult. cit., p. 44 sg.
detenuti, il più illustre dei quali fu Massimiliano
reggio, s.e., 1885, sub anno 1807.
murato nella sua cella nel 1629. Per altro verso i
rittimo…, cit., p. 61.
colti in Viareggio per essere poi ceduti ai Genovesi
Generale è riportato integralmente in F. Bergami-
pratica cessò nel 1746, ma solo perché i Genovesi
terra del diavolo (1600-1700), Centro Documenta-
allora continuò con queste cessioni, accordandosi
riodo anche il progetto dell’Ambasciatore del Re di
malcapitati, Stefano Guerra di Villa Basilica, che
costruzione di un grande porto a Viareggio, dove
genovesi, è in F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio
storia. Gli avvenimenti negli ultimi anni del principato, Centro Documentario Storico, Viareggio
armi e delle munizioni esistenti presso i tre Fortini e la Torre nel 1813.
aveva versato i contributi richiesti, in linea con il
cazione formale che i francesi sbandierarono per spiegare la loro aggressione.
32 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio nel sette33 La vicenda è riportata nella colorita (e tendendaco) di Viareggio, don Tommaso Belluomini, inviò al Gran Giudice-Ministro dell’Interno del Principato il 30 Giugno 1813; si veda il testo integrale in
F. Bergamini-M. Palmerini, Gli avvenimenti…, cit., p. 14 sg.
originale in Archivio di Stato Lucca, II, p. 67. V. An-
18 Sullo sbarco di Carlo V, vedi F. Bergamini-M. Pal-
1534 era divenuta anche centro di reclusione di
34 È la vicenda, assai nota, dello sbarco inglese e
9 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio e la sua sto-
19 G. Genovali, Memorie di storia viareggina, Via-
Arnolfini, amante di Lucrezia Bonvisi, che vi morì,
parte del comandante della piazza, Capitano Ippo-
20 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio scalo ma-
condannati della Repubblica venivano spesso rac-
21 Il testo della Relazione presentata al Consiglio
che li utilizzavano ai remi delle loro galere. Tale
ni-M. Palmerini, Viareggio e la sua storia. Viareggio
erano al completo di rematori. Il governo lucchese
rio Storico, Viareggio 1965, p. 20 sg. È di questo pe-
con la Repubblica di Venezia. La lettera di uno dei
Francia a Lucca, Monseigneur De Bourdeilles, della
descrive la condizione dei rematori sulle galere
che T. Fanfani, Storia…, cit., p. 25.
ria. Viareggio scalo marittimo dei lucchesi (1400-
1600), Centro Documentario Storico, Viareggio 1964, p. 35-36.
10 Il Diploma di Massimiliano I, che riconosceva il buon diritto di Lucca sui castelli di Motrone e di Viareggio, e che, peraltro, era costato alla Repub-
blica 9000 ducati, è del 1. Settembre 1509, mentre
il Lodo di Papa Leone X del 29 settembre 1513 era del tutto arbitrario, tanto che lo stesso pontefice aveva posto fine ad ogni discussione sulle richieste dei Fiorentini dicendo tanto e le vogliono!
della cosiddetta mancata difesa di Viareggio da lito Zibibbi. In realtà si trattò del collasso dell’intero sistema difensivo e amministrativo del Principato perché, come lo Zibibbi, che almeno aveva qualche giustificazione sul piano militare, abbandonarono
prontamente i loro posti sia il Maire don Tommaso
Belluomini, che il Governatore di Massa Giusfredo Cenami. Vedi ampiamente F. Bergamini-M. Palmerini, Gli avvenimenti…, cit., p. 23 ss.
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11 F. Bergamini-M. Palmerini, Viareggio scalo ma-
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note
101
Marta Gentili
Viareggio, la nascita della città Frediano Puccini e Marco Antonio Botti Immobili di proprietà pubblica fuori dalla città (particolare), 1630, ASL, Beni e Fabbriche pubbliche 1
L’insediamento urbano. Viareggio, insediamento antichissimo posto tra la via Romana che collegava Pisa a Motrone e attestato sul maggiore degli emissari del lago di Massaciuccoli, la fossa detta Burlamacca che arrivava al mare. Questa grande area caratterizzata da paludi e selve dal Serchio a Motrone, fu dominata dalla potenza mercantile marinara di Pisa e da una potenza imprenditoriale e bancaria, quella della Repubblica di Lucca, che dopo l’anno mille, in relazione alla sua crescita economica, pone l’esigenza di procurarsi un scalo a mare, libero dalle dogane pisane per la commercializzazione dei suoi preziosi manufatti di seta e per l’importazione di derrate. Il porto di Motrone, scalo di riferimento per Lucca ma soggetto alla giurisdizione di Pisa, sarà oggetto di lunghe battaglie diplomatiche e scontri armati, che dalla concessione da parte di Arrigo IV, nel 1081, della libera navigazione e il diritto di approdo, successivamente dopo varie battaglie, l’alleanza con Genova e la cessione a questa di territori strategici, i pisani nel 1172 passano al contrattacco e sconfiggono Lucca e il castello di Viaregi. Seguono decenni durante i quali il castello di Viareggio, chiamato anche Turris de via regia, passa continuamente sotto la giurisdizione dei lucchesi e dei pisani e in particolare a questi ultimi fino al 1181, per essere riconsegnato poi da Ugolino della Gherardesca a Lucca, il cui dominio verrà insidiato da Firenze per arrivare, dopo molte scorrerie, a richiedere, per l’assegnazione definitiva, l’arbitrato di Leone X. Dopo la definitiva perdita del porto di Motrone, assegnato appunto da Leone X ai fiorentini, nel
mento della costa, non assolveva più alla sua funzione difensiva. L’area ove sorgeva era prospiciente la strada di collegamento con Montramito e Lucca, la via Regia appunto, dalla quale il nome Viareggio ove, con la deliberazione del 5 giugno 1534 lo Stato di Lucca prevede la costruzione di una nuova torre difensiva a base quadrata – chiamata successivamente Matilde– armata di numerosi cannoni per la protezione del porto, per Frediano Puccini e Marco Antonio Botti Immobili di proprietà pubblica fuori dalla città (particolare), 1630, ASL, Beni e Fabbriche pubbliche 1
la difesa delle navi posta a circa 400 passi dalla linea di costa ed adiacente al canale1. La torre posta parallelamente alla costa, i magazzini pubblici per grano e sale e la casa del commissario di spiaggia, di cui venne deliberata la costruzione nel 1546, daranno origine al primo insediamento abitativo costituendo una sorta di barriera per gli edifici retrostanti orientati in senso mare-monti lungo il canale e lungo le vie per Lucca e per Pietrasanta, dando origine alla matrice dell’impianto urbano. Successivamente, nel 1549, con la costruzione della prima hostaria grande sulla via regia, prima luogo di ristoro e dal 1550 anche stazione di posta per cambio di cavalli, comincia a prendere corpo una vera e propria comunità dedita al commercio, all’agricoltura, alla pesca e alla caccia, attività che si intensificano
MIR AB ILI A
denominata Castellaccio, che dovette essere sostituita sia per le precarie condizioni che per la sua ubicazione in quanto, a causa dell’insabbia-
M ARI S
1513 la repubblica di Lucca rivolse la sua attenzione alla foce del Burlamacca sulla riva del quale sorgeva, già dal 1172, una torre rotonda in legno,
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Marta Gentili
Filippo Cappelletti Piano di Viareggio, 1686, ASL, Acque e Strade 736, 37
nel 1559 quando il governo amplia lo sciorinatoio per l’essiccazione del grano e il Commissario di spiaggia avvia la costruzione di una piccola chiesa, intitolata a S. Pietro (1559) poi inglobata nella chiesa della S.S. Annunziata, e la costruzione della cisterna per l’approvvigionamento idrico. Nel 1576 fu istituito l’Offizio sopra la Foce con la funzione di provvedere alla manutenzione dello scalo e contemporaneamente sorgono sulla spiaggia i primi magazzini. Risalgono al periodo compreso tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo alcune ipotesi di progetto finalizzate alla fortificazione del borgo di Viareggio, tra cui quella redatta nel 1589 da Ginese Bresciani, ingegnere degli Estensi che prevedeva la realizzazione di un pentagono fortificato con baluardo e pontile a mare2. Nonostante l’incombere della malaria, l’abitato di Viareggio continua a crescere tanto che nel XVII secolo gli abitanti sono circa trecento tra militari e civili, con un trend di crescita successivo alla dichiarazione di Viareggio come porto franco, nel 1601. La crescita è ostacolata dalle condizioni generali del luogo, quali l’insabbiamento della foce e la bonifica delle paludi che ne impediscono, di fatto, il potenziamento, tanto che nei primi anni del Seicento viene prevista la destinazione di risorse e di terreni da assegnare ai privati per agevolare la costruzione di case. In questo periodo viene completata l’edificazione a monte dei magazzini e di nuove abitazioni, tra cui, nel 1611, di una casa con bottega di speziale e una casa con due appartamenti e due botteghe3 nonché, nel 1612, la costruzione di una piccola darsena prospiciente la torre per il ricovero di piccole imbarcazioni.
Viareggio, la nascita della città
Nel 1682 l’Ufficio della Foce approva il piano redatto dall’ing. Giovan-
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ni Azzi finalizzato alla regolamentazione e concessione di terreni
la scacchiera parallelamente alla linea di costa. La trama del reticolo
nella zona a mare della torre, prevedendo l’ampiezza dei lotti fab-
urbano, risultante dalle aree bonificate e quindi divenute edificabili,
bricabili e delle strade, con una struttura a scacchiera allineata per-
si presenta con un’orditura non omogenea in conseguenza del pro-
pendicolarmente alla cortina murata del borgo e individuando sei
cesso di privatizzazione operato dai possidenti lucchesi che riparti-
isolati quadrati delle dimensioni di 85mt x 85mt separati da strade
rono i terreni dividendoli in chiuse.
di 10-15 metri all’interno dei quali si prevede la realizzazione di case
La città che tale piano delinea è quella dello sviluppo progressivo
e magazzini.
privo di limiti che afferma il principio dell’addizione di moduli cor-
Successivamente, con la conquista di nuovi terreni edificabili, a
rispondenti alla proprietà disponibile. Tale meccanismo seriale, a
seguito delle opere di bonifica del veneto Bernardo Zendrini, e l’in-
scala minore, si ripropone successivamente nell’aggregazione di
dividuazione di nuove aree di espansione dal piano dell’architetto
moduli costituiti da abitazioni monofamiliari sempre uguali, con un
Valentino Valentini (1748) incaricato anch’esso dall’Offizio della
affaccio sul fronte strada e due lati ciechi formanti delle schiere, che
Foce, si conferma l’impostazione del piano precedente estendendo
potremmo definire micromoduli, inizialmente a pianta quadrata,
che vanno a chiudere i macromoduli costituiti dai lotti edificabili.
Chiudenda delli magazzini e della torre 1606, ASL, Offizio sulle Differenze di Confine 567, 241
L’architetto Valentini non si limita alla programmazione dello sviluppo urbanistico, ma viene incaricato anche di redigere una carta topografica relativa all’assetto delle proprietà e all’uso delle singole componenti edilizie, ove evidenzia la presenza nella zona a mare, rispetto alla torre, di palazzi e ville appartenenti alla nobiltà lucchese quali: palazzo Sardini, palazzo Fanucci, palazzo Gigli nonché la Villa Cittadella. Lo stesso G. C. Martini nel suo Viaggio in Toscana (17251745) afferma che Viareggio è frequentata da forestieri, […] ed è comodo alla Repubblica ed à particolari, che v’hanno innalzato di buone fabbriche4. La pianta mostra inoltre i due ponti, la darsena e il capannone per il ricovero delle barche, la fornace per calcina e mattoni e le opere idrauliche dell’ingegner Zendrini poste tra il vecchio fortilizio e il ponte di Pisa. Il piano dell’architetto lucchese con la definizione di quadrati regolari e il rapporto indicato tra edificio e strada, nonché con le licenze vincolate alla costruzione di orti murati, determinerà l’aspetto tipico dell’edilizia viareggina, la cui validità si protrarrà fino alla fine settecento, tanto da trovarne traccia nelle richieste di edificazione del 1797. Contrapposta ai primi insediamenti abitativi, essenziali ed economici nell’impostazione tipologica, sono gli interventi realizzati tra il 1750 e 1797 con l’articolazione degli edifici5, che si conforma ai caratteri del tessuto a maglie rettangolari dando origine ad un complesso di abitazioni, costituito da tre blocchi di fabtipo a cellula e del tipo ad alloggio aggregato. Successivamente l’im-
determinante per la comunità viareggina, il secolo si apre, nel 1701,
postazione geometrica dei piani Azzi e Valentini verrà confermata
con l’elevazione di Viareggio a Comunità e si chiude, nel 1778, con il
nell’800 da Lorenzo Nottolini, così come la cellula abitativa sette-
completamento del prolungamento dei moli, opera che migliora gli
centesca – alloggio minimo - che fino al XX secolo mantiene le sue
approdi e contribuisce, conseguentemente, a dare nuovo impulso al
caratteristiche: fronte stretto, sviluppo in profondità, orto murato,
commercio e allo scambio, tanto che nel 1788 viene istituito il mer-
che determinano grandi superfici libere all’interno dei quadrilateri6.
cato del bestiame.
note
di via regia alle edificazioni ottocentesche, in “D’in-
del centro documentario storico”, P. Fornaciari, n.
1 P. Fornaciari, La Torre Matilde, in “I Quaderni del
cultura e sogno”, I. lazzerini (a cura di), Maschietto
4 G. C. Martini, Viaggio in Toscana (1725-1745), Paci-
centro documentario storico” n. 12, Tipografia Offset Massarosa 2000.
2 G. Borella, L’architettura di Viareggio dal Castrum
canto - Attraverso Viareggio tra natura e storia,
8, Tipografia Offset Massarosa 1999.
Editore Firenze 2003.
ni Fazzi Lucca 1969 (ristampa anastatica).
mazione urbana e tipologie edilizie, in “I quaderni
so ASL.
3 S. Maestrelli, Viareggio dal XVI al XVIII secolo. For-
5 Come risulta dal rilievo del 1801 conservato pres-
6 Su Lorenzo Nottolini, cfr.G. Morolli, Nottolini di-
MIR AB ILI A
Il XVII secolo rappresenta sicuramente il periodo di cambiamento
M ARI S
bricati lineari aperti, con un numero di unità abitative variabile, del
zione, in G. Borella (a cura di), I palazzi pubblici di
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sordinato. Minimalismo classicistico della restauraViareggio, Edizioni ETS, Pisa 2003.
