IUAV FacoltĂ di Architettura Corso di Laurea Magistrale Architettura per la sostenibilitĂ Tesi di laurea
Jacopo Galli - Andrea Serreri
Hic sunt leones - Strategie sostenibili per la metropoli in divenire Hic sunt leones - Sustainable strategies for the in-becoming metropolis 2009/2010 B. Albrecht - E. Antonini - L. Schibuola
immagine 4 x 13,5 cm
Dov’è l’Africa? “Hic sunt leones”, qui ci sono i leoni era la scritta che i romani ponevano sull’Africa nera e più in generale su tutti i territori a sud del maghreb, quasi 1200 anni dopo lo scrittore irlandese Johnatan Swift scriveva “Così i geografi nelle mappe africane, colmano i vuoti con figure feroci e, sopra popolate alture in mancanza di citta piazzano elefanti”. Si può quindi concludere che ad oggi poco sia cambiato nella visione che l’occidente ha dell’Africa: una visione che si basa più sulle differenze che sulle similitudini e che tende a liquidare il continente come una mappa in negativo dell’occidente stesso piena di carestie, malattie, fame, corruzione e genocidi. Nella realtà dei fatti l’Africa rappresenta invece un continente giovane e dinamico abitato da circa 950 milioni di persone e con un reddito pro-capite mediato tra i 54 paesi che la compongono, superiore all’India che è all’opposto considerata una potenza emergente. Mappando le connessioni tra la città di Venezia ed il resto del pianeta e generando un mondo-arcipelago, basato solamente sulle relazioni, notiamo come l’Africa scompaia dalle carte, nel 2008 Reiner de Graaf di OMA faceva notare come in base alle graduatorie stilate dalle Nazioni Unite alcune parti dell’Africa sono così sottosviluppate da risultare dello stesso colore del mare. E’ invece tempo di eliminare la cortina posta dall’occidente sull’Africa per prendersi il rischio di immaginare una situazione diversa riportando l’Africa all’interno del sistema globale dei rapporti. Ciò diventa ancora più impellente se si considera che il continente africano attraversa un’importantissima fase di crescita sia di popolazione che economica. Ciò porterà nel 2050 ad una popolazione di circa 2 miliardi di persone che andranno principalmente ad occupare centinaia di nuove metropoli. Basti pensare come entro il 2030 la popolazione urbana in Africa supererà quella dell’Europa.
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Where’s Africa? “Hic sunt leones”, here are the lions was the word that the Romans placed in the maps on black Africa and in general on all the territories south of the Maghreb, nearly 1200 years after the Irish writer Jonathan Swift wrote “So geographers, in Africa maps, With savage pictures fill their gaps, And o’er uninhabitable downs Place elephants for want of towns”. We can conclude that in such a long period little has changed in the vision that the West has of Africa: a vision that is based more on differences then similarities and that tends to dismiss the continent as a map in negative of the West full of diseases, hunger, corruption and genocides. In reality Africa is a young and dynamic continent with a population of about 950 million people and with a medium per capita income averaged between the 54 countries higher than India’s ones which, in contrast, is considered an emerging power. By mapping the connections between the city of Venice and the rest of the planet and creating a archipelago world, based solely on the connections, we see how Africa disappears from the map, in 2008 Reiner de Graaf of OMA stated that according to the UN rankings some parts of Africa are so underdeveloped that in a thematic map they will be of the same colour of the sea. Time has come to instead remove the curtain placed on Africa by the Western world, to take the risk of imagining a different situation in Africa, bringing the continent back in the global relations system. This becomes even more urgent when we consider that the Africa is going through a major phase of population and economic growth. This will lead in 2050 to a population of about 2 billion people who will mainly live in hundreds of new metropolis. In 2030 the urban population in Africa will surpass the European one.
Dalla campagna alla metropoli L’aspetto metropolitano all’interno del quadro generale legato alla crescita di popolazione è senza dubbio quello più ricco di sfide e problematiche ma al contempo offre la possibilità unica di ripensare radicalmente le diverse forme e strategie urbane. Al fine di comprendere la complessità della situazione africana basta osservare come affiancando le carte tematiche di diverse categorie non troviamo mai grandi similitudini a dimostrazione di come le problematiche presenti e le strategie attuate siano molto diversificate. Questa rappresentazione ha un doppio significato: da una parte ci mostra come isolando il continente dal resto del pianeta sia possibile osservarne le differenze interne senza ricadere nella semplice annotazione dell’arretratezza, dall’altra attuando la stessa operazione all’Europa troveremmo carte praticamente tutte uguali sfatando il mito del vecchio continente come terra complessa e del continente nero come luogo primordiale ed omogeneo.
