Informazioni per i clienti di Swiss Life // Autunno 2011

Page 1

SWISSLIFE Autunno 2011 // Amici

www.swisslife.ch/rivista

SWISSLIFE // Autunno 2011 // Amici

Rivista 11.11

2° anno // Numero 3 // CHF 6.50

Mittente: Nome Cognome Via/N. NPA/Località E-mail Telefono

Condizioni di partecipazione: Possono partecipare al concorso tutte le persone domiciliate in Svizzera a partire da 18 anni, salvo le collaboratrici e i collaboratori del gruppo Swiss Life nonché il personale delle agenzie eventualmente coinvolte nella realizzazione e i relativi famigliari. I vincitori saranno informati personalmente. I premi non possono essere conferiti in contanti. Non viene tenuta alcuna corrispondenza sul concorso. È escluso il ricorso alle vie legali. I dati possono essere utilizzati per scopi di marketing.

Swiss Life SA Marketing Svizzera General-Guisan-Quai 40 Casella postale 8022 Zurigo


La piattaforma di Facebook consente di «raccogliere» amici e restare in contatto con loro. A metà 2011, in Svizzera sono circa 2,6 milioni gli iscritti a Facebook, in tutto il mondo se ne contano oltre 700 milioni. Sono raggiungibile dalle ore

Argomento:

Desidero una consulenza personale. P.f. contattatemi.

alle ore

Risparmiare con il pilastro 3b (cfr. UPDATE pag. 6) Swiss Life Premium Junior Plan (cfr. UPDATE pag. 6) Swiss Life Champion Timeplan (cfr. UPDATE pag. 7) Guida «Previdenza e agevolazioni fiscali» Altro:

Desidero ricevere maggiori informazioni. Inviatemi la documentazione sui seguenti argomenti:

Sistema home theatre Sony Blu-ray BDV-L800 del valore di 899 franchi (cfr. pag. 54) Domanda del concorso: quale film termina con la frase «Louis, penso che questo sia l’inizio di una bella amicizia»? A: Casablanca B: La valle dell’Eden C: Caccia al ladro Due biglietti per il concerto «Jazz Classics» al KKL di Lucerna, cena inclusa. (Cfr. UPDATE pag. 10). (Termine di partecipazione: 31 dicembre 2011)

Voglia di vincere!

SWISSLIFE // Autunno 2011 // Amici


Editoriale // 3

Buongiorno «You’ve Got a Friend» cantava Carole King nei primi anni Settanta, commuovendo un’intera generazione con il suo successo mondiale. Accanto ai nostri familiari più stretti, i buoni amici ci sono sempre per noi: sono promotori disinteressati e al tempo stesso critici bendisposti. Per questo teniamo così tanto ai veri amici e per questo dedichiamo loro l’intera rivista. Gli amici sono sinonimo di affidabilità, significano vicinanza e sono importanti consiglieri, nei momenti belli e in quelli difficili, nelle fasi frenetiche e in quelle tranquille della vita. Anche perché sappiamo che i veri amici non possono sempre dare, ma devono anche poter ricevere. A proposito di ricevere: SWISSLIFE, la rivista che state sfogliando, è stata insignita con la medaglia d’argento del «Best of Corporate Publishing Award», il più grande concorso europeo per le pubblicazioni aziendali. Insieme a tutto il team di produzione spero dunque che questa rivista diventi anche per voi una guida preziosa e costante, quasi come un piccolo amico.

SWISSLIFE Autunno 2011

Ivo Furrer, CEO Svizzera, afferma: «Gli amici sono sinonimo di affidabilità, promotori disinteressati e critici bendisposti. Senza di loro la vita sarebbe grigia. Questa rivista è dedicata a loro.»


06

Swiss Photo Selection:

Avanti!

L’animale è nella stanza tranquillo e ubbidiente, è in visita come un buon amico. E sconcerta tutti gli osservatori: nella premiata serie fotografica di Jon Naiman, i piani dei territori domestici si sovrappongono in maniera grottesca. 16 Due facce della medaglia: A micizia virtuale – Amicizia reale

20

Fulcro:

In due sulla cima

Oswald Oelz e Marcel Rüedi non hanno saputo resistere al fascino e all’attrattiva dell’Himalaya: l’autore Erwin Koch racconta di due amici che hanno oltrepassato i limiti.

28 Mix di numeri: 31 Buona caccia:

A casa a Walterswil SO Il fotografo Jon Naiman ritrae, a ruoli invertiti, gli animali da fattoria e i loro proprietari. L’uomo non va dall’animale, mentre l’animale visita l’uomo nel proprio ambiente.

I nostri amici in Europa Il futuro comincia qui.

Responsabile del progetto: Swiss Life Public Relations, Martin Läderach Commissione redazionale: Ivo Furrer, René Aebischer, Thomas Bahc, Thomas Langenegger, Christian Pfister, Hans-Jakob Stahel, Paul Weibel Direttore della redazione UPDATE: Dajan Roman Indirizzo della redazione: Rivista SWISSLIFE, Public Relations, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, magazin@swisslife.ch Coordinamento del progetto: Mediaform, Christoph Grenacher, Ittenthal Ideazione e progettazione: Festland Werbeagentur, San Gallo/Zurigo Traduzione: Language Services, Swiss Life Stampa e spedizione: Heer Druck AG, Sulgen Pubblicazione: 3 volte l’anno (primavera, estate, autunno) Tiratura: 100 000 esemplari Inserzioni: Mediaform, Baumgärtli, 5083 Ittenthal, mediaform@mediaform.ch Cambiamenti d’indirizzo/Ordinazioni: Rivista SWISSLIFE, General-Guisan-Quai 40, 8022 Zurigo, www.swisslife.ch/abbonarsirivista Avviso legale: le informazioni relative a servizi e prodotti contenute nella presente pubblicazione non costitui­scono un’offerta in termini giuridici. Non viene tenuta alcuna corrispondenza in merito a concorsi. È escluso il ricorso alle vie legali. Stampato su carta FSC.

L’inferno in paradiso Il Makalu nell’Himalaya (8 463 m), la quinta vetta del mondo, era l’obiettivo di Marcel Rüedi e Oswald Oelz. I due amici sono partiti insieme, ma solo uno è tornato.


Sommario // 5

42

A Swiss Life:

Rea Eggli

Il suo lavoro è quello di mettere in piedi progetti di qualsiasi tipo. Per farlo è necessaria un’ampia rete relazionale, ancora meglio una vasta cerchia di amici. Rea Eggli ce l’ha e la nutre con impronte temporali e spirituali.

51 I piaceri della cucina: I 53 Reeto von Gunten: Progetto cerchia di amici Sebbene siano sulla bocca di tutti, espressioni come «networking» o «socializing» sono vuote per Rea Eggli. Per gli affari preferisce l’autenticità: gli amici.

54 Allegato:

Previdenza privata, ma sicura Con i tre pilastri la Svizzera vanta un sistema previdenziale di primo livello. Sebbene il primo e secondo pilastro rappresentino una grande tutela per la terza età, la maggior parte delle persone ha una previdenza privata. Leggete perché.