Maria Adriana Giusti
L’esordio architettonico: dai primi pensieri di Filippo Juvarra ai palazzi lungo il canale Palazzo Fanucci Bernardini Mansi Viareggio, veduta del palazzo lato canale
Fu tramite l’amicizia con Coriolano Orsucci, lucchese di gran merito, che Filippo Juvarra si portò a Lucca e fu proposto per la bella fabbrica del palazzo Pubblico, ricorda Adamo Rossi nella Vita del cavaliere Don Filippo Juvarra, Abbate di Selve e Primo Architetto di S.M. di Sardegna1. La sua attività nel territorio lucchese è testimoniata fin dal 1706, l’anno successivo al brillante esito del Concorso Clementino2. A quella data risalgono le prime idee per la ristrutturazione del palazzo pubblico3 e per la facciata della chiesa annessa all’ospedale della S.S.Trinità, in asse col palazzo della villa Buonvisi detta al Giardino4. Un consistente corpus di disegni conservati presso la Bibliothèque du Ministère de la Guerre al castello di Vincennes5 e presso il Metropolitan Museum di New York6, riguarda progetti di opere lucchesi. Più precisamente, si tratta di pensieri per palazzi di ville e giardini del patriziato lucchese7, intento a riconfigurare le antiche dimore di campagna quasi in maniera competitiva. La declinazione di questo tema propone alcune riflessioni, in primo luogo riguardo al revival della villeggiatura, che interpreta pienamente le tendenze della civiltà settecentesca, incline anche a Lucca a privilegiare gli aspetti del loisir non soltanto nella riconfigurazione delle preesistenze. La scoperta di terre nuove come le marine – dove la villeggiatura, nel corso del Settecento, si svolgeva tra l’autunno e l’inverno, in alternanza con quella in campagna e alle terme – alimenta la volontà di misurare innovazioni linguistiche con un ambito meno restrittivo di quello cittadino.
nomia referenziale. In tal senso, i progetti per un palazzo o villa da costruirsi a Viareggio, conservati al Metropolitan Museum acquistano particolare rilevanza se rapportati al processo di sviluppo urbano che si misura con la particolare situazione ambientale della città costiera nascente. Elaborati tra il 1714 e il 1716, tali progetti s’inquadrano in un momento molto particolare d’espansione delle marine lucchesi, a distanza di un secolo dai provvedimenti popolazionistici del governo lucchese8, e prima del piano di bonifica di Bernardo Zendrini della metà del Settecento che catalizzò il decollo della città9, la cui espansione, com’è noto, fu regolata dal piano di Valentino Valentini del 174810. È pertanto utile richiaFilippo Juvarra Veduta prospettica di villa in riva al mare, Tournon, collezione Torino, Millon T039
mare le informazioni deducibili dalla cartografia ante quem; in particolare, le planimetrie Cappelletti (1686) e Ambrosini (inizio XVIII)11. Queste evidenziano il raccordo tra il nucleo cinquecentesco, delimitato dalla linea compatta dei magazzini e della torre, vero e proprio fronte difensivo verso mare e i lotti di nuova espansione, la cui misura si aggira intorno a un quadrato di circa 30x30 metri. Più precisamente, la planimetria Cappelletti focalizza la nuova espansione, ancora strettamente connessa con la zona produttiva del canale: un reticolo tracciato a partire dall’asse
MIR AB ILI A
sia l’espansione planimetrica, attraverso l’ampia trama dei percorsi, delle scalinate, dei portali, sia l’approccio al tema singolo, nella sua auto-
M ARI S
È infatti dai progetti di ville per la campagna e per la marina di Viareggio, oltre che dai disegni di giardini, che emerge la libertà di sperimentare
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Maria Adriana Giusti
L’esordio architettonico: dai primi pensieri di Filippo Juvarra ai palazzi lungo il canale
Filippo Juvarra Una palazzina per li medesimi, 1714 circa, New York, Metropolitan Museum 077
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lungo la via d’acqua che determina un triangolo ideale, col vertice
trale. Si tratta del disegno di una Palazzina da farsi vicino a Viareggio
coincidente con la foce, generando, tra il canale e la città, spazi rare-
per i signori Guiniggi (MM075)12: e di quello conservato al Castello di
fatti di forma irregolare destinati a piazze. Un’irregolarità predeter-
Vincennes, riconducibile per analogie con questo, alla marina luc-
minata dalla forma sinuosa della via d’acqua, per mettere a regime
chese. La differenza con gli altri, può indurre a ipotizzare una diversa
la geometria della futura espansione verso Nord. Tale impostazione
ubicazione13. Più precisamente, questi presentano una morfologia a
è confermata dalla planimetria Ambrosini, col progetto di un nuovo
croce di Sant’Andrea studiata da Marcello Fagiolo14, che produce in
forte a mare, a forma di stella. Il disegno enfatizza il rapporto tra la
alzato un’articolata gerarchia di volumi impostati intorno al nucleo
preesistenza e il nuovo, marcando la chiusura verso mare del primo
centrale, concluso dalla copertura a gradoni del tiburio contrafforta-
nucleo insediativo, una sorta d’incastellamento quadrangolare, i cui
to. La pianta a simmetria centrale, organizzata su un ottagono che
angoli sono irrigiditi dalla torre e dal convento francescano. Rispetto
genera una croce formata da corpi di fabbrica a loro volta cruciformi,
all’organizzazione schematica di tale reticolo urbano, che include il
raccodati dai corpi scala ellittici (si veda lo stesso tema nella pianta
canale nel réseau insediativo, la lettura dei primi pensieri di Juvarra
del palazzo per il Langravio di Assia-Kassel15) è inoltre presente nel
pone alcune riflessioni, a partire dal particolare approccio ambien-
disegno per un palazzo di villa in riva al mare, anch’esso riconduci-
tale che caratterizza i progetti impostati sullo schema a pianta cen-
bile ai primi pensieri per Viareggio16. Dunque: espansione radiale
e direttrici multifocali, oltre che notevole ampiezza del lotto, sono i parametri spaziali del progetto che rimandano alle esperienze di Juvarra maturate, tra l’atelier fontaniano di Roma17 e le residenze Sabaude. Il tema della pianta centrale18 è giocato da Juvarra su tutti i registri tipologici, dall’architettura sacra a quella profana, come dimostrano le stringenti analogie tra il progetto per Viareggio (MM075) e quello per una chiesa circoscritta da un’esedra e porticati, riferito al Concorso Clementino del 170619. L’ottagono centrale, parzialmente circoscritto entro l’esedra che si apre solo in corrispondenza dell’accesso, indirizza la scena verso un asse unico. Il contenuto teatrale del progetto è evidente: corpi turriti con funzione d’arcoscenico, giochi di quinte, sequenza di piani (costruiti e vegetali), elementi focali, valorizzazione della scena centrale con la sequenza scalinata mistilinea - tiburio. I progetti siglati MM077 e MM078 offrono ulteriori precisazioni sulle prime ipotesi per un palazzo in villa a Viareggio 20. La localizzazione è qui esplicita e può trovare conferma nella coerenza tra la morfologia dell’edificio e il reticolo ortogonale, deduciipotizzabile che Juvarra, dopo una prima pronta e ferace invenzione,
to dalla famiglia col commercio dei grani24 grazie alle agevolazioni
per usare le parole di Scipione Maffei, abbia valutato più da vicino le
concesse dal governo lucchese, era destinato a incrementarsi già coi
ragioni del contesto e le direttrici geometriche dell’impianto, senza
primi risultati di un’impegnativa programmazione di opere pubbli-
tuttavia rinunciare all’impostazione scenografica del volume che
che, nel creare le infrastrutture e le strutture necessarie allo svilup-
risolve mediante l’esedra semicircolare e il sistema di accordi (si ve-
po della città.
dano, in proposito, le soluzioni di Carlo Fontana per il terzo braccio di
Come la gran parte dei progetti che Juvarra elaborò a Lucca, anche
San Pietro21). Si tratta di temi ricorrenti nei progetti di Juvarra, giocati
quelli per la residenza al mare dei Guinigi non ebbero seguito. È
anche qui sulla mutualità tra sacro e profano, com’è deducibile dal
tuttavia significativo rapportare i progetti juvarriani al processo di
confronto col disegno prospettico del San Giovanni in Laterano (Ma-
costruzione della città, in termini di attese e di programmi di svilup-
drid 8172)22 e con quello per chiesa e convento, non ancora identifica-
po economico, sociale e urbano. L’analisi dei progetti rivela, infat-
to (Madrid 8315)23, con le torri poste alle estremità laterali, i loggiati
ti, l’intento di manifestare la conquista di “nuovi” territori tramite
di raccordo, le colonne architravate che sostengono l’attico di coro-
architetture altrettanto innovative rispetto ai modelli consolidati
namento con funzione di collegamento tra i corpi di fabbrica.
della tradizione aristocratica locale. Inoltre, si trattava d’intervenire
Committente di Filippo Juvarra fu la famiglia Guinigi, che aveva
in un sito nuovo, facendo emergere le residenze aristocratiche dal
investito nella città nascente fin dal XVII secolo, iniziando l’occupa-
preesistente tessuto minuto delle casette allineate. Dunque, non
zione delle aree libere lungo il canale con magazzini e abitazioni. Ad
era questione solo di trasmettere il prestigio della famiglia trami-
Alessandro e Giuseppe Guinigi appartenevano, infatti, alcuni lotti
te un architetto “internazionale”, impegnato nell’ampliamento del
distribuiti lungo il canale e all’interno del tessuto edilizio, riportati
Palazzo Pubblico di Lucca e, dal 1714, “Primo Architetto” dei Savoia,
dalla pianta Valentini (1748). La costruzione del palazzo doveva dun-
attivo presso le corti di Torino, Madrid, Lisbona. Si trattava anche di
que siglare un più consistente investimento economico, che, avvia-
attingere alla capacità creativa e innovativa nel promuovere l’imma-
M ARI S
bile fin dalle planimetrie coeve. Sulla scorta di questi documenti, è
MIR AB ILI A
Filippo Juvarra Palazzina da farsi in Lucca vicino a Viareggio ai signori Guiniggi, 1714 circa, New York, Metropolitan Museum 075
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Maria Adriana Giusti
L’esordio architettonico: dai primi pensieri di Filippo Juvarra ai palazzi lungo il canale
Filippo Juvarra Chiesa e convento, 1714 circa, Madrid, Biblioteca Nacional 8315
110
gine di un sito di nuova fondazione, con nuove architetture, nuove
smi di sollevamento per consentire il passaggio delle imbarcazioni)
dinamiche economiche, nuovi orizzonti paesaggistici, nuovi stili di
fronteggiano i palazzi dell’Offizio della Foce e dei Fanucci. Quest’ul-
vita; capacità riconosciuta a Filippo Juvarra dagli stessi contempo-
timo funge da testata degli edifici (magazzini e abitazioni di servi-
ranei negli elogi post mortem . Sono queste le ragioni che aiutano a
zio) che si dispiegano senza soluzione di continuità a partire dalla
spiegare i primi pensieri per una palazzina sul mare a Viareggio, dove
torre cinquecentesca.
Juvarra gioca su architetture libere, scenografie plastiche, capaci di
Sul lato opposto, con ingresso verso il piazzale della foce sono rap-
stabilire nuovi rapporti spaziali con l’orizzonte marino.
presentati i palazzi dei Sardini, un complesso tra i più estesi, chiuso
I palazzi realizzati nei primi decenni del Settecento , di cui oggi sono
dal recinto del giardino, con la chiesa e le dipendenze, e quello dei
conservati solo due esemplari (Palazzo Bernardini Mansi e Piccioli),
Cittadella, un volume cubico, aperto al centro da un loggiato a cin-
confermano il prevalere di un atteggiamento progettuale più ade-
que fornici preceduto da un’ampia scalinata con doppie rampe a
rente alla fenomenologia del sito e alle regole imposte dalla piani-
“X” (si noti l’analogia con l’ingresso del palazzo della foce). Le scelte
ficazione.
degli architetti che seguirono Juvarra ripiegarono sui modelli della
A illustrarne l’architettura è la veduta prospettica disegnata in alto
tradizione, guardando alle ville del contado: volumi compatti, rego-
a destra del piano Valentini. Il punto di stazione coincide con la foce,
lare scansione dei fronti, simmetrie, ma soprattutto, adesione alle
per cogliere l’affaccio sul canale delle dimore più prestigiose. Verso
direttrici del progetto urbano. Il cambiamento di registro, dai primi
mare, nel punto in corrispondenza dell’ansa del canale, sulle oppo-
pensieri di Juvarra alla concreta realizzazione, non si deve soltanto
ste sponde (si noti il ponte di collegamento, raffigurato coi meccani-
alle diverse interpretazioni progettuali dei diversi progettisti. È il
25
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Filippo Juvarra Stupinigi, Studi per la palazzina , 1707, Torino, Museo Civico 001
segno di una trasformazione più complessa che investe la cultura architettonica di metà Settecento, incline piuttosto al rigore funzionale e al senso di decoro urbano come espressione compiuta del progetto della città e delle sue singole componenti. Tutto ciò a distanza di quasi un secolo dall’esordio di Viareggio come città nuova, voluta e sancita da Maria Luisa di Borbone. Ed è col decollo della città balneare, che si specializza e si sviluppa, privilegiando l’asse litoraneo rispetto al canale, che i palazzi settecenteschi vengono emarginati e subiscono un progressivo, inesorabile degrado. I grandi aumenti di valore degli stabili di Viareggio, probabilmente non duraturi, si legge
Filippo Juvarra Stupinigi, Studi per la palazzina , 1707, Torino, Museo Civico 002
nella relazione allegata alla Stima dei beni ereditati da Antonietta Mansi, riguardavano quelli più prossimi al mare. Ragion per cui la rendita di posizione innesca un progressivo degrado ambientale delle aree residenziali e produttive del canale27. L’estensione della struttura urbana a nord del canale, lungo la linea di costa, ha comportato un’alterazione dell’originario paesaggio fluviale. I piani regolatori dell’Ottocento e Novecento hanno infatti eletto il potenziamento della passeggiata a mare, creando nuove gerarchie urbane, secondo una logica organizzativa che ha del tutto disatteso le matrici dello sviluppo urbano di Viareggio, attestate su due coordinate strutturali strettamente interconnesse: il canale e il mare.
bate di Selva e Primo Architetto di S. M. di Sardegna, in V. Comoli Mandracci-A. Griseri (a cura di), Filippo Juvarra. Architetto delle capitali da Torino a Madrid 1714-1736, catalogo della mostra, Fabbri, Milano 1995, pp. 431-434. Si veda anche la precedente versione spagnola, A. Bonet Correa-B. Blasco Esquivias (a cura di), Filippo Juvarra 1678-1736. De Messina al Palcio Real de Madrid, catalogo della mostra, Electa, Milano 1994. 2 Cfr. M. A. Giusti, Filippo Juvarra a Lucca, in “Quasar” 10, luglio-dicembre 1993, pp. 35-38. 3 In ultimo, si veda: M. A. Giusti, Il Palazzo Pubblico di Lucca. Architetture, opere d’arte, destinazioni, Pacini-Fazzi, Lucca 2000, pp. XV-XLVII. 4 G. Gritella, Filippo Juvarra architetto, Modena 1993, vol. II, pp. 25-49. 5 A. Barghini, Disegni dall’Album di Filippo Juvarra a Vincennes, in V. C. Mandracci-A. Griseri (a cura di), Filippo Juvarra..., cit., pp. 201-213. 6 Cfr. H. A. Millon, Drawings from the Roman Period
11 Cfr. Maria Adriana Giusti, Palazzo Fanucci Bernar-
dini Mansi a Viareggio. Città e territorio nel Settecento, Pacini-Fazzi, Lucca 1993. 12 Metropolitan Museum, in H. A. Millon 1984, cit., p. 21. 13 M. A. Giusti, Architettura e città nel Settecento. Palazzo Bernardini Mansi a Viareggio, Pacini Fazzi, Lucca 1993, p. 46. 14 M. Fagiolo, I progetti dello Juvarra per una villa a Viareggio, in “Quasar” 10/93, pp. 16-21. 15 Pianta d’un gran palazzo fatto/ per il S.rPr.pe di Assiacassel/ in Germania co’ l’obbligo di 8 cortili, 17071708, Torino, Biblioteca Nazionale, Ris. 59/2, c.83. 16 Cfr. M. Fagiolo, I progetti dello Juvarra..., cit., p. 25 17 Cfr. A. Barghini, Juvarra a Roma. Disegni dall’atelier di Carlo Fontana, ed. Rosenberg & Seller, Torino 1994. 18 In proposito, si veda la pianta e prospetto di una villa a schema centrale riferita da Andrea Barghini a idee di Carlo Fontana per il Casino di Venetia, elaborato nel 1689 per Girolamo Lando, ambasciatore veneziano a Roma, A. Barghini 1994, cit. p. 112. 19 Cfr. A. Lange, Dimore, pensieri e disegni di Filippo Juvarra, Compagnia di San Paolo, Torino 1992, figg. 32, 33; G. Gritella Filippo Juvarra..., cit., vol. I, p.112.