From countriside to metropolis The metropolitan case linked to population growth is undoubtedly the richest of challenges and problems but at the same time offers the unique opportunity to radically rethink urban forms and strategies. In order to understand the complexity of the situation in Africa we analyzed thematic maps of different statistical categories: we never found great similarities; this shows how issues and subsequent strategies must be widely diversified. This representation has a double meaning: it shows us how by isolating the continent from the rest of the planet is possible to observe its internal differences without falling into the simple statement of backwardness. On the other hand by carrying out the same operation in Europe we would find always the same results debunking the myth of the old continent as a complex land and of Africa as a primitive and homogeneous area.
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Bamako 2050 Appare quindi chiaro come la scelta di Bamako come area di progetto non sia altro che un caso studio all’interno di un panorama metropolitano molto ricco particolarmente nell’area subsahariana che ,insieme al bacino del Nilo e al delta del Niger rappresenta una delle megalopoli africane. L’area subsahariana, che si è recentemente organizzata in un confederazione economica chiamata ECOWAS, riunisce gli stati che vanno dal Senegal fino alla Nigeria. Le esperienze urbane sono largamente diversificate: città di epoca preislamica come Kano in Nigeria convivono con città di fondazione coloniale come Monrovia in Liberia. E’ quindi interessante osservare come i diversi modelli urbani stanno reagendo ad un denominatore comune rappresentato dalla pressione demografica. L’espansione attuale sta avvenendo quasi ovunque in maniera del tutto spontanea sia dal punto di vista urbano che da quello architettonico ma è interessante notare come, mentre le città che presentano una regola urbana applicata in maniera ferrea (ne è un esempio Pikine in Senegal analizzata da Giancarlo de Carlo nel libro “Nelle città del mondo”) riescano a crescere in maniera omogenea al nucleo storico le altre creino enormi contraddizioni e problematiche sia a livello sociale che urbano.
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Bamako 2050 It is now clear that the choice of Bamako as a design area is nothing but a case study in an urban scene that is particularly rich in sub-Saharan Africa, an area that alongside the Nile Basin and the Niger Delta represents one of Africa’s mega-cities. The sub-Saharan area, which was recently organized into an economic confederation called ECOWAS, brings together states ranging from Senegal to Nigeria. The urban experiences are widely varied: from pre-Islamic city like Kano in Nigeria to colonial cities like Monrovia in Liberia. It’s interesting to see how different urban models are reacting to a common denominator represented by demographic pressure. The current expansion is occurring almost everywhere in a spontaneous form both from an urban and an architectural perspective but it is interesting to note that, while the cities that apply a strict urban rule (as an example Pikine in Senegal analyzed by Giancarlo de Carlo in the book “ Nelle città del mondo “) are able to grow homogenously with the historical centres, the cities lacking an urban plan generate contradictions and huge problems both on a social and on a urban level.
in questa pagina il continente africano nella rete di connessioni nella pagina a fianco carte tematiche di confronto, morfologie urbane nell’area subsahariana, crescita urbana al 2025 nell’area dell’ecowas in this page the African continent in the connections networks in the next page thematic maps of comparison, urban morphology in sub-saharan africa, urban growth to 2025 in the ecowas area
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nella pagina a fianco correlazione tra zone climatiche ed etnie, densitĂ abitativa nel Mali in the next page correlation between climatic zones and ethnic groups, population density in mali
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Il Mali Il paese con cui ci troviamo a confronto è il Mali un territorio privo di sbocchi sul mare posto nell’Africa occidentale ed ex colonia francese, il territorio maliano presenta una straordinaria varietà di etnie dovute principalmente ai diversi ambienti presenti su un territorio vasto circa quattro volte quello italiano. Le etnie si contraddistinguono principalmente per l’occupazione svolta e sono quindi direttamente riconducibili all’ambiente in cui vivono: dai Tuareg abitanti delle due porte del deserto Timbouctou e Gao fino ai Bambara l’etnia di commercianti che rappresenta la più ampia fetta della popolazione di Bamako. La densità di popolazione in Mali è in aumento come nel resto del continente e anzi il dato sul tasso di fertilità e percentuale di crescita è tra i più alti nell’intero continente. In particolare Bamako con un tasso di crescita del 4,44% è la città a più ampia crescita dell’intero continente e la sesta al mondo dopo le metropoli della costa cinese.