SWISSLIFE Autunno 2011

Ricordi in diapositiva

Concorso:

56 Fuoriprogramma:

gamberi e il frutto della passione

In palio un home theatre 3D

Sina sulla sua canzone «Parfum»

UPDATE

Scoprite come ottimizzare le imposte entro la fine dell’anno, i motivi per cui il pilastro 3a non è quello 3b e come Swiss Life ha semplificato meravigliosamente, con il nuovo orizzonte LPP, qualcosa che finora era molto complicato.


Avanti!

Nella serie «Familiar Territory» il fotografo Jon Naiman ritrae animali da fattoria svizzeri e i proprietari a ruoli invertiti: l’uomo non va dall’animale, mentre l’animale visita l’uomo, come un buon amico. L’animale è nella stanza tranquillo e ubbidiente – il surreale diventa realtà, l’insolito diventa normale.

›››

In «Swiss Photo Selection» SWISSLIFE presenta le opere di fotografi svizzeri, premiati dalla giuria internazionale del «Swiss Photo Award – ewz.selection». www.ewzselection.ch


Swiss Photo Selection // 7

A casa a Zeneggen VS SWISSLIFE Autunno 2011


Un caffè ad Adelboden BE


Swiss Photo Selection // 9

Serata TV a Bellach SO

SWISSLIFE Autunno 2011


Casa dolce casa a Frauenkappelen BE


Swiss Photo Selection // 11

SWISSLIFE Autunno 2011


Forte duo a Binningen BL


Swiss Photo Selection // 13

Schiamazzi da cucina a Berna

SWISSLIFE Autunno 2011


Navigando sul sofĂ a Berna


Swiss Photo Selection // 15

Jon Naiman: «Per me la fotografia non è mai il contributo di una sola persona.» Il fotografo Jon Naiman, nato nel 1965 a Phila­ delphia, si è formato alla School of Design di Rhode Island. Oggi lavora come fotografo freelance a Bienne dove, oltre alla fotografia su commis­ sione, si dedica con passione a progetti artistici. Naiman è stato insignito di vari premi e le sue opere godono di grande fama in occasione di esposizioni internazionali. Ciò che affascina Jon Naiman della fotografia è la possibilità di iniziare una storia, un movimento narratorio che non svela esattamente quale sia la sua origine o il suo obiettivo. Secondo Naiman, alla base della buona fotografia c’è sempre un’idea che, nel corso del lavoro, può svilupparsi in una direzione del tutto nuova. Dando libero sfogo al processo ci si apre al nuovo senza cadere nella mera produzione. «Amo fotografare le persone», svela Naiman. «Per me è come una danza: si pensa e ci si muove, cercando di accattivarsi le simpatie delle persone, di comprenderle e di fare qualcosa insieme. Per me la fotografia non è mai il contributo di una sola persona.»

SWISSLIFE Autunno 2011

Nella serie dei giocatori di «Hornussen», tipico gioco svizzero, Naiman immortala i soggetti nel bel mezzo del movimento, così da sembrare delle sculture. I gioca­tori concentrati guardano lontano o dentro di loro: la rudezza e la forza si uniscono con una sorprendente paca­­tezza. Le immagini sono state scattate nell’autunno 2010 a Bangerten bei Worb BE, Recherswil SO e Grenchen SO. www.jonnaiman.com


16 // Due facce della medaglia

Testo: Florian Caürez, foto: Kilian Kessler

Amici in rete o rete di amici? Andrea Wagnières-Angst (33 anni), casalinga, Bouveret (VS), 176 amici su Facebook

Yann Wagnières (38), broker, Bouveret (VS), 21 amici nella vita reale

«Quando nove anni fa mi sono trasferita al paese natale di mio marito, in attesa del primo figlio e senza sapere una parola di francese, ho lasciato nella pianura zurighese molti amici e tutta la mia famiglia. Con l’avvento di Facebook,

«Lavoro nel settore assicurativo e intermediario, dove il contatto personale con i clienti è fon­damentale. Devo vedere, ascoltare, in qualche modo percepire il mio interlocutore. E lo stesso vale anche per i miei amici: per me incontrare le

ecco presentarsi una buona opportunità: potevo aggiornare costantemente gli amici e la famiglia sulla vita di tutti i giorni e anche loro potevano comu­ nicare facilmente con me. Grazie a Facebook ho rial­lacciato i rapporti con molte persone che avevo incontrato chissà quando, chissà dove e chissà come nella mia vita. Nel Vallese mi sono ben integrata e il francese non è più una lingua straniera. Ma come giovane madre di tre bimbi, non c’era modo di in­contrare gli amici, fare quattro chiacchiere, scambiare idee, sfogare la frustrazione, gioire insieme! Per questo il contatto virtuale, possibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, è importante per me, anche se Facebook non potrà mai sostituire il contatto reale. Le cose più serie e importanti vengono discusse al telefono per ore e ore. E all’occorrenza mi metto al volante e guido per tre ore: c’est la vie!»

persone a me care e vicine vale mille volte di più di uno scambio piuttosto anonimo scritto via Internet. Forse noi gente del Basso Vallese ragioniamo per natura in maniera diversa rispetto agli svizzeri tedeschi… Anch’io ogni tanto vado su Facebook, ma solo perché mia moglie Andrea lo utilizza in maniera intensa. Ma io non pubblicherei mai niente di per­so­nale – non appartiene a una sfera pubblica di questo tipo. Per questo ho la mia famiglia, i miei amici più cari: con loro voglio parlare, stare bene, festeg­giare. E poi abbiamo i nostri tre bambini: per loro voglio essere un modello. Voglio mostrare loro quanto sia importante curare personalmente i contatti sociali, per cui non serve alcun computer. In un mondo connesso in maniera sempre più globale, voglio trasmettere i miei valori: casa non è quel luogo dove si incontrano gli amici di Facebook, ma quello in cui si vive la propria vita.»



Qualità svizzera. Sempre con voi. Sentirsi come a casa propria anche in viaggio. Da sempre contraddistinguono gli svizzeri: il servizio personalizzato, le innovative proposte culinarie e l’attenzione al dettaglio. 4 collegamenti giornalieri da Lugano a Zurigo, verso 72 destinazioni nel mondo. Per informazioni e prenotazioni contattate la vostra agenzia di viaggio o visitate swiss.com

SWISS Business con letto completamente orizzontale. SWISS.COM



Immagine: Š ExposedPlanet.com, fotografo: Harry Kikstra


Fulcro // 21

Testo: Erwin Koch

In due sulla cima Il dottore e il macellaio, due scalatori e buoni amici, avevano un obiettivo: il Makalu. La quinta cima più alta del mondo era rimasta in sospeso, proprio quando si assisteva a una vera e propria corsa all’Himalaya. Uno è rientrato, l’altro è rimasto lì, nel ghiaccio.

