Impianti Building 101 Febbraio 2013

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Numero 101 febbraio 2013

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SPRECHI E RISPARMI Sono alcuni anni che l’attenzione di tutti è stata conquistata da due argomenti: il risparmio energetico e la ricerca di energie alternative. Sono altrettanti anni che l’opinione pubblica viene dirottata su argomentazioni tese soprattutto a suscitare emozioni condizionabili, più che su rigorose verità oggettive e scientifiche. I nostri acquedotti perdono percentuali di acqua elevatissime, l’energia per mettere in circolo queste grandi quantità di acqua è una delle voci di sperpero energetico importanti. Continuando a credere solo nelle perdite e tacendo la piaga degli allacci abusivi, ci troviamo comunque in una situazione che non viene risolta. L’impegno economico di tutta la nazione sulle energie alternative è forte. Per rendere tutto in un’immagine, potremmo pensare ad un signore che rimane in casa cercando di scaldarsi con il lume di candela mentre il camino brucia e la finestra rimane aperta. Siamo destinati a continuare a comprare candele? Non chiuderemo mai la finestra? Il fuoco continuerà a scaldare e cercheremo di diminuire la quantità di legna per dimostrare che siamo bravi? Ora che l’Authority si occuperà anche dell’acqua speriamo non ci sia ancora uno stallo nel sistema, come celebrato dal referendum più assurdo del mondo. Bastava spiegare che l’acqua è di tutti, ma se la vuoi a casa devi pagare il servizio. Ci auguriamo che l’inter vento dell’Authority sia cer tamente di controllo e di verifica, ma anche di sussidio agli operatori e a tutti gli addetti del settore che hanno bisogno di margini per procedere alla manutenzione, al risanamento e spesso alla sostituzione delle reti. Un controllo che veda le voci extra delle bollette, reinvestite nel settore acqua, che mai come ora si trova appunto “con l’acqua alla gola”.

Liliana Pedercini

Un esempio di eccellenza, il termovalorizzatore di Brescia

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IDROTERMOSANITARIO

• Crisi o ripresa? • Edilizia: un mercato in trasformazione • Reagire alle trasformazioni del mercato La forza dell’innovazione

A colloquio con Marco Petenà

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Liliana Pedercini ■ COORDINAMENTO

Anna Schwarz

TELERISCALDAMENTO

La regolazione della temperatura negli ambienti FRANCO RICCI, GIOVANNI AMOROSO

■ UFFICIO COMMERCIALE

■ STAMPA

Grafteam Archivio foto: www.icponline.it, www.sxc.hu, www.shutterstock.com È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice Reproduction even par tial is forbidden, without the permission of the publisher

■ A QUESTO NUMERO

HANNO COLLABORATO Giovanni Amoroso Stefano Benedetti Ilaria Bertini Francesco Burrelli Matteo Cerpelletti Luciano De Cecco Elio Fochi Roberto Frassine Bernd Klemm Michele Murgia David Molinari Marco Petenà Franco Ricci Piero Ricci Giuseppe Stabile Franco Zanca

43 VETRINA

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44 NORMA PAS 1075

• Il polietilene Very Resistant to Crack A colloquio con Piero Ricci

• L’opinione della comunità scientifica ROBERTO FRASSINE

47 L’INTERVISTA

Più forti della crisi

Ramona Foddis Lodovico Pieropan

LUCIANO DE CECCO

11 L’INTERVISTA

■ DIRETTORE RESPONSABILE

■ GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Impianti di trattamento acqua per piscine FRANCO ZANCA

Registrazione del Tribunale di Milano n. 496 del 07/10/1995 ■ CASA EDITRICE

35 PROGETTAZIONE

STUDIO

Risparmiare con l’efficienza ELIO FOCHI

25 ISOLAMENTO

I ponti acustici STEFANO BENEDETTI

A colloquio con Matteo Cerpelletti

50 FORMAZIONE

Prima Giornata Nazionale della saldatura dei materiali plastici e compositi MICHELE MURGIA

27 NORMATIVA

Nuove regole per i condomini

A colloquio con Francesco Burrelli GIUSEPPE STABILE

31 SOLAR COOLING

Sistemi di climatizzazione assistiti da energia solare

52 TECNICHE

Saldatura testa a testa di tubi in PE di grandi dimensioni BERND KLEMM, DAVID MOLINARI

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ILARIA BERTINI n° 101 febbraio 5


Idrotermosanitario

>> Crisi o ripresa? n compar to che da 5 anni si confronta con un panorama economico sconvolto dalla crisi. Una ripresa sempre annunciata, ma il cui avvio viene regolarmente posticipato di anno in anno, e un quadro economico generale che resta preoccupante e che la pur doverosa politica di austerità perseguita dal Governo rischia di avvitare se stesso in una spirale recessiva che frena investimenti e sviluppo. Se ne è parlato al Meeting Invernale Angaisa, l’Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrosanitari, Climatizzazione Pavimenti, Rivestimenti ed Arredobagno, svoltosi lo scorso 29 novembre a Milano. L’incontro, dal titolo Crisi o ripresa? Dipende da noi! La congiuntura economica, il mercato e le prospettive della distribuzione idrotermosanitaria, al quale hanno preso parte circa 400 tra grossisti e fornitori, ha offerto l’occasione per fare il punto della situazione, analizzare i fattori di incertezza che incombono sul settore e individuare possibili strategie per uscire da questa fase di stallo che sta mettendo a dura prova la tenuta delle aziende. Ad aprire i lavori, dopo il saluto di Mauro Odorisio, presidente Angaisa e neoeletto presidente Fest (la federazione che raggruppa le associazioni nazionali dei distributori idrotermosanitari di Austria,

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Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca, Spagna, Germania, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia), Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio, che ha fornito una sintesi dell’attuale quadro economico italiano, sottolineando come dopo 5 anni di crisi il livello di occupazione sia tornato ai livelli del 1992, con una pressione fiscale reale prossima al 55% e un’inflazione importata che non accenna ad allentarsi. In questo contesto, fare impresa e profitti non è facile, tenendo conto di come questo insieme di fattori abbia portato il reddito procapite reale al livello del 1985, un balzo indietro di quasi trent’anni, e, sebbene in misura minore, a una riduzione della ricchezza finanziaria procapite e di quella legata ai patrimoni immobiliari. Un quadro fosco a cui ha contribuito anche il riaggiustamento dei conti pubblici portato avanti dal Governo, forse fin troppo rapido nel perseguire l’obiettivo. Fortunatamente, non è diminuita in modo parallelo la propensione al consumo, confermando come ci si trovi davanti a una crisi di reddito e non di consumi. Proprio per non incrinare anche questo indicatore, tanto più all’interno di un quadro che vede inoltre una forte restrizione del credito bancario, ai minimi livelli di erogazione, la mossa più indicata appare un allentamento della pressione fiscale e l’adozione di una serie di interventi che amplino la libertà di fare impresa, ma reali impegni in tal senso non appaiono ancora all’ordine del giorno.

IL CORAGGIO DI INNOVARE L‘analisi dei dati di mercato idrotermosanitario è stata effettuata da Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza, che ha rilevato come per il settore il 2011 sia stato peggiore del già terribile 2009, con ben il 55% delle 715 imprese analizzate che ha registrato un “delta” ricavi negativo. Innovare su prodotti che interessino il cliente finale, lo sforzo verso una maggiore comprensione dell’evoluzione dell’utilizzatore finale e la massima considerazione verso l’impatto del web sono alcufonte: Angaisa

6 febbraio n° 101


Idrotermosanitario

Oltre 400 persone hanno partecipato all’appuntamento di fine anno del settore idrotermosanitario, il Meeting Invernale Angaisa. Relatori autorevoli hanno tracciato uno scenario aggiornato del settore e del comparto edilizio.

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ne possibili strategie per far fronte alle trasformazioni del mercato, accanto alla creazione di reti di impresa e a un’attenta selezione dei fornitori. In questo passaggio, inoltre, è indispensabile individuare le figure in grado di influenzare le scelte d’acquisto, ruolo nel quale l’installatore è stato scalzato dal cliente finale stesso o da altre figure professionali come l’architetto. Che l’atteggiamento attendista delle imprese possa rivelarsi deleterio per le aziende lo conferma anche l’analisi presentata da Rober to Schiesari, professore aggregato di Finanza aziendale presso l’Università degli Studi di Torino, dal tema Dalla gestione finanziaria alla strategia finanziaria: il tempo delle scelte. «Le previsioni indicano che la ripresa si verificherà solo a partire dal 2014 e sarà piuttosto debole: alla fine di quell’anno si tornerà ai valori di quest’anno e nel 2015 a quelli del 2011 - ha spiegato il professore -. Nel frattempo il mercato vede una frantumazione della domanda e si riorganizza in nicchie per cui se non si innova e non si pone attenzione al cliente si perdono posizioni». A questo si aggiungono l’aumento delle sofferenze delle imprese e le difficoltà ad accedere al credito. La finanza d’impresa è un asset su cui ogni azienda dovrebbe puntare per cercare di uscire dalle secche. Finanza che potrebbe riassumersi nelle note tre P: preventiva, partecipativa, proattiva. Anche Schiesari auspica, infine, una maggiore collaborazione tra fornitori e distributori che hanno ora un altro grosso concorrente, l’e-commerce, che può offrire servizi 24 ore al giorno per l’intera settimana. Innovazione, organizzazione, economie di scala e di scopo e di esperienze, economia di efficienza sono le parole d’ordine per una corretta strategia aziendale anche per Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio. Tra i fattori di mercato entra anche la fiducia e la voglia di affrontare i rischi, soprattutto in una fase così difficile, come testimoniato dai dati relativi al settore delle costruzioni. Il calo del comparto è del 30% e del 51% per il residenziale, con una riduzione del 55% delle nuove abitazioni ultimate. Tuttavia la crisi non colpisce allo stesso modo:

mentre i big del settore, con oltre 500 dipendenti, registrano una crescita del 25%, il 20% delle piccole imprese è sparito. Il mercato dunque si sta riconfigurando e i segni meno non riguardano tutti i comparti: crescono i villini, per esempio, e altri motori sono la riqualificazione e la manutenzione ordinaria. Soprattutto, la green economy e ciò che è connesso al clima rappresenta un importante mercato potenziale. A chiudere l’incontro gli interventi di Massimo Minguzzi, amministratore delegato Idrolab, che ha posto l’attenzione sull’importanza del web e della qualità dei dati, come elementi indispensabili per supportare la distribuzione nei processi gestionali, e di Federico Grom, presidente di Gromart, la nota catena di gelaterie che ha raccontato la propria personale esperienza con una relazione dal titolo Visione, obiettivi e strategia: percorsi di crescita in tempi di crisi. ■

fonte: Angaisa n° 101 febbraio 7


Idrotermosanitario

Edilizia: un mercato in trasformazione e difficoltà dell’economia italiana sono particolarmente evidenti nel settore delle costruzioni dove, secondo i dati del Cresme, nel 2012 gli investimenti sono calati del 30% rispetto al picco del 2006. Il calo è stato decisamente pesante per le nuove costruzioni residenziali, -51%, ma ha toccato sensibilmente anche le nuove costruzioni non residenziali, -40%. Percentuali ancora più impressionanti se paragonate al biennio 2002-2003, rispetto al quale si registra un crollo del 70%. Rispetto al 2006, inoltre, si è ridotto di quasi un terzo (-32%) anche il volume delle compravendite e del 17% il prezzo delle case. Un quadro difficile che si riflette sulle aziende, come mostra il confronto dei bilanci 2011 su 2010 delle 1078 società della filiera delle costruzioni analizzati, che vede ben il 18,7% del campione in difficoltà, ovvero con bilancio in perdita e riduzioni del fatturato anche significative. A essere in maggior difficoltà, inoltre, sono le aziende più piccole, quelle con meno di 15 milioni di euro di fatturato, che rispetto al 2007 hanno perso il 36% di fatturato, mentre quelle oltre i 500 milioni sono cresciute del 27%: segno della profonda selezione in atto e della contemporanea polarizzazione all’interno del mercato. I segni negativi però non riguardano tutti i compar ti. Tra le nuove costruzioni, ad esempio, crescono le realizzazioni di villini, da 1 a 4 unità abitative, così come sono più positivi i dati sul compar to della riqualificazione residenziale, sebbene per il 2012 è prevista una flessione dell’4,8%, che insieme alla manutenzione ordinaria, compar to che vale circa 36 miliardi di euro all’anno, ha rappresentato uno dei motori del settore nel corso degli ultimi anni. Insomma, esistono aree di mercato che offrono buone oppor tunità, sebbene anche in questo caso la stretta alla spesa pubblica, sia a livello centrale, sia a livello locale, abbia ridotto notevolmente le potenzialità di stimolo di strumenti come gli incentivi al 55% per le riqualificazioni energetiche e i cosiddetti Piani città, ovvero inter venti per la rigenerazione urbana.

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RICONFIGURAZIONE DELL’OFFERTA In un panorama che vede il Paese ancora invischiato in una crisi strutturale di notevoli proporzioni, che ha portato a una diminuzione del numero degli occupati, a una caduta del reddito reale, a un sostanziale taglio degli investimenti pubblici e che ha accentuato le difficoltà di accesso al credito, le 8 febbraio n° 101

possibilità di spesa di privati, imprese e famiglie si è enormemente ridotta. Occorre allora cambiare nettamente strategie, partendo da una riorganizzazione dell’offerta. Imprescindibile diventa l’energy tecnology e tutto ciò che è connesso al clima, soprattutto considerando che il tema dell’efficienza energetica e della riduzione delle emissioni climalteranti nell’edilizia rappresenta uno dei pilastri della politica dell’Unione Europea, che su questo argomento ha fissato obiettivi vincolanti per tutti gli Stati membri con scadenze temporali ben definite, e che più in generale ha posto la green economy come uno dei pilastri dello sviluppo economico. Una trasformazione che rivoluziona il contenuto stesso delle attività nelle costruzioni, con nuove regole, nuovi materiali e nuove tecnologie, e lo stesso mercato. Le imprese, allora devono innanzitutto attrezzarsi per operare in questo nuovo contesto, che significa acquisire conoscenze e competenze per associare alle tradizionali attività quelle legate alla gestione ambientale delle costruzioni.

LE POTENZIALITÀ DELL’ICT Altro fondamentale driver del cambiamento è costituito dall’Information e communication technology che riguarda i modi di progettare e di costruire, più nello specifico dal Building information modeling (BIM), ovvero la simulazione del cantiere all’interno di una macchina elettronica, con tutte le componenti. Si tratta di un nuovo modo di progettare che consente un’analisi a 360° dell’intero sistema edificio-impianto-cantiere: uno strumento che, partendo dall’architettura virtuale ipotizzata, permette di effettuare l’analisi energetica delle diverse soluzioni impiantistiche e costruttive, per poi eseguire l’analisi dei costi di esercizio della struttura, che oggi rappresentano la variabile più importante all’interno del mercato. Alcuni Paesi, ad esempio la Gran Bretagna a partire dal 2016, renderanno obbligatorio l’utilizzo di tale strumento nei capitolati delle stazioni appaltanti. Anche per i distributori dell’idrotermosanitario, in uno scenario di mercato così evoluto, anticipare i tempi e porsi all’avanguardia per offrire servizi più avanzati rappresenta un notevole vantaggio competitivo. ■ L’articolo riprende l’intervento dal titolo Le costruzioni e l’immobiliare, fra nuova crisi e primi sintomi di ripresa di Lorenzo Bellicini, Direttore del CRESME RICERCHE, tenuto al Meeting d’Inverno Angaisa, svoltosi lo scorso 29 novembre a Milano.


Idrotermosanitario

Reagire alle trasformazioni del mercato a situazione del mercato idrotermosanitario resta difficile, come mostra l’analisi dei dati relativi al 2011, realizzata dall’Osservatorio Angaisa su un campione di 715 aziende, che ha rilevato un andamento ancora peggiore rispetto al già terribile 2009. Ben il 55% delle imprese censite, infatti, presenta una variazione sui ricavi negativa, così come è cresciuto il numero delle aziende che ha registrato risultati negativi sotto il punto di vista degli utili e della situazione finanziaria. In una fase così delicata, strettamente legata alla crisi strutturale che affligge il sistema Italia, l’attendismo rischia di rivelarsi un atteggiamento deleterio per gli operatori del settore. Molto più proficuo è elaborare nuove strategie operative che consentano di cogliere le opportunità che le trasformazioni in atto, pur in un contesto non esaltante, possono comunque offrire. Individuare nuove strade è tutt’altro che facile, sebbene alcune linee di indirizzo possano essere immediatamente rilevate. Un mercato in trasformazione richiede innanzitutto l’abbandono dei vecchi schemi operativi che ormai non funzionano più, a partire dal ripensamento dei tradizionali rapporti tra gli anelli della catena del valore, produttore-distributore-installatore-cliente finale, i cui ruoli e funzioni, per come siamo abituati a conoscerli, sono oggi messi in discussione.

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ATTENZIONE AL CLIENTE Per le imprese della distribuzione, infatti, diventa cruciale focalizzare l’attenzione sul cliente finale. Focalizzarsi sul cliente finale significa comprendere la profonda evoluzione che ha interessato tale figura nel corso degli ultimi anni, fino a farne un acquirente informato, ben consapevole delle proprie esigenze e competente riguardo le soluzioni che possono soddisfarle. Un’evoluzione che lo rende l’interlocutore privilegiato per il distributore, saltando così la mediazione dell’installatore, che tradizionalmente ha fatto da intermediario tra il venditore e l’utente finale. In questo passaggio un ruolo decisivo è stato giocato dal web, che ha consentito un più facile accesso alle informazioni e ha favorito la divulgazione presso il vasto pubblico delle conoscenze su tecnologie e soluzioni. Una prima partita si gioca dunque sulla capacità di intercettare chi è in grado di orientare la scelta del cliente. A questo riguardo, se l’installatore ha perso gran parte del suo peso come decisore, un’altra figura professionale lo ha incrementato, almeno in parte: l’architetto, al quale sempre più clienti si rifanno, perlomeno per interventi di un certo livello.

Nella ricerca di istituire nuovi canali di relazioni, un passaggio decisivo da parte dei distributori è stata l’apertura degli showroom, anche virtuali, diventati un importante momento di contatto con il cliente finale. Visti in prospettiva, gli showroom continueranno ad essere un elemento fondamentale per il mondo della distribuzione, sebbene il tradizionale modello dovrà essere rivisto procedendo verso una nuova impostazione del punto vendita. Lo sforzo di recepire le esigenze emergenti dal mercato in evoluzione va perseguito con impegno ed attenzione, perché anche altri soggetti si stanno muovendo in tal senso. Basti pensare ai produttori, molti dei quali sono stimolati a scavalcare

fonte: Angaisa

fonte: Angaisa n° 101 febbraio 9


Idrotermosanitario

può aiutare le molte piccole e medie realtà a fare il salto dimensionale indispensabile per accrescere la competitività e il grado di innovazione, senza tuttavia far perdere ai singoli imprenditori la propria autonomia gestionale.

