Servizi a Rete 2 Marzo - Aprile 2015

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NUMERO NUMERO23

Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma1, DCB Milano

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2015 - MAGGIO-GIUGNO MARZO  APRILE 2014

numero 2 • marzo-aprile 2015

L’intervista del mese

Osvaldo Panaro - Comune di Bologna

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servizi a rete marzo-aprile 2015

L’importanza di un sistema informativo nazionale federato salvatore lombardo, amministratore Delegato di infratel italia s.p.a.

la commissione europea nell’ambito dell’obiettivo strategico agenda Digitale 2020 ha invitato i paesi europei ad avviare progetti di diffusione di reti e servizi a banda Ultralarga fino a 100 mbits. tale obiettivo rappresenta una sfida a cui il nostro paese si sta avviando attraverso un piano Nazionale Banda Ultralarga recentemente approvato dal governo. la realizzazione del piano richiederà nei prossimi anni la posa di nuovi cavi in fibra ottica che si diffonderanno nei principali comuni fino a raggiungere la connessione domestica (FttB/H Fiber to the Building/Home) affiancando l’attuale rete in rame oggi largamente utilizzata per le connessioni a banda larga. lo sviluppo di queste reti richiederà investimenti quantificati in circa 12 mdi di euro in 5 anni in tutti i comuni italiani. per garantire la realizzabilità del piano si dovrà tenere conto delle infrastrutture del sottosuolo già esistenti che potranno facilitare nei tempi e nei costi il raggiungimento dell’obiettivo comunitario. lo sfruttamento delle risorse esistenti nel sottosuolo da parte degli enti locali diventerà, a breve, una missione obbligata per la gestione intelligente dei servizi ai cittadini. la quantità di infrastrutture esistenti realizzate dai Comuni e da altri operatori pubblici o privati quali: acquedotti, fognature, reti telefoniche ed elettriche, reti di distribuzione del gas, e più recentemente, reti di teleriscaldamento e di cablaggio per i moderni servizi di telecomunicazione, richiedono una corretta mappatura e servizi di localizzazione digitali. tali reti sono state realizzate, nel corso degli anni, in modo disordinato e scarsamente pianificato e non correttamente documentate. la principale criticità nella gestione efficace del sottosuolo è la carenza di informazioni. i dati relativi alle reti sono in formato non adeguato e scarsamente aggiornati sia per quanto riguarda il tracciato sia relativamente ai criteri realizzativi, sulle quali si è comunque dovuto procedere ad una sistematizzazione, georeferenziazione, aggiornamento e verifica. è per tale ragione che recentemente è nata l’esigenza di definire regole di utilizzo del sottosuolo, di gestione degli interventi e delle infrastrutture in esso presenti, per pianificare gli interventi e migliorare la gestione del sottosuolo. a tal proposito sono state adottate differenti normative, come ad esempio la Direttiva europea 2014/61/Ue del 15 maggio 2014 e la Direttiva iNspire (iNfrastructure for spatial information in europe), 2007/2/Ce che invitano gli stati membri a definire sistemi documentali di infrastrutture del sottosuolo basato su un insieme di dati standardizzati ed interoperabili.

la “dinamicità” e la continuità del flusso informativo digitale tra operatori del sottosuolo e gestore delle strade dell’ente locale dovrà essere garantita adottando modalità condivise per realizzare un sistema che garantisca principi di reciprocità, trasparenza, attendibilità, riservatezza e sicurezza. il singolo ente locale può non avere la possibilità di coinvolgimento verso tutti gli operatori nazionali così l’esigenza di avere un sistema informativo nazionale federato, che si configuri come un processo aperto cui partecipano più soggetti collocati a diversi livelli istituzionali e che all’interno di questo processo, permettano l’adozione di strutture e regole comuni rendendo possibile lo scambio programmato di dati e informazioni, rispetto a tutte le reti presenti nel territorio comunale. tale sistema informativo nazionale gestito in forma federata offrirà una mappatura di tutte le infrastrutture abilitanti le varie utility al fine di: • migliorare la qualità e l’accessibilità ai dati dei servizi pubblici da parte dell’amministrazione pubblica, delle multiutility e dei privati • aumentare l’effi cienza degli uffi ci con conseguente riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione degli interventi • condividere le banche dati per semplifi care gli adempimenti amministrativi con conseguente riduzione di oneri burocratici a carico dei cittadini e delle imprese • evitare la duplicazione di infrastrutture anche per ridurre gli impatti ambientali e i costi complessivi del sistema anche mediante accordi bilaterali sia tra gli operatori sia tra gli operatori e gli enti pubblici • ottimizzare la progettazione delle infrastrutture a banda ultralarga e migliorare il processo di manutenzione delle stesse • garantire trasparenza, equità e rispetto della tempistica nella gestione della gestione dei permessi. il sistema rappresenta uno strumento fondamentale per facilitare la riutilizzabilità delle infrastrutture esistenti, ridurre i costi di implementazione per una nuova rete a banda ultralarga sempre più capillare riducendo sensibilmente l’importo del finanziamento pubblico, evitando duplicazioni inutili e minimizzando l’impatto ambientale e disagi alla cittadinanza. Gli enti locali che per primi adotteranno un sistema di gestione digitale ed efficiente del sottosuolo potranno garantire ai propri cittadini nuovi servizi digitali favorendo l’attrazione di capitali pubblici e privati nei propri territori.

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Con il patrocinio di

Sommario

VALORI CROMATICI di quadricromia:

Pag.7

Banda ultra larga: a che punto siamo?

MARCHIO_LOGOTIPO ASPI NERO

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AZZURRO C M Y K

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A colloquio con Osvaldo Panaro Pag.11

Le tecnologie del telecontrollo driver del cambiamento di reti, città e industria A cura di ANIE Automazione Pag.15

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La Smart City e le Reti Capillari di Telecom Italia per le Utility italiane Roberto Gavazzi, Mario Costamagna, Alessandro Rigallo, Roberto De Bonis

numero 2 • marzo-aprile 2015

Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Pag. 21

Ottimizzazione dell’acquedotto di Rovereto attraverso la distrettualizzazione Paolo Bertola, Maurizio Righetti, Christjan Rognoni, Matteo Frisinghelli, Chiara Costisella Pag.25 L’intervista del mese

Osvaldo Panaro - Comune di Bologna Seguici su:

Gruppo Servizi a rete

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Anno XIV - n. 2 Marzo-Aprile 2015

periodicità bimestrale

Maurizio Delfanti, Davide Falabretti, Massimo Fiori Pag.31

Vetrina

Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01 Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it

Pag.39

Energia: a tempo con il futuro

Pubblicità e Marketing Via delle Foppette, 6 - Tel. +39 0236517115 Fax +39 0236517116 - 20144 Milano Claudio Frazzetto - c.frazzetto@tecneditedizioni.it Federica Leto - f.leto@tecneditedizioni.it

Francesco Starace Pag.43

Direttore responsabile Liliana Pedercini - l.pedercini@tecneditedizioni.it

Terna promuove le nuove regole per la sicurezza dell’ambiente

Ufficio commerciale Sara Sturla - commerciale@tecneditedizioni.it

Pag.47

Diretiva MID e strumenti di misura elettrica

Coordinamento di redazione Anna Schwarz - redazione@tecneditedizioni.it

Pag.48

Illuminare il futuro del territorio

Progetto grafico impaginazione e fotolito Grafteam - Brescia

Piero Falsina

Stampa Grafteam - Brescia Una copia - One copy Abbonamento - Subscription: Italia - Italy Estero - Abroad

Pag.50 €5

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Risparmiare acqua si può? Francesco Albasser

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È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice.

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Il progetto Smart Grid A.S.SE.M.

Pag.59

Il principio “chi inquina paga” nelle nuove tariffe di depurazione industriale Gerardino Castaldi, Paola Matino Pag.64

Eliminare le perdite negli acquedotti Franco Scarabelli


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A questo numero hanno collaborato

Pag.68

Nuovo marchio di qualità Piip/c Pag.70

Nuovi materiali PE 100 per tubi con migliorata resistenza ai disinfettanti a base di cloro Roberto De Palo Pag.72

Vetrina Pag.76

Attenta vigilanza dell’Autorità sull’odorizzazione Intervista a Rosita Carnevalini Pag.77

L’esperienza di A2A Reti Gas Mario Pietro Pelizzoli Pag.80

La tecnologia dei nuovi sistemi automatici Gianmarco Peretti, Alessandro Menarbin Pag.85

Vetrina Pag.86

Biometano: Delibera AEEGSI 46/2015/R/GAS Pag.88

Stoccaggi: a che punto siamo? L’attuazione del decreto stoccaggi sotto la lente dell’Osservatorio Giovanni Malanchini Pag.90

Dove vanno le public utility italiane? Performance e scenario dal III rapporto Top Utility

Salvatore Lombardo – Infratel Italia S.p.A. Osvaldo Panaro – Comune di Bologna Roberto Gavazzi, Mario Costamagna, Alessandro Rigallo e Roberto De Bonis – Telecom Italia Paolo Bertola, Maurizio Righetti, Christjan Rognoni – Università degli Studi di Trento Matteo Frisinghelli, Chiara Costisella – Dolomiti Reti S.p.A. Maurizio Delfanti, Davide Falabretti – Politecnico di Milano Massimo Fiori – A.S.SE.M. SpA Francesco Starace – Enel Piero Falsina – Tea Reteluce Francesco Albasser Gerardino Castaldi, Paola Matino Rosita Carnevalini - AEEGSI Mario Pietro Pelizzoli – A2A Reti Gas Gianmarco Peretti, Alessandro Menarbin – Regas srl Giovanni Malanchini – Studio Legale Renna Alessandro Marangoni – Althesys Maria Antonietta Portaluri – ANIE Confindustria

Comitato scientifico: Baldassare Bacchi - Centro Studi Idraulica Urbana (CSDU) Lorenzo Bardelli - Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEGSI) Marcello Benedini - Associazione Idrotecnica Italiana (AII) Ilaria Bottio - Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU) Francesco Castorina - Comitato Italiano Gas (CIG) Pierluigi Claps - Politecnico di Torino - Gruppo Italiano di Idraulica (GII) Mauro Fasano - Regione Lombardia Roberto Frassine - Politecnico di Milano/Dip. Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Paola Garrone - Politecnico di Milano/Dip. di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi - Autorità per l’Energia Elettrica e il gas (AEEGSI) Franco Guzzetti - Politecnico di Milano Michele Ronchi - Comitato Italiano Gas (CIG) Alessandro Soresina - A2A Bruno Tani - Anigas Rita Ugarelli - NTNU “The Noverwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim Andrea Zelioli - ATO Città di Milano Francesco Albasser Danilo Tassan Mazzocco Chirs Bleach Luca Guffanti Fausto Pella Stefano Saglia Federico Testa Comitato tecnico: Aldo Coccolo - ASPI Marco Fantozzi - Studio Marco Fantozzi Mauro Salvemini - AM FM GIS Italia Paolo Trombetti - IATT