›››


L

a scena era la solita, quando si incontravano, il dottore e il ma­cellaio, Oswald Oelz e Marcel Rüedi, a spasso nel bel mezzo della vita, a 8 000 metri sopra il livello del mare, lì dove ogni passo fa male e l’aria per respirare arriva a stento; una pacca sulla spalla e una grossa risata, due amici di vecchia data, scalatori. Era domenica, il 7 settembre 1986, aeroporto di Zurigo. Oelz e Rüedi, 43 e 48 anni, accompagnati dalle mogli, dopo aver fatto il check-in, sedevano allo Sky Bar bevendo un caffè, tra schiamazzi e risate: non pensavano al pensabile. Papà, piangeva la figlia più piccola di Rüedi qualche ora prima, papà, questa volta non torni. Ma eccoli finalmente in aereo verso Karachi, Pakistan, per poi volare a Kathmandu, Nepal, due sognatori sulla via verso il cielo in terra, le vette dell’Himalaya. Un anno prima erano stati in Tibet, con i salumi di Rüedi nello zaino finiti in fretta, e quando avevano dovuto abbattere una pecora, non era stato il macellaio a brandire il coltello «non posso farlo!», ma il dottore. E infine eccoli salire su un Ottomila, la seconda volta per Oelz, l’ottava per Rüedi, il Shisha Pangma, 8 027 metri sopra la quoti­ dianità: festeggiavano, con le barbe ghiacciate, benedetti da una bottiglia di Malvoisie vallese. Festeggiavano spesso, Oelz e Rüedi, Oswald e Marcel, in montagna come in pianura. Ora però l’obiettivo era il Makalu, 8 463 metri, la quinta vetta più alta del mondo. Oelz, vicedirettore della clinica presso l’ospedale universitario di Zurigo,

si sarebbe accontentato. Ma il suo amico Rüedi, titolare di una macelleria a Winterthur, Wartstrasse 19, maestro in tema di salsicce ben aromatizzate vo­ leva, una volta raggiunto l’Himalaya, conquistare anche l’Everest e il Lhotse; negli anni Ottanta si era assistito a una vera e propria corsa, che nessuno ha mai raccontato, ma che è stata pubblicizzata dalla stampa scandalistica e condotta con passione da Reinhold Messner, Italia, e Jerzy Kukuczka, Polonia, per essere il primo uomo a raggiungere la vetta di tutti i quattordici Ottomila. «Marcel si è fatto contagiare da questa febbre» afferma Oswald Oelz nella cucina della sua vecchia casa nell’Oberland zurighese, a Bachtel: è l’estate del 2011, un quarto di secolo

ta nella longanimità e nell’indulgenza.» Ha molti amici? «Così tanti che, se prendo sul serio le amicizie che ho, non posso permettermene di nuove.» Ossia? «L’amicizia ha bisogno di tempo, proposito e impegno.» Il tempo era poco, Oelz aveva solo tre settimane di ferie, Rüedi si era assentato dalla macelleria. Hanno preso un elicottero per volare nei pressi del Makalu, che volevano espugnare, atterrando a 2 800 metri in un campo di mais; hanno cercato due sherpa e attraversato paludi, boschi, ruscelli; pioveva il 13 settembre: solo sei giorni dopo la partenza avevano raggiunto il campo base, 5 400 metri, popolato da una dozzina di polacchi, a venti metri la tenda

Oelz e Rüedi hanno resistito solo due giorni nel campo base. Si erano messi in testa che non potevano soffrire di mal d’altitudine. dopo che si è verificato il pensabile. Signor Oelz, cos’è l’amicizia? Si preme le rughe sul volto, riflette e rimane in silenzio, guarda fuori le sue pecore che pascolano e brucano nel prato, infine afferma con tono duro: «L’amicizia è forse la conditio humana sine qua non.» Cosa significa? «Senza amici non è possibile resistere sulla terra.» Riflette. «In confronto, l’amicizia è meno calcolatrice, si eserci-

di Messner e compagni, ci si conosceva, era un amico e un rivale. Signor Oelz, è mai stato geloso di Marcel, che aveva già otto Ottomila alle spalle e lei solo due? Oelz ride. «Marcel era più forte, molto più forte, un uomo con un’energia straordinaria. Sarebbe stato stupido non capirlo.» Cosa lo contraddistingueva? «La sua risata era forte e sincera. Non si poteva che volergli bene», afferma Oswald Oelz, 68 anni, il braccio si-


Fulcro // 23

nistro appoggiato su una macchina che si muove ronzando, su, giù, avanti e indietro, un apparecchio terapeutico per far guarire in fretta la spalla appena operata, l’artrosi e altro. Sogna Marcel? No, afferma Oelz scuotendo il volto barbuto, prima a volte sognava di precipitare in montagna, oggi invece, maturo e tranquillo, non accade più. Oelz e Rüedi hanno resistito al cam­ po base solo due giorni, poi accompagnati dal polacco Krzysztof Wielicki, il primo a scalare l’Everest in inverno, hanno raggiunto quota 6 000 metri, dove hanno dormito, scherzato, riso e dove si sono convinti che non avrebbero preso il mal di montagna se solo avessero conquistato in fretta la vetta. «Eravamo troppo temerari.» Di cosa parlano due amici in una piccola tenda a 6 000 metri, circondati da vento e ghiaccio? Oelz ride di nuovo e guarda le sue bestie. «Di tutto quello di cui parlano gli amici, delle sciocchezze, di Dio e delle donne.» In montagna, dove il pericolo non ha fine, l’uomo è diverso che in pianura? «Come diverso»? Più affidabile? Più sincero? «L’uomo è uguale ovunque. Innanzitutto pensa al proprio sostentamento. Un principio evoluzionistico!» Già, afferma Oelz seduto al vecchio tavolo di cucina su cui poggiano due libri, Love Songs from a Shallow Grave e uno sulle più belle escursioni in cresta della Svizzera; già, la reciproca dipendenza in montagna, scatenata dal rischio che correvano, univa indissolubilmente, ma anche l’intensità dell’e-

SWISSLIFE Autunno 2011

Il fascino del pericolo In una recente intervista Oswald Oelz (68) ha dichia­ rato di sentirsi come l’apprendista stregone di Goethe. La sua ambizione l’ha portato molto più lontano di quanto avesse mai pensato. Probabilmente è vero: il medico, che da ultimo era primario all’ospedale Triemli di Zurigo ed era considerato uno dei migliori specialisti per il mal d’altitudine, è stato sulle sette cime più alte dei sette continenti. «Voglio scalare finché muoio», afferma e si attiene all’insegnamento di Nietzsche: «Il segreto dell’esistenza feconda si chiama: vivere pericolosamente. Perciò: costruite le vostre case sul Vesuvio!»

Ancora oggi Oelz conserva quattro dita congelate in un recipiente pieno di grappa e afferma: «Quando si è vicini alla morte, si vive una vita più cosciente». L’alpinismo gli ha portato via 30 amici e il tempo logora. A 70 anni, come ha detto al «Tages-Anzeiger», l’alpinismo estremo è pericoloso. «Una piccola montagna diventa l’Everest», sostiene Oelz, che ora fa il contadino per hobby e alleva pecore ai piedi del Bachtel, la montagna di Zurigo, alta 1 115 metri.

