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La depressione di Tobia Fredioce

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da Parabola di Fera Infèri, che volle uccidere ed uccise

La depressione di Tobia Fredioce

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Ha dato una svolta letteraria alla sua vita, Tobia. Cortana ha cambiato tante cose in lui, l’uso di “chiaro”, l’intonazione, alcune perifrasi ma soprattutto la voglia di uscire di casa, passare del tempo con gli altri e «non piangere come hai fatto per mesi». L’ha messo in croce la morte di Miledi. A salvarlo Cortana, ma senza volere, è successo per caso e poi la caducità è pur sempre una certezza. È una piccola ragazza che scrive fantascienza, nulla di serio per stare bene, comunque – Firenze si presta alla sua angoscia liturgica, da passeggiate notturne, scrosciando col fiume su un parapetto di pietre a secco. Ha strascritto della moglie, per molto non ha pensato che a lei, ha lasciato una pozza di vomito a terra. Che schifo. Non riesce a entrare in confidenza col suo stato di vedovanza.

Ha conosciuto Costante a Milano Centrale non si parla a nessuno lì se si deve andare ma andare dove poi, lui che ormai non aveva posti nel mondo. In stazione ci ha dormito per giorni, non sapeva perché, non poteva fare altro. In mezzo a tutti che vanno

ha pregato una spinta. È arrivata. Guardalo rubizzo dal freddo lo sciocco Costante lui che non sa niente e non pretende se non che ci sia ancora qualcosa da sapere. Il suo dramma non è per lo stato, di quello si occupa egregiamente la sorella, dove l’ha portata la sua passione per le armi! Non riusciva a vedersi senza un grilletto da premere. Costante Mai non ci ha riflettuto ma con sua sorella non ha proprio nulla da spartire. Tobia Fredioce trovò un amico Costante un compagno. E via insieme.

Però le cose vanno sempre poco bene se le osservi con riguardo. Loro due parlano e si dicono fratellanze da amici, si perdonano se mai si siano fatti del male. Cortana non c’entra, nemmeno quella pazza di Diletta. Di due sorelle non ne abbiamo una buona. Chissà dove sarà Diletta adesso. Forse pure lei a imbracciare un cannone. Costante, comunque, parte – Firenze S.M.N. ronzio del rimbombo dei megafoni, i treni urlati fanno tragitti stranamente confortevoli. Costante parte comunque, malgrado l’amore di Tobia che gli fa una domanda sola per chiudere, un questione partita a Centrale. «Costante ma tu che cerchi cerchi, e sali su treni e parli a persone e interroghi e ti fai ingannare, e poi ciarli di cose che non conosci nemmeno e vuoi ancora più umanità nell’altro e allora ancora, persone,

e giri e situazioni e scossoni alle transenne per riuscire a passare, salti ai tornelli e corse a volte fughe ma da chi poi, dalle GALS? Dalle femministe? Non ho ancora capito tu da che parte stai, ma soprattutto, tu che cerchi cerchi, ma infine, ma tu, ma cosa cazzo vai cercando?»

Costante risponde con la mano ma non si capisce bene il gesto. È come se qualcuno lontano salutasse sperando di tornare presto.

Questa piccola autoantologia è stata redatta nell’aprile 2022.

federicoghillino@gmail.com

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