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28° anno
01/2015
MARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEY ISTRUZIONI GRAFICHE LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING LE APP DEL FUTURO
SOMMARIO 01/2015 03
ARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEY, LA CHIAVE PER I CONTENUTI M RILEVANTI
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ISTRUZIONI GRAFICHE
06 30 ANNI DI TANNER: CRONISTORIA PARTE 2 07 LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA - APPLICAZIONI SENSIBILI AL CONTESTO IN AMBITO DOCUMENTALE, PARTE 2
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OCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING TECNICO: QUALCOSA BOLLE IN D PENTOLA
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LE APP DEL FUTURO
EDITORIALE Qual è il percorso seguito dai clienti nel loro “viaggio di acquisto”, ovvero il Customer Journey? Conoscere passo per passo questo viaggio consente un’organizzazione mirata della comunicazione con la clientela. Il primo articolo del nuovo numero di ABZ, “Marketing tecnico: Customer Journey, la chiave per i contenuti rilevanti”, illustra le singole fasi di cui si compone e come identificarle. Nella seconda parte della nostra cronistoria “30 anni di TANNER” scoprirete le tappe cruciali nella storia dell’azienda dal 1994 al 2004. E se continuerete a sfogliare ABZ vi sveleremo di più sulle novità nel settore delle istruzioni grafiche e vi mostreremo come spesso documentazione tecnica e marketing tecnico tendano a fondersi, d’altro canto sono fatti l’una per l’altro!
Il vostro
Tomislav Matiević
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MARKETING TECNICO: CUSTOMER JOURNEY La chiave per i contenuti rilevanti Per qualsiasi responsabile marketing minimamente informato non dovrebbe essere una sorpresa: oggi il 72% di tutti i processi di acquisto B2B inizia su Google.1 Le conseguenze sono di vasta portata. All’accesso al motore di ricerca segue infatti un viaggio informativo “autonomo”, in cui il 60% circa dei potenziali clienti porta a termine il processo decisionale prima di contattare direttamente un fornitore.2 L’ufficio marketing non dovrebbe mai affidarsi al caso nella speranza che, alla fine del Customer Journey, il fornitore si ritrovi nella short list dell’interessato. L’obiettivo centrale, per quanto riguarda i clienti autonomi, è il seguente: come posso entrare in gioco come portatore di conoscenze rilevante in ogni singola fase del processo di acquisto (molto) prima che il cliente mi contatti? Le fasi del processo di acquisto Per rispondere alla domanda occorre innanzitutto definire le fasi attraversate dal potenziale cliente durante il suo Customer Journey. Le fasi sono diverse per ogni gruppo di clienti e per ogni acquisto. Il processo di acquisto si compone al massimo di cinque fasi: qq Fase 1 – Tematica: in questa fase un potenziale cliente si occupa di una tematica generale, ad esempio “Industria 4.0”. Il motivo può essere ad esempio l’interesse personale, una discussione pubblica o una mansione di lavoro. Per orientarsi, il cliente concentra la ricerca su articoli specializzati, post di blog, interviste a esperti o white paper. qq Fase 2 – Necessità: dalle informazioni acquisite nella fase 1 il potenziale cliente riconosce che l’argomento potrebbe avere una rilevanza e un potenziale per la sua impresa o il suo settore di competenza. qq Fase 3 – Soluzione: in questa fase il cliente cerca soluzioni già attuate con esito positivo. Le fonti di ricerca preferite sono case study, considerazioni sul RoI ecc. qq Fase 4 – Fornitore: supponendo che in linea generale abbia trovato le soluzioni adeguate alle sue necessità, il potenziale cliente si mette alla ricerca di fornitori. qq Fase 5 – Prodotto: buona ultima, arriva la domanda su quali prodotti del fornitore ricercato soddisfino al meglio le specifiche necessità del potenziale cliente. Fin qui, la “teoria”. Ma non tutti gli acquirenti attraversano ogni fase. E, a seconda dell’impresa o del progetto di acquisto, il processo decisionale coinvolge anche alcuni o addirittura molti altri decisori.