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Mali The country that we are dealing with is Mali, a landlocked area in West Africa and a former French colony, the Malian territory presents an extraordinary variety of ethnic groups mainly due to the different environments present in a vast area measuring about four times Italy. The ethnic groups are distinguished primarily on their employment and are therefore directly linked to the environment in which they live: from the Tuareg inhabitants of the two doors of the desert Gao and Timbouctou up to the Bambara ethnic group of merchants that represents the largest slice of Bamako’s population. The population density is increasing in Mali like elsewhere in the continent and indeed the fertility rate and growth rate is among the highest in the world. In particular, Bamako, with a growth rate of 4.44% is the fastest growing city of the continent and the sixth in the world after the metropolis of the Chinese coast.
in questa pagina il bacino del niger nella pagina a fianco estensione del bacino e desertificazione in this page niger basin in the next page
extension of the basin and desertification
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nella pagina a fianco obbiettivi del millennio 1990-2016 in the next page millennium deveopment goals 19902016
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Make it happen! Per valutare la condizione del paese abbiamo fatto ricorso al programma delle Nazioni Unite Millenium Development Program che costituisce una sintesi degli obiettivi del progetto. Il documento redatto da Jeffrey Sachs dell’Earth Institute alla Columbia University si propone di eliminare fame e povertà nel mondo entro il 2015 ed è realizzato in maniera molto pratica analizzando le statistiche di partenza e prevedendo un obbiettivo per ogni nazione in ognuno dei sette campi di intervento. Le NU forniscono poi dati annuali sull’avanzamento del progetto che sono stati da noi mappati riscontrando i campi in cui l’obbiettivo è raggiungibile o già raggiunto (eliminazione della fame e scolarizzazione) rispetto a quelli in cui l’obbiettivo, in base ai tassi di crescita attuali, non verrà realizzato (occupazione e sanità). Per poter confrontare il Mali con gli altri paesi a livello mondiale siamo ricorsi al sistema ideato dallo statistico Hans Rosling che mostra in base agli indicatori dei MDG il posizionamento di tutti i paesi del pianeta in una griglia. Lo schema generato si basa puramente sulle statistiche e individua differenze e similitudini tra paesi della stessa area economica e tra le differenti fasce geografiche. Si evince chiaramente che la distanza tra lo standard di vita tra i paesi occidentali e il resto del pianeta rimane ad oggi ampia ma che al contempo esiste un evoluzione che ha portato negli ultimi venti anni ad una riduzione della forbice riscattando ampie fette della popolazione dei paesi in via di sviluppo dalla fame e dalla povertà.
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Make it happen! To evaluate the conditions of the country we used the United Nations Millennium Development Program, which provides a summary of the project objectives. The program organized by Jeffrey Sachs of the Earth Institute at Columbia University seeks to eliminate hunger and poverty worldwide by 2015 and is made in a very practical way by analyzing the statistical bases and providing a target for each nation in each of the seven fields of intervention. The UN then provide data on the annual progress of the project that we mapped in order to find the fields in which the goal is close to reach or already achieved (elimination of hunger and education) than those in which the goal, according to the current growth rates will not be achieved (employment and health). To compare Mali with other countries in the world we used the system designed by Hans Rosling that shows the positioning of all the countries of the planet into a grid based solely on the MDGs indicators. The generated scheme is based purely on statistics and identifies differences and similarities between countries in the same area and between different economic and geographic groups. It is clear that the distance between the standard of living among the Western countries and the rest of the planet remains large today but at the same time e can note an evolution that has taken over in the last twenty years. We can observe a reduction of the gap, redeeming large slices of developing countries population from hunger and poverty.