Alessandro Marangoni Pag.92

Utilities alla sfida della ripresa Pag.94

Snello, chiaro e “smart”: il nostro codice degli appalti Maria Antonietta Portaluri

Catalogo stampato su carta proveniente da fonti gestite in maniera responsabile

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Interventi programmati (in termini di copertura territoriali) nel 2015 a completamento del cablaggio in fibra ottica

160.000 UI raggiunte

Banda ultra larga a che punto siamo? Intervista ad Osvaldo Panaro, Direttore Settore Agenda digitale e Tecnologie informatiche del Comune di Bologna

Si parla da anni di banda ultra larga, per molti Paesi europei è già una realtà. Per l’Italia quali sono, a suo avviso, le prospettive e i tempi per il raggiungimento di questi standard? recentemente gli operatori hanno presentato i loro piani di sviluppo per il raggiungimento dei ben noti obiettivi di europe 2020. se i piani saranno realizzati nei tempi previsti, potremo centrare l’obiettivo del 50% della popolazione connessa almeno a 100 mbit/s (banda ultralarga). più in forse mi pare la probabilità di raggiungere il 100% della popolazione con connessioni ad almeno 30 mbit/s, in quanto nelle aree più remote del paese diverse abitazioni sono troppo lontane dalla centrale perchè la tecnologia aDsl, anche qualora disponibile, possa garantire ovunque prestazioni. Bologna è oggi la seconda città cablata dopo Milano. Pensando ad un futuro prossimo in cui queste realizzazioni si diffonderanno, quale potrà essere la velocità di trasmissione dati se è vero che oggi l’Italia viaggia ad un terzo della velocità rispetto a buona parte del resto d’Europa? Nelle città cablate si raggiungeranno le stesse prestazioni disponibili nel resto d’europa. le recenti proposte commerciali

di connettività in fibra, da parte degli operatori nazionali, lo confermano. Nella città di Bologna un operatore offre già connettività a 300 mb, a prezzi tra l’altro molto competitivi. Lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha avuto ottimo consenso da parte di aziende ed utility che ne hanno trovato sviluppo e applicazioni. Come hanno risposto i cittadini a queste nuove opportunità promosse anche dal Comune? i cittadini sono sempre più interessati all’esistenza di servizi pubblici che semplificano la vita o consentono un risparmio ed un migliore uso del tempo. è molto apprezzata la possibilità di effettuare operazioni on-line nei propri momenti liberi, dal cellulare o da casa, invece di dover “sottostare” agli orari di apertura ed alla localizzazione geografica degli uffici comunali, che non sempre si sposano con le proprie esigenze personali. se ampliamo il discorso ai servizi offerti dagli operatori privati, la possibilità di accedere realmente “ondemand” a librerie di contenuti digitali colmerà finalmente il gap, con il beneficio delle prestazioni e delle innovazioni tecnologiche degli ultimi venti anni, rispetto all’assenza storica nel nostro paese di reti per la tv via cavo. il Comune di Bologna nello specifico ha appena lanciato il

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nuovo portale (iperbole - rete Civica) che si sviluppa su due pilastri: la partecipazione ed i servizi alle persone e imprese. per la partecipazione sono stati sviluppati e co-progettati nuovi modelli partecipativi e per i servizi è stato sviluppato il “fascicolo del cittadino” che è una infrastruttura disegnata per fornire servizi non soltanto comunali. la risposta dei cittadini è stata più che incoraggiante. Il catasto delle infrastrutture nel sottosuolo è ormai un imperativo categorico al quale tutti gli addetti si devono adeguare, si renderà necessario anche un sistema informativo nazionale federato? sicuramente è indispensabile affrontare un livello sovracomunale. Come è noto, le infrastrutture non si interrompono al confine comunale. per poter dare vita ad un processo di pianificazione delle infrastrutturazione del territorio è necessario acquisire informazioni provenienti da più comuni. è auspicabile che una prima federazione avvenga già a livello regionale. a Bologna vorrei portare questi ragionamenti nell’immediato a livello di Città metropolitana. Strutture e regole comuni oltre ad un linguaggio univoco per la trasmissione e la recezione dei dati, a che punto siamo per questo? si sta andando in questa direzione. Gli strumenti informatici che utilizziamo si basano su formati dati e tecnologie software aperti. per quanto riguarda il catasto, gli standard cartografici aperti sono ormai ampiamente diffusi ed utilizzati. Questo contesto faciliterà la condivisione di strutture, regole, linguaggi. il sito degli open Data del Comune di Bologna pubblica la maggior quantità di dataset tra i siti nazionali. stiamo anche lavorando a progetti che integrano i vari tipi di dati: i dati strutturati e tradizionali, i dati aperti, i dati provenienti da fonti esterne, i dati dai sensori, i grandi volumi di dati che una città “smart” produce. le fonti dei dati sono in costante aumento, così come la velocità e il volume con cui diventano disponibili, impongono non soltanto infrastrutture di trasmissione veloci ma anche nuovi modi e metodologie per la fruizione di queste informazioni. è una sfida it dei prossimi anni. Ci troviamo in questi anni ad un cambio epocale di tutto il sistema e anche in un momento che offre numerose opportunità, tuttavia esiste una realtà oggettiva relativa al sottosuolo ed alla sua conoscenza che sembra appartenere al passato, si riuscirà a ridurre questa distanza? il tema si articola in due fasi, nettamente distinte. Da un lato, ed è la parte più impegnativa e che richiederà tempo, è necessario colmare il deficit di conoscenza di ciò che esiste già. Dall’altro è indispensabile definire un nuovo sistema di regole che garantisca l’allineamento tra la posizione e lo stato delle infrastrutture del sottosuolo e la loro rappresentazione informatica nel catasto per tutte le infrastrutture che verranno realizzate da un certo momento in poi. mi riferisco ai meccanismi di rilascio delle concessioni per gli scavi su suolo pubblico ed alla documentazione a corredo. se non si opera in questo modo, in tempi rapidi si produrrà

un disallineamento tra la realtà e la sua rappresentazione digitale, il che renderà inutile lo strumento del catasto. tornando al primo punto, ovvero come “colmare il deficit conoscitivo”, è necessario un lavoro di coordinamento con tutti i soggetti pubblici e privati che hanno infrastrutture nel sottosuolo, e che necessariamente richiede tempi lunghi. a Bologna all’interno dell’iCt ho costituito una Unità organizzativa denominata “infrastrutture Digitali”, tra i compiti ha quello di coordinare le varie articolazioni del Comune per facilitare le attività di creazione di infrastrutture digitali e l’aggiornamento del catasto del sottosuolo. Questo coordinamento ha consentito, ad esempio, in tempi brevi agli operatori privati di realizzare le reti FttC e FttH; il coordinamento ha favorito la programmazione interna ed il lavoro degli uffici comunali oltre che ridurre i tempi quindi i costi - da parte degli operatori. l’Unità infrastrutture Digitali coordina anche progetti finanziati con investimenti comunali come, ad esempio, le reti di videosorveglianza e le reti in fibra ottica che collegano tutti gli uffici pubblici e tutte le scuole di ogni ordine e grado della città di Bologna. a fine 2015 Bologna avrà una rete pubblica e privata a banda ultra larga unica in italia e si posiziona molto in alto a livello europeo. Uno dei punti cardine relativo ai ritardi nell’attuazione del catasto del sottosuolo è il costo della mappatura, investimenti che spesso i Comuni non sono in grado di sostenere. È giusto accontentarsi di dati che con molta probabilità non sono corretti e spesso sono messi a disposizione in un linguaggio inappropriato? Quando parliamo di catasto, prima ancora che di strumenti informatici, dobbiamo occuparci di processi. Come già detto, soltanto definendo processi ben articolati è possibile mantenere l’affidabilità dei nuovi dati ai livelli necessari, mentre si lavora per migliorare il livello di conoscenza sulle infrastrutture esistenti. ogni intervento sul suolo pubblico, se inserito in un processo correttamente definito, deve essere visto come un’opportunità per migliorare la conoscenza delle infrastrutture esistenti nella porzione di territorio interessata. il costo di mappatura iniziale può quindi essere diluito nel tempo, dando priorità alle infrastrutture caratterizzate da maggiori esigenze manutentive e da quelle che rappresentano un asset per la realizzazione di reti future eliminando la necessità di nuove opere di scavo. videosorveglianza, supporto alla mobilità, wifi cittadino, sembra che la città “voli” e che il sottosuolo rimanga ancorato ad un medioevo misterioso. In che modo le tecnologie informatiche promuovono e sostengono la conoscenza anche di ciò che non si vede? Gli strumenti informatici, come il catasto e l’automazione dei processi, hanno due obiettivi: facilitare e ridurre i costi delle attività di manutenzione, attraverso la localizzazione ed identificazione certa delle tubazioni, e moltiplicare le opportunità di riuso delle infrastrutture, mettendo a fattor comune e valorizzando gli investimenti fatti in precedenza sul territorio.

