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TNM n°19 • OTTOBRE-novembre 2012 • periodico mensile

www.tacticalnewsmagazine.it • € 6.00 “Poste Italiane SpA, Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1 LO/MI”

MI L I T A R Y • L A W E N FOR C E ME N T • SE C URITY

law area il deep web la mecca dei traffici illegali

TACTICAL GADGET

PANAMA OUTDOOR ADVENTURES

Case Study

Rimanere lucidi in combattimento

Focus on

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EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE

La dista nza or mai in col ma bile

Da molto tempo ormai viviamo in un clima politico molto strano: in modo molto repentino l’opinione pubblica ha preso le distanze da una classe politica che sempre meno rappresenta la volontà dei cittadini e che, in alcuni casi, va contro gli interessi del bene pubblico per assecondare quello che loro chiamano “economia”. Uno Stato nazionale, con il suo esecutivo, non ambisce certo ad essere popolare e simpatico a tutti, ciò nondimeno mi rendo conto che questo governo, grazie ad alcune esternazioni dei suoi “privilegiati” ministri, ha fatto di tutto per unire il malcontento di qualsivoglia colore politico. Solitamente al di fuori di questi giochi restano alcune istituzioni le quali sono chiamate sempre e comunque a fare il loro dovere, indipendentemente dalla popolarità del governo: ad esempio le Forze dell’Ordine, I Vigli del Fuoco, e tutto l’esercito. Attenzione però… questa ERA una certezza, ora non lo è più. I soldati italiani continuano a fare il loro dovere in terra straniera, i poliziotti e i carabinieri scendono ogni santo giorno sulle strade mettendo a rischio la loro vita per difender il bene comune, i Vigili del Fuoco (sempre meno) corrono con i loro mezzi a riparare i danni fatti da altri, a spegnere incendi o a salvare anche un semplice cane rimasto intrappolato in un fosso. Non si fanno domande, non fanno polemica, chiedono solo rispetto per il loro lavoro, chiedono di essere stimati ed ascoltati qualora le cose si mettano male. Eppure questo governo rimane sordo. Più di un mese fa ricorreva il 70° anniversario della battaglia di El Alamein e a Pisa si sono svolte le manifestazioni nazionali per ricordarla: lunghe file di baschi amaranto, perfettamente inquadrati, eredi di quei pochi eroi che hanno mostrato il valore di essere soldati nello sperduto deserto africano, si sono stretti intorno alla nostra bandiera, abbracciando, inoltre, Tiziano Chierotti e tutti i ragazzi che – come i loro padri nel 1942 – hanno dato la vita per un ideale. Non sta noi giudicare se questo ideale fosse giusto o sbagliato, le manifestazioni anti-Folgore sono certo frutto di una ignoranza collettiva che sta sgretolando le fondamenta di questo povero Paese il quale ha perso l’amore verso la bandiera e il rispetto di alcuni semplici, ma fondamentali valori. Proprio questa mancanza di valori fa si che due dei nostri soldati rimangano prigionieri nelle carceri indiane. Gli stessi uomini che hanno dato il sangue per la patria, che gridano con tutta la loro voce “PRESENTE” ogni qualvolta si faccia cenno ad un collega caduto, hanno detto basta. Il ministro della difesa Di Paola è stato subbissato da un’ondata di fischi provenienti dagli spalti dello stadio pisano, ma non solo…erano fischi che arrivavano dall’aldilà, da un posto remoto dove riposano tutti i soldati che hanno donato la loro vita per una causa comune che porta il nome di PATRIA. Retorico? Si assolutamente, fiero di esserlo…la mentalità progressista di questi “giovani” dirigenti della politica ci ha portato assai lontano…ma io non ci credo più. Chiudo gli occhi e le orecchie, continuando a credere in modo ostinato e stupido a tutti i valori che cercano di portarmi via, proseguo avendo fronte a me i ragazzi del 1942, i giovani carabinieri di Nassyria, Tiziano Chierotti e tantissimi altri. Una cosa è certa: per fortuna i nostri due marò sono ancora vivi…ma se continuiamo così cadranno vittime del “fuoco amico”, FERITI NELL’ANIMO A CAUSA DELL’INETTITUDINE DEL PROPRIO PAESE… Mirko Gargiulo (Direttore editoriale)


RIALE EDITORIALE


INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE IND

2 EDITORIALE 6 NEWS

20 REPORT FROM 4TH MILITARY SNIPER WORLD CUP REPUBBLICA CECA

30 CASE STUDY ANALISI DEL CASO MAROIS

38 LAW AREA IL DEEP WEB LA MECCA DEI TRAFFICI ILLEGALI

44 FOCUS ON BATTLE BRIFING, PIANIFICARE UNA MISSIONE OPERATIVA

56 FUTURE WARFARE LE RETI NEURALI ARTIFICIALI E RELATIVA POSSIBILE APPLICAZIONE NEL SETTORE MILITARE

60 FOCUS ON SWIFT, SILENT AND DEADLY LE FORCE RECON DEI MARINES


CE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDICE INDIC

72 REPORT FROM CAMPO DI TIRO SANT’ANGELO

78 TEST TNM ASP - TACTICAL BATON DISC LOC TALON

86 TIRO TATTICO DA DIFESA IL «MIND-SET» E LE VALUTAZIONI TATTICHE IN AZIONE OPERATIVA A FUOCO

94 TEST TNM LOWA SIMPLY MORE LA PANTOFOLA TATTICA

100 FOCUS ON VERSO NUOVI MODELLI DI FORMAZIONE PER IL SETTORE SICUREZZA

104 FOCUS ON SPRY ANTEAGRESSIONE

110 CASE STUDY RIMANERE LUCIDI IN COMBATTIMENTO

116 TACTICAL GEAR PANAMA OUTDOOR ADVENTURES

122 HOT POINT 126 SNIPER TRICKS

Military - Law Enforcement - Security n°19 - dicembre 2012 - mensile www.tacticalnewsmagazine.it Direttore responsabile Marco Alberini marco.alberini@tacticalnewsmagazine.eu Direttore editoriale Mirko Gargiulo mirko.gargiulo@tacticalnewsmagazine.it Direttore commerciale Giovanni Petretta giovanni.petretta@tacticalnewsmagazine.it Art director Matteo Tamburrino tambetti@gmail.com facebook: mt@work Corrispondente dagli Stati Uniti Jae Gillentine Impaginazione echocommunication.eu Pubblicità redazione@tacticalnewsmagazine.eu Collaboratori Gianluca Favro, Gianluca Sciorilli, Fabio Rossi, Marco Sereno Bandioli, Giovanni Di Gregorio, Marco Strano, Mario Leone Piccinni, Marco Buschini, Michele Farinetti, Ovidio Di Gianfilippo, Sergio Giacoia, Alberto Saini, Lorenzo Prodan, Daniel Piga, Paolo Palumbo, Daniel Sharon, Norbert Ciano, Gogo della Luna, Luca Munareto, Davide Pisenti, Alessandro Zanin, Giuseppe Marino, Rocco Pacella, Bartosz Szolucha, Guns & Tactics, Jeremy Pagan, Giuliano Palazzo, Jacopo Guarino, Paolo Grandis Fotografie ISAF, Department of Defense, Stato Maggiore Esercito, U.S. Navy, NATO Multimedia, The National, Command Special Naval Warfare, Onu Media Press, Michele Farinetti, Marco Buschini, Marco Alberini, Norbert Ciano, Davide Pisenti, Bartosz Szolucha, Stickman Periodico mensile edito da: CORNO EDITORE Piazza della Repubblica n. 6 20090 Segrate - Milano - P.IVA 07132540969 Stampa Reggiani Spa Via C. Rovera 40, 21026 Gavirate (VA)

LETTURA DEL MIRAGGIO IN PROSSIMITA’ DEL BERSAGLIO

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AROUND THE WORLD

A CURA DI MARCO ALBERINI

BIELORUSSIA - TRE ARRESTI PER ESPLOSIONE ORDIGNO DAVANTI A SEDE KGB

only FOR GOOD GUYS

MORTE NATURALE O AVVELENAMENTO? RIESUMATO IL CORPO DI ARAFAT L’inchiesta era stata aperta dopo la scoperta sui vestiti del presidente dell’Anp di tracce di polonio: lo stesso materiale radioattivo utilizzato per uccidere il dissidente russo ex KGB Litvinenko Sono cominciati a meta novembre gli scavi nel mausoleo di Ramallah per l’esumazione dei resti di Yasser Arafat. Al termine degli scavi previsti per i primi 15 giorni di dicembre, un equipe di tecnici svizzeri che aveva scoperto le tracce di polonio - lo stesso materiale radioattivo utilizzato per uccidere il dissidente russo ex KGB Alexander Litvinenko - sugli effetti personali del leader palestinese, preleverà dei campioni che saranno analizzati per provare la tesi di avvelenamento. L’inchiesta è stata aperta ad agosto, dopo la denuncia per omicidio fatta dalla vedova del premio Nobel, Suha Arafat, costituitasi anche parte civile. Incaricati del caso sono i magistrati del tribunale francese di Nanterre, gli esperti svizzeri, e anche il governo russo con la supervisione dell’Anp. Arafat, leader storico palestinese e fondatore dell’Olp, morì l’11 novembre 2004 quando era presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Era malato da tempo, ma le cause della morte non sono state mai chiarite. Pochi giorni prima del decesso fu ricoverato in un ospedale militare alla periferia di Parigi. TNM ••• 6

Tre uomini sono state arrestati in Bielorussia dopo l’esplosione a Vitebsk, nel nord-est, di un ordigno rudimentale vicino alla sede dei servizi segreti, il Kgb. L’esplosione di “un ordigno pirotecnico fatto in casa” nella prima serata di domenica 11 novembre aveva rotto due finestre dell’edificio. Fra i tre arresti, anche quello di un uomo che aveva ripetutamente telefonato al Kgb rivolgendo termini “inappropriati” agli agenti. Il Kgb ha confermato l’accaduto solo dopo che la notizia dell’esplosione era circolata su Internet. L’incidente segue di due giorni la decisione del presidente Alexander Lukashenko di licenziare il capo del Kgb, Vadim Zaitsev, in seguito al misterioso suicidio di un tenente colonnello dei servizi. Considerato l’ultimo dittatore d’Europa, Lukashenko sta attuando una dura repressione dell’opposizione che ne contesta duramente rielezione nel 2010. La Bielorussia e’ l’unica ex repubblica sovietica che ha mantenuto il temuto Comitato per la Sicurezza dello Stato, il Kgb, per i suoi servizi di sicurezza.


LE TRUPPE DI ASSAD SEQUESTRANO UN CARICO DI DETONATORI DESTINATI AI TERRORISTI WAHABIT E RESPINGONO MERCENARI AL CONFINE COL LIBANO! Un vero e proprio “colpo da maestro” dell’Intelligence siriana e delle forze armate del Presidente Assad ha permesso la confisca di una immensa partita di detonatori elettronici per costruire autobombe e mine e all’arresto dei terroristi che stavano portando il carico ai loro complici ancora presenti attorno ad Aleppo. Il successo dimostra quanto ampio sia il margine di vantaggio tra Governo legittimo e insorgenza straniera attualmente sul campo in Siria. Astutamente nascosti entro le gomme di scorta di una grande motrice per trasporti stavano ben SESSANTAMILA inneschi: catturandoli le truppe siriane hanno salvato centinaia, forse migliaia di vite di civili innocenti e commilitoni impegnati alla lotta anti-wahabita. Il carico é stato intercettato ad Hassia vicino

Homs ed era partito da Jarajir, villaggio vicino Damasco. Sicuramente sarà il caso di imbastire un nuovo rastrellamento della zona per

capire da quale santabarbara qaedista esso era partito. Intanto nella zona di confine col Libano tra il villaggio di Halat e le campagne di Takhalakh, nella Provincia di Homs un nutrito gruppo di “barbuti” wahabiti é stato sorpreso da forze siriane mentre tentava di infiltrarsi nel paese; preso di mira da un letale fuoco incrociato il pattuglione di aspiranti guerriglieri é dovuto fuggire a gambe levate, non prima che un buon numero di loro sia stato inviato all’altro mondo dalle pallottole dell’Esercito siriano. Con l’Armee Libanaise impegnata a mantenere la pace dopo il fallito tentativo di “golpe di piazza” con cui le forze del ‘14 Marzo’ hanno tentato di rovesciare il Governo di Beirut, era logico che i wahabiti di Tripoli Siriaca tentassero qualche mossa contro la Siria, sperando di non incontrare ostacoli.


GEORGE SABRA, ALLA GUIDA DEL CONSIGLIO NAZIONALE SIRIANO (CNS) La Conferenza di Doha, apertasi sotto l’egida della Lega Arab, la seconda settimanadi novembre, è stata indetta per trovare una leadership comune da far accettare sia dalle varie forze che rappresentano l’opposizione al regime di Assad sia dalla comunità internazionale. Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Turchia hanno partecipato al dibattito, e ieri è stato eletto un cristiano-comunista, George Sabra, alla guida del Consiglio Nazionale Siriano (CNS). La scelta smorza l’egemonia dei movimenti radicali islamisti che sino a tutt’oggi hanno seminato violenza e distruzione al pari delle forze lealiste, mostrando in definitiva il pluralismo del movimento di opposizione. Si dovrebbe essere costituito dunque un fronte unico di opposizione politica al regime, in grado di prendere decisioni rapide e guidare il Paese in caso di una caduta del regime di Assad. Ma in Siria continuano ad operare, dal dicembre 2011, in modo indipendente dall’Esercito di Liberazione Siriano, il braccio armato del CNS, diverse centinaia di volontari Salafiti libici e tunisini, che attualmente operano tra Homs, Idlib e Rastan. Il prioritario compito del Presidente Sabra sarà quello di ricondurre anche queste fasce estremiste sotto l’egida del CNS.

MISSIONE PANAFRICANA IN MALI, DEFINITI I DETTAGLI: 3300 SOLDATI PER UN ANNO Si concretizza l’invio di truppe panafricane nel nord del Mali. La missione dovrebbe comportare almeno 3300 soldati e dovrebbe durare un anno. È la decisione che è stata presa nella riunione, ad Abujia, in Nigeria, dalla Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale e da alcune altre nazioni del continente invitate al vertice:

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“Stiamo aspettando il semaforo verde da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu – ha detto il presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara – Dovrebbe arrivare entro fine novembre o inizio dicembre. Dopodiché la forza d’intervento sarà operativa in pochi giorni”.

L’obiettivo è quello di strappare ai ribelli tuareg e fondamentalisti islamici jihadisti il controllo dell’Azawad, il nord separatista del Mali. La Francia ha già fatto sapere che assicurerà un appoggio logistico alla missione, che ha anche finalità di antiterrorismo.


Defence industry

A CURA DI GIUSEPPE MARINO

OPERATIVO IL CMS ATHENA SULLE UNITÀ DELLA MARINA MILITARE LITUANA

FINMECCANICA A EURONAVAL 2012

Per la prima volta in Europa al di fuori dell’Italia, SELEX Sistemi Integrati ha reso operativo il sistema di gestione del combattimento (CMS) ATHENA su tre pattugliatori della Marina Militare lituana. La fornitura del sistema installato a bordo dei tre pattugliatori della classe FLYVEFISKEN fa parte di un programma di ammodernamento della Marina Militare lituana per adeguare le proprie forze navali agli standard NATO. Oltre ad ATHENA, SELEX Sistemi Integrati ha anche fornito la centrale del tiro Medusa MK4/B e implementato funzionalità di ricerca e soccorso (SAR – Search and Rescue) per la sicurezza delle acque territoriali lituane, poste all’estremo confine dei paesi aderenti all’Alleanza Atlantica. SELEX S.I. è stata inoltre responsabile dell’integrazione del sistema di gestione del combattimento con tutti gli altri sistemi presenti sui pattugliatori, tra i quali i radar di sorveglianza e i sistemi per la navigazione. L’architettura di sistema del CMS realizzata per la Marina lituana deriva direttamente dalle esperienze maturate dalla società nel settore navale. I sistemi di gestione del combattimento di SELEX Sistemi Integrati, caratterizzati da estrema flessibilità e modularità, sono progettati per integrare e riutilizzare capacità multi missione, che ne consentono l’impiego su ogni tipo di unità navale, dai pattugliatori alle portaerei. ATHENA ha già equipaggiato sia le unità navali maggiori che le unità di piccolo e medio tonnellaggio della Marina Militare italiana e di altri clienti nazionali ed esteri, come Marina Militare degli Emirati Arabi.

Finmeccanica, attraverso le proprie aziende Oto Melara, SELEX Sistemi Integrati e WASS, ha partecipato alla fiera Euronaval “International Naval Defence & Maritime Exhibition & Conference”, presso lo spazio espositivo di Le Bourget (Parigi) dal 22 al 26 ottobre. Oto Melara ha esposto a Euronaval le varie versioni delle munizioni VULCANO per le artiglierie da 76,127 e 155mm, nonché il mock up in scala 1:1 del nuovo cannone 127/64 Light Weight (LW) Vulcano, già installato sulla prima FREMM “Carlo Bergamini” della Marina italiana e recentemente consegnato anche alla Marina tedesca per il programma delle fregate F125. Il cannone rappresenta un sistema di ultima generazione in grado di fornire la più efficace risposta ai requisiti emergenti per le artiglierie navali che richiedono il massimo livello di precisione e affidabilità all’interno di scenari asimmetrici e in continua evoluzione. SELEX Sistemi Integrati vanta oltre 50 anni di leadership nel settore della difesa navale come fornitore e integratore di sistemi radar e di combattimento. L’azienda ha fornito sistemi e sensori per più di 100 unità navali e oltre 40 clienti in tutto il mondo. Fra i maggiori successi, i programmi per le fregate Orizzonte e FREMM di cui sopra, la portaerei Cavour per la Marina Militare italiana, ma anche numerosi programmi internazionali come le corvette di classe Baynunah, le navi da pattugliamento veloce classe Ghannatha e i nuovi pattugliatori stealth “Falaj 2” per gli Emirati Arabi Uniti. Al salone di Euronaval l’azienda espone ATHENA, un sistema di gestione del combattimento, FlexMiS (Flexible Mission System), una infrastruttura leggera aviotrasportabile e il Multi-Data Link Processor (M-DLP). ATHENA è un avanzato sistema di gestione del combattimento basato su una architettura completamente ridondata e scalare. E’ progettato per integrare

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e riutilizzare capacità multi missione che ne consentono l’impiego su ogni tipo di unità navale, dai pattugliatori alle portaerei. Il Combat Management System (CMS) garantisce la sorveglianza, la gestione dei sensori e dello scenario tattico, il supporto alla navigazione, la valutazione della minaccia, l’assegnazione e la gestione del sistema d’arma, la pianificazione della missione, dei multi data link tattici e dell’addestramento a bordo. Il FLexMiS è una infrastruttura meccanica ed elettronica, leggera e aviotrasportabile in fibra di carbonio, in grado di ospitare differenti sistemi, che consentono un rapido adattamento degli aerei tattici da trasporto verso differenti profili di missione, senza necessità di modificare i sistemi di bordo. Il sistema

garantisce massima flessibilità e versatilità, infatti, per il salone di Euronaval, il FlexMiS è stato configurato come una console navale, utilizzabile a supporto delle funzioni di una centrale operativa di combattimento. Il FlexMiS ospita anche il Multi-data Link Processor (M-DLP) di SELEX Sistemi Integrati che è stato sviluppato per offrire al mercato la capacità di gestire, in modo automatico e fortemente semplificato, molteplici tipologie di link tattici. Questi sistemi consentono oggi alle piattaforme militari navali, terrestri e avioniche di scambiare tra loro, in tempo reale, i dati provenienti da sensori di bordo e informazioni relative alla propria posizione e ai propri armamenti, permettendo la visione di uno scenario tattico condiviso. Già utilizzato dall’Aeronautica Militare italiana, l’M-DLP è stato sviluppato anche per la portaerei Cavour e le fregate FREMM. WASS, leader mondiale della tecnologia subacquea, prosegue la propria attività di sviluppo e innovazione presentando, tra gli altri, due nuovi prodotti frutto della propria esperienza e capacità: il nuovo Siluro Leggero FLASH BLACK e la Nuova Cortina Trainata BLACK SNAKE. Il siluro FLASH BLACK rappresenta il frutto delle esperienze tecnologiche maturate nello sviluppo e messa in servizio degli altri siluri leggeri sviluppati e prodotti da WASS, quali il siluro A244/S Mod.3, i siluri A290 e MU90 e il siluro pesante BLACK SHARK. Il siluro FLASH BLACK contiene inoltre numerose innovazioni che lo rendono unico al mondo in termini di flessibilità, prestazioni e ridotto Life Cycle Cost. E’ infatti lanciabile da ogni piattaforma, comprese quelle subacquee ed in grado di attaccare bersagli subacquei nonché di superficie con tipologie di attacco letale e non letale (interruzione della missione) ed è alimentato da una batteria ricaricabile al Litio-Polimeri. Particolare attenzione è stata dedicata alla manutenzione, che è stata ridotta al minimo (5/10 anni). La nuova cortina trainata, denominata BLACK SNAKE, è la cortina più compatta e leggera sul mercato e rappresenta il complemento del Sistema di Contromisure C310 fornendo un moderno, leggero ed efficace sistema di difesa contro siluro per ogni tipo di nave di superficie. Il BLACK SNAKE è interfacciato direttamente, o via Combat Management System, al Sistema di Reazione C310.

NORTHROP GRUMMAN PRESENTA NUOVO VEICOLO PER US SPECIAL FORCES La Northrop Grumman ha recentemente presentato quanto realizzato a seguito della propria interpretazione del requisito operativo delle forze armate USA, volto all’acquisizione di un nuovo veicolo da trasporto leggero destinato all’impiego da parte delle Special Forces. Il veicolo, al momento denominato MAV-L (Medium Assault Vehicle - Light) dovrá infatti equipaggiare i distaccamenti di forze speciali dislocati in qualsiasi contesto operativo e dunque in qualsiasi area geografica e climatica. Il mezzo, progettato e realizzato secondo una architettura modulare, ormai caratteristica immancabile nei moderni sistemi destinati all’impiego in campo militare, é stato progettato al fine di consentire l’agevole e funzionale trasporto di ben 7 operatori e del loro relativo equipaggiamento. Contestualmente il MAV-L é stato specificamente richiesto che disponga di importanti capacitá C4ISR (Command, Control, Communications, Computers, Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) tali da consentire dunque agli operatori imbarcati di disporre delle suite di sensori ed apparati di comunicazione oggi indispensabili nell’ambito delle moderne operazioni, specie se condotte da parte di forze speciali. Pertanto, soluzioni tecnologiche all’avanguardia, estrema flessibilitá in termini di configurazione e di impiego, elevate capacitá C4ISR ed agevole proiettabilitá, grazie agli ottimi requisiti di trasportabilitá, rendono il MAV-L una soluzione tecnica ottimale per soddisfare le esigenze di trasporto rapido terrestre delle forze speciali statunitensi.


IL JLTV, IL NUOVO VEICOLO BLINDATO MULTIRUOLO USA, ENTRA NELLA FASE EMD Il modernissimo veicolo blindato leggero multiruolo in fase di acquisizione da parte dello US Army e degli US Marines, al momento denominato JLTV (Joint light tactical vehicle), ha recentemente iniziato la fase di sviluppo denominata EMD (Engineering and Manufacturing Development). Tale fase, della durata di circa 33 mesi, caratterizzata dalla realizzazione di alcuni prototipi completamente accessoriati e successivamente intensivamente testati sotto innumerevoli aspetti strutturali, funzionali e tattici, prelude l’avvio della fase di piena produzione del nuovo veicolo tattico leggero statunitense. Il veicolo dovrebbe entrare in servizio, a partire dal 2015, con un numero di esemplari prossimo alle 50000 unitá per quanto riguarda lo Us Army, e superiore alle 5000 con riferimento all’ordine effettuato da parte dei Marines. Entrambi ordini che vedranno dunque le prime consegne a partire del 2015, anno di inizio della cosí detta fase LRIP ( Low Rate Initial Production) per poi proseguire negli anni col raggiungimento della FRP (Full Rate Production) nel corso dei 5 anni successivi. Il JLTV si affaccia con prepotenza sul panorama

dei veicolo tattici leggeri di moderna concezione, racchiudendo in se i principali requisiti oggi ritenuti indispensabili per un veicolo da combattimento di tale categoria. Un potente e modernissimo motore diesel spinge infatti un veicolo del peso di circa 7 tonnellate che unisce ad eccezionali doti di: manovrabilitá, capacitá di carico, flessibilitá di impiego, riconfigurabilitá, trasportabilitá, capacitá C4ISR (Command, Control, Communications, Computers, Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), altrettanto eccezionali requisiti di protezione dal fuoco di armi leggere e di ordigni esplosivi IED, oggi nefasta ricorrente minaccia per le forze dislocate nei teatri operativi in essere. Il JLTV, che sará disponibile, una volta operative tutte le linee di produzione, in differenti versioni, sia orientate al trasporto di sistemi d’arma medio leggeri che al trasporto di personale e materiali, in linea con le tendenze attuali, racchiude in se un concept prettamente modulare. La modularitá infatti, oltre ad interessare le suite offensive, interessa anche pesantemente quelle sensoristiche nonché quelle difensive e, piú nello specifico, i differenti possibili livelli di blindatura modificabili a seconda degli specifici requisiti operativi. Particolare attenzione merita la precedentemente citata componente sensoristica/elettronica del veicolo. Il JLTV infatti, grazie alla potente unitá di generazione elettrica indipendente di cui sará dotato, é in grado di fornire una idonea alimentazione elettrica ad una ricchissima dotazione elettronica, peraltro progettata secondo i moderni crismi delle cosí dette “architetture aperte” . Nello specifico dunque architetture progettuali, afferenti l’elettronica e la sensoristica di bordo, atte a consentirne l’agevole progressivo adeguamento al veloce ed irrefrenabile progresso tecnologico che immancabilmente interessa tale peculiare componentistica. Un ultimo cenno alla trasportabilitá del veicolo che, grazie ad un’attento dimensionamento, nonché a specifiche peculiaritá, quali sospensioni regolabili in altezza, risulta idoneo al trasporto da parte dei principali vettori aerei e navali impiegati dallo US Army, non ultimo il ben noto elicottero CH-47.

KOR-24 S.T.T. (SMALL TACTICAL TERMINAL) La ViaSat Inc. e la Harris Corporation hanno recentemente messo in essere una collaborazione industriale volta allo sviluppo e produzione di un nuovo sistema di trasmissione dati di modernissima concezione, destinato all’installazione su svariate tipologie di mezzi destinati ad impiego militare. Il nuovo sistema, che si caratterizza per la estrema compattezza e leggerezza, consentirá l’agevole condivisione via radio ed in tempo reale di differenti tipologie di dati utili al personale combattente. I ridotti ingombri del KOR-24 infatti dovrebbero consentirne la teorica installazione sulla quasi totalitá delle tipologie di vettori (terresti, aerei, navali) in uso, anche senza pilota, contribuendo cosí alla realizzazione di una fitta rete con capacitá di acquisizione e condivisione informazioni, ovvero ad incrementare sensibilmente le globali capacitá C4ISR (Command, Control, Communications, Computers, Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) delle forze dispiegate “sul campo”. Nel moderno campo di battaglia, oltre alla necessitá di disporre di sistemi d’arma all’avanguardia, ció che fa la differenza è il possesso di informazioni e la massima diffusione delle stesse a tutti i livelli della catena gerarchica e di combattimento. Contestualmente, oltre che in senso “verticale” , tale condivisione delle informazioni disponibili deve avvenire anche in senso “trasversale” , ovvero, sposando gli ormai sempre piú affermati concetti di interoperabilitá, l’informazione deve essere condivisa tra tutte le forze presenti, siano esse appartenenti a diversi reparti di una stessa nazione, o come sempre piú sovente accade, appartenenti a diverse nazioni cooperanti.

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“LESSON LEARNED” IN IRAQ ED AFGHANISTAN PER LA LOGISTICA MILITARE USA I trascorsi dieci anni di intensa attivitá militare nei teatri operativi afghano ed iracheno da parte delle forze armate statunitensi, hanno richiesto una sostanziale modifica della “macchina logistica” militare. Rispetto alle esigenze tattico strategiche tipiche del periodo della Guerra Fredda, gli attuali scenari operativi richiedono ben differenti impianti logistici, atti a supportare con efficacia le mutevoli e dinamiche esigenze delle forze dislocate sul campo. In estrema sintesi, la moderna minaccia, ovvero la minaccia asimmetrica tipica delle formazioni ostili di matrice terroristica islamica, richiede un adeguamento del modus operandi sul campo delle forze occidentali e contestualmente della relativa catena di supporto logistico. Ad una grande flessibilitá e velocitá di intervento delle forze armate moderne deve dunque essere necessariamente affiancata una analogamente veloce e flessibile logistica. Di fronte ad un nemico operante secondo modalitá del tutto irregolari, mutevoli ed imprevedibili, occorre schierare uno strumento flessibile, in grado di riconfigurarsi rapidamente e dunque seguire l’evolversi del nemico. Al fine di erogare la suddetta flessibilitá, in seno all’impianto logistico statunitense sono dunque stati istituti nuovi organi aventi specifiche finalitá logistiche e, piú nello specifico, aventi lo scopo di analizzare senza soluzione di continuità i feedback provenienti dal campo di battaglia. Tali report provenienti dalle forze dislocate sul campo vengono dunque cosí valorizzati e seguiti da adeguate soluzioni tecnologiche, organizzative e logistiche tali da permettere l’effettivo continuo adeguamento alla minaccia. Oltre a quanto appena citato, la logistica statunitense, negli ultimi anni, ha subito una sostanziale modifica organizzativa dovuta al progressivo maggiore coinvolgimento in essa di numeri sempre piú elevati di contractors. Ovvero di personale non militare in grado di erogare, con grande professionalitá, servizi che vanno dall’intelligence, alla sicurezza di persone ed infrastrutture, nonché alla logistica appunto. Proprio con riferimento alla logistica infatti, oggi giorno l’esercito statunitense esternalizza a compagnie private il proprio enorme impianto logistico con l’ottenimento di quanto testé descritto, sgravando inoltre il personale militare di mansioni accessorie e non propriamente combattentistiche. Nei moderni mutevoli contesti operativi, caratterizzati dalla presenza di forze militari appartenenti a coalizioni internazionali dislocate in diverse aree del globo per contrastare organizzazioni terroristiche, sostanzialmente occorre disporre di uno strumento logistico efficiente e flessibile atto a soddisfare dinamicamente le esigenze dei combattenti sul campo. La logistica statunitense in questi anni si é evoluta e continua ad evolvere in questa direzione.


only FOR GOOD GUYS

A CURA DI MIRKO GARGIULO

VIPERA 2 COMBAT PRO. GIACCONE ANTIVENTO DA COMBATTIMENTO. Evoluzione del Vipera 1 Combat Pro. Il taglio corto è studiato per dare la massima compatibilità all’utilizzo di prime linee articolate oppure rescue belt configurate combat. La chiusura frontale è affidata ad una poderosa cerniera spirale YKK gr 8 in pattern. Un cordino elastico presente sulla bordatura inferiore permette di ottimizzare la lunghezza e quindi il confort. Il cappuccio presagomato e pretensionato permette grande libertà di movimento e un’alta protezione termica. Il guscio interamente rivestito di una speciale trama di Cordura traspirante protegge gli strati sottostanti dall’abrasione e dagli utilizzi estremi. La membrana di ultima generazione conferiscono al Vipera caratteristiche che eccedono ogni specifica dei capi dichiarati antivento. I rinforzi di cordura 500 in pattern posti lungo tutto il perimetro del capo, alleggeriscono la sagoma, oltre a garantire un notevole rinforzo nelle zone di maggior usura. Le cerniere YKK in pattern regolano e chiudono le aperture ascellari, particolarmente pratiche quando, oltre al Vipera, si indossano eventuali protezioni balistiche. Sul petto sono posizionate 2 tasconi, uno per parte, con grande capienza e reparti separati per piccoli oggetti. Sul dietro è posizionato un tascone al quale si può accedere sia da dx che da sx. Ogni manica è dotata di 2 tasche. La tasca superiore di forma asimmetrica e con pad di velcro esterno per eventuali patches mentre la tasca inferiore posta all’altezza dell avambraccio che risulta essere molto versatile per alloggiare piccoli oggetti ai quali si possa accedere velocemente. Grazie alla configurazione del Vipera 2 l’operatore può sempre contare sulla possibilità di utilizzo delle tasche poste sulle braccia e sul dietro anche in presenza di body armours o altre piattaforme che limitano l’accesso alle tasche pettorali. Nella parte interna del capo sono alloggiate 2 tasche in rete con chiusura a velcro e asola di sicurezza

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Lo scorso 27 agosto, ha avuto inizio, per una durata complessiva di ben 4 giorni, la competizione per coppie di tiratori sniper denominata 4th Military Sniper World Cup 2012, svoltasi in Repubblica Ceca presso le località di Hamry e Vsentin. La competizione, giunta ormai alla sua ottava edizione, risulta a livello concettuale ed organizzativo, molto simile alla competizione svizzera Swiss Gallinago Trophy, in merito alla decima edizione della quale è già stato pubblicato un articolo sulle pagine di TNM. La Military Sniper Cup viene organizzata ogni anno, ormai dal 2004, dal 601st Special Forces Group della Repubblica Ceca. Un reparto delle forze speciali dell’esercito ceco. In ragione del fatto che la competizione di Hamry, oltre ad essere aperta a sniper militari, viene anche eccezionalmente resa fruibile da parte di team di tiratori civili, purchè adeguatamente qualificati, quest anno anche una squadra italiana ha potuto prendervi parte.


