QUESTO NON È UN PIANETA
DA SALVARE NUMERO 6 • GIUGNO 2019 COPERTINA DI: GIULIA CAPPONI
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GRETA E IL DESTINO DEL MONDO
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MEMORIE DAL FUTURO
di Silvio Spaccesi
DALL’ALTO
di Roberto Pellico
di Barbara Martello
10 ODIO I DOORS di Taffy Valvasori
25 BESTIARIO D’AMORE
18
23
di ODETTE COPAT
COUP DE ROULEAU di Leda Gheriglio
20 MAPPA PER I RICORDI di AlessandraCapio
LA MIA PRIMA PIOGGIA DI PRIMAVERA di Max Deliso
26 LE POESIE DI SVACCO
l’editoriale
IL GRANDE ELETTRONE di ROBERTO ALBini
a mia generazione sta invecchiando, ed è piena di rincoglioniti. Questa è la verità. Pure io naturalmente sto inevitabilmente decadendo, ma forse non sono ancora del tutto rimbambito perché me le ricordo ancora tutte le campagne ecologiste degli anni 80-90. Mi ricordo Sting che faceva i concerti per ricordare al mondo il dramma dell’Amazzonia, di cui adesso nessuno parla e per questo deduco si sia tutto risolto per il meglio. Mi ricordo il passaggio dalla lacca spray a quella vaporizzata, mi ricordo i Verdi al governo. Voi invece avete riscoperto il problema dell’ecologia grazie a una ragazzina svedese e un po’ vi invidio, perché in fondo deve essere come ridiventare adolescenti e tornare a cotonarsi i capelli. Quando ho inziato a scrivere questo editoriale, mi sono posto il problema di come avrei potuto farvi capire quanto siete cretini senza che qualcuno mi accusasse di prendermela con una ragazzina (di cui a me francamente non importa nulla), per sviare le proprie personali responsabilità. Alla fine, proprio attingendo da quel passato di cui tutti sembrate esservi scordati, ho deciso di prendere in prestito le parole di un maestro, uno che le ha cantate a tutti e a tutto, un gigante della stand up comedy americana, che purtroppo è morto e per questo neutrale rispetto alle diatribe moderne: George Carlin. Signore e signori, prendete appunti.
L
Anche voi ne avete di gente così intorno a voi? Il Paese ne è pieno! Persone che girano intorno tutto il giorno, ogni minuto del giorno preoccupati per ogni cosa. Preoccupati per l'aria, preoccupati per l'acqua, preoccupati per il suolo, preoccupati per insetticidi, pesticidi, additivi alimentari, agenti cancerogeni, preoccupati per il gas radon, preoccupati per l'amianto. Preoccupati
di salvare le specie in pericolo. Ora vi parlo delle specie in via di estinzione, d’accordo? Salvare le specie in pericolo è solo un altro tentativo arrogante da parte dell'uomo di controllare la natura. È arrogante. È proprio quello che ci ha messo nei guai in primo luogo. Non c’è proprio nessuno che lo capisce? Interferiamo con la Natura. Oltre il 90 per cento di tutte le specie che abbiano mai vissuto su questo pianeta se ne sono andate. Si sono estinti. Non li abbiamo ucciso tutti noi. Sono solo sparite. Questo è ciò che la natura fa. In questi giorni scompaiono al ritmo di 25 specie al giorno, e voglio dire a prescindere dal nostro comportamento. Indipendentemente da come agiamo su questo pianeta, 25 specie che esistono qui oggi, se ne saranno andate domani. Lasciateli andare. Lasciate stare la natura. Non abbiamo già fatto abbastanza? Siamo così pieni di noi stessi. Adesso chiunque sta andando a salvare qualcosa: «Salvate gli alberi, salvate le api, salvate le balene, salvate quelle lumache…». E la più grande arroganza di tutte è: «Salvate il pianeta!». Cosa? Questo gente del cazzo mi sta prendendo in giro? Salvare il pianeta? Ma se non sappiamo ancora prenderci cura di noi stessi! Non abbiamo nemmeno imparato a prenderci cura l’uno dell’altro, e vorremmo andare a salvare il cazzo di pianeta? Mi sto stancando di tutta questa merda. E sono stanco di quella cazzo di «Giornata del pianeta», sono stanco di questi ambientalisti ipocriti, questi bianchi, liberali borghesi che pensano che l'unica cosa sbagliata in questo paese sia che non ci sono abbastanza piste ciclabili. Persone che cercano di rendere il mondo più sicuro per le loro Volvo. D’altra parte, agli ambientalisti non frega un cazzo del pianeta. Essi non si preoccupano del pianeta. Non lo fanno nella sua essenza fondamentale. Sapete in che cosa sono interessati? Un posto pulito dove vivere. Il loro habitat. Sono preoccupati che un giorno, in futuro, potrebbero subire personalmente degli inconvenienti. L’interesse personale ottuso e non illuminato non mi piace. D’altra parte il pianeta non ha nulla che non va. Il pianeta è a posto. È la gente che è fottuta. C’è differenza. Il pianeta è a posto, rispetto alle persone il pianeta sta andando benissimo. È qui da quattro miliardi e mezzo di