INNOVAZIONE E SPECIALIZZAZIONE

fonte: Angaisa

i distributori per attivare contatti diretti con i clienti, anche attraverso l’apertura di showroom monomarca, senza contare il peso che negli ultimi anni è stato assunto dalla grande distribuzione organizzata, che rischia di sottrarre fette di mercato alle imprese più piccole.

SELEZIONE Con altrettanta attenzione occorre procedere alla selezione del cliente, sulla base di valutazioni che tengano conto di diversi fattori, come esigenze, affidabilità, capacità dell’azienda di soddisfare le sue necessità. Il concetto di affidabilità, in particolare, va declinato anche sul piano economico, per evitare il rischio di essere schiacciati dai crediti. Con lo scoppio della crisi, a seguito della stretta creditizia e dello scarso apporto degli istituti finanziari, in primo luogo le banche, sembra che l’asse del credito si sia spostato sulle spalle dei distributori. Le imprese in pratica, oltre alle normali operazioni commerciali, si trovano a svolgere il ruolo improprio di creditori, di fatto finanziando la propria clientela. Una situazione molto pericolosa, che non fa bene al mercato e che finisce con il riempire i bilanci di crediti che diventano poi molto difficili da esigere e che si traducono in perdite secche. Una corretta gestione aziendale, invece, passa per l’abbandono del mito del fatturato, ovvero del raggiungimento a tutti i costi di determinati target che poi esistono solo nelle carte contabili, per un approccio più virtuoso e concreto. Questo consiste nell’abbinare fatturato e marginalità e quindi di puntare sugli incassi reali: con marginalità più alte e fatturato più basso infatti si cresce e, a livello economico, si ottengono risultati migliori rispetto a una politica di vendita incentrata sul perseguimento di fatturati più alti ma con basse marginalità. Un altro punto importante riguarda poi i rapporti di partnership. Questo per il mondo della distribuzione vuol dire la creazione di comunità di intenti attraverso le reti di impresa. Tale formula è particolarmente idonea al contesto italiano, in quanto 10 febbraio n° 101

In quest’opera di rinnovamento non si possono trascurare aspetti come l’innovazione, di prodotti e processi, e la specializzazione. Sul lato dei prodotti i distributori hanno l’opportunità di porsi come cardine del processo dei trasferimento a valle delle nuove tecnologie sviluppate dall’industria, lavorando al tempo stesso sul piano dell’offerta di servizi ad esse associate. Ancora una volta, pertanto, la capacità di individuare il proprio target di riferimento, sia a livello di cliente finale sia delle figure professionali in grado di influenzarne le scelte d’acquisto, e di conseguenza la selezione di prodotti e fornitori, si rivela cruciale. Costituisce il presupposto anche per la specializzazione dell’azienda: focalizzare l’offerta, infatti, richiede scelte sulla base di ben chiare combinazioni prodotto-mercato e presuppone la selezione di un preciso segmento sul quale si intende lavorare. Così l’impresa che decide di puntare sull’alta gamma selezionerà i fornitori che possono offrire tali tipologie prodotto, privilegiando caratteristiche come qualità, design, innovazione, e cercherà di interfacciarsi con gli architetti piuttosto che con gli installatori. Infine, occorre stare bene attenti alle tendenze che emergono dal mondo dell’installazione. Ad esempio, negli ultimi anni sono diversi gli operatori che hanno associato alla tradizionale attività nell’idraulica quella nell’elettrico. Una tendenza che sembra destinata a rafforzarsi in futuro e di fronte alla quale il mondo della distribuzione ITS deve cominciare ad attrezzarsi. ■ L’articolo riprende l’intervento dal titolo Quanti personaggi in cerca di autore… di Alberto Bubbio, professore associato di Economia Aziendale presso l’Università Cattaneo Liuc di Castellanza, tenuto al Meeting d’Inverno Angaisa, svoltosi lo scorso 29 novembre a Milano.


L’intervista

A COLLOQUIO CON MARCO PETENÀ DIRETTORE DI AQUATECHNIK

La forza dell’innovazione Strutture produttive all’avanguardia e un reparto di ricerca e sviluppo di alto livello hanno fatto di aquatechnik uno dei principali produttori di sistemi idrotermosanitari. Punti di forza con i quali la società punta anche sull’export. quatechnik nasce negli anni ottanta, dopo una lunga esperienza di Lino Petenà nel settore idrotermosanitario, con lo scopo di introdurre sul mercato italiano un nuovo sistema di tubi e raccordi per l’impiantistica sanitaria in polipropilene copolimero random (PP-R), in alternativa al tradizionale tubo zincato. Da subito, il nuovo sistema in materiale plastico incontra grande successo e già nel 1984 l’azienda si vede costretta ad ampliare le proprie strutture per adeguare i livelli di commercializzazione raggiunta. L’anno successivo viene fondata la società aquatechnik (allora con un nome diverso) al fine di distribuire in Italia il sistema di tubi in PP-R e un nuovo tipo di riscaldamento a pannelli radianti. La prima sede sarà un capannone di circa 1000 mq ubicato a Busto Arsizio. All’inizio degli anni ’90 vengono realizzati i centri didattici per divulgare i propri sistemi tramite riunioni rivolte ad installatori e tecnici del settore e l’azienda si trasferisce a Magnago (MI) dove tuttora risiede. L’azienda, che era nata con il solo scopo di commercializzazione e distribuzione del prodotto, muove i primi passi verso l’attività produttiva. Alla fine degli anni ’90 viene introdotto un nuovo sistema per l’adduzione ed il riscaldamento: il tubo multistrato ed i sistemi di collegamento compress e press-fitting. In questo periodo inizia l’attività commerciale all’estero. È il nuovo millennio che vede l’affermazione di aquatechnik con un sistema originale, straordinario e brevettato di connessione fra tubi multistrato e raccordi in PPSU: il sistema safety, dapprima presentato al mercato con una prima versione ottone-plastica (safety-metal), e in un secondo momento (2003) con un raccordo interamente in materiale plastico (PPSU), viene accolto a livello nazionale e nel mercato estero con inaspettato entusiasmo.

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In questo decennio l’azienda si è sviluppata in modo organico, perfezionando i propri sistemi e rispondendo prontamente alle esigenze di mercato. ●● In quali mercati industriali opera?

Operiamo prevalentemente nel mercato I.T.S.; quindi il mercato di riferimento è l’edilizia, ma le elevate prestazioni dei nostri prodotti ci hanno consentito nel tempo di affrontare impiantistiche industriali di vario tipo dal settore alimentare all’industriale pur sempre rimanendo l’edilizia il mercato prevalente. ●● Con quali tipologie di prodotti?

Siamo specializzati nell’adduzione idrica con sistemi di tubazioni diversi che consentono la distribuzione di acqua calda e fredda (quindi sia per impianti di riscaldamento che sanitari) con diametri dal 14 mm a 250 e anche oltre. Le famiglie di prodotti (integrabili tra loro grazie a raccordi di transizione) sono sostanzialmente due: tubi e raccordi in polipropilene copolimero random, denominati fusio-technik, e tubi multistrato con raccorderie in tecnocopolimeri avanzati. Per questi ultimi i sistemi diventano molti a seconda del metodo di connessione, il più conosciuto è il sistema safetypol, un brevetto aziendale che ha rivoluzionato i sistemi di congiunzione per tubi multistrato, grazie alla facilità e velocità di installazione, alle ridotte perdite di carico, alla versatilità, alla recuperabilità dei raccordi e soprattutto alla sicurezza nella tenuta idraulica. Negli ultimi anni sono stati inseriti ulteriori nuovi sistemi per tubi multistrato con diverse caratteristiche a seconda dell’utilizzo finale. ●● Com’è organizzata la produzione?

La produzione è concentrata nella sede di Magnago, dove è dislocato anche il magazzino centrale. La produzione, organizzata in due reparti

n° 101 febbraio 11


L’intervista

Tubi fusio-technik

Safety-pol

principali (estrusione e stampaggio ed iniezione), vanta macchinari moderni ed efficienti, con un’elevata automazione per contenere i costi ed essere competitivi nel mercato. La capacità produttiva è di circa 6.000 Ton anno di PP-R per la produzione di tubi e la potenzialità di produzione è maggiore di 20.000.000 metri/anno di tubo multistrato. Nel reparto stampaggio ad iniezione possiamo produrre fino ad 80.000.000 di pezzi/anno. Il sito produttivo lavora secondo standard qualitativi di eccellenza, nel rispetto delle norme ISO 9001 già dai primi anni 90 e i nostri prodotti sono certificati da decine di istituti internazionali. ●● Come si è evoluta l’azienda

nel corso degli ultimi anni? L’azienda è in continua evoluzione, sia dal punto di vista strutturale che organizzativo. Stiamo infatti concludendo un impor tante ampliamento del 12 febbraio n° 101

reparto produttivo con la costruzione ormai ultimata di una nuova struttura produttiva, adiacente all’attuale, che consentirà di incrementare la capacità produttiva e ottimizzare i processi di estrusione in un reparto nuovo, più grande ed idoneo a questo tipo di lavorazioni. La realizzazione del nuovo reparto estrusione consentirà durante il 2013 di accorpare alcune lavorazioni attualmente dislocate in diversi ambienti all’interno dell’azienda per ottimizzare lo sfruttamento dei macchinari e delle risorse umane, oggi preziosissime. Durante i primi mesi del 2013 è prevista la consegna di una nuova linea di estrusione ad elevata produttività, che prima dell’ampliamento non avremmo potuto installare. L’efficienza della produzione è un punto fermo ed è uno dei principali stimoli che ha portato continui investimenti al fine di incrementare la qualità dei prodotti e la produttività dei macchinari. I processi sono costantemente monitorati ed


L’intervista

adeguati ai mutamenti del mercato, un sistema di qualità integrato consente di misurare le performance aziendali in ogni aspetto e di inter venire dove si creano criticità in modo da adeguare costantemente l’organizzazione aziendale sulla base dei risultati ottenuti. ●● È in programma anche lo sviluppo

di nuovi prodotti? Veniamo da un anno, il 2012, che ci ha visto inserire due nuove linee di raccordi per tubi multistrato, UNIVERSAL (un moderno sistema a pressare in PPSU) e Climatik, l’evoluzione del sistema safety realizzata in PA-M (poliammide modificata) per impianti di climatizzazione. Abbiamo presentato sempre lo scorso anno un innovativo sistema di derivazione per tubi multistrato. Durante il 2013 prevediamo l’inserimento a listino di un sistema di tubazioni preisolate in PPR, ma il nostro centro ricerche sta lavorando anche all’applicazione delle raccorderie safety a differenti tipi di tubazioni per i quali dovremo organizzare la produzione. Inoltre stiamo ampliando i diametri del sistema safety fino ad arrivare al diametro 90 mm, questo farà di aquatechnik la prima azienda in Europa a proporre un raccordo completamente in materiale sintetico di queste dimensioni per tubi multistrato. ●● Questo richiederà nuovi investimenti

per le linee produttive? Anche se la decisione in questo momento può apparire contraddittoria, stiamo investendo molto: siamo convinti che solo attraverso l’efficienza e l’innovazione si possa fronteggiare la grave crisi economica che ci accompagnerà ancora per qualche anno e che ha stravolto lo scenario nazionale ed internazionale del nostro settore di riferimento. Inoltre, è ormai fondamentale per la società ampliare l’export, attualmente sottodimensionato ma già in forte crescita, attraverso una produzione più moderna e competitiva che consenta di approcciare mercati nuovi. L’impegno a migliorarsi è l’unica soluzione che aquatechnik può mettere in gioco e in quest’ottica il progetto di ampliamento e tecnologizzazione della produzione è solo la logica conseguenza

della volontà di progredire e migliorarsi per fronteggiare il mercato nazionale ed internazionale sempre più competitivo. ●● Fondamentali sono anche le attività

di ricerca e sviluppo: come sono organizzate? Abbiamo un laboratorio interno all’avanguardia che ci consente di sviluppare nuovi prodotti in piena autonomia. Questo non pregiudica collaborazioni con laboratori esterni che possono essere di istituti indipendenti o di nostri fornitori. I rapporti con i fornitori sono tutti di lunga data, segno che da sempre cerchiamo una collaborazione proficua e duratura che ci porti ad avere un partner e non un semplice fornitore di materie prime o macchine. ●● Qual è l’andamento del mercato,

quali problematiche attualmente presenta e quali opportunità? Il mercato principale, ossia l’edilizia, attraversa il momento più difficile dal dopoguerra, almeno in Italia. Anche aquatechnik, ovviamente, soffre questa situazione e sta vicina ai propri clienti proponendo loro diverse nuove soluzioni per incrementare la gamma dell’offerta e recuperare il calo delle vendite. Sicuramente il nostro obiettivo è incrementare l’internazionalizzazione dell’azienda che oggi è ancora sbilanciata nel mercato domestico; lì è dove possiamo e vogliamo crescere e già negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento dell’export rispetto ad un calo del mercato interno. Pertanto, continuiamo a lavorare su più fronti, sia all’estero che in Italia. A questo proposito, mi piace ricordare due lavori svolti lo scorso anno: in Algeria abbiamo realizzato con il sistema safety tre torri adibite a uso residenziale (Bahia Center, Oran) e in Italia abbiamo realizzato il sistema di conduzione idrica con il sistema safety del nuovissimo stadio del Cagliari Is Arenas. ■

UNIVERSAL

n° 101 febbraio 13


La sostituzione della caldaia tradizionale con l’allacciamento al teleriscaldamento può comportare diverse modalità di regolazione della temperatura degli ambienti.

La regolazione della temperatura negli ambienti

TELERISCALDAMENTO

di Franco Ricci e Giovanni Amoroso

14 IMPIANTI BUILDING

La gran parte degli allacciamenti di edifici alle reti di teleriscaldamento in realizzazione nelle grandi città italiane (Milano, Brescia, Bergamo, Torino, ecc.) consiste nella sostituzione delle caldaie tradizionali per riscaldamento centralizzato di stabili di una certa anzianità costruttiva, multipiano, che per semplicità chiameremo condomini. Le centrali termiche tipiche di questi edifici prevedono in genere l’installazione di una o più caldaie, in parallelo sullo stesso collettore, da cui si dirama la linea di distribuzione, solitamente del tipo verticale a colonne montanti, verso gli utilizzatori. I terminali di emissione nella maggior parte dei casi sono del tipo a radiatore ma si trovano anche distribuzioni a pannelli radianti a pavimento. Raramente nei condomini di non recente edificazione è presente anche la produzione di acqua calda sanitaria. Anche in edifici datati i sistemi di regolazione che si possono trovare sono già di tipo climatico. La regolazione di temperatura negli ambienti dei vari appartamenti è effettuata variando la temperatura di mandata ai corpi scaldanti in funzione della temperatura esterna rilevata da una sonda installata su una facciata dell’edificio, secondo una curva di compensazione. La scelta di tale curva è affidata al gestore dell’impianto in funzione della temperatura

che si aspetta di avere all’interno dell’edificio ed è impostata all’interno del regolatore elettronico della centrale termica. La temperatura di mandata è inoltre in genere ridotta nel periodo notturno, rispetto al set-point usato in regime di confort. La regolazione climatica nei sistemi con caldaie di tipo tradizionale viene spesso realizzata attraverso l’utilizzo di una regolazione a portata costante ottenuto mediante l’adozione di una valvola miscelatrice a tre vie. La caldaia (se non è di nuova concezione, tipo cosiddetto a temperatura scorrevole) produce calore sostanzialmente a temperatura costante ed elevata, lavora cioè a “punto fisso”, mentre la regolazione di temperatura agli utilizzatori viene propriamente svolta dalla valvola miscelatrice a tre vie, che per regolare la temperatura, ricircola parte del ritorno dai corpi scaldanti. Le variazioni del periodo di accensione della centrale termica sono impostate dal gestore secondo la propria “esperienza”, con fermata notturna e fermate durante la giornata secondo l’andamento meteorologico esterno. La regolazione di temperatura negli ambienti al variare delle condizioni di temperatura esterna durante la stagione invernale è quindi, per gli edifici delle grandi città non di recente costruzione, basata molto sull’esperienza del gestore dell’impianto e, in particolare, senza alcuna diretta retroazione del-


FIG. 1

SOTTOCENTRALE TELERISCALDAMENTO

la effettiva misura della temperatura negli ambienti degli appartamenti, non essendoci termostati ambiente collegati con la centrale termica. La situazione sta progressivamente cambiando nelle aree di nuova edificazione, in quanto gli edifici multipiano di recente costruzione, per ottemperare alle nuove normative di efficienza energetica e per seguire le richieste del mercato, che chiede ovviamente regolazione e contabilizzazione separata per appartamento, sono realizzati con distribuzione orizzontale e moduli di appartamento con regolazione, contabilizzazione e spesso produzione di acqua sanitaria locale. Per gli edifici esistenti inoltre, in particolare in Lombardia, si assisterà alla diffusione della regolazione di temperatura mediante le valvole termostatiche sui radiatori, rese progressivamente obbligatorie dalle recenti Delibere regionali. Il teleriscaldamento si inserisce quindi in questo tipo di impiantistica “tradizionale” sostituendo le caldaie con le sottocentrali di scambio termico. Le sottocentrali di scambio termico sono dei package precostruiti, realizzati attorno ad uno scambiatore di calore, che ha la funzione di trasferire calore dalla rete primaria del teleriscaldamento alla rete secondaria dell’utenza, senza mettere in contatto i fluidi dei due circuiti e separandone le relative temperature e pressioni. Sono dotate di sistema di rego-

lazione di temperatura del circuito secondario e installano anche un contatore di calore per la fatturazione commerciale. Nella gran parte dei casi, la regolazione della temperatura di mandata ai corpi scaldanti dell’edificio avviene comandando la valvola di regolazione della portata di acqua sul lato primario dello scambiatore, per mantenere il set-point di mandata determinato dalla centralina elettronica in funzione della temperatura rilevata dalla sonda esterna. A livello impiantistico quindi, per la regolazione della temperatura dell’acqua del circuito di riscaldamento, viene meno la necessità di un’ulteriore valvola miscelatrice sul circuito secondario: nelle trasformazioni a teleriscaldamento degli impianti esistenti è solitamente rimossa, oltre alla caldaia, anche la valvola miscelatrice presente nell’impianto, mentre viene mantenuto soltanto il preesistente gruppo di pompaggio. Anche se il sistema può sembrare simile a quello tradizionale delle caldaie, si evidenziano alcune significative differenze, sia di carattere tecnico che legislativo: • la temperatura del circuito primario, cioè della rete teleriscaldamento, può raggiungere per le reti a teleriscaldamento ad acqua surriscaldata la temperatura di 130 °C di mandata, mentre il ritorno è normalmente tra i 55 – 65 °C • la regolazione di temperatura di mandata ai corpi scaldanti è direttamente effettuata sullo scambiatore a piastre, senza ricircolo sulla valvola a tre vie • la programmazione oraria e giornaliera (accensione, spegnimento e attenuazione) agisce anch’essa direttamente sulla apertura/chiusura della valvola di regolazione • se il sistema di produzione del teleriscaldamento è di tipo cogenerativo, decade inoltre il vincolo sugli orari imposto dal rispetto del DPR 412/93, ad esempio nella Zona E si possono superare le 14 ore di funzionamento in regime di confort dell’impianto.