in questa pagina scenari climatici a scala continentale e mondiale in this page climate scenarios in continental and global scale
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Il modello urbano La capitale del Mali è Bamako, una città fondata in epoca pre-islamica ma ridotta a piccolo villaggio quando nel 1908 i francesi vi costruirono un forte e la nominarono capitale del Sudan francese. Come molte altre città coloniali Bamako è stata pianificata e costruita a partire da un sistema ortogonale di strade che crea dei lotti di misura 30x30. La popolazione locale a cui sono stati assegnati i lotti ha adattato le proprie pratiche costruttive ancestrali alla nuova concezione spaziale ma nel momento in cui la pressione demografica si è fatta importante ha generato un punto di rottura nella trama urbana. Oggi case su lotto convivono con urbanizzazioni spontanee creando una città amorfa in cui grado di densità e livello di organizzazione cambiano continuamente. I servizi sembrano non esistere come luoghi fisici all’interno della trama urbana ed invece sono praticamente ovunque in uno spazio non gerarchizzato che cambia funzione a seconda delle necessità casa, negozio, mercato, luogo di lavoro… La città africana contemporanea risulta quindi un agglomerato urbano in cui i pieni costituiscono l’elemento di gerarchia ed i vuoti urbani sono semplicemente spazi di risulta. Oggi Bamako è una metropoli di 1,7 milioni di abitanti e nel 2025 avrà 3,5 milioni di abitanti che andranno ad occupare la vasta area a sud dell’agglomerato attuale in una zona oggi praticamente desertica, la mancanza di infrastrutture e servizi igienici nelle zone di espansione attuale fa presagire la creazioni di enormi slums con tutti i problemi sociali e sanitari connessi.
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The urban model Bamako is the capital of Mali, a city founded in the pre-Islamic period but reduced to a small village when in 1908 the Frenchs built here a fort and named it capital of French Sudan. Like many other colonial cities Bamako was planned and built from an orthogonal system of roads that creates 30mx30m lots. The local population adapted its ancestral building practices to the new spatial conception, but when population pressure became important it lead to a breaking point in the urban fabric. Today houses on lots coexist with spontaneous urbanization creating a amorphous city where density and degree of organization constantly change. The facilities do not seem to exist with a precise physical location in the urban fabric and instead are practically everywhere in a not hierarchical space where function changes according to the need: home, shop, market, workplace... The contemporary African city is therefore an agglomeration in which filled up elements make up the hierarchy and where empty spaces are just a result. Bamako is now a metropolis of 1.7 million inhabitants and by 2025 will have 3.5 million residents who will occupy the vast area in the south of the current centre witch is virtually now deserted, the lack of infrastructure and sanitation in these areas of expansion portends the creation of huge slums with all the social and health problems associated.
in questa pagina evoluzione demografica di bamako, schemi di principi insediativi all’interno della cittĂ
in this page demographic evolution of bamako, principles of settlement patterns within the city
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Il confine del deserto Per poter capire la presenza umana nell’area del Sahel bisogna analizzare il vero propulsore economico di tutta l’area:il fiume Niger nel cui bacino vivono circa 52 milioni di persone. Il fiume presenta un andamento molto singolare: nasce relativamente vicino al mare e poi corre all’interno del deserto descrivendo un enorme ansa per andare a sfociare in Nigeria. La strana conformazione è dimostrata dai circa 400 anni impiegati dai cartografi per collegare la foce e l’estuario che erano già conosciuti dai primi esploratori portoghesi. La vita nell’area è dunque possibile solo grazie alla presenza del fiume che consente l’agricoltura e l’allevamento di bestiame oltre alla pesca e rappresenta la principale via di comunicazione. L’ecosistema è però fortemente in pericolo per le conseguenze del surriscaldamento globale e per il waterstress portato dalle diverse nazioni del bacino. Lo spostamento delle isobare di precipitazioni costituisce un enorme problema in quanto l’area del sahel, il confine del deserto, rischia di scomparire eliminando la naturale protezione dal Sahara alle aree sottostanti fertili e densamente popolate. Il bacino del Niger ed in generale il continente africano sono senza dubbio una delle più grandi riserve di biodiversità del pianeta e la fascia del sahel rappresenta una parte importante della ricchezza ambientale messa a rischio dalla desertificazione e dai cambiamenti climatici. Due sono principalmente gli stress posti sull’ecosistema: la desertificazione dovuta al surriscaldamento terrestre e la crescente presenza umana. E’ però importante sottolineare come per la sua essenza intrinseca di confine il sahel è uno degli ambienti a più alta resilienza del pianeta, dove per resilienza intendiamo la capacità di un sistema di tornare ad uno stato simile a quello iniziale dopo aver subito un cambiamento.