anni, ci avete mai pensato? Il pianeta è stato qui per quattro miliardi e mezzo di anni, noi invece da quanto ci siamo: centomila? Forse duecentomila? E siamo solo stati impegnati nell'industria pesante per poco più di duecento anni. Duecento anni contro quattro miliardi e mezzo. E noi abbiamo la presunzione di pensare che in qualche modo noi siamo una minaccia? O che in qualche modo faremo mettere a repentaglio questa bella pallina verde-azzurro che è solo fluttuante intorno al Sole? Il pianeta ha passato molto di peggio. Ha passato tutti i generi di cose peggiori di noi. È sopravvissuto ai terremoti, ai vulcani, alla deriva dei continenti, alle eruzioni solari, alle macchie solari, alle tempeste magnetiche, all'inversione dei poli magnetici, a centinaia di migliaia di anni di bombardamento di comete, asteroidi e meteoriti, agli allagamenti globali, ai maremoti, agli incendi in tutto il mondo, all’erosione, ai raggi cosmici, ai ricorrenti periodi di glaciazione. E noi pensiamo che alcuni sacchetti di plastica e alcune lattine di alluminio riusciranno a fare la differenza? Il pianeta non sta andando da nessuna parte. Noi lo stiamo facendo. Stiamo andando via. Preparate la vostra roba gente. Stiamo andando via. E non lasceremo nemmeno granchè di tracce, grazie a Dio, forse giusto un po’ di polistirolo. Il pianeta sarà qui, e noi saremo ormai andati da tempo. Solo un’altra mutazione non riuscita. Solo un altro errore biologico senza sbocchi. Un cul-de-sac evolutivo. Il pianeta ci scrollerà via come un brutto caso di pulci. Una fastidio di superficie. Lo volete sapere come sta andando il pianeta? Chiedetelo a quelle persone di Pompei, che la cenere vulcanica ha congelate nella posizione. Chiedetelo a loro come sta andando il pianeta. Volete sapere se il pianeta sta bene? Chiedete a quelle persone a Città del Messico o dell’Armenia o cento altri luoghi sepolti sotto migliaia di tonnellate di macerie dal terremoto. Chiedetegli se si sentono di essere una minaccia per il pianeta, questa settimana. Oppure, cosa ne pensate di quelle persone di Kilauea, alle Hawaii, che hanno costruito le loro case vicino a un vulcano attivo, e poi si domandano perché hanno la lava in salotto. Il pianeta sarà qui per molto, molto, molto tempo dopo che noi ce ne saremo andati, e saprà guarire se stesso, purificherà se stesso, perche questo è ciò che normalmente fa. Si tratta di un sistema di autocorrezione. L'aria e l'acqua si riprenderanno, la terra sarà rinnovata e, se è vero che la plastica non è biodegradabile, beh, il pianeta saprà semplicemente integrare la plastica in un nuovo paradigma: la terra più la plastica. La Terra non condivide i nostri pregiudizi verso la plastica. La plastica è venuto fuori dalla Terra. La terra probabilmente vede nella plastica solo un’altro dei suoi figli. Potrebbe proprio essere l'unica ragione per la quale la Terra ci ha
consentito di essere generati da essa in primo luogo. Lei voleva la plastica per se stessa. Non sapeva come farla. Le servivamo noi. Potrebbe essere la risposta alla nostra domanda filosofica secolare: «Perché siamo qui?» . Plastica stronzi! Quindi, la plastica ora c’è, il nostro lavoro è finito, ora possiamo essere eliminati! E penso che ciò sia già cominciato, non lo pensate anche voi? Per essere onesto, penso che il pianeta ci veda effettivamente come una lieve minaccia. Qualcosa di cui occuparsi. E sono certo che il pianeta si difenderà, nella maniera di un grande organismo, come potrebbe fare un alveare o una colonia di formiche, e saprà padroneggiare una difesa. Sono sicuro che il pianeta escogiterà qualcosa. Cosa fareste voi se foste il pianeta, cercando di difendervi da questa specie fastidiosa e molesta? Vediamo: virus! I virus potrebbero andare bene. Essi sembrano vulnerabili ai virus. E, uh, i virus sono complicati, sempre mutevoli, e capaci di formare nuovi ceppi ogni volta che un vaccino è stato sviluppato. Forse, questo primo virus potrebbe essere un tipo che compromette il sistema immunitario di queste creature. Forse un virus di immunodeficienza umana, rendendoli vulnerabili ad ogni sorta di altre malattie e infezioni che potrebbero venire avanti. E forse potrebbe essere diffuso sessualmente, così da renderli un pò riluttanti ad impegnarsi in atti di riproduzione. Beh, questa è una nota poetica, ma è un inizio. E posso sognare, non è vero? Non posso preoccuparmi delle piccole cose: le api, gli alberi, le balene, lumache. Penso che siamo parte di una saggezza più grande di quanto noi potremo mai capire. Un ordine superiore. Chiamatelo come volete. Sapete come lo chiamo io? Il Grande Elettrone. Il Grande Elettrone. Whoooa. Whoooa. Whoooa... Egli non punisce, non ricompensa, e non dà nemmeno giudizi. Esiste solamente, proprio come noi. Per un pochino.