Ogni anno che passa, le montagne diventano più alte, le pareti più ripide, le prese si allentano. Ma lamentarsi non serve a niente, sostiene Oelz: «Non ho bisogno di andare in montagna per sapere che sono una piccola creatura».


Immagine: Fotografo sconosciuto

Oswald Oelz (a sinistra) e Marcel Rüedi: blateravano, ridevano, erano spavaldi. Finché uno è venuto a mancare.


Fulcro // 25

SWISSLIFE Autunno 2011


sperienza comune, il sorgere del sole, il mare di nebbia, l’immensità, la pace, il semplice essere sul tetto del mondo, dove non si può salire oltre, solo un obiettivo davanti agli occhi: la cima. «Difficilmente spiegabile», brontola Oelz, «forse può essere solo vissuto.» Poi sono saliti per altri mille metri in direzione del cielo, il 17 settembre 1986; il polacco, giunto per primo ai 7000, aveva creato una piattaforma nel ghiaccio, per la tenda. Hanno mangiato carne di maiale in lattina, zuppa, be-

Oelz, medico e ricercatore dell’edema d’alta quota e del mal di montagna, aveva alcune compresse di Nifedipin nello zaino, un rimedio per abbassare la pressione sanguigna e trattare l’Angina pectoris, efficace nei ratti, ma non testato sull’uomo; ne aveva ingoiati quaranta milligrammi e sapeva: se non funziona, morirai presto. Venti minuti più tardi andava meglio, aveva smesso di ansimare, si è vestito, allacciato le scarpe e lo zaino, pronto per scendere a valle.

«Per noi è sempre stato chiaro che il forte non si sarebbe messo accanto al debole, attendendo con lui la morte». vuto tè, scattato fotografie sorridendo all’obiettivo, guardando l’Everest e il Lhotse: nel cuore della vita. Ad un certo punto si erano infilati nei sacchi a pelo; Oelz si era svegliato nel cuore della notte, tossiva, i polmoni fischiavano, Oelz boccheggiava, si era messo a sedere, tossiva schiuma bianca e sapeva: un edema polmonare d’alta quota, la conseguenza della salita veloce, chi ne era affetto doveva correre a valle, se ci riusciva ancora. Cosa ha detto il suo amico Marcel quando l’ha vista rantolare? «Non poteva aiutarmi.» «Lassù nessuno può aiutarti», afferma Oswald Oelz, pantaloni da ginnastica neri, camicia rossa, il braccio sinistro sull’apparecchio terapeutico.

Oswald Oelz è sceso da solo, passo dopo passo, ha incontrato Messner con una schiera di sherpa in direzione della vetta, Messner ha pensato che Oelz fosse fuori di testa a salire così in fretta; qualche ora più tardi Oelz era al campo base, stremato, malato, salvo; Marcel e Krzysztof, il polacco, erano arrivati solo verso sera e si vantavano di essere saliti fino al passo Makalu La, a 600 metri dalla vetta; nessun problema, nessun problema. Senza di me, disse Oelz. Nessun problema! affermò Rüedi. Marcel, non ti sei acclimatato, è pericoloso. Vado piano. Quando non ce la faccio più, torno indietro, nessun problema. Si è mai rimproverato qualcosa quando il

suo amico non è tornato indietro? «No», afferma Oelz con voce chiara, «Marcel era consapevole della sua scelta. Era la sua volontà.» «The sky is the limit.» Oelz e Rüedi si sono abbracciati, il medico e il macellaio, il debole e il forte, ridevano, era il 21 settembre 1986, di nuovo una domenica, Oelz, ancora con la tosse, scendeva, Marcel saliva. Forse, afferma ora Oelz, improvvisamente rabbuiato, nella sua vita doveva raggiungere due risultati, solo due: come medico, di alleviare o prolungare la vita di alcune persone e con tutti quelli con cui è stato in montagna, di bere ancora volentieri una birra. È fedele? «Forse sono solo bisognoso di armonia.» Marcel era il suo migliore amico? «Ho solo migliori amici» afferma Oswald Oelz ridendo in silenzio. L’amicizia è più stabile dell’amore? Sporge il labbro inferiore, scuote la testa, riflette fino a quando la risposta non gli esce pronta: «Da un punto di vista fenomenologico, l’amicizia e l’amore, sebbene entrambi determinati da cause ormonali, sono cose diverse che si fondono. Io, inguaribile eterosessuale, non riesco a immaginarmi l’amore senza una componente erotica.» Per questo, prosegue Oelz, probabilmente l’amicizia, priva dell’ostacolo erotico, è più resistente dell’amore. Tre giorni più tardi aveva raggiunto un aeroporto, comprato un biglietto per Biratnagar, preso l’autobus per Kathmandu; era arrivato in città di mattina presto, il 27 settembre 1986, Oelz si era seduto in un caffè, sul tavolo


Fulcro // 27

c’era un giornale, THE RISING NEPAL, Oelz lo prende: Messner climbs Makalu while one dies. Il 25 settembre Marcel Rüedi aveva raggiunto la cima del Makalu, ma in fase di discesa era morto, Messner aveva trovato Rüedi senza vita vicino alla sua tenda, seduto sul ghiaccio e sulla neve. «Non so se ho pensato a qualcosa», afferma Oelz un quarto di secolo dopo. «Sbigottito, ero solo sbigottito.» Ha pianto? «No.» «Non lo si può spiegare, solo vivere.» «Questa impotenza che avvolgeva tutto.» Oswald Oelz si è fatto portare all’hotel dove, due settimane prima, era stato con Rüedi e ha provato a dor­ mire, poi ha telefonato a sua moglie che si è diretta subito a Winterthur, Wartstrasse 19, Metzgerei Rüedi, chie­ dendo alla moglie del defunto, allegra in negozio, di seguirla nel retrobottega. Una domanda cattiva, Signor Oelz: lei o Marcel riuscivate a immaginarvi di sacrifi­ carvi l’uno per l’altro qualora solo uno dei due avesse avuto la possibilità di sopravvive­ re in montagna? Oelz osserva il pascolo, guarda l’orologio dal ticchettio leggero, osserva la parete, i leoni e gli dei dell’Himalaya, in ottone, e scuote piano la testa. «A 8 000 metri non c’è libertà di scelta.» Per Marcel e Oelz è sempre stato chiaro e ovvio che il forte, ancora capace di scendere, non si sarebbe messo accanto al debole o al ferito, attendendo con lui la morte. La morte condivisa è una morte doppia, insensata, assurda, una sciocchezza. «Avevamo sempre detto questo, Marcel e io.»

SWISSLIFE Autunno 2011

Marcel Rüedi, uno dei migliori scala­ tori del mondo, persona affascinante, maestro del salame stagionato, marito, padre, amico, si trova in un crepaccio del Makalu, a 8 000 metri dalla routine quotidiana. Oswald Oelz non è mai più tornato sulla tomba dell’amico.