20 H. A. Millon Drawings from..., cit., pp. 20-22. 21 Cfr. M. Fagiolo, I progetti dello Juvarra per una villa a Viareggio, 1994, p. 16.
22 Cfr. Concorso Clementino (Accademia di San Luca), premio di Prima Classe, 1706
23 H. A. Millon Drawings from..., cit., p. 155. 24 Si veda, in proposito, R. Sabbatini, I Guinigi tra
‘500 e ‘600, Pacini Fazzi, Lucca 1979, p. 63. 25 S. Maffei, Elogio del signor Abbate D. Filippo Juvarra Architetto (1739), Appendice, in V. Comoli Mandracci-A. Griseri (a cura di), Filippo Juvarra..., cit., pp. 429430. 26 Per approfondimenti sull’architettura dei palazzi cfr. M. A. Giusti, Architettura e città nel Settecento…, cit. 27 Gli edifici presentavano l’inconveniente di esser per un lato a contatto immediato del fosso, o in quella parte in cui il fosso ha servito anche a raccogliere immondizie a brevissima distanza dalla vecchia darsena, spesso esposto a pessimi odori di vecchia costruzione, ma munito di nessuna delle comodità moderne, ASL, Archivio Mansi, 1918, in M. A. Giusti Architettura e città..., cit., p. 59.
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1 A. Rossi, Vita del Cavaliere don Filippo Juvarra Ab-
1704-1714, ed. dell’Elefante, Roma 1984. 7 Cfr. I. Belli Barsali, Le ville di Lucca dal XV al XIX secolo, in “Bollettino del Centro” XX-XXI (1964); I. Belli Barsali, Le ville lucchesi, Roma 1964; I. Belli Barsali, Ville e committenti dello stato di Lucca; Il palazzo pubblico, Lucca 1985. Si vedano inoltre i recenti studi di G. Gritella, Filippo Juvarra..., cit., i cataloghi delle mostre di Madrid e di Torino. Di particolare interesse per i progetti lucchesi è la pubblicazione degli inediti disegni dell’atelier Fontana di A. Barghini (con inquadramento critico di V. Comoli Mandracci). 8 Cfr. M. A. Giusti, Viareggio: immagine tra ipotesi e realtà, in “Parametro”, 142/1985 (numero monografico). 9 M. A. Giusti, La bonifica delle marine lucchesi nel XVIII secolo, in G. Simoncini (a cura di), Paludi e bonifiche; “L’Ambiente storico”, 8/9, Roma 1987, pp. 55-70. 10 Per un’approfondita lettura del piano, cfr. C. Ghilarducci, Viareggio 1748: lo sviluppo della città dai documenti alla forma urbana (tesi di laurea: prof. M. Fagiolo, M. A. Giusti, Facoltà di Architettura, Firenze, A.A. 1999/2000).
MIR AB ILI A
note
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Claudio Ghilarducci
Lo sviluppo urbano della città di Viareggio nel XVII secolo e il primo piano regolatore Disegni e pianta del Monastero di San Francesco 1701, ASL, Acque e Strade 736, 39
La bonifica dello Zendrini e lo sviluppo della città. Il XVIII secolo fu per Viareggio un periodo di grande sviluppo territoriale, urbanistico ed edilizio. In questo periodo infatti si raccolgono i primi frutti delle incentivazioni concesse dalla repubblica di Lucca nel secolo precedente, per favorirne l’inurbamento e l’espansione. Lucca per tutto il XVII secolo cercò di favorire l’investimento fondiario nella zona, attuando espedienti sanatori e strategie di ripopolamento tendenti a far sì che si fabbrichino delle case, che si accomodi e faciliti per il più che sia possibile il ricetto e lo sbarco de navilij, che si attrai il concorso di ogni sorte di abitatori sì nostrali come forestieri et anchora qualche artiero delle più necessarie arti1. Nonostante tali incentivi, le condizioni malsane del territorio di fatto impedirono o comunque rallentarono lo sviluppo della città fino alla metà del settecento, si vede che molto pochi sono quelli che procurino havere terre nella spiaggia per bonificare, et questo procede per la difficoltà che vi è di guardarli dali animali ne mette in conto ad un povero huomo che piglierà 4 o 6 coltre di terra tenerle continuamente circondate di sciepe e legname 2. Per rimediare a questa situazione di disagio, la Repubblica di Lucca incaricò il matematico veneziano Bernardi-
la costruzione di un sistema di cateratte a bilico alla foce della fossa Burlamacca in grado di eliminare il miscuglio fatale, non mai levato finora, delle acque dolci con le salse3, il taglio della macchia litoranea e la conseguente bonifica del terreno. Quest’ultima soluzione però dette origine a sua volta ad un grave inconveniente: quando soffiava il vento di libeccio si avevano rovinosi effetti sulla campagna retrostante, rimasta allo scoperto dopo il taglio della barriera naturale formata dalla macchia. Per rimediare a questa situazione, che pregiudicava i raccolti e metteva in pericolo tutta l’attività agricola, il senato lucchese decise di creare uno sbarramento artificiale che Valentino Valentini Pianta topografica della terra e foce di Viareggio, (particolare), 1748, ASL, Acque e Strade 737, 2
ostacolasse l’impeto dei venti, seminando lungo il litorale centinaia e centinaia di pinastri. Alla prima semina, avvenuta nel 1747, ne seguirono altre, nel 1759 e nel 1771, che dettero origine alle attuali pinete. La descrizione precisa e dettagliata dei lavori di costruzione delle cateratte progettate dallo Zendrini si ritrova negli scritti di Gorge Cristoph Martini: La costruzione della chiusa venne iniziata nel 1739 e mi recai diverse volte a Viareggio per vedere quest’opera a me sconosciuta […]. La ca-
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Lo Zendrini fu a Lucca nel 1734, vi soggiornò alcuni mesi per completare le sue rilevazioni, e il 23 Maggio 1735 stese una relazione che prevedeva
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no Zendrini di compiere studi sul territorio e provvedere alla sua bonifica.
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palazzi e annessi e, successivamente, palazzine e villini per la villeggiatura. Così scrive il Sardi: Dal 1748 al 1824, troviamo al possesso dei nuovi fabbricati molte famiglie, la maggior parte delle quali erano lucchesi […]. Ma inutil cosa sarebbe ch’io vi facessi percorrere ad uno ad uno quel vecchio giro di case. Mi limiterò soltanto alle principali, ricordando come […] dietro al palazzo pubblico nella via Pinciana tenevano il primato le ville di Alessandro Guinigi (30) e di Cesare Santini (37)6 con giardini prospettanti sul fosso; nella via Regia, dicontro all’Annunziata, il palazzo di Teresa Gigli (63-64) passato poi ne’ Montecatini; e quasi dicontro, a sinistra della chiesa, l’altro palazzotto ricco di pietrami fabbricato nel 1752 da Silvestro ed Antonio Partiti (44-45), passato poi ne’ Frediani e più modernamente nei Piccioli. Nella via S. Antonio la casa migliore era quella dei Mansi (86) […]. Più innanzi, c’era il giardino e palazzo di Giov. Battista Sardini (9-10-11), con cappella e case e botteghe dal lato di ponente. E sulla riva sinistra, quella graziosa palazzina (1) lungo il fosso, comprata da Martino Bernardini nel 1751, apparteneva, nel 1748, a Gio. Francesco Fanucci, e sul fosso c’era il ponte levatoio (4) e al di là del fosso l’Ufficio della Foce. Più avanti, sulla destra di quel piazzale, non lungi dalla bocca del fosso, Lo sviluppo urbano della città di Viareggio nel XVII secolo e il primo piano regolatore
più fortunata per la sua ubicazione, più grandiosa per la sua costru-
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taratta aveva due porte: una verso il lago e una verso il mare. Quella
zione, sorgeva la villa di Ferrante Cittadella (6-7-8) che fu poi Palazzo
verso il lago veniva aperta e tenuta in posizione da un verricello perché
Regio[…], provveduta di un largo scalone all’esterno che completava
l’acqua potesse defluire verso il mare; volendo però caricare d’acqua
l’elegante colonnato della facciata[…].
il canale, per alzarne il livello e provvedere alla sua pulitura, le porte
Dal porticato di quella si dominava, presso la foce, il piccolo molo cui
potevano restare chiuse. La porta di sotto, che è la più importante es-
sovrastava un casotto per le guardie, e le finestre di ponente guarda-
sendo destinata ad impedire che l’acqua salata si mescoli con quella
vano la spiaggia7.
dolce a monte della chiusa […] cioè dal lato del lago di Massaciuccoli.
La forma della città settecentesca va dunque interpretata come
Per converso, quando il mare è basso e l’acqua a valle della chiusa è
il complesso risultato di un sistema di conoscenze di ingegneria
più bassa dell’acqua dolce nel canale a monte, la porta si apre da sé e
idraulica e di architettura razionale che rispecchia il connubio tra
lascia ad essa libero deflusso verso il mare.
esigenze funzionali, caratterizzazione del luogo, materiali disponi-
Questo movimento autonomo deriva dal fatto che ambedue le ante
bili e gusto formale.
delle porte sono fissate in modo che, quando la corrente viene dal mare, le spinge l’una contro l’altra e le chiude a formare un angolo
Il primo piano regolatore: Valentino Valentini 1748. Il 12 Mag-
ottuso cioè una punta verso il mare4.
gio 1748 Gli Illustrissimi e EE. Signori Anziani in mancanza dell’Offizio
Da questo momento lo sviluppo diventa molto più rapido: la popo-
sopra la Foce formalizzano l’incarico all’architetto Valentino Valen-
lazione cresce in modo costante5 e la nobiltà lucchese, trovando il
tini di riprodurre Carta Topografica della terra di Viareggio tanto
luogo bonificato, ameno e salubre, vi costruisce in un primo tempo
rispetto alle fabbriche che vi sono presentemente quanto riguardo
Martilogio del molto Illustrissimo Officio d’Abondanza dell’Eccellentissima Repubblica di Lucca 1604, ASL, Offizio sopra la Abbondanza 109
all’ordine da tenervi in quelle che vi doveranno,o vorranno di tempo in tempo costruirvisi sopra.8 Il disegno della planimetria è completato dalla numerazione degli edifici, illustrata a sua volta in una legenda dove sono evidenziati i proprietari dei fabbricati, le tipologie edilizie e i futuri destinatari dei terreni da costruire. In alto, alla destra della carta topografica, Valentini rappresenta la veduta di Viareggio dalla parte del mare9, con i più importanti palazzi della città caratterizzati da una razionalizzazione formale e funzionale delle loro diverse componenti architettoniche: la villa Cittadella con il colonnato sul fronte strada, il palazzo di Teresa Gigli lungo la via Regia, il palazzo Fanucci, il palazzo pubblico dell’Offizio sopra la Foce e altri ancora. Della stessa importanza è il secondo aspetto del lavoro del Valentini, dove l’architetto evidenzia e normalizza le porzioni di terreno indicate di giallo sulle quali si puole assegnare quella quantità di superficie che sarà ricercata sì per fabbriche che per orti, avvertendo però di non uscire dalla simmetria regolata, potendo però sì dalla parte di settentrione che da ponente proseguire l’idea principiata […], esattezza ancora per la costruzione delle nuove fabbriche da farsi, stimerei restando in questa maniera più facile ad ognuno scegliere quel posto
in considerazione delle diverse condizioni ambientali e del nuovo
che più preferirà10.
ruolo assunto dalla città.
Lo scopo della stesura della pianta dell’architetto Valentini non è
La prima piazza ed i primi tre isolati, delimitati dalle attuali via Fratti,
dunque soltanto quello di rilevare gli edifici esistenti, ma anche, e
via Battisti, via Veneto e via Galvani, sono lasciati invariati nei rap-
soprattutto, di dare una fisionomia e una regola a quei terreni desti-
porti e nelle misure rispetto al piano del 1682, ma il resto viene riletto
nati ad essere edificati.
e modificato con grande lungimiranza e modernità.
Quest’opera quindi si è rivelata di fondamentale importanza, sia
A tale proposito risulta significativa la previsione di una grande piaz-
perché mostra il rilievo dell’esistente alla metà del XVIII secolo, sia
za ad angoli aperti, al centro del tessuto urbano, nella quale conflui-
perché traccia le direttrici della nuova espansione.
sce una strada mediana di grande portata. Da questo progetto si
Lo sviluppo urbanistico segue due assi cartesiani di riferimento: il
delinea, quasi fosse una vocazione del luogo, un impianto modulare
porto-canale della Burlamacca e il lungo mare; è su queste due di-
legato alla dinamica di avanzamento della costa e quindi sottoposto
rettrici che la città fonda la propria espansione con una serie di lotti
a continua crescita e sviluppo. Il concetto dell’addizione per moduli
di forma regolare, delimitati da strade ortogonali fra loro con anda-
costanti propone la forma urbis della città-colonia che nasce e si svi-
mento Nord-Sud e Est-Ovest.
luppa secondo precise motivazioni di ordine economico-sociale.
Le regole di uniformità e di simmetria alle quali si riferisce il Valen-
Ci troviamo di fronte ad una sistemazione anomala per quel tempo:
tini non sono altro che le stesse applicazioni previste dall’ingegnere
una città non protetta da mura nella quale lo schema a maglia orto-
Azzi, ma l’architetto le sviluppa e le definisce in modo più completo,
gonale fa trasparire un futuro ampliamento che ha le sue radici in
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a proposito fissare i terreni ne quattro angoli di ciaschedun riquadro
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Martilogio del molto Illustrissimo Officio d’Abondanza dell’Eccellentissima Repubblica di Lucca 1604, ASL, Offizio sopra la Abbondanza 109
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loggio era formato da una stanza-cucina con loggia oppure da due stanze al piano terra, cucina e sala, e da due stanze al piano superiore, le camere. • la seconda tipologia edilizia si distingueva dalla precedente perché ogni singola abitazione, pur facente parte di un unicum, il magazzino, aveva un’ accentuata caratterizzazione individuale. Queste ultime residenze avevano un fronte stradale circa doppio del precedente e presentavano una planimetria più complessa e variabile in funzione della diversa ubicazione del corpo scala che generava una separazione tra locali di servizio e di abitazione. Ogni alloggio era formato da due piani così composti: Piano terra con cucina fornita di acquaio e camino, credenza o cantina, salotto, ingresso con vano scale e, talvolta, bottega. Primo piano con due o più camere. Il lotto passante accedeva sulla strada e sullo spazio libero retrostante, organizzato a corte aperta nel primo caso e in orti contigui individuali suddivisi da muri di cinta o da siepi, nel secondo caso.
