Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano Giuseppe Meucci
NOVECENTO AL MARE
25,00€
Edizioni ETS
NOVECENTO AL MARE
Un viaggio attraverso il Novecento sul Litorale pisano dove rivivono episodi architettonici di rilievo riferiti a ville, stabilimenti balneari, cancellate, giardini, insegne, mostre di negozi e arredi di edifici pubblici ancora esistenti o scomparsi o addirittura mai edificati. Un piccolo-grande patrimonio di immagini che ci consente di redigere un catasto accurato di ciò che è accaduto fra Pisa e il mare negli ultimi centocinquant’anni, indispensabile per mantenere il ricordo di una realtà in gran parte cancellata dagli eventi, oppure rimasta sulla carta.
presentazione di
a cura di Claudio Casini e Stefano Renzoni
a cura di Claudio Casini e Stefano Renzoni
Edizioni ETS
NOVECENTO AL MARE Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano a cura di Claudio Casini e Stefano Renzoni
Edizioni ETS
www.edizioniets.com
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Si ringraziano: Lorenzo Bianchi, Pietro Capone, Mauro Cozzi, Enzo Gimmelli, Daniele Luti Roberto Fuda (Archivio di Stato di Firenze) Massimo Sanacore (Archivio di Stato di Livorno) Christine Pennison, Giovanna Tanti (Archivio di Stato di Pisa) Fotografie e progetti sono pubblicati su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Archivio di Stato di Firenze – Prot.n.4032 del 16/05/2008 Archivio di Stato di Livorno – Prot.n.0000966/37.19.07 (1.11) del 20/05/2008 Archivio di Stato di Pisa – Prot.n.2025 del 29/07/2008 È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo
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NOVECENTO AL MARE Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
I
luoghi che si abitano dall’infanzia sono sempre quelli che si conoscono meno, perché è inevitabile costruirci
sopra una storia del tutto personale fatta di ricordi e suggestioni, di abitudini e amicizia. È stato quindi istruttivo e piacevole leggere il saggio di Giuseppe Meucci che apre questo bel libro pubblicato da ETS e intitolato “Novecento al mare. Idee, progetti e architetture per il litorale pisano”. Le vicende e lo sviluppo urbanistico di Marina e Tirrenia riflettono molta della storia italiana del Novecento e sono spesso legate a personaggi ben noti. Non credo che molti sappiano che Marina di Pisa è nata nella seconda metà dell’800 perché Vittorio Emanuele II si appassionò a S. Rossore e lo volle tutto per sé, decretando che i pisani si trasferissero dalla spiaggia del Gombo sull’altra riva dell’Arno. O che il primo film uscito dagli stabilimenti cinematografici Pisorno, sui cento giorni di Napoleone all’Elba, si avvalesse della sceneggiatura di Forzano, ma scritta a quattro mani con Mussolini. Altri saggi interessanti ricompongono nei suoi molteplici aspetti questo litorale da tutti noi molto amato: le architetture balneari le cui prime realizzazioni rimangono documentate nei repertori fotografici degli anni Venti e Trenta; gli spunti che il paesaggio naturale e l’abitato hanno offerto ai pittori locali tra fine Ottocento e primo Novecento; o quella “conquista della costa” dilagata per tutta la Toscana, che ha davvero caratterizzato il secolo scorso come quello della scoperta del mare, meta privilegiata delle vacanze e forma di svago sempre più consueta. Le belle immagini del catalogo ci raccontano di architetture che ancora, almeno in parte, esistono; ma di più evocano il litorale che sarebbe potuto essere. Negli ultimi vent’anni del Novecento Marina e Tirrenia sono state un po’ abbandonate, come se la loro antica vocazione popolare non meritasse controllo, nuovi investimenti, trasformazioni mirate. Da alcuni anni, con il progetto della ristrutturazione delle colonie del Calambrone e con l’attuarsi del porto turistico di Marina, c’è un nuovo fervore edilizio che può segnare una vera rinascita, a patto che si coniughi ad un respiro nuovo di iniziative culturali e di spettacolo e ad una vera attenzione nella cura dell’arredo urbano e degli spazi comuni. Iniziative di questo genere, oltre a farci ripercorrere una storia a noi tanto vicina e allo stesso tempo così poco conosciuta, possono essere di sprone perché altre manifestazioni di qualità tornino a vivacizzare il nostro litorale. Silvia Panichi Assessore alla Cultura Comune di Pisa
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ingolare ruolo quello della costiera pisana che – lungi dall’essere ormai una “figlia accasata” e dotata di
vita autonoma, come per le marine di Grosseto o Massa – non è più nemmeno propriamente “figlia nubile, rimasta saldamente ancorata alla progenie, come per gli ancora urbani profili dell’Ardenza o quelli della mai stata lucchese Versilia. Si tratta invece, per la nostra frangia di mare, di antico memento di una presenza quotidiana della gloriosa Repubblica, che sull’acqua era nata, vissuta e ad essa tutte le sue fortune doveva, ma che oggi la natura e l’uomo – nei millenni e nelle vicende – hanno distintamente separato dal resto della città storica. E che, quindi, Marina e Tirrenia siano “artifici” relativamente recenti – non oltre la prima metà dell’Ottocento – è ben testimoniato dall’essere “state entrambe concepite al tavolino”, con le parole di uno che vive questa duplice veste, città e litorale, come Beppe Meucci. Questa storia particolare si rivela già nell’originalità lessicale di formule ed espressioni, che ci sono care più che altrove, come quella non “di andare al mare”, ma “a Marina”, o di avere “casa a Tirrenia”, non “a Pisa”. E nel binomio figlio dell’attuale dicotomia non sono mancate, dalla loro nascita, voglie più o meno sopite di rivendicata autonomia amministrativa dall’antica madre, ormai appartata dalla vita marinara. Ecco perché una propria identità, funzione, significato hanno assunto – culturalmente e socialmente prima, più banalmente ludicamente dopo – le due non a caso “cittadine”. Al punto da farle inserire spesso – almeno per Tirrenia – nell’immaginario collettivo (anche di grandi media) in contigua e storicamente rivale provincia. Questo vale per i profili di vita, gli spazi sociali, di esperienze anche rimaste inedite al Paese – come quella dell’Ente Autonomo Tirrenia – e, naturalmente, per il volto archiettonico ed urbanistico del nostro litorale. Un itinerario che si snoda – in quasi due secoli per Marina, poco meno di uno per Tirrenia – in una mai rinnegata identità quasi somatica, certo semantica: per tutti “il Principie di Boccadarno”, quel Giuseppe Viviani “Marinese”, mai “Pisano”. Ma anche negli altri illustri ospiti che, dal Vate a genuini e non comprimari ma protagonisti della pittura a cavallo tra Otto e Novecento (soprattutto questo), segnano una stagione culturale di grande vivacità, illuminata dal brillante “pennello” di Stefano Renzoni. Che a Pisa non appartengano, ma in fondo mai lo è stato, le specifiche architetture marinesi e tirreniesi (dal Liberty all’Eclettismo al Razionalismo), tranne sporadici ed anche significativi esempi, è cosa nota. E ribadisce autonome identità: quello del litorale è un percorso di stili e di storie in cui ci guida Claudio Casini, attraverso châlet, bagni, ville, palazzine e villini, giardini, strade e piazze; un tessuto che ha trama fitta eppur ariosa, sempre razionale, pensata, disegnata e realizzata (... sia pur con prestigiose assenze). E non casualmente il sottotitolo di questo volume parte, appunto, dalle “idee” da cui sgorgano “progetti e architetture”. Sembra, infine, di poter sottolineare ancora una volta, l’ennesima, l’originalità di una strada tutta propria anche nella “conquista della costa” balneare del litorale pisano, rispetto ad altri poi assunti a maggior fama e frequentazione, come quelli versiliesi, commentati nell’excursus di Susanna Caccia. Forse che, da noi, i benefici terapeutici del clima che si raccoglievano già dal primo Ottocento in città (i leopardiani lung’Arno) ed ai Bagni di San Giuliano abbiano ridimensionato le esigenze delle “cure marine” di Viareggio e della riviera di Massa? È un bel libro, questo, con uno straordinario repertorio d’immagini: cartoline, quadri, foto d’epoca, piante, plani-
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metrie, progetti, stili del costruire, dell’abbellire e del vivere; che restituiscono dunque a Marina e Tirrenia una loro storica dignità, e non solo balneare. Un lavoro di studio e ricerca che ci fa rivire tempi andati, curato con amore editoriale da ETS. Il cui merito precipuo rimane in assoluto certo quello di aver tratto dalle loro scansie preziosi documenti d’archivio, insieme a non meno significativi “ricordi” familiari. Un libro che è insieme catalogo (magari in auspicio di una futura mostra), diario nel tempo e nello spazio, quaderno di viaggio, testimone e – purtroppo – spesso testamento. Perché, risulta subito anche a chi indigeno non è, ma dalla lettura passi alla visita, come sovente si debba parlare al passato, di storie e realtà evocate, nostalgicamente ricordate, ma non più tali. Anche se, onestamente – ed è stato rilevato – senza gli eccessi altrove perpetrati (dalla riviera romagnola a quella campana, da quella ligure a quella pugliese, per non dir altro). Un volume su una Marina che non c’è più e, ancor più stupefacente, su una Tirrenia che poteva essere e non è mai stata. Cineasti e pescatori, bagnanti d’élite e popolani, letterati ed artisti mescolano le loro storie e vicende in un’immagine ad ampio spettro. Che dovrebbe, e dovrà, certamente farsi asse portante di una riqualificazione in atto – e parzialmente già attuata – pena lo sradicamento e quindi la perdita di quell’autonoma identità che fa del litorale di Marina e di Tirrenia, pur nelle loro diversità, una sorta di “unicum”, di “città ideali” di illuminata memoria. Oggi inconsapevoli ai prioritari ludici e personali interessi dei più, a partire dal Savoia, che proprio per quegli interessi dette vita, fortuita e casuale, a Marina. E se questa non è cultura vera di una terra, se ciò non rappresenti il suo patrimonio, non avrebbero senso allora queste righe. Mauro Del Corso Presidente de Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani
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Giuseppe Meucci Novecento al Mare
Novecento al mare Giuseppe Meucci
È
Châlet di Novo Novi, 1933 (ASP, CPPU, 392)
difficile immaginare paesi limitrofi così diversi come
Marina di Pisa e Tirrenia. Il primo solare e spalancato su un mare padrone assoluto di ogni prospettiva; l’altro ombroso e immerso in una pineta che lascia appena intuire la spiaggia che la delimita. Segnati entrambi dalle principali cifre stilistiche del Novecento, come il liberty e alcuni sprazzi di architettura razionalista ancora oggi emblemi della loro sostanziale differenza, non sono rimasti immuni neppure dal disordine edilizio degli ultimi decenni che ha sciupato o cancellato molte testimonianze di rilievo. Provare oggi a ricreare l’immagine originaria del mare pisano fra l’Arno e il Calambrone è come rimettere insieme i pezzi di uno specchio infranto. Sono schegge che rimandano figure lontane nel tempo, angoli e scorci a volte dimenticati. Qua un bagno sull’arenile, là uno châlet ricco di decorazioni e fregi in legno che ricorda una stagione d’oro troppo presto tramontata. Più distante ancora una spiaggia che non c’è più, profonda e cosparsa di tamerici e pinastri. È Marina di Pisa. Poi dal magico puzzle dello specchio emergono il progetto di un grande albergo mai costruito o una rotonda sul mare che proietta sull’acqua spazi quasi metafisici. Nel caleidoscopio della memoria si incrociano e si sovrappongono anche foto di attori, studi cinematografici, spezzoni di film che appartengono alla storia del cinema italiano negli anni Trenta, quello dei film di cappa e spada, dei “telefoni bianchi”, dei primi divi di celluloide. È Tirrenia, come avrebbe dovuto essere e non è stata. Anche in seguito alla guerra che fece tramontare mol-
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ti sogni e inaugurò una lunga stagione di incertezza sul ruolo
“segnorine”. Così gli americani, nel crudo e tragico dopoguer-
da assegnare a quel paese nato in pineta. Sono tutti episodi
ra pisano, chiamavano le ragazze che andavano a Tombolo a
che formano i capitoli di una storia minore, legati ai luoghi e
prostituirsi, dando via quello che avevano per tirare a campare
all’ambiente che si è trasformato, ma pur sempre capaci di rie-
alla giornata. Magari sfamando anche figli e mariti. Brutte e
vocare un’epoca e i suoi protagonisti. Tracce, ombre del passa-
tristi storie quella del “paradiso nero” di Tombolo, ma nel pas-
to a volte appena accennate, che non devono andare disperse.
sato del litorale ci sono anche quelle.
È anche da lì che si parte per costruire il futuro.
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L’idea di raccontare come hanno preso forma nel secolo scorso
Uno sfratto reale
le due località balneari e quanto di bello e perduto ci sia nel
Così vicine nello spazio e così distanti nelle forme, Marina di
passato di entrambe, è scaturita dalla scrupolosa indagine
Pisa e Tirrenia hanno però qualcosa nel loro atto di nascita che
compiuta nella documentazione iconografica conservata
le accomuna. Sono state entrambe concepite a tavolino, da un
nell’Archivio di Stato da due storici dell’arte pisani, Stefano
giorno all’altro, balzando fuori all’improvviso da un fascio di
Renzoni e Claudio Casini. Nel momento in cui stanno divenen-
carte da bollo con tanto di timbri e sigilli di ceralacca. Due sto-
do realtà grandi progetti di rilancio del Litorale Pisano, sono
rie curiose, che vale la pena di raccontare ancora una volta.
così tornate alla luce testimonianze importanti che ci permet-
Per Marina tutto ebbe inizio in seguito allo sfratto deciso da
tono di ripercorrere il divenire dei due paesi sul mare, dalle for-
Vittorio Emanuele II che nel 1866, appena arrivato a San Ros-
me originali a quella attuale.
sore, non volle più i pisani fra i piedi e trasferì d’imperio sull’al-
Nelle pagine che seguono rivivono episodi architettonici di
tra riva dell’Arno la nascente attività balneare che era sorta
rilievo riferiti a ville, stabilimenti balneari, cancellate, giardi-
sulla spiaggia del Gombo. Del resto il Savoia non era tenuto
ni, insegne, mostre di negozi e arredi di edifici pubblici ancora
a proseguire nell’atteggiamento liberale e nient’affatto spoc-
esistenti o scomparsi o addirittura mai edificati. Un piccolo-
chioso dei Lorena, che invece avevano spalancato le porte di
grande patrimonio di immagini che ci consente di redigere un
San Rossore anche ai cittadini pisani. Ma in quegli anni era lui,
catasto accurato di ciò che è accaduto fra Pisa e il mare negli
il cosiddetto Re Galantuomo, a impugnare lo scettro e non gli
ultimi centocinquant’anni, indispensabile per mantenere il ri-
fu difficile fare piazza pulita intorno alla villa del Gombo la-
cordo di una realtà in gran parte cancellata dagli eventi, oppu-
sciata libera dai Granduchi dopo l’annessione della Toscana
re rimasta sulla carta. Come i progetti e i disegni degli châlets
al regno d’Italia. La famiglia Ceccherini, che a partire dal 1838
e dei bagni che si aprivano sul lungomare di Marina prima che
aveva messo in piedi un piccolo stabilimento balneare al quale
il libeccio se li portasse via o quelli, rari e poco conosciuti, del
si giungeva attraversando San Rossore, fu obbligata ad an-
Piano Regolatore di Tirrenia firmato da Federigo Severini e
darsene, lasciando che il piccone reale demolisse alcune cabi-
mai compiuto.
ne sulla spiaggia, una trattoria e una pensione con una decina
Questo viaggio attraverso il Novecento sul mare pisano è
di camere costruite di fronte al mare.
infine arricchito da un’esauriente incursione nella cultura fi-
All’epoca quell’approdo sulla spiaggia del Gombo era celebre
gurativa di quel secolo a cui il litorale e il suo paesaggio han-
e ben frequentato, non soltanto da esponenti della borghesia
no dato una forte ispirazione. Basti pensare ai nomi di Nino
pisana e toscana, ma da artisti famosi come il pittore romano
Costa, Francesco e Luigi Gioli, Guglielmo Amedeo Lori. Sen-
Nino Costa, che si innamorò di Boccadarno al punto di stabilirsi
za dimenticarne altri significativi, come Ferruccio Pizzanelli,
definitivamente a Marina di Pisa dove morì nel 1903. O Franz
Spartaco Carlini, Andrea Fascetti, Adolfo Tommasi o lo stesso
Liszt, che di fronte al mare di San Rossore trovava pace dopo
Federigo Severini, che al tecnigrafo da ingegnere alternava
aver passato ore inquiete e ispirate dinanzi agli affreschi del
volentieri e con successo tavolozza e pennelli. Per finire con
Trionfo della Morte nel Camposanto Vecchio.