Definizione dei gruppi target Nella fase successiva occorre quindi chiarire le modalità tipiche secondo cui agiscono i diversi gruppi target durante l’acquisto di determinati prodotti. Entrano in gioco diversi fattori: qq Si tratta del primo acquisto o di acquisti ripetuti? qq Quanto è elevato per il cliente il rischio di acquisto legato al prodotto (ad es. sulla base di innovazione, prezzo, funzionalità, possibili difetti)? qq Quanto è elevato per il cliente il rischio sistemico (ad es. sulla base di dipendenza, servizi, affidabilità della consegna, risorse umane)? qq Come sono organizzati formalmente i processi di acquisto per determinati prodotti nell’impresa del cliente? qq Quali decisori sono coinvolti nei buying center dei clienti? qq Quali criteri considera importanti l’impresa del cliente per valutare i fornitori? In base alle risposte si può desumere quali siano le fasi presumibilmente attraversate dal cliente e quali i decisori coinvolti. Il Customer Journey fase per fase Dopo avere individuato le fasi e i soggetti coinvolti nell’acquisto rilevanti per il cliente, arriva il momento di concepire i contenuti per una comunicazione mirata. A questo fine risultano decisive le diverse domande che i decisori del cliente si pongono nelle singole fasi del processo di acquisto. Sono le domande a cui il fornitore deve offrire risposte nella sua comunicazione. Nasce così, passo dopo passo, una mappa del Customer Journey in cui sono indicati i contenuti rilevanti per i diversi gruppi target in ogni singola fase. Successivamente un’analisi degli scostamenti tra contenuti reali e ipotetici consente di determinare molto facilmente dove si situano i principali deficit contenutistici nella comunicazione del fornitore. Gli scostamenti confluiscono quindi in una programmazione dei contenuti. In quali media e formati il fornitore traduca poi le risposte e attraverso quali canali le renda fruibili dipende dal comportamento informativo e comunicativo dei decisori dei potenziali clienti. Questa concezione dei media è l’ultima fase per seguire le tracce del cliente “autonomo” nel suo viaggio.
Fonti: 1 Pardot State of Demand Generation Study 2 The Corporate Executive Board Company
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LA REALIZZAZIONE DI IMMAGINI PER LE ISTRUZIONI GRAFICHE Un manuale Le istruzioni grafiche si caratterizzano per la rinuncia (quasi integrale) al testo. Le caratteristiche specifiche dei manuali grafici sono già state oggetto di trattazione da parte di ABZ: di norma la rappresentazione visiva di prodotti e fasi dell’azione rende i contenuti più comprensibili. L’utilizzo di un solo manuale per molti mercati e i costi di traduzione contenuti consentono inoltre di realizzare risparmi massicci in termini di tempo e costi. Questo articolo, oltre le possibilità e i limiti delle istruzioni grafiche, intende illustrare il percorso (tecnico) della creazione grafica, partendo dai dati costruttivi per arrivare fino alla definizione della grafica con gli strumenti 3D e CAD 3D. Verranno inoltre evidenziate le differenze e le peculiarità delle grafiche vettoriali e a pixel. Grafiche vettoriali contro grafiche a pixel Le grafiche vettoriali si basano sulle linee, sono quindi liberamente scalabili ma possono generare file molto pesanti. Le grafiche a pixel offrono il vantaggio di un’elevata compressione (file leggeri), ma sono soggette a perdite qualitative causate, ad es., dal ricalcolo nella creazione di un PDF. Non c’è una risposta di validità generale alla domanda su quale formato sia il più idoneo da utilizzare per un’istruzione grafica. Dipende dall’applicazione. Nella fase di ricerca si devono chiarire aspetti quali “Chi sono i miei utenti?”, “Sono disponibili i dati CAD?” e “Quale grado di realismo è richiesto nella rappresentazione del prodotto?” Prima di iniziare: definire struttura e contenuto Prima di poter lavorare con i dati costruttivi, in una fase di concezione il redattore definisce la struttura e i contenuti del successivo manuale di istruzioni. Se non è ancora disponibile un’istruzione per l’introduzione di un prodotto, il redattore riflette molto concretamente su quali siano le visualizzazioni del prodotto necessarie per consentire agli utenti di capire i passaggi dell’istruzione sulla base del manuale da realizzare. In questa fase il redattore può già lavorare con i dati CAD in un visualizzatore 3D. Nel visualizzatore il redattore definisce approssimativamente le visualizzazioni per la successiva istruzione e memorizza gli “screenshot” sotto forma di file.