Lo sviluppo urbano della città di Viareggio nel XVII secolo e il primo piano regolatore
La caratteristica di questa cellula tipo originaria, a pianta quadrata
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quello già esistente. Il piano Valentini risulterà valido fino al piano di
o rettangolare, è di avere due lati ciechi, un affaccio libero sul fronte
Lorenzo Nottolini del 1824 che, con il rapporto indicato tra edificio e
strada e un altro affaccio sul retro dove si trovava un orto murato.
strada e le licenze vincolate alla costruzione di case con orti murati,
Il lato sul fronte stradale aveva un modulo variabile da 5 a 7 metri
determinerà una tipicizzazione precisa dell’edilizia comune di Via-
e la facciata caratterizzata dall’allineamento verticale delle finestre
reggio, formata in prevalenza da abitazioni di tipo monofamiliare,
su due file, con l’ingresso in asse con le aperture superiori che deter-
con pianta rettangolare, disposte a schiera aventi un lato corto sul
minavano di per sé uno sviluppo a schiera di tipo monofamiliare.
fronte strada, i lati lunghi adiacenti alle case circostanti e il lato sul
Questa soluzione tipologica consentiva l’economicità dell’ope-
retro che si apre in un orto murato.
razione e al tempo stesso dichiarava il livellamento della componente sociale. Nei documenti originali del tempo queste abitazioni
Le principali tipologie edilizie. Se paragoniamo le piante sei-
erano precisate come: case murate e solariate, con solaio di mattoni,
centesche con quella del Valentini del 1748 e ne facciamo una so-
coperte con embrici e tieuli.
vrapposizione, notiamo come molti di questi magazzini siano stati
Questa tipologia edilizia è indice di livellamento sociale e di ricerca
suddivisi in singole unità abitative che si articolano su uno o due
di economicità costruttiva.
piani e si sviluppano in profondità affacciandosi direttamente sulla
Un esempio è fornito dal magazzino della Volpe11 che, usato come
sede stradale.
tale per tutto il XVII secolo, nel corso del secolo successivo venne
Esse davano origine a due tipologie edilizie diverse fra loro:
suddiviso dall’Offizio dell’Abbondanza, proprietaria di questo fab-
• la prima era caratterizzata da un alloggio tipo ripetuto tante volte
bricato, in quattordici parti tutte uguali, che sarebbero andate a for-
quante erano le capacità del fabbricato di contenerne, con un fron-
mare altrettante unità abitative destinate ad essere livellate12. Que-
te strada molto ridotto e con sviluppo in profondità. Internamente
sta pratica di suddividere i magazzini in più abitazioni ebbe molto
suddiviso dal corpo scala disposto parallelamente alla strada, l’al-
seguito nel corso del Settecento e fu attuata da molti Offizi e anche
Disegni e pianta della Casa Guinigi, 1701, ASL, Acque e Strade 736, 39
da alcuni possessori privati, perché il livellamento di abitazioni si di-
pranzo, salotti, magazzini, ripostigli, stalle, cappelle private e tutto
mostrò essere un investimento estremamente redditizio. La crescita
quanto era necessario per un piacevole soggiorno in Marina.
demografica, inoltre, aveva assunto valori piuttosto ingenti e biso-
Il Palazzo di Ferrante Cittadella è così descritto dal Sardi: non lungi
gnava soddisfare una domanda sempre crescente di abitazioni.
dalla bocca del fosso, più fortunata per la sua ubicazione, più grandio-
Se andiamo a ricercare nella pianta del 1748 la schiera dei magazzini
sa per la sua costruzione, sorgeva la Villa di Ferrante Cittadella che fu
seicenteschi prospicenti il mare, vediamo che questi sono stati tutti
poi Palazzo Regio […] provveduta di un largo scalone all’esterno che
trasformati in abitazioni, botteghe o luoghi pubblici. I numeri 84-85-
completava l’elegante colonnato della facciata[…]. Dal porticato di
86 della pianta del Valentini, che rappresentavano quei vecchi ma-
quella si dominava, presso la foce, il piccolo molo cui sovrastava un ca-
gazzini seicenteschi, sono diventati rispettivamente: 84 Dogana; 85
sotto per le guardie, e le finestre di ponente guardavano la spiaggia”14.
Cinque case dell’Offizio dell’Abbondanza livellate; 86 Palazzo di Loren-
Un quarto modello edilizio può essere individuato nelle baracche o
zo Mansi 13. Allo stesso modo furono modificate le destinazioni d’uso
capanne, abitate dal resto della popolazione e costruite con mate-
degli altri magazzini posti in asse est-ovest, dove ritroviamo alcune
riali estremamente scadenti e poco igienici, come paglia, frasche,
residenze di nobili lucchesi come quella di Alessandro Guinigi, di Te-
canneti e legname.
resa Gigli, di Sebastiano Belli, di Girolamo Casani etc., e dell’Offizio
Le capanne rilevate sulla carta sono addirittura 63 e si trovano tutte
sopra la Foce. L’unico edificio rimasto con l’originale funzione di ma-
nei pressi del Recinto dei RR. PP. Di S. Francesco.15
gazzino è quello di fronte al palazzo del Commissario, di proprietà
Il terreno occupato dalle capanne16, che erano per lo più abitate dai
dell’Offizio della Foce. Gli altri fabbricati che si trovavano all’interno
coltivatori delle chiuse, non era di proprietà privata ma della Repub-
della cortina difensiva sono rimasti ad uso abitativo, anche se alcuni
blica di Lucca, che decise di suddividerlo in grandi appezzamenti e
di loro sono passati di proprietà; solo l’osteria grande seicentesca,
di alienarlo, praticamente gratis, a tutti coloro che si fossero impe-
diventerà nel Settecento la Posta di Giuseppe Guinigi.
gnati a costruirci sopra. Le capanne dei contadini non potevano del
Contestuale alla prima fase di sviluppo è il complesso conventuale
resto coesistere a stretto contatto con le ville signorili che di lì a poco
dei Padri Francescani, che chiude il lotto rettangolare e costituisce
sarebbero sorte in gran numero a Viareggio.
una sorta di ulteriore difesa sull’angolo opposto alla torre. Le case a schiera e l’alloggio collettivo sono dunque i due prototipi di residenza della città e rappresentano il modello di sviluppo insediativo. A queste due tipologie edilizie si affiancano le ville e palazzi padronali dei nobili lucchesi che avevano un’organizzazione planimetrica e architettonica più ricca e complessa: si distribuivano su due o
4 ASL “Relazione all’Ufficio della Foce di Viareggio”,
1 ASL, Acque e Strade 737, delibera del 4/5/1606. 2 ASL, Offizio sopra la Maona e foce di Viareggio,
5 Viareggio passa dai 343 ab. del 1743 ai 939 del
filza 1, parte VII, f. 109: Commenti sulla popolazione di Viareggio (29/4/1619).
3 ASL “Relazione all’Ufficio della Foce di Viareggio”, Bernardino Zendrini 23.05.1735.
Bernardino Zendrini 23.05.1735.
1750. ASL, Archivio Cittadella Castrucci 28.
6 I numeri tra parentesi sono stati inseriti dall’autore e sono riferiti alla numerazione che si trova sulla legenda del piano Valentini 1748.
7 C. Sardi, Viareggio dal 1740 al 1820, Pacini Faz-
zi, Lucca 1972 (ristampa anastatica), pp. 4-5-6.
8 ASL, Offizio sulla Maona e Foce di Viareggio 11, 13. 9 Si veda: ASL, Acque e strade 737, 46. 10 ASL, Offizio sulla Maona e Foce di Viareggio 11, 13. 11 Magazzino della Volpe, indicato con il n.88 sulla
carta del Valentini (ASL, Beni e Fabbriche pubbliche, 1).
12 Si veda: ASL, Acque e strade 736, 38. 13 ASL, Acque e strade 737, 46.
14 C. Sardi, Viareggio..., cit., p. 7. 15 ASL, Offizio della Maona, 104. 16 Si veda: ASL, Offizio della Maona, 104.
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note
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tre piani, avevano cucine, camere padronali e per la servitù, sale da
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I numeri posizionati in alto a destra delle immagini corrispondono alla numerazione progressiva delle schede di catalogo
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SCHEDE
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Le schede del catalogo sono state redatte da Antonella Arrighi ad eccezione delle schede 10-48-50, redatte da Margherita Azzari, Anna Guarducci e Leonardo Rombai. Le schede 60-61-62-63-64-65-66, sono state curate da Giorgio Strano.
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Titolo: “Maciuccoli” Luogo e data di produzione: XVI secolo Ubicazione attuale: ASL, Offizio sulle Differenze di Confine 567, 216 Tecnica: penna e inchiostro acquerello su carta Dimensioni: cm 42,5x85 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: la veduta di Viareggio è sintetizzata con la Torre Matilde, con due blocchi di edifici, disposti in parallelo tra loro e fronte spiaggia, e con il castello distanziato dal borgo. Poche casupole individuano i borghi sulle colline. Il padule è attraversato da fossi e da vie di comunicazione.
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Titolo: “Chorographia Tusciae” Autore: Girolamo Bellarmato Senese Luogo e data di produzione: 1550 circa Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 498 Tecnica: incisa in rame Dimensioni: cm 50,5x64 Orientamento: nord in alto Scala: “Scala di miglia 30”= da 0 a 30 = 8 cm Contenuto: il titolo della carta è racchiuso nel cartiglio in alto a destra. L’autore è scritto al di sotto del cartiglio e pertanto poco evidente. Le città sono individuate con edifici e non in pianta.
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Titolo: Rappresentazione dello Stato lucchese Autore: Alessandro Resta Luogo e data di produzione: 1569 Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 464
Tecnica: penna e acquerello su carta Dimensioni: cm 78x96,5 Orientamento: nord in alto Contenuto: la carta è la descrizione del territorio dello Stato della Repubblica, escluse le zone delle Vicarie di Castiglione e di Minacciano. Con il verde viene indicato il territorio della Repubblica. Il territorio estense è indicato col bianco. Il territorio fiorentino è colorato in rosso, colore che domina la carta come simbolo della potenza Medicea accerchiando lo Stato di Lucca. Gli elementi fisici, quali fiumi, monti, laghi e i centri abitati, sono punti di riferimento. I due centri maggiori, Pisa e Lucca, sono dilatati nelle loro dimensioni. Pisa è raffigurata divisa in due dall’Arno le cui sponde sono unite da un imponente ponte. Lucca è disegnata con precisione lungo il perimetro delle mura mentre il tessuto edilizio interno è simbolico. Il grande cartiglio a destra con due pantere, che reggono lo stemma della Repubblica, contiene la legenda. In basso nel mare Toscano è disegnata la Rosa dei Venti. In alto a sinistra il piccolo cartiglio riporta la firma dell’autore e la data.
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Titolo: “Thusciae descriptio” Autore: Hieromyno Bellarmato Luogo e data di produzione: 1580 circa Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 499 Tecnica: incisa in rame Dimensioni: cm 42,5x56 Scala: barra nel compasso = da 0 a 30 = cm 7,7 Contenuto: descrizione in latino sul rovescio. Il cartiglio per il titolo presenta una decorazione molto ricca ed è posto in alto a destra. Al di sotto del cartiglio una sottile cornice riporta la descrizione in latino. Infine, al di sotto del cartiglio e della descrizione, si colloca la scala.
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Titolo: “Marine Lucchesi” Luogo e data di produzione: 1604 circa Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 11 Tecnica: inchiostro acquerellato Dimensioni: cm 48x62 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: raffigurazione del territorio non ancora antropizzato. La visione a volo d’uccello dal mare verso l’entroterra presenta soltanto gli oggetti più significativi di questa parte del territorio e raffigura l’intera area occupata da cespugli e vegetazione, eccetto la fascia a rappresentare la spiaggia interposta tra la terra ed il mare.
Viareggio è individuato dal porto e dal castello. Il porto è disegnato con una darsena estesa verso nord tra il mare e la spiaggia, con all’interno delle barche e con l’entrata dal canale Burlamacca. Del castello, a pianta circolare e ubicato sul lato est del porto, è ben raffigurato il prospetto in cui si distingue chiaramente la muraglia esterna, caratterizzata dall’accesso centrale e quattro finestre (due per lato) e dalla merlatura, e la torre centrale. L’approssimazione con cui è raffigurato il lago di Massaciuccoli non vieta di riconoscerne gli elementi caratterizzanti come i tre fossati e la torre sulla riva occidentale. Significativa è la mancanza del sistema dei canali, costituito qui soltanto da quattro canali. Questo acquerello è riferito ad un progetto pensato da monsignor De Bourdeilles.
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Titolo: Martilogio Luogo e data di produzione: 1604 Ubicazione attuale: ASL, Abbondanza 109 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 38x52,5x2 Contenuto: la carta iniziale del volume riporta in alto le iniziali dell’autore “AB”, al centro si legge “Martilogio del molto Ill(ustrissim)o Officio d’Abondanza dell’Eccellentissima Repub(blica) di Lucca”, cioè in questo volume si raffigurano gli immobili di proprietà del citato Offizio nel territorio di Lucca e quindi a Viareggio.
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Titolo: “Cartone della pianta di Viareggio fatta a testa” (Chiudenda delli magazzini e della torre) Luogo e data di produzione: 1606 circa Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra le Differenze di Confine 567, 241 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 60x45 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: progetto di fortificazione e di ampliamento del nascente borgo di Viareggio. Sistemazione della città di Viareggio con magazzini, torre, cisterna, sciorinatoio, canonici e chiesa, osteria grande ubicata verso l’entroterra. Distaccato dagli edifici del borgo, si trovava il “Mastio del Castello” circondato dal fossato.
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Titolo: “Macchia litoranea” Luogo e data di produzione: 1607 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la
Maona e Foce di Viareggio 49, fasc. 2 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 29,7x78,5 Orientamento: nord a sinistra Contenuto: la mappa raffigura la vegetazione tipica della costa delle Marine lucchesi. Di Viareggio è raffigurato il “Ponte in mare”, “Torre” e, verso l’entroterra, si trova il “castello” circolare. Il “castello di Motrone” è raffigurato isolato sul lato sinistro della mappa. L’area geografica è compresa tra la fossa Burlamacca e la fossa di Motrone isolata sul lato sinistro.