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R E D A Z I O N E
ROBERTO ALBINI SILVIA DE MIGLIO BARBARA GIULIANI TAFFY VALVASORI
losvaccodisvacco LE PIÙ BELLE FRASI DI FACUNDO CABRAL
L’OROSCOPO DELL’ESTATE DI SVACCO ARIETE
BILANCIA
A giugno non c’è guadagno, perciò contegno che adesso ti insegno come si fa a passare giugno senza mugugno. Ripetetelo come un mantra. Magari funziona.
Giove vi manda a dire da Urano che se non gli restituite quel prestitino fareste bene a trovarvi un buon gommista.
TORO
SCORPIONE
Durante questa estate, a causa di Vega in transito sul vostro pianeta, avrete voglia di riconquistare la libertà persa a causa delle vostre scelte. Provate a convincere il secondino.
Come ogni estate, per gli amici dello Scorpione, è prevista una sana e intensa attività sessuale, con una o più partner a seconda di quanto siete disposti a spendere.
GEMELLI
SAGITTARIO
Durante la bella stagione una parte di voi vi spingerà a vivere la vita in maniera completa, un’altra al contrario vi suggerisce prudenza e attaccamento alle tradizioni. Le stelle consigliano: uno bravo.
Agosto, aiutato da Giove in terza casa intestata a Marte, vedrà la vostra vita espandersi verso nuove direzioni. A nulla serviranno le diete: pure quest’anno niente mare.
CANCRO
CAPRICORNO
Grazie al fatto che a Venere è passato il ciclo, a giugno è probabile che a luglio nella vostra vita arrivi inaspettato l’amore con la A maiuscola. Ma è solo per chiedervi come state.
Gli amici di questo segno che coltivano una relazione da molto tempo si convinceranno questa estate a piantare le zucchine, e i single saranno invidiosi del vostro raccolto.
LEONE
ACQUARIO
Giove in contrapposizione a Ugo porterà un portachiavi nuovo. E non vi lamentate che con questa crisi è già tanto che non vi chiede in prestito dieci euro.
Dovrete essere disposti a rimettervi in discussione se vorrete raggiungere le vostre mete. Vabbè, questo si dice sempre ma tanto non serve a niente. Mettetevi l’anima in pace.
VERGINE
PESCI
I nati sotto questo segno sono persone attente ai dettagli. Cercano sempre il pelo nell’uovo e non mancano di far notare a chi gli sta vicino i loro sbagli e i loro difetti. A Vergine, ma lo sai che c’è?
Prenderete decisioni importanti nei primi quindici giorni di luglio, poi cambierete idea, per ripensarci tre giorni dopo. Il giorno 20 del mese già vi sarete pentiti e il 18 ritornerete sui vostri passi. Il 25 non sarete più d’accordo con voi stessi sull’opportunità di decidere qualcosa.
non è un pianeta da salvare
LIBRI VINTAGE PER L'INFANZIA
di SiLViO SPACCESi
el 2020 la sottile breccia aperta da Greta Thunberg si allarga fino a diventare un varco attraverso cui la coscienza delle giovani generazioni inizia a scorrere inarrestabile come un fiume in piena intenzionato a ripulire le ferite inflitte dall'uomo al pianeta. In pochi anni la consapevolezza ambientalista conquista i luooghi del potere e in tutti i paesi del mondo si insediano governi filo-naturisti che in un inarrestabile parossismo normativo cominciano ad emanare leggi sempre
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GRATIS
più severe e radicali in difesa di Madre Natura. Nel 2050 iniziano e vedersi i primi effetti delle leggi contro l'inquinamento: i trasporti tornano ad essere effettuati a dorso di mulo; il riscaldamento delle abitazioni è possibile solo bruciando scarti vegetali derivati dall'agricoltura biologica; gli animali d'allevamento vagano liberi allo stato brado, devastando i boschi che ancora resistono alle coltivazioni "biologiche" che oramai - per poter sfamare l'umanità privata di proteine animali - occupano un terzo della terraferma... Nel 2080, scomparse le polveri sottili e le emissioni di gas tossici la temperatura del pianeta sia abbassa; e si abbassa al punto che le calotte polari raggiungono oramai i tropici. Le popolazioni, decimate dalla malnutrizione e dal freddo si accalcano nelle poche aree ancora abitabili contendendo il suolo agli animali inselvatichiti. Mucche, maiali, pecore e galline moltiplicatisi a dismisura distruggono quel che resta delle coltivazioni; le loro deiezioni raggiungono i mari riversandovi tonnellate di sostanze azotate, nutrendo alghe e mucillagini che si trasformano in enormi isole flottanti che sottraggono ossigeno e luce ai pesci. 2100: i mari sono oramai sterili, le terre che non sono ricoperte dai ghiacci sono oramai brulle e coperte da ossa di animali, l'atmosfera - quasi priva di ossigeno per mancanza di vegetazione - non protegge più gli ultimi sopravvissuti dalle radiazioni solari. Gli ultimi sopravvissuti, oramai sterili, muoiono senza prole: l'umanità si estingue.