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Le tecnologie del telecontrollo driver del cambiamento di reti, città e industria Come l’automazione e il controllo rendono più efficienti le reti di pubblica utilità, gli agglomerati urbani e i processi produttivi delle filiere industriali e agricole in un’ottica di sviluppo sostenibile, verso un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse. secondo dati recenti divulgati dal WWF, la quantità di acqua consumata in media ogni giorno da una famiglia europea si aggira attorno ai 165 litri. se però si calcola anche l’acqua virtuale, quella che non vediamo ma è servita a produrre il cibo e a far funzionare le industrie, scopriamo che il conto s’impenna, e che la situazione del nostro paese si fa critica: l’impronta idrica in italia, cioè la quantità totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi consumati dagli abitanti della nazione, è pari a 132 miliardi di metri cubi l’anno, 6.309 litri pro capite al giorno. l’impronta idrica totale della produzione, invece, ammonta in italia a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno (3353 litri pro capite al giorno) di cui l’85% è dovuto principalmente alle produzioni agricole; mentre il restante 15% è suddiviso tra produzione industriale (8%) e uso domestico (7%). siamo il terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo (62 miliardi di metri cubi l’anno), dopo Giappone e messico e prima di Germania e regno Unito. la crescita demografica, l’aumento dei consumi pro capite, il cambiamento climatico minacciano il ciclo idrologico globale e la disponibilità di acqua dolce sul pianeta (1% del patrimonio). inoltre, la rapida variazione delle condizioni socio-economico-ambientali comporta modifiche inevitabili alla richiesta di fabbisogno idrico della collettività, in un contesto di infrastrutture spesso inadeguate e vetuste. in italia si calcola che 18 milioni di cittadini scarichino i loro reflui senza depurazione e che 9 milioni di abitanti non siano serviti dalla rete fognaria. inoltre, secondo dati istat, il 33% dell’acqua potabile si perde nelle reti di trasporto e distribuzione.

a cura di aNie automazione

oggi siamo tutti consapevoli di come l’acqua sia una risorsa esauribile e pertanto da tutelare, ottimizzandone il consumo e l’utilizzo. ma come possiamo preservare l’acqua e contribuire ad una gestione più efficace ed efficiente delle risorse idriche esistenti? la strada per vincere questa sfida passa anche attraverso l’utilizzo e la diffusione sempre più massiva della tecnologia per il miglioramento tecnologico di tutti gli impianti coinvolti nel processo di approvvigionamento, trattamento e distribuzione delle acque primarie. l’introduzione di tecnologie innovative (telecontrollo) nelle reti di pubblica utilità, nell’irriguo, nella depurazione, e persino nella raccolta indifferenziata, diviene motore per un importante recupero di efficienza, di produttività e una riduzione considerevole dei costi che si traduce anche e soprattutto in un uso sostenibile delle risorse. tecnologia e uso sostenibile delle risorse che applicate ad esempio all’agricoltura sono alla base della rivoluzione verde in fase di realizzazione in italia: grazie a software flessibili e architetture hardware standardizzate, oggi l’automazione avanzata nell’agricoltura è un fattore imprescindibile per l’ottimizzazione produttiva, la tracciabilità, la qualità, la salute, l’efficienza energetica, l’integrazione con i sistemi informativi e gli aspetti ambientali. le nuove tecnologie aiutano a razionalizzare i fattori produttivi e a portare avanti un’agricoltura sostenibile. Dalle macchine agricole ai sistemi di irrigazione, dalla zootecnia alle serre, nel settore primario l’automazione è un elemento chiave di produttività. le moderne macchine agricole utilizzano le tecnologie di automazione per

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controllare il movimento e rendere efficiente il lavoro nei campi. più in generale si parla di smart farm, per indicare sistemi integrati ad alto tasso di specializzazione progettati per l’automazione agricola e basati su tecnologie di comunicazione e controllo di nuova generazione (Gps, Gis, sensoristica intelligente, elettronica di controllo, software di supervisione e interfaccia). molto interessante è la diffusione delle tecnologie di telerilevamento con tecniche Gps/Gis come base informativa per macchine agricole di precisione che utilizzano la tecnologia vrt (variable rate technology) per la distribuzione di fertilizzanti, fitofarmaci, acqua irrigua e altri composti. altro caposaldo dell’automazione in agricoltura è rappresentato dai sistemi di irrigazione. Gli impianti irrigui automatizzati sono costituiti da un insieme di apparecchiature destinate al sollevamento e alla messa in pressione dell’acqua irrigua, alla filtrazione, alla misura e al controllo di portata e pressione, alla manovra (manuale o automatica) delle portate, alla fertirrigazione. tutto ciò con notevole diminuzione delle perdite e dei consumi energetici, il miglioramento dei parametri di competitività e la riduzione dei costi gestionali che giustificano così i più alti investimenti iniziali. Quanto sopra non può prescindere dalla capacità di innovazione e dalla creatività dei fornitori di tecnologia che devono far fronte a una sempre maggiore complessità dei sistemi da telecontrollare con una mole di dati sempre più importante da dover monitorare e gestire - big data - in un modello tecnologico e sociale nuovo dato dalla sharing

economy basata sull’internet delle cose e dei servizi e sul cloud computing. le tecnologie e applicazioni del telecontrollo sono diventati nel tempo elementi fondamentali che hanno contribuito non solo all’ottimizzazione dei processi idrici di sollevamento e distribuzione e alla ricerca e individuazione delle perdite nelle reti ma anche alla prevenzione e riduzione dei danni causati da un uso non sostenibile delle risorse, mantenendo adeguati standard di sicurezza e affidabilità e creando nuovi servizi a valore aggiunto che contribuiscono allo sviluppo sostenibile di città e industrie e all’ammodernamento del paese. soluzioni quindi che rispondono all’esigenza di ripensare gli spazi delle aree urbane e delle reti che le interconnettono e di disegnare le città del domani ci sono, e sono made in italy. il telecontrollo è la parte tecnologica del mutamento, dell’evoluzione nel modo di elaborare le informazioni e di supervisionare processi. il telecontrollo è l’insieme di tutte quelle tecnologie e di quei componenti che coniugando l’esperienza dell’automazione industriale con le esigenze del territorio ha saputo sviluppare soluzioni e sistemi in grado di migliorare i servizi ai cittadini e alla comunità in un’ottica sempre più “intelligente” a favore di una migliore sostenibilità della vita e di una maggiore produttività sostenibile.

Forum telecontrollo idee progettuali e soluzioni già disponibili per la costruzione di una smart community saranno condivise in occasione della prossima edizione del Forum telecontrollo dal titolo

Vi aspettiamo alla fiera

Klimahouse Toscana Stand A/45

Firenze (Stazione Leopolda)

17 –Pad.5 19 Aprile 2015 – Stand P11


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“telecontrollo made in italy: a step forward for a better life. soluzioni sostenibili per la smart community” che si terrà a milano nel pieno delle attività di eXpo 2015 il 29 e 30 settembre del 2015 nella suggestiva location di HangarBicocca. l’evento, che nell’edizione 2013 ha coinvolto circa 700 visitatori nelle due giornate, è organizzato da aNie automazione in collaborazione con messe Frankfurt italia. il Forum, suddiviso in diverse sessioni verticali e momenti di confronto plenari, costituisce un’occasione consolidata per approfondire i temi tecnologici, le applicazioni e i servizi a valore aggiunto connessi ai sistemi di telecontrollo e automazione e diretti a trasformare e rendere più efficienti e “smart” le reti di pubblica utilità, gli agglomerati urbani e i processi produttivi delle filiere industriali e agricole in un’ottica di sviluppo sostenibile. ora che la smart community è diventata una priorità d’intervento non solo nazionale ma europea e anche mondiale, i temi del Forum telecontrollo assumono una valenza speciale. la concomitanza con expo milano 2015, che dovrà essere la smart community più collegata del mondo, è un simbolo perfetto per quello che l’evento rappresenta. milano, infatti, si trasformerà nei giorni dell’evento in un palcoscenico dal quale presentare l’eccellenza delle tecnologie dell’automazione e controllo che, integrandosi con la tradizione e la qualità del made in italy, sono diventate nel tempo lo strumento cardine per un uso sostenibile e sicuro delle risorse, elementi fondamentali per erogare

servizi di qualità e garantire l’ottimizzazione delle prestazioni di reti, industria e città. in particolare, ecco le soluzioni più interessanti per ciascuna macro area: reti - sistemi integrati per l’irrigazione e l’industria alimentare che permettano di erogare solo la quantità di acqua utile, grazie a sensori sulle piante; sistemi di monitoraggio dei livelli di acqua nelle falde per prevenire le esondazioni; ciclo integrato, dal trasporto alla depurazione delle acque; strumenti per individuare i dati utili all’utente; microgenerazione e integrazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Città - edifici autosufficienti, flessibili e integrati in grado di produrre energia, utilizzarla a proprio scopo e restituirne alla comunità gli eccessi; centrali di depurazione delle acque; sistemi che identifichino gli sprechi di risorse; creazione di database di facile gestione e consultazione; sistemi di protezione dei dati; mezzi di trasporto intelligenti; bulding automation a partire dal teleriscaldamento. industria - sistemi di condizionamento e raffreddamento degli impianti che ottimizzino i consumi energetici; cloud computer; big data; industry 4.0. “in sintesi, gli esperti dell’automazione e del telecontrollo applicano le tecnologie alla realizzazione di un mondo migliore. il Forum telecontrollo - precisa antonio De Bellis, presidente Gruppo telecontrollo, supervisione e automazione delle reti di aNie automazione - non sarà solo una vetrina di prodotti, ma un’arena in cui le aziende si confronteranno su esperienze e idee innovative”.

Radiomodem serie D5 500 mW in banda 169,4 e 868 MHz Radiomodem muniti di I/O digitali e analogici interamente configurabili e sviluppati intorno ai moduli radio High Quality HPDL169 e HPDL868. La presenza di Input/Output digitali ed analogici ne estende l’utilizzo in applicazioni d’acquisizione e controllo remoto, senza la necessità di apparati esterni aggiuntivi. I QUATTRO PROFILI OPERATIVI RADIOMODEM, MIRROR replicatore di input/output, MODBUS RTU, MODBUS MULTIMASTER. Nel dispositivo è prevista una tabella di routing tramite la quale la modalità Modbus risulta completamente trasparente anche in presenza di percorsi complessi. WIRELESS MODBUS L’utilizzo del profilo MODBUS RTU consente l’acquisizione e il controllo di quattro ingressi e due uscite digitali, un ingresso contatore, due ingressi e due uscite analogiche 4/20 mA.

In questa modalità lo stesso radiomodem è visto come un NODO MODBUS a cui possono comunque essere collegati, tramite l’interfaccia RS485, fino a 32 moduli esterni, sensori e/o attuatori, per estenderne la funzionalità. Il dispositivo rende disponibile l’alimentazione per i sensori esterni e/o moduli modbus supplementari. Grazie alla presenza della crittografia AES a 128 bit, è possibile il trasferimento dei dati in assoluta sicurezza. CONSUMI CONTENUTI Una modalità di risparmio energetico innovativa, utilizzo di relè bistabili per le uscite digitali e procedure che permettono di attivare l’alimentazione dei sensori esterni solo per il tempo necessario. Sono disponibili due ingressi d’alimentazione: da BATTERIA (litio 3,6 VDC, alcaline da 4,5 VDC o piombo da 4 VDC) oppure da INGRESSO 9/32 VDC controllato da switching interno.

