Gennaio febbraio 2015

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numero 1 • gennaio-febbraio 2015

L’intervista del mese

Paolo Rossetti - A2A S.p.A.

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Alessandro Russo, presidente Gruppo CAP

Dopo il biennio 2013-2014 in cui il Gruppo CAP si è consolidato come una tra le più importanti monoutility nel panorama nazionale per dimensione e patrimonio, il 2015 si apre all’insegna di sfide importanti per il Servizio Idrico Integrato. La scelta del Gruppo CAP è stata, infatti, quella di divenire il fulcro di un processo di accorpamento che, riducendo la frammentazione di gestori del servizio idrico della provincia di Milano, ha consentito di raggiungere le economie di scala e la stabilità necessaria per programmare gli investimenti a lungo termine di cui la Lombardia ha bisogno. Il fattore dimensionale, infatti, è strettamente legato al volume degli investimenti necessari a gestire in modo efficiente ed efficace un servizio che eroga 250 milioni di metri cubi d’acqua all’anno ad oltre due milioni di abitanti e a risolvere in tempi celeri la complessa situazione dell’infrazione comunitaria per la fognatura e la depurazione che tocca non pochi comuni in Provincia di Milano. Una solidità che il Gruppo CAP ha costruito passo dopo passo: nel 2014 ha saputo realizzare investimenti per una media di 160 mila euro al giorno. Un impegno immane che si è tradotto anche nella creazione di circa 2000 posti di lavoro. Mentre dal punto di vista gestionale e tecnologico, la capacità di rilanciare gli investimenti si è accompagnata all’aumento della qualità delle prestazioni fornite riducendone al contempo i costi e le inefficienze. Non è un mistero, infatti, che la gestione di un acquedotto con centinaia di pozzi, oltre 7000 Km di rete idrica e di quasi 6000 Km di rete fognaria, in un territorio complesso e fortemente urbanizzato, necessiti di controlli serrati, di un sistema di emergenza in grado di agire in poche ore e di costanti investimenti in ricerca e sviluppo.

Il miglioramento delle nostre performance, la ricerca continua in tecnologie avanzate, la programmazione di nuovi investimenti e la comunicazione trasparente agli utenti, rappresentano le sfide in corso e che vedranno nel 2015 l’anno decisivo. Basti pensare a quanto fatto in termini di dialogo con gli stakeholder e trasparenza che ha consentito a CAP la vittoria del premio Top Utility per la comunicazione; il lavoro costante e assiduo sui temi della legalità e dell’anticorruzione che sono valsi al Gruppo CAP le tre stelle del rating di legalità, unica azienda idrica in Italia; lo sforzo in termini tecnologici per rendere “trasparente” il sottosuolo rendendo disponibile, unici in Italia, a professionisti, tecnici e cittadini un evoluto sistema Web GIS. Infine, ma non meno importante, il tema della sicurezza, o come preferisco dire, del Risk Management del servizio idrico. Una questione complessa su cui è fondamentale un forte investimento in termini di risorse e di know how. Un sistema, come quello gestito da CAP, in cui si eseguono mediamente 22 mila prelievi all’anno su pozzi e reti, sui quali vengono determinati oltre 600 mila parametri chimici e microbiologici, è inevitabilmente un organismo complesso che va governato. Tecnologia, conoscenza, confronto e approfondimenti, come quelli che questa rivista ospita, sono, senza dubbio gli elementi fondamentali per avviare una riflessione su questo tema, che rappresenta una delle sfide più importanti per il Servizio Idrico Integrato dei prossimi anni.

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Sommario

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Reti smart per una Lombardia ad alta efficienza Andrea Zaccone Pag.9

Grandi investimenti all’insegna dello sviluppo A colloquio con Paolo Rossetti Pag.10

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numero 1 • gennaio-febbraio 2015

ll primo impianto solare termico per teleriscaldamento italiano Fabio Fidanza Pag.19

Anno XIV - n. 1

L’intervista del mese Paolo Rossetti - A2A S.p.A.

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Liliana Pedercini

Gennaio-Febbraio 2015 periodicità bimestrale

Pag.22

Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01

Microchirurghi del sottosuolo

Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it

Pag.25

Pubblicità e Marketing Via delle Foppette, 6 - Tel. +39 0236517115 Fax +39 0236517116 - 20144 Milano Claudio Frazzetto - c.frazzetto@tecneditedizioni.it Federica Leto - f.leto@tecneditedizioni.it

Le problematiche dei Paesi Bassi nostrani

Direttore responsabile Liliana Pedercini - l.pedercini@tecneditedizioni.it

Pag.32

Ufficio commerciale Sara Sturla - commerciale@tecneditedizioni.it

Francesco Di Martino, Serena Amadei

Alessandro Bondesan

Nuovo sistema GIS per Gaia Pag.39

Ufficio stampa Ramona Foddis - ufficiostampa@tecneditedizioni.it

Vetrina

Coordinamento di redazione Anna Schwarz - redazione@tecneditedizioni.it

Pag.45

Gestione integrata del sistema idrico di Milano

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Comune di Bologna e Metroweb Così si fa!

M. Fantozzi, C. A. Carrettini, N. Rivezzi, S. Zanini, E. A. Lanfranchi, T. Mazzini, C. Chiesa, D. Segalini Pag.53

La gestione idraulica dei bacini urbani

Vincenza Notaro, Chiara M. Fontanazza, Valeria Puleo, Gabriele Freni, Goffredo La Loggia


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A questo numero hanno collaborato

Pag.63

Gestione sostenibile delle acque meteoriche nei centri urbani G. Barbaro, F. Scionti e G. Foti, M.G. Miguez Pag.71

Modello di metabolismo e analisi di rischio alla rete di Oslo Rita Ugarelli Pag.77

Controllo della pressione per l’efficientamento di una rete idrica metropolitana Pag.80

Vetrina Pag.82

Focus pompe Pag.87

Sicurezza negli spazi confinati di cantieri per reti fognarie Adriano Paolo Bacchetta Pag.90

Sulla “Gran Risa” il Pipe è “Compact” Pag.96

Vetrina Pag.101

Gas naturale: il Mediterraneo come alternativa al gas russo? Tommaso Perelli, Marco Carta Pag.105

L’esperienza del Comune di Bologna come capofila degli ATEM Bologna 1 e 2

Andrea Zaccone – Regione Lombardia Paolo Rossetti – A2A Fabio Fidanza – Varese Risorse Spa Alessandro Bondesan – Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Francesco Di Martino, Serena Amadei – Gaia Spa M. Fantozzi – Studio Marco Fantozzi C. A. Carrettini, N. Rivezzi, S. Zanini, E. A. Lanfranchi, T. Mazzini, C. Chiesa, D. Segalini – MM Spa Vincenza Notaro, Chiara M. Fontanazza, Valeria Puleo, Gabriele Freni – Università di Enna Goffredo La Loggia – Università degli Studi di Palermo G. Barbaro, F. Scionti, G. Foti – Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria M.G. Miguez – Federal University of Rio de Janeiro Rita Ugarelli – SINTEF Adriano Paolo Bacchetta – Studio Consulenze Industriali Tommaso Perelli, Marco Carta – AGICI Finanza d’Impresa Raffaela Bruni – Comune di Bologna

Comitato scientifico: Baldassare Bacchi - Centro Studi Idraulica Urbana (CSDU) Lorenzo Bardelli - Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEGSI) Marcello Benedini - Associazione Idrotecnica Italiana (AII) Ilaria Bottio - Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (Airu) Francesco Castorina - Comitato Italiano Gas (CIG) Pierluigi Claps - Politecnico di Torino - Gruppo Italiano di Idraulica (GiI) Mauro Fasano - Regione Lombardia Roberto Frassine - Politecnico di Milano/Dip. Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Paola Garrone - Politecnico di Milano/Dip. di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi - Autorità per l’Energia Elettrica e il gas (AEEGSI) Franco Guzzetti - Politecnico di Milano Michele Ronchi - Comitato Italiano Gas (CIG) Alessandro Soresina - A2A Bruno Tani - Anigas Rita Ugarelli - NTNU “The Noverwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim Andrea Zelioli - ATO Città di Milano Francesco Albasser Danilo Tassan Mazzocco Chirs Bleach Luca Guffanti Fausto Pella Stefano Saglia Federico Testa Comitato tecnico: Aldo Coccolo - ASPI Marco Fantozzi - Studio Marco Fantozzi Mauro Salvemini - AM FM GIS Italia Paolo Trombetti - IATT

Raffaela Bruni Pag.109

Le sfide di un mercato maturo Pag.112

Conferenza Esri Italia 2015

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Reti smart per una Lombardia ad alta efficienza Andrea Zaccone - Dirigente Regione Lombardia - Direzione Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile

Lo sviluppo del teleriscaldamento in Lombardia ha registrato nell’ultimo decennio un deciso incremento, arrivando a soddisfare nel 2013 quasi il 2% dei consumi energetici finali, corrispondenti ad una volumetria servita pari a circa 130 milioni di metri cubi, interessando quasi tutte le provincie. Tale crescita è connessa all’espansione di reti esistenti nelle aree densamente urbanizzate (collegate ad impianti di cogenerazione alimentati da combustibili fossili o da rifiuti) e alla realizzazione di nuovi impianti di piccola taglia nelle aree montane e pedemontane (con utilizzo di biomasse solide). Attualmente, il calore fornito dal teleriscaldamento risulta prodotto per il 74% da fonti fossili e per il 26% da fonti rinnovabili. Parte di questi risultati sono dovuti all’azione di Regione Lombardia, che ha sempre visto nel teleriscaldamento uno strumento efficace per migliorare l’efficienza energetica, ridurre le emissioni in atmosfera e valorizzare le risorse locali. Risalgono infatti al 2001 le prime misure di incentivazione, a cui seguirono quelle approvate nel 2007. Lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza nella produzione e nell’uso dell’energia costituiscono obiettivi da cui non si può prescindere, sia per il riflesso delle politiche comunitarie e nazionali, sia per la convinzione che rappresentino importanti strumenti di crescita economica. Buona parte delle prospettive e degli scenari anche occupazionali presuppongono in ogni caso una decisa attività di formazione in competenze interne alle filiere produttive. In termini di risultati attesi, i maggiori risparmi potrebbero provenire dal settore residenziale, dove il teleriscaldamento rappresenta una delle opzioni tecnologiche per la climatizzazione più interessanti ed efficaci. Un contributo notevole all’incremento dell’efficienza energetica può derivare anche dalla cogenerazione ad alto rendimento, collegata a reti di teleriscaldamento. La prospettiva di una nuova politica urbanistica incentrata su interventi di rigenerazione urbana induce a pensare a progettualità che riguardino interi quartieri, dotandoli di sistemi di approvvigionamento energetico autonomo, integrati con impianti alimentati da fonti rinnovabili. È chiaro che una simile prospettiva costituisce l’occasione per ripensare al sistema dei servizi a rete posti nel sottosuolo, consentendo di realizzare sistemi integrati in grado di

affiancare diversi servizi quali idrico, energia elettrica, gas, calore, telecomunicazione in banda larga e ultra larga. Le analisi sviluppate nell’ambito dei lavori di predisposizione del nuovo Programma Energetico Ambientale Regionale (PEAR) hanno consentito di stimare i possibili ambiti di sviluppo del teleriscaldamento in Lombardia, ovvero: • piccole reti di calore a biomassa nell’area alpina e prealpina • piccole reti di calore a biogas in zone agricole • piccole reti di quartiere in aree urbane, con utilizzo di energie rinnovabili (pompe di calore, sistemi di combustione a biomassa a bassissime emissioni, solare termico, micro-cogeneratori). Il teleriscaldamento a biomasse riveste un ruolo complementare rispetto allo sfruttamento dell’energia termica spillabile dai grandi impianti di produzione termoelettrica a fonte fossile, perché interessa ambiti geografici generalmente privi di grandi impianti industriali, si avvale di fonti energetiche che possono essere reperite anche localmente e la piccola taglia lo rende compatibile con ambienti caratterizzati da una domanda energetica contenuta. Nell’indagine conoscitiva sul settore del teleriscaldamento, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha messo giustamente in evidenza che il costo di questo servizio ha una componente fissa ed una componente variabile con la produzione. Ciò significa che il costo medio per unità di calore venduta tende a diminuire al crescere dell’utenza allacciata. Queste peculiarità, unite a quelle del sistema di generazione, incidono fortemente sulle dinamiche concorrenziali ma non possono far venir meno la necessità di assicurare la trasparenza dell’offerta all’utenza e del sistema di misurazione dei consumi, standard minimi di qualità del servizio, garanzie di risarcimento, ecc. Per questi motivi, sarebbe opportuno creare strumenti che permettano di sviluppare anche forme di concorrenza ex post, almeno nella fase di generazione del calore. A ciò si collega la necessità di disciplinare le prerogative connesse alle concessioni comunali per l’uso del sottosuolo e di definire i criteri di accesso alle reti da parte di altre imprese che possono immettere calore, soprattutto quando questo rappresenta il residuo di processi produttivi.

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Grandi investimenti all’insegna dello sviluppo Intervista all’Ing. Paolo Rossetti A2A ha orientato la propria attenzione verso “progetti condivisi” che auspica siano attuabili a livello territoriale. Ritiene che esistano interventi fondamentali su cui focalizzare l’attenzione? L’attenzione alle esigenze del Territorio e alla sostenibilità ambientale dei servizi gestiti, in particolare del sistema del Ciclo Idrico Integrato, è uno dei valori industriali di A2A che si misura nell’intera filiera di gestione dei processi dal concept all’esercizio. La declinazione degli stessi trova coerenza con le proposte di miglioramento ed innovazione dei servizi che corrono dall’ambito tecnolgico all’esercizio di reti ed impianti, fino alla ricerca e valorizzazione delle sinergie tra gli operatori del settore, sostenute dal legislatore anche attraverso le recenti disposizioni normative. Quali sono gli interventi più significativi che A2A ha messo in campo nel periodo che precede l’Expo? Expo è una meravigliosa opportunità per mettere in evidenza le proposte del nostro paese, e una sfida importante per dimostrare l’efficienza dei servizi che supporteranno Expo. A2A è impegnata in molteplici attività e, principalmente, nell’organizzazione e gestione di servizi importanti per la piattaforma Expo e per l’intera città di Milano, che riceverà e dovrà gestire un flusso eccezionale di visitatori. In particolare, sono in fase avanzata di organizzazione il sistema di servizi per l’igiene del suolo all’interno dell’esposizione e in larga parte della città, così come una particolare rete di distribuzione dell’energia elettrica che renderà disponibili molte decine di Megawatt per i molteplici servizi che si alimentano con l’elettricità. Particolarmente importante anche la nuova veste dell’Illuminazione pubblica di Milano che, avvalendosi della tecnologia Led, offrirà nuovi scenari luminosi ai residenti e ai visitatori di Expo e della città.

Innovazione e reti smart, un progetto sempre interessante che impatta con una situazione da mettere a regime. Quali sono le tappe previste per realizzare il pieno raggiungimento dell’obiettivo? L’impulso del Regolatore verso un sistema di distribuzione dell’elettricità, del gas e nel prossimo futuro dell’acqua, in linea con il modello delle smart grid avanzate, costituisce un importante viatico per impostare e realizzare progetti innovativi. Questi si innestano su una infrastruttura in fase di realizzazione che interessa l’intero paese. Già oggi il sistema di metering e di telecontrollo delle reti elettriche consente l’attivazione di servizi per il cliente, già in fase di sperimentazione in campo. A tal proposito, A2A ha attivato numerosi progetti gestiti direttamente e in partnership con operatori industriali ed Università. Il futuro delle reti assume progressivamente il profilo di sistemi che integrano la funzione primaria di veicolare vettori energetici o fluidici con la trasmissione di servizi innovativi telegestiti. Si tratta di un’evoluzione importante le cui dimensioni e punti di approdo tecnologici sono consegnati ad un futuro in gran parte ancora da disegnare. Quali sono i progetti e gli investimenti già predisposti da A2A a breve e medio termine? Le migliaia di chilometri di reti elettriche, fibre e tubazioni, per poter essere esercite e mantenute con le migliori tecnologie, richiedono cospicui investimenti di mantenimento e di sviluppo. A2A è impegnata a gestire molteplici progetti con i correlati investimenti che, su base annuale, impegnano la società con quote economiche importanti delle quali i piani industriali danno evidenza (in particolare le reti e gli acquedotti). Alcuni progetti sono mandatori in assolvimento ad obbligazioni imposte dal Regolatore o dagli enti concedenti il servizio. Altri progetti invece, attengono ad attività di sviluppo (come ad esempio la costruzione di una infrastruttura smart grid prioritariamente nelle città ma, subito a ruota, anche nei centri abitati di minori dimensioni) e rappresentano le linee guida dello sviluppo del sistema reti che A2A è impegnata a realizzare.

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Il primo impianto solare termico per teleriscaldamento italiano Nel Sud Europa, proprio a Varese, si annuncia la costruzione del primo impianto solare termico per teleriscaldamento, una tecnologia già ampiamente valorizzata in Nord Europa.

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Già a partire dal 2009 Varese Risorse Spa, la società del Gruppo A2A che si occupa in città di programmare lo sviluppo energetico, si interrogava sulla possibilità di attuare un ambizioso progetto di teleriscaldamento con due principali presupposti: l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e la diffusione di sistemi energetici centralizzati con distribuzione a rete (teleriscaldamento) esteso a parti della città non ancora servite. Forti dell’esperienza maturata con la gestione delle centrali cogenerative di via Rossi (fig.1) e trigenerativa presso l’Ospedale di Circolo di Varese (fig.2), quest’ultima avviata nel 2012 a seguito di un investimento di quasi 13 ML€, Varese Risorse ha individuato due principali progetti: la realizzazione di una centrale di teleriscaldamento a biomassa con cogenerazione, che giace presso gli uffici di Palazzo Estense, sede del Comune, in attesa di essere avviato, e l’impianto solare termico di cui trattasi. Lo scopo dichiarato era proporre modelli energetici che valorizzassero al massimo le peculiarità territoriali e nel contempo indirettamente proteggessero, tramite

1 - Centrale di cogenerazione di via Rossi

di Fabio Fidanza - Varese Risorse Spa

la corretta gestione energetica in logica di filiera corta nel caso delle biomasse, lo stesso territorio dal degrado e dall’abbandono a cui sarebbe inevitabilmente soggetto quando non fosse presente un interesse economico che spingesse a procedere in maniera differente.

I presupposti Si è presentata la disponibilità di un’area sufficientemente estesa in zona adiacente alla storica centrale di cogenerazione di proprietà di Varese Risorse e che, a partire dal 1992, ha iniziato a distribuire calore a numerose utenze pubbliche e private ubicate e sud-est dal centro città. In prima istanza quest’area era destinata ad ospitare la sottostazione elettrica per l’interconnessione del generatore accoppiato alla turbina a gas GE-Nuovo Pignone PGT5 con la rete di trasmissione nazionale ad alta tensione (132 kV). Durante lo sviluppo del progetto, la sottostazione elettrica in questione era stata posizionata in altra area distaccata dall’area di centrale più vicina all’interfaccia con la rete


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elettrica nazionale, di fatto lasciando l’area in questione completamente libera da installazioni. La stessa area presenta anche una buona esposizione al sole, nonostante la presenza di una fitta vegetazione lato Sud, ed è estesa per circa 2600 m2, un’estensione che ben si concilia con l’installazione del campo solare massimamente esteso titolabile oggi di contributo in conto termico (1000 m2). Evidente poi la non preoccupazione rispetto alla tematica dell’utilizzo del calore prodotto dal campo solare di gran lunga inferiore in ogni momento al carico termico puntuale registrato dalla rete di teleriscaldamento che costituisce il primo e unico utilizzatore del calore generato. Un primo studio di prefattibilità redatto con l’ausilio del team SDH, gruppo di studio costituitosi sotto l’egida della Commissione europea con l’intento di diffondere la tecnologia presso i Paesi membri, ha evidenziato la sostenibilità dell’iniziativa. L’irraggiamento solare della città di Varese, come risulta dalla banca dati del Centro Geofisico Prealpino di Varese, confermata dai dati raccolti dal JRC di Ispra (VA), è mediamente pari a 1332 KWh/m2 al suolo che su superficie inclinata a 35° diventano più di 1600. L’estensione dell’area risulta idonea per ospitare l’installazione a terra dei pannelli solari inclinati limitando correttamente l’ombreggiamento reciproco delle file di pannelli; risulta possibile integrare il progetto del campo solare termico, integrato con la rete di teleriscaldamento, con la realizzazione di un magazzino ad uso societario già in programma nell’area in questione, installando parte dei pannelli sul tetto inclinato.

2 - Centrale di trigenerazione presso l’Ospedale di Circolo di Varese

La tecnologia Dal punto di vista tecnologico nulla si deve inventare ma soltanto traslare nel territorio nazionale quanto già ampiamente testato e sperimentato nel Nord Europa. L’utilizzo di collettori piani vetrati ad alta efficienza, considerate le temperature operative della rete di teleriscaldamento (90 °C temperatura di mandata, 65 °C temperatura di ritorno), rappresenta la soluzione naturale per traguardare il duplice obiettivo di ottimizzare la resa energetica del campo solare unitamente a garantire un’adeguata affidabilità e durabilità nel tempo delle prestazioni energetiche. Sul mercato sono presenti diverse società che possono offrire prodotti compatibili agli scopi. La scelta è ricaduta su un prodotto Arcon Solar, società danese esperta nella realizzazione di impianti solari termici su larga scala, che opera in Italia per il tramite di SDH Energy di Verona, che presenta un ottimo rapporto qualità prezzo e le cui prestazioni sono rappresentate in fig.3. Si nota come tutti i pannelli solari registrino un degrado prestazionale all’aumento della temperatura media operativa dei collettori in rapporto alla temperatura ambiente. Chiaro che se le temperature operative di utilizzo del calore sono alte, spiccatamente nei nostri sistemi energetici più che in quelli del Nord Europa da cui discende il ritardo nell’applicazione di questa tecnologia alle nostre latitudini nonostante il miglior irraggiamento, diminuisce la resa complessiva dell’impianto e pertanto bisogna selezionare pannelli solari che presentino

3 - Curva di efficienza pannello Arcon Solar

4 - Curva di efficienza pannello Arcon Solar in rapporto ad altri pannelli solari

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6 - Serbatoi di stoccaggio

7 - Serbatoio di reintegro

5 - Schema di funzionamento centrale di via Rossi

un’elevata efficienza ottica unitamente a basse perdite convettive che poi sono responsabili del gradiente della curva di prestazione. In figura 4 è riportata la curva di efficienza del pannello Arcon Solar selezionato in rapporto ad altri pannelli disponibili sul mercato. Con l’installazione di 73 pannelli solari della superficie lorda complessiva pari a 990 m2 è stimata una produzione di calore nella gamma tra 450 e 550 MWh/annui a seconda dei valori reali di irraggiamento da un lato e dall’utilizzo del calore nella centrale di teleriscaldamento dall’altro.

La centrale di teleriscaldamento di Varese La storica centrale di teleriscaldamento della città di Varese, da cui si dipartono le tubazioni di acqua calda che servono 150 utenze pubbliche e private equivalenti a circa 15.000 abitanti, è costituita da una turbina a gas

PGT5 Nuovo Pignone da 5 MWe nominali, una caldaia a recupero da 11 MWt, un post-combustore da 4 MWt, 5 caldaie di riserva e integrazione per complessivi 35 MWt. Lo schema del funzionamento del circuito ad acqua calda è riportato in figura 5. La stessa è entrata in servizio nel 1992 e continuerà ad operare fino a dicembre del 2025 per effetto della concessione pluriennale del servizio assegnata dal Comune di Varese a Varese Risorse Spa. Rispetto alle molteplici installazioni dei sistemi ausiliari di centrale vale la pena, per focalizzare al meglio l’iniziativa di cui si tratta, centrare l’attenzione sulla presenza dei serbatoi di stoccaggio e del serbatoio di reintegro. Lo stoccaggio di acqua calda prodotta nella caldaia a recupero o nei banchi di scambio delle caldaie di riserva e integrazione avviene in due serbatoi interconnessi alla rete, che operano alle

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medesime condizioni di pressione e temperatura, della capacità di 215 m3 cadauno (fig.6). Nei momenti di calo di domanda di calore dalla rete di teleriscaldamento, invece di modulare il funzionamento della turbina a gas in modo da seguire la variazione del carico termico, si mantiene la turbina a carico nominale stoccando l’eccedenza di calore prodotto nella caldaia a recupero nei suddetti serbatoi, per poi mettere a disposizione il suddetto calore nell’arco della giornata nel momento di picco di richiesta della rete di teleriscaldamento. Il tutto avviene tramite la chiusura sequenziale e programmata di un certo numero di valvole che consentono di inserire e disinserire i serbatoi dal circuito di rete. Il serbatoio di reintegro di acqua alla rete ha una capacità di 75 m3 (fig.7), è opportunamente coibentato e raccoglie l’acqua trattata alternativamente in un apposito impianto di demineralizzazione o attraverso un addolcitore, a seconda delle necessità dato il diverso dimensionamento dei due impianti, per reintegrare le perdite di rete. Nel corso del 2013 sono state registrate reintegri nella rete di teleriscaldamento pari a 3473 m3 di acqua prelevata dall’acquedotto municipale e trattata. Considerata una temperatura media di 10 °C e una temperatura minima di rete di teleriscaldamento pari a 70 °C si può considerare mediamente pari a ~ 200 MWh la necessità annua di calore necessaria a riscaldare l’acqua di reintegro pari a circa il 40% della produzione del campo solare in fase di realizzazione. Il fatto di

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utilizzare fluido a bassa temperatura ha come beneficio immediato l’abbassamento della temperatura media annuale dei collettori solari e il conseguente innalzamento del rendimento medio annuale del campo solare nel suo insieme. La tabella 1 rappresenta come viene ripartito il calore generato dal campo solare rispettivamente tra i serbatoi di stoccaggio e il serbatoio di reintegro durante i mesi dell’anno e la relativa temperatura media mensile nei collettori solari. Si evince una temperatura media annuale al campo solare pari a 65 °C che rappresenta il punto di partenza per le previsioni di producibilità e le successive valutazioni economiche.

Il sistema di controllo Una parte essenziale dell’impianto solare termico ai fini della sua gestione ottimale è rappresentata dalla logica di controllo. La stessa, opportunamente concepita, è volta a incrociare sempre, o nella maggior parte dei casi, la doppia contingenza che massimizza la producibilità del campo solare ossia la contemporanea presenza della massima insolazione e della minima temperatura media dei collettori solari per intercettare punti di lavoro il più possibile a sinistra nella relativa curva di efficienza. Il sistema di controllo del costruendo campo solare di Varese Risorse è concepito con la massima flessibilità operativa per avere la possibilità di posizionarsi nelle condizioni più favorevoli, considerate tutte le variabili che possono condizionare gli


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Calcolo della temperatura media mensile dei collettori solari Serbatoi di stoccaggio S1/S2 Temperatura media dei collettori [°C] gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

Serbatoio di reintegro S8

% di energia solare Temperatura media dei % di energia solare mensile collettori [°C] mensile

85 85 85 85 80 80 80 80 80 85 85 85

26 48 73 78 79 82 85 84 79 65 14 0

40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40

74 52 27 22 21 18 15 16 21 35 86 100

Temperatura media dei collettori [°C] 51,7 61,6 72,85 75,1 71,6 72,8 74 73,6 71,6 69,25 46,3 40 Media annuale 65

Tab.1 - Temperatura media dei collettori solari

8 - Schema di controllo campo solare

assetti operativi di centrale. Il ragionamento sul sistema di controllo può riassumersi in due condizioni limite, chiamate per comodità “or” e “recupero”. Semplificando, la prima riguarda la completa dicotomia della circolazione dell’acqua calda che raccoglie il contributo termico del campo solare destinandolo alternativamente ed esclusivamente o ai serbatoi di stoccaggio o al serbatoio di reintegro. La seconda concerne la possibilità di utilizzare in particolari condizioni operative anche l’acqua calda raccolta nei serbatoi e proveniente dai ritorni della rete di teleriscaldamento per preriscaldare in prima istanza

l’acqua del serbatoio di reintegro, per poi raccogliere il contributo del campo solare a più bassa temperatura e con maggior efficienza. Il sistema di controllo selezionato è stato quindi sintonizzato a implementare una logica con recupero. Come si può comprendere dall’analisi della figura 8, lo scambiatore di calore di interfaccia tra il circuito primario del campo solare e il circuito secondario integrato con la rete può essere gestito nel lato secondario con due differenti modalità di circolazione dell’acqua di rete. In un primo momento, quando la temperatura raggiunta nel campo solare non

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supera i 70 °C, si attiverà la circolazione che consentirà unicamente il preriscaldo dell’acqua trattata destinata al reintegro delle perdite di rete e stoccata nell’apposito serbatoio. Quando la temperatura nel campo solare supererà invece gli 80 °C potrà entrare in funzione la logica “recupero”, a seconda delle condizioni operative puntuali della rete in termini di temperatura e necessità di reintegro. Le figure 9 e 10 illustrano gli incrementi di producibilità annua attesa dal campo solare implementando la logica con “recupero” rispetto a quanto sarebbe producibile adottando una logica di controllo “or”, a sua volta rappresentata nelle figure 11 e 12. Chiaro che la regolazione della portata sia dell’acqua glicolata che scorre nel campo solare che dell’acqua trattata nel circuito secondario venga affidata ad azionamenti del motore elettrico a portata variabile tramite inverter. Il tutto con l’obiettivo di raggiungere una frazione solare del 3,3% in estate.

L’investimento L’entità complessiva dell’investimento è stata stimata

9 - Volumi riscaldabili e set point temperature logica recupero

10 - Producibilità annua campo solare logica recupero

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in 400 k€, di cui 272 k€ sono recuperabili tramite il finanziamento del conto energia termico in 5 anni. Il tempo di recupero dell’investimento a un tasso di attualizzazione del 6% è stimato in 9 anni.

Conclusioni Considerata la vita tecnica utile pari a 20 anni senza significativo degrado delle prestazioni, si può considerare che l’impianto di Varese Risorse potrà costituire il capostipite di una nuova generazione di impianti solari termici su larga scala da costruirsi nel territorio nazionale nella direzione di supporto alla creazione di un’”economia verde” sempre più al servizio del cittadino e dell’ambiente. Non va dimenticata l’importanza di utilizzare in parallelo sistemi a bassa entalpia per l’emissione del calore negli ambienti, caratteristica che, se adeguatamente sviluppata dai progettisti termotecnici e correttamente recepita negli strumenti urbanistici locali, oltre che incentivata dal governo nazionale, darebbe slancio al solare termico italiano colmando il gap presente con il Nord Europa, pur se oggi compensabile con il maggior irraggiamento solare alle nostre latitudini.

11 - Volumi riscaldabili e set point temperature logica or

12 - Producibilità annua campo solare logica or L’autore Fabio Fidanza fabio.fidanza@vareserisorse.it Laureato in ingegneria nucleare al Politecnico di Milano nel 1996, dirige Varese Risorse Spa dal 2006, dopo esserne stato membro del cda dal 1998 e Presidente e AD dal 2001 al 2003. Vanta esperienze significative nella progettazione di termovalorizzatori dei rifiuti solidi urbani, di cicli combinati con cogenerazione, impianti di gassificazione e cogenerazione, parchi eolici maturate presso Foster Wheeler Italiana.


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Comune di Bologna e Metroweb Così si fa! Allo slogan di “Bologna accelera”, affisso sui poster pubblicitari di Bologna, il capoluogo emiliano sarà presto dotato di una rete in fibra ottica che consentirà a tutti i cittadini di connettersi in banda ultra larga ad una velocità di 300 Mega.

di Liliana Pedercini

Si sta occupando della realizzazione di questa infrastruttura Metroweb che, dopo l’esperienza milanese, è in grado di fornire le migliori competenze e specialisti, oltre alle più interessanti tecnologie per approdare entro la fine del 2015 ad una delle più interessanti realizzazioni degli ultimi anni offrendo al nostro Paese un esempio di collaborazione tra pubblico e privato.

Sinergia e collaborazione fra pubblico e privato L’eccellenza del lavoro di cablaggio di Bologna è sottolineato dall’accordo stretto con il Comune di Bologna, che ha messo a disposizione tutte le proprie infrastrutture esistenti. Infatti, tutte le reti di illuminazione pubblica, impianti semaforici o altre tubazioni libere sono state messe a disposizione perché fossero utilizzate per il passaggio della fibra. Questa possibilità ha evitato l’apertura di numerosi scavi che sarebbero stati un peso sociale gravoso per tutti i cittadini bolognesi. Il Comune, inoltre, si è attivato

predisponendo un settore dedicato, all’interno del Comune stesso che, pur seguendo l’iter standard per l’ottenimento dei permessi, ha accorciato sostanzialmente i tempi delle pratiche burocratiche e amministrative.

Le fasi dell’opera Si è partiti da un criterio ragionato in cui sono state analizzate le aree e le infrastrutture per valutare quante tubazioni sarebbero state utilizzate, infatti in alcuni casi l’alto grado di riempimento non ne ha consentito l’utilizzo. Constatato che l’opportunità offerta dal Comune di Bologna sarebbe stata di grande aiuto a tutto il progetto (almeno un terzo dell’infrastruttura è poi stata realizzata occupando queste tubazioni), sono state identificate due aree da cui procedere: Righi e Chiesanuova. DBA Progetti, incaricata della direzione lavori, si avvale di un direttore lavori, un coordinatore ed un direttore operativo per ogni area, che ogni giorno è presente in cantiere insieme al coordinatore per la sicurezza.

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I lavori nelle due aree, che stanno per essere terminati (iniziati ad agosto n.d.r.), seguiranno con la connettorizzazione alle building.