La creazione di grafiche nel tool CAD 3D Il seguente percorso descrive il processo di creazione, soprattutto per le grafiche vettoriali. Per realizzare le grafiche a pixel i grafici utilizzano un altro strumento. Torneremo successivamente sul relativo processo. Per prima cosa, il grafico carica i dati costruttivi del prodotto nel tool CAD 3D. Il redattore gli fornisce il concetto sulla base degli screenshot sopra descritti o sotto forma di istruzione esistente. Il grafico riproduce il concetto nel tool CAD 3D. Definisce le visualizzazioni, stabilisce tipi e spessori delle linee. Spesso le grafiche, soprattutto se riguardano prodotti complessi, vengono anche esplose – ovvero scomposte nei loro singoli componenti – e corredate da localizzazioni. La creazione di grafiche a pixel
Per la creazione di grafiche a pixel il grafico carica i dati costruttivi nello studio virtuale di un tool 3D sviluppato dagli esperti TANNER all’interno di un software standard. L’ambiente offre le stesse possibilità dello studio di un fotografo, ma garantisce molta più flessibilità. Cliccando con il mouse si può intervenire su ogni più piccolo dettaglio: dalla scelta dei materiali alla definizione delle strutture superficiali, inclusi riflessi e ombreggiature. Il risultato è una rappresentazione grafica realistica del prodotto. I vantaggi della creazione di grafiche in un tool 3D
Entrambe le varianti per la creazione di grafiche offrono un vantaggio decisivo: la possibilità di apportare velocemente modifiche. Esempio: per le istruzioni di una macchina servono 60 grafiche. Ogni grafica è ricavata dal tool 3D sotto forma di visualizzazione. In questa sorta di “istantanea” vengono memorizzate come un “file vivente” tutte le informazioni: qq componenti visualizzati qq posizionamento dei componenti qq rappresentazione delle linee di esplosione (forniscono la localizzazione dei componenti nel prodotto) qq localizzazione dei componenti
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Inoltre si possono inserire i componenti localizzati in un BOM (“bill of material”), che funziona da elenco dei componenti. Il BOM può essere amministrato come file XML nel sistema di file o di redazione. L’intero progetto grafico viene memorizzato sotto forma di file ed è così concluso. Se, per motivi di sviluppo, occorre modificare in un secondo momento i componenti, è sufficiente importare i nuovi dati. Il tool cambia i componenti da sostituire, ma le visualizzazioni vengono conservate.
Fig. 1: Grafica esplosa di un autobus
Serve un’elaborazione manuale successiva con un tool 2D
A fronte dell’odierno livello di sviluppo tecnico, per alcune mansioni grafiche le possibilità dei tool 3D risultano ancora limitate e quindi, a seconda dell’obiettivo grafico da realizzare, serve ancora l’elaborazione manuale successiva con un tool 2D. I tool 2D svolgono la funzione di verificatori della qualità e garantiscono l’utilizzo congruente di caratteri e spessori delle linee e il rispetto delle norme, ad es. la S1000D per i file CGM creati per il settore aeronautico.
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30 ANNI DI TANNER: CRONISTORIA PARTE 2 1995
6. Il DOKUFORUM internazionale La piattaforma di servizi “Tanner Dokuments rende la tecnica comprensibile” presenta la sesta edizione del congresso. Un nuovo concetto mette insieme relatori da ambiti teorici e pratici, formazione e scienza, industria e servizi, media e politica.
1997
Costituzione della società “Tanner DMS” TANNER amplia la sua gamma di servizi con una nuova società: Tanner DMS. “DMS” significa “Document Management Systems”, sistemi di gestione documentale. La nuova società supporta i clienti nell’integrazione dei sistemi per la gestione delle informazioni.
1999
Inizio dei lavori per la nuova sede centrale Inizia la costruzione della Fabbrica del Pensiero di TANNER, ancora oggi sede dell’impresa a Lindau. La prima pietra posata racchiude al suo interno un dettaglio molto originale: oltre ai progetti di costruzione e ai quotidiani del 7 ottobre 1999, infatti, contiene su un CD-ROM tutti i dati mai raccolti da TANNER. Presenziano alla cerimonia 300 ospiti.
