Impianti Building N 98 Giugno

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Numero 98 giugno 2012

Numero 98 giugno 2012

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SI NAVIGA A VISTA… Segnali sempre preoccupanti dal fronte dell’edilizia e costruttori in ostaggio di vendite che non sembrano avere possibilità di conclusione. Tempi duri per tutti gli addetti ai lavori e nessuna luce in fondo ad un tunnel che sembra non avere fine. In un clima del genere tutte le migliori soluzioni costruttive sembrano perdere significato, eppure ancora si sperimenta, si studia, si propone. I lavori pubblici indicono gare d’appalto alle quali si par tecipa con la consapevolezza di non avere un termine certo di pagamento. Un caso emblematico è quello sardo dove la Regione non è ancora in grado di garantire pagamenti che risalgono a più di tre anni or sono. In questo clima tutto si ferma, in una sorta di sonno mortale in cui molte aziende chiudono sulla spinta di rientri forzati dalle banche e di crediti che non riescono a riscuotere. Tutto quello che gira attorno al mondo dell’edilizia viene inesorabilmente trascinato in una corrente che sembra farsi di mese in mese sempre più veloce. La filiera della materia plastica riduce i volumi di produzione, ma, se si pensa che la percentuale di utilizzo di questi prodotti è in crescita, c’è da domandarsi cosa stia succedendo ai materiali tradizionali. Questo è il clima in Italia all’estate 2012, null’altro da registrare al radar… Liliana Pedercini

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CERTIFICAZIONE ENERGETICA

Un bilancio in chiaroscuro

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BILANCIO

L’efficienza degli incentivi AMALIA MARTELLI

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Numero 98 GIugno 2012 Issue 98 June 2012 Periodicità bimestrale Bimonthly issue

31 SOLARE 36 SPECIALE TERMICO

All’insegna dell’internazionalizzazione

MACCHINE – 51 SPECIALE PLAST 2012

61 VETRINA

39 SAIE 2012

La nuova area Green Habitat

42 AIPE

2011, il mercato italiano dell’EPS

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Certificazione energetica

Un bilancio in chiaroscuro di Giuseppe Stabile

L’Italia è al primo posto in Europa per numero di attestati di certificazione energetica prodotti, 1.375.023 nel 2011. Al tempo stesso il nostro Paese è stato deferito alla Corte di giustizia Ue per il mancato rispetto di tutti gli obblighi relativi alla certificazione degli edifici. Contraddizioni che emergono nel secondo rapporto sull’Attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia realizzato dal CTI e presentato lo scorso marzo a Milano.

L

o scorso aprile l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia Ue per il mancato adeguamento della legislazione nazionale alle norme comunitarie sui consumi energetici degli edifici. La Direttiva violata è la 2002/91/CE, finalizzata al contenimento del fabbisogno delle costruzioni, che contiene le indicazioni per migliorare la resa energetica degli edifici e la loro sicurezza attraverso ispezioni regolari di caldaie e impianti di condizionamento. Sono due i punti contestati al nostro Paese dalla Commissione europea che ha avviato il procedimento: il mancato rispetto di tutti gli obblighi relativi all’attestato di certificazione energetica (Ace), il documento che definisce la classe di efficienza di un’abitazione, e la mancanza di misure attuative delle disposizioni sui sistemi di condizionamento d’aria, che prevedono ispezioni per valutare l’efficienza energetica dell’impianto. La normativa comunitaria, infatti, stabilisce che l’attestato di certificazione energetica sia obbligatorio in tutti i casi di locazione e compravendita, in modo da fornire all’utente tutte le informazioni del caso sull’immobile. Le leggi italiane, invece, nel caso di contratti di affitto, prevedono l’obbligatorietà dell’Ace solo per gli stabili di nuova costruzione. Inoltre, consentono ai proprietari di produrre un’autocertificazione, purché dichiarino che l’edificio ricade nella classe di efficienza peggiore (classe G), mentre la Direttiva impone che la cer-

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tificazione possa essere effettuata solo da un esperto qualificato. Il deferimento non giunge improvviso: l’Italia era stato messa sotto procedura di infrazione già nel 2010, a cui era seguita nel 2011 un nuovo avvertimento con l’invio di un parere motivato della Commissione Europea che denunciava le lacune della legislazione proprio in materia di certificazione. Eppure, la certificazione energetica degli edifici rappresenta uno dei punti centrali nella politica europea di abbattimento dei consumi di energia e delle emissioni dei gas serra, con importante ricadute anche sotto il profilo economico, potendo offrire un contributo determinante in termini di trasparenza del mercato immobiliare e favorendo pratiche virtuose nell’ambito delle ristrutturazioni. Un potenziale non ancora pienamente sfruttato, come si evince dalla lettura del secondo rapporto Attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia, presentato lo scorso marzo nel corso di Mostra convegno Expocomfor t (MCE) a Fieramilano. Promosso da MCE e curato dal CTI (Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente), in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, le Amministrazioni regionali e le Amministrazioni delle Province autonome, il report fornisce lo stato dell’arte dell’applicazione della certificazione energetica degli edifici sul territorio nazionale, dal quale emerge come la materia sia ancora un work in progress, il cui cammino è ostacolato da una serie di barriere, in primo luogo culturali, con la «convinzione sbagliata, ma purtroppo diffusa - scrivono gli autori -, dell’inutilità dell’attestato che ne pregiudica inevitabilmente la qualità». A questo si aggiunge la molteplicità di norme con le quali le Regioni hanno regolamentato in maniera differente la stessa materia, che hanno portato ad avere diverse definizione delle classi energetiche, dei requisiti richiesti ai tecnici certificatori e delle procedure di calcolo.

UN QUADRO VARIEGATO Il quadro si presenta, insomma, piuttosto variegato, con notevoli discrepanze innanzitutto tra il Nord e sud della Penisola, ma abbastanza consistenti anche tra aree territoriali confinanti. Nonostante ciò, il numero di attestati di certificazione energetica prodotti nel 2011 ha raggiunto quota 1.375.023, nettamente superiore a tutti gli altri Paesi Europei, dato in forte crescita rispetto agli 891.000 dell’anno precedente, sebbene il 95% sia ascrivibile al Nord Italia, con la regione Lombardia che da sola ha realizzato circa la metà del totale (710.000 attestati). Sono 10 le Regioni che hanno regolamentato la materia con propri provvedimenti legislativi, ma ben 8 non hanno ancora recepito la normativa nazionale: in queste ultime la certificazione è comunque obbligatoria, come previsto dalla Linee guida nazionali, sebbene manchi ancora un regolamento regionale di attuazione. Solo 5 si sono dotate di un catasto, cartaceo o digitale, per archi-


Certificazione energetica

viare gli Ace, mentre per la consegna dell’attestato le opzioni adottate sono sostanzialmente 3: in Comune, presso un ufficio regionale o in entrambe le strutture. Le Regioni hanno fatto scelte differenti anche riguardo le procedure di calcolo adottate per la valutazione degli indicatori. In due casi, Lombardia e Provincia di Bolzano, non si utilizzano le norme nazionali del pacchetto UNI/TS 11300, che prevedono procedure di calcolo semplificate per edifici residenziali con superficie utile inferiore ai 3.000 m2. Anche su quest’ultimo punto, però, vi sono profonde difformità, con alcune Regioni che non consentono la semplificazione, altre invece la permettono solo in modo parziale. Riguardo gli indicatori previsti nell’Ace, tutte le Regioni considerano gli usi energetici legati alla climatizzazione invernale e alla produzione di acqua calda sanitaria, e 3 hanno incluso anche gli i consumi legati alla climatizzazione estiva a all’illuminazione (Provincia di Bolzano, Liguria e Valle d’Aosta). Due sono gli orientamenti in merito all’attestato di certificazione: nella maggioranza dei casi si è optato per l’impiego del modello definito dalle Linee guida nazionale, in altri per un modello personalizzato, ovviamente differente da Regione a Regione. Ancora più articolata la situazione per la targa energetica, il documento che indica la classe di efficienza energetica dell’immobile diagnosticato dal certificatore e che va affissa affissa negli edifici con la massima visibilità. Prevista dalla direttiva 2009/91 solo per gli edifici pubblici, nella maggior parte dei casi non è ancora obbligatoria, in altri obbligatoria solo per gli edifici pubblici, in altri obbligatoria per tutti gli edifici certificati.

IL TECNICO CERTIFICATORE Guardando al versante dei professionisti, il report sottolinea come la certificazione energetica venga vista come un’importante opportunità di lavoro, per alcuni addirittura come una nuova professione. I tecnici certificatori accreditati in totale sono 42.232, con la Lombardia ancora una volta in testa (15.500). Anche in questo caso, si conferma una preoccupante difformità in merito al ruolo e alle competenze dei tecnici cer tificatori, con Regioni che prevedono un corso con esame obbligatorio per le figure che non rientrano tra i tecnici competenti (architetti, ingegneri, geometri e periti), che però devono essere iscritti al loro albo o Collegio professionale di riferimento, iscrizione a un elenco regionale, in altre è sufficiente essere tecnici abilitati. Un punto estremamente delicato è quello del mutuo riconoscimento, ovvero la possibilità per un certificatore accreditato in una Regione di operare anche in un’altra, possibilità non prevista in 5 Regioni, mentre negli altri casi è resa possibile grazie ad accordi tra gli enti regionali (Lombardia ed Emilia Romagna) o a fronte del possesso di determinati requisiti. Altro tema cruciale, infine, è quello delle sanzioni ai certificatori che redigono Ace non conformi alle

disposizioni regionali e nazionali o non veritieri, regolamentato solo da Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta. Queste realtà, insieme a Veneto e Provincia di Trento, sono anche le uniche che hanno istituito controlli per la verifica degli Ace.

SEGNALI POSITIVI Da questo quadro emerge come le legislazioni regionali forniscano un’interpretazione differente su un aspetto chiave della direttiva. In pratica, i criteri di classificazione degli edifici restano uniformi per le realtà che hanno recepito o stanno recependo le regole introdotte dalle Linee guida nazionale, ma si differenziano per le regioni che per prime hanno emanato proprie leggi: «ciò non giova al mercato in quanto disorientano il cittadino, in quanto in Regioni confinanti un edificio a parità di prestazioni può assumere una classe energetica differente», commentano gli autori. Problemi che però non possono cancellare anche i molti aspetti positivi che l’attuazione della certificazione comincia a dare anche in Italia. Il report sottolinea, infatti, come il nostro Paese sia stato il primo a recepire fin dall’inizio la direttiva europea, estendendo la certificazione a tutti gli edifici, quando l’obbligo a livello europeo riguardava solo gli stabili con superficie superiore ai 1.000 m2, disposizione alla quale si sono attenute molte nazioni, escludendo di fatto quasi il 75% degli immobili. L’applicazione della cer tificazione agli edifici nuovi, inoltre, è stata un successo. La classe energetica elevata si è rivelata il driver per il miglioramento della qualità energetica degli edifici, anche in un momento di forte crisi del settore. Lo stesso purtroppo non si può dire per gli edifici esistenti, dove la certificazione è ancora vista come un atto necessario più che un’opportunità. A questo proposito, va ricordato che, pur in presenza di una normativa nazionale che accoglie le Direttive europee relative al censimento dei consumi, solo la Lombardia e il Piemonte prevedono sanzioni nel caso di mancata consegna degli attestati di certificazione energetica al momento della locazione di un’abitazione. Una mano in tal senso arriverà dall’obbligo di indicazione della classe energetica, introdotto dalla normativa nazionale con l’inizio del 2012. «Il prossimo rappor to sicuramente indicherà dati in crescita, che ci avvicineranno agli obiettivi europei – concludono gli autori - auspicando l’impegno di tutte le Regioni per l’istituzione di registri dei catasti sugli Ace. Già oggi la cer tificazione contribuisce a dare nuovo brio al mercato immobiliare, e la tendenza è destinata a rafforzarsi nei prossimi anni». ■ n° 98 giugno 7


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Bilancio

L’efficienza degli incentivi di Amalia Martelli - Ricercatore ENEA

Introdotte con la Finanziaria del 2007, le sole richieste di detrazione trasmesse ad ENEA nel 2010 hanno determinato un risparmio di energia primaria di più di 2.000 GWh/a e una mancata emissione di CO2 di 430.000 t/a, stimolando lo sviluppo di una filiera produttiva italiana delle nuove tecnologie ad alta efficienza.

L’

esperienza delle detrazioni fiscali del 55% allo stato attuale si concluderà il 31 dicembre. I dati finali dell’operazione saranno disponibili solo dopo il 30 settembre 2013, ma gli esiti di questi primi quattro anni sono già sufficienti per un bilancio quasi complessivo della misura, utile ad individuare anche quegli aspetti che si sono rivelati i punti di forza e le criticità, che anche in questo caso non sono mancate. Così da far tesoro, in questo periodo così “caldo” per gli incentivi, nel quale da tempo si lavora ai decreti attuativi del D. Lgs. n°28, dell’esperienza compiuta o quasi compiuta, con la volontà di fare in futuro ancora meglio di quanto di buono già fatto. È il momento quindi dei resoconti, anche se è dello scorso aprile 2012 la notizia secondo cui il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha presentato al Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, il Piano per la riduzione delle emissioni al 2020 nel quale si prevede una proroga fino a quella data di queste detrazioni fiscali. Ma, in base alla Manovra Salva Italia (Legge n°214/2011), le detrazioni del 55% scadranno alla fine dell’anno e dal 2013 gli interventi di riqualificazione energetica dovrebbero rientrare nelle agevolazioni fiscali del 36%, rese stabili dalla Manovra, agevolazioni che, in base alle ultime novità di questi giorni, potrebbero essere innalzate di quo-

ta di detraibilità e di tetto di spesa. E che potrebbero sostituire, ma addirittura affiancare, le detrazioni fiscali del 55%, se prorogate. Qualsiasi decisione si prenda è il momento dei bilanci.

I NUMERI Che le detrazioni fiscali del 55% abbiano raggiunto buoni risultati è un fatto innegabile, non appena si “danno i numeri” dell’operazione. Limitandoci a quelli che sono divulgabili (allo stato attuale, è da poco on line il Rapporto ENEA 2010, che raccoglie gli esiti della campagna di detrazioni 2010), dal 2007 al 2010, sono state trasmesse all’ENEA più di un milione di richieste di detrazione, 405.600 delle quali per via telematica nel 2010. Senza contare che la cifra totale sopra indicata (il milione di richieste appunto) è per difetto, avendo scelto di non computare nel conto, poiché in misura piuttosto ridotta rispetto a quelle pervenute attraverso il canale “ufficiale” telematico, le richieste di detrazione negli ultimi due anni giunte all’Agenzia tramite servizio postale. Dal 2007 al 2010 quindi, più di un milione di richieste di detrazione, per un costo complessivo degli interventi pari a circa 12.000 milioni di euro e, riferendoci ai soli interventi agevolati nel 2010, per una mancata emissione di CO2 di 430.000 t/a con un risparmio di energia primaria di più di 2.000 GWh/a.

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scaricate silenzio


Bilancio

L’IMMOBILE TIPO Ma quali sono gli immobili che più hanno beneficiato delle detrazioni? Come è facile immaginare, l’immobile “tipo” è quello che secondo una ricerca di alcuni anni fa del WWF più è presente (per il 75%) nel nostro territorio. È stato costruito intorno agli anni ’60 e prima del 1976, anno in cui per la prima volta è stata introdotta una normativa che prescrive criteri di efficienza energetica, e di conseguenza è stato realizzato in assenza di norme prescrittive sul rendimento energetico in edilizia. Ha per lo più destinazione residenziale (per il 95%), dimensione contenuta - inferiore a 250 mq (per il 90% circa) ed è costituito da un’abitazione isolata (per più del 40%), con impianto termico autonomo (intorno all’85%). Nel 2010 restano costanti rispetto al 2009, gli interventi in edifici fino a 3 piani e quelli nei condomini oltre i 3 piani (rispettivamente il 23% e il 30% circa delle richieste pervenute nei diversi due anni delle finanziarie).

TIPI DI INTERVENTO Definito l’immobile “tipo”, vengono univocamente definiti gli interventi di riqualificazione energetica per i quali in questi quattro anni si sono maggiormente richieste le detrazioni fiscali. Gli interventi più incentivati sono quelli di sostituzione degli infissi, che dal 2008 al 2010 hanno costituito grossomodo il 50% degli interventi agevolati. Il motivo risiede senza dubbio nel fatto che si tratta di interventi “semplici” a realizzarsi, messi in opera in pochi giorni, con un immediato ritorno in termini estetici dell’investimento economico effettuato, poiché sono opere che si “vedono” e che contribuiscono in modo determinante all’arredo dell’immobile. Infine, poiché il ricorso alle agevolazioni fiscali ha richiesto necessariamente l’utilizzo di infissi performanti, non costituendo più l’eccezione ma lo “standard”, questi infissi hanno raggiunto negli ultimi anni prezzi molto vicini a quelli di infissi con caratteristiche tecniche meno spinte. Tutto questo, in un periodo, per di più, nel quale la cogenza della certificazione CE (febbraio 2010) ha contribuito non poco ad un innalzamento dei prezzi di listino. Anche le richieste di detrazione ai sensi del comma 347 hanno registrato un buon gradimento degli utenti, continuando ad interessare dal 2007 al 2010 grossomodo il 30% delle richieste di detrazione pervenute ad ENEA. Nel 2007, ai sensi di questo comma, erano agevolate unicamente le caldaie a condensazione, ma successivamente (con il D.M. 7 aprile 2008), per rendere più semplice l’accesso ai benefici per pompe di calore ad alta efficienza e impianti geotermici a bassa entalpia, sono state comprese anche queste tecnologie. Nel 2010, però, il “grosso” delle richieste per venute riguarda ancora l’installazione di caldaie a condensazione (per il 90%), anche se registrano un sensibile aumento quelle per pompe di calore ad alta efficienza, che dal 2009 al 2010, passano dal 5 al 9% delle richieste. Se un aumento quindi c’è stato, restano comunque pochi gli interventi di questo tipo, per diversi

motivi: per la tardiva agevolazione degli interventi ai sensi di questo comma, in un momento ormai difficile per la nostra economia e per le barriere di mercato tipiche di questo tipo di impianti, ossia l’alto costo degli investimenti (per l’acquisizione delle macchine e per le opere di trasformazione che la tecnologia sempre comporta) e per l’alto costo dell’elettricità. Infine, per l’utenza “tipo”di questo impianti, l’utenza terziaria, che come si è detto non coincide con l’utenza “tipo” degli incentivi. Restano pochissime anche le richieste di detrazione per impianti geotermici, che non costituiscono neanche l’1% degli interventi agevolati. Limitandoci quindi a ciò che costituisce il “grosso” degli inter venti, le caldaie a condensazione, occorre riconoscere alle detrazioni fiscali del 55% il merito di aver accelerato il processo di diffusione della tecnologia nel nostro Paese, consentendoci di recuperare il ritardo tecnologico nel quale versavamo, allineandoci al resto d’Europa, dove le caldaie a condensazione sono già ampiamente utilizzate e in alcuni casi, addirittura obbligatorie. L’introduzione degli incentivi fiscali ha determinato anche una forte accelerazione della diffusione degli impianti solari termici (comma 346 della legge finanziaria). I pannelli solari erano già presenti in alcune aree del Paese, in par ticolare Veneto e Trentino Alto Adige, anche per la presenza di incentivi locali, ma senza l’istituzione di misure nazionali il processo di diffusione della tecnologia sarebbe stato molto più lento. Questo tipo di interventi ha registrato un buon gradimento di pubblico, anche se di diversa entità nel corso degli anni, raggiungendo nel 2007 il 22% del totale delle richieste pervenute. Gli incentivi si sono rivelati anche un ottimo volano industriale, spingendo diverse aziende che in precedenza si limitavano a vendere pannelli solari importati dall’estero a produrli direttamente. Grazie alla concorrenza così creatasi sul mercato, gli

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Bilancio

edificio e quelle che non trovano descrizione specifica negli altri commi, che annualmente, ogni anno hanno costituito solo il 2-3% del totale delle richieste pervenute.