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Nello specifico, il team composto da tiratori civili Davide Pisenti e Dario Rubat Ciagnus, la stessa coppia che ha partecipato anche alla Swiss Gallinago Trophy 2011 e 2012, quest anno ha partecipato alla competizione ceca ed ha dunque reso possibile la stesura di questo articolo. La frase che comunemente si sente in merito a questa competizione, pronunciata sia da parte di chi vi ha partecipato che da chi ne ha solo sentito parlare, è : “finirla è come vincerla”. Ovvero la complessità, durata e struttura della gara, ideata e progettata ipotizzando una prevalente partecipazione di operatori professionisti di alto livello, non consente di darne per scontato il completamento. Risultato che dunque già di per se stesso risulta più che sufficiente, per non dire ottimo. La competizione, come accennato in precedenza, si è svolta in due località distinte, tra le quali i tiratori in gara sono stati trasferiti con mezzi dello staff di organizzazione. Nello specifico, presso Hamry, dove peraltro erano

presenti le spartane strutture logistiche disponibili, si sono effettuati gli esercizi di tiro in linea sia con arma lunga che pistola, presso invece Vsentin, una vasta area collinare con vegetazione boschiva, si sono effettuati gli esercizi di tipologia prettamente dinamica e dunque ricalcanti un potenziale impiego operativo di una cellula sniper. Lo staff di organizzazione della competizione ha aperto le porte a team provenienti da numerose nazioni. Oltre dunque al team italiano precedentemente citato, erano presenti, tra gli altri, i seguenti team: • legione straniera francese; • sniper special forces olandesi; • team ufficiale H&K tedesco; • team ufficiale Meopta della Repubblica Ceca; • team SOG della Repubblica Ceca; e molti altri, per un totale di ben 30 team in gara. Di questi tuttavia, 27 hanno portato a termine la


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competizione mentre 3 si sono ritirati a causa di problemi fisici e/o tecnici agli equipaggiamenti. Prima di procedere con una disamina delle tipologie e caratteristiche degli esercizi svolti in gara, si ritiene opportuno a tal punto segnalare il fatto che il team italiano alla fine si sia piazzato al tredicesimo posto nella classifica generale. Peraltro poi, per quanto attiene la classifica individuale, Pisenti ha ottenuto un piazzamento al sedicesimo posto su 60 ed un ottimo terzo posto per quanto attiene gli esercizi con arma TNM ••• 22

di back up. Risultati dunque di tutto rispetto vista la difficoltà intrinseca della competizione unanimamente riconosciuta da parte degli appartenenti al settore. IL FORMAT DI GARA Il format di gara essenzialmente prevede la scissione della stessa in due tranche peraltro, come già accennato, aventi differenti locations di svolgimento. Una tranche di gara della durata di due giorni, svolta presso la località di Hamry, essenzialmente risulta incentrata


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EQUIPAGGIAMENTO MINIMO RICHIESTO NELLA BROCHURE DI GARA Come esplicitamente richiesto nella brochure di gara alcuni equipaggiamenti e materiali sono ritenuti indispensabili dallo staff organizzativo, essi sono suddivisi in materiali individuali e di coppia. Si ritiene opportuno riportarne dunque l’elenco di seguito in modo da fornire un indicazione di massima, a coloro potessero essere intenzionati ad una futura partecipazione alla competizione in argomento. Ogni tiratore deve disporre di: • arma lunga sniper con calibro massimo pari a 9 mm; • arma corta completa di fondina ed almeno 4 caricatori; • sistemi di mira idonei anche al tiro notturno; • bussola; • GPS; • ghille suite; • mimetismo per arma e volto; • torcia tattica; • sacco a pelo; • kit pronto soccorso individuale; • materiale per appunti; • 150 colpi arma lunga; • 200 colpi arma corta; • materiale per permanenza nella boscaglia per 48 ore in totale indipendenza Ogni team deve disporre di: • telemetro; • strumenti di osservazione; • sistema radio di comunicazione interno al team. Per quanto riguarda cibo ed acqua lo staff di organizzazione, nell’arco dei 4 giorni di gara, mette a disposizione 3 “pasti caldi”, (poi risultato essere solo 1) fornendo poi a ciascun tiratore delle razioni “da combattimento” da impiegare nell’arco delle 48 ore da trascorrere in totale indipendenza sul campo di gara. Quello elencato sopra è solo dunque l’equipaggiamento minimo che la stessa organizzazione di gara suggerisce ai tiratori impegnati, al fine di metterli in condizioni di portare a termine tutti gli esercizi. Resta comunque il fatto che altri innumerevoli equipaggiamenti e materiali possono essere portati al seguito rendendo dunque maggiormente performante e flessibile la coppia sniper.


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Esercizi di tiro in linea con pistola.

sull’effettuazione di tiri in linea, sia con arma lunga che corta. Essa infatti prevede lo svolgimento di numerosi esercizi di tiro su differenti tipologie di bersagli, a distanze variabili ed in condizioni/posizioni differenti. Esercizi che, sebbene prevalentemente statici, quantomeno se rapportati a quelli svolti nella seconda tranche di gara, sono opportunamente studiati al fine di indurre comunque un fortissimo stress fisico. Durante il primo giorno di gara inoltre, i tiratori possono usufruire, nelle poche ore notturne dedicate al riposo, di spartane strutture logistiche, quali camerate con letti e locali igienici. La seconda tranche di gara, effettuata nei terreni collinari siti nell’area di Vsetin, si caratterizza invece per un’impronta assolutamente più dinamica ed operativa. In essa infatti si richiede alle coppie in gara l’effettuazione di lunghi e complessi esercizi ricalcanti con grande realismo possibili contesti di impiego operativo di cellule sniper. Durante i due giorni di gara presso Vsetin le coppie in gara devono peraltro provvedere in totale indipendenza alla propria logistica, effettuando dunque anche un bivacco notturno. Elemento comune ad entrambe le tranche di gara resta comunque il fatto che tutti gli esercizi debbano essere svolti con tutto il proprio equipaggiamento al seguito ed in ogni condizione meteo. Ovvero una volta selezionato l’equipaggiamento che si vorrà portare in gara, questo dovrà risultare sufficiente al completamento della stessa ed in ogni momento di gara accompagnerà immancabilmente i tiratori. Nulla di più dunque di quanto accadrebbe in un reale dispiegamento operativo. Da quanto sopra si evince come un’accorta pianificazione di gara, limitatamente alle poche informazioni rese disponibili nella brochure, TNM ••• 24

ed un’attenta scelta degli equipaggiamenti e materiali portati al seguito, risultino aspetti fondamentali per portare a termine la competizione. Si è accennato al fatto che la competizione viene svolta in ogni condizione atmosferica. Fortunatamente lo svolgimento in agosto consente, in linea di massima, di giovare di temperature miti oscillanti tra i 27°C del pomeriggio ai 15°C della notte, nonchè di abbassare il rischio di piogge. Quest anno comunque anche le precipitazioni non sono mancate caratterizzando buona parte del 3° e 4° giorno di gara, mettendo dunque ulteriormente a dura prova gli sniper ed i loro equipaggiamenti. Per quanto riguarda il territorio caratterizzante entrambe le locations, si evidenzia come in linea di massima esso risulti di tipo collinare, con un’altezza sul livello del mare variabile tra i 350 m ed i 600 metri. La vegetazione presente consta di boschi di conifere e altri alberi a fusto alto, che si alternano a vaste aree ricoperte da manto erboso. Vista la complessa articolazione della competizione, al fine di offrire ai lettori un report il più dettagliato possibile, si ritiene opportuno proseguire con l’analisi cronologica di quanto di più importante accaduto in ciascuno dei giorni di gara. Il tutto ovviamente con particolare attenzione all’esperienza del team italiano in gara, sul cui debriefing peraltro, si basano i contenuti inseriti nel presente articolo. Prima di proseguire infine si sottolinea come caratteristica comune a tutte le giornate di gara sia stata la quasi totale mancanza di consapevolezza da parte dei tiratori della tipologia degli esercizi pianificati, nonché dell’ordine di svolgimento degli stessi. Il tutto dunque nell’ottica di indurre, in aggiunta allo stress fisico, anche un forte stress psicologico.


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1° GIORNO Location: Hamry Meteo: sereno Inizio attività: 08.30 Fine attività: 19.30 Sistemazione logistica: camerata L’intera prima giornata di gara è stata caratterizzata interamente dall’effettuazione di esercizi di tiro in linea, sia con arma lunga che arma corta. Tutti i tiratori in gara, disposti in linea, hanno effettuato in sequenza numerosi esercizi. Posizioni di tiro, distanze di ingaggio, tipologie bersagli, tutti fattori mutevoli. Elemento costante l’assetto dei tiratori che, per tutta la giornata, hanno avuto al seguito il proprio intero equipaggiamento, fattore quest ultimo tale da contribuire ad incrementare fortemente lo stress fisico già indotto peraltro dal format degli esercizi. Nella maggior parte degli stage infatti si richiedeva ai tiratori l’effettuazione di continui spostamenti per raggiungere, di volta in volta, la linea dei bersagli ingaggiati e verificare cosí, insieme agli arbitri, il punteggio ottenuto. L’attività di tiro si è conclusa alle 19.30 circa, ora in cui i tiratori sono stati liberi di accedere alle spartane camerate messe a disposizione dove, oltre a riposare durante la notte, hanno potuto effettuare gli ultimi aggiustamenti al set up dell’equipaggiamento. 2° GIORNO Location: Hamry trasferimento verso Vsentin con mezzo circa 3.30 Meteo: sereno Inizio attività: 04.00 Fine attività: 24.00 Sistemazione logistica: bivacco esterno Dopo una sveglia alle 03.00, necessaria alla preparazione dell’equipaggiamento per la permanenza sul campo continuativa per le successive 48 ore, alle 04.00 è iniziato il trasferimento su camion alla volta di Vsentin. Dopo 3 ore e mezza di viaggio, i tiratori sono giunti nell’area prescelta per lo svolgimento di un esercizio di stalking della durata di più di tre ore. Nello specifico agli sniper in gara è stato richiesto di ricognire un’ampia area, adottando tecniche di movimento occulto, nell’ottica di individuare un bersaglio assegnato. In prossimità del bersaglio, ben 10 osservatori, dotati di spotting scopes e binocoli, scansionavano l’area alla ricerca degli snipers in avvicinamento che, se scoperti, sarebbero stati squalificati dall’esercizio. L’avvicinamento al bersaglio doveva proseguire fino al raggiungimento di una posizione occulta tale da consentire una potenziale soluzione di tiro sullo stesso. Raggiunta tale posizione in un tempo limite di tre ore, i tiratori dovevano mantenerla in attesa che un cartello indicante il numero del proprio team venisse mostrato. Alla vista del proprio numero, il team corrispondente doveva urlare il numero come a simulare l’esplosione di un colpo dell’arma. Se anche dopo tale

Esercizi di tiro in linea con pistola.

601st SPECIAL FORCES GROUP REPUBBLICA CECA Il 601st Special Forces Group risulta un’unità di forze speciali, facente parte dell’Esercito ed inquadrata direttamente alle dipendenze del Ministro della Difesa della Repubblica Ceca. Essa, in quanto unità di forze speciali, mette a disposizione del proprio governo uno strumento militare di altissimo livello in grado di assicurare l’esecuzione di un variegato spettro di profili di missione ad alto rischio, di elevata complessità tattica e pertanto sovente di notevole importanza strategica.

Esercizio di tiro a bersagli reattivi da bordo di un camion in movimento. Esercizio di notevole difficoltá tecnica.

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In alto: esercizio di tiro dinamico/operativo effettuato con arma corta lungo un lungo percorso ricavato nella boscaglia e disseminato di bersagli reattivi e non.

Sotto: alcuni degli equipaggiamenti impiegati in gara. Se ne apprezzano in particolare la varietá e dimensioni. Dovendo infatti risultare completamente autosufficienti per tutti e quattro i giorni di gara, i tiratori hanno dovuto portare al seguito molto e differenziato equipaggiamento.

disposizione risultava del tutto ignota ai tiratori. Il tutto ovviamente portando come sempre al seguito l’intero proprio equipaggiamento. Dopo una sosta di qualche ora in opportuna area di stand by, necessaria al completamento da parte di tutti i teams degli esercizi citati, i tiratori hanno percorso una distanza di circa 1 chilometro e mezzo in salita per raggiungere un’area di tiro destinata all’effettuazione di alcuni esercizi caratterizzati dall’ingaggio selettivo di bersagli reattivi, ovvero esplodenti quando colpiti. La giornata si è conclusa con una serie di tiri notturni iniziati a partire dalle ore 21.00 ed eseguiti su bersagli posti a circa 500 metri. L’ingaggio di questi ultimi è avvenuto dopo aver dato ai tiratori alcuni minuti per individuarli e telemetrarne la distanza grazie ed un dispositivo di illuminazione temporaneo degli stessi. Alcuni team hanno fatto uso di visori notturni, altri, quale il team italiano, si sono serviti invece delle proprie normali ottiche con l’unica accortezza di utilizzarne il reticolo illuminato ed il minimo ingrandimento disponibile. L’utilizzo di questa tecnica infatti ha consentito di acquisire il bersaglio nei soli 10 secondi in cui esso risultava illuminato, facendo peraltro ottenere al team italiano il massimo punteggio disponibile. Ultimati i tiri notturni, le cellule sniper sono state condotte nell’area destinata al bivacco dove hanno potuto riposare per circa 4 ore, dopo aver montato i bivy bag e programmato la sveglia, considerando che gli esercizi successivi avrebbero avuto inizio alle ore 06.00 in un posto distante circa 1,5 km. 3° GIORNO Location: Vsentin Meteo: mattino pioggia, pomeriggio sereno Inizio attività: 06.00 Fine attività: 23.00 Sistemazione logistica: ritorno ad Hamry circa ore 02.00, camerata

azione gli osservatori non riuscivano ad individuare il team, l’esercizio risultava concluso con successo. La vegetazione caratterizzante l’area destinata all’effettuazione di tale esercizio era molto fitta e tale da richiedere dunque un avvicinamento a soli 50-70 metri dal bersaglio assegnato al fine di poterlo effettivamente osservare. L’esercizio di stalking, come evidente effettuato con tempistiche operativamente abbastanza verosimili, è stato seguito poi, durante il prosieguo della mattinata, da una serie di altri esercizi quali: individuazione ed ingaggio di un bersaglio date le coordinate dello stesso ( ai team era stata fornita una cartina scala1:10000 con grid MGRS ) ingaggio bersaglio aprendo il fuoco da posizione occulta dietro una staccionata; ingaggio simultaneo da parte di entrambi i membri del team di un bersaglio posto a 1000 metri; effettuazione di un percorso di circa 100 metri in salita lungo il quale ingaggiare con arma corta numerosi bersagli, sia cartacei che metallici, e la cui TNM ••• 26

Il terzo giorno di attività è iniziato con l’effettuazione di un esercizio che prevedeva l’ingaggio di un bersaglio sub moa posto a circa 150 metri. La particolarità dell’esercizio era data dal fatto che il bersaglio esplodeva se colpito e che l’ingaggio doveva essere effettuato in forti condizioni di stress psicologico. Quest ultimo infatti è stato indotto da una lunga attesa in posizione di tiro prima del via libera per aprire il fuoco, nonché da esplosioni e da registrazioni di preghiere mussulmane. Terminato tale esercizio, i tiratori sotto una battente pioggia, sono stati destinati all’effettuazione di un nuovo esercizio di stalking. Tre ore di tempo per raggiungere una FFP idonea ad abbattere un bersaglio costituito da un pesante manichino. Tutti e due i tiratori di ogni cellula sniper dovevano sparare all’unisono per non far sentire il doppio colpo. Una volta ingaggiato il bersaglio essi dovevano poi esfiltrare rimanendo sempre occultati. Anche in tal caso molti osservatori con spotting scopes e binocoli erano presenti nell’area al fine


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di effettuare un continuo monitoraggio alla ricerca degli sniper in fase di avvicinamento. Una volta raggiunta una posizione di tiro idonea, erano necessarie almeno circa 3 ore per guadagnare una buona FFP, un arbitro in maniera discreta è passato vicino alle coppie chiedendo a ciascuna, di volta in volta, il numero del team. Una volta effettuato tale riconoscimento da parte dell’arbitro, ciascuna coppia aveva solo 10 secondi per effettuare l’ingaggio. Trascorse le tre ore messe a disposizione per il raggiungimento della FFP, gli sniper hanno dovuto trascorrere un lungo tempo in attesa prima di esplodere il proprio colpo. Il team italiano, ad esempio, ha ricevuto l’ordine di fuoco solo dopo 5 ore dall’inizio dell’esercizio. Cinque ore dunque di avvicinamento con equipaggiamento al seguito, ghille suite indossata, pioggia battente, e numerosi osservatori e walkers in caccia. L’esercizio di stalking è stato seguito poi da altri esercizi, tra i quali: l’ingaggio di un bersaglio in movimento traslatorio posto a circa 100 metri e l’effettuazione di una serie di ingaggi di gong metallici effettuati stando imbarcati sul rimorchio di un camion militare, in movimento a circa 15 km/h su strada sterrata sconnessa. La terza giornata di tiro si è conclusa alle 22.00, dopo l’effettuazione di un ultimo esercizio che prevedeva l’osservazione di una vasta area alla ricerca

UN ESERCIZIO DI GARA, DESCRITTO NEL DETTAGLIO DAL TEAM ITALIANO... Ultimo esercizio svolto nel corso della seconda giornata di gara, quantomeno ultimo della fase diurna, svolto infatti quasi al tramonto, in condizioni di scarsa luminositá con una temperatura medio bassa e molta umiditá. Dopo poche decine di metri con tutto l’equipaggiamento al seguito i tiratori hanno raggiunto un’area in cui un arbitro ha mostrato loro una foto con dei contorni evidenziati. La foto in questione ritraeva l’area immediatamente davanti alla postazione appena raggiunta. I tiratori avevano 5 minuti per trovare un target all’interno di tale area. Il target, una sagoma metallica di colore verde, simulava un osservatore nemico intento a dirigere un fuoco di mortai. Scopo

dell’esercizio: individuare ed abbattere tale bersaglio, il tutto con massimo 4 colpi, ovvero 2 a testa per ciascun tiratore del team. I tiratori del team italiano, ricevuto il segnale di start, si sono immediatamente suddivisi l’area di osservazione, scopo scansionarla piú velocemente ed efficacemente. A soli 20 secondi dallo scadere del tempo a disposizione, in alto nel sottobosco, celato peraltro da ombre e ben mimetizzato, uno dei tiratori ha individuato il bersaglio. Mentre il tiratore che ha individuato il bersaglio ne telemetrava la distanza, leggendo peraltro una distanza di ben oltre 800 metri, l’altro tiratore ha consultato rapidamente le tabelle balistiche ed ha conseguentemente

impostato la torretta dell’alzo. Un rapido sguardo allo specchio d’acqua che si frapponeva tra la postazione di tiro ed il bersaglio ha consentito di valutare la presenza di un leggero vento da sinistra e pertanto di stimare la correzione in deriva del tiro. Esploso dunque il colpo a soli 5 secondi dallo stop del tempo, il bersaglio é stato colpito efficacemente ed abbattuto. Esercizio dunque a punteggio pieno per il team italiano che ha però impiegato un tempo elevato rispetto a molti altri team che, dotati di ottimi strumenti di osservazione (binocoli Steiner 10X50), hanno individuato piú velocemente il bersaglio, abbattendolo dunque in un tempo minore.

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A “C ch ri U se u o 4° GIORNO Location: Hamry Meteo: sereno Inizio attività: 08.00 Fine attività: 14.00 Sistemazione logistica: camerata L’ultima giornata di gara ha previsto attività di tiro solo durante la mattinata. I tiratori, come il primo giorno, sono stati impegnati essenzialmente in esercizi di tiro in linea, effettuati con arma lunga e con tutto il proprio equipaggiamento al seguito. Esercizi di tiro in diverse posizioni di tiro, a differenti tipologie di bersagli e con mutevoli regole di ingaggio. Immancabile anche in questi esercizi la forte componente di stress fisico indotta ad arte con esercizi opportunamente strutturati.

Immagini ritraenti l’area destinata all’effettuazione dell’esercizio

ed ingaggio di un bersaglio in soli 5 minuti di tempo. Terminato tale esercizio i tiratori hanno dovuto affrontare l’ennesimo trasferimento di 3 ore su camion alla volta di Hamry dove alle 07.00 dell’indomani sarebbe iniziato l’ultimo giorno di gara. TNM ••• 28

CONCLUSIONE Si ringraziano per la gentile collaborazione Davide Pisenti e Dario Rubat Ciagnus, i tiratori italiani che hanno partecipato alla competizione e che, grazie al loro dettagliatissimo debriefing post gara, hanno reso possibile la stesura di questo articolo. Contestualmente la loro partecipazione a questa competizione, così come alla Swiss Gallinago Trophy svizzera, contribuisce attivamente alla creazione di un rapporto collaborativo e di interscambio tra il mondo del tiro professionale internazionale e quello italiano, aprendo peraltro nuovi orizzonti e fornendo nuovi stimoli a professionisti ed appassionati.

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GENI-AX nasce ufficialmente in UK nel 2012, ci piace descriverla come una neonata che vanta esperienze professionali di oltre 20 anni grazie all’apporto di conoscenza e competenza operative, formative, gestionali e manageriali delle figure coinvolte, tutte provenienti da vari ambiti operativi e formativi (Special Forces, PSC, PMC e Israeli Secret Services). All’inizio era solo un’idea del suo fondatore: “Creare un’organizzazione multiculturale…. che potesse offrire servizi di altissima qualità e professionalità…. rivolti all’esigente mercato globale della Sicurezza Privata….. Un network internazionale che fosse composto da selezionate Società e professionisti unite dalla stessa VISIONE…. orientate alla stessa MISSIONE”

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CONTRIBUTO PER LA FORMAZIONE DEL SETTORE DELLA SICUREZZA. APPRENDERE DAGLI ERRORI DI GIULIANO PALAZZO TNM ••• 30


E STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE ST Fase dell’arresto di Richard Henry Bain

nemmeno indirettamente, il rischio che questa si verifichi. Un adeguato programma di protezione deve partire dall’enfatizzazione degli aspetti preventivi, in particolare, dal monitoraggio e dall’analisi aggiornata La didattica nel settore della degli elementi di rischio. sicurezza, in particolare in quello della Una regola difficile, ma essenziale, la protezione delle persone e dei beni, quale serve a combinare in maniera è in continua evoluzione, è priva di sinergica gli aspetti di reazione, ovvero una struttura consolidata ed impone, le tecniche operative, di guida, di tiro quindi, una continua attività di ricerca e di difesa, l’uso di strumenti tecnici per migliorarne i risultati. Il primo e di security e l’applicazione delle ostacolo da superare è rappresentato metodologie tipiche dell’Intelligence: dall’accettazione delle metodologie analisi dei dati per la pianificazione di prevenzione, poiché l’allievo, costante ed efficace; analisi previsionali influenzato da immagini professionali in continuo aggiornamento; ricerca falsate, è propenso a credere che per sistematica delle informazioni l’attuazione di una adeguata attività di per conoscere ed individuare il protezione sia sufficiente un intenso nemico da affrontare. Possiamo addestramento nelle tecniche di sintetizzare questo principio con una reazione (tiro, guida, autodifesa). Gli rappresentazione grafica a cerchi strumenti di security e le tecniche di concentrici (spesso ricorrente nella reazione (come le tecniche di guida di didattica di questo settore): il cerchio disimpegno, il tiro e la difesa personale) più esterno rappresenta la prima sono utili a proteggere il bene all’atto barriera di protezione, formata dalla della reazione ad una minaccia cura degli aspetti preventivi, fondati attuale: rispondono all’aggressione sull’applicazione di metodologie di verso il bene ma non diminuiscono, Intelligence, permette di impedire

Discorso Pauline Marois

il verificarsi dell’evento e di tenere la minaccia lontana dal bene; il cerchio più interno, l’ultima barriera, è composta dai sistemi di sicurezza, dalle tecniche operative e di reazione, strumenti che bloccano le conseguenze dell’evento sottraendo il bene dall’influenza della minaccia. Se la minaccia supera (grazie alle sue capacità tattiche o per colpa della mancata applicazione delle metodologie preventive) il primo cerchio, a difesa del bene (della persona) resta solo l’applicazione delle tecniche di reazione. Dobbiamo a questo punto riflettere su una considerazione: quando abbiamo affidato tutto l’impianto di sicurezza, solamente sulla preparazione (troppo spesso sopravvalutata) degli operatori nelle tecniche di reazione, abbiamo registrato delle rovinose figure e, purtroppo, funeste conseguenze. La storia del settore della protezione personale è piena di episodi con gravi compromissioni della sicurezza, che vedono, come protagonisti, servizi di scorta scivolati in clamorosi errori, colti di sorpresa da azioni messe in atto, TNM ••• 31


CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STU Pauline Marois viene interrotta bruscamente e portata via dalle sue guardie del corpo dietro al palco, da dove uscirà, per terminare il suo discorso, subito dopo l’arresto dell’attentatore.

Primo Ministro del Québec Pauline Marois, leader del partito separatista Parti Quebecois, uno squilibrato, Richard Henry Bain, di 62 anni, tenta prima di appiccare un incendio all’interno del teatro, dopodichè, all’esterno, apre il fuoco sulla folla con un fucile automatico uccidendo una persona e ferendone un’altra in modo grave, prima di essere bloccato dagli agenti. Altre versioni dell’accaduto, invertono la scena e collocano l’inizio della sparatoria all’interno della sala, con il lancio di una bottiglia incendiaria, all’esterno, attuato dall’attentatore per assicurarsi la via di fuga. L’azione di R.H. Bain, inizia mentre il neo Primo Ministro tiene il discorso di ringraziamento ai suoi elettori. Pauline Marois viene interrotta bruscamente e portata via dalle sue guardie del corpo dietro al palco, da dove uscirà, per terminare il suo discorso, subito dopo l’arresto dell’attentatore.

il più delle volte, da soggetti privi di particolari addestramenti o capacità. L’analisi di questi fatti, ci permette di evidenziare gli errori, le cause e le carenze dimostrate: sottovalutazione degli aspetti preventivi (ad esempio, non sono stati colti importanti segnali preparatori delle azioni); inadeguata applicazione delle fondamentali tecniche operative di protezione e di reazione. Per esperienza diretta, ho potuto constatare che si può ottenere un ottimo risultato formativo proprio attraverso l’analisi delle vicende che registrano sbagli degli apparati di protezione. Apprendere dagli errori quindi, trasformando un fatto negativo in una positiva opportunità, in un’occasione per consolidare la formazione mentale basata sulla coscienza dei limiti dei dispositivi e degli operatori della sicurezza. Un utile strumento formativo, inoltre, che consente la sensibilizzazione TNM ••• 32

sugli errori di sopravvalutazione, e sui sempre presenti avversari nella riuscita dell’attività di protezione, rappresentati da abitudinarietà, staticità e rilassatezza. Ecco perché trovo di grande utilità l’analisi del fallito attentato al primo ministro del Québec Pauline Marois. L’ampia documentazione mediatica relativa a questo episodio, dove possiamo osservare e analizzare la dinamica della reazione di un sistema di protezione verso una concreta manifestazione della pericolo, ci permette delle valutazioni relative alle carenze che riguardano, sia gli aspetti preventivi, sia l’attuazione delle tecniche operative. IL FATTO Nella serata del 4 settembre 2012, a Montreal, mentre all’auditorium Métropolis sono in corso i festeggiamenti per l’elezione del nuovo

ANALISI DELL’EPISODIO La prima cosa che si evidenzia in questo episodio è, guarda caso, la sottovalutazione degli aspetti preventivi. L’autore del gesto, Richard Henry Bain, nonostante sia in cura per problemi psichici, non ha precedenti penali. Attraverso la sua pagina di Facebook, dove sono postate le foto delle sue numerose armi, ha però ampiamente rivelato l’avversione all’elezione di Pauline Marois ed ha espresso più volte minacce e insulti nei suoi confronti. R.H. Bain, è membro della maggior parte dei gruppi oltranzisti anglofoni del Québec, ne condivide le opinioni più intransigenti ed è diventato un punto di riferimento dei soggetti che manifestano atteggiamenti violenti. Stabiliamo in proposito un principio: è impossibile per le forze di polizia tenere d’occhio tutti gli squilibrati presenti in rete, specialmente nei social network. In questo caso però la vicenda presenta degli aspetti interessanti dal punto di vista della prevenzione. Le espressioni di affetto di R.H. Bain, nei confronti di Pauline Marois, non sono sfuggite a Stephen Guy Sevigny, sostenitore della Marois e vicino di casa dell’attentatore


E STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE ST Esterno dell’edificio dove è avvenuto l’attentato

che da tempo, intimorito da quello strano soggetto, lo tiene sotto controllo. È Stephen Guy Sevigny ad accorgersi che dopo le elezioni, R.H. Bain, cambia improvvisamente atteggiamento e, attraverso la sua pagina di Facebook, invita tutti i suoi amici a recarsi al Métropol per partecipare ai festeggiamenti elettorali, precisando che: “ci sarà da divertirsi”. Stephen Guy Sevigny, mette in atto quella forma di sicurezza civile partecipata, la cui utilità (come purtroppo avviene in questo caso) viene spesso snobbata dall’autorità: raccoglie in rete tutto il materiale interessante sul suo vicino e, preparato il suo dossier, avvisa la polizia. Ottiene però come risultato un’asettica visita da parte di una pattuglia che, a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti, si limita a registrare il nome del vicino sospetto, senza fare ulteriori Richard Henry Bain di polizia accertamenti. Le forze canadesi non interpellano R.H. Bain e, a titolo preventivo, non diramano la sua foto, facilmente reperibile proprio attraverso Facebook, al servizio di sicurezza organizzato per l’evento. Anzi, considerato il fatto che R.H. Bain sia riuscito ad entrare nell’auditorium con armi automatiche ed una bottiglia incendiaria, il servizio di sicurezza evidentemente non c’era. RICHARD HENRY BAIN Come sempre, l’azione di un singolo elemento, difficilmente inquadrabile nell’ottica della prevenzione, riscuote successo approfittando proprio della trascuratezza dei segnali indicativi emessi dallo stesso autore del gesto, come manifestazioni di intenti rilevabili da scritti o dichiarazioni pubbliche. Iniziamo ora ad analizzare l’episodio attraverso quel che possiamo vedere dai numerosi filmati presenti in rete. Le prime immagini ci riportano ad una festa per una vittoria elettorale. È chiaramente un’occasione importante, i sostenitori del Parti Quebecois hanno atteso a lungo questa vittoria. È difficile descrivere il clima di certe manifestazioni, quando viene finalmente sfogata la tensione della vigilia del voto e all’euforia

della vittoria si fonde la prospettiva di vedere realizzati i propri ideali e la concretizzazione dei miglioramenti sociali prospettati in campagna elettorale. Mentre Pauline Marois sta tenendo il suo discorso, sul palco del Métropol, dalla sua destra, si avvicina un concitato signore, con un elegante papillon, che prende sottobraccio il neo Primo Ministro. Facciamo subito una precisazione che poi ci servirà, il signore con il papillon, il primo che si avvicina al neo Primo Ministro, non è un operatore della sicurezza, ma un membro del suo staff politico. Immediatamente, ma sottolineo per secondo, dalla sinistra del Ministro arriva un corpulento operatore della sicurezza (lo deduco dall’auricolare) e anche lui prende sottobraccio, la Marois. Prendono poi posizionati sul palco, arrivando da destra (guardando il leggio dalla platea), il resto del gruppo di protezione con altri tre operatori. Fra l’uomo con il papillon, a destra del Ministro, e il corpulento operatore alla sinistra, inizia un tira-tira, un minuetto a tre. La prima impressione che riceviamo, guardando quelle immagini è che non sanno dove portarla, forse perché non è stato approntato, o condiviso, un piano di evacuazione dal palco. In verità ho paura che sia diverso il problema: la notizia degli spari è

arrivata prima al membro dello staff politico, che si precipita subito sul Primo Ministro; l’apparato di sicurezza si muove immediatamente, ma in conseguenza al movimento dell’uomo con il papillon, senza saperne le ragioni effettive. L’indugio che vediamo vicino al leggio, prima di prendere una decisione sull’evacuazione, è legata, presumo, alla spiegazione data dal membro dello staff politico, al team di sicurezza che, con molta calma, sta cercando di prendere posizione vicino al primo Ministro. Se è come penso, si evidenza un altro grave errore di prevenzione: un’enorme falla nel fondamentale aspetto delle comunicazioni ha fatto si che una notizia di grave compromissione della sicurezza non sia arrivata alla scorta di protezione, bensì allo staff politico. Una problematica che si verifica quando non è stato curato il coordinamento fra tutte le componenti del servizio di sicurezza preordinato per un evento di tale portata, finalizzato anche ad evitare dispersioni del flusso informativo il quale deve essere, costantemente, convogliato verso il team che si occupa della sicurezza personale. Dopo l’iniziale titubanza, il team di protezione si sposta con il Ministro verso il retro del palco, attuando una forma di cauto disimpegno. Anche se l’evacuazione, vista in questo episodio, effettivamente TNM ••• 33


CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STU Riprese della TV Canadese

per bilanciare le regole operative, alla vita della persona protetta, dovrà affrontare uno sforzo maggiore, rispetto ad un suo collega che opera in condizioni meno soggette a vincoli di immagine; egli dovrà, infatti, accentuare la sua capacità di mantenere alta l’attenzione e di inventare strattagemmi che gli possono permettere di applicare i principi appresi in addestramento, in maniera discreta, ma comunque efficace, con calma e discrezione, ma sempre con decisione. Un team che si occupa della tutela di un personaggio di questo genere ha, inoltre, bisogno di un eccezionale affiatamento, per ottenere la totale condivisione nell’adozione di è molto lenta, invito i tanti duri e scarsa copertura da parte del team di scelte che forzano le regole operative puri che caratterizzano l’ambiente protezione poiché nessun operatore ed evitare titubanze in concomitanza della sicurezza, quelli intransigenti controlla il pubblico, dove potrebbe dell’episodio che compromette la sull’applicazione delle metodologie e nascondersi la potenziale fonte di sicurezza. Dopo l’arresto di Richard delle tecniche operative, a seguirmi pericolo. Cedere sull’aspetto sicurezza, Henry Bain, il primo Ministro, in alcune considerazioni, prima di in favore dell’immagine, è purtroppo riappare sulla scena e termina il suo arricciare il naso. Valutate che la un aspetto spinoso tipico della tutela ai discorso fra gli applausi. Il rientro tutela dell’incolumità di un leader politici: chi si occupa di questo genere sul palco è chiaramente un’azione politico, di un personaggio pubblico di protezione personale, convive tutti che può essere spiegata solo con del livello della Marois, impone i giorni con questo problema e mi il motto dello spettacolo the show adeguamenti operativi diversi, rispetto può comprendere. La questione è must go on, applicabile, in questo agli standard che possiamo adottare in molto semplice: si possono valutare contesto politico, con la necessità addestramento. variazioni – che un osservatore esterno della visibilità ad ogni costo. Si tiene Se consideriamo quindi contesto e può classificare come cedimenti – nelle conto solo dell’obbligo di rispettare particolarità della persona protetta, applicazioni delle tecniche operative in gli impegni del personaggio pubblico può apparire adeguato anche un funzione della persona protetta? con i suoi elettori; ogni aspetto movimento di sgombro calmo e Purtroppo si, a volte è necessario relativo alla sicurezza è stato ormai composto, sempre che vengano comprendere che fra Baghdad e completamente accantonato. rispettate comunque delle regole Montreal la differenza non è solo Un rientro della persona protetta fondamentali. latitudine e longitudine. Quando ci dove si è svolto un atto ancora In questo caso, più che sulla velocità occupiamo della linea di demarcazione indefinito (in questo caso, addirittura dell’evacuazione, ci dobbiamo fra la teoria e la sua applicazione nella un attacco con armi automatiche) soffermare sulla mancata applicazione, pratica professionale, il compito del è assolutamente contrario ad da parte degli agenti della sicurezza, formatore di settore non è assolto con ogni regola di sicurezza, per non dei comportamenti essenziali per la l’esclusione a priori di comportamenti parlare del buon senso. Il gesto salvaguardia della persona protetta. o atteggiamenti che forzano i principi di R.H. Bain potrebbe essere solo Anche se in maniera composta, teorici, ma con la valutazione di aspetti l’inizio di un’azione più ampia gli uomini di scorta che devono che possono aiutare l’operatore ad e penetrante: in un caso del accompagnare fuori il soggetto (sotto adeguare le regole alle necessità genere è da irresponsabili fare la pressione di un potenziale attentato contingenti che dovrà affrontare. affidamento sull’arresto di un con armi automatiche) devono Pertanto, si rende qualche volta indefinito attentatore per ritenere comunque muoversi con decisione, necessario adeguare le regole la zona sicura. Gli operatori della pensando alla costante copertura della sicurezza alle necessità della sicurezza canadese ritornano invece della persona e all’osservazione dei persona protetta, quando si devono sulla scena passeggiando vicino al rispettivi settori di competenza. Invece, salvaguardare, al contempo, e obtorto Ministro, conversano con lei e con il come possiamo vedere dalle immagini, collo, l’incolumità e l’immagine (che è marito, nessuno guarda il pubblico, mentre Pauline Marois lascia il palco, sempre un bene). nessuno si occupa della copertura, dando le spalle alla platea, riceve così L’operatore deve però ricordarsi che come se per loro fosse ormai TNM ••• 34


E STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE ST Richard Henry Bain

Giuliano Palazzo

trascurabile ogni più elementare regola della sicurezza. Il team che si occupa della protezione è completamente in balia degli eventi, ha perso la capacità di gestire la situazione, trascinato nel vortice dello spettacolo da finire ad ogni costo, segue passivamente la persona protetta, ormai priva di copertura. Considerando questa vicenda ribadisco che non è possibile, subito dopo un episodio così grave, rimanere sul posto. Non si può, in un simile contesto, effettuare una corretta valutazione del rischio: se si tratta di un fatto isolato e concluso o di un diversivo finalizzato a consentire un’azione più grave ed articolata. Qualsiasi stima risulterebbe viziata dalla concitazione e dalla mancanza di informazioni adeguate. Concordo sulla regola, ampiamente conosciuta dagli operatori del settore e ripetuta all’infinito durante gli addestramenti specifici: in caso di dubbio, nessun dubbio. La persona tutelata va allontanata dalla fonte di pericolo, senza preoccupazioni sia sul consenso, sia sull’opportunità della misura. Possiamo discutere sulla modalità di attuazione dell’evacuazione, se è possibile adeguarla al contesto e alla persona protetta, ma non sulla possibilità di scelta, ovvero se applicare, o meno, questa fondamentale regola delle

tecniche di reazione. Ecco quindi perché trovo sempre utile esaminare, a scopi didattici, episodi reali come questo che permettono delle riflessioni importanti e sviluppano negli operatori, la coscienza dei propri limiti. Essere coscienti che un consistente e preparato team di difesa può fallire per colpa delle debolezze intrinseche del sistema (errore umano, carenze nei supporti tecnici), o per la capacità della minaccia di superare le difese, non deve essere considerato dagli operatori del settore, un approccio ansioso e pessimistico. Al contrario, accertare i propri limiti e debolezze è un fattore di successo che salva gli operatori dagli errori di sopravvalutazione. La cognizione dell’esistenza di tre terribili avversari nella riuscita dell’attività di protezione, rappresentati da abitudinarietà, staticità e rilassatezza, permette all’operatore di fallire il suo compito, soprattutto di non cedere a fonti di minaccia normalmente prive di grandi opportunità, di trovare gli spazi necessari per attuare significativi problemi per la salvaguardia. Senza l’accettazione dei propri limiti non è possibile considerare strategie dirette alla riduzione della vulnerabilità del sistema di sicurezza

L’autore: il dr. Giuliano Palazzo, è membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Internazionale Formazione Sicurezza. Ispettore Superiore della Polizia di Stato, attualmente in servizio presso la DIGOS di Pescara, ha trascorso i suoi 27 anni di servizio nella Polizia di Stato in settori contraddistinti da una preminente attività di Polizia di Prevenzione e di Intelligence ed è stato anche impegnato assiduamente in attività di protezione, delle personalità politiche e giudiziarie a rischio, di addestramento e formazione del personale, con particolare riguardo alla funzione di Istruttore nelle tecniche di Scorta e Sicurezza. Relatore in convegni e seminari, anche in ambito universitario, è autore di numerose pubblicazioni in materia di applicazioni di Intelligence, finalizzate alla protezione delle persone e dei beni, in particolare, il libro di testo “Intelligence e Security nell’attività di protezione personale”, edito dal Centro Studi “J.N.Harris” di Bologna nel gennaio del 2008.

fondate: • sull’applicazione di metodologie di Intelligence, che consentono una attenta valutazione di tutte le fonti di rischio, una pianificazione dell’attività di protezione, la condivisione ed acquisizione delle informazioni procedurali fra tutti gli operatori; • sull’adeguato coordinamento fra gli operatori della protezione e sull’addestramento alle tecniche operative preventive e di reazione, finalizzato, in situazioni di rischio, ad una risposta omogenea ed adeguata al contesto; • sulla formazione consapevole degli operatori, basata anche sulla sensibilizzazione verso atteggiamenti sbagliati che possono favorire, inconsciamente, la minaccia, come la mancanza di riservatezza e la sensibilità a evitare ripetitività nelle procedure e rilassamento nell’attuazione dell’attività di protezione. TNM ••• 35


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Il Deep Web

la Mecca dei Traffici Illegali

DI T.COLONNELLO GDF MARIO LEONE PICCINNI


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Perché milioni di utenti stanno pericolosamente migrando dal web pubblico alla dark net, una zona franca ove nulla è proibito ed all’interno della quale è possibile contrabbandare e trovare di tutto. Resoconto sui bassifondi del web, una rete immensa ed anonima alla quale può accedere chiunque conosca il percorso obbligato di entrata. La dark net è l’ultima, inquietante, frontiera della rete. Un mondo nascosto all’interno del quale possono e riescono ad accedere solo utenti in possesso di buone cognizioni tecniche e di specifiche competenze informatiche. Questa parte del deep web (si precisa, per correttezza di informazione, che non tutto il contenuto del deep web ovvero circa il 95% del contenuto di internet - è illegale. Tuttavia, in questa sede, per semplicità di esposizione, verrano utilizzati i due termini, dark net e deep web, come sinonimi) è in breve tempo divenuto l’underground criminale, il ghetto dell’internet convenzionale, un enorme coacervo di strade virtuali su cui transitano siti che vendono ogni tipo di sostanza stupefacente (sono state censite ben 1854 proposte di vendita di droghe illegali), bazar che vendono armi, codici rubati di carte di credito e malware informatici per compiere attacchi, siti di gruppi terroristici, portali pedofili che propongono video ed immagini di bambini ed adolescenti violentati, manuali per realizzare artigianalmente esplosivi. Nell’addentrarsi nei meandri del deep web si ha la sensazione di trovarsi in un assurdo e surreale bazar affollato e maleodorante fatto di bancarelle sulle quali è possibile trovare di tutto. Un market place dell’incredibile, ove nulla è proibito, progettato per essere libero (da regole) e pirata, dove venditori provenienti da ogni parte del pianeta, privi di scrupoli e senza regole, sono pronti a contrattare su tutto… Nonostante esista già da anni, la dark net arriva ad essere conosciuta dal grande popolo del web all’indomani della messa off line, da parte delle Autorità statunitensi, di Megaupload portale di file hosting che ospitava e rendeva disponibile, all’affiliata community composta da milioni di utenti, il download di numerosi terabyte di opere dell’ingegno tutelate dal copyright; una volta tratti in arresto gli amministratori di Megaupload, l’FBI americana ha iniziato la caccia anche agli utenti ed ai downloader del famoso sito di file hosting statunitense, determinando una caotica e massiccia fuga dal web convenzionale. Come noto, difatti, internet offre a chi opera le indagini la possibilità tecnica e giuridica di identificare il responsabile di un eventuale reato, con maggiori probabilità anche rispetto a quanto ciò sia possibile nel mondo reale. Da un punto di vista tecnico, la dark net è la rete che rovescia tale archetipo informatico, rendendo gli utenti che vi accedono non tracciabili e quindi non identificabili, con tutto ciò che tale situazione può significare e generare rispetto alla consequenziale non

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LAW AREA LAW AREA LAW AREA LAW AREA LAW AREA LAW AR Esempi di annunci su Silk Road. Nella prima immagine vengono offerte varie qualità di stupefacenti, nella seconda si puo vedere l'offerta per una patente di guida del Texas.

applicabilità di alcuna legge nazionale in presenza di reati anche gravi. Intimoriti dal pericolo di essere tracciati ed identificati in caso di azioni illegali, i net user hanno quindi trovato nel deep web un ambiente sicuro ed in grado di garantire l’anonimia alle loro attività on line. Il tam tam dei forum ha poi fatto il resto, consegnando chiavi e libretto d’istruzioni di un mezzo pericoloso come il deep web anche ad utenti poco esperti o capaci di governare una simile situazione. Oggi, difatti, l’internet nascosto non è più un ambiente underground riservato e frequentato da pochi hacker, ma una sconfinata rete parallela e anonima, dotata di una quantità di dati disponibili 500 volte superiore rispetto a quella presente sull’internet convenzionale, una land popolata da utenti in fuga dalla rete tracciabile o più semplicemente in cerca di emozioni alternative ai classici find del web pubblico. Ulteriori elementi che hanno contribuito alla crescita di popolarità del deep web sono da individuarsi nel caso WikiLeaks e nei recenti attacchi informatici sferrati nell’ambito dell’operazione denominata Operation Darknet dal gruppo hacker Anonymous, dei quali si dirà diffusamente nel corso della trattazione. La dark net è quella parte di internet non indicizzata dai motori di ricerca, una gigantesco contenitore in grado di ospitare oltre 200.000 siti, raggiungibili esclusivamente adoperando particolari strumenti e da chi ne conosce esattamente l’indirizzo. Il deep web nasce come mezzo di comunicazione con il mondo esterno da parte di attivisti in occasione di movimenti rivoltosi o disordini sociali, come quelli avvenuti recentemente in Libia, Iran e Siria, quindi una rete anonima e sicura, adoperata da dissidenti politici, rivoluzionari, politici censurati o perseguitati da governi antidemocratici e dittatoriali. La dark net viene ancora oggi utilizzata in gran segreto da molti governi per indagare su fenomeni internazionali o di interesse strategico e politico, da servizi di intelligence TNM ••• 40

governativi, da holding commerciali e industriali per comunicare in sicurezza in materia di tutela del segreto aziendale o brevettuale. Si tratta, di certo, di un mondo nuovo e ricco di fascino, ma allo stesso tempo estremamente pericoloso, ma è forse proprio per tale motivo che la rete parallela riesce ad attirare e coinvolgere numerosi ragazzi. Il deep web quindi non è solo ambiente ad uso esclusivo di criminali, falsari e contrabbandieri, ma anche lo spazio di veicolazione per quella cultura scientifica non accettata dalla rete convenzionale. Accanto alla libertà di pensiero e di espressione e alla garanzia di una navigazione nel web anonima e non tracciabile, tuttavia la dark net offre innegabilmente grandi spazi e opportunità a chi approfitta di quell’universo per compiere crimini di ogni tipo, come mercenari, terroristi, falsari, pedofili, trafficanti. È, ad esempio, dal deep web che

sono passati i documenti riservati, poi divenuti pubblici, di cui si è occupata Wikileaks e che ha messo in imbarazzo diversi governi occidentali. L’internet sommerso attrae poiché al suo interno non vigono regole e non trovano applicazione leggi, la rete parallela viene vissuta e utilizzata come una zona franca, senza confini e autorità garanti o deputate al controllo, un bazar dell’orrido e dell’illecito, un vero far west digitale al cui interno chiunque può commerciare illegalmente e procurarsi di tutto, dalle sostanze stupefacenti, ai documenti falsi, agli esplosivi, all’aberrante materiale pedopornografico. Il processo di accesso all’internet sommerso differisce enormemente dalle procedure standard di ingresso al web convenzionale. Gli utenti che intendono navigare in totale anonimia nel web convenzionale ricorrono solitamente all’utilizzo dei cosiddetti pubblic anonymous proxy, ovvero


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dei server che operano da schermo rispetto ai dati allocati sul computer dell’utente; per entrare nel deep web, invece, è necessario installare sul proprio pc ed utilizzare TOR, noto sistema di anonimizzazione e di crittografizzazione del flusso di dati, il quale solitamente si integra con il browser FireFox e non richiede impostazioni troppo tecniche. Nella rete Tor, tutti pc collegati comunicano in modalità crittografata, non rendendo quindi possibile stabilire quale computer recupera concretamente i contenuti ricercati, proprio perché i dati non giungono direttamente al richiedente, ma rimbalzano attraverso più macchine. Un proxy è un programma che si interpone tra un client ed un server, inoltrando le richieste e le risposte dall’uno all’altro. Il client si collega al proxy invece che al server, e gli invia delle richieste. Il proxy a sua volta si collega al server e inoltra la richiesta del client, riceve la risposta e la inoltra al client. I server esterni a cui ci si collega attraverso un proxy vedranno generalmente le connessioni provenienti dall’indirizzo IP di quest’ultimo e non da quello del client. Questo garantisce una relativa privacy del client (il server, o chi analizzi il traffico diretto ad esso, non può conoscere l’indirizzo IP del client), poiché il server di destinazione, cioè quello sul quale risiede il sito visitato, non potrà conservare, all’interno dei propri file di log, il reale indirizzo IP del computer dal quale l’agente si è connesso, bensì, si limiterà a ritenere di essere stato contattato dall’indirizzo IP del server proxy. Il tutto va a scapito dell’identificazione del reale navigatore, il quale potrà ottenere una buona garanzia di anonimato. Esistono, tuttavia, programmi (anonymizer) che, basandosi sulla tecnologia peer to peer permettono al proxy di non inoltrare al server l’indirizzo IP del client: ne è un esempio Tor (acronimo di The Onion Routine), che è un sistema di comunicazione anonima attraverso

l’uso della crittografia a strati. Il progetto è nato con la finalità dichiarata di proteggere gli utenti dall’analisi del traffico attraverso una rete di onion router, gestiti da volontari, che permettono il traffico anonimo in uscita e la realizzazione di servizi anonimi nascosti. Originariamente sponsorizzato dalla US Naval Research Laboratory, esso è diventato un progetto della Electronic Frontier Foundation (EFF) alla fine del 2004. Naturalmente il nobile scopo di questo progetto, pensato per proteggere il diritto di manifestare il proprio pensiero in situazioni nelle quali lo stesso è vietato (si pensi a quegli Stati totalitari in cui ancora forte è la censura, soprattutto nei confronti di un mezzo d’informazione quale Internet), può essere inquinato dall’utilizzo fraudolento dello stesso. Il funzionamento della rete Tor è concettualmente semplice: i dati che appartengono ad una qualsiasi comunicazione non transitano direttamente dal client al server, ma passano attraverso i server Tor che agiscono da router costruendo un circuito virtuale crittografato. Gli utenti della rete Tor, eseguono un onion proxy sulla loro macchina. Questo software si connette a Tor, e periodicamente negozia un circuito virtuale attraverso la rete. L’uso della crittografia a strati (da cui deriva il termine onion, che in inglese significa cipolla), permette di garantire la segretezza dei dati. Più in particolare, ogni onion router decide a quale nodo della rete spedire i pacchetti e negozia una coppia di chiavi crittografiche per spedire i dati in modo sicuro. In questo modo, nessun osservatore posto in un punto qualsiasi del circuito, è in grado di monitorare la connessione. Come già anticipato, il fatto che Tor sia in grado di “anonimizzare” il traffico TCP generico, può invogliare anche un utilizzo scorretto di tale sistema di comunicazione. Per poter accedere alla rete parallela non servono i

comuni motori di ricerca come Google, ma l’utente dovrà rifarsi ad apposite liste di link raggiungibili tramite siti come HiddenWikki o Newzbin, i quali contengono molteplici collegamenti che indirizzano a loro volta ai vari contenuti posizionati su computer inglobati nella dark net. Da un punto di vista tecnico, all’interno della rete sommersa, i pacchetti di dati non vengono inviati direttamente, ma vengono cifrati e veicolati attraverso rimbalzi tra vari computer, da ciò deriva anche la lentezza del sistema. A risentire della particolare ed essenziale struttura informatica è anche l’aspetto grafico, scarno e carente di layout piacevoli, così come graficamente povere sono le vetrine gestite nel deep web da mercanti provenienti da ogni parte del pianeta, spregiudicati e pronti a contrattare su tutto. Una volta aver installato TOR ed aver digitato l’indirizzo per accedere all’internet segreto, l’utente viene dirottato su Silk Road, l’anonymous marketplace, un gigantesco mercato che riporta come simbolo un beduino di spalle che cavalca un cammello. Il beduino sul cammello, simbolo di Silk Road, il market in cui è possibile per chiunque trovare ed acquistare di tutto. Silk Road è il bazar dell’impensabile, l’eBay della dark net, un market con varie vetrine in cui sono esposti oggetti suddivisi in varie categorie

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merceologiche al cui interno, riprendendo il sistema dei feedback utilizzato da eBay, gli acquirenti possono postare giudizi sui prodotti acquistati e sui venditori. I prodotti più ricercati ed acquistati in assoluto nella dark net sono da ricondurre alle sostanze stupefacenti, al primo posto figura l’ecstasy (mdma), segue l’hashish, la cocaina, gli acidi, l’eroina. L’oligopolio del mercato degli stupefacenti è detenuto principalmente dai siti Eradic e Silk Road, intorno ai quali rotea comunque una moltitudine di siti satelliti dediti ai medesimi traffici. Oltre al traffico illegale di stupefacenti, il deep web ospita una serie infinita di altre attività “commerciali” o anche database postati per finalità politiche, sovversive o propagandistiche, come LiberaTor, un database zeppo di notizie e manuali per realizzare ordigni esplosivi ed organizzare attentati. Altro aspetto davvero inquietante della dark net è rappresentato poi dalla presenza di numerosi portali come

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Assassination market, un sito che offre i servizi di sicari e killer professionisti a cui l’utente può rivolgersi qualora voglia commissionare l’omicidio di una persona. Anche Slate, Contract killer ed Assassination market, come tutti gli altri siti della specie, propongono ai propri clienti un particolareggiato “listino prezzi”: 200mila dollari la tariffa per l’omicidio di un manager, 100mila dollari la cifra richiesta per l’eliminazione di un boss della malavita, l’assassinio di un appartenente alle forze di polizia o di un giornalista, 20mila dollari il costo per l’assassinio di una persona normale. Per svolgere il proprio lavoro, il killer dovrà essere dotato di tutte le informazioni necessarie sul target (l’obiettivo deve avere almeno 16 anni; solitamente i sicari non accettano incarichi relativi all’uccisione di donne gravide e rifiutano la richiesta di operare qualunque forma di tortura) e ricevere in anticipo la metà della cifra contrattata (il saldo avverrà a lavoro ultimato); due mesi di tempo dal primo pagamento è solitamente il limite temporale richiesto per portare a termine l’incarico. Qualora l’uccisione debba sembrare un incidente, la prestazione prevederà un sovrapprezzo. Nello stesso contesto è possibile trovare e contattare team di contractors per azioni punitive violente contro target predeterminati; solitamente i gruppi che si propongono sono band sudamericane che operano a buon mercato. Il sito RespiraTor è una lavagna aperta a delatori e calunniatori che qui possono postare fotografie compromettenti e pubblicare, anche in forma anonima, commenti di qualsiasi tipo e natura sulla reputazione di qualunque persona. Cambiando settore, è possibile trovare siti di gruppi eversivi o di cellule terroristiche che avanzano proposte di affiliazione o propagandano la jihad (la guerra santa inneggiata dagli integralisti islamici), siti che vendono codici precedentemente trafugati di carte

di credito o che commercializzano prodotti piratati o contraffatti, oppure malware e software dannosi per realizzare attacchi informatici o defraudare password on line. Vi sono poi portali di contrabbandieri e falsari professionisti che propongono l’acquisto di kit per realizzare documenti falsificati come certificati d’identità, passaporti e patenti di guida. Altro aspetto allarmante del deep web è senza dubbio rappresentato dalla massiccia presenza di aberranti siti pedofili che mettono in vendita filmati e fotografie di bambini ed adolescenti abusati e violentati. Da questo punto di vista la dark net rappresenta per i pedofili un’occasione unica per poter condividere tali devianze sessuali con altri soggetti e reperire agevolmente materiale pedopornografico. In tale contesto, uno dei siti più conosciuto e frequentato è Lolita city, (contende il poco pregevole primato a 4chan) una vergognosa bancarella della più spregevole tra le devianze umane che annovera migliaia di utenti registrati, lo stesso vergognoso portale recentemente preso di mira nell’ambito della “Operation Darknet”, con un attacco informatico concentrico e sincronizzato, dal noto gruppo hacker Anonymous, noto all’opinione pubblica per i numerosi attacchi a siti istituzionali e governativi. Anonymous, il gruppo hacker più famoso del web, simbolicamente rappresentato dalla peculiare maschera di Guy Fawkes, ha messo off line e reso non raggiungibile Freedom Hosting (il server su cui dimora la maggior parte dei contenitori pedofili presenti nel deep web) ed ulteriori 40 siti accoglienti materiale pedopornografico. Il gruppo è poi riuscito a sottrarre da Lolita city circa 100 gb di materiale pedofilo ed a consegnare alle Autorità competenti i nomi e le generalità di 1500 pedofili che avevano messo in vendita ed acquistato i contenuti in questione. Anonymous ha poi


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Altri esempi di annunci su Silk Road.

postato il seguente annuncio: “Non importa chi sei, se scopriamo che hosti, promuovi o supporti la pedopornografia, diventi uno dei nostri target”. Purtroppo però, Freedom Hosting è tornato presto on line continuando ad attirare e ad ospitare migliaia di pedofili da ogni parte del mondo. Nel deep web per i pagamenti si utilizza un sistema di anonimizzazione dei pagamenti, la valuta adoperata è il bitcoin, una moneta virtuale nata del 2009, inventata da un tecnico giapponese, del valore unitario di circa 3,8 euro, organizzata su un sistema di crittografia che rende anonime le transazioni. Da un punto di vista tecnico, il bitcoin non prevede l’esistenza di una banca centrale e sfrutta la struttura decentralizzata della rete per tracciare tutti i movimenti delle singole monete virtuali, su ogni singolo passaggio, grazie alla crittografia. Per gli esperti tale sistema può essere in realtà definito come bitcoin laundries, rappresentando di fatto la versione virtuale delle “lavatrici” utilizzate nel mondo reale per il riciclaggio del denaro sporco. Probabilmente nel prossimo futuro sarà possibile tracciare gli acquisti effettuati nella dark net considerato che tutti gli spostamenti di bitcoin sono tracciati da un server. Ma in maniera piuttosto sfacciata e volutamente criminale, molti siti presenti nel deep web, ad ogni pagamento, utilizzano i propri server per inviare un gran numero di operazioni fittizie simultanee in modo da creare caos e rendere impossibile, a eventuali investigatori, risalire ai veri responsabili. Quanto detto sinora non deve però trarre in inganno, va difatti rimarcato come il deep web non è territorio esclusivo della criminalità, ma una buona parte di esso ha conservato lo scopo originario che ne ha originariamente determinato la nascita, rimanendo uno spazio sicuro all’interno del quale militanti, dissidenti e perseguitati politici possono comunicare con il resto del mondo senza essere

intercettati o censurati, ma anche l’internet nascosto utilizzato da molti governi per tenere sotto controllo le reti terroristiche e le aree instabili o inquiete del pianeta. Mentre sotto l’aspetto tecnico l’accesso al web sommerso è sconsigliato primariamente per i pericoli di contagio da malware cui vengono esposti i pc dei net user, analizzando il fenomeno da un punto di vista prettamente giuridico, va sottolineato che utilizzare strumenti di anonimizzazione come TOR non costituisce reato, così come non rappresenta una violazione di legge entrare nel deep web. Occorre però tener ben presente che, anche se allo stato non esistono precedenti giurisprudenziali in merito, poiché i

dati cifrati delle connessioni dei vari utenti vengono trasferiti e ribalzati da computer a computer in modo casuale, potrebbe succedere che materiale illecito si trovi a passare su un determinato pc ad insaputa del possessore della macchina ed a quel punto il reato potrebbe già essersi configurato. L’ultima considerazione è di tipo civilistico, ma non è comunque di poco conto: acquistando prodotti leciti da venditori della dark net, qualora l’acquirente venga truffato ovvero riceva prodotti non conformi a quanto pagato o contrattato, non potrà sperare di ottenere ristoro presentando querela o denuncia presso le Autorità preposte, tenuto conto che il venditore non sarà comunque individuabile. TNM ••• 43


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PianiFIcare una mi


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missione operativa


FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON Operatore del 9° Reggimento Incursori, durante le fasi di un briefing che precederà l’incursione all’interno di un edificio per il recupero di un ostaggio

CHE COSA E’ UN “BRIEFING” Quando il lessico militare nazionale era ancora privo di terminologia anglosassone, la riunione tattico-operativa indetta prima o dopo una missione veniva definita come “Rapporto Ufficiali”. Successivamente, anche a seguito della sempre maggiore necessità di avere un linguaggio comune tra Forze Armate di nazioni diverse, nonché tra i vari contingenti militari di diverse nazionalità chiamati ad operare sotto uno stesso comando, la terminologia tecnico-militare che si è imposta è stata chiaramente quella in lingua inglese. Nella fattispecie, per quanto riguarda le riunioni in ambito militare si è imposto il termine “Briefing”. La parola “Brief” significa “breve, conciso, corto”, mentre il verbo “to Brief” significa “fornire informazioni” e anche “fare un riassunto”. Tralasciando le varie sfumature dei significati traslati, si può comunque affermare che alla parola “Briefing” viene universalmente attribuito il significato di “Riunione” (e non sempre “breve” come il termine vorrebbe), ... e più specificatamente: • riunione volta alla definizione degli aspetti operativi e degli obiettivi di una determinata iniziativa; • riunione volta a fornire delle informazioni, definire delle linee d’azione e promulgare delle direttive. In tale ambito vi è anche il TNM ••• 46