Giuseppe Viviani, il “principe di Boccadarno”. Nei suoi dipinti
Dalla cacciata dei pisani dal paradiso di San Rossore, sancita
e nelle sue incisioni c’è già la malinconia di una Marina che ha
da un vero e proprio rogito notarile, nacque Marina di Pisa. Pri-
visto tramontare i sogni di grandeur e sopravvive immersa in
ma nei paraggi della foce, poi sviluppandosi più a sud, secon-
una quotidianità fatta di piccoli gelatai, venditori di cocomero,
do le direttive di un Piano Regolatore varato nel 1872 dall’in-
vecchie cabine sconnesse e minacciate dal mare, cani tristi e
gegner Francesco Bernieri e descritto dal suo autore come
Giuseppe Meucci Novecento al Mare
Marina di Pisa, via Repubblica Pisana
“il disegno geometrico del nuovo paese di Boccadarno”. Vi si
“barche con le ali” e comprando la “Gallinari” riuscirono ad ag-
possono ancora leggere le caratteristiche fondamentali della
girare l’embargo decretato dal trattato di Versailles che dopo
Marina di oggi: il grande viale litoraneo sul quale si affaccia-
la Grande Guerra vietava alla Germania sconfitta di produrre
no tre piazze, due semicircolari (piazza delle Baleari e piazza
armamenti e aeroplani. Gli idrovolanti dell’ingegner Dornier
Sardegna) e una rettangolare (piazza Gorgona); poi due strade
approdarono così in quella Boccadarno fino ad allora celebre
interne parallele al mare (dopo arrivò la terza) e una serie di
per la luce e i colori e il “paese di sabbia e di ragia” divenne, suo
strade perpendicolari di penetrazione verso la pineta retro-
malgrado, una piccola capitale della tecnologia aeronautica.
stante. Il tempo trascorso, gli eventi naturali, ma anche altro,
Nacque la Cmasa – poi divenuta negli anni Trenta un’azienda
come vedremo, hanno poi irrimediabilmente sciupato questo
del gruppo Fiat – dove si cominciarono a costruire gli idrovo-
disegno originario. A cominciare da quel piccolo cantiere nau-
lanti che presto sarebbero divenuti famosi nel mondo.
tico che nel 1917 sorse a Boccadarno per costruire barche di le-
Uno scherzo del destino, imprevedibile e, come spesso accade,
gno e dove invece si finì per produrre tutt’altro. Si chiamava
decisivo. Appena vent’anni prima, agli albori del nuovo secolo,
“Gallinari” e fu il primo segnale dei mutamenti in arrivo. Poi
Marina sembrava avviata verso ben altra sorte. Nomi illustri
accaddero molte altre cose.
della nobiltà e del bel mondo di allora avevano messo su casa di fronte a quel mare orlato da un’ampia spiaggia, costruendo
Il cambio di scenario ebbe inizio nel 1921, quando un gruppo
ville anche imponenti nello stile dell’epoca. Il liberty, in primo
industriale tedesco arrivò a Marina per comprare il piccolo can-
luogo.
tiere della “Gallinari” dove a qualcuno era venuto in mente di
Il nome di D’Annunzio risuonava alto su tutti. Se c’era lui vuol
piazzare due ali e un motore su due barche di legno riuscen-
dire che quel luogo valeva davvero la pena di essere vissuto e
do a farle volare. I tedeschi conoscevano questa storia delle
accorsero in molti, attratti dalla fama del Vate e da certe im-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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magini che lui stesso rimandava da quel luogo incantato con i
Non poteva permetterselo nessuno. Neppure il Re. Infatti di
romanzi e le poesie. Poi la crescita tumultuosa dell’aviazione
lì a poco Vittorio Emanuele III, standosene rintanato nel suo
civile fin dai primi anni Venti e le guerre di Etiopia e di Spagna
“buen retiro” di San Rossore, il 9 novembre 1932 firmò un re-
durante le quali il mezzo aereo si rivelò decisivo, favorirono
gio decreto con il quale, su preciso ordine del Duce, istituiva
una grande espansione della fabbrica di idrovolanti nata e cre-
uno strano ente pubblico, che non aveva precedenti e non ne
sciuta in quella Boccadarno, che vide partire famose trasvolate
avrebbe avuti in nessun altra parte d’Italia. Nel decreto si dice-
oceaniche e la spedizione di Roald Amundsen al Polo Nord.
va esplicitamente che la pineta pisana fra Marina e Calambro-
Tutto questo mentre Marina assisteva impotente – e per mol-
ne, allora chiamata Mezzapiaggia, si sarebbe d’ora in avanti
to tempo anche inconsapevole – a un altro fenomeno che ne
ribattezzata Tirrenia e che a reggerne le sorti per cinquanta
avrebbe segnato il futuro: la progressiva, inarrestabile scom-
anni non sarebbero state né Pisa né Livorno, ma un ente ap-
parsa dell’arenile. Ad uno ad uno se ne andavano gli châlets
positamente costituito e dipendente dal Ministro degli Interni
che si affacciavano sulla spiaggia inghiottita dal mare e fu
che ne nominava gli amministratori (presidente e consiglieri).
allora che si cominciò a guardare a sud, verso la pineta di Tom-
Il mandato fin troppo esplicito dell’inedito ente era quello di
bolo, dove avrebbero potuto trasferirsi quelle attività legate al
“Apprestare un Piano Regolatore della zona e curarne l’attua-
turismo e alla balneazione che a Marina si spegnevano lenta-
zione mediante la cessione di aree per la costruzione di villini,
mente. Sullo scenario del litorale stava per farsi avanti Tirre-
palazzette, alberghi e altri stabilimenti che contribuiscano
nia, con il suo sogno del cinema.
alla valorizzazione climatica e turistica della zona stessa anche mediante la costruzione diretta di detti edifici da destina-
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L’ira del Duce
re alla vendita e all’affitto”.
Per Tirrenia fu un guizzo di decisionismo mussoliniano a far da
Di fatto, con quel decreto, la gestione del territorio fu sottrat-
levatrice. Era il 1932 e con la scomparsa dell’arenile di Marina
ta alle competenze municipali e affidata a una istituzione
quello che si estendeva verso il Calambrone, ancora intatto e
controllata da Roma (l’Ente Autonomo Tirrenia) che esercitò
quasi inesplorato, faceva gola a molti. Sulle aree prospicienti il
pienamente il suo mandato fino alla fine degli anni Sessanta,
mare che di lì a poco sarebbero state rese fabbricabili dal regi-
quando il Comune di Pisa, dopo una lunga azione giudiziaria,
me – anche dopo un accorto programma di bonifica delle aree
si vide riconosciuta la competenza di predisporre previsioni
paludose avviato per tempo – si scatenarono famelici appetiti.
urbanistiche anche per l’antica pineta di Mezzapiaggia. Cosa
Nella gara a chi arrivava per primo a metterci le mani non rima-
che poi è avvenuta in più riprese e ha visto prendere corpo gli
sero estranei i “poteri forti” di Pisa e Livorno, coordinati rispet-
strumenti di tutela introdotti fin dal 1979 con la nascita del
tivamente da Guido Buffarini Guidi e Costanzo Ciano. Erano
Parco Naturale. Gran parte della forma attuale di Tirrenia però
i due ras locali, uno fedelissimo di Mussolini fin dalla marcia
è ancora quella derivata dalle idee riversate nel Piano Regola-
su Roma, mentre l’altro, legionario a Fiume con D’Annunzio e
tore commissionato nel 1933 dall’Ente Autonomo a Federigo
protagonista della “beffa di Buccari”, del Duce era addirittura
Severini, dopo un concorso nazionale.
il consuocero.
Apprezzato pittore collocato nel filone dei postmacchiaio-
Il primo i pisani lo avevano soprannominato “ci penso io”, men-
li, uomo di buon gusto e solida cultura, per il progetto della
tre i livornesi chiamavano il secondo “ganascia d’oro”. Una
nuova località balneare Severini lavorò insieme a un gruppo
bella lotta fra due pezzi da novanta, non c’è che dire, divam-
pisano formato da Giulio Buoncristiani, Sergio Sighieri, Ugo
pata quando comparve all’orizzonte la prospettiva di un’impo-
Ciangherotti, Alvaro Pinelli e Ugo Benedetti. A Pisa l’ingegne-
nente operazione immobiliare a due passi da casa. Tanto che
re-pittore Severini aveva già fatto molto e il suo nome era una
nel momento in cui il contrasto fra i due raggiunse il culmine,
garanzia. Aveva firmato il palazzo delle Poste e quello della
minacciando di ripercuotersi sugli equilibri politici del partito
Provincia in piazza Vittorio Emanuele II, la Casa del Fascio in
fascista, il Duce in persona, tirato per la giacca da una parte e
via Risorgimento (oggi è la clinica Ortopedica), la Facoltà di
dall’altra, si dice sia sbottato in un celebre e eloquente “…ora
Ingegneria e molti altri edifici disseminati nella città ricondu-
mi avete rotto i coglioni!”.
cibili all’eclettismo e al razionalismo italiano.
In quegli anni certe prese di posizione non si discutevano.
Per Tirrenia il progetto di Severini, contrassegnato dal mot-
Giuseppe Meucci Novecento al Mare
Marina di Pisa, Châlet Castelli
to “Di fronte al mare aperto”, prevalse quasi a sorpresa su un
caratterizzata da una tipologia edilizia eterogenea, dove pur-
altro firmato da Adolfo Coppedè, un vero architetto di regi-
troppo alcuni degli esempi più significativi dell’idea originale,
me, che si diceva raccomandatissimo e che per quella nuova
come il complesso dell’Imperiale che avrebbe dovuto essere il
città sul mare voluta dal regime aveva pensato a soluzioni di
nucleo centrale di una piazza aperta sul mare, sono stati fret-
forte impatto ambientale, molto scenografiche e grandiose.
tolosamente demoliti senza che la sostituzione abbia avuto lo
Fascistissime, insomma, ma per fortuna arrivò secondo. Se-
stesso rango. E nonostante che i grandi edifici di forte impron-
verini invece ebbe rispetto per l’antica Mezzapiaggia. Certo, il
ta razionalista progettati da Severini – soprattutto il Grand
committente era stato assai chiaro, e quel compito di predi-
Hotel e la passeggiata sopraelevata sul mare – siano rimasti
sporre il territorio per costruire “villini, palazzette e alberghi”,
nelle carte.
lui doveva assolverlo. Ma lo fece al meglio. Cercando di provo-
Gli episodi peggiori, gli strappi alle regole del buon gusto che
care meno danni possibile e stabilendo, fra l’altro, una netta
segnano in negativo alcuni scorci di Tirrenia, sono roba recente,
proporzione fra edificato e pineta tanto che alla fine, pur se
non ascrivibili al caotico dopoguerra e neppure ai frenetici anni
la compromissione dell’ambiente originale è stata inevitabile,
Sessanta, quando ci fu la prima, vera espansione del paese
questa regola ha prodotto un risultato non così svilente come
sulla spinta della domanda di case con giardino determinata
avrebbe potuto essere. Sulle coste italiane si è visto e si vede
dai militari americani in servizio a Camp Darby. Molte villette di
ben di peggio.
Tirrenia sono state costruite in fretta in quegli anni, pensando
Oggi la fisionomia di Tirrenia conserva in buona parte l’im-
alle esigenze abitative degli americani che sceglievano il
printing che le fu dato a metà degli anni Trenta. È una zona
litorale come luogo di residenza, ma pur sempre nel rispetto
residenziale sul mare, prevalentemente sviluppata al di sotto
delle vecchie regole che risalivano al piano regolatore del ’33.
delle chiome dei pini che rimangono la costante del paesaggio,
Così per alcuni anni il litorale pisano è stato una sorta di little
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Marina di Pisa, Ristorante Stella Polare
America alle porte di Pisa dissoltasi senza troppi rimpianti
che avesse un respiro internazionale: Giovacchino Forzano, un
con le mutate esigenze strategiche di Camp Darby e con la
commediografo che scriveva libretti d’opera per Puccini, alle-
decisione di sistemare i militari Usa in altre località o in alloggi
stiva melodrammi al Metropolitan di New York, al Covent Gar-
dentro la base.
den di Londra, al Colon di Buenos Aires. In Italia aveva diretto
Purtroppo certi assurdi e spropositati incrementi di volume
la Scala, era stato l’ideatore del Maggio Musicale fiorentino,
consentiti a Tirrenia, laddove esistevano piccoli edifici o singo-
del Carro di Tespi, del Festival Pucciniano di Torre del Lago.
le villette, sono molto più recenti e viene da chiedersi dov’erano i difensori dell’ambiente e delle peculiarità di un territorio
Quando nel 1932 Mussolini gli propose di fondare il nuovo ci-
quando certe licenze edilizie sono state concesse. Una distra-
nema italiano, dopo il clamoroso fiasco del film “Camicie nere”
zione imperdonabile, se soltanto di questo si è trattato.
girato negli obsoleti studi di Torino, Forzano piombò a Tirrenia. Aveva in tasca un milione di lire messo a disposizione da-
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Il sogno effimero
gli Agnelli (questo la dice lunga sugli interessi che si stavano
A Tirrenia, negli anni Trenta, se non i grandi progetti alber-
coagulando intorno alla pineta di Mezzapiaggia) e cominciò a
ghieri e residenziali, fu invece il cinema che ce la fece a decol-
costruire i teatri di posa. Per farlo chiamò l’architetto Anto-
lare, divenendone per un breve periodo il connotato principale.
nio Valente, grande inventore di scene e di costumi, che ave-
Anzi, la nuova città balneare fu concepita proprio intorno al
va lavorato a Hollywood e sapeva come funzionava il cinema
progetto di un centro di produzione cinematografica. Mussoli-
moderno dopo l’avvento del sonoro. Fra i due si creò un’intesa
ni in persona lo voleva – “il cinema è l’arma più forte”, diceva – e
feconda e due anni dopo, a tempo di record, gli stabilimenti
per realizzarlo si affidò a uno dei pochi uomini di teatro italiani
cinematografici Pisorno di Tirrenia sfornarono il primo film.
Giuseppe Meucci Novecento al Mare
pagine 18-19 A. Coppedè, Tirrenia, Piazza con chiesa, 1934 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10)
S’intitolava Campo di maggio ed era la storia dei cento gior-
di De Sica, Fellini, Monicelli, Visconti), ma il vero obbiettivo
ni di Napoleone all’Elba. La sceneggiatura – lo sapevano tutti
era un altro. Lo si vide pochi anni dopo quando, a sgombrare il
– era stata scritta a quattro mani da Forzano e dallo stesso
campo da ogni incertezza sulle vere intenzioni di Ponti, arrivò
Mussolini, che aveva avuto l’idea di fare quel film affidando
un megapiano di urbanizzazione dell’intera area nel frattem-
all’amico scrittore una prima bozza del soggetto.
po ribattezzata Cosmopolitan.