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La Smart City e le Reti Capillari di Telecom Italia per le Utility italiane L’approccio tecnologico di Telecom Italia alla smart city sviluppato nell’ambiente outdoor della sede Tilab di Torino, denominato Open Air Lab, si basa sull’introduzione di nuove infrastrutture ICT capaci di cambiare il volto di una città impremendo una forte accelerazione verso lo scenario di smart city definito dalla Commissione Europea. Ecco i servizi di smart metering per le Utilities con le soluzioni a supporto di tale scenario messe a disposizione da Telecom Italia. l’iCt (information and Communication technology) è la tecnologia chiave per l’abilitazione degli smart services della futura smart City. la smart City è una città in cui nuovi smart services internet based (afferenti alla tematica dell’iot - internet of things) consentono: una gestione più efficiente ed efficace delle risorse della città (energia nelle sue varie forme, acqua ecc.), una gestione ottimale del traffico, una maggiore sicurezza per i cittadini, servizi sanitari più accessibili ed efficienti, una gestione ottimale del ciclo rifiuti, ecc. a livello mondiale, dal 2008, la percentuale di popolazione

di roberto Gavazzi, mario Costamagna, alessandro rigallo e roberto De Bonis – telecom italia

residente in città ha superato quella residente nelle zone rurali e le città tendono a diventare sempre più grandi e sovraffollate, soprattutto a livello extra-europeo. enormi problemi di logistica e di gestione risorse stanno emergendo a discapito della qualità della vita dei cittadini e di uno sviluppo sostenibile. in particolare l’acqua e l’energia nelle sue varie forme diventano risorse sempre più preziose per la vita e lo sviluppo delle città. l’approccio telecom italia alla smart City è primariamente orientato allo sviluppo di piattaforme di rete (machine to machine) e di infrastrutture di comunicazione specifiche

1 - La struttura dell’Open Air Lab

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per le applicazioni di interesse per le smart City. lo scopo delle piattaforme di rete è di effettuare store and share dell’enorme quantità di dati previsti, mentre quello delle infrastrutture di comunicazione di rendere possibile la comunicazione tra i sensori e i device della smart City e le piattaforme informatiche di riferimento anche nel caso in cui non siano disponibili le tradizionali modalità di comunicazione delle reti fisse e mobile. Questi dispositivi, per esigenze di contenimento costi e di durata della batterie, adottano modalità di comunicazione molto basiche, orientate al risparmio energetico a scapito della capacità di trasmissione (in termini di byte/sec) e della distanza tra ricevente e trasmittente. le reti di accesso predisposte per queste tipologie di oggetti prendono il nome di reti Capillari, ad indicare la presenza “capillare” della copertura nelle zone di interesse, tipicamente le aree ad alta densità abitativa. l’ambito delle reti Capillari è ancora oggetto di sperimentazione e di consolidamento. ad oggi prevalgono soluzioni ad-hoc ma non si esclude che nel prossimo futuro le reti mobili tradizionali possano evolvere verso il mondo dei sensori e dei device (più in generale verso l’iot), nel rispetto dei vincoli citati in precedenza. l’insieme delle reti progettate e sviluppate con questi obiettivi prende il nome di smart Urban Communication infrastructure. Queste reti sono intrinsecamente multiservizio, condizione necessaria per raggiungere i volumi di oggetti collegati che rendano economicamente sostenibile l’investimento.

l’open air lab di telecom italia a torino

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è il nuovo laboratorio di telecom italia dedicato a servizi e tecnologie innovative di smart city. Nell’open air lab è stata realizzata una sUi basata su varie tecnologie e protocolli e fra gli altri: reti Capillari protocollo WmBus a 169mHz e 868mHz, power lines, copertura microcellulare lte, estensioni laN outdoor, mesh networks 802.15.4 e UWB (Ultra WideBand, da 4 a 6 GHz). il cuore dell’open air lab è costituito da una piattaforma iot a standard etsi m2m (machine to machine) per la collezione e l’esposizione di tutti i dati provenienti dai sensori, ai livelli applicativi. le principali applicazioni nell’open air lab sono: smart Utility e smart metering (Waste, Water and Gas management), mobilità elettrica intelligente, arredo urbano intelligente (smart bench e smart bus stop), videosorveglianza evoluta, smart lighting (gestione intelligente dell’illuminazione pubblica), sensori ambientali (livelli di inquinamento, livello di affollamento in certe zone, temperatura, umidità, …) e smart agricolture. le infrastrutture e le piattaforme iCt dell’open air lab prendono spunto e sviluppano le architetture di Future internet che si stanno definendo a livello di Commissione europea, all’interno del programma Fi-ppp (Future internet - private public partnership). l’open air lab sarà, a breve, dotato di una sala di controllo che rappresenterà in un unico spazio: la sala di controllo della città che offre una vista integrata di quello che sta succedendo in città; la sala di controllo della protezione

2 - Range e bitrate di alcune tecnologie di comunicazione per IoT

civile, dei vigili del fuoco, della polizia municipale e infine le “sale di controllo” delle aziende municipalizzate che gestiscono le risorse cittadine.

le reti Capillari Tecnologie, protocolli e standard il panorama delle tecnologie di comunicazione wireless disponibili sul mercato è estremamente variegato, esattamente come la tipologia di servizi e dei relativi requisiti per i quali tali tecnologie vengono adottate. ogni tipologia di applicazione iot porta con sé una serie di requisiti di comunicazione (latenza, consumi, distanza, banda, costi) che rende praticamente impossibile individuare un’unica tecnologia in grado di soddisfare i requisiti di ogni applicazione. Nel mondo dei dispositivi short-range, che normalmente operano su bande non licenziate (in genere per l’europa 868mHz e 2,4GHz) si sono affermate tecnologie per dominio di applicazione (es. zigBee per il contesto home, Wireless mBus per il metering, low power Bluetooth per il wearable e l’healthcare, NFC per il payment, reti mesh basate su 802.15.4, etc). per applicazioni in cui si rende necessaria una copertura più ampia e non si necessita di elevati bit-rate, al momento non esistono soluzioni standard affermate. si stanno invece imponendo soluzioni proprietarie (sigfox e lora su tutte) che puntano sulla fornitura di elevate coperture, con bassi consumi e bassi costi. Queste tecnologie abilitano una serie di servizi in cui il costo dell’oggetto connesso e la quantità di dati che deve trasferire sono entrambi contenuti e per i quali l’utilizzo di un modulo machine-to-machine con le tradizionali tecnologie di comunicazione radiomobile (Gprs, Umts, lte) risulterebbe sovradimensionata in termini di banda e inadeguata dal punto di vista dei consumi e dei costi. in ambito di reti radiomobili si stanno definendo dei nuovi profili di accesso radio (Cellular-iot o machinetype-Communication) con l’obiettivo di aumentare le coperture rispetto alle attuali reti mobili, ridurne i consumi ed avere un costo paragonabile agli attuali moduli Gprs; tuttavia l’approdo commerciale di queste tecnologie standard non si compirà prima di un paio di anni.


servizi a rete marzo-aprile 2015 Mobile Concentrator (MSS)

CAPILLARY NETWORK

Rete Mobile

Distributore/Utility

169MHz

Fixed Concentrator (WSS)

Telecom Italia assets

3 - Rappresentazione ad alto livello di una Capillary Network

Tecnologie per lo smart metering e il contesto italiano per il mondo delle utilities e dello smart metering in particolare, in europa lo standard di riferimento è Wireless mBus [4]; il protocollo può funzionare su diverse bande di frequenza in particolare su 868mHz e 169mHz. la banda 868mHz viene utilizzata laddove esista un concentratore domestico che raccoglie le letture di contatori di gas, elettrico e calore di pertinenza di ciascun utente e le trasferisce su rete pubblica verso i sistemi di gestione. per quanto concerne l’italia, nel 2008 l’autorità per l’energia elettrica, il Gas e servizi idrici (aeeGsi) con la delibera 155/08 [1] ha introdotto l’obbligo da parte delle società di distribuzione del gas, di realizzare un sistema di telegestione per i contatori collegati alle proprie reti e le tempistiche da rispettare per il dispiegamento di tale sistema. è stata valutata sin dall’inizio della fase di standardizzazione la possibilità di fare sinergia con la rete di telelettura dei contatori elettrici, per evitare una proliferazione di reti, ognuna delle quali utilizzata in modo parziale e saltuario; a causa di una serie di impedimenti di natura tecnica, regolatoria e industriale, si è reso necessario pensare ad una rete per il gas metering svincolata da quella preesistente per i contatori elettrici. la soluzione adottata [2] prevede due modalità di comunicazione attraverso cui ogni contatore gas può collegarsi al sistema di gestione (saC): mediante una connessione diretta (soluzione punto-punto, ad esempio con modulo Gsm a bordo del contatore), oppure tramite una rete di prossimità (rete punto-multipunto), ossia mediante un concentratore che raccoglie i dati provenienti da un insieme di contatori limitrofi collegati ad esso mediante una rete wireless basata su Wireless mBus “mode N” a 169mHz, che li invia verso il centro di gestione mediante una connessione su rete pubblica. il “mode N” è stato sviluppato per consentire comunicazioni a maggiore distanza rispetto al contesto applicativo tipico di WmBus che è quello all’interno della casa. in questo caso la banda di frequenza utilizzata è quella che va dai 169,400 ai 169,475 mHz; questa banda è stata riservata dall’etsi per applicazioni di metering e prevede una potenza massima eirp di 500mW (27dBm) e un duty-cycle massimo del 10% [5]. il mode N è stato proposto in ambito CeN da parte di Francia e italia in quanto in entrambi i paesi

verrà utilizzata una rete wireless a 169mHz per il sistema di gas metering. Wireless mBus mode N è un protocollo narrowband che utilizza una modulazione GFsK con diversi data-rate sfruttando 6 diversi canali. i canali sono spaziati da 12,5KHz ed hanno un bit-rate di 4,8 kbps (channels 1a, 1b, 3a, 3b) o di 2,4 kbps (channels 2a, 2b). essendo quella del gas metering un’ottima opportunità per il sistema paese per creare un’infrastruttura che dia il via allo scenario dell’internet delle cose e della smart city, ed essendo il dispiegamento di questa infrastruttura molto oneroso, è parso evidente sin da subito come il mettere a fattor comune questa infrastruttura potesse essere un modo per abbassare i costi condividendoli tra più servizi, non solo quelli legati allo smart metering ma anche ai servizi per la smart City. Questa filosofia è stata sposata anche da aeeGsi che nel 2013 attraverso la delibera 393/13 [3] dà la possibilità agli operatori di distribuzione del gas di ottenere dei finanziamenti per sperimentare soluzioni attraverso progetti pilota in cui la rete di gas metering “serva” anche altre tipologie di utenze, avvalendosi di operatori di rete “terzi”. i progetti pilota dovranno essere proposti da un operatore gas e realizzati tramite un operatore terzo (“operatore terzo agente” e “operatore terzo Carrier”) che ha la proprietà e gestisce l’infrastruttura multi-servizio di comunicazione. la rete multiservizio risultante potrà essere dominata da soluzioni WmBus 169mHz (estesa quindi anche ad esempio al metering dell’acqua) oppure prevedere più protocolli di comunicazione purché standard (ad esempio un mix di soluzioni a 169mHz e a 868mHz). Lo sviluppo in campo l’interesse ed il know how maturato da telecom italia sulla tematica smart city trova concretizzazione nel mondo dello smart metering gas e acqua. l’approccio telecom italia seguito nello sviluppo in campo di reti Capillari di sensori deve seguire alcuni assunti affinché le reti di oggi possano diventare l’infrastruttura di comunicazione delle smart city di domani; tra questi sono di particolare importanza i seguenti: • le Capillary Network sono a tutti gli effetti un nuovo segmento della rete d’accesso telecom italia, e di conseguenza risultano completamente integrate con i processi ti di ingegneria, pianificazione e esercizio (deployment e assurance) • l’utilizzo degli asset TI di rete mobile e rete fissa come luoghi fisici dove installare i nodi delle Capillary Network. in figura 3 è rappresentata una generica Capillary Network per lo smart metering. il nodo di rete telecom italia (cd. Concentratore) offre le funzionalità di comunicazione verso i sensori sul campo (meters) e attraverso la rete mobile tradizionale offre la connessione ai sistemi Bss di backend. L’Architettura del concentratore Telecom telecom italia ha definito due architetture per i nodi delle Capillary Network: • MSS (Mobile Site Solution) in cui il concentratore è installato sulle srB (stazioni radio Base). la capacità ed il rapporto di concentrazione di questo tipo di