Le tecnologie Oltre alla trincea tradizionale sono state prese in esame ed utilizzate due tecniche: il no-dig (microtunnelling) e la minitrincea. Le tecnologie sono state prima di tutto contestualizzate in riferimento al tipo di obblighi comunali e al territorio. Ad esempio, il Comune di Bologna non consente l’utilizzo della minitrincea in carreggiata, questo obbliga chi esegue i lavori di scavo a rimanere sul marciapiede, dove non esistono rischi di cedimenti, dati i minori carichi in superficie. In questo caso i problemi che si evidenziano sono di due tipi: spazio ed alberatura. È noto infatti che occorre mantenersi ad una determinata distanza dagli alberi e per l’utilizzo della minitrincea questo riduce le possibilità di utilizzo, pur essendo una tecnica consolidata che consente di effettuare anche 300 metri al giorno di posa; in alcuni casi non è stato possibile utilizzarla. La tecnologia no-dig ha il vantaggio di non recare disagio e ridurre al massimo i costi sociali del cantiere. Non essendoci scavi in superficie, se non nel punto di ingresso della sonda e nel punto di uscita, si può essere molto efficaci. Di contro, questa tecnologia ha la necessità di un’attenta valutazione del sottosuolo, soprattutto per i sottoservizi presenti dove la punta trivellatrice potrebbe causare danni. Certo è che, previa un’attenta valutazione preventiva con il Georadar, è considerata una soluzione ottima che, oltre ad essere precisa, velocizza moltissimo i lavori di esecuzione dove in alcuni casi si sono raggiunti i 110 metri di lancio. Una soluzione utile anche per passaggi sotto fiumi o ferrovie.

A fine lavori verranno servite 160 mila unità immobiliari Tutte le migliori tecnologie sono state utilizzate compatibilmente al territorio, soprattutto sulla rete primaria, che è la rete di giunzione dell’anello. Per la rete secondaria, invece, cioè quella che porta la fibra agli edifici, si è utilizzato solo lo scavo tradizionale. L’idea del progettista è stata creare blocchi dal pozzetto andando poi dentro le case.

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Tempo risparmiato È stato valutato che sono stati risparmiati almeno 4 mesi, cioè un terzo del tempo totale impiegato. Inoltre, il settore dedicato, messo a disposizione dal Comune per questi interventi, ha favorito la riduzione sensibile di quelli che sono i tempi burocratici per le autorizzazioni e quant’altro. Con il responsabile del Comune, dedicato a favorire il proseguimento rapido dei lavori di questa grande infrastruttura, si sono organizzate le varie riunioni di tutte le aree interessate. Anche l’occupazione del suolo pubblico è stata classificata come “emergenza” dal Comune di Bologna ancora una volta per ridurre i tempi e dare alimentazione rapidissima a tutti i cittadini che ne hanno già fatto richiesta di allaccio.

Bologna a fine lavori Una città innovativa con un servizio di tecnologia altissima riguardo le telecomunicazioni. 300 Mega in download, 20 Mega in upload, una cosa che esiste solamente a Milano e che non è paragonabile a nessun’altra città italiana. Questa tecnologia porta la fibra fin dentro le case, attualmente servite con il rame che, come sappiamo, rappresenta sempre un collo di bottiglia per la fibra ottica. Il futuro progetto di espansione, a parte l’area centrale, prenderà tutta la città e dovrà concludersi entro la fine del 2015. Dalla riuscita di questa grande opera, che già ora sta dimostrando tutta la sua validità, dipendono altri progetti in altre città. Dopo una sola settimana dal lancio commerciale, si sono già registrate alcune richieste nell’area Righi a conferma del fatto che il mercato c’è. Le pose sono state eseguite da Valtellina Spa per l’area Righi e Gruppo Ceit SpA per l’area Chiesanuova. Entrambe le imprese, che operano da molti anni nel settore del sottosuolo e detengono un know-how necessario per operare con ogni tipo di tecnologia in qualsiasi territorio, contano di eseguire almeno 400 km con la tecnologia no-dig.

Si ringraziano per la collaborazione tecnica della stesura dell’articolo gli ingegneri Matteo Miari e Luca Cifferi della DBA Progetti e Ugo Bertuletti di Valtellina Spa. Sequenza della saldatura laser della fibra

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Microchirurghi del sottosuolo Ruspal, Amteco e Semit sono tra le aziende appaltatrici dell’opera Metroweb a Bologna. Abbiamo intervistato Gaetano Russo, titolare di una di queste aziende specializzate: Ruspal, per chiedergli dettagli su come si sono tecnicamente svolti i lavori. Come sono state valutate le tecniche di installazione? Le tre tecniche di installazione: lo scavo tradizionale, la minitrincea e la tecnologia no-dig Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC) sono state valutate attraverso una sperimentazione condotta alla presenza del committente e del Comune di Bologna lo scorso agosto; subito dopo sono iniziati i lavori. È stato deciso che nell’impossibilità di avere condotte già installate ed utilizzabili le tecnologie che sarebbero state impiegate erano nell’ordine: la TOC, quindi la minitrincea cercando di ridurre il più possibile gli scavi a cielo aperto. La nostra società ha eseguito l’80% dei propri lavori con la tecnologia no-dig.

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Quali sono stati gli accorgimenti più rilevanti da tener presente una volta valutato il territorio? Prima di tutto è stato stabilito che la profondità di posa non doveva essere inferiore ai 3 metri, tuttavia per precauzione, data la forte presenza di fognature, spesso ci si è stabiliti ad una profondità di 5/6 metri fino ad arrivare anche ad 8 metri nel caso di attraversamenti. Purtroppo il problema è sempre la mancanza di una mappatura accurata e, nonostante le valutazioni che facciamo attraverso il Georadar, qualche volta può succedere che in presenza di ghiaia ci siano delle difficoltà. Questo credo sia il più importante accorgimento per l’utilizzo di questa tecnica molto interessante e risolutiva,

veloce ed economicamente vantaggiosa anche sotto il profilo dei costi sociali di cui si è spesso parlato, ma di cui pochi riescono a contabilizzare, se non i Comuni che hanno un costante contatto con i cittadini. La scelta del tipo di macchine è importante? Il nostro lavoro è veloce, ma deve essere molto accurato. Il rischio di danneggiamenti delle altre infrastrutture deve essere ridotto al minimo. La nostra scelta è caduta sulle macchine Vermeer con cui operiamo da anni, per la loro affidabilità e maneggevolezza, oltre alla resistenza ed affidabilità. Altro fatto che ci ha convinti della nostra scelta è la sicurezza di un servizio efficiente. Se una delle nostre macchine si guasta non possiamo aspettare, vanificherebbe i vantaggi di tutta l’esecuzione. Per questo abbiamo bisogno non solo di un fornitore, ma soprattutto di un partner che conosce bene i nostri problemi e può aiutarci in qualsiasi momento. Ci vuole fare un esempio? Nel quartiere Chiesa Nuova, in una strada molto stretta piena di negozi non era assolutamente possibile procedere con la buca per il punto d’arrivo dell’asta di perforazione. Si è deciso di arrivare ad un pozzetto di piccole dimensioni 50 x 50 per inserire il tubicino per la fibra ottica. La precisione elevatissima e l’esperienza del personale Ruspal con l’affidabilità delle nostre attrezzature ci hanno consentito di fare questo intervento delicatissimo che ci


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ha fatto sentire un po’ i “microchirurghi del sottosuolo”. Una piccola soddisfazione, tutta nostra, che certo non potranno notare che gli esperti, ma che ha risolto un problema non semplice. Infatti senza questa tecnologia e senza la precisione di queste macchine e del personale altamente qualificato sarebbe stata necessaria la chiusura completa della strada con conseguenze negative per il Comune che avrebbe dovuto rispondere alle proteste dei cittadini Gianvito Musciolà e Piero Romano Tecnici pianificazione cantieri Giordano Riccardo, Graziano Cugliari, Alan Tioli, Paolo Taddei, Fabio Perna Capisquadra e responsabili delle TOC Canino Fabio Ricerca dei sottoservizi e indagini georadar

La Ruspal srl offre servizi e soluzioni per la realizzazione e la modernizzazione di reti e infrastrutture utilizzando tecnologie innovative e all’avanguardia (trivellazioni T.O.C, scavi tradizionali e in minitrincea, indagini gora, posa cavi e fibra ottica, urbanizzazione).

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Le problematiche dei Paesi Bassi nostrani A Ferrara, su un territorio pianeggiante simile alle terre basse olandesi, il Consorzio di Bonifica ha dedicato particolare cura alle tecnologie di rilevamento sul territorio e di analisi GIS. Nel quadro degli enti che si occupano della gestione territoriale, il Consorzio di Bonifica esercita funzioni di interesse pubblico per lo scolo delle acque interne, l’irrigazione e la difesa del suolo; concorre alla tutela e valorizzazione dei beni naturali. Si tratta di un ente pubblico a carattere associativo che si amministra per mezzo di propri organi, i cui componenti sono scelti dai consorziati. In seguito all’attuazione della legge regionale n. 5 del 2009 il territorio ferrarese è in gran parte coincidente con il comprensorio del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, di 256.733 ha, con circa il 5% di zone umide salmastre (12.572 ha) e soltanto il 3% di superficie urbanizzata (circa 7.400 ha). Oggi è il Consorzio di Bonifica più grande d’Italia, sia per consistenza di contribuenza sia per entità delle opere idrauliche con una rete di oltre 4000 chilometri di canali e 170 impianti idrovori gestiti, detiene una potenza installata complessiva pari a 43.860 Kw. Si sarebbe portati a credere che un territorio di pianura, come quello sul quale insiste il Consorzio di Bonifica Pianura

di Alessandro Bondesan Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

di Ferrara, sia piatto e che la conoscenza del suo assetto altimetrico non rivesta interesse; oppure si potrebbe pensare che ogni variazione altimetrica sia puramente accidentale e non segua alcuna regola. In realtà, se è vero che i dislivelli e le pendenze in un territorio montuoso si rivelano più appariscenti, non si può ignorare tuttavia che anche in un’area di pianura il fatto che siano meno evidenti non diminuisce la loro importanza. La situazione altimetrica è rappresentata dalla carta in apertura. Le quote del territorio risultano comprese fra +21 m e -4 m rispetto al livello medio marino, con una generale diminuzione da ovest a est, e con situazioni di complessità, specie nella parte est del comprensorio, ove oltre ai paleoalvei fluviali sono ben riconoscibili le dune delle antiche linee di costa. Quasi la metà del territorio è al di sotto del livello medio del mare (44 %) e le aree a quota più bassa si trovano nella zona centro-est, settore tuttora in condizioni di subsidenza (5 mm all’anno). Condizioni che hanno prodotto e produrranno problemi per lo scolo delle acque. Tutti i fiumi sono pensili e costituiscono il recapito delle acque

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Profilo altimetrico del territorio ferrarese. Le quote del terreno raggiungono i -4 m sotto il livello medio marino, con situazioni simili a quelle nelle terre basse olandesi

Estratto da “Quadro Conoscitivo del Rapporto Preliminare n.1 Tavolo Interistituzionale per il Bacino Burana-Volano”. La documentazione, per la parte di Ingegneria del Territorio e quadro conoscitivo, è stata prodotta in gran parte con l’utilizzo del GIS del Consorzio di Bonifica

di bonifica, per lo più raggiunti mediante sollevamento con impianti idrovori, con notevoli spese in energia elettrica. In caso di forti piogge e guasto agli impianti idrovori, il territorio andrebbe incontro a catastrofici allagamenti (oltre 31.000 ha) in poche ore.

L’aggiornamento tecnico del GIS Il sistema IdroView è stato progettato e realizzato nel 1999 in stretta collaborazione con i tecnici del Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara confluito nel 2009 nel Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Esso consente di gestire, ovvero inserire, visualizzare ed aggiornare, tutte le principali informazioni necessarie ai tecnici dei Consorzi (es. canali, opere, concessioni, ecc.). Una delle sue principali caratteristiche riguarda le informazioni che sono sempre gestite in modo territoriale, ovvero posizionandole sulla cartografia e trattandone in modo integrato la componente geografica e quella informativa. Nel corso degli anni, l’utilizzo del sistema si è esteso, oltre che a numerosi tecnici delle diverse sedi del Consorzio, anche a tecnici di altri enti territoriali.

Dopo quindici anni dalla sua attivazione il sistema conserva tutta la sua validità dal punto di vista informativo e a ciò si deve principalmente la sua diffusione ed il suo crescente utilizzo, dal punto di vista tecnologico tuttavia l’architettura client-server (con accesso da parte degli utente remoti attraverso la VPN) è ormai in buona parte obsoleta. Nel 2013 si è realizzato un upgrade tecnologico del sistema basandolo su tecnologia web GIS e sull’utilizzo del Content Management System (CMS) Moka, il sistema scelto dalla Regione Emilia-Romagna per le soluzioni a riuso, che consente di ottenere a basso costo molteplici vantaggi, tra i quali la standardizzazione, la gestione degli utenti e la possibilità di estendere in modo autonomo le funzionalità del sistema. L’upgrade è stato realizzato in collaborazione fra il Consorzio di Bonifica e la ditta Semenda srl di Modena.

Le attività del GIS Nel quadro del Consorzio il Settore Sistema Informativo Geografico ha le seguenti funzioni: • creazione e aggiornamento di un GIS (Geographic Information System) chiamato SITL (Sistema Informativo

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Strati cartografici composti da cartografie storiche e foto aeree di varie epoche disposti nel SITL. Gli strati sono disposti in ordine di tempo e utilizzati per la datazione approssimativa di oggetti cartografati come ponti, canali, strade e fabbricati. Con questo sistema può essere definito un arco temporale entro il quale il manufatto è stato costruito, modificato

Territoriale Locale), per la diffusione e la condivisione di dati • lavori di ingegneria del territorio • produzione di cartografie e dati geografici • rilevamenti topografici di precisione. Attualmente sono autorizzati alla connessione al SITL tramite convenzione i seguenti enti: • l’Autorità di Bacino del Po (AIPO) • l’Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali (IBC) della Regione Emilia Romagna • il Servizio Geologico Sismico e dei suoli (SGSS) della Regione Emilia Romagna • il Servizio Tecnico di Bacino (STB) del Po di Volano, Regione Emilia Romagna • il Settore Ambiente e Agricoltura della Provincia di Ferrara • il Settore Pianificazione della Provincia di Ferrara • il Museo Civico di Storia Naturale, Comune di Ferrara • il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara • il Dipartimento di Architettura dell’Università di Venezia (Cà Foscari). Nel campo dell’ingegneria del territorio vengono compiute ricerche storiche, approfondimenti scientifici, analisi territoriale, statistiche, piani territoriali; in particolare i lavori svolti negli ultimi anni sono: • studi storici sull’evoluzione del territorio (ricerca della presumibile proprietà patrimoniale di ciascun ponte sulla base della preesistenza di strada o canale), studi storici sulle bonifiche, raccolta di pubblicazioni, dati cartografici, immagini fotografiche al suolo e aeree • concorso alla definizione del nuovo “Piano di Classifica” per l’intera regione (in accordo con l’Unione Regionale Bonifiche dell’Emilia Romagna - URBER), per stabilire gli oneri di contribuzione dei consorziati • Piano di Tutela delle Acque (in collaborazione con la Provincia di Ferrara e con la Regione E.R.) • Tavolo Interistituzionale del Bacino Burana-Volano (che

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Cartografia storica georeferenziata dai tecnici del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara: Catasto Carafa del 1779

raccoglie enti vari anche al di fuori dal territorio ferrarese) • collaborazione alla stesura dei Programmi Provinciali di Previsione e Prevenzione (Protezione Civile) • collaborazione alla stesura del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) • digitalizzazione della cartografia catastale in collaborazione con Agenzia del Territorio • aggiornamento della Carta Tecnica Regionale (CTR) in collaborazione con Regione Emilia Romagna • studi di algoritmi di conversione di coordinate in collaborazione con Regione Emilia Romagna e Agenzia del Territorio • studi degli effetti degli eventi sismici del maggio 2012 sul territorio di Ferrara, in collaborazione con Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e il Dipartimento Ingegneria, Dipartimento Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara • uno dei più importanti lavori compiuti nel campo della cartografia storica è stata la georeferenziazione e informatizzazione del “Catasto Carafa”. Il lavoro è inserito nel contesto della ricerca della datazione dei ponti per identificarne la presunta proprietà.

Il SITL

Rilevamento delle barriere litoranee artificiali e loro evoluzione con modelli tridimensionali costruiti con laser-scanner. Si noti la posizione dei traguardi per la georeferenziazione dei dati rilevati

Rilevamento del fondale dei canali di bonifica con il natante drone dotato di sonar e GPS, sviluppato dal Consorzio di Bonifica in collaborazione con la ditta SI2G di Ancona

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Il Sistema Informativo Territoriale Locale (SITL) è uno strumento che si cura della gestione dell’informazione cartografica con l’ausilio dei GIS, insieme complesso di componenti hardware e software, predisposto per processare, analizzare, immagazzinare e restituire in forma grafica ed alfanumerica dati riferiti al territorio. Il SITL costituisce una banca dati in continua crescita ed aggiornamento, nel contempo consente l’aggancio di database esterni e la consultazione di immagini fotografiche, fogli di calcolo ed altri documenti. È pratico per l’analisi e la pianificazione territoriale, eseguita ad esempio tramite operazioni di sovrapposizione ed intersezione di strati informativi (layers o fogli virtuali che rappresentano le varie tipologie di dati), così da ottenere l’unione delle informazioni associate a ciascuno di essi e la creazione di un nuovo strato di sintesi dei dati territoriali. I dati a disposizione sono distinti in due categorie: • dati di gestione territoriale/idraulica riguardanti: canali, impianti idrovori, bacini di scolo, distretti irrigui, reparti consortili, altre opere idrauliche, sensori, addetti, concessioni; a questi dati è agganciato un ricco sistema di informazioni gestito da tabelle collegate fra loro in modo logico. • strati informativi costituiti da banche dati cartografiche ed alfanumeriche; sono distinti a loro volta in due tipologie, cioè basi cartografiche e carte tematiche: - basi cartografiche: cartografia catastale, Carta Tecnica Regionale, cartografia IGMI, immagini satellitari, foto aeree, vari strati di cartografia storica - carte tematiche: ad esempio reti tecnologiche (elettriche di potenza, luce, gas, acqua), carte altimetriche, geomorfologiche, litologiche, pedologiche, pluviometriche, freatimetriche, cartografie riguardanti le normative di piano urbanistico e paesaggistico, cartografie “di sintesi” riguardanti il rischio idraulico, la subsidenza, i caposaldi


plano-altimetrici (corredati di monografíe). Il SITL è utilizzato per l’analisi del territorio perché aiuta il tecnico della bonifica nelle scelte necessarie per l’ottimizzazione delle risorse ed in particolare della sempre più importante risorsa “acqua”. Garantisce un’informazione diffusa a tutte le sedi decentrate avvalendosi della tecnologia internet e favorendo così il colloquio costante e lo scambio di dati fra sedi centrali e periferiche. Grazie a pochi semplici comandi è possibile avere un elenco dei manufatti per singolo canale, gestire le emergenze idrauliche con maggiori informazioni, organizzare il lavoro ordinario sapendo dove sono i punti singolari più importanti della rete e la disposizione di mezzi, risorse e personale. Sapere dove sono situate le varie interferenze con i canali di bonifica è un’informazione utile che consente di evitare costi aggiuntivi ed eventuali altri problemi, come accessibilità, rottura accidentale di tubazioni o apparati delle macchine operatrici della bonifica.

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Le attrezzature di rilevamento Sulla parte relativa alle strumentazioni di rilevamento, il Settore ha completato la costruzione di un’articolata rete di caposaldi di livellazione ad alta precisione e di vertici GPS. Per ottenere una maggior precisione (meno di 3 cm) con i rilevamenti GPS in modalità RTK, in collaborazione con l’Università di Ferrara, è stato effettuato il calcolo dello spostamento locale ellissoide-geoide su tutto il territorio del Consorzio. Per i rilevamenti delle sezioni dei canali è operativo il Laserscanner automontato che consente il rilevamento di dettaglio di aree di 150 m. Riduce i tempi di stazionamento durante il rilievo e il numero di rilevatori si riduce ad uno soltanto. In questo modo non è necessario scendere all’interno del perimetro del canale, evitando possibili rischi al personale rilevatore. Per quanto riguarda i rilievi batimetrici (aree allagate della sezione del canale) il Settore GIS ha completato la configurazione di un natante-drone dotato di GPS di precisione e Sonar. Il natante rileverà canali con un solo operatore, che si occuperà della messa in acqua, rilevamento e recupero, il tutto nel rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro.

L’Autore Alessandro Bondesan alessandro.bondesan@bonificaferrara.it Laureato a Bologna in Ingegneria Civile indirizzo Territorio, dal 1994 ha lavorato presso il Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara come Responsabile dell’Ufficio Cartografico. Ha lavorato presso il Consorzio Generale di Bonifica e presso la Protezione Civile della Regione Emilia Romagna dal 1997 al 2009. Con l’unificazione dei Consorzi di bonifica ferraresi del 1 ottobre 2009 ha assunto il ruolo di Responsabile del Settore Sistema Informativo Geografico. Autore di una decina di pubblicazioni scientifiche sulla cartografia numerica.

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Nuovo sistema GIS per Gaia Gaia Spa, gestore del Servizio Idrico Integrato della Toscana Nord, punta all’ottimizzazione delle Operations.

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La regolazione del servizio idrico integrato, in particolare di ciascuno dei singoli servizi che lo compongono, compresi i servizi di captazione e adduzione a usi multipli e i servizi di depurazione ad usi misti civili e industriali, impone ai gestori di dover garantire la diffusione, fruibilità e qualità del servizio all’utenza in modo omogeneo sull’intero ambito territoriale ottimale. Il regolatore deve imporre la gestione dei servizi idrici in condizioni di efficienza e di equilibrio economico e finanziario. Ad esempio mediante l’attuazione dei principi comunitari «recupero integrale dei costi», compresi quelli ambientali e relativi alla risorsa, e «chi inquina paga», ai sensi degli articoli 119 e 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152 e dell’art. 9 della Direttiva 2000/60/CE. In breve, un quadro normativo e sanzionatorio totalmente mutato, che obbliga le aziende di gestione del servizio idrico integrato ad una reingegnerizzazione dei processi interni, spingendo sull’innovazione IT e sulla Systems Integration. Sulla base di queste premesse Gaia SpA, gestore del Servizio Idrico Integrato del territorio ATO1-Toscana Nord, ha agito rapidamente ponendosi obiettivi di accrescimento del patrimonio informativo delle

di Francesco Di Martino e Serena Amadei - Gaia Spa

infrastrutture gestite, di diffusione delle informazioni a tutto il personale, attraverso l’implementazione in azienda di tecnologie all’avanguardia per l’integrazione tra i diversi sistemi informativi aziendali e i sistemi mobile. Tra questi il GIS (Sistema Informativo Territoriale) è stato il sistema prescelto come catalizzatore delle informazioni dei settori operativi.

Il progetto GIS e la Systems Integration Il territorio gestito da Gaia SpA comprende 48 comuni delle Provincie di Massa Carrara, Lucca e Pistoia e si estende su una superficie di circa 2.600 km2. Su questo territorio, attraverso una rete acquedottistica che si estende per 5.000 km lineari e una rete fognaria con consistenza pari a 2.000 km, Gaia eroga il servizio idrico integrato a 445.000 abitanti e gestisce un numero di utenze pari a 250.000. Numeri che impongono scelte oculate e di protezione degli investimenti nel tempo, soprattutto in ambito IT. Il progetto del nuovo sistema GIS nasce dalla necessità di evolvere verso una soluzione che potesse migliorare l’efficienza garantita dai sistemi in uso e fosse in linea con gli standard tecnologici più moderni. Tra questi, uno dei sistemi più importanti adottati da Gaia in ambito


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operation è il sistema di Asset Management basato sul software IBM Maximo, il cui utilizzo coinvolge oltre il 70% dei dipendenti. Le squadre operative, circa 120, sono dotate di dispositivi mobili tipo tablet e utilizzano Maximo con l’Add-On Everyplace. Maximo Enterprise Asset Management (EAM) implementato in Gaia consente all’azienda di: • gestire gli asset infrastrutturali (reti e impianti idrici e fognari, impianti di depurazione) e non infrastrutturali (attrezzature e autoparco) • gestire gli interventi (Ordini di Lavoro o ODL) di qualsiasi tipo (conduzione, emergenza e guasti, manutenzioni programmate, servizi all’utenza, rinnovi e ampliamenti) • raccogliere in un unico contenitore i costi sostenuti dal settore tecnico (risorse interne, risorse esterne, magazzino, acquisti, attrezzature), nonché calcolare indicatori prestazionali sintetici. L’integrazione del nuovo sistema GIS con Maximo EAM garantisce una migliore gestione delle informazioni delle infrastrutture gestite e restituisce la georeferenziazione degli ordini di lavoro di guasto delle reti, per tendere all’efficientamento della gestione degli asset e alla razionalizzazione della programmazione degli interventi. Le principali attività svolte sono state: • la revisione dell’architettura del sistema in essere • l’aggiornamento ed ampliamento della dotazione software GIS esistente • la definizione del modello dati della rete e migrazione

delle banche dati gestite nel sistema attuale • la personalizzazione e configurazione degli strumenti desktop GIS di gestione della rete • l’implementazione di applicazioni Web GIS di analisi della rete e degli interventi di manutenzione • l’implementazione di un’applicazione per tablet per la gestione degli interventi di manutenzione sulla rete • l’integrazione del SIT con il sistema di asset management Maximo EAM in uso in Gaia. Il nuovo sistema si basa sull’utilizzo della tecnologia ESRI ArcGIS 10.2.1. e sullo sviluppo di tre componenti principali: l’applicativo Desktop, l’applicativo Web e l’applicativo Mobile. L’applicativo Desktop, diretto al personale che gestisce e modifica le informazioni cartografiche relative alle infrastrutture di Gaia, è stato arricchito con una serie di funzionalità custom rispetto a quelle standard, in parte necessarie per la gestione dell’integrazione con Maximo EAM in parte finalizzate a migliorare l’attività degli operatori in termini di prestazioni. L’applicativo Web, diretto al personale tecnico e al personale responsabile del servizio operativo, consente la consultazione dei dati di rete e delle mappe di base proprietarie e on-line, la gestione degli interventi di manutenzione sulla rete e l’invio di segnalazioni. L’applicativo Mobile, diretto al personale operativo sul campo, è stato sviluppato per Sistema Operativo Android e consente la consultazione dei dati di rete e delle mappe di base proprietarie e, in presenza di connettività, delle mappe on-line, la gestione degli interventi di manutenzione sulla rete e l’invio di segnalazioni.

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Il progetto prevede una prima installazione di tutte le componenti progettate e sviluppate in un ambiente di test dedicato e, successivamente alla verifica e al consolidamento dell’ambiente di test, l’installazione e l’avvio in ambiente di produzione. La disponibilità di un ambiente di test dedicato al nuovo sistema consente in fase di avvio di verificare i flussi di integrazione delle varie componenti con l’ambiente di test di Maximo EAM già in uso in Gaia e, per eventuali sviluppi futuri, di testare nuove funzionalità minimizzando i fermo macchina degli ambienti di produzione. L’architettura del sistema Per massimizzare l’efficienza del Sistema Informativo Territoriale, semplificarne la gestione e favorire l’integrazione con altri sistemi, è stata utilizzata una soluzione centralizzata, realizzata con strumenti modulari, che permette un accesso differenziato con diverse tipologie di client. Il nuovo GIS di Gaia è costituito da: • Database server di test e di produzione, su istanza dedicata di SQL Server • GIS Server di test e di produzione su sistema operativo Windows con istanza dedicata • Web Server su sistema operativo Windows con istanza dedicata • Desktop client di gestione in ambiente di test su server dedicato, con sistema operativo Windows e Citrix XenApp, al quale si connettono le postazioni utente con meccanismi di remotizzazione • Desktop client di gestione in ambiente di produzione su server dedicato, con sistema operativo Windows e

Citrix XenApp, al quale si connettono le postazioni utente con meccanismi di remotizzazione • 120 Mobile Client su tablet sistema operativo Android • License manager server. Il modello dati, cartografia e reti I dati costituiscono il patrimonio informativo di tutto il sistema GIS e sono organizzati in dati cartografici, dati di rete e dati a corredo. Il sistema di riferimento adottato per l’intera banca dati (non prima di una trasformazione rispetto al dato originale in Gauss Boaga Monte Mario Italy 1) è ETRS 1989 con proiezione UTM 32 Nord. La base dati cartografica a disposizione di Gaia e che partecipa alla creazione di basemaps ad uso corografico comprende la carta tecnica regionale, i limiti amministrativi, le aste fluviali, il grafo stradale, i civici toponomastici, le località e i cippi chilometrici. Le categorie di dati che rappresentano il patrimonio informativo di Gaia sono la rete idrica, la rete fognaria, la rete industriale, gli elementi a corredo oltre agli altri oggetti che si relazionano con le reti. L’applicativo Desktop L’applicativo Desktop opera sui dati con sistema di riferimento ETRS 1989 con proiezione UTM 32 Nord. L’interfaccia è stata sviluppata per due tipologie di utenti: una abilitata a tutte le funzionalità di analisi, stampa e reportistica ma non alla modifica del dato ufficiale, l’altra abilitata anche alla modifica del dato ufficiale per il continuo aggiornamento delle informazioni delle infrastrutture gestite da Gaia. L’accesso all’applicativo avviene tramite il software Citrix con sistema di

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la possibilità di un rilevamento impreciso. Con il GPS integrato e la tecnologia Bluetooth™, tut i i dati individuati possono essere SR-24 trasmessiLocalizzatore a uno smartphone o tablet ed esporditalinee ti sul software GIS. TA'! I V O N

• Display di mappatura. Le in- • GPS incorporato. Rileva le coordiformazioni sul segnale in tempo nate GPS per la mappatura e per il reale indicano la posizione, la di- trasferimento sul software GIS. rezione, la profondità e l'affidabilità. • Trasferimento dati. Connessione a • Sistema di antenna multipla. I dispositivi Bluetooth™ abilitati per la punti morti, o nulli, sono eliminati registrazione completa dei dati. per una maggiore velocità e preci• RIDGIDtrax App per Smartphone/ sione di localiz azione. Tablet. Mappa e identifica tracce • AccoppiSR-24 amento conLocalizzatore un ricevi- multipldie e puntlinee i di riferimento ed estore GPS. Il Bluetooth™ integrato porta i dati delle tracce sul software consente l'accoppiamento con un GIS. Le mappe registrate possono ricevitore GPS esterno ad alta ri- essere condivise in formato KML soluzione. (Google Earth) tramite e-mail.

Il ricevitore SR-24 può essere usato abbinato ad un trasmettitore RIDGID® SeekTech® per individuare la posizione di linee di servizi interrate. Quando un campo di un segnale elettromagnetico è presente in un conduttore metallico, l'SR-24 mostra una mappa della posizione stimata e la direzione del segnale. Quando interferenze o segnali contrastanti vengono rilevati, l'SR-24 informa l'operatore, riducendo la possibilità di un rilevamento impreciso. Con il GPS integrato e la tecnologia Bluetooth™, tutti i dati individuati possono essere trasmessi a uno smartphone o tablet ed esportati sul software GIS. • Display di mappatura. Le informazioni sul segnale in tempo reale indicano la posizione, la direzione, la profondità e l'affidabilità. • Sistema di antenna multipla. I punti morti, o nulli, sono eliminati per una maggiore velocità e precisione di localizzazione. • Accoppiamento con un ricevitore GPS. Il Bluetooth™ integrato consente l'accoppiamento con un ricevitore GPS esterno ad alta risoluzione.

• GPS incorporato. Rileva le coordinate GPS per la mappatura e per il trasferimento sul software GIS.