Il sogno del cinema però durò poco. Già nel 1938 a Roma sorse-
Era un progetto faraonico per residenze e alberghi, che non
ro i primi teatri di posa di Cinecittà e gli attori e registi che fino
stava in piedi neanche con le spinte. In totale un milione
ad allora avevano frequentato Tirrenia preferirono sempre
e mezzo di metri cubi che minacciavano di sconvolgere gli
più spesso gli agi della capitale. Forzano ce la fece ancora per
equilibri già precari dell’intero litorale. E Carlo Ponti dovette
qualche anno a tenere in piedi una produzione che scemava da
fare marcia indietro. Gli resta il merito di avere intuito che
un mese all’altro, poi arrivò la guerra a fare giustizia dei sogni.
quell’area alle spalle della pineta litoranea, tramontato ogni
I teatri di posa furono prima requisiti dai tedeschi in ritirata e
progetto di riprendervi le produzioni cinematografiche, non
dopo dagli americani, che li trasformarono in depositi di ma-
poteva avere che una destinazione a supporto della vocazione
teriale strategico. Tutto intorno nacque l’inferno di Tombolo,
turistica e residenziale del litorale. Aveva soltanto sbagliato il
popolato da sbandati, contrabbandieri, ladri, prostitute, diser-
progetto e le dimensioni.
tori dei due eserciti, quello americano e quello tedesco. Erano
Di quello che era Tirrenia a metà degli anni Trenta, quando
loro che controllavano l’intero territorio alle spalle di Tirrenia,
ancora Cinecittà non era stata fondata, i teatri di posa e i pri-
trasformato in un luogo senza leggi e senza bandiere che fu
mi edifici costruiti da Antonio Valente nell’area della Pisorno
restituito alla piena legalità solo alla fine del ’47, dopo un’ope-
sono fra le poche cose rimaste. Oggi sono inseriti in un conte-
razione di polizia in grande stile condotta dalle forze dell’ordi-
sto, quello della nuova Cosmopolitan, dove grazie a un piano
ne italiane e dalla Military Police americana.
di recupero finalizzato al turismo e alla residenza ben più leggero e dimensionato di quello del produttore Ponti, il rilancio
Da quel giorno passarono ancora due anni prima che Forzano
del litorale trova uno dei sui punti di forza. Loro, gli ex studios,
riuscisse a rientrare in possesso dei teatri di posa e quando li
rimangono a ricordare gli anni d’oro, prima che la nascita di
riebbe nel ’49 non pensò ad altro che a rimetterli in funzione.
Cinecittà e l’emarginazione di Forzano decretata dal nuovo
Il primo film del dopoguerra lo fece girare a un grande del ci-
cinema italiano del dopoguerra, segnassero il lento declino
nema, Joseph Losey, che era dovuto fuggire dagli Stati Uniti
del cinema a Tirrenia. Sono una cifra distintiva, uno storico
perché accusato di filocomunismo dalla commissione McCar-
marchio d’origine da conservare. E non sarebbe male se an-
thy. S’intitolava Imbarco a Mezzanotte e andò incontro, forse
che a Pisa e sul litorale si ricordasse anche Forzano, un grande
immeritatamente, a un insuccesso clamoroso. Fu il primo se-
dimenticato di quegli anni. È stato un uomo di spettacolo che
gnale che la stella della Pisorno volgeva al tramonto. Il cinema
ha dato molto al cinema e al teatro italiani. Alla costa pisana
italiano ormai aveva imboccato ben altre strade e nel progres-
poi ha dato moltissimo. È sufficiente aver girato qualche film
sivo isolamento di Forzano e della sua piccola città dei sogni
propagandistico del regime ed essere stato amico di Mussoli-
tirreniese pesò anche, e parecchio, l’amicizia con Mussolini.
ni per decretarne l’oblio? Molti altri fecero di peggio, anche in
Quando la Pisorno fallì e l’intero complesso fu rilevato dal pro-
occasione delle infami leggi razziali, e sono stati riabilitati.
duttore Carlo Ponti con una manciata di milioni di lire, le luci di scena della Pisorno si erano già irrimediabilmente spente e
Un’identità difficile
quello che agli inizi degli anni Sessanta sembrò materializzar-
Parlando e scrivendo del Litorale Pisano, da Boccadarno si
si, anche con l’arrivo di Sophia Loren, fu un sogno effimero. A
comincia ed è lì che si ritorna. È un’immagine a tratti labile e
Tirrenia il cinema era finito da tempo. Lo sapevano Carlo Pon-
sfuggente quella di Marina che emerge dal passato. Peccato
ti, Sophia e tutti gli altri che per qualche anno si impegnarono
che molte cose belle non ci siano più. L’aggressione del mare,
a fingere che invece le cose stessero andando diversamente.
gli errori e l’imprevidenza degli uomini, il rapido mutare degli
Furono girati alcuni film, anche di successo (come Madame
scenari in un arco temporale tutto sommato breve, l’hanno co-
sans gene e i Sequestrati di Altona di De Sica, Boccaccio ‘70
stretta ad assumere di volta in volta ruoli diversi, fino a rinun-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Giuseppe Meucci Novecento al Mare
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Planimetria di Tirrenia, 1942 (ASP, CPPU, cat.XV, 382)
20
ciare a un’identità precisa. Come i vecchi attori, che non sanno
stabile erosione della spiaggia, dal sopraggiungere della
più se sono Amleto o Puck e se la scena ha i toni cupi della
fabbrica d’aeroplani che una serie di congiunture interna-
tragedia o quelli accesi e colorati della commedia. E quant’è
zionali fa crescere al di là di ogni previsione, dal subitaneo
lontano il tempo in cui D’Annunzio scriveva al suo editore mi-
e conseguente mutare di un destino che appariva di se-
lanese Treves: “Tu non conosci questi luoghi: sono divini. La
gno ben diverso.
foce dell’Arno ha una soavità così pura che non so para-
Astro nascente della villeggiatura al mare negli anni del-
gonarle nessuna bocca di donna amata”. È con lui, o poco
la Belle Èpoque, città operaia curiosamente distesa sulla
prima, che comincia la grande storia di Marina che però
riva del mare poco più tardi, frazione spesso dimenticata
dura poco. Un lampo di luce, presto oscurato dall’inarre-
da una municipalità distratta e inadempiente… Troppe cose
Giuseppe Meucci Novecento al Mare
è stata Marina nell’intero arco del secolo scorso. Troppe cose
esiste più da tempo, e poi non c’è più lui a viverlo e a raccontar-
che l’hanno a lungo sottratta a una immedesimazione precisa
lo, ponendolo al centrodelle sue febbrili storie d’amore.
e oggi legittimano una forte ambizione di riscatto, fra l’altro
Oggi la Boccadarno che ricordiamo come trasfigurata in alcu-
sostenuta da progetti concreti, come il porto di Boccadarno
ne vecchie foto, nelle poesie o nei quadri dei pittori, quella che
che sta sorgendo nell’area dove si costruivano gli aeroplani.
abbiamo amato insieme alla luce e alla poesia che sprigiona, è
Conclusa una lunga e tormentata avventura giocata sulla scia
pronta a cambiare di nuovo pelle per ospitare una infrastrut-
di eventi più grandi di lei, in cerca di una nuova identità, Mari-
tura che con Marina rilanci l’intero litorale. Un nuovo approdo,
na scopre di nuovo il mare e lì cerca il suo futuro. Consapevole
insomma. Un modo di voltar pagina, salvando ricordi e spe-
anche che il luogo divino e soave che ispirava D’Annunzio non
ranze.
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Giuseppe Meucci Novecento al Mare
“QUANDO FOLGORA IL SOLLEONE!”* Architetture balneari a Marina di Pisa e a Tirrenia dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra Claudio Casini
Villeggianti a Marina di Pisa negli anni Venti (Archivio Gimmelli, Pisa)
I
ntorno alla metà dell’Ottocento, nella tenuta reale di
San Rossore, fu impiantato il primo stabilimento balneare per iniziativa di Gaetano Ceccherini, costituito da semplici capannelli di paglia1. Nel 1866, Vittorio Emanuele II decise di liberare la spiaggia dalla presenza dei villeggianti, offrendo in cambio al Ceccherini un terreno con arenile, in prossimità del Fortino a Bocca d’Arno, per realizzarvi un nuovo bagno marino che, tre anni più tardi, verrà aperto al pubblico2. Tra gli anni Settanta e Ottanta sorsero nuovi bagnetti, come il Gorgona e quello dell’inglese William Cordon: le richieste di concessione non riguardavano soltanto l’arenile ma anche “lo spazio acqueo” per costruire baracche su palafitte3. Anche i Bagni Ceccherini occupavano parte della battigia: in una fotografia della fine del XIX secolo, la costruzione presentava un prospetto di gusto classicheggiante con al centro tre arcate sormontate da un timpano con l’insegna. Più tardi, nel 1892, fu praticato il primo scalo per facilitare l’ingresso alla spiaggia: un sistema di passerelle, precedute dall’insegna del ristorante del bagno, collegava il complesso alla strada su cui sorgevano cabine ed esercizi pubblici, tra cui il Caffè Stella Polare di Giuseppe Castaldi. Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, gli stabilimenti balneari in legno e le baracche in paglia per uso di bagni privati, spesso costruiti in corrispondenza dei villini di proprietà4, aumentarono in maniera disordinata, perché non esisteva ancora a riguardo una regolamentazione urbanistica e architettonica. Il problema non fu affrontato neppure all’indomani dei primi casi di erosione
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Bagni Ceccherini alla fine del XIX secolo (Archivio Bianchi, Marina di Pisa)
che, nel 1895, danneggiarono alcune strutture; e nemmeno
parte demaniale, fu riconfermata la Capitaneria di Porto di
se ne interessò più tardi il terzo piano regolatore di Mari-
Livorno; mentre per quella comunale la responsabilità fu as-
na del 1905, firmato da Francesco Bernieri, ingegnere capo
segnata al Municipio di Pisa, il cui Ufficio Tecnico (composto
dell’Ufficio Tecnico del Comune di Pisa . L’unica norma stabi-
dal già ricordato ingegnere Francesco Bernieri e dal geometra
lita dalla Capitaneria di Porto, a chi veniva concessa la licenza
Alberto Gualdi) presentò il 21 gennaio 1927 il piano regolatore
di occupare l’arenile, era quella di provvedere a smontare, al
ai rappresentanti della Capitaneria di Livorno, del Genio Civile
termine della stagione estiva, gli stabilimenti e le baracche
di Pisa e dell’Intendenza di Finanza di Pisa, presso l’Ufficio
private, per essere ricomposti l’anno seguente con eventua-
della Delegazione di spiaggia a Marina di Pisa9. Nell’articolo 1
li rifacimenti e integrazioni, previa approvazione dell’Ufficio
si legge che lo scopo del piano regolatore è “mantenere libera
5
Tecnico . In una fotografia della fine del XIX secolo, è docu-
la vista del mare in corrispondenza delle strade trasversali
mentata l’installazione dei pali per l’impianto a palafitta su
alla via della Repubblica Pisana e delle piazze […] e di rendere
cui verranno nuovamente rimontate le strutture lignee dello
alla spiaggia uno aspetto armonico con un minimo ingom-
stabilimento Ceccherini.
bro di costruzioni che impediscono la libera vista del mare.”:
Nel 1913, l’Associazione “Pro Marina” richiese un vero e pro-
per questa ragione furono respinte alcune domande che non
prio piano regolatore per stabilire i criteri in merito alle co-
tenevano conto del rispetto di questa norma, come in quella
struzioni previste sulla spiaggia per riqualificare l’arenile
presentata nel 1931 da Giuseppe Assirelli per la sistemazione
degradato dalla proliferazione di bagnetti di bassa qualità7.
dei Bagni Aurora, il cui châlet risultava collocato in corrispon-
Solo nel 1925 il Comune si rivolse al Ministero della Comuni-
denza di via Masca10.
cazione per ottenere la concessione di tutto l’arenile, lungo la
L’Ufficio Tecnico fu designato per dare il nulla osta per
via della Repubblica Pisana, al fine di disciplinare le richieste
la realizzazione di costruzioni che dovevano essere “di
di apertura di stabilimenti balneari da parte di privati8. Per la
carattere del tutto temporaneo” (art. 3) e, quindi, in legno,
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24
Claudio Casini Quando folgora il solleone
Bagni Tosca a Marina di Pisa (Archivio Bianchi, Marina di Pisa)
sia che fossero châlets che cabine. Per queste ultime, in
bine disposte parallelamente alla strada e il loro aumento di
particolare, era stato stabilito che dovessero essere conformi
otto unità e una nuova insegna all’ingresso13.
a tre tipologie: la prima prevedeva una semplice costruzione
Gli esercenti erano spesso sottoposti a rigidi controlli per
con tetto a spioventi; la seconda vedeva l’aggiunta di una
verificare “l’osservanza delle prescrizioni comportamentali”
piattaforma preceduta da una scaletta; la terza consentiva
da parte dei villeggianti. Tra le norme sancite dal Decreto del
l’uso di tela bianca in sostituzione di pareti lignee . Per la
Prefetto in data 14 maggio 1927, si legge:
11
stagione estiva dell’anno successivo si registrarono casi di richiesta di ristrutturazioni degli stabilimenti in linea con le norme del piano regolatore. Così Bianca Giuntoli Bracaloni, proprietaria del Tosca, in Piazza Sardegna, chiese il rinnovo della concessione insieme al progetto del nuovo recinto in legno per racchiudere uno spazio verso la piazza da occupare con aiuole. Nel disegno appaiono cinquanta cabine disposte su tre lati, precedute da due châlets con frontone ornato da motivi liberty su cui poggia a ponte l’insegna del bagno12. Nello stesso anno, terminata la stagione estiva, Vittorio Bracaloni, marito di Bianca, presentò all’Ufficio Tecnico del Comune di Pisa un disegno per la sistemazione del Bagno con l’intento – come si legge nella richiesta – di migliorare l’estetica dell’impianto balneare: gli interventi prevedevano l’arretramento delle ca-
1. i camerini destinati agli uomini debbono essere separati e distinti da quelli destinati alle donne, in ruolo che sia impedito l’accesso degli uni agli altri; 2. i costumi da bagno e gli accappatoi debbono essere di taglio e di fattura tale da servire effettivamente a coprire la persona. Sono quindi severamente proibiti quelli che, troppo ridotti e troppo attillati, possono comunque destare scandalo; 3. non è consentito uscire dallo stabilimento o dalla spiaggia a persone non completamente vestite, od almeno non coperte in modo da escludere ogni offesa alla verecondia; 4. sono assolutamente proibiti i balli in costume od in accappatoio14. Più che vacanze al mare, potevano sembrare soggiorni forzati!
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Studio Ugo Ciangherotti, Progetto di villino per Marina di Pisa, 1929 (ASP, CPPU, cat. XV, 382)
della Gorgona, fu costruito un grande padiglione, annesso ai Bagni Alma, ad uso di Caffè, Gelateria e Ristorante17. In un disegno del geometra Caroti la struttura lignea presentava tre porte di accesso, di cui quella centrale preceduta da una pensilina intagliata. La necessità di avere uno spazio più ampio per il ristorante spinse nel 1928 il proprietario, Pilade Ghelardi, a presentare domanda all’Ufficio Tecnico del Comune di Pisa per realizzare uno châlet largo 6 metri e lungo 15 metri da affiancare al padiglione preesistente18. L’anno successivo venne anche inoltrata la richiesta per l’esecuzione di un chiosco annesso ai bagni per la vendita della “bibita brasiliana del cocco”, croccanti, mente e bomboloni19. Tra gli anni Venti e Trenta numerosi furono gli interventi di miglioria apportati ai bagni di Marina, su domanda presentata dai proprietari, spesso a seguito di danni causati da mareggiate. L’attenzione fu rivolta ai prospetti verso la via litorale per cercare una forma di dialogo con le facciate dei villini di ispirazione eclettica, neo-medievale e vagamente liberty20. Così Vittorio Bracaloni, a cui fu concesso nel 1931 di arretrare A dare invece un’immagine moderna di Marina come vivace
di 3 metri le cabine verso la strada litoranea per i soliti proble-
centro turistico, ci ha pensò Dario Lischi, in arte “Darioski”,
mi di corrosione marina, provvide a rinnovare l’ingresso del-
viaggiatore e scrittore di forte impronta fascista, con le pagi-
lo stabilimento21. Toccò all’ingegnere pisano Gino Bartorelli,
ne tratte dal suo libro Panorami:
titolare dello studio Tecnico Costruzioni civili e industriali,
l’animazione, la vita, il movimento della moderna stazione balneare, la festa di colori vivi delle acconciature e dei costumi, la gaia architettura delle costruzioni edilizie, lo sventolio di bandiere sui padiglioni della spiaggia ed il brillare vivido e vicinissimo del mare sotto il cielo ardente […] fa sì che anche la placida Marina, garrula e petulante […], dalla mondanità vicina, dai dancings e dai caffè che si affollano a poco a poco del pubblico serale, giungono, affievoliti, suoni di orchestra come richiami lontani, ma non turbano la pace e la serenità dell’ora, passano oltre sulla risacca breve che s’infrange sui massi calati nel mare a protegger le strade e vanno a perdersi lontani nelle lande steppose, di S. Rossore, per deliziare forse un gibbuto dromedario che nel frenetico jazz risogna certo una lontana melodia selvaggia delle sue antiche coste d’Africa15.
