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da Battuta di Caccia
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Mi accorsi d’improvviso della selva: naiadi pubiche dal pelo chiaro sedevano vicine a bordo vasca; cosce generose; coi piedi in acqua chiacchieravano vivaci, mostrando una certa fluidità; e ridevano. L’oreade dal caschetto color ghiaccio ha invitato tutte a casa, nell’attico in cima al grattacielo; lei ha movenze di grazia e piena urbanità, ha solo il naso un po’ aquilino, però è splendida ha una bellezza montuosa, elegante; (ma io ero mosso da un altro disegno). Vidi la driade frondosa, castani i capelli, gli occhi verdi, vestita della sua rigogliosa nudità; del suo petto era un esubero il seno, fra le braccia un elogio, sgomitante; aveva i piedi un po’ sporchi di terra. L’apostrofai col seguente argomento:
«Signorina, ora mi ascolti con attenzione e sappia che i mutamenti si svilupperanno quando lei sarà distratta da una ninfa. A breve trasmuterò in creatura. Non cada nel panico, è libera di immaginarmi
con tutta la dovizia della sua fantasia, ma mi conceda l’indefinitezza della forma: è la mia piccola mania estetizzante! Comunque, signorina, che lei riesca a vedermi rinnovato o meno (non è importante), negli istanti seguenti, con un movimento inclusivo della mandibola e la giusta reverenza che comporta la vostra ninfatica bellezza, mi troverò a farvi parte di me, – “inglobarvi” o “fagocitarvi”, se lei preferisce –. Ma non si intimorisca, la consideri una prospettiva di raccolta del dato, non la legga come un barbaro “divorare”: ne avrebbe una visione straniata. In seguito, forse inaspettatamente, con una dilatazione che non sia esuberanza approccerò a questa città e, perché no, al mondo. A quel punto potrò affrontare il riordino volto alla crescita personale ma con punto d’arrivo sconosciuto, o – lo temo, mi creda – una totale dispersione di me e del resto: in realtà un banale “sfuggire di mano” di tutta la situazione. Se considerasse tutto ciò solo una possibilità, beh, le direi che, nel caso, mi permetterei, ma nel concreto dei fatti è certo: mi permetterò. Odierei però risultarle tracotante, la invito a tenere presente, signorina, che la mia sicurezza ha tappe stringenti
e passa inevitabilmente attraverso di lei. Lei, che sarà la prima, per pura vicinanza, le assicuro, non è una questione personale, in questa scelta non si misura il suo valore: la sua specificità e quella delle sue amiche è materia da trattare in altra sede. Mi guardi signorina, non sia pudica e non ancheggi con fare ancillare: il successo di questo progetto si fonda su una sua disattenzione. Ora la nereide la chiama. Inizia il processo. Enchanté, signorina. È stato un piacere.»