TELERISCALDAMENTO

SCHEMA

15 IMPIANTI BUILDING



TEMPERATURE

TIPICHE DI ESERCIZIO

FIG. 2

ANDAMENTO

POTENZA DI PUNTA

FIG. 3

--- POTENZA CALDAIA --- POTENZA TIR

CURVA

FIG. 4

TELERISCALDAMENTO E CURVA

CALDAIA,ANDAMENTO POTENZA DI PUNTA

sta attenzione deve essere posta in presenza di moduli di regolazione/scambio di appartamento e di valvole termostatiche sui corpi scaldanti. I sistemi di regolazione climatica tra impianti tradizionali e a teleriscaldamento, simili nella teoria impiantistica, si differenziano nell’esercizio. Gli impianti a teleriscaldamento permettono, anche grazie alle deroghe legislative a cui sono soggetti, una migliore gestione del prelievo di potenza dalla rete, grazie ad una gestione degli orari di funzionamento più flessibile, il che, vista le tipologie contrattuali basate talvolta sulla potenza istantanea prelevata, può permettere anche una riduzione dei costi di gestione. ■

Gli autori

Ing. Franco Ricci A2A Calore e Servizi Responsabile Lavori clienti teleriscaldamento Ing. Giovanni Amoroso A2A Calore e Servizi Responsabile Lavori clienti teleriscaldamento Milano

TELERISCALDAMENTO

Le sottocentrali di scambio termico per teleriscaldamento vengono progettate con un valore predefinito di ΔT sui circuiti primario e secondario alle condizioni nominali di funzionamento, ma verranno sollecitate a ΔT diversi in funzione delle temperature realmente incontrate sul circuito secondario. In particolare la potenza di picco erogata in avviamento di una sottocentrale di scambio termico può essere molto più alta di quella a regime, sia perché il circuito secondario è ancora freddo e sia perché, a differenza di una caldaia, la potenza erogata da uno scambiatore è funzione del ΔT medio logaritmico delle temperature tra primario e secondario. La sottocentrale quindi può erogare, tipicamente all’avviamento del mattino nelle giornate invernali più fredde, una potenza che può essere anche il doppio di quella nominale di dimensionamento e anche il triplo della potenza media necessaria per mantenere in temperatura l’edificio nelle ore centrali della giornata. Un assorbimento di potenza di picco così elevato comporta uno stress della sottocentrale ed in particolare un sovraccarico della rete di teleriscaldamento per un breve periodo, sovraccarico che richiede pompaggi inutilmente elevati nelle centrali di produzione del calore e che può mandare in crisi le utenze collegate alla rete in posizione più sfavorita dal punto di vista delle pressioni di mandata e ritorno. Per questo motivo le sottocentrali di teleriscaldamento sono limitate dal gestore della rete, nella potenza massima erogabile e/o nella portata massima assorbita sul circuito primario, settando in fase di primo avvio i parametri della centralina elettronica di regolazione o installando una valvola limitatrice di portata sul circuito primario. Alla limitazione di potenza e portata è in genere associata anche una limitazione sulla temperatura massima di ritorno sul primario della rete teleriscaldamento. I limiti di potenza termica erogata e portata sono in genere anche definiti nel contratto commerciale di fornitura, e incidono sul prezzo, in analogia alle forniture di altri servizi a rete come l’elettricità o il gas. La gestione ottimale di una rete di teleriscaldamento, soprattutto se dimensioni importanti come diffusione sul territorio, richiede un uso razionale del calore, che riduca la potenza termica impegnata a sostanziale parità di fabbisogno energetico richiesto dall’edificio. Con il teleriscaldamento è utile quindi impostare un funzionamento del riscaldamento dell’edificio che non preveda il tipico schema della caldaia con accensione a piena potenza verso le 6 del mattino, riduzione o fermata in genere dalle 9 alle 11, e fermata notturna dalle 22 alle 6. Occorre anticipare l’avvio della sottocentrale al mattino, far crescere gradualmente la potenza erogata e prolungare l’orario di funzionamento effettuando riduzioni di temperatura nella giornata e durante la notte. È importante anche che il ΔT tra mandata e ritorno del circuito dell’edificio sia progettato adeguatamente alto e si mantenga nel tempo, mantenendo pulite le piastre dello scambiatore, mediante filtrazione e addolcimento per controllare la qualità dell’acqua che circola nel secondario. A maggior ragione que-

17 IMPIANTI BUILDING


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Studio

Fig.1

Risparmiare con l’efficienza Risparmi fino a circa 50.000 €/anno sulle bollette è il risultato di uno studio finalizzato a valutare il potenziale degli interventi di efficientamento energetico e building automation condotto su un edificio della pubblica amministrazione. di Elio Fochi – Politecnico di Torino

Q

uantificare il potenziale di risparmio ottenibile grazie ad interventi di riqualificazione energetica su un edificio esistente, coerentemente con quanto contenuto nella nuova normativa europea UNI EN 15232 in materia di efficienza energetica. Con questo obiettivo è stato condotto uno studio sulla sede decentrata del CSI Piemonte, sita in Corso Tazzoli, a Torino. La scelta non è stata casuale, bensì determinata da alcune peculiarità della struttura che permettessero di estendere le considerazioni fatte anche ad altri edifici di natura simile: l’immobile, dotato di facciate completamente vetrate rispecchia i canoni costruttivi di molti edifici ad uso uffici realizzati tra gli anni ‘80 e i primi anni ‘90 (figura 1). La figura 2 riporta una pianta che mostra la suddivisione della struttura in 3 lotti; è stato possibile circoscrivere l’analisi ad un singolo lotto (lotto B) essendo ciascun lotto gestito in maniera autonoma dal punto di vista impiantistico. Ogni lotto è inoltre dotato di contatori separati: questo ha permesso di avere a disposizione i dati sui consumi energetici relativamente alla singola porzione di fabbricato in esame.

AUDITING ENERGETICO L’approccio adottato è quello dell’auditing energetico. Nella prima fase sono stati raccolti i dati sui consumi di energia elettrica e di gas naturale. Tali informazioni fanno riferimento al triennio 2008-2011 al fine di avere una panoramica omogenea non affetta da condizioni particolari che si possono manifestare in un determinato anno ma

Fig.2

n° 101 febbraio 19


Studio

Fig.3

Fig.4

non nei successivi. Il consumo medio annuo di gas naturale è dell’ordine di 42.000 Sm3, per quanto concerne l’energia elettrica si può fare riferimento al grafico di figura 3. La documentazione raccolta ha permesso di tarare correttamente il modello per la simulazione dinamica dell’edificio. Lo strumento di calcolo utilizzato è il software EnergyPlus mentre l’interfaccia grafica adottata è DesignBuilder (la figura 4 riporta la schermata di editing del software). Tale modello è stato in seguito impiegato per simulare i risultati degli interventi di riqualificazione prospettati. Lo studio in campo ha fatto emergere una serie di criticità: • sovradimensionamento del sistema di ventilazione meccanica • gestione non ottimale del sistema di climatizzazione estiva • gestione non ottimale delle apparecchiature luminose. Sulla base di tali osservazioni è stato possibile definire uno scenario di riferimento caratterizzato da interventi ritenuti prioritari o perché a costo zero - riduzione delle fasce orarie di esercizio dei sistemi di climatizzazione - oppure perché atti a garantire un livello di comfort accettabile all’interno dei locali - installazione di un nuovo chiller, in sostituzione di quello esistente, sottodimensionato, che impedisce il mantenimento delle condizioni di comfort minimo (26°C e 50% di umidità relativa) nelle ore più calde della stagione estiva nei locali maggiormente esposti alla radiazione. L’intervento, oltre a garantire un miglior comfort negli ambienti, permette di ridurre la fascia di operatività del sistema di condizionamento estivo rispetto al caso attuale, in cui il chiller resta attivo anche di notte per abbattere i carichi accumulatisi durante le giornate più calde. Il grafico di figura 5 riporta i risparmi energetici conseguibili grazie a queste due semplici misure.

LE SOLUZIONI

Fig.5

Fig.6

20 febbraio n° 101

A partire dallo scenario di riferimento sono state implementate in cascata le seguenti soluzioni, indirizzate ad ottimizzare lo sfruttamento delle risorse energetiche disponibili: • Sistemi di schermatura solare a veneziane riflettenti: soluzione adatta per tutti gli edifici completamente vetrati già dotati di vetri a parziale


Studio

controllo solare, consente di minimizzare gli apporti solari durante la stagione estiva. Si è optato per tale soluzione in quanto poco costosa e non invasiva - al contrario di sistemi di schermatura da installare sulla facciata esterna. I margini di risparmio realizzabili risultano elevati, come mostra il grafico di figura 7 con riferimento ad un piano tipo (il 2°) dell’edificio in studio (d’inverno le schermature interne non entrano in funzione poiché gli apporti solari rappresentano un beneficio in termini energetici). • Sensori di presenza da disporre nelle aree di passaggio: è una soluzione consigliabile in tutti quei locali dove la presenza di persone è sporadica (corridoi, WC). È stata altresì prevista un’integrazione del sistema di controllo delle luci mediante installazione di sensori di luce diurna da disporre nei locali dove il contributo dell’illuminazione naturale risulta consistente. La maggior parte delle strutture ad uso uffici ha la tipica configurazione delle finestre a nastro: la presenza di sistemi dimmer combinati con tali sensori ottimizza lo sfruttamento della radiazione artificiale. Il grafico di figura 9 illustra come vengono tagliati gli apporti interni grazie all’intervento proposto, in riferimento ad un piano tipo. La diminuzione degli apporti endogeni dovuti all’illuminazione si traduce in uno sgravio sul carico di raffrescamento che deve essere fornito attraverso l’impianto di climatizzazione e che, per l’edificio in esame, rappresenta una delle maggiori criticità. • Inverter sui ventilatori: è una misura conveniente ogniqualvolta si desidera regolare la portata di ventilazione meccanica. Può accadere infatti, come per l’edificio in esame, che la portata d’aria di rinnovo risulti sovradimensionata rispetto alle reali esigenze: il tutto si traduce in consumi eccessivi da parte degli ausiliari. Inoltre in alcuni ambienti la portata minima di rinnovo può variare nell’arco della giornata - si pensi a locali ad occupazione sporadica come le sale riunioni. In tali casi la presenza di inverter sui ventilatori permette di minimizzare i consumi di energia, adeguandoli alle reali esigenze di ventilazione. • Applicazione di un recuperatore di calore sull’unità di trattamento dell’aria: negli impianti di climatizzazione esistenti spesso capita che il Tab. 1

Risparmio (MWh) Risparmio (%)

Fig.7

Fig.8

Fig.9

Illuminazione Generazione di calore (Gas) Refrigeratore (Elettricità) Energia elettrica ausiliari 76,67

200,55

33,8

48,87

67,94%

60,35%

31,7%

18,44%

Tab. 2

Risparmio percentuale conseguibile passando da una classe di efficienza ad una superiore per edifici ad uso uffici Tipologia di energia Termica Elettrica

Risparmio (riferito a classe D) C/D 34% 19%

B/D 34% 19%

Risparmio (riferito a classe C) A/D 34% 19%

B/C 20% 7%

A/C 30% 13% n° 101 febbraio 21


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Studio

circuito di immissione dell’aria e quello di estrazione siano indipendenti. Un recuperatore consente di sfruttare gran parte del calore che altrimenti andrebbe dissipato, andando a preriscaldare o preraffreddare l’aria esterna con quella espulsa. In particolare l’impiego di un recuperatore entalpico permette di recuperare anche la quota di calore latente. Una ruota entalpica può essere applicata in tutti quegli ambienti (tipo gli uffici) dove non è richiesto un controllo troppo spinto sulle condizioni di purezza dell’aria di rinnovo: infatti con questo dispositivo si può avere miscelamento dei due flussi che scambiano calore. • Night cooling: consente la riduzione del carico di raffrescamento da fornire mediante il chiller e l’abbattimento dei contaminanti accumulati negli ambienti. In caso di sistema di ventilazione dotato di inverter è possibile gestire la portata di preraffrescamento notturno durante la stagione estiva secondo le effettive esigenze, con un dispendio energetico minimo. È consigliabile per tutte le strutture dotate di sistema di ventilazione meccanica, in particolar modo per ambienti dove l’accumulo di calore a causa di apporti solari ed endogeni durante la giornata è consistente. Il grafico di figura 10 mostra la variazione dei consumi energetici per il riscaldamento/raffrescamento conseguente all’applicazione in cascata degli interventi precedentemente descritti, con riferimento ad un piano tipo (il secondo) che ben rappresenta la situazione media dell’edificio relativamente all’effetto delle ombre portate dagli edifici adiacenti. Il grafico di figura 11, invece, riporta la riduzione dei consumi energetici sull’intero lotto, per tipo di utenza, muovendosi dallo scenario di riferimento (con le misure minime prospettate - riduzione delle fasce orarie di operatività dei sistemi di climatizzazione, installazione di un nuovo chiller opportunamente dimensionato) a quello con la totalità delle misure previste. Il tutto tradotto in termini percentuali (tab.1). Le percentuali ottenute attraverso le simulazioni dinamiche risultano abbastanza coerenti con quanto riportato all’interno della UNI EN 15232. La normativa infatti identifica 4 classi (A,B,C o D) da assegnare ad un edificio sulla base dei sistemi di automazione e controllo di cui lo stesso è dotato. La ripartizione è siffatta: • Classe D “NON ENERGY EFFICIENT”: impianti tecnici tradizionali, privi di sistemi di automazione e controllo • Classe C “STANDARD”: impianti dotati di sistemi di automazione e controllo di edifici di tipo “tradizionale”, dotati di prestazioni minime rispetto alle loro potenzialità • Classe B “ADVANCED”: impianti dotati di un sistema di automazione e controllo avanzato e di alcune funzioni di gestione degli impianti tecnici di edificio specifiche per una gestione centralizzata e coordinata dei singoli impianti • Classe A “HIGH ENERGY PERFORMANCE”: corrisponde ai sistemi di automazione e gestione

Fig.10

Fig.11

dell’edificio con alte prestazioni energetiche. La tabella 2 riporta le percentuali di risparmio previste dalla EN 15232. Per il caso in esame si riesce a passare dalla classe D alla classe A grazie agli interventi prospettati. L’unico scostamento rilevante rispetto a quanto previsto da normativa è rappresentato dal valore del 70% sull’illuminazione: un dato così elevato dipende dalla cattiva gestione attuale del sistema, che opera per periodi molto estesi. Una volta applicate le misure di risparmio energetico che consentono di ridurre i consumi all’origine, si è valutata la sostituzione delle caldaie con nuovi generatori a condensazione. I consumi di gas naturale in questo modo scendono ulteriormente, e il risparmio percentuale cresce al 72,5%. L’approccio adottato è del tipo “dal basso verso l’alto”: si è agito prima di tutto sulle cause dei consumi, successivamente si è intervenuto sui sistemi di emissione, distribuzione e regolazione e, solo al termine, su quelli di generazione, benché fosse già nota in partenza l’inefficienza di questi ultimi. Tale modo di procedere consente di valorizzare le misure di efficienza energetica nella loro totalità. L’ordine di scelta degli inter venti applicati non è dunque casuale ma rispetta la logica di minimizzazione dei consumi energetici complessivi,

n° 101 febbraio 23


Studio

Tab. 4

Risparmio annuo di energia primaria associato ai consumi elettrici (tep)

30

Risparmio annuo di energia primaria associato ai consumi termici (tep)

17

Risparmio annuo complessivo di energia primaria (tep)

47

Beneficio economico annuo (€)

4.700

Beneficio economico complessivo (€)

23.500

Tab. 5

Riduzione annua dei consumi di energia primaria rispetto al caso con caldaia esistente (tep) Beneficio economico annuo (€)

2 200

Beneficio economico complessivo (€)

1.000

Tab. 6

Consumi energetici

Gas naturale

Elettricità ausiliari

Elettricità sistemi illuminazione

Elettricità chiller

RISPARMIO ANNUO (MWh/anno)

285,3

121,7

76,7

38,2

RISPARMIO ECONOMICO (€/anno)

19.971

14.604

9.204

4.584

cercando al contempo di contenere il più possibile i costi di investimento. Lo strumento di simulazione dinamica è stato d’ausilio per individuare dove effettivamente si annidassero le principali cause di spreco energetico, risultando dunque un utile elemento per analizzare l’edificio in maniera approfondita dal punto di vista dei consumi e delle logiche gestionali.

I RISPARMI L’analisi è stata completata con alcune considerazioni di carattere economico. Grazie alle sole misure prospettate per l’ottimizzazione delle logiche di gestione e controllo del sistema edificioimpianto è possibile fare richiesta di titoli di efficienza energetica. Un titolo corrisponde ad una tonnellata equivalente di petrolio (tep) evitata a livello di consumo di energia primaria. Tenendo conto dei fattori di conversione differenti a seconda del tipo di fonte di energia primaria (combustibile fossile o energia elettrica) e considerando un prezzo medio di 100 €/tep (fonte: mercatoelettrico.org), la tabella 3 offre un panoramica del beneficio economico complessivo (i titoli di efficienza energetica vengono riconosciuti per una durata di 5 anni dalla data di realizzazione dell’investimento). I valori riportati nella tabella 4 andranno verificati 24 febbraio n° 101

in corso d’opera, a seguito della realizzazione delle misure proposte. Includendo la sostituzione del generatore di calore obsoleto con uno nuovo a condensazione si avrebbe un ulteriore beneficio economico (tab.5). Una valutazione economica dettagliata non è stata effettuata a causa della mancanza di informazioni precise sui costi delle soluzioni da implementare; solo rivolgendosi a produttori di servizi e sistemi sarebbe stato possibile condurre uno studio economico più dettagliato. Ci si è concentrati sul potenziale economico derivante dall’applicazione delle misure proposte: una riduzione dei consumi energetici si traduce infatti in costi evitati in bolletta. L’obiettivo dell’analisi economica è di illustrare l’entità dei costi annui evitati: spetterà poi al committente, da un confronto costi/benefici, valutare se sostenere gli interventi proposti e a quale soggetto rivolgersi per la realizzazione degli stessi. I risparmi annui in bolletta sono stati calcolati adottando un costo di 0,12 €/KWh per l’energia elettrica e di 0,07 €/KWh per il gas naturale (fonte: Autorità per l’energia elettrica e il gas). La tabella 6 ne riporta un quadro riassuntivo. Il risparmio economico complessivo ammonta a 48.363 €/anno. Un risparmio di tale entità giustifica la realizzazione delle misure appena proposte.■


I ponti acustici Bastano dei piccoli errori in fase di progettazione e di posa a vanificare l’efficacia di materiali e sistemi utilizzati per garantire il perfetto fonoisolamento di un edificio. Vediamo le principali criticità che possono verificarsi e come evitarle. di Stefano Benedetti - ANIT a problematica del confort acustico per quanto molto diffusa risulta di difficile soluzione perché richiede impegno costante sia durante la fase di progettazione sia durante la posa in opera dei materiali. Le prestazioni acustiche degli ambienti abitativi si suddividono in funzione del disturbo arrecato dal rumore: i rumori aerei che arrivano dall’esterno, i rumori aerei che provengono da differenti unità immobiliari, i rumori di calpestio sopra le nostre teste e i rumori generati dagli impianti tecnologici sono tutti disturbi con cui dobbiamo fare i conti quotidianamente. Ad ogni categoria il DPCM 5.12.1997 associa un descrittore attraverso il quale viene definito il requisito prestazionale minimo che le abitazioni devono possedere. Tale regolamento, tuttora in vigore, è in fase di revisione. Il Ministero dell’Ambiente, infatti, sta lavorando a un nuovo documento legislativo che, pur non modificando i descrittori, introdurrà un nuovo concetto di classificazione acustica degli immobili. Una delle principali criticità che possono pregiudicare l’efficacia di materiali e sistemi adottati per garantire le massime condizioni di comfort acustico di una costruzione, in particolare per gli edifici ad elevati standard prestazionali come la Classe acustica I, consiste nella formazione di ponti acustici. Questi, a tutti gli effetti, sono vie preferenziali che collegano due ambienti diversi: il rumore percorre tali vie per oltrepassare agevolmente pareti e solai che ci dividono da altri ambienti e dal mondo esterno. I ponti acustici vengono valutati in funzione del descrittore che vanno a influenzare. Tali descrittori sono: indice dell’isolamento acustico delle facciate D2mnTw (per i rumori aerei provenienti dall’esterno); indice del potere fonoisolante apparente R’w (per i rumori aerei tra differenti unità immobiliari); indice del livello di rumore da calpestio dei solai L’nw; livello di rumore degli impianti a funzionamento discontinuo LASmax e continuo LAeq.