mazione dell’ingresso con un grande arco ribassato, sormontato da strutture lignee gradinate. Numerose le richieste di ristrutturazione di altri stabilimenti: Giuseppe Assirelli per i Bagni Aurora, Bonfiglio Cianelli per i Bagni Armida22, Attilio Ammannati per il Bagno Pia23, Artemia Pannocchia Giannessi per i Bagni Flora, Ivo Fontani per i Bagni Sardegna24 e Angarino Riparbelli per il Regina25. Le continue mareggiate, tuttavia, causavano ogni anno l’erosione dell’arenile: malgrado straordinari interventi di contenimento con i “pennelli”, una sorta di scogliere artificiali frangiflutti perpendicolari alla spiaggia, fu inevitabile, allo scadere degli anni Venti, pensare di occupare il tratto che divide Marina da Calambrone. Così, nel 1930, nelle pagine della rivista «Illustrazione Toscana», Ciapini scriveva che Marina “non è cambiata; si è un po’ ingrandita; c’è qualche stabilimento in più, qualche villino, qualche caffè, qualche bar”26: un quadro, dunque, un po’ desolante, lontano dai “fasti” del
Anche se “lontano da tutti i can can delle spiagge lussuo-
primo Novecento.
se” , negli anni Venti a Marina aumentarono i locali pubblici
Parallelamente alla realizzazione di stabilimenti balneari,
per accogliere i numerosi villeggianti. In prossimità di Piazza
sorsero lungo il viale a mare e nelle vie limitrofe strutture
16
26
presentare il nuovo progetto che prevedeva anche la trasfor-
Claudio Casini Quando folgora il solleone
Cooperativa fascista di consumo a Marina di Pisa, 1927 (ASP, CPPU, cat. XV, 374)
per l’accoglienza turistica, in particolar modo per la ristora-
anno, Giuseppe Castelli presentò un primo progetto di rico-
zione ma anche per altri servizi commerciali come edicole e
struzione, eseguito dallo Studio tecnico pisano dell’ingegne-
negozi. Uno dei ristoranti più rinomati a Marina di Pisa tra
re Ugo Ciangherotti28. Tuttavia la Commissione dell’Ufficio
gli anni Venti e Trenta era il Ristorante Caffè Colombo in
Tecnico del Comune lo bocciò perché, contrariamente alle
Piazza Baleari, meglio conosciuto come Châlet Castelli, dal
norme sull’uso dell’arenile, era stata prevista una costruzio-
nome del proprietario. La costruzione lignea poggiava su una
ne in muratura; inoltre lo châlet risultava appesantito da un
struttura a palafitta ed era circondata da una terrazza pa-
tetto di gusto orientaleggiante con edicolette e ornati liberty.
noramica che dava direttamente sul mare. In una fotografia
La richiesta che il disegno venisse “semplificato e reso nelle
del primo Novecento, l’impianto si presentava di forma qua-
sue linee più elegante e più armonioso”, portò, nel febbraio
drangolare, con due ingressi timpanati – uno sulla strada e
dell’anno seguente, ad un secondo progetto con lo châlet in
l’altro sul fianco sinistro – con decorazioni lignee traforate;
legno e gli ornati di gran lunga ridimensionati29.
al piano superiore si estendeva un’ampia terrazza coperta e
In prossimità dello Châlet Castelli altre due analoghe costru-
chiusa ai lati da lunghe imposte su cui correvano le scritte
zioni meritano di essere ricordate: si tratta dello châlet di
pubblicitarie. Negli anni Venti, l’impianto risultava già am-
Novo Novi30 e quello della Tazza d’oro di Severa Lotti entram-
pliamente modificato: in un disegno del 1928, la costruzione
bi ristoranti, con fronte tripartita, di cui quella centrale più
risulta sostenuta da una piattaforma terrazzata sorretta da
alta con tetto a spioventi e, nel secondo caso, con terrazza
pilastrini . Nello stesso anno, un incendio provocò la tota-
superiore ornata di motivi liberty.
le distruzione del fabbricato; così, nel dicembre dello stesso
Nelle immagini fotografiche degli Anni Venti-Trenta di via
27
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
27
Châlet Gorgona a Marina di Pisa (Archivio Bianchi, Marina di Pisa)
Repubblica Pisana, appare spesso la grande struttura lignea
zavano via Padre Agostino da Montefeltro e via Repubblica
situata sull’arenile di proprietà di Saffo e Corrado Caprili adi-
Pisana. Tra queste il Caffè Ristorante la Gorgona e i Bagni
bita ad uso di caffetteria e negozio di alimentari. Nel 1928,
Eden di proprietà Soldani, la cui struttura lignea era coperta
a seguito di un incendio, i due fratelli presentarono dei pro-
da una terrazza e da un’altana a edicola su pilastrini con gli
getti per ristrutturare il fabbricato, preceduti da altri previ-
acroteri lavorati a motivi liberty.
sti già nel 1926-27 e curati dallo Studio pisano dell’ingegner
Grazie ai documenti rinvenuti, merita anche una particolare
Ciangherotti . Malgrado la Commissione dell’Ufficio Tecnico
attenzione il caso di uno châlet, la cui proprietaria si è vista
avesse approvato i lavori, fu ritenuto necessario apportare
più volte rifiutare il progetto per motivi “estetici”. Nel 1933
delle modifiche, in quanto la copertura a capriate, con de-
Giuseppina Marinesi Venturi inoltrava la domanda al Comune
corazioni a giorno, puntoni passafuori, mensole aggettanti
di Pisa per aprire un negozio di mercerie in via Padre Ago-
e acroteri sui tre punti del timpano, fu giudicata troppo pe-
stino da Montefeltro, in prossimità della spiaggia. Un primo
sante e, quindi, pericolosa per la stabilità dello châlet e per
progetto, di cui non siamo riusciti ad individuare l’autore, ve-
l’incolumità dei clienti. Nel secondo progetto, il peso della
deva il tentativo di introdurre a Marina un chiosco di gusto
copertura fu diviso in due tetti a doppio spiovente con un
razionalista per la forma quadrangolare con copertura piana
motivo decorativo di raccordo; si arrivò anche ad una terza
a spiovente33. L’ Ufficio Tecnico bocciò l’idea; ecco spuntare
proposta con il fronte tripartito a copertura orizzontale, con
allora un secondo disegno, con forme più tradizionali: ma an-
quello centrale più alto. Le fotografie d’epoca documentano
che in questo caso ci fu un netto rifiuto. Si giunse così ad
la realizzazione del secondo progetto ma semplificato negli
un terzo progetto34, simile allo châlet di proprietà Fontani
ornati, con l’aggiunta, nel 1930, di una terrazza coperta lungo
in via Minorca, costituito da una semplice costruzione sor-
il fianco destro .
montata da una copertura a spioventi con acroteri decorati:
Altre costruzioni simili a quella dello Châlet Caprili caratteriz-
evidentemente, per assonanza stilistica con le architetture
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32
28
Claudio Casini Quando folgora il solleone
di Marina, un edificio in forme “moderne”, sebbene fosse un
sinò, un piccolo porto, ville e villini; il secondo progetto, meno
semplice chiosco, poteva essere un elemento di disturbo in
invasivo, prevedeva “la creazione di un nucleo posto dietro
una località balneare che ormai aveva consolidato un gusto
la pineta e la conservazione di questa lungo il mare”42. Il ter-
tra l’eclettico e il liberty.
zo premio se lo aggiudicarono ex-aequo due progetti: quello
Questa tendenza stilistica era presente anche in altri chio-
presentato dall’architetto Ettore Fagioli di Verona con l’in-
schi sparsi lungo via Repubblica Pisana, nelle strade limitro-
gegnere pisano Gino Steffanon, dallo schema rigorosamente
fe e nelle tre piazze prospicienti l’arenile. Di gusto orienta-
simmetrico con edifici monumentali a più piani, e quello fir-
leggiante è quello che la Ditta Gambogi presentò nel 1932
mato da otto architetti e ingegneri romani, sotto la sigla P.8:
all’Ufficio Tecnico per il personale del distributore di benzina
di particolare interesse sono i disegni per nuovi edifici pubbli-
AGIP in via Padre Agostino da Montefeltro35 e il chiosco ad
ci, come quello per la sede della Delegazione municipale e per
uso di caffè nella stessa via ; e ancora l’esemplare montato
una nuova chiesa, entrambi in stile “Novecento”.
nel 1933 in Piazza Sardegna per la vendita di giornali e libri37.
Tutti i progetti miravano ad occupare l’area sud di Marina, co-
Bisognerà attendere il secondo dopoguerra prima che sia co-
nosciuta con i nomi di Mezzapiaggia o Marina Nuova. Con la
struito a Marina uno châlet di matrice novecentista: tuttavia
cessione da parte del Demanio al Comune di Pisa di una vasta
come luogo non si sceglie la passeggiata a mare ma il piaz-
zona fra il vione della Bigattiera e il Calabrone, si gettarono le
zale della stazione, ancora privo di un locale ad uso di bar e
basi per un nuovo insediamento:
36
ristorante38. Negli Anni Trenta, non solo il litorale, ma anche la riva sinistra dell’Arno, in prossimità della foce, fu interessata da una serie di interventi edilizi per l’attività balneare. Ne è un esempio lo châlet che nel 1935 la Lega Navale Italiana chiese di costruire come deposito di imbarcazioni da diporto, spogliatoi e sede sociale. L’ingegner Severini firmò il progetto ispirato ad una
tra Pisa e Livorno, le due città toscane che si avviano a congiungersi sempre più strettamente quasi a confondersi in un’unica, grande meravigliosa metropoli industriale e culturale, sta sorgendo a ridosso dell’imponente pineta del Tombolo, una delle più belle d’Italia, la nuova stazione balneare che è stata battezzata con il nome di Tirrenia43.
sezione di nave a tre livelli con ponte di coperta, ponte di pas-
Così, a partire dal 1932, nasceva Tirrenia, creata su iniziativa
seggiata, timone e grandi finestre e oblò39. Nella struttura ri-
dell’omonimo ente autonomo con l’intento di dare vita una
corda la Nuova Darsena di Porta a Mare, da cui parte il Canale
nuova realtà vacanziera sostenuta dal regime fascista “per
Navicelli, anch’essa realizzata e inaugurata nel 193540.
la costruzione di villini, palazzette, alberghi ed altri stabili-
Numerose anche le richieste di erigere baracche e châlets per
menti che concorrono alla valorizzazione climatica e turistica
pesca lungo la riva sinistra dell’Arno, come quello voluto nel
della zona stessa”44 e che, nel corso degli anni Trenta, diven-
1940 da Marcello Cioni su progetto dell’ingegnere livornese
ne anche sede di stabilimenti cinematografici – Pisorno, poi
Fosco Cioni: è riproposto il modello del villino con torretta,
Cosmopolitan45 – e di colonie marine46.
abitazione porticata e gazebo41.
Fu Adolfo Coppedè, appoggiato dal presidente dell’Ente, l’onorevole Alessandro Martelli, a stendere due diversi pro-
Tirrenia: “luminoso centro” di vita balneare
getti47. Negli anni in cui l’architetto fiorentino era intento a
Già nel 1929 fu bandito il concorso per il nuovo piano regola-
realizzare opere pubbliche e private in più luoghi della To-
tore di Pisa e del litorale, vinto dal gruppo 3P-ST, redatto da-
scana, spesso criticate da personalità come D’Annunzio che
gli architetti romani Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Concezio
le giudicava “arcibombatissime” per le pesanti citazioni tra
Petrucci, Alfio Susini e Mosè Luciano Tufaroli. Su Marina di
neo-medievalismo e neo-manierismo, fu redatto nel 1932 il
Pisa furono presentate due proposte per il piano d’amplia-
primo progetto: nella tavola con la vista dal mare, è imma-
mento: la prima focalizzava l’attenzione sulla striscia di ter-
ginato un grandioso stabilimento balneare al centro di un
reno lungo il mare di 2 km per “l’affluenza domenicale” dei
emiciclo percorso da strade sopraelevate alle cui estremità
villeggianti, con la progettazione di nuovi stabilimenti bal-
compaiono due padiglioni orientaleggianti; sulla stessa di-
neari, un teatro e alberghi e, sulla una zona distaccata verso
rettrice, ma verso l’interno, appare un imponente albergo;
Livorno per l’edilizia residenziale di lusso, con alberghi, il Ca-
nelle zone circostanti sono distribuiti i villini in stile tardo-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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A. Coppedè, Frontespizio dell’Album “Tirrenia di Livorno”, 1934 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, 8/8)
rinascimentale distinti in tredici tipologie dall’architetto car-
Severini, affiancato dai collaboratori Benedetti, Buoncristia-
rarino Ugo Prayer Galletti .
ni, Ciangherotti, Pinelli e Sighieri51. Tale progetto prevedeva
Il faraonico progetto non venne accolto. Per questo, l’anno
la formazione del Centro di Tirrenia e l’organizzazione del
successivo, fu bandito un secondo Concorso Nazionale di idee
litorale con strutture sportive, di svago e balneari. Tra i vari
per ingegneri e architetti con lo scopo di avviare la messa in
disegni presentati da Severini figurano quelli con i padiglio-
opera del piano regolatore . Coppedè, nel 1934, presentò la
ni balneari su piattaforme poste su palafitte nell’acqua o in
seconda sua proposta che tradiva le forme eclettiche che lo
prossimità della battigia52: gli imponenti impianti, a pianta
avevano precedentemente ispirato, per passare alle forme
centrale con cupole o a sviluppo longitudinale, preceduti da
del razionalismo fascista. Tuttavia, come è stato notato da
cabine disposte secondo un criterio rigorosamente simme-
Mauro Cozzi, il mito della romanità si univa qui a forme di
trico, sono rimasti tuttavia allo stato progettuale53. Stessa
“kitch goliardico” dell’epopea mussoliniana : lo testimonia-
sorte per la maggior parte degli edifici ricettivi tra la spiaggia
no i numerosi disegni di stabilimenti balneari, le cui impo-
e la pineta, i cui prospetti erano pensati con un forte spirito
nenti costruzioni sul mare inglobano navi di lusso, padiglio-
di monumentalità per la presenza di scalinate, terrazze, por-
ni circolari su imitazione del Colosseo, fino all’ingombrante
tali, finestroni, cornicioni e passaggi coperti e anche soprae-
presenza di una Torre di Pisa. L’edilizia residenziale si basa
levati, corredati da simboli di regime come i fasci littori54. Di
ancora su villini ma nel nuovo progetto le piazze sono circon-
particolare attrattiva avrebbe dovuto essere la passeggiata a
date da palazzi a più piani in cemento armato, acciaio e vetro.
mare delimitata da una lunga balaustrata in pietra anch’es-
Il suo lavoro ottenne il secondo piazzamento. Risultò invece
sa ornata dai soliti fasci55. Anche se le realizzazioni furono
vincitore un gruppo guidato dall’ingegnere pisano Federigo
più modeste e ridotte rispetto ai progetti, tuttavia, nei primi
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Claudio Casini Quando folgora il solleone
Ditta E. Gambogi & Figli, Progetto di albergo, stabilimento balneare e altro, 1931 (ASP, CPPU, cat.XV, 382)
anni Trenta, a Tirrenia, si aprirono più cantieri edilizi. Già prima della costituzione dell’Ente, nel 1931, la Ditta Emilio Gambogi, attiva a Pisa e a Marina, si era rivolta all’Ufficio Tecnico del Comune per l’acquisto di un terreno di 50x200 metri nella “Nuova Marina di Pisa e precisamente in corrispondenza della nuova stazione della Ferrovia elettrica Tirrenia a mezzapiaggia” per la costruzione di strutture ricettive56. La domanda fu accompagnata dalla pianta con le costruzioni previste: dove oggi sorge piazza Belvedere, si disponevano, verso il mare, i campi da tennis, l’albergo con annesso ristorante, il bar e, infine, lo stabilimento balneare. La risposta fu negativa in quanto gli atti di cessione al Comune dell’arenile demaniale di Tombolo risultavano ancora incompleti, anche perché mancava un piano regolatore della zona per procedere alla lottizzazione delle preselle e alla concessione della spiaggia. Più tardi verrà costruito il complesso dell’Imperiale, costituito da un ristorante, una casa da gioco e da negozi, che prospettava su una piazza verso il mare57: era questo il luogo più alla moda, frequentato anche dal mondo del cinema. Il tratto di arenile perpendicolare alla Bigattiera, che costituiva il limite più a sud di Marina, era già da tempo occupato da stabilimenti, come il Lido, il cui proprietario, Gino Caglieri, nel 1932 ottenne di costruire una mostra in cemento all’ingresso del bagno, composta da due pilastri sormontati da una trabeazione con l’insegna e da un timpano con due delfini attorcigliati ad un tridente58.