• Trasferimento dati. Connessione a dispositivi Bluetooth™ abilitati per la registrazione completa dei dati. • RIDGIDtrax App per Smartphone/ Tablet. Mappa e identifica tracce multiple e punti di riferimento ed esporta i dati delle tracce sul software GIS. Le mappe registrate possono essere condivise in formato KML (Google Earth) tramite e-mail.

autenticazione integrata che utilizzerà le credenziali Windows del singolo utente. Alle numerose funzionalità standard, a seconda di quanto abilitato in base alla licenza utilizzata, sono state aggiunte funzionalità customizzate di ausilio per: • l’editing (tool di ausilio all’editing vero e proprio, riempimento automatico di alcuni campi, tool di ausilio alla codifica delle infrastrutture, finish sketch, ecc) • il controllo qualità dei dati • la gestione dello stato degli oggetti di rete • le ricerche semplificate • la gestione della componente di integrazione con Maximo relativa all’interfaccia Desktop • la gestione delle segnalazioni da campo. L’integrazione con Maximo ha tenuto conto dei meccanismi di versioning che regolano l’editing contemporaneo in ambiente ArcGIS. È presente un meccanismo preposto alla gestione di eventuali conflitti e all’allineamento dei dati comuni tra GIS e Maximo, tramite la gestione di una versione dedicata per ogni singolo utente di editing. L’applicativo Web L’applicativo Web opera su dati riproiettati in proiezione Web Mercator Auxiliary Sphere. L’utilizzo di quest’ultimo sistema di riferimento consente di utilizzare le mappe di sfondo degli ArcGIS Online. L’applicativo Web è stato sviluppato per consentire la consultazione dei dati di rete, degli oggetti a corredo (sono definiti a corredo della rete quegli oggetti che non partecipano alla geometry network ma che sono comunque oggetti che Gaia possiede o gestisce e di cui è rilevante la conoscenza dell’informazione cartografica, come i contatori dell’energia elettrica, le cabine di media tensione, gli edifici e i magazzini, etc…) e della cartografia di sfondo, che potrà essere scelta dall’operatore tra la Carta Tecnica Regionale a disposizione di Gaia e le mappa di ArcGIS Online. L’accesso all’applicazione sarà consentito, tramite sistema di autenticazione integrata che utilizzerà le credenziali Windows del singolo utente, in lettura a tutto il personale Gaia e, limitatamente alla funzionalità di gestione degli interventi di manutenzione, solo al personale responsabile del servizio operativo, e avverrà all’interno della intranet di Gaia tramite browser standard di navigazione internet. Gli utenti avranno a disposizione strumenti che consentono la navigazione del dato, la gestione dei Bookmarks (catalogo di aree di interesse memorizzate dall’utente), la ricerca facilitata di alcuni elementi di maggiore interesse, le query (spaziali e alfanumeriche), una funzionalità di appunti, il tracing di rete, la stampa, l’export dxf oltre che strumenti di misura di lunghezze e aree. Tramite l’interfaccia Web è possibile gestire gli ODL in maniera simile a quanto reso disponibile tramite interfaccia Mobile. È quindi possibile richiedere la lista di ODL di guasto delle infrastrutture lineari di competenza dell’utente, selezionarne uno in particolare, associargli delle coordinate apponendo un


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punto sulla mappa (tramite mouse o GPS), inviare le coordinate a Maximo, richiamare l’interfaccia di Maximo e completare, tramite essa, il lavoro di chiusura dell’ODL. L’applicativo Mobile L’applicativo Mobile opera su dati riproiettati in proiezione Web Mercator Auxiliary Sphere. L’utilizzo di quest’ultimo sistema consente, previa disponibilità di una connessione internet, di utilizzare le mappe di sfondo degli ArcGIS Online. L’applicazione Mobile consente di consultare i dati di rete in campo ed effettuare semplici operazioni di ausilio alla gestione degli ODL. In particolare, previa autenticazione, consente all’operatore di scaricare la propria lista di Ordini di Lavoro e scegliere se lavorarne uno o navigare liberamente sulla mappa. L’operatore può navigare sulla mappa in modalità online e in assenza di connessione, consultando i dati di rete presenti su dispositivo, costantemente aggiornati dal server. La navigazione su mappa è facilitata dalla possibilità di zoomare direttamente sulla posizione del dispositivo sul campo e dalla possibilità di salvare bookmark di aree di interesse, richiamabili. Selezionando un Ordine di Lavoro, l’operatore può associarvi un punto specifico su mappa o le coordinate GPS rilevate dal dispositivo. Tale operazione sarà conditio sine qua non per la chiusura dell’ODL stesso su Maximo. Diversi strumenti permettono di cambiare dati di rete visualizzati, interrogarli, effettuare misurazioni e produrre segnalazioni testuali o grafiche, eventualmente associabili all’ODL corrente. Sempre

dal dispositivo l’operatore può richiamare l’interfaccia Maximo Everyplace eventualmente alla pagina dell’ODL corrente e completare le operazioni necessarie alla chiusura dell’ODL. Integrazioni con Maximo EAM L’integrazione con il sistema Maximo in uso presso Gaia riguarda gli oggetti trattati da entrambi i sistemi ed è tesa ad evitare disallineamenti e duplicazione di attività con un miglioramento dell’efficienza dei processi di gestione delle reti. I dati oggetto di interscambio tra i due sistemi, sono: • i domini che gestisce Maximo (Master) e che si traducono nel GIS (Slave) in domini di valori ammessi. • Le feature class delle reti idrica, fognaria e industriale il cui network è gestito nel GIS (Master), che condividono alcuni aspetti alfanumerici e anagrafici con Maximo (Slave). Maximo riceve informazioni calcolabili geograficamente, quali la localizzazione di un impianto o la lunghezza di una infrastruttura o informazioni relative allo stato. All’atto della creazione di una nuova porzione di rete o di un impianto il sistema GIS assicurerà l’allineamento verso Maximo. • Gli strati relativi allo stradario gestiti nel GIS (Master) e che condividono alcuni aspetti alfanumerici e anagrafici con Maximo (Slave). All’atto della creazione di una nuova entità in questi strati il sistema GIS assicura l’allineamento verso Maximo. • Gli Ordini di Lavoro per cui la situazione è mista: ci sono momenti del flusso di lavorazione in cui è Maximo

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proprietario di un’azione (quindi sarà Master) e viceversa momenti nei quali Maximo riceverà dal GIS informazioni calcolabili geograficamente (quindi sarà Slave). Il flusso può essere così schematizzato: in Maximo viene generato un Ordine di Lavoro i client GIS-Mobile e Web GIS accedono alla lista degli ODL (già corredati di coordinate valorizzate tramite Mobile o Web) e inviano a Maximo le coordinate dell’intervento tramite Mobile o Web viene apposto il punto su mappa in sostituzione del punto già acquisito tale informazione è poi passata a Maximo tramite la chiamata ad un Web Service dedicato Maximo tramite l’interfaccia, eventualmente, gestisce l’esecuzione dell’ODL: l’interfaccia si apre su una scheda del browser con il passaggio dell’URL e del parametro relativo al codice ODL in Maximo viene completato l’ ODL e l’evento scatena la memorizzazione sul Geodatabase di una nuova entità i client RI-GIS-Desktop accedono agli ODL completati e alle segnalazioni a questi associate da RI-GIS-Mobile e RI-GIS-Web e provvedono all’aggiornamento della rete.

Scenari futuri Il nuovo sistema GIS è stato pensato per essere aperto a nuovi sviluppi futuri, come per esempio l’integrazione con il sistema aziendale di gestione documentale, l’integrazione

con il sistema centrale di telecontrollo, l’inserimento di un sistema di geocoding, l’integrazione con il settore commerciale, sia a livello di indirizzario delle utenze servite che di georeferenziazione delle utenze, l’arricchimento delle varie componenti (Desktop, Web e Mobile) con nuove funzionalità customizzate. Gli argomenti trattati nel presente articolo sono stati alla base di un intervento tenutosi a Roma lo scorso aprile in occasione della 15a Conferenza Italiana Utenti Esri.

Gli autori Francesco Di Martino francesco.dimartino@gaia-spa.it GAIA S.p.A. Ingegnere idraulico, fino al 2004 direttore generale di Versilia acque S.p.A., dal 2005 in GAIA S.p.A dove attualmente ricopre l’incarico di dirigente dell’intera Area Tecnica. È responsabile del GIS aziendale. Serena Amadei serena.amadei@gaia-spa.it GAIA S.p.A. Ingegnere idraulico, dal 2008 al 2011 lavora nel campo dell’ingegneria ambientale e dal 2011 nella gestione del Servizio Idrico in Toscana.

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Il rilievo GIS topografico della fognatura di Davide Manenti (Marche Multiservizi SpA) & Giuliano Gallerini (Leica Geosystems SpA)

Nell’anno 2012 Marche Multiservizi ha deciso di rinnovare il proprio SIT e implementare le informazioni cartografiche esistenti, tramite la rilevazione in campo di tutte le reti e gli impianti del servizio idrico e del gas, partendo dalla rete fognaria. Obiettivo del rilievo era raggiungere un’elevata precisione geometrica e una completezza delle informazioni. Si è scelto di utilizzare una piattaforma GIS. Un approccio topografico tradizionale presentava infatti numerose criticità (difficoltà a gestire misure, schede e foto, elevato rischio di commettere errori di inserimento dati sia in campo che in ufficio, possibilità di smarrire o rovinare i documenti cartacei, elevati tempi di elaborazione in ufficio per riunire tutti i dati acquisiti e inserirli nel GIS).

congruenza semantica dei dati rilevati, associazione delle foto ai relativi oggetti rilevati. I dati controllati sono consegnati all’Ufficio SIT per la pubblicazione nel WebGIS, dal quale è possibile anche generare la monografia di un pozzetto con tutti i dati geotopografici, tecnici e fotografici. Tutti i dati geometrici sono 3D e possono essere esportati in formato CAD per essere utilizzati in fase di progettazione della rete. Tutti i dettagli tecnici sono indispensabili per pianificare le manutenzioni; perfino i tombini rappresentano un valore conoscitivo elevato nel caso si debba ad esempio procedere al rifacimento del manto stradale. In 22 mesi di attività sono stati eseguiti i rilievi completi

Si è pertanto costituito un apposito Ufficio Cartografico con due squadre di rilievo dotate di Tablet PC del software Leica Mobile Matrix e di sensori di misura topografici (GNSS Leica GS15 e Stazione Totale Leica TS06 plus). MobileMatrix consente di collegare i sensori topografici e di registrare in campo direttamente sul Geodatabase le misure topografiche e i dati descrittivi, riduce le possibilità di errore nel data entry e i tempi di elaborazioni in ufficio.

in sei Comuni, rilevando complessivamente 19816 punti GPS e 3006 punti TPS. Considerando la presenza dei centri storici e dei viali alberati, aver rilevato solo il 13% dei punti con la Stazione Totale evidenzia che la tecnologia GPS è oggi capace di lavorare anche in ambienti difficili ed è altamente performante, rapida ed efficiente. Interessante anche la produttività del rilievo in campo. Si va da un minimo di 10,5 Km/mese nei comuni più distali dalla sede di Pesaro o in comuni con poche o scarse conoscenze della rete, fino ad un massimo di 18 e perfino 25 km/mese nel Comune di Pesaro dove la rete è ben nota. Il valore medio si attesta sui 15 Km/mese per ciascuna squadra (operazioni complete con la verifica dei dati in ufficio). I benefici del lavoro di dettaglio eseguito sono estremamente evidenti: riduzione dei tempi per i sopralluoghi, dei tempi e dei costi per la progettazione; incremento dell’efficienza nella pianificazione della manutenzione ordinaria e straordinaria. L’Ufficio Cartografico di MM SpA ha acquisito oggi una buona competenza nelle problematiche del rilievo delle reti. Per il futuro, si dovrà continuare ad investire sulle sinergie aziendali per consolidare e implementare il GeoDB del nuovo SIT dell’Azienda.

La metodologia di lavoro prevede: • Operazioni preliminari: raccolta di informazioni di conoscenza della rete. • Sopralluoghi pre-rilievo: verifica in campo dei dati acquisiti e ricerca dei manufatti da rilevare. • Realizzazione opere accessorie: coordinamento di eventuali piccoli interventi; • Rilievo topografico: rilievo di tutti i pozzetti di ispezione e di tutte le tratte di tubazione con il GPS e integrazione con la Stazione Totale nei centri urbani o nei viali alberati. Inserimento degli attributi a ciascun elemento rilevato e rilievo fotografico per ciascun pozzetto di ispezione (foto di inquadramento e di dettaglio). • Operazioni d’ufficio: verifica della completezza e

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I&S

Un webgis orientato al database ed alla mobilità 3wRETI ha compiuto 18 anni e non li dimostra grazie anche alla nuova versione Spatial, Open Source ed interfacciata al Mondo Android. Sviluppato dalla I&S srl di Trento, è uno strumento per i settori h2o, gas e fibra in grado di gestire, all’interno di un unico ambiente Web, una base dati strutturata ed associata ad oggetti grafici georeferenziati su una cartografia qualsiasi o proprietaria da tenere facilmente aggiornata. 3wRETI si integra e scambia dati in modo nativo con: • ambienti ERP come SAP ed altri • ambienti di Calcolo (EPANET e molti altri) • ambienti per il Work Force Management (localizzazione, preventivazione, letture, ricerca fughe) • ambiente documentale interno o esterno. Perché il webgis di I&S? 3wRETI ha riscosso negli anni un notevole successo per la sua “flessibilità” e perché capace di adeguarsi alle caratteristiche tecnologiche di un settore in forte evoluzione e rispondere alle esigenze come: • possibilità di aggiornamento della base dati sia dalla parte cartografica che dalla parte alfanumerica • utilizzo dei dati cartografici ed alfanumerici in mobilità (Win7, Win CE, Android) • personalizzazione spinta della banca dati senza la necessità di interventi di programmazione • costi contenuti di acquisto e di gestione • accessibilità dello strumento tramite Cloud. Usabilità ed accessibilità L’usabilità dello strumento è garantita da una particolare attenzione ai criteri dell’Human Computer Interaction e viene offerto in modalità ASP - Application Service Provider. In questo modo è garantito l’utilizzo attraverso un semplice Web Browser o anche in Mobilità attraverso device di tipo Smart. Cartografia multi-piattaforma Come impianto base è possibile utilizzare/importare una cartografia proprietaria in formato shape file o DWG, aggiornabile autonomamente utilizzando sia funzioni Web che Desktop in base alla complessità delle modifiche richieste. Come sfondo sono usabili diverse fonti cartografiche: GoogleMaps, Bing, OpenStreetMap oltre a quelle disponibili, in modalità WMS e WMF, sui Geoportali Nazionali e/o Regionali.

abitat

L’efficace gestione delle reti tecnologiche con Platform NET La condivisione dell’aggiornamento cartografico tra l’ufficio cartografico e gli operatori in campo è fondamentale per il continuo mantenimento della conoscenza delle reti. La soluzione WebGis Platform NET, specializzata nella gestione delle reti tecnologiche, supporta con strumenti di semplice utilizzo sia gli operatori in campo che i tecnici della cartografia. Gli strumenti (intuitivi menu di consultazione e di disegno) che superano l’approccio riservato ai soli tecnici, rendono l’aggiornamento un’attività condivisibile e alla portata di tutti. Grazie alle funzioni di snap (intersezione, perpendicolare, vicino), presenti direttamente nell’applicazione web, la rete viene disegnata con la logica operativa del disegno tecnico CAD e con il grande vantaggio: la rete è già topologicamente corretta, lasciando poi all’ufficio cartografico l’ultima attività di validazione del dato. Gli operatori possono inoltre apportare in ambiente WebGis Platform NET delle modifiche alla rete con annotazioni (appunti) che possono essere temporanee o permanenti. Questo è molto utile in quanto gli operatori possono farsi direttamente da Platform NET stampe in vari formati (dall’A4 fino all’A0) in scala, con la possibilità di inserire un cartiglio personalizzato comprese delle note per chi dovrà utilizzare la stampa e legenda. Con l’integrazione avanzata tra Platform NET e gli strumenti CAD, le modifiche a livello di attributi possono essere fatte con le stesse maschere di interfaccia (sia a livello desktop che a livello WebGis). Platform NET è marchio registrato di Abitat SIT, funziona anche su dispositivi Mobile e ormai è utilizzato da numerosi enti gestori in modo semplice e produttivo. Grazie a queste funzionalità ed ai continui sviluppi suggeriti dagli esperti del settore, da partner e clienti, la soluzione WebGis Platform NET risponde in modo concreto, efficiente ed efficace alle problematiche di gestione delle attività di aggiornamento condiviso.

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Bentley

Dal semplice mapping al GIS immersivo Nell’era della visualizzazione di edifici in Google Earth, i semplici ambienti di modellazione CAD o le frequenti viste tridimensionali di progetti urbanistici appaiono abbastanza scontati. Tuttavia l’esigenza di mettere in relazione, con precisione, dati e mappe 2D con modelli tridimensionali di asset, come ad esempio un sistema sotterraneo di tubi o altri modelli ingegnerizzati, consente di calarsi in un ambiente di modellazione più “immersivo”, che offre nuove opportunità di progettazione e visualizzazione. Bentley fornisce soluzioni software integrate per il mapping e l’ingegneria civile, dedicate a facilitare la produzione dei dati di progettazione fortemente integrati con il territorio. Negli ultimi anni ha messo a disposizione soluzioni in grado di creare modelli 3D intelligenti, capaci di simulare infrastrutture complesse, di testare scenari differenti a supporto dei vari processi decisionali. Attraverso software quali Bentley Pointools e Bentley Descartes sfrutta i dati messi a disposione dalle nuove tecnologie di rilievo basate su laser scanner, che hanno permesso di ottenere in tempi rapidi rilievi completi e precisi, a costi sempre più bassi. Grazie ad un’alleanza con Trimble, le tecnologie di posizionamento dei vari devices come robot, 3D laser scanners, e GNSS possono essere integrate nel processo di rilevamento e progettazione dai software di modellazione Bentley che consentono di visualizzare, interpretare ed elaborare gigabyte di informazioni dense e complesse che non potrebbero essere trattate diversamente. Altra area in cui Bentley è attiva è quella delle reti tecnologiche, per la quale la nuova soluzione Bentley OpenUtilities, in arrivo tra qualche mese, fornirà una suite completa e integrata per la progettazione e gestione delle reti di distribuzione. La linea OpenUtilities consta di tre gruppi di prodotti: OpenUtilities Map è un desktop GIS per multi-utilities. OpenUtilities Designer è un GIS a livello enterprise per utilities di medie-grandi dimensioni che include anche la gestione dei flussi di progettazione e stime on-the fly durante il processo di progettazione “intelligente”. OpenUtilities PowerView è un semplice strumento GIS per visualizzazione e editing, adatto alle aziende di ogni dimensione. A favore dei non-specialisti GIS è disponibile anche l’app Bentley Map Mobile, ideata per le esigenze degli operatori su campo dotati di device mobile.

Sempre in tema di sottoservizi, Bentley ha appena rilasciato una soluzione all’avanguardia destinata a ridurre i rischi delle costruzioni sotterranee in ambienti congestionati dalle reti tecnologiche: Bentley Subsurface Utility Engineering. Una soluzione in grado di acquisire dati da varie fonti, georeferenzarli e metterli a disposizione dei programmi di modellazione 3D del sottosuolo, dei sistemi d’ispezione interattiva e di risoluzione dei conflitti tra i diversi sottoservizi. Grazie a potenti strumenti di calcolo e contenuti di alto profilo tecnologico, Subsurface Utility Engineering è in grado di mappare il sottosuolo e generare, in modo rapido ed efficace, modelli 3D basati su feature, da dati CAD, GIS, Excel, database quali Oracle e da molte altre fonti standard per il settore. Inoltre, mantiene il rapporto tra le fonti CAD e GIS e traccia le caratteristiche civili delle utility per garantire che i dati siano sempre sincronizzati e aggiornati. In molte aree, gli sviluppi 3D hanno prodotto risultati notevoli, con speciale riferimento a progetti che prevedono elevati investimenti in progettazione e costruzione in ambito urbano. Questa capacità di progettazione e visualizzazione “GIS immersiva” è stata la base di partenza del più esteso progetto d’infrastruttura in Europa, il progetto denominato Crossrail, che con i suoi 90 Km di ferrovia di superficie e 46 Km di tunnel paralleli sotterranei attraverserà il centro di Londra. Con l’obiettivo di mantenere l’integrità dei dati di progetto in un approccio BIM, Crossrail ha raccolto la sfida nel coordinare un sistema di gallerie che corrono alla profondità di 40 metri, sotto edifici pubblici e residenze private, tenendo traccia perfettamente della presenza delle varie utilities. Il progetto è diventato un modello di gestione delle informazioni, e Bentley e Crossrail hanno istituito la Bentley Informazion Academy con una copia dell’ambiente di progetto al fine di formare le diverse parti interessate. L’apertura di Crossrail è prevista per il 2018. Se si considerano infine i progetti di ricerca in atto in materia di Augmented Reality, come ad esempio il nuovo metodo di visualizzazione per interrogare modelli di informazione o rappresentazioni virtuali in ambito di un contesto reale rilevato real-time via iPad con Bentley Navigator, si può concludere che Bentley propone ai suoi utilizzatori di tecnologia GIS strumenti precisi e completi.

Il progetto Thames Tideway Tunnel di Thames Water, l’azienda del settore idrico e fognario più grande del Regno Unito, è stato studiato per risolvere il problema degli scarichi fognari di acque miste provenienti dal sistema fognario di Londra

Il progetto Crossrail: uno dei più maestosi progetti in Europa per la gestione del territorio e i trasporti

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Utilizzo di laser scanning

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L’occhio del satellite a supporto della realizzazione di infrastrutture

Studi preliminari, progettazione, monitoraggio dell’ambiente. Da Planetek Italia le soluzioni geospaziali che rendono lo sviluppo delle grandi opere di ingegneria più semplice ed efficiente. Ad un progettista di grandi opere, nelle fasi di pianificazione e design di infrastrutture on-shore ed offshore, dalle linee ferrovie alle condotte, dalle autostrade alle dighe, è richiesta particolare attenzione all’ambiente che tale opera servirà, considerando diversi aspetti. Possedere informazioni topografiche e cartografiche come l’uso, la copertura e il consumo del suolo o l’orografia è un requisito essenziale per un design moderno ed ecosostenibile. L’uso di questi dati dà ad architetti e ingegneri la possibilità di valutare la morfologia della superficie, l’impatto delle attività di costruzione sulle dinamiche ambientali, la possibile coesistenza futura tra opere e zone limitrofe. Considerare tutti questi fattori in fase preliminare consente di rendere l’opera sostenibile per l’ambiente, ottimizzando gli investimenti, la manutenzione e semplificando i compiti di gestione. La disponibilità di questo tipo di informazioni, aggiornate e accurate, non è sempre garantita in zone di difficile raggiungibilità. Operare rilievi in queste zone con tecniche classiche, quali indagini topografiche sul campo o rilevamenti aerei può essere costoso e di complicata

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realizzazione, specialmente in aree difficilmente raggiungibili o interessate da situazioni politicamente instabili. L’utilizzo e l’analisi di immagini acquisite da satellite si propone come nuova frontiera nel campo della progettazione e del monitoraggio ambientale. Cooperando con altre tecnologie basate su aerofotogrammetria / UAV e droni / rilievi lidar / rilievi topografici GPS, i satelliti consentono di migliorare il rapporto tra prestazioni e costi, riducendo il tempo necessario per acquisire le informazioni. I sensori satellitari moderni, capaci di acquisire dati di osservazione della Terra rapidamente ed in tutto il mondo, offrono la possibilità di ottenere immagini aggiornate del territorio con risoluzioni, precisioni e costi che possono variare in funzione dei requisiti del progetto, coprendone più fasi, dalla preliminare all’esecutiva. Le immagini satellitari possono essere utilizzate non solo come livello di riferimento per le valutazioni ambientali e la progettazione, ma anche come input per creare informazioni derivate, mappe e indicatori, ottenute fondendo diverse fonti di dati attraverso tecniche automatiche e di fotointerpretazione. Ciò viene fatto usando il contenuto radiometrico delle immagini, in termini di energia riflessa dal suolo e captata dal sensore satellitare, e il loro contenuto spaziale, in termini di distribuzione e forma degli oggetti posizionati al suolo.

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Un esempio di dati a valore aggiunto ottenibile da immagini satellitari è rappresentato dai modelli orografici del suolo, comunemente denominati DEM (digital elevation models), che riproducono l’orografia di un territorio in formato digitale, permettendo così una efficace rappresentazione virtuale in 3D. Questo tipo di dati può essere considerato un valido supporto per semplificare la comprensione della realtà. Inoltre, ciò rappresenta la soluzione ottimale per un veloce approvvigionamento di dati in tutte le situazioni in cui è essenziale disporre di accurate informazioni orografiche per studi e progetti, anche in aree remote. I DEM possono essere creati in modi diversi. Il più veloce e pratico implica l’uso di coppie di immagini satellitari stereo, ovvero acquisite sulla stessa area da angolazioni diverse. Considerando alcuni noti principi e algoritmi fotogrammetrici, un processo di correlazione digitale applicato alle immagini stereo permette una misura diretta delle quote altimetriche, con risultati che possono essere considerati molto promettenti, tenendo conto dell’alto livello di automazione. Le risoluzioni ottenibili sono paragonabili a quelle dei rilievi provenienti da voli aerei o da droni. Sistemi di elaborazione dati possono essere utilizzati per estrarre una grande quantità di informazioni da un DEM. Per esempio, è possibile valutare la forma e la distribuzione di ombre per una data posizione del sole; stimare il

possibile impatto delle inondazioni in una valle o in una città; quantificare le attività di scavo e di sbancamento necessarie per costruire una galleria; calcolare isolinee; modellare i movimenti del suolo; simulare voli e ricognizioni aeree, e molto altro. Ognuno di questi esempi mostra come tali dati siano in grado di supportare notevolmente le aziende di ingegneria in un’ampia gamma di attività, che copre studi preliminari e di fattibilità, progettazione delle infrastrutture e monitoraggio e studio di trasformazioni dell’ambiente. L’innovazione rappresentata dai satelliti e le informazioni che essi sono capaci di fornire possono rappresentare lo strumento ideale, per il progettista di infrastrutture, per migliorare il proprio lavoro. Inoltre, considerando l’elevata capacità di essere utilizzati e manipolati in un software GIS o in ambiente CAD tramite formati standard, i prodotti rilevati da satellite possono essere facilmente inclusi in flussi di lavoro consolidati, rendendoli più efficienti, in cambio di limitati sforzi in termini di integrazione e apprendimento. Per maggiori informazioni Planetek Italia Srl Via Massaua 12 - 70132 Bari - Italy Tel.: +39 080 9644200 sales@planetek.it www.planetek.it

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1 - Modello idraulico di Milano: tubi e nodi

Gestione integrata del sistema idrico di Milano Strategia e iniziative di MM, gestore del servizio idrico integrato di Milano, per la gestione integrata del fabbisogno energetico, della domanda e delle perdite del sistema idrico di Milano. Le iniziative, implementate da MM, hanno l’obiettivo di ridurre gli sprechi, migliorare l’efficienza energetica e l’economicità della gestione del servizio, preservando il livello ottimale di qualità del servizio reso ai clienti/cittadini.

Sin dal 2003 MM Spa gestisce il sistema idrico integrato (SII) della città di Milano, con oltre 50.000 punti di erogazione, servendo circa 2 milioni di cittadini. Il fabbisogno idrico è garantito da 450 pozzi che pompano l’acqua dal sottosuolo in serbatoi e successivamente 29 stazioni di pompaggio immettono in rete circa 230 milioni di metri cubi all’anno. La lunghezza della rete di distribuzione è di circa 2.400 km, le tubazioni principali sono in acciaio, ghisa grigia e ghisa sferoidale, con diametri tra DN 50 e DN 1200 mm. La pressione di erogazione media varia tra 2,5 bar nell’area nord del sistema idrico e 6 bar in quella a sud, in funzione delle differenze di quota tra le parti della città.

La strategia, gli indicatori di perdita e i metodi di monitoraggio Già dal 2010 MM ha cominciato a programmare e implementare, in collaborazione con lo Studio Fantozzi, una strategia basata su una visione olistica e sistemica, per migliorare l’efficienza operativa, ridurre le perdite; ottimizzare i consumi energetici ed aumentare i ricavi. Questa si è articolata in una serie di attività e progetti di innovazione che formano un quadro organico di trasformazione dei processi e dei sistemi e che comprendono: • L’applicazione della metodologia IWA (International Water

• •

di M. Fantozzi - Studio Marco Fantozzi C. A. Carrettini, N. Rivezzi, S. Zanini, E. A. Lanfranchi, T. Mazzini, C. Chiesa, D. Segalini - MM Spa

Association) - per calcolare il bilancio idrico e gli indicatori (KPI) dello stato della rete e definire le strategie di gestione delle perdite. La costruzione e validazione del modello matematico del sistema idrico. L'integrazione del modello matematico con altri software specializzati, per progettare la suddivisione della rete in zone di pressione (PMZ) e migliorare il controllo delle perdite. L’implementazione di un avanzato sistema di controllo della pressione, che opera in tempo reale sia le pompe che le valvole di riduzione della pressione (PRV), per ridurre i consumi energetici e le perdite, monitorare il livello delle perdite ed il verificarsi dei transitori di pressione. L’effettuazione di audit energetici per determinare il consumo energetico e l’efficienza di ciascun componente del sistema. La progettazione e sviluppo di un Sistema di Supporto Decisionale (DSS) nel contesto del progetto ICeWater finanziato nell’ambito del programma FP7 della commissione europea. La sperimentazione in una zona pilota di tecnologie AMR e di rilevatori del rumore di perdita (noise logger) per l’analisi

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della domanda idrica e la localizzazione delle perdite (progetto ICeWater e progetto PROACTIVE, finanziato dalla Regione Lombardia). • L’analisi del livello di prestazione del parco contatori dell’acqua per definire un piano di sostituzione che consenta di addebitare equamente i consumi effettivi, ridurre la sottoregistrazione dei contatori e incrementare i ricavi della società.

Applicazione della metodologia dell’IWA

2a

La metodologia IWA è stata applicata da MM dal 2010 per calcolare il bilancio idrico e i principali indicatori di performance (KPI) utilizzando i software specialistici LEAKS. Ciò ha consentito di ottenere lo stato reale della rete e di definire il mix più appropriato di attività per la gestione delle perdite reali (velocità e qualità delle riparazioni, gestione della pressione, controllo attivo delle perdite, riabilitazione della rete). L’applicazione dei concetti e dell’approccio olistico dell’IWA ha consentito ad MM di avere più chiarezza su come misurare le performance, valutare l’influenza dei tempi di riparazione delle perdite sul volume delle perdite reali, pianificare gli interventi di ricerca perdite in modo economico, valutare le opportunità per l’adozione della gestione della pressione per ridurre le portate di perdita ed il consumo di energia. Il controllo attivo delle perdite è diventato parte integrante dell’approccio alla gestione delle perdite idriche di MM. È stato sviluppato un procedimento informatico, utilizzando Maximo, per migliorare il flusso di lavoro tra i team di controllo delle perdite e le squadre di riparazione.

Implementazione e validazione del modello matematico dell’acquedotto

2b

2c 2 - a, b, c) Simulazioni di pressione con nuove tubazioni e nuovi insediamenti (area EXPO 2015)

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Per ottenere una buona conoscenza del funzionamento dell’acquedotto è stato sviluppato il modello matematico dell’intera rete acquedottistica di Milano. Il modello, implementato in ambiente Infoworks WS, comprende 27.000 nodi e 32.000 tubi (fig.1), 50.000 utenze, 450 pozzi e 29 stazioni di pompaggio con 1 serbatoio e almeno 3 gruppi di pompaggio ciascuna. Partendo dai dati GIS, un complesso processo di esportazione e importazione di tutti gli elementi è stato sviluppato in collaborazione con UNESCO-IHE (Dipartimento Hydroinformatics), partner del progetto ICeWater. Il modello viene utilizzato per diversi scopi che includono il dimensionamento di nuovi insediamenti, come EXPO2015, o nuove tubazioni (fig. 2a e 2b) e l’ottimizzazione nella pianificazione dei pompaggi (fig.2c). Questo approccio permette un dimensionamento più corretto in quanto le analisi idrauliche vengono affrontate con una visione globale e considerando diversi possibili scenari di funzionamento. Inoltre l’elevato numero di centrali di pompaggio e le influenze sul funzionamento reciproco presuppongo l’utilizzo di uno strumento di analisi in grado di gestire molte variabili. Pertanto le conseguenze di un fermo centrale, il dimensionamento o il funzionamento di un gruppo di pompaggio vengono valutati con analisi idrauliche impostate sul modello.

Integrazione del modello matematico con software specialistici MM ha deciso di suddividere il sistema idrico in zone di pressione e di ridurre la pressione in eccesso, come suggerito


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dalle “best practice” sviluppate dal Water Loss Specialist Group (WLSG) dell’IWA. Il modello matematico e i software specialistici LEAKS sono stati utilizzati (in collaborazione con lo Studio Marco Fantozzi e l’università di Ferrara) per progettare le zone di pressione e per stimare il risparmio relativo alla riduzione delle perdite e della frequenza delle rotture (e quindi dei costi di riparazione) connesso alla gestione della pressione ed il relativo ritorno degli investimenti, tenendo conto anche della riduzione dei consumi. I software LEAKS sono stati utilizzati anche per selezionare il tipo di gestione della pressione più appropriato per il sistema in oggetto.

Implementazione di un sistema di controllo avanzato della pressione e sviluppo del DSS L’uso integrato del modello matematico, degli audit energetici e dei software per la gestione delle perdite ha permesso ad MM di progettare e implementare la zona di pressione pilota di Abbiategrasso a Milano (in rosso nella figura 3a), con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico e le perdite idriche e di migliorare la gestione degli asset. La PMZ di Abbiategrasso ha una lunghezza totale di 116,27 km, comprende 1.628 clienti (nella maggior parte condomini) e serve circa 90.000 abitanti. La PMZ è alimentata da 4 pompe situate alla centrale di pompaggio di Abbiategrasso e da 2 punti di alimentazione sul lato nord della PMZ in cui riduttori di pressione (PRV a fuso C-valve) sono stati installati per garantire la fornitura di acqua anche in caso di blackout della stazione di pompaggio. Il sistema di gestione avanzata della pressione installato

(sviluppato in collaborazione con Fast Automation) e descritto nella figura 3b ha l’obiettivo di mantenere un valore fisso della pressione (anche programmabile in modo distinto per il giorno e per la notte) nel punto critico della PMZ. Il sistema opera in tempo reale mediante Variable Frequency Drive (VFD) installati alle pompe e utilizzando le PRV durante le ore notturne quando il rendimento delle pompe è inferiore e in caso di emergenza (black out alla centrale di pompaggio, malfunzionamento delle pompe, ecc.). Inoltre, a protezione dalle sovra-pressioni, alcuni sensori di pressione installati in rete e collegati in tempo reale al sistema di controllo (programmati con frequenza di campionamento inferiore a 1/10 sec quando la pressione supera un predefinito valore massimo) sono anche in grado di catturare la presenza di eventuali colpi d’ariete.