2000
Trasferimento nella Fabbrica del Pensiero di TANNER A metà anno, dopo meno di dieci mesi di lavori, i collaboratori di TANNER si trasferiscono nei nuovi uffici. L’edificio ospita il TANNER Kinderhaus, uno spazio per l’infanzia con un nido aziendale e un asilo. 5.000 ordini per la Tanner Dokuments di Lindau In agosto TANNER festeggia un’altra pietra miliare: gli ordini ricevuti dalla Tanner Dokuments toccano quota 5.000. L’ordine numero 5.000 è stato conferito dalla Geberit International AG.
2001
Da Tanner Dokuments e Tanner DMS nasce TANNER AG A partire dal 1° gennaio le due società Tanner Dokuments GmbH+Co e Tanner DMS GmbH+Co diventano TANNER AG.
2002
Premio “BAYERNS BEST 50” La TANNER AG riceve un premio molto speciale: nel 2001 figura tra le 50 imprese bavaresi che hanno evidenziato la maggiore crescita.
2004
Costituzione della TANNER Vietnam Ltd. a Ho Chi Minh City In Vietnam si creano nuove capacità nel settore del software personalizzato e della raccolta dati. La direzione è affidata a Elmar Dutt. Cresce la gamma dei servizi: il lavoro temporaneo TANNER ottiene l’autorizzazione per distaccare “temporaneamente” i suoi redattori tecnici presso le imprese dei clienti.
dal 2005
Nel prossimo numero di ABZ: dal 2005 al 2014 Nel prossimo numero di ABZ la redazione mette sotto i riflettori gli anni dal 2005 al 2014: TANNER apre nuove filiali, con “INKA” crea un evento prestigioso per il settore della cataloghistica e inaugura la serie dei concorsi TANNER per studenti universitari.
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LA DOCUMENTAZIONE SI CREA DA SOLA
Applicazioni sensibili al contesto in ambito documentale, parte 2 Nel numero 02/2014 di ABZ abbiamo analizzato come il collegamento in rete dei nuovi media nella documentazione tecnica possa contribuire a incrementare il successo commerciale. Quali potenzialità si possono ottenere collegando servizi intelligenti e hardware efficiente a dati e informazioni attualmente già disponibili per l’uso nella maggior parte delle redazioni tecniche? Nella seconda parte dell’articolo illustreremo i requisiti che le informazioni tecniche devono soddisfare per esistere in questo mondo. Nella documentazione tecnica esistono tre concetti consolidati sulla base dei quali vengono raccolte, gestite e pubblicate in modo efficiente le informazioni: qq modularizzazione qq neutralità rispetto ai media qq classificazione Modularizzazione Oltre a semplificare la gestione dei documenti, la modularizzazione aiuta a ridurre i costi di pubblicazione e abbreviare i tempi di reazione. Le applicazioni sensibili al contesto non mettono a disposizione documenti, ma forniscono all’utente esattamente le informazioni di cui ha bisogno per svolgere una mansione concreta nel suo contesto. In futuro, quindi, la modularizzazione delle informazioni rappresenterà molto più di un semplice concetto per l’efficienza del processo di redazione. Sarà la base per la pubblicazione di singole informazioni mirate all’interno del processo applicativo. Neutralità rispetto ai media
Con le applicazioni sensibili al contesto l’uso di informazioni neutrali rispetto ai media conoscerà un sensibile incremento. Il numero di canali diversi sarà amplificato dalla crescente varietà di dispositivi, risoluzioni d’immagine, sistemi operativi e formati di pubblicazione. Nel contempo cresce l’esigenza di trasmettere le informazioni in tempo reale, che presuppone la conservazione dei dati neutrale rispetto ai media. Classificazione Attraverso la classificazione i contenuti vengono contraddistinti con un linguaggio standardizzato, in modo da poter essere identificati dalle soluzioni software e sottoposti a pubblicazione mirata sulla base di un insieme di regole. Per le applicazioni sensibili al contesto, che utilizzano un’ampia varietà di “contenitori di dati” come ad esempio sistemi di gestione di servizi, istruzioni relative a servizi, cataloghi di componenti, tabelle di manutenzione ecc., la classificazione diventa la spina dorsale delle applicazioni sensibili al contesto. Esse estraggono in tempo reale le informazioni specifiche dai diversi “contenitori di dati”. Passo dopo passo in forma per le applicazioni sensibili al contesto Una buona notizia c’è: i concetti di documentazione tecnica professionale attualmente esistenti creano già la base per gli sviluppi delineati. In particolare molte applicazioni come iTunes, iBooks, Folio ecc. offrono numerose funzionalità sfruttabili con poco sforzo per distribuire e mettere a disposizione le informazioni.