l’esterno, come risulta dal disegno, mostrava una modesta
Disposizioni comunali riguardavano l’aspetto degli stabi-
facciata ma, accanto alla porta di ingresso, figurava l’insegna
limenti balneari. Nel 1932, all’inizio della stagione estiva, il
del fascio littorio60. Modeste realizzazioni in un’area che in-
podestà Guido Buffarini Guidi si era lamentato presso il Com-
vece era stata oggetto d’interesse di architetti e urbanisti in
partimento marittimo di Livorno per le numerose concessio-
prospettiva di una riqualificazione del litorale.
ni di bagnetti pubblici in questa zona, perlopiù scadenti sul
Nuove richieste di apertura di stabilimenti balneari più vici-
piano dell’estetica e dell’igiene59. Poiché le cabine risultavano
no a quella che sarebbe divenuta la zona centrale del nuovo
“veri indecenti baraccamenti”, stabilì che i concessionari ri-
insediamento del litorale, non tardarono ad arrivare: è il caso
spettassero alcune norme, come l’uniformità dei “camerini”,
dei bagni La Favorita e La Pace, ma anche dei bagni Impero,
sia nella struttura sia nelle dimensioni e nel colore; la dispo-
progettati da Federigo Severini, e Balilla, le cui intitolazioni
sizione delle file delle cabine perpendicolarmente alla linea
inneggiano al regime fascista 61. Ancora di Severini è il pro-
della costa per rendere libera la visuale del mare; il divieto di
getto dei Bagni Tirrenia, situato nel tratto che collega Marina
costruire capanne o châlets utilizzate come abitazioni. L’au-
a Tirrenia, in prossimità del Vione del Fossaccio. Il complesso
torizzazione a costruire baracche di legno, giunse, invece, a
era costituito dal bar, dal ristorante, chiuso da alte vetrate, e
privati: nel 1939, Leopoldo Vanni, Guido Cei, Vincenzo Biondi e
dall’ingresso ai bagni, fiancheggiato da due piloni62. Le forme
Francesco Bettini si rivolsero alla Capitaneria di Porto e all’Uf-
squadrate e prive di qualsiasi elemento decorativo si ispira-
ficio Tecnico del Comune di Pisa per ottenere il permesso di
vano ai modi dell’architettura razionalista, di cui il Severini fu
costruire quattro unità abitative per le vacanze, ognuna com-
uno dei maggiori esponenti a Pisa, la cui attività si estese an-
posta da un salotto, due camere, la cucina e una terrazza;
che a Tirrenia in qualità di urbanista e di architetto di villini:
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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nell’archivio postunitario del Comune e nel Fondo Severini, si
sporgente, interrotta al centro da un grande arco, progetta-
conservano alcuni progetti significativi63.
to nel 193371. I danni bellici portarono a concepire un nuovo
Nel 1937, Augusto Pecchia, a nome di Gelsomino Genovesi,
aspetto dell’ingresso: un grande arco, sormontato dalla scrit-
fu autorizzato a costruire una nuova mostra per all’ingresso
ta della nuova intitolazione La Fortuna, risultava affiancato
dello stabilimento balneare . È dell’ingegnere Luciano Vet-
da due muretti di pietra e mattoni 72.
tori il progetto allegato alla richiesta: la struttura, prevista in
Singolare la richiesta di nulla osta presentata nel 1945 da
cemento, è costituita da quattro pilastri a pianta ovale, alti 4
Ido Pannocchia alla Capitaneria di Porto di Livorno per apri-
metri e profondi 80 centimetri, che sostengono la pensilina
re un bagno: nella domanda, infatti, dichiarò di essere stato
con l’insegna e i pennoni inseriti su basi cilindriche: è la stes-
iscritto al Gruppo Patrioti di Coltano col nome di Alexander
sa che ancora dà accesso ai bagni.
n° 599373. Ottenuto il permesso, a dimostrazione che i tem-
È del 1942 la richiesta di nulla osta presentata da Eros Boeri
pi erano cambiati, chiamò il nuovo stabilimento balneare La
per la costruzione di una mostra per l’accesso al Bagno Mario
Libertà. Le due serie di cabine, disposte a L, erano precedute
posto in asse al Vione di S. Guido a Tirrenia. Come si legge
da annessi ad uso direttivo e di servizio, collegati all’ingresso
nella domanda “la costruzione sarà eseguita in muratura or-
da un vialetto aperto tra la vegetazione. Il prospetto è ancora
dinaria e sarà intonacata con intonaco a spruzzo, le parole
quello odierno: due pilastri in cemento inquadrano l’accesso
saranno a rilievo in legno verniciate alla nitrocellulosa”65. Nel
architravato con sopra l’insegna74.
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disegno allegato la struttura è composta da quattro colonne su cui poggia una trabeazione per l’appoggio dell’insegna dello stabilimento e di quattro pennoni. Terminata la guerra, anche a Tirrenia , come nella vicina Marina, si mette mano alla ristrutturazione degli stabilimenti balneari danneggiati: tra questi il Bagno Torelli, preceduto da un imponente ingresso costituito da quattro grandi pilastri e una trabeazione con una grande insegna66. Nel 1945-46, non poche furono le richieste di concessione di arenile presentate alla Capitaneria di Porto di Livorno da ex-proprietari di bagni, per ristrutturare quelli danneggiati dai bombardamenti, e da nuovi imprenditori per aprire nuovi stabilimenti. Lungo la strada litoranea, che collega Marina di Pisa con Tirrenia, furono realizzatati numerosi bagni che portavano i nomi di Milano67; Milena e Lombardo68; Carla69, collocato tra il Bagno Primavera e il Bagno Da Giuliana; Italia e Lina70. L’Ufficio Tecnico del Comune chiedeva di rispettare queste condizioni: la conformità tra il progetto presentato e la realizzazione; la provvisorietà della concessione e pertanto le strutture, come in passato, dovevano essere di legno con l’esclusione della muratura; il divieto di abbattere piante esistenti e di asportare la sabbia. Senza particolari intenti estetici, questi stabilimenti presentavano più o meno lo stesso schema: semplice ingresso, vialetto verso l’arenile, baracca (direzione-bar-cucina) e serie di cabine, tutte rigorosamente in legno. Tra tutti spiccava quello denominato Giovanna che, prima della guerra, presentava un ingresso su quattro esili pilastri lignei con l’insegna e 57 cabine, disposte simmetricamente ai lati di un chiosco quadrangolare con una tettoia
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Claudio Casini Quando folgora il solleone
NOTE * G. D’Annunzio, La tenzone, vv. 1-3, da Alcione (1899). 1 G. Meucci, Boccadarno. Le storie, i personaggi, le immagini, Pisa 2007, pp. 18-24, 38-39. Su Marina di Pisa riportiamo i seguenti contributi: G. Meucci, Marina di Pisa da scoprire, Pisa 1991; L. Scardino (a cura di), Da Boccadarno al Calabrone: il litorale pisano nella pittura del Novecento, Ferrara 1995; A. Tosi, Storie novecentesche, in «Memoria del Novecento», a cura di A. Tosi, Pisa 2001, pp. 19-21; A. Agostinelli, D. Luti, Sotto le stelle di Pisa, Pisa 2004 (prima edizione 1998), pp. 360-365; S. Renzoni, Il mare intorno a Pisa, in Passeggiate lungo molti mari (a cura di Marco Massa), Firenze 2005, pp. 139-145; P. Pisani Paganelli, A Marina sul trammino. Fatti, personaggi, costume del litorale pisano dal 1866 al 1960, Pisa 2007. 2 Ogni anno i Ceccherini presentavano alla Capitaneria di Porto di Livorno (d’ora in poi ASL, CPL) la richiesta per erigere baracche ad uso balneare (ASL, CPL, 321, n. 32; 335, n. 27; 350, n. 46; 361, n. 108). 3 ASL, CPL, cat. XV, 285, n. 26. Lo stabilimento di William Cordon era situato tra quello dei Ceccherini e quello di Santi Pandolfi, quest’ultimo vicino ai Bagni Gorgona. È del 1882 (ASL, CPL 285, n. 42) un disegno allegato alla richiesta del Municipio di Pisa per occupare lo “spazio acqueo” antistante l’Ospizio per la costruzione di baracche ad uso balneare: in alto, in prossimità della foce dell’Arno, appare il perimetro del fortino. 4 Al 1894 risalgono il bozzetto per la baracca di Enrichetta Angeli e quelli per i capannelli di Francesco Padreddu e di Savina Franci, quest’ultimo eseguito dall’architetto Antonio Luxardo (ASL, CPL, 456) autore, cinque anni più tardi, del disegno per il “casotto per stabilimento Balneare” di Riccardo Petrini “ad uso di bagni pubblici con ristorante annesso di faccia alla piazza denominata alla Gorgonia alla distanza di 50 metri dalla via lungo il mare” (ASL, CPL, 523). Ancora del 1899 è il bozzetto dei “Bagni da Donna che si propone di eseguire” per Orsola Giannessi Riparbelli, che prevedeva tre padiglioni, due bassi alle estremità e uno alto timpanato al centro. Interessanti anche il disegno dell’architetto Raffaello Baroncelli relativo al “Ripostiglio per il bagnaiolo Francesco Del Corso” (ASL, CPL, 523). Del 1909 è lo schizzo per lo stabilimento di Eleonora Calderai (ASL, CPL, 658). Tra i nomi più ricorrenti di privati che, a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, hanno annualmente chiesto il nulla osta per costruire una baracca ad uso familiare, figurano Cesare del Gratta, Angelo di Gaddo, Ugo Casoni, Oreste Brunelli, Savina Franci, i Peratoner, Emilio Ballotta, il conte Carlo Calderoni, Giovanni Landucci, Samuele e Federigo Broughier, Ranieri Genovesi, Alessandro Gigli, Carlo del Seppia, Giorgio Giorgi (ASL, CPL, Contratti e licenze di arenili, ad annum). 5 R. Ciuti, La costruzione della nuova città balneare, in La costruzione del litorale pisano. Contributi per la storia e l’identità di un territorio, a cura di R. Ciuti, Pisa 2005, pp. 15, 22-23. 6 Tali norme figurano nelle risposte alle richieste di nulla osta per costruire strutture balneari in legno. 7 P. Bertelli, L’incanto di Boccadarno, Marina di Pisa 1789-1944, Pisa 1995, pp.
91-92; V. Pattusi, La Marina Nuova degli anni ’30, tesi di laurea (relatore L. Nuti), Università degli Studi di Pisa, Pisa 2006, p. 165. 8 Ivi. 9 Archivio di Stato di Pisa, Comune di Pisa, Postunitario (d’ora in poi ASP, CPPU), serie XV, 382. 10 Ivi, 376. 11 ASP, CPPU, cat. XV, 382; in allegato al documento sono riportati i disegni delle tre tipologie di cabine. 12 Ivi, 374, 376. 13 Ivi, 382. 14 Ivi, cat. IX, Sanità e Igiene, 221. Tale decreto del 1927 fu consegnato a tutti gli stabilimenti che, come da elenco, risultano essere ben 27: Alberto di Giulia Ludovichi, Emma di Pietro Niccolai, Orsola di Orsola Giannessi, Elena di Pieroni Gino, Eden di Ranieri Soldani, Dante di Dante Fontani, Sardegna di Carlo Bargagna, Rosa di Giorgio Boccadoro, Galileo di Piero Marchi, Trieste di Zefiro Garzella, Gorgona di Riccardo Petrini, Onda Tirrenica di Giovanni Berti, Lido di Antonella Poggi, Apollonia di Umberto Giusti, Germano di Germano Puntoni, Minerva di Clorindo Bagagli, Tosca di Bianca Giuntoli, Cometa di Virginia Bernardini, Armida di Armida Boccacci, La Pace di Angelo Balducci, Aurora di Giuseppe Rastrelli, Pia di Ammannati, Colombo di Cesare Giovannini, Tazza d’Oro di Egisto Lotti, Tramonto di Severa Lotti, Cerri di Eugenia Gannelli, Alma di Pilade Gherardi, Foresta di Giuseppe Castelli. 15 D. Lischi (Darioski), Panorami (acqua, climi, mare e monti d’Italia), Pisa 1930, pp. 120, 121, 123. 16 Ivi, p. 124. 17 ASP, CPPU, 374. 18 Ivi, 374. 19 Ivi, 374. 20 L. M. Tosi, Edilizia moderna in Toscana. Pisa, in «Illustrazione Toscana», 1931, pp. 13-15; A. Martinelli, L’architettura a Pisa agli inizi del secolo, in M. Dringoli, A. Martinelli, F. Nuti, I mestieri del costruire. L’edilizia storica a Pisa, Pisa 1997, pp. 69-71; C. Casini, Pisa Liberty?, Pisa 2003, pp. 19-20. 21 ASP, CPPU, 376. 22 Ivi, 376. 23 Ivi, 382. 24 Ivi, 393. 25 Ivi, 394. 26 R. Ciapini, Saluti da Marina di Pisa, in «Illustrazione Toscana», anno VIII, n.7, luglio 1930, pp. 5-7. 27 ASP, CPPU, 372. 28 Ivi, 382. 29 Ivi, 382. 30 Ivi, 392 e 393: sono qui conservate due fotografie d’epoca. 31 Ivi, 374. 32 Ivi, 374 foto 33 Ivi, 394. Sono qui presenti anche gli altri progetti. 34 Il secondo e il terzo progetto sono firmati da un geometra di nome Ferdinando, ma il cognome risulta illeggibile. 35 ASP, CPPU, 394. 36 Ivi, 394. 37 Ivi, 394. 38 Ivi, 455. 39 Ivi, 406. 40 A. Martinelli, Pisa. Urbanistica e architettura tra le due guerre, Pisa 1993, pp. 93-95. 41 ASP, CPPU, 434. 42 Il Concorso per il piano regolatore della Città e della Marina di Pisa, in “Architettura e Arti Decorative”, a. X, fasc. VIII, aprile 1931, pp. 365-390. Sono qui riportati più piante e vedute d’insieme di interventi urbanistici e architettonici. Sull’argomento, cfr.: G. Isola, M. Cozzi, F. Nuti, G. Carapelli, Edilizia in Toscana tra le due guerre, Firenze 1994, pp. 68-78; P.L. Rupi, A. Martinelli, Pisa. Storia urbanistica, Pisa 1997, pp. 123-139; O. Niglio, Il nuovo Calabrone, Milano 2006, pp. 11-27. 43 Cfr. «Terme e Riviere», settembre 1932. 44 ASP, CPPU, 399.I. In un articolo, apparso su «La Nazione» del 22-23 gennaio 1933, A. Pinelli collega la nascita di Tirrenia con quella di altre città di nuova fondazione volute dal regime (Mussolinia, Sabaudia, Littoria…), definendo il Fascismo “redentore di terre incolte e costruttore di città” e Tirrenia “luminoso centro di vita che sorgerà sull’antico lido etrusco”. Cfr. anche l’articolo di E. Leoni, Una città tra la pineta e il mare, in «Terme e Riviere», 31 agosto 1933. Sull’ Ente Autonomo Tirrenia, cfr. anche P. Bertelli, L’incanto di Boccadarno…, cit., pp.189-191, e E. Bani, Calabrone rinasce: storia e destino di una frazione del litorale pisano, Pisa 2003.