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The hedge of the desert In order to understand the human presence in the Sahel must analyze the true economic engine of the whole area: the Niger River which basin has about 52 million inhabitants. The river has a very unique pattern: rises relatively close to the sea and then runs into the desert, describing a huge loop to flow into the Atlantic ocean in Nigeria. The strange shape of the route is demonstrated by the 400 years that cartographers needed to connect the spring to the estuary, which were already known by the Portuguese explorers. Life in the area is therefore only possible thanks to the presence of the river which allows agriculture, livestock and fishing and is the main communication way. However this ecosystem is in endanger by the consequences of global warming and by the waterstress brought from each country of the basin. The displacement of isobars of precipitation is a huge problem because the area of the Sahel, the border of the desert, could disappear eliminating the natural protection from the Sahara to the fertile and densely populated areas below. The Niger basin and the African continent in general are without doubt one of the largest reserves of biodiversity on the planet and the Sahel is an important part of the environmental wealth endangered by desertification and climate change. There are two main stress factors on the ecosystem: the desertification due to global warming and the increasing human presence. It’s important to note, however, that due to its intrinsic essence of border land the Sahel is one of the higher resilience environments, where with resilience we mean the ability of a system to return to a state similar to the initial one after undergoing a change.
nella pagina a fianco spostamento del sahel, correlazione tra pioggia e massa verde
in the next page correlation between rain and green mass, displacement of the sahel
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Grenning or shrinking? Questa considerazione appare fondamentale nella lettura dei dati sui cambiamenti climatici forniti dall’IPCC e nello sviluppo degli scenari sul futuro dell’area. Gli scenari che si prospettano per il futuro del sahel sono principalmente due: uno redatto dalla Yale University con il titolo di Shrinking Sahel ed uno dalla Columbia University con il titolo di Greening Sahel. I due scenari partendo dai medesimi dati forniti dall’IPCC e dalle immagini satellitari dipingono un’immagine del futuro totalmente opposta a sottolineare la grande incertezza e difficoltà di interpretazione dell’argomento. Lo scenario Shrinking Sahel si basa principalmente sui dati relativi alla desertificazione e afferma che la fascia del sahel si stia lentamente assottigliando per gli effetti del surriscaldamento globale ed in base alla distinzione delle quattro categorie di territori aridi stia passando da fascia secca e sub-umida a fascia arida e iper-arida. La distinzione dei terreni aridi realizzata dalla FAO si basa su un algoritmo che collega le precipitazioni al livello di traspirazione del terreno ed è direttamente collegata ad ambienti specifici di ogni clima. Secondo lo scenario shrinking sahel quindi la zona sub-umida del sahel a causa della diminuzione delle temperature sta lentamente scomparendo eliminando la naturale protezione per le zone tropicali sottostanti. Lo scenario Greening Sahel si basa invece su un dato molto interessante ma di complessa lettura, si è infatti notato come i dati satellitari sulla quantità di massa verde siano negli ultimi anni in aumento nella fascia del sahel e quindi inaspettatamente l’area stia diventando più verde, la spiegazione che lo scenario da di questo fenomeno è legata alla presenza umana. Sembra infatti che le aree fortemente urbanizzate siano quelle che più di tutte presentano un aumento della massa verde e che quindi la presenza umana fortifichi la vegetazione e l’ecosistema anziché distruggerli. Paradossalmente quindi i cambiamenti climatici creati principalmente dalle emissioni occidentali sarebbero arginati dalle popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
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Greening or shrinking? The previous considerations are essential in reading the IPCC data on climate change and the development scenarios on the area’s future. The scenarios that lie ahead for the future of the Sahel are mainly two: one studied by the Yale University with the title of Shrinking Sahel and one from Columbia University with the title of Greening Sahel. The two scenarios having the same data from IPCC and the same satellite images paint two totally opposite pictures of the future: this emphasize the great uncertainty and difficulty of interpretation of the topic. The Shrinking Sahel scenario is mainly based on desertification data and states that the Sahel is slowly diminishing under the effects of global warming, and according to the distinction of the four categories of arid lands is going from a dry and sub-humid area to an hyper-arid and arid desert. The distinction made by FAO of the arid land is based on an algorithm that links the rainfall level to soil moisture and is directly related to specific environments in each climate. According to the Shrinking sahel scenario the sub-humid belt is slowly disappearing due to the drop in precipitations, eliminating the natural protection for the underlying tropical areas. The Greening Sahel scenario is based upon a very interesting but rather complicated data reading. It was noted from the satellite data that the amount of green mass in recent years is increasing and that suddenly the area is becoming greener; the explanation that the scenario gives of this phenomenon is related to human presence. It appears that the heavily urbanized areas are those in which the green mass is increasing more like if human presence is strengthening the ecosystem instead of destroying it. Paradoxically, the climate change created primarily by the emissions of the Western world, is being dammed by populations of developing countries.