“Debriefing”, ovvero quella riunione indetta alla fine di una attività ed il cui scopo è quello di focalizzare quanto è stato fatto e gli eventuali insegnamenti per migliorare o per evitare in futuro eventuali errori commessi. Dal Debriefing dovrebbero scaturire le cosiddette “Lezioni apprese” (Lessons learned). Tutte le organizzazioni, da quella più articolata e complessa a quella più minuta, hanno la necessità di riunire il proprio personale sia per fornire informazioni per lavoro da eseguire che per impartire direttive. Naturalmente il “President’s Daily Briefing”, il Briefing che viene presentato quotidianamente al Presidente degli Stati Uniti, e per le tematiche affrontate e per il numero di argomenti trattati, sarà sicuramente molto diverso dal “Daily Briefing” di una azienda privata che produce ed esporta tetrapodi inerti! CATEGORIE DI BRIEFINGS MILITARI In via preliminare è opportuno sottolineare il fatto che un Briefing può risultare più o meno professionale in base a quattro sostanziali parametri: gli ausili tecnico-didattici a disposizione per una corretta presentazione audio-visiva, la necessaria quantità di informazioni e di documentazione a supporto, la professionalità di coloro che preparano e predispongono il Briefing nonchè la preparazione operativa e

la capacità comunicativa di colui che dovrà presentare il Briefing stesso. Naturalmente Briefings molto articolati possono prevedere più di un unico“Briefer” (presentatore di Briefing) in modo tale da poter così suddividere il carico di lavoro su più persone. In aderenza a quanto genericamente stabilito in

ambito NATO, i Briefings militari si possono identificare in quattro categorie: • Information Briefing: si tratta di un Briefing finalizzato al solo aggiornamento di situazione o di divulgazione di nuove e pertinenti informazioni, oppure di informazioni che richiedono una


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immediata attenzione per il corretto prosieguo delle attività operative. Vengono altresì evidenziate eventuali informazioni “in conflitto” per la successiva attività di “deconflittualizzazione”; • Decision Briefing: è un Briefing che prevede l’esposizione dei fatti, l’individuazione e

l’analisi del problema • Mission Briefing: e delle possibili è un Briefing dove soluzioni, l’assunzione di intervengono i vari determinazioni a seguito comandanti interessati del prospettarsi delle alla missione e tutti i possibili soluzioni, la responsabili dei vari discussione di eventuali specifici settori. Serve diverse possibilità per illustrare nei dettagli di linee d’azione, l’intera operazione ed le conclusioni per il suo obiettivo, per l’emanazione degli ordini focalizzarne gli aspetti a seconda delle decisioni più importanti e/o più finali assunte; delicati della stessa,

per fornire istruzioni dettagliate sui vari aspetti tattici dell’intera missione e per definire l’emanazione degli ordini operativi a livello di comando, di coordinamento e di controllo. • Staff Briefing: è un Briefing dove interviene il Comandante di tutta l’Operazione, coinvolge TNM ••• 47


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La parola “Brief” significa “breve, conciso, corto”, mentre il verbo “to Brief” significa “fornire informazioni” e anche “fare un riassunto”.

i vari responsabili di settore e riguarda tutti gli aspetti operativi relativi alla missione, ai vari compiti assegnati ed assegnabili, agli ordini da impartire ed è finalizzato ad un aggiornamento di situazione, alla sincronizzazione di tutte le attività correlate nonché alle varie fasi dell’Operazione. Poiché in tale Briefing possono essere modificate anche delle decisioni, lo Staff Briefing viene considerato il Briefing più completo, anche in grado di approfondire nell’immediato gli aspetti più dettagliati. Per inciso, le funzioni e le competenze militari di comando e di controllo vengono suddivise in tre diversi livelli di “responsabilità gerarchicoTNM ••• 48

funzionale” (livello Strategico, Operativo e Tattico) in modo tale da poter attribuire a differenti Comandi differenti capacità di comando e controllo. Tuttavia spesso, proprio per esigenze operative, è estremamente utile unire armonicamente il livello operativo con quello tattico, creando così un livello tattico-operativo che consenta sia di prendere decisioni che di effettuare una approfondita pianificazione che possa analizzare tutti gli aspetti concettuali, organizzativi, direttivi e di condotta delle operazioni sino alla valorizzazione dei minimi dettagli tecnico-operativi a livello eminentemente tattico. Alla luce di quanto detto, esiste di fatto un ulteriore tipo di Briefing, ufficialmente

non codificato, che viene definito “Battle Briefing” (Briefing relativo alla Battaglia). In tale Battle Briefing viene inserito, generalmente all’inizio, un particolare Briefing relativo alle condizioni meteorologiche e meteomarine che si potranno avere durante tutto il periodo della missione, ovvero il “Meteo Briefing” (Meteorological Briefing o Weather Forecast Briefing). DECISIONI E PIANIFICAZIONE Un Battle Briefing può essere considerato come: • un Briefing omnicomprensivo, completo e completamente a se stante, se organizzato in modo totalmente autonomo da una

unità operativa, ovvero svincolata da Comandi di livello superiore (es. una unità paramilitare che pianifica una propria missione); • un Briefing che si posiziona concettualmente al termine di un articolato processo decisionale e di pianificazione già effettuato da un Comando superiore dal quale deve ricevere ordini e direttive (es. un Gruppo Tattico che pianifica la missione assegnata dal suo Comando). E’ chiaro che un Briefing preparato da 2 o 3 persone è diverso da quello preparato da una trentina di addetti e inoltre l’intera preparazione risulta commisurata sia alla disponibilità di personale dedicato che al tempo a disposizione. In ogni caso, un Briefing professionale, a prescindere dal numero di persone coinvolte, deve garantire un elevato livello di qualità. La peculiarità del Battle Briefing è che, a dispetto del nome molto specifico, può considerare di fatto tutti gli aspetti operativi che concorrono teoricamente alla elaborazione del cosiddetto “Processo Decisionale e di Pianificazione”. E’ utile ricordare che in tale processo vengono affrontati i seguenti argomenti: l’analisi della Situazione, l’analisi della Missione (costituita da Compito + Scopo: il Compito da assolvere, ovvero l’obiettivo da raggiungere e lo Scopo da conseguire, ovvero il perché), lo sviluppo


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Se in missione verranno impiegate armi, sistemi d’arma, munizioni o esplosivi con particolari caratteristiche oppure apparecchiature, apparati o attrezzature che richiedono particolari accorgimenti per l’uso, è opportuno che la cosa venga fatta rilevare già in sede di Briefing.

del Concetto Operativo (ossia gli intendimenti del Comandante/CONOPS: CONcept of OPerationS), del Piano dell’Operazione (OPLAN: Operation PLAN), dell’Ordine di Operazione (OPORD: OPeration ORDer), ovvero tutta la pianificazione comprensiva dei compiti da assegnare, degli uomini e dei mezzi disponibili, del supporto logistico nonché delle necessarie azioni di coordinamento e controllo. Come è ovvio immaginarsi, preparare un Briefing per una pattuglia da combattimento che opera in profondità in territorio nemico è diverso da preparare rispetto a un Briefing che riguarda un gruppo meccanizzato da ricognizione in movimento nel deserto o quello di un gruppo navale impiegato in operazioni di interdizione marittima. Nonostante tutto questo, l’ossatura del Briefing, con le varie specificità ed i diversi “distinguo” che ogni singola missione impone, rimane sostanzialmente la stessa. In merito ad alcune carenze (es. non è citato il settore Intelligence), è doveroso sottolineare che la struttura del Briefing, per questioni di divulgabilità, è stata intenzionalmente limitata. Infatti, vari settori e aspetti che afferiscono sia la struttura stessa del Briefing che la riservatezza e la tutela delle informazioni non sono stati volutamente presi in considerazione. UNA CHIAVE DI LETTURA Per quanto evidenziato in merito alla grande

variabilità di argomenti pertinenti (o non pertinenti) che possono essere di volta in volta inseriti o eliminati all’interno di un Briefing, si va ora a esplicitare una struttura di Battle Briefing che possa essere considerata come una “Guida di massima”, ovvero una sorta di “lista della spesa” adattabile alle varie e più disparate necessità. La struttura può quindi risultare carente o ridondante a seconda della tipologia di missione da affrontare, ma questo proprio nell’ottica di fornire al Briefer uno strumento concettuale di massima adattabilità e versatilità. Per inciso, è bene inoltre ricordare che, nel contesto di un Battle Briefing, buona parte dei validissimi suggerimenti

e consigli forniti da centinaia di libri per creare un buon conferenziere (dalla postura fisica del sorridente oratore agli aspetti psicologici attribuibili al pubblico) hanno, in questo contesto, una differente applicabilità. STRUTTURA DEL BATTLE BRIEFING Presentazione del briefer. Qualora il Briefer non sia conosciuto da parte di tutti gli intervenuti è opportuno che si presenti (o venga presentato) e informi l’audience di eventuali altri interventi. Se vi sono vincoli di tempo, in tale sede viene anche ricordata la durata che deve avere di massima il Briefing nonché gli eventuali singoli apporti di altri Briefers. Se non già precedentemente fatto, viene ufficialmente

assegnato un nome in codice all’operazione. Fuso orario. Viene stabilito il fuso orario di riferimento che deve essere usato nelle comunicazioni, in tutti i rapporti ufficiali e nella messaggistica. Generalmente vi sono due opzioni: o viene usato il fuso orario locale dell’area in cui si svolge l’attività operativa (Local Time) o si stabilisce che il fuso da impiegare sia quello internazionale di riferimento, ovvero l’ora del meridiano di Greenwich, detta anche “ora Zulu” (Zulu Time), come viene sistematicamente usata in Operazioni NATO. Classifica di segretezza. Viene ricordato a tutti il livello di segretezza attribuito al Briefing e, conseguentemente, alla missione. Riferimenti. Si indica TNM ••• 49


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la documentazione di supporto usata per l’organizzazione del Briefing: pubblicazioni dottrinali, normative tattiche, normative operative, direttive generali e particolari per la specifica missione, eventuali aggiornamenti ed eventuali ordini già ricevuti nel frattempo. Situazione meteorologica. Previsioni meteo e criteri TNM ••• 50

di aggiornamento per coprire l’intero periodo della missione. Analisi e previsioni relative a temperatura, umidità, nubi, venti, nebbia, stato del mare e precipitazioni varie (pioggia, grandine, neve). Situazione astronomica. Calcolo del sorgere e tramonto del sole, del sorgere e tramonto della luna, dell’inizio e fine

crepuscolo mattinale, dell’inizio e fine crepuscolo serale per l’intera durata della missione. Situazione geografica del teatro operativo. Viene presentata, in termini generali, l’intera area geografica interessata dalle varie fasi delle operazioni. Si valuta l’orografia per stabilire la natura e la percorribilità e la sfruttabilità del terreno

ai fini del movimento, sosta e occultamento (tipo di vegetazione, torrenti, laghi, montagne, pendenze, quote dominanti, punti di riferimento, situazione meteo prevalente nel periodo interessato). Vengono individuate le carte geografiche, carte topografiche, carte nautiche, mappe, fotografie aeree e satellitari di tutte le zone di possibile interesse.


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Una fase del briefing prevede tutta una serie di attività di supporto e rifornimento logistico, sia di carattere “amministrativo” che “da combattimento”.

Analisi della situazione generale. Disamina generale della situazione politica, militare, economica, finanziaria, industriale e sociale del Paese interessato alle operazioni. Analisi della minaccia. Disamina delle capacità belliche del nemico e di tutte le possibili capacità tecniche e operative. Posizionamento e capacità belliche delle forze nemiche, loro articolazione e struttura di comando e controllo. Zona di operazioni (teatro operativo): Presentazione delle zone (terrestri, marine e aeree) interessate dalle operazioni suddivise dal punto di vista tattico in aree, sottoaree, direttrici, punti di riferimento con relativi nomi/acronimi di riferimento. Analisi della missione. Si focalizza l’obiettivo (o gli obiettivi) da conseguire. Si determina la corretta formulazione della missione e si individuano i vari compiti da assegnare per l’assolvimento della missione stessa. La missione viene quindi analizzata considerando eventuali limiti di tempo e spazio imposti dalle Situazione idrografica circostanze e/o dai e oceanografica. Si mezzi impiegati e dal notificano i calcoli relativi loro approntamento. alle maree che si avranno In merito alle forze ed in zone di interesse, si ai mezzi che saranno valuteranno eventualmente impiegati, vengono le profondità marine, le stabiliti i dispositivi spiagge e le tipologie di di stazionamento, litorali ed i parametri di movimento e di marini di densità, combattimento nonché le temperatura e salinità varie considerazioni sulle delle aree in cui velocità esprimibili, sui potrebbero operare dei consumi di combustibile, sommergibili. sulle autonomie e distanze

percorribili, sulle capacità di carico, di fuoco, ….e molto altro. La disamina della missione spesso comprende anche varie attività propedeutiche, come ad esempio le attività di esplorazione e di ricognizione avanzata. Esame della situazione. Vengono individuati ed analizzati tutti i fattori pertinenti la missione. Si giunge ad una sintesi delle varie deduzioni che portano alle conclusioni operative finali. Si individuano così i fattori di potenza e di debolezza sia delle forze amiche che delle forze nemiche. Individuazione delle linee d’azione. Si individuano le possibili azioni delle proprie forze e la possibilità delle azioni del nemico. Si effettua un confronto tra tali possibili azioni e si valuta la fattibilità, la sostenibilità e la concreta attuabilità delle proprie linee d’azione, ovvero di quello che sarà il piano operativo (Piano dell’Operazione). Formulazione del concetto operativo. E’ il Piano d’Operazione che si intende adottare per l’assolvimento della missione. Analisi del concetto operativo. Viene analizzato il Piano d’Operazione, si stabiliscono i compiti e le successive attività discendenti per attivare l’operazione. Si approfondiscono e si valutano sia lo sviluppo che l’esecuzione del Piano d’Operazione. Regole di ingaggio e uso della forza. In base ai vincoli imposti dalla volontà politica,

si determinano i “comportamenti operativi per l’ingaggio del nemico”, ovvero vengono stabilite le “Regole di Ingaggio” (Rules Of Engagement – ROE), che sono quelle direttive diramate per specificare le circostanze ed i limiti entro cui le forze amiche possono iniziare e/o continuare il combattimento con le forze contrapposte. Se l’operazione dovesse inoltre richiedere, per determinate situazioni di crisi, un impiego graduale della forza (dalla sola deterrenza all’uso letale), vengono stilate anche le “Regole per l’Uso della Forza” (Rules for the Use of Force – RUF). Individuazione del termine delle operazioni. Stato o situazione da ottenere per considerare raggiunto l’obiettivo della missione (la famosa “missione compiuta”) e disporre ufficialmente il termine di tutte le operazioni correlate. Organizzazione di impiego delle forze assegnate. Una volta note le forze messe a disposizione per l’assolvimento della missione, viene stabilita (se non già fatto) l’organizzazione di impiego delle forze stesse assegnando loro nominativi e codici identificativi. Può tuttavia succedere che, una volta giunti in un teatro operativo “lontano”, un contingente terrestre, un gruppo navale, uno stormo aereo (come pure una singola pattuglia) si trovino a dover modificare la propria struttura iniziale per inserirsi in TNM ••• 51


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Presso la BAI (Base Addestramento Incursori) allievi e ufficiali del 9° Reggimento Col Moschin discutono le varie fasi di un’incursione.

una struttura militare diversa, dovendosi integrare in strutture più ampie, oppure dovendosi frazionare in unità minori, vanificando di fatto la struttura iniziale. Organizzazione “interna”. In base a esigenze organizzative che si potrebbero definire “spicciole”, alle volte risulta estremamente funzionale modificare fisicamente (ove possibile) il posizionamento di operatori, terminali video, computer, apparati radio e telefoni in modo tale da rendere più immediato e fruibile un certo numero di informazioni 24 ore su 24. Non è chiaramente

modificabile la struttura della centrale operativa di un Comando o di una nave (anche perché sono già state create con criteri di ottimizzazione), ma lo è sicuramente una centrale operativa creata al momento all’interno di una tensio-struttura o assemblando vari Shelters. Armi, munizioni, apparecchiature, apparati e attrezzature. Se in missione verranno impiegate armi, sistemi d’arma, munizioni o esplosivi con particolari caratteristiche oppure apparecchiature, apparati o attrezzature che richiedono particolari accorgimenti per l’uso, è opportuno che la cosa venga fatta rilevare già in sede di Briefing. Modifiche mezzi. Prevedere tempi compatibili con l’approntamento della missione qualora veicoli, velivoli o natanti debbano essere modificati per particolari esigenze. Operazioni specifiche. Ogni attività in qualche modo collegata con la missione stessa (operazioni collaterali e di supporto tattico comprese) deve essere pianificata nel dettaglio e devono essere predisposti per tempo, per quanto possibile, gli ordini discendenti. Ricognizioni, pattugliamenti, operazioni terrestri, navali, aeree, anfibie e speciali vengono opportunamente vagliate e valutate in tutti i loro minimi aspetti operativi, prevedendo anche eventuali ed ulteriori sotto-briefings con eventuale partecipazione di specialisti di settore (es.

attività di sminamento, attività di Force Protection, aviolanci, elisbarchi). Battle rhythm. Al fine di poter controllare in modo ottimale tutte le fasi delle varie attività operative (spesso contemporanee) può essere costituito, nell’ambito della Centrale Operativa, un nucleo di persone, attivo 24 ore al giorno, che possa seguire il cosiddetto “Ritmo della Battaglia” (Battle Rhythm), in modo tale da poter evidenziare immediatamente sfasamenti o ritardi nelle tempistiche delle varie attività e/o operazioni. Questo accorgimento permette di allertare la catena di comando e controllo per intervenire (con idonei correttivi) in modo tale che il “meccanismo” operativo possa procedere, senza intoppi o ritardi, con il ritmo della pianificazione. Messaggistica e rapporti. Vengono stabiliti i messaggi preformattati ed i moduli da usare. Si decidono i criteri di inoltro nonché i destinatari che, a vario titolo, devono essere inseriti nella rete delle comunicazioni. Comunicazioni. Focalizzate le necessità di comando, di coordinamento e di controllo, vengono stilati i “Piani delle comunicazioni” (associando i vari apparati radio e PC a determinate frequenze per adempiere a determinati compiti), comprensivi di nominativi da impiegare, di sistemi anti-intercettazione da attivare, di orari ai quali effettuare i cambi di frequenze... ed altri tecnicismi di settore. Logistica. Viene prevista

tutta una serie di attività di supporto e rifornimento logistico, sia di carattere “amministrativo” che “da combattimento”: combustibili, acqua, viveri, armi, munizioni, medicinali, pezzi di ricambio, apparecchiature ed equipaggiamenti. Come noto, nella logistica rientra anche l’avvicendamento del personale. Soccorso. Vengono predisposte le varie attività medico-infermieristiche, comprese le eventuali evacuazioni dal teatro operativo di feriti e caduti. Carenze organizzative. Nell’ambito della preparazione di una operazione emergono sicuramente delle carenze. Tali carenze possono essere eliminabili o non eliminabili. Prendendo atto che non sempre si può partire per una missione con “tutto al massimo dell’efficienza”, è necessario prendere atto di quelle carenze non eliminabili che potrebbero impattare negativamente sullo svolgimento della missione. Considerazioni finali. Il Briefer, o il Comandante responsabile dell’intera Operazione, ringraziando per l’attenzione gli intervenuti, focalizza gli aspetti più delicati e salienti della missione, stabilisce i termini del successivo Briefing e conclude con una eventuale propria valutazione generale. Ed ora la parte spinosa di ogni Briefing: sperando di non avere a che fare con qualche zelante “primo della classe”, viene lasciato lo spazio ad eventuali domande. TNM ••• 53


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FUTURE WARFARE FUTURE WARFARE FUTUEW WARFARE FUTU

DI GIUSEPPE MARINO

le reti NEURALI AR T IFICIALI e relativa possibile applicazione nel settore militare Con la denominazione “rete neurale” si fa normalmente riferimento ad un sistema articolato di neuroni biologici. Col passare degli anni tuttavia, in linea con l’inarrestabile progresso scientifico, specie nel campo della trattazione computazionale delle informazioni, si è affermato sempre più l’uso di tale terminologia anche nell’ambito di applicazioni matematiche. Negli organismi biologici sono presenti cellule nervose aventi capacità di riconoscimento, memorizzazione e reazione agli stimoli provenienti dall’esterno. Al fine di compiere tali operazioni, le reti neurali biologiche si servono di un numero elevatissimo di semplici elementi “computazionali”, i neuroni appunto, tra loro fittamente interconnessi e tali da reagire opportunamente in risposta agli stimoli esterni. Il tutto in ragione anche di quanto già sperimentato nel tempo. Proprio in questo possiamo parlare di apprendimento, e i modelli neurali artificiali cercano di riprodurre nello specifico questo peculiare tratto distintivo delle “strutture” biologiche: la capacità di comprensione. Nello specifico si è introdotto dunque il concetto di “reti neurali artificiali”, composte da delle unità elementari TNM ••• 56

dette “neuroni artificiali”, di fatto identificate con modelli matematici articolati. Tali reti neurali artificiali risultano oggi in grado di assolvere a complessi problemi di calcolo, forti peraltro di una “capacità di apprendimento” ottenuta, per sommi capi, a similitudine di quanto accade in biologia. Più nel dettaglio, le reti neurali artificiali: sono dunque dei modelli matematici in grado di rappresentare delle interconnessioni logiche e causali tra elementi definiti identificabili nei precedentemente citati neuroni artificiali. Questi ultimi, in quanto unità elementari delle reti neurali artificiali, di fatto risultano essere dei costrutti matematici che, entro certi limiti, riproducono le caratteristiche di processazione, dati tipiche dei neuroni biologici. Siffatti modelli matematici, notevolmente complessi ed articolati, trovano elettivamente applicazione nel settore scientifico ed ingegneristico costituendo una sorta di intelligenza artificiale, in grado di fungere da ausilio nella risoluzione di problemi di calcolo ed analisi tecnico/scientifiche. All’atto pratico una rete neurale artificiale può essere posta in essere realizzando opportuni software in grado di processare una notevole mole di dati

e informazioni, secondo algoritmi di calcolo “addestrabili”. Peculiarità e potenzialità, infatti, delle reti neurali è quella di essere progressivamente potenziate, in termini di capacità di calcolo e affidabilità dei risultati ottenuti, a mezzo di idonei caricamenti di set di dati di riferimento. Il tutto dunque nell’ambito di una sorta di vero


FUTURE WARFARE FUTURE WARFARE FUTUEW WARFARE FUTURE WA

e proprio processo di “addestramento” della rete neurale. Le reti neurali sono dunque usualmente pre addestrate con set di dati e di input per i quali “l’addestratore” fornisce gli attesi output. Pertanto, quando impiegata operativamente, una rete neurale, a fronte di dati di input riconducibili ai pattern per i quali è avvenuto

l’addestramento, effettuerà un riconoscimento degli stessi fornendo pertanto l’output preimpostato. Laddove inoltre i dati analizzati evidenzino una tendenza verso il set di dati di input, le reti neurali potranno fornire anche capacità previsionali, in aggiunta a quelle “più semplici” di riconoscimento. Come qui accennato,

in funzione della grande potenzialità di calcolo delle reti neurali, esse possono trovare svariate applicazioni in differenti settori nei quali occorra disporre di capacità previsionale o di identificazione di pattern funzionali di determinati fenomeni. Il tutto ovviamente in funzione di opportuni set di dati disponibili, assunti come TNM ••• 57


FUTURE WARFARE FUTURE WARFARE FUTUEW WARFARE FUTU Una possibile applicazione di reti neurali in campo militare, allo stato attuale ancora in fase di studio e sviluppo, è l’applicazione di tali reti al sistema di controllo vocale interno al cokpit dei moderni aerei da combattimento multiruolo.

input del sistema. Esempi pratici di applicazione di reti neurali dunque possono essere trovati nel campo della previsione finanziaria e/o metereologica, nel settore logistico, e più nello specifico nel campo della Condition Based Maintenance, ovvero l’ottimizzazione delle manutenzioni e relative tempistiche di effettuazione in funzione del comportamento del sistema in analisi, nel campo della bioinformatica, ed ancora in quello della sismologia e numerosi altri settori. Come facilmente intuibile, potenziali applicazioni, peraltro in molti casi già in essere, possono essere trovate anche nel settore scientifico avente diretta applicazione in ambito militare. L’analisi dei segnali ad esempio, siano essi provenienti da radar, da sonar, o da altri apparati di scoperta, può trovare sensibile beneficio dall’applicazione di reti neurali artificiali nell’ottica di effettuarne un riconoscimento ed una discriminazione. Una possibile applicazione di reti neurali in campo militare, allo stato attuale ancora in fase di studio e sviluppo, è l’applicazione di tali reti al sistema di controllo vocale interno al cockpit dei moderni aerei da TNM ••• 58

combattimento multiruolo. I moderni aerei da combattimento hanno, infatti, raggiunto una complessità sistemica elevatissima: in volo, e in combattimento a maggior ragione, il pilota viene sottoposto ad un elevato carico di lavoro e stress. Le mansioni affidate al pilota hanno una complessità tale da saturarne le capacità mentali, sensoriali e funzionali. Una possibile soluzione al problema è stata identificata nell’implementazione a 360° di una suite di comandi vocali atti a consentire una completa e più agevole gestione del velivolo. Le reti neurali entrano in gioco dunque in primis per garantire l’efficace funzionamento del sistema di riconoscimento vocale. Altresì, e qui si ha il vero avanzamento tecnologico, le stesse reti neurali, opportunamente “addestrate” dovrebbero consentire, in funzione dello scenario a contorno del velivolo dedotto dalla sensoristica di bordo, nonché in funzione delle sequenze e tipologie di ordini impartiti dal pilota, prevedere i futuri possibili comandi, anticipandoli o predisponendoli all’esecuzione. Il tutto nell’ottica di ottenere così una generale ottimizzazione e velocizzazione della gestione del velivolo che potrebbe così

esplicare al meglio il proprio potenziale avionico e bellico. Di seguito si ipotizza, a scopo di esempio esplicativo, un possibile scenario pratico di funzionamento del sistema descritto. Se le condizioni a contorno rilevate dalla sensoristica di bordo (radar nello specifico) lasciassero presagire un possibile ingaggio in combattimento, magari a seguito del rilevamento a breve distanza di contatti ostili aventi un “profilo di volo offensivo”, la rete neurale potrebbe prevedere tale imminente scontro a fuoco predisponendo il velivolo ed i sistemi d’arma adeguatamente. Il tutto in modo da facilitare il pilota laddove lo scontro si verifichi effettivamente. In sintesi dunque, sebbene gli argomenti trattati abbiano una notevole complessità e siano stati dunque in questa sede solo minimamente accennati, ciò che si può evincere è l’enorme potenzialità delle reti neurali artificiali. Potenzialità che si esplica, di fatto, nel progressivo sviluppo di vere e proprie intelligenze artificiali e nella contestualmente affermazione sempre maggiore dell’impiego di tali tecnologie nell’ambito della società moderna e, in particolare, nel settore militare.


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SWift _ ...

silent and deadly le force recon dei marines

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DI PAOLO PALUMBO Uno spicchio di luna illuminava fievolmente la spiaggia lambita da piccole onde che increspavano il mare. A un certo punto un leggero fruscio scosse la poca vegetazione presente ai lati della bellissima insenatura caraibica la quale, in pieno giorno, diventava un paradiso per i tanti giovani che l’affollavano. In pochi istanti i profili delle piante assunsero sembianze umane, prima una, poi altre quattro sagome uscirono silenziosamente dalla vegetazione che, con le sue lunghe fronde, sembrava quasi accompagnarli. I contorni divenivano sempre più nitidi: berretto floscio calato sul volto perfettamente camuffato, poca buffetteria al seguito e l’immancabile M-4 puntato verso un probabile nemico. Questi uomini, simili a spettri, erano i primi a sbarcare a Grenada, la punta di lancia dell’intera operazione Urgent Fury: erano le forze da ricognizione dei marines, gli eletti tra i migliori.

di questo nuovo reparto avvenne nel dopo guerra e precisamente all’interno della Marine Corps Test Unit 1, o meglio nota con la sigla MTCU#1, nella quale militò il maggiore Bruce F. Meyers considerato il padre fondatore delle unità da ricognizione del corpo. All’interno della MTCU#1, predisposta principalmente per fronteggiare le esigenze tattiche di una nuova guerra nucleare, era incluso un battaglione di fanteria i cui componenti iniziarono a prendere confidenza con nuovi sistemi di infiltrazione tramite l’ausilio di elicotteri e sottomarini. Nel 1955 una piccola unità da ricognizione fu aggregata al battaglione di fanteria sotto la direzione dell’allora capitano Meyers, un giovanotto di Seattle con grandi qualità di combattente, ma soprattutto notevoli capacità di nuotatore. Il capitano Meyers, il quale guadagnò subito la stima del brigadiere generale Lewis “Chesty” Puller (il marine più decorato della LA RICOGNIZIONE ANFIBIA storia del corpo), mise su carta E IL MAGGIORE MEYERS alcune importanti riflessioni circa L’esperienza maturata durante il la possibilità di aviolanciare oltre secondo conflitto mondiale sulle le linee nemiche, piccoli gruppi di spiagge europee, ma soprattutto marine per compiere ricognizioni e del Pacifico, misero in evidenza le procurare informazioni al quartier complessità di uno sbarco anfibio. generale. Negli anni Cinquanta non Quanti di noi ricordano i fotogrammi erano ancora state sperimentate del film “La sottile linea rossa” o tecniche di lancio idonee a tal fine, meglio ancora di “Salvate il soldato tuttavia il giovane Meyers pensò Ryan”: quando i soldati lasciavano che se un aereo poteva rallentare i loro mezzi da sbarco trovavano a tal punto da atterrare su una di fronte a loro l’inferno. Gli stati portaerei, avrebbe potuto fare lo maggiori avevano dunque bisogno stesso sopra un obiettivo, così da di una forza scelta i cui compiti lanciare i suoi uomini sul punto andassero oltre la normale raccolta esatto prestabilito. L’iter formativo di informazioni che avveniva al quale fu sottoposto il maggiore solitamente tramite “intelligence” Meyers riassume concretamente sul territorio o ricognizione aerea; quello che oggi è l’addestramento servivano piccoli gruppi di uomini basico per entrare a far parte da infiltrare in profondità così da delle unità Recon dei marines: osservare i movimenti del nemico scuola di paracadutismo e fanteria e, in alcuni casi, intercettarli e aviotrasportata di Fort Benning annientarli. Da questi propositi e successivamente un periodo nacquero le truppe da ricognizione alla scuola di demolizioni della e, nel caso specifico, quelle del marina (UDT), a stretto contatto Corpo dei Marines. Lo sviluppo con coloro i quali, cinque anni

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dopo sarebbero divenuti i Navy SEAL (le unità Recon sono, infatti, più “anziane” degli incursori della marina). Nel 1957 la 1a Compagnia da Ricognizione Anfibia fu disciolta per tramutarsi in 1a Compagnia da Ricognizione (1st FORECON) con al comando il maggiore Bruce F. Meyers. Il primo nucleo di questa compagnia disponeva di 147 paracadutisti e sommozzatori, metà dei quali furono presto inviati nella costa orientale per la creazione del 2° Force Recon. La mente di Meyers era in continuo movimento e, nel 1958, sottopose la sua compagnia a un esperimento molto interessante che prevedeva l’infiltrazione in territorio avversario tramite elicottero decollato da un sommergibile (Sub Lift). Il 23 marzo 1958, 75 Recon Marines della

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compagnia Charlie (comandata dal capitano John W. Slagle) s’imbarcarono sul sottomarino USS Perch (SSP-313) l’unico, nel settore del Pacifico, in grado di alloggiare truppe. Furono così portati a termine, con successo, ben 170 atterraggi, un record sia per i marines, sia per il sommergibile. COREA E VIETNAM (OP. KANSAS) L’esordio sul campo dei reparti da ricognizione dei marines avvenne durante la guerra in Corea nel 1950, ben prima che Meyers assumesse il comando. Allo scoppio delle ostilità gli Stati Uniti inviarono (7 luglio 1950) la 1° Provisional Marine Brigade distaccata dalla 1° Divisione Marine. All’interno di questa grande unità, guidata dal Brigadiere generale Edward

A. Craig, furono selezionati due plotoni speciali da ricognizione denominati Detachment Reconaissance Company. Destino vuole che questi due plotoni non compaiano in nessun ordine di battaglia della guerra di Corea e conseguentemente non esista alcuna memoria storica che registri le diverse azioni a cui hanno partecipato. Solo a posteriori, le associazioni di veterani, hanno ripreso in mano i documenti ed estrapolato diversi atti di eroismo nei quali si distinsero i progenitori delle Recon Force. Una di queste azioni fu certamente l’attraversamento a nuoto del fiume Han (19 settembre 1950) in appoggio della 5° divisione Marines nel tentativo di entrare a Seoul. Un gruppo di coraggiosi,