G. Meucci, La città dei sogni. Dalla Pisorno alla Cosmopolitan, Ospedaletto (PI) 2005. Dell’iniziativa fu promotore Giovacchino Forzano, commediografo e regista lirico e teatrale, con il contributo finanziario di Giovanni Agnelli e l’approvazione del duce: cfr. A. Agostinelli, D. Luti, Sotto il cielo di Pisa, cit., p. 367. 46 V. Cutini – R. Pierini, Le Colonie marine della Toscana. La conoscenza, il recupero dell’architettura per la riqualificazione del territorio, Pisa 1993, pp. 81-84 e 157-205 . 47 A. Coppedè, Relazione sul progetto per la città di Tirrenia, a.X., 1932; A. Pinelli, Fascismo redentore…, cit.; Il piano prospettico di uno dei progetti per la città di Tirrenia, in «Il Telegrafo», 25 dicembre 1932; La polemica sugli archi e sulle colonne: le palle infuocate di Adolfo Coppedè, in «Il Telegrafo», 28 febbraio 1933; C. Cresti, Firenze 1896-1915. La stagione del Liberty, Firenze 1978, p. 259; R. Boscaglia, M. Cozzi, I Coppedè, Genova 1982, p. 259. 48 I progetti, gli schizzi e i disegni relativi ai due progetti, dall’archivio privato di famiglia a Montemurlo (PO) è stato trasferito presso l’Archivio di Stato di Firenze, fondo Adolfo Coppedè, cartella 10; cartella 10, Album; cartella 10, 8/8, Album. 49 Nell’articolo 3 del bando si legge: “La città di Tirrenia, che sorgerà di fronte ad una magnifica spiaggia arenosa, dovrà essere per modernità, eleganza e razionalità, quanto di meglio può offrire oggi l’urbanistica moderna e il superare quanto esiste in questo campo sulle più progredite spiagge d’Europa”. Cfr. in proposito: Ente Autonomo Tirrenia, Concorso per il Progetto Regolatore, Pisa 1933, p. 3. 50 R. Boscaglia, M. Cozzi, I Coppedè, cit., pp. 146-148. 51 T. Corapi, L’opera architettonica di Federigo Severini (1888-1962), tesi di laurea, relatori G. Nudi e L. Tomasi Tongiorgi, Università degli Studi di Pisa, a.a. 1990-91; G. Isola, M. Cozzi, F. Nuti, G. Carapelli, Edilizia in Toscana tra le due guerre, Firenze 1994, pp. 69-80, 237; M. Dringoli, A. Martinelli, F. Nuti, I mestieri del costruire. L’edilizia storica a Pisa, Pisa 1997, pp. 71-88, 107-142; E. Bani, Calabrone rinasce, Pisa 2003, pp. 18-19; C. Casini, Pisa Liberty?, cit., pp. 27-29; G. Batini, Tirrenia. Fondazione e sviluppo…., cit., pp. 101-102. Severini fu attivo anche a Viareggio: S. Renzoni, Una traccia per Federigo Severini e l’architettura a Viareggio nel primo Novecento, in «In luogo di mare. Viareggio. L’identità architettonica di una città tra le due guerre», catalogo della mostra (Viareggio, 11 giugno-17 luglio 2005), a cura di A. Belluomini Pucci, G. Borella, S. Caccia, Pisa 2005, pp. 126-146. Sull’attività di pittore di Severini: N. Micieli, Federigo Severini (1888-1962), Pontedera 2005. 52 Presso l’Archivio di Pisa si trova il Fondo Federigo Severini (d’ora in poi ASP, FFS): tra i vari progetti conservati ci sono quelli che riguardano Tirrenia. 53 ASP, FFS, progetto 88, elaborato 1076, Veduta prospettica dall’alto della città di Tirrenia secondo le ipotesi del P.R. 54 Ivi, progetto 88/I, elaborato 1058, Passeggiata a mare (particolare del tratto sopraelevato); progetto 86, tav. 14, Progetto di Grande albergo di Tirrenia, veduta d’insieme a volo d’uccello; progetto 88/III, elaborato 1061, Passeggiata a mare. Tipo di piccolo negozio; progetto 88/III, elaborato 1060, Passeggiata a mare; Progetto 66, elaborato 577, tav. 15, Gran Hotel Tirrenia, dettaglio del prospetto. 55 Ivi, progetto 88/VIII, elaborato 1065, Passeggiata a mare. Tipi di balaustrate. 56 Ivi, 382. 57 L’intero complesso è stato demolito in tempi recenti per far posto ad una costruzione ad uso commerciale. I disegni del Severini si conservano presso l’ASP, FFS, progetto 57. 58 ASP, CPPU, 393. 59 Ivi, 399.I. 60 Ivi, 427. 61 Ivi, 427. 62 Ivi, 392. 63 Ivi, 404, 410. 64 Ivi, 413. 65 Ivi, 435. 66 Ivi, 446. 67 Ivi, 392. 68 Ivi, 441. 69 Ivi, 392. 70 Ivi, 446. 71 Ivi, 393. 72 Ivi, 444. 73 Ivi, 441. 74 Ivi, 441. 45
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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Claudio Casini Quando folgora il solleone
Un posto al sole La conquista della costa e gli esordi dell’Architettura balneare in Toscana Susanna Caccia
A. Coppedè, Stabilimento balneare, 1934 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10)
L
a conquista della costa e gli esordi dell’architettura
balneare in Toscana a riscoperta dell’acqua e delle sue virtù terapeutiche, una rinata disciplina medico-igienica, fatta di diete e complesse operazioni per irrigare, riempire, percorre e penetrare i corpi, restituite nelle lucida visione maupassantiana, sono le premesse per l’avvento del costume dei “bagni di mare”1. Una moda che prima di diventare tale è passata attraverso le rigide prescrizioni di medici pioneri come Russell, Dissertation on the uses of sea water in the diseases of the glands2, Maret, Mémoire sur la manière d’agir des bains d’eau douce et d’eau de mer et sur leur usage3, o il lucchese Giannelli, Manuale per i bagni di mare 4. Alla teoria si affianca presto la pratica e per godere del “bouleversement prodigieux” provocato dall’acqua salsa, gli stessi medici si fanno promotori della costruzione di stabilimenti per i miracolosi “bagni di mare”: dal Royal Albion Hotel di Brighton ideato dal londinese Russel, alla Dieppe dei medici Le Francoise e Mourgué, fino alla Viareggio del Giannelli5. Quello stesso Giannelli che nel Manuale, guida essenziale per chi desideri “gettarsi nelle acque salse”, annovera le comuni regole “da osservarsi da coloro che fanno i bagni di mare”, offrendo un quadro di quelli che dovevano essere i caratteri del paesaggio balneare in Toscana ai primi decenni dell’Ottocento. Dove le località potevano essere elette per la pratica delle bagnature principalmente perché prive “d’immondizie” e “discoste un certo tratto da ove sboccano i fiumi, o qualunque canale di acqua dolce, per cui verrebbero necessariamente snervate le proprietà dell’acqua marina”, e soprattutto qua-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
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L. Leonzi, Bagno Roberto Felice, Viareggio 1931
lora avessero la “ripa piana e sabbiosa, affinché si possa an-
della promiscuità tra i sessi e “dell’azione cuocente dei raggi
cora arrivare al mare o a cavallo o in vettura”6. Ma non è solo
solari”, da alcuni anni sulla spiaggia di Viareggio sono presen-
il “sito marino” a dover rispondere a una serie di regole pre-
ti due bagni su palafitte, “distanti tra loro 65 braccia”, che of-
cise per poter offrire effettivi “vantaggi a coloro che voglio-
frono il vantaggio di potersi bagnare riparati dal sole e “dagli
no usare i bagni di mare”, lo stesso stabilimento balneare ne-
sguardi di coloro che passeggiano lungo le spiagge”. Gli sta-
cessita di regolamenti e precetti. E proprio a questi utilissimi
bilimenti vengono descritti, facendo riferimento alle illustra-
precetti si adeguavano le due “comode fabbriche di legno [...]
zioni contenute nel volume, come composti da un “ponte di
l’una per le donne l’altra per gli uomini”, descritte nell’ultima
legno comodo, che mette in comunicazione la spiaggia col
sezione del Manuale, che altro non erano se non i bagni fatti
bagno”, forniti di “andito d’ingresso, e luogo addetto agl’in-
edificare sulla spiaggia di Viareggio da Alfonso Cittadella ai
servienti [...] spogliatoi particolari [...] spogliatoio comune
tempi del Ducato borbonico .
[...] scala che scende in mare”, oltre a camerini e gallerie. Inol-
Nel Manuale per i bagni di mare Giannelli inserisce così un ca-
tre “per lo mezzo delle due scalette laterali si discende a’ due
pitolo concernente la Descrizione degli stabilimenti che sono
bagnetti particolari situati sotto i camerini, chiusi intorno con
in Viareggio per fare i bagni, con i relativi Regolamenti per il
tele e stoje”. Non ultimo “tutto il fabbricato è cinto parimen-
servizio e buon ordine de’ bagni suddetti, disquisendo tra le
te da tele, e coperto da larga tenda per impedire, che i raggi
pagine del suo libro su alcune delle tipologie di stabilimenti
cocenti del sole giungano fino a que’ che si bagnano”8. La cit-
destinati a modellare le coste di gran parte del Mediterraneo.
tà offriva anche uno stabilimento per Bagni d’acqua di mare,
Oltre alle semplici “capanne dette baracche” dov’è possibile
posizionato “vicinissimo al mare” e sistemato in una fabbri-
“spogliarsi e vestirsi a bell’agio”, per risolvere l’inconveniente
ca “d’una forma piacevole” con sale per il riposo e bagni “tut-
7
36
Susanna Caccia Un posto al sole
pagine 38-39: Colonia Costanzo Ciano, cattolica, 1934
ti di marmo bianchissimo” con finestre che danno “diretta-
na non dissimili da quelli attraccati davanti alla Chiesa della
mente sul mare” da cui “si può, stando in bagno, godere del-
Salute nella laguna di Venezia, con circa cinquanta camerini
la sua magnifica vista, e di tutti gli effetti dell’aria purissima
e attrezzature per “bagni caldi e freddi, dolci e salsi, sempli-
e balsamica”. Giannelli, sebbene mostri non poche riserve su
ci e medicati, a vapore e docciature”. Questi ultimi resi celebri
questa terapia, che non garantisce certo “gli stessi vantag-
da Camillo Boito, e poi da Pasolini, che con Senso ne fece tea-
gi che traggonsi col gettarsi nel mare, ove una massa incom-
tro di passione e sentimento ambientandovi i giovanili turba-
mensurabile d’acqua preme ed urta da tutte le parti”, oltre al
menti della protagonista Livia11. Il “Grande Stabilimento Gal-
fatto che questa “non può essere giammai né riscaldata, né
leggiante” progettato da Tommaso Rima12, era solo uno dei
corrotta dalle esalazioni del nostro corpo”, riconosce a questa
tanti apparsi nei primi decenni dell’Ottocento ad esempio sul
tipologia di stabilimenti una certa utilità “ne’ luoghi destinati
litorale di Trieste, Genova, Venezia o Ancona. Alle chiatte, an-
a’ bagni marini”, soprattutto perché alcuni “individui che van-
corate nelle insenature dei porti, dotate di camerini e servizi
no al mare, debbano ben presto allontanarsene, non poten-
si affiancavano mezzi più rudimentali come le “sirene”, sem-
do in alcun modo reggere l’impressione dell’acqua salsa alla
plici imbarcazioni con una “botola” ricavata nella chiglia per
naturale temperatura”9.
consentire l’immersione del bagnante al riparo da occhi in-
I bagni della rinomata località versiliese, una delle “plus belle
discreti. Ancora alla categoria degli “stabilimenti galleggian-
plage d’Italie”, arrivavano poco più tardi di quelli della vicina
ti” appartiene la struttura ideata da Teodoro de Volo per gli
Livorno, che vantava un primato in fatto di “architetture per
Asburgo d’Este a Marina di Massa, una sorta di battello che
la balneazione”10, non tanto per i “padiglioni da bagno” quan-
presenta “nel suo mezzo una stanza divisa in due con rispet-
to per quegli stabilimenti galleggianti sistemati nella darse-
tivi ingressi dove le persone che voglionsi bagnare depongo-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
37
38
Susanna Caccia Un posto al sole
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
39
Deauville, Francia, 1936
no i loro vestiti per assumere le cappe destinate al bagno”,
te di proprietà privata, per poi strutturarsi nei decenni in va-
dotato di “due scalette di legno che terminano in un piccolo
goni disposti perpendicolarmente o parallelamente al mare.
ripiano fiancheggiato da ripari dove si prendono i bagni e tan-
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento intanto in tutta
to le scale che i bagni saranno sottoposti a un ampio tendato
Europa la città balenare conquista, emancipandosi dalle for-
che difenderà i bagnanti dai raggi del sole e dall’essere vedu-
me e dal linguaggio delle villes d’eaux, una sua specificità e
ti”. La costruzione della “chiatta di servizio ai R.R. bagni” vie-
requisiti idonei per una sempre più moderna pratica del ba-
ne portata a termine ad Avenza nel 1846, sotto la direzione
gno14. L’evoluzione dello stesso costume balneare, attraver-
dell’ingegner Giuseppe Orsini, che sostituisce al battello una
so l’esercizio fisico e le attività all’aria aperta, rinnova i rit-
chiatta dove “s’installarono le cabine con relativo corredo di
mi della villeggiatura che inizia così, anche nelle marine To-
sedie e divani con cuscini, tavolini e specchi” . L’anno succes-
scane in consueto ritardo rispetto ai mari inglesi e francesi,
sivo, per far fronte all’imperante costume dei bagni di ma-
ad aprirsi verso strati sociali sempre più vasti15. Allo scadere
re, anche a Marina di Massa viene edificato un primo stabi-
del secolo quel tratto di costa compreso tra l’Arno e il Magra,
limento pubblico su palafitte nei pressi della spiaggia di San
la Versilia dannunziana, quella priva di “bollo etnografico”, si
Giuseppe con il relativo Regolamento per la disciplina delle
apprestava a prendere forma “sotto la spinta del benessere
bagnature. Gli stabilimenti su palafitte iniziano a caratteriz-
e della gioia di vivere”, per dar corpo ad una nuova “mitologia
zare le spiagge da Bocca d’Arno a Bocca di Magra, alternan-
balneare”16. Lo svago e il divertimento sono i nuovi parame-
dosi a baracche, capanne di paglia e cabine, sorte più o me-
tri su cui codificare il linguaggio architettonico delle stazio-
no spontaneamente a partire dagli inizi del XIX secolo quali
ni balneari, un’architettura “culturally created and imaginati-
improvvisati ricoveri di avventurosi bagnanti e arrangiati ri-
vely constructed”17 e “designed to trasport users to alterna-
pari dai raggi del sole. Versione più o meno stanziale della
tive worlds”18. Gli stabilimenti balneari registrano immedia-
bathing machine anglosassone, la cabina in legno invade si-
tamente questi cambiamenti nell’articolazione della propria
lenziosa gli arenili, dapprima isolata, e per la maggior par-
struttura, prolungandosi in lunghi pontili o aprendosi in ro-
13
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Susanna Caccia Un posto al sole
Spiaggia di Forte dei Marmi, 1920
M. Maret, Mémoire sur la manière d’agir des bains d’eau douce et d’eau de mer et sur leur usage, Bordeaux 1769. G. Giannelli, Manuale per i bagni di mare, Lucca 1833. 5 F. Farina, Architetture balneari tra Europa e Americhe nella Belle Epoque, Milano 2001, pp. 7-9. 6 Giannelli, Manuale per i bagni di mare, pp.124-132. 7 P. Fornaciari, Viareggio balneare, in P. Fornaciari (edited by), Cenni di Storia Viareggina. I Quaderni del Centro Documentario Storico, Massarosa 1997. 8 Giannelli, Manuale per i bagni di mare, pp. 183-186 9 Ivi, pp. 187-192. 10 F. Cagianelli-D. Matteoni, Livorno, la costruzione di un’immagine. Le smanie della villeggiatura, Milano 2001 11 C. Boito, Senso. Nuove storielle vane, a c. di R. Bertazzoli, Milano 1990, p. 80. 12 D. Barzilai, Guida ai bagni di mare nella Laguna di Venezia, Venezia 1853. 13 ASM, Rescritti e dispacci sovrani, b.5, 1846; Governo Stati M.C., 79, cit. in S. Giampaoli, Vita di sabbie e d’acque. Il litorale di Massa (1500-1900), Massa 1988, pp. 175 e 178. 14 F. Gray, Designing the seaside. Architecture, society and nature, London 2006. 15 G. Triani, Pelle di Luna pelle di sole. Nascita e storia della civiltà balneare 17001946, Venezia 1988 16 C. Garboli, L’Alcyone e la scoperta della Versilia, A.M. Andreoli, D’Annunzio e la scoperta della Versilia, Firenze 1999, pp. 13-21. 17 D. Cannadine, Ornamentalism: how the British saw their Empire, London 2001, p. 3. 18 L. Lencek – G. Bosker, The beach: the history of paradise on earth, London 1998, p. 77. 19 G. Carocci, Bagni e villeggiature in Toscana. Guida storico-artistica, Firenze 1899, pp. 23-24. 20 M.A. Giusti, Viareggio 1828-1938. Villeggiatura Moda Architettura, Milano 1989, p. 34. Sui rapporti tra città balneare e modello urbanistico coloniale, cfr. M.A. Giusti, Il modello “coloniale” nell’urbanistica e nell’architettura litoranea, in G. Borella – A. Serafini, La costruzione della Versilia, Firenze 2000.
tonde dai voluttuosi pinnacoli, come il Bagno Doride a Mari-
3
na di Massa, il Nettuno e il Balena di Viareggio, il Tosca a For-
4
te dei Marmi, i Bagni Palmieri, Squarci e Pancaldi di Livorno. Così la guida edita a Firenze nel 1899 Bagni e villeggiature in Toscana racconta di una marina “popolata da innumerevoli stabilimenti balneari [...] costruiti in legno [...] d’una vastità straordinaria e di una eleganza gaia e gioconda [...] dei veri paesi formati di piazzali, di sale, di corridoi, di gallerie, di rotonde, di terrazze”19. L’Italia conquista così il suo “posto al sole” e la città balneare “decolla, con il viatico delle più recenti teorie mediche diffuse dai manuali, configurandosi come un mondo artificiale totalmente pensato e costruito in funzione del tempo libero: è una città-colonia, diretta emanazione della metropoli produttiva”20. NOTE 1 G. De Maupassant, Petits voyages en Auvergne, Paris 1883; M. Craplet, La médecine thermale du plaisir à la cure, in Villes d’eaux en France, Paris 1985, pp. 189-209. 2 R. Russel, Dissertation on the uses of sea water in the diseases of the glands, 3rd edn, London 1755, p. VI.