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4 - Concentratore MSS e WSS

concentratore risultano particolarmente elevati sfruttando così al massimo l’altezza a cui vengono posti i moduli radio • WSS (Wireline Site Solution) in cui i punti di illuminazione dei concentratori sono posti ad altezze relativamente più basse (3-5 metri) ma con una pervasività “mutuata” dalla penetrazione della rete fissa. ovviamente questi piccoli hot spot hanno caratteristiche di capacità e concentrazione ridotte entrambe le soluzioni non prevedono la necessità di alimentazione da fonti esterne (batterie, pannelli solari).

riferimenti [1] autorità per l’energia elettrica e il gas, «arG/gas 155/08,» 2008. [2] Comitato italiano gas, «General requirements for remote reading or remote managment system,» 2010. [3] autorità per l’energia elettrica e il gas, «393/2013/r/ gas, » 2013. [4] european Committee for standardization, «eN 137574,» 2011. [5] european telecommunications standards institute, «eN 300 220-1 v2.4.1,» 2012.

La strategia di sviluppo in campo telecom italia ha adottato una strategia di sviluppo in campo «Dual layer», in cui l’installazione dei nodi di rete avviene in due fasi successive. scelto con il cliente un territorio da coprire con la Capillary Network, si parte con una prima installazione Wss (maCro), avendo in precedenza stimato tramite pianificazione di dettaglio la percentuale di copertura sul territorio. successivamente, a valle dei riscontri sul campo e in linea con gli obbiettivi complessivi dichiarati dal cliente, si passa alla fase di installazione Wss (miCro) ad integrazione/ complemento della precedente, per aumentare sia la percentuale di copertura sia la resilienza e la capillarità della copertura complessiva.

Gli autori Roberto Gavazzi roberto.gavazzi@telecomitalia.it laureato in ingegneria elettronica presso il politecnico di torino, lavora presso i telecom italia labs (allora Cselt) dal 1994. oggi è responsabile dell’ambiente di smart City di telecom italia denominato open air lab.

Conclusioni

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5 - Sviluppo in campo “Dual Layer”

le reti Capillari di telecom italia rappresentano un importante abilitatore per lo sviluppo delle smart city e in particolare di servizi di smart metering in italia, in linea con gli standard disponibili e con le scelte progettuali e tecnologiche effettuate a livello paese. telecom italia può mettere a disposizione i propri asset di rete e le proprie competenze di pianificazione, messa in campo, esercizio e manutenzione di reti Capillari offrendo un servizio “carrier grade” per la trasmissione dei dati delle reti di misura delle utility. la sinergia che si ottiene permette un risparmio dei tempi e dei costi significativi e la possibilità di accedere a soluzioni iCt smart già disponibili atte a realizzare soluzioni di smart metering in campo.

Mario Costamagna mario.costamagna@telecomitalia.it laureato in scienze dell’informazione presso l’Università di torino, lavora in telecom (allora Cselt) dal 1993. Dal 2014 opera in telecom italia Digital solutions (tiDs), startup creata dal Gruppo. Nella Business Unit m2m & iot di tiDs è responsabile delle vendite focalizzate sulle piattaforme di sim ed iot sensor management nonché dei verticali sviluppati per il metering delle Utilities, gestione delle vending machines, dell’automotive e della smart agricolture. Alessandro Rigallo alessandro.rigallo@telecomitalia.it laureato in scienze dell’informazione all’Università di torino, è referente per i progetti Capillary Networks. Roberto De Bonis roberto.debonis@telecomitalia.it laureato in scienze dell’informazione presso l’Università di torino, lavora in telecom (allora Cselt) dal 1990. è attivo presso l’area di “strategy&innovation” sul tema delle Wireless sensor Networks e dal 2008 sul tema smart metering per il quale ha anche partecipato alla standardizzazione del sistema di telegestione del gas in ambito UNi/CiG.



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Ottimizzazione dell’acquedotto di Rovereto attraverso la distrettualizzazione È stato portato a termine lo studio di ottimizzazione dell’acquedotto di Rovereto mediante la suddivisione della rete in distretti idrici. Grazie ad un’efficace gestione del cielo piezometrico si è ottenuta un’importante riduzione delle perdite idriche.

di paolo Bertola, maurizio righetti, Christjan rognoni - Dipartimento di ingegneria Civile, ambientale e meccanica - Università degli studi di trento matteo Frisinghelli, Chiara Costisella - Dolomiti reti s.p.a.

la rete idrica di rovereto si estende per circa 240 km ed è alimentata per il 95 % con un sistema a gravità e per il 5 % tramite pompaggio. attualmente le perdite idriche rappresentano il 15 % del volume d’acqua immesso in rete (Fonte: Dolomiti reti s.p.a.). il modello di simulazione idraulico impiegato, sviluppato dai tecnici di Dolomiti reti s.p.a. in ambiente infoWorks, è costituito da ben 25.622 nodi. l’acquedotto riceve acqua dalla sorgente di spino attraverso una galleria-serbatoio (serbatoio di testa da 17.000m3) alla cui uscita è installata una centralina idroelettrica che riduce il carico piezometrico di circa 2.5 bar, potendo disporre di almeno 6 bar residui sul fondovalle. la rete cittadina è alimentata tramite una dorsale che sfoga nel serbatoio di coda (8.500 m3). in generale il territorio di rovereto presenta delle rilevanti variazioni altimetriche (fino ad 800 m nelle frazioni collinari) che non permettono allo stato attuale una gestione efficiente del cielo piezometrico, anche alla luce del fatto che la maggior parte delle abitazioni è costituita da edifici di tre/quattro piani. in figura 2 si può notare la distribuzione delle pressioni diurne e notturne. l’acquedotto è stato progettato in passato con l’obiettivo di fornire acqua in abbondanza alle varie utenze, piuttosto che preservarne la struttura nel tempo. siccome la rete attuale di rovereto presenta un’età media abbastanza elevata, nei prossimi anni saranno necessari degli investimenti per ringiovanire l’acquedotto. è stato dunque necessario studiare una nuova configurazione che permetta di gestire più efficacemente le pressioni in rete per ottenere dei benefici nel lungo periodo. lo scopo principale è stato quello di cercare di ridurre le eccessive pressioni in rete e portare così ad un significativo calo delle perdite idriche all’interno dell’acquedotto.

1 - I vari colori indicano le tubazioni mantenute in alta pressione

per riuscire inoltre ad integrare la dotazione idrica degli altri comuni della vallagarina con l’acqua della sorgente di rovereto si è verificata l’ipotesi di by-passare la centralina idroelettrica, che comporta un aumento della piezometrica in rete di 2-3 bar. Con lo scopo di permettere anche la futura realizzazione del progetto di interconnessione con l’acquedotto di trento si è proceduto a suddividere la rete in distretti, in modo da poter mantenere alta la pressione del semianello principale di rovereto (condotta che collega il serbatoio di testa a quello di coda) e controllare allo stesso tempo il cielo piezometrico della rete alimentata. si è deciso così di realizzare i vari distretti collegandosi alla condotta principale DN 500 (fig.1), ad esclusione di alcuni distretti dove non è stato possibile connettersi direttamente poiché troppo lontani da tale tubazione. si sono allora mantenute ad elevata pressione delle altre condotte per alimentare adeguatamente i distretti più lontani, come nel caso della zona di marco (frazione a sud di rovereto), della zona industriale, della frazione di lizzana e di una parte del Brione (quartiere a nord). ogni distretto è stato isolato chiudendo delle saracinesche già presenti in rete oppure inserendone di nuove. Ciascun distretto risulta connesso mediante un solo tratto alla tubazione in alta pressione: in questo modo si ottiene un miglior controllo nella gestione dei distretti. alle valvole inoltre è stato attribuito un controllo in tempo reale (rtC di tipo regionale). la rete idrica di rovereto, di piccole-medie dimensioni, ha permesso una suddivisione in distretti direttamente attraverso un approccio qualitativo, ossia tramite un metodo “trial and error”, supportato dalla simulazione idraulica. i criteri utilizzati per la distrettualizzazione hanno tenuto conto della struttura morfologica della città, evidenziando le zone con altimetrie

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2 - Andamento delle pressioni prima della distrettualizzazione della rete: di giorno a) e di notte b)

A diverse, i quartieri con differenti tipologie costruttive e le zone con diverse categorie di utenza, distinguendo le zone residenziali da quelle industriali. inoltre si è tenuto conto anche delle varie esigenze gestionali, isolando le aree con omogenee distribuzioni di materiale ed età, e le zone con maggiore frequenza di rottura. per ogni distretto si è proceduto ad effettuare delle verifiche di tipo antincendio in base alle caratteristiche precedentemente individuate. parallelamente si è verificata la possibilità di alimentare i vari distretti tramite connessioni alternative, qualora il collegamento principale presenti anomalie o malfunzionamenti, al fine di garantire la massima affidabilità del sistema. pertanto la tecnica “trial and error” è stata impiegata con l’obiettivo di individuare la localizzazione e la regolazione ottimale delle valvole riduttrici di pressione e delle saracinesche nuove da inserire in rete. Con i criteri sopra descritti sono stati individuati 29 distretti indipendenti, 18 in città e 11 nelle frazioni situate nella parte alta della stessa, isolandoli tramite l’inserimento in rete di 19 saracinesche, 29 prv e 1 valvola a controllo temporale. in aggiunta è stato necessario posare un nuovo tubo di circa 195 m di lunghezza per incrementare ulteriormente l’efficienza della nuova configurazione assunta per l’acquedotto. Dal momento che il progetto di distrettualizzazione mira ad ottenere una riduzione delle pressioni su tutta la rete mediante