HAi SCRiTTO Un LiBRO? HAi inCiSO Un CD? HAi SCOLPiTO UnA STATUA? HAi inVEnTATO UnA MEDiCinA?
TI CONVIENE DIRCELO PERCHÉ TE LO PUBBLICIZZIAMO GRATIS
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Elisa Zanotto lapupadisvacco
foto di Andrea Serafini
Elisa Zanotto, attrice valdostana ma residente a Roma, ha all’attivo esperienze nel e in diversi cortometraggi e film. Elisa è anche una conduttrice radio per Radio Kaos Italy e una fotomodella. Su Instagram la trovate come elisa.zanotto. https://www.patreon.com/lightleaks http://www.ipcinternationalsrl.com/profili/attori/elisa-zanotto/
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musica
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DOORS di TAffy VALVASORi
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è una sorta di aura sacra attorno a molti nomi della musica, una specie di confine invalicabile. Non si può parlar male di Tizio o di Caio, pena la gogna. Ecco io non sono certo sia giusto delimitare una zona di intoccabili, certo ci sono elementi misurabili, la tecnica ad esempio è misurabile, la capacità di scrivere dei testi pure, ma è sufficiente che un brano sia eseguito da musicisti tecnicamente bravissimi o il testo sia scritto da qualcuno che sa scrivere per far sì che questo pezzo sia indiscutibile? Io mi sento di dire di no. Un musicista tecnicamente bravissimo può concen-
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trarsi ad esempio troppo nell’esibizione della propria abilità, lo stesso vale per i testi. Spessissimo armonia e tecnica fanno a cazzotti, così come il lirismo spinto stride con l’immediatezza del brano. Tutto questo preambolo, per dire che alla fine è lecito ascoltare ciò che ci piace, ciò che ci emoziona con buona pace di chi vi dirà che non capite una fava. Per cui io salvo i Beatles e i Rolling Stones, Giovanni Sebastiano Bach e Wolfgang Amadeus Mozart, gli Offlaga Disco Pax e gli Area, gli Echo and The Bunnymen e i Sound, Brian Eno e David Bowie, i T-Rex e Steve Harley, i Molotov e i CCCP, i Talking Heads e gli XTC, i primi Litfiba e i Diaframma, il primo Finardi e Lucio Dalla, Blondie e Iggy Pop, i Pistols e i PIL, gli Skiantos e gli Stranglers, i Fleshtones e i Fuzztones, i Rage Against the Machine e i Joy Division e fin qui sarebbe facile, però altrettanto serenamente non sopporto Bob Dylan e De Andrè, i Doors e i Nirvana, Neil Young e tutto il Country, i Pearl Jam e i Queens of the Stone Age, i Guns ‘n’ Roses e i Pink Floyd, il blues e il free jazz e molti, moltissimi altri gruppi o generi. E succede spessissimo di sentirsi dire che “non è possibile”, beh è possibilissimo, come è possibilissimo che molti di quelli che adoro facciano cacare a qualcun altro, ovviamente potrei spiegare molto facilmente perché non sopporto questo o quello, l’ho fatto più volte, incalzato dagli esperti di turno, ma non serve a nulla perché anche al netto dell’epoca in cui uno vive, della musica che passa di più o di meno, un brano vi piacerà o non vi piacerà e non ci sarà nessuno che vi farà cambiare posizione, è così e basta. Personalmente ad esempio quando ascolto musica, pur dando importanza al testo, la musica viene sempre prima, perché puoi essere il miglior scrittore al mondo, ma se fai musica di merda, sarà sempre musica di merda. Quindi liberatevi dalla paura di esprimere i vostri gusti, oggi ad esempio c’è secondo me pessima musica aggiro, tanta robaccia, eppure qualcuno la ascolta, c’è un fattore però che almeno in parte fa da metro, ed è il tempo, le cose di valore mediamente rimangono, quelle che non valgono scompaiono, al netto di questo, il resto è il vostro gusto.
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fotografando
DALL’ALTO foto e testo di BARBARA MARTELLO
roni, telecamere di sorveglianza, immagini satellitari… Il mondo attuale è sorvegliato, ripreso, fotografato continuamente. La fotografia aerea oggi è alla portata di quasi tutti, basta comprare un drone da poche centinaia di euro per poter riprendere immagini dall’alto di tutti i tipi, come se non bastassero quelle scattate dagli smartphone: una rappresentazione della realtà che si sta sostituendo alla realtà stessa. La rappresentazione della realtà è sempre stata una innata passione: dall’arte rupestre scoperta nelle caverne e nei millenni a seguire, la tendenza dell’uomo è sempre stata quella di mostrare il mondo che lo circonda o di rappresentare graficamente altri mondi immaginati. La fotografia ha sicuramente aperto nuove strade per rappresentare l’ambiente che ci circonda.