L

ISOLAMENTO DELLE FACCIATE

l’indice di isolamento acustico della stessa facciata si abbassa a circa 38 dB, risultando inferiore al limite di legge per le residenze pari a 40 dB. Il serramento è un ponte acustico di cui possiamo stimare l’influenza. La tabella 1 mostra come l’aumento di prestazione della componente opaca non compor ti la soluzione del problema: in questi casi è necessario agire sul ponte acustico sostituendo il serramento con uno più per formante. Le considerazioni fatte sopra valgono ovviamente nell’ipotesi di posa in opera a regola d’arte, ossia perfetta tenuta e sigillatura dei giunti del perimetro serramento-muratura (figura 1 e figura 2). Errori di installazione dei serramenti portano a ulteriori ponti acustici che difficilmente possono essere corretti e che attualmente purtroppo non siamo in grado di stimare. Esiste tuttavia una norma, la UNI 11296, che riporta i criteri di posa in opera dei componenti di facciata da utilizzare come riferimento nella fase di esecuzione dei lavori.

Isolamento

ISOLAMENTO TRA DIFFERENTI UNITÀ IMMOBILIARI Anche per i rumori aerei provenienti da altri appartamenti abbiamo ponti acustici che si possono stimare e ponti acustici che non si possono quantificare. Nella prima categoria rientrano le trasmissioni di fiancheggiamento: in questo caso, il rumore non

➲ Fig.1: Giunto non corretto

Fig.2: Giunto corretto

In una facciata esterna gli elementi più deboli dal punto di vista acustico sono i componenti finestrati che, assieme a prese d’aria e cassonetti, possono diventare ponti acustici molto impor tanti. Grazie alla normativa tecnica siamo in grado di stimarne l’influenza in opera. Ad esempio, la facciata di un ambiente di circa 40 m3 composta da una parete di potere fonoisolante pari a 48 dB, senza serramenti, avrebbe un indice di isolamento acustico di facciata di 48 dB. Se inseriamo un serramento con potere fonoisolante di 30 dB, n° 101 febbraio 25


Isolamento

di rumore attraverso il ponte acustico creato nel nodo parete divisoria-perimetrale.

ISOLAMENTO DAI RUMORI DA CALPESTIO

Fig.3: Ponte acustico creato nel nodo parete divisoria perimetrale. Il controsoffitto / la controparete è unica per due locali differenti

Rw - Componente opaco

Rw - componente trasparente

D 2mnTw

48 dB

-

48 dB

48 dB

30 dB

38,1 dB

60 dB

30 dB

38,4 dB

48 dB

38 dB

44,9 dB

ISOLAMENTO DAI RUMORI DEGLI IMPIANTI

Tab.1: Influenza del componente trasparente sull’indice di isolamento acustico di una facciata attraversa solo la parete divisoria che separa i due appartamenti, ma la scavalca propagandosi attraverso le strutture di contorno (pareti e solai). L’influenza di queste trasmissioni laterali si può prevedere utilizzando specifici software che utilizzano il metodo di calcolo della norma UNI TR 11175 pubblicata dall’UNI per la realtà costruttiva Italiana. Nella seconda categoria rientrano invece gli errori di posa: ad esempio, una parete divisoria in cui non vengono curati i giunti verticali tra i mattoni soffrirà di ponti acustici, così come tracce impiantistiche e scatole elettriche indeboliranno il potere fonoisolante della parete creando ponti acustici. Un altro errore tipico che si riscontra sia con le controparti laterali sia con i controsoffitti è mostrato nella figura 3, dove è evidenziato il passaggio preferenziale

Fig.4: Soluzione massetto galleggiante 26 febbraio n° 101

Un intervento tipico per limitare la trasmissione di rumori di calpestio da un ambiente all’altro è staccare completamente il pavimento emittente dal solaio che lo sostiene attraverso un materiale elastico opportunamente studiato per tale scopo (figura 4). Il concetto principale è quello di disconnettere il più possibile il pavimento da tutte le strutture rigide circostanti per impedire il passaggio delle vibrazioni e quindi dell’onda sonora. Ogni contatto rigido creato per errore durante la posa del sistema è a tutti gli effetti un ponte acustico in grado di pregiudicare completamente il risultato finale. I produttori di sistemi per l’isolamento di calpestio forniscono precise indicazioni su come posare i propri materiali senza incorrere in errori.

Gli impianti tecnologici sono fonte di vibrazioni che si trasmettono attraverso le strutture rigide e si propagano all’interno degli ambienti abitativi sotto forma di rumore, di solito molto disturbante. Come per l’isolamento di calpestio, anche per gli impianti il concetto più importante è interrompere tutte le vie di passaggio delle vibrazioni mediante l’interposizione di materiali elastici che funzionano come ammortizzatori tra impianti e strutture. La figura 5, ad esempio, mostra come evitare i ponti acustici tra colonna di scarico e strutture circostanti. Anche qui ci si affida alle indicazioni del produttore del sistema per posare correttamente i materiali evitando i ponti acustici. In conclusione, per assicurare un buon confort acustico all’interno degli ambienti abitativi è necessario scegliere sistemi per l’isolamento acustico adatti allo scopo. Soprattutto, fondamentale è curarne in dettaglio la posa in opera riducendo al minimo la presenza dei ponti acustici che, nella maggior parte dei casi, sono in grado di pregiudicare il risultato finale compreso il rispetto dei limiti legislativi. ■

Fig.5: Isolamento di impianti a funzionamento discontinuo


Normativa

Nuove regole per i condomini di Giuseppe Stabile

Lo scorso novembre il Parlamento ha approvato la nuova disciplina dei condomini. Con l’ing. Francesco Burrelli, vicepresidente nazionale vicario di Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), analizziamo i passaggi rilevanti della riforma, dalla professionalizzazione della figura dell’amministratore alle nuove regole per l’installazione degli impianti tecnologici. ●● Finalmente, dopo tanta attesa,

Impianto fotovoltaico con pannelli solari gonfiabili

la nuova normativa è arrivata… Una riforma della disciplina era ormai indispensabile. Le nuove disposizioni modificano una materia regolata da un testo del 1942: 70 anni nel corso dei quali molto è cambiato, a partire dal numero degli italiani che vivono in condominio, che oggi sono circa 40 milioni, circa l’intera popolazione nel 1936. Con i 32 articoli della Legge 220/2012, che entrerà in vigore dal prossimo 18 giugno, che incidono sia sulle disposizioni primarie del codice civile (dall’art. 1117 al 1139) sia sulle sue disposizioni di attuazione, si è cercato di adeguare quel testo alla realtà dei tempi, introducendo rilevanti novità che riguardano, ad esempio, la figura dell’amministratore, la formazione delle maggioranze in assemblea, le nuove regole per l’installazione degli impianti tecnologici. Ovviamente, come tutte le riforme, accanto a parti molto convincenti ve ne sono altre che lo sono meno.

ad attività di formazione, e il controllo da parte dell’associazione di tali requisiti. Inoltre, al momento di accettare la nomina o il rinnovo del mandato deve obbligatoriamente specificare l’importo del suo stipendio, senza diritto ad ulteriori compensi, a meno che non vengano deliberati dall’assemblea dei condomini.

●● Partiamo dall’amministratore.

●● Ci sono cambiamenti anche

Quali sono le novità più significative? Uno degli aspetti più positivi è che il nuovo impianto normativo si sia posto tra i principali obiettivi una maggiore professionalizzazione della figura dell’amministratore. A questo proposito è stata fissata una serie di requisiti di formazione e onorabilità per l’esercizio di tale mansione, come il godimento dei diritti civili, assenza di protesti e di condanne per reati contro il patrimonio. Soprattutto, per la prima volta, viene richiesta la frequenza di un corso di formazione iniziale in materia di amministrazione condominiale, oltre al possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, l’aggiornamento nel tempo delle competenze, mediante la partecipazione periodica

sulle sue funzioni? Anche su questo punto sono state introdotte delle prescrizioni per garantire una maggiore trasparenza e tutela dei condomini. L’assemblea, ad esempio, può chiedere che l’amministratore stipuli una polizza assicurativa individuale di responsabilità civile che copra gli atti compiuti nell’esercizio del mandato. Oppure la polizza può essere cumulativa, ma con specifica di ogni condominio compreso. L’amministratore, inoltre, dovrà far transitare tutti i movimenti di denaro su un conto corrente intestato esclusivamente al condominio e dovrà agire contro i morosi entro sei mesi dall’approvazione del consuntivo di fine gestione in cui siano elencate le rate di spesa e la relativa ripartizione

n° 101 febbraio 27


Normativa

confronti dei condomini morosi. Altre cose come: l’amministratore che amministra il suo condominio non è tenuto ad essere diplomato, né ad effettuare corsi di formazione. Potrebbe valere per piccoli fabbricati, ma non per condomini con molte unità immobiliari. ●● Passiamo agli impianti tecnologici:

●● Un bel passo in avanti…

Si tratta di un passaggio fondamentale verso un giusto riconoscimento della rilevanza della professione e per garantire al mercato un’offerta qualificata. In particolare con l’accento sulla formazione, si prende atto di quanto oggi questo ruolo sia diventato complesso e che pertanto richieda molteplici e specifiche competenze, dagli aspetti contabili a quelli giuridici, dalla conoscenza delle varie normative tecniche alla sicurezza, dal risparmio energetico all’acustica, competenze che dalla singola abitazione si estendono a tutto il contesto in cui si colloca il condominio. Un punto sul quale Anaci insiste da tempo: ricordiamo che siamo stati tra i principali ar tefici della norma UNI 10801:1998 sulla certificazione della qualità degli amministratori e che contiamo oltre 200 professionisti già certificati. In quest’ottica, inoltre, si valorizza anche il ruolo delle associazioni. La nuova disciplina, infatti, si integra con la legge 3270/2012 sulle professioni non regolamentate che sottolinea l’autonomia, le competenze e l’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica del professionista, affidando alle associazioni di categoria i compiti di formazione e la vigilanza sul rispetto delle regole deontologiche. ●● Ci sono aspetti che la convincono meno?

In linea generale, forse il legislatore in alcuni passaggi, pur introducendo prescrizioni sacrosante, non ha tenuto conto dei loro effetti, sia in termini di costi sia di effettiva praticabilità delle richieste. Il comma 6 dell’art. 1130, ad esempio, attribuisce all’amministratore la cura del registro di anagrafe condominiale, che oltre alle generalità dei singoli proprietari e ai dati catastali di ciascuna unità immobiliare, conterrà ogni dato relativo alle loro condizioni di sicurezza. L’amministratore, dunque, dovrà essere a conoscenza non solo delle condizioni di sicurezza delle parti comuni, ma anche delle singole unità. Nonostante la formulazione sia corretta per garantire la sicurezza di tutto il fabbricato si pone un problema: una volta a conoscenza della mancanza di condizioni di sicurezza in una singola unità, come potrà intervenire l’amministratore? È un punto che occorre assolutamente chiarire, anche perché in caso di incidente l’amministratore potrebbe essere chiamato a rispondere in concorso di colpa. Lo stesso problema si pone nei 28 febbraio n° 101

quali le novità in questo campo? Anche in questo caso sono state introdotte regole più chiare e semplificate le procedure deliberative su aspetti spesso causa di contenzioni tra i condomini. Una delle questioni più spinose e dibattute nelle assemblee, ad esempio, riguarda la possibilità di distacco dall’impianto centralizzato di riscaldamento. L’art. 3, che modifica l’art. 1118 del Codice civile (c.c.), è molto esplicito: il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento, ma lo stesso vale per il condizionamento, solo in caso di oggettivi problemi tecnici dell’impianto comune, che non siano stati risolti dal condominio nell’arco di una stagione di riscaldamento, e se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. Entrambe le condizioni devono essere provate da una relazione tecnica, dove si spieghino quali sono le situazioni sfavorevoli e quali condizioni si vengono a creare a seguito del distacco. Una volta ottenuto il via libera, si è comunque tenuti a concorrere al pagamento delle spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma. ●● Quali le semplificazioni introdotte?

Con le nuove norme diventano più snelle le procedure per la realizzazione di innovazioni che vanno a migliorare le parti comuni, grazie a un quorum meno impegnativo ed equivalente alla maggioranza degli intervenuti in assemblea, che rappresentino almeno la metà dei millesimi. Si tratta di un bel passo in avanti, soprattutto per interventi finalizzati alla riduzione dei consumi energetici della struttura, la realizzazione di impianti alimentati con fonti rinnovabili o di cogenerazione, la realizzazione di parcheggi, o di impianti per la tv satellitare o via cavo, o l’eliminazione delle barriere architettoniche. Sull’ultimo aspetto, in realtà, il legislatore ha commesso un errore, forse dovuto alla volontà di fissare regole identiche per le varie tipologie di intervento, innalzando la quota del quorum che per l’eliminazione delle barriere archi-

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che questi non hanno pagato. Sempre l’assemblea può chiedere la creazione di un sito internet del condominio, ad accesso individuale e protetto, per consultare tutti gli atti e i rendiconti mensili, a spese del condominio.


Normativa

lette. Del resto, negli ultimi anni, qualcosa è stato fatto, soprattutto nelle Regioni del Nord Italia, dove abbiamo visto spuntare sui tetti dei condomini impianti solari termici, fotovoltaici, ma dove c’è stato anche un maggior ricorso a soluzioni come le sonde geotermiche. Più in generale, è aumentato il numero degli interventi di riqualificazione energetica, come la coibentazione degli edifici, la sostituzione delle vecchie caldaie con le nuove tecnologie a condensazione. L’interesse, quindi, è forte. Per tradurlo efficacemente in atti concreti occorre che ci siano le condizioni: la nuova normativa, per ciò che riguarda gli aspetti burocratici e legali, è un giusto passo in questa direzione, ma da sola non basta. L’altro grande problema, soprattutto nella pessima congiuntura economica che stiamo attraversando, è quello della disponibilità delle risorse, l’accesso al credito da parte dei condomini più disagiati.

tettoniche in precedenza era pari a 1/3 dei millesimi. È un punto da modificare prima dell’entrata in vigore della nuova disciplina, il 18 giugno prossimo. ●● A proposito di rinnovabili,

sarà più facile installare gli impianti? Se l’impianto è a servizio dell’intero condominio, rientra nelle innovazioni che migliorano le parti comuni e pertanto l’installazione deve essere approvata dall’assemblea con la maggioranza dei voti che rappresentino almeno la metà dei millesimi. Se, invece, è a servizio di singole abitazioni, secondo il nuovo art. 1122-bis c.c. non è soggetto ad autorizzazione. Il richiedente deve comunque avvertire l’amministrazione nel caso in cui l’installazione dell’impianto necessiti di modifiche alle parti comuni, corredandola con una relazione che spieghi le modalità di esecuzione degli interventi. A questo punto l’assemblea, con la maggioranza prima indicata, può prescrivere l’adozione di cautele che salvaguardino la sicurezza, il decoro architettonico e la stabilità dell’edificio. Come si vede, l’articolo fornisce indicazioni che aiutano a gestire il problema, cercando un giusto equilibrio tra esigenze e diritti del singolo e quelle del resto della comunità e ciò sicuramente faciliterà l’installazione degli impianti.