Esecuzione di audit energetici Il sistema di distribuzione dell’acqua di Milano utilizza esclusivamente dei pompaggi e quindi l’energia rappresenta il costo operativo maggiore. Risulta importante la valutazione dell’efficienza energetica attraverso l’esecuzione di audit energetici da un punto di vista di sistema, prendendo in considerazione il dimensionamento delle macchine e le operazioni sulle valvole, e non solo focalizzandosi sull’ottimizzazione della pianificazione oraria dei pompaggi o migliorando l’efficienza dei singoli asset (pompe o valvole). Quindi, per definire le azioni correttive più opportune, come suggerito dalla National Water Loss Initiative (Mamade A., 2014), sono stati calcolati diversi indici di performance



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energetica ed i livelli di servizio limite in termini di KWh/ m3•100m (insoddisfacente, accettabile, buono) evidenziando così dove è possibile ottenere miglioramenti (fig.4). Inoltre sono state ricostruite le curve caratteristiche reali di ciascuna pompa e le rispettive curve di efficienza (fig.5a) verificando se la pompa ha subito un degrado rispetto ai valori nominali. Analizzando l’efficienza istantanea e le frequenza della stessa durante le 24 ore (fig.5b), è anche possibile valutare se la pompa è stata dimensionata in modo corretto per il funzionamento richiesto. Sono stati identificati quali elementi presentano efficienze minori e quali azioni correttive sono prioritarie. All’interno della strategia di miglioramento, tali analisi vengono incrociate con altre azioni, come la modifica nella pianificazione dei pompaggi in funzione dei profili di domanda o l’installazione di valvole riduttrici di pressione sempre in un’ottica di ottimizzazione integrata.

3a

Sviluppo di un DSS La strategia e le azioni finalizzate a sviluppare un approccio integrato nella gestione dell’energia, della domanda e delle perdite idriche nell’acquedotto della città di Milano, prevedono un Sistema di Supporto alle Decisioni (DSS) che è in fase di sviluppo nell’ambito del progetto ICeWater (ICT solutions for efficient water resources management) finanziato dalla commissione europea. La soluzione DSS, basata su un insieme di sofisticate soluzioni IT, utilizza dati provenienti dal sistema SCADA e da una nuova rete di sensori installati in campo (sensori di pressione, misuratori di portata e di energia, sensori di rumore, AMR lettura automatica dei consumi idrici) per l’identificazione e la localizzazione delle perdite, la gestione dell’energia, della domanda e delle infrastrutture tecnologiche. Il DSS prevede cinque moduli funzionali, come mostrato in figura 6: • Water Loss Management (WLM) • Water Operation Support (WOS) • Water Supply System Planning (WSSP) • Water Demand Management (WDM) • Water Asset Management (WAM). I moduli si sviluppano su una infrastruttura di comunicazione (WI2M), che raccoglie e conserva i dati e le misure di campo e le informazioni funzionali e degli asset, utili alla gestione dell’acquedotto e allo sviluppo dei DSS. WLM e WOS sono moduli online utili per la gestione delle operazioni in tempo reale mentre WSSP, WDM e WAM sono moduli offline per le fasi di programmazione. L’utilizzatore ha la possibilità di richiamare le funzionalità e visualizzare le risposte del DSS mediante interfaccia grafica personalizzabile.

3b 3 - a) La rete idrica di Milano con la PMZ di Abbiategrasso evidenziata in rosso e b) Schema di funzionamento della PMZ di Abbiategrasso

Test di sistemi AMR per l’analisi della domanda e di Noise Logger per localizzare le perdite Nell’ambito del progetto ICeWater, tutti i 69 contatori d’utenza del distretto nominato MICE, interno alla PMZ Abbiategrasso, sono stati dotati di AMR combinato ad un sistema di comunicazione GPRS. Le utenze in questione sono principalmente condomini per un totale di 2530 residenti serviti, L’obiettivo è quello di acquisire dei dati in tempo reale della domanda per poter garantire un migliore servizio alle utenze, sviluppare calcoli di bilancio idrico, analisi dei minimi

4 - Consumo energetico di alcuni impianti di MM confrontati con i livelli limite di servizio internazionali [KWh/m3·100m]

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5 - a) Curva della pompa 1 di Abbiategrasso, b) Efficienza delle pompe di Abbiategrasso 6 - Use Case, Funzionalità e Moduli del DSS

notturni e testare i potenziali benefici di una tariffa dinamica. All’interno dello stesso distretto MICE sono stati installati 20 noise logger che permettono di analizzare il rumore causato dalle perdite, di identificare le tubazioni con un alto livello di rumore e aiutare la localizzazione puntuale della perdita (fig.8a). Inoltre, nell’ambito del progetto PROACTIVE, finanziato dalla Regione Lombardia, un altro distretto sta per essere strumentato con noise logger e AMR con comunicazione via radio e sistema di recupero dei dati walk-by (fig.8b). Infine 200 contatori dei grandi clienti di Milano verranno sostituiti con misuratori più accurati e provvisti di AMR con comunicazione GPRS (fig.8c).

Analisi delle performance dei contatori dei clienti

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Dopo la pubblicazione dei risultati dei test eseguiti sui contatori presso diversi gestori idrici (Fantozzi, 2009), MM ha iniziato ad analizzare le prestazioni dei contatori dei clienti mediante prove in loco per definire il profilo di utilizzo di acqua domestica e in laboratorio per misurare gli errori dei contatori a quattro diverse portate per calcolare poi l’errore medio ponderato (Average Weighted Error o AWE) di ciascun contatore testato (fig.7). I test sono stati condotti, come stabilito dalle norme di riferimento per i contatori secondo la IS04064/3, dal laboratorio interno contatori di MM accreditato con certificazione del banco di prova contatori (CEE 75/33). Queste analisi hanno permesso di stimare la sottoregistrazione dei contatori e di sviluppare un piano di sostituzione degli stessi mediante calcolo del costo/beneficio

7 - Laboratorio di test dei contatori di MM

sulla base del deterioramento della precisione dei contatori, del costo di sostituzione e di dati economici (prezzo di vendita dell’acqua, ecc.), ridimensionando, se necessario, il calibro dei contatori in funzione delle portate effettivamente erogate. Le attività di sostituzione, avviate nel 2014, sono attualmente in corso. L’attuazione del suddetto piano di sostituzione sarà di beneficio non solo per MM, ma anche per i clienti, in quanto garantisce equità di servizio ai cittadini.


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A

B

C

8 a) DMA ‘MICE’ del progetto ICeWater, b) DMA del progetto ProActive, c) AMR ai grandi clienti

Conclusioni Le analisi effettuate secondo la strategia descritta hanno permesso a MM di individuare le aree prioritarie di intervento nonché di definire ed avviare l’attuazione di un mix di attività complementari finalizzate a ridurre le perdite, aumentare l’efficienza energetica ed il fatturato, garantendo un’elevata qualità del servizio fornito ai clienti. Le attività messe in atto da MM per la gestione della pressione e per l’efficientamento energetico sono caratterizzate da un tempo di rientro degli investimenti di circa due anni come dimostrato dal confronto dei dati relativi alla situazione prima e dopo l’implementazione delle soluzioni adottate. Per quanto riguarda la sostituzione dei contatori (in corso di implementazione), la verifica dell’effettivo tempo di rientro sarà possibile appena disponibili i dati delle prime letture post sostituzione. L’utilizzo degli strumenti di supporto finanziario disponibili (fondi regionali ed europei) a sostegno della ricerca e dell’innovazione è stato molto utile per facilitare l’attuazione pratica di tecnologie innovative e di metodologie di “best practice” nonché per lo sviluppo di sistemi di supporto decisionale specifici a supporto della gestione efficiente della distribuzione idrica. Bibliografia E. A. Lanfranchi, M. Fantozzi, C.A. Carrettini, D. Segalini, C. Chiesa (2014) Integrated management of energy, demand and water losses in the water system of the city of Milan by means of mathematical models, leakage specialist software, decision support systems, AMR and real time pressure control system. IWA WaterIdeas Conference, Bologna, Italy (2014) Creaco, E. Lanfranchi, E. Chiesa, C. Fantozzi, M., Carrettini, C., Franchini, M. (2014) Leakage and energy optimization in the Abbiategrasso district. IWA WaterIdeas Conference, Bologna, Italy (2014) Mamade, A. (2014) Energy auditing as a tool for improving service efficiency of water supply systems, 216th Conference on Water Distribution System Analysis, WDSA 2014 Farnham. T., Fantozzi M,, et al. (2013) ICT for efficient water resources management: the ICeWater energy management and control approach. CCWI 12th International Conference ‘Computing and Control in the Water Industry. Perugia, Italy, 2-4 Sep 2013. www.icewater-project.eu Lambert A.O., Fantozzi M, Thornton J. Practical approaches to modelling leakage and pressure management in distribution systems – progress since 2005. CCWI 12th International

Conference ‘Computing and Control in the Water Industry. Perugia, Italy, 2-4 Sep 2013 Fantozzi M, Reduction of customer meters under-registration by optimal economic replacement based on meter accuracy testing programme and Unmeasured Flow Reducers, IWA Water Loss Conference, CapeTown, S. Africa (2009) Merks C, Lambert A.O., Fantozzi M, et al. (2015) EU Reference document: Good Practices on Leakage Reduction” della Commissione Europea www.leakssuite.com/eu-good-practiceon-leakage-management Per informazioni sui Software LEAKS: www.studiomarcofantozzi. it www.leakssuite.com Gli autori Marco Fantozzi marco.fantozzi@email.it Responsabile dello Studio Marco Fantozzi e membro del Water Loss Specialist Group dell’IWA “International Water Association”. Ha 27 anni di esperienza a livello internazionale nella gestione delle perdite ed ha aiutato molti gestori a migliorare la gestione della rete idrica. Consulente della Commissione Europea e Referente dell’IWA per la gestione delle perdite per l’Europa Sud Orientale. Carlo Carrettini dacq@metropolitanamilanese.it Direttore dell’acquedotto di Milano dal 2008. Ha oltre trent’anni di esperienza nel settore delle infrastrutture idrauliche e ambientali sul territorio lombardo, soprattutto per enti e aziende pubbliche. È stato Direttore Generale del Consorzio Intercomunale Acquedotto Brianteo e Vice Direttore Tecnico del Consorzio di Bonifica dell’Alto Lambro. Nicola Rivezzi n.rivezzi@metropolitanamilanese.it CIO di MM spa. E’ stato assistente e ricercatore di Fisica dello Stato Solido presso l’École Centrale di Parigi, Quality Assurance Engineer in Foster Wheeler, consulente informatico SAP in una società di IBM, ICT manager in Siirtec Nigi (settore Oil & Gas) e in Firema. Stefano Zanini s.zanini@metropolitanamilanese.it Consulente di MM nell’area dell’innovazione tecnologica e di processo. Emilio Attilio Lanfranchi e.lanfranchi@metropolitanamilanese.it Ingegnere Idraulico presso la Direzione Acquedotto del Servizio Idrico Integrato della città di Milano (MM spa). Ha implementato il modello matematico dell’acquedotto, si occupa di progettazione ed ottimizzazione e dal 2013 partecipa ai progetti europei “ICeWater”, “Proactive” e “Upsidedown Protect”.

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La gestione idraulica dei bacini urbani Per verificare la fattibilità delle tecniche di retrofitting per la mitigazione degli allagamenti in ambiente urbano sono stati analizzati vari scenari applicati al bacino urbano del centro storico di Palermo. Un sistema basato su una Bayesian Decison Network (BDN) ha permesso di individuare la soluzione di gestione della rete di drenaggio più adeguata.

Nelle città il danno potenziale dovuto agli allagamenti è straordinariamente alto data l’elevata densità di popolazione e beni. Un approccio innovativo al problema si basa sulla gestione diffusa delle acque di pioggia su tutta l’area urbana mediante tecniche “più naturali”: le pratiche di retrofitting consistono in una serie di interventi strutturali di mitigazione dei deflussi per la riduzione dei colmi di piena, la mitigazione del potere erosivo dei deflussi e del loro carico inquinante. Nel presente articolo viene analizzata la fattibilità, in termini costi-benefici, di vari scenari operazionali di mitigazione degli allagamenti, ottenuti dalla combinazione di diverse di tecniche di retrofitting, del bacino urbano del centro storico di Palermo. I risultati relativi a ogni scenario esaminato, in termini di tiranti idrici di allagamento e di danno potenziale corrispondente, sono stati confrontati tra loro e con i costi e la praticità delle misure di drenaggio convenzionali. È stato implementato un sistema esperto basato su di una Bayesian Decision Network (BDN) insieme

1 - Il centro storico di Palermo: rete fognaria ed aree di allagamento

di Vincenza Notaro, Chiara M. Fontanazza, Valeria Puleo, Gabriele Freni - Università di Enna Goffredo La Loggia - Università degli Studi di Palermo

con la modellazione idraulica del funzionamento del sistema di drenaggio urbano, in modo da esaminare tutte le variabili significative nella gestione di un sistema reale e incertezze a loro associate. È stata valutata l’efficienza dei vari scenari di mitigazione proposti e selezionata la più adeguata alternativa di gestione.

Materiali e metodi Il modello matematico Per simulare il comportamento del sistema di drenaggio urbano in corrispondenza di un dato evento piovoso è stato adottato il modello SWMM [5] in cui il deflusso superficiale è stato simulato con un modello distribuito del tipo “serbatoio non-lineare” [6] e, per l’analisi della propagazione dei deflussi superficiali e della formazione degli allagamenti, la rete di drenaggio è stata schematizzata secondo un approccio duale. Una descrizione più dettagliata del modello utilizzato è

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Parametri

U. M.

Min

Max

Depressioni superficiali in aree impermeabili

mm

0.5

2.0

Depressioni superficiali in aree permeabili

mm

3.5

8.5

Indice di scabrezza di Manning per aree impermeabili

-

0.020

0.033

Indice di scabrezza di Manning per aree permeabili

-

0.025

0.050

Capacità di infiltrazione massima (Horton)

mm/h

62.0

117.2

Capacità di infiltrazione a saturazione (Horton)

mm/h

12.2

22.7

Indice di scabrezza di Manning per i collettori fognari

-

0.014

0.025

Indice di scabrezza di Manning per i canali superficiali (strade,ecc)

-

0.022

0.034

Tab.1 - Campo di variazione dei parametri del modello nell’analisi di incertezza BMC

2 - Bayesian Decision Network (BDN) implementata (il rettangolo rappresenta un nodo decisione, gli ovali e i rombi rappresentano rispettivamente i nodi di variabili di stato e i nodi utilità)

Media dei tiranti di allagamento

Tempo di ritorno medio

Media dei tiranti di allagamento

Tempo di ritorno medio

[cm]

[anni]

[cm]

[anni]

1

144.9

0.54

9

44.4

0.56

2

63.4

0.56

10

25.7

0.71

3

50.7

0.68

11

28.7

0.56

4

45.9

0.56

12

54.6

0.54

5

59.9

0.56

13

43.2

0.54

6

32.2

0.56

14

38.4

0.56

7

28.3

0.68

15

24.6

1.50

8

47.0

0.59

Area allagata

Area allagata

Tab.2 - Aree allagate del bacino con tiranti di allagamento medi e tempi di ritorno medi

54

riportata in [3]. L’incertezza dovuta ai parametri del modello è stata analizzata tramite analisi Bayesiana di tipo Monte Carlo (BMC): i parametri del modello sono stati trattati come variabili stocastiche associate a una distribuzione di probabilità, che è stata assunta di tipo uniforme. I campi di variazione dei parametri sono stati definiti tramite intervalli (tab.1) che includono i valori calibrati ottenuti utilizzando tutti gli eventi monitorati disponibili [3]. Bayesian Decision Network Una Bayesian Network è un modello grafico che combina elementi della teoria dei grafi con la teoria della probabilità. Il sistema analizzato viene concettualizzato tramite un diagramma aciclico in cui i nodi rappresentano le variabili di stato del sistema, gli archi rappresentano l’esistenza di rapporto causale diretto tra le variabili collegate, e la forza di questi legami viene espressa per mezzo di distribuzioni di probabilità condizionata. In una BN possono essere rappresentati sia i nodi indipendenti (non associati) che dipendenti (associati), e ciascun nodo o variabile può assumere uno di un numero possibile di stati o valori. Le BN sono utilizzate per la stima del rischio e dell’incertezza e forniscono una struttura per l’analisi delle relazioni causa-effetto che intercorrono nei sistemi naturali [2] [8]. L’incertezza viene gestita tramite l’applicazione della teoria Bayesiana della probabilità [4]. In accordo con la regola di Bayes, tutti i possibili valori di ciascuna variabile sono definiti in una BN attraverso una distribuzione di probabilità, chiamata “marginale”, e le relazioni tra le variabili sono esplicitamente espresse come distribuzioni di probabilità condizionata [9]. Pertanto, una BN può essere agevolmente aggiornata non appena sono disponibili nuove informazioni sul sistema in studio e può essere adottata per stimare lo stato dei nodi genitori dato il valore dei nodi figli. In tal modo, dato un cambiamento in una qualunque parte del sistema, si può stimare quali siano i suoi effetti sullo stato dell’intero sistema [7]. Un’ulteriore proprietà delle BN consiste nella loro capacità di combinare dati sia quantitativi che qualitativi [1]. Le distribuzioni di probabilità marginali e quelle condizionate tra variabili possono essere stimate tramite dati misurati sul campo, risultati di simulazioni modellistiche o facendo ricorso a giudizi soggettivi di esperti nel settore. Tale proprietà si dimostra piuttosto funzionale in quelle situazioni in cui la disponibilità e l’attendibilità delle misure sul campo è abbastanza limitata, come l’analisi degli allagamenti in ambiente urbano. Come strumento di supporto alle decisioni per l’analisi dell’efficacia di diversi scenari di retrofitting mirati alla mitigazione degli allagamenti, si è fatto ricorso a una particolare tipologia di BN, le Bayesian Decision Networks (BDN). La principale peculiarità di tali reti consiste nella possibilità di includere nodi decisione o di gestione (Decision Nodes) e di associare a una data variabile dei nodi utilità (Utility Nodes) che esprimono l’utile, in termini costi-benefici, corrispondente a un dato stato della variabile stessa. Ciascun nodo decisione contiene un set di diversi stati che rappresentano alternative gestionali che si


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escludono a vicenda. Un nodo utilità è sempre un nodo figlio e rappresenta i benefici o i costi che risultano da ogni stato del suo corrispondente nodo genitore. In figura 2 è riportata la struttura concettuale della BDN implementata nel presente studio. Tale struttura rappresenta una rete costituita da 5 nodi di cui due nodi di stato (variabili che descrivono la condizione del sistema analizzato), un nodo decisione (costituito da un set di diversi possibili scenari di mitigazione degli allagamenti) e due nodi utilità (valore attesi, quantificabili in termini monetari e non, che assegnano il successo o il fallimento di una decisione). Il nodo decisione Scenari di Mitigazione degli Allagamenti (SMA) rappresenta diversi scenari operazionali di mitigazione degli allagamenti che si escludono a vicenda. Tale nodo è il genitore di altri due nodi: il nodo di stato Tirati idrici di Allagamento (TA), che rappresenta l’efficienza dell’SMA considerato per un dato evento meteorico, e il nodo di utilità Costi Attualizzati (CA), che esprime i costi attualizzati di realizzazione delle opere di retrofitting previste dall’SMA considerato. La variabile di stato Eventi di Pioggia Storici (EPS) è inclusa come un ulteriore causa (nodo genitore) dei TA; il nodo utilità Danno da Allagamento (DA) ne costituisce un effetto diretto (nodo figlio). Dal bilancio tra i CA e il DA, la BDN identifica lo scenario di mitigazione più appropriato in termini costi-benefici.

Il caso di studio Il centro storico di Palermo è la parte più antica della città; si presenta densamente urbanizzato e possiede un sistema di drenaggio datato che riceve le acque reflue e meteoriche anche da bacini meno urbanizzati posti a monte (superfici campite in verde in fig.1). Allagamenti superficiali localizzati si verificano anche per eventi meteorici con elevata frequenza di accadimento a causa dell’insufficienza idraulica del sistema di drenaggio. Tra il 1994 e il 2008, diverse parti del bacino sono state interessate da più di 30 allagamenti per i quali, grazie alle informazioni fornite dai Vigili del Fuoco e dalle compagnie di assicurazione, è stato possibile costruire un accurato database che include le aree allagate, i tiranti idrici, il volume e la durata dell’allagamento e informazioni sui danni provocati alle proprietà e ai beni [3]. All’interno dell’area analizzata è localizzata la stazione pluviometrica di Parco d’Orléans, che opera dal 1993. Il modello idraulico di simulazione è stato calibrato con riferimento ai tiranti di allagamento e ai volumi misurati dai Vigili del Fuoco durante 10 eventi di allagamento verificatisi tra il 1994 e il 1997 [3]. La figura 1 mostra le aree frequentemente allagate; la tabella 2 riporta i relativi tiranti idrici medi ed i corrispondenti tempi di ritorno medi di allagamento.

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Scenari di Mitigazione degli Allagamenti (SMA) Tre diversi SMA sono stati proposti e analizzati (fig.3) e le loro prestazioni sono state comparate con quelle corrispondenti alla configurazione attuale del sistema di drenaggio (Scenario 0) per identificare la soluzione più appropriata. Scenario 1: realizzazione di un collettore emissario, del diametro di 3,3 m, che intercetta i deflussi provenienti dai bacini a monte del centro storico e si allaccia all’esistente collettore sud-orientale (come previsto nel 1987 nel Programma di Attuazione della Rete Fognaria del Comune di Palermo). Scenario 2: realizzazione di tre vasche di laminazione e variazione delle pendenze e delle sezioni di alcuni tratti di collettore che afferiscono a tali vasche per rendere l’andamento plano-altimetrico della rete compatibile con il funzionamento a gravità degli invasi. La prima vasca (A), del volume di 4.000 m3, è stata dislocata nella parte montana del bacino e intercetta parte dei deflussi provenienti dai bacini a monte; la seconda (B) e la terza (C), del volume di 15.000 e 4.000 m3, rispettivamente, sono state posizionate nella zona valliva del bacino per incrementare la prestazione idraulica di tali aree dove, anche a causa delle ridotte pendenze topografiche, la capacità di convogliamento della rete risulta molto scarsa e determina allagamenti localizzati frequenti con tiranti non trascurabili. Scenario 3: costituisce una sintesi degli scenari 1 e 2, e prevede un collettore del diametro di 3,3 m che intercetta i deflussi dei bacini di monte, e, per alleggerire il carico idraulico nella parte valliva del bacino, le vasche volano B e C. Ciascun SMA proposto è stato implementato nel modello idraulico di simulazione per valutarne le prestazioni idrauliche. Costi Attualizzati (CA) Se un dato SMA è selezionato dal nodo decisione (stato YES), a esso è stato associato il costo di realizzazione delle opere previste, attualizzato a un arco temporale di 50 anni, diversamente (stato NO), tale costo è posto pari a € 0,00.

3 - Scenari di Mitigazione degli Allagamenti (SMA) proposti per il bacino in esame (Oliveri et al., 2004)

4 - Distribuzione di probabilità degli allagamenti stimata per ciascun SMA in una zona posta nella parte di monte del bacino (Location 1)

Eventi Storici di Pioggia (ESP) Dall’analisi dei 2340 eventi di pioggia registrati presso la stazione pluviometrica di Parco d’Orléans tra il 1994 e il 2008, adottando un tempo di inter-evento minimo pari a 7 ore, sono stati individuati 1370 ESP statisticamente indipendenti. Tali eventi sono stati utilizzati come variabili di stato per la BDN, ovvero come input per la modellazione idraulica del sistema di drenaggio del centro storico, sia nelle condizioni attuali (scenario 0) sia con riferimento ai tre scenari di retrofitting proposti (scenari 1, 2, 3).

Analisi dei risultati Distribuzione di probabilità condizionata dei tiranti idrici di allagamento: EPS - SMA —> TA Per ciascun SMA e per ogni area di allagamento identificata, sono stati analizzati statisticamente i corrispondenti TA medi ottenuti dalle 1370 simulazioni. Sono state ricavate le distribuzioni di probabilità dei TA medi, per assegnata

5 - Distribuzione di probabilità degli allagamenti stimata per ciascun SMA in una zona posta nella parte di valle del bacino (Location 5)

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6 - Curve tirante-danno per gli edifici (a) e per i veicoli (b): quantili (linee in rosso) delle 25 curve ottenute non considerando, di volta in volta, le informazioni relative ad un area allagata o ad un evento storico di allagamento [3]

7 - Distribuzione di probabilità del danno atteso a scala di bacino per ciascun SMA

58

area e scenario, unitamente alle corrispondenti bande di incertezza (quantili al 5% ed al 95%). Le figure 4 e 5 riportano tali curve, per tutti gli scenari considerati e i dati storici misurati, con riferimento a due diverse aree, localizzate, rispettivamente, nella parte a monte (location 1) e nella parte a valle (location 5) del bacino analizzato. La figura 4 mostra che: • la probabilità degli allagamenti si riduce grazie all’introduzione del collettore emissario che intercetta i deflussi superficiali provenienti dai bacini a monte del centro storico (scenario 1). L’effetto è più evidente per gli allagamenti più frequenti e diviene progressivamente meno importante al crescere del tempo di ritorno dell’allagamento, in quanto i volumi di deflusso coinvolti riducono l’efficienza sia di intercettazione dei deflussi superficiali da parte delle caditoie sia di convogliamento idraulico del collettore emissario; • lo scenario 1 provoca anche una riduzione dell’incertezza associata alla distribuzione di probabilità dei TA poiché la maggior parte dei deflussi provenienti da monte viene intercettata dal collettore emissario e, pertanto, anche l’incertezza associata alla loro valutazione viene trasferita al modello di propagazione delle portate in tale collettore;

• l’introduzione di vasche volano (scenario 2) ha un effetto poco rilevante sulla mitigazione degli allagamenti, soprattutto per tempi di ritorno elevati; per gli allagamenti più frequenti l’incertezza associata alla probabilità dei TA medi si riduce significativamente rispetto allo scenario 0; • si manifesta la stessa risposta in termini di TA sia per lo scenario 1 che per il 3, dato che gli allagamenti sono principalmente dovuti a fenomeni di sovraccarico idraulico localizzato del sistema fognario causati dagli ingenti volumi provenienti dai bacini a monte del centro storico. L’analisi della figura 5 conduce alle seguenti considerazioni: • i TA medi e le corrispondenti probabilità sono marginalmente influenzate dall’introduzione del collettore emissario a monte del bacino (scenario 1); tale risposta è principalmente imputabile al fatto che gli allagamenti in tale zona sono dovuti principalmente al locale sovraccarico idraulico della rete fognaria causato dai deflussi superficiali generati nella parte centrale e valliva del centro storico; • relativamente allo scenario 1, l’incertezza si è notevolmente ridotta in quanto riconducibile all’incertezza nella stima dei deflussi zenitali nel centro storico;


• l’introduzione delle vasche volano (scenari 2 e 3) mostra una maggiore efficacia nella mitigazione degli allagamenti, i quali risultano quasi del tutto eliminati per tempi di ritorno inferiori a 10 anni; l’incertezza corrispondente è decisamente ridotta poiché i valori assoluti dei tiranti di allagamento sono molto più bassi rispetto allo scenario 0 e la prossimità degli allagamenti nei siti scelti per la realizzazione delle vasche trasferisce parte di tale incertezza alla simulazione del processo di riempimento delle vasche stesse. In generale, l’analisi svolta mostra che: • solo lo scenario 3 è in grado di ridurre gli allagamenti sia nella parte di monte sia di valle del bacino; • l’incertezza nella valutazione delle probabilità di allagamento a seguito dell’applicazione di un SMA dipende sia dalla riduzione in valore assoluto dei TA medi sia dalla distanza tra l’area allagata e il sito in cui viene realizzata la struttura di mitigazione. Ciò perché la componente dei deflussi zenitali introduce un’incertezza nel percorso che collega le strutture di retrofitting e la localizzazione degli allagamenti. Distribuzione di probabilità condizionata del danno da allagamento: TA —> DA Per selezionare lo scenario di mitigazione più appropriato è stata condotta un’analisi economica costi-benefici a scala di bacino dei vari scenari proposti. Per costruire la distribuzione di probabilità condizionata del DA, sono state applicate le curve tirante-danno, specifiche per gli edifici (fig.6a) e per i veicoli (fig.6b), stimate in un precedente studio [3]. L’incertezza associata alle curve di danno è rappresentata dalle bande di incertezza (curve rosse) relative ai quantili al 5% e al 95%. In figura 7 è riportata, per ogni scenario, la relativa distribuzione di probabilità condizionata del DA atteso, calcolato a scala di bacino, ottenuta considerando sia l’incertezza nella stima delle probabilità dei TA (figg. 4 e 5) che nella stima del DA (fig.6). Per tutti gli SMA analizzati si osserva una riduzione dell’incertezza associata alla stima del DA. Tale risultato può trovare spiegazione nel fatto che parte dell’incertezza originaria si è trasferita nella valutazione della portata intercettata dal collettore emissario o del volume laminato dalle vasche. Ciò non significa che si è avuta una riduzione dell’intera incertezza modellistica, ma che semplicemente tale incertezza è stata suddivisa nella stima della portata intercettata e dei volumi laminati. Lo scenario 3 si è dimostrato la soluzione più conveniente: indipendentemente dal tempo di ritorno, la somma del DA atteso e dei CA delle strutture di mitigazione proposte (M€ 0,765), è minore del DA atteso riconducibile allo scenario 0. Anche la stima dell’incertezza associata al DA atteso subisce una riduzione. Anche gli scenari 1 e 2 forniscono dei risultati interessanti, ma solo per bassi tempi di ritorno: tenendo

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Costi Attualizzati (CA) Scenario di Mitigazione degli Allagamenti (SMA) Scenario 0

Yes €

No -

-

Scenario 1

M€ 0,472

-

Scenario 2

M€ 0,394

-

Scenario 3

M€ 0,765

-

Tab.3 - Nodo utilità: Costi Attualizzati

in considerazione i CA delle opere di retrofitting previste (M€ 0,472 per lo scenario 1 e M€ 0,394 per lo scenario 2), l’impatto economico degli allagamenti con elevati tempi di ritorno è maggiore rispetto a quello relativo alle condizioni attuali. Tali scenari sono, inoltre, caratterizzati da un incremento dell’incertezza con il tempo di ritorno dell’evento di allagamento.

Conclusioni I risultati dell’analisi hanno dimostrato che differenti SMA hanno un diverso impatto sul DA atteso e sull’incertezza associata, al punto che in taluni casi le bande d’incertezza a seguito dell’applicazione di un dato scenario comprendono ancora il danno storico misurato. Tale risultato implica che a uno specifico tempo di ritorno dell’allagamento possono ancora corrispondere danni maggiori rispetto a quelli storici registrati. Lo studio ha messo in evidenza che la stima dell’incertezza può essere una componente molto importante del processo di supporto alla decisione, specialmente nel caso in cui gli scenari di mitigazione forniscono risultati medi comparabili. Bibliografia

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[1] Ames, D.P. & Nielson, B.T. (2005). Using Bayesian networks to model watershed management decisions: an East Canyon Creek case study. Journal of Hydroinformatics, 7(4), 267-282. [2] Cowell, R.G., Dawid, A.P., Lauritzen, S.L. & Spiegelhalter, D.J. (1999). Probabilistic Networks and Expert Systems. Springer-Verlag, New York. [3] Freni, G., La Loggia, G. & Notaro, V. (2010). Uncertainty in urban flood damage assessment due to urban drainage modelling and depth-damage curve estimation. Water Science and Technology, 61(12), 2979-2993 [4] Howson, C. & Urbach, P. (1991). Bayesian reasoning in science. Nature, 350, 371–374 [5] Huber, W.C. & Dickinson, R.E., (1988). Storm Water Management Model-SWMM, Version 4 User’s Manual. US Environmental Protection Agency, USA.

[6] Rossman, L.A. (2009). Storm Water management model, User’s manual. US Environmental Protection Agency, USA. [7] Sadoddin, A., Letcher, R.A. & Newham, L.T.H. (2005). A Bayesian decision network approach for assessing the ecological impacts of salinity management. Mathematics and Computers in Simulation, 69(1-2), 162-176 [8] Steyvers, M., Joshua B. Tenenbaumb, J.B., Wagenmakers, E.J. & Blum, B. (2003). Inferring causal networks from observations and interventions. Cognitive Science, 27, 453-489. [9] Varis, O. & Kuikka S., (1999). Learning Bayesian decision analysis by doing: lessons from environmental and natural resources management. Ecological Modelling, 119(2-3), pp. 177–195

Gli autori Vincenza Notaro vincenza.notaro@unikore.it Assegnista di ricerca presso la Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Enna “Kore”. Chiara M. Fontanazza chiara.fontanazza@unikore.it Assegnista di ricerca presso la Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Enna “Kore”. Valeria Puleo valeria.puleo@unikore.it Assegnista di ricerca presso la Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Enna “Kore”. Gabriele Freni gabriele.freni@unikore.it Professore associato presso la Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Enna “Kore” e presidente del consiglio di corso di laurea in Ingegneria Civile Ambientale. Goffredo La Loggia goffredo.laloggia@unipa.it Professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale, Aerospaziale, dei Materiali dell’Università degli Studi di Palermo.


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Gestione sostenibile delle acque meteoriche nei centri urbani Nell’area urbana del comune di Cittanova (RC), attraverso l’uso della modellazione matematica per la valutazione della pericolosità e di un indice multi criterio quantitativo per la valutazione della vulnerabilità e del rischio, si è definita una migliore soluzione per la gestione delle acque meteoriche.