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La fotografia aerea per tutti sembra l’ultima arrivata, una cosa recentissima ma è veramente così? I primi tentativi di fotografare dall’alto risalgono all’inventiva di Nadar, che dal suo enorme aerostato, chiamato appunto Le Geant, sorvolava i cieli francesi regalando alla storia suggestive immagini dall’alto già dalla metà dell’800. In seguito qualcuno provo ad assicurare le macchine fotografiche agli aquiloni, con risultati tutto sommato accettabili. Mezzo secolo dopo, la fantasia umana ha partorito un’idea bizzarra, ma geniale! Il bisnonno dei moderni droni era un piccione viaggiatore! Julius Neubronner, un farmacista tedesco vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, usava abitualmente i piccioni viaggiatori per consegnare le medicine ai propri clienti (Amazon scansati!) . Nel 1907, un’illumina-
zione geniale lo ha portato a costruire una micro macchina fotografica, a cui ha attaccato delle bretelle fatte apposta per i piccioni. Inoltre, aveva inventato una sorta di autoscatto, che faceva scattare l’otturatore a intervalli regolari. Neubronner brevettò la sua invenzione nel 1908 e partecipò a tre diverse esibizioni d’arte a Dresda, Francoforte e Parigi, durante le quali faceva volare i suoi piccioni. Le foto scattate venivano sviluppate e vendute durante i giorni delle manifestazioni. A Parigi, in particolare, ottenne riconoscimenti sia per la sua invenzione, che per le stesse fotografie ottenute. Il sistema fotografico di Neubronner ovviamente colpi molto i vertici militari che se ne impossessarono per i loro scopi: utilizzarono i piccioni per ricognizione sui campi di battaglia sia durante la prima guerra mondiale che la seconda. La loro capacità offensiva era invece limitata al “bombardamento biologico”. L’ultima persona di cui si abbia notizia, che ha utilizzato i piccioni è Amos Latteier, che nel 2002 ha fotografato le vie della sua città, Portland (Oregon) ma se avete dimestichezza con l’addestramento di piccioni nulla vi vieta di attaccargli una Gopro! La prossima volta che vedete un piccione attenti, potreste essere sorvegliati!
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MEMORIE DAL FUTURO
testo di ROBERTO PELLiCO foto di GUDRUn DE CHiRiCO
io nonno oggi mi ha portato fino alla grande valle. Ci siamo seduti su una roccia, e lui mi ha detto che lì prima c’era come una grande palude, ma immensa e di acqua bianca, come quella che esce dai distillatori. Lo chiamavano mare, ce n’erano molti, e dice che sotto i mari vivevano migliaia di creature mute, che sapevano respirare l’acqua. Mi ha spiegato che quando era
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ragazzo, si usava girare sui mari con dei mezzi appositi, che sembravano volare, ma invece navigavano. All’estate la gente si recava vicino le spiagge, per farsi scaldare dai raggi del sole che mi ha raccontato allora non bruciava come oggi, e che le persone potevano uscire di casa anche prima del tramonto. Mi ha raccontato com’era bello bagnarsi con l’acqua del mare, e poi asciugarsi con l’aria calda.
fotografando Dopo ci siamo sdraiati sui sassi, e abbiamo iniziato a guardare il cielo. Mio nonno da ragazzino faceva sempre un gioco, che consisteva nell’osservare le nuvole, che mi ha assicurato essere bianche quando era giovane, e che il vento le muoveva così velocemente che ogni secondo sembravano ricordare qualche altra cosa. Rideva mentre lo raccontava. Io mi sono messo a osservare il cielo: le scure e dense nubi che lo attraversano,
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compiono movimenti troppo lenti per fargli assumere qualsiasi forma. Ed è per questo che non abbiamo potuto giocare. Ma mio nonno mi ha promesso che se mangio tutti i surrogati, domani mi porta a vedere dove prima c’era una cosa che si chiamava bosco. Poi si è fatto tardi. Il sole stava quasi sorgendo, e faceva già molto caldo. Ho spento nonno, l’ho rimesso nello zaino, e sono tornato a casa.