3 - Pressione imposta in ogni distretto

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B l’impiego di valvole riduttrici di pressione, si è individuato un cielo piezometrico ritenuto sufficiente a soddisfare le utenze e, allo stesso tempo, efficace per ridurre drasticamente le sollecitazioni sulle condotte. si è scelto così di raggiungere una configurazione, ritenuta ottimale, in cui le pressioni variano nel seguente modo (fig.3): 3 bar di notte e 4 bar di giorno. in questa maniera si riesce a garantire un livello di servizio minimo, ossia maggior pressione nelle ore di massimo consumo e minor pressione durante le ore notturne, dove i consumi si presentano minimi. Un aspetto non secondario che è stato analizzato è stato quello di cercare di evitare o quantomeno minimizzare gli sfiori ai serbatoi di coda: disponendo di una grande quantità di acqua in sorgente, il sistema non è mai stato ottimizzato per il risparmio idrico, e nelle ore notturne sfiorano quantità considerevoli di acqua. il risparmio idrico così ottenuto permetterebbe di alimentare con successo non solo la città di rovereto, ma bensì l’intero fondovalle, comprensivo di tutti i comuni limitrofi, creando un vero e proprio acquedotto integrato, aperto in caso di necessità, alla rete di trento. per alimentare una parte della rete di trento, in caso di emergenza, è necessario by-passare la centralina idroelettrica, guadagnando i 2,5 bar che essa assorbe. per risolvere questo problema si è inserito sul semianello DN 500, in un pozzetto a nord della città a valle della partenza della tubazione di

4 - Livello d’acqua nel serbatoio Solatrix prima (verde) e dopo (blu) la distrettualizzazione



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5 - Andamento delle pressioni dopo la distrettualizzazione della rete: di giorno a) e di notte b)

A interconnessione, una valvola sostenitrice di pressione che funziona anche a controllo temporale. la chiusura totale di questa valvola dalle ore 9.00 alle ore 24.00 permette così al serbatoio di coda di evitare lo sfioro (fig.4) e di alimentare due distretti della città in maniera efficace. Questa valvola, lavorando anche come sostenitrice di pressione, rappresenta l’unico strumento per regolare a piacimento la piezometrica nella località Brione che altrimenti risulterebbe penalizzata. Grazie a questa nuova configurazione della rete si è riusciti ad evitare lo sfioro in tutti i 17 serbatoi presenti in città, permettendo di ridurre una parte significativa di perdite reali. mediante la suddivisione dell’acquedotto in distretti, si è ottenuta una pressione media in rete di circa 4,3 bar, ossia con una riduzione della pressione media nell’acquedotto del 29 % (fig.5). è importante sottolineare che questo abbattimento delle pressioni in esercizio non comporta assolutamente un calo del livello di servizio per le utenze poiché si è pensato solo di rendere minimo il carico piezometrico in eccedenza. Dai risultati ottenuti emerge che la distrettualizzazione dell’acquedotto di rovereto permetterà un abbattimento delle perdite idriche pari al 32%, portando ad un risparmio del volume d’acqua immesso in rete pari a 19,5 l/s, ossia una riduzione del 4,8% della portata che attualmente viene introdotta nel sistema di distribuzione idrico della città. impiegando quindi solamente una gestione più efficiente del cielo piezometrico si ottiene un calo delle perdite idriche dal 15% attuale (sull’immesso in rete) a circa il 10%; apportando un controllo attivo delle pressioni sarà possibile abbattere ancor di più il livello di perdita idrica fino ad una soglia ritenuta fisiologica. la diminuzione del cielo piezometrico nella rete di rovereto porterà inoltre ad un calo sensibile delle frequenze di rottura. è stato infatti stimato che grazie ad una riduzione delle perdite idriche del 32 % sarà possibile ottenere risparmi significativi in manutenzione, che potranno essere impiegati in nuovi investimenti. la diminuzione della pressione media in esercizio porterà

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B ad un incremento della vita utile delle tubazioni esistenti, permettendo così una diluizione nel tempo degli investimenti dovuti alla sostituzione delle condotte. infine è stata realizzata un’analisi preliminare con lo scopo di studiare la possibilità di sostituire le prv con delle mini turbine. mediante l’impiego delle simulazioni idrauliche si è riusciti ad individuare l’andamento della portata e della pressione a cui è soggetta una prv e successivamente stimare così la potenza elettrica prodotta nelle 24h. è emerso che solo in 19 pozzetti ha senso inserire delle mini turbine, in quanto solo in essi è possibile ottenere un’autosufficienza energetica. in particolare, se si installasse una turbina nel distretto della zona industriale, si potrebbe ottenere una potenza media di circa 30 kW. l’implementazione dei distretti è stata pensata per poter essere automatizzata in maniera semplice e veloce, sia tramite la programmazione di automatismi nel telecontrollo, sia in un secondo tempo, tramite un modello real-time del tipo iW-live. Gli autori Paolo Bertola paolo.bertola@unitn.it professore ordinario di Costruzioni idrauliche al Dipartimento di ingegneria Civile, ambientale e meccanica - Università degli studi di trento. Maurizio Righetti maurizio.righetti@ing.unitn.it professore associato di Costruzioni idrauliche al Dipartimento di ingegneria Civile, ambientale e meccanica - Università degli studi di trento. Christjan Rognoni christjan.rognoni@gmail.com laureato magistrale in ingegneria Civile presso l’Università degli studi di trento con competenze in ottimizzazione del servizio idrico integrato. Matteo Frisinghelli m.Frisinghelli@dolomitireti.it responsabile Generale servizio idrico di Dolomiti reti s.p.a. Chiara Costisella c.costisella@dolomitireti.it servizio idrico – supporto operativo in Dolomiti reti s.p.a.


servizi a rete marzo-aprile 2015

Il progetto Smart Grid A.S.SE.M. È in fase di completamento il progetto Smart Grid A.S.SE.M., incentivato dall’AEEGSI, che prevede l’evoluzione della rete di distribuzione elettrica di San Severino Marche attraverso tecnologie innovative per la protezione, il controllo e il monitoraggio delle reti, con un uso intelligente della comunicazione. Con il termine smart Grid si identifica il complesso di soluzioni basate su apparati e servizi innovativi, utilizzati in combinazione con tecnologie di monitoraggio, controllo e comunicazione evolute, atte a gestire in modo efficiente e sicuro le reti elettriche ed offrire un insieme sempre più ampio di servizi all’utente. intravvedendo la necessità di promuovere una evoluzione delle reti elettriche nazionali in tale direzione, l’autorità per l’energia elettrica il Gas e il sistema idrico (aeeGsi) ha avviato nel 2010 un processo di selezione per progetti sperimentali in ambito smart Grid. riconoscendo un ruolo centrale dei Distributori in questo processo, l’aeeGsi ha stabilito che, per essere ammesse all’incentivazione (sovraremunerazione del capitale investito, extra-WaCC, del +2% per 12 anni), le sperimentazioni devono essere condotte dalle aziende elettriche su reti in media tensione (Delibera arG/elt 39/10). per accedere alla procedura di selezione, ai progetti è richiesto di soddisfare una serie di requisiti minimi, quali rappresentare una

1 - Siti coinvolti nella sperimentazione

di maurizio Delfanti, Davide Falabretti – Dipartimento di energia – politecnico di milano massimo Fiori – a.s.se.m. spa

concreta dimostrazione in campo su reti realmente in esercizio, e con comportamento attivo comprovato da dati sperimentali (ovvero con controflussi di potenza verso la rete at per almeno l’1% del tempo annuo). inoltre, è necessario prevedere un sistema di controllo/regolazione della tensione e un sistema in grado di assicurare la registrazione automatica degli indicatori tecnici rilevanti per la valutazione dei benefici del progetto, nonché utilizzare protocolli di comunicazione non proprietari. Nell’ambito di questa procedura, a.s.se.m. spa (azienda san severino marche spa) ha presentato una proposta progettuale per l’introduzione di una serie di funzionalità di automazione e controllo innovative sulla propria rete di distribuzione. tale proposta è stata approvata dall’aeeGsi, insieme ad altri 7 progetti pilota, attraverso la Delibera arG/elt 12/11. il politecnico di milano – Dipartimento di energia fornisce il supporto tecnico-scientifico necessario allo svolgimento dell’iniziativa.

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servizi a rete marzo-aprile 2015

N. Utente attivo

tipologia

tensione

potenza contrattuale [kW]

vettore di comunicazione

1

idroelettrico

mt

860

Fibra ottica

2

idroelettrico

mt

330

rete mobile + Wi-Fi (in serie a fibra ottica)

3

Fotovoltaico

mt

2320

rete mobile + Wi-Fi (in serie a fibra ottica)

4

Fotovoltaico

mt

1700

Fibra ottica

5

Fotovoltaico

mt

900

Fibra ottica

6

Fotovoltaico

mt

900

Fibra ottica

7

Fotovoltaico

mt

900

Fibra ottica

8

Fotovoltaico

mt

900

Fibra ottica

9

Fotovoltaico

mt

850

rete mobile + Wi-Fi (in serie a fibra ottica)

10

Fotovoltaico

mt

850

rete mobile + Wi-Fi (in serie a fibra ottica)

11

Fotovoltaico

Bt

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rete mobile

Tabella 1 - Impianti di generazione coinvolti nel Progetto

Gli obiettivi del progetto il progetto smart Grid a.s.se.m. prevede l’evoluzione della rete di distribuzione elettrica di san severino marche (esercita a una tensione di 20 kv) verso il cosiddetto paradigma delle smart Grid, mediante l’implementazione di una serie di funzionalità innovative, che soddisfano i requisiti minimi e opzionali prescritti dalla Del. aeeGsi arG/elt 39/10. la sperimentazione coinvolge, con l’installazione di nuovi apparati, il centro di controllo a.s.se.m., la stazione at/mt (Cabina primaria: Cp) Colotto, una Cabina smistamento del Distributore (Csm, ovvero una sottostazione mt/mt) e 11 Utenti attivi (Ua in fig.1 e tab.1). la comunicazione tra i vari siti è assicurata da tre distinti vettori trasmissivi: fibra ottica, Wi-Fi e rete mobile 3G. si descrivono ora le principali funzionalità innovative previste dall’iniziativa sperimentale. Telescatto della GD Nel progetto è previsto l’invio, in caso di intervento di un sistema di protezione di linea (spl; sia esso ubicato in Cp o in Csm), di un segnale di telescatto al sistema di protezione di interfaccia (spi) della Generazione Diffusa (GD) sottesa, per evitare che i generatori continuino ad alimentare la

porzione di rete rimasta in isola (fig.2). la logica di funzionamento del spi opera sulla base sia di logiche locali che di segnali provenienti da remoto. in particolare, quando in Cp si ha l’apertura dell’interruttore di linea (o la perdita della connessione alla rete at), in presenza di comunicazione (accertata mediante lo scambio periodico di messaggi di keep-alive tra i relè di protezione), il spi dell’utente agisce in funzione del telescatto proveniente da remoto. in assenza di comunicazione (mancanza di keep-alive), il sistema opera comunque correttamente, implementando le logiche di riconoscimento dei guasti previste dalle più recenti evoluzioni tecnico-normative (Cei 0-16). Selettività logica Nel progetto è realizzata la selettività logica tra le protezioni di linea in Cp e le protezioni in Csm, con l’obiettivo di isolare la sola porzione di rete affetta da guasto, evitando lo scatto dell’interruttore mt in testa al feeder, ed assicurando un miglioramento degli standard di continuità del servizio fornito agli utenti. la funzione di selettività logica, in caso di cortocircuito, prevede che il spl a valle (in Csm) che rileva le sovracorrente dovuta al guasto invii un messaggio