nella pagina a fianco arresto del processo di desertificazione, aumento del processo di desertificazione in the next page stopping the desertification process, increased desertification process
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Strategia urbana In base alle considerazioni fatte precedentemente abbiamo sviluppato una strategia che proponga una soluzione per il problema della metropoli in divenire africana. Il punto di partenza è un lavoro sulla densità abitativa che accetti le contraddizioni della città attuale e al contempo sia capace di individuare il livello minimo di organizzazione che consenta lo sviluppo di una città inclusiva e solidale. Le incognite allo sviluppo della città sono molteplici con la sola costante del dato incontrovertibile dell’aumento di popolazione. Si è quindi proceduto individuando un insieme di servizi minimi che non possono essere svolti nello spazio polifunzionale non gerarchizzato: pozzi, blocchi bagno, punti energetici e scuole. Questi punti che chiameremo punti di addensamento generano un campo di attrazione della densità, una sorta di unità di vicinato, di differente dimensione in base alla quantità di persone che possono usufruire del servizio. Partendo da tre possibili modelli di crescita (espansione, comunità rururbana e new town) abbiamo sviluppato una tassonomia delle strategie che tenga conto dell’influenza degli scenari climatici e del livello di governance dell’intervento.
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Urban Strategy Based on all this considerations we developed a strategy that proposes a solution for the problem of the in-becoming African metropolis. The starting point is a work on population density that accepts the contradictions of the modern city, yet is able to identify the minimum level of organization, allowing the development of an inclusive and united city. The unknowns in the development of the city with the only are multiple with the only constant of the indisputable population growth. We then proceeded by identifying a minimum set of services that can not be performed in the multipurpose not hierarchical space: wells, sanitation blocks, energy points and schools. These points that we will call thickening points generate a field of attraction for urban density, a sort of neighbourhood units, which have different sizes depending on the amount of people who can use the facility. Starting with three possible growth patterns (expansion, new towns and rururban communities) we developed a taxonomy of strategies taking into account the influence of climate scenarios and the level of governance in the intervention.
in questa pagina dimensionamento e aree d’influenza delle unità di vicinato nella pagina a fianco sovrapposizione unità di vicinato in this page dimensions and areas of influence of the neighborhood units in the next page overlapping neighborhood units
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in questa pagina evoluzione in tre fasi della crescita urbana in base a scenari climatici e livello di governance in this page evolution in three stages of urban growth scenarios based on climate change and level of governance
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nella pagina a fianco sviluppo delle densità a partire dall’infrastruttura debole in the previous page development of density from weak infrastructure
Infrastruttura debole Questa strategia consente quindi di individuare un infrastruttura debole che permetta uno sviluppo armonico della città spontanea ed autocostruita. Il costruito risulta quindi spontaneo sia a livello urbano che architettonico essendo guidato da poche regole minime: la presenza dei punti di addensamento, il rispetto dei collegamenti tra essi a livello urbani, l’applicazione di un sistema costruttivo adatto ai materiali e alle tecnologie disponibili a livello architettonico. Le diverse strategie necessitano però una sintesi che consenta di adattarsi ai cambiamenti senza dover prevedere in anticipo i passi successivi. Si è quindi tentato di individuare un minimo comun denominatore, una sintesi tra gli scenari che fornisca una soluzione con la massima adattabilità possibile che possa evolversi in tutte le direzioni nel corso del tempo. Considerando quindi le diverse disposizione dei punti di addensamento si è ricavato un perimetro della zona abitabile. Questi perimetri sono poi stati sommati e la sovrapposizione tra i diversi scenari ha generato un nuovo spazio abitabile adattabile a tutte le variabili previste dalle strategie. Il posizionamento dei punti di addensamento proposto negli scenari non ha più quindi senso di esistere ma viene proposto un nuovo schema in cui le unità di vicinato e l’infrastruttura debole appaiono adattabili al massimo alle evoluzioni future.