PUNTI DI FORZA E CRITICITÀ

impianti (sia a circolazione naturale sia a circolazione forzata) e, soprattutto, la tecnologia costruttiva piana hanno oggi raggiunto prezzi davvero interessanti. Non hanno ottenuto il medesimo successo gli interventi di coibentazione di strutture opache (comma 345 della legge finanziaria), che hanno continuato ad assicurare il 5-6% del totale delle richieste. Le ragioni del loro contenuto gradimento sono con certezza da individuarsi nelle caratteristiche intrinseche di questo tipo di interventi, forse i più complessi a realizzarsi e che in alcuni casi, come per i cappotti esterni, richiedono necessariamente l’utilizzo di attrezzature (impalcature e ponteggi) che incidono fortemente sui costi totali di realizzazione (il costo medio d’inter vento, dal Rapporto ENEA 2010, è intorno ai 45.000 euro). Per di più, in alcuni par ticolari contesti, come i centri storici vincolati, la realizzazione di cappotti esterni comporta problematiche tecniche piuttosto complesse da affrontare (a volte è richiesta la redazione di un piano del colore), che possono scoraggiare dall’investimento. Eppure le opere di coibentazione sono in assoluto le più efficaci dal punto di vista energetico, e che più ripagano l’investimento (sempre per le strutture verticali, il risparmio medio di energia primaria, da Rapporto ENEA 2010, è di circa 17.000 kWh/a). E quelle alle quali sarebbe buona regola dare la precedenza nella riqualificazione energetica di un immobile, intervenendo prima sull’involucro e solo successivamente, se necessario, sugli impianti. Medesimo peso hanno avuto gli inter venti di riqualificazione globale (comma 344 della legge finanziaria), che comprendono tutte le opere di efficientamento energetico che riguardano l’intero

12 giugno n° 98

Questi in estrema sintesi, gli esiti di quattro anni di detrazioni fiscali del 55%. Da qui, quali i punti di forza e quali le criticità della misura? Innanzitutto, gli incentivi hanno prodotto tanti piccoli interventi di efficientamento energetico del nostro patrimonio edilizio. Allettando gli utenti con la possibilità di rendere più confortevole l’immobile, accrescendone anche il suo valore, al tempo stesso recuperando (attraverso l’IRPEF) il 55% di quanto speso, hanno contribuito ad una maggiore coscienza ambientale. Hanno favorito il diffondersi di nuove tecnologie nel nostro Paese, che ora hanno prezzi non più fuori mercato, sostenendo la produzione “made in Italy” e, in par ticolare, il mercato dell’edilizia in un momento difficile per la nostra economia: il mercato delle ristrutturazioni edilizie, infatti ha controbilanciato il negativo del mercato del “nuovo”. Ma dai principali punti di forza della misura, discendono anche alcune sue criticità. Come si è detto, si è trattato per lo più di interventi a scala domestica, mentre poco ne hanno usufruito enti pubblici ed imprese. Per motivi diversi, che per brevità di trattazione, non possono essere qui analizzati. Ma ciò che interessa qui evidenziare sono invece gli effetti che potrebbero prodursi, in termini di risvolti ambientali, se si riuscisse a riqualificare energeticamente tanta par te del nostro patrimonio pubblico. Ma queste osservazioni sono state già colte, se in questa direzione, come sembra, stanno andando i decreti attuativi (tuttora in lavorazione) del D. Lgs. 2011 n°28 che sembrano interessare questo genere di beni. Un’altra grande criticità è costituita dagli eccessivi costi degli interventi dichiarati dagli utenti, che si discostano e molto da quelli di mercato. Questo sicuramente molto ha pesato e pesa nel giudizio negativo della misura (senza contare che con controlli mirati, si potrebbe ovviare a questo problema). Anche se del tutto indipendente dalla misura stessa e piuttosto derivata dal particolare momento economico che stiamo vivendo, tra le criticità occorre annoverare anche il mancato coinvolgimento delle imprese, a causa delle proroghe della misura effettuate, di anno in anno, laddove queste hanno necessità di un orizzonte temporale lungo o comunque ben definito per poter programmare attività e finanziamenti. Per ultimo, il periodo della detrazione, dal 2011 stabilito in 10 anni, ha di fatto reso la misura meno appetibile che negli anni scorsi. Punti di forza e criticità, ognuno con il suo peso, da prendere in considerazione nell’eventualità di una proroga degli incentivi e da tener presenti anche per evitare eventuali possibili sovrapposizioni d’ambito con gli incentivi di cui ai decreti di questi giorni. ■


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Ripartire equamente le spese di riscaldamento A. Mattarelli, S. Piva – Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara

La ripartizione compensata, sulla base delle potenze di progetto o sugli indici di prestazione energetica, dei consumi misurati è la soluzione più efficace per garantire la giusta suddivisione delle spese di riscaldamento tra le unità immobiliari di un edificio. Un metodo, già adottato in diversi Paesi europei, di facile applicazione per evitare contenziosi legali.

I

sistemi di ripartizione dei costi per il riscaldamento tra gli utenti di un condominio con impianto di riscaldamento centralizzato sono riconducibili a tre tipologie: ripartizione su base millesimale, ripartizione sulla base dei consumi misurati, ripartizione compensata sulla base dei consumi misurati. Fino agli anni ‘70, quando sono comparsi sul mercato i primi contatori di calore, la ripartizione su base millesimale ha costituito l’unica possibilità di ripartire le spese di riscaldamento. Le quote millesimali, di proprietà o di riscaldamento, venivano determinate in funzione di diversi fattori, quali ad esempio: la superficie netta, l’orientamento, il piano di appartenenza, la posizione, la luminosità, il volume riscaldato o la potenza termica installata. La principale criticità di questo metodo è costituita dal fatto che, non basandosi sui consumi 14 giugno n° 98

reali, non premia chi adotta un comportamento “virtuoso” con una riduzione delle spese, e dunque non incentiva un utilizzo oculato dell’energia. La contabilizzazione del calore e i sistemi di ripartizione basati sui consumi misurati sono stati introdotti proprio per superare tali problematiche. La loro diffusione non è stata immediata, sia per i costi elevati della strumentazione necessaria sia per le difficoltà legate ad aspetti impiantistici e tecnologici, e solo negli ultimi anni si sta assistendo alla loro affermazione. Essa è dovuta all’esigenza crescente di contenere i consumi energetici e le conseguenti spese per il riscaldamento, alla richiesta delle utenze di gestire in modo autonomo il benessere degli ambienti, alla necessità di ripartire in modo più equo le spese in funzione dei reali consumi, alla ricerca di tecnologie atte a ridurre le emissioni inquinanti.


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La diffusione dei sistemi di contabilizzazione si deve anche alle recenti disposizioni di legge. A livello nazionale il DPR n.59 del 2009 [1] impone che per tutti gli edifici esistenti, di categoria E1 ed E2, con più di 4 unità abitative, in caso di ristrutturazione o sostituzione dell’impianto termico devono essere realizzati gli interventi per permettere la contabilizzazione del calore. In alcune regioni le disposizioni in materia sono ancora più restrittive. Regione Lombardia già dal 2008 obbliga l’installazione dell’impianto di termoregolazione e la contabilizzazione del calore in caso di sostituzione del generatore di calore (DGR 8/8745 [2]). Con la recente LR n.3 del 2011 [3] l’obbligo della contabilizzazione è stato esteso a tutti gli edifici esistenti in modo progressivo dal 2012. Regione Emilia Romagna, con la DGR n. 1366 del 6 ottobre 2011 [4], prescrive l’adozione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore per ogni singola unità immobiliare, per gli edifici di nuova costruzione dotati di impianti termici centralizzati per il riscaldamento invernale, nel caso di installazione di nuovi impianti centralizzati o di ristrutturazione o di sostituzione dei generatori di calore centralizzati esistenti. Anche se i metodi di ripartizione basati sui consumi misurati costituiscono un significativo miglioramento rispetto a quelli millesimali, si possono verificare casi in cui il loro utilizzo porta a sperequazioni, con conseguente contenzioso tra gli utenti. Tali sperequazioni sono dovute alle differenze nelle spese di riscaldamento imputabili alle caratteristiche degli appartamenti all’interno di uno stesso edificio, indipendentemente dalle abitudini energetiche degli utenti. Un tipico esempio è dato dai condomini degli anni ’60 o ’70, dove in appartamenti uguali, a parità di utilizzo, si possono riscontrare consumi considerevolmente differenti solo per la diversa collocazione di piano. La mancanza di un adeguato isolamento termico dell’involucro fa sì che appartamenti maggiormente esposti, come quelli collocati all’ultimo piano o adiacenti ad ambienti non riscaldati, siano più disperdenti e quindi necessitino di maggiori quantità di energia per garantire le stesse condizioni interne di quelli meno esposti. Il contenzioso nasce poi quando, in seguito al passaggio da ripartizione millesimale a ripartizione sui consumi misurati, gli utenti che occupano gli appartamenti più disperdenti si trovano di fronte a considerevoli aumenti dei costi per il riscaldamento senza aver modificato le proprie abitudini energetiche. Emerge in questi casi l’esigenza di adottare sistemi di ripartizione compensata per perequare le spese di riscaldamento tra condomini. Tali sistemi sono già ampiamente diffusi in diversi stati europei.

LA RIPARTIZIONE COMPENSATA La ripartizione compensata sulla base di consumi misurati prevede che la spesa per il riscaldamento venga ripartita in funzione dell’energia erogata

per ogni appartamento, compensata attraverso fattori correttivi che tengano conto delle situazioni sfavorevoli di taluni appartamenti in termini di fabbisogno energetico, come ad esempio: la posizione dell’unità abitativa all’interno dell’edificio, le superfici a diretto contatto con l’esterno o con ambienti non riscaldati, i “furti di calore”. L’adozione di criteri di ripartizione compensata, rispetto a quelli su base millesimale o sui consumi reali, consente di ripartire le spese in modo più equo, tenendo in considerazione la dipendenza dei consumi sia dalle abitudini energetiche sia dalle caratteristiche del singolo appartamento. Inoltre incentiva l’utenza a ridurre gli sprechi energetici e contribuisce a ridurre e razionalizzare dei consumi dell’edificio. Prima di applicare i metodi di compensazione della spesa occorre distinguere le spese per il riscaldamento da quelle per la produzione di acqua calda sanitaria, qualora si abbia un’unica centrale di produzione del calore. Queste ultime devono essere ovviamente ripartite in funzione degli effettivi consumi misurati. Le spese di riscaldamento, concordemente alla UNI 10200 [5], devono poi essere suddivise in due quote: quella relativa al consumo delle utenze e quella alle spese generali, dovute a tutti gli oneri sostenuti per rendere disponibile il servizio, indipendentemente dai consumi. Queste ultime sono dovute al riscaldamento dei locali comuni, alle spese accessorie, alle dispersioni nel sistema di distribuzione e al camino, alle spese per la gestione del servizio di contabilizzazione e di ripartizione della spesa di riscaldamento e vengono ripartite in funzione dei millesimi o della frazione millesimale di potenza installata negli appartamenti. Solo la quota relativa ai consumi per il riscaldamento va ripartita tramite i criteri di ripartizione compensata.

QUANDO COMPENSARE? Occorre precisare che per garantire una ripartizione equa delle spese per il riscaldamento non sempre sono necessari i metodi di ripartizione compensata, ma nella maggioranza dei casi si ottiene una corretta ripartizione basandosi sui consumi misurati, come indicato dalla norma UNI 10200 [5]. Questa situazione si verifica, ad esempio, qualora in un condominio sia sempre stato presente un sistema di riscaldamento centralizzato con contabilizzazione dei consumi e gli utenti, al momento dell’acquisto o dell’affitto di un appartamento, siano informati del sistema di ripartizione utilizzato e dei consumi dell’appartamento per profili di utilizzo standard, disponendo ad esempio della certificazione energetica dell’unità immobiliare. Esistono invece situazioni in cui l’adozione di sistemi di ripartizione basati sui consumi misurati dà origine a contenziosi e da qui la necessità di applicare metodi di ripartizione compensata. Per esempio quasi sempre nascono contenziosi in seguito al passaggio dalla ripartizione millesimale alla ripartizione sui consumi misurati. Un’altra situazione in cui la ripartizione compen-

n° 98 giugno 15


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Si propone un metodo di calcolo per la compensazione delle spese dovute ai consumi per il riscaldamento tra gli appartamenti di un condominio. Il principio alla base del metodo afferma che: “a medesime abitudini energetiche devono corrispondere uguali costi per unità di superficie riscaldata”. Il metodo proposto vuole essere di facile applicazione e poco oneroso nel reperimento dei dati in ingresso necessari. Per questo motivo si

K j,k =

p rif p j,k

[1]

K j,k =

EPH,rif

[2]

EPH, j,k

Si procede poi moltiplicando le letture misurate negli appartamenti, Lj,k, per i relativi coefficienti di ripartizione, Kj,k, per ottenere le letture compensate, L’j,k:

Lʹj,k = L j,k K j,k

[3]

La lettura compensata dell’intero edificio, L’b, si ottiene sommando le letture compensate dei singoli appartamenti:

METODO DI CALCOLO

può fare uso sia delle potenze di progetto, sia degli indici di prestazione energetica e non è richiesta la conoscenza dei Gradi Giorno reali della località. Il ricorso ai dati di potenza o di energia dipende dalla facilità e dalla convenienza economica del loro reperimento. Per gli edifici esistenti solitamente conviene utilizzare i dati di potenza di progetto, in quanto la determinazione degli EPH di tutti gli appartamenti risulta più onerosa e complessa. Le potenze di progetto infatti, in mancanza di dati per il calcolo, possono essere ricavate dal numero di elementi di cui sono costituiti i radiatori, ossia le unità terminali maggiormente diffuse per gli edifici esistenti, secondo il metodo indicato dalla UNI 10200 [5]. Invece per gli edifici di nuova costruzione sono più facilmente reperibili gli EPH, in quanto riportati negli attestati di certificazione energetica che devono essere redatti obbligatoriamente. Per applicare il metodo occorre individuare un appartamento di riferimento che, se si fa uso dei dati di potenza di progetto, è quello con la potenza per unità di superficie minore, mentre se si fa uso degli indici di prestazione energetica è quello con l’indice di prestazione energetica minore. Individuato l’appartamento di riferimento, si può calcolare il coefficiente compensativo di ogni appartamento. A seconda che si utilizzino dati di potenza o indici di prestazione energetica, i coefficienti compensativi sono dati dal rapporto tra la potenza di progetto per unità di superficie (o l’EPH) dell’appartamento di riferimento e quella (o l’EPH) dell’appartamento j-esimo:

Lb =

q

m

sata risulta più equa rispetto alla ripartizione basata sui consumi misurati è quella dei condomini in cui si attribuisce la classe energetica dell’intero edificio, o di un appartamento rappresentativo, a tutti gli appartamenti dello stesso. Questa operazione costituisce infatti un meccanismo non dichiarato di compensazione dell’indice di fabbisogno energetico, a cui deve corrispondere un meccanismo di compensazione delle spese se si vuole che la classe energetica sia indicativa delle spese per il riscaldamento. Un contesto diverso, ma ugualmente interessato da possibili contenziosi, è quello degli edifici residenziali appartenenti al patrimonio pubblico, dove gli alloggi vengono assegnati mediante sorteggio. Con l’adozione della contabilizzazione, gli utenti destinati agli appartamenti più disperdenti vengono penalizzati da maggiori spese per il riscaldamento a parità di abitudini energetiche. Vi sono infine casi in cui è corretto escludere alcuni appartamenti dalla compensazione delle spese. Ad esempio occorre escludere gli appartamenti il cui benessere abitativo risulti sensibilmente più elevato, come ad esempio gli attici con grandi vetrate, che altrimenti ne risulterebbero avvantaggiati, oppure gli appartamenti che sono stati oggetto di interventi di riqualificazione energetica, che al contrario verrebbero penalizzati.

ΣΣ L

[4]

j,k

k =1 j=1

Infine, la spesa per il riscaldamento dell’edificio, Fb, viene suddivisa tra i vari appartamenti proporzionalmente alle letture compensate:

ʹ = Fj,k

Lʹj,k Fb Lʹb

[5]

➲ n° 98 giugno 17


Consumi

CASO DI STUDIO

Fig.1: Pianta e prospetto dell’edificio oggetto di studio

A titolo di esempio si applica il metodo proposto per ripartire in modo compensato le spese di riscaldamento di un tipico condominio degli anni ’60 situato a Ferrara. Il condominio si sviluppa su sei piani; al piano terra si trovano garage e cantine, mentre i restanti piani, di uguale planimetria, ospitano appartamenti. In ogni piano si riscontrano tre tipologie di appartamenti, indicate con a, b, c, rispettivamente di 93.5 m2, 108.0 m2 e 78.9 m2, per un totale di 15 unità abitative. Il vano scala e il piano terra sono ambienti non riscaldati. L’edificio ha una struttura portante in cemento armato con chiusure verticali opache in muratura intonacata, non isolate termicamente. La copertura è costituita da un solaio piano. Il vano scala e il piano terra sono ambienti non riscaldati. L’edificio è servito da un impianto di riscaldamento centralizzato. Il generatore di calore, unico per tutte le unità immobiliari, è alimentato a gasolio e le unità terminali sono radiatori. Il sistema di distribuzione del fluido termovettore è del tipo a colonne montanti. In figura 1 sono raffigurati una pianta e un prospetto dell’edificio. Le potenze di progetto e gli EPH, calcolati e riportati in tabella 1, evidenziano le significative differenze imputabili alla sola diversità di piano. Infatti, a parità di tipologia, gli appartamenti al primo e all’ultimo piano necessitano di più energia per il riscaldamento rispetto a quelli centrali a causa delle maggiori superfici disperdenti verso ambienti non climatizzati e verso l’esterno. In primo luogo si applica una procedura di valida-

18 giugno n° 98

zione al fine di verificare la correttezza del metodo e l’attuazione del principio perseguito. Per questa procedura di validazione si sceglie di utilizzare i dati di potenza. I dati in ingresso da assegnare per la procedura di validazione sono: le potenze di progetto, la lettura complessiva e la spesa da ripartire relativa ai consumi degli utenti per il riscaldamento dell’edificio. Inizialmente si ipotizza che tutte le utenze abbiano lo stesso comportamento dal punto di vista energetico. Le grandezze relative a questa fase vengono indicate con l’apice “*”. Nell’ipotesi di stesso comportamento energetico, le letture degli appartamenti, L*j,k, vengono calcolate suddividendo la lettura complessiva, pari a 353516 kWh/anno, in proporzione ai valori di potenza di progetto. Le letture degli appartamenti così ricavate sono riportate in tabella 2. La spesa per il riscaldamento da ripartire, ossia la spesa totale depurata della quota fissa, Fb, è pari a 44190 €/anno. Se tale spesa viene ripartita proporzionalmente ai consumi misurati, si ottengono le spese non compensate, F*j,k, di ogni appartamento riportate in tabella 2. Si può notare come a parità di profilo di utilizzo e per la stessa tipologia di appartamento, le spese non risultino uguali tra loro, ma siano più elevate per gli appartamenti al primo e all’ultimo piano. Per applicare il metodo di compensazione, individuato l’appartamento di riferimento, per ogni appartamento si calcolano i coefficienti di compensazione, Kj,k, definiti dall’Eq.(1). Moltiplicando le letture misurate per i relativi coefficienti di ripartizione si ottengono le letture compensate dei singoli appartamenti, Eq.(3). La lettura compensata dell’intero edificio si ottiene sommando le letture


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Consumi p j,k (W/m 2) a 116.4 92.6 92.6 92.6 137.9

1° P 2° P 3° P 4° P 5° P B

EPH,j,k (kWh/m 2)

b 119.4 95.5 95.5 95.5 140.9

c 126.0 102.1 102.1 102.1 147.5

a 382.8 304.4 304.4 304.4 453.6

b 392.6 314.1 314.1 314.1 463.4

c 414.3 335.9 335.9 335.9 485.1

Tab.1: Dati in ingresso: potenze di progetto per unità di superficie, indici di prestazione energetica

L*j,k (kWh/a nno) 1° P 2° P 3° P 4° P 5° P B

a 24858 19766 19766 19766 29456

b 29568 23662 23662 23662 34900 353516

c 22692 18397 18397 18397 26569

f*j,k (€/m 2a nno)

F*j,k (€/a nno) a 3107 2471 2471 2471 3682

b 3696 2958 2958 2958 4363 44190

c 2836 2300 2300 2300 3321

a 33.22 26.41 26.41 26.41 39.36

b 34.07 27.26 27.26 27.26 40.21

c 35.95 29.15 29.15 29.15 42.10

Tab.2: Validazione - Ipotesi di stesso profilo di utilizzo Letture, spese non compensate e spese non compensate per unità di superficie

1° P 2° P 3° P 4° P 5° P B

L*’j,k (kWh/anno) (Rife rime nto Pote nze ) a b c 19766 22926 16671 19766 22926 16671 19766 22926 16671 19766 22926 16671 19766 22926 16671 296811

F*’j,k (€/anno) (Rife rime nto Pote nze ) a b c 2943 3413 2482 2943 3413 2482 2943 3413 2482 2943 3413 2482 2943 3413 2482 44190

f*’j,k (€/m 2anno) (Rife rime nto Pote nze ) a b c 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46 31.46

Tab.3: Validazione - Ipotesi di stesso profilo di utilizzo – Letture compensate, spese compensate e spese compensate per unità di superficie degli appartamenti, Eq.(4). Infine la spesa totale Fb viene suddivisa tra i vari appartamenti proporzionalmente alle letture compensate, Eq.(5); le spese così ricavate, F*’j,k, sono riportate in tabella 3. Si può osservare come, applicando il metodo di compensazione delle spese, alla stessa tipologia di appartamento corrisponda la stessa spesa per il riscaldamento, indipendentemente dalla collocazione di piano. Si può infine osservare che le spese compensate per unità di superficie, f*’j,k, (tabella 3) risultano uguali per tutti gli appartamenti. Per meglio comprendere come agisce il metodo nel caso di profili di utilizzo diversi, viene incrementata la lettura dell’appartamento di tipologia b al 3° piano. Le grandezze relative a questa fase vengono indicate con l’apice “**”. Nello specifico la lettura viene incrementata di 4000 kWh/anno, incremento circa corrispondente all’energia necessaria per riscaldare l’appartamento da 20°C a 22°C per tutto il periodo convenzionale di riscaldamento. La lettura complessiva, L**b, diventa pari a 357516 kWh/anno e la relativa spesa complessiva, F**b, pari a 44690 €/anno. Tale spesa viene 20 giugno n° 98

nuovamente ripartita tra le varie utenze in funzione delle letture compensate (tabella 4). Dalla tabella 4 si può osservare, come anche in questo caso, alla stessa tipologia di appartamento corrisponda la stessa spesa per il riscaldamento, indipendentemente dalla collocazione di piano, tranne che per l’appartamento in cui è stata incrementata la lettura. Si può inoltre osservare come le spese compensate per unità di superficie, f**’j,k, risultino uguali per tutti gli appartamenti, tranne che per l’appartamento di tipologia b al 3° piano, attuandosi così il principio perseguito. Confrontando le spese compensate nell’ipotesi di stesso profilo di utilizzo (tabella 3) e quelle modificate in seguito all’incremento di lettura di un appartamento (tabella 4) si osserva che le spese degli appartamenti le cui letture rimangono invariate subiscono una variazione in seguito all’incremento della lettura dell’appartamento b al 3° piano. Nello specifico per gli appartamenti in cui la lettura rimane invariata si ha una leggera diminuzione di spesa, che passa da 31.46 €/m2 a 31.41 €/m2. Tali variazioni di spesa sono imputabili al fatto che i coefficienti compensativi, Kj,k, agiscono


F**’j,k (€/a nno) (Rife rime nto Pote nz e ) a b c 2938 3407 2478 2938 3407 2478 2938 3983 2478 2938 3407 2478 2938 3407 2478 44690

L**’j,k (kWh/a nno) 1° P 2° P 3° P 4° P 5° P B

a 19766 19766 19766 19766 19766

b 22926 22926 26801 22926 22926 300686

c 16671 16671 16671 16671 16671

f**’j,k (€/m 2a nno) (Rife rime nto pote nz e ) a b c 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41 36.72 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41 31.41

Tab.4: Validazione – Letture compensate, spese compensate e spese compensate per unità di superficie in seguito all’incremento di 4000 kWh/anno nell’app. b, 3°P

Lj,k (kWh/a nno) 1° P 2° P 3° P 4° P 5° P B

a 27282 19910 23945 16502 24551

b 25660 29305 23372 29273 28039 353516

Fj,k (€/a nno) (non compe nsa te ) c 21948 19602 22167 18844 23115

a 3410 2489 2993 2063 3069

b 3208 3663 2922 3659 3505 44190

c 2743 2450 2771 2356 2889

F’j,k (€/a nno) (Me todo EPH) a 3176 2915 3506 2416 2412

b 2913 4157 3316 4153 2697 44190

c 2361 2601 2941 2500 2124

Tab.5: Caso reale – Letture misurate, spese non compensate e spese compensate con il metodo degli EPH

su tutta la lettura degli appartamenti non distinguendo la quota di consumo imputabile al profilo di utilizzo rispetto a quella imputabile alla conformazione dell’appartamento e al clima. In questa procedura di validazione, avendo ipotizzato uno stesso profilo di utilizzo per tutti gli appartamenti e poi alterato la lettura di uno solo di questi, risulta immediato distinguere la quota di consumo imputabile al profilo di utilizzo rispetto a quella imputabile alla conformazione dell’appartamento e al clima; in un caso reale invece occorrerebbe conoscere i GG reali. Il metodo proposto, volendo essere facile e poco oneroso da applicare, volutamente non richiede i GG reali come dato in ingresso. Tuttavia, occorre considerare che le variazioni di spesa per gli appartamenti la cui lettura rimane invariata risultano trascurabili (circa 5 €/anno pari allo 0.2%), a fronte di un incremento della lettura di un appartamento di 4000 kWh/anno (pari al 17%). Conseguentemente uno dei principali vantaggi del metodo proposto consiste nel fatto che, pur non richiedendo i GG reali, funzioni in modo corretto con errori ritenuti del tutto accettabili. A titolo di esempio finale si applica il metodo a un caso reale di letture misurate, ripartendo in funzione degli indici di prestazione energetica. I dati in ingresso necessari per l’applicazione del metodo sono: le letture degli appartamenti, Lj,k, e la spesa relativa ai consumi degli utenti per il riscaldamento dell’edificio, Fb e gli indici di prestazione energetica, EPH (tabella 1). Le letture degli appartamenti sono riportate in tabella 5. La spesa per il riscaldamento da ripartire, ossia la spesa totale depurata della quota fissa, Fb, risulta essere sempre di 44190 €/anno. In tabella 5 sono riportate le spese che si otterrebbero senza effettuare la

compensazione, ovvero proporzionali alle letture misurate, e le spese compensate. Si può osservare come, in generale, le spese compensate degli appartamenti più sfavoriti, ossia quelli al primo e all’ultimo piano, siano inferiori rispetto a quelle non compensate. Altre considerazioni su questi dati sono rese difficili dalla varietà dei profili di utilizzo dei singoli utenti.