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Coup de rouleau di LEDA GHERiGLiO
i dia del lei – usi pure me – signorina che occhi bassi – della pizza volevo la parte centrale – il bordo no – più che sognare ho una formidabile immaginazione – non entri in bagno adesso il pavimento è bagnato – che solletico mi fa l’odore del caffè bruciato – prenda quella matita e scriva la lista – apra il cuore folgorante e si volti – vedo giallo quell’armadio contiene grucce tutte diverse – il treno si usa meglio se non lo prende signorina – tolga il maglione e rimetta su la giacca tenendo su solo la camicetta – sente come questa aspirina è friabile e ticchettante – l’ancora precipita giù dalla barca verso il blu verso il fondo vorrei seguirla – mia madre diceva che mangio in fretta – mi nutro per far veloce per far altro – rimasi costernato pur non ritenendomi un conformista – immagino di vederla supina con i glutei schiusi e alla mercé di un vecchio – signorina i cinque
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bottoncini al polso si ripetono anche sull’altro polso – i solidi di minima resistenza, la trattrice, le curve caustiche sono pietanze deliziose senza parmigiano sopra – ma non avevo la minima idea che il sole brillasse e il clima fosse mite – quel cappuccino lo trascinai a letto da una suora ma stavo solo sognando con la schiuma sulle labbra ma quel latte era fin troppo denso e di un bianco fin troppo vago – signorina tolga le scarpe e posi i suoi piedi sulla patta dei miei pantaloni – lei mi desidera signorina ma a me piace tenerla sulla brace – penetrarla, lei mi offende – il mio pene dentro una conca bagnata e calda no, al solo pensiero nessuna erezione viaggia dentro – il carrello bisogna riempirlo senza fretta – magari un giorno quelle scie attraverseranno pure il mio cielo – se si aggiunge uno a uno signorina non mi dica che fa due – uno e uno restano appunto uno e uno – sia chiaro il regionale è di gran lunga la
scelta migliore tra l’altro ha un costo inferiore – io non sento che i miei piedi freddi ma di questo me ne preoccupo io ed io soltanto – la prova deve essere effettuata su un problema irrisolto – signorina sostituirei gradualmente il colore del suo rossetto fino a farlo sparire del tutto – lei è sottovalutata ma l’amore non sa farlo ne sono certo – signorina lei vuole avventarsi sul mio corpo per dimostrarmi chissà cosa o chissà chi – cosa vuole che accadrebbe se non un gran trambusto imbarazzante – non accadrà altro che languore nelle sue zone genitali e indifferenza divertita nelle mie – su signorina so che le piace sentirsi così umiliata – perché la vanità cambia forma e si adatta a ciò che di più aberrante io possa concepire per lei – sarei il primo ad usare questa formula con lei signorina – lei non resterà offesa dal mio rifiutare i suoi carnali servigi – lei servirà esclusivamente questa sua insulsa brama che tracima – l’aiuterò ma non potrò esserne coinvolto come lei pretenderebbe – signorina mi dia del lei – signorina lei è una sezione conica mi riservo di dire – ogni linea che interseca l’occhio è come un punto – l’orizzonte è parte dello spazio che abitiamo insieme nell’ora – la dimensione delle cose non è direttamente quantificabile – signorina lei è una cosa in mezzo a delle cose – signorina lei attraversa piani e ne è attraversata – io sono un cono e lei curva piana – i punti
ottenibili considerando anche un piano saranno quel che resta del condivisibile – ma non mi lasci intravedere chi sei – Girard Desargues mi ha perciò parlato di lei, signorina, in modo molto elegante – ma io non ho capito un granché di questo “colpo di mattarello” – so solo che lei signorina quel colpo me l’ha dato – è possibile che lei m’abbia ingannato ed io ci sia cascato – è duro e l’ho sentito così forte che forse sto ancora sognando – mi dia del lei signorina – intorno ai problemi i dilettanti non possono affaticarsi e perciò io non lo farò con lei signorina – riconosco la priorità della scoperta ad una parte di me, quella che ha sentito il colpo di mattarello – le altre parti si limiteranno a ciò che è sempre stato il mio uno – uno e uno con lei signorina non potrà mai fare due – quelle onde altissime mi suggerivano che azzardare una passeggiata in surf sarebbe stato gesto esasperato – eppure quelle onde avevano la stessa importanza delle dune che le contenevano immote e lontane – signorina quest’estate andremo laggiù e faremo surf – insieme, uno e uno senza mai far due – lei sulla sua tavola e sulle sue forti gambe – io sulla mia concentrato a non esser inghiottito dall’onda – concentrato sullo spazio e sull’orizzonte che ne fa parte – e non sentire la sua possenza signorina, i suoi muscoli tesi e lisci, il suo cazzo bagnato dall’acqua marina sebbene invisibile tra le pieghe del suo particolarissimo costume – così indimenticabile nel mio scegliere persino le zuppe di legumi sullo scaffale – signorina, le sue ciglia Girard Desargues me le ha sussurrate ed io non le ho mai guardate.