La Direttiva Europea 2007/60/CE relativa alla “valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni” istituisce un quadro normativo europeo per la valutazione e la gestione del rischio connesso con le alluvioni all’interno della comunità, e definisce alluvione “l’allagamento temporaneo di aree che abitualmente non sono coperte d’acqua, includendo le inondazioni causate da fiumi, torrenti di montagna, corsi d’acqua temporanei mediterranei e le inondazioni marine delle zone costiere”. Tale direttiva, ed i successivi decreti legislativi nazionali ed indirizzi ministeriali, in particolare il D. Lgs. 49/2010, definisce nuove modalità di raccolta, archiviazione, analisi e rappresentazione dei dati relativi alle varie alluvioni ma affronta in minima parte la tematica del controllo delle inondazioni urbane. Il processo di urbanizzazione ha cambiato il paesaggio naturale, aggravando i problemi di inondazione all’interno delle città. Infatti, proprio a causa dell’elevata urbanizzazione degli ultimi anni e della connessa impermeabilizzazione dei terreni, ci troviamo di fronte a piene sempre più difficili da gestire, in particolare nei centri urbani. Le alluvioni sono legate alla scala di bacino e devono essere trattate in questa scala: ciò significa che è molto importante riconoscere relazioni sistemiche che

G. Barbaro, F. Scionti e G. Foti Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria M.G. Miguez - Federal University of Rio de Janeiro

prendano come riferimento l’intero bacino (fig.1). In questo contesto, la modellazione matematica può essere molto utile, a causa delle variazioni spaziali e temporali associate al fenomeno. Pertanto, diventa indispensabile sviluppare modelli per la valutazione degli effetti delle alluvioni in aree urbane che siano il più possibile strutturati e rigorosi, tarandoli attraverso l’uso di dati specifici per il contesto italiano, al fine di produrre mappe di danno affidabili, sulla base delle quali definire i piani di gestione del rischio (Art. 6 e Art.7 – Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni). Nell’area urbana di Cittanova (RC), situata nella parte settentrionale della provincia di Reggio Calabria nel bacino idrografico del fiume Petrace, è stata condotta un’analisi per definire una migliore soluzione per la gestione delle acque meteoriche urbane. Allo scopo è stato utilizzato il modello matematico MODCEL [1] [2] che permette di rappresentare il bacino articolando il sistema di drenaggio con gli elementi tipici del paesaggio rurale e urbano.

Il Modello Matematico utilizzato Il modello matematico MODCEL si basa sul concetto di

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1 - Andamento della piena correlata all’occupazione dei bacini

3 - Modello idrologico

celle di flusso [3], coniugando un modello idrologico distribuito con un modello idrodinamico, in cui due strati di flusso sono collegati verticalmente: in particolare, si ha uno strato superficiale, corrispondente ai canali a superficie libera ed alle aree inondabili, ed uno strato sotterraneo, relativo al deflusso in tombini, sia a superficie libera che sotto pressione (fig.2). Il modello genera, inoltre, un sistema territoriale integrato capace di riprodurre diversi tipi di modelli di allagamento (fig.3). Le celle di flusso possono essere viste come elementi di stoccaggio, i collegamenti tra celle danno vita alle reti di flusso e tale sistema permette di rappresentare le caratteristiche spaziali dello spartiacque (fig.4).

Flood Risk Index La valutazione del rischio è stata effettuata per ogni singola cella utilizzando il Flood Risk Index (FRI), un indice multi-criteri quantitativo in grado di superare alcuni degli inconvenienti presenti nelle metodologie

2 - Idrodinamica: 2 strati di flusso, 3D articolazione, 1D relazione idraulica

4 - Profilo schematico di una regione divisa in celle

tradizionali di valutazione del rischio di alluvione. Infatti le due principali componenti di rischio (probabilità e conseguenze) sono rappresentate da sub-indici, dipendenti dalle proprietà delle alluvioni, dalla vulnerabilità locale e dalle caratteristiche di esposizione: FRI = FPqFP x CqC

dove: FRI: Flood Risk Index, compreso tra 0 (rischio minimo) e 100 (rischio massimo) FP: sub-indice, compreso tra 0 e 100 e rappresentativo delle proprietà delle alluvioni (periodo di ritorno e durata critica) C: sub-indice relativo alle conseguenze delle alluvioni, variabile tra 0 e 100 qFP, qC: pesi corrispondenti, rispettivamente, alle proprietà delle alluvioni ed alle conseguenze ed attribuiti in funzione dell’importanza del sottoindice per il rischio finale.

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Caso studio

5 - Rilievo dei sistemi di drenaggio del Comune di Cittanova

6 - Celle superficiali

7 - Individuazione piazze per vasche di laminazione

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L’analisi condotta nell’area urbana di Cittanova (RC) è stata articolata nelle seguenti fasi: • ricostruzione dello sviluppo urbano • studio idrologico • modellazione dell’area urbana • individuazione delle alternative progettuali • tracciamento delle mappe di pericolosità • calibrazione del modello • valutazione della vulnerabilità e del Flood Risk Index. Nella prima fase è stato necessario effettuare ricerche per ricostruire lo sviluppo urbano dell’area oggetto di studio: si è osservato che l’urbanizzazione non è stata sempre accompagnata da una pianificazione adeguata e che diverse infrastrutture realizzate non sono state adeguatamente progettate e gestite, in particolare i sistemi di drenaggio che risultano sottodimensionati, accentuando le problematiche di inondazione. L’analisi idrologica è stata condotta secondo le Linee Guida dell’Autorità di Bacino Regionale della Calabria: in particolare, è stata calcolata la portata per un tempo di ritorno T grazie all’impiego di modelli di regionalizzazione del dato idrometrico, costruito tramite l’analisi statistica dei dati idrologici disponibili, relativi a una porzione di territorio (“regione idrologica”) omogenea rispetto ai fenomeni di piena. Nel caso in esame sono stati considerati i tempi di ritorno T di 10, 20, 50 e 100 anni per avere un ampio quadro di risultati su cui basare i ragionamenti successivi. Nella fase di modellazione dell’area urbana è stato necessario effettuare la trasformazione afflussi-deflussi, coniugando i deflussi superficiali con la rete del sistema di drenaggio e prendendo in considerazione le diverse strutture idrauliche presenti. Si è fatto un rilievo di dettaglio di tutte le strutture idrauliche presenti nel territorio, che sono state riportate nella planimetria di base (fig.5). Sono state definite circa 180 celle, ed i relativi collegamenti, di tipo superficiale, sotterraneo e verticale (fig.6), che permettono di tenere conto delle caratteristiche spaziali del territorio. Nella fase successiva sono state individuate 9 diverse alternative progettuali, una delle quali rappresenta lo stato iniziale: • ALT 0: stato iniziale • ALT 1: ipotesi di utilizzo di piazze come vasche di laminazione (fig.7) • ALT 2: ipotesi di istallazione di vasche di raccolta acqua per 3,6 mc ogni 100 mq di copertura • ALT 3: ipotesi di istallazione di vasche di raccolta acqua per 4,5 mc ogni 100 mq di copertura • ALT 4: ALT 1 + ALT 2 • ALT 5: eliminazione della copertura per il torrente Forio • ALT 6: ALT 1 + ALT 2 + ALT 5 • ALT 7: realizzazione sbarramento a monte • ALT 8: ALT 1 + ALT 3 + ALT 5. Dall’analisi dei risultati ottenuti è stato possibile tracciare le mappe di pericolosità, ai sensi del DPCM del 29/09/98, per ogni alternativa considerata e per tutta l’area urbana, individuando, pertanto, aree a diversa


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probabilità di inondazione. È stato possibile ricavare, per ogni alternativa progettuale, l’altezza di pioggia per ogni cella, le caratteristiche geometriche, la portata massima e la velocità (tab.1). Le figure 8 e 9 riportano due esempi di mappe con l’indicazione, in legenda, delle altezze di pioggia per ogni cella. La fase di calibrazione del modello è stata effettuata mediante sopralluoghi approfonditi nel territorio e tramite questionari, realizzati ad hoc per il caso studio e compilati attraverso il coinvolgimento della popolazione. I dati raccolti hanno permesso di definire in modo dettagliato la vulnerabilità ed i danni potenziali per ogni singola cella (in funzione di numero abitanti, strutture strategiche, beni ambientali, ecc.) e, quindi, il Flood Risk Index.

8 - Mappa di pericolosità per un T = 20 – ALT 0

Conclusioni

9 - Mappa di pericolosità per un T = 20 – ALT 8

ELABORAZIONE MODCEL CELLA

AREA

QUOTA

H

Lmin

P. MAX

VELOCITA’

100

24786.00

444.00

0.11

6.00

101

5456.00

452.00

0.07

8.00

0.13187

0.24

102

7466.00

461.70

0.02 15.00

0.13187

0.44

0.31640

0.41

103

94107.00

465.00

0.67

8.00

104

18942.00

465.00

0.11

7.00

0.00

0.00

105

34007.00

448.90

0.14

7.00

0.31640

0.32

106

416548.00

460.00

0.54

6.00

12.33840

3.81

107

370198.00

520.00

0.39

6.00

12.33840

5.27

6.00

5.83869

4.42

108

331027.00

620.00

0.22

200

26338.00

420.00

0.05 10.00

201

10088.00

419.20

0.06

3.00

202

10060.00

431.90

0.15

6.00

0.00 0.00 0.37005

0.41

203

9883.50

438.10

0.11

6.00

0.41632

0.63

204

19967.40

432.80

0.15

6.00

0.14867

0.17

205

12642.00

436.70

0.11

6.00

0.22822

0.35

206

31916.20

438.20

0.12

6.00

0.77283

1.07

300

22605.00

413.00

0.24

6.00

0.10376

0.07

301

8379.00

412.30

0.93

3.50

0.17083

0.05

302

7730.30

420.30

0.11

3.00

0.14047

0.43

303

7124.60

421.60

0.14

6.00

0.00000

0.00

304

9482.60

422.50

0.18

6.00

0.50587

0.47

305

9461.70

425.80

0.12

6.00

0.40056

0.56

306

24491.90

426.50

0.19

6.00

0.26429

0.23

307

14691.60

423.50

0.14

6.00

0.43128

0.51

308

17420.00

426.20

0.12

6.00

0.39172

0.54

309

6524.70

426.80

0.13

2.00

0.09506

0.37

310

4670.00

429.90

0.06

12.00

0.17249

0.24

Tab.1: Risultati elaborazioni MODCEL

68

Il Flood Risk Index considera gli aspetti relativi ai danni sia materiali che immateriali. Nel caso studio sono stati considerati i seguenti indici per ogni cella: • altezza d’acqua • durata dell’alluvione • velocità dell’acqua • numero di persone presenti • valore dei beni immobili • tipologia di strade, di traffico, di servizi presenti e di beni ambientali presenti. Sebbene la scelta degli indicatori non sia inflessibile, in quanto essi possono variare in base alle caratteristiche locali ed alla disponibilità di dati, tale proposta può essere di larga applicazione. L’indice, grazie ai dati forniti sulla pericolosità del modello utilizzato, costituisce uno strumento di supporto decisionale e consente, principalmente, la valutazione, l’identificazione ed il confronto di zone critiche, con valutazione dei diversi scenari di rischio di alluvione e sviluppo di mappe del rischio di alluvione. Tale approccio consente una valutazione più realistica sul potenziale dei danni materiali e immateriali causati dalle alluvioni, mentre gli approcci tradizionali sono, di solito, limitati ai danni tangibili. Pertanto, i risultati non sono dati in unità monetarie, poiché non vi è né consenso né accettabilità nella valutazione economica di alcuni danni immateriali. La procedura descritta costituisce una semplice metodologia di analisi multi-criterio che può essere utilizzata come strumento di supporto alle decisioni, consentendo rating quantitativo ed il confronto tra zone critiche ed è utile nella gerarchizzazione degli interventi e nella giustificazione degli investimenti pubblici. Inoltre, permette di confrontare quantitativamente diverse soluzioni o scenari per la stessa regione, consentendo di stimare gli impatti del futuro sviluppo urbano e favorendo l’elaborazione di piani generali di drenaggio. Avendo così una moltitudine di dati ricavati dall’applicazione dei modelli suddetti si è potuto proporre diverse soluzioni innovative che prevedano sia la riqualificazione fluviale del corso d’acqua che attraversa il centro urbano sia una gestione più sostenibile delle acque meteoriche urbane con un controllo più attento dell’uso del suolo (quali un uso diverso di spazi verdi e


delle infrastrutture urbane e peri-urbane). Lo studio ha permesso anche di individuare misure di pianificazione delle inondazioni e raccomandazioni per gli sviluppi futuri, che abbiano come obiettivo primario la sicurezza della popolazione. Ringraziamenti Gli autori ringraziano la Federal University of Rio de Janeiro per il supporto e il materiale fornito nell’ambito del “General agreement of academic cooperation and technical, scientific and cultural exchange” stipulato con l’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria.

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Misuratori in linea per acqua a singola o doppia corda, da DN 40 a DN 800 Misuratori non intrusivi (clamp-on) portatili o fissi da DN 10 a DN 3000 Misuratori in linea da DN 10 a DN 200 con calcolatore di energia termica integrato o remoto. IFICA

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RT

IFICA

MID

MI004

The ultrasonic meter

O

MI001

O

MID

T

RT

CE

Alimentazione da rete o a batteria

T

M.G. Miguez marcelomiguez@poli.ufrj.br Professore Associato presso la Federal University of Rio de Janeiro, Departemento de Construcao Civil - Escola Politecnica. F. Scionti fabio.scionti@unirc.it Funzionario Regione Calabria Dipartimento Ambiente e Dottorando di Ricerca in Ingegneria Marittima, dei Materiali e delle Strutture. Cultore delle materie “Idrologia” (nella Laurea Triennale) e “Costruzioni Idrauliche & Acquedotti” (nella Laurea Magistrale) presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Materiali (DICEAM) dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. G. Foti giandomenico.foti@unirc.it Dottore di Ricerca in Ingegneria Marittima, dei Materiali e delle Strutture. Cultore delle materie “Idrologia” (nella Laurea Triennale) e “Costruzioni Idrauliche & Acquedotti” (nella Laurea Magistrale) presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Materiali (DICEAM) dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria.

IFX per acqua

CE

Gli autori Giuseppe Barbaro giuseppe.barbaro@unirc.it Professore Associato presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Materiali (DICEAM) dell’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, SSD ICAR/02 (Costruzioni Idrauliche e Marittime e Idrologia). Titolare degli insegnamenti “Idrologia” (nella Laurea Triennale) e di “Costruzioni Idrauliche & Acquedotti” (nella Laurea Magistrale).

L’evoluzione degli ultrasuoni per la misura di acqua ed energia. gandini-rendina.com

Bibliografia [1] F.C.B. Mascarenhas, M.G. Miguez (2002), Urban Flood Control through a Mathematical Cell Model, Water International, 27(2), 208-218. [2] M.G. Miguez, F.C.B. Mascarenhas, A.P. Verol (2011), A Mathematical Model for Urban Flood Simulation and Flood Control Design, Atti 4° Convegno Nazionale di Idraulica Urbana, Venezia, 21-24 giugno, 1-16. [3] D. Zanobetti, H. Lorgeré, A. Preissman, J.A. Cunge (1970), Mekong Delta Mathematical Program Construction, Journal of the Waterways and Harbours Division, 96(WW2), 181-199.


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Modello di metabolismo e analisi di rischio alla rete di Oslo Una metodologia di valutazione del rischio per valutare l’impatto di diversi scenari di cambiamento sulla capacità di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dal gestore. è stata applicata alla città di Oslo, in Norvegia.

Il concetto di sostenibilità viene generalmente associato a tre “dimensioni” principali: sociale, ambientale ed economica. La ricerca condotta nel progetto TRUST - Transition to the Urban water Service of Tomorrow finanziato dall’Unione Europea, ha definito una metodologia per la stima della sostenibilità di un sistema idrico che aggiunge alle tre classiche dimensioni anche una dimensione tecnica o infrastrutturale e una governativa. La metodologia di stima del livello di sostenibilità proposta da TRUST consiste nel definire obiettivi di sostenibilità del lungo termine, selezionare criteri e indicatori o metriche per valutare la distanza dagli obiettivi prefissati attraverso il confronto tra il valore calcolato dell’indicatore selezionato e un target prefissato. TRUST offre una libreria da cui selezionare o da cui ispirarsi per definire gli obiettivi e i corrispondenti criteri e indicatori. L’analisi di rischio si inserisce in questo studio per stimare come scenari di cambiamento, indotti da condizioni esterne di nota probabilità, possano ostacolare il raggiungimento di obiettivi prefissati. Trattandosi di un’analisi macroscopica nel lungo termine, la stima del rischio, seppur basandosi sempre sulle norme ISO

di Rita Ugarelli - SINTEF

31000:2009, utilizza modelli di supporto al calcolo delle prestazioni del sistema di tipo aggregato, non avendo senso in questo contesto uno studio a livello di singola condotta. Un esempio interessante è quello svolto a Oslo, in Norvegia, combinando l’utilizzo di un modello metabolico sviluppato dall’università di Exeter e la metodologia di rischio sviluppata dalla SINTEF in Norvegia, LNEC in Portogallo, il dipartimento DICAM della facoltà di Ingegneria di Bologna e il centro KWR in Olanda.

Metabolismo urbano e sostenibilità Secondo la definizione fornita da Deker et al. 2000 per metabolismo urbano si intende il flusso di energia e materiali attraverso un “ecosistema” urbano dove gli input dei materiali sono trasformati in energia utile, strutture fisiche e rifiuti. L’idea di base è studiare come avvengono i flussi di materia ed energia in ambiente urbano, e i meccanismi che li regolano, in modo da poter ottimizzare i processi che avvengono nelle città. Il concetto di metabolismo urbano, che vede la città come un organismo vivente, è stato qui applicato per lo studio del metabolismo delle reti idriche e riprende le varie fasi dell’intero

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1 - Layout del sistema di approvigionamento idrico di Oslo con alternativa A1

ciclo di vita dell’acqua: presa, potabilizzazione, distribuzione, utilizzatori, raccolta reflui, depurazione, scarico. Per ciascuna di esse le risorse utilizzate (in termini di flussi di acqua, energia, materiali, soldi) vengono confrontate con quelle considerate sufficienti e con le emissioni prodotte (inquinamento, perdite, emissioni, etc.). Quindi, il “corpo vivente” in cui avviene il metabolismo è proprio il sistema idrico, con tutte le sue componenti e attività che cambiano nel tempo, e che è gestito dalle proprie società di servizi, con lo scopo di soddisfare le esigenze dei cittadini e delle attività economiche all’interno dell’area urbana.

La metodologia di rischio La metodologia adottata per la valutazione dei rischi include i seguenti passi: • definizione del problema • descrizione del contesto per la valutazione del rischio • identificazione dei rischi (RI) • analisi del rischio (RA) • valutazione del rischio (RE) • selezione finale e implementazione.

Caso studio di Oslo Per descrivere la metodologia proposta in TRUST per la stima del rischio è stato scelto un esempio relativo alla rete di approvvigionamento idrico di Oslo

72

Definizione del problema Il gestore di Oslo (VAV in norvegese) è responsabile per la fornitura del servizio idrico e igienico-sanitario ai 600.000 abitanti serviti. Le principali sfide future per la città sono la crescita attesa della popolazione, la crescente urbanizzazione e il deterioramento delle infrastrutture idriche. Le fonti di approvigionamento attuali sono due corpi idrici superficiali, i laghi Maridalsvannet e Elvga, ciascuno collegato ad un impianto di trattamento dell’acqua (WTW) e un serbatoio di servizio, che insieme forniscono la città di Oslo per il 90% e il 10% della capacità totale, rispettivamente. Le perdite sono attualmente stimate intorno al 22% della domanda totale di acqua. Il sistema fognario della città di Oslo è un mix di sistemi misti e separati. Due impianti di

trattamento delle acque reflue (WWTW) raccolgono il 63% e il 27% delle acque reflue prodotte, rispettivamente. Oslo VAV ha messo a punto un piano di sicurezza del ciclo dell’acqua (WCSP) (Røstum et al. (2011), Røstum, (2011), Ugarelli e Røstum, (2012)) e lo studio ha mostrato che le sfide più importanti del sistema idrico urbano di Oslo sono legate alla capacità di fornitura idrica, in particolare la mancanza di un sistema di approvvigionamento idrico robusto. Nell’analisi dei rischi svolta, il rischio più elevato calcolato è risultato quello associato con l’evento di mancanza di acqua trattata per rifornire la città di Oslo a causa del sottodimensionamento degli impianti di trattamento esistenti. Tale situazione non può che peggiorare dato l’aumento della popolazione previsto. Descrizione del contesto per la valutazione del rischio L’analisi WCSP concluse che il sistema di approvvigionamento idrico di Oslo richiede ulteriori indagini per stimare i rischi e individuarne le strategie di riduzione degli stessi. Anche l’applicazione della metodologia relativa al rischio di non raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, qui presentato, si concentra sulla parte della rete di approvigionamento. La descrizione del contesto per la valutazione del rischio ha seguito i seguenti passaggi: • selezione di scenari e alternative da analizzare • determinazione delle dimensioni di sostenibilità, degli obiettivi, dei criteri e delle metriche che sono rilevanti per ciascun scenario • definizione delle scale per esprimere il livello di magnitudo del rischio stimato.

Selezione di scenari e alternative Dialogo con il personale di VAV ha permesso di selezionare gli interventi alternativi cui accordare la priorità a livello strategico di pianificazione, in caso di insorgenza di diversi scenari di cambiamento. È risultato di alta priorità l’aumento della capacità delle risorse idriche disponibili, nonché quella degli impianti di trattamento, a causa della preoccupazione indotta dalle stime di crescita della popolazione pubblicate dall’istituto norvegese di Statistica (Statistics Norway, (2006)). Alla fine di questa memoria vengono descritti due scenari di


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cambiamento: • scenario di crescita massima prevista della popolazione (scenario max) senza interventi • scenario di crescita massima prevista della popolazione (scenario max) con un intervento (A1). L’intervento alternativo in esame (A1) consiste nel collegamento di una fonte di acqua grezza che proviene da una fonte (Holsfjorden) ad ovest della città e che richiede la creazione di un impianto vicino ad esso, tubazioni e pompaggio. I dati per gli investimenti di capitale necessari a tal fine provengono da Paus & Hem (2012). Per questa alternativa, la nuova sorgente fornirebbe il 20% dell’acqua grezza, con il lago Maridalsvannet (nel nord) che fornisce il 71,9% e il lago Elvga (est) 8,1% (fig.1).

Dimensioni di sostenibilità, obiettivi, criteri di valutazione e metriche La tabella 1 riassume le dimensioni di sostenibilità, gli obiettivi, i criteri di valutazione, le metriche e i target selezionati in questo caso. La lista è stata selezionata dalla libreria proposta in TRUST (per ciascun obiettivo e criterio è possibile scegliere una lista ben più completa di indicatori rispetto a quanto qui presentato). Definizione delle scale Per questa applicazione specifica, la probabilità di un evento di rischio viene assunta pari alla probabilità dello scenario che lo produce. Per scenari di crescita della popolazione, gli eventi sono definiti per ogni modifica rilevante della popolazione; la probabilità di tali eventi è dunque assunta pari a quella associata al corrispondente scenario di crescita. La definizione degli scenari di cambiamento e delle probabilità correlate devono essere basate su studi già esistenti in grado di sostenere l’analisi. La tabella 2 presenta la scala attualmente proposta per classificare il livello di probabilità per il caso di Oslo, basataa sul calcolo della probabilità associata allo scenario di crescita massima della popolazione. La definizione della scala delle probabilità va eseguita prima dell’identificazione degli eventi e va stabilita caso per caso. Considerando che le conseguenze sono definite come deviazioni dai target posti agli obiettivi di sostenibilità di cui sopra, la scala delle conseguenze si compone di livelli definiti da range di scostamenti dagli obiettivi fissati (tab.3). È stata definita una scala per le conseguenza che include cinque livelli (AE) per i tre indicatori studiati. Le metriche sono di natura diversa, e quindi, per essere paragonabili in un calcolo di rischio, devono essere convertite nella stessa scala di sintesi (da A ad E in questo esempio). Infine, combinando la scala di probabilità e di conseguenza è possibile stimare il rischio relativo a ciascun evento adottando una matrice di rischio da definire caso per caso (tab.4). Identificazione dei rischi RI.1 Selezione e caratterizzazione degli eventi di rischio per lo scenario base Gli eventi sono stati selezionati con riferimento agli scenari descritti nella definizione del problema. Per il caso di Oslo sono stati selezionati i seguenti 2 eventi, in accordo con la definizione del problema:

• Evento di rischio 1 - Rischio per la sostenibilità nel lungo termine del servizio idrico di Oslo legato allo scenario di crescita massima della popolazione in assenza di interventi alternativi. • Evento di rischio 2 - Rischio per la sostenibilità nel lungo termine del servizio idrico di Oslo legato allo scenario di crescita massima della popolazione e con l’attuazione della A1 alternativa.

RI.2 - Per ogni evento, calcolo di indicatori di prestazione per ogni alternativa di intervento e passo temporale Per ottenere le informazioni necessarie per l’analisi dei rischi, per ciascun evento, le metriche sono state calcolate utilizzando il modello WaterMet2 (Behzadian et al. (2013)) per ogni fase alternativa e passo temporale (l’anno). La tabella 5 riassume i valori minimi delle serie temporali dei parametri ottenuti per ciascun evento. Analisi del rischio RA.1 – Calcolo o stima della probabilità di ogni evento In assenza di informazioni migliori, la probabilità di un evento di rischio è assunta pari a quella dello scenario corrispondente. Pertanto, la probabilità di un evento di rischio legato alla crescita della popolazione è semplificata come equivalente alla probabilità dello scenario di crescita della popolazione in analisi. Lo scenario di maggiore crescita della popolazione è stato scelto per illustrare la metodologia. Gli scenari deterministici di crescita della popolazione sono stati forniti dall’istituto di statistica norvegese (Statistics Norway, [10]). Con riferimento a tale studio risulta, assumendo la tabella 2 come scala di riferimento, che il livello di probabilità è impostato su 4, ossia probabile. (In assenza di studi specifici, il gestore puo’ anche analizzare scenari diversi di probabilità).

RA.2 - Per ogni evento, calcolo delle conseguenze (definite come la distanza tra il valore calcolato per un indicatore e il target di sostenibilità definito dal gestore) per ogni alternativa e passo temporale Per ogni evento, il calcolo delle conseguenze viene eseguito per ogni alternativa e passo temporale utilizzando i risultati di RI.2. A questo punto, non basta che calcolare lo scostamento tra i parametri calcolati e il target. La tabella 6 mostra la massima deviazione calcolata dai target fissati per ciascun metrica. La tabella 6 illustra il livello di conseguenza per ciascun evento ottenuto confrontando a tabella 5 e la scala delle conseguenze (predefinita). RA.3 – calcolo del livello di rischio, per ogni alternativa e passo temporale La tabella 7 illustra la probabilità (P), la conseguenza (C) e il rischio (R) stimati per ciascun evento e indicatore. In un’analisi più completa, il rischio può essere calcolato per ciascuna dimensione di sostenibilità (Ugarelli et al. 2014) e, se richiesto, potrebbe essere possibile aggregare i risultati a livello di criterio, obiettivo e dimensione utilizzando opportune funzioni di aggregazione.

73


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Dimensione

S - sociale

obiettivo

criterio

indicatore

Target

S1 Accesso al servizio idrico

S11 Water demand coverage

S11,1: Copertura %

100%

S2 Capacita’ di soddisfare in modo efficace i bisogni attesi dell’utenza

≤ 6 hours S21,1: Numero di / person / interruzioni annue S21 Qualita’ year del servizio S21, 2 resilienza annua

≥ 100%

Livelli

descrizione

Intervallo di probabilita’

1

rara

≤ 0.2 %

2

Improbabile

> 0.2 % e ≤ 1 %

3

Moderato

>1%e ≤2%

4

Probabile

> 2 % e ≤ 10 %

5

Quasi certo

> 10 %

Tab.1 - Scala delle probabilità adottata per il caso specifico in esame

Valutazione del rischio I risultati dell’analisi mostrano che per l’evento di rischio 1, vi è un elevato rischio per la sostenibilità del sistema per due criteri, pur essendo moderato per il terzo, il che non è quindi accettabile. L’alternativa (A1) consente di ridurre leggermente questa situazione a rischio, ma ancora non ad un livello accettabile. Altre alternative dovranno essere ricercate e valutate. I risultati indicano che tali alternative devono avere come scopo la riduzione del rischio legato alla resilienza. Il modello metabolico fornisce indicazioni in ciò che causa lo scarso rendimento sull’indice di resilienza e ha suggerito le alternative più efficaci. L’impatto di più alternative assieme può essere più efficiente rispetto un singolo intervento per ridurre i rischi calcolati.

Conclusioni La metodologia descritta permette di valutare i rischi legati alla sostenibilità dei sistemi idrici urbani e quelli indotti o risolti dalle possibili opzioni di intervento, quindi, facilitando la comprensione di come le decisioni possano contribuire al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. L’adozione di un approccio globale e nel lungo termine per i sistemi idrici urbani richiede serie di semplificazioni per l’esecuzione delle operazioni di valutazione dei rischi e di gestione del rischio. Il metodo di analisi descritto ha lo scopo di identificare “cosa potrebbe andare storto” a grandi linee nel futuro quando si cerca di agire in una dimensione di sostenibilità senza


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Bibliografia Behzadian, K., Kapelan, Z., Rozos, E., Makropoulos, C., 2012. “Deliverable D33.1: WaterMet2 conceptual model report”, (TRUST) project report. Foss, A. H. (2012). Stokastiske befolkningsprognoser for Norge 2012-2060. Økonomiske analyser 2/2012. ISO (2009a). ISO 31 000:2009 Risk management. Principles and guidelines. International Standards Organization. ISO (2009b). ISO Guide 73:2009 Risk management. Vocabulary. International Standards Organization Paus. R and Hem. L (2012). KVU Vannforsyning Oslo – Innfasing av ny vannkilde. For NorConsult. SINTEF. NIVA. dated 30-5-2012 model report”, (TRUST) project report.

Metric

Deviation calculation

Consequence scale

S11,1 target= 100%

target - metric target

x 100

S21,1 target: ≤ 6 hours / person/year

metric - target target

x 100 E<200%<D<400%<C<1200

S21,2 target: ≥ 100%

target - metric target

x 100

E<1%<D<5%<C<20% <B<50%<A %<B<14000%<A

E<1%<D<5%<C<20% <B<50%<A

Tab.2 - Scale delle conseguenze per le deviazioni dai target delle metriche selezionate

Livello di conseguenza

Livello di probabilita’

dimenticare l’impatto prodotto nelle altre dimensioni. Le decisioni specifiche nel medio termine devono essere supportate da verifiche più dettagliate. L’esempio di Oslo ha dimostrato l’importanza, in qualsiasi applicazione di analisi di rischio, del dialogo preparatorio con il gestore nei passi di “Definizione del problema” e “Stabilire contesto per la valutazione del rischio” prima di iniziare la fase di valutazione del rischio. Il lavoro sta ora procedendo, tra SINTEF, LNEC e Exeter, per incorporare la metodologia proposta in un modello di analisi in cui più criteri vengono messi a confronto (non solo il rischio) e per migliorare (e rendere automatico) il confronto di scenari di cambiamento su più dimensioni della sostenibilità, più obiettivi, più criteri e considerando piu’ metriche rispetto le poche in questo esempio.

E

D

C

B

A

5

5E - Medio

5D - Medio

5C - Alto

5B – Alto

5A - Alto

4

4E - Medio

4D - Medio

4C - Medio

4B – Alto

4A - Alto

3

3E - Basso

3D - Medio

3C - Medio

3B – Medio

3A - Alto

2

2E - Basso

2D - Basso

2C - Medio

2B – Medio

2A - Medio

1

1E - Basso

1D - Basso

1C - Basso

1B – Low Basso

1A - Basso

Tab.3 - Matrice di rischio per la stima qualitativa dei rischi

SEAGUARD ITALANODI S.r.l.

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Evento

S11,1 [%]

evento 1 evento 2

86 100

S21,1 [minuti/ personi/anno] 66564 1498

S21,2 [%]

Evento

S11, 1 [%]

S21,1 [%]

S21,2 [%]

6.7 18.2

evento 1 evento 2

14 0

18140 316

93.3 81.8

Tab.4 - Valori minimi calcolati per ciascun evento per le metriche selezionate Evento

S11,1 [%]

S21,1 [%]

S21,2 [%]

evento 1 evento 2

C E

A D

A A

Tab.6 - Livelli di conseguenza per le metriche selezionate in ciascun evento.

Røstum, J, Ugarelli, R. and Selseth I. (2011). Risikovurdering av vanndistribusjon som en del av ROS VAV prosjektet. SINTEF rapport SBF 2011 0052. Røstum J. (2011). Risiko- og sårbarhetsanalyse (ROS) i Vannog avløpsetaten.- Sammendragsrapport. SINTEF report SBF2011F0053. Statistics Norway Population projections. National and regional figures, 2005–2060: “Strong population growth expected”, 2006– Available at http://www.ssb.no/english/subjects/02/03/ folkfram_en/ Ugarelli R. and Røstum J. (2012). In: Interdependencies in Critical Infrastructures- A Guideline for Analysis. Hokstad P., Utne I. and Vatn J. Springer. Ugarelli R M, M C Almeida, T Liserra, P Smeets, (2014). Metabolism risk-controlled model. TRUST Deliverable D321.