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L’addestramento al quale sono sottoposti i marines che vogliono entrare nelle unità da ricognizione è davvero molto impegnativo. Malgrado non siano considerati “Special Forces” le loro attività operative sono davvero molto simili a quelle dei SEAL o dei Berretti Verdi, quanto meno l’addestramento comporta molte difficoltà comuni.

guidati dal capitano Kenneth J. Houghton, nuotò silenziosamente, in una notte senza luna, attraverso l’Han per attestarsi sull’altra sponda e guidare l’assalto dei mezzi anfibi; una volta toccata terra i nord coreani, in agguato sulla Quota 125 dominante il corso d’acqua, aprirono il fuoco ferendo gravemente Houghton alla schiena rendendo vano il suo atto di coraggio. Il vero esordio delle truppe da ricognizione avvenne dopo che il maggiore Meyers prese le redini del gruppo, preparandolo alla guerra in Vietnam. Il primo distaccamento a sbarcare nel Vietnam del Sud fu la 3a Force Recon Company (3° divisione Marines) iniziata proprio per fronteggiare la prima emergenza nel sud est asiatico durante

l’operazione Hastings (luglio 1966). Alla fine di “Hastings” il 3° Recon Battalion fu rimpiazzato dal 1° Recon Battalion che arrivò al seguito della 1a divisione Marines. Tra le principali azioni che coinvolsero il 1° Recon vi fu l’operazione Kansas nella valle di Que Son (giugno 1966), celebrata come la più gloriosa nella storia di tutto il reparto. Il generale Lewis L. Walt, comandante della 3a Marine Amphibious Force affidò al 1° Recon Battalion del tenente colonnello Arthur Sullivan l’incarico di pattugliare la valle di Que Son alla ricerca di elementi della 2a Armata Nord Vietnamita, particolarmente attiva in quel settore. La sera del 13 giugno i marines partirono alla volta dell’obiettivo su due elicotteri: il primo Recon team fu sbarcato a

Nui Loc Son, una piccola montagna al centro della valle, mentre il secondo (denominato “Carnival Time” composto da 15 Recon marine e due medici), comandato dal sergente Jimmie E. Howard, fu lasciato in prossimità di Quota 488 a Nui Vu. Dopo due giorni in cui “Carnival Time” guidò il fuoco di artiglieria su altrettanti obiettivi sensibili e di vitale importanza per i nord vietnamiti, il quarter generale segnalò via radio che nel settore di Nui Vu – la loro base – stavano convergendo ingenti forze avversarie. Il sergente Howard cercò di sfruttare l’atteggiamento aggressivo del suo reparto contrattaccando, tuttavia l’alto comando gli negò il permesso, ordinandogli di trincerarsi sulle pendici della collina e attendere

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i rinforzi. Non tardò molto che sull’intero team da ricognizione dei Marines si scatenarono le armi automatiche dell’esercito nord vietnamita. I rinforzi promessi tardavano ad arrivare e col passare delle ore la situazione diventava sempre più critica; molti giovani marines furono presi momentaneamente dal panico: alcuni avevano intuito di essere circondati e sapevano che il rapporto tra attaccanti e difensori era di 25 a 1. Il sergente Howard, veterano dell’episodio eroico di “Bunker Hill” in Corea, spronava i suoi uomini i quali, grazie a un tiro preciso e cadenzato, riuscivano a respingere ogni assalto nemico, ciò nondimeno le munizioni iniziavano a scarseggiare. Era necessario un intervento aereo, diversamente l’intera pattuglia Recon sarebbe stata annientata. Ad un certo punto i marines terminarono le granate e mossi da un impeto di disperazione, cominciarono a lanciare pietre che, scambiate per bombe, facevano

uscire allo scoperto i vietnamiti, subito falciati dagli M-16 americani. L’appoggio aereo finalmente arrivò: cannoniere ed elicotteri d’attacco si alternarono per alleggerire la pressione del nemico, tuttavia il recupero della pattuglia era impossibilitato dall’intenso tiro nord vietnamita. Non appena sul campo di battaglia calò l’oscurità, i vietnamiti intrapresero una snervante guerra psicologica urlando verso i marines frasi ingiuriose e promesse di morte; i soldati di Howard fecero altrettanto e per un momento il crepitio delle armi da fuoco fu rimpiazzato da urla e schiamazzi!. Alle prime luci del giorno la situazione si ribaltò e dopo ore di pressante bombardamento aereo gli attacchi dei nord vietnamiti cessarono e i cacciatori diventarono prede per l’aviazione americana. Finalmente Carnival Time fu prelevata dalle sue posizioni, il sergente Howard, gravemente ferito alla schiena, fu evacuato dal Medevac; sdraiato

L’acqua deve essere l’elemento naturale attraverso il quale si muove un marine delle forze da ricognizione. L’addestramento in piscina è particolarmente duro, tuttavia non è nulla se paragonato alle lunghe ore passate in mare aperto con l’inseparabile gommone. In acqua il Recon Marine non deva avere alcuna esitazione, non deve farsi prendere dal panico e deve sopravvivere in qualsiasi condizione.

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sulla barella a bordo dell’elicottero non sapeva ancora che il suo nome sarebbe entrato nella storia del Marines. In 660 minuti di combattimento la pattuglia del 1° Recon guadagnò una medaglia d’onore del Congresso (Gunnery Sergeant Jimmie E. Howard), 4 Navy Crosses, 13 Stelle d’Argento e 18 Purple Hearts. Terminata l’esperienza nel sud est asiatico il Corpo dei Marines fu oggetto di diversi cambiamenti e le stesse compagnie da ricognizione ricaddero in alcuni provvedimenti riduttivi. Nel 1974 le Force Recon furono limitate ad una singola compagnia e a livello divisionale le compagnie furono diminuite a tre per ciascun battaglione. L’unità da ricognizione base era plasmata su un team di quattro uomini: un leader, un assistente al team leader, un operatore radio, e un conduttore automezzi. Negli anni Ottanta le formazioni da ricognizione dei marines furono nuovamente rinforzate: nel quadro


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(Marine Expeditionary Brigade) e successivamente la MEU (Marine Expeditionary Unit) anche conosciuta come MAU (Marine amphibious Unit) che rappresenta l’unità più piccola inserita nella MAGTF (Marine Air Ground Task Force). Nella MEU esiste una componente SOC (Special Operation FORECON OGGI: ORGANIGRAMMA, Capable) la quale però non deve trarre in inganno poiché non si DISTINZIONI E COMPITI tratta di unità di forze speciali; in Prima di addentrarci primo luogo le Special Operation nell’addestramento e gli attuali sottostanno direttamente al SOCOM compiti operativi delle forze da (Special Operation Command) e solo ricognizione, è importante dare nel 2006 il Corpo dei Marines si è alcune coordinate circa l’ordine dotato di un’unità specializzata, il di battaglia del Corpo dei Marines oggi: solo così è possibile, infatti, MARSOC (Marine Special Operation comprendere l’inquadramento e gli Command) appunto inclusa nel SOCOM. Le sotto unità di una scopi operativi delle FORECON. Il “beneamato” Corpo è suddiviso in tre MEU (SOC) includono una GCE (Ground Combat Element), una ACE grandi MEF (Marine Expeditionary (Aviation Combat Element) e un Forces) le quali consistono in una MEU Combat Service Group e un divisione marine, una Marine Air CE (Command Element). All’interno Wing (aviazione dei marines) e del Comando (CE) sono operativi un una Force Service Support Group. Radio Recon Battalion Detachment, Subordinata alla MEF, con un effettivo inferiore, troviamo la MEB un Intelligence Detachment e un Force Recon Platoon. Sovente incontriamo due diverse dizioni Force Recon o Battalion Recon; è bene specificare che l’addestramento dei marine delle due unità è uguale, la differenza sta solo in chi le comanda: nel primo caso il comandante della Task Force, mentre nel secondo quello di battaglione. Attualmente l’unica compagnia che agisce in maniera indipendente è il 1st Recon Force (Camp Pendelton, California); il 2nd Recon Bn. (nella costa orientale a Camp Lejeune – North Carolina) e il 3rd Recon Bn. (Okinawa - Giappone) sono inclusi nei loro rispettivi battaglioni di appartenenza e non operano al di fuori della loro consueta catena di comando. Anche se, come abbiamo fatto notare, le Force Recon non sono annoverate tra le Special Forces, esse svolgono missioni molto particolari e in certi casi non dissimili da quelle dei SEAL o dei Berretti Verdi. Le operazioni modello svolte dalle internazionale stavano sorgendo nuove emergenze, in particolare riguardo il terrorismo. Le Force Recon – come vedremo più avanti – non erano tuttavia considerate forze speciali quindi i loro incarichi rimanevano legati alle normali attività delle unità anfibie.

unità da ricognizione dei marines sono sostanzialmente di due tipi: in profondità (convenzionali), o Green Operation e le azioni dirette, Black Operation. Le missioni convenzionali hanno come scopo principale identificare, osservare, sorvegliare e riportare i movimenti del nemico al comandante della MAGFT. Dopo un’infiltrazione avvenuta via mare o aria, le Recon Force scandagliano letteralmente il territorio avversario, tenendo conto di diversi fattori quali orografia, spiagge, strade, ponti, itinerari secondari, possibili zone di atterraggio di aerei o elicotteri (HLZ – Helicopter Landing Zone) oppure la messa in sicurezza di Drop Zone per l’arrivo di unità paracadutate (ITG Initial terminal guidance). I marines sono inoltre chiamati a designare obiettivi sensibili con i sensori laser (remote sensor operation) oppure a verificare i danni agli equipaggiamenti nemici dopo un bombardamento (BDA – Battle damage assessment). Tutti questi incarichi vengono assolti in profondità del territorio ostile, quindi non godono di eventuale appoggio aereo o di artiglieria; teoricamente una pattuglia Recon deve evitare in modo assoluto il contatto con il nemico, se questo avviene la missione è compromessa. Di altra natura sono le Black Mission o di azione diretta le quali, diversamente dalle prime, prevedono il contatto con l’avversario. Tra i vari compiti in modalità aggressiva, i Recon marine hanno l’assalto alle piattaforme petrolifere (GOPLAT Gas/Oil Platforms) l’abbordaggio e l’ispezione di naviglio sospetto (VRSS Vessel/Board/Search/ Seizure) e operazioni di interdizione marittima (MIO – Maritime Interdiction Operations). Alla luce dei nuovi scenari bellici che stanno prendendo corpo nel mondo, le truppe da ricognizione, per le loro caratteristiche di combattività e preparazione, assumono anche

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Il pattugliamento a lungo raggio è una peculiarità dei Recon; un piccolo gruppo di uomini viene inviato in avanscoperta in pieno territorio nemico in modo da comunicare alla forza da sbarco principale la posizione del nemico e altre eventuali difficoltà. I marines devono agire con estrema discrezione, evitando il contatto con il nemico e limitandosi ad osservare e comunicare. Queste solo le Green Operation.

ruoli ai quali non erano preparate: ad esempio quello di PSD o meglio Personal Security Detail, scorta e protezione di personaggi particolarmente esposti, oppure IHR In-Extremis Hostage Rescue, ma questo solo in casi molto particolari (attualmente questi problemi vengono affidati sempre più al MARSOC). DURO ADDESTRAMENTO Se osserviamo il lungo percorso addestrativo al quale è sottoposto un marine che voglia entrare nelle truppe da ricognizione, stentiamo a credere che non sia incluso tra gli operatori delle forze speciali. Per conseguire la qualifica MOS 0321 (Military Occupation Speciality) di Recon marine il candidato dovrà affrontare una serie di corsi che lo porteranno a confrontarsi sia con operatori SEAL, sia con gli uomini dei Berretti Verdi o della Delta Force. Per accedere ai corsi il giovane marine deve aver già frequentato con ottimo rendimento

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la Marine Recruit Training (MRT), la Scuola di Fanteria e aver trascorso non meno di 3 o 5 anni in un reparto operativo; solo ai migliori e a quelli più fisicamente dotati è concesso l’ingresso agli improbi test propedeutici della Recon School. La giornata del candidato è scandita da stressanti esercizi fisici, ma soprattutto da prove in piscina al limite dell’umano; una volta superate le prime settimane d’inferno gli aspiranti MOS 0321 cominciano la preparazione più specifica che permetterà loro di essere inquadrati in un’unità Recon. La trafila che regola la formazione di un MOS 0321 annovera una serie svariata di corsi rivolti a dare una preparazione a 360° a ciascuna squadra da ricognizione. Ci sono cinque fasi principali che marcano il duro percorso formativo di un’unità Recon: 1. Fase di addestramento individuale, 2. Fase di addestramento con l’unità, 3. Fase di addestramento con la MEU (SOC), 3. Dispiegamento di una MEU (SOC) e 5. Fase di post dispiegamento. Il primo step mira a formare individualmente il candidato marine e – come abbiamo detto – a completare una squadra di soldati in cui tutti coprano un determinato tipo di competenze. Tutti sono obbligati a fare il corso base di ricognizione (otto settimane per il Basic Reconnaissance Course a Little Creek, Virginia o a Coronado in California), lo stesso vale per il corso di paracadutismo (Fort Benning - Georgia), di sommozzatori (Panama City Florida), il SERE, il corso di caduta libera (MFF Military Free Fall School – Yuma Arizona) e la scuola Ranger sempre a Fort Benning. Poi il percorso si affina mettendo in risalto certune individualità; ad esempio il corso da direttore di lancio lo seguono sono due elementi per plotone, lo stesso vale per l’HRST (Helicopter Rope Suspension Training – Camp Pendelton CA), o il corso master

di immersione. Altre fasi di apprendimento toccano singoli membri del team come il corso Scout Sniper, quello per le guide da montagna, sia in estate sia in inverno (Summer and Winter Leadership Course – Pickle Meadows California) ed infine quello per operatore strumentazione Laser. Una scuola molto particolare e particolarmente richiesta, riguarda i medici i quali, differentemente dalle altre unità, devono avere le stesse qualifiche dei MOS 0321: un corso lungo 22 settimane presso la Special Operation Medical Seargent Course di Fort Bragg. Superato questo interminabile sentiero irto di ostacoli, ma che regala grandi soddisfazioni, il marine Recon entra nella fase 2 dell’addestramento con la composizione di una Training Cell (T-Cell) che inizierà ad operare per la prima volta in gruppo, durante la MEU PTP (Pre deployement Training Phase). All’interno di questa nuova fase la squadra al completo accrescerà le sue conoscenze con la

frequentazione di diversi pacchetti formativi quali la Advanced Long Range Communication Package (tre settimane), la Weapons and Tactics Package (tre settimane), la Threat Weapons Familiarization Package (una settimana), la Mobile Reconnaissance Package, l’Advanced Airborne Package, la Combat Trauna Package, l’Amphibious Training Package (due settimane) e la Combat Dive Package. Al termine dello spiegamento addestrativo MEU i marines Recon passano alla fase successiva, la terza, che insegnerà loro le tattiche operative delle Black Operation. Successivamente il quinto step condurrà ad un ciclo operativo di sei mesi dove la squadra sarà imbarcata al seguito di una MEU, pronta a intervenire in qualsiasi parte del mondo. L’ultima fase, la quinta, sarà decisiva per un Recon marine poiché nei 30 giorni di meritato riposo - dopo più di un anno di forte pressione e addestramento - egli potrà decidere se rimanere con una

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Ciascuna MEU Marine Expeditionary Unit ha in forza una compagnia da ricognizione. Attualmente l’unico battaglione delle truppe da ricognizione che opera in modo indipendente è il 1st Recon Bn.

compagnia Force Recon oppure ritornare al suo incarico iniziale. IN COMBATTIMENTO: IRAQ E AFGHANISTAN La “guerra al terrore” iniziata nel 2001 dal presidente americano George W. Bush ha, ovviamente, messo in prima linea l’intero Corpo dei Marines il quale, dalle montagne dell’Afghanistan fino al deserto iracheno, ha impegnato sin dalla prima ora i suoi uomini migliori tra cui le unità da ricognizione. Stendere una cronologia delle azioni in cui sono state impegnate le Force Recon è davvero difficile: non esiste una pubblicazione che le riporti tutte, comunque molte riviste del settore e le fonti stesse dei Marines ne hanno riportate diverse davvero sensazionali. Tra queste ho provato TNM ••• 68

a selezionarne alcune che nel contempo rendono maggiormente chiaro il compito a cui sono chiamati questi soldati specializzati. La notte del 23 luglio, sopra i cieli dell’Iraq, un KC-130 Hercules del 3° Marine Aircraft Wing spalancava i suoi portelloni per “scaricare” un team del 1° Recon: era, infatti, dai tempi della guerra in Vietnam che le forze da ricognizione dei marines non eseguivano una infiltrazione in territorio nemico usando questa tecnica. “Siamo stati costretti a questo tipo di azione” – racconta il maggiore Douglas B. Davis, comandante del Marine Aerial Refueler Transport Squadron 234 (VMGR 234) – “poiché un’inserzione via terra avrebbe sicuramente attirato l’attenzione e di conseguenza il fuoco nemico”. La missione dei 6 marines prevedeva


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la preparazione di una LZ per un successivo aviosbarco di due CH-46E Sea Knights: “Siamo stati introdotti clandestinamente – ha spiegato un marine recon – per condurre un’imboscata contro probabili piazzamenti di esplosivi IED”. Il lavoro, condotto dal 1° Recon, è stato eseguito secondo lo schema classico previsto per questo tipo di azioni e, a coronamento del successo, la pattuglia americana ha evitato qualsiasi contatto con le forze avversarie (fonte: SOFREP – Special Operation Force Situation Report). Sei anni dopo un’azione simile è stata compiuta sempre dalla stessa unità in Afghanistan. Il 5 ottobre 2010, la compagnia Bravo del 1° Recon bn. è stata paracadutata con la stessa tecnica HAHO da un KC 130 della VMGR 352 in appoggio alle forze alleate dell’ISAF e dell’ANA (Afghan National Army). Durante l’invasione irachena le imprese del 1° Recon sono diventate oggetto di un serial televisivo, “Generation Kill” (tratto da due libri del giornalista Ewan Wright); sul campo i marines non hanno avuto vita facile, in particolare quando si sono ritrovati nell’inferno di Fallouja. Due giorni prima che la battaglia infuriasse, l’unità da ricognizione dei marines fu infiltrata nei quartieri settentrionali della città a caccia di guerriglieri e per “segnare” i successivi obiettivi dell’aviazione. Una notte davvero difficile che vide i marines ingaggiati in uno stremante combattimento casa per casa: “Ci sparavano da tutte le parti” – ricorda il capitano Jason Schauble – “c’erano nemici che arrivavano da tutte le direzioni, piazzando anche i mortai. I guerriglieri ci vomitarono addosso ogni tipo di munizioni: dai proiettili ai razzi. Noi sparammo tutto il giorno, su diversi obiettivi”. L’azione sostenuta dall’unità Recon si attenuò con l’arrivo della fanteria, tuttavia la battaglia era appena all’inizio: i marines di Schauble rimasero in attesa del

Durante le lunghe crociere operative l’addestramento dei marines prosegue sul ponte delle portaelicotteri dove vengono sparati un buon numero di colpi. Le truppe Recon devono essere in grado di entrare in azione con il minimo preavviso: imbarcarsi sull’elicottero, tuffarsi in mare e avvicinarsi, come fantasmi, sulle spiagge del nemico.

primo duro bombardamento sulla città avvenuto l’8 novembre 2004. Il giorno dopo, senza alcuna tregua con 24 feriti (13 furono decorati) e diversi uccisi in combattimento, l’unità raggiunse un reparto corazzato dei marines per scortarli verso la moschea di Al Hadra (fonte: Los Angeles Times 6/12/2004). In Afghanistan, il 1° Force Recon (acquartierato a Camp Leatherneck) è stato recentemente impegnato, nel luglio 2010, nella provincia di Helmand e in particolare nel distretto del deserto di Marjah per sostenere l’azione del 3° battaglione della 3a divisione Marines. L’operazione “New Dawn”,

nella quale il brigadiere generale Joseph Osterman comandante della 1a divisone Marines, ha inviato le sue truppe da ricognizione, aveva come scopo primario di attaccare le aree di transito usate dai talebani per i loro spostamenti. La decisione di mandare le Force Recon nel deserto di Sistani (ad ovest di Marjah) è stata presa non tanto per le loro peculiarità operative, quanto per il fatto che tutte le unità dei marines erano già impegnate in altre missioni. “Ora che il 1° Recon è arrivato” – ha affermato il generale Osterman – “il deserto di Sistani è effettivamente sotto controllo.

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Una volta che noi arriviamo in un’area non la lasciamo finché non passa concretamente sotto il controllo delle autorità afghane”. Il 7 dicembre 2010, a Camp Leatherneck, il tenente colonnello Michael Mooney, ufficiale comandante del 1° Recon Bn. ha passato le consegne al comandate Lawrence Hussey del 2° Recon Bn., dopo sei lunghi mesi di schieramento (dal maggio 2010). I nuovi arrivati del 2° battaglione da ricognizione ricevettero i medesimi ordini dei loro predecessori, vale a dire porre sotto controllo e ripulire dai talebani la provincia di Helmand. “I nemici avranno presto occasione di conoscere e temere gli uomini del 2° Recon” – ha dichiarato il comandante Mooney – “conosceranno i famigerati “Black Diamond” i quali diventeranno il loro peggiore incubo”. Il soprannome “Black Diamond”, dato proprio dai talebani ai recon marines, deriva dalla particolare forma che assume il dispositivo di agganciamento per i visori notturni portato dai soldati sul loro elmetto, che ricorda appunto la testa di un diamante. Fino ad oggi, in Afghanistan, si sono alternati i marines del 1°, 2° e 3° Recon Bn. i quali hanno sempre dimostrato il loro valore tanto da essere la forza dei marine più temuta dai talebani: non a caso, in diverse conversazioni radio intercettate, i capi talebani hanno sempre raccomandato ai loro uomini di “… evitare ogni contatto con i terribili “Diamanti Neri”.

In Afghanistan i Recon Marines hanno subito guadagnato la fama di duri. I capi talebani li hanno soprannominati “Diamanti Neri” per la particolare forma del dispositivo di agganciamento per i visori notturni che portano sulla parte frontale del caschetto protettivo.

LE FONTI Per la stesura di questo articolo mi sono avvalso di poche pubblicazioni poiché la maggior parte dell’edito trattava della guerra in Vietnam o in Corea, su tutte vorrei ricordare il testo fondamentale per la storia del 1° Recon scritto dal loro fondatore Bruce F. Meyers, Fortune Favors the Brave: the story of First Force Recon. Tra i volumi di facile reperimento troviamo quello edito dalla Osprey di Charles D. Melson e Paul Hannon, Marine Recon 1940-90 (Londra 1994). Le fonti principali dalle quali ho attinto informazioni utili su episodi di guerra, ma soprattutto sull’Iraq e l’Afghanistan (dove ho riportato solo alcuni fatti curiosi) sono quelle tratte dalle News pubblicate sul sito ufficiale del Corpo dei Marines (Marine Corps News Room), diversi articoli provenienti dalla rivista elettronica Divds (Defence Video & Imagery Distribution System), ma soprattutto dal bollettino edito dai veterani del 1° Force Recon “Recon Reflection” ricco di immagini, storie e notizie dell’ultima ora. Per la parte riguardante l’addestramento e l’inquadramento dei Recon è stata fondamentale la lettura dell’articolo di Patrick A. Rogers, Strong Men Armed. The Marine Corps 1st Force Reconnaissance Company.

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CAMPO DI TIRO

SANT’ANGELO NEL COMUNE DI BURCEI (CA) • IN LOC. “MONTE ACCUTZU”

Durante l’attività di ricerca di strutture adeguate allo svolgimento delle mie attività di formazione, mi trovo spesso a contatto con aree di tiro più o meno organizzate, spesso mi capita di scoprire aree e campi privati mal gestiti e in pessime condizioni, e poi succede di incontrare seri appassionati che portano avanti splendide situazioni coordinate in modo serio e professionale, è il caso del CAMPO DI TIRO “SANT’ANGELO” il quale, grazie alla competenza del Sig. Fausto, Presidente dell’ ASD Sardinia Autdoors, è diventato in pochi anni un punto di riferimento per tutti gli appassionati e per i professionisti del settore che seguono con interesse le varie attività di formazione organizzate dai collaboratori del poligono. IL CAMPO DI TIRO Il campo è inserito all’interno in una Riserva Agrituristica venatoria di circa 800 ettari in un contesto ambientale incontaminato e panoramico. La caratteristica principale del Campo di Tiro, oltre alla splendida localizzazione, riguarda le caratteristiche di sicurezza in quanto tutte le aree dedicate al tiro sono state studiate per permetterne l’utilizzo in massima sicurezza, sfruttando appieno i parapalle naturali forniti dalle alte montagne site TNM ••• 73


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nel comprensorio, infatti, lungo la direzione della linea per il tiro con carabine di precisione, non esistono complessi abitativi e gli unici presenti, costituiti dall’Hotel Sant’Angelo e dalla strada intercomunale nota come “via dell’Argento”, sono competamente al di fuori del settore di sicurezza, stimato in 34° a sinistra e 45° a destra, calcolato sulla direttrice principale della linea di tiro a 1.000 metri. Gli 800 ettari si prestano inoltre alle attività più specialistiche di interdizione, infiltrazione, survival e quant’altro riterrete necessario alla formazione dei vostri “tiratori scelti”. CARATTERISTICHE TECNICHE DEGLI STAND DI TIRO Sono state predisposte le seguenti linee di tiro: • per arma corta; stages di tiro fino ai 25 metri • per arma lunga ad anima liscia; 50 e 100 metri • per carabine su posizione bench rest con tavoli regolamentari; 50/ 100/ 200/ 300 metri • per carabine su posizione libera 500 / 700 / 1000 metri • per simulazione del bersaglio corrente 50 metri TNM ••• 74


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IL CAMPO DI TIRO È UNICO IN • l’area del poligono, è delimitata SARDEGNA PER DIVERSI MOTIVI da rete metallica lungo la parte Ambiente: è l’unico Campo perimetrale lato Hotel e strada localizzato all’interno di un’area intercomunale, indicata da specifica privata di 800 ettari con ampie cartellonistica che già vieta l’accesso possibilità di attività collegate. ed il transito, indica il pericolo Servizi: è l’unico Campo che gode dei derivante dall’uso delle armi e, servizi di un Hotel con Ristorante, durante l’attività a fuoco, anche da piscine e servizi. bandiere rosse ubicate agli ingressi Linee di tiro: è l’unico Campo della e nei punti preminenti in altezza e Sardegna con linee di tiro per quindi maggiormente visibili; carabina ai 50, 100, 300, 500, 700 e • dovrà essere assicurata la 1000 metri. raccolta e lo smaltimento del Localizzazione: è situato a soli 40 bossolame dall’area tiratori; minuti da Cagliari. • le zone di arrivo dei colpi, appositamente identificate, CONDIZIONI DI SICUREZZA sono periodicamente sottoposte L’attività a fuoco sarà sempre svolta a “bonifica ambientale” con nel rispetto del Regolamento Interno raccolta delle ogive trattenute d’uso, redatto dal Responsabile dal fondo terroso e conseguente Tecnico della struttura, che smaltimento a norma. codificherà le attività conformandole • durante l’attività sarà possibile alle principali regole e prescrizioni fruire di tutte le predisposizioni comportamentali e di sicurezza in logistico-ricettive dell’Hotel uso per le attività di tale tipologia. Sant’Angelo che è dotato di punto di ristoro, dotazioni antincendio, Inoltre, al fine di garantire il più dotazioni di primo intervento elevato livello di sicurezza possibile medico e di un’adeguata zona di ai tiratori, saranno adottate le atterraggio elicotteri. seguenti predisposizioni: • nei mesi estivi, sono predisposte • durante l’attività di tiro sarà adeguate misure ai fini di evitare sempre garantita la costante l’insorgere ed il propagarsi presenza di un Coordinatore di Tiro di incendi alla vegetazione nominato dall’Associazione; circostante; TNM ••• 76

UTENTI Attualmente le attività del poligono si concentrano sul tiro sportivo in tutte le sue discipline, mettendo in atto programmi e strutture per la formazione del personale delle FF.AA., FF.OO., Polizie Locali ed Istituti di Vigilanza Privati, nazionali e stranieri e di semplici utenti armati in possesso dei requisiti di legge. Presso il campo trovano spazio per i loro corsi gli istruttori Cristiano Corona e Alex Pineschi (AP TAC). ARMI A Burcei il poligono è leader nel settore dell’impiego delle carabine nel tiro a lunghissima distanza, tra le armi più utilizzate dai soci spiccano le SAKO con i modelli TRG 42 e TRG 22 in cal. 338 LM, 308 W, 300 RM; Remington 700 e così via. MUNIZIONI Il campo di tiro può accogliere in totale sicurezza anche i calibri pìù importanti riservati agli operatori delle FF.AA. come il .50 (12,7x99) con l’unico vincolo di non utilizzare proiettili incendiari e che vengano utilizzati su armi specifiche per il tiro di precisione.


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DI FABIO ROSSI

TACTICAL BATON DISC LOC TALON Nell’articolo pubblicato lo scorso anno sul numero 4 di TNM, in cui è stato testato il Tactical Baton Friction Loc, abbiamo già ampiamente parlato di questa azienda americana, leader mondiale nella produzione e fornitura di svariate categorie di prodotti dedicati al settore del Law Enforcement, come, ad esempio, i tactical baton estensibili e le manette di sicurezza. Recentemente l’azienda ha introdotto sul mercato il nuovo e rivoluzionario Tactical Baton Disc Loc TALON, dotato di caratteristiche tecniche uniche, che consentono agli operatori di poterlo chiudere senza impatto, aprirlo in spazi molto ristretti e di poterne effettuare una rapida e semplice manutenzione sul campo.

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MODELLI BATON ASP

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STRUTTURA Il TALON può essere definito come un distanziatore di sicurezza telescopico, prodotto in acciaio legato AISI 4130, una lega cromo-molibdeno con notevoli doti di temprabilità e durezza, che presenta una elevata resistenza ai carichi ed alla trazione, pur mantenendo un minore peso specifico. È un acciaio che trova largo impiego nell’industria aeronautica e nella costruzione di telai ciclistici e motociclistici. Come gli altri baton commercializzati da ASP è composto da tre segmenti telescopici a scorrimento interno e, come gli altri prodotti, è disponibile nelle tre lunghezze di 40, 50 e 60 cm. (equivalenti ai 16, 21 e 26 pollici). Il peso varia da 0.374 a 0.644 kg. Anche in questo caso l’impugnatura, che è il segmento avente il maggiore diametro, ha una struttura cilindrica. Procedendo a svitare il tappo, che ne chiude l’estremità posteriore, si ha accesso al cuore del nuovo meccanismo di chiusura: un sistema ad alta tecnologia, ma molto semplice e soprattutto concepito da meno di venti pezzi. Cosa non da poco se partiamo dal presupposto che “tutto quello che

non c’è… non si rompe”. Sulla parte terminale del terzo segmento è stato applicato un puntale o “tip” con un nuovo design cilindrico, sovradimensionato e sporgente verso l’esterno, con due marcate scanalature, che ne facilitano l’apertura anche per semplice trazione. Il diametro di quest’ultimo è a “stardard tedesco” ed è completamente privo di spigoli vivi, che potrebbero creare lesioni da taglio durante l’impatto. Sul modello provato l’impugnatura è rivestita con un materiale spugnoso di colore nero ad elevato grip, facilmente sostituibile qualora si deteriori per l’usura. REPORT DELLE PROVE E CONCLUSIONI Il prodotto è talmente nuovo che non sono ancora giunti feedback da parte di operatori che lo abbiano utilizzato realmente “sul campo”, ma le prove effettuate dall’azienda non lasciano dubbi sulla sua affidabilità, stabilità e sicurezza. Abbiamo avuto, invece, la possibilità di maneggiarlo e provarlo al recente corso per “ASP Instructor” tenutosi a Roma ed organizzato dalla Mad Max. È stata la sua prima uscita europea. Nei TNM ••• 81


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tre intensivi giorni di training è stato utilizzato dai partecipanti sia per apprenderne le tecniche di apertura e chiusura, sia quelle di impatto. Le prime, praticamente identiche come negli altri modelli, utilizzando la procedura “to the sky” e “to the ground”. Unica variante la possibilità di poterlo estendere, in modo silenzioso e “low profile”, trazionando il puntale sovradimensionato con la mano debole; operazione effettuabile anche laddove le condizioni di spazio siano molto ridotte, come ad esempio l’abitacolo dell’auto di servizio o in presenza di folla e, aspetto da non sottovalutare, quando l’operatore indossa i guanti. La procedura di chiusura,

invece, è stata totalmente stravolta: premendo con il dito il pulsante collocato nel tappo di chiusura dell’impugnatura, si provvede alla svincolo delle sezioni le quali, con una decisa pressione sul puntale, “collassano” rientrando all’interno della stessa. Una procedura che può essere anche effettuata utilizzando la sola mano forte, puntando il baton nella parte alta della coscia dell’operatore. Non deve essere assolutamente chiuso per urto violento contro una superficie rigida, pena il danneggiamento del meccanismo. Che dire, come tutti gli ausili destinati alla difesa personale professionale ha sicuramente bisogno di molto addestramento, tenendo ben


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presente le regole d’ingaggio dettate dalle rispettive legislazioni nazionali. Come già detto in occasione dello scorso articolo, ci troviamo di fronte ad un prodotto della categoria “less than lethal” dall’indubbia utilità e funzionalità, la cui rigidità dei materiali impiegati permette di poter immobilizzare o disarmare un soggetto ostile, attraverso l’impiego di pochi colpi, accuratamente direzionati e destinati a far collassare le grandi fasce muscolari del corpo umano, vale a dire gambe UTILIZZA IL TUO e braccia. In SMARTPHONE Italia, a norma PER VISIONARE IL dell’art. 4 FILMATO della legge 110/1975, ne è vietato il porto al di fuori della propria abitazione, in quanto assimilato allo “sfollagente”. Al momento, preferisco non entrare nel merito del mio personale pensiero circa la possibilità di dotazione da parte delle Forze di Polizia nazionali; la questione è complicata ed ha portato a non poche polemiche da parte di chi è o non è favorevole; certo non basterebbero queste poche righe per analizzarla compiutamente.

