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Avanguardie di genere
Avanguardie di genere di Simona GRISOLIA In foto: una scena del film A Girl Walks Home Alone at Night di Ana Lily Amirpour
Giovani generazioni di registe donne crescono
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Nel cinema iraniano contemporaneo, da diversi anni, si parla di due registe che hanno avuto il merito di farsi conoscere per talento e determinazione: Samira Makhmalbaf e Ana Lily Amirpour, coetanee, vengono da due mondi cinematografici distanti ma affini. La prima, figlia di Mohsen Makhmalbaf, inizia la sua ‘carriera’ cinematografica all’età di sette anni recitando nel film del padre Il ciclista, ed ovviamente nell’ambiente familiare ha sviluppato un interesse per la settima arte, accompagnato dalla determinazione di raccontare ciò che più le interessava: il ‘suo’ sociale. Dopo il primo cortometraggio, La mela, in cui si nota un uso della macchina da presa tra l’amatoriale ed il documentaristico, Samira Makhmalbaf presenta quello che sarà tutto il suo cinema futuro, la denuncia del contemporaneo. Basandosi su storie vere, la regista prosegue su questo filo narrativo, proponendo in modo sofisticato e costruttivo delle pellicole che mostrano l’Afghanistan e l’Iran contemporaneo. Servendosi di immagini cinematografiche vive, naturali che insieme generano visioni, accompagnate da un taglio ed una fotografia sempre affini a quella del documentario. Si pensi alle ragazze di Alle cinque della sera, al loro dibattito iniziale sul poter diventare Presidente dell’Afghanistan, sul ruolo della donna o su quello dell’istruzione nel film Lavagne, dove, pur di poter insegnare, dei maestri affrontano lunghi viaggi. C’è un senso di riscatto mostrato nei personaggi, un tentativo di riferimento a tutti coloro che ancora subiscono ed accettano un modo di vivere concepito come lontano ma lì ancora attuale. Ed uno spirito di sacrificio, di fatica, che la regista collega a chi, nonostante tutto, crede e ha speranza. Se il cinema della Makhmalbaf è elegante e reale, quello di Ana Lily Amirpour è - in un certo senso - completamente diverso. Di origini iraniane, ma nata in Inghilterra e poi trasferitasi in America con la famiglia, la regista, appassionata di cinema, debutta nel 2014 con A Girl Walks Home Alone at Night, una storia horror con protagonista una vampira. Ambientato a Bad City, la città iraniana dei fantasmi, il film è un horror in bianco e nero, in cui la regista vuole lasciare il segno mostrando l’incontro con un altro vampiro da cui potrebbe nascere una storia d’amore. Il film, che la stessa Amirpour definisce “il primo vampire western iraniano”, cattura l’attenzione per la potenza espressiva delle immagini, molto vicine a quelle di una graphic novel e per gli ambienti ricostruiti, espressivi e minuziosi negli interni, vuoti ed oscuri negli esterni come il genere horror vorrebbe. La prima prova lancia nel cinema una regista caparbia, capace ed intelligente. Siamo quindi in un altro luogo rispetto alla Makhmalbaf ma forse, per l’eleganza delle immagini, per l’estrema minuziosità, siamo in un mondo cinematografico affine. Mantenendo il suo legame con la terra d’origine, l’Iran, bisogna dire che il debutto della Amirpour non è stato quello che gli scettici del genere avrebbero potuto aspettarsi, dimostrando invece intelligenza, conoscenza e maestria. La sua ultima pellicola, The Bad Batch, la distacca dalla precedente ma mantiene quelli che erano i presupposti lanciati. Siamo ancora in un mondo inventato, in cui violenza, forza delle immagini e personaggi si mescolano per trascinare lo spettatore in un vortice di cinema di genere. Ed anche in questo caso, Ana Lily Amirpour centra il bersaglio, e lascia lo spettatore in attesa del prossimo lavoro.