Weak infrastructure his strategy therefore permits to identify a weak infrastructure that allows the harmonious development of spontaneous and self-built city. The built space is a spontaneous both at a urban and at an architectural side; being driven by a few minimal rules: the presence of thickening points, and the connections between them at a urban level, the application of suitable construction materials and technologies at an architectural level. However different strategies, require a summary that allows to adapt to the changes without having to forecast the future steps. We tried to find a lowest common denominator, a synthesis between the scenarios that provides a solution with the maximum possible flexibility able to evolve in all directions over time. By considering the different arrangement of thickening points we generated a boundary of the habitable zone. These perimeters were then added together and the overlap between the different scenarios has generated a new living space suitable to all the variables considered in the strategies. The positioning of thickening points in the proposed clustering scenarios no longer makes sense and it’s substituted by a new scheme in which the neighbourhood units and the weak infrastructure are most adaptable to future developments.
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Tradizione rivisitata Per controllare la natura spontanea della costruzione architettonica è necessaria una conoscenza dei materiali, delle tecnologie e dei processi costruttivi in modo da essere in grado di razionalizzare al massimo il progetto utilizzando una tecnologia adatta sia ai materiali presenti sia alle conoscenze dei costruttori. Abbiamo quindi proceduto per fasi prevedendo un semplice tracciamento a terra del progetto ed una susseguente individuazione degli scavi da compiere. Attraverso una rapida conversione è possibile calcolare quanti mattoni possono essere ricavati a partire da uno scavo e di conseguenza realizzare un progetto “autosufficiente” in quanto i mattoni necessari alla costruzione vengono costruiti a partire dallo scavo stesso. Il progetto risulta quindi gerarchizzato su due livelli ma i grandi spazi interni creati consentono invece la massima variabilità di funzioni. La costruzione è interamente monomaterica in banco, mattoni in terra cruda di misura 20x40 e spessore circa 10cm, le uniche eccezioni sono costituite dalle travi di copertura e dagli stipiti di porte e finestre che sono in legno. Sono stati applicati una serie di sistemi tecnologici che consentano un raffrescamento passivo degli edifici: utilizzando la differenza di altezza tra gli edifici è stato inserito un camino del vento che consente di far muovere l’aria all’interno dei locali. Sono state utilizzate anche murature a sacco mutuate dalla tradizione araba che consentono un maggior isolamento degli ambienti.
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Revisited tradition To control the spontaneous nature of the architectural construction it’s necessary a knowledge of materials, technologies and construction processes in order to be able to rationalize the design using a technology suitable with both materials and builders knowledge. We then proceeded by construction stages, providing a simple tracking of the design on the ground and a subsequent identification of the excavations to be made. Through a quick conversion we were able to calculate how many mud bricks can be derived from an excavation and thus create a self-sufficient design as the building are constructed with mud blocks from the excavation itself. The design is therefore planned on two hierarchical levels, but the large interior spaces created, allow the maximum variability of functions. The building is fully mono-material all made in mud bricks called banco, measuring 20cmx40cm and about 10cm thick, the only exceptions are the roof beams and the doors and windows frame witch are wooden. We applied a series of technological systems that allow the passive cooling of buildings: using the difference in height between the buildings we added in the junctures a wind fireplace that allows air to move inside the buildings. We also used cavity walls borrowed from the Arab tradition that allow a better isolation of internal spaces.
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Controllare lo spontaneo Determinare una forma della città spontanea è però un impresa non certo facile ed è quindi opportuno cercare di immaginare la forma della città determinata dalle regole poste come base. Abbiamo quindi analizzato un area abitabile basandoci semplicemente sulla diversa densità interna dell’area costruita. Ne esce un perimetro del costruito assolutamente amorfo generato solo dalle diverse dimensioni dei blocchi abitati, l’evoluzione della parte costruita corrisponde ad un ingrandimento dell’area ed ad una modifica del livello di densità. Interessante è la definizione della ragnatela dei percorsi interni che appaiono, nonostante la loro origine spontanea, l’elemento maggiormente gerarchizzante generato dai collegamenti tra i punti di addensamento. Per restituire un immagine complessiva della strategia abbiamo tracciato le unità di vicinato definite dai punti di addensamento ed i loro assi di collegamento e la dimensione dei blocchi abitati. Si evince una città possibile fatta di addensamenti e diradamenti di diverse dimensioni, una città che mostra senza dubbio incongruenze e contraddizioni tipiche della città spontanea ma che al contempo presenta un alto tasso di unità ed inclusione sociale facendo perno sul senso di comunità senza alcun dubbio radicato nella popolazione locale.