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Si ringrazia: MAD MAX & CO di Formello (Roma) - importatore nazionale dei prodotti ASP e responsabile dell’organizzazione del Training ASP in Italia. www.madmaxco.com


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Sergio Giacoia Direttore di Tiro, Istruttore di Tiro e di Tecniche Operative. Formatore per la “Beretta Defence Shooting Academy”

DI SERGIO GIACOIA

QUINTA PARTE

IL «MIND-SET» E LE VALUTAZIONI TATTICHE IN AZIONE OPERATIVA A FUOCO I contenuti tecnici del presente articolo rappresentano le opinioni personali dell’autore, le stesse sono libera espressione del pensiero, che viene esposto per esclusivi fini culturali di settore. L’autore e TNM non sono responsabili dell’uso improprio o fuori legge di quanto qui divulgato. Si rappresenta che la sola lettura dell’articolo non può sostituire l’addestramento pratico e l’assidua frequenza di un poligono di tiro sotto la guida di istruttori opportunamente qualificati.

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Tra i molteplici aspetti negativi ai quali possono andare incontro gli operatori della sicurezza il più rischioso è quello di essere coinvolti in un “conflitto a fuoco” o anche “scontro a fuoco”. Questa “spada di Damocle” incombe anche su quanti portano al seguito un’arma per difesa personale, nonché sui detentori di armi per fini di difesa abitativa. Un evento tra i più traumatici che possano capitare! Ci si può sempre affidare agli “scongiuri” o rifugiarsi nel consolante e illusorio pensiero che le cose capitano solo agli altri, ma la possibilità che si possa verificare un conflitto a fuoco è sempre “dietro l’angolo”. Spesso si incorre in un grave errore di valutazione il quale induce a credere che in zone considerate a basso tasso di criminalità, l’eventualità di dover usare le armi, come “estrema TNM ••• 88

ratio”, sia pressoché insistente. Mai una valutazione può essere più errata, infatti, anche in quel tipo di ambienti un’occasionale atto criminale violento può sempre succedere: si pensi all’ipotesi di uno squilibrato o di persone che delinquono occasionalmente o di liti, anche in famiglia, che possono trasformarsi in tragedia. Chiunque, a qualsiasi titolo, porti un’arma al seguito per difendersi, un giorno o l’altro, potrebbe essere costretto all’uso estremo della forza letale e a quel punto risulterà vincente, con maggiori probabilità, solo chi è pronto. Essere pronti soprattutto sul piano psichico e poi tecnicamente! Non a caso le migliori accademie di polizia del mondo (prima tra tutte l’accademia di Quantico dell’F.B.I.), così come le grandi scuole di tiro internazionali (come la statunitense “American Small


TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFE Spesso si incorre in un grave errore di valutazione il quale induce a credere che in zone considerate a basso tasso di criminalità, l’eventualità di dover usare le armi, come “estrema ratio”, sia pressoché insistente.

operativo moderno): “L’uomo combatte con il suo spirito: le sue braccia e le mani non sono altro che un’estensione della sua volontà”. I soggetti che ci troviamo ad affrontare in un frangente del genere, vuoi criminali incalliti, “banditi della domenica” alle prime armi, o persone psichicamente instabili, sono in uno stato mentale sicuramente diverso da chi è costretto a difendersi. Gli operatori della sicurezza o chiunque si dovesse trovare in condizioni estreme di autodifesa, hanno poche probabilità di sopravvivere se non hanno un adeguato atteggiamento mentale, chiamato dagli americani “mind-set”, una giusta preparazione tecnicooperativa, una seria condizione fisica ed infine anche un buon equipaggiamento. Per meglio comprendere il problema possiamo aggiungere che la sopravvivenza dipende dall’abilità che ha il tiratore nell’uso e maneggio delle armi, la conoscenza delle corrette e più appropriare tecniche di tiro, la capacità di mira immediata, l’abilità di far partire il primo colpo nel modo più consono possibile (sopravvive chi colpisce per primo e con più efficacia!), portare la cartuccia camerata e risolvere un inceppamento/malfunzionamento dell’arma da solo e in pochi attimi. Il “mind set” gioca poi un ruolo fondamentale ai fini della sopravvivenza. Ogni qual volta un soggetto si trova in una situazione in cui deve lottare per rimanere vivo sperimenta quello che viene chiamato lo “stress da combattimento”. Chi ha conosciuto situazioni di estremo pericolo sa bene come funziona il cervello in questi frangenti. In pratica durante un forte stress si possono verificare, secondo il soggetto, alcune alterazioni psico-fisiche (ad esempio la “visione a tunnel”) che vanno a inficiare le normali capacità del tiratore. Tutti questi fenomeni non aiutano certo a uscire vincenti da un’aggressione armata, ma ci aiutano a comprendere come sia di primaria importanza la consapevolezza che solo un giusto atteggiamento mentale (mind-set) può aiutare ad uscire con meno danni possibili da queste situazioni estreme. Il punto è come si possano eliminare o limitare gli effetti dello stress: possedere una buona condizione fisica (cardio-circolatoria) e l’addestramento continuato e Arms Academy” di C. Taylor) studiano da sempre questo ripetuto svolgono un ruolo primario. La gestualità da fenomeno, analizzando nei dettagli eventi accaduti, attuare in combattimento deve essere allenata durante intervistando i protagonisti sopravvissuti, estrapolando addestramenti mirati alla ricostruzione di scenari statistiche e concretizzando codificazioni di realistici, in modo da far si che l’operatore assimili comportamenti e tattiche operative, nonché sviscerando le tecniche e le tattiche al punto che al bisogno esse ed introducendo nuovi e più appropriati maneggi e riaffiorino quasi inconsapevolmente, senza l’ausilio tecniche di tiro. Tutta questa mole di studi ed esperienze della parte cosciente della mente la quale, sotto (portati avanti nel nostro paese anche dalla “Beretta stress, non “funziona a dovere”. In ultima analisi, un Defence Shooting Academy”) è finalizzata a far si che fattore fondamentale è anche il “non farsi prendere di ogni qual volta tali eventi sfortunatamente si dovessero sorpresa”. Un espediente per aiutare gli operatori sono verificare, i “buoni” siano pronti al meglio per affrontarli i così detti “gradi di prontezza al combattimento”. Si e riuscire a sopravvivere. L’atteggiamento mentale di chi tratta di una tabella che sintetizza i vari atteggiamenti porta un arma da fuoco da difesa è indispensabile, esso mentali (prontezza) identificati, per comodità, riveste la percentuale più alta nella scala delle priorità. attraverso una serie di colori, che vanno da sfumature Come insegnava Jeff Cooper (uno dei padri del tiro tenui ad altre più forti tali da rappresentare l’aumento TNM ••• 89


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Ogni qual volta un soggetto si trova in una situazione in cui deve lottare per rimanere vivo sperimenta quello che viene chiamato lo “stress da combattimento”.

progressivo della prontezza mentale di un soggetto al combattimento. Questo modo di indicare il “mind-set” offre una comoda rappresentazione per gli operatori i quali possono comprendere meglio il problema del giusto atteggiamento in relazione alla prontezza al combattimento. In altre parole stiamo parlando di non farsi prendere di sorpresa e quindi risultare perdenti in situazioni d’aggressione o di estremo pericolo. A questo punto poniamo alcune domande: quante persone che portano le armi per difesa o per servizio sono consapevoli di tutto ciò? Quante sono realmente addestrate (cioè conoscono le tattiche e le tecniche di tiro da difesa e si allenano frequentemente nelle TNM ••• 90

stesse) dal punto di vista tecnico e fisico? Quanti conoscono bene le loro armi ed il loro funzionamento, nonchè le norme di sicurezza nel loro uso e maneggio e possiedono un equipaggiamento idoneo? Ebbene la risposta a tutti questi interrogativi è semplice: pochi! Pochi soprattutto rispetto a quello che ci si aspetterebbe trovandosi in presenza di persone che hanno, a vario titolo, a che fare con un mondo molto serio: quello delle armi da fuoco da difesa! Eppure un’efficace addestramento (che comprende anche la cura del mind-set) comporterebbe un miglioramento delle capacità professionali, vi sarebbe più sicurezza nell’affrontare i pericoli e gli interventi


TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFE

con una accresciuta capacità di controllo e valutazione delle situazioni che si realizzerebbe anche in un minor rischio di applicare la forza in modo sproporzionato o inopportuno in base alle reali situazioni. A questo punto analizziamo le valutazioni da porre in essere negli attimi che precedono e che seguono un eventuale scontro armato. Vi sono una serie di valutazioni da fare sia prima che dopo l’azione. vrima che si verifichi un confronto armato non sempre è semplice fare delle valutazioni, pur se immediate, in quanto l’operatore può essere colto di sorpresa o trovarsi impossibilitato a farle, date le avverse circostanze di luogo e di fatto. In relazione allo studio dei conflitti a fuoco, in generale, vi sono due tipi di situazioni in cui si può trovare il legittimo detentore di un’arma da fuoco o un operatore della sicurezza: la prima è quella in cui si predispone a un’eventuale intervento armato e pertanto ha già estratto l’arma (bisogna ricordare che l’estrazione più rapida è quella di avere già l’arma impugnata). La seconda condizione è quella di un’aggressione improvvisa, che non ha lasciato il tempo a chi l’ha subita di mettersi in vantaggio. Chi soffre questo tipo di assalto armato è costretto a difendersi attraverso un’estrazione rapida dell’arma dalla fondina (da qui l’importanza di una fondina idonea a tale tipologia di estrazione). In entrambe i casi, premesso che si abbia deciso, in base alle circostanze, che è legittimo l’uso delle armi (nel caso di un appartenente alle FF.OO.) o che si può far uso dell’arma per legittima difesa (nel caso dei civili), sarebbero almeno due le valutazioni prioritarie da fare negli istanti precedenti una risposta a fuoco: • Essere ben certi dell’identificazione del proprio avversario o avversari, ossia del fatto che si tratti effettivamente di uomini armati e ostili, con intenzioni chiare di utilizzare le armi. Oltre a questo bisogna ben valutare chi c’è dietro e intorno all’avversario onde evitare, secondo la quarta regola di sicurezza fondamentale, il coinvolgimento di persone estranee ai fatti nel conflitto a fuoco. Tutti sanno che le caratteristiche balistiche delle ogive “camiciate” (che devono essere utilizzate per legge in Italia) consentono l’eventuale attraversamento dei corpi e questo comporta la possibilità di colpire, anche mortalmente, chi si dovesse trovare dietro il bersaglio attinto. • Proporzionare la reazione di difesa a quella di attacco e valutare l’ambiente circostante, nel senso di riuscire a sfruttare al meglio i ripari che questo ci offre, mentre si mettono in atto le tecniche di tiro migliori in base alla distanza e alla posizione in cui si trova l’aggressore per massimizzare la risposta a fuoco affinché risulti efficace ai fini della sopravvivenza. Questa seconda valutazione assume un carattere quasi istintivo. Ipotizziamo che il conflitto a fuoco sia finito e che l’aggredito ne sia uscito “vincente”, nel senso che

Essere ben certi dell’identificazione del proprio avversario o avversar

Proporzionare la reazione di difesa a quella di attacco e valutare l’ambiente circostante

Sfruttare al meglio i ripari, mentre si mettono in atto le tecniche di tiro.

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TIRO TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFESA TIRO TATT

Gli operatori della sicurezza o chiunque si dovesse trovare in condizioni estreme di autodifesa, hanno poche probabilità di sopravvivere se non hanno un adeguato atteggiamento mentale

ha usato l’arma e ha visto cadere a terra l’uomo che lo aveva assalito. La sua arma ha appena esploso l’ultimo colpo ritenuto necessario, un attimo prima l’aggressore è andato giù. Questo è il momento in cui bisogna operare affinché quanto fatto fino a quel momento non risulti vano. Si devono fare alcune importanti considerazioni ponendosi delle domande e dando delle risposte che scaturiscono dall’osservazione della scena operativa stessa: ho effettivamente colpito e invalidato l’avversario? Il mio avversario ha dei complici? Per dare una risposta alla seconda domanda, si deve iniziare una operazione di osservazione del teatro operativo a 360° al fine di valutare la presenza o meno di altri soggetti ostili. L’operatore deve comunque rispettare le norme di sicurezza fondamentali (non puntare l’arma verso nessuno a cui non si voglia sparare). Una volta data risposta alle domande di cui sopra e scongiurato pertanto anche il pericolo di un “prematuro rilassamento” post azione, si deve procedere, prima di rimettere l’arma in fondina, al controllo delle condizioni sulla propria arma. Si può procedere ora ad una sommaria valutazione di eventuali danni fisici riportati dal tiratore stesso nel TNM ••• 92

corso dell’azione. Chi segue dei costanti e pertinenti addestramenti di tiro ha certamente più capacità, rispetto a chi non lo fa, di mantenere un giusto comportamento: non si possono improvvisare delle azioni tattiche logiche e sequenziali se non si sono precedentemente studiate e provate ripetutamente a livello addestrativo. Così come non si può sperare di uscire vittoriosi da uno scontro armato senza il giusto “mind-set”. La trattazione della problematica dello “stress da combattimento” in questo articolo è stata molto sommaria e solo finalizzata a dare delle indicazioni di massima agli operatori del settore, per ogni opportuno approfondimento si consiglia agli interessati la frequenza di corsi specializzati di tiro tattico da difesa, nonché la lettura del noto testo di Dave Grossman, “On Combat” (edizioni Libreria Militare) e un’attenta lettura degli articoli, inerenti l’argomento, già apparsi su TNM a firma del professore Marco Strano, Presidente della “International Crime Analysis Association” e in ultimo, ma non per questo meno importanti, gli studi del professore Riccardo Fenici, Direttore Europeo della “Society for Police and Criminal Psychology”.


TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFE

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DI S. G. - FOTO DI FABRIZIO MAZZOCCA


TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY T Zephir GTX MID


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La sensazione che si ha nel calzare uno scarponcino tattico “Lowa” è quasi la stessa percezione che si ha camminando con un paio di pantofole da camera, con la differenza che con le pantofole si è pronti per andare a letto, mentre con i “Lowa” in combattimento! Per circa due mesi sono stati accuratamente testati alcuni prodotti della, ormai nota, ditta “Lowa”, produttrice di lunga esperienza di calzature sportive rivolte per lo più alle attività alpinistiche, al trekking e alla caccia, ma che, da qualche tempo, si è giustamente dedicata anche a soddisfare le richieste dell’esigente mercato degli operatori del settore “Military and Law Enforcement”. Grazie ai test esperiti su alcuni prodotti della “Lowa”, gentilmente messi a disposizione dalla signora Monica Buratto (responsabile del mercato italiano), abbiamo verificato l’altissima qualità ed affidabilità degli stessi i quali godono, e non è poco, di un ottimo rapporto qualità/prezzo. Siamo a conoscenza del fatto che l’utilizzo di questa tipologia di scarpe tattiche si sta diffondendo a macchia d’olio tra gli appartenenti alle forze di polizia e, soprattutto, tra i soldati impegnati nei vari teatri operativi delle missioni all’estero in cui operano le truppe italiane. È anche opportuno far notare che i “Lowa” cominciano ad essere apprezzati dai tiratori sportivi che praticano il Tiro Dinamico e le altre discipline similari, pur nascendo come scarponcini finalizzati ad un uso tattico ed in tal senso sono apprezzatissimi anche dagli appassionati di “Soft Air”. Nella fattispecie per realizzare i test sul “campo” abbiamo utilizzato due tipi di modelli di scarponcini tattici “Lowa”: i “Zephir GTX MID” e i “GSG REVO HI GTX”, dove “GSG” è appositamente riferito al reparto di forze speciali tedesco, il mitico “G.S.G. 9”. In particolare i “Zephir GTX” nascono per essere calzati in ambienti desertici o comunque luoghi dove le alte temperature la fanno da padrone, mentre il modello “GSG REVO GTX” sono più duttili e li troviamo nei più svariati scenari operativi. Ma veniamo ai test. Bisogna premettere che le prove sul campo hanno seguito una filosofia di utilizzo medio tra quella che può essere una concezione militare (sicuramente molto più estrema ed esigente), e quello che potrebbe essere un impiego per reparti di polizia (che richiede delle prestazioni meno intense, ciò nondimeno impegnative). Nella fattispecie sono stati effettuati, in un lasso di tempo di circa due mesi, una serie di test funzionali che hanno riguardato TNM ••• 96

diverse tipologie d’uso di queste calzature: impiego operativo, addestrativo e sportivo. Abbiamo già accennato alla loro utilità sportiva e per completezza di esposizione, segnaliamo che un paio di “Zephir GTX MID” sono stati utilizzati, per alcune competizioni di media durata, da tiratori di Tiro Dinamico Sportivo, che solitamente usano calzature ginniche, riscuotendo un buon successo, con commenti positivi. A livello operativo è stato utilizzato, in svariate tipologie di servizi (sia in ambiente urbano, che extraurbano) un modello “GSG REVO HI GTX”, da appartenenti alle FF.OO. e delle FF.AA., tutti hanno giudicato la calzatura di massima comodità, con un ottimo “grippaggio” sui vari terreni dove è stata sperimentata, nonché affidabile dal punto di vista della resistenza agli stimoli dell’impiego, volutamente molto ardui (acqua, freddo, caldo, fuoco,


TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY TNM TEST BY T Lowa modello GSG REVO HI GTX

ghiaccio, neve). Con il modello “Zephir GTX MID” sono stati effettuati test, anche in poligono, di tiro tattico difensivo con corse lunghe e brevi, scatti con frenate improvvise, spostamenti in tutte le direzioni o allunghi e quant’altro si possa immaginare per ciò che concerne le tecniche di tiro in tutte le più svariate posizioni. La scarpa ha dato sempre un’ottima performance agevolando l’operatore nel suo difficile compito: l’addestramento alla sopravvivenza in un conflitto a fuoco. Oltre a quanto sopra esposto abbiamo testato la stessa scarpa in un lungo percorso di guida di circa sei ore con un’autovettura normale e poi per altre sei ore alla guida di un fuoristrada di tipo “spartano” su terreni impervi, anche qui i drivers non hanno avuto nulla da ridire, anzi hanno espresso valutazioni più che positive. Ovviamente abbiamo organizzato anche una piccola marcia zavorrata

(della durata di circa due ore con zainetto da 10 kg) in territorio montano e una classica corsa in tuta ginnica di almeno un’ora (tipo corsa campestre), riscontrando anche qui ottimi risultati in termini di comodità e di traspirazione del piede, cosa fondamentale per questi tipi di utilizzo. Infine è stato utilizzato un modello “GSG REVO HI GTX” da alcuni esperti in manovre di corda, che lo hanno calzato in occasione di addestramenti alla discesa in corda doppia e singola e di risalite su costoni rocciosi. Anche in questo frangente i commenti sono stati tutti più che lodevoli. Da un punto di vista prettamente tecnico queste calzature sono prodotte con materiali altamente qualificati e all’avanguardia, la fabbricazione è quanto mai attenta ai particolari non lasciando nulla al caso; in più, non richiedono di particolari accorgimenti di pulizia e manutenzione, se non quelli di uso comune. TNM ••• 97


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Le “Lowa” sono asseblate adoperando un ottimo pellame scamosciato, fodera in Gore-tex e la suola è di gomma “Lowa” ad alta resistenza, con disegno “grippante”. L’allacciatura, molto scorrevole, è assicurata da occhielli a tre ganci chiusi. Ricordiamo, inoltre, che questa ditta non utilizza forme standard fornite dalle industrie asiatiche. Risulta poi quanto mai doveroso menzionare che nel 2009, la “Lowa” ha ottenuto la certificazione “ISO 9001”, grazie agli alti standard nei processi gestionali, nonché per gli ottimi livelli qualitativi dei suoi prodotti. La cosa non stupisce, soprattutto dopo aver “toccato con mano” queste ottime calzature tattiche attraverso i test che sono stati descritti in questa recensione. Una cosa è certa, al di là delle caratteristiche tecniche di fabbricazione che fanno ormai di queste calzature un punto di riferimento nel loro settore, bisogna riconoscere che anche da un punto di vista prettamente estetico, i “Lowa” sono un prodotto veramente all’avanguardia, che oseremmo definire (si passi il termine) addirittura “artistico”, infatti la loro linea sembra essere uscita dalla fervida mente di un’architetto esperto di design militare moderno. In pratica ci troviamo al cospetto di una produzione che ha brillantemente conciliato l’aspetto tecnicooperativo con quello estetico ed economico, creando così un qualcosa di quanto mai concorrenziale e di grande effetto agli occhi del pubblico. Si ringrazia la “Tecnica Group” s.p.a., via Fante d’Italia n° 56, Giavera del Montello (TV) per aver messo a disposizione le calzature di cui sopra. TNM ••• 98

Con il modello “Zephir GTX MID” sono stati effettuati test, anche in poligono, di tiro tattico difensivo con corse lunghe e brevi, scatti con frenate improvvise


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Di Marco Alberini

Verso nuovi modelli di formazione per il settore sicurezza. Per coloro che desiderano entrare nel vasto settore professionale della sicurezza, diventa sempre più difficile orientarsi fra le variegate offerte formative, e valutarne la funzionalità in rapporto alle proprie reali prospettive, potenzialità ed opportunità, soprattutto in questo periodo di crisi.

Il Centro Studi Internazionale Formazione e Sicurezza (CSIFS), e’ un organizzazione formata da professionisti di settore, Manager Internazionali, Operatori di NGO con decennale esperienza, con l’obiettivo di divulgare le tematiche legate al mondo della sicurezza internazionale che nasce anche per agevolare l’orientamento nella formazione individuale e di gruppi. TNM ••• 100


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Il CSIFS si propone sia come consulente sia come centro formativo per coloro che vogliono avvicinarsi a questo ambito in modo professionale e strutturato ed in particolare ai settori: • SECURITY PRINCIPLES & PRACTICES • BUSINESS PRINCIPLES & PRACTICES • EMERGENCY • PERSONNEL SECURITY • PHYSICAL SECURITY • INFORMATION SECURITY • INVESTIGATIONS • LEGAL ASPECTS Per ampliare la capacità di raggiungimento del mercato CSIFS ha stretto partnership con associazioni di settore, Università e Studi Professionali esteri e nazionali. Si propone quindi come punto di riferimento per: • Studenti che ricercano una qualificazione nel settore sicurezza • Enti o aziende che ricercano qualità formativa

• NGO e volontari internazionali • Media e giornalisti in aree di crisi • Il Piano Formativo è strettamente correlato con l’evoluzione dei profili professionali e delle competenze degli addetti in funzione di: • Sviluppo professionale • Sviluppo delle capacità tecniche • Sviluppo delle capacità organizzative • Guida alla carriera di settore I​ nterloquendo con i membri del CSIFS una parola si sente ripetere continuamente: RIQUALIFICAZIONE In questa ottica, il know-how di ognuno, viene reinventato continuamente, permetetndo così di soddisfare totalmente la forte domanda di formazione qualificata, proveniente anche da parte di un pubblico già inserito nel mondo professionale della sicurezza, con precedenti conoscenze e competenze che devono essere utilizzate e rivalutate. Allo scopo di offrire una formazione integrata e spendibile CSIFS ha creato dei veri e propri piani di studio che permettono il TNM ••• 101


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raggiungimento delle conoscenze fondamentali per orientarsi nel difficile mondo del settore Security. Sono stati ideati dei percorsi formativi che sfociano in Diplomi, raggiungibili attraverso la frequenza di corsi adeguati che danno una reale possibilità di arricchire le proprie conoscenze nel settore della sicurezza internazionale. I diplomi si distinguono in due categorie, uno specifico per gli operatori o i professionisti del mondo sicurezza e uno orientato ad aziende, NGO e Media. Corsi sicurezza I corsi, gli stage o i seminari spaziano tutto l’arco di materie e garantiscono basi solide sia per chi ricerca un miglioramento o un approfondimento sulle materie tattiche/operative che a quello della formazione più tradizionale, per necessità legate alla sicurezza aziendale. Corsi NGO/Media/Aziende Le problematiche relative alla sicurezza che si manifestano quotidianamente in molti Paesi (in aree di crisi così come in territorio europeo) non si limitano a interessare il personale strettamente militare o gli

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operatori della sicurezza. Il rischio è esteso anche e soprattutto a quei settori nei quali opera il personale civile, tra cui cooperanti, funzionari di società pubbliche o private, giornalisti o ricercatori. Apprendere “skills” relative alla valutazione e prevenzione dei rischi è fondamentale. I corsi spaziano dal cultural awareness (utile sia per inserirsi nella società sia per instaurare un proficuo rapporto con la popolazione) agli stage di approfondimento specifico dei fattori di rischio più comuni. Il Centro Studi ha inoltre inaugurato un programma di “Mentoring​” con lo scopo di supportare gli ex studenti ad affrontare con successo l’ingresso e lo sviluppo nel mondo del lavoro nei settori di interesse. CSIFS metterà a disposizione professionisti per: • valutazione conoscenza lingue straniere e sconti per corsi on line; • rivisitazione Curriculum Vitae; • individuazione delle aree di forza e degli step utili al miglioramento; • mailing su job vacancies internazionali e nazionali ​ Info e contatti su www.CSIFSEC.com

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SPRAY O.C. – IL PRINCIPIO ATTIVO Spray antiaggressione è l’accezione comunemente usata per i cosiddetti SPRAY O.C. (oleoresin capsicum) e quest’ultima è l’unica sostanza ammessa. Il principio attivo è la capsaicina, sostanza tossica allo stato puro, composto presente nelle piante di peperoncino di qualsivoglia specie ed a lei è dovuta la piccantezza che avvertiamo allorquando le mucose della bocca ne vengono a contatto. Il bruciore, che viene scientificamente quantificato, ha la sua misura nelle unità di Scoville, dal nome del suo scopritore Wilbur Scoville, in una scala che va da 0 a 15.000.000 - 16.000.000 e la sua intensità è misurata in circa 5.300.000 SHU (Scoville Heat Unit) valutazione dimensionata in relazione al grado di sopportazione rilevato a seguito di specifici test su individui campioni. A tale test vengono affiancate delle analisi di controllo della percentuale di Oleoresin Capsicum, ovvero quanto agente attivo è presente nel prodotto. La percentuale ottimale di principio attivo è il 10%. Molti prodotti in commercio riportano proprio questa percentuale, infatti una percentuale inferiore

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potrebbe diminuire il livello di affidabilità e di efficacia del prodotto, mentre una superiore oltre ad essere inutile potrebbe essere dannosa e creare danni fisici anche irreversibili, come gravi ustioni cutanee. Un altro test per il controllo della potenza è il controllo della concentrazione di capsacinoidi, in effetti questa è la vera unità di misura del prodotto, ed è l’unica controllata da speciali apparecchiature in fase di preparazione dell’agente attivo, le quali garantiscono la quantità di capsacinoidi all’interno dell’agente attivo, tra lo 0,18% ed il 0.20%. Per poter essere convenientemente utilizzata allo scopo, la capsaicina viene estratta dalle piante della specie capsicum e subisce poi trattamenti chimici che, riportandola da resina a soluzione liquida, ne consentono la pressurizzazione quindi l’immissione in bombolette di piccole dimensioni. GLI EFFETTI DELLA CONTAMINAZIONE DA CAPSAICINA Tra gli effetti immediati dell’esposizione al prodotto vi sono bruciore, tosse e lacrimazione prolungata. Sensazione di bruciore sulle parti della pelle non


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DI FABIO MUNTESU

coperte, sensazione di bruciore ed infiammazione sulle mucose degli occhi e del naso, sensazione di bruciore della gola e dell’esofago, chiusura involontaria degli occhi ottenendo quindi, come rapida ed efficace conseguenza su colui che viene attinto, la perdita della volontà di aggredire. L’ingestione di ingenti quantitativi di prodotto può causare nausea, vomito e/o diarrea. PROCEDURE PER DECONTAMINAZIONE Non è possibile neutralizzare totalmente lo spray al peperoncino, ma è possibile attenuarne l’effetto tramite l’utilizzo delle apposite soluzioni decontaminanti. In alternativa, siccome la capsaicina è poco solubile in acqua, per cui quest’ultima risulta quasi del tutto inefficace, sono utili saponi e detergenti comuni, oltre al ghiaccio, utilizzato per raffreddare le parti interessate da bruciore. In particolare: • Inalazione, esporsi all’aria fresca; • Occhi, sciacquare con acqua fresca per almeno 15 minuti, o finché necessario; • Pelle, sciacquare con acqua fresca. Lavare con acqua e

sapone; • Ingestione, sciacquare la bocca con acqua fresca. Bere acqua o meglio latte fresco. LE CARATTERISTICHE GENERALI Allo stato attuale il mercato offrirebbe anche una discreta gamma di spray O.C. tuttavia non tale da disporre di sufficienti feedback per i vari prodotti, per cui occorrerebbe attendere senz’altro la commercializzazione di ulteriori dispositivi da parte di più aziende, anche alla luce dello sdoganamento legislativo, nonchè le testimonianze di chi ha avuto modo di testarne l’utilizzo, così da poter contare su un ragionevole e critico criterio di scelta, sia in relazione all’efficacia che chiaramente al prezzo. Dal punto di vista funzionale, in una classificazione molto generale, gli spray possono distinguersi in relazione alle caratteristiche del getto, che potrà essere “a cono” oppure “balistico”. Nel primo caso, il dispositivo nebulizza il contenuto di O.C. saturando l’aria intorno all’offender e rimanendo per un certo periodo in sospensione. Il getto prodotto è di circa 1-2 metri ed è a forma di cono. L’utilizzo è idoneo laddove sia richiesta la

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saturazione di aree o il contrasto di più soggetti ostili. Il maggiore svantaggio è dovuto all’elevato pericolo di contaminare soggetti estranei o l’utilizzatore stesso in caso di forte vento; il getto nebulizzato potrebbe, inoltre, diventare inefficace in caso di avverse condimeteo dovute a forte pioggia. Nel caso di spray O.C. a getto balistico, come il nome chiaramente ci indirizza, il dispositivo emette uno spruzzo sottile e concentrato di O.C. che può estendersi sino ad una lunghezza fino a 9 metri (esistono

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in commercio dispositivi in grado di coprire tale distanza ad una velocità ragguardevole); naturalmente, in questo caso, parliamo di spray non destinati al cittadino comune, atteso che le caratteristiche del dispositivo esulano da quelle consentite dalla norma, che stabilisce la gittata massima a tre metri. L’utilità principale di questa tipologia è dovuta alle caratteristiche di precisione che permettono di ingaggiare il bersaglio a lunga distanza, discriminandolo così tra i presenti, senza pericolo di

contaminazione di soggetti terzi. Lo svantaggio qui consisterebbe però nell’impossibilità di poter ingaggiare più soggetti ostili ed in quella di non poter saturare grandi ambienti. Il dispositivo commercializzato da tempo dalla ASP, che qui unisce la sua vocazione per i bastoni tattici ad un dispositivo concettualmente diverso, nelle sue tre diverse configurazioni per dimensioni, con il caratteristico anello portachiavi. La nebulizzazione è del tipo a cono. A mali estremi, l’oggetto può essere utilizzato per tecniche di bastone corto (Kubotan) quali leve e percussioni oppure come sharp shooter utilizzando le chiavi come corpo contundente. Qualcosa di innovativo, dal punto di vista estetico, si è potuto vedere a EXA 2012 dove nello stand di T.F.C. di Villa Sarcina (BS) , nota azienda distributrice di prodotti di elevata qualità per il settore Law Enforcement/Military, ha presentato alcuni esemplari di spray antiaggressione celati in oggetti di uso comune, quali ad esempio le custodie SmartGuard per Iphone con annesso spray O.Oc. In questo caso, i colori accesi (rosa, fucsia etc.) la dicono lunga sul target verso cui l’oggetto è rivolto anche se vi è disponibilità in altri colori; l’attivazione, in questo caso, avviene sganciando lo spray dalla custodia, disinserendo contestualmente la sicura e rendendo lo spray immediatamente pronto all’uso. Naturalmente, l’azienda propone anche altri dispositivi di elevato livello tecnico sia destinati ad usi di Polizia che civili, in forme più sobrie ed alcuni addirittura a forma di pistola così da essere impugnati, estratti ed utilizzati con movimenti meccanici conosciuti e più naturali; è il caso della Pepper Gun Mace, che oltre alle caratteristiche balistiche di tutto pregio, incorpora un led frontale attivabile dal grilletto che consente l’uso ottimale del


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dispositivo anche in condizioni di scarsa luminosità. Il panorama di prodotti è tuttavia talmente ampio da soddisfare ogni esigenza. SUL PORTO E SULL’USO DELLO SPRAY O.C. Per ciò che concerne il porto e l’impiego, ritengo tuttavia, ragionevolmente, che tali dispositivi presentino alcune problematiche da risolvere

necessariamente prima, di esporsi alla pubblica fede armati di spray. Rivolgo perlopiù queste considerazioni ai lettori “civili”, che non dispongono di un adeguato addestramento al confronto con soggetti ostili. Mi riferisco in particolare alle difficoltà riscontrabili nel: • difendersi con lo spray; • difendere lo spray.