CONSIDERAZIONI FINALI La vasta pluralità di casi rende complessa la materia della ripartizione delle spese per il riscaldamento. In alcuni casi, come nei condomini in cui sia sempre stato presente un sistema di riscaldamento centralizzato con contabilizzazione dei consumi, si ottiene una corretta ripartizione applicando la norma UNI EN 10200 [5]. In altre situazioni, come in edifici esistenti dove in seguito alla sostituzione del generatore di calore le disposizioni legislative impongono la contabilizzazione del calore, la ripartizione basata sui consumi misurati può creare sperequazioni. In questi casi si rende necessaria l’applicazione di metodi di compensazione. Il caso di studio analizzato mette chiaramente in luce come l’adozione di criteri di ripartizione compensata consenta di ripartire le spese in modo più equo, tenendo in considerazione la dipendenza dei consumi sia dalle abitudini energetiche sia dalle caratteristiche del singolo appartamento, tutelando gli utenti di quegli appartamenti più esposti che fanno da “cappotto” a tutti gli altri. Il metodo proposto agisce infatti in modo tale per cui a parità di profilo di utilizzo corrispondono uguali costi per unità di superficie riscaldata.

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Consumi

Nella valutazione dell’efficacia di questo metodo, oltre alla correttezza formale e al principio su cui si basa, si è considerata anche l’onerosità della sua applicazione. Per questo motivo si può ricorrere sia a dati di potenza sia agli indici di prestazione energetica. La scelta tra le due possibilità deve tenere in considerazione quali tra questi dati siano più facili ed economici da reperire. Sempre per limitare l’onerosità nel reperimento dei dati, non sono richiesti, come dato in ingresso, i GG reali. Questo costituisce uno dei principali vantaggi e un valore aggiunto del metodo proposto, considerato che dalla procedura di validazione si è verificato come il metodo funzioni in modo corretto con errori del tutto accettabili. Occorre inoltre sottolineare che per tutti i metodi di ripartizione, la difficile interpretazione da parte degli utenti può dare origine a una percezione di iniquità e a un conseguente aumento del contenzioso, oltre a non incentivare “comportamenti virtuosi” dal punto di vista energetico. Per tale motivo occorre sempre prevedere una campagna informativa per spiegare i meccanismi e le finalità dei metodi di ripartizione, così da facilitare la comprensione e l’accettazione dei risultati ottenibili. Inoltre, qualora un metodo di ripartizione dovesse sostituirne un altro, come ad esempio in seguito al passaggio da ripartizione millesimale a ripartizione compensata, risulterebbe utile un confronto con lo storico dei consumi. Infine, il confronto tra le utenze potrebbe risultare particolarmente utile per incentivare l’adozione di comportamenti virtuosi. Questo è possibile in particolare con il metodo di compensazione proposto, che presuppone che a parità di comportamento energetico si abbiano pari costi per unità di super-

ATH ENERGIA

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI [1] Decreto del Presidente della Repubblica n.59 del 2/4/2009, pubblicato nella G.U. n.132 del 10/6/2009. [2] Deliberazione della Giunta Regionale di Regione Lombardia n.8/8745 del 22/12/2008, suppl. straordinario del BURL del 15/1/2009. [3] Legge Regionale n.3 del 21/2/2011, pubblicato nel BURL n.8, suppl. del 25/2/2011. [4] Deliberazione della Giunta Regionale di Regione Emilia Romagna n. 1366 pubblicata sul BUR n.151 del 6/10/2011. [5] UNI 10200:2005 Impianti di riscaldamento centralizzati. Ripartizione delle spese di riscaldamento. [6] UNI EN 12831:2006 Impianti di riscaldamento negli edifici. Metodo di calcolo del carico termico di progetto. [7] UNI TS 11300-1:2008 Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. [8] UNI TS 11300-2:2008 Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

ficie riscaldata, per cui le differenze di spesa tra appartamenti della stessa tipologia vengono a dipendere esclusivamente dal profilo di utilizzo delle utenze. ■

Riscaldamento elettrico

A PAVIMENTO TH energia presenta un sistema di riscaldamento elettrico a pavimento per le case ad alta efficienza energetica. La tecnologia dell’impianto è basata su una drastica riduzione dell’inerzia termica, una massima flessibilità di funzionamento, minimi costi di investimento, ridotti consumi energetici, nessun costo di manutenzione e abbinamento con sistemi fotovoltaici. Normalmente utilizzati nei sistemi bivalenti, garantiscono l’autonomia gestionale dell’utente, anche in edifici condominiali e nel rispetto nella normativa vigente. Non sono più necessari impianti centralizzati di costo elevato, con locali dedicati, invasività dei componenti e di difficile manutenzione. Basati sulla tecnologia del cavo bifilare per annullare i

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campi elettromagnetici, i sistemi si adattano alle più diverse pavimentazioni, sia ad umido che a secco, con finitura in ceramica, marmo o legno. Garantiscono basse temperature superficiali (inferiori a 28°C) e possono essere forniti a 230 V o 24V (per le pareti delle docce, i bagni turchi, le piscine, ecc.). La posa è normalmente eseguita entro un massetto autolivellante di basso spessore (3 cm) o, meglio, nella colla delle piastrelle. Il sistema comprende, oltre ai pannelli riscaldanti, termostati, centraline di controllo dei carichi, sistemi di programmazione e sistemi di attivazione automatica quando l’impianto fotovoltaico produce energia elettrica. Un efficiente supporto tecnico potrà fornire consigli per la progettazione e potrà

assistere l’installatore durante le fasi di montaggio e collaudo. Il sistema garantisce: • elevato risparmio energetico • massimo comfort • temperatura omogenea in tutto il locale • riscaldamento immediato.

Pavimento


Vetrina Elevato abbattimento acustico sottopavimento Tecnasfalti - Isolmant

solmant MasterSpecial di Tecnasfalti-Isolmant è una soluzione multistrato che unisce le proprietà elastiche di più materiali per ottenere elevati valori di abbattimento acustico nelle applicazioni a pavimento. Prodotto specificamente indicato per la posa di pavimentazioni su sottofondi bistrato, garantisce un elevato abbattimento acustico sottopavimento in tutti i casi ove siano richieste anche elevate prestazioni termiche e garanzie di qualità di posa. Isolmant MasterSpecial è un prodotto in triplo strato: questa caratteristica ne esalta le qualità, perché ogni strato ha un effetto smorzante su frequenze diverse e concorre ad attenuare in maniera maggiore l’onda sonora. È composto dalla fibra resiliente (Fibtec XS3) accoppiata sul lato superiore ad Isolmant Special 2 mm ad alta densità (50 kg/m3 circa) con bat-

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tentatura adesiva e sul lato inferiore ad Isolmant Special 5 mm. Presenta uno spessore complessivo di circa 10 mm e, posato su massetti di finitura dello spessore di almeno 6 cm, offre valori di rigidità dinamica s’ pari a 16 MN/m3 e una resistenza termica Rt di 0,310 m2K/W. La presenza di più strati di materiali resilienti in un unico prodotto migliora anche il potere fonoisolante R’w del solaio, e la resistenza termica complessiva di tutto il pacchetto orizzontale. Isolmant MasterSpecial si caratterizza inoltre per la semplicità di posa, garantita dalla battentatura adesiva, che permette di ottenere uno strato uniforme e continuo. Tutte queste qualità fanno di MasterSpecial un prodotto che garantisce una resa ottimale in particolar modo in situazione di cantiere particolarmente critiche. Le modalità di posa di Isolmant

MasterSpecial prevedono come consuetudine l’impiego di una fascia tagliamuro posata sotto tutti i divisori interni, e della fascia perimetrale per il raccordo tra lo strato elastico orizzontale e le partizioni verticali. I teli di Masterspecial si posano sullo strato di livellamento degli impianti, realizzato con idonei materiali tali da garantire adeguato supporto meccanico; e vanno accostati accuratamente utilizzando tutta la battentatura adesiva. Lo strato in Isolmant MasterSpecial, correttamente posato e sigillato sia in corrispondenza del sormonto tra i teli, sia in corrispondenza della fascia perimetrale, fornisce un’idonea barriera di contenimento per il getto del massetto di finitura, da realizzare in spessore minimo non inferiore a 6 cm ed eventualmente da armare con rete elettrosaldata o fibre per spessori inferiori. ■

Coster

Regolazione autonoma e contabilizzazione del calore a legislazione sull’efficienza e il risparmio energetico impone la contabilizzazione del consumo di calore per ogni appartamento di un op stabile e a tale scopo prevede l’installazione di valvole con testa termostatica, le “valvoline”, che, operando un’automazione meccanica, consentono di regolare il singolo termosifone in base alla temperatura stabilita (20-21 gradi) 24 ore su 24. Valvole termostatiche e ripartitori hanno un costo contenuto, ma l’automazione che consentono è molto limitata, mentre l’utenza necessita di un’automazione intelligente e facilmente fruibile. A tale necessità risponde il sistema intelligente di regolazione autonoma del calore di Coster. Grazie alla tecnologia wireless, il sistema consente di creare programmi giornalieri e settimanali, con scelta di im-

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postazioni speciali (per vacanze e week end), riscaldando fino a tre zone differenti in modo indipendente e gestendo il sistema anche tramite SMS (con notevoli vantaggi nel caso delle seconde case). Inoltre, l’intelligenza dell’automazione elettronica Coster permette di determinare la corretta ripartizione delle spese di riscaldamento tra le arie unità del condominio, evitando inutili contestazioni. In base all’ uso dell’impianto, il sistema calcola la spesa fissa modulandola per tenere conto delle cessioni gratuite (“furto di calore”) e del fatto che il canone del servizio di riscaldamento è una spesa fissa che incide maggiormente in caso di scarso utilizzo, ma diminuisce progressivamente quando cresce il consumo del calore. Il sistema Coster integra infatti la

parte di contabilizzazione con quella di regolazione ed attua la vera termoautonomia, rendendo liberi e consapevoli gli utenti che possono gestire il calore (e il comfort) ad un costo contenuto. Secondo quanto riferito dall’azienda, l’installazione di questi sistemi ha consentito a diversi condomini di ottenere risparmi dal 30% al 70%, con un ritorno dell’investimento di 1 o 2 anni, e con un miglior livello di confort: l’abitazione è riscaldata alla temperatura desiderata, che può cambiare nell’arco della giornata o della settimana, come se si avesse la caldaia autonoma. ■

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Vetrina

Brianza Plastica

Rinnovo della copertura del Palazzo della Prefettura di Pistoia l Palazzo della Prefettura di Pistoia, situato in Piazza Duomo, è un edificio dei primi del Novecento che è stato sottoposto ad un intervento di ripristino e di incremento prestazionale. Per migliorarne le qualità energetiche si è rinnovata la copertura con un sistema integrato di coibentazione ad alta performance e compatibile con la natura storica dell’edificio. Per ciò che concerne l’intervento in copertura, ci si è trovati di fronte ad un problema di infiltrazioni diffuse e dovute ad anzianità del manto in coppi e tegole, cui inizialmente si intendeva rimediare procedendo all’inserimento di una membrana impermeabilizzante e di uno strato di coibentazione. Inoltre, per dare stabilità e costituire un supporto rigido di ripartizione, si era prevista la costituzione di un massetto cementizio alleggerito. Per l’isolamento termico è stato scelto il sistema Isotec di Brianza Plastica; le motivazioni di questa scelta sono state le seguenti: • l’obiettivo di maggiori performance termiche dovute alla contemporanea presenza di uno strato coibente ed alla ventilazione del manto. Si è costituita una copertura ventilata che risulta idonea a mitigare l’azione di un clima aggressivo, con temperature molto basse in inverno, anche al di sotto dello zero, e con un forte irraggiamento estivo • la razionalizzazione delle operazioni di cantiere. In un unico elemento, il pannello Isotec integra molteplici strati funzionali: da quello di ripartizione dei carichi a quello di coibentazione, per finire al ruolo di tenuta all’acqua. Si riducono i tempi di esecuzione delle opere e, se consideriamo che il lavoro si è dovuto svolgere nella stagione invernale, appaiono evidenti i vantaggi procurati dalla rapidità di posa. Ciò non tanto per un mero risparmio di tempo, quanto per la minore incidenza di problemi collaterali nel momento in cui si va a sco-

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prire il tetto. Si è inoltre potuto fare a meno di allestire una copertura temporanea di cantiere, così come è stato sufficiente un montacarichi in luogo di una gru. Riguardo alla ricostituzione del manto in coppi e tegole, adottando il pannello Isotec si è dovuto necessariamente rinnovare nella sua totalità, ma questo ha consentito di risolvere le carenze dovute alla compresenza “a macchia di leopardo” di svariate e differenti tipologie di elementi. Si sono montati coppi e tegole omogenei, con la superficie invecchiata in maniera da armonizzarsi con i tetti del centro storico. A differenza della modalità tradizionale, questi risultano trattenuti ai correnti integrati al pannello per mezzo di cinghie metalliche che conferiscono una superiore stabilità al manto.

ISOTEC® È un sistema di isolamento termico sottotegola per coperture a falda, studiato per interventi di recupero e per nuove coperture. Prevede la posa di pannelli

strutturali componibili leggeri, costituiti da un’anima isolante, in schiuma poliuretanica espansa rigida autoestinguente, ricoperta da un involucro impermeabilizzante di alluminio goffrato. Il sistema Isotec contribuisce al comfort abitativo degli ambienti sottostanti, limitando drasticamente gli scambi termici con l’esterno attraverso l’involucro edilizio. Il correntino in acciaio, integrato nel pannello, presenta dei fori che favoriscono una microventilazione naturale nel sottotegola, partendo dalla gronda fino al colmo ventilato. Questo movimento d’aria consente, nel periodo estivo, la termoregolazione naturale della copertura, asportando il calore in eccesso che si accumula per irraggiamento solare. Nel periodo invernale, la microventilazione facilita l’asportazione della condensa che si potrebbe formare tra isolante e manto di copertura, contribuendo in maniera determinante alla durata nel tempo del manto stesso. Il sistema Isotec, posato correttamente, garantisce una seconda impermeabilizzazione contro le infiltrazioni accidentali dovute alla rottura del manto di copertura e l’espulsione dell’acqua fino alla gronda attraverso le forature dei correntini. ■


Mostra Convegno Expocomfort aquatechnik ●●●

Innovazione e ricerca di prodotti ad alte prestazioni A Expocomfort 2012 aquatechnik ha presentato alcune novità che hanno suscitato notevole interesse in particolare a livello del mercato estero. IL SISTEMA UNIVERSAL

IL SISTEMA CLIMATIK

È la nuova generazione di raccordi press-fitting multipinza interamente in materiale sintetico (polifenilsulfone). In abbinamento ai tubi multistrato multi-calor (PE-X/Al/PE-X) e multi-eco (PE-X/Al/PE-HD) trova il suo impiego nella realizzazione di impianti idrosanitari, di riscaldamento a radiatori e a pannelli radianti. La sua gamma si estende dal diametro 16 mm a 32 mm; è idoneo al trasporto di acqua potabile, con una notevole resistenza al deterioramento, grazie alle caratteristiche tecniche del materiale di base, un tecnopolimero ad elevate prestazioni termo-meccaniche. Tutti i raccordi sono completamente realizzati in PPSU, comprese le filettature maschio/femmina. Il raccordo è stato progettato in modo tale che, nella fase di inserimento del raccordo nel tubo, le o-ring non possano essere danneggiate. La giunzione tra tubo e raccordo avviene secondo la tecnica press-fitting: grazie all’azione della pressatrice dotata di apposita ganascia, si effettua uno schiacciamento della bussola montata sull’esterno del raccordo, operazione che garantisce la tenuta meccanica ed idraulica. La bussola di compressione è realizzata in acciaio nobilitato ad alta qualità, completa di fori per una verifica del corretto inserimento del tubo in battuta. Queste caratteristiche assicurano la stabilità del collegamento, evitando possibili allentamenti nel caso di carichi dovuti ad una successiva piegatura. Inoltre la bussola protegge le O-ring da danni meccanici dovuti a trasporto ed immagazzinaggio. Il sistema ha inoltre il vantaggio di essere multipinza, e dunque la pressatura è garantita con i principali modelli di ganasce presenti sul mercato. Il sistema universal è dotato di un apposito design che consente all’installatore di evidenziare, con un semplice collaudo idraulico (anche a bassa pressione), eventuali pinzature non eseguite. Il sistema è conforme alle normative vigenti, in particolare alla norma Europea EN ISO 21003.

Sviluppato secondo la tecnologia collaudata delle raccorderie safety, la nuova serie di raccordi in PA-M (poliammide modificata) trova il suo impiego nella realizzazione di impianti di riscaldamento, condizionamento, climatizzazione e aria compressa. I raccordi della serie climatik, di colore grigio, sono disponibili nelle misure 16-20-26-32 mm e possono essere collegati a tubi multistrato PE-X/AL/PE-X o tubi monostrato in PE-X o PE-RT. Il materiale di base garantisce elevate prestazioni a prezzi competitivi per le installazioni in impianti a circuito chiuso, o in tutti i casi dove non è richiesta la potabilità del fluido trasportato.

Sistema universal

IL RACCORDO DI DERIVAZIONE DIRETTA PER TUBI MULTISTRATO Ideato, realizzato e brevettato da aquatechnik. La derivazione è stata studiata per eseguire stacchi di derivazioni su tubi multistrato in modo semplice e veloce eliminando l’utilizzo di ingombranti e costose tee ridotte. La sua applicazione consente di realizzare centrali termiche, distribuzione di reti idriche sanitarie e di riscaldamento, collettori di distribuzione in spazi ristretti e tempi ridotti, anche per aria compressa. Il suo montaggio è semplice e non richiede attrezzature speciali; l’utilizzo di una semplice fresa per la foratura da applicare ad un comune trapano è l’unico strumento di lavoro necessario. La derivazione può essere applicata su tubazioni esistenti o su dorsali già installate, rendendo agevole la realizzazione dell’anello di distribuzione e applicando gli stacchi dove necessario. Numerosi test di laboratorio consentono di paragonare la tenuta e la durata di questo pezzo speciale a quella di una comune tee; la derivazione è inoltre smontabile, quindi sempre recuperabile. La nuova derivazione diretta è prevista in diversi diametri e sarà disponibile dopo l’estate. Derivazione diretta

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Mostra Convegno Expocomfort Pantherm ●●●

GF Piping Systems ●●●

Contabilizzatore multiutenza

Sistemi per impianti sanitari e di riscaldamento

Prodotto selezionato nel percorso efficienza ed innovazione Verso la Classe A 2012 tenutosi a MCE, CONTAPIU’ EVO è il sistema brevettato di contabilizzazione multiutenza per riscaldamento e sanitario (conforme alla Direttiva MID 2004/22/CE e norme italiane UNI 1434 - UNI 14154) di Pantherm. È stato studiato per impianti centralizzati, con funzioni di contabilizzazione individuale dell’acqua sanitaria e dell’energia termica per riscaldamento/raffrescamento, oltre al plus dato dalla possibilità di regolazione on/off dell’alimentazione alle singole utenze, bilanciamento idraulico del circuito primario di riscaldamento/climatizzazione di ciascuna unità abitativa. Il sistema è disponibile in configurazione verticale o in configurazione orizzontale. È un’unità di contabilizzazione e distribuzione, da 2 fino a 6 appar tamenti per piano dell’edificio, installata a incasso a muro (nel giro scala, nel cavedio ricavato da progetto, nella centrale termica, ecc.), dove all’interno di un unico armadio, si concentrano i regolatori e i contatori per ogni singolo appar tamento o unità abitativa. Da un unico armadio, con chiusura a chiave, si dipartono tutti i circuiti idraulici alle utenze dello stesso piano. L’accesso fisico al sistema è dato ad esempio al solo amministratore di condominio o all’azienda di gestione del calore, i quali possono monitorare e ripar tire i consumi di ciascuna utenza tramite il proprio PC. Possono inoltre escludere l’alimentazione a determinati utenti, rimanendo nelle par ti comuni dell’edificio. L’inter vento di installazione di Contapiù Evo è possibile anche negli edifici di più vecchia costruzione, con un costo relativamente contenuto per ogni unità immobiliare e proporzionale al numero di terminali. L’armadio in lamiera d’acciaio zincata e verniciata consente l’installazione incassata a parete. La par ticolare verniciatura raggrinzita permette la colorazione con le usuali pitture murali.