Tab.5 - Deviazione massima calcolata per ciascuna metrica durante il periodo di analisi

Evento evento 1 evento 2

S11,1 [%] P 4 4

C C E

S21,1 R M M

P 4 4

C A D

S21,2 R H M

P 4 4

C A A

R H H

Tab.7 - Livelli di probabilità (P), conseguenza (C), e rischio (R) stimati per ciascun evento. H = Alto, M = medio, B= basso L’autore Rita Ugarelli - Rita.Ugarelli@sintef.no Senjor scientist presso il dipartimento “Water & environment” dell’Istituto di ricerca SINTEF, responsabile dell’unità di Infrastructure Asset Management. Ha un Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologie dell’acqua. Coordinatore delle attività della SINTEF con la Communità Europea (programma di ricerca H2020, JPI e Infravation, al momento) e rappresentante della SINTEF presso il WSSTP di cui SINTEF è socio fondatore. Docente presso la Facoltà di Ingegneria di Trondheim in Norvegia per il corso, destinato agli studenti di Dottorato, di Infrastructure Asset Managment applicato alle reti idriche urbane (gestione del rischio, life cycle costing, life cycle assessment e analisi di affidabilità e sistemi decisionali). Dal 2013 è co-fondatrice e proprietaria di IDEA RT.

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Controllo della pressione per l’efficientamento di una rete idrica metropolitana La strategia di efficientamento di un distretto idrico attraverso l’integrazione tra una centrale di sollevamento e la messa in campo di idrovalvole a fuso per la gestione “dinamica” della pressione mediante controllo al punto critico.

Nel contesto di una strategia di miglioramento la società Metropolitana Milanese spa ha realizzato un progetto pilota per l’efficientamento di una rete di acquedotto metropolitana isolando una vasta area denominata “Abbiategrasso”, la cui rete idrica si sviluppa per una lunghezza di circa 116 Km con 1628 utenze servite. La strategia di efficientamento per questo distretto consiste nella gestione delle pressioni di tipo “dinamico”, ovvero mediante controllo della quota piezometrica misurata al punto idraulicamente più sfavorevole (punto critico). La regolazione è affidata ad inverter installati alla centrale di pompaggio e a due idrovalvole con funzione di riduzione e stabilizzazione della pressione di valle integrate ad un sistema di controllo remoto. In considerazione dei dati monitorati (registrazioni istantanee di pressioni e portate), dei fabbisogni delle utenze e delle necessità legate alla gestione della centrale di pompaggio, l’operatività delle due valvole di regolazione compensa il regime piezometrico garantito dalla centrale stessa. In particolare è stata fissata una quota piezometrica minima al punto critico (35 m di c.a.) al di sotto della quale entrano in funzione le due idrovalvole che sono quindi normalmente chiuse. L’alimentazione garantita dai due nodi controllati dalle PRV è gestita in modo tale da ridurre la pressione in ingresso al distretto a valori compatibili con le esigenze minime fissate al punto critico, a vantaggio non solo del risparmio energetico, ma anche del contenimento delle perdite idriche.

Regolazione dinamica della pressione La regolazione dinamica della pressione, nota anche come regolazione al punto critico, permette di assicurare un valore costante del carico piezometrico in tale punto che coincida con il minimo carico necessario a garantire la distribuzione idrica delle utenze ivi ubicate durante le 24

ore. Il risultato di tale gestione dei livelli di pressione è che, essendo soddisfatte tali utenze, lo saranno anche tutte quelle poste nei punti idraulicamente più favorevoli. Se da un lato vengono costantemente soddisfatte le esigenze delle utenze, dall’altro il gestore si assicura una distribuzione senza carichi piezometrici in eccesso rispetto a quelli strettamente necessari a garantire un adeguato livello di servizio. Il principale risultato di tale compromesso è l’ottimale gestione delle pressioni in termini energetici con impatto immediato sulla riduzione delle perdite idriche. La distribuzione idrica del distretto di Abbiategrasso è garantita principalmente da una centrale di pompaggio, motivo per cui l’integrazione con la gestione dinamica mediante idrovalvole permette, quale principale vantaggio, il mantenimento del livello piezometrico al punto critico durante le condizioni di massima richiesta delle utenze, senza la necessità di incrementare la prevalenza fornita dalla centrale, allo scopo di garantire sempre la condizione di lavoro corrispondente al massimo rendimento energetico delle macchine. Il conseguimento di tale obiettivo gestionale è reso possibile dall’applicazione di una tecnologia che integra perfettamente la componente elettronica, deputata alla misura dei parametri idraulici di riferimento e all’applicazione dell’algoritmo di controllo, con la componente idraulica che deve assicurare un’elevata precisione di regolazione e una rapida risposta alle eventuali mutate condizioni al contorno. Quali apparecchiature idrauliche sono state utilizzate idrovalvole del tipo a FLCL (Flusso Lineare Controllo Lineare), ovvero caratterizzate da otturatore del tipo a fuso ed attuatore a doppia camera alimentato dalla sola pressione di monte dell’impianto. Le idrovalvole installate sono le Idromatic Plasson nella versione Multivalvola, ovvero caratterizzate da un collettore sul quale sono presenti 4 unità operanti in

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Multivalvola Idromatic Plasson DN 300 installata per la gestione delle pressioni del distretto di Abbiategrasso

Installazione valvola di controllo aria a valle di ciascuna Multivalvola a protezione dai transitori di pressione. Particolare della valvola Plasson ARI a triplice funzione con otturatore a diaframma e sistema anti colpo d’ariete

parallelo e comandate da un unico pilota idraulico. I vantaggi di questa tipologia di idrovalvola sono da ricercarsi nella possibilità di gestire piccole portate (anche prossime a 0 l/s) o grandi portate (oltre i 400 l/s) garantendo la stessa precisione di regolazione della pressione di valle. L’accuratezza con la quale viene mantenuta costante la pressione rappresenta la caratteristica principale da richiedere a un’apparecchiatura di regolazione deputata alla gestione dei livelli piezometrici nei distretti idrici. Basti solo pensare che, ogni qual volta si abbia una variazione del regime piezometrico, ne risulta stress meccanico a carico di ciascun elemento dell’impianto, con ovvie ripercussioni in termini di incremento delle perdite idriche. Lo scopo di una corretta gestione delle pressioni deve quindi necessariamente essere duplice: la riduzione del regime piezometrico e al tempo stesso la stabilizzazione della pressione con scostamenti rispetto al valore di set point quanto più bassi possibili. L’idrovalvola a fuso Idromatic garantisce un’accuratezza di regolazione dell’ordine di ±30 cm di colonna d’acqua rispetto al valore di taratura della pressione di valle, a tutto vantaggio della diminuzione degli stress meccanici indotti alla rete.

Caratteristiche tecniche delle Idromatic installate Le due Idromatic posizionate nei nodi di alimentazione del distretto sono del tipo Multivalvola del DN 300 PN 16, caratterizzate da un collettore sul quale sono installate 4 Idromatic DN 150 comandate da un unico pilota idraulico dotato di sistema ART® (Automatic Regulator Tuning) che permette la variazione della pressione regolata a valle entro un intervallo min/max di valori prestabiliti, allo scopo di permettere la regolazione dinamica della pressione. Il sistema ART® è caratterizzato sostanzialmente da un pistone idraulico che permette la variazione della compressione della molla di taratura del pilota mediante un sistema composto da due elettrovalvole che gestiscono l’apertura/chiusura di un circuito idraulico collegato con il pistone. Tale sistema utilizza la pressione di monte come energia di attuazione dell’ART®, evitando l’utilizzo di motori passo/passo o, peggio ancora, di

Pilota PRV con sistema ART (Automatic Regulator Tuning) che comanda la Multivalvola Idromatic per la gestione dinamica della pressione attraverso elettrovalvole comandate da PLC

attuatori elettrici che gestirebbero con non poche difficoltà le infinite manovre di apertura/chiusura tipiche del controllo in continuo di un parametro idraulico. In considerazione di un abbattimento della pressione di monte nei due nodi di installazione di circa 15 m di colonna d’acqua, ciascuna delle due Multivalvole DN 300 è in grado di regolare portate massime fino a 500 l/s, mentre con il sistema ART® si possono gestire variazioni della pressione di valle con intervalli min/ max anche di pochi metri di colonna d’acqua (inferiori a 5 m di c.a.).

Controllo dei transitori di pressione indotti dalle idrovalvole A valle di ciascuna Multivalvola è stata installata in derivazione una valvola di controllo dell’aria del tipo a triplice funzione Plasson ARI che interviene ogni qual volta le Idromatic vengano comandate in chiusura o apertura garantendo, nella prima condizione, il rientro d’aria al fine di evitare pericolose pressioni negative a valle della PRV stessa e, nella seconda condizione, la fuoriuscita dell’aria allo scopo di evitare la formazione di sacche d’aria all’interno dell’impianto di distribuzione. La tipologia di valvola installata opera senza il tradizionale sistema a galleggiante ed è in grado di gestire grandi portate d’aria nonostante il diametro contenuto dell’apparecchiatura (DN 50). Nell’ottica della limitazione degli stress meccanici indotti sulla rete idrica, questa specifica valvola di controllo aria è progettata per assicurare una lenta fase di chiusura dell’otturatore (in seguito alla fuoriuscita dell’aria e all’entrata in pressione della linea) volta a evitare la formazione di transitori di pressione che si ripercuoterebbero pericolosamente sull’impianto. Le valvole di sfogo aria assicurano, inoltre, la perfetta funzionalità di ciascuna Multivalvola impedendo la formazione di sacche d’aria in corrispondenza delle stesse, che andrebbero ad inficiare la precisione di regolazione. In collaborazione con Ing. Carlo Alessandro Carrettini (Direttore Acquedotto – MM spa) e Ing. Emilio Attilio Lanfranchi (Innovazione Sviluppo Acquedotto – MM spa).

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ServiTecno e inVentia

Moduli di telemetria con tecnologia GPRS Soluzioni per monitoraggio e controllo remoto, manutenzione e localizzazione di oggetti basate su tecnologie GPRS e GPS. GPRS (General Packet Radio Services) ha completamente cambiato l’approccio alla telemetria ed al controllo, fornendo una capacità di collegamento sempre attiva per la trasmissione simultanea di più dispositivi sullo stesso network: ma i modem standard GPRS non sono pronti per gestire segnali e dati direttamente dal campo. Ecco perché sono stati sviluppati da inVentia e, distribuiti in Italia da ServiTecno, i Moduli di Telemetria MT - facili da usare, soluzioni complete con tecnologia GPRS per sistemi professionali di telemetria e controllo. La tecnologia GSM/GPRS ha rapidamente conquistato un crescente mercato di applicazioni professionali di telemetria, sostituendo le esistenti soluzioni radio-modem. Le aree principali per telemetria GPRS sono: distribuzione acque, trattamento acque, protezione ambientale, gas, distribuzione di elettricità e riscaldamento, installazioni petrolchimiche, trasporti, agricoltura, building management, HVAC, sorveglianza e sistemi di allarme, lettura remota di contatori. Sistemi di monitoraggio e controllo wireless basati su tecnologia GSM/GPRS offrono importanti vantaggi su altre soluzioni: rapido deployment e basso investimento; tempi ridotti per ROI e ridotti costi di manutenzione; nessuna richiesta di licenza o permesso e nessun limite di distanza; nessuna antenna ed indipendenza da clima, stagione e ostacoli del terreno; risposta ad eventi e trasmissione simultanea da device multipli; messaggi ed allarmi direttamente su telefoni cellulari.

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Premio per l’efficienza

Alberto Caprari, Amministratore della società, nel momento della premiazione

Si è conclusa a Bologna la 12° edizione della Mostra Internazionale delle tecnologie per il trattamento e la distribuzione dell’acqua potabile e il trattamento delle acque reflue Accadueo 2014 a cui Caprari ha partecipato con un bilancio positivo. Nel corso della fiera, il dialogo tra utility, fornitori di servizi e operatori della tecnologia ha fatto emergere l’esigenza di perseguire l’efficienza e l’ammodernamento in questo comparto. Caprari ha vinto il premio “Vetrina dell’innovazione” consegnato durante la fiera dalla Commissione Tecnico-Scientifica di esperti delle Aziende di Gestione dei Servizi Idrici. Ha concorso per la categoria pompe con la nuova serie K-Kompact - High Flow Range; la macchina è dotata di idraulica idonea per il pompaggio di acque reflue azionata da motori elettrici di superficie ad alta efficienza. Queste macchine sono le più indicate in applicazioni in camera asciutta per movimentare fluidi con elevati quantitativi di sabbia e altri solidi in sospensione. Tutta l’esperienza maturata e la tecnologia presente sulla serie di macchine sommergibili “non stop K+” sono state trasferite sulla gamma K-Kompact: l’idraulica non intasabile e la filosofia costruttiva che predilige gli ampi passaggi liberi nelle giranti a canali evitano fermi macchina e costosi interventi di manutenzione. L’idraulica non stop unitamente ai motori ad alte prestazioni in classe di efficienza IE3 (Regolamento 640/2009) fanno della serie K-Kompact un vero e proprio benchmark per questo tipo di applicazioni. Caprari, da sempre all’avanguardia nella concezione di soluzioni di pompaggio ad alta tecnologia e affidabilità, offre una vasta gamma di prodotti con rendimenti “Best in Class” a elevato risparmio energetico, oltre che di facile manutenzione periodica programmata. L’azienda ha coniugato la migliore tecnologia elettrica presente sul mercato (IE3) con le idrauliche che normalmente vengono utilizzate per il convogliamento di acque reflue: nasce così la serie K-Kompact. Il “Total Cost of Ownership”, o “Life Cicle Cost” è da sempre un fattore basilare per la ricerca e sviluppo in Caprari.

Faggiolati Pumps

La nuova generazione di elettropompe sommergibili La Faggiolati Pumps S.p.A, da circa trent’anni, progetta e produce elettropompe sommergibili per acque reflue e per impieghi industriali in genere, oltre a sistemi di miscelazione/aerazione liquami in impianti di depurazione. Da sempre sensibile alle problematiche energetiche, l’azienda ha aggiornato la gamma prodotti a catalogo con una “nuova generazione” di macchine interamente realizzata con motori elettrici in classe d’efficienza IE3. Negli ultimi anni, in un ottica di miglioramento continuo, l’ufficio tecnico Faggiolati ha riprogettato la parte idraulica delle proprie macchine per aumentarne il rendimento; contemporaneamente, si è iniziato a lavorare sui motori elettrici per portarli in classe d’efficienza superiore, implementando dove possibile la tecnologia del motore sincrono a magneti permanenti. Anche se i motori completamente integrati in una macchina (es. pompe, ventilatori e compressori) sono esclusi dalla Direttiva EuP 2005/32 EC, con le elettropompe di “terza generazione” si sono realizzati gli obbiettivi di efficienza prefissati. Inoltre, tutti i motori sono stati predisposti per il funzionamento a velocità variabile tramite inverter, questo per permettere di gestire al meglio le prestazioni dell’intera macchina minimizzando i costi di esercizio. Grazie alle idrauliche di ultima evoluzione ed ai nuovi motori ad alto rendimento, con l’ampia scelta di materiali a disposizione, le elettropompe Faggiolati di nuova generazione vanno incontro alle esigenze di “risoluzione” dei più differenti problemi applicativi con un “risparmio” sui costi energetici e di gestione.

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Grundfos

La nuova gamma estesa di pompe sommerse SP Grundfos ha lanciato una nuova gamma di pompe SP di medie dimensioni. Sono pompe sommerse ad elevata efficienza energetica per acqua di falda. La migliorata efficienza e resistenza all’usura della pompa permette di accrescere ancora di più la reputazione che la pompa SP detiene in termini di affidabilità, integrazione in impianti ed efficienza. Miglioramenti presenti nella nuova gamma SP da 4” sono stati presi dalla gamma di pompe “Large” SP di grandi dimensioni per uso professionale. La gamma si è ingrandita ed ora sono disponibili tre famiglie, dove prima ce n’erano solo due (un’ulteriore famiglia seguirà successivamente) ed è costruita in acciaio inox, con tre possibili gradazioni del materiale, permettendone l’utilizzo con liquidi di diverse caratteristiche: dall’acqua potabile fino all’acqua di mare. “Abbiamo investito per estendere la gamma SP e per costruire nuovi stabilimenti produttivi in Danimarca, mostrando al mercato il nostro solido e concreto impegno verso la progettazione e lo sviluppo di pompe sommerse per aqua di falda di media grandezza,” dice Jakob Overgaard, Global Product Manager, Grundfos. “Inoltre, Grundfos è già ben oltre quanto imposto dalle normative sull’efficienza energetica (direttiva EuP)”. Ogni pompa Grundfos SP è dotata di avanzate soluzioni progettuali che forniscono un eccellente livello di efficienza. Ne derivano costi a lungo termine molto bassi ed un’affidabilità di funzionamento elevatissima, indipendentemente dall’applicazione. La gamma offre notevole efficienza energetica, elevata resistenza alla sabbia e alle particelle abrasive, motori estremamente affidabili e facile manutenzione. Oltre ai dispositivi di protezione motore dedicati, è disponibile un sistema completo di controllo e di monitoraggio per una costante ottimizzazione dell’impianto.

Watson-Marlow

Le pompe dosatrici per il dilemma della turbidimetria Fino a poco tempo fa, le turbidimetrie presso gli impianti di depurazione di Pontsticill nel Parco nazionale di Brecon Beacons facevano affidamento sull’uso di pompe a mantice. Tuttavia, l’introduzione di aria nei campioni era una conseguenza indesiderata che ha portato a letture errate. Ora le nuove pompe di dosaggio Qdos 30 di WatsonMarlow forniscono un ottimo adescamento in aspirazione senza ingresso d’aria.

Benefici a monte

Situato a poco meno di 5 km a nord di Merthyr Tydfil, l’impianto di depurazione di Pontsticill preleva l’acqua dal bacino di Pontsticill, un grande bacino idrico che copre una superficie di circa 1 km2 e contiene quasi 129 milioni di ettolitri d’acqua per rifornire l’industria e la popolazione del Galles meridionale. Completato nel 1927 e alimentato dal fiume Taf Fechan, Pontsticill è fra le risorse più importanti di Dwˆ r Cymru Welsh Water. La turbidimetria è di primaria importanza per determinare la qualità dell’acqua. La torbidità viene definita come l’opacità di un fluido causata dalle singole particelle (solidi sospesi) che sono invisibili a occhio nudo. L’acqua può contenere materia solida sospesa composta da particelle di varie dimensioni. Mentre parte del materiale sospeso sarà grande e pesante a sufficienza per depositarsi rapidamente sul fondo di un contenitore se un campione di liquido viene posato (le sostanze “sedimentabili”), le particelle molto piccole si depositeranno solo lentamente o per nulla se il campione viene agitato o se le particelle sono colloidali. Queste piccole particelle solide causano l’aspetto torbido del liquido. Nell’acqua potabile, più alto è il livello di torbidità, maggiore è il rischio che chi beve possa poi soffrire di disturbi gastrointestinali.

Soluzione limpida

La pompa di dosaggio Qdos 30 presso Pontsticill preleva l’acqua in uscita da un impianto di filtraggio DAF (flottazione a differenza di pressione) e la solleva fino a circa 3 metri prima che l’acqua passi attraverso un misuratore di torbidità e che la gravità la convogli nuovamente all’interno del flusso. A questo punto l’acqua è già stata sottoposta a coagulazione, flocculazione e flottazione, ed è pronta per i processi di filtrazione finali. La pompa Qdos, con la capacità di fornire un flusso da 0,1 a 500 ml/min, offre a Dwˆ r Cymru Welsh Water una velocità di flusso regolare di 280 ml/min.

Ottima riuscita

Installata a luglio 2012, Qdos 30 funziona bene e non presenta segni d’ingresso d’aria o di variazione del flusso. La nuova gamma Qdos è stata progettata per eliminare le apparecchiature ausiliarie e per migliorare la produttività tramite un dosaggio più accurato, lineare e ripetibile rispetto alle tipiche pompe a membrana comandate da un motore stepper o da elettrovalvola. Con hardware e software nuovi, altre applicazioni relative al trattamento delle acque per Qdos 30 comprendono la disinfezione e la regolazione del pH dell’acqua potabile e dell’acqua per processi industriali, flocculazione, la preparazione di acqua per raffreddamento industriale, e molti altri.

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Xylem Water Solutions Italia

Risparmiare fino al 50% nel pompaggio di reflui fognari Immagine simbolo di Flygt Experior

Basato su tre componenti principali: l’idraulica delle pompe, l’efficienza dei motori, il controllo dedicato SmartRun per ottimizzare il funzionamento della stazione. Solo quando i prodotti installati sono al top dell’efficienza Flygt accorda l’approvazione Flygt Experior

Flygt Experior è un sistema focalizzato sul complesso dei componenti di una stazione di pompaggio di reflui fognari partendo dal concetto che solo una stazione di pompaggio che sia efficiente in ogni sua componente ed in ogni momento del suo funzionamento potrà essere definita Experior e offrire il migliore rapporto tra energia impiegata e resa del sistema. Elementi fondamentali su cui si basa Flygt Experior sono: efficienza idraulica ed inintasabilità, motori ad alta efficienza energetica e SmartRun, sistema intelligente di gestione delle stazioni di pompaggio con funzionamento a velocità variabile. Gran parte dell’efficienza di una pompa dipende dalle sue caratteristiche idrauliche: le pompe Flygt con idraulica N sono il massimo sia per rendimento sia per autopulizia e inintasabilità. Le pompe con idraulica N, oltre a offrire risparmi energetici fino al 25%, mantengono nel tempo la loro efficienza. Flygt ha sviluppato inoltre un’ulteriore evoluzione dell’idraulica N per le pompe di minore potenza: l’idraulica N Adattiva che, con una girante che in caso di necessità scorre assialmente verso l’alto, garantisce l’inintasabilità anche per i suoi modelli meno potenti. Per quanto riguarda i motori, solo prodotti con motori elettrici con qualità Premium (che soddisfano o superano lo standard IEC 60034-30) rientrano nella categoria Flygt Experior. Flygt Experior propone anche motori con tecnologia LSPM, con magneti semipermanenti che si avviano in linea, come i normali motori ad induzione, raggiungendo efficienze che superano quella Premium anche del 4%. SmartRun è un controllo intelligente per stazioni di pompaggio di acque reflue. È realmente plug&play, ossia con tutti i settaggi specifici pre-caricati e con la programmazione già pre-impostata. SmartRun riduce il consumo energetico del 30% in confronto ad un controllo on/off ed è anche in grado di ridurre i costi di manutenzione grazie alle funzioni pre-impostate di pulizia del pozzetto, tubazioni e pompa. La pompa N consente un risparmio del 20-30% in relazione all’utilizzo ed al ciclo operativo, l’efficienza Premium del motore dà un 2-6% con minime variazioni e il controllo SmartRun contribuisce con un altro 10-70% di risparmio. Grazie alla combinazione dei tre elementi, il risparmio di Flygt Experior, per una stazione di pompaggio di acque reflue di tipo duplex con pompe tradizionali con girante a canale e controllo di tipo on/off, prevalenza statica pari alla metà della prevalenza totale, si sono considerate le seguenti percentuali di risparmio: pompa N: -25%; efficienza Premium del motore: - 4%, controllo SmartRun: - 30%. Si ha quindi un risparmio totale = 100 x (1-0.75 x 0.96 x 0.7) = 50%.

Gruppo Zenit

Sistemi di pompaggio ad alta efficienza energetica Oggi le pompe idrauliche consumano il 10% dell’energia elettrica prodotta nel mondo e due terzi delle pompe sprecano il 60% di elettricità, a causa della loro bassa efficienza. Una sfida ingegneristica introdotta nel 2011 con la prima Direttiva ErP che introduce la classe di efficienza energetica IE1 per le pompe sommerse. Il Gruppo Zenit ha per questo creato UNIQA®, la gamma di elettropompe sommergibili che racchiude in sé efficienza energetica e idrauliche ad alto rendimento inintasabili che riescono a ridurre i costi energetici fino al 30%. I motori da 4 a 355 kW soddisfano i criteri di alta efficienza e possono lavorare in servizio continuo S1 nel rispetto della classe NEMA A. Il sistema di raffreddamento brevettato “a ricircolo interno” consente di mantenere la temperatura entro valori minimi. Due tenute meccaniche ed un V-ring, contenuti in una camera stagna ad eco-olio, assicurano un funzionamento continuo e regolare anche in presenza di liquidi carichi. Le componenti idrauliche sono progettate per ottenere efficienza e prestazioni garantendo allo stesso tempo ampi passaggi liberi. Sono disponibili due tipologie di girante: vortex e canali ad alto rendimento. Sui modelli con idraulica a canali è inoltre presente il sistema di regolazione assiale per ripristinare il rasamento della girante e mantenerne inalterate le prestazioni nel tempo. Inoltre il sistema ACS (Anti-Clogging System) impedisce il bloccaggio della girante anche in presenza di liquidi fortemente carichi. L’affidabilità, punto cruciale per i professionisti degli impianti, è il punto di forza di UNIQA®. L’alta efficienza e idrauliche performanti sono affiancate ad un’attenta ingegnerizzazione, componenti di qualità ed un sistema di monitoraggio interno attraverso sonde che consentono ad UNIQA® di ridurre drasticamente i noti e dispendiosi problemi di fermo impianto per manutenzione.

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Sicurezza negli spazi confinati di cantieri per reti fognarie Con il D.P.R. 177/2011 (nota 1), il Legislatore ha inteso introdurre nell’ordinamento nazionale un ulteriore strumento legislativo allo scopo di generare un rapido innalzamento delle tutele a garanzia della salute e sicurezza degli operatori impegnati in attività in contesti di elevato rischio, quali quelli identificati come “ambienti sospetti di inquinamento o confinati”. Scopo del regolamento è quello di consentire che, in simili situazioni, possano operare solo soggetti in possesso di specifici requisiti di qualificazione, adeguatamente formati e addestrati, consapevoli sia dei rischi derivanti dal contesto generale nel quale si opera e delle attività previste, sia (in particolare) di quelli specifici degli ambienti nei quali si deve accedere per svolgere l’attività. Questo per consentire un’uniforme applicazione di quanto previsto dalla normativa cogente e, al contempo, stimolare una maggiore attenzione da parte di tutti gli operatori verso gli obblighi di prevenzione. Dalla verifica strumentale dell’atmosfera (assenza di agenti chimici pericolosi e presenza di un adeguato livello di ossigeno) con l’eventuale predisposizione di una ventilazione continua dell’ambiente, all’adozione delle misure basilari di sicurezza identificate a seguito di una completa e specifica valutazione dei rischi. Dall’erogazione di un’efficace informazione/formazione - addestramento dei lavoratori, alla definizione di specifiche procedure per la

Fonte: www.spazioconfinato.it

di Adriano Paolo Bacchetta Studio Consulenze Industriali

gestione efficace della fase di emergenza, ecc. Tralasciando il commento puntuale su quanto previsto dal Decreto, una prima riflessione su quali siano i luoghi ove trova applicazione il D.P.R. 177/2011, non può che partire dalla lettura del testo legislativo che, all’art. 1 comma 2, con richiamo al D.L.gs. 81/08, li indentifica in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri (art. 66), pozzi, fogne, cunicoli, camini e fosse in genere (art. 121) e infine tubazioni, canalizzazioni e recipienti, quali vasche, serbatoi e simili, in cui debbano entrare lavoratori per operazioni di controllo, riparazione, manutenzione o per altri motivi dipendenti dall’esercizio dell’impianto o dell’apparecchio (allegato IV, punto 3). In caso di cantieri che prevedono attività di costruzione, ispezione, spurgo e manutenzione delle reti fognarie, tra i vari rischi identificabili ai fini della gestione della sicurezza durante le operazioni, bisogna innanzitutto considerare i problemi di accesso attraverso aperture di dimensioni mediamente contenute (di solito si accede attraverso tombini con passaggio circolare con diametro 0,6 m o rettangolare 0,5x0,7 m) oppure quelli legati all’ingresso in scavi o trincee, che condizionano sia la fase operativa ordinaria, sia l’operatività in caso di un’eventuale situazione di emergenza. Inoltre, si deve anche tenere

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VENTITREESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

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Giuria Anders Byriel, Presidente - Vivian Cheng - Stefan Diez - Giorgio De Ferrari - Mario Gagnon - Defne Koz - Paolo Lomazzi - Laura Traldi


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conto che molti di questi ambienti presentano solitamente una ventilazione naturale impedita o limitata, con un potenziale rischio di presenza di gas o vapori tossici, asfissianti, infiammabili o esplosivi, per le lavorazioni previste (utilizzo di sostanze o preparati in grado di produrre vapori pericolosi oppure l’utilizzo di azoto per il congelamento artificiale dei terreni per consolidare temporaneamente prima della realizzazione di gallerie, pozzi e cunicoli di collegamento), oppure per la natura geologica del terreno o la vicinanza di fabbriche, depositi, raffinerie, stazioni di compressione e di decompressione, metanodotti e condutture di gas, che possono dar luogo a infiltrazione di sostanze pericolose. Da non trascurare, anche eventuali sversamenti improvvisi (volontari o accidentali) di agenti chimici pericolosi. Altro tema di rilievo da valutare, tenuto anche conto dei recenti incidenti occorsi nei cantieri di Roma e in provincia di Torino, è certamente il rischio di seppellimento a seguito della frana del ciglio di scavo in assenza di adeguate opere di protezione. è inoltre necessario tenere in considerazione altri fattori, quali: gli agenti fisici in grado di determinare condizioni di stress tali da peggiorare le condizioni di lavoro (rumore, vibrazioni, microclima, illuminazione, lavoro in condizioni disagevoli, utilizzo continuo dei dispositivi a filtro per la protezione delle vie respiratorie, abbigliamento che copre tutto il corpo, fatica fisica e mentale, campi elettromagnetici, radiazioni ottiche artificiali, radon, ecc.) e altri fattori di rischio (cadute dall’alto, elettrocuzione – luoghi conduttori ristretti, cariche elettrostatiche, arco elettrico, caduta di materiali, cedimenti strutturali delle condotte o delle camerette, schiacciamenti e/o traumi, incarceramento e/o intrappolamento, utilizzo di attrezzature, limitate dimensioni dell’ambiente con difficoltà di spostamento all’interno dell’ambiente in stazione eretta, ecc.), oltre alle possibili variazioni di carico idraulico a causa di eventi atmosferici (pioggia) o repentina variazione nella portata di conferimento di grandi utilizzatori (annegamento). In evidenza anche i problemi derivanti dalla presenza d’insetti (zanzare, specie la zanzara tigre, tafani, ecc.) che possono pungere i lavoratori provocando, oltre al fastidio, eventuali reazioni allergiche o la trasmissione di gravi malattie, oppure la presenza di ratti con problemi per il potenziale contatto con i loro escrementi e/o il rischio di graffi e/o morsi, oltre a ferite e/o tagli e/o abrasioni e/o contatto, inalazione, ingestione di liquidi o aerosol con carico biologico patogeno che potrebbero comportare infezioni. Non bisogna peraltro dimenticare che, sebbene l’attenzione del Legislatore nel campo degli ambienti sospetti di inquinamento o confinati, di cui al D.P.R. 177/2011, sia tipicamente orientata verso l’infortunio (evento avverso subito per causa violenta in occasione di lavoro), non bisogna dimenticarsi anche delle malattie professionali (malattia contratta nell’esercizio e a causa della lavorazione alla quale è adibito il lavoratore). Di questo il Medico Competente deve tenere conto in modo specifico e integrare, ove necessario, la sorveglianza sanitaria già in essere, tenuto conto delle peculiarità di

questa specifica attività.

Conclusioni

Gli incidenti occorsi nelle attività negli spazi confinati hanno spesso evidenziato una strutturale grave mancanza di formazione e addestramento. È quindi indispensabile garantire un’adeguata attività d’informazione/formazione – addestramento di tutto il personale, ivi compreso il datore di lavoro ove direttamente operativo, mirata alla conoscenza degli specifici fattori di rischio: tale attività dovrà essere oggetto di verifica di apprendimento e dovrà prevedere un aggiornamento periodico. Anche il possesso d’idonei dispositivi di protezione individuale, strumentazione e attrezzature di lavoro efficaci nel prevenire rischi propri delle attività lavorative in ambienti sospetti d’inquinamento o confinati e il necessario addestramento all’uso corretto di tali dispositivi, strumentazione e attrezzature, rappresentano una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza dei lavoratori. È peraltro fondamentale, oltre a una corretta programmazione e pianificazione di tutte le fasi operative, l’adozione ed efficace attuazione di una procedura per la gestione dell’eventuale fase di emergenza. Infatti, si è potuto costatare come la successione degli interventi ha spesso portato l’incidente iniziale a concatenare, attraverso improvvisati tentativi di soccorso attuati dai colleghi di lavoro non adeguatamente attrezzati e privi delle più elementari conoscenze a riguardo, impossibili azioni di soccorso che, di fatto, si sono purtroppo tradotte solamente in un incremento del numero delle vittime. Per ridurre in futuro il ripetersi di questo tipo d’incidenti, appare fondamentale poter definire strumenti concettuali e operativi adeguati per eseguire un’approfondita e corretta valutazione dei rischi, identificare un percorso di addestramento efficace, prevedere l’impiego di attrezzature idonee e pianificare gli scenari operativi e di emergenza codificando le operazioni da porre in essere. Questo non può essere possibile senza fare specifico riferimento alla normativa tecnica e alle Best Available Technologies disponibili a livello nazionale e internazionale, anche per quanto riguarda la gestione dei comportamenti di sicurezza dei lavoratori. Nota 1: Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti, a norma dell’articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81

L’autore Adriano Paolo Bacchetta Laureato in Ingegneria Chimica al Politecnico di Milano, ha maturato una pluriennale esperienza operando per importanti aziende multinazionali. Già dirigente aziendale, attualmente svolge la sua attività di Management Consultant come titolare dello Studio Consulenze Industriali. È coordinatore del sito www.spazioconfinato.it e inoltre organizza annualmente il Convegno Nazionale sulle attività negli Spazi Confinati.