La seconda opzione non è né uno scherzo né una provocazione. Al pari di una qualunque arma, lo spray dovrà essere conosciuto perfettamente nei suoi componenti ed in special modo nella sua forma, nella sua modalità di attivazione-sgancio della sicurezza contro l’uso accidentale e nella dislocazione del pulsante d’impiego. Occorre trattare lo spray come un’arma da fuoco:

LA NORMA Art. 2 1. Sui prodotti di cui all’articolo 1 importati o immessi sul territorio nazionale devono essere riportate, in lingua italiana visibile e leggibile, le seguenti indicazioni: a) denominazione legale o merceologica del prodotto; b) il divieto di vendita ai minori degli anni 16. 2. La confezione dei prodotti di cui al comma 1 deve riportare: a) nome o ragione sociale o marchio e la sede legale del produttore, ovvero, se prodotti all’estero, dell’importatore; b) i materiali impiegati ed i metodi di lavorazione, la quantita’ di miscela e tutte le sue componenti; c) le istruzioni, le precauzioni d’uso e l’indicazione che l’uso dei prodotti e’ consentito solo per sottrarsi a una minaccia o a una aggressione che MINISTERO DELL’INTERNO - DECRETO 12.05.2011, n. 103 ponga in pericolo la propria incolumita’; d) in etichetta, almeno il simbolo di pericolo Xi e l’avvertenza Art. 1 «irritante». 1. Gli strumenti di autodifesa di cui all’articolo 2, comma 3. Le indicazioni di cui al comma 2, lettere a) e c), 3, della legge 18 aprile 1975, n. 110, in grado di nebulizzare possono essere contenute in un foglio illustrativo una miscela irritante a base di oleoresin capsicum e che inserito nella confezione dei prodotti. non hanno attitudine a recare offesa alle persone, devono avere le seguenti caratteristiche: Dalla lettura dei due articoli si evidenzia come a) contenere una miscela non superiore a 20 ml; l’intenzione del legislatore sia stata sì quella di b) contenere una percentuale di oleoresin capsicum legittimare l’acquisto ed il porto di tale tipologia di disciolto non superiore al 10 per cento, con una dispositivi, svincolandoli dai dubbi interpretativi circa la concentrazione massima di capsaicina e capsaicinoidi loro collocazione fra le armi proprie (art. 697, 699 c.p.) totali pari al 2,5 per cento; o gli strumenti atti ad offendere (legge 110/75), però con c) la miscela erogata dal prodotto non deve contenere obiettive limitazioni volte a contenere le potenzialità sostanze infiammabili, corrosive, tossiche, cancerogene degli stessi, stabilendo, previe consultazioni nelle sedi o aggressivi chimici; opportune, che uno spray di siffatte caratteristiche, d) essere sigillati all’atto della vendita e muniti di un seppur minimamente invalidante, non fosse idoneo a sistema di sicurezza contro l’attivazione accidentale; recare danni permanenti alle persone. Si deduce inoltre e) avere una gittata utile non superiore a tre metri. che l’unica sostanza accettabile acchè il dispositivo 2. Tutti gli strumenti di autodifesa di seguito denominati sia conforme alla legge sia l’oleoresin capsicum, prodotti non conformi alle caratteristiche tecniche di cui volgarmente peperoncino, che in luogo di altre sostanze al comma 1 rimangono disciplinati dalla normativa in già precedentemente individuate come dannose, non materia di armi. crea effetti debilitanti prolungati o permanenti. Il 9 gennaio 2012, allo scadere dei sei mesi previsti dalla legge a seguito della sua pubblicazione sulla G.U. n. 157 dell’8/07/2011, è entrato in vigore il “Regolamento concernente la definizione delle caratteristiche tecniche degli strumenti di autodifesa che nebulizzano un principio attivo naturale a base di Oleoresin Capsicum e che non abbiano attitudine a recare offesa alla persona, in attuazione dell’articolo 3, comma 32, della legge n. 94/2009.” Viene così finalmente disciplinata una materia resa sin qui controversa dalle varie interpretazioni giurisprudenziali. Riporto, integrali, per celerità di consultazione del lettore e perché sono già di per sé esaustivi, gli articoli 1 e 2 di primario interesse per le direttive e le novità che dettano:

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dovremo abituarci a portarlo sempre nelle stesse condizioni, per una rapida presa della mano forte, talchè quest’ultima, per un utilizzo conveniente ed efficace, lo trovi subito. Occorrerà, all’uopo, sviluppare una certa manualità associata ad una sensibile percezione tattile, per riconoscerne, anche in assenza di localizzazione visiva se celato in una tasca o una borsa, le varie componenti, così da poter indirizzare con sicurezza e precisione il getto una volta estratto, senza pericolo di rivolgerlo contro sé stessi o terzi innocenti. Sarà utile, inoltre, effettuare un training appropriato mediante prove “in bianco”, meglio se in condizioni di stress a seguito di un circuito d’allenamento fisico ad elevata intensità e con uno sparring partner, così da potere in parte ricostruire una ipotetica situazione reale e rendere più credibile l’esercitazione. Alcune ditte costruttrici forniscono, all’uopo, insieme alla bomboletta di carica O.C., anche una bomboletta inerte per l’addestramento. Sebbene il dispositivo sia naturalmente destinato ad essere prediletto quale presidio difensivo dalle fasce più deboli, recare con sé un dispositivo del tipo non dovrebbe essere disgiunto da una pur minima cognizione di difesa personale, in particolare modo di tecniche di allontanamento fisico che possano poi consentire l’uso dello spray a distanza di sicurezza, oppure altre che consentano la conquista di uno spazio idoneo con l’aggressore per opporgli una efficace reazione. Può raggiungersi, invero, ma fortunosamente, il medesimo risultato dimostrando all’offender remissività e condiscendenza, così da indurlo potenzialmente a non ritenere attuabile una reazione, guadagnando

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spazio e tempo per reagire con lo spray, ipotesi tuttavia, quest’ultima, da non scegliere come prioritaria e da valutarsi nel determinato frangente. L’attivazione del dispositivo, a braccio completamente disteso, dovrebbe essere contestuale ad una torsione all’indietro del viso, da proteggersi altresì con la mano libera, movimento che opporrebbe una ulteriore barriera all’ipotesi di inavvertita autocontaminazione. Quando ho affermato “ difendere lo spray”, non facevo riferimento ad altro che alla

Hotpink e’ la linea di spray famosa nel mondo per essere la preferita dal pubblico femminile

La pepper gun di mace è uno dei migliori dispositivi antiaggressione non-letale oggi disponibili. La forma a pistola consente di colpire il bersaglio in modo molto piu’ semplice e veloce.

necessità di un suo porto discreto ed occultato, men che meno pubblicizzato. Si estrae per usarlo, non per minacciare, posto che nella totalità dei casi l’offender non si spaventerà e tenterà, con buone possibilità di successo, se più addestrato, prestante, ubriaco o fatto, il disarmo ed il suo impossessamento, con l’elevato rischio rischio che possa a sua volta usarlo. In ausilio alle mie considerazioni teoriche, l’ esperienza degli amici Michele Farinetti e Fabio Rossi, di IDSItalia, che nei giorni 25-26 febbraio 2012, a Fiumane (VR), hanno tenuto uno stage dedicato proprio all’autodifesa con lo spray. Il risultato, riferiscono, è stato come da aspettative: in condizioni di stress, simulando un’aggressione

in ambiente urbano, gran parte degli allievi hanno trovato difficoltà a disinserire in tempo la sicura del dispositivo venendo così sopraffatti, altri non hanno indirizzato l’ipotetico spruzzo in modo preciso (gli spray, naturalmente erano inerti), altri sono stati semplicemente disarmati prima di poter tentare di usufruirne. Esclusivamente per l’operatore professionale, qualche suggerimento di ordine pratico è da conoscersi circa l’aspetto procedurale conseguente all’intervento in uno scenario nel quale sia stato fatto uso di uno


US ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON FOCUS ON

spray O.C.. Qualora l’operatore intervenga in un contesto operativo di tale specie, in surplus alle convenzionali procedure già ben conosciute sulle dinamiche e attività da compiersi in sede di primo intervento, l’operatore dovrà in ogni caso: • attivare, qualora non già diversamente provveduto, i soccorsi per il soggetto contaminato; • fornire quanto prima ai sanitari le specifiche dello spray così da consentire loro una attività di contrasto idoneo ed efficace; • procedere a sequestro/ acquisizione del dispositivo e successivo repertamento, così da metterlo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per eventuali accertamenti tecnici, ciò in relazione a possibili controversie in ordine alle lesioni patite dal soggetto attinto. Qualora poi sia l’operatore stesso ad avere fatto uso dello spray o.c. in dotazione per reprimere un’azione antigiuridica, può utilizzarsi la medesima procedura ricordando poi di provvedere alla sostituzione della bomboletta del dispositivo, essendo impossibile quantificare il liquido nebulizzato. La bomboletta deve parimenti essere formalmente acquisita a tutela dell’operatore.

si colloca come protagonista nell’ambito delle cosiddette “less than letal weapons”, settore, quest’ultimo, che forma attualmente argomento prioritario di studio e realizzazione da parte degli addetti ai lavori del panorama difesa in ogni parte del mondo. Per gli usi civili, ben venga anche la liceità di porto degli spray anti-aggressione per il cittadino comune, che può ora discriminare con certezza ciò che la legge consente di acquistare e portare e che forse, dico forse, recando

con sé tale strumento, potrà avvertire per sé una maggiore percezione di sicurezza. Sia chiaro, però, che la via per la vittoria contro il male è da individuarsi non già nell’immaginario utilizzo risolutore dello spray O.C., bensì nella diuturna, convinta ed oculata politica di prevenzione e sicurezza personale nell’ambito della quale lo spray O.C. deve collocarsi all’ultimo posto. Occorre, in sostanza, fare in modo di non farsi scegliere come vittime. Non è facile, ma ci si può provare. Prevenzione: vocabolo da imparare a memoria e ripetersi quotidianamente.

Spray pepe antiaggressione piexon - cover con spray antiaggressione per iphone

CONSIDERAZIONI FINALI Lo spray O.C., in una configurazione idonea all’uso di Polizia, come peraltro già in dotazione a talune amministrazioni o specialità, rappresenta uno dei dispositivi più efficaci per il contrasto a soggetti ostili anche numericamente preponderanti, nel quadro della risoluzione di interventi sulla persona senza venire con questa a stretto contatto fisico, contenendone le intemperanze e senza creale danni fisici irreversibili. Può affermarsi che il principio della non letalità

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CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STU

RIMANERE LUCIDI IN

COMBATTIMENTO DI MASSIMO FENU

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LA MISURA DELLO STRESS BPM è l’acronimo di battiti per minuto, riferito alle pulsazioni che il nostro cuore compie nell’arco di sessanta secondi. Questo parametro viene utilizzato negli sport per misurare il grado di affaticamento dell’atleta così come il suo livello di stress psico-fisico. Questi indici, studiati sugli atleti, sono utilissimi nel nostro ambito per capire quanto sia facile oltrepassare la soglia e quali allenamenti, atteggiamenti mentali, tecniche e equipaggiamento

La seconda è compresa tra i 115 e i 145 Battiti per Minuto. Le capacità motorie fini decadono completamente e lasciano il posto a quelle complesse. L’uso di precisione della piccola muscolatura che richiede da parte del cervello una mole molto elevata di impulsi non è più accessibile. Si attivano in questo caso catene di muscoli più grossi. Siamo ancora in una soglia accettabile in cui è possibile svolgere azioni di una certa complessità e in cui le abilità

IN CHE MODO LO STRESS INCIDE SULL’AZIONE A QUALI MECCANISMI BISOGNA FARE ATTENZIONE

Simulazione ritenzione

Padrominio di pochi combattenti nati? Malgrado quello che si possa pensare, rimanere lucidi in una situazione di forte stress è una condizione che si può allenare e migliorare. Certo non bisogna pensare che sia né banale né intuitivo ma comprendendo “il come e il “perché” si possono raggiungere risultati davvero interessanti. Anzitutto occorre capire cosa lo stress comporti.

concorrano nel tenerla bassa e rimanere efficienti. Certo, l’innalzamento del battito cardiaco generato da un pericolo reale o potenziale non è identico a quello dovuto allo sforzo fisico. Nessun atleta perde il controllo cognitivo solo a seguito di un pesante sforzo fisico. Inoltre l’innalzamento del bpm dovuto a stress presenta lo svantaggio che, in termini di incremento, è più veloce. Se siete stati svegliati da un forte rumore nel cuore della notte sicuramente ricorderete la sensazione che il cuore scoppiasse nel petto. Il vantaggio è che allo stesso tempo è più facile, rispetto alla sua controparte fisica, allenarsi a controllarlo e a riportare la situazione nella norma. La prima soglia la abbiamo tra i 70 e i 115 Battiti per Minuto. Si cominciano a perdere le capacità motorie fini. Muscolatura delle dita o coordinazione oculo-manuale per attività di precisione sono degli esempi.

di coordinazione oculo-motoria permangono intatte. La terza soglia viene individuata tra i 145 e i 175 Battiti per Minuto. Deteriorano e decadono anche le abilità motorie complesse. Di pari passo abbiamo un deterioramento dei processi di tipo cognitivo (primi effetti sulla capacità di ragionare in modo lucido, sui sensi con l’esclusione di alcuni canali a favore di altri, sulla memoria). Il cervello entra in stato di emergenza e si libera di tutti gli elementi inutili ad una situazione di “combattimento o fuga”. La muscolatura viene usata per azioni semplici (spingere-tirare-strappare) innate (correre-saltare-abbassarsistrisciare) o apprese ma fortemente radicate sino a diventare riflessi automatici. Infine tra i 175 e i 220 Battiti per Minuto decadono anche i processi cognitivi. Il corpo reagisce in automatico. TNM ••• 111


CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STU

un ampio ventaglio di casistiche.

Simulazione aggressione di coltello

Insorgono comportamenti irrazionali dettati dal panico, deprivazioni di tipo sensoriale, incapacità di ricostruire in toto o in parte il corso degli eventi. Per una trattazione approfondita vedi anche: “Sharpening the Warrior’s edge” - Bruce Siddle - PPCT Pubblications. Va da se che il nostro obiettivo diventa duplice: riuscire a mantenere sotto controllo il livello di stress e al contempo avere a disposizione un bagaglio tecnico che possa essere utilizzato nel range tra i 115 e i 145 BPM. Il tutto supportato da un equipaggiamento idoneo che faciliti l’assolvimento del compito. In caso contrario questo è il circolo vizioso che può generarsi in una situazione reale. 1) Durante una normale operazione di controllo si trova aggredito. 2) L’aggressore cerca di strappare la pistola dalla fondina. 3) Il livello di stress dell’operatore si eleva. 4) L’operatore prova a difendersi ma il suo allenamento è troppo complesso per il livello di stress in cui si trova a dover reagire. 5) Il rendersi conto che l’allenamento fatto non funziona aumenta ancora il livello di stress. 6) L’aggressore al contrario sa perfettamente cosa fare ed è determinato ad ottenere l’arma. L’operatore reagisce affidandosi alla forza bruta e all’istinto... e poi? TNM ••• 112

E poi dipende da quanto si è fortunati. Può andare bene e può andare male. Alle volte anche molto male, perché nell’assolvimento della propria funzione spesso uscirne incolumi non basta. Ci riferiamo alla sottrazione dell’arma, alla malaugurata eventualità di un colpo accidentale così come a dover difendere in sede legale il proprio operato. Possiamo invertire questo circolo vizioso ed evitare di doverci affidare alla fortuna? Si, possiamo essere meglio preparati. Vediamo come. LE COMPONENTI CHE REGOLANO LO STRESS Capire quali sono gli elementi che regolano il livello di stress è la chiave di volta per capire in che modo arrivare preparati ad affrontare una situazione di pericolo. Tale competenza influenza enormemente anche tutti gli stadi di stress più basso. Ciò consente all’operatore di gestire situazioni potenzialmente pericolose disinnescando l’escalation dello scontro e apportando coscientemente ed in modo controllato le misure adeguate di dissuasione. I punti focali da tenere in mente quando parliamo di innalzamento dello stress sono varie e come è facile immaginare cambiano da persona a persona. Individuiamo, per quello che concerne il nostro ambito, gli elementi che hanno la caratteristica di abbracciare

Operando una semplificazione possiamo individuare tre aspetti: Motivazione, efficienza, competenza ed equipaggiamento adeguato. Nessuno di questi è determinante di per sé così come ognuno di essi sarà presente in misura diversa a seconda della preparazione dell’operatore e del suo retaggio. Sicuramente la presenza di uno migliora gli altri in un processo sinergico di mutuo sostegno e miglioramento. E’ l’assenza completa di uno, o peggio, di più elementi che pregiudica e mette in crisi la capacità di affrontare la situazione di pericolo correttamente. Vediamo, nel dettaglio, come ciò si applica alla nostra indagine. Motivazione: Non è un caso che sin dall’antichità tutti i grandi generali tenessero in gran conto il grado di motivazione dei propri soldati. Questa è la misura della volontà a portare a termine il compito e a restare in vita, ovviamente. E’ direttamente proporzionale a quanto si crede nel valore del proprio ruolo e nella gratificazione che si ottiene nello svolgerlo. Essere motivati a voler esercitare nel migliore dei modi la propria professione, ad allenarsi perché ciò avvenga è, e continua ad essere, un elemento fondante. Chi si dedica ad un’attività in cui non crede, vive, già solo espletandola, uno stato continuo di stress. Efficienza: E’ l’indice di ciò che si è fatto proprio ed automatizzato in un allenamento consono. Un alto grado di efficienza consente di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Sapere di poter agire in tal modo influisce grandemente sulla motivazione e pone le basi per poter gestire in modo competente il proprio ruolo. Competenza: E’ la capacità di riconoscere una situazione e la sua possibile evoluzione grazie all’esperienza maturata in allenamento e sul campo. Tale capacità


E STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE ST

è figlia di un allenamento progressivo e che sfrutta appieno le potenzialità del proprio equipaggiamento. Sapere già cosa fare, anche nel caso le cose prendano una piega inaspettata, è di grande aiuto nel controllo dello stress ed influisce, come è facile capire, sui due elementi già citati. Sequenza di difesa da coltello

Equipaggiamento: Equipaggiamento ed allenamento sono gli strumenti attraverso cui l’operatore viene messo in grado di svolgere il proprio compito. Trovarsi a dover svolgere un lavoro rischioso sapendo di avere un allenamento inadeguato (e quindi non saper bene cosa fare) e un equipaggiamento scadente eleva il livello di stress ancor prima di entrare in azione. Aver fiducia nei propri mezzi, fisici, mentali e materiali, influisce sulla motivazione sull’efficienza e sulla competenza dell’operatore. Questi elementi, quando hanno valenze positive, si aiutano l’un l’altro. Per cui avere un alto livello di motivazione porta a volersi addestrare seriamente e a scegliere e mantenere con cura il proprio equipaggiamento. L’allenamento svolto in modo mirato e proficuo consente di sviluppare tecniche efficienti da usare in caso di intervento e l’equipaggiamento di poterle mettere in atto con un maggior grado di sicurezza. La competenza così sviluppata, attraverso un allenamento efficiente e l’esperienza sul campo, favorisce l’individuazione delle situazioni di pericolo in anticipo consentendo all’operatore di prepararsi preventivamente. Sapere come svolgere al meglio il proprio lavoro e riuscire a farlo in sicurezza aumenta la motivazione. In senso opposto questi elementi hanno valenze negative che si sommano l’una all’altra. La scarsa motivazione porta ad evitare l’allenamento o a farlo in modo svogliato. L’attrezzatura viene mantenuta in ordine lo stretto indispensabile e scelta senza particolare criterio. Sapere di non essere preparati a svolgere il compito richiesto rende poco efficienti in caso TNM ••• 113


TIRO TATTICO DIFESA TIRO TATTICO DIFESA TIRO TATT CASE STUDY DA CASE STUDY CASE STUDY DA CASE STUDY CASE STU Articolo tratto da:

RITENZIONE D’ARMA M. Fenu - C. Corona - Ritter edizioni. Ritenzione d’arma è un manuale ideato e realizzato con un intento specifico: fornire all’operatore che porta l’arma corta al fianco un quadro quanto più completo possibile di ciò che esso comporta. Questo sia in termini di scelta dell’equipaggiamento che di addestramento. La trattazione è stata curata in modo da rendere agevole la lettura e il ripasso anche di un singolo argomento anche grazie ad un nutrito numero di foto dimostrative. Simulazione di combattimento contro più avversari

di intervento e non aver confidenza con il proprio equipaggiamento peggiora le cose proprio quando avremo più bisogno d’aiuto. Un lavoro svolto in tal modo non consente di fare tesoro nè di esperienze in allenamento né sul campo. Tutto ciò, sommato assieme, abbassa a sua volta il livello di motivazione.

sino a che non capita che servano davvero. L’ottica di pensare a quanto si può risparmiare o all’accettare consigli senza vagliarli perché tanto “uno vale l’altro” porta ad errori che si pagano ogni singolo giorno di lavoro. Perché tutti giorni avete al fianco “alleati” che non sono all’altezza di ciò che viene richiesto... e se va male potreste averne prova diretta. In base al vostro SU COSA POSSIAMO AGIRE ? ruolo e necessità operative individuate Sapere quali siano gli elementi quale equipaggiamento assolve che regolano l’innalzamento o veramente alle vostre necessità. In l’abbassamento dello stress è Ritenzione d’Arma, trovate i nostri test insufficiente. Più o meno come e le nostre considerazioni. Per quanto essere in possesso di un violino e esaustivi non fermatevi ad essi. conoscere i principi attraverso cui Allenamento e risultati. produce suono non equivale a saperlo Avere un allenamento che dia fiducia suonare. Tralasciamo quindi l’aspetto sulle proprie capacità effettive di motivazionale, che questo manuale reazione e che consenta di misurare può solo aiutare a rafforzare per i propri miglioramenti è, talvolta, solo via riflessa, fornendo strumenti che una bella teoria. Questo perché spesso facilitino il compito dell’operatore. si compie l’errore di concentrarsi Vediamo dunque come gli elementi sulla memorizzazione delle tecniche capaci di regolare i livelli di stress si piuttosto che su una sua cosciente traducano in termini concreti. automatizzazione. Ci si ferma al Livelli di allerta e sicurezza. processo di allenamento (fare bene Sono le condizioni che consentono un una tecnica, ricordare quante a quali corretto comportamento preventivo e sono) piuttosto che sul fine per cui ci si le norme da rispettare per la sicurezza addestra. durante il servizio e l’allenamento. Le basi di un lavoro fatto bene poggiano L’ ERRORE È MEMORIZZARE sull’attenzione a ciò che si fa. Essere INVECE DI SAPER FARE. coscienziosi e avere il giusto livello di Nel capitolo ad esso dedicato in attivazione nel rispetto delle norme di Ritenzione d’Arma spieghiamo: sicurezza e nella prevenzione non va Quali caratteristiche dobbiamo mai dato per scontato. ricercare in allenamento per avere una L’equipaggiamento. capacità di reazione adatta al nostro Avere gli strumenti adatti al lavoro che ruolo. Quali gli errori più comuni da si deve compiere è sempre superfluo evitare nel percorso di apprendimento TNM ••• 114

In Ritenzione d’Arma troverete trattati i seguenti argomenti: • Una spiegazione semplice di come corpo e cervello reagiscono al pericolo. • Quali linee di azione sono plausibili e quali gli errori da evitare. • Le norme di sicurezza da osservare in servizio e in allenamento. • Quali tecniche di ritenzione danno risultati immediati e come padroneggiarle. • Una guida ragionata alla scelta delle fondine di servizio e da porto occultato. • Le tecniche di estrazione da porto occulto.

Come monitorare i progressi. Questi aspetti hanno una duplice utilità. Dare a chi si deve addestrare da solo delle linee guida da seguire. Fornire all’istruttore nuovi spunti per migliorare la propria attività addestrativa.


TATTICO DA DIFESA TIRO TATTICO DA DIFESA TATTICO DA DIFE E STUDY CASE STUDY CASE STUDY CASE STUDYTIRO CASE STUDY CASE ST

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TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GE Gator Machete markside

by Joshua A. Haarbrink (USA)

Non lontano da dove una volta operava il famoso e per alcuni famigerato, US Army Jungle Operations Training Center, ora si estende la bella Costa Caraibica di Panama, localmente chiamata Costa Arriba. Quando, alcuni anni or sono, vi arrivai per la prima volta questo cocktail di spiagge caraibiche e foreste tropicali era un silente insieme di cittadine

scarsamente popolate che abbracciava la riva dalla principale e caotica città portuale di Colon fino alle leggendarie Isole Blas del Guna Yala. Da allora ho camminato lungo quelle tenui linee che solcano la sopravvivenza, l’ esperienza, il business, lo sviluppo personale e soprattutto la sfida ad adattarsi tatticamente a problemi quotidiani per superarli.

Panama, un paese in veloce sviluppo, mi ha cercato proprio mentre salivo la china di una carriera nel mondo della consulenza investigativa e di sicurezza. Sapevo che il mio focus della mia missione sarebbe

Led lenser H7 TNM ••• 116

stato su alcu affari in sviluppo all’interno di nuovi ambienti ma, proprio quando mi tuffavo ad occhi sbarrati in un’esperienza nuova , non avevo ancora considerato quanto sarebbero state fondamentali la mia formazione e cultura tattica. La prima esperienza a riguardo fu un periodo di sei mesi in una cascina sulle colline dove iniziai a


AL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL

lavorare sul mio primo progetto: una compagnia di eco-avventure chiamata Panama Outdoor Adventures, dal quale ho sviluppato alcune personali linee guida riguardanti equipaggiamento e preparazione: • Portare solo quello di cui avete bisogno. • Viaggiare in stile modulare, essere organizzati. • Proteggere la propria vita investendo in

equipaggiamento di qualità. • Non dimenticare mai che un equipaggiamento ben accudito avrà ottima cura di noi. Fortunatamente per me, ho avuto la gioia di vivere il mio periodo a Panama in una Hyundai Galloper (un 4x4 SUV spartano

ma resistente) grazie al quale sono stato in grado di custodire tutto il mio equipaggiamento mentre ero in viaggio. Perfino allora non ho mai lasciato nulla nel veicolo per molto tempo in quanto la gente cedeva presto alla tentazione di scassinarlo e trafugarne il contenuto.

Come ogni studioso di sopravvivenza -sia in natura che nella giungla urbana- confermerà, c’è un tenue equilibrio nel decidere esattamente quanto portare con sé e a cosa rinunciare. E’ cruciale imparare un processo mentale che porti all’analisi

Led lenser H7

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TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GE

accurata dell’obiettivo finale e di conseguenza alla preparazione di un kit efficiente; questo è valido per quanto riguarda la stima dei caricatori necessari in una perlustrazione notturna, la quantità di cibo e acqua per una caccia o in vista di una giornata dedicata all’esplorazione a cavallo di vecchi sentieri impervi.

Una scelta sempre in crescita, ed un evoluzione di materiali e modelli permette l’utilizzo di un equipaggiamento più leggero e allo stesso tempo efficiente come il coltello multifunzione della Leatherman che uso abitualmente costruito in fibra di carbonio; lo porto ovunque, nella borsa tecnica MUT, pensata Led lenser MT7 Glass Break

Led lenser MT7

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AL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL MUT Silver aperta

per il combattimento ma estremamente adatta a custodire attrezzature specializzate quando sono all’aperto.

per il vostro prezioso carico ma la chiave è lo sviluppo di un sistema estremamente preciso che vi permetta, anche solo grazie alla vostra VIAGGIARE IN STILE ‘memoria muscolare’, di MODULARE, ESSRE prendere quel qualcosa ORGANIZZATI nell’attimo esatto in Sia che stiate correndo cui ne avete bisogno. per prendere e non Personalmente, divido il perdere il vostro volo o per mio equipaggiamento in raggiungere un sospettato tre borse principali: che potrebbe mettere • Lo zaino Tactical Tailor a rischio passeggeri ed contiene una piccola equipaggio, i secondi borsa impermeabile contano pesantemente con: un asciugamano, un quando vi state muovendo cambio, un kit di primo veloci e con una soccorso, un astuccio missione da adempiere: Pelican con batterie ed l’equipaggiamento deve essere in grado di soddisfare ogni vostra esigenza. Una vasta varietà di borse, contenitori e custodie offre infinite soluzioni

MUT Utility Silver chiusa

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TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GE

altri oggetti da tenere all’asciutto, un kit SteriPen per l’acqua, un coltello multifunzione Leatherman Mut, una torcia frontale Led Lenser H7, un Gerber Gator Machete Jr e una varietà di oggetti d’uso personale quali GPS, macchina fotografica, articoli da toeletta ed altro a discrezione.