La pubblicazione automatica delle informazioni su diversi media risponde alla necessità di ridurre i costi di pubblicazione e i cicli operativi.
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DOCUMENTAZIONE TECNICA E MARKETING Qualcosa bolle in pentola
Fig. 1: car2go fornisce all’utente una breve descrizione centralizzata dei vantaggi del veicolo.
La documentazione tecnica è una componente importante di un prodotto e quindi un elemento fondamentale dello stesso processo di creazione del prodotto (PEP). La comunicazione con la clientela, al contrario, fa parte del processo di marketing. Elabora relazioni di causa-effetto, sviluppa messaggi chiave e caratteristiche di assortimenti e prodotti e ne realizza un’efficace messa in scena. Ma è possibile una netta separazione tra marketing e documentazione tecnica? Non è forse vero che oggi vanno ormai da tempo sempre più fondendosi? L’articolo intende rispondere a questo interrogativo. Una netta separazione tra documentazione e marketing La separazione spesso (in passato) netta ha in definitiva una sua giustificazione. La documentazione per gli utenti non dovrebbe svolgere nessuno dei compiti della comunicazione marketing e il marketing non dovrebbe creare documentazione per gli utenti. Il risultato sarebbe una documentazione di scarsa qualità o una cattiva comunicazione marketing: la documentazione tecnica dovrebbe indicare all’utente quali sono le componenti uniche e auspicabili di un prodotto già acquistato. Il marketing dovrebbe comunicare al cliente il possibile utilizzo concreto di un prodotto. Cosa che il cliente potrebbe addirittura non immaginare neanche, perché il prodotto non è ancora nella sua disponibilità.
Il valore di processi comuni diffusi a tutti i reparti è riconosciuto e viene messo a frutto in particolare nelle organizzazioni complesse. L’obiettivo dei processi è riutilizzare ciò che è stato creato una volta, nobilitarlo ulteriormente solo nelle fasi di creazione del valore opportune e renderlo fruibile solo per lo scopo perseguito. Le cose vanno anche diversamente: car2go Negli ultimi anni si osserva una tendenza verso innovazioni in cui le applicazioni online, i servizi e il prodotto si fondono in un tutt’uno. Un esempio emblematico è la proposta della piattaforma di car sharing car2go. car2go mette in collegamento e unifica dal 2012 i mondi del pre e del post vendita. La piattaforma è talmente innovativa che i potenziali nuovi clienti sono ancora privi di esperienze nel settore. Il vantaggio non origina quindi solo dalla promessa di un vantaggio messa in scena, ma primariamente dalle informazioni concrete sull’esperienza d’uso degli utenti. Quali vantaggi offre il car sharing al cliente e perché il cliente dovrebbe sceglierlo? In assenza di conoscenze precedenti dei gruppi target non è possibile rispondere alla domanda senza disporre di informazioni capaci di descrivere e orientare. Al cliente serve un quadro concreto della sua esperienza di utente futura.
L’utilizzo incrociato di dati tecnici, caratteristiche e grafiche tra il processo di creazione del prodotto e il processo di marketing è oggi prassi ampiamente diffusa nella maggior parte delle imprese. q
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Gli utenti del car sharing pongono le domande più disparate, inquadrabili sia nel pre che nel post vendita: qq qq qq qq qq qq qq qq
Cos’è car2go? Quanto costa car2go? Come affitto un veicolo tramite car2go? Come guido il veicolo? Dove e come parcheggio il veicolo? Come faccio rifornimento per il veicolo? Come mi iscrivo? Dove trovo il veicolo più vicino?