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La Villa in Badia (BZ) Cantiere alla base della pista “Gran Risa”

Sulla “Gran Risa” il Pipe è “Compact” di Robatscher Karl-Heinz

La Società ARA Pusteria, nell’ambito della gestione dei propri impianti per la depurazione delle acque reflue della Val Pusteria, nonché della confluente Val Badia, ha esperito nel 2014 una gara per il relining del collettore principale “Sompunt”, di adduzione all’impianto di depurazione IDA, a valle dell’abitato di La Villa in Badia (BZ). La condotta attraversa alla base l’impianto sciistico “Gran Risa”, sul quale annualmente si effettuano le gare di discesa e slalom di Coppa del mondo di sci alpino. Il sito, della massima delicatezza ambientale, è collocato nel comprensorio dell’Alta Badia, tra i più belli e speciali dell’area dolomitica, patrimonio Unesco. Dal punto di vista idrogeologico, i versanti del sito sono costituiti prevalentemente da materiali sciolti di disfacimento roccioso dolomitico e da accumuli fluvioglaciali, a granulometria mista, che presentano permeabilità sotterranea, con situazioni di saturazione idrica e parametri di versante talvolta critici per la stabilità, come hanno confermato recenti movimenti franosi. In tale contesto geologico fu posato, in anni non sospetti relativamente al tipo di materiale, il collettore principale in tubazioni di cemento-amianto, di lunghezza complessiva di 5,6 km e diametri da 400 a 500 mm, per la raccolta delle acque reflue dell’abitato di Corvara in Badia e delle località limitrofe dell’Alta Badia. Nel corso degli anni, le numerose aggressioni operative e meteoriche sul collettore hanno via via attivato complesse situazioni di tenuta della condotta, le cui successive riparazioni non hanno mai del tutto risolto le problematiche. In più, come aggravante, si è innescata un’indesiderata captazione di acque naturali sotterranee, controproducente

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per il trattamento biologico di depurazione delle acque all’interno degli impianti.

Scelte progettuali Per superare il problema, il gestore, danneggiato dalle eccessive captazioni sotterranee e dalle anomale alterazioni delle composizioni chimiche lungo il percorso di trattamento biologico, ha intrapreso un percorso progettuale per restituire alla condotta la perfetta tenuta idraulica e migliorare nel contempo le caratteristiche di scorrimento delle acque fognarie. In un primo tempo era stata ipotizzata la sostituzione completa della condotta, che appariva come la soluzione radicale per restituire al collettore una rinnovata completa funzionalità. Nel contempo, le problematiche operative che sarebbero derivate dalle pesanti interferenze per gli scavi invasivi, in luoghi di stagionalità turistica ed in corrispondenza degli argini del torrente Gadera dove è prevalentemente collocata la tubazione, hanno introdotto forti dubbi progettuali. La composizione mista di amianto della vecchia tubazione avrebbe costretto il gestore, in qualità di Responsabile Committente delle operazioni legate alla sicurezza ed alle condizioni igienico-sanitarie, ad operare in presenza di materiali da demolizione definiti dalle disposizioni di legge come altamente pericolosi, con il relativo costoso smaltimento delle parti di tubo demolite, in un contesto abitato dove il solo accennare ad una situazione operativa di tal genere avrebbe scatenato reazioni contrarie immediate. In tale difficile contesto ha preso consistenza la proposta tecnica della società Rotech di Bressanone, affiliata del


RETE IDRICA - R ETE FOG NAR IA - RET E D EL G A S - RET I I N S I T I I N D U ST R I A L I

Bene informati per la giusta decisione. Per risolvere i problemi più complessi, per trovare delle buone soluzioni e prendere le giuste decisioni sarebbe meglio informarsi da esperti specializzati. Come esperti nel risanamento e rinnovamento di tubazioni senza scavo (NO DIG) abbiamo a disposizione una vasta gamma di tecnologie, per questo possiamo proporre la soluzione più adatta ed un risultato assicurato. I nostri professionisti, esperti in materia, sono spesso invitati come relatori a seminari e corsi di formazione. Ci potete inoltre contattare per corsi di formazione mirati presso la vostra azienda o per visitare i nostri cantieri e conoscere le metodologie direttamente sul posto.

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Förche, 36 39040 Naz-Sciaves (BZ) Tel. 0472 970 650 Fax 0472 970 651 info@rotech.bz.it www.rotech.bz.it Gruppo DIRINGER & SCHEIDEL ROHRSANIERUNG


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La Villa in Badia (BZ) - Area di cantiere

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gruppo DIRINGER & SCHEIDEL Gmbh (Germania), esperto nel risanamento di tubazioni e nel “relining” specialistico. La proposta, inquadrata nelle molteplici tipologie di interventi che il gruppo sta applicando con notevoli risultati ormai da oltre vent’anni, anche in cantieri cittadini particolarmente difficili, si è focalizzata sulla modalità “Compact Pipe”. Le condizioni cantieristiche per l’applicazione in questo contesto erano ideali: corretto passo tra i pozzetti di ispezione (mediamente circa 100 m), idonea struttura e dimensioni geometriche dei pozzetti, pendenze e raggi di curvatura compatibili, diametri della tubazione da risanare compresi entro i 500 mm, assenza di dispositivi di manovra lungo la linea. La tecnologia è fondata sul “Memory - Effekt” dei materiali plastici, del polietilene ad alta densità nella fattispecie, di deformarsi e riportarsi nella sua originaria forma senza sollecitazioni meccaniche distruttive, ma semplicemente con l’ausilio di sollecitazioni termiche controllate, agenti direttamente sulla struttura molecolare. Questa capacità del materiale, incredibile considerando i forti spessori costituenti le tubazioni (fino a 32 mm), viene sfruttata per infilare all’interno delle vecchie tubazioni il tubo in PE ripiegato entrosagoma su sé stesso, a forma di U, e procedere poi meccanicamente, mediante il tiro di un argano, al suo trascinamento lungo linea. Posto in assetto il tubo tra i due pozzetti, si procede all’insufflazione controllata con vapore ad alta temperatura (120°-130°), per un tempo sufficiente al suo ritorno alla forma circolare originaria ed infine raffreddato a temperarsi contro le pareti della vecchia tubazione. Un’operazione di per sé intuitiva, ma tutt’altro che semplice da un punto di vista della struttura della materia: sia per la preliminare piegatura non distruttiva, che per la successiva inaspettata deformazione di ritorno ottenuta agendo termicamente sulla struttura molecolare, senza alterare le caratteristiche meccaniche finali del tubo. Il tutto ottenuto con attrezzature semplici, di scarso ingombro e movimentazione, a costituire un sistema

industrializzato per il rinnovamento di tutti i tipi di tubazione. La vecchia immagine tradizionale, lenta e complicata, di scavi a cielo aperto, di rumorose demolizioni, di onerosi sostegni dello scavo, di posa in profondità delle tubazioni e di getti malamente conformabili, viene completamente rimossa: il passaggio ad un sistema duttile, flessibile, in reale concorrenza per i costi appare come una dimensione alleggerita per il risanamento delle condotte. In termini di attrezzature, l’operatività della modalità “Compact Pipe” si riduce ad una bobina trainabile, sulla quale è avvolta già all’origine, in fabbrica, la tubazione ripiegata entrosagoma della lunghezza necessaria per coprire il tratto di lancio tra due pozzetti. Di fatto vengono fornite un numero di bobine già avvolte, pari al numero dei lanci da effettuare. Completa l’attrezzatura base, un sistema autonomo di aggancio e trazione (argano) della tubazione in PE all’interno della tubazione esistente ed una centralina termica collocata su rimorchio chiuso, per la produzione e distribuzione del vapore ad elevata temperatura. I vantaggi del risultato finale di relining appaiono intuitivi: • nuova condotta in PE senza giunti, continua, a basso coefficiente di scabrezza, con perdite di carico diminuite a compensare la parziale perdita di sezione utile • elevato grado di produzione media del relining, con riduzione dei tempi di inattività delle condotte in esercizio. Nel cantiere in questione, per la stagione estiva ridotta, è stato possibile ristrutturare la condotta in 120 giorni. Ciò ha condizionato primariamente le decisioni del gestore per la scelta di questa tipologia di intervento, poiché il rapporto costi-benefici nel tempo era vincente • limitato ingombro delle attrezzature, con interferenza minimizzata, poiché le piazzole di lavoro sono collocate in corrispondenza dei pozzetti, con minima occupazione temporanea di superfici • maggiore durabilità nel tempo, in quanto la tubazione


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La Villa in Badia (BZ) - Bobine avvolte di tubo PE ripiegato

La Villa in Badia (BZ) - Testata di giunzione per l’insufflazione del vapore

in PE, inserita a misura nella vecchia tubazione e da essa protetta, anche staticamente, aumenta notevolmente il tasso di vita dell’infrastruttura intera, con l’eliminazione di ulteriori interventi di manutenzione a seguire negli anni • ridotte operazioni di collaudo, per la continuità della tubazione, onerose nel caso di tubazioni convenzionali.

Materiali e norme È stato adottato un polietilene PE 100 HD, di spessori SDR = 19 mm per il tubo DN 500 mm e 15,6 mm per il tubo DN 400 mm, con diametri differenziati come per le due tratte di condotta esistente. Le Norme a cui riferirsi sono: • DIN 8074-75 per la produzione dei tubi estrusi PE HD • UNI EN ISO 11295 – Classificazione e progettazione di ripristino di reti di tubazioni in materiali • UNI EN ISO 11296-1 – Sistemi di ripristino condotte in materia plastica per tubi a gravità di fognature e scarichi - Parte 1: Parte Generale • UNI EN ISO 11296-3 - Sistemi di ripristino condotte in materia plastica per tubi a gravità di fognature e scarichi - Parte 3: Close Fit Pipe • EN 13689 per la classificazione delle pressioni di esercizio • DIN 8074 per le misurazioni e tolleranze degli spessori.

Intervento operativo • I tubi ripiegati a “C” sono stati forniti al cantiere dal produttore su autocarri, avvolti su bobine trainabili, su misura per ogni singolo “lancio” da pozzetto a pozzetto. Di norma, le lunghezze possibili per diametri DN 400 mm arrivano fino a 150 m: la lunghezza è dettata soprattutto dai limiti delle capacità di trascinamento dell’argano del profilo PE entro la tubazione esistente, ma anche dal dover limitare le forze di contrasto agenti sulla struttura dei pozzetti, questi ultimi trovati non sempre in condizioni statiche ottimali. Nel caso di

difficoltà di inserimento del tubo a “C” nel pozzetto, a causa dei diametri della tubazione o dell’insufficiente luce del chiusino, è stato necessario per i soli diametri di DN 500 mm procedere ad uno smontaggio del cono sommitale del pozzetto e ad un preventivo consolidamento strutturale del pozzetto, in modo tale da poter applicare le forze di trazione dall’argano, dell’ordine di 5-6 tonn, senza compromettere la stabilità complessiva del sistema. Le vecchie tubazioni si trovavano in uno stato di non idoneità per procedere all’infilaggio del PE, in quanto i giunti e le perdite hanno dato origine ad asperità e formazioni intruse nel tubo. Perciò si è reso necessario attivare un preliminare intervento di preparazione del tubo esistente, eseguito con una fresa robotizzata del tipo KATE dotata di telecamera, a comando esterno, fino ad eliminare ogni asperità interna di impedimento all’infilaggio della tubazione. Allo stesso modo, vengono predisposti anche i pozzetti di lancio, dapprima con l’asportazione della guscia di fondo, che viene poi ricostituita alla fine delle operazioni. In qualche situazione è stato necessario iniettare alcuni pozzetti con miscele cementizie, ricostituire superfici interne finite ed a tenuta, ottimizzate così per l’esercizio successivo ed eliminare le indesiderate captazioni di acqua naturale dai terreni. Nel caso specifico i pozzetti sono stati rivestiti ulteriormente, al termine, con lastre in PE, per avere la massima garanzia di tenuta. Il gancio di trazione dell’argano viene collegato ad una testata, saldata all’estremità del tubo PE, nel pozzetto di tiro: la trazione, a velocità lenta e controllata, di alcuni centimetri al secondo, è realizzata fino al trascinamento completo nel tratto tra i due pozzetti. Completata l’operazione di intrusione del tubo ad “C”, dalla centralina termica posizionata accanto al pozzetto, viene attivata l’insufflazione nel tratto di tubo, con vapore fino a 120° (in uscita dall’impianto), alla pressione nominale di 1,0 bar. L’operazione di riconfigurazione

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La Villa in Badia (BZ) - Pozzetto di tiro e recupero delle condense

La Villa in Badia (BZ) - Torrente Gadera

dura circa un paio d’ore, tempo necessario affinchè la struttura molecolare acquisisca la sua plastica deformabilità e possa riprendere gradualmente la sua forma originale e definitiva. Il rigonfiamento così attuato non genera tensioni parassite sul tubo e garantisce l’integrità finale della condotta, senza fessurazioni. • A forma riacquisita, si insuffla aria fredda per il tempo necessario al raffreddamento ed alla stabilizzazione della struttura molecolare. Il controllo e l’espulsione di eventuali liquidi di condensa da raffreddamento vengono gestiti con l’ausilio di un apparecchio di raccolta delle condense. A stabilizzazione ultimata, si procede con il taglio a raso del tubo nelle entrate dei pozzetti. • Una volta tagliato, vengono saldati delle fascie di PE sulla condotta nuova per bloccare la stessa nella sua posizione e non permettere un ritiro del materiale verso l’interno della condotta risanata. L’operatività del sistema è corredata dei vantaggi tipici: nessuna demolizione lungo la condotta, sola predisposizione delle aperture dei pozzetti lungo il tracciato ed occupazione, in caso di lavori su strade trafficate, di una sola carreggiata per i mezzi di lavoro (argano, centrale termica, bobina). A salvaguardia dell’ambiente e delle residenze, l’utilizzo del solo vapore per la parte preponderante dei lavori.

Conclusioni

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Questo approccio al relining si configura come una

tecnologia innovativa, ma già consolidata nelle esperienze, per la ristrutturazione di vecchie tubazioni, senza produrre le devastazioni tipiche dei cantieri, specie in luoghi sensibili dal punto di vista ambientale e delle preesistenze. Particolarmente interessante, considerata la stagionalità critica e le richieste della Committenza di contenimento del mancato esercizio della condotta, è stata la breve durata del cantiere, con una produzione media giornaliera nei tre mesi effettivi di lavori, di 50 ml finiti. Il dato, relazionato ad altri interventi classici di posa di tubazioni tradizionali a giunti e considerando il limitato impegno di risorse umane impiegate, rappresenta un interessante trend di produttività, con indici di costo del tutto concorrenziali.

Karl-Heinz Robatscher, esperto nel settore risanamento e rinnovamento tubazioni


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Gruppo SEKISUI SPR

Risanamento con rivestimento spiralato

La via Pozsonyi a Budapest (Ungheria)

Il telaio della macchina avvolgitrice viene adattato alla sezione e alla dimensione della condotta da risanare

Per il Comune di Budapest la tecnologia di rivestimento spiralato di SEKISUI SPR è una soluzione di risanamento comprovata e affidabile. Dopo aver risanato con successo 18.861 m di condotte in tutta Ungheria e 5.869 m sotto la città di Budapest, la tecnologia spiral-wound si è dimostrata una soluzione vincente. Il sistema di rivestimento spiralato ha mostrato il suo pieno potenziale nelle operazioni di risanamento senza scavo di 54 m del canale a sezione ovoidale sotto la via Pozsonyi nel 2013 e di 565 m nell‘estate 2014. Il Comune ha deciso di ricorrere alla tecnologia spiral-wound per ripristinare la stabilità dei vecchi canali. Con questa tecnologia è possibile intervenire esclusivamente tramite i pozzetti di ispezione presenti e gli interventi di risanamento non comportano disagi per gli abitanti e per il traffico della metropoli.

Le versioni della tecnica spiral-wound

Il sistema spiral-wound si basa sul principio della realizzazione meccanica in situ di un rivestimento in strisce profilate estruse in plastica. Questo permette di realizzare rivestimenti spiralati con diametri da 200 a 5500 mm. La macchina avvolgitrice inserisce il liner sbobinato all‘interno della condotta o - a seconda della versione impiegata - trascina il profilato nella condotta. Solitamente vengono installate strisce profilate in PVC con sezione a U con incastro meccanico differente. Un‘eccezione è data dal processo SPR™ PE, nel quale vengono impiegate strisce profilate in HDPE e l‘incastro meccanico viene sostituito da una saldatura in polietilene. Le tre tecnologie di risanamento spiral-wound (SPR™, SPR™ EX e SPR™ RO) utilizzate a Budapest da diversi anni si differenziano per due caratteristiche: da una parte la capacità di carico statico, dall‘altra il posizionamento della macchina avvolgitrice nella condotta. Con le procedure di risanamento SPR™ EX e SPR™

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RO, il rivestimento viene applicato in aderenza nella condotta ospitante. Al termine si ottiene un close fit lining staticamente autoportante con riduzione minima della sezione idraulica e maggiore capacità di flusso grazie alla scarsa rugosità del materiale. Nella procedura SPR™ il riempimento dello spazio anulare con una malta ad elevate prestazioni consente di soddisfare i requisiti di staticità. Nella procedura SPR™ PE viene impiegato un materiale di riempimento che assicura la forza di tenuta tra la condotta ospitante e il liner.

Stato della condotta ospitante II

Il Comune di Budapest gestisce l‘intera rete fognaria della metropoli, ben 5400 km di condotte. Sotto la città scorre una condotta in cemento lunga 730 m con un diametro di 1400 x 2100 mm, che convoglia le acque reflue e l‘acqua piovana dal 13° distretto a nord-est di Budapest all‘impianto di depurazione. Dato il lungo periodo di utilizzo ininterrotto, il canale di fognatura mista operativo dal 1907 presentava segni di rottura a fatica, crepe e danni dovuti alla corrosione. I batteri e l‘azione corrosiva dell‘acido solforico hanno intaccato le pareti interne in cemento della canalizzazione a causa del deflusso combinato di acque reflue e acqua piovana. Questi danni hanno avuto ripercussioni sulla capacità di carico statico del canale in cemento. Inoltre nel canale passavano diversi cavi, che non potevano essere posati in altro modo o scollegati. La condotta a sezione ovoidale da risanare si trova sotto alla via Pozsonyi, una strada principale trafficata del 13° distretto nel centro di Budapest. Inoltre sulla strada a doppia corsia è presente in entrambe le direzioni una corsia dei bus su cui circolano mezzi a intervalli di 5 minuti. Per il risanamento tramite i pozzetti standard è stato necessario bloccare soltanto pochi metri, per consentire l‘accesso per l‘attrezzatura e il furgone.

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A ogni rotazione, la macchina avvolgitrice collega a incastro le spire di striscia profilata SPR™ per creare un rivestimento impermeabile performante

La puntellatura serve a posizionare il liner e impedisce le forze di spinta nella fase di riempimento dello spazio anulare

Avvolgimento con drenaggio controllato

La condotta ammalorata di 565 m è stata risanata con la tecnica spiral-wound SPR™: una striscia profilata in PVC-U con anima in acciaio è stata avvolta direttamente all‘interno della condotta ospitante per creare un nuovo rivestimento resistente. Il telaio di guida della macchina avvolgitrice è stato inserito nella condotta da risanare attraverso un pozzetto standard. Quindi è stato assemblato all‘interno della condotta ospitante e adattato alla sezione ovoidale del canale tenendo conto dello spazio anulare necessario per la statica. L‘alimentazione continua delle spire profilate alla macchina avvolgitrice è stata garantita da 52 bobine fisse disposte una dietro l‘altra in superficie. A ogni rotazione completa, la macchina avvolgitrice ha compiuto uno spostamento in avanti pari alla larghezza della spira, bloccando con un meccanismo a incastro il profilato per creare un rivestimento impermeabile. Una volta srotolata completamente ciascuna bobina, la nuova striscia profilata è stata saldata a freddo con una saldatrice di testa mobile e quindi incollata. L‘avvolgimento del liner nella condotta ospitante è avvenuto con drenaggio controllato. Per far ciò, nel punto più alto è stato costruito un muretto in pietra in modo che la pompa potesse trasferire l‘acqua mista nel tratto fognario successivo. Dopo aver completato il risanamento di circa 250 m di tratto fognario, il muretto in pietra è stato spostato al centro della condotta per controllare il drenaggio del tratto restante da risanare. Questa operazione era volta a mantenere un livello dell‘acqua di massimo 15 cm.

Riempimento dello spazio anulare

L‘applicazione del rivestimento lascia un determinato spazio anulare tra il rivestimento spiralato e la condotta ospitante che viene riempito nella fase successiva dei lavori con una malta ad elevate prestazioni. Le dimensioni

dello spazio anulare vengono determinate per lasciare soltanto lo spazio minimo necessario per garantire le proprietà statiche. In questo caso le dimensioni erano comprese tra 50 e 80 mm. Una volta applicato il rivestimento, è stato puntellato il tutto per poter procedere al riempimento dello spazio anulare. I puntelli hanno garantito il posizionamento del rivestimento in conformità coi requisiti statici impedendo forze di spinta, spostamento e deformazione nella fase di riempimento. Lo spazio anulare è stato sezionato ogni 80 m e riempito a strati con una malta speciale per ripristinare le caratteristiche statiche di ogni tratto sezionato.

Protezione durevole

Sul lungo termine, una condotta risanata comporta vantaggi notevoli: dato che il rivestimento in plastica con anima in acciaio è un vero e proprio elemento costruttivo della soluzione di risanamento, questo protegge in maniera durevole la condotta ospitante e la malta applicata nello spazio anulare dall‘usura meccanica e dall‘azione corrosiva dell‘acqua mista. Infine, il rivestimento spiral-wound SPR™ serve da cassaforma per rinforzare la condotta ospitante. Separando poi la struttura in cemento dall‘acqua mista, il rivestimento rappresenta una protezione affidabile per molti anni. La superficie liscia e resistente all‘abrasione del rivestimento SPR™ aumenta le caratteristiche idrauliche per almeno i prossimi 50 anni di uso continuo e compensa le perdite minime della sezione idraulica della condotta ospitante. Alla fine dei lavori, i tratti sezionati sono stati collegati mediante il tradizionale metodo di risanamento dei pozzetti e sono state riallacciate le tubazioni di mandata. La conclusione dei lavori di risanamento del tratto fognario è avvenuta in sole 15 settimane.

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Risanamento Fognature

Il risanamento non distruttivo di una condotta in pressione dell’acquedotto La Risanamento Fognature SPA di Salgareda (TV) opera nel settore del risanamento non distruttivo delle tubazioni mediante Liner dal 1986. L’esperienza maturata sul campo le ha permesso di raggiungere l’eccellenza nella tecnologia del re-lining con l’utilizzo principalmente delle seguenti tecnologie: • metodo inversione ad acqua, Liners in feltro di poliestere fibro-rinforzati ad alte prestazioni, resine epossidiche e catalisi ad acqua calda • metodo inversione ad aria tramite Air Drum, Liners in feltro di poliestere fibro-rinforzati ad alte prestazioni, resine epossidiche e catalisi ad acqua calda • metodo inserimento con argano, Liners strutturali multilayer in fibra di vetro, resina vinil/poliestere e catalisi con robot UV. La Risanamento Fognature può applicare qualsiasi altro metodo di risanamento non distruttivo sul mercato (spray di resine o malte cementizie, slip-lining, inserimento di tubazioni in polietilene a memoria di forma, part liner, fresatura robotizzata). Il continuo aggiornamento tecnologico e di qualità le ha permesso di ottenere le importanti certificazioni ISO 9001 – ISO 14001 – ISO 18001 – Codice etico D.Lgs. 231/01 nonché le Categorie SOA OG6 IV, OG12 III e OS35 IVbis. Il personale utilizzato per i lavori di relining è interno all’azienda e sottoposto a formazione continua in base a quanto prescritto dal D.Lgs. 81/08, anche per operazioni in luoghi confinati o sospetti di inquinamento. Un esempio pratico di applicazione delle tecnologie di relining è il risanamento di tubazioni in pressione esistenti ad uso acquedotto, sia in fibrocemento, sia in ghisa o di altri materiali. I prodotti utilizzati sono liner in poliestere rinforzati con fibre di vetro e impregnati esclusivamente con resine epossidiche; del Liner e del prodotto finito liner+resina epox. viene fornita certificazione per uso potabile direttamente dal produttore. Le proprietà fisiche e meccaniche di questo tipo di Liner sono ad alte prestazioni:

• distanza tra due tagli successivi della condotta per pulizia e inserimento del liner =ml. 180 circa • minima pressione di scoppio a breve termine = 40,8 bar • pressione nominale di esercizio fino a 16 bar • max. depressione di esercizio = 1 bar • perfetta aderenza del Liner alla condotta esistente. Con questa tecnologia la Risanamento Fognature ha recentemente risanato in pochi giorni 130 m di tubo in pressione per acquedotto DN 250 mm a Mestre (VE) per il gestore Veritas SPA.

Breve descrizione della metodologia di intervento

• Una volta isolata la condotta e creati i punti di accesso alle estremità il Liner è stato impregnato con resina epossidica per uso potabile tramite la rulliera in stabilimento (fig.1), caricato e trasportato nei pressi del cantiere. • Il Liner è poi stato inserito nell’Air Drum, il tamburo per l’inversione ad aria compressa del Liner all’interno della condotta (fig.2), e mantenuto in aderenza al tubo DN 250 da risanare tramite aria in pressione a circa 1.2 bar (fig.3). • Successivamente è stata fatta circolare acqua calda, riscaldata da una caldaia installata su un nostro automezzo, fino alla completa catalisi della resina epossidica. • Per finire sono stati inseriti dei giunti in EPDM per uso potabile alle estremità del liner per garantire la tenuta delle estremità. Il tubo così risanato può essere poi a breve ricollegato con flangiature alla rete idrica in pressione. Le operazioni di relining hanno richiesto 2 giorni: uno per la preparazione ed uno per il relining di 130 m di tubazione e inserimento dei giunti in EPDM di estremità. La Risanamento Fognature inoltre collabora continuamente con i Committenti per la progettazione dei Liner e di altri sistemi di risanamento fornendo tutte le informazioni e suggerimenti utili per ottenere il risultato voluto: video-ispezioni iniziali e finali, schede tecniche, calcoli strutturali del Liner, schede di sicurezza, certificazioni, collaudi e prove di tenuta.

Inversione ad aria del Liner con “Air Drum”

Dettaglio relining tubo DN250 acquedotto

Impregnazione del Liner con rulliera e resina epossidica uso potabile

publiredazionale

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Gas naturale: il Mediterraneo come alternativa al gas russo? Anticipiamo il capitolo “The future role of Gas: prices, international flows and new potential in the Mediterranean Sea” del Rapporto 2015 sull’Europa dell’Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Pan Europeo delle Utilities.

La crisi ucraina ha portato a sette tornate di sanzioni tra la Russia e la UE - e potrebbe portarne anche altre. L’energia è la vittima più allarmante in questo scontro, sul cui terreno la UE e la Russia sono attori fortemente interdipendenti. Il livello di dipendenza varia di molto tra gli stati membri dell’UE, così come è variabile la loro capacità di reagire agli avvertimenti e alle azioni della Russia. In ogni caso, il rischio di carenza di gas per il resto dell’Europa non è scongiurato. Tensioni militari e politiche hanno obbligato l’UE ad accrescere i suoi meccanismi di sicurezza energetica e a cercare alternative al gas russo.

Le fonti di approvvigionamento di gas dell’UE 27 Nel 2013 la produzione di gas interna alla UE 27 ha regi-

di Tommaso Perelli e Marco Carta AGICI Finanza d’Impresa

strato una leggera diminuzione dell’1% rispetto al 2012, portandosi a 156 bcm. La produzione UE è rimasta ancora la maggior fonte di gas per i clienti della UE 27, costituendo il 43% delle forniture nette totali. Le principali fonti esterne di approvvigionamento sono state la Russia col 34%, l’Algeria col 6% e la Libia con l’1% (oltre lo UK col 2%). Nel 2013 i flussi di gas naturale liquefatto (GNL) verso la UE sono stati nuovamente messi alla prova da una forte competizione sul mercato globale; la quota di gas proveniente dal Qatar (il principale fornitore UE di GNL) negli approvvigionamenti UE è stata pari al 6% delle importazioni totali. Nel 2013 il consumo di gas in Europa ha raggiunto 438 bcm (il livello del 1999), di cui 134.8 bcm, ovvero il 31%, sono stati forniti da Gazprom. La quota russa nel mercato

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1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 432 443 454 455 477 490 497 490 486 496 465 502 451 444 bcm

Greece Cyprus

15000

3500

4700

477

1132

1700

Israel

975

2269

Croatia

74

77

Italy

60

145

TOT

7941

454 455

443

432

490

Algeria

Russia 40000

486

2049

4503

Greece Israel Italy

30000

31250

465

bassa 23891

20000 451 444

10000 438

0

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Med. Low

Med. High

Norway

Algeria

Russia

1 - Consumo di gas nell’UE 1999-2013, miliardi di metri cubi (Fonte: BP)

2 - Stime sulle risorse di gas in Croazia, Cipro, Grecia, Israele, Italia e Libano confrontate agli esportatori “tradizionali” verso la UE, bcm (Fonte: AGICI)

europeo è aumentata significativamente rispetto all’anno precedente (26%), a causa di una crescita nelle esportazioni (+23 bcm, ovvero +16%) e di una domanda europea in stagnazione. Circa la metà del gas russo importato nel 2013 (~80 bcm) ha attraversato l’Ucraina, per un ammontare approssimativo del 15% dei consumi europei. A sud, il gasdotto Blue Stream collega la Russia e la Turchia dal 2003 e ha permesso ai due paesi di attenuare la loro dipendenza dal transito attraverso l’Ucraina nell’ultimo decennio. Nel 2011, la Turchia ha cancellato un contratto a lungo termine con Gazprom per forniture attraverso la “Western Pipeline” che corre attraverso Ucraina, Romania e Bulgaria. Al contrario della Turchia, Romania e Bulgaria dipendono ancora ampiamente dall’Ucraina come paese di transito.

metri cubi), e con l’entrata della Croazia nella Comunità Europea nel 2013 (che andava a rafforzare la stabilità e la sicurezza degli investimenti per le aziende che entrano nel paese), il governo ha ufficialmente aperto la tornata inaugurale di licenze offshore della Croazia il 2 aprile 2014. Dopo tre decenni in cui virtualmente non è stata compiuta alcuna perforazione esplorativa offshore, il vento è cambiato. La tornata di licenze in atto segna la prima volta in cui il paese ha formalmente aperto i suoi confini marittimi alle compagnie internazionali di esplorazione, e sottolinea l’impegno della Croazia nell’abbracciare una nuova fase nello sviluppo delle sue risorse di petrolio e gas. Un esteso processo di valutazione comparativa intrapreso nel 2013-14 assicura che i nuovi regolamenti fiscali e legali siano molto competitivi in una prospettiva sia regionale che globale. Il primo ministro greco Antonis Samaras ha annunciato che la Grecia potrebbe ospitare 4.700 miliardi di metri cubi di gas e un giorno potrebbe provvedere fino al 25% della domanda europea. Se la Grecia riuscisse a combinare ciò con gli sforzi già intrapresi da Cipro e Israele, questa quota potrebbe salire fino al 50%, e non solo sul breve periodo, bensì per i prossimi 30 anni. Questo annuncio è venuto quasi un mese dopo che Samaras aveva presentato nuove scoperte a un gruppo di aziende internazionali dell’energia, incluse Chevron, Eni, ExxonMobil a OMV, scoperte che hanno rivelato analogie geologiche tra l’area sottomarina dello Ionio settentrionale e le regioni marine italiane e albanesi dove sono già stati trovati petrolio e gas naturale. L’Italia ha assunto quello che alcuni considerano essere un approccio eccessivamente cauto all’esplorazione offshore di petrolio e gas dopo il disastro della fuoriuscita di petrolio della Macondo Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010, dopo il quale è stato l’unico paese a vietare temporaneamente qualsiasi l’esplorazione e pro-

Il potenziale offshore del bacino mediterraneo

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Lebanon Cyprus Croatia

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Med. Low Med. High Norway 490 2200

438

502

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Lebanon

2013

In Europa è anche presente una produzione offshore nel Mediterraneo (principalmente nella piattaforma continentale italiana, ma anche in Grecia, Spagna e Croazia), nel settore polacco del Mar Baltico e nel Mar Nero (soprattutto nelle piattaforme continentali di Romania e Bulgaria). L’area offshore della Croazia è una zona dal potenziale ancora inesplorato in termini di gas e petrolio, che si colloca nel cuore del mercato energetico europeo. Nel tentativo di incoraggiare gli investimenti internazionali nel settore di petrolio e gas – specialmente offshore – il governo croato ha promulgato nel 2013 una serie di riforme, incluso l’aggiornamento delle leggi nazionali sugli idrocarburi, stabilendo nuovi termini legali e fiscali e formando un’agenzia dedicata (l’Agenzia Croata per gli Idrocarburi) per supervisionare le attività nel campo di petrolio e gas. Col raggiungimento di alcune tappe fondamentali (sono stati compiuti 17 ritrovamenti di gas per un ammontare di riserve utilizzabili di 40 miliardi di


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duzione (E&P) di petrolio e gas nelle sue acque. Tuttavia, la legislazione appare in contrasto con le necessità del paese di ridurre il suo costo dell’energia, e il suo impegno ad aumentare la propria produzione di energia facendo minor affidamento sulle importazioni. L’Italia ha vari progetti offshore attualmente operativi o in via di sviluppo. Il giacimento di petrolio Aquila, che si stima contenere 20 milioni di barili di petrolio, è attualmente in produzione grazie a una unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico (FPSO, Floating Production Storage and Offloading Unit) derivata da una petroliera. Si stima che il giacimento abbia prodotto 20000 bep/giorno dal 1998. Le scoperte in Sicilia hanno aumentato negli ultimi anni le riserve e potrebbere portare la produzione offshore a un picco di 0.4 milioni di bep/giorno nel 2018, richiedendo nel frattempo la perforazione di 80 pozzi. Le scoperte di gas in Israele nel 2009 e nel 2010 hanno trasformato il Mediterraneo orientale in una regione di produzione di gas naturale e in un potenziale esportatore di energia per i mercati europei e asiatici. Tuttavia, la turbolenta situazione politica in Egitto, la Guerra civile siriana, le tensioni tra Israele e Gaza, la disputa di lunga data tra la Turchia e Cipro, e le dispute sui confine marittimi gettano un’ombra su questa opportunità economica. Inoltre, l’industria del gas nel Mediterraneo orientale è allo stato embrionale e i paesi interessati sembrano incapaci di coordinare i loro piani per le future esportazioni. Gli attori globali sono pronti a sfruttare le implicazioni strategiche del Mediterraneo orientale. La Russia mira a proteggere il suo monopolio sul gas, gli Stati Uniti a sostenere i propri interessi commerciali e l’Europa ad accrescere la propria sicurezza energetica e a ridurre la dipendenza dalla Russia alla luce della crisi in Crimea. In questo contesto, la Comunità Europea dovrebbe appoggiare il triangolo strategico di Israele, Cipro e Turchia come primo passo verso la costruzione di un corridoio energetico nel Mediterraneo orientale.