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Titolo: Carta corografica della Toscana detta “Carta del cavallo” Autore: Giuseppe Rosaccio, cosmografo mediceo Luogo e data di produzione: 1609 (ristampa 1662, Venezia, Stefano Scolari) Tecnica: stampa su carta, bianco/nero Scala: assente (1:400.000 circa) Dimensioni: cm 78x102 Soggetto: Toscana Ubicazione attuale: ASF, Carte nautiche, geografiche e topografiche, c. 20 Riferimenti bibliografici: Almagià, 1929, pp. 44 e 75; Ciampi e Rombai, 1979, pp. 76-77; Rombai, 1993, pp. 104-107 Contenuto: questa bella rappresentazione corografica, conosciuta come “Carta del cavallo” per il monumento equestre di Ferdinando de’ Medici in essa disegnato, riassume gran parte della produzione cartografica toscana del Cinquecento (opere di Bellarmato, Buonsignori, Malavolti, Florimi, Pindemonte), sia per il tracciato del profilo costiero che per i contenuti, senza tuttavia apportare, nel complesso, grandi progressi al disegno della Toscana. La carta è arricchita da numerosi motivi ornamentali e da indicazioni e leggende storico-descrittive, con evidenti e grossolani errori sia topografici che storici. Per esempio (come rileva il Mazzanti che ne fa un’analisi dettagliata per il litorale livornese), le torri di Porto Pisano e del Fanale di Livorno sono scambiate e si raffigurano due torri nel mare prospiciente la foce dell’Arno che non sono mai esistite in posizione così isolata, ma sono rammentate in altra documentazione. Osservando in particolare il litorale, iniziando da nord, segnaliamo le seguenti indicazioni: Veleggi di Luni dove era il più famoso Porto del Mondo e, nell’immediato entroterra, “Luni distrutta”; abitato di Lavenza; fiume Frigido; simbolicamente ma senza toponi-
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Titolo: “Traguardi per la Torre della città” Luogo e data di produzione: XVI secolo Ubicazione attuale: ASL, Guardia di Palazzo 6, 2 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 42,5x49,5 Orientamento: nord in basso Contenuto: vi sono disegnati i campanili e le torri più importanti dello Stato di Lucca. La “Torre di Viareggio”, che “guarda Montignoso” e la “Torre di Pedona”, è disegnata a pianta quadrata e l’alzato si compone di tre livelli. Il prospetto riporta una finestra al piano terra, tre finestre ad arco al secondo piano e una finestra alla torretta. I cornicioni distinguono il piano terra dal secondo ed uno doppio dal piano secondo al tetto a terrazza, oltre il quale si eleva la torretta a cupola.
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mo il Lago di Porta e quello di Massaciuccoli; torre di Motrone; torre di V. Regio [Viareggio]; dopo la città di Pisa, all’inizio del tombolo costiero, l’insediamento di Papamone (con il simbolo di un castello); la Fossa che conduce da Pisa a Livorno, con passaggio in mezzo allo stagno e proseguimento; la città di Ligorno con le torri sul mare e l’indicazione scritta Fanale e sul Monte Nero un abitato detto Il Salvator; lo scoglio della Melorica (con ricordo della battaglia e la data 1294, rappresentato come un alto isolotto con un castello in cima); l’abitato di Vada con la vicina Selva di Vada e, nel golfo antistante, la scritta Tussinato dal Mar somerso già detto Città d’Etruria. Plinio, evidentemente a indicare una misteriosa città sommersa; la torre detta T. a S. Vincenzo; l’abitato di Porto Barato [Baratti] e sul promontorio i ruderi di Populonia distrutta; la città di Pionbino, con il lago, e la scritta da Tolomeo detto Portus Traianus fu edificato dalle rovine di Po; la torre Rocheta [Rocchette]; l’abitato di Castiglioni con il lago e sul bordo di questo la Badia al Fango senza toponimo; l’abitato detto La Trapola; la torre delle Saline con il simbolo di due torrette; nell’entroterra la città di Grosseto, detta Rossetum (secondo Annio); l’abitato di Albarese; la torre di C. Marino; l’abitato, più interno, di Colecchio; l’abitato di Talamone, con specificato Porto di Talamone dove i Romani hebero vittoria contra Galli; la torre delle Saline correttamente ubicata sulla destra dell’Albegna; l’abitato di Orbetello con il suo stagno; una anonima Torre (sicuramente quella della Peschiera); l’abitato di P. S. Stefano; l’abitato di Monte Felipo nell’interno però dell’Argentario; Terra Rossa; Isola Rossa; l’abitato costiero di Santa Maria; l’abitato di P. Hercole con la scritta cosidetto secondo Annio da Hercole Alceo, l’abitato di Talgiata [Tagliata], con il disegno di una nave ad indicare il porto; il fiume Pescia, che però confluisce nel Lago di Burano, con l’annotazione che alla sua bocca finiva l’antica Hetruria che cominciava al Tevere secondo Strabone. Per quanto riguarda l’arcipelago, troviamo: Gorgona; Capraia; Elba (con forma ben orientata per quanto eccessivamente articolata nel suo profilo, con Portoferraio, Porto Longone, Rio, la Spiaggia di Rio con il simbolo di una torretta, Poggio, S. Piero, Marciana, S. Andrea, Spiaggia di Marciana e Torre di Marciana); Giglio, con il simbolo di un castello; Gianuti; Pianosa; mentre manca completamente Montecristo.
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Titolo: Progetto per fortificazione di Viareggio Autore: P. Ambrosini
Luogo e data di produzione: post 1606 Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 43, Busta 80, 23 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 84x57,50 Orientamento: nord a destra Scala: scala di B(racci)a 300 Lucchesi = da 0 a 300 = cm 16,5 Contenuto: nella legenda si legge: “Questo disegnio della Villa et magazeni son fatti a vista senza misura, ma la spiaggia il maschio et ponti son fatti co’ le misure quali tutti si potrai trovare con la scala qui sotto delle Braccia 300 di Lucca”. La descrizione tecnica prosegue negli spazi liberi dal disegno. Si tratta cioè del progetto di fortificazione del nascente borgo di Viareggio con l’idea di realizzare delle mura a pianta pentagonale ed un maschio esagonale in mare collegato a terra da un pontile.
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Titolo: Progetto per fortilizio di Viareggio Autore: Sarg(en)te Mag(gio)re Frediani Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 43, 3 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 49x74 Scala: scala di piedi 12 = da 0 a 12 = cm 7,5 – scala di piedi 10 = da 0 a 10 = cm 9,5 Contenuto: il progetto è diviso in due parti: il lato destro presenta l’alzato ed il prospetto del futuro fortilizio, e sul lato sinistro si trova in basso la pianta di citato fortilizio ed in alto una visione marina. Nel cartiglio di destra, ovvero un panno sostenuto da putti, si legge: “Una torre ottangolare da collocarsi su la sinistra dell’imboccatura d(e)l Mare (…)”. Prosegue la descrizione tecnica di ciascun punto. Nel cartiglio di sinistra, realizzato con una sorta di stendardo sorretto da un personaggio mitologico, si legge: “Progetto del Sarg(en)te Mag(gio)re Freudiani sopra una torre da collocarsi all’imboccatura di Viareggio. A 1° Ord(i)ne Quarti di 1° genere; B. 2° ord(i)ne Falconi o Sacri; 3° Ord(i)ne Spingarda”.
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Titolo: Progetto fatto dal Sarg(ent)e Mag(gior)e Frediani p(er) la bocca di Viareg(gi)o Autore: Sarg(ente) Mag(gior)e Frediani Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 44, c.1, volume Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su
carta su tela Dimensioni: cm 42x30 Orientamento: nord-est a destra Scala: scala di piedi 6 per la figura in piedi ottangolare = da 0 a 10 = 1,5 cm Contenuto: si presume che il progetto sia stato elaborato per una ipotesi di fortificazione da sottoporsi al giudizio del Consiglio Generale. Il progetto presenta la pianta e l’alzato di un castello su base ottangolare con al centro una torretta di avvistamento e con il ponte levatoio sul fossato che lo circonda come elemento difensivo.
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Titolo: Progetto per fortificazione di Viareggio Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 43, 4 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 56,5x42 Orientamento: nord a destra Contenuto: progetto di fortificazione con mura e baluardi intorno al borgo di Viareggio. Le piante degli edifici riportano la funzione di ciascuno come “Osteria grande”, “orto”, “torre”, “sciorinatoio”, etc. Il cerchietto indicante la cisterna è colorato di celeste.
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Titolo: Progetto per fortificazione di Viareggio Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 43, 9 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 59x66,5 Orientamento: nord a destra Scala: Scala di Braccia trecento = da 0 a 300 = cm 12,5 Contenuto: progetto di fortificazione con baluardi simili a quelli delle mura lucchesi. All’interno è disegnata la pianta della città con la disposizione e la funzione degli edifici più importanti come “torre”, “residenza del S(igno)r Comm(issari)o”, “Sciorinatoio”, “osteria”, etc. Interessante è la proposta di deviazione del canale Burlamacca per realizzare il baluardo in basso a sinistra.
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Titolo: “Fiume di Camaiore” Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 735, 14 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 66,5 x81 Orientamento: nord a sinistra
Scala: “Misura di P(er)t(iche) 300 con che è fatto il pres(en)te dis(egn)o” da 0 a 100 = 4,5 cm – Pertiche 300 = 13 cm Contenuto: Viareggio è ancora un piccolo borgo con i magazzini fronte mare e le abitazioni lungo il canale. Il “Castello Vecchio di Viareggio” si trova distante dal borgo, ben riconoscibile dalla pianta circolare ubicata tra la fossa Pisana e quella del Burlamacca. Sul mare si spinge il ponte caricatoio, fatto costruire dall’Offizio sopra l’Abbondanza per permettere alle barche di approdare agevolmente. Si osserva con chiarezza il sistema di canalizzazione tra la fossa Burlamacca ed il fiume di Camaiore, del quale si vede il “letto nuovo del Fiume di Camiore”. La Rosa dei Venti si colloca al centro del disegno.
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Titolo: “Disegni della foce di Viareggio” Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 735, 8 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 29x85 Orientamento: nord in alto Contenuto: si tratta del progetto per il prolungamento dei moli del porto-canale. Significativo di questa mappa è il prospetto della Torre Matilde che si eleva su tre piani privi di aperture dal lato verso il canale, eccetto il piano terra che presenta una piccola finestra. Schema della Rosa dei Venti disegnata alla foce della fossa.
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Titolo: “Disegno della Bocca della Foce di Viareggio” Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 5 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 83x36 Orientamento: nord a destra in angolo in alto Scala: Pertiche 40 di Braccia 5 = da 0 a 5 = 5 cm Contenuto: si tratta della terza tavola relativa al progetto di costruzione del prolungamento del lato nord del canale Burlamacca. Nella legenda si legge: “N° 3. Nel presente disegnio si dimostra la Bocca della Foce di Viareggio dal segnio + fino alli due Calcioni, notati con lett(er)a E.F. quale entra tra detti in mare con larghezza di braccia 24 e con la dimostrattione del Ponte in Mare con lettera O.P. con due Vani notati di lettere H.I. n° 1.2. (..)” Prosegue la relazione tecnica specifica punto per punto. In basso si colloca il disegno della Rosa dei Venti.
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Titolo: Stato della Repubblica di Lucca Autore: Fabio di G(iovanni) Ant(oni)o Magini Luogo e data di produzione: 1620 circa Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 475 Tecnica: incisione Dimensioni: cm 39x56 Orientamento: nord in alto a sinistra Scala: scala di miglia 10 = da 0 a 10 = cm 8,3 Contenuto: nella legenda si legge: “All’Ill(ustrissi)mo mio S(igno)r e P(ad)rone Col.mo il S(igno)r Tommaso Grimaldi Patrizio Genovese Fabio di Gio(vanni) Ant(oni)o Magini”. La legenda è contenuta in un piccolo cartiglio in alto destra, e poco sopra si colloca un secondo cartiglio per la scala. Un cartiglio occupa l’angolo in basso a sinistra ingombrando lo spazio del Mar Tirreno, riporta il titolo della topografia ed è arricchito di ornamenti e figure allegoriche.
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Titolo: “Per il neg(ozio) della fossa divisoria fra Pisa et Lucca. Disegno” Luogo e data di produzione: 1621 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra le Differenze di Confine 567, 202 Tecnica: inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 45 x 59 Orientamento: nord in alto a destra Scala: scala di p(erti)che X = da 0 a 10 = 2 cm Contenuto: la mappa raffigura parte del
territorio di Pisa a confine con la “Terra di Lucca”. La legenda è racchiusa in una sorta di lapide apposta in basso a sinistra. Nella legenda si legge: “fossa delli confini fra Lucca e Pisa la qual al present’è ripiena come figura sul disegno cioè le linee puntate sono parte della sudd(ett)a fossa ma ripiena, se bene tuttavia dimostra le sue vestigie et il resto di essa fossa che è lineato di negro si trova poco meno che riota”. Interessante è anche la “strada che dal mare va al lago di Maciuccori coperta di Guercie, Ontani e Ginepri …”. La Rosa dei Venti è disegnata in basso a sinistra.
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Titolo: Torri e campanili dello Stato di Lucca Luogo e data di produzione: 1625 Ubicazione attuale: ASL, Guardia di Palazzo 6, 3 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 49,5 x 75,5 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: la Rosa dei Venti è disegnata in alto a sinistra nel doppio cerchio con al centro il blasone dello Stato di Lucca. La mappa identifica tutti i castelli e le torri collegati fra loro che possono comunicare eventuali pericoli alla Torre del Palazzo Pubblico situato nel centro di Lucca. Del piccolo borgo di “Vioreggio” sono raffigurati i magazzini lungo la spiaggia, il “mar tirreno o vero Tosco”, la foce del canale Burlamacca, la torre con attigua la scritta “vista il castellano bombardiere et soldati”. Significativo è il disegno della torre Matilde raffigurata con camino fumante, tetto a falde e collegata agli edifici dell’abitato. Dalla Torre di Viareggio era possibile vedere i segnali di fumo provenienti dalla Torre di Pedona e comunicare, con altri segnali di fumo, con il castello di Montignoso.
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Titolo: Martilogio Autore: Frediano Puccini e Marco Antonio Botti Luogo e data di produzione: 1630 Ubicazione attuale: ASL, Beni e fabbriche pubbliche 1, cc. 232-245 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 45,5x37 x 9 Contenuto: alla carta 232v si trova il disegno della Torre Matilde e della Casa del Commissario, raffigurate in pianta, alzati e prospetti. Nelle carte seguenti sono disegnati gli edifici adibiti a magazzini, la cisterna, etc. Il titolo per esteso è il seguente “Martilogio di tutti li beni stabili attinenti
all’Eccellentissimo Consiglio, posti nella città di Lucca e suo territorio”.
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Titolo: “Stato della Repubblica di Lucca” Autore: incisore H. Hondius, disegnatore E. Hamrsveldt Luogo e data di produzione: Amsterdam 1630 Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 479 Tecnica: incisione Dimensioni: cm 44x55,5 Orientamento: nord in alto Scala: due scale contenute in un piccolo cartiglio in alto a destra. “Milliaria Italica communia” = da 0 a 9 = cm 7,5. “Milliaria Germanica communia” = da 0 a 2 = cm 7,5 Contenuto: nella didascalia si legge: “Amstelodami, Sumptibus Henrici Hondii. Everardus Simonis Hamers – veldt sculpsit”. Cartiglio per il titolo collocato in basso a sinistra, ingombra spazio del mar Tirreno ovvero Tosco. Descrizione dello Stato di Lucca in latino sul retro della topografia.