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
41
42
Claudio Casini Quando folgora il solleone
Il litorale di Pisa e i suoi pittori. Pagine sparse Stefano Renzoni
“io voglio io voglio adagiarmi in un tedio che duri infinito” A Luciano
Federigo Severini Bocca d’Arno, 1958
I
n una celebre apertura di pagina nel 1957 Italo Calvino
confessava con un suo personaggio come il suo viaggiare lungo le coste del Tirreno in un treno molle e rassegnato venisse turbato dallo spettacolo terribile di una fila di case – ma che fila, una muraglia, una vera e propria barriera di cemento – che la mangiavano minuto dopo minuto, trasformando l’incanto di quei luoghi aspri che tanto avevano ispirato Montale (e Sbarbaro...) in un paradiso oramai al suo limite, un tramonto insomma che faceva male, ed altrettanto ne diceva. A partire dagli anni del Dopoguerra – così operosi, si pensi, che quasi non se ne può parlar male – le coste tirreniche vennero infatti prese d’assalto da quella che in lingua plebea possiamo tranquillamente definire come speculazione edilizia, perché le ragioni dell’economia e del rilancio turistico non consentivano arresti e tantomeno rossori sulle guance. Per venire alle nostre parti, se durante il Ventennio lo sfruttamento della costa pisana aveva beneficiato di momenti di alto profilo artistico e sociale (le colonie del Calambrone ad esempio, ma anche gli stabilimenti cinematografici di Tirrenia), a partire dagli anni Cinquanta il territorio venne sistematicamente devastato da una fitta trama di villette spesso scialbe e incoerenti, affacciate su stabilimenti balneari dagli ingressi tronfi e ignoti, con bancarelle che vendevano macchiette e palloncini, ma poi anche coccodrilli di plastica, soprattutto coccodrilli con le grandi bocche aperte. Eppure non era sempre stato così. Già alla fine del Settecento, un Vittorio Alfieri “scevro di speme e di timor” che nel chiostro pisano della chiesa di S. Antonio sospirava un “viver m’è noia”
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
43
Giuseppe Viviani, Il retone, 1925 c.a
44
che avrebbe meritato un pubblico pagante, fuggiva a cavallo
menticato, forse perché fu scevro dagli atletismi sessuali di
per trovar conforto proprio nella vicina Marina e non tra i Pe-
D’Annunzio), e che bene interpretò – meglio: riscrisse – que-
nati del Camposanto, a mischiare la propria angoscia a quella
sti luoghi come presi da un furor panico sovraeccitato. Ninfe,
di una natura vista come altrettanto ombrosa e difficile. Nel
albe umide e remote, linee di costa e d’orizzonte ora viste e
1820, quasi appresso dunque, Mary Shelley fu talmente affa-
ora no tra i canneti e le conifore, tra l’Arno e quell’altro fiume,
scinata da questi luoghi da ambientarvi un delizioso racconto
dal nome così evocativo e appropriato per la cultura tra Otto
(Maurice o La capanna del pescatore), tutto svolto tra le ca-
e Nove da sembrar finto, di Morto. In queste terre selvagge e
panne di paglia delle spiagge pisane. E del resto nel 1839 vi
dirupate, Costa affinò una pittura allusiva, densa di evocazio-
sosterà anche Franz Liszt, perché una capanna di paglia a solo
ni, finalizzata a fissare quel momento in cui lo scrutinio na-
duecento metri dal mare del Gombo parve il luogo migliore
turalistico delle cose trapassava in un simbolismo sottile ma
dove godere della compagnia, speriamo non assennata, della
evidente. Era la pittura del fiume Morto per l’appunto e delle
contessa d’Agoult.
ninfe, dove la natura veniva colta nel minuto del suo risveglio
Che nell’Ottocento maturo la costa dal Gombo ai confini di Li-
e dunque come bagnata e così forte da lasciare segni sui vesti-
vorno costituisse una sorta di paradiso selvaggio e segreto lo
ti e sulle mani e sui corpi.
attestano i vasti interessi pittorici manifestati dai forestieri,
Nino Costa fu pittore di primissimo piano. Frequentò con giu-
che evidentemente ai terrazzani di qua, abituati com’erano
sta cadenza Firenze e l’ambiente della Macchia, ma a Marina
ai marmi della storia, il luogo pareva curioso ma del tutto im-
egli costituì il punto di riferimento per una sorta di cenacolo
poetico. Non fu così allora per il francese Felix-Hippolyte La-
artistico di pittori conosciuti durante i suoi agi londinesi, e che
noue, già vincitore del Prix de Rome, che nel 1861 dipinse una
niente ebbe a che fare col vicino capoluogo e con la sua tor-
bellissima Pineta del Gombo, che se ancora oggi si trova nelle
re inclinata, a testimoniare come Marina funzionasse come
collezioni del Louvre qualcosa vorrà pur dire. Ma la spiaggia pi-
motivo d’ispirazione autosufficiente e non gregario della dot-
sana divenne una non episodica fonte d’ispirazione artistica
ta Pisa. Nel folto nei pressi del mare Costa dipinse anche una
soprattutto a partire dal 1854, da quando cioè venne eletta a
piccola cappella (oggi scomparsa) raffigurandovi una Madon-
luogo di soggiorno dal pittore romano Nino Costa, che perio-
na assisa, in una sorta di riecheggiamento panteistico che lì,
dicamente vi venne “prima ancora (…) che quivi si costruisse
a contatto con una natura così intatta da parer benedetta da
una sola casa”, risiedendovi fino al 1903 – anno della sua morte
Dio, sembrava trovar il suo giusto destino, e Madonna del Pino
-, con esiti ricchi di opere di strepitosa tenuta qualitativa (e
fu infatti chiamata.
che solo l’invincibile provincialismo pisano ha pressoché di-
Così nel 1868 – è Costa che parla – venne “a star meco qualche
Stefano Renzoni Il litorale di Pisa e i suoi pittori
Federigo Severini, Bocca d’Arno, 1959
tempo a Bocca d’Arno” William Blake Richmond, mentre nel
a donare, anziché vendere, i terreni edificabili, giusto allo sco-
1876 il raffinatissimo e statuario Frederic Leighton vi dipinge-
po di favorire lo sviluppo del paese: perché quelle “palazzine”
va una Pineta di Boccadarno destinata a far da teatro a quella
che sorgevano “come per incanto” ancora non avevano corrot-
bellissima Daphnephoria esposta nello stesso anno alla Royal
to la percezione di un luogo così bello e solitario e perduto da
Academy. Ma vi tornò anche dopo, almeno fino al 1894, quan-
sembrare la Svizzera.
do concluse il tema pressoché obbligato del Fiume Morto. Nel
Lo spettacolo di Boccadarno insomma incrementò attenzioni
1885 vi aveva lavorato anche Ridley Mathew Corbett, eppoi
più o meno benevole, ma se nel primo tratto dell’Ottocento
George Howard, che nel 1890 siglò un luogo consueto come
esse, come abbiamo visto, erano state dettate dall’intento di
il Fortino in una quasi esotica maniera, che ad averla letta qui
restituire il fascino di una regione misteriosa e irta, verso la
nei tempi giusti avrebbe di certo gonfiato qualche petto: The
fine, di pari passo col suo sviluppo turistico, la costa cominciò
Fort at Bocca d’Arno.
ad essere impressa in tele che ne esaltavano l’aspetto meno
Con Costa e Howard siamo verso la fine del secolo, quando
rustico ma più voluttuario e alla moda: retoni ad esempio, e
l’inaugurazione della linea tranviaria tra la città e il mare – nel
barche e barcaioli, e bagni e baracche, qualche albero perfino.
1892 – aveva già invogliato molti a “costruire per quella quieta
Allo scorrere dei secoli insomma le attenzioni dei pittori sem-
e ridente spiaggia molti villini per chiamare colà un numero
brarono non collimare con il fascino residuo e misterioso delle
maggiore di bagnanti”, con il Comune sollecitato dalla stampa
pur fitte poesie dannunziane, e nulla tenere della musicalità
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
45
Federigo Severini, Bagno Lido, 1932
46
del suo verso e delle sue parole schiocche e scandite; ma sem-
una Bocca d’Arno del 1889 e il secondo con un Calambrone del
mai sembrarono adeguarsi alla versione stenta ed estetizzan-
1895, ed Eugenio Cecconi, che negli ultimissimi anni del seco-
te che di quelle descrizioni dette Matilde Gioli Bartolomei nei
lo dipinse una Pesca al rezzaglio a Bocca d’Arno. Per arrivare
suoi racconti dalla prosa incapricciata e involta, che facevano
a Luigi Gioli, che aprì il secolo con un Retone a Bocca d’Arno
tanto fin de siècle.
(1902).
Fu così allora per Pietro Senno verso gli anni Ottanta con nu-
Il recinto topografico della gran parte dei pittori che s’interes-
merose tele tra Tombolo, S. Rossore, Migliarino e Fiume Mor-
seranno della costa pisana al passaggio del secolo risentiva
to; Nicola Torricini, Ferruccio Satti e Raimondo Pontecorvo
insomma dello smarrimento di quella chiave introspettiva e
(Veduta di Bocca d’Arno, Impressioni di Bocca d’Arno, entram-
mitica che tanta parte aveva avuto invece nella pittura di Nino
bi del 1896, l’ultimo una Bocca d’Arno del 1899), ma anche per
Costa e del suo entourage britannico. Agli inizi del Novecen-
i ben più illustri Francesco Gioli e Adolfo Tommasi, il primo con
to sulla stampa si celebrava del resto non il tono evocativo e
Stefano Renzoni Il litorale di Pisa e i suoi pittori
Giuseppe Viviani, Cane sul tavolo, 1958
dimesso di una località di mare oramai prossima a grandi trasformazioni, ma lo straordinario e improvviso sviluppo urbanistico del “nostro villaggio” (la villa Galli Dun, il palazzo Carovigno, la presenza di un architetto come Icilio Arpesanni ...), che si arricchiva “così leggiadramente a poco a poco” perché “destinato a divenire una delle più reputate stazioni climatiche invernali”. Ma fu solo dopo la Grande Guerra che la pittura di lungocosta seppe riempirsi di motivazioni davvero commerciali, talvolta corrive, nonostante che la stampa fosse piena di notazioni allarmate sullo “stato di abbandono” del paese e sulla necessità di rimediare alle deficienze e negligenze” favorendo l’edificazione di nuovi “edifici civettuoli e severi” in cemento armato al posto di quelli châlets in legno “sconci e malridotti”. Tale fu allora il fascino pur persistente del paese, da far sì che nel 1919 vi fosse anche chi come Enrica Cabassi di Cormons, profuga friulana a Marina a seguito delle vicende belliche,
pancia e l’occhiale e il misirizzi a portata di mano), trovò con-
“quasi benedi[sse] il disastro di Caporetto” che l’aveva con-
ferma nell’attenzione affatto inedita di cui cominciò a godere
dotta in un “eden”, composto da “graziosi villini da bambola”.
una località assai prossima e fino ad allora pressoché neglet-
All’interno di questa rinnovata attenzione per aspetti che
ta, in anni precedenti la sua trasformazione in sede delle co-
chiameremmo turistici in senso lato, si finì col mettere a pun-
lonie, quando insomma era ancora un luogo difficile e irto: il
to una già sperimentata attenzione per la vita di tutti i giorni,
Calambrone.
al di fuori da qualsiasi ansia eroica.
Così allora Benvenuto Benvenuti (Il Calambrone, 1906), Corra-
Nel 1920-22 il milanese Aldo Carpi, cognato dello scultore
do Padovani (Bagnanti a Marina di Pisa, 1910), Vittorio Meo-
pesciatino Libero Andreotti, prese a soggiornare a Marina, e
ni (Calambrone, 1922), Alberto Zampieri (Calambrone, 1925),
quando vi si congedò lasciò una lunga testimonianza di ope-
Lodovico Cavaleri (Vele bianche a Calambrone, 1931), Renato
re sul mare che vi stava davanti. Nel 1923 il pisano d’adozione
Natali (varie tele nel 1934-35), Augusto Sirletti (Calambrone,
Giovanni Chiaramonti esponeva da Ciardelli soggetti marine-
1934-35).
si; nel 1930 il marinese Alfredo Conti espose Alzaioli e Bilance;
Le uniche varianti significative a una siffatta interpretazione
l’anno dopo Andrea Fascetti una Spiaggia di Marina e le Apua-
della costa pisana in chiave essenzialmente turistica, furono
ne di sera, probabilmente ritratte proprio dalla foce.
costituite da due artisti locali. L’uno, Giuseppe Viviani, che
Poco dopo, e in maniera pressoché rapsodica, la fitta sequen-
dalla costa ne ricavò perfino l‘antonomasia, che nella marina
za di quadri scanditi da una rappresentazione per quei diporti
pisana cercò invece, trovandole, le ansie di una esistenza mi-
estivi che ormai potevano ben dirsi popolari, un po’ come nei
surata al minuto, fatta di finestre socchiuse sul mare e lam-
quadri dei bagnanti viareggini di Moses Levy. Le cabine dun-
bite da tavoli misteriosi, in una sorta di silloge metafisica che
que e le spiagge e i bagni di Federigo Severini e Manio Furla-
di quella Marina scopriva le pause e i dolori, o almeno la deso-
netto (Sulla spiaggia e Foce d‘Arno, del 1932), o quelli del fran-
lante solitudine degli esclusi (lo storpio, gli uccellini morti, le
cese Jean Caniaux, per finire con quelli analoghi di Ugo Pierotti
formine come sinopie di una vita inespressa).
e Ferruccio Pizzanelli (numerosi soggetti marinesi tra 1937 e
L’altro fu Guglielmo Amedeo Lori, che non a caso fu tra quelli
1938 e oltre).
che si formarono anche in virtù all’amicizia marinese di Costa.