GF Piping Systems Italia (GF ALUPEX Spa) e GF JRG durante Mostra Convegno Expocomfort hanno presentato sistemi innovativi per impianti domestici tra cui: • ALUPEX Express GF Piping Systems, tubo collaudato con possibilità di adattamento rivoluzionarie • iKLIMA • iFIT, sistema ad incastro per impianti sanitari e di riscaldamento • INSTAFLEX, sistema completamente in plastica • JRG Sanipex , tubazioni iKLIMA per acqua potabile senza punti morti • ELGEF® Plus, sistema modulare elettrosaldabile con viti integrate • Raccordi in ghisa malleabile • Rubinetteria GF JRG per la sanitizzazione dell’acqua potabile • JRG LegioStop, rubinetterie igieniche • JRG LegioTherm, sistema per il monitoraggio della temperatura. GF ha presentato soluzioni globali per gli impianti di acqua potabile il cui obiettivo è mettere a disposizione acqua potabile per l’utente finale ponendo particolare cura sul trasporto dell’acqua.

Itap ●●●

La connessione rapida, sicura e reversibile Multi-Fit® è il sistema di giunzione innovativo e brevettato, rapido ed economico, particolarmente adatto all’impiego con la linea di valvole e detentori per radiatore e ai collettori ITAP. Recentemente è stato migliorato grazie alla bussola di rinforzo già inserita che elimina la fase del montaggio, riducendo ulteriormente i tempi di installazione. Con Multi-Fit®, l’impiego del tubo multistrato è semplice e veloce: non è un raccordo a pressare, pertanto non servono costose macchine pressatrici né altri utensili speciali, basta una semplice chiave esagonale per ottenere l’economicità del tradizionale raccordo a stringere con l’affidabilità e la velocità di installazione del raccordo a pressare. L’unione ottenuta è sicura, ma anche facilmente reversibile senza che né tubo né raccordo subiscano alcun danno, per procedere all’innesto del raccordo nel tubo non è necessaria alcuna calibrazione dato che la parte iniziale conica del codolo funge da calibratore ed elimina, du-

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rante l’installazione, ogni irregolarità dimensionale o eventuali ovalizzazioni del tubo. Non è necessario infine l’uso di alcun tipo di lubrificante in quanto gli O-ring sono già adeguatamente lubrificati. ITAP ha realizzato inoltre Multi-Fit System, un sistema di distribuzione dell’acqua sanitaria che sfrutta al 100% i vantaggi del multistrato. La rapida installazione è effettuata grazie all’uso di quattro componenti principali: la cassetta universale in plastica per collettori, il collettore componibile di distribuzione con valvole d’intercettazione, il raccordo Multi-Fit® ed il tubo multistrato. Il raccordo Multi-Fit è pertanto adatto per tutti gli impianti realizzati con tubo multistrato: si aggiunge ai già noti raccordi ad innesto rapido Itap-fit, impiegati per la connessione dei tubi in rame, dei tubi in polietilene reticolato e polibutilene.


Nicoll ●●●

Sistemi per il recupero dell’acqua piovana Nicoll propone:

NICOLL HOUSE Sistema per il recupero delle acque meteoriche da re-impiegare per l’irrigazione del giardino o per gli usi domestici non legati all’utilizzo alimentare. La progettazione e l’installazione del sistema seguono le direttive della norma tedesca DIN 1989 che definisce lo standard europeo in materia, con particolare attenzione all’affidabilità degli impianti in termini di sicurezza ed efficienza depurativa dei filtri. Nicoll House riutilizza le acque piovane convogliate, attraverso le grondaie, in una cisterna interrata. Da qui, per mezzo di una pompa, l’acqua precedentemente filtrata viene immessa nel circuito idrico domestico. Il serbatoio da interro in polietilene è progettato in tre varianti da 3, 5 e 10 ettolitri; al suo interno è posizionato un pozzetto autopulente per il filtraggio dotato di una rete in acciaio inox con maglie da 0,7x1,7 mm. L’acqua accumulata viene aspirata mediante la pompa autoadescante fornita di galleggiante con pescaggio a 20 cm sotto il livello dell’acqua: a questa altezza non sono presenti fanghi o sabbia

che potrebbero provocare intasamenti negli ugelli dell’impianto di irrigazione. È previsto, inoltre, un reintegro di acqua potabile e un dispositivo di troppo pieno per una quantità adeguata di acqua sia nei periodi ad alta piovosità sia in quelli più secchi.

WATERLOC Sistema modulare in polipropilene, riciclabile al 100%, ideale per l’accumulo, il drenaggio e il riciclo delle acque meteoriche, che trova applicazione nelle aree verdi e pedonali, nelle zone a traffico sia leggero sia pesante. Si compone di celle alveolari di dimensioni pari a un europallet (1200x800x290), impilabili l’una sull’altra e dal peso ridotto, così da assicurare un trasporto agevole e un’installazione rapida. Una serie di accessori comprendono i connettori per unire e bloccare le diverse celle e una gamma di entrate e uscite che coprono un diametro da 100 a 200 mm: ciò facilita le operazione di pulizia delle tubature ispezionabili anche attraverso un robot. Importanti sono anche i sistemi del controllo del flusso in entrata ed uscita per una perfetta regimentazione delle acque.

AKASISON Sistema di drenaggio sifonico, in materiale plastico, studiato per l’applicazione nell’edilizia commerciale e industriale per l’ottimizzazione del deflusso delle acque meteoriche per super fici piane di grandi dimensioni. Elimina la formazione dei vor tici sfruttando la pressione negativa: all’interno della tubatura viene creata una depressione utilizzando dei collettori d’acqua. Non entrerà aria e si potrà sfruttare al 100% il diametro dei canali di scarico consentendo una velocità di deflusso molto elevata, un minor numero di tubazioni da installare e una maggiore liber tà di progettazione non essendo necessaria alcuna pendenza. Due le opzioni pensate da Nicoll: Akasison L, con tubi in TPHP, per super fici inferiori ai 5000 m² e Akasison XL, con tubature in PE-HD a saldare, per le estensioni superiori ai 5000 m². Il TPHP è un materiale termoplastico ininfiammabile che, grazie alla sua leggerezza e alle giunzioni con colla in gel, consente tempi di installazione ridotti, costi contenuti e una resistenza nel tempo garantita dalla qualità dei materiali.

Pucciplast ●●●

Rapida installazione e risparmio idrico Pucci presenta le quattro nuove placche, caratterizzate da un design innovativo e da linee moderne ed eleganti, create per interpretare al meglio lo stile del bagno contemporaneo. In linea con le precedenti, le nuove placche Pucci sono piccole, ultra-sottili, robuste, resistenti e lavorano sempre in perfetta sintonia con le loro cassette

Pucci. Tra le quattro nuove placche ci sono due eco a doppio tasto (per un grande risparmio idrico), una “classica” sara e una placca speciale per le cassette dei bagni a uso pubblico. Nella linea eco/sara l’azienda, propone la nuova cassetta montaggio rapido. Si tratta di un telaio con cassetta eco/sara pre-montata, che viene

fornita già assemblata. Con due movimenti semplicissimi, è pronta per essere installata. Montaggio rapido consente un’installazione veloce e precisa, con risparmio di tempo e di costi.

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Mostra Convegno Expocomfort Wavin Italia ●●●

CD-4 Il sistema a soffitto CD-4 è la soluzione di riscaldamento e raffrescamento radiante presentata da Chemidro, divisione del Gruppo Wavin Italia. Particolarmente adatto al settore terziario, ma utilizzato anche negli edifici ad uso residenziale, garantisce un’alta resa e rende ancora più interessante l’impiego di pompe di calore a bassa temperatura di mandata. Fiore all’occhiello del sistema Chemidro è la progettazione basata su singolo impianto. Lo schema di posizionamento dei pannelli viene effettuato in modo tale da coprire la maggior parte della superficie, garantendo temperature ambientali ottimali all’interno del locale con un notevole risparmio energetico. Grazie alla sua versatilità, si integra facilmente anche con i punti luce ed eventuali altri impianti presenti a soffitto. Il particolare sistema di aggancio dei moduli permette un’installazione ancora più semplice e veloce da parte dei posatori. La stessa installazione delle superfici radianti, la loro connessione ed il collaudo impianto, avvengono infatti prima della posa delle lastre di finitura in cartongesso. Questo favorisce la netta separazione delle due fasi di lavorazione, evitando dispendio di tempo e risorse.

e da un pratico collegamento ad innesto rapido, che rende il sistema facile da montare. Sono inoltre disponibili dal diametro 32 al 160 mm. Ideale per gli scarichi domestici e pluviali, in quanto può essere utilizzato per lo scarico di acque nere con pH compreso tra 2 e 12, il sistema garantisce affidabilità grazie ai severi controlli interni di qualità, realizzati durante tutto il processo produttivo. I raccordi sono interamente in polipropilene arricchito con cariche minerali, mentre le tubazioni Wavin SiTech® + sono realizzate con tecnologia triplo strato. Lo strato esterno, realizzato in polimeri di propilene, presenta un’elevata resistenza alle sollecitazioni meccaniche esterne ed è resistente agli agenti ambientali. Quello intermedio è composto da copolimeri di propilene con cariche minerali dotate di ottime qualità antirumore. Lo strato interno, in copolimeri di propilene bianchi, è studiato invece per assicurare un’elevata resistenza allo schiacciamento e agli agenti chimici e garantisce il massimo scorrimento dei fluidi, grazie alla superficie liscia, e offre la migliore visibilità interna per ispezione, grazie al colore bianco.

Tigris M1

Wavin Tigris e Wavin Wavin SiTech+ K1 Tigris M1 È il sistema rinforzato e insonorizzante per l’isolamento delle tubazioni di scarico. Costituito da un’ampia gamma di raccordi e tubi, rappresenta l’alternativa per i tecnici termoidraulici rispetto al tradizionale tubo HT. Oltre ad offrire ottime perfomance di insonorizzazione, grazie alle migliorie apportate in termini di mix di materie prime utilizzate e alla nuova costruzione del tubo, il sistema ha rafforzato le caratteristiche di resistenza allo schiacciamento e alle basse temperature, lavorabile fino a -20°C. Durevoli, resistenti alla corrosione e agli scarichi più aggressivi, tubi e raccordi SiTech® + sono caratterizzati da una superficie estremamente liscia, per garantire un buon deflusso delle acque nere, 28 giugno n° 98

Tigris K1

Sono rispettivamente le soluzioni complete di raccordi Press-Fit in materiale sintetico e in ottone per tubazioni multistrato. Caratterizzati da un design brevettato con testa esagonale del raccordo, che riduce significativamente la forza di innesto tubo/raccordo, i sistemi soddisfano i requisiti per la distribuzione delle acque potabili e sono ideali per la realizzazione di impianti di riscaldamento a radiatori o a pavimento in costruzioni civili e industriali (edifici nuovi e opere di ristrutturazione). Grazie al particolare design del portagomma, i raccordi sono dotati di funzione “LeakFree” che assicura in fase di collaudo l’avvenuta pressatura di tutti i rac-

cordi. Nel caso in cui fosse erroneamente non pressata, la giunzione perderà vistosamente durante i test di prova impianto. A differenza del sistema Tigris M1, caratterizzato da una raccorderia in ottone, il corpo del raccordo del Tigris K1 è in PPSU (polifenil sulfone), un tecnopolimero di ultima generazione ad alte prestazioni, con bussole preassemblate in acciaio, che garantisce una resistenza ottimale alle temperature elevate (stabilità dimensionale >200°C, temperatura di lavorazione 360°C), alla corrosione e alle incrostazioni. Wavin Tigris K1 e Wavin Tigris M1 offrono una gamma completa di raccordi, disponibili nelle dimensioni di 16, 20, 25, 32, 40, 50 e 63 mm, abbinata ad accessori e attrezzature specifiche che completano il sistema. Entrambe le soluzioni possono essere installate in combinazione tra loro, oltre che con il sistema smartFIX di raccordi ad innesto rapido di ultima generazione. Sottoposti a continui controlli qualitativi interni, i due sistemi sono conformi a tutti i requisiti richiesti dalla norma ISO 21003 (classe 2 e 5) e sono approvati dal DVGW. ■


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Rinnovabili

Edifici a zero emissioni L’Unione Europea impone l’autosufficienza energetica per le nuove costruzioni, obiettivo raggiungibile attraverso l’integrazione degli impianti alimentati con fonti rinnovabili. Il tema è stato al centro di un incontro organizzato dalla Fondazione EnergyLab, nel corso del quale sono state analizzate le potenzialità di questo approccio e gli ostacoli che ancora ne limitano la diffusione su larga scala.

L

e energie rinnovabili giocheranno un ruolo decisivo nel raggiungimento degli obiettivi al 2020 del Pacchetto clima ed energia dell’Unione Europea, che prevede la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, migliorare del 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Un ruolo che passa necessariamente attraverso la loro integrazione nell’edilizia. Gli edifici sono responsabili per circa il 40% dei consumi energetici complessivi europei, superando in questa classifica industria e trasporti. Non a caso, il settore delle costruzioni è uno sui quali ormai da tempo più si concentra la politica comunitaria, che con la Direttiva 2010/31/EU, Energy performance build-

ings, impone che entro il 2019 gli edifici di nuova costruzione siano a energia quasi zero. Un obiettivo ambizioso, che obbliga a un ripensamento delle pratiche costruttive, ma anche e soprattutto un diverso approccio concettuale al sistema edificioimpianto, concepito come un insieme unico e energeticamente autosufficiente. La sfida si gioca su un duplice piano: il contenimento dei consumi e la generazione di energia necessaria a soddisfare il fabbisogno energetico dello stabile attraverso lo sfruttamento delle fonti pulite. Le rinnovabili passano così da elemento di arricchimento dell’edificio a strumento centrale per una nuova strategia dell’abitare sostenibile. Ma quale potrà essere il futuro delle energie rinno-

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Rinnovabili

Re g ione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia TTA Bolzano TTA Trento Toscana Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale

Anno iniziale di rife rime nto 164 91 219 286 282

2012 275 177 357 539 576

2014 319 215 416 641 695

2016 371 257 482 760 831

2018 437 305 561 906 999

2020 526 365 664 1.100 1.222

185 412 103 1.308 94 70 1.088 299 146 208 441 406 602 167 293 432 7.296

263 649 198 1.778 234 121 1.254 632 335 517 440 427 894 223 284 690 10.861

294 733 233 1.954 290 144 1.301 782 422 649 440 436 1.016 245 280 792 12.294

331 845 276 2.176 354 168 1.387 943 515 796 444 449 1.155 272 278 913 14.001

378 993 333 2.471 434 198 1.517 1.128 618 967 453 469 1.326 307 280 1.065 16.142

441 1.196 413 2.885 540 236 1.709 1.354 743 1.183 470 501 1.554 354 286 1.271 19.010

vabili in edilizia? Quale il ruolo di questo settore industriale nei prossimi anni? A queste domande si è cercato di dare risposta nel workshop Lo sviluppo delle energie rinnovabili negli edifici, organizzato dalla Fondazione EnergyLab e svoltosi lo scorso ottobre presso l’Università Milano-Bicocca, che ha visto la partecipazione in qualità di relatori rappresentanti di primo piano del mondo accademico, delle imprese, della ricerca e degli enti locali.

UN PROCESSO VIRTUOSO «L’evoluzione delle tecniche costruttive e la disponibilità di materiali più performanti oggi permettono di realizzare stabili con consumi energetici molto bassi - ha spiegato Ar turo Lorenzoni, Research Director dello IEFE dell’Università Bocconi di Milano -. Tuttavia, non è sufficiente, perché occorre anche alimentarli in maniera sostenibile. Ecco che l’integrazione degli impianti che utilizzano fonti pulite nelle strutture edilizie può essere la chiave vincente». A rendere questa strada praticabile è stata la maturazione delle tecnologie, favorita dai grandi investimenti degli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda fotovoltaico e biomassa, e da un forte avanzamento sul piano industriale. Questo ha reso disponibili soluzioni in grado di coprire ogni esigenza di approvvigionamento dell’abitazione, come pompe di calore, impianti geotermici, sistemi a biomassa, solare termico e fotovoltaico, e a costi ormai alla portata delle tasche della maggioranza degli italiani. Basti pensare alla caduta dei prezzi degli impianti fotovoltaici, passati dai circa 7.000 euro per kWp di qualche anno fa agli attuali 3.000.

Tab.1: Il tragitto delle energie rinnovabili verso il 2020

GLI OSTACOLI Se costi e tecnologie non rappresentano più un problema, restano ancora alcuni nodi da sciogliere su aspetti che finora hanno ostacolato lo sviluppo su grande scala di questo processo virtuoso. «Occorre, in primo luogo, un cambiamento culturale – ha spiegato Andrea Brumgnach, Consigliere ANIE/GIFI (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane) . Molti progettisti non hanno ancora recepito fino in fondo l’idea che l’edificio debba essere autoalimentato dal punto di vista energetico. Un altro punto debole è rappresentato dalle istituzioni pubbliche che hanno investito risorse assolutamente inadeguate, considerando la complessità dei processi di autorizzazione, per la realizzazione degli impianti. Si denota, inoltre, una totale assenza di pianificazione, che si evince anche dall’alta produzione normativa, spesso fonte di fraintendimenti e confusioni, per non parlare dall’incertezza sui meccanismi di incentivazione, sia per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, sia a sostegno delle rinnovabili, che continuano ad essere oggetto di revisioni e di modifiche che rischiano di far crollare il mercato». Fattori che pesano e che spiegano le anomalie riscontrabili dallo sviluppo del settore nel nostro Paese. Per quanto riguarda il solare termico, ad esempio, le installazioni nel periodo 2008-2010 (ultimo anno per il quale al momento si hanno dati definitivi) sono cresciute a un tasso intorno ai 400.000 m2 annui, equivalenti a una potenza di circa 280 MWth. «Il punto è che il 60% del mercato è concentrato nelle regioni del Nord Italia, mentre solo il 13% al Sud, nell’area dove la fonte

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Rinnovabili

Mix delle FER nell’ottica della Climate Action della Regione Lombardia

solare è più abbondante – ha spiegato Lorenzoni . Inoltre, la superficie di collettori installati per abitante ci vede ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi dell’area mediterranea, per non parlare dell’Austria, leader europeo in questa classifica, a sottolineare quanto sia lungo il percorso culturale ancora da compiere».

LE POTENZIALITÀ Eppure le potenzialità di questa fonte sono notevoli. A questo proposito Assolterm, l’Associazione italiana del solare termico, propone come obiettivo al 2020 una quota di installato in una forchetta compresa tra i 200 e i 700 kWhth per 1.000 abitanti, una quota ragionevole dal punto di vista industriale, ma difficilmente raggiungibile se il settore solare non si adegua. A supporto, l’associazione propone l’introduzione di un meccanismo di incentivazione per le energie termiche simile a quello in vigore per il fotovoltaico, ovvero con un sistema di tariffe che vadano a premiare la produzione di kWhth puliti. Una soluzione, del resto, già prevista dal Decreto 28/2011, ma per la quale ancora si attende l’apposito decreto attuativo. Un altro potenziale importante è rappresentato dalle biomasse, il cui sfruttamento per la produzione di energia termica richiede però l’impiego di caldaie ad alto rendimento (95%) a fronte di una capacità produttiva degli attuali sistemi molto limitata e intorno al 20%. «Considerando che in Italia la superficie boschiva è raddoppiata dal dopoguerra, sarebbe relativamente facile poterla gestire con la creazione di infrastrutture sul territorio – ha spiegato Lorenzoni -. Il modo più efficace prevede la costruzione di impianti di teleriscaldamento nelle zone montane, o l’installazione di caldaie nei grandi condomini in sostituzione dei bruciatori alimentati con combustibili fossili». Infine, il fotovoltaico, la cui integrazione nelle strutture architettoniche costituisce ormai uno sbocco 34 giugno n° 98

obbligato per il futuro dello stesso settore, dopo il boom del mercato dovuto soprattutto alla realizzazione di grandi parchi solari. Una tendenza che è andata mutando nel corso degli anni, con una rinnovata attenzione per le installazioni di dimensioni più contenute. «Nel Conto Energia del maggio 2011, il legislatore ha posto un deciso freno allo sviluppo degli impianti di grande taglia, concentrando invece la propria attenzione su quelli di piccola-media taglia sugli edifici - ha spiegato Andrea Brumgnach -. Non è casuale, dunque, che il mercato residenziale stia vivendo una fase di fortissimo sviluppo, che continuerà nei prossimi anni».