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Titolo: “Disegno concernente la foce di Viareggio” Autore: Sebastiano Roccatagliata Perito et Ingegnero dell’Aqua del Ser(enissi)o Dominio di Venezia Luogo e data di produzione: 1638 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 29 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 36,5x45,5 Orientamento: nord a destra Scala: “Misura di Mezo piedi, ma nel sud(ett)o disegno no si ha osserv(a)to misure” = mezzo piede = 17,8 cm Contenuto: il disegno corrisponde al progetto per il porto-canale. La relazione tecnica è intercalata alla raffigurazione riguardante il posizionamento e le misure della nuova palizzata da farsi in mare. Progetto di difesa della foce di Viareggio dall’insabbiamento.
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Titolo: “Estat du Gran Duc de Tuscane” Autore: Jean Covens & Corneille Mortiere Luogo e data di produzione: Amsterdam, 1650 circa Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 501 Tecnica: incisa in rame Dimensioni: cm 66x52,5 Orientamento: nord in alto Scala: “Milles Communes d’Italie”= da 0 a 6 = 16,3 “Milles Communes de Florens”,
“Milles Communes de Rome”, “Lienes Communes de France” “Lienes Communes de Allemagne”. Contenuto: le scale si collocano in basso, al di sotto degli autori. La carta geografica è molto dettagliata e semplificata nella simbologia, di cui manca una legenda.
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Titolo: “Marine” Autore: Fran(ces)co Bongi Publico Agrim(ensor)e Jacopo Del Duca Publico Agrim(ensor)e Luogo e data di produzione: 3 dicembre 1659 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la Giurisdizione 143, fasc. 1, mappa 33/I Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 42,5 x 55,5 Orientamento: nord a sinistra Contenuto: sul retro della mappa si legge: “Noi sottoscritti Pubblici Agrimensori habbiamo formato il presente Disegno ò Cartone et in fede della Verità habbiamo sottoscritto di n(ost)ra propria mano = Io Fran(ces)co Bongi Publico Agrim(ensor)e mano propria. Io Jacopo Del Duca Publico Agrim(ensor)e mano propria =”. La mappa raffigura l’area geografica denominata “Marine” comprese tra la “fossa nuova in confine di Pisa” e la “fossa del Abate”. A distinguere la mappa è sicuramente la raffigurazione di Viareggio configurato da pochi edifici, tra i quali spicca la torre Matilde, distribuiti intorno alla citata torre a formare un quadrilatero. Distante dal borgo, rimasto lontano dalla riva del mare ma posizionato lungo la fossa della Selice, si trova il “Mastio Vecch(i)o” a pianta circolare caratterizzato dalla muraglia esterna e dalla torre centrale elevata su due piani.
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Titolo: “Marine” Autore: Francesco Bongi e Jacopo Del Duca Luogo e data di produzione: A dì 3 dicembre 1659 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la Giurisdizione 143, fasc. 1, mappa 33/II Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 56,5 x 43 Orientamento: nord a sinistra Contenuto: Viareggio e il “Castello” presentano la configurazione al 1659. Di entrambi si osservano distintamente i particolari grazie al macrodisegno. A distinguere la mappa vi è la Rosa dei Venti, disegnata in alto a destra.
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Titolo: “Disegno della fossa di Viareggio” Autore: Sebastiano Roccatagliata Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 17 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 54,5x39 Orientamento: nord a destra Scala: Scala de p(er)tiche 50 de Bracia 4 di Lucha = da 0 a 10 = 2 cm Contenuto: la legenda riporta: “Disegno della Fossa di Viareggio, et modi che si deve tenir p(er) coprirla, dal Libetio e conservarli il suo fondi; fatto da me Sebastiano Roccatagliata ing(egne)ro di Venetia”. Nella pianta di Viareggio si nota chiaramente la peculiarità degli edifici, di cui una fila è parallela alla spiaggia a formare una barriera, e perpendicolarmente a tale fila si dispongono le altre file di edifici. Si distinguono distintamente nel tessuto edilizio del borgo la Torre Matilde e gli edifici religiosi. La Rosa dei Venti e la scritta riguardante la parte tecnica si sovrappongono in alto, in mezzo al mare.
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Titolo: “Marine” Luogo e data di produzione: 1659 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la Giurisdizione 143, fasc. 1, 76 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 28,5x42 Orientamento: nord a sinistra Contenuto: i confini geografici delle Marine in questa mappa sono più ampi in quanto sul lato destro si accenna al “fiume Serchio e sua foce” e sul lato sinistro alcuni edifici individuano “Motrone”. Delle Marine si raffigura solamente l’area più a ridosso della spiaggia. La parte centrale del territorio sino alle colline non è identificata con alcun segno, simbolo o toponimo tanto che Massarosa, disegnata a forma di colle, appare isolata e fuori dal contesto. La mappa è stata realizzata per individuare il “sito che pretende il Capitolo” di S. Martino di Lucca. Peculiarità di questa mappa è il macrodisegno di Viareggio, con i suoi edifici che formano un quadrilatero. Interessante è la raffigurazione del fumo che esce dai camini dei tetti di due case, già disegnato con lievi segni nella mappa 33/II.
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Titolo: Pianta della Foce di Viareggio Autore: Filippo Cappelletti Agrim(enso)re Luogo e data di produzione: 1664 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 31 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 38x101 Orientamento: nord in alto Scala: Scala di Pertiche Quaranta = da 0 a 10 = 5 cm Contenuto: la mappa è dimostrativa del posizionamento della cataratta da eseguirsi nella fossa della Selice. Significativa è l’ubicazione della Torre Matilde, raffigurata in pianta quadrata. Il toponimo “Castello di Viareggio” rivela la trasformazione da villaggio di pescatori in borgo fortificato secondo i progetti e le proposte del governo lucchese. Il progetto evidenzia infine il prolungamento dei moli da realizzarsi per la migliore funzionalità del porto – canale. Nella legenda infatti si legge: “Pianta della foce di Viraggio dalla Cataratta verso li Punti notati con Lettere A, B e il R(…) de’ Muri verso il Mare con la Parte della Banchina verso Tramontana sono lavori da farsi di nuovo tinti di color verde”. La Rosa dei Venti si sovrappone all’ultimo tratto della foce.
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Titolo: Pianta urbanistica di Viareggio Autore: Filippo Cappelletti Agrim(enso)re Luogo e data di produzione: 21 maggio 1686 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 37 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 73,5x48 Orientamento: nord a sinistra Scala: Scala di Pertiche Settanta = da 0 a 10 = 3,1 cm Contenuto: la legenda riporta: “Li quadri numerati sotto li 1,2,3,4,5,6,7.8.9 disegnati nel presente cartone contengono i siti per fabbricarci Magazzini, Case e altro”. La pianta prevede l’espansione di Viareggio sul tratto di terra lasciato libero dal ritiro delle acque marine. I magazzini, che si posizionavano in modo parallelo alla spiaggia a formare una difesa, ora vengono invece a trovarsi alle spalle della nuova area edificabile. Lo spazio aperto è diviso in sei quadrati, di 30 braccia per lato, attraversati da vie perpendicolari di cui quelle in direzione nord-sud di sedici braccia l’una, e le altre in direzione mare-monti di venti ciascuna. Lo sviluppo a maglie ortogonali previsto dal Cappelletti caratterizzeranno anche i successivi piani urbanistici sino alla metà del ‘900. La Rosa dei Venti si sovrappone alla foce.
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Titolo: Progetto per il Porto di Viareggio Autore: Filippo Cappelletti Agrim(enso)re Publico Luogo e data di produzione: Luglio 1689 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 38 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 40x56,5 Orientamento: nord in basso a sinistra Scala: scala di braccia Centoventi – da 0 a 120 = 15,5 cm Contenuto: nella legenda si legge: “N° 1 Nel presente disegno si dimostra la Bocca della Foce di Viareggio che fa capo in mare di larghezza di braccia 24 con il Ponte che può farsi in Mare di legniami Fab(brica)to sopra pali unito e collegato con il muro di Ponente (…)”. Prosegue la descrizione tecnica dettagliata delle opere. Si tratta cioè del progetto di prolungamento del molo nord del canale Burlamacca da costruirsi con un “ponte in mare” terminante con la “piazza di legniame sopra Pali”.
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Titolo: “Terre vicino à paduli di Massarosa e di Massaciuccoli”
Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 28 Tecnica: inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 47,5x48,5 Orientamento: nord a destra Contenuto: si raffigura la parte di territorio compreso tra il lago di Massaciuccoli e la fossa Burlamacca interamente suddivisa in colonnelli, cioè in strisce di terra delimitate da fossati di scolo realizzati a seguito della bonifica operata dalla Maona. Viareggio è segnata col toponimo “vioreggio”, individuata da un solo edificio, dalla “Torre” Matilde, entrambi ubicati nei pressi della foce del canale Burlamacca, e in particolare dai moli che avanzano in mare. A confine con la macchia litoranea vi era poi il “querceto” citato anche nella presa di possesso di questi terreni.
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Titolo: Demarcazione confine fra Lucca e Pisa Autore: Ambrosini e Masseangeli Luogo e data di produzione: fine XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra le Differenze di Confine 567, 181 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 43,5x73,5 Orientamento: destra in alto a sinistra Contenuto: le linee colorate indicano i confini tra i paduli del Granduca (lato Pisa) e quelli dello Stato di Lucca situati intorno al lago di Massaciuccoli. La legenda in basso riporta i punti di demarcazione: linea verde per il padule del Granduca, linea gialla per il padule della Repubblica di Lucca, linea rossa per il confine tra i due Stati.
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Titolo: “Disegno della macchia di Viareggio” Luogo e data di produzione: fine XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra le Differenze di Confine 567, 242 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 31,5x44 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: la carta è stata realizzata per raffigurare la realizzazione di una strada. L’autore giustifica il suo lavoro tecnico relativo alla costruzione di una strada “fatta di nuovo dai Lucchesi per condurre le mercanzie a Lucca”. La nota, sotto la legenda, precisa che “il presente disegno e senza scala perché è osservato solamente mentre sono passato per la suddetta strada fatta di nuovo già tempo fa”.
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Titolo: “Stato della Repubblica di Lucca” Autore: Giulj et Joh Blaeu Luogo e data di produzione: Amsterdam XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 483 Tecnica: incisione Dimensioni: cm 50x59 Orientamento: nord in alto Scala: scala di miglia 5 = da 0 a 5 = cm 4,5 Contenuto: nel cartiglio in basso a sinistra vi è scritto: “Ampl.mo Prudnt.mo Viro D. Allardo Coecq I.C. Senatori et Scaabino Reipub. Amsterdamensis, nec non delectui militum ejusdem urbis praefcto tabulam hanc D.D. Giulj et Joh Blaeu. Descrizione della topografia in latino sul retro.
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Titolo: Stato di Lucca Luogo e data di produzione: XVII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 485 Tecnica: incisione colorata Dimensioni: cm 62,5x48,5 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: coppa disegnata in mare comprende la Rosa dei Venti. Viareggio è raffigurata con un quadrato formato da edifici. Verso l’entroterra, distante dal borgo, si colloca il “Mastio”, ovvero l’antico castello a base circolare.
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Titolo: Tipologia di edilizia pubblica e privata Luogo e data di produzione: 1701 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 39 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 46x72 Contenuto: si presume che questo quaderno sia parte di un martilogio o terrilogio appartenuto all’Offizio Acque e Strade, nel quale si raffiguravano gli immobili di proprietà pubblica e quelli privati soggetti a tale Offizio. Nella legenda alla carta 2 si legge: “Disegno, e pianta del Monastero, e siti che godono i RR PP di S. Francesco de Reformati secondo che sta in questo presente anno 1701”.
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Titolo: Progetto per fortificazione di Viareggio Autore: P. Ambrosini Luogo e data di produzione: 20 marzo 1704 Ubicazione attuale: ASL, Fortificazioni 43, 10 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 68,5x43,5 Orientamento: nord a destra Scala: due scale senza precisare se si tratta
Titolo: “Disegno dell’andamento della Ripa del Lago di Maciuccoli” Autore: Domenico Filippo Masseangeli Perito Luogo e data di produzione: Anno D. 1722 19 maggio Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra le Differenze di Confine 567, 192 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 50 x 73 Orientamento: nord in alto a sinistra Contenuto: la mappa raffigura il lago di Massaciuccoli dove si vede il falasco del padule. Rosa dei Venti disegnata in alto a sinistra.
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Titolo: “Disegno, ò Pianta d’una gran parte del Corpo Paduligno” Luogo e data di produzione: XVIII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 734, 1 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta su tela Dimensioni: cm 47x85 Orientamento: nord a sinistra Contenuto: la legenda è contenuta in un cartiglio sorretto agli estremi superiori da due angeli ed al centro da una colomba. Si legge: “Disegno, ò Pianta d’una gran parte del Corpo Paduligno posto nella Marina di Camaj(or)e dalla parte de(t)ta di Pon(en)te dentro i Confini descritti nella presente Mappa fatta p(er) dimostrare le op(er)azioni proposte nella Relazione del M(agnifi)co R(everen)do P(adre) Boscovich p(er) la bonificaz(ion)e della d(ett)a parte di Paduli mediante l’esecuzioni delle antec(eden)ti op(er)azioni che sono come appresso”. Proseguono le “Annotazioni” tecniche. Il “corpo paduligno” è compreso tra la fossa della Burlamacca ed il fiume di Camaiore, ed è occupato da una fitta rete di canali e fosse. Di Viareggio è ben visibile il castello circolare ubicato lungo la fossa della Burlamacca.
Titolo: “Terrilogio” Luogo e data di produzione: XVIII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 692 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 76x50 x 5 Orientamento: nord in alto Contenuto: alla carta iniziale del Volume si legge: “Terrilogio che dimostra tutte le Chiuse che dall’Ill(ustrissi)mo Magistra(t)o della Foce sono fino qui state concesse di farsi a diversi Particolari nelle Pub(blich)e Marine di Viareggio per canone di Bolognini 15 per Coltra che ogni anno devono pagare à detto Ill(ustrissi)mo Magistrato. Nomi delle Chi(u)se dalla parte di Leva(n)te”. Nella prima parte del volume sono raffigurate le piante, gli alzati ed i prospetti di edifici pubblici, compresa la stima. Nella seconda parte del volume sono raffigurati gli appezzamenti di terreno e al contempo numerati, descritti e stimati uno per uno.
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Titolo: Relazione Autore: Bernardino Zendrini Luogo e data di produzione: 1736 Ubicazione attuale: ASL, Q389 Tecnica: stampa Dimensioni: aperto cm 25x43,5x 6,5 Contenuto: “Relazione che concerne il miglioramento dell’Aria, e la riforma di quel porto con una Appendice intorno gli effetti delle Macchie, per rapporto all’alterazione dell’aria”. L’autore descrive quali sono gli interventi da effettuarsi nelle Marine lucchesi per risolvere problemi legati alla malaria e alla insalubrità dell’aria.