In viaggio tra cielo e terra Il libro della giornalista di «NZZ am Sonntag» Charlotte Jaquemart sul mastro macellaio Marcel Rüedi è un esempio eccellente di letteratura di montagna: «Zehn Achttausender dank Gerda» è la storia delle sue avventure, collocate nel contesto delle sue condizioni di vita in veste di imprenditore e dilettante della montagna. Oswald Oelz ha pubbli­cato questo anno il suo quinto libro: in «Orte, die ich lebte, bevor ich starb» Oelz illustra l’alpinismo come forma di vita complementare rispetto al mondo moderno. Charlotte Jaquemart: «Zehn Achttausender dank Gerda» 192 pagine; CHF 45.00 Rosch Verlag, Pfäffikon ISBN 3-908022-50-9

Lo scrittore e giornalista Erwin Koch lavora, tra gli altri, per lo «Spiegel», «Geo», «Die Zeit» e «Das Magazin». Nel 1996 ha vinto il noto premio Egon Erwin Kisch; nel 2008 è stato pubblicato il suo romanzo «Nur Gutes» (Nagel & Kimche, Zurigo).

Oswald Oelz: «Orte, die ich lebte, bevor ich starb» 240 pagine; CHF 58.00 AS-Verlag, Zurigo ISBN 978-3-909111-82-4


Malta, il nostro miglior amico

Islanda › 19

Monaco › 16

Slovenia, Russia, Portogallo, Polonia, Ungheria, Croazia › 14

Gran Bretagna › 12

Svezia, Norvegia, Danimarca › 11

Francia, Albania › 10

Serbia, Israele, Andorra › 9

Grecia, Bosnia-Erzegovina › 8

Austria › 7

Paesi Bassi, Spagna › 6

Ucraina, Romania, Irlanda › 5

Slovacchia, Macedonia › 4

Armenia, Bulgaria › 3

Georgia › 2

Ogni anno in occasione del Concorso Eurovisione della Canzone scopriamo quali Paesi europei hanno maggiore simpatia per la Svizzera. Il vincitore di quest’anno ha raccolto 221 punti, mentre la Svizzera ne ha totalizzati negli ultimi dieci anni complessivamente 479 – SWISSLIFE racconta da chi sono stati assegnati.


SWISSLIFE Autunno 2011

Belgio › 0

Italia › 0

Moldavia › 0

San Marino › 0

Fonte: Concorso Eurovisione

Azerbaigian › 0 Finlandia › 31

Estonia, Lettonia › 26

Lituania › 22

Repubblica di Cipro › 21

Bielorussia, Germania › 20

Malta › 36

Mix di numeri // 29

Turchia › 0


«SWISSLIFE è disponibile come app per iPad nell’App Store, come e-magazine su www.swisslife.ch/magazine o sulla pagina Facebook di Swiss Life www.facebook.com/swisslife»


Buona caccia // 31

Foto: Daniel Ammann

Il futuro comincia qui. Sono i guardiani della natura e secondo loro fanno la cosa più naturale del mondo: hanno una grande cura del nostro habitat, danno la caccia alla selvaggina e l’abbattono – non prima però di aver affrontato e superato una dura prova. SWISSLIFE ritrae nove novelli cacciatori del Canton San Gallo.

›››

SWISSLIFE Autunno 2011


leander baumann, schwarzenbach «Sono cacciatore perché ho una grande passione per la natura.»


peter weigelt, San gallo «Io caccio, perché nella natura trovo l’equilibrio con la mia vita professionale.»

SWISSLIFE Autunno 2011


marc schnetzer, bichwil «La caccia mi affascina perché il mio amore e la mia passione appartengono alla natura.»


Fredi kohler, Pfäfers «Sono cacciatore perché andavo a caccia già da bambino con mio padre – è una questione di eredità.»

SWISSLIFE Autunno 2011


Gallus grünENfelder, Wangs «Io caccio perché così posso approfondire il mio sapere e imparo sempre cose nuove.»


Ruedi Brändle, Wildhaus «Mi piace la caccia perché gli animali e la natura mi affascinano sin dall’infanzia.»

SWISSLIFE Autunno 2011


Johann steiner, Mols ÂŤVado a caccia per poter essere piĂš spesso a contatto con la natura.Âť


ABEL-Jan TASman, San Gallo «Io caccio perché così posso immergermi nella pace verde e nella tensione strisciante.»

SWISSLIFE Autunno 2011


Oliver bernd GraeFen, San Gallo ÂŤVado a caccia per amore della natura e per la migliore carne biologica.Âť


Mai ti lascerò un assegno per te al mio avvocato; addio. Sono tante le svolte della vita. La nostra previdenza si adegua. Swiss Life offre soluzioni tagliate su misura per ogni fase della vita. Che siate in procinto di creare una famiglia, fondare un’impresa o pianificare la previdenza: con noi siete in buone mani. www.swisslife.ch



A Swiss Life // 43

Testo: Erich M. Noetel, foto: Tom Haller

Al passo coi tempi e lo spirito

Il lavoro di Rea Eggli è quello di mettere in piedi progetti di qualsiasi tipo. Per farlo è necessaria un’ampia rete relazionale, o ancora meglio un’enorme cerchia di amici.

›››

SWISSLIFE Autunno 2011


S

ono molte le persone che rivestono un ruolo importante nel panorama culturale e degli eventi. Persone che conoscono tutti e che ognuno conosce. Ma sono in pochi a essere come Rea Eggli. Non solo sembra conoscere tutti, ma tutti sembrano conoscerla particolarmente bene, non solo dal punto di vista lavorativo, ma in qualche modo… personale. Se viene fatto casualmente il suo nome, non ci si stupisce più di tutti i rapporti che si schiudono, bensì del fatto che ovunque si celi una piccola storia comune. Qual­ cosa di privato. Con Rea Eggli si finisce sempre in qualche modo nel privato, anche quando il rapporto è puramente professionale. Forse è proprio il talento particolare della signora Eggli a essere il segreto del suo successo, o perlomeno di una parte: i suoi rapporti sono amicizie. «Naturalmente è una componente importante del mio lavoro quella di conoscere molte persone, di poterle raggiungere per vie traverse», afferma Rea Eggli tirandosi l’orecchio, un orecchio incantevole, un orecchio perfetto. È sabato, ha ancora un appuntamento in città, deve correre in fretta in ufficio, poi prendere il treno regionale e andare a casa, nell’agglomerato urbano. Da poco abita lì con marito e figlio, la cosa la diverte ancora, l’appartamento era così carino che a quel punto la posizione non era più importante. Beve un sorso della sua Coca Zero («non capisco davvero perché hanno sostituito la Coca Light con Coca Zero») e si può notare che, perfino nei suoi pensieri, si tiene alla larga da concetti come «networking» o «socializing», non solo dai ter­ mini, ma dai concetti, queste smancerie commerciali non fanno al caso suo. «Ed è anche una parte del mio lavoro che mi diverte.» Tutto ha avuto inizio con le amicizie: quando Rea era ancora impiegata presso un’impresa di telecomunicazioni, quando ha lavorato per due anni in India come braccio destro del CEO e come ragazza tuttofare e dove ha conosciuto lo scrittore Christian Kracht con il quale ha deciso di organizzare una lettura pubblica a Zurigo. «Le letture pubbliche non erano ancora entrate nella cultura popolare. All’epoca si tenevano solo nelle biblioteche, nelle librerie e alle univer­ sità. Abbiamo prenotato il teatro Winkelwiese, preparato i volantini, il tutto in maniera dilettantistica, ma ci siamo molto divertiti. E la sala era piena.» Così Rea Eggli si è messa in proprio con swissandfamous. Il nome era nato in India, durante una cena giapponese in compagnia di amici e tanto