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Controlling the spontaneous Controlling the spontaneous form of the city, however, isn’t an easy matter and we should therefore try to imagine the shape of the city applying a basic set of rules. We then analyzed a living area based simply on the different densities of the built area. The result is an amorphous perimeter generated only by the different dimensions of residential blocks, the evolution of the built part corresponds to an enlargement of the area and a change in density levels. The definition of the network of internal paths is very interesting, despite their spontaneous origin, the connections between the thickening points generate a strong hierarchical element. To return an overall image of the strategy we have outlined the neighbourhood units defined by the thickening points and their axes of connection alongside the size of residential blocks. The results is a city made of thickening and thinning density, a city that no doubt shows inconsistencies and contradictions typical of the spontaneous city but at the same time shows a high rate of social inclusion pivoting on the sense of community without a doubt rooted in the local population.
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fasi della costruzione degli edifici
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phases of the buildings construcion
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punti di addensamento
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densification points
La città in divenire L’immagine complessiva a piccola scala del progetto ci mostra una serie di elementi generati dalla sovrapposizione di diverse fasi costruttive dovute allo sviluppo della popolazione e del nucleo familiare. Gli spazi generati presentano la multifunzionalità tipica della cultura africana, un setto, un albero o una tenda diventano elementi aggregativi che possono generare a seconda del loro uso una zona di abitazione, uno spazio agricolo oppure uno spazio di lavoro o ancora uno commerciale. La strategia è quindi votata alla ricerca di un disegno il più possibile armonico che tenti una definizione chiara degli spazi ma che al contempo lasci uno spazio di variabilità necessario per una situazione mai immobile ma anzi in continuo divenire.
The in-becoming metropolis The overall image at small scale of the project shows a series of elements generated by the overlapping of different phases of construction subsequent to population growth. The generated spaces have the typical multifunctional characteristic of African culture, a septum, a tree or a tent can become aggregative elements that generate multiple uses: housing, agricultural area, work space or even small commercial spaces. The strategy is then devoted to the search for a balanced design as harmonious as possible. The design attempts a clear definition of the built environment but at the same time, leaves space for variability necessary for a situation never static but rather constantly evolving.
Soluzioni energetiche La fornitura di energia rappresenta un ulteriore problema nello sviluppo della città è infatti impensabile che una rete elettrica sia impostabile in un area dallo sviluppo totalmente spontaneo. La fornitura di elettricità rappresenta però un requisito fondamentale per garantire servizi sanitari e medici minimi. Abbiamo quindi impostato un sistema energetico completamente autonomo basato interamente su un combustibile vegetale ricavato dalla lavorazioni della Jatropha. La Jatropha è una pianta, originaria del sudest asiatico ma coltivabile in tutta la fascia tropicale del globo, che sta trovando negli ultimi anni una grande diffusione per la coltivazione a scopi energetici. Il frutto della pianta lavorato produce infatti un olio vegetale con un potere calorifico altissimo che tramite un ulteriore lavorazione può essere trasformato in biodisel. La fornitura di energia tramite questa pianta consente anche lo sviluppo di un circolo virtuoso in quanto la ogni fase della lavorazione viene eseguita dalla popolazione garantendo lavoro ed una maggiore attenzione ai problemi connessi al consumo energetico.
Energetic solutions Energy supply is another huge problem in the development of the city; it is unthinkable to set a power grid in an area of spontaneous development. The supply of electricity, however, represents a fundamental requirement to ensure minimum health and sanitations services. Therefore we set up a completely autonomous energy system based entirely on a fuel derived from processing the Jatropha plant. Jatropha is a plant native of Southeast Asia but cultivated throughout the whole tropical regions of the globe, which has found in recent years widespread use for energetic purposes. The fruit produces a vegetable oil processed with a high calorific value, which can be converted into biodiesel through further processing. The supply of energy through this plant also allows the development of a virtuous circle where each stage of processing is performed by the local inhabitants providing jobs, and greater attention to issues related to energy consumption.
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