2 - Invio del segnale di telescatto dai SPL in CP alla GD sottesa

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di inibizione al spl a monte, posto in Cp. il spl in Cp rileva anch’esso la corrente di guasto, ma è inibito dal relè a valle; il quale, dopo il tempo prefissato, interviene, isolando il guasto. Nell’evenienza in cui una protezione risulti isolata a causa di problemi di comunicazione, essa tornerà ad operare con logiche locali (selettività cronometrica). Regolazione con logica centralizzata della tensione MT allo scopo di far fronte all’alterazione dei profili di tensione lungo le linee di distribuzione causata dalle immissioni della GD, nel progetto è sviluppata una regolazione centralizzata dei flussi reattivi della GD. la regolazione è effettuata per mezzo di un algoritmo di calcolo implementato con il software Digsilent power Factory sullo sCaDa/Dms nel centro di controllo. le informazioni tra il software e il campo sono scambiate attraverso un database oracle, dal quale sono acquisiti i dati relativi alle misure in rete (potenze e tensioni) e sui cui sono successivamente scritti in appositi campi i setpoint da implementare sui generatori. tale modalità di regolazione consente un efficace coordinamento tra i generatori, e tra i generatori e le ulteriori risorse di regolazione presenti in rete (ad es., variatore sotto Carico dei trasformatori at/mt di Cp); essa consente inoltre l’implementazione di logiche di ottimizzazione dei profili di tensione (ad es., per la riduzione delle perdite). Limitazione/regolazione in emergenza della potenza attiva Nel progetto è prevista la possibilità di limitare la potenza attiva prodotta dalla GD, secondo un comando di limitazione trasmesso da remoto dal Distributore, per far fronte a particolari condizioni della rete mt, ad es. legate a valori di tensione elevati o a temporanee limitazioni alla capacità di transito sulla porzione di rete cui la GD è sottesa. la limitazione della potenza è attuata mediante un comando remoto, impostando il limite superiore di produzione desiderato (in percentuale della potenza nominale) fino alla completa disconnessione del generatore. inoltre, è possibile il distacco da remoto della generazione ai sensi della Del. 421/2014/r/eel e dell’allegato a.72 al Codice di rete terna. Monitoraggio in tempo reale delle iniezioni della GD la disponibilità di un vettore di comunicazione verso i siti degli Ua consente anche l’acquisizione delle misure di produzione di ciascuna unità di GD. Questo strumento permette ad a.s.se.m. di gestire efficacemente la rete anche in presenza di un’elevata penetrazione di GD. inoltre, i dati di produzione, opportunamente aggregati per linea mt e/o trasformatore at/mt, entrano a far parte delle informazioni che il Distributore trasmetterà in tempo reale a terna per il controllo della rete di trasmissione Nazionale (come prescritto dall’allegato a.70 al Codice di rete).

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Monitoraggio innovativo dei buchi di tensione MT Nel progetto è predisposto un sistema innovativo per il monitoraggio della tensione mt, che effettua

l’acquisizione, la rielaborazione e la refertazione dei buchi di tensione ai sensi della Del. aeeGsi arG/elt 198/11, con prestazioni avanzate rispetto alla soluzione standard prevista dalla deliberazione. il sistema è composto da apparecchiature per il monitoraggio della tensione installate sulle semisbarre mt di Cp, che campionano le tensioni al presentarsi dei buchi di tensione, e da un sistema centrale per la raccolta, la rielaborazione e la refertazione dei dati, ubicato nel centro di controllo a.s.se.m. i relè di protezione in Cp sono anch’essi monitorati, sfruttando la comunicazione in protocollo ieC 61850, per acquisirne gli avviamenti delle soglie di protezione che accadono contestualmente ai buchi di tensione. le informazioni raccolte sono opportunamente rielaborate, con l’obiettivo di individuare l’origine del buco di tensione (at, mt, o buco fittizio).

l’architettura sperimentale il progetto ha previsto la realizzazione di una serie di interventi presso i siti del Distributore, e presso gli Ua, nell’ottica di sviluppare un prototipo di smart Grid capace di favorire la diffusione e l’efficace sfruttamento della produzione da fonti di energia rinnovabili. Centro di controllo A.S.SE.M. il centro di controllo a.s.se.m. è stato equipaggiato con uno sCaDa/Dms che implementa le logiche richieste dalla sperimentazione. tale sistema ospita inoltre il software Digsilent power Factory, che computa in tempo reale l’algoritmo di regolazione della tensione. Nel centro di controllo sono stati anche predisposti ulteriori elaboratori, ad es., per la raccolta e rielaborazione dei dati sulla qualità della tensione. É inoltre presente una rtU predisposta per lo scambio dati con terna, nonché un Gsm Dispatcher per adempiere alle prescrizioni dell’allegato a.72 in merito al teledistacco della GD. Cabina Primaria la Cp è stata dotata (fig.3) di nuovi relè di protezione di linea (spl) in protocollo ieC 61850, che, oltre a supportare le funzioni di protezione di linea native, hanno la possibilità di emettere segnali ieC 61850 di telescatto e di selettività logica. parimenti, le protezioni at (sistema di protezione: sp) sono apparati funzionanti in logica protocollare, integrati nella laN di stazione, e opportunamente monitorati. il regolatore automatico di tensione (rat) dei trasformatori at/mt previsto nel progetto è in grado di recepire messaggi di setpoint in protocollo ieC 61850 e/o profili di regolazione giornalieri. la Cp ha visto anche l’installazione di nuovi apparati, quali una Bay Control Unit atta ad interfacciare in modalità filata l’i/o dei dispositivi che non supportano la comunicazione protocollare, i qualimetri per il monitoraggio della tensione mt (power Quality monitor, pQm), e apparati di comunicazione (router, switch, media converter, ecc.) per la realizzazione della laN di stazione. presso la Cabina smistamento è installato un sottoinsieme delle apparecchiature previste in Cp.


VENTITREESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

AZIENDA:

Sfera DESIGNERS:

Giulio Iacchetti, Matteo Ragni

Giuria Anders Byriel, Presidente - Vivian Cheng - Stefan Diez - Giorgio De Ferrari - Mario Gagnon - Defne Koz - Paolo Lomazzi - Laura Traldi


servizi a rete marzo-aprile 2015

Utenti Attivi i siti degli Utenti attivi coinvolti nel progetto sono interessati da nuovi apparati, atti a svolgere le funzioni richieste a livello sperimentale (fig.4). Una Unità periferica è stata predisposta nella cabina secondaria di afferenza dell’Ua. tale dispositivo, in protocollo ieC 61850, ha il compito di monitorare lo stato dell’impianto, inviare comandi e implementare logiche (ad es. per effettuare la regolazione di tensione/potenza). la cabina secondaria è stata inoltre equipaggiata con un Fault passage indicator (Fpi), che supporta l’operatore nel centro di controllo a.s.se.m. nelle operazioni di individuazione dei guasti in rete e nel successivo ripristino del servizio. il spi dell’utente è stato sostituito con relè di protezione in protocollo ieC 61850, in grado di recepire segnali di scatto provenienti da remoto e cambiare le proprie logiche di intervento in funzione della disponibilità della comunicazione verso il centro (keep-alive). il misuratore nel punto di scambio (mps) acquisisce le principali grandezze elettriche dell’Ua in tempo reale (tensione, corrente, potenza attiva/reattiva). infine, il Controllore della GD (CGD) implementa i setpoint di potenza attiva e reattiva sul generatore (a seconda dell’impianto considerato, questo apparato è realizzato mediante un dispositivo dedicato, oppure integrato nei sistemi di controllo del generatore o nell’inverter), mentre un modem Gsm adempie alle prescrizioni dell’allegato a.72. Il sistema di comunicazione Come già citato, il sistema di comunicazione è realizzato attraverso tre distinti vettori trasmissivi: fibra ottica, Wi-Fi e rete mobile 3G (fig.1). allo stato attuale, i vettori in fibra ottica e Wi-Fi sono in servizio, mentre gli apparati della rete 3G sono in fase di installazione. il sistema di comunicazione è composto da una linea in fibra ottica tra la Cp e la Csm Contro, che si pone l’obiettivo di implementare la selettività logica tra le protezioni in Cp e le omologhe apparecchiature poste nella Csm. Una linea in fibra ottica è inoltre posata verso gli Ua ubicati nella zona est di san severino marche (fig.1). ponti Wi-Fi in serie alle tratte in fibra ottica sono impiegati a completamento del sistema di comunicazione, per connettere gli Ua difficilmente raggiungibili mediante la fibra. Quando la rete mobile sarà attiva, essa sarà sfruttata come vettore alternativo e/o di back-up alla comunicazione in fibra ottica e Wi-Fi. il doppio vettore di comunicazione consentirà anche di comparare i risultati conseguiti con i diversi mezzi trasmissivi. per gli Utenti raggiunti dalla connessione in fibra ottica diretta non sarà invece prevista la predisposizione del vettore di back-up, data l’elevata affidabilità, e le tempistiche di comunicazione ridotte, offerte dalla fibra.

Conclusioni

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il progetto condotto dall’azienda di distribuzione elettrica a.s.se.m. spa ai sensi della Del. aeeGsi arG/elt 39/10 rappresenta una concreta dimostrazione in campo di smart Grid. esso è realizzato su una rete di distribuzione realmente in esercizio, coinvolgendo utenti reali, con tutte le problematiche che ciò comporta, ma anche fornendo risultati rappresentativi della prospettica implementazione delle soluzioni proprie delle reti intelligenti. il progetto, attualmente in fase di completamento, consentirà all’autorità

3 - Architettura Smart Grid in CP Colotto

4 - Architettura Smart Grid presso gli Utenti Attivi

di raccogliere informazioni utili alla definizione del futuro quadro regolatorio delle smart Grid.