Dal punto di vista dell’utente, il car sharing è una procedura molto complessa, perché il self-service del cliente è una componente essenziale del modello commerciale. La piattaforma www.car2go.com risponde alle domande dei clienti con un design moderno e una semplicità e una chiarezza affascinanti. La domanda “Come guido il veicolo?” è particolarmente interessante sotto l’aspetto dell’implementazione di un coinvolgimento profondo e delle interfacce alla documentazione tecnica. Inizialmente il cliente trova sulla homepage una breve descrizione centralizzata dei vantaggi del veicolo (in questo caso, una smart). Successivamente il processo dell’applicazione viene elaborato in modo sequenziale (si veda la fig. 1). All’apertura viene descritto esclusivamente il nuovo meccanismo di apertura del veicolo con la “member card”, contrariamente alla normale serratura di una vettura privata. Anche all’avvio vengono illustrate esclusivamente le particolarità specifiche del veicolo. Non si presuppone alcuna conoscenza precedente dell’utente. I semplici step animati e il chiaro linguaggio per immagini contribuiscono alla comprensibilità. Lo stesso vale per la procedura di rifornimento. È sufficiente una breve descrizione delle particolarità, tutto è orientato all’utilizzo e la promessa di servizi viene vissuta “con semplicità” a tutti i livelli (si veda la fig. 2).
Fig. 2: La procedura di rifornimento di car2go.
Documentazione tecnica e marketing si fondono
Anche in ambito industriale esistono numerose innovazioni in cui non si possono presupporre conoscenze precedenti utilizzabili. Situazioni di questo tipo si presentano sempre più spesso in particolare nel caso delle applicazioni intelligenti con integrazione automatizzata tra persone, applicazioni e prodotti per mezzo di sensori e attuatori impiegati per gli usi più diversi e collegati in rete. Fin dal pre-vendita si descrivono già le esperienze degli utenti e si genera la percezione desiderata nel cliente attraverso informazioni concrete e idonee a fornire un orientamento sulle azioni da compiere. In molte imprese un ostacolo è rappresentato dalla separazione netta tra i mondi del marketing e del post-vendita sulla base di strutture e processi informativi interni. Oltre ai canali informativi esistenti, già oggi si possono anche creare facilmente e con procedure snelle micrositi o app. Le fonti esistenti li riempiono e le informazioni provenienti dai due mondi possono essere organizzate, pubblicate e distribuite in base all’esperienza desiderata per il cliente. Soluzioni intelligenti presuppongono una comunicazione intelligente Spesso un’obiezione (valida) è: “Sì, ma da noi tutto è troppo complesso per soluzioni così semplici.” Ma anche in car2go esistono informazioni aggiuntive, come ad esempio le istruzioni per l’utilizzo all’interno del veicolo. Un numero crescente di clienti e utenti desidera l’esperienza informativa e comunicativa privata anche in campo professionale. E la domanda non è “se”, ma “quando” queste applicazioni superiori diventeranno uno standard anche per il B2B. Soluzioni intelligenti presuppongono una comunicazione intelligente, che non si arresta di fronte alle classiche barriere tra pre e post-vendita.
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LE APP DEL FUTURO In molti settori aziendali – dalla documentazione tecnica al marketing, passando per gli acquisti – crescono il desiderio e la necessità di non limitarsi a proporre contenuti online tramite le classiche pagine Web, ma di collegare i contenuti ad app esistenti con le funzioni dei terminali mobili. L’articolo descrive i vantaggi del collegamento e presenta le tecnologie che consentono un utilizzo universale dei contenuti. Le app che utilizzano le funzioni dei terminali mobili offrono versatili possibilità di impiego proprio quando si tratta di mettere a disposizione e integrare le informazioni tecniche. Un esempio: l’installatore fotografa il codice a barre riportato su un sistema di riscaldamento e ottiene così l’accesso diretto al manuale d’uso e a una panoramica dei ricambi necessari. Tramite il codice di errore visualizzato sul dispositivo, il tecnico addetto alla manutenzione può accedere sul posto alla documentazione rilevante ed eventualmente sfruttare le esperienze avute in precedenza dai colleghi nel risolvere lo stesso tipo di guasto. Prima che tale scenario diventi realtà occorre rispondere alle seguenti domande: 1. Come si possono utilizzare e integrare universalmente i contenuti delle diverse app? 2. Come si mantengono controllabili i costi e il carico di lavoro per la cura e lo sviluppo di un numero sempre crescente di dispositivi e sistemi operativi? Le tecnologie attualmente impiegate: siti Web HTML5 e app native La tendenza all’utilizzo universale dei contenuti è sostanzialmente soddisfatta tramite due strategie di attuazione: l’HTML5 e le app native. Le pagine Web HTML5 sono utilizzabili con tutti i moderni browser e da tutti i sistemi operativi. Non fa differenza se le si visualizza dal PC desktop o dallo smartphone. L’integrazione dei contenuti delle diverse applicazioni HTML5 può essere facilmente realizzata tramite