sake. La seconda lettura pubblica si è tenuta in estate, alla piscina pubblica di Enge, a Zurigo. Tra i vari autori c’era anche Tom Kummer, due anni dopo la scoperta che aveva falsificato alcune interviste, persona ancora non gradita nel panorama giornalistico. «Non avevo alcun pregiudizio. Mi interessava semplicemente sapere che tipo di persona era»,

«Abbiamo prenotato il teatro Winkelwiese, preparato i volantini, il tutto in maniera dilettantistica, ma ci siamo molto divertiti. E la sala era piena.» afferma Rea Eggli ridendo sommessamente: «Tra il pubblico c’era l’intero panorama mediatico.» Poi è seguita una lettura di Wladimir Kaminers «Russendisko» nella Sala Blu; mentre lo racconta si nota quanto si diverta solo a ripensarci, perché per lei questo periodo è stato «il migliore della sua vita», perché i giochi erano ancora aperti e lei stessa era semplice e ingenua e «mi ci sono semplicemente buttata a capofitto.» E in fretta è arrivata la prima lettura pubblica internazionale con Nick Hornby, cosa che ha poi delineato l’orientamento di Rea Eggli: la letteratura cool. La cosa più al passo coi tempi che le lettere possano offrire. «Spesso do ascolto al mio istinto», aggiunge – evidentemente esso si muove al passo con i tempi. Questo aspetto si riflette anche nel suo abbigliamento. È una persona che indossa sempre qualcosa di interessante. Lì proprio dove si guarda con più attenzione, dove all’inizio non si è sicuri che quel capo doni, ma poi si decide: nel suo caso sì. È una di quelle persone che indossava i foulard di seta lavorati all’uncinetto di Ikou Tschüss prima che questi comparissero sulle riviste di moda. Forse questo si chiama «trendsetting» ma, proprio come il networking e il socia­ lizing, non è il mondo di Rea Eggli. Oggi indossa un top a


Rilassata, ispirata e sempre in qualche modo personale: Rea Eggli nel suo ufficio alla Ankerstrasse a Zurigo.

Da Piccard a Kübler: i progetti degli audiolibri «erlebt&erinnert» le stanno particolarmente a cuore. SWISSLIFE Autunno 2011


Per principio non ha con sé la sua agenda: Rea Eggli nella libreria «Westflügel».


A Swiss Life // 47

righe in maglia in stile anni Ottanta, con una minigonna nera e un décolleté retrò dal tacco medio. È una vera e propria arte a sé quella di sfoggiare uno stile vintage urbano senza sembrare antiquati. Così Rea Eggli è diventata «specialista in comunicazione e responsabile di progetto», come riporta il suo sito, organizzando letture pubbliche per gli amici. Di sola cultura non si vive e questo è stato subito chiaro; quindi si è trattato di trovare un equilibrio tra gli incarichi dal mondo finanziario e i propri progetti, sebbene Rea cerchi di difendersi dal motto «denaro e cuore non vanno bene insieme», visto che «in fondo anche a me sta a cuore guadagnare soldi»; ride e detto nel suo dialetto bernese suona come la cosa più affascinante del mondo. «E poi mi diverte calarmi in altri mondi.» Il suo ventaglio di clienti è nazionale e internazionale: da Credit

«In coppia siamo più forti che da soli.» Questa è una frase che molte persone non potrebbero dire senza sembrare esageratamente leziose. Suisse a Google Londra, Rea Eggli ha fatto scuola in tema di comunicazione. E oltre a questo troviamo i progetti propri. Ad esempio «Märli für Erwachsene», una serie di manifestazioni con autori svizzeri, che quest’estate ha festeggiato il suo decennale. O «Westflügel», un piccolo negozio di libri e mobili ricco di stile, oppure la Fondazione Eiger per la promozione di talenti letterari. O ancora, la casa editrice Hörbuch. Al momento ha particolarmente a cuore l’edizione «erlebt&erinnert»: personalità svizzere come Trudy Gerster o Carla Del Ponte raccontano su CD le proprie storie di vita. L’idea degli audiolibri è nata anch’essa con Christian Kracht e in Asia, in vacanza a Bangkok, quando hanno deciso spon-

SWISSLIFE Autunno 2011

taneamente di registrare un CD, creandolo dal nulla in uno studio «immerso chissà dove nella pampa thailandese», in un’azione improvvisata. Non bastasse, Rea Eggli ha fondato con due amici anche un asilo nido, perché ci aveva messo così tanto a trovare un posto alla nascita del figlio Lee, due anni e mezzo prima. Da allora, dalla nascita di Lee, Rea Eggli lavora all’80%, «così come succede quando si lavora in proprio...», afferma e i puntini di sospensione si sentono letteralmente. Nel giorno della settimana in cui è a spasso con Lee, è difficile raggiungerla al cellulare e per principio non ha con sé la sua agenda. Molto è cambiato e anche migliorato da quando è arrivato Lee, svela Rea Eggli: «Il mio tempo ora vale di più. Prima infilavo in qualche modo un sacco di cose, spesso senza guadagnarci nulla. Questo è lodevole e bello, ma non si può lavorare per sempre così. Oggi sono più coerente. Mi risulta anche più facile disdire un incarico, perché ora so come trascorrere ancor più piacevolmente il mio tempo.» Nel frattempo, swissandfamous è diventato «eggli, eggli». Anche il nome concorre a chiarire qual è la situazione, oramai già da un decennio: i coniugi Rea e Chris lavorano assieme. «Prima avevo sempre la sensazione di doverlo nascondere, perché mi sembrava una sorta di nepotismo», afferma Rea. «Ma oggi non lo nascondiamo e funzioniamo insieme; in qualità di creatore e artista lui ha una capacità di osservazione che ben si amalgama con la mia. In coppia siamo più forti che da soli.» Questa è una frase che molte persone non potrebbero pronunciare senza sembrare esageratamente leziose. Al contrario, sentendola pronunciare da Rea Eggli è semplicemente commovente. E al più tardi vedendo quello che passa a portare a una sua autrice per la nascita del figlio – un gilet fatto a mano – si sa che ha un’altra amicizia in rete.

Erich M. Noetel vive come autore freelance a Zurigo.