La retrocessione della costa marinese da luogo circonfuso da
Per Lori furono quegli incontri davvero buoni e fruttuosi, utili
una sorta di aura mitica o almeno scagliosa a quello ben più
per mettere a punto un linguaggio assai colto e aggiornato sul-
borghese – e popolare – di località abitata dalle famiglie nu-
le esperienze divisionistiche, e che doveva al Costa quel senso
merose e vocianti (ma anche da qualche intellettuale con la
forte e assoluto per la natura che non cesserà mai d’interes-
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
47
Nino Costa, Il Fortino di Bocca d’Arno, 1887
sarlo, sebbene con una diminuita ansia allegorica. Ma Lori dal
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
pittore romano recuperò forse anche qualcos’altro, perché se è
N. Costa, Quel che vidi e quel che intesi, a c. di Giorgia Guerrazzi
vero che in questi vi era forte il senso di una regressione verso
Costa, Milano 1927.
una condizione di natura, fino a vedere divinità e madonne in
Da Boccadarno al Calabrone: il litorale pisano nella pittura
mezzo alla selva di S. Rossore, in Lori questo dispositivo fun-
del Novecento, cat. della mostra di Pisa a c. di L. Scardino,
zionò anche come chiave di volta per accedere e giustificare la
Ferrara 1995.
pittura primitiva, parimenti pura e semplice e onesta e neces-
S. Renzoni, Pittori e scultori attivi a Pisa nel XIX secolo, Pisa
saria. Da qui le mattinate con Discovolo e Igino Benvenuto Su-
1997.
pino in Camposanto a trascorrere “ore indimenticabili”, da qui
A. Tosi, Dai marmi al mare. Immagini della città sublime, in
la mostra delle sue copie degli affreschi di Camposanto. E così
L’immagine immutata. Le arti a Pisa nell’Ottocento, a c. di R.
i suoi quadri, come Tramonto in Tombolo o il poco più tardo
P. Ciardi, Pisa 1998, pp. 269-313.
Plenilunio in pineta, fanno ben emergere la forte personalità di
S. Renzoni, Per una biografia di Guglielmo Amedeo Lori, in
colui che fu davvero il più importante pittore pisano tra Otto e
“Bollettino Storico Pisano”, a. LIX, 2000, pp. 215-28.
Nove e tra i primi in Toscana.
S. Renzoni, Il mare intorno a Pisa, in Passeggiate lungo molti
Guardate per credere quel bellissimo Nembo su Bocca d’Arno,
mari, a c. di M. Massa, Firenze 2005, pp. 139-45.
dove la linea di costa pare confondersi con un cielo cupo ed incombente, ma con un senso della natura che stimolava un approccio malinconico più che minaccioso. Come se fosse stato descritto da quello stesso Lori impresso in quella bellissima foto dove il pittore venne ritratto in riva ad un mare cupo, il mantello mosso dal vento e lo sguardo divergente. In uno di quei giorni in cui si ama andare in quei posti da soli, per sentire meglio il freddo e l’esitante minaccia delle cose. Era davvero pisano il Lori, dopo tutto.
48
Guglielmo Amedeo Lori sulla spiaggia di Marina di Pisa, 1909 c.a
Stefano Renzoni Il litorale di Pisa e i suoi pittori
MARINA E TIRRENIA Tra mare e pineta: progetti e realizzazioni di architetture balneari, ricettive e residenziali tra gli anni Venti e Trenta
50
Novecento al mare Catalogo
a lato: Baracche antistanti l’Ospizio marino, 1882 Marina di Pisa, china nera, azzurra e rossa (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 285, n. 42)
“Capanna� di Enrichetta Angeli, 1894 Marina di Pisa, china su carta lucida (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 456)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
51
A. LUXARDO, “Capannello” di Savina Franci, 1894 Marina di Pisa, china e acquerello su carta lucida (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 456)
52
a lato: “Capannello” di Francesco Padreddu, 1894 Marina di Pisa, china nera, azzurra, rossa e verde su carta lucida (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 456)
53
A. LUXARDO, “Casotto” per stabilimento balneare di Riccardo Petrini, 1899 Marina di Pisa, china e acquerello su carta lucida (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 523)
54
Novecento al mare Catalogo
a lato: “Bagni da donna” di Orsola Giannessi Riparbelli, 1899 Marina di Pisa china su carta lucida (ASL, Capitaneria di porto di Livorno, 523)
55
Planimetria di Marina di Pisa, 1912 china e acquerello, cm 44,5 x 134 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
56
Novecento al mare Catalogo
Piano regolatore delle concessioni sulla spiaggia, 1927 Marina di Pisa, copia eliografica, cm 28 x 133 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
Tipi diversi di cabine da bagno, 1927 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 43 x 83 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
L. VETTORI, Stabilimento balneare Allegrucci, 1929 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 78 x 97 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
Bagni Aurora, Marina di Pisa, china, cm 21 x 30,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 376)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
57
Bagno Alma, 1929 Marina di Pisa, china su carta lucida, cm 33 x 42 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
58
Novecento al mare Catalogo
Bagni Onda Tirrenica, 1927 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 33 x 86 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
59
Bagno Tosca, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 35 x 73,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
60
Novecento al mare Catalogo
Bagni Tosca, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 42,5 x 81 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
G. BARTORELLA, Bagno Tosca, 1931 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 60 x 74 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 376)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
61
U. CIANGHEROTTI, Terrazza per lo Ch창let Castelli in Piazza Baleari, 1930 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 21 x 210 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 389)
62
Novecento al mare Catalogo
Chiosco Castelli, 1926 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 38,5 x 59 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
U. CIANGHEROTTI, Ch창let Castelli, 1929 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 40,5 x 43 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 382)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
63
Chiosco Caprili, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 26,5 x 64 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
64
Novecento al mare Catalogo
Chiosco Caprili, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 27 x 37,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
Chiosco Caprili, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 29,5 x 43,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
65
G. CAROTI, Ristorante Alma, 1928 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 44 x 53 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 374)
66
Novecento al mare Catalogo
Chiosco Giannini, 1933 Marina di Pisa, china, cm 29 x 44,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 394)
Ch창let Venturi Marinesi, 1933 Marina di Pisa, copia eliografia color seppia, cm 28 x 66 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 394)
Chiosco Guidi, 1933 Marina di Pisa, disegno colorato con matite, cm 29 x 44,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 394
Chiosco bar-ristorante, 1933 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 56 x 52 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 445)
DITTA GAMBOGI & FIGLI, Ch창let, 1933 Tirrenia, copia eliografia, cm 32 x 65 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 394)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
67
F. SEVERINI – G. BUONCRISTIANI, Châlet della Lega Navale, 1935 Tirrenia, copia eliografia, cm 41 x 84,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 406)
68
Novecento al mare Catalogo
Chiosco bar-ristorante, 1946 Marina di Pisa, copia eliografia, cm 30 x 58 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 445)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
69
A. COPPEDÈ, Veduta generale della nuova città di Tirrenia, 1932 copia eliografica, cm 32x66 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, 8/8, Album)
70
Novecento al mare Catalogo
pagine 72-73 A. COPPEDÈ, Planimetria della Nuova Città di Tirrenia, 1932 Tirrenia, copia eliografica acquerellata, cm 43x62,5 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 2)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
71
72
Novecento al mare Catalogo
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
73
A. COPPEDÈ, Villino tipo B, 1932 copia eliografica, cm 32x66 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, 8/8, Album)
74
Novecento al mare Catalogo
A. COPPEDĂˆ, Villino tipo F, 1932 copia eliografica, cm 32x66 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, 8/8, Album)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
75
A. COPPEDÈ, Villino tipo G, 1932 copia eliografica, cm 32x66 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, 8/8, Album)
76
Novecento al mare Catalogo
a lato: A. COPPEDÈ, Veduta dall’alto della nuova città di Tirrenia, 1934 Tirrenia, riproduzione fotografica dall’originale, cm 21x26 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, Album, n. 6)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
77
A. COPPEDĂˆ, Albergo Tirrenia, 1934 Tirrenia, inchiostro azzurro acquarellato su carta, cm 25x35 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 18)
78
Novecento al mare Catalogo
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
79
A. COPPEDÈ, Stabilimento balneare, 1934 Tirrenia, riproduzione fotografica dall’originale, cm 22x28,5 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, Album, n. 20)
80
Novecento al mare Catalogo
A. COPPEDĂˆ, Stabilimento balneare, 1934 Tirrenia, inchiostro nero acquarellato e matita su carta, cm 25x35 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 30)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
81
A. COPPEDĂˆ, Stabilimento balneare, 1934 Tirrenia, inchiostro nero acquarellato e matita gialla su carta, cm 25x35 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 41)
82
Novecento al mare Catalogo
A. COPPEDÈ, Stabilimento balneare, 1934 Tirrenia, inchiostro nero acquarellato su carta, cm 25x35 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 44)
pagine 84-85 A. COPPEDÈ, Stabilimento balneare, 1934 Tirrenia, inchiostro nero acquarellato e matita gialla su carta, cm 26,5x37,5 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 46)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
83
84
Novecento al mare Catalogo
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
85
A. COPPEDÈ, Progetto di edificio a più piani, 1934 Tirrenia (?), inchiostro azzurro acquarellato su carta, cm 44x31 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 13)
86
Novecento al mare Catalogo
a lato: A. COPPEDÈ, Due padiglioni, 1934 Tirrenia, inchiostro azzurro acquarellato su carta, cm 34x14 (ASF, Adolfo Coppedè, cartella 10, n. 26)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
87
F. SEVERINI, Veduta prospettica dall’alto della città di Tirrenia secondo le ipotesi del P.R., 1933 Tirrenia, copia eliografia color seppia, cm 49 x 100 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/X, elaborato 1067)
88
Novecento al mare Catalogo
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
89
F. SEVERINI, Passeggiata a mare, particolare del tratto sopraelevato, 1933 Tirrenia, disegno, cm 100 x 142 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/I, elaborato 1058)
90
Novecento al mare Catalogo
91
F. SEVERINI, CittĂ di Tirrenia. Passeggiata a mare, particolare del tratto sopraelevato, 1933 Tirrenia, disegno, cm 71 x 95,5 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/II, elaborato 1059)
92
Novecento al mare Catalogo
93
F. SEVERINI, Grand Hotel Tirrenia, dettaglio del prospetto, 1933 Tirrenia, disegno su carta lucida, cm 76 x 115 (ASP, Fondo Severini, progetto 66, elaborato 577, tav. 15)
94
Novecento al mare Catalogo
F. SEVERINI, Progetto di Grande Albergo in Tirrenia, veduta d’insieme a volo d’uccello, 1933 Tirrenia, disegno, cm 55 x 69, 5 (ASP, Fondo Severini, progetto 86, tav. 14)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
95
C. PRATI, Pensione Tirrenia, 1939 Tirrenia, copia eliografia, cm 37x 82,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. IX, 226)
96
Novecento al mare Catalogo
F. SEVERINI – G. BUONCRISTIANI, Negozio Torelli, 1933 Tirrenia, copia eliografia, cm 46 x 59 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 392)
F. SEVERINI – G. BUONCRISTIANI, Ristorante e Bagni Tirrenia, 1933 Tirrenia, copia eliografia, cm 55,5 x 71 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 392)
pagine 98-99 F. SEVERINI, Imperiale, prospetto principale, 1933 Tirrenia, disegno, cm 68 x 98 (ASP, Fondo Severini, progetto 57/I, elaborato 456)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
97
98
Novecento al mare Catalogo
99
F. SEVERINI, Passeggiata a mare. Tipi di balaustre e sedute per la passeggiata, 1933 Tirrenia, disegno a china, cm 62,5 x 97 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/VIII, elaborato 1065)
100
Novecento al mare Catalogo
F. SEVERINI, Prospetto della passeggiata a mare, 1933 Tirrenia, disegno acquerellato, cm 63 x 92,5 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/IV, elaborato 1061)
F. SEVERINI, CittĂ di Tirrenia. Passeggiata a mare, 1933 Tirrenia, disegno colorato con matite, cm 63 x 100 (ASP, Fondo Severini, progetto 88/III, elaborato 1060)
Insegna del Bagni Lido, 1932 Tirrenia, copia eliografia, cm 30 x 34 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 393)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
101
Bagno Giovanna, 1933 Tirrenia copia eliografia, cm 44 x 46,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 393)
102
Novecento al mare Catalogo
a lato: Insegna dello stabilimento balneare Regina, 1933 Tirrenia, china e matite, cm 30,5 x 42,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 394)
Bagno Lombardo, 1945 Marina di Pisa, disegno, cm 31 x 21 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
Bagno Carla, 1945 Marina di Pisa, china su carta lucida, cm 35 x 30 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
Insegna del Bagno Roma, 1933 Tirrenia, china e pastelli, cm 21,5 x 30,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 393)
L. VETTORI, Bagno Mario, 1942 Tirrenia, copia eliografia, cm 30,5 x 50 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 435)
104
Novecento al mare Catalogo
Bagno Milano, 1945 Marina di Pisa, china e matite su carta lucida, cm 43 x 92 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
Bagno Milena, 1946 Tirrenia, copia eliografia, cm 30 x 88 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
Bagno La LibertĂ , 1945 Tirrenia, copia eliografia, cm 32,5 x 43, 5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
L. VETTORI, Bagno Torelli, 1946 Tirrenia, copia eliografia, cm 51 x 224 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 446)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
105
Bagno Lina, 1946 Tirrenia, china su carta lucida, cm 27,5 x 54,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 446)
106
Novecento al mare Catalogo
Bagno Tirreno, 1946 Tirrenia, matita su carta lucida, cm 53 x 91 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 441)
Bagni Cerri, 1946 Tirrenia, copia eliografia, cm 22,5 x 72,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 446)
D. PATER, Villetta di vacanza, 1934 Tirrenia, china, cm 31 x 44 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 392)
F. SEVERINI – G. BUONCRISTIANI, Villino Caglieri, 1934 Tirrenia, copia eliografia, cm 39 x 70 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 404)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
107
M. MAZZONCINI, Villino Serra, 1939 Tirrenia, copia eliografia, cm 32 x 40,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 410)
108
Novecento al mare Catalogo
V. VANNI, Villino Salutini Riccetti, 1936 Tirrenia, copia eliografia, cm 32,5 x 58 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 410)
M. D’URBINO, Villa Laviosa, 1937 Tirrenia, copia eliografia, cm 36,5 x 54 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 418)
F. SEVERINI, Villino Quentin, 1939 Tirrenia, copia eliografia, cm 41x 61 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. IX, 226)
Novecento al mare Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano
109
A. VALENTE, Villa Candioli, 1939 Tirrenia, copia eliografia, cm 32,5 x 53 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. XV, 418)
110
Novecento al mare Catalogo
Villino Casetta Noble, 1939-1940 Tirrenia, copia eliografia, cm 37x 82,5 (ASP, Comune di Pisa, Postunitario, cat. IX, 226)
INDICE
NOVECENTO AL MARE
11
Giuseppe Meucci
“QUANDO FOLGORA IL SOLLEONE!”
23
Architetture balneari a Marina di Pisa e a Tirrenia dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra Claudio Casini
UN POSTO AL SOLE
La conquista della costa e gli esordi dell’Architettura balneare in Toscana
35
Susanna Caccia
IL LITORALE DI PISA E I SUOI PITTORI. PAGINE SPARSE
43
Stefano Renzoni
Catalogo MARINA E TIRRENIA
Tra mare e pineta: progetti e realizzazioni di architetture balneari, ricettive e residenziali tra gli anni Venti e Trenta
49
Finito di stampare nel mese di luglio 2008 in Pisa dalle Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com
Idee, progetti e architetture per il Litorale pisano Giuseppe Meucci
NOVECENTO AL MARE
25,00€
Edizioni ETS
NOVECENTO AL MARE
Un viaggio attraverso il Novecento sul Litorale pisano dove rivivono episodi architettonici di rilievo riferiti a ville, stabilimenti balneari, cancellate, giardini, insegne, mostre di negozi e arredi di edifici pubblici ancora esistenti o scomparsi o addirittura mai edificati. Un piccolo-grande patrimonio di immagini che ci consente di redigere un catasto accurato di ciò che è accaduto fra Pisa e il mare negli ultimi centocinquant’anni, indispensabile per mantenere il ricordo di una realtà in gran parte cancellata dagli eventi, oppure rimasta sulla carta.
presentazione di
a cura di Claudio Casini e Stefano Renzoni
a cura di Claudio Casini e Stefano Renzoni
Edizioni ETS