●● Cosa si potrebbe fare per risolvere

questo problema? Dal momento che il problema è legato alla scarsa capacità di spesa di singoli e famiglie, si dovrebbe pensare a forme di accesso al credito agevolate a sostegno dei condomini che intendono effettuare tali interventi. Operazione che chiama in causa non solo le banche, ma anche lo Stato e, in particolare, gli enti locali, come Regioni e Comuni. Non dimentichiamo che tutto ciò rientra in un discorso molto più ampio che riguarda il raggiungimento degli obiettivi in materia di risparmio ed efficienza energetica per il settore delle costruzioni fissati in sede europea. Come associazione siamo molto impegnati su questo fronte, forti di felici esperienze fatte in passato, come il conto corrente Condominium nato da un accordo con la banca Intesa San Paolo, sebbene ora non soddisfi più le esigenze dei cittadini. Si stanno cercando e valutando formule vantaggiose che facciano decollare il settore, oltre a consentire a tutti di godere delle innovazioni tecnologiche. ■

●● La mancanza di regole ben definite

è stata un freno alla diffusione dei sistemi per lo sfruttamento delle rinnovabili? Sicuramente è stato tra i fattori che più hanno inciso. È facile immaginare come molte persone interessate a queste soluzioni, di fronte all’incertezza normativa e alla prospettiva di vedersi impelagati in estenuanti discussioni o contenziosi, anche per ragioni di “buon vicinato” abbiano finito con il rinunciare. Adesso si afferma chiaramente che il singolo condomino può realizzare il proprio impianto sfruttando il lastrico solare e tutte le superfici comuni idonee a questo scopo, a patto di preservare il decoro dello stabile. Si stabilisce, inoltre, che gli altri condomini sono obbligati a far accedere alle loro proprietà i tecnici e maestranze per la progettazione ed esecuzione delle opere. L’articolo, però, contiene anche prescrizioni a tutela dei condomini, come la possibilità da parte dell’assemblea di chiedere all’interessato una garanzia a copertura di eventuali danni provocati dall’intervento. Sempre con il voto dell’assemblea, verrà deciso come ripartire l’uso del tetto e delle altre parti comuni sulle quali dovessero esserci richieste per l’installazione di più impianti.

degli inquilini verso l’impiego di queste soluzioni e quali sono le più gettonate? Negli ultimi anni la sensibilità verso il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti alternative ai combustibili fossili è molto cresciuta. Grazie allo sviluppo tecnologico si è anche visto che le soluzioni a questi problemi sono a portata di mano e permettono di ottenere importanti risparmi sui costi delle bol-

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●● Ma c’è davvero un interesse da parte

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PadovaFiere 11/13 aprile 2013

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Solar cooling

Sistemi di climatizzazione assistiti da energia solare Lo sfruttamento dell’energia solare per il raffrescamento estivo è una soluzione promettente sotto il profilo ambientale, energetico e dei costi. Vediamo come funzionano questi sistemi il cui mercato in Italia stenta a decollare. di Ilaria Bertini – ENEA

a domanda di energia per il condizionamento degli ambienti è aumentata considerevolmente negli ultimi decenni ed il trend è ancora fortemente in crescita. Le tecnologie tradizionalmente utilizzate per il condizionamento estivo (sistemi a compressione con motori elettrici) sono causa di notevoli sovraccarichi della rete elettrica di distribuzione con conseguente rischio di black-out elettrici. In particolare il rischio è di dover aumentare significativamente la potenza installata senza un corrispondente aumento del consumo con il risultato di un costo dell’energia più alto. La tecnologia del solar cooling può produrre un’immediata riduzione di consumi energetici ed emissioni di CO2 ed avere considerevoli ricadute industriali sia in Italia che nel resto del Bacino Mediterraneo in vari settori di primaria rilevanza economica (climatizzazione invernale ed estiva degli edifici e climatizzazione veicolare). Tale tecnologia rappresenta pertanto un modello energetico efficiente di riferimento per la climatizzazione nell’Italia centro-meridionale e nel Bacino

L

Mediterraneo. L’impiego dell’energia solare nella stagione estiva per il condizionamento dell’aria costituisce una soluzione tecnica molto interessante dal punto di vista energetico, vista la coincidenza della domanda con la disponibilità di energia solare. Attualmente esistono diverse componenti tecnologiche per la realizzazione di sistemi di raffrescamento solare, anche se non esiste ancora una soluzione tecnologica integrata di facile applicazione. C’è la necessità, quindi, di promuovere lo sviluppo di sistemi integrati che siano competitivi e di riferimento per il “sistema Italia”, in riferimento alle condizioni climatiche (centro sud italiano e Bacino Mediterraneo) e alle varie tecnologie disponibili, ad esempio analizzando le potenzialità di impiego invernale, e anche attraverso una mirata attività di diffusione che faccia uso di strumenti di incentivazione. La prioritizzazione dei potenziali di mercato consentirà di avere un maggiore impatto dall’applicazione dei ritrovati della ricerca e conseguentemente un maggiore beneficio sia in termini energetici che ambientali ed occupazionali.

fonte: IEA-task 38

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Solar cooling

riscaldamento liquido termovettore, possibile accoppiamento diretto con desiccant cooling), collettori ad aria (necessità impianto di ventilazione, riscaldamento aria diretto, possibile accoppiamento diretto con desiccant cooling), collettore parabolico (riscaldamento liquido termovettore, per l’accoppiamento con macchina ad alta temperatura). Le principali categorie di sistemi basati sulla tecnologia solar cooling, sono sistemi con macchine ad assorbimento e sistemi DEC per il trattamento aria. Vista dell’edificio e del campo solare (C.R. Casaccia)

LA TECNOLOGIA La climatizzazione ad assorbimento è una delle più promettenti tecnologie termiche di climatizzazione perché consente lo sfruttamento dell’energia solare e quindi un risparmio d’energia primaria stimabile intorno al 50-60%. Due fattori in particolare rendono questa tecnologia interessante: il fatto di essere azionate da energia termica a temperature compatibili con i pannelli solari commerciali ed il fatto che i fluidi refrigeranti utilizzati non creano problemi per l’ambiente. In detto contesto l’energia solare termica attiva un ciclo termodinamico per la produzione di acqua calda/refrigerata per il trattamento dell’aria destinata al condizionamento degli ambienti. Il consumo di energia elettrica per il funzionamento delle apparecchiature di condizionamento e refrigerazione è allora limitato al solo azionamento delle pompe e delle centraline di controllo. Negli edifici, soprattutto in quelli destinati al settore terziario ampiamente vetrati, spesso in estate si manifestano delle spiacevoli condizioni di surriscaldamento che diminuiscono notevolmente il benessere degli occupanti. In questi casi, la climatizzazione, oltre a garantire il necessario ricambio d’aria, assume la funzione di mantenere la temperatura e l’umidità relativa dell’aria interna ad un livello gradevole. Il controllo della temperatura dell’aria si può ottenere con una sufficiente ventilazione, oppure raffreddando delle superfici termoattive, per esempio, quelle dei solai e dei pavimenti, ma l’umidità relativa si può regolare solo tramite il condizionamento dell’aria. Il principio generale è la produzione di freddo a partire da una sorgente di calore, in sintesi i passaggi che descrivono la produzione sono: • la sorgente di calore sole irraggia energia che viene assorbita dai collettori solari • la produzione di freddo avviene per mezzo delle macchine frigorifere • il fluido freddo termovettore, acqua o aria, a seconda del tipo di macchina viene impiegato a fini del condizionamento degli ambienti. Per alimentare gli impianti di condizionamento ad energia solare esistono diverse tipologie di collettori solari sul mercato, che si dividono in funzione della tipologia e della temperatura alla quale sono in grado di operare: collettori a tubi evacuati (riduzione di perdite di energia termica, temperature di uscita elevate), collettori solare piano (più diffusi, 32 febbraio n° 101

SISTEMI CON MACCHINE AD ASSORBIMENTO Si realizzano con macchine frigorifere “ad assorbimento” e in misura minore con macchine frigorifere “ad adsorbimento”. Queste macchine possono produrre acqua refrigerata alla temperatura di circa 7°C, partendo da acqua calda (proveniente dai pannelli solari e da eventuale caldaie di integrazione o fumi esausti derivanti da motori a combustione interna) alla temperatura di 80-100 °C. L’acqua refrigerata, attraverso un sistema di tubazioni, viene distribuita ai terminali di raffrescamento (ad esempio ventilconvettori) dislocati nei locali da climatizzare. Il vantaggio dei sistemi a ciclo chiuso consiste nella possibilità di realizzare l’impianto con qualsiasi tipo di rete di distribuzione, sia ad aria che ad acqua.

SISTEMI DEC PER IL TRATTAMENTO DELL’ARIA Si realizzano con sistemi DEC (Desiccant & Evaporative Cooling Systems), che combinano deumidificazione e raffreddamento evaporativo. Si tratta di innovativi sistemi di trattamento diretto dell’aria, alternativi ai tradizionali sistemi a compressione. La tecnologia più comune prevede l’utilizzo di deumidificatori rotanti con sostanze assorbenti solide. L’aria prelevata dall’esterno viene prima deumidificata e successivamente raffreddata, attraverso l’utilizzo di acqua come refrigerante. Il calore prodotto dai pannelli solari serve invece a rigenerare il deumidificatore. Possono venire impiegati anche pannelli solari ad aria. Si tratta di una tecnologia applicabile su edifici di una certa dimensione provvisti di sistema di ventilazione, in cui alla necessità di raffrescare si aggiunge anche la necessità di controllare il tasso di umidità dell’aria.

GRADO DI SVILUPPO Il solar cooling è una tecnologia che non ha ancora raggiunto la piena maturità commerciale, infatti sono pochi gli impianti effettivamente realizzati a fronte di un numero molto più elevato di impianti pilota e di applicazioni sperimentali. Da un’indagine condotta dalla Task 38 della IEA aggiornata a novembre del 2009 si evince una diffusione ancora limitata della tecnologia solar cooling sia in ambito nazionale che internazionale. In campo nazionale il numero di installazioni di impianti di solar cooling sono passati da una sola unità del 2005 a 21 unità nel 2009, con una


Solar cooling

superficie solare installata pari a 6000 mq a servizio di macchine ad assorbimento per un totale di circa 2700 kW frigo. Di particolare interesse per potenza installata e per superficie solare è l’impianto di solar cooling installato a Roma sopra i magazzini della METRO Cash & Carry (2700 m² superficie campo solare, 700 kW chiller ad assorbimento). Il mercato del solar cooling potrà svilupparsi pienamente solo puntando alle applicazioni residenziali a livello di singolo edificio. I costi d’investimento per attuare l’ammodernamento richiesto dalla trasformazione in corso sono fortemente dipendenti dal grado di autonomia dalla fonte fossile e quindi dall’estensione del campo solare a servizio della macchina ad assorbimento. Una delle problematiche principali che frenano lo sviluppo del solar cooling è la posizione attendista degli operatori del mercato del condizionamento, posizione dettata dall’esiguità del numero dei sistemi realizzati finora. In tal senso non risultano presenti sul nostro territorio attività e investimenti a lungo termine da parte del comparto produttivo. Infine, la tecnologia non è ancora conosciuta appieno dal mondo professionale e il costo complessivo è ancora elevato data la marginale diffusione di tali impianti. Quindi, le potenziali prospettive di crescita pur essendo ampie, sono frenate dall’attuale panorama di mercato nelle sue varie sfaccettature (aspetto tecnico, normativo, produttivo, commerciale); infatti l’iniziativa è lasciata per lo più a singoli progettisti e le realizzazioni si sintetizzano in pochi impianti sul territorio. Per quanto riguarda il campo dell’edilizia, gli attuali sforzi di ricerca e sviluppo sono indirizzati in due direzioni: • miglioramento delle prestazioni energetiche delle macchine e quindi aumento dell’efficienza • sviluppo di macchine, che forniscano potenze ridotte (< 20 kW) per ampliare l’attuale segmento di mercato del residenziale e quindi una conseguente riduzione dei prezzi. Per quanto riguarda il secondo punto, attualmente le macchine presenti sul mercato partono generalmente da potenze superiori a 35 kW; tale elevata potenza non si combina con la necessità di servire invece l’edilizia residenziale comprendente ville monofamiliari, villette a schiera e palazzine di media grandezza. Ad oggi, le applicazioni tipiche rimangono il settore commerciale e l’edilizia del terziario. Per quanto riguarda la ricerca, in particolare, i temi da sviluppare sono la realizzazione di macchine di piccola taglia dedicate alla specifica tecnologia, ma anche la messa a punto di adeguati strumenti di progettazione per ottimizzarne l’efficienza: software dedicati, chiarezza dei risultati e limiti di applicazione. A tale proposito ENEA sta promuovendo un’intensa e sinergica attività di ricerca&sviluppo (piattaforma software: Optimal DESign for Smart EnergyODESSE per la progettazione dinamica di interventi di efficientamento del sistema edificio-impianti),

e di trasferimento tecnologico anche per mezzo della costituzione di spin-off per la commercializzazione di nuovi prodotti. Inoltre, ha deciso di realizzare l’efficientamento di un edificio, presso il centro della Casaccia attraverso l’applicazione della tecnologia di solar cooling. ■

Campo solare

Serbatoi accumulo termico

ENEA SOLAR COOLING

Gruppo Frigo Assorbimento e torre evaporativa

Serbatoi di accumulo acqua fredda e chiller esistente n° 101 febbraio 33


linee per tubi grandi dimensioni

LINEE PER L’ESTRUSIONE DI TUBI TERMOPLASTICI

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Progettazione

Fig.1: Piscina comunale di Crema. Vasca ad onde. Impianto automatico. Collettore di aspirazione compatto con due soli grandi prefiltri ispezionabili.

Impianti di trattamento acqua per piscine Note sulla progettazione e riflessioni sugli accorgimenti per l’efficienza energetica e il risparmio idrico. n generale la progettazione degli impianti di complessi natatori richiede specifiche competenze specialistiche raramente riscontrabili in un unico soggetto. Pur troppo in diversi casi si riscontra una scarsa integrazione involucro-impianti, conseguenza dell’altrettanto scarsa integrazione tra la progettazione architettonica ed impiantistica, quest’ultima spesso coinvolta per ultima ed in forme improprie. Solo recentemente, grazie all’accresciuta attenzione al tema dell’efficienza energetica e all’evoluzione delle normative, si sono viste le maggiori potenzialità di un approccio progettuale integrato.

I

PERCORSO DI PROGETTAZIONE DEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO ACQUA Senza entrare nei particolari e semplificando molto si parte dalla normativa vigente, la UNI 10637 che è del 2006 e che attualmente è sottoposta a revisione (per quanto è dato a sapersi non si prevedono significative modifiche). La norma detta le regole per la progettazione degli impianti di circolazione e di trattamento fisico (circuito idraulico, filtri, prefiltri, pompe) e per la misurazione dei parametri dell’acqua, la disinfezione e la regolazione (analizzatori ed apparec-

di Franco Zanca

chiature per il dosaggio). La portata dell’impianto di circolazione è in funzione dei tempi di ricircolo: quanto impiega l’acqua della piscina (vasca + 60% del volume nominale della vasca compenso) ad attraversare l’impianto di trattamento. A puro titolo di esempio le portate in gioco negli impianti natatori vanno da circa 120 mc/h per una vasca da 25 m a circa 680 mc/h per una vasca olimpionica. Il circuito idraulico viene dimensionato in funzione di due classi di limiti: • di velocità nelle tubazioni (1,7 m/s nei tratti in aspirazione e 2,5 m/s nei tratti in mandata) • di perdita di carico nelle tubazioni (40 mm/m nei tratti in aspirazione e 70 mm/m nei tratti in mandata). Le indicazioni “morfologiche” della norma riguardano solamente il numero minimo dei prefiltri e dei filtri; al numero di filtri deve corrispondere quello delle pompe con l’aggiunta di una pompa di scorta montata e pronta all’uso. L’impianto deve superare la prova colore a garanzia della corretta circolazione e diffusione del disinfettante. Infine la norma consiglia che la gestione dell’impianto sia automatica. Soddisfatto quanto sopra ogni impianto è formalmente idoneo.

n° 101 febbraio 35


Progettazione

MORFOLOGIA DEGLI IMPIANTI

Fig.2: Piscina comunale di Crema. Vasca ad onde. Impianto automatico. Particolare di uno dei due gruppi di aspirazione dalla vasca di compenso e dal fondo.

Recenti studi ed esperienze volti a migliorare la morfologia degli impianti, finalizzati anche ad introdurre o elevare l’automazione di cui possono essere dotati, costituiscono segnali di cambiamento. Nulla di consolidato ma qualcosa di concreto. Sono apparsi sul mercato e sono comunemente disponibili nuovi componenti (quali ad esempio: valvole di intercettazione e di ritegno, prese a staffa per derivazioni di grande diametro per grandi impianti). Tali nuovi componenti possono essere utilizzati non solo per migliorare la qualità generale degli impianti ma anche per introdurre innovazioni progettuali e morfologiche che portino a significativi benefici. Si possono adottare soluzioni progettuali e morfologiche finalizzate alla riduzione Fig.3: Piscina comunale di Crema. Vasca degli ingombri e delle perdite di cariad onde. Impianto automatico. Installazione co e, contestualmente, alla facilità di filtri senza batterie di manovra di automazione aumentando la posper migliorare l’accessibilità e la facilità sibilità di realizzare impianti autodi manutenzione. matici.

AUTOMAZIONE

Fig.4: Piscina comunale di Crema. Vasca ad onde. Impianto automatico. Pannello batterie di manovra per 4 filtri con valvole a farfalla con giunzioni a collare attuate.

Conviene distinguere almeno tra automazione “di base” ed automazione “evoluta”. Per automazione “di base” può intendersi la semplice motorizzazione delle valvole di manovra dei filtri per le funzioni di filtrazione, lavaggio in controcorrente, eventuale risciacquo, scarico e fermo impianto. Si realizza con l’attuazione, preferibilmente pneumatica, delle valvole e comporta la dotazione di un quadro di comando con PLC per la programmazione delle funzioni e delle relative aperture/chiusure delle valvole motorizzate. “Evoluta” è invece l’automazione che va oltre le motorizzazioni delle sole valvole di manovra, aggiungendo la motorizzazione di altre valvole,

Fig.5: Ristrutturazione piscina turistico ricettiva Hotel Bisesti - Garda (VR). Impianto autmatico. Gruppo aspirazione e pompe compatto con funzionalità di aspirazione notturna dal fondo piscina.

36 febbraio n° 101


Progettazione

Tabella 1

ACCORGIMENTO

FUNZIONALITÀ

VANTAGGIO

Concentrazione delle aspirazioni dal fondo in due sole linee

Consente l’installazione di due sole valvole di intercettazione

Facile ed economica automazione delle operazioni su tali valvole

Dimensionamento delle aspirazioni dal fondo per l’intera portata dell’impianto (con assoluta garanzia di scurezza)

L’impianto può funzionare anche in fase di riempimento

Si prepara più velocemente l’impianto potendo trattare e riscaldare l’acqua

Lavaggio in controcorrente dei filtri con acqua di piscina senza aspirare dalla vasca di compenso. Funzione automatizzabile

Si elimina il rischio di usare e scaricare acqua di reintegro necessaria per assolvere agli obblighi di rinnovo giornaliero

Possibilità di sospendere la circolazione tramite lo sfioro garantendola comunque tramite le aspirazioni dal fondo. Funzione automatizzabile

Si evita il rumore dello sfioro di notte (utile nelle piscine turistico-ricettive). Non scorrendo l’acqua nelle canalette di sfioro si limita l’evaporazione e la dispersione di calore (piscine riscaldate di ogni tipo)

Anticipazione del reintegro del livello Possibilità di caricare l’acqua quando Elimina rischio di avere poca acqua in vasca di compenso preliminare è più disponibile (ad esempio di notte in vasca compenso con arresto delle al lavaggio quando altri consumi sono sospesi). pompe per la protezione delle stesse Funzione automatizzabile Riciclo di parte dell’acqua di piscina con derivazione per le vaschette lava piedi. Uso secondario

Essendo imposta una percentuale Non si spreca acqua di acquedotto. di ricambio giornaliero si contribuisce Miglior benessere (temperatura nelle al ricambio con un uso secondario. vaschette lavapiedi come in piscina) Funzione automatizzabile

Scarico per rinnovo lento tramite dispositivo dedicato dell’acqua di rinnovo (invece di smaltirla tutta una volta al giorno)

Si scarica con bassissima portata e contemporaneamente si reintegra con uguale portata. Funzione automatizzabile

Con il minimo costo di un piccolo scambiatore si può preriscaldare l’acqua di reintegro recuperando calore dall’acqua di scarico

Recupero dell’acqua di scarico per rinnovo (dopo recupero di calore) in una vasca di accumulo per usi secondari. Un’unica vasca di accumulo può servire anche tutti gli impianti del complesso natatorio

Può essere usata per lavare i filtri in quanto si dispone di acqua in quantità maggiore di quanto necessario allo scopo. Funzione automatizzabile. Il lavaggio può essere fatto sia con le pompe di circolazione che con pompa dedicata

Non si usa acqua riscaldata di vasca per lavare i filtri. È necessario eseguire il risciacquo con acqua di piscina, anche per espellere quella di lavaggio proveniente dalla vasca di accumulo contenuta nei filtri

L’ulteriore disponibilità può essere destinata ad altri usi (sciacquoni, lavaggio del piano vasca)

Si evita ulteriore spreco di acqua di acquedotto

Possibilità di lavaggio di un filtro lasciando gli altri in filtrazione

Non si fermano gli impianti. Si allunga la vita di eventuali lampade UV evitando spegnimenti non necessari

Si regola la portata dell’impianto a quella effettiva di progetto

Contestualmente si ha un risparmio di energia elettrica anche notevole

In determinate situazioni l’impianto può essere rallentato senza tuttavia essere fermato

Con ulteriore risparmio di energia elettrica

Asservimento ad inverter delle pompe di circolazione

n° 101 febbraio 37


Progettazione

laddove l’adozione di particolari accorgimenti morfologici lo consenta, per ampliare le funzioni automatiche di gestione dell’impianto, anche ai fini del risparmio energetico, sfruttando meglio le potenzialità del PLC già necessariamente presente nel quadro di comando. Accorgimenti, funzionalità e vantaggi sono schematizzati nella tabella 1.