Sistema di contenitori LO One


Lavoro di precisione. Designed by Lista Office LO. In un mondo lavorativo che mira all’eccellenza, anche l’arredo d’ufficio deve stare a pennello. Il marchio svizzero «LO» vi garantisce soluzioni su misura: sistemi per arredamenti d’ufficio studiati nel dettaglio che esaltano prestazioni e benessere – condotti al successo attraverso concetti di spazio che supportano con eleganza gli obiettivi della vostra impresa. Lista Office LO nelle vostre vicinanze > www.lista-office.com/distribuzione


Un marchio Daimler

Ovunque la vita ti porti. Nuova Classe B. L’accompagnatrice perfetta per te e chi viaggia con te, grandi e piccini: la nuova Classe B. Prima autovettura nel suo segmento ad essere dotata di serie del COLLISION PREVENTION ASSIST, l’innovazione di sicurezza in grado di riconoscere i pericoli e assistere il conducente nelle frenate. Scopri la pratica e modulabile sports tourer a partire dal 19 novembre dal tuo concessionario Mercedes-Benz di fiducia o sul sito www.mercedes-benz.ch/classe-b_i

B 200 CDI BlueEFFICIENCY, 5 porte, 100 kW/136 CV, 1796 cm3, emissioni di CO2: 121 g/km, emissioni medie di CO2 di tutti i nuovi modelli proposti in Svizzera: 188 g/km, consumo di carburante nel ciclo misto: 4,6 l/100 km, categoria di efficienza energetica: A.


Gioie del palato // 51

Quando il gambero scopre la sua passione per il risotto

Illustrazione: Sylvia Geel

Le combinazioni insolite sono spesso un buon approccio per sperimentare una delizia tutta particolare. La ricetta del risotto con gamberi e frutto della passione vi sorprenderà.

Tobias Funke Il nuovo passato

Imbiondire il riso Carnaroli in olio d’oliva. Bagnare con vino bianco e coprire con il brodo. Aggiungere al riso i frutti della passione smi­nuzzati e lasciare cuocere a fuoco lento. Poco prima che il riso sia pronto, aggiungere il parmigiano e il burro, proseguire brevemente la cottura continuando a mescolare con un mestolo in legno. Infine, aggiungere la panna montata e insaporire con sale e pepe. Cuocere i gamberi in acqua bollente per 3 minuti; continuare la cottura delle chele per altri 2 minuti. Far raffreddare leggermente e infine staccarle.

Da circa sei mesi ho tra le mani il «menu più antico» della Svizzera, dopo un viaggio nel passato e una lunga ricerca durata mesi: soprattutto alla biblioteca nazionale di Berna, alla biblioteca centrale di Zurigo e all’archivio di stato di Uri. Ho trovato ricette che risalgono a 200-500 anni fa, molti dettagli cari ai nostri avi e prelibatezze da tempo dimenticate. Ora trasformo il vecchio in nuovo, cosa estremamente avvincente. A volte però mi piace utilizzare anche i prodotti esotici: questo risotto con frutti della passione e gamberi è perfetto per la stagione, proprio come le mie orecchie di maiale. Il nuovo passato e il nuovo di domani: sono proprio queste scoperte che mi stuzzicano giorno dopo giorno e che sorprendono i nostri clienti.

Ingredienti per 4 persone: 2 gamberi (500-600 g per gambero), 2 frutti della passione, 200g di riso Carnaroli, 1dl di vino bianco, 7,5dl di brodo, ½dl di olio d’oliva, 50g di parmi­giano grattugiato, 20g di burro, 1 cucchiaio di panna montata, 1 cucchiaio di olio di limone.

Tobias Funke, ristorante Funkes Obstgarten a Freienbach (SZ), è stato insignito con 16 punti Gault Millau e acclamato come rivelazione del 2011. www.funkesobstgarten.ch

Gamberi canadesi con risotto al frutto della passione

SWISSLIFE Autunno 2011



Reeto von Gunten // 53

Ci sono cose che sono molto più di ciò che sembrano. Ad esempio l’Ektagraphic AF. Il nostro columnista ci parla di oggetti che evocano ricordi lontani. L’oggetto e il suo scopo effettivo rivestono un ruolo meno importante dei proprietari e delle circostanze che li legano all’oggetto in questione. È la nostra fantasia a trasformare un insignificante oggetto in qualcosa di unico. Con le storie sui nostri oggetti trasformiamo i sassi in oro e logore cianfrusaglie in un’eredità davvero straordinaria. Per questo amo questi oggetti: perché testimoniano la nostra immagi­ nazione, una fantasia diventata realtà. Il mio secondo oggetto maggiormente pregno di storia si chiama Ektagraphic. Ektagraphic AF, per la precisione, di nome Kodak. Anno 1971, con telecomando a cavo e AF, ossia Auto Focus. Sono cresciuto con l’Ekta­graphic, ha addestrato come nessun altro oggetto la mia percezione visiva e mi ha regalato infinite storie. In più ha raccontato le storie dei miei genitori, suscitate dalle diapositive dei ricordi, scattate in un periodo in cui prima di inserire la pellicola bisognava decidere se conservare le immagini come copia su carta o diapositiva. Spesso mio padre si è pronunciato contro gli album di foto impolverati e a favore delle serate di diapositive con amici, fortunatamente. Il vecchio assonnato all’angolo di una strada in Marocco, con il suo mulo, le scarpe di gomma e gli occhiali aggiustati alla buona. Io e il mio migliore amico il nostro ultimo giorno di scuola. Un bambino sconosciuto, seduto in costume e cappello di paglia accanto al nostro cane, pressoché alti uguali, il braccio ripiegato a metà nella bocca aperta e indifferente del nostro cane. Il mio bisnonno e io. Immagini che si sono impresse nella mia memoria meglio dell’evento raffigurato. Momenti rimasti vivi

SWISSLIFE Autunno 2011

nella mia memoria grazie a una diapositiva. Sono la mia memoria, archiviata accuratamente nelle guide di plastica del proiettore. L’Ektagraphic è la mia coscienza, la mia consapevolezza del passato. Per molti dei miei oggetti c’è una storia da raccontare. Già solo la raccolta di dischi in vinile riempirebbe intere librerie a muro, ogni momento della mia vita è contraddistinto dalla musica. Ma niente ospita un’infinità di storie come il mio proiettore di diapositive. Ad eccezione del giradischi, il mio oggetto più carico di fantasia, di cui da queste colonne racconterò la storia prima o poi. Ora racconto foto-storie nelle mie serate di diapositive, nel segno della tradizione dei miei genitori. L’Ektagraphic rimane però a casa. Non emetterebbe più luce a sufficienza e si rovinerebbe, nella frenetica tournée quotidiana. Oggi le storie vengono trasmesse in maniera altrettanto eccellente con i videoproiettori e i computer. Ma nelle serate dedicate alle diapositive l’obiettivo è soprattutto quello di fare nuove amicizie.