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Titolo: Progetto del Fortino Autore: Valentino Valentini Luogo e data di produzione: XVIII secolo Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 736, 9 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 48,5x75 Scala: di Braccia Trenta = da 0 a 10 = 6 cm; cioè 30 braccia = 18 cm Contenuto: nel progetto vi si legge: “Pianta del pr(i)mo, e Secondo Piano con spaccato per longo et altro per traverso del Fortino da fabbricarsi sopra il Molo di Settentrione alla bocca di Viareggio”. Inoltre si riportano diverse spese necessarie alla realizzazione del progetto in questione.
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Titolo: “Storie di Cristoforo Sassone” (Viaggio in Toscana) Autore: Cristoph George Martini detto il Sassone Luogo e data di produzione: 1725 - 1745 Ubicazione attuale: ASL, Ms 106, tomo terzo Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 38x55 – h 7,50 Contenuto: descrizione dei luoghi visitati, inclusa Viareggio, durante il viaggio in Italia. I racconti, le visite e le riflessioni sono integrati da disegni esplicativi.
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Titolo: Piano della città Autore: Valentino Valentini Archit(ett)o M.o P.a Luogo e data di produzione: 1748 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 737, 2 Tecnica: penna e inchiostro su carta su tela Dimensioni: cm 171x94 Orientamento: nord in alto Scala: di Braccia Cinquecento Lucchesi = da 0 a 100 = 8 cm Contenuto: si legge: “Della Pianta Topografica della Terra, Foce di Viareggio, dove si vede lo Stato Presente indicato con tinta nera, e ciò che sarà per proseguirsi con tinta Gialla ordinata a me sottoscritto dalle Eccellenze Loro Deputati Sopra la Foce, L’Ill(ustrissi)mo sig. Francesco Nieri, e l’Ill(ustrissi)mo Sig. Giacomo Cittadella per deliberazione fatta dall’Ecc(ellentissi)mo Collegio (…) il dì 12 Maggio 1748 quale e stata da me esattamente misurata, e ricavata sul posto, e formatone la nuova idea come si vede (que)sta presente Pianta, quale, e stata ricavata dall’originale che esiste in Lucca nella Residenza, e stanze dell’Ill(ustrissi)mo Offizio sopra l Foce”. Nella sottostante legenda si prosegue con “Indice contenente tutti i nomi di quelli che al presente possiedono le case numerate”. La pianta si distingue per la “Veduta della Foce di Viareggio dalla parte del mare”, cioè del riquadro con i palazzi dell’epoca e il ponte levatoio posto in alto a destra.
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Titolo: “Stato di Lucca” Autore: Editore G. Valk Luogo e data di produzione: Amsterdam 1750 circa Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 490 Tecnica: stampa a colori Dimensioni: cm 77x56 Orientamento: nord in alto Scala: due scale “Milliaria Italica sive angeli-
ca communia” = da 0 a 20 = cm 8. “Milliaria Germanica communia 15 in uno Gradu” = da 0 a 5 = cm 8. Contenuto: nella didascalia si legge “Magni ducis Hetruriae Status, (…). Carta geografia col. incisa in rame”. Le legende si trovano tutte in alto: prima si colloca la simbologia, poi la descrizione e infine si posizionano le scale.
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Titolo: Carta della Macchia de Paduli e Terre adiacenti soggette all’intemperie dell’aria Autore: [Ferdinando Morozzi] Luogo e data di produzione: [metà XVIII secolo] Tecnica: a stampa, in bianco/nero Scala: assente Dimensioni: 435x285 mm Soggetto: Versilia Ubicazione attuale: ASF, Manoscritti, 785, c. 11 Contenuto: il territorio inquadrato è quello fra Motrone e Massaciuccoli, con l’intreccio di strade, fossi e paduli (tutte zone umide retrodunali). Si segnala la puntuale indicazione della qualità dei boschi del tombolo, frazionati in alcuni punti dalle lame palustri, e definiti sempre “macchia di querce e pruni” in tutti i settori della costa, quindi anche in corrispondenza dell’area che successivamente verrà trasformata nella pineta di Viareggio.
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Titolo: “Viareggio” Luogo e data di produzione: 1752 Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la Maona e Foce di Viareggio 45, 1 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta su tela Dimensioni: cm 57x106 Orientamento: nord in alto a sinistra Scala: 300 Pertiche = 14 cm Contenuto: nella legenda si legge “Dimostrazione dello stato e dipartimento in cui di presente ritrovasi la campagna di Viareggio detta di Levante che resta compresa dal lago di Maciuccoli, e Fossa delle 15 dall’Aria di Lev(ante) e da Mezz(ogiorn)o dal Conf(in)e di Pisa da Pon(ente) dal Mare e da Sett(entrion)e dalla Burlamacca di quantità in tutto di Col(tre) 3514”. Il sistema di canalizzazione delle Marine lucchesi è la peculiarità di questa mappa. L’area geografica raffigurata si estende dalla fossa Burlamacca verso Torre del Lago, e dal mare verso le colline. Si presume che il “Term(i)ne in Piaggia posto il 1754” sulla marina di Torre del Lago sia segnato successivamente alla realizzazione della mappa. Viareggio è identificato
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di pertiche, braccia, etc. lucchesi od altro. Barra in alto a sinistra = da 0 a 60 = cm 7,7. Barra in basso a destra = da 0 a 20 = cm 5 Contenuto: sul retro c’è scritto: “Ridotto, ò fortino anteposto p(er) difesa di Viareggio 20 marzo 1704”. Si tratta di un progetto di fortificazione da realizzare con la costruzione di torri a pianta quadrata o a stella. Al contempo si prevede lo sviluppo del borgo di Viareggio verso ovest proponendo una maglia ortogonale nel tratto di spiaggia libero tra il borgo e la riva del mare.
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dalla doppia pianta circolare del castello. Sono ancora da seminare le pinete. Buona parte della macchia è in piedi. Partendo dalla linea del mare si legge: Battimo del mare; sito arenoso con pagliole; zinepri con cesti di leccio, barriera di lecci ed altro.
Schede catalogo
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Titolo: Pianta della costa del Mare Toscana guarnita con tutte le sue torri e casotti fatta in occasione della peste di Messina, l’anno MDCCXXXXIII, principia dalla Torre del Cinquale fino alla Torre di Cala del Forno che confina con lo Stato di Orbetello, e la detta Pianta è stata ricorretta e amplificata da me Pier Gio.ni Fabbroni Ing.re, e fatta per servizzio del Clariss.mo Magis.to di sanità di Firenze l’anno MDCCLIIII con l’aggiunta della Pianta di tutta la Lunigiana nella quale tutto quel colore vinatro denota quello che si appartiene al Gran Ducato di Toscana Autore: Pier Giovanni Fabbroni Luogo e data di produzione: 1754 Tecnica: disegno a china e acquerello su carta, colorato Scala: scala di miglia 6 = mm 76 Misure: cm 77x211 Soggetto: Toscana, fortificazioni costiere Ubicazione attuale: ASF, Miscellanea di Piante, 258 Riferimenti Bibliografici: Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, p. 186 Contenuto: la bellissima carta spicca senza dubbio nel panorama della cartografia costiera per la sua altissima qualità grafica e contenutistica. Come si comprende dalle figure ornamentali e dall’arme lorenese presenti, la figura è dedicata al sovrano. Oggetto principale del disegno – copia di un prodotto del 1743 (sempre in ASF, Miscellanea di Piante, 38) eseguito per rispondere ad esigenze di natura sanitaria, e rifatto con correzioni nel 1754 in seguito a variazioni territoriali (come emerge dal cartiglio contenente il lungo e dettagliato titolo) – è l’articolato sistema difensivo costiero della Toscana, dettagliato anche per qualnto riguarda il numero dei militari e l’armamento. Proprio a conferma dello stretto rapporto che storicamente ha sempre legato tali manufatti al territorio circostante, la carta ci rappresenta con un grande dettaglio e con ricchezza sia di particolari topografici che di riferimenti scritti di tipo toponomastico, l’immediato entroterra. La prima torre che troviamo a nord è quella del Cinquale, essendone privo il litorale di Massa Carrara. Oltre a qualche errore nell’ubicazione delle torri, si segnala l’imprecisione generale con cui è rappresentato il profilo costiero.
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Titolo: “Mappa della marina di Viareggio fatto d(alla) parte di Levante da Mare a Monte” Autore: Giuseppe Natalini Luogo e data di produzione: 1756 Ubicazione attuale: ASL, Acque e strade 737, 4 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 130,5x108,5 Orientamento: nord a sinistra Scala: scala di pertiche 100 di 5 braccia l’una = da 0 a 200 = cm 8,5 Contenuto: l’area geografica raffigurata è compresa tra la fossa Burlamacca e le “Macchie Fiorentine”. L’intera palude, attraversata da canali e strade, è priva di abitazioni. Molto interessante è l’indicazione del tipo di vegetazione. Il cartiglio in bianco e nero, posto in basso a sinistra, riporta lo scudo araldico di Lucca ed è sostenuto dalla pantera, altro simbolo dello Stato lucchese, e da un personaggio mitologico. Uno stendardo colorato col titolo della mappa si colloca in alto a sinistra al di sopra delle colline di Massarosa. Una colomba sorregge la freccia per l’orientamento sul lato destro. Viareggio è indicato dal toponimo e soprattutto da cerchi concentrici indicanti il vecchio castello. Sulla spiaggia di Torre del Lago, a confine con Pisa, si legge: “Termine posto il 1751”.
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Titolo: “Pianta della Foce del Burlamacca” Autore: Gio(vanni) Fran(ces)co Giusti copia d(ett)o Fr(ances)co But(o)ri Luogo e data di produzione: Questo dì 22 novembre 1771 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 737, 7 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta su tela Dimensioni: cm 111,5x44,5 Orientamento: nord in alto Scala: di Braccia 210 per la proporzione del presente Disegno = da 0 a 10 = 1,5 cm Contenuto: nella legenda si legge: “La presente Pianta fatta per ordine, e commissione dell’Ill(ustrissi)mo Off(izi)o sopra la Foce col colorito di rosso chiaro presso la Fossa accenna i Moli Vecchi, che gli fanno sponda, e nel colorito di rosso più acceso segnato con Lettera A dimostra i moli nuovi fatti nel presente anno colla direzione da me indicata”. Prosegue la descrizione tecnica in modo dettagliato. Inoltre nella legenda si precisa che “Il limite della spiaggia, o sia l’estremo del mare fù misurato, e graduato
il giorno dì 18 (otto)bre del presente anno con ogni accuratezza, e precisione. La stessa accuratezza è ancora nell’andamento della fossa, e nella situazione dè terreni costruiti alla spiaggia”. Sono interessanti il “termine della spiaggia del 1771”, e gli edifici sorti lungo il canale Burlamacca quali il “Fortino e Quartiere”, il “Lazzaretto” ed il “Palazzo della Foce”.
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Titolo: Relazioni Autore: Ximenes, Boscovich, Butori, Ingegneri Flosi, Martinelli e Francesconi etc. Luogo e data di produzione: 1777 Ubicazione attuale: ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 2 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 43,5x129x6 Orientamento: nord in alto Contenuto: alla carta 1 del volume si legge: “DIARIO Delle osservazioni fatte in diverse parti della Campagna lucchese dal Sig(no)re ab(at)e Leonardo Ximenes Ingegnere di S.A.R. il Gran Duca di Toscana, in compagnia dè tre Sp(ettari)li Deputati Gian Attilio Arnolfini, Girolamo Lucchesi, e Tommaso Trenta, in nome della Deputazione Straordinaria incaricata di esaminare qual migliore direzione immaginare si potesse per rendere più felici gli scoli della sudd(ett)a Campagna. Di I.F.I.”. MAPPA N.1 Autore: Leonardo Ximenes. Realizzata per la costruzione dell’Ozzeri, la mappa mostra una visione dello Stato di Lucca e delle Marine lucchesi. Nella legenda si legge: “Carta estensiva la parte dello Stato Lucchese compresa fra il Lago di Bientina ed il Mare Tirreno, coll’andamento del Canale dell’Ozzeri, e Rogio, del Fiume Serchio, e delle diverse Fosse dei Paduli della Marina dalla Foce di Serchio fino al Viareggio. 1777”. Si presume che tale mappa sia dimostrativa ed allegata alla Relazione dello Ximenes del 8 dicembre 1777 (da c.1 a c.35).
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Titolo: “Memorie” Luogo e data di produzione: 1782 circa Ubicazione attuale: ASL, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri 3 Tecnica: penna e inchiostro su carta Dimensioni: cm 54x102x 5 Contenuto: alla carta 1 del volume si legge: “Memorie sopra il Lago di Sesto, o di Bientina raccolte per la Deputazione de Nove Sp(ettabi)li Cittadini eletti per l’esame del progetto del nuovo Ozzeri da G. At.e Ar.i”. MAPPA N.1 nella legenda si legge “carta
topografica dello Stato di Lucca compreso tra il Lago d(ett)o di Bientina, e il Mare col Paese confinante della Toscana”. La legenda è scritta in un monumento marmoreo con al centro, ma all’esterno dello stesso e in alto, lo stemma araldico della città di Lucca. Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta. Orientamento: nord in angolo in alto a destra. Scala:“Scala p(er) presente Disegno di Miglia cinque Lucchesi” = da 0 a 5 = 14,5 cm.
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Titolo: “La Repubblica di Lucca” Autore: G. Pitteri, Antonio Zatta Luogo e data di produzione: Venezia 1783 Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 478 Tecnica: incisione su carta Dimensioni: cm 38x50 Orientamento: nord in alto Scala: “Scala di miglia 10 comuni d’Italia da 60 per Grado” = da 0 a 10 = cm 8 Contenuto: nella didascalia si legge: “La Repubblica di Lucca, con parte del Modenese che comprende la Garfagnana, e il Ducato di Massa e Carrara. Venezia 1783 presso Antonio Zatta con Privilegio dell’Ecc(ellentissi)mo Senato. G. Pitteri scr(iptorem)”.
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Titolo: “L’Europe” Autore: Ioh. Matth. Hasio Luogo e data di produzione: 1789 Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 507 Tecnica: stampa a colori Dimensioni: cm 57x63 Orientamento: nord in alto Scala: molte scale racchiuse in un riquadro in basso destra Contenuto: il titolo, la descrizione e l’autore sono posti nella parte alta e al di fuori della carta geografica. La legenda è posta in un cartiglio in alto a sinistra sorretto d putti e immerso nelle nuvole. La descrizione è la seguente: “Europa secundum legitimas Projectionis Stereographicae regular et juxta recentis firmas observationes acque ec relations adhibitis quoqe veterum monumentorum subsidiis descripta et in partes suas methodicas X divisa a Ioh. Matth. Hasio Math. P.P.O. edita curis Hom anni anorum Heredum C.P.S. Denuo emendata 1789”.