Skeletool CX KB09

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Posso aggiungere anche delle tasche extra grazie ai pals esterni e perfino legare ulteriori pezzi d’equipaggiamento con corde o cordini elastici. Questo è essenzialmente il mio bagaglio personale e, cibo escluso, è in grado di sostenermi per svariati giorni in qualsiasi ambiente. • Argutamente mascherata da semplice porta-computer, la mia borsa tecnica custodisce un PC portatile, un taccuino con tasche porta documenti, penne, un Leatherman Skeletool CX, una torcia 5.11 ATAC Plx e un piccolo borsellino per soldi, ricevute o documenti d’importanza rilevante. Professionale e funzionale allo stesso tempo, questa borsa è assolutamente essenziale per il lavoro e quindi mi segue in ufficio e ad ogni meeting. • Conosciuta come bail-out-bag o grab-bag (e ai miei amici come la mia ‘borsetta

da uomo’) la 5.11 PUSH Pack contiene l’essenziale in maniera accessibile, compatta e comoda. Gli allacci esterni rendono possibile un facile aggangio della custodia per i miei occhiali 5.11 Soar Polarized, la torcia Fenix TK15 e il Leatherman OHT. Il cospicuo numero di tasche esterne e compartimenti interni offrono spazio abbastanza per portare con sé oggetti che devono essere a portata di mano come equipaggiamento radio, una bottiglia d’acqua, guanti, un piccolo taccuino, una macchinetta Fujifilm XO (resistente ad acqua, urti, polvere e temperature estreme), chiavi, spray repellente per insetti, crema solare ed altri piccoli accessori di grande utilità. Queste due borse sono paradossalmente ridondanti e complementari l’un l’altra; sebbene alcuni oggetti siano in verità duplicati (torcia e coltello multifunzione) entrambe sono adattabili ad ogni necessità, sia essa di contenere più o meno oggetti di grandezza variabile. Io le ho configurate in modo di poterle trasportare entrambe mantenendo però le mani libere. Ottenere un’accurata organizzazione del proprio bagaglio è essenziale in quanto permette un accesso veloce e accurato a qualsiasi oggetto si necessiti, anche al buio.


AL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL GEAR TACTICAL

PROTEGGERE LA PROPRIA VITA INVESTENDO IN EQUIPAGGIAMENTO DI QUALITà. Seppure oggigiorno abbondino imprese eroiche e le tecniche tattiche messe in uso stiano diventando una forma d’intrattenimento troppo simile ai ‘reality-shows’, tutti sono d’accordo con l’asserire che la scelta dell’equipaggiamento fa la differenza tra successo e sconfitta e marca perfino il confine tra vita e morte. E’ vero che le opinioni su quale strumento sia migliore sono assolutamente soggettive ma sono certo che tutti noi coinvolti in questa particolare attività, sappiamo che spesso la qualità è direttamente proporzionale al prezzo. Il nostro budget spesso ci costringe a scelte ristrette ma è assolutamente imperativo valutare minuziosamente tutto ciò con cui ci equipaggiamo per avere la certezza di essere coperti in qualsiasi situazione ci troviamo.

Skeletool CX chiusa

Skeletool CX

di caricare le batterie della torcia montata sulla propria arma e questa lampeggia agonizzante. Quando investo in equipaggiamento di NON DIMENTICARE qualità, so che durerà in MAI CHE UN condizioni perfette fino EQUIPAGGIAMENTO BEN a quando provvederò ACCUDITO AVRà OTTIMA con una manutenzione CURA DI NOI. scrupolosa.Una E’ certamente frustrante delle esperienze più cercare di far funzionare sbalorditive nelle foreste un cacciavite multiuso della Costa Caraibica è il arrugginito quando si rapporto tra la velocità devono rimuovere le viti con la quale tutto cresce di un pannello elettrico e tutto marcisce. Perfino domestico ma non è materiali appositamente proprio la stessa cosa se trattati si disintegrano ci si trova nel mezzo di rapidamente nella un’incursione e si realizza mistura tropicale di che ci si è dimenticati umidità, calore e sale.

Quindi, sia che voi siate nel deserto, nella neve o nella giungla urbana, rispettate il vostro equipaggiamento mantenendolo pulito, sicuro, ben organizzato, caricato e carico. Solo così quando servirà, servirà. TNM ••• 121


HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT

DI MARCO ALBERINI

SCANDALO PETRAEUS,

NON SOLO SESSO… A differenza di altre storie di potenti figure di Washington, cadute per scandali dovute a “scappatelle”, il declino dell’ex capo della CIA, David Petraeus, va ben al di là del sesso. Lo scandalo che circonda il pluridecorato generale a quattro stelle, comandante dell’esercito americano e che è stato a capo delle operazioni in Iraq ed Afghanistan, coinvolge questioni di sicurezza nazionale, questioni politiche e questioni che partono dal 11 settembre 2012, giorno dell’attacco al consolato degli Stati Uniti a Bengasi, in Libia, che ha causato la morte di quattro americani tra cui anche il console. David Petraeus si è dimesso, giovedì 8 novembre 2012, dopo aver ammesso una relazione con una donna, in seguito identificata come la sua biografa, Paula Broadwell , 40 anni, laureata a West Point che ha passato gli ultimi anni a studiare la leadership del generale delle forze statunitensi in Afghanistan. I network americani hanno trasmesso in diretta lunedì 12 novembre, le immagini di agenti dell’FBI che si recavano nella casa della Broaswell, ma la portavoce locale della FBI, Shelley Lynch ha rifiutato ogni commento sull’operazione in corso. I Filmati della CNN hanno mostrato una decina di agenti del FBI, che trasportavano scatole e sacchetti prelevati dalla casa della Broaswell. Nessuno degli agenti presenti ha parlato con i giornalisti, nonostante incessanti domande da parte dei cronisti, si sono tutti ritirati dietro ai classici “no comment”. Un po’ troppo potremmo dire per una “scappatella”… Man mano che passano i giorni dopo le dimissioni di Petraeus che hanno in sostanza stordito Washington, le informazioni hanno cominciato ad emergere. Tra le altre cose è apparso un video di un dialogo tra il generale e l’amante, in cui parlano dell’attacco al consolato in Libia, con target sembra una prigione segreta annessa alla

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sede diplomatica statunitense di Bengasi, sollevando preoccupazioni su possibili perdite non verificate di informazioni sensibili. Questa ipotetica “prigione” pare essere la sede CIA di Bengasi. Ma cosa è successo veramente l’11 settembre 2012 ? Una folla di civili protesta davanti all’entrata principale del Consolato di Bengasi, probabilmente un diversivo organizzato. Durante le proteste, un gruppo armato assalta la sede diplomatica con un gran volume di fuoco ed aprendosi la strada da una via laterale; l’ambasciatore Usa Chris Stevens fugge in un secondo edificio, distante pochi isolati, dove si


HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT POINT HOT POINT Il Generale David Petraeus in visita, con il Generale Carmine Masiello, ai paracadutisti italiani impegnati nella valle di Bala Murghab

trova la sede della CIA. Anche questa viene assaltata e l’ambasciatore viene ucciso. Alcune fonti sostengono che fosse fin dall’inizio questo edificio il vero obiettivo dell’attacco e che in console sia solamente stata una inaspettata preda aggiuntiva. A questo punto, sull’accaduto, sorgono due versioni ufficiali da parte delle autorità americane: la prima, della Cia e dell’ambasciatrice all’Onu Susan Rice, è che si è trattato solamente di una folla spontanea che protestava contro un video antiMaometto. La seconda, dell’Fbi e della Casa Bianca, è che si è trattato di un attacco da parte di gruppi

jihadisti filo-Al Qaeda. Le versioni discordanti si sono rincorse per settimane, a colpi di rivelazioni. Sintomo che non tutto era chiaro e rivelabile. Sicuramente vi è anche stato un duro scontro all’interno del entourage del Presidente degli Stati Uniti. Ad oggi manca ancora la versione ufficiale sulla morte di Stevens. Il Dipartimento di Stato ha parlato di asfissia per il fumo delle esplosioni, ma fonti arabe hanno affermato che è stato impalato. Il corpo è stato riportato in America ma il referto medico sul decesso ancora non c’è. La dinamica delle morte del console

non è un dettaglio trascurabile nella vicenda. Constatiamo anche che il Dipartimento di Stato ha avuto bisogno di 72 ore per trovare una giustificazione alla presenza di Stevens a Bengasi. Uno dei punti cardine è perché le forze Usa non sono riuscite a proteggere un personaggio come Stevens? Ricordiamo che Stevens non era solamente il console americano di Bengasi , ma era stato anche rappresentante USA presso il Consiglio nazionale di transizione a Bengasi durante la rivoluzione libica. In passato Stevens aveva svolto numerosi incarichi diplomatici in TNM ••• 123


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Medio Oriente ed in Nord Africa, era considerato dunque un importante pedina diplomatica nello scacchiere medio orientale. Stevens era accompagnato da tre uomini di scorta e la sede di Bengasi era protetta da contractor civili e miliziani libici armati di sole pistole. Nonostante Stevens, secondo alcune fonti, avesse chiesto a più riprese maggiore protezione. Di questo ha parlato Paula Broadwell, amante del capo della Cia David Petraeus, in un discorso pubblico il 26 ottobre all’Università di Denver che, secondo Fox tv, allertò l’Fbi su una grave fuga di notizie in atto. Nel discorso, la Broadwell, accennò alla detenzione di alcuni prigionieri, pare due importanti personaggi jihadisti, internati per interrogatori nell’edificio adiacente alla sede diplomatica americana, cioè gli uffici della CIA. Dichiarò inoltre che quando Stevens si rifugiò nella sede della CIA a Bengasi, la CIA stessa chiese aiuto militare ma i rinforzi non arrivarono. A giungere fu solo una squadra della CIA, da Tripoli, ma questa arrivò comunque troppo tardi. Ma quali potevano essere le forze armate a disposizione per una maggiore difesa della sede diplomatica e del console ? Più fonti Usa, incluso il Dipartimento di Stato, hanno parlato dei marines nella base di Sigonella, in Sicilia, pronti a intervenire. Ma il blitz non c’è mai stato e il Pentagono si è solo limitato a spiegare che i Marines sarebbero giunti troppo tardi per salvare Stevens. Se Broadwell dicesse il vero significherebbe che Stevens è morto a causa dei ritardi del Pentagono e, in ultima istanza, il responsabile sarebbe il presidente degli Stati Uniti… L’ipotesi inquietante è che, essendo l’amante del capo della CIA, abbia riportato quanto ascoltato da David Petraeus. Un funzionario dell’intelligence ha dichiarato in questi giorni alla CNN, che le affermazioni della Broadwell sulla detenzione di personaggi jihadisti sono categoricamente false

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e che nessuno è stato mai tenuto incarcerato presso la sede CIA di Bengasi prima, durante, o dopo gli attacchi del 11 settembre 2012. L’Fbi era almeno dall’estate a conoscenza della relazione extraconiugale di Petraeus, e ne era a conoscenza per la denuncia da parte di una “terza donna”, Jill Kelly, che non ha mai avuto relazioni sentimentali con il generale Petraeus ma che si è sentita “minacciata” da alcune mail giunte da Paula Broadwell, “gelosa” dei rapporti di lavoro che aveva il generale con la Kelly. L’amicizia tra Kelley e il generale Petraeus risale, ha poi lei stessa fatto sapere, a quando era impegnata come funzionaria volontaria di collegamento civile al Central Command and Special Operations Command di Tampa, di cui Petraeus è stato a capo. Kelley si lamentò dei messaggi minatori che gli erano pervenuti con un suo amico agente dell’Fbi, che contribuì a far partire l’indagine. Si arrivò così a individuare la Broadwell e la sua casella e-mail, che conteneva una serie di messaggi personali inviati da un altro account, aperto con uno pseudonimo, dietro cui, si scoprì

infine, si celava il capo della Cia. FBI è però intervenuta ufficialmente solo ora, giustificando l’operazione con fughe di notizie nocive alla sicurezza nazionale. Le dichiarazioni pubbliche della Broadwell sull’episodio di Bengasi, suggeriscono quali potrebbero essere state queste “security leaks”. Il New York Times ha anche riferito nelle ultime ore che gli investigatori hanno trovato documenti classificati sul computer portatile della Broadwell. A questo punto non ci resta che aspettare che l’unica autorità a cui è possibile farlo, faccia luce sui misteri del 11 settembre 2012, cioè il Congresso degli Stati Uniti. Le commissioni intelligence di Camera e Senato hanno già chiesto di ascoltare il Segretario di Stato Hillary Clinton e Petraeus. Hillary Clinton ha dichiarato che non gli è possibile per la coincidenza con viaggi all’estero e Petraeus, ora dimissionario, non è più tenuto a farlo. Il Congresso a questo punto potrebbe obbligare Petraeus a deporre sotto giuramento. Forse solo allora sapremo davvero cosa è avvenuto a Bengasi nella notte dell’11 settembre scorso.


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Di Marco Alberini

Lettura del

miraggio in prossimitA’ del bersaglio


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Il miraggio è un fenomeno ottico naturale, dovuto al calore emanato dal terreno che riscaldando l’aria nella prossimità e mischiandosi questa con quella più fredda, crea “onde” di diversa riflessione della luce del sole. L’osservazione di dette onde di aria calda in ascensione e fredda in discensione, essendo visibili impiegando uno spotting scope, o alle volte anche la stessa ottica del fucile, può essere un valido ausilio per il tiratore in quanto la “conformazione” del miraggio può fornire informazioni di vario genere e nello specifico relative all’andamento del vento sulla linea di tiro ed in prossimità del bersaglio. Saper leggere il miraggio in prossimità del bersaglio è una cosa molto utile dunque tuttavia risulta particolarmente difficile. Di fatto si tratta di una vera e propria arte e nonostante si possa trovare qualche accenno in rete, specie su siti d’oltreoceano, solo la pratica costante potrà garantire risultati soddisfacenti. Detta pratica serve ad integrare dunque la lettura del vento effettuata in prossimità della volata della canna effettuata impiegando un wind meter con una lettura del vento effettivamente presente in prossimità del bersaglio. Sulla base dei due valori ottenuti, e a seguito di una mediazione degli stessi, si potrà quantificare il valore di correzione da apportare al tiro correggendo il reticolo dell’ottica. Segue un esempio: il wind meter legge un vento proveniente da destra con un’ intensità di circa 2 metri al secondo, l’osservazione del miraggio sul bersaglio a 1000 m consente di stimare un vento proveniente da sinistra e con un’intensità doppia, cioè di circa 4 metri al secondo. Senza la lettura di questo fenomeno si sarebbe solo potuto valutare il vento in prossimità della volata, approssimando ad occhio quello sul bersaglio, basandosi magari sul movimento della vegetazione ad esso circostante. Ricordiamo che la lettura dell’intensità del vento, basata sull’osservazione della vegetazione, è di gran lunga più difficoltosa della lettura di questa tramite il miraggio. Ciò dunque avrebbe consentito una valutazione del vento in prossimità del bersaglio con minore precisione e dunque la probabilità di errore sarebbe aumentata sensibilmente.Questo interessante fenomeno ottico è tanto più evidente quanto più aumentino le distanze in gioco, infatti è molto più facilmente osservabile quando un target è posizionato ai 5-600 metri, fino alle distanze più estreme tipiche del tiro a lunga distanza. Inoltre, comunque, per distanze inferiori non è indispensabile conoscere la deviazione della palla in volo dovuta al vento in prossimità del bersaglio in quanto la semplice valutazione del vento in prossimità del punto di tiro e l’osservazione effettuata con metodi empirici risultano più che sufficienti per l’effettuazione di tiri precisi. Nel tempo si sono lette e sentite tante spiegazioni di come sia possibile “leggere” il fenomeno del miraggio impiegando uno spotting scope, solitamente più o meno corrette e a volte di “estrema fantasia”. Sicuramente dette tecniche sono risultate di fatto basate su pure ipotesi teoriche e poca pratica sul campo e pertanto di scarsa utilità. Ho letto in questi anni teorie, esposte da alcuni soggetti in cui dichiaravano la necessità di “sfuocare

l’infinito”.. altre che prevedevano di attendere la “stanchezza dell’occhio” prima di poter leggere il miraggio. La fantasia umana, quando prevale l’ignoranza sulla materia in cui ci si vorrebbe presentare come esperti, non ha confini… Si illustra invece di seguito un corretto metodo per leggere l’intensità e la direzione del vento secondo l’osservazione del miraggio. Prima di tutto è necessario

dotarsi di un buono spotting scope: i modelli economici non vanno bene per la troppo poca definizione che permettono nell’osservazione, mentre quelli di fascia medio alta permettono un’osservazione accurata e precisa dell’immagine del bersaglio. Si posiziona la ghiera dello spotting scope su ingrandimenti medi (20-25 ingrandimenti). Per prima cosa si deve mettere a fuoco il bersaglio in modo nitido e preciso e successivamente lo si sfuoca leggermente. Ora osservando la parte superiore del target, nello specifico le linee di demarcazione del bersaglio e l’area immediatamente in prossimità dello stesso, si dovrebbe poter osservare come se il contorno del bersaglio e l’aria stessa fosse in ebollizione. A seconda dell’inclinazione che assume questo fenomeno è possibile stimare l’intensità del vento. E’ molto più facile osservare il miraggio su target con superfici a linee rette, tipo un bersaglio metallico, un’auto, il cornicione di un edificio, etc. etc., in modo che il miraggio crei una “frammentazione” della linea retta. Ad ogni modo la stima è possibile anche su superfici meno regolari come il profilo di un biologico, il tutto ovviamente con una maggiore difficoltà. Dunque se si è capito il concetto, in sintesi il metodo corretto per stimare il vento utilizzando il miraggio è: sfuocare il profilo del bersaglio ed osservare la direzione e l’inclinazione che assume la linea di contorno di detto profilo. In ogni manuale di tiro a lunga distanza sono illustrate le classiche tabelle, che danno un’indicazione di stima della velocità del vento a seconda dell’inclinazione del miraggio. Ricordo ai lettori però che nessuna “tabella” preconfezionata, sarà mai così attendibile come la propria osservazione del fenomeno e l’esperienza fatta e “registrata” (annotata sul proprio logbook), direttamente sul campo di tiro. TNM ••• 127


AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFG FOTO TRATTE DAL LIBRO “FOLGORE AFGHANISTAN 2011”

AFGHAN STREET VIEW


E AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANI Valle del fiume Murghab


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E AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANI Farah, ragazzi incuriositi dal passaggio dei veicoli italiani


AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFG

Paracadutisti impegnati a sud della base italiana


E AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANI Convoglio di paracadutisti provenienti dalla base avanzata di Bakwa e diretti a Farah


AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFG Paracadutisti in transito in un villaggio


E AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANI

Gulistan, panorama del distretto


AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFG


E AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANISTAN 2011 FOLGORE AFGHANI Paracadutisti in transitano per una delle vie della cittĂ

Gulistan, paracadutisti italiani in un villaggio


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SCANNING E ASSESSMENT: LE PROCEDURE DI VERIFICA E CONTROLLO DELLA MINACCIA NEL TIRO OPERATIVO DA DIFESA L’esperienza degli istruttori di Alpha 22 Shooting Club maturata in vari scenari operativi e in ambienti urbani, ha integrato e migliorato con il tempo varie tecniche di controllo della minaccia. Durante un conflitto a fuoco il nostro organismo reagisce causando molte sensazioni distinte tra le quali la “tunnel vision”, ovvero la perdita della visione periferica. Questa ci rende pericolosamente vulnerabili ed è perciò che è importante effettuare lo scanning, spostando oltre allo sguardo anche la testa. Oltre allo scanning si deve mettere in pratica anche l’assessment dell’area: dopo aver risposto ad un attacco, la zona circostante risulterà ancora calda fino a quando non ci si accerterà del contrario. Esistono due metodi di “scan and assess”. Il primo consiste nell’eseguire una ricognizione dell’area attraverso gli organi di mira, siano essi metallici o optoelettronici. Lo scanning si effettua da destra a sinistra o viceversa come nel caso in cui si debba operare in contesti di scarsa visibilità, dove è necessario l’utilizzo di torce coassiali. Nel secondo metodo lo scan si esegue mantenendo l’arma in posizione “low ready” centrale al corpo, eseguendo un controllo attorno alla minaccia ruotando solo la testa. L’ampiezza del movimento per il controllo dell’area dipende dalla situazione e dal luogo in cui ci si trova. Se si lavora in coppia la procedura può essere suddivisa tra i due operatori che si coordinano verbalmente, per evitare di tralasciare zone non controllate. Se ci si trova da soli, la verifica deve essere più minuziosa. Solo l’ addestramento continuo aiuta il singolo individuo a registrare nella propria mente tutte le procedure, che in caso di impiego sotto stress aiuteranno a reagire nel migliore dei modi, evitando di compiere scelte sbagliate dettate dall’impreparazione. Nella nostra struttura gli istruttori sono a disposizione di tutti coloro, civili o appartenenti alle FFAA, che vogliano mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti durante i corsi, organizzati per lo più durante i week end. TNM ••• 138

CONTATTI: via Forni n° 20 - Albettone (VI) Orario d’apertura: da Lunedì a Domenica (escluso il martedì) dalle 09:00 alle 19:00. Mob. +39.339.6433720 Mail: info@alpha22shootingclub.com


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L’utilizzo di vari bersagli disposti in sequenza possono aiutare nell’addestramento alle procedure di scanning and assessment.


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sopravvivere

per essere

leader Gli istruttori di Alpha 22 hanno deciso di dedicare un ampio spazio alla sopravvivenza all’interno della struttura della scuola di tiro. Uno dei motivi principali che li ha spinti a prevedere dei corsi survivor, è la necessità di sfatare alcuni miti messi sul mercato da chi si definisce “esperto” anche senza esserlo. Una convinzione da abbandonare al momento dell’iscrizione, è quella di credere che in una settimana si impari a vivere senza le comodità abituali. I nostri istruttori possono vantare un’esperienza impareggiabile: vite vissute in completa sintonia con la natura, sempre al limite della sopportazione e sempre alla ricerca di oltrepassare quel limite. I loro fisici e le loro menti sono stati condizionati a tal punto che è il loro sesto senso a far loro prendere la decisione più giusta in situazioni davvero estreme. I corsi base di Alpha 22 durano un fine settimana, il tempo necessario per iniziare ad abituare la mente alle restrizioni dovute all’assenza di qualsiasi comfort. Fuori dal posto di lavoro e dalla propria casa le coordinate spaziotemporali cambiano: non esiste la poltrona dove sdraiarsi e se si ha voglia di uno snack o di un caffè, la strada per trovarli è lunga e piena di insidie. Il corpo si ritrova a dover sopravvivere in un clima caldo umido o freddo e piovoso, orientandosi nello spazio seguendo il sole o le stelle e la luna. Un orientamento che diventa anche più impegnativo al calar del sole, quando solo l’abilità nell’utilizzo di una carta topografica permette una corretta navigazione verso l’obiettivo da raggiungere. Chi non ce la fa deve poter contare sul legame che unisce le persone in una comunità primordiale. La capacità di essere leader si riconosce al primo imbrunire, quando l’istinto di protezione verso gli altri supera di gran lunga la disperazione per la scarsità di cibo o di acqua e la paura dell’ignoto, diventa la forza indispensabile per tenere le redini del gruppo. I corsi di Alpha 22 si svolgono dentro e fuori la struttura della scuola e gli istruttori, oltre alle nozioni di topografia e di orientamento, insegnano tutto ciò che è necessario per iniziare a condizionare la propria mente alla sopravvivenza, dall’accensione di un fuoco, alla realizzazione di nodi d’emergenza, alla costruzione di un bivacco. Il prossimo corso base si terrà sabato 17 e domenica 18 novembre, sulla pagina facebook Alpha 22 Shooting Club puoi incontrare chi l’ha già fatto! TNM ••• 140


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CORSO DI SOPRAVVIVENZA (BASE) AUTUNNO/INVERNO

Gli istruttori di Alpha 22 Shooting Club vi portano a riconoscere o scoprire la capacità di adattamento a qualsiasi ambiente circostante, insita nel vostro DNA. Durante il Corso di sopravvivenza di Alpha 22 si viene a contatto prima di tutto con se stessi, oltrepassando i limiti imposti dalle comodità che la società serve su un piatto d’argento. Si ritorna a far parte della natura, prendendo da essa stessa tutto ciò di cui si ha bisogno per poter sopravvivere. I TEMI PRINCIPALI CHE SI AFFRONTERANNO NEL CORSO BASE SARANNO: • Sopravvivenza climi caldi o freddi; • Orientamento con il sole e con le stelle luna; • Spiegazione dei vari nord magnetico rete e geografico; • Utilizzo di una carta topografica e relativa navigazione; • Nodi emergenza (costruzione di un’ imbrago con la corda ecc.); • Accensione di un fuoco; • Filtraggio dell’ acqua; • Realizzazione di un bivacco. • Vivere e condividere con persone che non si conoscono; KIT NECESSARIO: • Zaino da escursionismo almeno 35-40 litri • Berretto • Borraccia (che possa contenere almeno un litro di acqua) • Coltellino multiuso tipo Victorinox (almeno lama e seghetto) • Necessario per toilette • Pila con batteria di riserva tipo frontale (preferibile) • Pantaloni tipo militare o da trekking o escursionismo invernale • Scarponcini da trekking invernali (ottimi i scarponi con cavigliera alta) • Calzettoni (almeno 2 paia) • Guanti da lavoro • Giaccone • Impermeabile • Sacco a pelo invernale, materassino • Eventuali medicinali personali con comunicazione medica agli istruttori • Il corso dura due giorni con pernottamento incluso


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LE PATTUGLIE. STRUTTURA, FUNZIONE, IMPIEGO

UNARMED COMBAT Eccellente guida alle tecniche di autodifesa, normalmente utilizzate da forze dell’ordine e esercito, spiega dettagliatamente come comportarsi contro un assalto inaspettato quando si è in casa o si cammina per strada. Con l’aiuto di chiare illustrazioni e un testo molto preciso il libro delinea come difendersi da un assalitore disarmato o anche armato. Il libro, oltre a mostrare tutte le tecniche di combattimento, di difesa e di assalto, a mani nude o con armi improvvisate, affronta inoltre l’argomento allenamento e preparazione fisica e psicologica. AUTORE: Martin J. Dougherty è consulente tecnico di alto livello della Federazione britannica di autodifesa, cintura nera in due diversi stili di Ju-jitsu. La sue specializzazioni comprendono Ju-jitsu, kickboxing, autodifesa e sistemi di combattimento militare. Accanto al suo lavoro di consulente nell’industria della difesa e della sicurezza, come esperto in sistema d’arma e conflitti asimmetrici, ha scritto parecchi libri su diversi argomenti tra cui autodifesa, storia e tattica militare.. EDITORE: Amber Books (stampato nel 2010) INFO: Brossura - Formato 13 x 18 - 320 pagine LINGUA: inglese PREZZO: 18,00 euro DISPONIBILE PRESSO: www.ritteredizioni.com TNM ••• 142

Nuova edizione di un manuale classico del panorama bibliografico italiano in tema di pattuglie e di pattugliamento. Per motivi di completezza, il testo si avvale della collaborazione di un istruttore del “Col Moschin” e di uno del GIS per quanto attiene alla parte iconografica. Si tratta di un testo didattico alquanto sofisticato ma, al contempo, estremamente scorrevole e di facile consultazione. Dopo una rapida introduzione relativa alle ragioni dell’attività di pattugliamento ed alle modalità di addestramento, vengono analizzati i due modelli essenziali di pattuglia (N.B. quella da combattimento e quella da ricognizione). Si passa poi ad analizzare le varie tipologie di pattuglia derivanti dalla combinazione dei due tipi fondamentali, fino ad arrivare alle varianti tipologiche più sofisticate. Grande enfasi è posta su argomenti quali la selezione del personale, il programma addestrativo, la tipologia delle formazioni e le modalità di organizzazione dell’azione della pattuglia. Non mancano riferimenti a tecniche specialistiche di comprovata efficacia, come quelle relative alla rottura del contatto (fondamentali per la pattuglia da ricognizione e per tutte le pattuglie che devono evitare a tutti i costi il contatto con il nemico) o al movimento notturno. Ampie sezioni riguardano le armi e gli equipaggiamenti. Il testo è poi completato da molte tabelle esplicative, schemi riassuntivi, disegni ed alcune immagini in b/n. Stefano Scaglia è un prolifico autore specializzato in tematiche inerenti, le tecniche di difesa, l’impiego e l’utilizzo delle armi corte e lunghe e in generale di armi e forze speciali. Ha al suo attivo diversi “corposi” volumi, ed è uno dei pochi autori italiani specializzati in questa tipologia di argomenti. AUTORE: Stefano Scaglia EDITORE: Stampato in proprio nel 2012 (2° edizione) INFO: Brossura – Formato 17 x 24 – 744 pagine con 513 foto e 109 disegni LINGUA: italiano PREZZO: 70,00 euro DISPONIBILE PRESSO: www.ritteredizioni.com


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GUN DIGEST 2013 Il più completo annuario mondiale giunto alla sessantasettesima edizione. Dal 1944 si è mantenuto come il primo strumento di informazione sulle armi da fuoco, per sportivi, cacciatori e operatori militari. Nelle sue oltre 560 pagine molto illustrate oltre a tutta una parte descrittiva e monografica su singole armi e alle osservazioni dai campi di tiro, si trova tutto, ma proprio tutto, compreso un catalogo completo di armi, munizioni e accessori, l’elenco delle case editrici, dei produttori, delle associazioni, dei prodotti e servizi di informazione.

FALLSCHIRMJAGER In questa ricerca, dedicata ai leggendari paracadutisti tedeschi, vengono passate in rassegna non solo le operazioni più famose, come i lanci in Olanda e quello a Creta, ma anche operazioni meno conosciute, come i lanci a Monterotondo, quello all’Isola d’Elba o a Lero, fino ai combattimenti nell’ultima parte del conflitto, quando furono un elemento importante delle operazioni difensive condotte dai tedeschi: il fronte russo, i combattimenti in Sicilia, l’epopea di cassino, la Linea Gotica, i combattimenti in Normandia e quelli in Olanda, fino all’offensiva nelle Ardenne e alle battaglie difensive sull’Oder e a Berlino. Il volume, accompagnato da una ricca documentazione fotografica e numerose cartine, che aiutano a comprendere l’andamento delle operazioni anche in quei settori meno conosciuti, come il fronte russo, frutto di una lunga e accurata ricerca, consente realmente di avere un quadro completo dell’impiego operativo di queste unità.

AUTORE: Jerry Lee ha lavorato per molti anni come redattore nel gruppo Petersen Publishing, occupandosi di titoli come “Petersen’s Handgun”, “Rifle Shooter”,”Wing & Shot” e diverse edizioni speciali di “Guns & Ammo”. Attualmente è editore consulente per “Gun Digest” e “Standard Catalog of Firearms”. EDITORE: Krause publications (stampato nel 2012) INFO: Brossura – formato – 21 x 27,5 - 568 pagine con moltissime illustrazioni LINGUA: inglese PREZZO: 39,00 euro DISPONIBILE PRESSO: www.ritteredizioni.com

AUTORE: Luca Poggiali è giornalista ed editore nel segmento della storia militare, direttore della rivista raids è spesso in giro per il mondo sui diversi fronti di guerra. Oltre alle tematiche inerenti le forze speciali, scrive su argomenti inerenti la Seconda Guerra Mondiale. EDITORE: Editoriale Lupo (stampato nel 2012) INFO: Formato 21,5 x 30 – 168 pagine interamente illustrate con foto in b/n LINGUA: italiano PREZZO: 38,00 euro DISPONIBILE PRESSO: www.ritteredizioni.com TNM ••• 143


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Argomenti trattati:

Marco Buschini nasce in Veneto nel 1965. All’età di 9 anni inizia a praticare assiduamente le arti marziali, ottenendo riconoscimenti agonistici a livello internazionale. Studia in Italia, Giappone e Stati Uniti. A 18 anni si arruola nella Polizia di Stato. A 30 anni entra a far parte, in qualità di istruttore, del GOS (Gruppo Operativo Speciale) della Polizia di Stato.L’8 settembre 2002, durante un’operazione di Polizia, viene gravemente ferito, portando comunque a termine con successo l’operazione, tanto da essere insignito di gradi per meriti straordinari e medaglia d’oro alle vittime del dovere. Nel 2004, in seguito alle lesioni riportate viene posto in quiescenza e fonda l’A.S.O., l’Accademia di Sicurezza Operativa, insieme al suo maestro di tiro, collega e amico, Marte Zanette. Attualmente l’A.S.O. è una delle più importanti scuole in Italia per la formazione professionale degli addetti alla sicurezza pubblica e privata. Marco Buschini si è allenato presso maestri o istruttori in molti paesi stranieri, tra i quali Francia, Svizzera, Israele, Stati Uniti e Giappone.


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