I VANTAGGI Che le rinnovabili rappresentino una soluzione efficace e conveniente lo dimostra la straordinaria crescita a livello mondiale del settore, tanto che nel 2011 per la prima volta gli investimenti in energie pulite hanno superato quelli nelle fonti tradizionali. Ora si tratta di far crescere il loro mercato anche nel comparto domestico. L’integrazione architettonica è la via privilegiata per raggiungere tale obiettivo, anche perché in grado di assicurare grandi benefici economici agli utilizzatori. «Lavorando sull’arco di vita della costruzione il costo di investimento è più basso rispetto a quello dell’alimentazione tradizionale/fossile – ha spiegato Giuliano Dall’O’, docente del Politecnico di Milano -. Rispetto a queste ultime, inoltre, risolvono diversi problemi, quali la variabilità dei costi di gestione dovuta all’andamento del prezzo delle materie prime, la sicurezza di approvvigionamento e rappresentano un volano per la crescita delle filiere locali». Un altro vantaggio è la diversificazione delle fonti: con le rinnovabili non abbiamo più un unico modo per produrre energia, ma possibilità diverse a seconda delle risorse disponibili su un territorio. Infine, la versatilità delle tecnologie, che possono essere combinate per soddisfare tutte le


Rinnovabili

esigenze energetiche dell’abitazione in modo altamente efficiente: l’elettricità generata con il fotovoltaico, ad esempio, può essere utilizzata per alimentare direttamente pompe di calore che producono energia termica, mentre il solare termico, oltre a produrre acqua calda per usi sanitari e per il riscaldamento, può essere impiegato per la produzione di acqua refrigerata per il condizionatore. «Considerazioni che ci permettono di affermare che il raggiungimento dell’autosufficienza non è un obiettivo utopico, ma decisamente raggiungibile – prosegue Dall’O’ -. Certo, questo richiede anche un serio ragionamento su come si costruiscono gli edifici, per impostare a tale riguardo un discorso basato sulla qualità, strategia vincente dal punto di vista industriale, oltre che ambientale». Requisito cruciale per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 è che gli edifici abbiano caratteristiche energetiche molto elevate, insomma che rientrino nelle classi di prestazioni più alte, A+ o A. Se ciò è facilmente ottenibile per le nuove costruzioni, per le quali le normative già prevedono requisiti energetici molto stringenti, sussiste, tuttavia, il grosso problema delle costruzioni esistenti, che nella quasi totalità presentano per formance energetiche scadenti. «Sanare questa situazione non è semplice, in quanto richiederebbe pesanti inter venti di ristrutturazione - conclude Dall’O’ -. Tuttavia, ci sono soluzioni che possono offrire un impor tante contributo nel limitare le dispersioni e gli sprechi di energia. Ad esempio, la sostituzione dei serramenti, con l’inserimento del doppio vetro, un inter vento non invasivo con un impor tante potenziale di risparmio. Un’altra ha a che vedere con la sostituzione dei generatori di calore, favorendo un’evoluzione verso la caldaia a condensazione».

ENEA

Progetti per la certificazione degli installatori

igitando in un motore di ricerca internet “installatori fonti rinnovabili di energia”, si trovano circa 300.000 voci in meno di un secondo. Ma come queste informazioni possono tradursi in conoscenze dell’individuo e quindi in capacità di eseguire un’installazione ad opera d’arte? Chi definisce il percorso che tale installatore deve fare per avere la sua competenza riconosciuta dalla propria regione, dalle altre regioni e dagli altri paesi europei? Sono tre i requisiti fondamentali che definiscono la figura del buon iunstallatore: conoscenza, abilità e competenza. Requisiti sempre più indispensabili per il settore energetico, un mercato sempre più orientato verso

D

IL CASO DELLA LOMBARDIA Se efficienza energetica e generazione di energia pulita sono la chiave per raggiungere gli obiettivi al 2020, tradurli in politiche concrete spetta anche alle Regioni. Per quanto riguarda la Lombardia, le proiezioni dei dati energetici relativi al 2010 mostrano come i consumi nel settore civile (residenziale più terziario) abbiano raggiunto il 45% del totale. Alla luce di tale situazione, e delle sue ricadute sulla qualità dell’aria, si comprende come la politica energetica della regione si sia concentrata in particolare sulle rinnovabili termiche. Una soluzione quasi obbligata è il teleriscaldamento, che ci spinge a dover ragionare su un maggior impiego delle biomasse, non puntando solo a un incremento quantitativo delle masse da combustione, quanto piuttosto su tecnologie più efficienti per il loro sfruttamento – spiega Mauro Brolis, Dirigente Energia e Ambiente, CESTEC -. A tal proposito la Regione sta portando avanti il progetto europeo BioEnerGIS, che si propone di favorire l’utilizzo sostenibile delle biomasse su scala regionale, grazie all’impiego di un sistema informatico basato su un’interfaccia GIS (Sistema Informativo Geografico) e il programma BIOPOLE che elabora i dati raccolti sul territorio per produrre delle mappe di localizzazione di potenziali nuovi impianti a servizio di reti di teleriscaldamento». La Regione Lombardia, inoltre, ha provveduto a semplificare la legislazione sulla geotermia a bassa temperatura, provvedimento che ha portato al raddoppio del numero di installazioni nell’ultimo anno e mezzo. A breve, inoltre, verranno pubblicate le Linee Guida Regionali sulle Fonti Rinnovabili, legate a tutto il processo autorizzativo determinato dal Dgl. 387/03, mentre il nuovo Programma Regionale porterà al monitoraggio e alla registrazione delle fonti energetiche rinnovabili. ■

l’impiego di tecnologie avanzate e l’offerta di servizi innovativi. Già nel 2009, prima ancora che la direttiva 28 sulla promozione delle fonti rinnovabili di energia fosse emessa, la Commissione Europea ha finanziato il progetto Qualicer t (www.qualicert.enea.it), proposto da tutte le associazioni europee di fonti rinnovabili di energia e dall’industria edile, che hanno messo a punto il “manuale Qualicert” per individuare conoscenze, abilità e competenze che gli installatori di piccoli impianti di fonti rinnovabili devono possedere. Il manuale individua i punti essenziali per la creazione di un sistema di certificazione o qualifica equivalente: • possedere conoscenze teoriche

• possedere abilità pratiche • dimostrare competenza nel settore specifico • audit sulle installazioni • criteri per il rinnovo • regole per la revoca. ENEA ha messo a punto gli schemi dettagliati per tutti i percorsi di installatori di fonti rinnovabili di energia all’interno di un altro progetto finanziato dal programma Leonardo da Vinci (www.compener.enea.it) ed approfondirà, all’interno del progetto Build up skills-Italy, sempre finanziato in ambito europeo, la strategia nazionale per raggiungere dei profili condivisi che siano accettati a livello nazionale ed europeo (www.buildupskillsitaly.enea.it).

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speciale solare termico Elettrotecnica Santerno ●●●

Inverter per impianti residenziali e commerciali L’inverter Santerno Sunway MX S, monofase, senza trasformatore con una gamma da 2 a 9 kWp è leggero e plug&play; il grado di protezione IP 65 lo rende perfetto per applicazioni outdoor. La comunicazione con l’inverter è resa facile e comoda dall’applet per telefoni cellulari e da un Touch Screen a colori con applicazione Twitter integrata, in tal modo il risparmio energetico può essere comunicato sui social network in ogni momento. Grazie al suo innovativo telecontrollo, con Web server completamente integrato, i clienti sono in grado di monitorare in tempo reale la produzione del proprio impianto da remoto. Gli inverter sono forniti con una garanzia di 5 anni e 6 mesi, ma in caso di guasto il “Tasto Chiamami” abilita l’assistenza tecnica in tempo reale, gli installatori possono quindi fornire un servizio completo h24 ai propri clienti, un’opportunità per continuare il business per i prossimi 20 anni.

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Accumulatori termici a stratificazione Comisa, attiva nella ricerca di soluzioni innovative per un impiego efficace delle fonti di energia rinnovabile, presenta la serie Comisa Straticom: una linea innovativa di accumulatori termici a stratificazione brevettati, che ottimizzano l’efficienza energetica di sistemi in pompa di calore e solare termico, garantendo sempre un quantitativo sufficiente di acqua ad alta temperatura per la produzione di ACS. L’accumulatore immagazzina il surplus di potenza per

renderla disponibile in seguito, evitando così continui cicli di inserimento della sorgente di calore. Se integrato con sistemi di riscaldamento radiante presenta un alto rendimento dell’impianto solare anche nella fase invernale con conseguente riduzione del consumo di energia. In estate inoltre, grazie all’impiego degli accumulatori Straticom, l’impianto solare consente la coper tura totale del fabbisogno di ACS.


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Componenti per il solare IVAR, specializzata da quasi tre decenni nella produzione di componenti per il riscaldamento e per la distribuzione di acqua calda sanitaria, propone un catalogo completo di componenti per la realizzazione di impianti ad altissima efficienza per lo sfruttamento di energia solare, idrotermica e aereotermica mediante pompe di calore. Nel campo dell’energia solare l’azienda propone collettori solari piani e a tubi evacuati, stazioni solari complete di piccola, media e grande taglia, oppure con scambiatore solare incorporato e la possibilità di effettuare una stratificazione meccanica sull’accumulo. Per il completamento della centrale termica dispone inoltre di una gamma completa di accumuli sia di acqua sanitaria sia di acqua tecnica a cui abbinare differenti taglie di produttori sanitari esterni istantanei gestibili anche in cascata, che consentono di eliminare i problemi dovuti alla proliferazione dei batteri della legionella connessi allo stoccaggio di volumi di acqua sanitaria. IVAR propone anche una gamma completa di pompe di ca-

Viessmann ●●●

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lore ad altissima efficienza sia aria-acqua sia acqua-acqua. Tra le pompe di calore aria acqua propone anche macchine con compressori che sfruttano la tecnologia dell’iniezione di vapore per estenderne il campo di funzionamento a condizioni di esercizio più gravose, nella versione monoblocco e splittata. Tutte le pompe di calore IVAR aria-acqua e, su richiesta, anche le acqua-acqua, sono reversibili e sono disponibili nella versione a quattro tubi, con circuito indipendente per la produzione di acqua ad alta temperatura (per produzione acqua sanitaria).

Grazie alla sua ampia gamma di pannelli solari, Viessmann offre diverse opportunità per chi decide di investire in un moderno impianto di riscaldamento, che oggi non può più prescindere dalla presenza di un impianto solare, in campo residenziale così come nel caso della generazione di calore per i processi industriali. Vitosol 200-F è il pannello solare piano di Viessmann realizzato interamente con materiali riciclabili ed eco-compatibili, disponibile nella versione da 2,3 m². Si distingue per l’eccellenza della qualità, la lunga durata, l’elevata affidabilità e l’elevato grado di rendimento unito alla resistenza agli agenti atmosferici. Si presta all’installazione in senso orizzontale e verticale consentendo, grazie alle sue peculiarità costruttive, di installare numerosi collettori in batteria con semplice allacciamento unilaterale. A questo si affianca il modello a tubi sottovuoto Vitosol 200-T, disponibile nella versione da 2 e 3 m², raccomandato per qualsiasi utenza e ideale per la produzione di acqua calda sanitaria, di acqua calda di piscina, per l’integrazione del riscaldamento e la produzione di calore di processo, con eccellenti prestazioni che lo contraddistinguono anche nelle condizioni più impegnative. Le dispersioni di calore sono infatti ridotte rispetto a quelle della versione con superficie piana, grazie al sistema sottovuoto. Con questi pannelli, inoltre, è possibile orientare l’assorbitore in modo ottimale verso il sole anche in caso di posizionamento non ottimale, aumentando così i rendimenti. Il programma si completa con la gamma di bollitori e serbatoi di accumulo della gamma Vitocell, la regolazione elettronica Vitosolic e le stazioni solari compatte Solar-Divicon. Ottimo l’abbinamento dell’impianto Vitosol alle caldaie a condensazione Vitodens per uno sfruttamento efficiente della tecnica della condensazione, così come alle pompe di calore Vitocal e alle caldaie a biomassa Vitolig, Vitoligno e ai modelli Köb/Mawera, per raggiungere rendimenti ancora maggiori e massima affidabilità nel pieno rispetto per l’ambiente.

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Nuovi gruppi solari di circolazione TIEMME Raccorderie S.p.A. ha recentemente sviluppato nuovi gruppi solari di circolazione, all’interno dei quali è possibile utilizzare anche pompe ad alta efficienza. La portata può essere gestita elettronicamente mediante il sensore Vortex ed il regolatore elettronico, installato sulla coibentazione. TIEMME ha inoltre brevettato una nuova famiglia di raccordi in ottone chiamata COBRASUN che permette un innesto rapido dei tubi corrugati inox coniugando un’elevata affidabilità tecnica ad un’estrema facilità di installazione. Basta infatti inserire il tubo nel raccordo, e, dopo aver avvertito il «CLACK» che garantisce il corretto posizionamento dell’ogiva sul tubo, si può procedere al serraggio tramite chiavi. Completa l’offerta relativa agli impianti solari termici un’ampia gamma di accessori: dai miscelatori termostatici alle valvole deviatrici, dalle valvole di sicurezza alle valvole jolly, dalle valvole a sfera fino ai più svariati tipi di raccorderia.

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Unità elettrica di riempimento e lavaggio Solar-Push è una potente unità elettrica di riempimento e lavaggio per riempire, lavare e spurgare sistemi chiusi in modo rapido e semplice. Ideale per impianti di energia solare, impianti geotermici e riscaldamenti integrati nel pavimento/nella parete.

STRUTTURA • stabile telaio carrellato di tubolari di acciaio per la massima stabilità • 2 grandi pneumatici per il facile trasporto per l’impiego in condizioni difficili in cantiere • pratico supporto per tubo flessibile • basso peso, ad esempio solo 19 kg • stabile contenitore di plastica della capacità di 30 l, di PE stabilizzato UV, con indicatore di livello, amovibile, per una facile pulizia, con grande apertura per un facile riempimento • pratico coperchio a vite per la rapida apertura e chiusura • l’attacco di ritorno da ¾” con sifone impedisce la formazione di schiuma del fluido all’ingresso nel contenitore di plastica • rubinetto per la facile pulizia e la semplice sostituzione del contenitore di plastica quando si usano fluidi diversi • tubo flessibile resistente alle alte temperature per il collegamento tra contenitore di plastica e pompa • filtro a maglia stretta nel tubo di aspirazione con grande finestra di ispezione, per riconoscere facilmente l’aria rimasta nel circuito e le impurità captate, ad esempio trucioli e residui di brasatura e di saldatura.

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MODELLI ■ REMS Solar-Push K 60 Unità elettrica di riempimento e lavaggio per riempire, lavare e spurgare sistemi chiusi in modo rapido e semplice. Portata ≤ 36 l/min, capacità del serbatoio 30 l. Con pompa centrifuga, resistente alle temperature ≤ 60 °C a carico permanente. Pressione di mandata ≤ 5,5 bar/0,55 MPa/80 psi. Motore a condensatore 230 V, 50 Hz, 860 W. 2 tubi flessibili telati trasparenti di PVC ½” T60, ognuno lungo 3 m, resistenti alle temperature ≤ 60 °C. ■ REMS Solar-Push I 80 Unità elettrica di riempimento e lavaggio per riempire, lavare e spurgare sistemi chiusi in modo rapido e semplice. Portata ≤ 27 l/min, capacità del serbatoio 30 l. Con pompa ad impeller, resistente alle temperature ≤ 80 °C a carico permanente. Pressione di mandata ≤ 6,5 bar/0,65 MPa/94 psi. Motore a condensatore 230 V, 50 Hz, 1000 W. Valvola di scarico della pressione. 2 tubi flessibili telati trasparenti di EPDM ½” T100, ognuno lungo 3 m, resistenti alle temperature ≤ 100 °C.

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saie 2012 La nuova area Green Habitat Bologna, 18-21 ottobre

a nuova area dedicata all’efficienza e sostenibilità in edilizia offrirà una panoramica unica degli sviluppi in ambito tecnico-scientifico, economico e politico-istituzionale. Si tratta di una vetrina internazionale che si aprirà all’interno di Saie 2012 per focalizzare l’attenzione degli operatori professionali sulle tecnologie sui prodotti, sui materiali e sulle best practices dell’edilizia sostenibile. Coordinatore di Green Habitat e delle Giornate dell’Energia è Norbert Lantschner, esperto internazionale di sostenibilità nelle costruzioni e fondatore di Casaclima che ha dichiarato: “Green Habitat è un approccio olistico del progettare, costruire e vivere gli ambienti costruiti, vogliamo operare utilizzando tutti gli strumenti di informazione formazione e dimostrazione coinvolgendo tutti gli operatori del settore”. La nuova iniziativa intende fornire un importante contributo alle sfide del mondo dell’edilizia, principale volano dell’economia. Un incontro importante per urbanisti, progettisti e tecnici, imprese e artigiani, istituzioni e rappresentanti pubblici, mondo della ricerca, associazioni di categoria, ordini e collegi professionali, scuole e consumatori, per l’aggiornamento specifico di un settore in profonda trasformazione. GREEN HABITAT focalizzerà l’attenzione alla riqualificazione urbana ed energetica degli edifici esistenti, con particolare attenzione al patrimonio storico e alle nuove costruzioni e parallelamente offrirà una panoramica delle offerte di lavoro per i greenjobs e istituirà una “Piazza dei Contatti” in cui chi cerca alleanze o knowhow o è alla ricerca di partner per progetti o nuovi territori di azione può attivare nuovi contatti. GREEN HABITAT avrà al suo interno una parte dimostrativa in cui le aziende espositrici mostreranno l’applicazione pratica delle migliori tecnologie legate alla qualità del costruire e ai temi dell’efficienza energetica e ambientale. Un ruolo importante del nuovo concept Green Habitat saranno i convegni e i seminari ricompresi all’interno del programma delle “Giornate dell’Energia” in cui saranno coinvolti oltre che gli operatori professionali anche gli studenti degli Istituti Tecnici e Universitari che si affacciano alle professioni legate al mondo dell’edilizia per creare in loro un’importante motivazione che al di là della futura professione che intraprenderanno coinvolgeranno anche lo stile di vita delle future generazioni. ■

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1.000

Edilizia Pre formati Imballaggio

IPE, Associazione Italiana Polistirene Espanso, ha elaborato l’annuale indagine statistica sull’andamento del mercato italiano dell’EPS per l’anno 2011. Basata sui dati dichiarati dai soci produttori di materia prima, la ricerca fornisce una foto concreta e aggiornata del business italiano dell’EPS (Polistirene Espanso Sinterizzato), suddiviso nelle 3 tecnologie produttive (blocco, preformati e perle sfuse) per i due principali settori applicativi (edilizia e imballaggio) e per gli altri utilizzi finali. Dal 1998 al 2004 il mercato dell’EPS è costantemente cresciuto, in media del 5,6%. Un lungo trend positivo interrotto nel biennio 2005 - 2006 da una lieve riduzione media di circa l’1%. Nel 2007 i consumi totali di EPS hanno registrato un nuovo deciso incremento di oltre il 6%, dato confermato anche nel 2008. Andamento oscillante negli ultimi 3 anni: nel 2009 si è assistito ad un calo di circa il 3% cui è seguita l’anno successivo una buona crescita (+2,1%) e nel 2011, con 141.000 tonnellate, una flessione molto contenuta (-1,4%) anche considerando il periodo di forte crisi economica globale.

A

Pe rle sfuse TOTALE

141.000 143.000 140.000

Consumi per tipologia di EPS e settori di utilizzo

MERCATO 2011 Con 90.000 tonnellate l’edilizia si conferma ancora il principale settore applicativo, pur evidenziando una flessione di circa il 4% rispetto al 2010 legata alla crisi delle nuove costruzioni solo parzialmente compensata dagli incentivi fiscali per l’efficienza energetica che hanno premiato nelle ristrutturazioni le eccellenti proprietà isolanti dell’EPS. Discorso inverso per l’imballaggio che, con un consumo di 48.000 tonnellate, cresce di circa il 4% sul 2010 soprattutto grazie ai preformati che passano da 27.000 a 32.000 tonnellate. ■

Estrusori Banchi di calibrazione Traini Taglierine Avvolgitori Canziani Plastic Machinery Via O. Respighi, 3 - 21010 San Macario (VA) - Italy Tel. +39 0331 234.367 - +39 0331 235.074 Fax +39 0331 235.251 - info@canziani.it

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IIP

Open Day Istituto Italiano dei Plastici, a seguito del proprio recente trasferimento presso la nuova sede in via Velleia 2 a Monza, lo scorso 20 aprile ha organizzato l’IIP Open Day, per incontrare aziende ed istituzioni e far conoscere la nuova sede ed i nuovi programmi dell’Istituto. L’evento ha coinvolto tutti i par tecipanti in un aperto dibattito con ampio e positivo riscontro. L’incontro si è aperto con il saluto di benvenuto del presidente di Unionplast e dell’Associazione IIP, il dott. Giorgio Quagliuolo, ed è proseguito con l’intervento del Direttore Generale dell’Istituto, l’ing. Mauro La Ciacera, che ha illustrato i punti salienti del prossimo piano industriale, collegandoli ad una rapida analisi dei settori in cui esso opera. In par ticolare è stato evidenziato il progetto di connotare in tempi rapidi IIP quale centro di competenza italiano nel campo della certificazione di prodotto/sistema per il settore materie plastiche/gomma e carta. Sono stati illustrati dal dott. Ciro Liguori, IIP Responsabile Certificazione Sistemi, i ser vizi erogati da IIP alle aziende, con par ticolare attenzione agli schemi di certificazione di sistema e prodotto più ricercati in questa fase di mercato: PSV (Plastica Seconda Vita), certificazione energetica secondo schema ISO 50001, schemi di certificazione di prodotto nel settore packaging BRC/Iop e GMP-Fefco. Sono state evidenziate le ricadute e i benefici per le imprese che decidono di cer tificarsi secondo tali schemi/norme. Il dott. Celata, Presidente di Uniplast,

L’

ha centrato il proprio inter vento sull’importanza dell’attività di normazione nel settore delle materie plastiche, evidenziando inoltre quanto gli enti di certificazione, IIP in primis, e le associazioni di categoria della filiera materie plastiche svolgano una funzione di stimolo, di raccordo e di supporto all’ente di normazione per lo sviluppo di normative nuove o maggiormente rispondenti alle esigenze del mercato dei produttori e dei consumatori. Di particolare rilevanza, per le interazioni con il territorio, l’intervento dell’assessore all’edilizia privata del comune di Monza, C. Boneschi, che ha evidenziato la soddisfazione per la scelta operata da IIP nel porre la propria sede nel comprensorio di Monza e per i concreti risultati raggiunti in tempi rapidi da un gruppo di lavoro da lui promosso con le società di gestione delle reti di pubblica utilità, IIP, associazioni di categoria/enti terzi di ispezione, per un miglioramento del processo di qualificazione della progettazione e posa delle reti (principalmente fognarie ed idriche).

Allo stesso modo il dott. M. Manelli, direttore di AIMB, Associazione Industriali Monza e Brianza, ha portato il proprio saluto di benvenuto all’Istituto Italiano dei Plastici sul territorio monzese, illustrando le immediate sinergie che le due entità potranno sviluppare nel campo della formazione tecnica e dell’informazione su temi molto attuali quali, sicurezza, efficienza energetica, qualificazione processi industriali, riduzione impatto ambientale degli stessi. È stato infine presentato il realizzando progetto del laboratorio per la caratterizzazione chimica di materiali per imballaggio plastico/flessibile destinati al contatto con alimenti, attivo dal prossimo autunno. Una concreta dimostrazione della volontà dell’Istituto di espandere la propria azione in settori di mercato in ulteriore fase di sviluppo, confermata dal parallelo progetto di potenziamento tecnologico del laboratorio chimico-meccanico in relazione alla caratterizzazione avanzata dei materiali plastici impiegati nei primari settori merceologici.