Reeto von Gunten è speaker radiofonico (DRS3), autore e narratore, oltre a essere appassionato delle piccole meraviglie della vita. In SWISSLIFE scrive di cose insigni­ficanti con una storia particolare. Da ottobre 2011 avrà inizio il tour di serate dedicate alle diapositive di Reeto von Gunten (Infos: www.reetovongunten.com).



Concorso // 55

«Louis, credo che questo sia l‘inizio di una bella amicizia.» In palio un home theatre 3D Il grande cinema nel proprio salotto: il sistema home theatre Sony Blu­ray BDV­L800 del valore di 899 franchi riproduce film in perfetta qualità 3D Full HD e un suono pieno e potente, e si contraddistingue anche per l’elegante design. La domanda del concorso è molto semplice: quale film termina con la frase: «Louis, credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia»? A > CASABLANCA B > LA VALLE DELL’EDEN C > CACCIA AL LADRO

Partecipate al concorso in Internet (www.swisslife.ch/rivista) oppure barrate la risposta corretta sulla cartolina-risposta (aletta della copertina posteriore). Il termine di partecipazione è il 31 dicembre 2011. Il nome del vincitore sarà reso noto sul prossimo numero di SWISSLIFE. Congratulazioni a Lukas Röthlisberger, 3123 Belp, vincitore dell’ultimo concorso, una grigliata per 20 amici del valore di oltre 1 000 franchi, offerta da Bell e Feldschlösschen. La risposta corretta era: 1.

SWISSLIFE Autunno 2011


56 // Fuoriprogramma

Sina sulla sua canzone «Parfum»

La storia di un sogno rubato «Äs isch alles värcheert du bisch plötzlich ich hengis nit umgikehrt sellu sii jetzt spriäsch du Parfum übär mich» Per realizzare i miei album, i cui testi scrivo personalmente, parto sempre da alcune idee frammentarie che presento alle mie amiche Sybille Berg e Milena Moser. Da queste, loro riescono a creare una storia che poi rielaboro modificandola finché non mi calza a pennello. Scrivo le parole, compongo le rime e alla fine ottengo una canzone. «Parfum» è nata in questo modo dalla collaborazione con Milena Moser ed è una canzone che avevo in testa da molto tempo. Si tratta della storia di una persona, una di quelle che si trova in ogni classe a scuola, che afferma con la massima sicurezza: diventerò qualcuno. Crediamo a queste persone, sono i re e le regine dell’intervallo che si aggirano come prescelti, studenti e studentesse che si esercitano già a firmare autografi su qualunque pezzo di carta dicendo: Ehi, prendo la strada più lunga e vado in America, ma ritornerò in grande stile. C’era una persona di questo tipo anche nella mia classe, all’istituto commerciale di Briga. Mi colpì profondamente perché credevo che le star del futuro fossero proprio così, si comportassero così, dovessero vestirsi, truccarsi e parlare così. E quando davanti alla nostra scuola all’interno del convento notammo almeno tre ragazzi che aspettavano questa ragazza, allora tutto fu chiaro per noi: lei ha le carte in regola. Diventerà sicuramente una star.

Alcuni anni più tardi ho saputo che la sua vita aveva preso una direzione diversa. Di questo parla la canzone: questa persona, che per noi sarebbe diventata sicuramente una star, ora vende profumi. E io, Sina, sono la musicista che può vantare un pubblico. Quando si incontrano persone come questa venditrice di profumi, questi eroi ed eroine della nostra gioventù, si ha sempre l’impressione di avere la coscienza sporca, perché si pensa di aver rubato il loro sogno: il ruolo di star era programmato per loro. Mi vengono fatte incredibilmente spesso domande su questa canzone, il 90 per cento delle reazioni vengono da donne. Penso che gli uomini valutino in modo diverso queste situazioni, questo evolversi delle cose: si dicono ok, questa star dell’intervallo ora è il personaggio di spicco, forse posso approfittare della situazione e rifugiarmi nella sua ombra per vedere cosa succede. Per le donne questo avviene su un piano diverso. Quando ho incontrato questa compagna di scuola, ho avuto la sensazione di averle rubato qualcosa. Aveva fatto tutto il necessario per diventare una star, come è possibile che la situazione sia mutata così tanto che ora sono io il personaggio più in vista? In questo caso si tratta più che altro della difficoltà di capire, non di un’ostentazione di trionfo. Come donna penso piuttosto: ehi, sarei stata contenta per te. Cosa è andato storto? Si può arrivare in cima anche in due; c’è spazio anche per una accanto all’altra.

Il brano «Parfum» si può ascoltare sull’ultimo CD di Sina «Ich schwöru» o su YouTube. Quest’anno la cantante vallese è ancora in tour (per le date si veda www.sina.ch) e il prossimo anno sarà di nuovo in viaggio con la cantante jazz Erika Stucky, con un programma di filmati video e in Super 8 girati personalmente e musiche live: con canzoni e storie delle valli del Canton Vallese.


La piattaforma di Facebook consente di «raccogliere» amici e restare in contatto con loro. A metà 2011, in Svizzera sono circa 2,6 milioni gli iscritti a Facebook, in tutto il mondo se ne contano oltre 700 milioni. Sono raggiungibile dalle ore

Argomento:

Desidero una consulenza personale. P.f. contattatemi.

alle ore

Risparmiare con il pilastro 3b (cfr. UPDATE pag. 6) Swiss Life Premium Junior Plan (cfr. UPDATE pag. 6) Swiss Life Champion Timeplan (cfr. UPDATE pag. 7) Guida «Previdenza e agevolazioni fiscali» Altro:

Desidero ricevere maggiori informazioni. Inviatemi la documentazione sui seguenti argomenti:

Sistema home theatre Sony Blu-ray BDV-L800 del valore di 899 franchi (cfr. pag. 54) Domanda del concorso: quale film termina con la frase «Louis, penso che questo sia l’inizio di una bella amicizia»? A: Casablanca B: La valle dell’Eden C: Caccia al ladro Due biglietti per il concerto «Jazz Classics» al KKL di Lucerna, cena inclusa. (Cfr. UPDATE pag. 10). (Termine di partecipazione: 31 dicembre 2011)

Voglia di vincere!

SWISSLIFE // Autunno 2011 // Amici


SWISSLIFE Autunno 2011 // Amici

www.swisslife.ch/rivista

SWISSLIFE // Autunno 2011 // Amici

Rivista 11.11

2° anno // Numero 3 // CHF 6.50

Mittente: Nome Cognome Via/N. NPA/Località E-mail Telefono

Condizioni di partecipazione: Possono partecipare al concorso tutte le persone domiciliate in Svizzera a partire da 18 anni, salvo le collaboratrici e i collaboratori del gruppo Swiss Life nonché il personale delle agenzie eventualmente coinvolte nella realizzazione e i relativi famigliari. I vincitori saranno informati personalmente. I premi non possono essere conferiti in contanti. Non viene tenuta alcuna corrispondenza sul concorso. È escluso il ricorso alle vie legali. I dati possono essere utilizzati per scopi di marketing.

Swiss Life SA Marketing Svizzera General-Guisan-Quai 40 Casella postale 8022 Zurigo


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.