EFFICIENZA ENERGETICA: CONTRIBUTO DELLE NORME

Fig.6: Ristrutturazione piscina turistico ricettiva Hotel Bisesti - Garda (VR). Impianto autmatico. Quadro di comando con PC touch-scren. A bordo 11 inverter (3 per le pompe di circolazione ed 8 per le pompe delle animazioni) con 11 regolazioni di frequenza.

Fig.7: Piscina Idronuoto – Idro (BS). Rifacimento impianti. 2 impianti automatici. Pompa di scarico per rinnovo comune ai due impianti con preriscaldamento dei due reintegri nelle due vasche di compenso. Aspirazione alternata dal fondo di due vasche. Funzionalità prpgrammabile ed automatizzata con due sole valvole attuate.

Va pur troppo detto che la norma UNI 10637:2006 “Requisiti degli impianti di circolazione, trattamento, disinfezione e qualità dell’acqua di piscina”, semplice norma tecnica che necessita di recepimento legislativo da parte delle Regioni (competenti in materia) non affronta l’argomento dell’efficienza energetica. Gli unici aspetti toccati sono i limiti imposti a velocità e perdite di carico, ma appare chiaro che questi sono introdotti semplicemente per scongiurare sottodimensionamenti e malfunzionamenti degli impianti. Il contributo delle norme in materia è semplicemente nullo. Tali norme sono ora in fase di revisione; ma non si prevedono sconvolgimenti, salvo, si spera, l’introduzione di precisazioni sulla continuità di funzionamento degli impianti, argomento sino ad ora trascurato e rientrante nell’ambito della gestione degli impianti ma con pesanti ripercussioni sulla loro progettazione. Considerando scontata la necessità di imporre una sostanziale continuità di funzionamento degli impianti è certamente auspicabile che venga prevista la possibilità di modularne funzionamento e portata in funzione delle necessità variabili per fattori temporali e/o di intensità o modalità d’uso. Questo significa modulare la por tata degli impianti in funzione delle necessità variabili di trattamento dell’acqua per mantenere costantemente i parametri dell’acqua nei limiti di sicurezza imposti dalla tabella A “Requisiti dell’acqua in immissione e contenuta in vasca” dell’Accordo Stato-Regioni del 16/01/2003.

CONCLUSIONE

Fig.8: Piscina Idronuoto – Idro (BS). Rifacimento impianti. 2 impianti automatici. Recupero di calore dalla UTA. Nei momenti in cui il piano vasca non necessita di ulteriore fabbisogno termico (riscaldamento), l’energia prodotta dalla pompa di calore per la deumidificazione viene ceduta all’acqua della piscina tramite uno scambiatore di calore posto sul collettore di mandata. Questo favorisce un ulteriore risparmio di riscaldamento dell’acqua della vasca. Mediamente viene ceduta, all’acqua della vasca, un quarto della potenza giornaliera prodotta dalla pompa di calore. 38 febbraio n° 101

La modulazione della portata degli impianti, ogniqualvolta non sia necessario sfruttarli in pieno per il mantenimento della qualità dell’acqua, porta un evidente riduzione dei costi energetici. La progettazione di impianti flessibili è impensabile in assenza di automazione “evoluta” e questa a sua volta è realizzabile solo uscendo dalla progettazione “tradizionale” (anche in senso mor fologico) e dal semplice rispetto delle norme. Solo in caso di committenza sensibilizzata a tali problematiche, attenta al rapporto tra i maggiori costi necessari per la realizzazione di impianti performanti e flessibili e la riduzione dei costi energetici e di gestione, è possibile mettere in campo quelle professionalità che esistono e già operano in questo senso. ■


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Impianti industriali

La sicurezza raddoppia

di Luciano De Cecco - Hürner Italia Srl

Sempre maggiori sono le esigenze di sicurezza e le prescrizioni delle normative che tutelano l’ambiente, i luoghi di lavoro e la salute del personale operativo all’interno degli insediamenti industriali. La tecnologia delle condotte intubate rappresenta una valida risposta a tali richieste. La linea Tubo Intubato della Hürner Italia soddisfa e raddoppia tutti i criteri di sicurezza e rispecchia lo stato dell’arte della nuova tecnologia di condotte intubate. Lo sviluppo di questo sistema è una conseguenza dei continui e crescenti obblighi legislativi, dei rischi economici, delle valutazioni etiche dell’utente, in quanto in caso di perdita i danni possono raggiungere facilmente valori elevatissimi e rappresentano un fattore incalcolabile nella

L [1]

gestione, e oltretutto non sono sempre coperti integralmente dalle assicurazioni. Pertanto in altri paesi, laddove le condotte con liquidi pericolosi passano nelle zone con acqua di falda potabile, si ha l’obbligo di realizzare tubi interrati visivamente ispezionabili oppure di applicare un sistema di tubi intubati con le rispettive tecniche di controllo. Il sistema tubo intubato della Hürner Italia segue la raccomandazione tedesca della DVS 2210 parte 2 Condotte industriali in materiale termopla-

[3]

[2]

Fig.1: Raccordo T 90° per saldatura simultanea PVDF / PVDF Fig.2: Raccordo curva a 90° per saldatura a cascata - PVDF/PE Fig.3: Saldatura simultanea di materiali identici [4]

40 febbraio n° 101

Fig.4: Saldatura a cascata di materiali differenti


Impianti industriali

Fig.5: Piallatura dei terminali PP/PP - giunzione simultanea

Fig.6: Riscaldamento giunzione simultanea

stico - Progettazione, Costruzione, Installazione dei sistemi tubi intubati, che definisce l’uso dei materiali termoplastici altamente resistenti contro la corrosione dei prodotti convogliati, che sono prevalentemente PE, PP, PVDF e ECTFE, e descrive diverse combinazioni di materiale tra tubo interno e tubo esterno con cenni sui vari sistemi di rilevazione delle eventuali perdite. Per i tubi intubati, destinati all’installazione in zone di falda con acqua potabile sono rispettati i criteri della specifica tedesca ATV-DVKW-A 142 Canali e condotte di scarico posate in zone di approvvigionamento di acque potabili, che si basano sempre su un doppio sistema di condotte, sempre controllabile visibilmente o con adeguati sistemi remoti.

INSTALLAZIONI INDUSTRIALI Le condotte del sistema Tubo Intubato costruite ed installate dalla Hürner Italia sono state applicate, ad oggi, negli stabilimenti metallurgici e chimici, dove è richiesto un convogliamento di prodotti altamente corrosivi e/o tossici. La scelta dei materiali e la loro combinazione definisce automaticamente anche la tecnologia di giunzione. Se i materiali sono identici tra interno ed esterno (fig.1), la saldatura si esegue contemporaneamente e si chiama “simultanea” (fig.3), se i materiali sono differenti (fig.2), la giunzione si chia-

Fig.8: Processo di saldatura - Tubi e raccordi prefabbricati con distanziali in primo piano

Fig.7: Saldatura e raffreddamento giunzione simultanea

ma “a cascata” in quanto si deve prima saldare il tubo interno e poi il tubo esterno (fig.4). Le macchine saldatrici, normalizzate dalla UNI 10565 per la giunzione testa/testa e per la quale si applicano le rispettive norme di procedimento UNI 10520 (PE) e UNI 11397 (PP), si utilizzano per tutte e due le tecniche, ma con termoelemento riscaldante speciale per la tecnica di giunzione a cascata. Questa tipologia di giunzione può in certi casi essere sostituita dalla saldatura con manicotti elettrosaldabili. Il procedimento simultaneo è illustrato nelle figure 5, 6 e 7. Tale procedimento di giunzione è applicato sia al tubo interno che al tubo di protezione esterno consentendo il collaudo a pressione di entrambe le tubazioni in relazione alla loro pressione nominale. I tubi e i raccordi interni ed esterni sono uniti da una serie di distanziali (fig.8), che determinano di conseguenza la presenza di una intercapedine. Tale sezione è ispezionabile sia visivamente attraverso appositi bocchelli, o controllabile attraverso un cavo sensibile posato sul fondo dei tubi che, alimentato da una apposita strumentazione, segnala a distanza il punto preciso della eventuale perdita di liquido (fig.9).

PROGRAMMA DI FORNITURA La scelta dei materiali è determinata dalla tipologia di fluido trasportato dal tubo interno e dalle

Fig.9: Esempio di installazione del cavo di rilevamento perdite di liquido n° 101 febbraio 41


Impianti industriali Tabella 1 Interno /esterno

PE 100/PE 100

Giunzione

simultanea

Interno /esterno

PPH/PPH

Giunzione

simultanea

Interno /esterno

PVDF/PVDF

Giunzione

simultanea

Interno /esterno

PVDF/PE 100

Giunzione

a cascata

Interno /esterno

PVDF/PPH

Giunzione

a cascata

Interno /esterno

ECTFE/PE 100

Giunzione

a cascata

Interno /esterno

ECTFE/PPH

Giunzione

a cascata

condizioni ambientali alle quali è sottoposto il tubo esterno; i materiali standard e le rispettive combinazioni messe a disposizione dalla Hürner Italia sono riportate in tabella 1. Nel programma standard sono disponibili, per tutte le sopra indicate combinazioni dei materiali, i seguenti componenti: • tubazioni • curve a 45 e 90° • raccordi a T a 90° normali o ridotti • riduzioni • calotte terminali • punti fissi

• cartelle • flange libere • supporti. È possibile la costruzione di pezzi speciali per le più elevate esigenze di montaggio. Le dimensioni standard per le saldature simultanee sono: • Tubo interno dal DE 32, 63, 90, 110, 160, 200 al DE 250 mm • Tubo esterno dal DE 90, 110, 160, 200, 250, 315 al DE 355 mm mentre le combinazioni per le saldatura a cascata sono: • Tubo interno dal DE 32, 63, 90, 110 al DE 160 mm • Tubo esterno dal DE 90, 125, 160, 200 al DE 280 mm.

CONCLUSIONE Con il sistema Tubo Intubato si ottiene la massima garanzia quale prevenzione contro eventuali danni in caso di rottura delle tubazioni e rappresenta una valida risposta alle attese di evitare al massimo l’inquinamento dell’ambiente e proteggere la salute degli operatori. Numerose installazioni in Italia e all’ estero confermano la validità di tale soluzione. ■


Saint-Gobain PAM Italia

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Made in Italy per allacci d’utenza e manutenzione di reti idriche EXUS è una linea di prodotti progettata e fabbricata per rispondere ai bisogni di affidabilità e di durata nel tempo delle reti di distribuzione di acqua ad uso potabile, civile e irriguo. I prodotti sono concepiti sulla base dell’esperienza di Saint-Gobain PAM, azienda con oltre 300 anni di storia ed attività nel campo delle infrastrutture per il ciclo idrico integrato. Questa linea rappresenta la soluzione ai problemi di manutenzione e/o di estensione di reti idriche di qualsiasi materiale. La gamma comprende: • un sistema completo per la derivazione di utenza delle condotte di adduzione di acqua potabile e delle reti di irrigazione, costituito dai collari di presa in carico per condotte di qualunque materiale, di valvole di derivazione in linea e a squadra e dai relativi accessori • una linea di collari in acciaio e ghisa per la riparazione di

N

ogni tipologia di canalizzazione (acciaio, ghisa, vetroresina, PVC, PE) • un insieme di accessori per il collegamento di tubi e apparecchiature idrauliche utilizzabili sia nell’installazione di nuovi impianti che nella manutenzione di reti già esistenti. Le caratteristiche comuni a tutti i prodotti sono: • elevata tenuta idraulica e durata nel tempo, assicurate dall’alta qualità dei materiali, dalla specializzazione della produzione che avviene nello stabilimento di Lavis (TN), dall’affidabilità del processo di collaudo • resistenza alla corrosione dei terreni grazie al rivestimento a 250 micron • idoneità al trasporto di acqua potabile (i prodotti NEXUS sono conformi al DM 174 per le parti applicabili) • facilità di installazione. Il sito industriale di Lavis (TN) è lo stabilimento produttivo di Saint-Gobain PAM Italia dove si producono le apparecchiature idrauliche e tutti i prodotti della linea NEXUS. La gamma prodotti è rinomata per l’affidabilità e la resistenza, ottenuta grazie all’utilizzo di materiali nobili come l’acciaio inossidabile e la ghisa sferoidale e per la grande cura dei dettagli. Durante tutte le fasi di lavorazione vengono effettuati controlli accuratissimi sia visivi che dimensionali a tutti i collaudi di tenuta per garantire la massima qualità al prodotto finale. La verniciatura esterna, eseguita a caldo con polvere epossidica dello spessore di 250 micron, conferisce a questi prodotti la massima resistenza alla corrosione e agli urti ed è omologata per uso contatto acqua potabile dai più importanti enti di certificazione europei (DM 174, KTW, WRC, DGS). L’altissima qualità del prodotto e del servizio erogati da questo stabilimento è attestata dalla certificazione ISO 9001:2000 nonché da quella ambientale ISO 14001 che attesta il pieno rispetto dell’ambiente di tutti i processi industriali attivi nella fabbrica. Tutti i clienti possono usufruire del servizio di Assistenza Tecnica di Saint-Gobain PAM Italia sia nella fase pre-vendita (dimensionamento e supporto nella scelta dei prodotti) che post-vendita, nella fase di installazione e di manutenzione degli impianti. La società è sempre a disposizione dei clienti sia per ospitarli a visitare la propria unità produttiva sia per rispondere ad ogni loro richiesta. ■ n° 101 febbraio 43


NORMA PAS 1075

Il polietilene Very Resistant to Crack

IIP ha recentemente pubblicato un documento di specifica relativamente a questo tipo di polimero che per definizione presenta una maggiore resistenza alla propagazione lenta della frattura. Ne abbiamo parlato con Piero Ricci, Segment Leader Piping & Fitting di IIP.

La pubblicazione di questo documento è stata effettuata dal settore “innovazione e normazione” del DIN che è l’Istituto Tedesco di Normazione.

▼ La PAS 1075 fa riferimento ad una norma DIN tedesca, è corretto? Il termine PAS è l’acronimo di “Specifica tecnica pubblica” ed è intesa in Germania come corollario alle norme e linee guida pubblicate in quel paese con particolare riferimento alle tubazioni in polietilene per tecniche di installazione “alternativa” quali ad esempio quelle senza letto di posa. Si tratta di uno “standard” in uso per acquisita consuetudine del mercato tedesco.

▼ Il nostro Paese ha recepito la DIN oppure ci sono state delle modifiche? Non sono state recepite norme DIN o di altri paesi. In Italia, ad oggi, sono in vigore le norme europee definite in sede CEN, Comitato Europeo di Normazione. In considerazione dello sviluppo e diffusione di tecniche di installazione delle tubazioni per il settore fluidi in pressione “non convenzionali”, l’Istituto Italiano dei Plastici S.r.l. ha però sviluppato e pubblicato uno standard tecnico che ha lo scopo di definire le caratteristiche addizionali delle materie prime e dei tubi, rispetto a quanto prescritto dall’attuale normativa di riferimento per il settore conduzione di fluidi in pressione.

▼ Ci può riassumere gli aspetti fondamentali del progetto? Il progetto è stato sviluppato dal gruppo di lavoro composto dai produttori di materia prima e di tubi e coordinato da IIP, con la volontà di creare uno standard che avesse valenza in Italia come alternativa ad altri documenti sviluppati a livello locale, come ad esempio il PAS 1075 in Germania. Ad ultimazione delle attività del gruppo di lavoro è stato poi approvato dagli organi tecnici di IIP, quali i Comitati tecnici ed il Comitato di salvaguardia della imparzialità, prima della sua pubblicazione e divulgazione ai potenziali interessati alla certificazione con circolare del 27 agosto 2012. ▼ In particolare cosa è stato preso in esame? Lo standard tecnico IIP si applica alle materie prime e tubazioni realizzate in PE 100 RC, già conformi alle norme di riferimento per il settore «conduzione

di Roberto Frassine - Dipartimento di Chimica, Materiali ed Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, Politecnico di Milano

L’opinione della comunità scientifica laboratori di ricerca del Politecnico di Milano possono eseguire una serie di caratterizzazioni standard e non standard sui materiali polimerici per le tubazioni in pressione, sia per quanto riguarda le caratteristiche chi-

I

IMPIANTI BUILDING

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mico-fisiche che per quanto riguarda il comportamento meccanico a breve e a lungo termine. Le maggiori potenzialità di collaborazione con le altre realtà, che supportano la certificazione di prodotto, pre-

senti sul territorio nazionale e internazionale, sono naturalmente in ambito della caratterizzazione non standard, in particolare quando si tratta di definire nuove caratteristiche e nuovi metodi di prova.


strusi realizzati a partire da resine classificate PE 100-RC • tubi di PE 100-RC con strato di protezione esterno (“pelabile” per assicurare la saldatura per elettrofusione) di materiale termoplastico protettivo.