➲ n° 98 giugno 43


IIP

Nell’ultima fase dell’evento gli ospiti hanno potuto visitare i laboratori di caratterizzazione fisico-meccanica e di misure fisiche-prestazionali sui manufatti con simulazioni su: • condotte (tubi e raccordi) in materia plastica per il trasporto di fluidi (acque e gas) • serramenti per l’edilizia: porte, finestre, sistemi oscuranti • isolanti termici ed acustici a ribadire l’obiettivo di IIP di promuovere le attività di sviluppo di marchi di prodotto nei settori di riferimento plastica, gomma e carta.

PLAST 2012 Al Plast IIP ha ideato e organizzato il convegno “I marchi di qualità di prodotto e le cer tificazioni come garan-

44 giugno n° 98

zia per lo sviluppo competitivo delle imprese e la sostenibilità ambientale”. In una fase di grande cambiamento e di incer tezza dell’economia, IIP vuole svolgere ulteriormente un ruolo di garanzia e suppor to allo sviluppo competitivo delle imprese del settore dei materiali e manufatti plastici. La valutazione di conformità e i marchi di cer tificazione di prodotto sono gli strumenti attraverso i quali IIP vuole suppor tare lo sviluppo competitivo delle imprese nel rispetto delle esigenze degli utilizzatori e del mercato dei manufatti plastici. Allo stesso tempo lo sviluppo del mercato non può prescindere dalla tutela di un bene comune come l’ambiente. A tale scopo gli schemi di cer tificazione dei sistemi di gestione ambientale e per l’energia (ISO 14001, ISO 50001) e le etichette

ambientali di prodotto come PSV (Plastica Seconda Vita) ed EPD (Environmental Product Declaration), possono aiutare le aziende ad affrontare il mercato riducendo gli impatti sull’ambiente. Al seminario, dopo il saluto del dott. Giorgio Quagliuolo, presidente di Unionplast, l’ing. Mauro La Ciacera, Direttore Generale di IIP, è inter venuto sul tema “Il ruolo della cer tificazione di prodotto ed i marchi di conformità per lo sviluppo sostenibile del mercato e delle imprese”. A seguire gli inter venti del Direttore dell’Area Operations and Technology Management della SDA Bocconi, prof. Enzo Baglieri, sul tema “Competitività sul mercato e marchi di qualità”, e della dott.ssa Loredana Gulino, Direttore Generale area UIBM del Ministero Sviluppo Economico, sul tema “La cer tificazione di par te terza e il ruolo del ministero come garanzia di indipendenza ed imparzialità”. Il dott. Ciro Liguori, responsabile della divisione Sistemi di IIP, ha illustrato più in dettaglio “I ser vizi di certificazione ed ispezione di IIP per la tutela del mercato e la sostenibilità ambientale”. In conclusione la premiazione, a cura di Plastics Europe, con un attestato di eccellenza delle aziende che nel corso dell’anno hanno conseguito più certificazioni di Sistema con IIP.

Accadueo 2012 Ad Accadueo IIP ha organizzato il convegno “Il contributo dei Marchi di qualità alla sostenibilità ambientale e risparmio idrico” in quanto l’acqua è oggi il bene più prezioso dell’umanità e le tecnologie/cer tificazioni a essa legate assumono un rilievo senza precedenti. L’ing. Mauro La Ciacera, Direttore Generale di IIP, ha introdotto i lavori. A seguire l’intervento di PVC Forum Italia sull’argomento “La valutazione del ciclo di vita e l’impatto ambientale delle condotte in PVC”. L’ing. Eugenio Bestetti, responsabile certificazione prodotto di IIP, ha relazionato sul tema ”Sviluppo normativo – aggiornamento sul progetto PE 100 RC”, e in conclusione il dott. Marino Lamperti di Unionplast e IPPR ha illustrato ”Il Libro Bianco sulle tubazioni in polietilene”. ■


PVC Forum Italia Totale 2011

Il consumo di PVC in Italia nel 2011 Il PVC trasformato nel 2011 è stato pari a 730.000 tonnellate con una flessione del 3,9% rispetto al 2010 che riguarda soprattutto il PVC rigido mentre quello plastificato conferma i volumi dell’anno precedente. Si è sostanzialmente tornati ai livelli del 2009. È quanto emerge dallo studio “Il consumo di PVC in Italia – 2011” realizzato da Plastic Consult per conto del PVC Forum Italia. Con circa il 34% del mercato l’edilizia continua ad essere la principale applicazione del PVC anche se con un logico calo dei volumi (245.000 tonnellate) rispetto al 2010 vista la forte crisi del settore edilizio. È continuato il trend negativo del settore delle tubazioni (118.000 tonnellate) aggravato dagli scarsi investimenti in infrastrutture idriche. I profili per infissi e per altre applicazioni, con 111.500 tonnellate, registrano perdite più contenute (intorno al

Ton.

%

Ton.

%

Estrusione tubi* Estrusione profilati per infissi

118.000

16,2

131.000

17,2

21.500

2,9

22.000

2,9

Estrusione altri profilati

90.000

12,3

94.000

12,4

Estrusione film Calandratura Altre tecnologie Export compound To ta le rig id o Rivestimento cavi

3.000 117.500 39.500 25.500 415.000 68.000

0,4 16,1 5,4 3,5 56,8 9,3

3.000 130.000 42.000 23.000 445.000 67.000

0,4 17,1 5,5 3 58,6 8,8

Estrusione tubi/profilati

73.000

10

73.000

9,6

Estrusione film/foglia

19.000

2,6

17.000

2,2

30.000 37.000 40.000 48.000 315.000 730.000

4,1 5,1 5,5 6,6 43,2 100

31.000 39.000 43.000 45.000 315.000 760.000

4,1 5,1 5,7 5,9 41,4 100

Calandratura Spalmatura Altre tecnologie Export compound To ta le p la s tific a to Totale PVC * inclusi tubi per fluidi industriali

Tab.1: Consumo di PVC per tipo e tecnologia (fonte Plastic Consult) 3%). Sembra stazionaria la produzione in Italia di profili per infissi, con una certa quantità di importazione necessaria per soddisfare le richieste di serramenti ad elevata efficienza termica. L’imballaggio copre il 15% del mercato e rimane il secondo settore applicativo con 110.000 tonnellate (erano 119.000 nel 2010).

Totale 2011 Edilizia/costruzioni Imballaggio Elettricità Cartotecnica Mobile/arredamento Tempo libero Agricoltura Calzature/abbigliamento Elettrodomestici Trasporto Telecomunicazioni Diversi* Export compound Totale

Ton. 245.000 110.000 56.500 40.000 32.500 24.000 17.000 13.000 9.500 11.000 16.000 82.000 73.500 730.000

Totale 2010

% 33,6 15,1 7,7 5,5 4,5 3,3 2,4 1,7 1,3 1,5 2,1 11,2 10,1 100

Totale 2010 Ton. 264.000 119.000 57.500 42.000 33.500 26.000 18.000 13.000 9.500 11.500 15.000 83.000 68.000 760.000

% 34,7 15,7 7,6 5,5 4,4 3,4 2,4 1,7 1,3 1,5 2 10,9 8,9 100

* Articoli medicali, usi tecnici, altri (valigeria/pelletteria, lastre espanse, nastri trasportatori, etc..)

Tab.2: Suddivisione del consumo di PVC per settore applicativo (fonte Plastic Consult)

Gli altri settori hanno registrato in media una sostanziale tenuta, alcuni hanno evidenziato un aumento delle produzioni. Segno decisamente positivo (+8%) per il PVC compound destinato alle esportazioni che conferma il buon andamento del 2010. Bene anche le telecomunicazioni. Per quanto riguarda l’utilizzo di PVC da riciclo, i volumi complessivi di scarti pre-consumo hanno subito nel 2011 una flessione contenuta, compensata da un certo aumento dei quantitativi di quelli post-consumo. La produzione totale di riciclato rimane pertanto sugli stessi livelli del 2010 (65-70.000 tonnellate) di cui la componente post-consumo supera di poco il 20%. L’impiego del riciclato da PVC rigido è destinato principalmente alla produzione di tubi (cavidotti, pluviali, sostegni per floricoltura, ecc..), profilati (zoccolini, coprigiunti, angolari per cemento, ecc..) e monofili per spazzole. Per il PVC plastificato, il grosso degli impieghi si ha nella produzione di tubi per giardinaggio, ma vi è anche un discreto consumo anche per membrane impermeabilizzanti e tappetini per auto. Le quantità di PVC trasformato per tipo e tecnologia sono evidenziate in tabella 1, il consumo per settore applicativo è riportato in tabella 2. ■ n° 98 giugno 45


Assocomaplast

Export in forte crescita import stampatrici flessografiche

L’Assemblea dei Soci Assocomaplast, l’associazione di categoria che rappresenta le aziende italiane costruttrici di impianti, macchine, apparecchiature ausiliarie e stampi per la lavorazione delle materie plastiche e della gomma, che ha avuto luogo a giugno nella sala convegni di CESAP, a Verdellino-Zingonia, ha confermato al vertice dell’Associazione per il triennio 2012-2015 il Presidente uscente Giorgio Colombo e alla vice-Presidenza Alessandro Grassi. L’Assemblea ha provveduto anche all’elezione dei Probiviri per il quadriennio 2012-2016, eleggendo Angelo Bianchi (OLMAS), Alessandro Fabbri (COFIT INTERNATIONAL), Gianluigi Fè (ITIB MACHINERY INTERNATIONAL), Camillo Lupi (TECNOMATIC), Mario Piatto (GREEN BOX). Inoltre è stato nominato il Collegio dei Revisori contabili per il biennio 20122014, composto da: Emanuela Balzanelli (F.B. BALZANELLI AVVOLGITORI), Elena Cribiù (CRIZAF) e Fabio Mascherpa (consulente) in qualità di Membri effettivi, Andrea Mariani (IMPIANTI OMS) e Gianni Cazzulo (consulente) come Membri supplenti. Le rilevazioni ISTAT del commercio estero italiano di macchine per materie plastiche e gomma, nel primo trimestre 2012 a confronto con l’analogo periodo 2011, mostrano una ancora consistente progressione del 17% all’export, pur con un moderato rallen46 giugno n° 98

e x port

2011

2012

2011

2012

2.262

4.019

20.427

22.677

impianti per mono e multifilamenti macchine a iniezione estrusori e linee di estrusione

238

508

6.665

12.387

16.153

17.408

19.357

27.001

4.545

7.853

54.687

60.064

macchine per soffiaggio

5.303

1.937

24.909

29.859

391

1.851

13.242

13.112

425

375

6.227

6.394

3.208

1.453

16.064

18.645

1.778

2.858

30.180

37.025

213

203

7.811

8.057

856

865

5.207

4.933

962

381

3.386

3.477

189

277

3.671

9.635

435

643

2.738

3.280

4.724 30.623 55.580 127.885

6.607 37.849 71.152 156.239

70.627 87.959 125.773 498.930

80.603 78.491 168.613 584.253

termoformatrici presse per pneumatici e camere d'aria presse macchine per formare o modellare, altre macchine per resine reattive macchine per materiali espansi attrezzature per riduzione dimensionale mescolatori, impastatori e agitatori taglierine e macchine per taglio altre macchine parti e componenti stampi totale

Import-export italiano di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma (gennaio-marzo - 000 di euro) tamento rispetto ai quarti precedenti. In particolare, è migliorato l’andamento delle vendite all’estero di stampi e macchine per soffiaggio mentre il trend per le linee di estrusione, le macchine e iniezione e quelle per formare e modellare ha mostrato un tendenziale indebolimento, pur rimanendo di segno positivo. Al contrario, si è verificato un incremento sensibile dell’import, soprattutto in funzione di maggiori acquisti di stampi ed estrusori. Relativamente ai principali Paesi di

destinazione delle esportazioni italiane, si segnala il +19% delle vendite alla Germania (per un valore poco sotto i 90 milioni di euro, per i 2/3 costituiti da stampi), sempre al primo posto nella classifica, e lo speculare 19% delle forniture alla Cina, che perde quindi una posizione, fermandosi alla terza, con circa 34 milioni. Le vendite verso la Francia (seconda) sono aumentate del 37%, quelle verso gli Stati Uniti (al quarto posto) del 34%, la Polonia del 30%, il Brasile del 28% e la Turchia del 17%. ■


Estrusione

Specialisti del fine linea Lo scorso gennaio il gruppo Dosi tramite Baruffaldi Plastic Technology di Ferrara ha perfezionato l’acquisizione di Primac di Fusignano di Ravenna, specializzata nella produzione di macchine speciali e sistemi per il processo di estrusione. Grazie alle sinergie con le altre realtà del gruppo, l’azienda si propone come una delle realtà più complete per questo tipo di lavorazioni, puntando ad affermarsi sui nuovi mercati dei Paesi in via di sviluppo.

F

orte specializzazione nei processi di fine linea dell’estrusione, capacità di sfruttare le sinergie tra le realtà del gruppo, investimenti in ricerca e sviluppo di soluzioni innovative e utilizzo delle più avanzate tecnologie di produzione. Punta su questi pilastri il gruppo Dosi per affermarsi come una delle realtà più dinamiche nel campo della produzione di tecnologie per l’estrusione delle materie plastiche. La storia del gruppo comincia nel 1929, quando viene fondata L’Officina da Fabbro Dosi. Oggi la Dosi Costruzioni Meccaniche, esegue carpenterie medio pesanti con una forte specializzazione nelle lavorazioni meccaniche di alesatura ad alto profilo tecnologico, settore nel quale l’azienda riesce ad imporsi per la capacità di eseguire lavorazioni estremamente precise nelle geometrie prismatiche, grazie all’impiego delle tecnologie meccaniche di ultima generazione. L’ingresso nel settore delle macchine per le materie plastiche è nel 2008, quando viene acquisita Baruffaldi Plastic

Technology di Ferrara, storica azienda che da oltre 50 anni opera nella produzione di filiere e macchine per l’estrusione dei profili plastici. «Operazione che da un lato ci ha permesso di differenziare le attività, dall’altro di estendere la nostra presenza su nuovi mercati geografici - spiega Alberto Dosi, Managing Director del Gruppo Dosi -. La caratteristica di Baruffaldi è di proporre prodotti di nicchia, grazie ai quali ha conquistato un’ottima reputazione a livello mondiale, in particolare nello sviluppo e produzione di macchine e sistemi per lavorazioni come punzonatura, taglio e fresatura dei profili. Baruffaldi è specializzato negli impianti per la produzione degli avvolgibili e per la punzonatura delle canalette elettriche da cablaggio ed installazione». Infine, tra la fine del 2011 e l’inizio del nuovo anno è stata perfezionata l’acquisizione di Primac, la cui sede è a Fusignano (Ravenna), con la quale il gruppo ha completato la propria offerta di tecnologia per l’estrusione, ora estesa anche al comparto delle tubazioni in materie plastiche.

TECNOLOGIE PER IL FINE LINEA Primac, infatti, è un’azienda con una grande specializzazione nella produzione di soluzioni per il fine linea dell’estrusione dei tubi. L’ampia gamma di tecnologie copre tutte le esigenze di questa fase di processo e comprende vasche di calibrazione sottovuoto per singola e doppia estrusione, vasche di raffreddamento, gruppi di traino, taglierine con diversi sistemi di taglio (ad inseguimento, con dischi o coltelli planari, per il taglio del tubo corrugato con ricerca in automatico al centro della gola), oltre ad apparecchiature per il collaudo dimensionale dei tubi e attrezzature per l’applicazione del rivestimento sulle tubazioni in PE per drenaggio. Tra le tecnologie di punta, i sistemi per la fessurazione e per la foratura delle tubazioni corrugate. Nelle prime rientrano le fessuratrici automatiche della serie FS, a rotore rotante a 2,3 o 4 gruppi di lame di fessurazione, per tubi in PE da 110 a 1.200 mm di diametro. I sistemi sono dotati di controllo elettronico dell’angolo di fessurazione,

n° 98 giugno 47


Estrusione che può essere regolato in funzione dei diametri dei tubi da lavorare, rendendo l’operazione del cambio diametro molto semplice e veloce, e di banco di alimentazione tubi e supporti per la tubazione in entrate ed uscita. Le perforatrici serie PR, invece, coprono diametri da 50 a 400 mm. La particolarità di queste macchine è di eseguire l’operazione di perforazione con utensili ad asportazione automatica del materiale, sincronizzata all’interno della corrugazione. Per garantire elevate produttività, inoltre, i perforatori dispongono di dispositivi automatici per l’apertura degli utensili che evitano il fermo della linea. «Sempre nel campo delle lavorazioni del tubo corrugato in PP e PE, proponiamo una delle tecnologie più innovative. Si tratta della S.R.M., una macchina per la giunzione dei tubi che esegue in automatico l’accoppiamento del manicotto e dotata di sistema, protetto da brevetto, di saldatura a riporto - spiega Dosi -. Una soluzione ad elevato rendimento, con il miglior rappor to investimento/prestazioni, disponibile per diametri da 400 a 1.200 mm e per barre della lunghezza di 6 e 12 m. A questa si aggiungono soluzioni più tradizionali, rappresentate dai sistemi di giunzione IAM realizzate sia nella versione per l’introduzione dell’anello di tenuta e del manicotto, sia per l’inserimento con saldatura per fusione».

SVILUPPO DELLE SINERGIE L’acquisizione della società rientra nel piano di crescita portato avanti dal gruppo e rafforza una scelta industriale che ne rappresenta uno dei punti di forza: la specializzazione nella progettazione e realizzazione su misura di tecnologie e macchine speciali, attività fortemente orientata su mercati di nicchia, ma ad alto valore aggiunto. Decisivo per il raggiungimento di tali obiettivi è mettere a frutto le grandi sinergie, sia a livello di lavorazioni sia di progettazione e commerciale, che si possono attivare tra Primac e Baruffaldi. Un’opportunità decisiva per sviluppare nuove soluzioni in grado di rispondere sempre meglio alle richieste e alle esigenze del mercato. «In una fase economica nella quale le aziende hanno sempre meno risorse da investire, le principali richieste dei produttori di tubazioni e profili sono orientate verso macchine che garantiscano alti rendimenti e molto flessibili, in grado di coprire diverse esigenze di produzione, e con tempi di ammortamento brevissimi - prosegue Dosi -. Riteniamo, grazie alle competenze accumulate dagli uffici tecnici delle nostre aziende, di poter soddisfare pienamente questa domanda. Del resto, gran parte delle tec-

48 giugno n° 98

nologie che proponiamo già rispondono a tali requisiti. È una sfida molto importante alla quale, nonostante l’acquisizione sia stata conclusa di recente, stiamo già lavorando: al momento, ad esempio, stiamo sviluppando brevetti nel campo dell’estrusione del tubo in parete multipla per la realizzazione di un sistema che consentirà la produzione di tubazioni in polipropilene con una più elevata resistenza allo schiacciamento rispetto alle soluzioni oggi presenti sul mercato, pur utilizzando una minore quantità di materia prima». Altrettanto impor tanti i risvolti commerciali. «Coprendo l’intera gamma dell’estrusione, inoltre, possiamo proporci sul mercato come fornitori completi, requisito essenziale in particolare per aggredire i nuovi mercati dei Paesi in via di sviluppo, dove ancora non esiste una forte specializzazione tra produttori di profili e di tubazioni, nel senso che le realtà che operano in quelle aree in genere sono attive in entrambe i comparti - spiega Dosi -. Senza considerare che l’integrazione delle attività di acquisizione, lavorazione e montaggio porterà enormi benefici anche sotto il profilo dei costi di produzione».