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Titolo: “Costa delle Marine” Luogo e data di produzione: fine XVIII secolo Ubicazione attuale: ASL, Offizio sopra la
Titolo: “Nelle Marine di Viareggio” Autore: Francesco M(ari)a Butori P(eri)to dell’Ill(ustrissi)mo Off(izi)o s(opr)a la Foce Luogo e data di produzione: 1798 Ubicazione attuale: ASL, Acque e Strade 737, 71
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Titolo: “Parte superiore della Toscana Lucchese Bolognese Ferrarese Parmigiana e Modenese” Luogo e data di produzione: XVIII secolo
Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 500 Tecnica: stampa a colori Dimensioni: cm 63x48,5 Orientamento: nord in alto Contenuto: la carta geografica non presenta alcuna descrizione, né scala, né una legenda per la simbologia.Il titolo si colloca in alto. L’impostazione della carta è piuttosto moderna, da ciò si presume che sia databile alla seconda metà del Settecento.
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Titolo: Ducato d’Etruria Autore: Matthaeum Scutterum Luogo e data di produzione: XVIII secolo Ubicazione attuale: ASL, Fondo Stampe 581 Tecnica: stampa, parte colorata relativa al Ducato Dimensioni: cm 60x67 Orientamento: nord in alto Scala: due scale: “Milliaria Italica five Anglica Communia” = da 0 a 20 = cm 7,5“. Milliarica Germanica Communia 15 in uno Gradu” = da 0 a 5 = cm 7,5. Le scale sono in alto a sinistra. Contenuto: Un enorme cartiglio riporta il titolo, sostenuto da personaggi mitologici,
in basso vi sono mercanzie indicanti il tipo di commercio che si svolgeva in questo Stato. Occupa infine molto spazio del mar Tirreno e l’intero angolo in basso a sinistra. La descrizione è del seguente tenore: “Novissima et Accuratior Tabella Magni Ducatus Hetruriae complecteus Hodie tria territor: Florentinum Pisanum et Senese cum Insula Elba et Locis quibusdam Vallis Magrae etc. per Matthaeum Scutterum S.C.M. Geograph aug. Vindel Cu. Gr. Et Privil. S.R.I. Vicariat”. La legenda, posta in basso, dal titolo “Notarum Explicatio” descrive i simboli più importanti.
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Tecnica: penna e inchiostro acquerello su carta su tela Dimensioni: cm 102x66 Orientamento: nord in alto a sinistra Scala: proporzionale di pertiche cinquecento = da 0 a 100 = 3,5 cm Contenuto: nella legenda si legge “Mappa, che dimostra la posizione e situazione di tutte le chiuse d’attinenza della Serenis(si)ma Camera pubblica tanto a Levante che a Ponente del Fosso di Viareggio ascendenti al N° di 113 co’ principali Fossi di Scolo, e Strade ad esse contigue (…) Formata da me sottos(crit)to in coerenza della Veneratis(si)ma Delib(era)z(io)ne dell’Ill(ustrissi)mo Offizio sopra la Foce di Viareggio del dì 27 settem(bre) 1798 né primi d’ottobre dello stess’anno”. Nella mappa è indicata la tipologia di alberature quali lecci, querce, pini e alberi selvatici della macchia e pineta pubblica.
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Maona e Foce di Viareggio 45, 6 Tecnica: penna e inchiostro acquerellato su carta Dimensioni: cm 64,5x93,5 Orientamento: nord a sinistra Scala: 800 Pertiche = 17,5 cm Contenuto: la zona raffigurata nella mappa è compresa tra il fortilizio di Motrone e la fossa della Bufalina, sul retro vi è scritto “Costa delle Marine che stava affissa nell’Archivio Pubblico”. Disegnata con dettaglio la pianta a scacchiera della città di Viareggio. Sono segnate anche le postazioni di difesa che ancora alla fine del Settecento proteggevano il litorale. Partendo da Levante s’individuano il Fortino alla fossa dell’Abate, e quello posto ad Ovest in pineta. Altra postazione difensiva era la casamatta sul molo di ponente.
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SCHEDE STRUMENTI a cura di Giorgio Strano
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PODOMETRO (replica) Seconda metà XVI secolo Christoph o Hans Christoph Schissler [attr.] Ottone, legno Altezza 1300 mm, diametro ruota 500 mm Opera Laboratori Fiorentini Nel 1635 il principe Mattias de’ Medici (16131667), alla guida dell’armata medicea durante la Guerra dei Trent’anni, acquistò negli stati germanici un gran numero di strumenti scientifici realizzati dai più abili costruttori. Fra tali strumenti si annovera questo podometro — il cui originale è conservato all’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (inv. 3384) — che fu probabilmente realizzato a Augsburg da Christoph (circa 1531-1608) o da Hans Christoph Schissler (fl. 1561-1626). Una volta portato a Firenze, lo strumento fu utilizzato dai membri dell’Accademia del Cimento, attiva fra il 1657 e il 1667 per volontà del granduca Ferdinando II (1610-1670) e del principe Leopoldo de’ Medici (1617-1675), per tentare di determinare la lunghezza dell’arco di meridiano terrestre e la velocità di propagazione del suono nell’aria. Il podometro permette infatti di misurare con buona precisione la distanza che separa due luoghi. L’incaricato della misurazione impugnava il podometro all’estremità del manico e, nel camminare, lo guidava davanti a sé. Grazie a un dispositivo di trasmissione a ingranaggi, il quadrante a lancette dello strumento registrava il numero dei giri compiuti dalla ruota. Il totale dei giri moltiplicato per la circonferenza nota della ruota dava la distanza percorsa. (M. Miniati, 1991, p. 138; P. Galluzzi, 2001, p. 107; P. Galluzzi, 2004, n. IX-1).
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Schede strumenti
COMPASSO GEOMETRICO E MILITARE (replica) 1606 c. Galileo Galilei Ottone Raggio 256 mm, apertura 360 mm IMSS, inv. 3617
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A partire dal 1597, Galileo Galilei (1564-1642) realizzò numerosi compassi che vendeva per integrare lo stipendio ricevuto come Lettore di Matematiche all’Università di Padova. Questo esemplare — custodito in originale all’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (inv. 2430) — è forse il medesimo che Galileo donò al granduca Cosimo II de’ Medici (1590-1621) insieme a una copia del
proprio trattato Le operazioni del compasso geometrico et militare, stampato a Padova nel 1606. Si tratta di un versatile strumento per il calcolo geometrico e aritmetico, per il rilevamento astronomico e terrestre, e per determinare l’alzo dei cannoni. È composto da tre sezioni: i due bracci graduati, imperniati in un disco rotondo, detto “nocella”; l’arco di quadrante graduato, fissato ai bracci mediante viti a galletto; un cursore scorrevole lungo uno dei bracci al quale si applicava la cosiddetta “zanca”, usata per mantenere lo strumento in posizione verticale. L’uscita de Le operazioni del compasso geometrico et militare spinse il milanese Baldassarre Capra (circa 1580-1626) a scrivere il trattato Usus et fabrica circini cuiusdam proportionis, edito a Padova nel 1607, nel quale si proclamava vero ideatore dello strumento. Galileo replicò alle accuse del rivale con una Difesa contro alle calunnie & imposture di Baldessar Capra, uscita a Venezia nel 1607. L’opera gli permise di ottenere il pubblico riconoscimento del plagio perpetrato ai propri danni. (M. Miniati, 1991, p. 60; F. Camerota, 2004; P. Galluzzi, 2004, n. IV-6).
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COMPASSO TOPOGRAFICO XVII secolo Costruttore sconosciuto Ottone dorato, acciaio 200 mm, 40 mm (chiuso) IMSS, inv. 3146 Il compasso topografico era espressamente concepito per misurare angoli di posizione utili nel rilevamento terrestre. Per questo tipo di applicazione l’apertura delle gambe del compasso, solitamente piatte e munite di punte d’acciaio, era misurabile rispetto a una scala graduata collocata in corrispondenza della cerniera dello strumento. Una piccola bussola — in questo esemplare priva del vetrino di protezione e dell’ago magnetico — permetteva inoltre di orientare una delle gambe rispetto alla direzione nord-sud. In alcuni strumenti simili più sofisticati erano anche collocate delle mire, utili per puntamenti di precisione. Numerosi compassi topografici erano presenti nella collezione di strumenti scientifici della famiglia Medici; la loro presenza indica il grande interesse dei granduchi di Toscana per il rilievo cartografico del territorio.
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COMPASSO DI DIVISIONE XVII secolo Costruttore sconosciuto Ottone, acciaio
Lunghezza 460 mm (chiuso) IMSS, inv. 1486 bis Nell’iconografia scientifica tradizionale, il compasso di divisione costituiva insieme al globo celeste uno dei due strumenti che identificavano Urania, musa dell’astronomia, e, insieme alla squadra e all’archipenzolo, uno dei tre strumenti che caratterizzavano la Geometria. Composto da due gambe incernierate nella nocella e terminanti con punte di acciaio, questo tipo di compasso era usato per trasferire segmenti di ampiezza uguale sia nelle operazioni del disegno tecnico che in quelle delle arti meccaniche. In particolare, i costruttori di strumenti scientifici lo impiegavano per tracciare le scale graduate circolari o rettilinee: le punte di acciaio alle estremità delle gambe del compasso permettevano infatti di incidere il legno, la pietra, l’avorio o il metallo per riportarvi gli intervalli di ampiezza uguale corrispondenti alle unità di misura adottate. Per evitare che durante le operazioni di divisione la distanza fra le punte si modificasse accidentalmente, il compasso poteva essere dotato, come in questo caso, di una vite di bloccaggio con dado a galletto. Si conoscono numerosi compassi di divisione provenienti dalle collezioni medicee, tutti di dimensioni molto variabili: da quelli con gambe di solo una diecina di centimetri di lunghezza, a quelli che raggiungevano anche un metro di lunghezza, probabilmente utilizzati nei cantieri per le costruzioni edili o navali. (M. Miniati, , 1991, p. 16; P. Galluzzi, 2004, n. I-97).
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OTTANTE NAUTICO Seconda metà XVIII secolo Alexander Wellington, Londra [attr.] Ottone, legno 380 mm x 330 mm x 80 mm IMSS, inv. 706 Quadrante, sestante e ottante sono tre strumenti di rilevamento astronomico, terrestre o nautico che prendono il nome dall’ampiezza della scala graduata in essi presente, rispettivamente pari a un quarto (90°), a un sesto (60°) e a un ottavo (45°) dell’angolo giro. L’ottante nautico, in particolare, emerge quasi al termine di una millenaria tradizione di dispositivi destinati a determinare la latitudine dell’osservatore grazie a misure di altezza del Sole o di una stella al di sopra dell’orizzonte: il quadrante portatile, l’astrolabio nautico, la balestriglia e il quadrante di Davis, tanto per citarne alcuni. Proposto verso il 1731 da John Hadley (1682-1744) — matematico e inventore inglese, membro della
Royal Society di Londra — l’ottante nautico è costituito da un telaio di legno a forma di settore circolare. Un braccio girevole permette di orientare reciprocamente due specchi, dei quali uno semitrasparente, in modo da sovrapporre l’immagine riflessa del Sole alla linea dell’orizzonte; lo stesso principio di misura adottato in seguito nel più noto sestante nautico. Questo particolare ottante proveniente dalla collezione di strumenti scientifici degli Asburgo-Lorena, Granduchi di Toscana dal 1737 al 1859, è probabilmente attribuibile al costruttore londinese Alexander Wellington (fl. 1792-1825). (M. MINIATI, 1991, p. 228; P. GALLUZZI, 2004, n. XIII-25).
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BUSSOLA TOPOGRAFICA XVII secolo Fattura italiana Ottone Diametro 180 mm IMSS, inv. 2506 Facevano parte delle collezioni medicee numerose bussole topografiche, utilizzate per diversi tipi di operazioni di rilevamento. Nella maggior parte dei casi erano costituite da un disco graduato attorno al cui centro poteva ruotare un braccio munito di mire. Il disco poteva essere posto su un supporto orizzontale e, una volta orientato grazie a una bussola, permetteva di misurare angoli di posizione rispetto ai punti cardinali, designati con i nomi dei rispettivi venti: Tramontano (N), Greco (N-E), Levante (E), Scirocco (S-E), Ostro (S), Libeccio (S-O), Ponente (O) e Maestro (N-O). Il disco poteva però essere anche mantenuto in posizione verticale grazie ad un anello di sospensione, nel qual caso permetteva di misurare angoli di altezza rispetto alla linea dell’orizzonte. Non è chiaro se questa particolare bussola topografica, che include anche le linee orarie di una piccola meridiana e il cosiddetto “quadrato delle ombre” — utile per determinare le altezze degli edifici — sia stata costruita oppure soltanto posseduta da Matteo e Giovanbattista Botti, i cui nomi sono incisi sul retro dello strumento. Entrambi erano membri di una famiglia cremonese alla quale Cosimo I de’ Medici (1519-1574) aveva conferito la cittadinanza fiorentina. Più in dettaglio, Matteo Botti (circa 1570-1621), oltre a essere membro dell’Accademia degli Alterati e dell’Accademia Fiorentina, svolse varie missioni diplomatiche per i granduchi Ferdinando I (1549-1609) e Cosimo II de’ Medici (1590-1621). (M. Miniati, , 1991, p. 42; P. Galluzzi, 2004, n. III-13; A. J. Turner, 2006, n. 33).
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INDICE
Occorre guardare dall’alto Franco G. M. Allegretti
15
Indossare gli stivali dalle sette leghe Tommaso Fanfani
19
Viareggio nella cartografia dei secoli XV-XVIII. Contese territoriali, confini e vie di comunicazione Margherita Azzari, Anna Guarducci, Leonardo Rombai
23
Figurazione dei luoghi, rilevamento e strumentazione scientifica dal XV al XVIII secolo Roberto Castiglia
37
Del levar piante e tòrre prospetti. Rappresentazione e percezione di un territorio in epoca moderna Susanna Caccia
45
L’assetto del territorio Danilo Barsanti
51
Le Marine lucchesi nella descrizione dei primi viaggiatori stranieri Anna Vittoria Bertuccelli Migliorini
65
L’uomo e l’acqua sulla costa tirrenica da Luni a Pisa Roberto Pierini
71
Gli Offizi delle Marine Lucchesi Antonella Arrighi Dalla Turris de Via Regia al Fortino sulla foce: le fortificazioni del porto e del borgo di Viareggio Raffaello Cecchetti Viareggio, la nascita della città Marta Gentili
81
91 103
L’esordio architettonico: dai primi pensieri di Filippo Juvarra ai palazzi lungo il canale Maria Adriana Giusti
107
Lo sviluppo urbano della città di Viareggio nel XVII secolo e il primo piano regolatore Claudio Ghilarducci
113
Catalogo
119
Schede
197
Schede strumenti
206
Bibliografia
207
AZIMUT
visioni cartografiche e resoconti di viaggio
MARIS
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Le marine lucchesi tra XVI e XVIII secolo
con il patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Toscana Provincia di Lucca Soprintendenza dei Beni Culturali di Lucca e Massa Carrara Federazione Italiana Amici dei Musei - F.I.D.A.M. Touring Club Italiano
MARIS
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M I R A B I L I A
promossa da: Comune di Viareggio, Assessorato all’Urbanistica Università di Pisa, Dipartimento di Scienze della Politica
BENETTI spa
in collaborazione con: Università di Firenze Archivio di Stato di Lucca Archivio di Stato di Firenze Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze Biblioteca Universitaria di Pisa
ETS
Edizioni ETS