▼ Quali sono i tipi di tubazione presi in esame e ammessi? Lo standard tecnico IIP si rivolge alle tubazioni delle seguenti tipologie: • tubi di PE 100-RC a parete solida (monostrato) realizzati unicamente da PE 100-RC per tutto lo spessore di parete • tubi di PE a due o più strati coe-

▼ La certificazione rilasciata da IIP cosa garantisce? La certificazione si propone di verificare che le materie prime ed i prodotti realizzati a partire da resine PE 100 RC, oltre ad essere conformi alle attuali norme di riferimento, rispettino

In questo senso le competenze disponibili presso il Politecnico di Milano, frutto di una lunga tradizione di ricerca scientifica e di attrezzature all’avanguardia, si possono integrare per fettamente con gli obiettivi di regolamentazione e di sviluppo dei prodotti sul mercato. Il recente trasferimento della sede di UNIPLAST all’interno del Politecnico è uno dei segni importanti della tradizione di collaborazione tra le due istituzioni, una collaborazione inaugurata dallo scienziato Giulio Natta nel

lontano 1952 con la fondazione di un Laboratorio indipendente per il controllo delle caratteristiche delle materie plastiche proprio su iniziativa della stessa UNIPLAST. Tra le motivazioni si leggeva “abbiamo voluto fondare un Laboratorio Prove Materie Plastiche che avesse la funzione di salvaguardare chi trasforma e chi impiega le materie plastiche dalla diffusione di prodotti scadenti, che danneggerebbero in definitiva anche il produttore, suscitando nel pubblico una diffidenza nell’impiego dei plastici“.

anche i requisiti specifici previsti per l’applicazione, attraverso prove di laboratorio (effettuate in parte direttamente presso il laboratorio di IIP). Inoltre verifica che il fabbricante abbia messo in atto e sia in grado di mantenere un processo di produzione e controllo definito e costante, tale da garantire con adeguata confidenza che i prodotti realizzati e riscontrati siano conformi nel tempo ai suddetti requisiti.

NORMA PAS 1075

di fluidi in pressione» come acqua in pressione (UNI EN 12201), gasdotti interrati (UNI EN 1555) e fluidi industriali (UNI EN ISO 15494), alle leggi nazionali in vigore per i campi di applicazione specificati nelle rispettive norme di riferimento e alle regole per il rilascio ed il mantenimento della certificazione di prodotto. Lo standard introduce test aggiuntivi e specifici sia sulla materia prima sia sul prodotto finito per misurare la resistenza alla propagazione lenta della fessurazione, simulando sperimentalmente l’effetto degli intagli superficiali e dei carichi puntuali che possono verificarsi sulle tubazioni se installate nelle condizioni sopra descritte.

▼ Quali sono i rapporti con il laboratorio di prova tedesco e come si è potuto uniformare la parte comune di test per procedere alle certificazioni? Lo scorso dicembre si è svolto un incontro tra i vertici aziendali di IIP ed Hessel, l’unico laboratorio tedesco dove vengono effettuati i test previsti dal PAS, per analizzare i punti di contatto delle due specifiche tecniche e porre le basi per un accordo di mutuo riconoscimento tra i due laboratori. Accordo utile, nello specifico alle aziende italiane, ad ottimizzare il programma di test comuni ai protocolli IIP e PAS, evitando inutili extra costi per prove ridondanti.

Anche oggi, queste parole possono essere di attualità nel nostro Paese.

Il PE VRC Disporre di materiali sempre più resistenti a danni meccanici che possono provocare fenomeni di fessurazione con propagazione lenta della frattura e conseguente perdita di fluido verso l’esterno è sicuramente di estremo interesse per i gestori delle reti e gli altri utenti. Il problema semmai è come determinare in modo IMPIANTI BUILDING

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NORMA PAS 1075

L’opinione della comunità scientifica affidabile e ampiamente condiviso dalla comunità tecnico-scientifica tali caratteristiche, in modo che i progettisti possano fare affidamento su metodi di progetto di tipo previsionale. Questo problema è comune a tutti i nuovi prodotti; richiede tempo e risorse per poter essere razionalizzato su base scientifica, indagato sperimentalmente e infine risolto.

Lo standard Le norme attualmente disponibili non sono adeguate a mettere in evidenza le caratteristiche migliorative dei materiali VRC rispetto ai polietileni tradizionali. Lo standard tecnico sviluppato da IIP ha sicuramente dato un contributo importante alla conoscenza di tali caratteristiche, ma è ancora lontano dall’avere le qualità di uno standard, essenzialmente per due ragioni: le prove elencate, ancorché indubbiamente legate alle prestazioni specifiche del materiale, non sono note né nei principi ispiratori né

nel dettaglio esecutivo e non possono perciò essere condivise nella comunità tecnico-scientifica. Inoltre, la possibilità di eseguire buona parte dei test è di fatto conferita ad un unico centro tecnologico a livello mondiale. Questa situazione rivela che c’è ancora molto lavoro da fare per trasferire le attuali conoscenze tecniche a livello di uno standard internazionale.

La collaborazione con IIP Con IIP, così come con gli enti di normazione e con le Associazioni di settore, c’è la ferma volontà a collaborare su specifici settori industriali nel rispetto delle relative competenze. Il Politecnico, ad esempio, ha deciso di non rinnovare le attrezzature di caratterizzazione dei tubi in pressione che già sono presenti in IIP, anche se questa attività in passato costituiva una par te impor tante

delle prove condotte dai nostri Laboratori. Grazie ad un accordo di collaborazione, noi deleghiamo ad IIP una par te delle prove cosiddette “tecnologiche” e ci rendiamo disponibili ad integrare le attività di IIP con ser vizi che si basano sulle nostre capacità di analisi scientifica. È in fase di discussione un accordoquadro più ampio che ci consentirà di interagire su temi specifici con modalità di ricerca applicata a suppor to dell’industria. È un modello che ci auguriamo possa por tare a compimento la visione di Giulio Natta di “contribuire al miglioramento e alla diffusione delle materie plastiche poiché l’Industria, anche piccola, saprà dove rivolgersi per un consiglio disinteressato sul materiale da impiegare, sul come risolvere un problema di lavorazione, su come controllare le caratteristiche dei prodotti finiti e la loro adeguatezza agli scopi previsti”. Obiettivo che richiedeva, ieri come oggi, la collaborazione di tutti. ■


L’intervista

Più forti della crisi A COLLOQUIO CON MATTEO CERPELLETTI – RESPONSABILE MARKETING & PROMOZIONE - DIVISIONE TUBI DI INDUSTRIE POLIECO

Lo stallo del mercato italiano non ferma le ambizioni di crescita di Polieco Group, tra i principali produttori europei di tubi strutturati corrugati. Nel mirino del Gruppo i mercati dell’Est Europa. ●● Il Gruppo Polieco è oggi uno dei maggiori

produttori europei di tubazioni corrugate. Ripercorriamo i passaggi salienti di questo percorso? La storia del Gruppo comincia nel 1977, quando a Rovato (Brescia) viene fondata Materie Plastiche Bresciane, attiva nella produzione di compound termoplastici per il rivestimento di tubazioni in acciaio. Nel 1992 nasce invece Polieco che in breve tempo riesce ad affermarsi come uno dei maggiori produttori italiani di tubazioni corrugate. Le competenze raccolte nelle due realtà nel 2000 vengono fuse in una nuova società, Industrie Polieco MPB, focalizzando le attività sullo sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi di tubazioni corrugate a doppia parete in polietilene ad alta densità e continuando con la produzione di compounds di poliolefine. Intanto, parallelamente alla diffusione di queste tecnologie di condotte nel mercato, cresceva l’azienda che cominciava ad estendere le proprie attività all’estero. Così, nel 1999, veniva creata la filiale francese, Polieco France SA, a cui negli anni successivi si sono aggiunte Polieco España (Spagna, ceduta alla fine dello scorso anno), Polieco Hellas AEBE (Grecia), Polieco Slovakia (Slovacchia) e Geopolieco (Svizzera), che compongono l’attuale assetto di Polieco Group. ●● Il Gruppo in quali mercato industriali opera e

con quali tipologie di prodotto? I maggiori mercati di riferimento sono l’edilizia e il

comparto delle utility, che serviamo con le nostre tre principali linee di prodotto. In particolare, per il primo proponiamo una vasta gamma di cavidotti, con diametri da 40 a 200 mm, per la protezione di cavi elettrici e per le telecomunicazioni. Per quanto riguarda il settore utility, invece, la produzione è concentrata sui sistemi per la realizzazione di reti fognarie. Per tali applicazioni abbiamo una linea completa di soluzioni, compresa di pozzetti e pezzi speciali. Cuore del sistema è Ecopal, la gamma di tubazioni coestruse a doppia parete, corrugate esternamente e lisce internamente, in PEAD, che copre ogni esigenza realizzativa, dalle piccole condotte, 160 mm di diametro, ai grandi collettori, fino a diametri da 1.200 mm. A questo si aggiungono le tubazioni corrugate in PVC, sempre per condotte fognarie, e le linee di tubi per il drenaggio in PE. Infine, la terza linea di prodotto: il chiusino KIO in materiale composito, una soluzione innovativa che realizziamo da circa un anno e che esce un po’ al di fuori della tradizionale produzione Polieco. ●● Oltre che in Italia, Polieco è presente in

diversi Paesi europei. Per seguire questi mercati com’è stata organizzata la produzione? Le tubazioni in materiale plastico non sono prodotti ad alto valore aggiunto. Pertanto, quando si intende aggredire mercati distanti dalla sede è fondamentale avere una struttura produttiva localizzata nei pressi delle aree di consumo, in modo da ottimizzare la logistica e ridurre al minimo i costi di

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L’intervista

trasporto, che altrimenti renderebbero l’investimento poco redditizio. A questo principio risponde l’organizzazione dell’intero Gruppo, non solo per ciò che riguarda l’estero, ma anche per il territorio nazionale, dove oltre che nella sede di Cazzago San Martino, abbiamo un impianto produttivo a Conza della Campania, in provincia di Avellino, per il mercato del Centro-Sud. Con la stessa filosofia è stata pianificata la nostra presenza in Europa: tutte le società, infatti, sono dotate di proprie strutture produttive, con l’unica eccezione di Geopolieco che resta una filiale commerciale per il mercato svizzero. ●● La difficile situazione economica che impatto

sta avendo sul mercato? Negli ultimi anni il mercato italiano ha subito una forte contrazione che non ha risparmiato i settori di applicazione dei nostri prodotti. Molto difficile è la situazione nell’edilizia, sostanzialmente ferma, dove si è registrato un drastico calo delle nuove costruzioni. Un po’ meglio il settore delle utility, anche se il patto di stabilità interno, l’esigenza di evitare disavanzi nei bilanci degli enti locali, la politica di austerità portata avanti dal Governo e la stretta creditizia da parte delle banche non favoriscono gli investimenti in nuove opere. Inoltre, diventa sempre più difficile per le imprese ottenere i pagamenti dei lavori, problema che interessa tutti i settori di mercato e che si ripercuote a cascata su tutti gli attori della catena del valore, fino a mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende. Polieco come sta reagendo a queste difficoltà? Il Gruppo è solido e ben strutturato, per cui nonostante le difficoltà sta tenendo abbastanza bene: abbiamo chiuso il 2011 con un fatturato intorno ai 145 milioni di euro e anche per il 2012 siamo su quella cifra. Fortunatamente il marchio Polieco è ben noto presso gli operatori del mercato e aspetti come la qualità e l’affidabilità, che caratterizzano le nostre soluzioni, sono molto sempre apprezzate e ciò consente di continuare a lavorare bene. Dall’inizio dello scorso anno, ad esempio, siamo impegnati nella fornitura di condotte corrugate in PE per le opere di drenaggio dell’acqua di piattaforma del collegamento autostradale BresciaBergamo-Milano, la Brebemi, in corso di realizzazione. Si tratta di una commessa importante, per prestigio dell’opera e per volumi, considerando

che finora abbiamo fornito circa 50 km di tubazioni con diametri da 315 a 800 mm. ●● Qual è, invece, la situazione dei mercati

esteri? La crisi si sente un po’ ovunque, anche se, con qualche eccezione, meno che in Italia. Stiamo andando molto bene in Francia, che resta il nostro principale mercato estero, dove abbiamo ben due siti produttivi, a Feillens e a Bellegarde sur Valserine, dedicati rispettivamente alle due linee di tubazioni. In grande sofferenza è, invece, il mercato spagnolo, dove le pessime per formance economiche del Paese hanno provocato un crollo quasi totale degli investimenti. Una situazione che si trascina ormai da qualche tempo e che ci ha indotto, alla fine dello scorso anno, a cedere Polieco España. Prospettive decisamente più rosee, anche se meno esaltanti di quanto possa sembrare, offrono i Paesi dell’Europa dell’Est e dei Balcani, come Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Polonia, Bosnia, Albania, Macedonia e Turchia. In quest’area, che serviamo con le nostre società in Grecia e in Slovacchia, puntiamo a rafforzare la nostra presenza, anche per bilanciare un po’ il fatturato che attualmente per circa l’85% è realizzato dalla casamadre italiana. ●● In quest’ottica, sono in programma

investimenti per potenziare le strutture produttive? Al momento non avvertiamo questa necessità, almeno per la parte tubazioni. Nel corso degli ultimi anni abbiamo infatti effettuato ingenti investimenti per potenziare la capacità produttiva sia degli stabilimenti italiani sia di quelli esteri, che oggi ci pongono come uno dei maggiori produttori di corrugati in Europa. Tutti i siti, inoltre, sono stati dotati di estrusori, corrugatori e linee di ultima generazione che assicurano altissime rese in termini di qualità dei manufatti e di capacità produttiva. Presso le sedi italiane, ad esempio, disponiamo di tre linee per la produzione del tubo strutturato Ecopal potenzialmente attive 24 ore su 24, per un totale di 5.000 metri al giorno, e ben dodici linee per il cavidotto, per una produzione potenziale giornaliera pari a 300.000 metri. Pensiamo invece di potenziare la produzione del chiusino KIO, che sta ottenendo un ottimo riscontro anche in Europa. Attualmente la sua realizzazione è concentrata in Italia, dove disponiamo di due presse per lo stampaggio di circa 100.000 pezzi all’anno: l’intenzione è di raddoppiare la capacità nei prossimi mesi, per cui stiamo già acquisendo nuovi macchinari, e di procedere con ulteriori incrementi negli anni a venire. ●● In un contesto così difficile

quanto conta l’innovazione? L’innovazione è uno dei cardini per affermarsi in qualsiasi mercato e il Gruppo ha sempre prestato molta attenzione a questo aspetto. Sin dalle origini l’azienda ha perseguito l’obiettivo di proporre soluzioni tecniche all’avanguardia, come il tubo 48 febbraio n° 101


L’intervista

strutturato corrugato, che ha rappresentato una vera rivoluzione per il comparto delle reti fognarie e dei sistemi di drenaggio. Comprendemmo l’enorme potenziale della tecnologia e la portammo in Italia agli inizi degli anni Novanta, quando era conosciuta solo negli Stati Uniti e nel Nord Europa, acquistando in Canada e in Germania le attrezzature e le macchine per la sua produzione. A questa filosofia siamo rimasti fedeli nello sviluppo di tutti i prodotti che compongono la nostra offerta. Lo stesso stiamo facendo con il chiusino in composito, un progetto il cui sviluppo è andato avanti per ben 5 anni e sul quale continuiamo a lavorare, in collaborazione con Dow Chemical che ha fornito la materia prima, per completare il sistema in tutta la gamma di diametri e forme. ●● Questo presuppone un forte impegno nella

ricerca. Come sono organizzate queste attività? Il cuore delle attività di ricerca è nella sede di Cazzago San Martino. Qui si trova la Divisione resine, che si occupa della ricerca sulle materie

prime, e l’Ufficio tecnico, che invece svolge attività di ricerca e sviluppo sulla produzione. Le attività delle due unità sono strettamente correlate: in pratica, le soluzioni che vengono messe a punto dalla prima vengono poi vagliate dalla seconda, che approfondisce il lavoro su materiali e tecnologie di processo per arrivare al progetto finito e pronto per la produzione industriale. In questo lavoro, ovviamente, è fondamentale la collaborazione con i nostri fornitori di materiali e attrezzature di lavorazione, per cui tutte le resine e le linee che utilizziamo sono il risultato di una ricerca sviluppata ad hoc. Ogni stabilimento, inoltre, è dotato di un suo laboratorio per l’esecuzione di prove e test sui prodotti finiti, ma in grado di lavorare allo sviluppo di specifiche soluzioni su richiesta dei clienti. Riteniamo infatti che una tale struttura reticolare, con il suo centro in Italia ma che può contare su nodi dislocati nelle varie aree strategiche, sia molto efficiente per garantire tempestività di risposta al mercato, sia nell’immediato sia nei progetti a più lungo termine. ■

DOW Italia

SISTEMI TERMOINDURENTI PER SOLUZIONI COMPOSITE a divisione Thermoset Systems di DOW, specializzata nelle resine poliuretaniche ed epossidiche, negli ultimi anni si sta concentrando anche sullo sviluppo di soluzioni composite per varie applicazioni industriali, incluso il settore delle infrastrutture. Per il settore tubazioni DOW ha sviluppato e commercializzato la famiglia di sistemi epossidici Voraforce™ TW per il processo di produzione con filament winding di tubi e serbatoi compositi con rinforzo in fibra di vetro. Le soluzioni DOW consentono un’eccellente wetting della fibra, l’ottimizzazione del processo produttivo, proprietà meccaniche finali elevate, e la possibilità di utilizzo della tecnologia di toughening For tegra™. Nuovi sviluppi sono nati anche sul fronte dei sistemi poliuretanici, per i quali l’azienda ha in Italia il centro globale di Ricerca & Sviluppo di formulazioni e tecnologie applicative presso lo stabilimento a Correggio di Reggio Emilia.

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Nel corso di un recente progetto di sviluppo in collaborazione con l’azienda bresciana Industrie Polieco MPB, gruppo europeo nel settore dei sistemi di tubazioni corrugate in polietilene ad alta densità che ha generato KIO™, un rivoluzionario chiusino in composito, è nata una nuova famiglia di sistemi poliuretanici Voraforce™ fast cure a fibra lunga. La soluzione di DOW ha contribuito a rendere possibile in

Polieco un processo industriale ed un prodotto innovativo, con qualità costante nel tempo ed elevata produttività nonostante gli alti spessori in gioco. A differenza dei tradizionali chiusini in plastica, KIO™ è un chiusino portante, che soddisfa i requisiti della EN 124, ma mantiene la sua eccezionale leggerezza rispetto ai chiusini portanti in ghisa. Tra i molti altri vantaggi di questo sistema il disincentivo al furto.