LA VOCAZIONE ALL’EXPORT Con questo bagaglio di competenze e tecnologie, il gruppo punta a rafforzare la propria presenza sul mercato, con l’obiettivo di proseguire la sua espansione all’estero. «Storicamente siamo una realtà con una forte vocazioni ad operare sui mercati internazionali, considerando che la maggior parte del nostro fatturato, pari a circa 10 milioni di euro, viene realizzato fuori dall’Italia. Nel corso degli ultimi anni la nostra presenza dai tradizionali mercati europei e mediorientale si è estesa anche alle aree dell’Estremo Oriente e del Sud America, in particolare verso le potenze economiche emergenti, Cina, India e Brasile, dove ad esempio siamo ORA presenti con una filiale diretta, Primac do Brasil, con sede a San Paolo - conclude Dosi -. Paesi che vivono una fase di forte espansione e dove gli investimenti in infrastrutture come reti acquedottistiche, fognarie, sistemi di drenaggio, sono destinati a crescere nei prossimi anni, offrendo grandi possibilità di sviluppo alle aziende che sanno lavorare bene. In questa politica intendiamo anche stringere rapporti di collaborazione, a tutti i livelli, di ricerca, industriale e commerciale, con gli altri grandi player italiani ed esteri del settore, in modo che, conservando sempre la nostra logica specialistica e di nicchia, possiamo andare a completare la gamma e gli assortimenti proposti da queste importanti realtà». ■


IPM Ad maiora! Grande festa a Lugo (RA) per i 25 anni di IPM lienti, fornitori, dipendenti. Tutti insieme per celebrare con gioia il successo di un’azienda che è stata in grado, in breve tempo, di farsi conoscere in tutto il mondo. “Insieme” - ci ha tenuto a sottolineare Silvia Geminiani che, con Claudio Argnani e Bruno Barabani, nel 1987 fondava la Italian Plastic Machinery; un sogno ambizioso che con entusiasmo, talento e passione si è realizzato. È stato proprio grazie alla collaborazione di tutti che IPM ha ottenuto il successo oggi riconosciuto e che la pone fra le aziende più rappresentative nel panorama italiano delle materie plastiche. Un brand che rappresenta l’orgoglio di essere italiani e la filosofia di lasciare un mondo migliore rispetto a quello che si è trovato; su questi due punti cardine è stata proprio Silvia a guidare il gruppo dei partecipanti in una giornata piacevole sia per l’accoglienza, sia per Galla Placidia, la location, e il Concerto commemorativo. Ciò che ha colpito tutti sono state le emozioni, che spesso non rientrano

C

di Liliana Pedercini

nel programma di un anniversario aziendale. In particolare, l’emozione con cui Silvia simbolicamente abbracciava tutti i dipendenti e la sincera armonia con cui le diverse categorie di invitati si sono amalgamate in un applauso ideale, tutto dedicato a quei tre ragazzi che “ci hanno voluto provare” e ci sono riusciti. IPM progetta e produce macchine ed impianti automatici per l’estrusione di tubi in plastica, più precisamente traini, gruppi di taglio, bicchieratrici automatiche e semiautomatiche per tubi PVC e PP. Recentemente la gamma è stata ampliata con una serie di macchine dedicate all’estrusione e alla lavorazione dei profili in plastica. Importanti gli impianti di confezionamento e palettizzazione automatica, oltre a fessuratrici, perforatrici, filettatrici, impianti di curvatura, termoformatrici per la realizzazione di tubi per pozzi, drenaggio, passaggio cavi elettrici e molto altro ancora. La novità sono le bicchieratrici per tubo PE e PP corrugato: bicchiere rigido, affidabile, senza ritiri. La vera forza di IPM rimane il lavoro in team con il cliente: molte sono le macchine speciali personalizzate di cui IPM può vantare la realizzazione esclusiva sulla base delle precise esigenze del committente. Claudio Laconelli è entrato in collaborazione con IPM costituendo nel 2000 una propria azienda unitamente ai tre soci IPM. L’obiettivo era promuovere ed allargare il commercio internazionale di macchine per tubi di plastica in Nord Europa, nei paesi Ex URSS e Turchia. Un connubio riuscito che gli ottimi risultati raggiunti hanno rafforzato. Grande cena di gala finale, molta gioia e una promessa: “abbiamo ancora molto da fare e sempre lo stesso entusiasmo!” Noi ci crediamo, per questo diamo appuntamento al prossimo anniversario ai nostri simpatici 3 moschettieri che poi, come tutti sanno, sono diventati quattro! ■ n° 98 giugno 49


Plast 2012

All’insegna dell’internazionalizzazione O ltre 1.500 espositori provenienti da tutto il mondo, più di 3.500 macchine ed attrezzature esposte nei 6 padiglioni, oltre 55.000 visitatori, dei quali 18.000 provenienti dall’estero. Si è chiuso con un bilancio molto positivo Plast 2012, tra le più importanti manifestazioni europee dedicate all’industria delle materie plastiche e della gomma, svoltasi lo scorso maggio a Milano. L’evento è stato anche l’occasione per fare il punto sull’andamento del settore, confermando le diverse ombre che gravano sull’industria delle materie plastiche, ma anche qualche segnale di miglioramento. Il ristagno del mercato italia-

no, penalizzato dalla recessione in atto, è infatti in parte compensato dal dinamismo dei mercati esteri, come dimostrato anche dall’accresciuta presenza di visitatori esteri e del numero dei Paesi di provenienza (121 contro 114 dell’edizione 2009) e dalla presenza di una trentina di delegazioni straniere. Nonostante il calo della presenza italiana, -14% sul 2009, la manifestazione si è confermata un’ottima occasione per stringere o consolidare le relazioni industriali, sia in termini di contatti sia per quanto riguarda la proposta espositiva presentata da 1.514 aziende, e un importante appuntamento di aggiornamento professiona-

le e approfondimento delle più attuali tematiche tecniche e normative, grazie ad un ricco programma di seminari e workshop sviluppatosi su tre giornate. Nelle pagine seguenti proponiamo una breve rassegna delle principali novità che abbiamo visto in fiera. ■


Speciale macchine Plast 2012 AMUT

Tecnologia per grandi impianti Amut, nell’ottica di creare impianti ad hoc per le esigenze di ciascun cliente, ha sviluppato una nuova testa di estrusione compatta e un nuovo estrusore per la produzione di tubi in polietilene, perfetti per la realizzazione di impianti di grandi dimensioni. Nello specifico, ha recentemente installato presso uno dei maggiori produttori dell’area asiatica una linea per la produzione di tubi in PE100 di grandi dimensioni con massimo diametro esterno di 1000 mm e

produzione oraria di 1.200 Kg/h. L’azienda per questo progetto ha realizzato una testa di estrusione compatta con distribuzione a 16 spirali che garantiscono perfetta uniformità dello spessore del tubo su tutta la circonferenza. L’estrusore abbinato alla testa è l’EA 130 HP (alto momento torcente) con cilindro da 40 L/D; questa macchina, equipaggiata con un motore da 400 kW, bussola di alimentazione ad altissimo scambio termico e gruppo di plastificazione da 40 diametri, permette di raggiungere produzioni su tubo da 1000 mm fino a 1500 Kg/h, naturalmente l’estrusore prevede cilindro bimetallico e vite rivestita di colmonoy come protezione anti-usura.

L’impianto prevede due vasche del vuoto: la prima della lunghezza di 10 metri con la possibilità di separare, mediante cilindro idraulico, il primo stadio dal secondo per agevolare le operazioni di partenza e introdurre il misuratore di spessore a ultrasuoni, mentre la seconda della lunghezza di 6 metri è monostadio. La lunghezza totale di raffreddamento è di 34 metri, necessaria alla produzione di tubi per regime di pressione PN 6 e PN 8. Il traino a 8 cingoli prevede una forza di tiro fino a 9.000 N, mentre l’unità di taglio a lama rotante consente di tagliare tubi in HDPE con spessori fino a 60,5 mm ed è equipaggiata con morse universali blocca tubo. Per controllare la qualità del prodotto finale sono inclusi nella linea dosatore gravimetrico e misuratore di spessore a ultrasuoni, gestiti interamente dal supervisore Amut di nuova concezione.

BATTENFELD-CINCINNATI

Soluzioni avanzate per l’estrusione solEX 75-40 è l’ultima novità della gamma di estrusori monovite per la produzione di tubazioni in HD-PE e PP di Battenfeld-Cincinnati. Realizzati in 5 modelli, gli estrusori solEX garantiscono un’elevata capacità produttiva e un’alta omogeneità del fuso, raggiungendo livelli di produttività così elevati che, rispetto alle macchine convenzionali con lunghezza di processo di 30 D, permettono di utilizzare il modello affine più piccolo. A seconda dell’applicazione e del materiale si possono ottenere dai 240 ai 2.200 kg/ora, con diametri della vite da 45 a 120 mm. Prestazioni che derivano dalla par ticolare geometria della vite e da un alto torque, oltre che da una lunghezza della vite di 40 D. Gli estrusori, dal design compatto, sono dotati di motori in corrente alternata a risparmio energetico. Altro argomento affrontato dall’azienda è il greenpipe, la soluzione modulare per la riduzione della lunghezza e dei costi energetici delle linee di estrusione. Tre le opzioni a disposizione dei produttori: la prima sono le teste d’estrusione per tubi con un sistema di raffreddamento ad

L’estrusore monovite solEX 75-40

alta efficienza (Efficient Air Cooling); la seconda è costituita dalle serie di teste KryoS dotate di distributori con mandrino a spirale che garantiscono un risparmio di energia dal 30 al 45%; infine, il sistema a valle green pipe, finelinea che permette di ridurre della metà la lunghezza della sezione di raffreddamento. Nel sistema a valle greenpipe l’acqua fresca per il raffreddamento viene pompata solo nell’ultima vasca e poi passata alle altre, in direzione opposta al processo d’estrusione.

n° 98 giugno 51


Estrusore bivite MD 130

BAUSANO

Soluzioni avanzate per l’estrusione Specializzata nella progettazione e realizzazione di macchine e linee complete per la produzione di tubazioni rigide e flessibili in materiali termoplastici, Bausano ha ampliato la pro-

CAMPETELLA

E il tubo è pronto per la spedizione Flexa FX 120 è il nuovo avvolgitore automatico a doppio aspo per tubi flessibili sviluppato da Campetella. Compatto (dimensioni: 4.44 x 2.300 x 2.400 mm) e facilmente integrabile alla linea di produzione, dove lavora in perfetta sincronia con la velocità di estrusione, il sistema esegue in contemporanea l’avvolgimento e la legatura con raggiatura in polipropilene delle tubazioni di diametro da 4 a 22 mm, operazione quest’ultima effettuata mediante un innovativo dispositivo di legatura. Progettata per garantire elevati volumi di produzione, la macchina si caratterizza per le alte velocità di avvolgimento, 150 giri al minuto, abbinate ad un’altrettanta elevata precisione delle posizioni angolari

52 giugno n° 98

pria gamma di estrusori MD Plus con il nuovo modello MD 130. Si tratta di un estrusore bivite con rapporto L/D da 20 a 36 progettato per la produzione di tubazioni rigide in PVC, a dop-

(± 0,10°), grazie alla rotazione degli aspi tramite motori brushless. Gli aspi, inoltre, sono regolabili automaticamente in diametro e larghezza. Il sistema di controllo, facilmente programmabile grazie ai doppi comandi con display touch screen anteriore e posteriore, gestisce in

Avvolgitore automatico Flexa FX 120

pia uscita, in modo da consentire l’estrusione in contemporanea di due tubi di differente diametro. Come gli altri sistemi della serie Plus è dotato di sistema di trasmissione del moto Multidrive 4x2, una tecnologia protetta da brevetto che, basandosi sull’utilizzo di 4 motori, elimina lo sforzo torsionale sugli alberi di comando, permette di suddividere lo sforzo e la coppia trasmessa e incrementa la potenza disponibile sulle viti. Il sistema garantisce inoltre una maggiore produttività della macchina con costi ridotti: i 4 motori, infatti, consentono di installare una potenza complessiva inferiore rispetto agli estrusori a motore singolo e garantiscono il funzionamento del sistema anche in caso di malfunzionamento di uno dei motori. L’azienda, infine, ha presentano anche un nuovo traino con un innovativo sistema di sollevamento e con taglierina e contapezzi integrati. La macchina è dotata di due cingoli indipendenti, quello superiore basculante a chiusura pneumatica con regolazione micrometrica e quello inferiore con movimento di regolazione verticale per mezzo di martinetti meccanici, con riduttori epicicloidali e variazione di velocità continua tramite inverter.

modo affidabile la sequenza delle operazioni, la lunghezza del rotolo, diametro del tubo, la regolazione della tensione di legatura, il conteggio dei rotoli confezionati e la regolazione della lunghezza del tubo dopo l’ultima legatura, oltre a provvedere all’autodiagnosi dell’avvolgitore.


Speciale macchine Plast 2012

Avvolgitore automatico TR1400PE

FB BALZANELLI

La spinta all’innovazione A Plast 2012 FB Balzanelli, tra i principali produttori mondiali di avvolgitori automatici, ha presentato un nuovo modello della serie PE: il TR1400PE, installato in una linea di riavvolgimento per tubo PEX. La principale innovazione consiste nell’utilizzo della tecnologia Play list, progettata e sviluppata per consentire la gestione di lotti produttivi differenti in modo automatico, semplice, veloce e senza alcun fermo macchina. Con questa soluzione FB Balzanelli risponde alle richieste dei mercati più evoluti, con la certezza che tale domanda presto diventerà un’esigenza imprescindibile per qualsiasi produttore

KRAUSSMAFFEI

Più automazione per il mercato italiano

di tubazioni. Raggiunta la completa automazione degli avvolgitori, FB Balzanelli si sta spingendo verso la gestione del fine linea, mediante lo sviluppo di sistemi automatici per l’identificazione e la gestione delle bobine per garantire in tal modo una maggior efficienza e affidabilità del sistema produttivo. Particolare attenzione viene data anche al continuo miglioramento del Service, attraverso un sistema di ricambistica immediata, un training ad hoc ed un programma di assistenza mirata. Confermano tale impegno l’annuncio dell’imminente apertura di due nuovi centri assistenza in Nord America e l’attivazione del nuovo portale service dove un team di tecnici altamente qualificato si interfaccia costantemente con il cliente, rispondendo alle richieste di assistenza e soddisfacendo ogni esigenza tecnica.

tra in par ticolare su macchine a risparmio energetico e celle di produzione di elevata qualità ad alta efficienza produttiva.

Nella tecnologia di reazione, sono maggiormente richieste macchine ed impianti a schiuma di poliuretano, ad esempio per applicazioni isolanti, merce bianca o anche componenti leggeri. Grazie al procedimento dell’In-MouldLabelling, KraussMaffei occupa una posizione di primo piano; ma anche soluzioni globali acquisiscono un’impor tanza sempre maggiore, come mostra la serie ELION, una combinazione pronta per la produzione di macchina, stampo, automazione e apparecchi periferici. Il maggior numero di richieste di prodotti del marchio KraussMaffei Berstorff proviene dall’edilizia, in particolare dal settore dell’estrusione per tubi di ossido di propilene. Qui, a partire dall’immissione sul mercato nel 2004 della serie di estrusori monococlea 36D, l‘azienda ha conquistato un‘impor tante quota di mercato. Particolarmente richiesto è il sistema QuickSwitch grazie al quale, premendo un pulsante, è possibile variare le dimensioni del tubo senza interrompere il processo produttivo. I visitatori della fiera hanno mostrato grande interesse per i progetti di impianti per la produzione di pellicole tecniche in vinilacetato (EVA), che vengono utilizzate per l’incapsulamento di celle di silicio in moduli solari o anche in lastre di vetro stratificato.

La tecnologia di stampaggio ad iniezione è il principale settore su cui punta KraussMaffei nel mercato italiano dell’industria automobilistica e degli imballaggi, dove vengono richieste in par ticolare macchine elettriche (le serie AX e EX) e macchine industriali della serie MX. La domanda di robot e impianti di automazione completi è in costante crescita, per soddisfare i requisiti di parametri di processo costanti e quindi stessa qualità dei pezzi. L’attenzione si concenn° 98 giugno 53


MAICOPRESSE

Nuova linea di macchine ad iniezione La nuova linea di macchine ad iniezione della Maicopresse è denominata HYBRID ed è contraddistinta da chiusura e movimento della vite completamente elettrici. Tutti i movimenti della pressa sono ottenuti tramite motori che azionano viti con lubrificazione a bagno d’olio e l’azionamen-

to diretto senza l’utilizzo di cinghie consente di annullare qualsiasi inerzia. La slitta, il gruppo iniezione, i radiali e il dispositivo di estrazione centrale sono azionati idraulicamente con l’utilizzo di inverter per controllare il motore della pompa. L’applicazione della tecnologia ad

MAILLEFER

massima velocità. Il sistema di avvolgimento condiziona perfettamente il microtubo grazie allo spostamento trasversale molto preciso, sulle bobine DIN che hanno una flangia con diametro massimo di1000 mm, e un diametro interno minimo di 400 mm. I microtubi sono quindi raggruppati nel condotto principale con la linea d’estrusione modello PUL 063, che assembla e riveste fasci fino a 24 microtubi con un diametro esterno totale fino a 63 mm. La linea è disponibile con un banco di formatura metallo opzionale per rivestire il tubo con uno strato protettivo di alluminio intorno al fascio. Optando sulla vasca di calibrazione a vuoto, la linea guadagna la capacità di produrre anche tubi fino ad un diametro massimo di 63 mm. Ogni linea è costruita intorno al gruppo d’estrusione, che include vite e cilindro con un disegno che fornisce una eccezionale portata lineare ed omogenea. Per le linee PUL, i modelli di estrusore variano da 20-24D a 120-24D in funzione delle richieste produttive. L’esperienza di Maillefer nell’estrusione multistrato si dimostra quando si estrudono microtubi con lo strato interno micrometrico di PE siliconato e con uno strato esterno di PE.

Linea d’estrusione per microtubi per fibra ottica PUL 032 e PUL 063 sono le linee di estrusione Maillefer per la produzione di microtubi per fibra ottica. Il modello PUL 032 è stato progettato per la produzione di micro tubi con un campo di diametri che variano dai 3 ai 16 mm. La linea di prodotti include una struttura tubo a uno o due strati con l’opzione della striscia longitudinale. Una tipica costruzione di un microtubo consiste nello strato interno di PE siliconato con basso coefficiente d’attrito e lo strato standard esterno di PE. La linea PUL 032 raggiunge velocità fino a 240 m/min, con velocità massime di produzione che dipendono dalla qualità dei microtubi che da produrre. A valle della linea si trova il nuovo modello di avvolgitore semiautomatico MWB 1000BT a doppia bobina. Il trasferimento avviene un modo completamente automatico e completato alla 54 giugno n° 98

“inverter” per controllare e variare il numero di giri del motore elettrico della pompa a seconda delle fasi di lavoro consente un risparmio energetico fino al 40% e una riduzione del consumo dell’acqua di raffreddamento olio di circa il 70%. Si ha inoltre una maggiore precisione nei movimenti macchina e la sovrapposizione degli stessi consente un notevole aumento di produttività mantenendo inalterato il risparmio energetico.

La distribuzione bilanciata della massa fusa con un’alta concentricità viene garantita dalle teste di estrusione Maillefer. Il sistema di controllo Nomos® completa ogni sistema di produzione fornendo la completa integrazione di tutti I componenti della linea, semplicità operativa e sistemi di analisi produttivi.


Speciale macchine Plast 2012 OLMAS

Linee per tubazioni corrugate Fondata nel 1960, Olmas è uno dei principali produttori di macchine e linee per la produzione di tubazioni flessibili e corrugate a singola e doppia parete in materie plastiche. La linea di corrugatori dell’azienda di Carate Brianza (Monza-Brianza) si compone di 8 modelli e copre un range di diametri da 4 a 630 mm per applicazioni che vanno dal campo medicale agli impianti sanitari fino ai sistemi di sistemi di drenaggio e agli scarichi civili e industriali. A queste ultime applicazioni in particolare sono dedicati i corrugatori C44, C66, C88, C10 e C12, per la produzione di tubazioni in PE e PP a doppia parete con diametri da 30 a 630 mm. Progettati per garantire alte produttività con elevati standard di qualità, le macchine sono equipaggiate con raffreddamento diretto negli stampi e sistema di formatura con tecnologia del vuoto. Ogni stampo è direttamente collegato al circuito di raffreddamento, tenuto in pressione da due giunti che ruotano con velocità angolare uguale alla velocità lineare degli stampi. Questi sono realizzati in lega di alluminio con un particolare trattamento superficiale che facilita lo scorrimento della materia plastica durante la fase di lavorazione. In aggiunta al corrugatore, l’azienda può fornire anche tutti i sistemi accessori per realizzare la completa automazione della linea.

Shuttle a 3 carrelli di Rotomachinery

ROTOMACHINERY

Shuttle a 3 carrelli Flessibilità, alta produttività e risparmio sui costi sono i principi che hanno guidato lo sviluppo della nuova macchina per stampaggio rotazionale shuttle su 3 lati di Rotomachinery. Progettato per la produzione di articoli di grandi dimensioni, il sistema è disponibile con diametro sferico da 2.000 fino a 7.500 mm, ed è costituito da un forno centrale dotato di due carrelli laterali e un terzo carrello centrale, ognuno completo di braccio portastampi. In tal modo si garantisce la più

ampia liber tà nella scelta della sequenza dei prodotti da stampare. I pezzi di diverso spessore, forma, dimensione, materiale e complessità di estrazione dallo stampo, possono alternarsi o ripetersi senza essere vincolati alla durata delle fasi previste per il braccio che segue o che precede. Ad accentuare ulteriormente la flessibilità del sistema contribuisce la possibilità di ordinare la macchina anche con soli 2 bracci, per aggiungere il terzo in un momento successivo, in modo da ottimizzare l’investimento e renderlo più funzionale alle effettive esigenze di produzione. Il sistema è gestito in automatico dal Process Management che consente il controllo in tempo reale del processo in base ai dati di temperatura E indicizzazione delle rotazioni per l’ottimizzazione della distribuzione del materiale, oltre semplificare la programmazione delle ricette del ciclo di lavorazione. Altra caratteristica del sistema è la funzione Ecomode, che consente di mantenere il forno ad una determinata temperatura in funzione dello stampo da utilizzare e che, accoppiata all’innovativo sistema per il recupero dell’aria calda in uscita, garantisce un risparmio fino al 20% dei consumi di energia con una riduzione del tempo di ciclo anche superiore al 10%. n° 98 giugno 55


SICA

Tiro e taglio senza trucioli Le macchine combinate “Combo 110K” per il tiro e il taglio senza produzione di truciolo di tubi in materiale plastico, incluso il PVC-U, consistono in un unico telaio ed in un’unica unità di governo elettrico. Sono fornibili in due versioni: modello 2X1 per mono-estrusione (1 traino ed 1 taglierina) e modello 2X2 per bi-

estrusione (2 traini e 2 taglierine in parallelo). Ciascun traino è dotato di 2 cingoli, uno superiore basculante posizionabile pneumaticamente ed uno inferiore ad altezza modificabile per via meccanica. Le catenarie sono realizzate con tappi in gomma vulcanizzata neutra ad alto attrito e bassa usura, ma è possibile anche la configurazione con cingolo a nastro idonea per materiali particolarmente soggetti a deformazioni e segnature. La costanza della forza di tiro al variare delle velocità di estrusione è garantita dalle motorizzazioni di tipo vettoriale, con-

TECNO

Marcatura senza limiti Distributore ed importatore esclusivo per l’Italia delle tecnologie sviluppate e prodotte dalla casamadre tedesca Wiedenbach gmbh per la marcatura a getto di inchiostro, Tecno ha presentato la linea di sistemi Serie CS. Disponibili in due modelli CS 405 e CS 407, rispettivamente per inchiostri normali o leggermente pigmentati e per inchiostri colorati pigmentati, le macchine si caratterizzano per la grande versatilità, che permette di stampare su diversi materiali, dal vetro alle tubazioni in PE, abbinata a un’altrettanta elevata velocità di marcatura e a un elevato contrasto. Un innovativo sistema idraulico garantisce una qualità uniforme della stampa, facilitando il rabbocco dell’inchiostro e del solvente, oltre a contenerne i consumi grazie allo speciale dispositivo di aspirazione. Ogni macchina è gestita da un software che garantisce la massima libertà di posizionamento delle lettere e numeri da stampare, con una velocità di stampaggio fino a 800 m al secondo e che provvede alla supervisione completa del sistema. L’approccio è facile e intuitivo, grazie a un menù di navigazione interattivo che permette, tra le varie funzioni, l’immediata regolazione dei parametri di stampa, la creazione di simboli e loghi direttamente a video. Per que-

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trollate in anello chiuso con trasduttore di velocità. Le unità di taglio sono sincronizzate elettricamente con l’unità di traino; nella versione 2x2, grazie all’indipendenza di funzionamento delle unità di taglio e del loro controllo, è possibile gestire gli sfasamenti di velocità di biestrusione, mentre la loro movimentazione elettrica consente un’elevata produttività di tubi corti anche ad alte velocità di estrusione. Combo 110K lavora tubi da OD12 fino ad OD110 mm; le unità di taglio sono di tipo rotativo con utensili a coltello; il modello può essere inoltre dotato di ulteriori accessori speciali integrati (Patent Pending). La gamma Combo comprende diversi modelli differenziati sia per il tipo di taglio eseguibile che per il diametro massimo di tubo lavorabile. In particolare il modello Combo 75 lavora tubi da OD12 fino ad OD75 mm ad elevate velocità di estrusione con unità di taglio di tipo troncatrice a disco oscillante. Combo 110D taglia invece tubi da OD12 fino ad OD110 mm ed è dotata di gruppo di taglio tipo planetario a braccio flottante, sistema che consente di seguire l’eventuale ovalità del tubo e garantire in questo modo smussi per fettamente regolari e costanti.

ste macchine, l’azienda ha sviluppato una nuova famiglia di inchiostri che consentono la marcatura di nuovi prodotti realizzati con materiali halogen free. Sistema di marcatura CS 407


Speciale macchine Plast 2012 TECNOMATIC

Estrusione ad alte prestazioni Si amplia la gamma di estrusori monovite per la produzione di tubazioni in PE e PP di Tecnomatic. Alle quattro famiglie esistenti (Mizar, Atlas, Vega, Zeus), si aggiungono il nuovo Ares 45 e Zephyr 90. Il primo pensato soprattutto per il mercato del tubo corrugato, basandosi sulle specifiche necessità derivanti dall’asservimento ai corrugatori. In tal senso il progetto è stato realizzato utilizzando le preziose indicazioni dei costruttori di corrugatori. La caratteristica di Estrusore monovite Atlas queste macchine è la semplicità di gestione in combinazione con l’economicità dell’investimento per l’utilizzatore finale. La macchina di soluzioni tecnologiche con produttività elevate, superioha infatti una capacità produttiva di 150 kg/h per il HDPE ri alle linee di estrusori con L/D 37. La gamma permettee di 120 kg/h per il PP. Come gli altri modelli della linea, rà di proporre quindi soluzioni a partire da 400 kg/ora le alte prestazioni del sistema sono frutto della combina- sino a oltre 1.400 kg/ora. Ovviamente le caratteristiche di zione di soluzioni innovative. Il secondo è un estrusore flessibilità del resto già previste sulle altre linee di estrucon un rapporto L/D = 40. Le applicazioni sono per PE e sori, sono state recepite anche dalla Linea Zephyr, in PP per elevati livelli di portata. Questi estrusori sono stati modo che i potenziali utilizzatori possano disporre di tutte progettati al fine di poter combinare un eccellente livello le soluzioni possibile alle loro esigenze.