tecnologie Web standard. L’HTML5 è però anche fonte di grattacapi per gli utenti, che si trovano infatti di fronte all’ostacolo di non poter utilizzare appieno le funzioni dei terminali mobili. Attualmente l’HTML5 non consente di risolvere funzioni quali la disponibilità offline o l’accesso ai dati della fotocamera. Oggi per risolvere queste sfide si ricorre alle app native. Si tratta di programmi sviluppati per uno specifico sistema operativo, e quindi utilizzabili solo per una determinata classe di terminali. Le app accedono in modo veloce e diretto alle funzioni del dispositivo e possono usare nella maniera ottimale per le loro necessità i dati disponibili nel terminale. Ma le app native servono gruppi target eterogenei con terminali e sistemi operativi diversi e devono quindi essere sviluppate e gestite per ogni variante di sistema operativo. L’integrazione e la gestione dei contenuti si effettuano individualmente per ogni app e comportano un carico di lavoro che aumenta linearmente rispetto al numero di sistemi operativi da supportare. È inoltre necessaria un’accorta pianificazione per quanto riguarda le interfacce per la successiva integrazione in altre app dell’azienda. Si possono combinare i vantaggi delle due strategie di attuazione? In altre parole, come si potrebbero garantire le funzionalità dell’HTML5 e l’accesso simultaneo alle funzioni dei dispositivi? Attualmente le cosiddette “app ibride” cercano di soddisfare proprio questa esigenza tramite numerosi framework reperibili sia liberamente che in commercio. Ogni singolo framework presenta specifici vantaggi e svantaggi e in questa fase non è ancora emerso quale tecnologia riuscirà a imporsi come la più idonea per il futuro.
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Indirizzi
E ora? Sotto la guida del W3C, il consorzio per la standardizzazione del WWW e custode degli standard basati su XML e HTML, nascono le basi per le app ibride del futuro. Il progetto del W3C “App HTML5” definisce attualmente gli ampliamenti dell’HTML5 finalizzati a soddisfare le accresciute esigenze di utenti e funzioni. Scopo del progetto è ampliare l’HTML5 in modo da poter fare un utilizzo standardizzato di funzioni specifiche per i dispositivi. Diventerà così possibile memorizzare localmente grandi quantità di dati e, ad esempio, utilizzare i dati della fotocamera senza perdere i vantaggi dell’HTML5. La gestione e lo sviluppo si possono effettuare a livello centralizzato tramite una app comune e, all’occorrenza, vanno gestite in modo individuale solo le caratteristiche specifiche dei singoli terminali. Fin qui tutto bene. Ma cosa si può già fare oggi? L’interfaccia di programmazione Apache Cordova implementa attualmente molte funzioni del progetto “App HTML5”, anticipando quindi già standardizzazioni non ancora realizzate. Il framework “Phone Gap“, che sfrutta Apache Cordova, è già utilizzato con esiti positivi all’interno di progetti produttivi. L’ambito delle funzioni non è ancora completo e si limita attualmente alle funzioni di più frequente impiego dei terminali. L’efficienza delle funzioni che mettono a dura prova l’hardware del terminale è inferiore rispetto alle app native. Le app con animazioni, ad esempio, evidenziano una lentezza maggiore rispetto alle abitudini degli utenti con le app native. Le imprese possono quindi usare già oggi le app HTML5 come alternativa alle app native o alle classiche pagine Web HTML5? La decisione dipende dalle funzionalità realmente necessarie nella app. Molti scenari di utilizzo per le app nel campo della distribuzione delle informazioni tecniche si prestano già oggi a un’implementazione a prova di futuro con gli standard elaborati nel progetto “App HTML5”. In futuro queste app trarranno beneficio dalle evoluzioni delle “App HTML5”.
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Caporedattore: Dr. Sven Bergert Questa edizione è stata redatta e creata con la collaborazione di: Elena Bernert, Georg-Friedrich Blocher, Tomislav Matiević, Margot Poschner, Lena Sattler, Andreas Schlenkhoff, Sven Wolfsdorf Stampato da: Druckerei Kling Immagini: Titolo: shutterstock_iofoto, Pagina 04/05: BredaMenarinibus S.p.A., Pagina 07: shutterstock_phanlop88, Pagina 08/09: www. car2go.com, Pagina 10: shutterstock_Gwoeii
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