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MAPPA PER I RICORDI di ALESSAnDRA CAPiO
sensi sono cinque servi. Dagli da apparecchiare la stanza delle memorie e sarai un uomo felice.Mi accorsi presto di essere condannato all’infelicità. Al tatto appartenne il punto di partenza: una pancia calda. L’articolazione della parola BUONO è stata il primo suono, seguita dal sonaglio di una sveglia, dall’uggiolare di Puck e dal gran mistero di una foresta guardata a occhi chiusi. Il filo dell’olfatto fu sempre robusto: ricordo bene il talco sul petto della nonna, una stanza d’affetto senza condizioni, e l’odore scostumato eppure gentile del risotto alla milanese ogni giovedì sul pianerottolo di casa. Il gusto del sangue scorticato dalle ferite sapeva di libertà estorta a forza di gioco. La memoria paga un affitto salato al suo corpo, gli deve una quota di gioie e una di tristezze in proporzioni variabili in base alla fortuna. La mia però risultò cieca di vista: per quanto io ci vedessi nulla rimaneva impresso nella stanza delle immagini. Le conse-
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guenze sono state devastanti: non ho ricordo di un volto o di un luogo della mia infanzia. L’idea di uomo, albero, acqua legata agli altri quattro sensi a lungo andare logora proprio perché si possiede un senso che ci manca. Mi dico spesso che poteva andare peggio. La ce-
cità tuttavia non sarebbe stata una pena maggiore: almeno non avrei sofferto dell’astinenza delle immagini, qualcosa che si conosce e di cui non si può godere. Pensare alle carezze di una donna senza riconoscerne il viso è da ritenersi l’esercizio di un dio sadico; per questo ritenni l’amore un’improbabilità. Un giorno mi venne in mente di fare una foto; eravamo in un’aula dopo la lezione di storia moderna. Probabilmente la vedevo a lezione tutti i giorni ma non la ricordavo. Se fosse un gioco, se la fotocamera scelse da sé o se qualcosa dentro mi spinse a scegliere la ragazza con l’incisivo scheggiato, perché sapeva di talco, non saprei dirlo. La sera a cena guardai la foto.
- È buono il risotto? - fece mio padre. Finalmente mi innamorai. Virginia ha la risata granulosa, la pancia ovattata di caldo quando rimaniamo stesi sul divano di camera sua e la lingua al succo di cannella e melograno; bacia forte. Il talco, di una marca diversa da quella usata da mia nonna, lo passava fra le mani, si vergognava del loro sudore indiscreto; ora non se ne vergogna più. Le ho fatto una foto ogni giorno, da quattro anni. Le sere le ho passate a rivedere la foto della mattina o quella di un anno fa, sapendo che l’indomani la prima cosa da fare sarà guardare le foto un’altra volta ancora. Ogni cosa nuova che ho scoperto di lei l’ho segnata nella mia mappa per i ricordi per non rischiare di smarrirmi. Oggi il mio cellulare ha perso tutti i dati. Le foto non ci sono più. C’è qui il tecnico del negozio che mi dice che per il backup ci vorrà qualche giorno. Ma la mappa per la memoria di Virginia non sa ancora come riportarmi da lei. Ho perso il suo volto.
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LA MIA PRIMA PIOGGIA DI PRIMAVERA di MAX DELiSO
iove. Quando mi bagno capisco di essere vivo, la freschezza del cielo sulla mia faccia stimola ricordi ormai sopiti , copre le lacrime e le fa scendere lentamente , fino a sfiorare le labbra, dove si posano, e , piano, vengono risucchiate dentro la mia bocca, e ancora in gola, e giù ben dentro la pancia, per diventare brivido notturno, e piscio mattutino. I capelli rivoluzionari si arricciano e spalancano la fronte al mondo che non mi guarda, perchè non c'è nessuno che passi nel medesimo istante in cui smetto di camminare, e alzo il naso a fiutare l'aria umida come i cani, e sbatto gli occhi come a dire tre punti, tre linee, tre punti, e allargo le braccia e apro le mani, e per questo gesto sorrido, stupito dalla serenità di un attimo rubata alla sera, che poi diventa noia, e respiro. Piove, e quando succede , talvolta, senti il rumore affievolirsi e il ristagno di un pensiero putrido sgretolarsi, aspiri il profumo della terra in mezzo all'asfalto mentre si dirada
P
l'odore della merda che circonda il tuo essere umido, e i tuoi polmoni cancerosi si riempiono di meraviglia e stemperano il catrame delle ultime centomila sigarette tirate con i nervi stinti dall'ansia di esistere ancora,e piove, dicevo, e piove ovunque, sulle teste di pedoni ciechi e sordi, su quelle di stanziali anime sconsolate che attendono ingobbite l'autobus numero quattro, e piove ancora, sulla solitudine di chi danza pazzamente dentro una pozzanghera nuova di zecca , su chi smuove una bestemmia mentre corre verso il parcheggio e scivola lungo il marciapiede, e piove sul vestito di Dio, sulla sua cravatta rossa e sui suoi pantaloni di fustagno, ma è solo un secondo che sono qui, e serro i pugni, e abbasso lo sguardo, proprio mentre si schianta al suolo l'ultima goccia della mia prima pioggia di primavera, e la guardo mentre muore espandendosi, a dieci centimetri dal mio piede destro.