Possibili soluzioni per l’Europa per un aumento della produzione del gas nel Mediterraneo (nota 1)

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Per promuovere la propria sicurezza energetica attraverso la stabilità regionale nel Mediterraneo orientale, l’Unione Europea dovrebbe aiutare a mitigare i conflitti politici di lunga durata per mezzo di una politica basata sui seguenti assunti: • L’Unione Europea dovrebbe definire la sua strategia sulle soluzioni di esportazione del gas del Mediterraneo orientale sulla base delle potenziali opportunità elencate qui sotto: - un impianto di esportazione del GNL, comune a Israele e Cipro, a Vassilikos, Cipro, che coinvolga terminali a due treni (7-14-bcm/anno), con cui la Comunità Europea provveda un contesto ben definito e stabile per gli investitori in Cipro e contribuisca a limitare il rischio politico, e diffonda best practice nella gestione delle risorse energetiche; - il gasdotto del Mediterraneo orientale, con una capacità di trasporto fino a 30 bcm/anno;

- l’EuroAsia Interconnector; - un duplice accordo combinato sulle esportazioni che includa una conduttura da Leviathan alla Turchia e un terminale per GNL a Cipro, grazie al quale i primi ricavi potrebbero finanziare il terminale di Cipro; questo progetto ha già il supporto delle aziende artefici dello sviluppo dei giacimenti Leviathan e Aphrodite (l’azienda Americana Noble Energy e il Delek Group israeliano); - una soluzione a doppio binario per la quele il gas cipriota e israeliano sia trasportato in Turchia via gasdotto. Le ultime due soluzioni possono offrire a Israele e Turchia una possibilità di rivitalizzare la loro alleanza strategica. Inoltre esse forniscono incentivi alla Turchia affinchè raggiunga un accordo sul problema di Cipro. A supporto di entrambe le opzioni, una possibile iniziativa delle UE sarebbe convincere Cipro a permettere un gasdotto turcoisraeliano attraverso le sue acque. L’Unione Europea dovrebbe intraprendere ogni possibile azione per promuovere la pace nei paesi mediorientali attraverso lo sfruttamento di queste nuove risorse, iniziando con la promozione della risoluzione del conflitto israelopalestinese. La UE dovrebbe continuare a sostenere, in qualità di partner fondamentale, l’integrazione dello Euro-Arab Mashreq Gas Market Project (EAMGM). Il progetto punta a migliorare l’integrazione regionale del mercato energetico in generale, e del mercato del gas in particolare, nei paesi membri, in modo da realizzare un’armonizzazione legislativa e normative tra questi e con la UE. Nella prima fase (EAMGM I), Iraq e Turchia hanno partecipato come osservatori. Nella fase EAMGM II l’Iraq è un partner a pieno titolo. Al momento attuale, tuttavia, questo sforzo di cooperazione è giunto a una sospensione totale a causa delle proteste antigovernative che hanno colpito i paesi mediorientali. Nota 1: De Micco, P., The prospect of Eastern Mediterranean gas production: An alternative energy supplier for the EU?, Parlamento Europeo, Aprile 2014. Il Rapporto, redatto in lingua inglese, sarà presentato il 4 marzo 2015 a Milano – Palazzo Clerici – in occasione del XV Workshop Annuale dell’Osservatorio. Gli autori Marco Carta marco.carta@agici.it Laurea in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Genova. Si occupa di ricerche e analisi nel settore energetico e ambientale presso AGICI Finanza d’Impresa. Coordinatore delle attività nelle fonti rinnovabili e responsabile delle ricerche dell’Osservatorio sulle Alleanze e Strategie nel mercato Pan-Europeo delle utilities. Tommaso Perelli tommaso.perelli@agici.it Laureato in Management presso l’Università Bocconi. Svolge attività di ricerca e analisi nei settori delle utilities e delle rinnovabili. Collabora alla realizzazione dei progetti degli Osservatori sulle utilities e sulle rinnovabili presso Agici Finanza d’Impresa.


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L’esperienza del Comune di Bologna come capofila degli ATEM Bologna 1 e 2 Per gli ATeM Bologna 1 Bologna 2 la gara del gas è una palestra in cui si sperimenta la condivisione di strategie e di nuovi modelli di confronto operativo e collaborazione in ambito metropolitano, a partire dal percorso organizzativo che ha permesso l’accorpamento, fino alla definizione degli spazi di condivisione e di verifica delle scelte.

La scelta operata dalle Amministrazioni del territorio metropolitano di Bologna, suddivise dal Decreto in 2 ATeM il cui perimetro coincide con i confini della provincia di Bologna, è stata quella di affrontare in maniera unitaria gli adempimenti previsti dal D.M. 226/2011, coerentemente con il percorso normativo di superamento delle province a favore della costituzione delle città metropolitane. Già nel 2012 tutti i sindaci dei due ATeM hanno sottoscritto un documento programmatico teso a pervenire ad una gara unica, individuando come capofila il Comune di Bologna. Le principali motivazioni che hanno spinto le Amministrazioni locali all’accorpamento vertevano sull’obiettivo di raggiungere maggiori economie di scala, produrre una gara economicamente

di Raffaela Bruni - Comune di Bologna

più interessante e aumentare l’efficienza operativa del Gruppo. La prima scelta strategica operata dall’assemblea dei sindaci è stata quella di svolgere, all’interno delle strutture tecniche degli enti concedenti, le istruttorie specialistiche necessarie per la gara, con l’obiettivo dichiarato di permettere ai comuni di riappropriarsi della governance del servizio e trasformare in opportunità gli adempimenti obbligatori previsti dalla norma. In questa scelta i due ATeM bolognesi sono stati favoriti dalla presenza sul territorio di CON.AMI, consorzio di 23 Comuni di cui 16 facenti capo ai due ATeM unificati, già costituito ed operativo ai sensi dell’Art. 31 e Art. 2 comma 2 e Art. 114 del TUEL 267/2000, e, in ragione di ciò, equiparato alla funzionalità degli

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enti locali territoriali. Esso ha, al suo interno, sviluppato competenze nei servizi pubblici e nella gestione delle reti e pertanto dispone di conoscenze tecniche in grado di svolgere parte rilevante delle attività necessarie per l’espletamento della gara. Un altro punto fermo nel percorso di avvicinamento alla convenzione fra i comuni è stato quello di concedere una delega forte al Comune di Bologna quale Stazione Appaltante. Al Responsabile del Procedimento sono state delegate: la richiesta dei dati ai Gestori di cui all’art. 4 del D.M. 226/2011, i rapporti correlati con AEEGSI e con gli eventuali enti terzi coinvolti, il conferimento di incarichi professionali specialistici, e infine la predisposizione degli atti di gara e le azioni conseguenti. A fronte di questa delega estensiva la convenzione prevede per la stazione appaltante obblighi di ampia informazione ai deleganti. Particolare attenzione è stata riservata alla costruzione dei luoghi di consultazione e di confronto fra stazione appaltante ed enti locali concedenti, per pervenire alla più ampia condivisione delle attività: tutte le decisioni di competenza dei comuni concedenti sono assunte in forma assembleare. Le scelte strategiche degli ATEM UNIFICATO BO1 e BO2 sono state esplicitate in apposita Convenzione ex Art. 30 del TUEL come previsto dal D.M. 226 2011, approvata

da tutti i consigli comunali dei 58 comuni facenti parte dei due ATeM accorpati entro il 30 settembre 2013. La convenzione precisa quali siano le questioni di competenza dell’assemblea e quali siano le maggioranze necessarie per l’assunzione di determinazioni. Inoltre, in analogia a ciò che il decreto formalizza per la fase di gestione del contratto, cioè la costituzione del Comitato di Monitoraggio, la convenzione istituisce, per la gestione della fase di gara, il Comitato Guida, interfaccia diretta con il responsabile di procedimento per concordare sulle attività più operative. Questa architettura, che può apparire complessa, ha dato, finora, ottimi risultati, primo fra tutti il coinvolgimento e la partecipazione di ogni struttura comunale coinvolta. La scelta strategica di sviluppare internamente le attività tecniche di supporto al RUP è nata dalla consapevolezza che la Gara del Gas rappresenta per tutti i comuni coinvolti una grande opportunità per riacquistare consapevolezza circa i propri asset relativi alle reti di distribuzione del gas e per riavvicinarsi ad una materia che per molto tempo è stata in parte delegata confidando nel rapporto con il Gestore, il cui ruolo, nel tempo, per effetto dell’evoluzione normativa, è profondamente mutato. I comuni devono ricostruire interfacce con i Gestori adeguate e competenti: con questo obiettivo, ogni fase dell’istruttoria finalizzata alla pubblicazione del bando


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è stata tesa al recupero di informazioni e conoscenze e alla costruzione di procedure per la gestione futura dei contratti. Per pervenire alla determinazione del VIR, il valore di rimborso che il gestore subentrante deve riconoscere al gestore uscente sulla base degli asset di proprietà di quest’ultimo, si è proceduto a definire una modalità operativa congiunta con la quale ogni Comune appartenente all’ATEM ACCORPATO BO1 e BO2 avrebbe dovuto riscontrare alla Struttura Tecnica di Supporto tutti gli asset derivanti dalle opere di urbanizzazione primaria realizzate a scomputo di oneri, oltre che tutti gli asset realizzati dal Comune attraverso finanziamenti propri o ancora asset realizzati dal Comune a mezzo di finanziamenti pubblici diversi. I comuni hanno scelto di lavorare su una piattaforma cartografica condivisa per poi essere in grado di comporre un quadro unitario, utilizzando, per questo, la cartografia ufficiale della Regione Emilia Romagna, resa disponibile dalla Regione stessa con un accordo operativo. Ogni Comune ha prodotto poi l’analisi di tutti gli asset (realizzati dopo la data di sottoscrizione delle convenzioni di cessione degli impianti ai Gestori) in formato shapefile con i dettagli di ogni opera, a partire dai documenti di riscontro della proprietà. La scelta di utilizzare un applicativo GIS ha comportato l’assistenza a tutti i Comuni circa l’utilizzo del programma ed in alcuni casi l’installazione in versione libera dello stesso GIS e la successiva formazione al personale affinché potesse poi elaborare i documenti richiesti secondo i format condivisi. Inizialmente questa scelta ha comportato alcuni momenti di difficoltà, soprattutto presso i Comuni più piccoli che non disponevano delle risorse, anche in termini di personale, per poter procedere celermente al lavoro richiesto.

La ferma volontà di ricostruire una coscienza comune circa le reti gas di distribuzione ha indirizzato l’azione della Stazione Appaltante e del CON.AMI, che ha sostenuto maggiormente quei Comuni che partivano da situazioni più critiche fino a portare tutti sostanzialmente in grado di elaborare il lavoro come richiesto. Questo sforzo da parte di tutti ha consentito la rinascita di quella consapevolezza sulle convenzioni firmate, sulle clausole sottoscritte, sulle proprie obbligazioni ma anche sulle obbligazioni del Gestore che ha trasformato i tecnici comunali da meri esecutori all’interno di un procedimento eterodiretto in soggetti consapevoli e in larghissima parte partecipativi e propositivi. Il lavoro sopra descritto, che inizialmente aveva come obiettivo l’individuazione degli asset per l’esatta definizione del calcolo del VIR, si è poi arricchito delle attività volte all’individuazione di tutte le proprietà pubbliche per le quali ancora non era stato effettuato il loro riconoscimento presso l’AEEGSI anche alla luce del documento in consultazione 53 2014 e della deliberazione 367 2014 al fine di ottenere la remunerazione del capitale investito ex Art. 8 comma 3 del D.M. 226 2011. Parallelamente all’analisi degli asset è stata sviluppata, con lo stesso spirito, l’analisi delle esigenze di sviluppo della rete di distribuzione del gas metano per addivenire alla redazione del Piano di Sviluppo Minimo. Anche per questa attività si è scelto di lavorare su piattaforma GIS ed ogni comune ha identificato le proprie linee di sviluppo sulla base di successivi gradi di priorità che la Struttura Tecnica di Supporto ha raccolto e sta analizzando, per garantire l’equilibrio economico e finanziario del gestore, sia dal punto di vista locale che dal punto di vista complessivo dell’ATeM accorpato. Risulta di particolare importanza l’attività di ricognizione comunale delle esigenze di sviluppo della rete di distribuzione in quanto tra le attività da svolgere in sede

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di gestione del contratto di servizio vi è il monitoraggio della rete che il nuovo gestore si sarà impegnato a realizzare in sede di gara sia in termini di interventi annuali di estensione e potenziamento che in termini di interventi per il mantenimento in efficienza della rete e degli impianti. Tale attività è demandata alla Controparte Contrattuale, che i comuni dell’ATEM BO1 e BO2 hanno già individuato, con la convenzione fra i comuni, nel CON. AMI, ma che non potrà essere efficacemente svolta senza un coinvolgimento ed una partecipazione dei comuni concedenti che restano comunque l’interfaccia per il cittadino/utente anche in ottemperanza allo schema di contratto tipo per lo svolgimento dell’attività di distribuzione del gas naturale ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo 23 Delibera 20 novembre 2014 571/2014/R/gas. In più, la convenzione prevede la possibilità di un progressivo ridimensionamento delle attività del CON. AMI quale controparte contrattuale, nel caso in cui i comuni concedenti intendano svolgere in proprio le attività di interfaccia e controllo con il gestore limitatamente al proprio territorio comunale, avendo maturato le necessarie competenze. Ai fini di un efficiente svolgimento del servizio si prevede che le parti collaborino alla predisposizione di sistemi di gestione informatica integrata e di banche dati di comune accesso, necessarie all’esercizio delle reciproche competenze ed il Nuovo Gestore è tenuto, su richiesta della Controparte Contrattuale (Delegato), a rendere disponibili tutte le informazioni necessarie per consentire l’esercizio ai Comuni delle diverse funzioni di controllo e vigilanza del contratto di servizio nel territorio di riferimento. La figura 2 illustra l’architettura della governance individuata per la gestione del servizio. Ad oggi le attività istruttorie sono regolarmente in corso. In considerazione dei risultati operativi fin qui ottenuti la Stazione Appaltante, insieme ai comuni concedenti, sta verificando la possibilità di estendere questa buona pratica di approccio condiviso anche ad altri temi, per fare crescere nel territorio la consapevolezza della dimensione metropolitana a cui sempre più bisognerà fare riferimento per offrire alla popolazione servizi competitivi ed economicamente sostenibili.

L’autore Raffaela Bruni raffaela.bruni@comune.bologna.it Ingegnere civile, responsabile di procedimento della gara per l’individuazione del gestore del servizio di distribuzione gas degli ATeM accorpati Bologna 1 Bologna 2. Direttore del Settore Patrimonio del Comune di Bologna dal 2011 dopo avere ricoperto il ruolo di direttore del Settore Lavori Pubblici dal 2005 al 2012 a seguito di una più che ventennale esperienza tecnica in qualità di dirigente del medesimo settore.


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Le sfide di un mercato maturo Gli amministratori delegati delle principali realtà italiane dei settori gas ed energia si sono confrontati sul futuro del mercato elettrico e del gas in occasione di un convegno organizzato a Milano, lo scorso novembre, da Standard & Poor’s, che ha presentato un report sul rating delle nostre utility.

Calo dei consumi, tensioni geopolitiche, rafforzamento della generazione da fonti di energia rinnovabili, shale gas, competizione del carbone, il tutto in un contesto economico ancora in grande sofferenza. Sono diversi fattori che stanno mutando il mercato del gas e dell’energia elettrica in Europa e in Italia. Di questi temi si è parlato nel corso del convegno Utilities Italiane alla sfida del mercato, svoltosi a Milano lo scorso 13 novembre, organizzato dall’agenzia di rating Standard & Poor’s per analizzare le principali criticità che stanno emergendo nei due comparti e individuare possibili scenari di sviluppo. Un incontro stimolante, che ha visto la partecipazione dei big del settore, quali Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di ENI, Giuseppe Gatti, Presidente GDF Suez Italia, Bruno Lescoeur, Amministratore Delegato di Edison, Carlo Malacarne, Amministratore Delegato di Snam, Valerio Camerano, Amministratore Delegato di A2A, Matteo Del Fante, Amministratore Delegato di Terna, Andrea Mangoni, Amministratore Delegato di Sorgenia, Carlo Tamburi, Capo della Country Italia di Enel, Chicco Testa, Presidente Assoelettrica e Guido Bortone, Presidente AEEGSI. Ad aprire i lavori Jean-Michel Six, capo economista Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) di Standard & Poor’s, che ha presentato un’analisi delle prospettive economiche dell’Eurozona. Un quadro che resta ancora difficile per via della perdita di slancio della ripresa economica nel corso di quest’anno, tanto da far aumentare, per il 2015, i rischi di una nuova recessione, la terza dopo il 2009 e il 2011, con «un

effetto deleterio dal punto di vista socio politico», ha spiegato Six. La debolezza dell’economia di Eurolandia, e dell’Italia in particolare, combinata ad altri fattori, si riflette sulle utility. Una situazione che sta deprimendo la redditività delle società italiane, come sottolineato da una ricerca di Vittoria Ferraris, direttore utilities dell’area Emea di Standard & Poor’s, dal titolo A weak economy and a fragmented market dim profit prospects. Un contesto che penalizza soprattutto le aziende che operano nei segmenti liberalizzati dell’industria dell’energia, che soffriranno l’erosione dei margini più consistente, non per ultimo perché i clienti diventano sempre più sensibili ai prezzi, mentre maggiore resistenza mostreranno quelle che operano nei mercati regolamentati (trasporto e trasmissione), si legge nel report. Un altro freno al potenziale di crescita delle utility italiane è la frammentazione del mercato che, con l’eccezione di poche grandi realtà, vede una moltitudine di piccoli operatori regionali. Per Ferraris il consolidamento aiuterebbe a difendere la redditività e la legge di Stabilità potrebbe dare una scossa in questo senso, grazie agli incentivi previsti per favorire le aggregazioni tra ex municipalizzate, riducendo i costi complessivi e aumentando la qualità del servizio. Alla luce di queste considerazioni le prospettive del settore delineate dal report «sono caratterizzate da poca visibilità, perché si allontana la prospettiva di una crescita sostenibile, c’è incertezza sul trend dei prezzi e possono riacutizzarsi tensioni geopolitiche che, per un

BP p.l.c.

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mercato molto dipendente dalle importazioni di gas da Paesi extraeuropei, può generare instabilità». Nel complesso, comunque, il comparto ha resistito bene alla crisi ed è solido nel confronto europeo. «Il settore delle utility genera il 35% delle emissioni corporate in Italia e le società conservano un potenziale di generazione di cassa molto importante - ha concluso Ferraris -. Le aziende hanno dato prova di eccezionale resistenza alla crisi che si è manifestata dal 2009 fino ad oggi e presentano outlook stabili, dimostrando di essere in grado di avere una certa forza nei parametri legati al credito, in quello che è considerato un contesto impegnativo».

Gas: tra calo dei consumi e rischi geopolitici

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Andando a guardare ai due singoli comparti nello specifico, per quanto riguarda il gas, il dato evidente è rappresentato dal calo dei consumi. La crisi industriale che molti Paesi del Continente stanno vivendo, e tra questi l’Italia, ha fortemente ridimensionato la domanda, che per quest’anno in Europa si attesterà intorno ai 425 miliardi di metri cubi, ben al di sotto dei 500 miliardi previsti solo qualche anno fa. «A questo occorre aggiungere la concorrenza del carbone, il cui impiego nella generazione elettrica è cresciuto parallelamente al calo di utilizzo del gas, -30% dal 2010 ad oggi, - ha spiegato Massimo Mondazzi di ENI -. Carbone proveniente dagli Stati Uniti, dove lo sfruttamento dello shale gas ha permesso di destinare all’export gran parte del combustibile a prezzi molto competitivi». «Stiamo assistendo a un cambiamento radicale del mercato del gas, segnato dall’inviluppo di diversi fattori: le conseguenze della liberalizzazione, che hanno modificato il rapporto con i fornitori storici, lo sganciamento del prezzo del gas da quello del petrolio, la politica di contenimento delle emissioni climalteranti dell’Unione Europea, il peso crescente delle fonti rinnovabili nel mix energetico europeo, oltre al ritorno al già citato carbone. Insomma, una trasformazione totale che può essere gestita solo con un forte coordinamento a livello europeo», ha commentato Giuseppe Gatti di GDF Suez Italia. Se sul piano dei consumi le speranze di ripresa sono legate in primo luogo al rilancio dell’economia, molto dipende anche dalla capacità di questa risorsa di restare competitiva rispetto alle altre fonti di energia. Si tocca così un altro nervo scoperto del sistema, quello degli approvvigionamenti. Le recenti tensioni tra Russia e Ucraina hanno mostrato ancora una volta la fragilità europea, fortemente dipendente da importazioni extra-UE, per di più da aree geografiche come l’Est Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa caratterizzate da instabilità politica. «La frammentazione del settore energetico non aiuta a giungere alla soluzione - ha commentato Bruno Lescoeur di Edison -. Il problema va affrontato a livello comunitario, anche con chiare strategie di indirizzo degli investimenti infrastrutturali,

per poter ampliare la platea dei fornitori o baypassare le aree critiche. Rispetto alla crisi del gas dei primi anni Duemila, ad esempio, la realizzazione del gasdotto North Stream, che collega Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, ha risolto alcune criticità e lo stesso ci si aspetta dal Tap (Trans Adriatic Pipeline), che consentirà di portare in Italia il gas dell’Azebaigian». Le infrastrutture, dunque, giocano un ruolo chiave: non solo per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti dall’esterno, ma anche per favorire gli scambi tra gli stessi Paesi europei. Del resto, anche con gli stress test effettuati allo scoppio della crisi russoucraina, si è visto come molta parte dell’over-capacity presente difficilmente potrebbe raggiungere i Paesi in difficoltà, proprio per la mancanza di collegamenti. «Interconnettere tra di loro i Paesi europei permetterà finalmente di sviluppare una politica energetica e, soprattutto, un mercato del gas comune - ha spiegato Carlo Malacarne di Snam -. Una prospettiva improrogabile, che consentirà una maggiore liquidità degli scambi, garantendo quindi la sicurezza degli approvvigionamenti sull’intero territorio comunitario, contribuirà anche all’allineamento dei prezzi dei vari mercati nazionali e rafforzerà il potere contrattuale dei nostri Paesi nei confronti dei fornitori».

Capacità termoelettrica in eccesso Ma a vivere una profonda trasformazione è anche il mercato elettrico, dove il principale problema, per quanto riguarda l’Italia, è costituito dalla sovraccapacità, con una potenza installata in grado di generare oltre il doppio dell’attuale domanda. «Il comparto è sottoposto agli effetti di tre potenti fattori: il cambiamento della struttura della domanda, per via della caduta dei consumi e delle politiche di risparmio energetico, il cambiamento della struttura dell’offerta, grazie al forte sviluppo delle fonti rinnovabili, e la gestione dei problemi del sistema - ha spiegato Valerio Camerano di A2A -. Una tempesta perfetta che ha avuto come conseguenza rendere superflua una parte della generazione termoelettrica, mettendo in difficoltà gli operatori che avevano investito negli scorsi anni». Una situazione che la realizzazione di nuovi impianti a partire da metà degli anni Novanta, senza un quadro programmatico di riferimento a livello nazionale, ha contribuito a rendere ancora più complessa da gestire. «È evidente che occorre una razionalizzazione complessiva del sistema. A partire dall’eliminazione di quegli interventi a beneficio di alcune realtà e di impianti dichiarati essenziali che hanno come unico effetto la distorsione del mercato - ha continuato Andrea Mangoni di Sorgenia -. Un altro aspetto riguarda la piena integrazione della generazione distribuita, in particolare da rinnovabili, nel sistema elettrico, quindi la partecipazione alle attività legate ai servizi di sistema, al momento quasi esclusivamente demandate agli operatori di impianti termoelettrici». Opera di razionalizzazione che passa per la dismissione


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… Intergraph di parte della capacità in eccesso e dunque per la l’interconnessione tra le diverse aree del Paese - ha chiusura di alcuni impianti. Una scelta che, secondo spiegato Matteo Del Fante di Terna -. Chicco Testa, «deve essere effettuata secondo rigorosi Investimenti che aiutano il sistema e ne migliorano criteri di giustizia, ovvero di efficienza dei costi e di la sicurezza, basti pensare all’elettrodotto Saipei immediato l’accesso a questi dati al personaservizio, per garantire al Paese sicurezza energetica per collegare la Sardegna alla Penisola o alla nuova le operativo. La soluzione offre la risposta a edomande prezzi competitivi, senza perdere quanto di buono connessione con la Sicilia e lo stesso stiamo facendo quali: Quali dati sono disponibili sulla mia area di interesse? A quali date risalsi è costruito nel corso degli ultimi anni, e che ha per collegare il nostro Paese ai partner europei». gono? Ho libero accesso a questi dati? Posso consentito al nostro Paese di disporre di un parco Le difficoltà del mercato italiano sono ben note visualizzarli, scaricarli ed elaborarli? produttivo molto efficiente». all’Autorità per l’energia elettrica il gas e il servizio La soluzione di image management offre strumenti avanzati catalogare automati- a una Tra le aziende che per stanno già provvedendo idrico. «Da qualche anno segnaliamo al Parlamento camente i dati geospaziali e accelerare l’acprofonda revisione della propria capacità produttiva vi che l’attuale mercato, basato sul costo del kWh, cesso alle immagini attraverso il supporto naètivo Enel, che di recente ha annunciato di aver messo sotto mostra dei grossi limiti - ha spiegato Guido Bortone ai formati compressi ECW e JPEG2000 osservazione ben un 23 ambiente impianti. «Si tratta di siti in gran -. Occorre introdurre, accanto a quella già esistente, inoltre fornisce interconnesso per gestione dati geospaziali, metadati, partelagià fermi odiche richiedono importanti interventi un’altra forma di concorrenza, basata sulla capacità». utenti e strumenti di analisi, configurandosi di rinnovo, interventi che si rivelerebbero comunque È il capacity market, lo schema elaborato dall’Autorità come una solida infrastruttura di dati territoinutili(SDI). alla L’architettura luce della capacità in eccesso presente per garantire una disponibilità di capacità produttiva riali SOA, infine, permette perfetta integrazione le infrastrutha una spiegato Carlo Tamburi dicon Enel -. Un’operazione elettrica nel lungo periodo attraverso un corrispettivo informazioni relative a tali as- lo scorso giugno, ture già in possesso del cliente. Standard ITcon rete. che stiamo conducendo in collaborazione gli Quando dalericonoscere ai produttori. Istituito set vengono archiviate in sistemi informativi comprovati, come JavaEE e REST, Application enti locali e conServers, il Governo, anchequesta per salvaguardare operativo dal 2017. «Sarà vieun efficace strumento chiusi e nonsarà interoperabili l’investimento Servers e Web rendono comne aggravato costi per elevati legati ad l’occupazione e vedere come destinare nondasolo stimolare la inefficoncorrenza, ma anche ponente integrabile in ambienti di lavoro questi cienze nei processi critici di business (provisi-nelle scelte che si preesistenti, incontro anche ai re-sempre stabilimenti adandando altre attività, oppure dedicare capace di introdurre razionalità niong, customer care, maintenance and quisiti di sicurezza di un’organizzazione (ActiallaDirectory, produzione di energia, faranno per il futuro del sistema elettrico nazionale, network development). ve LDAP, ecc). ma con diverse tecnologie e con capacità contenute». cominciare dalla selezione degli impianti destinati Intergraph, acon le proprie soluzioni geospaSia nella figurapiù 1 che nella 2 è possibile vedeziali, sostiene aziende -impegnate prore l’integrazione un servizio WMTSdipubbliAnche nel campo tra elettrico, lo sviluppo infrastrutture allalechiusura ha conclusonella il Presidente dell’Autorità -. gettazione e gestione delle reti di telecomucato dalla soluzione di image management e di trasporto resta un punto cruciale. «Nel corso Scelta che questo strumento consentirà di effettuare nicazione garantendo loro il massimo livello la componente client/mobile della soluzione. degli ultimi 10 anni abbiamo realizzato investimenti sulla base delle esigenze stesse del sistema, non solo di supporto ai processi di business e la massiCONCLUSIONE ma condivisione e valorizzazione dell’inforper 8 miliardi di euro in nuove reti per migliorare sulla base della capacità economica dell’operatore». Lo sviluppo delle reti di telecomunicazione comporta ingenti investimenti negli asset di

mazione relativa ai propri asset di rete all’interno dell’intera organizzazione. ■

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Conferenza Esri Italia 2015

Il 15 e 16 aprile si terrà, all’Hotel Ergife di Roma, la manifestazione più articolata e completa a livello nazionale nel settore dei Sistemi Informativi Geografici. Due giorni di full immersion, aperti a tutti gli interessati, per parlare delle nuove potenzialità di questi strumenti in continuo e rapido sviluppo. Ogni anno quest’appuntamento coinvolge più di mille persone e offre un’occasione d’incontro per utenti, nuovi e consolidati, delle tecnologie Esri e, più in generale, un momento di scambio e confronto culturale per quanti s’interessano di Sistemi Informativi Geografici. Il focus dell’edizione 2015 sarà sul ruolo della tecnologia GIS nel favorire e velocizzare i processi decisionali. Per approfondire il tema interverranno relatori di elevato profilo, in un susseguirsi di decine di workshop tecnologici, iniziative formative, numerose sessioni parallele e presentazioni di centinaia di progetti, con l’obiettivo di arricchire le competenze di tutti i partecipanti. Negli anni a venire la tecnologia GIS sarà sempre più presente nelle nostre vite. È considerata una delle aree IT di maggiore sviluppo del prossimo decennio, con un giro d’affari stimato, per il 2015, in 10,6 miliardi di dollari. Molti osservatori prevedono che avrà un impatto totalmente pervasivo in qualsiasi campo di business. Per i responsabili IT e per chi già utilizza applicazioni GIS, questo evento costituisce un’opportunità di aggiornamento, condivisione e approfondimento dello stato dell’arte. Il format dell’evento è in continua evoluzione: la Conferenza del 2015 vedrà una sessione generale plenaria e una ricca selezione d’incontri, suddivisi in sessioni parallele, workshop, eventi speciali. La sessione plenaria offrirà un quadro accurato dello scenario che si prospetta nei prossimi anni. Vedremo quindi come, già oggi, Esri

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contribuisca ad analizzare e prendere decisioni su realtà e fenomeni complessi e come faciliti l’elaborazione “intelligente” ed efficace dei dati, evidenziandoli su mappe sempre più ricche. Tra gli argomenti oggetto di particolare attenzione e di presentazione di importanti case history ci saranno: le soluzioni Esri per i trasporti, per le utility, per la Pubblica Amministrazione e per la gestione delle situazioni umanitarie. Gli eventi speciali e i side event offriranno un panorama vasto e completo delle opportunità e delle storie di successo nel panorama della geolocalizzazione, dal tema logistica e trasporti, alle best practice sull’agricoltura di precisione, alla gestione dell’acqua, alle soluzioni per il Catasto, alle migliore strategie per migliorare il proprio business attraverso il potere della localizzazione. Oltre alle sessioni speciali, i momenti dedicati alle esperienze e ai progetti degli utenti saranno dedicati alle tematiche: ambiente, beni culturali e archeologia, business, dati e metadati, energia e utility, PA e servizi al cittadino, pianificazione territoriale, rischio ed emergenze, sanità e servizi sociali, trasporti e logistica, turismo, sport e tempo libero, uso e consumo di suolo. Una grande area espositiva sarà lo spazio dedicato a partner e organizzazioni per presentare tecnologie legate ai vari settori di applicazione GIS. Anche quest’anno, la Conferenza dedicherà uno spazio al GeObservatory, una installazione multimediale che permette di immergersi in una mostra virtuale di mappe, applicazioni, case studies e story map. All’interno del GeObservatory saranno presentati i Live Poster, la nuova modalità di comunicazione attraverso le mappe scelta da chi vuole cimentarsi con le applicazioni messe a disposizione dalla piattaforma ArcGIS Online per creare mappe web e Story Map.


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