TRIA

La tecnologia per il recupero degli scarti Forte di oltre 50 anni di specializzazione nella progettazione e produzione di granulatori a lame e sistemi di macinazione per il recupero di scarti di materia plastica, Tria ha presentato Blue Line, la versione evoluta delle macchine JM dedicate al recupero in linea di scarti di iniezione. Gli sforzi dell’azienda di Cologno Monzese (Milano) per migliorare le performance dei sistemi si sono focalizzati su tre obiettivi. Il primo riguarda il contenimento della rumorosità del recupero in linea, ora al di sotto degli 80 dB. Il secondo la riduzione dei consumi energetici, tagliati di un 20%, grazie all’impiego di motori di potenza ridotta che garantiscono però le medesime produzione rispetto a quelli di potenza maggiore, in modo da avere un consumo massimo di 700 Watt in linea. Infine, è stata migliorata l’affidabilità e l’ergonomia, grazie a un accesso semplificato a tramoggia ed imbuto che ha portato alla riduzione del 27% dell’ingombro a terra.

Gli stessi accorgimenti e principi progettuali sono stati applicati anche alle macchine della serie 30 e 42. Rinnovata anche la gamma di macchine di grande capacità serie 80, con rotore da 620 mm di diametro 620 mm, per la macinazione in linea di termoformatura e film, fuori linea per estrusione e riciclo. Per questi sistemi

è stato sviluppato un nuovo dispositivo di bloccaggio controlame per rendere più semplici le operazioni di manutenzione. Inoltre, è possibile montare dischi fissi o rotanti e tre diversi alberi, tra cui un forgiato per macinazione ad acqua o spurghi di estrusione. La versione antiusura è ottenuta con parti sostituibili.

Granulatore 60-42 nella versione TPL per la macinazione di tubi o profili n° 98 giugno 57


Corrugatore UC 1800

UNICOR

Corrugatori per ogni esigenza produttiva Unicor progetta e produce sistemi per la realizzazione di tubazioni corrugate. Le soluzioni proposte dall’azienda, la cui sede principale è a Hassfurt (Germania), sono suddivise in tre categorie: “small-sized”, che comprende macchine per la produzione di diametri da 3 a 90 mm d.e., “mid-

VALTORTA

Miscelatori e linee per la lavorazione delle materie plastiche Specializzata nella produzione di impianti di miscelazione ed attrezzature per l’industria chimica, Valtorta propone una vasta offerta di soluzioni per la preparazione di mescole in materie plastiche, in particolare di compound di PVC, mediate autoriscaldamento e dispersione cinetica del prodotto in lavorazione. La gamma di Turbomiscelatori, con capacità da 2 a 1.500 litri, sono composti da una vasca in acciaio inox AISI 304 o 306, deflettore profilato orientabile, iniezione meccanica nebulizzata del plastificante, unità di dosaggio, preriscaldo ed iniezione per plastificanti e motorizzazione a due velocità o gestita da inverter. Il controllo delle apparecchiature elettroniche di ciclo è effettuato da un PLC di uso semplice e intuitivo, mentre il sistema rapido di bloccaggio giranti, consente la facile sostituzione o variazione di posizione degli operatori. Le macchine, fornite anche con configurazioni e materiali 58 giugno n° 98

sized”, per diametri da 32 a 800 mm d.e., e “large-sized”, per diametri da 200 a 2.400 mm d.e. Con questa gamma di corrugatori, Unicor è in grado di coprire tutta la vasta gamma di applicazioni dei condotti corrugati, dalla protezione dei cavi ai sistemi di drenaggio e ai grandi collettori fogna-

studiati per ogni singola esigenza produttiva, inoltre possono essere dotate di sistema di alimentazione automatica o semi-automatica dei componenti secchi e di quelli liquidi. Altra produzione di punta dell’azienda sono i raffreddatori orizzontali della linea RO, progettate per garantire il raffreddamento veloce ed efficace del compound, grazie alla sezione circolare, all’ottimale rappor to lunghezza/larghezza della vasca di raffreddamento ed alla particolare sezione delle pale di miscelazione . Ad assicurare la durata nel tempo del sistema contribuisce, infine, il giunto oleodina-

Turbomiscelatore V150

ri e per la raccolta di acque piovane. Nella gamma dei corrugatori dell’azienda tedesca, il modello UC 2400 si caratterizza per la capacità di produrre tubazioni a doppia parete con diametri fino a 2.400 mm d.e. in poliolefine o PVC, con una velocità di lavorazione pari a 1,5 m al minuto. Il sistema è disponibile in due versioni, UC 2400 iV, con sistema di raffreddamento ad acqua integrato e sistema del vuoto, e UC 2400 iV PS, che in più è dotato anche di stazione di stoccaggio per i tasselli in forma di manicotto. Entrambi i modelli hanno una capacità produttiva di 1.900 kg/h per il PVC e di 1.600 kg/h per PP e PE e come tutti i sistemi Unicor possono essere dotati di RMU. Questa è un’unità di assistenza tecnica da remoto che consente l’accesso alla macchina direttamente via internet da parte dei tecnici del produttore tedesco, in modo da rendere veloce e immediata la soluzione di qualsiasi problema, con un notevole vantaggio anche sotto il profilo dei tempi morti e dei costi.

mico di trasmissione che consente una significativa diminuzione delle sollecitazioni alle quali la macchina è sottoposta. La linea di produzione si è ampliata poi con miscelatori a vasca ribaltabile, tipo MRV, utilizzati dove sussista l’esigenza di coniugare la miscelazione a freddo di componenti in polvere, granuli, etc. con la rapidità e facilità di pulizia e movimentazione del prodotto. Completano la gamma produttiva miscelatori orizzontali, con capacità da 150 a 15.000 litri per le diverse applicazioni operative e dispersori verticali per fluidi (plastisol, vernici, ecc.).

Impianto di preparazione bakelite con doppio miscelatore orizzontale BO 1.000


Speciale macchine Plast 2012 VEGA

Attuatore elettrico per sistemi di stampaggio Si arricchisce di una nuova soluzione la gamma di cilindri di Vega. L’azienda, tra i principali produttori di cilindri per l’attuazione di otturatori di iniettori per le materie plastiche, ha sviluppato V024CX, un attuatore elettrico studiato specificatamente per essere installato su stampi a iniezione e a soffiaggio per la produzione di raccordi a T curve ed altri pezzi accessori. Il cilindro, di forma compatta, integra un dispositivo di azionamento elettronico programmato sia per il dosaggio della forza e della velocità sia per garantire le massime prestazioni quando è davvero necessario. In questo modo si eliminano i difetti tipici dei sistemi elettrici convenzionali, nei quali solitamente una maggior forza comporta basse velocità e surriscaldamento, mentre l’incremento della velocità si accompagna a una riduzione della forza. Il prodotto è disponibile in due versioni: autobloccante con corsa breve e svitamento con corsa lunga. La prima è adatta per applicazioni su nuclei radiali con corse brevi o medie, 50 – 10 mm, in modo da contrastare la pressione dell’iniezione plastica. La versione a svitamento, invece, è per corse da 200 a 500 mm nello spostamento di cremagliere svitamento nuclei. Per applicazioni in ambienti con temperature elevate, inoltre, i cilindri possono essere dotati di piastre di siolamento termico frontale che consentono di abbattere la temperatura di trasmissione dello stampo al cilindro di circa 25 – 30° C. Il cilindro V024CX

PERSICO

L’evoluzione nel rotomoulding Persico, specializzata nella produzione di attrezzature sistemi e macchinari per lo stampaggio rotazionale, ha messo a punto una versione completamente elettrica della macchina Leonardo. Sviluppata e prodotta a partire dal 2000, la linea di macchinari Leonardo, protetta da brevetto, è stata progettata per consentire la produzione di articoli anche di grande complessità geometrica, con ridotti consumi di energia e bassi costi di produzione. Caratteristiche ulteriormente potenziate nel nuovo modello dotato di un innovativo sistema di riscaldamento. Questo è costituito da una serie di resistenze elettriche flessibili applicate direttamente sulla superficie dello stampo, soluzione che ha permesso di eliminare le centraline di riscaldamento e raffreddamento ad olio diatermico, con enormi vantaggi sotto il profilo ambientale e produttivo. In tal modo,

ad esempio, si evita la sostituzione biennale dell’olio dei circuiti di riscaldamento e raffreddamento, con benefici anche sotto il profilo dei costi di gestione. Il primo modello elettrico della macchina è stato installato presso il sito di un’azienda finlandese, dove ora è impiegata per la produzione di composters per rifiuti organici e toilette per cottage. La macchina a pieno regime produce fino a 30.000 pezzi all’anno ed è alimentata dall’elettricità prodotta da una turbina eolica installata nelle vicinanze dello stabilimento. In quest’opera di innovazione, l’area di Ricerca e Sviluppo della Persico di Nembro (Bergamo) si è focalizzata anche su uno dei problemi tipici della tecnica dello stampaggio rotazionale: la formazione di bolle d’aria sulla superficie esterna ed interna del pezzo stampato. Solitamente per evitare il problema si suole processare il materiale a una temperatura più elevata e per un tempo più lungo rispetto a quello necessario per la fusione del polimero. Soluzione, però, poco soddisfacente perché, oltre a richiedere un maggior consumo di energia, non elimina le bolle esterne e genera una

degradazione termica del polimero. L’alternativa messa a punto dai tecnici di Persico sfrutta la tecnologia del vuoto e consiste nel creare una depressione all’interno dello stampo, mantenendola costante durante l’intero ciclo di fusione del materiale. Una volta che la fusione è completata, la pressione viene riportata su valori normali e il pezzo risulta del tutto privo di difetti. Questo è possibile grazie ad alcune peculiarità uniche del sistema Leonardo, in particolare la possibilità di controllare e regolare direttamente ed in modo estremamente preciso la pressione e la temperatura dello stampo, quella interna del componente. Layout della linea di stampaggio rotazionale

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Dow Italia

Resine certificate per acqua potabile na certificazione di approvazione per l’acqua potabile di durata quinquennale a par tire dal marzo 2012 è stata rilasciata per le resine DOWLEX™ 2344 PE e DOWLEX™ 2388 PE dall’IPL, laboratorio di collaudo cer tificato dal Ministero della Sanità francese per il rilascio di certificati di conformità sanitaria. La certificazione consentirà ai produttori di tubature, che intendano beneficiare di caratteristiche e prerogative di lavorazione e prestazione offerte dalla tecnologia DOWLEX™ PE-RT per la produzione di tubature per acqua potabile in Francia, di farlo con la consapevolezza di poter soddisfare le normative sanitarie nazionali.

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“Queste resine sono già certificate per l’uso in applicazioni destinate all’acqua potabile in base allo standard europeo EN ISO 22391 sin dal 2009”, spiega Alexey Ryabov, Manager di mercato EMEA per le applicazioni per tubature, nel settore Performance Plastics di Dow. “In ogni caso, questa ulteriore certificazione rilasciata da un laboratorio supportato a livello statale con competenze specifiche nel collaudo di prodotti per applicazioni sanitarie costituisce una svolta che il settore apprezzerà in modo particolare“. “Per i convertitori offre accesso a resine con possibilità di lavorazione e resistenza idrostatica perfezionate se

paragonate a materiali esistenti tradizionalmente impiegati nel settore e gli installatori potranno avvantaggiarsi di una migliore connettività e di una superiore flessibilità rispetto a quella offerta dai materiali tradizionali”, ha aggiunto Ryabov. Le resine DOWLEX™ 2344 PE e DOWLEX™ 2388 sono già ampiamente impiegate in tutta Europa per le tubature destinate ad applicazioni per acqua potabile. Dow si aspetta che, ora che la certificazione francese IPL è pronta ad affiancare la certificazione EN ISO 22391 già esistente, un settore di mercato tradizionalmente dominato da polietilene reticolato possa immaginare un futuro del tutto nuovo. ■

Industrie Polieco

Condotte di scarico sempre più resistenti er far fronte alla richiesta di tubazioni affidabili e sempre più per formanti, Industrie Polieco tra le principali realtà europee attive nella produzione e commercializzazione di tubi corrugati in polietilene ad alta densità, ha testato e certificato la tenuta del tubo Ecopal SN16 a 1,5 bar. Ecopal SN16 è un tubo strutturato in polipropilene ad alto modulo elastico, coestruso a doppia parete, per condotte di scarico interrate non in pressione. Nel suo sviluppo Polieco ha puntato, in particolare, su un prodotto di elevata qualità, che assicurasse massima resistenza ai carichi e tenuta idraulica, anche in presenza di occasionali pressioni superiori alla norma.

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Il nuovo t u b o Ecopal SN16 è stato testato in linea a una pressione di 1,5 bar, ben tre volte superiore alla tenuta ordinaria (0,5 bar) richiesta dalla normativa (EN 1277). La tenuta è stata certificata in conformità alla norma UNI EN 13476 tipo B, certificato P IIP e UNI/IIP rilasciato dall'Istituto Italiano dei Plastici con classe di rigidità pari a SN16 kN/m2 in barre da 6 o 12 m, con giunzione mediante manicotto in PP o in PEAD e guarnizione in EPDM. Così certificato, il tubo è disponibile nei diametri da DN/OD160 a DN/OD500.

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NUOVO PROCEDIMENTO DI PROVA PER LA PROPAGAZIONE LENTA DELLE FRATTURE di Ralph Handstanger, Sabic, Sittard

na rete di tubazioni altamente sviluppata ma che tuttavia invecchia mette la costruzione di tubazioni di fronte a sfide particolari: per ragioni economiche ed ecologiche, i metodi di posa convenzionali non sono spesso un’opzione. La posa senza scavo riduce frequentemente non solo i tempi di costruzione ma contribuisce anche ad evitare “danni collaterali” quali emissioni dovute al traffico, danni alle colture, ecc. Questi effetti, spesso indiretti, della posa convenzionale dei tubi vengono sempre maggiormente considerati nel calcolo dei costi generali dei progetti, rendendo sempre più allettanti tecnologie alternative (no-dig). I cavitubi posati in questo modo sono tuttavia esposti a situazioni di carico molto più complesse rispetto alle tubazioni posate in scavi aper ti e su letti di sabbia. I carichi puntuali e i danni alle super fici possono provocare locali picchi di tensione e richiedono materiali di nuovissima generazione caratterizzati da un’eccellente resistenza contro la propagazione lenta delle fratture.

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PROVA DELLA RESISTENZA Tradizionalmente, la resistenza contro la propagazione lenta delle fratture viene misurata applicando metodi di carico permanente (quali il Full Notch Creep Test: FNCT secondo ISO/DIS 16770). In questo caso, il parametro decisivo è il tempo fino alla rottura del provino ad una determinata temperatura e tensione. Con il continuo sviluppo dei materiali, nel corso degli ultimi due decenni, i tempi di prova sono tuttavia aumentati: da meno di 100 h per il materiale per tubi HDPE della prima generazione a più di 8000 h per il materiale altamente resistente alle incrinature da tensione di nuovissima generazione che viene impiegato per i tubi da posare senza scavo. Poiché, ai fini della garanzia della qualità, in linea di principio non sono più applicabili metodi con tempi di prova di diverse migliaia di ore, sono stati messi a punto procedimenti più rapidi che consentono, nel giro di alcune centinaia di ore, di esprimere un parere qualificato sulla resistenza alle incrinature da tensione. Anche questi si

basano sullo stesso principio del carico permanente costante. Sulla base della convinzione che gli sviluppi nell’ambito delle materie prime non debbano limitarsi agli svilluppi di materiali classici, Sabic ha messo a punto un nuovo metodo per valutare la resistenza di un polimero contro la propagazione lenta delle fratture. Questo metodo si basa sulle conoscenze scientifiche attuali relativamente al fenomeno della lenta formazione di crepe nel polietilene: la resistenza alla tensione delle fibrille in una crepa in fase di formazione può originare un fenomeno locale di incrudimento per deformazione (“Strain Hardening”). Per la descrizione della resistenza contro la propagazione lenta delle fratture può pertanto essere utilizzato il modulo di incrudimento per deformazione (“Strain Hardening Modulus”) .

MODULO “STRAIN HARDENING” Invece di una dispendiosa prova del carico permanente in liquido di prova n° 98 giugno 63


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Sabic Questo PE100 combina un’elevata resistenza contro la lenta formazione di crepe con caratteristiche di lavorazione ottimizzate che consentono un impiego estremamente efficiente dell’energia nel processo di estrusione. La produzione di tubi di grandi dimensioni, di diametro fino a 2500 mm e con spessori delle pareti consistenti, pone considerevoli requisiti con riferimento alle caratteristiche di lavorazione delle materie prime utilizzate. Il processo di raffreddamento relativamente lento, dovuto alle caratteristiche di conduzione termica del polietilene, pone elevati requisiti relativamente al comportamento viscoelastico delle materie fuse se si deve raggiungere una distribuzione soddisfacente dello spessore parete. Prodotti con uno speciale design del polimero e caratteristiche “Low-Sagging” consentono tuttavia, oggi, di produrre in modo affidabile ed economico tubi di grandi dimensioni anche con spessori pareti elevati.

ESTRUSIONE TUBI A RISPARMIO ENERGETICO

Valutazione della resistenza contro la lenta formazione di crepe per mezzo di FNCT e dello Strain Hardening e temperatura elevata, per la caratterizzazione della resistenza contro la lenta formazione di crepe può essere utilizzata una prova di trazione di breve durata, comparativamente semplice in condizioni di temperatura elevata. Questa comporta una chiara riduzione della durata della prova, la rinuncia all’impiego di liquidi di prova e l’assenza della necessità di intaglio di provini. Dal momento che sono necessarie solo quantità di materiali molto ridotte, il metodo è indicato soprattutto per favorire lo sviluppo di prodotti; i brevi tempi di prova ne consentono l’impiego nel controllo di qualità in cor-

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so durante la produzione della materia prima. Questo metodo è già un elemento fisso della gestione della qualità presso Sabic e consente di verificare questa importante caratteristica della materia prima praticamente “in tempo reale”. È questo un importante presupposto per una qualità costante dei prodotti che, in ultima analisi, influisce anche sulla sicurezza di esercizio dei tubi installati.

SVILUPPO DEL PRODOTTO Questo nuovo metodo ha giocato un ruolo decisivo anche per lo sviluppo del Vestolen A RELY 5922R di SABIC.

Il consumo di energia nel processo di estrusione influisce non solo sul risultato d’esercizio, ma anche sul profilo ecologico dei prodotti fabbricati. Diversi fattori possono favorire un utilizzo efficiente dell’energia: la scelta della giusta dimensione di estrusione, la riduzione di perdite di calore e perdite meccaniche e la scelta della giusta temperatura di lavorazione. Negli anni passati, i principali produttori di macchine hanno rivolto in maniera anche maggiore l’attenzione su sistemi di trasmissione e concetti che possono ridurre in misura tangibile il consumo energetico. La materia prima impiegata è un ulteriore componente che riveste una certa importanza: aspetti quali la forma e la dimensione del granulato, le caratteristiche di attrito, l’entalpia di fusione, le caratteristiche reologiche e la cinetica di cristallizzazione hanno un influsso decisivo sul fabbisogno energetico nel processo di estrusione. In particolare, con un disegno del polimero accuratamente mirato, è possibile ottimizzare le caratteristiche reologiche delle materie fuse in vista di un impiego dell’energia che sia il più efficiente possibile. Queste riflessioni sono state all’origine dello sviluppo dei prodotti Vestolen A RELY. ■


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