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Formazione Prima Giornata Nazionale della saldatura dei materiali plastici e compositi di Michele Murgia - IIS, Dirigente, Responsabile Divisione Formazione e attività organizzative della “Prima Giornata Nazionale della saldatura e della giunzione dei materiali plastici e compositi” proseguono a ritmo serrato, il programma dell’evento sta trovando progressivamente una sua definizione precisa. Come il titolo stesso della giornata lascia intendere, l’ambito cui è rivolto risulta molto ampio, abbraccia la saldatura propriamente detta di materiali termoplastici come la giunzione di compositi, il cui impiego trova crescente diffusione in alcuni significativi settori industriali. Tra le adesioni più significative pervenute alla Commissione Tecnica delle Giornate meritano di essere citate quella di Mike Troughton, del prestigioso TWI (The Welding Institute), la cui memoria di apertura farà nella sostanza lo stato dell’arte della saldatura dei materiali termoplastici e della caratterizzazione mediante prove meccaniche dei giunti saldati. Una seconda presentazione, di non minore interesse, riguarderà invece lo Sviluppo della normativa nazionale ed internazionale nel campo della saldatura di materiali plastici e sarà curata da Pierpaolo Frassine di Plastitalia spa, tra gli artefici di alcune delle normative più significative all’interno della Sottocommissione Mista “Saldature - UNIPLAST”. Il focus della giornata si sposterà quindi nuovamente nella direzione delle tecnologie di saldatura con la

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memoria presentata da alcuni relatori appartenenti alle Università degli studi di Bologna e Modena - Reggio Emilia, i quali approfondiranno un tema ancora poco noto a molti: la saldatura laser di materiali plastici. Data l’ampia diffusione di tubazioni e raccordi di PE nello specifico settore, non poteva mancare una presentazione sul tema, che sarà curata da Network srl e da Sauron sa, in riferimento allo sviluppo di sistemi elettronici di tracciabilità per la saldatura ad elettrofusione durante la fabbricazione e la gestione di reti di distribuzione gas ed acqua. Dopo la pausa pranzo si entrerà di fatto nel mondo della giunzione dei materiali compositi grazie a Marco

Pandolfi e Lorenzo Savini, tra i maggiori esperti a livello nazionale (e non solo) nella progettazione e fabbricazione con materiali compositi, i quali hanno scelto un tema di particolare interesse: la riparazione temporanea di tubazioni metalliche mediante materiali compositi in fibra di carbonio. La giornata cercherà quindi di considerare il complesso ambito della impermeabilizzazione di discariche mediante geomembrane in HDPE, attività ormai normata da diversi anni da un innovativo standard: Imperfoglia srl ed IIS ci illustreranno alcuni interessanti case history nate dall’applicazione in campo dei requisiti della norma che ha posto l’Italia all’avanguardia, a livello europeo, in questo ambito. Con la presentazione successiva si torna all’ambito accademico grazie alla presenza del Prof. Rober to Frassine, che avrà modo di analizzare il processo di saldatura ad elemento termico per contatto: influenza di materiali e parametri di processo sulle caratteristiche fisico-meccaniche della saldatura, tra i più impiegati in produzione come in opera. In sintesi, una giornata ricca e variegata, passibile ancora di arricchirsi di ulteriori contributi che la Commissione Tecnica sarà lieta di valutare. ■



Tecniche

Saldatura testa a testa di tubi in PE di grandi dimensioni La saldatura di tubi in PE di grandi dimensioni richiede un adattamento degli standard e delle linee guida di processo. Ecco una descrizione dettagliata dei passaggi di lavorazione con alcune soluzioni che possono facilitare l’operazione elaborata da WIDOS, azienda tedesca tra i maggiori operatori nel settore. di Bernd Klemm – WIDOS e David Molinari - WWM li attuali piani DVS di formazione e di controllo (linee guida DVS 2212-1) e DVGW (foglio di lavoro DVGW GW 330, Deutscher Verein des Gas-und Wasser faches e.V, “Associazione Tedesca per il Commercio di Gas e Acqua”) per la saldatura testa a testa con elemento riscaldante di tubi in PE sono applicabili solo in modo parziale a dimensioni superiori di 630 mm. Anche i pezzi per i test, saldati durante la formazione, non superano tale diametro. Le abilità e la conoscenza acquisite dai par tecipanti durante questi corsi sono fondamentali: quando si lavora con grandi tubi in PE, più larghi di 1.400 mm, tali abilità andrebbero integrate con corsi supplementari presso centri riconosciuti e da specifici seminari. Il personale impiegato in lavori di saldatura è soggetto a norme: deve aver letto il manuale delle istruzioni relativo alla macchina saldatrice e deve dimostrarne la conoscenza; deve essere sottoposto a controlli regolari per verificare il rispetto delle pratiche lavorative.

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CONTROLLO DELLA QUALITÀ DEL TUBO Il saldatore deve controllare la qualità del tubo prima della saldatura. Gli aspetti più importanti sono: controllare l’accuratezza delle dimensioni in modo che i tubi possano essere fissati nella macchina saldatrice senza problemi prevenendo disallineamenti; controllare che nei tubi non vi siano danni in modo che non vengano saldati nel condotto e poi sia necessario tagliare per eliminare il difetto.

MONTAGGIO DI UNA STAZIONE DI SALDATURA Questo metodo è spesso usato per tubi in PE più grandi di 1.400 mm di diametro. Il condotto viene spostato dopo ogni saldatura della lunghezza di un tubo (fig.1); la macchina saldatrice rimane stazio52 febbraio n° 101

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naria. Progetti che prevedono tubi di grandi dimensioni possono realizzarsi in settimane o mesi e solitamente è montata una tenda di contenimento per saldatura (fig.2), o una struttura temporanea di riparo, per garantire protezione dal cattivo tempo.

SALDATURA MOBILE Questo metodo comporta lo spostamento della macchina saldatrice da un tubo all’altro dopo ogni saldatura (fig.3). I tubi vengono disposti in modo da essere saldati al condotto in successione. In generale l’approccio che segue viene utilizzato per i condotti sotterranei. I tubi sono disposti a fianco del fossato, saldati insieme e quindi posti nel fossato come un condotto completo, ad esempio sospesi con cinghie da una gru. L’alta elasticità dei condotti in PE rende il loro sollevamento privo di problemi. Per le aziende installatrici che saldano nella forma mobile, la WIDOS fornisce macchine saldatrici testa a testa su ruote (fig.4).


Tecniche

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SIGILLARE LE PARTI FINALI, EVITARE DISALLINEAMENTI

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RIFINITURA DEI TUBI I tubi di grandi dimensioni in PE sono solitamente rifiniti in loco utilizzando una troncatrice o una motosega circolari adatte per tagliare la plastica. Più l’angolo del taglio sarà retto e preciso, più semplice e veloce sarà spianare le parti finali del tubo nella saldatrice. L’area di saldatura dovrà essere pulita ed è richiesto l’utilizzo di motoseghe completamente libere da residui di olio o grasso. Le motoseghe circolari moderne per tubi in PE sono equipaggiate con lame speciali con il bordo di una lama posta all’interno che rimuove costantemente il materiale dal tubo tagliato (fig.5). I tubi in PE hanno un’intrinseca tensione del materiale che si manifesta in modifiche della forma dopo il taglio o la foratura. Il tipo più conosciuto è la cur vatura conica della fine del tubo. A queste tensioni i tubi non sono sensibili fino a tagli di profondità/spessore di 110 mm. La guida nella catena tesa evita che la linea di taglio non dipenda dall’abilità dell’operatore. La lama di una sega circolare non richiede olio ne grasso. Le troncatrici con motosega sono una valida alternativa alla motosega manuale, grazie a un orientamento migliorato da due stabilizzatori e allo spazio più largo e sicuro fra l’operatore e la motosega (fig.6). Quando si usano motoseghe manuali, la linea di taglio viene prima disegnata sul tubo per un migliore orientamento.

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Dopo aver controllato il tubo all’interno e averlo pulito, le parti finali del tubo vengono sigillate con film in plastica per impedire infiltrazioni di sporco e d’aria durante la saldatura. I tubi, una volta assicurati alla saldatrice, vengono disposti in modo da minimizzare lo sfasamento assiale. La deviazione massima dello spessore del tubo è il 10% (DVS 2207-1). Lo sfasamento non pone problemi se entrambi i tubi sono allineati alla stessa altezza utilizzando la loro linea di riferimento. I problemi si verificano con le parti finali di tubi con una grande curvatura conica, specialmente se combinata con un tubo tagliato di recente. È meglio scegliere due tubi corrispondenti misurando il diametro esterno prima di saldare. Nei tubi di grandi dimensioni con pareti sottili, SDR maggiore di 33 e calpestabili (sottopassaggi), per regolare l’allineamento si possono utilizzare due anelli di rinforzo interni (fig.7) che vengono montati internamente ad alcuni millimetri dalla fine del tubo e tirati. Passato il tempo di raffreddamento, possono essere rimossi e utilizzati nuovamente per la saldatura successiva.

TEST E CONTROLLO Nei progetti industriali le misure di controllo della qualità sono solitamente stabilite in consultazione con l’appaltatore e registrate in un piano di qualità. All’inizio della fase di costruzione sarà ordinato un test di saldatura in loco da eseguirsi nelle condizioni predominanti nel luogo di costruzione e poi il risultato controllato. Se il test soddisferà i requisiti, la saldatura verrà “riprodotta” nelle stesse condizioni durante l’intera fase di costruzione. Il rigoroso mantenimento dei parametri sarà documentato.

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Tecniche esempio un istituto indipendente o un esperto. Le figure 8 e 9 mostrano delle prove non-standard nel luogo di costruzione, per testare la rigidità dei giunti di saldatura: la figura 8 il test di piegatura dello spessore di 55 mm e la 9 il test di pressione idrostatica su una sezione di condotto corta.

DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI

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Il primo test è un controllo visuale. Le caratteristiche, descrizioni e valutazioni degli errori del giunto di saldatura sono descritti nelle linee guida DVS 2202-1 (giugno 2006). Un breve periodo fra il test di saldatura e l’inizio della costruzione significherà che sono stati utilizzati test brevi, come: • il test tecnologico di piegatura in conformità alle linee guida DVS 2203-5 (agosto 1999) e/o • il test di tensione in conformità alle linee guida DVS 2203-2 (agosto 2010) e/o • il test di pressione interna con acqua in conformità agli standard (in base all’utilizzo successivo del condotto: DIN, DVGW, AWWA e altri). Si raccomanda che l’ispezione dei giunti di saldatura venga effettuata da una persona esterna, ad

Con lo spessore nominale più grande di 70 mm i parametri di saldatura possono essere adattati/estrapolati sulla base delle linee guida DVS 2207-1 (settembre 2005). Le pressioni e i tempi di giunzione sono specificati individualmente per ogni spessore nominale convenzionale e diametro del tubo. In generale, quando si utilizzano tubi in PE di grandi dimensioni fuori dagli standard è necessario seguire le raccomandazioni del costruttore del tubo e del materiale.

MINIMIZZARE IL MOVIMENTO Durante la saldatura testa a testa con elemento riscaldante un lato viene mosso in senso assiale: può essere un tubo fissato, una curva a gomito, un pezzo a T, a testa, una lunga sezione di tubo. La saldatrice, per fare ciò, richiede una sufficiente forza di movimento e riserve di energia per la forza d’unione. Se la forza di movimento è mantenuta bassa, possono essere connesse due sezioni di condotto lunghe diverse centinaia di metri. Nella


Tecniche costruzione professionale di condotti un supporto è fornito da un cavalletto regolabile verticalmente con rulli. L’elemento riscaldante deve essere pulito prima di ogni saldatura.

CONTROLLO DELLA BAVA DI SALDATURA

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Durante l’operazione di giunzione le parti finali del tubo sono premute contro l’elemento riscaldante con una pressione di contatto e il PE fuso forma una bava. Arrivati a una specifica altezza della bava le superfici del giunto sono a contatto con l’elemento riscaldante. Viene effettuato un controllo visivo dell’altezza del bordo lungo tutta la circonferenza, sopra sotto e laterale. Quando si lavora con grandi tubi con spessore sottile bisogna controllare il bordo nel tubo interno usando una torcia, in quanto l’effetto del conico nella parte finale del tubo può portare ad un ritardo nella formazione del bordo.

SCAMBIO VELOCE Una sfida presentata dalla saldatura testa a testa di tubi in PE di grandi dimensioni è la necessità di mantenere il tempo di scambio il più breve possibile, almeno sotto il tempo massimo di scambio concesso. Alcuni dispositivi ausiliari sono: una gru idraulica (fig.10) e un braccio con una catena elettrica o un verricello. Per assicurarsi che la saldatrice sia regolata in modo ottimale alla gru e non arretri, le unità idrauliche manuali WIDOS per tubi di grandi dimensioni sono fornite di un pulsante per la modalità veloce nella maniglia operativa. Quest’ultima è tenuta con quattro dita. Il pollice rimane libero per premere il “turbo”. In questa modalità la macchina si muove più velocemente e il tempo dello scambio può essere molto ridotto. Con superfici di giunzione più grandi l’elemento riscaldante non può essere rilasciato dal tubo con un colpo di mano. La forza richiesta dipende, non 11

solo dal livello di adesione del polietilene sulla superficie dell’elemento riscaldante, ma dall’effetto ventosa del PE fuso, comparabile con la forza adesiva di una ventosa di gomma. Le moderne saldatrici per tubi di grandi dimensioni sono equipaggiate con “un dispositivo di rimozione”. Una tacca viene fresata nella barra di supporto inferiore dell’elemento riscaldante, che può essere preso e trattenuto sopra la macchina ed essere spostato (fig.11). L’elemento riscaldante è scosso ed è rilasciato dal tubo con un colpo. È importante assicurarsi che la macchina sia prima portata lontano in modo che il dispositivo di rimozione possa avere una presa. Il saldatore dovrà aspettare fino a che l’elemento riscaldante non salti dal tubo. Solo allora potrà cominciare con la rimozione dell’elemento riscaldante.

RIMOZIONE DELLA BAVA INTERNA È disponibile un dispositivo di rimozione della bava interna per tubi con diametri di dimensioni piccole e medie (90 - 500 mm) con i quali è possibile inserire nei tubi sistemi di barre guidate, fino a 20 m. Nei tubi di grandi dimensioni calpestabili la bava viene rimossa a mano utilizzando coltelli curvi. Quando si fa ciò, la bava interna non deve essere rimossa immediatamente dopo la congiunzione, in modo che la ri-contrazione indotta termicamente del PE non renda il profilo di saldatura stretto. Bisogna lasciare del tempo alla bava per raffreddarsi.

DOCUMENTAZIONE Le linee guida tedesche DVS 2207-1 forniscono un rapporto per la documentazione della saldatura che il saldatore deve compilare a mano. Le unità di registrazione dei dati nel manuale delle saldatrici, come WIDOS, permettono il confronto dei valori nominali e attuali e del mantenimento dei parametri entro le tolleranze durante tutto il processo: l’attenzione del saldatore è portata sui possibili errori. Tramite una semplice trasmissione dei dati con una memory card SD, le informazioni vengono analizzate su un computer da un software che offre una visione totale su tutto il lavoro. La registrazione dei dati è propria di tutte le macchine automatiche, ad esempio WIDOS CNC, e può essere integrato con ulteriori dati.

BIBLIOGRAFIA [1] DVS pamphlet, Fügen von Kunststoffen, „Fachbuchreihe Schweißtechnik, Band 68/IV, 13. edition, 2010, Verlag für Schweißen und verwandte Verfahren DVS-Verlag GmbH, Düsseldorf [2] Obermayer, J.; Ganter, W.; Schönteich, M.: Sanierung einer Trinkwasserleitung DN 1500 mit einem PE100 Linerrohr durch Sublining; Joining Plastics (2008) Nr. 3 [3] Frank, T.: Schweißen von Rohren mit großem Durchmesser; Joining Plastics (2008) Nr. 4 [4] Klemm, B.: Stumpfschweißmaschinen für PERohre bis da 2400 mm; gwf - Wasser Abwasser (2012) Nr.1 n° 101 febbraio 55


Tecniche

ESEMPI DI PROGETTI Tubatura di scarico marittima di una centrale termoelettrica in Perù La FENIX Power Peru S.A. sta costruendo dal giugno 2011 una centrale termoelettrica a 64 km a sud di Lima per una potenza di 520 MW. Il progetto, con un investimento di 700 milioni di dollari americani, mira a soddisfare il 10% della richiesta energetica del paese. Saranno operative tre turbine, due a gas naturale e una a vapore. Sono stati installati quattro condotti, due per trasportare l’acqua marina all’interno dell’unità e due per immetterla nuovamente in mare. Ogni tubatura è lunga 500 m con una pendenza complessiva di 13,5 m. Sono stati installati 1.120 m di tubatura in PE 100 con diametro di 1.800 mm, SDR 26, e 680 m con diametro 1.400 mm, sempre SDR 26. Il progetto fa uso anche di tubature costituite da tubi a parete strutturata, saldati con una bobina termica integrata. Le saldature testa a testa sono state compiute con una macchina saldatrice testa a testa fissa per tubature con diametri fino a 2.000 mm (modello WIDOS 20000). La macchina saldatrice è provvista di una gru idraulica per permettere una migliore movimentazione. I parametri di saldatura sono stati stabiliti in conformità alle linee guida DVS tedesche 2207-1. La prima fase della costruzione ha visto la fabbricazione di una tubatura lunga 100 m. Lavorando su un sistema provvisorio di binari con carrello queste tubature erano trasportate fino a un molo sulla costa. La seconda fase della costruzione vede le tubature di 100 m saldate insieme sul molo e poi messe in mare. Lungo molte centinaia di metri, il condotto galleggia sulla super ficie dell’acqua. Una volta effettuata l’ultima saldatura, viene immerso e sprofondato fino al fondo del mare con dei pesi di cemento. Le tubature sono posate sotto la spiaggia e il molo viene smantellato dopo la fine dei lavori.

Condotto per il raffreddamento dell’acqua di una centrale termoelettrica in India La Thermal Power Corporation India Ltd. sta costruendo dal dicembre 2011 una centrale elettrica da 1.320 MW sulla costa Sud dell’India. Verrà installato un condotto di raffreddamento con una lunghezza di 2.500 m, dei quali 1.300 m vanno dalla centrale alla costa e 1.200 m dalla costa fino al mare. I tubi in PE 100 hanno un diametro di 1.600 mm, SDR 26, e vengono saldati con la macchina saldatrice testa a testa corrispondente per queste dimensioni (modello WIDOS 16000). Utilizzando supporti a rulli, la saldatura viene effettuata in un posto fisso, tuttavia la macchina saldatrice verrà impiegata in un modo parzialmente mobile. I parametri di saldatura sono stati stabiliti in conformità alle linee guida DVS tedesche 2207-1.

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Prefabbricazione di condotti in PE È il progetto più recente su larga scala. È stata costruita una nuova macchina saldatrice testa a testa (WIDOS), che permette la saldatura di tubi ed elementi dei tubi con un diametro fino a 2.500 mm (fig.12). Tutte le funzioni importanti per la saldatura vengono controllate utilizzando un joystick con controllo a distanza. Nella struttura di base della macchina sono montate delle ruote per il trasporto. L’elemento riscaldante, montato su dei binari, è movimentato orizzontalmente per assicurare il più breve tempo di scambio durante la saldatura di dimensioni così grandi (fig.13). La macchina ha una struttura portante livellante per impedire che si rovesci per lo spostamento del suo peso dovuto al movimento dinamico. Ciò è utile anche per allineare la macchina quando viene mossa verso il tubo. La classica piallatrice per tubi della saldatrice è stata sostituita da un tagliatubi più piccolo e più leggero. Con questo, la fine del tubo non è piallata ma tagliata dall’interno (fig.14). In base alle rotazioni, la lama di taglio si muove verso l’esterno fino a che non viene raggiunta la fine del tubo. La macchina è equipaggiata con uno “stub end” e supporto con forcelle di chiusura regolabili radialmente. ■

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