NUMERO
6
PAGINA
23
lestoriedisvacco
Bestiario d’amore di ODETTE COPAT
opo il primo di convivenza con la mia pastorina australiana (Luna), io (L’altra) ho pensato di stilare una lista di amorosa utilità. Le dieci cose che le persone che si amano dovrebbero imparare dalla mia cagnetta:
D
1) La silenziosa finta indifferenza con cui entra in camera, ti sfila le mutande dal cassetto aperto e porta via il bottino senza far rumore. 2) Accettare il cibo con gioia e riconoscenza, meglio se leccando la mano del soggetto amato. 3) Al primo accenno di carezza stendersi a terra a pancia in su, la resa è il miglior preliminare. 4) Gattonano i cani, figurarsi se non possono farlo gli umani di tutte le età. 5) Guinzagli, collari, e simili son roba s(dog)anata. 6) Sotterrare gli amori ridotti all’osso, perché alcune volte andare avanti è la miglior soluzione. 7) Sputare l’osso quando qualcosa non va, ma senza smettere di giocare. Al rientro a casa correre incontro al soggetto
amato, saltargli addosso e fargli sempre le feste come se ritornasse da una battaglia (alcune volte è così). 9) Non mordere per ferire, anche se potresti farlo. 10) Mordere per lenire, ogni volta che puoi farlo. Termino di stilare la mia lista e la leggo a Luna che sta oziando acciambellata vicino alla porta d’ingresso. - Che te ne pare? - Bau. Prendo la tastiera in mano e aggiungo un altro punto: 11) Non è sempre necessario parlare la stessa lingua, l’essenziale in amore più che invisibile agli occhi è indicibile alle bocche.
NUMERO
6
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lepoesiedasvacco SENZA TITOLO
DA ULTIMO
Costantemente protesi in avanti, dimentichi dell'oggi noi. È già pomeriggio e ho perso un saluto, un caffè con un amico, un verso della poesia accanto al cuscino Ho perso le tue parole fugaci mentre indossavo la giacca Ho perso il sole che non si vede, ma c'è Ho perso l'inchiostro sulle labbra Invio. O rinvio?
IHo camminato lungo l'argine/ Di questo fiume/ Che è essenza/ È un essere parte/ Attraversato da occhi imploranti/ Occhi laghi/ Occhi sorgenti/ Occhi di vita mai arresa/ Ho sfiorato le labbra di tutti/ Ho acceso di blu ogni canto silente/ Compreso dalla terra/ Dalla terra compreso/ Ascoltato il silenzio Attraverso ogni mano/ Ed è stata notte stellata/ È stata insolita primavera/ Ho camminato lungo l'argine di un fiume/ Insieme/ Che insieme chiamiamo vita.
DAniLA RUSSO
STEfAnO SCARAPAzzi
NUMERO
6
PAGINA
26
DINANZI AL MARE
IL MATTO CON GLI STIVALI
Ascolta anima mia, questo è il tempo del racconto. Stanno raccolti i miei pensieri in una in una rosa di corallo levigata dai cent’anni come un ricciolo accostata all’orecchio d’una bimba. Senti, senti il mare come arringa? S’accavalla sulla roccia, batte forte e prepotente con un balzo da gigante s’ inserisce nella grotta resa scura dalla notte, poi rimbomba e a pugni stretti si ritira. Nella spuma si nasconde. Mare brigante t’interpello, sulla riva è giunta vuota la conchiglia, hai rubato tu la perla? Mi spiego meglio, la metafora è di troppo, porco mare o mare porco, sono diretta, a motivo dell’immenso credi d’essere padrone del mio tempo e fingendo d’essere sordo mi respingi? Mare azzurro, azzurro mare, che malgrado senza strade sempre torni alla tua casa porgi orecchio ai desideri, sono frammento d’una stella. Vorrei un castello in cima al colle con radici di conchiglie dove sorridono le perle, luminose sulla pelle ed a stormi i pettirossi prendono cibo dalle mani e i bambini fanno girotondo al suon di favole d’argento ed un sole tutto d’oro che mi scaldi. Vorrei un po’ della strana forza di quei santi che hanno patito e le lacrime ristoro mentre corro contro il vento e poi niente, ridere di niente solo perché io possa guardarti ed amarmi per me sola perché merito d’amarmi e poi niente, dico niente perché il tutto ho nelle mani. Senti mare, porco mare come pullula la vita, in questa porca vita, vita porca, che a volta mi fa rabbia le maree sono alte e basse tu conosci mare immenso, immenso mare dimmi mare voglio sapere, dimmi mare come fare.
Fosse solo per quelli ed il fango ormeggiante sfacciato sulle piastrelle le mani sozze che lasciano impronte unte e bisunte sulle cose, sui mobili o per i vapori putridi d'ascella fetente la tosse grassa che sfoga scaracchi e i rutti acidi di mal digestione... Ma è ben altra cosa da dover sopportare il priapismo perenne che offende il tradizionale comune buon gusto l'azzardo molesto e l'ovvio imbarazzo del suo accostarsi alle spalle furtivo in tripli salti mortali dell'eloquenza srotolatasi da una lingua a sei punte in versi osceni come petardi deflagrati in bassi solai senza sole di case ammobiliate malamente dove lo stivale sporco o pulito non ha alcun senso o importanza per inquilini che appendono mogli molli in vestaglia di rosea flanella nella corrente di un w.c. che ribolle delle visioni di un folle a piedi nudi solo e perduto in strade come roveti dove si sta come d'estate le uova strapazzate!
ROBERTO MARzAnO
CATERinA fRAnCHETTA
NUMERO
6
PAGINA
27