Gli autori Maurizio Delfanti - maurizio.delfanti@polimi.it professore associato presso il Dipartimento di energia del politecnico di milano. la sua attività di ricerca è focalizzata sull’esercizio dei sistemi elettrici, con particolare riferimento agli aspetti tecnici e regolatori in ambito smart Grid. Davide Falabretti - davide.falabretti@polimi.it Ha ricevuto il titolo di Dottorato in ingegneria elettrica nel 2013. attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di energia del politecnico di milano, dove svolge attività di ricerca sul tema dello storage e dei sistemi elettrici con forte penetrazione da fonti rinnovabili. Massimo Fiori - m.fiori@assemspa.it è laureato in ingegneria elettronica all’Università politecnica delle marche. all’interno di a.s.se.m. spa si occupa della gestione delle iniziative in ambito smart Grid, nonché dei rapporti con gli utenti attivi.


Il telecontrollo della rete di Siciliacque

PUBBLIREDAzIOnALE

PROGEA

di michele meli - siciliacque s.p.a. e Giuseppe marchese - BitControl srl Siciliacque si è posta l’obiettivo di unificare e semplificare i sistemi di telecontrollo avendo diversi sistemi di supervisione installati su differenti porzioni di impianto. La soluzione adottata si basa sullo Scada Movicon. siciliacque è una società mista classificata come “impresa pubblica” operante nel settore dell’adduzione dell’acqua potabile della regione siciliana. la società è costituita per il 75% da soci industriali leader nel campo dei servizi per l’acqua tra cui veolia, e per il 25% dalla regione siciliana, subentrata come concessionaria dal luglio 2004 all’ente acquedotti siciliani (eas) e fino al 2044 si occuperà della gestione del servizio di captazione, accumulo, potabilizzazione e adduzione a scala sovrambito. siciliacque gestisce il cosiddetto “sovrambito” ovvero le grandi condotte, le dighe e i potabilizzatori, che attraverso la rete di adduzione, fa confluire l’acqua captata e potabilizzata in grandi serbatoi, per ciascun comune. ad occuparsi della gestione del servizio all’interno dell’ato, ovvero del singolo comune, è invece la società preposta a ciascun ambito. si stima che ogni anno siciliacque fornisca circa 90 milioni di metri cubi di acqua potabile, coprendo l’intero fabbisogno delle province di trapani, agrigento, Caltanissetta ed enna e parte di quello di palermo e messina. siciliacque gestisce 1.743 km di rete di adduzione costituita da 13 sistemi acquedottistici interconnessi: alcantara, ancipa, Blufi, Casale, Dissalata Gela – aragona, Dissalata Nubia, Fanaco – madonie ovest, Favara di Burgio, Garcia, madonie est, montescuro est, montescuro ovest, vittoria – Gela. la rete è alimentata da 7 invasi artificiali: • Ancipa (gestione Enel Green Power) • Disueri (gestione Consorzio di bonifica 5 Gela) • Fanaco (gestione Siciliacque) • Garcia (gestione Consorzio di bonifica 3 Agrigento) • Leone (gestione Siciliacque) • Raja Prizzi (gestione Enel Green Power) • Ragoleto (gestione Raffinerie Gela). inoltre è alimentata da 7 campi pozzi, 11 gruppi sorgenti, e fino a qualche anno fa 3 impianti di dissalazione di acqua marina: Gela (gestione raffinerie Gela), porto empedocle, trapani (gestione siciliacque). siciliacque provvede anche all’esercizio di 6 grandi impianti di potabilizzazione: • Blufi (fiume Imera meridionale) • Troina (invaso Ancipa) • Piano Amata (invasi Fanaco, Leone e Raja Prizzi) • Sambuca (invaso Garcia) • Quota 905 (fiume Imera) • Gela (invasi Ragoleto e Disueri). tutti questi impianti contribuiscono alla movimentazione delle portate d’acqua di ben 66 diversi impianti di sollevamento.

l’impianto

prima dell’intervento di un unico sistema sCaDa di telecontrollo, ogni nodo primario relativo alle parti di acquedotto o potabilizzatori aveva il proprio sistema sCaDa sviluppato nel tempo da diversi system integrator e le informazioni erano riservate solo ai gestori di quelle postazioni. tale struttura non rendeva visibile le informazioni alla restante parte operativa e gestionale. il responsabile dei sistemi di telecontrollo di siciliacque, ing. michele meli, per supportare le attività di controllo operativo e gestionale, unificando tutti i sistemi, ha commissionato a Bit Control, (solution provider movicon), un cruscotto per ogni impianto energivoro e uno complessivo nei quali sono rappresentati i Kpi di assorbimento e rendimento energetico, quali ad esempio il costo energetico di produzione (KWh/m3), il punto di funzionamento reale di gruppi di pompe operanti in parallelo o in serie, e il loro rispettivo rendimento totale.

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servizi a rete marzo-aprile 2015

per realizzare questo sistema di telecontrollo, siciliacque ha suddiviso le postazioni telecontrollate con i vari sistemi e dislocate in tutto il territorio della sicilia, in quattro reparti, in base alla loro localizzazione geografica e acquedottistica. ogni responsabile di reparto è abilitato in tal modo a comandare o abilitare logiche automatiche per il funzionamento della rete idrica di riferimento. il sistema è stato strutturato in modo tale da poter acquisire i dati da periferiche di campo di diversa tipologia e casa produttrice. Questo ha permesso di avere accesso a tutte le informazioni necessarie alla gestione dei singoli impianti o porzioni di acquedotto in modo da suggerire agli operatori le manovre da effettuare nelle zone di loro competenza in base ai dati che arrivano dai nodi primari. inoltre è stato inserito un sistema di allarmi per la gestione delle anomalie e delle emergenze con invio di e-mail o di sms in base al grado di priorità dell’allarme, attraverso la funzionalità alarm Dispatcher integrata nel supervisore. per realizzare questo grande sistema di supervisione, siciliacque dopo varie analisi di mercato ha scelto come sCaDa movicon 11 di progea ed ha affidato a BitControl srl, solution provider di movicon con grande esperienza nel settore, il compito di installare e sviluppare il sistema di supervisione presso il centro direzionale siciliacque di palermo. l’impianto permette la visualizzazione e il telecomando degli impianti di potabilizzazione, delle centrali di sollevamento, dei serbatoi e dei partitori. Grazie alla tecnologia Web Client di movicon, tutti gli operatori abilitati al sistema sono in grado di controllare i dati delle postazioni di loro interesse, accedendo via web con l’autenticazione utente prevista che consente vari privilegi o restrizioni di accesso. in questo, Bit Control ha pienamente raggiunto l’obbiettivo della committenza siciliacque, quello di avere un unico sistema sCaDa di telecontrollo per l’acquisizione dei diversi nodi. l’applicazione ha apportato enormi vantaggi anche dal lato gestionale relativo a qualità e raccolta dati; grazie al sistema di datalogger introdotto, i dati di tutti i nodi del sistema sono registrati all’interno di un database sQl server e messi a disposizione per le più svariate analisi di sistema. tra questi sono stati creati degli algoritmi per il calcolo dell’efficienza energetica delle centrali e del bilancio idrico di parti di acquedotto.

il sistema di telecontrollo

il sistema di telecontrollo oggi è costituito da circa 70 periferiche di diversa tipologia per il controllo di centrali e serbatoi, e da 5 potabilizzatori acquisiti tramite sistemi locali e ritrasmessi tramite vpN privata al server centrale di palermo. la comunicazione tra le rtU, i potabilizzatori e il server scada movicon installato presso la sede centrale di palermo avvengono attraverso sistemi Gprs, ponti radio e adsl. la situazione attuale sfrutta un server movicon 11.4 quale unico sistema di supervisione centralizzato, ed è il risultato finale di un processo di unificazione e standardizzazione che ha sostituito e affiancato, nel corso di anni, diversi prodotti di supervisione installati su differenti porzioni di impianto. attualmente su alcuni impianti sono installati diversi sistemi sCaDa ma tutti sono acquisiti e ridondati sul sistema movicon installato presso la sede centrale di palermo. l’applicazione gira su un server Windows 2003. la scelta di uno sCaDa per l’unificazione del sistema di controllo è stata supportata da diverse necessità quali: • accessi sicuri da remoto • storicizzazione centralizzata di tutte le informazioni dell’impianto • accessibilità da tutti i punti della rete privata VPN senza la necessità di installazioni di licenze sui pc. la flessibilità di integrazione garantita da movicon ha consentito, per esempio, di gestire in modo autonomo diverse reti di comunicazione e diversi protocolli quali modbus, DF1 e profibus. inoltre la possibilità di accesso remoto per gli operatori turnisti e reperibili, utilizzando la tecnologia Web Client di movicon, permette di evitare di presidiare la postazione principale nella sede centrale. Con tale sistema il personale reperibile è stato dotato di smartphone o tablet, attraverso i quali l’apposita app Web Client di movicon consente la connessione remota sugli impianti, per riuscire ad affrontare le emergenze in mobilità nel più breve tempo possibile.

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PUBBLIREDAzIOnALE

InTESIS

Il Cloud Computing per il riutilizzo irriguo delle acque reflue urbane

PUBBLIREDAzIOnALE

il case study, presentato al Forum telecontrollo 2013 di Bologna all’inizio del suo percorso triennale di supporto tecnologico al progetto di ricerca in.te.r.r.a (poN 01_01480_11), ha completato il suo ciclo di sperimentazione applicativa e sviluppo generando un’innovativa applicazione di Cloud Computing al servizio di un tema di grande impatto socio-politico-economico-culturale quale è la pratica del riutilizzo irriguo per la gestione ottimizzata e sostenibile delle risorse idriche. il progetto di ricerca in.te.r.r.a applicato a più siti sperimentali ha coinvolto, ognuno per le proprie competenze e professionalità, numerosi enti di ricerca, università e imprese operanti sul territorio pugliese. per supportare le attività di misura e controllo del riuso irriguo delle acque reflue depurate eseguite trasversalmente su tutti gli obiettivi realizzativi del poN in.te.r.r.a. intesis ha progettato e realizzato un innovativo sistema di telecontrollo degli impianti oggetto di sperimentazione. il sistema di telecontrollo si basa su una infrastruttura hardware (server ridondato, storage, gateway vpN) realizzata presso il Data Center intesis, nonchè sull’implementazione di diversi applicativi sCaDa rispondenti al paradigma del Cloud Computing. la progettazione e la realizzazione del sistema di telecontrollo degli impianti di depurazione per il riuso irriguo delle acque reflue rappresenta una tipica applicazione iot (internet of things), grazie alla quale i software applicativi sviluppati su piattaforma WeB e accessibili da pC, tablet, smartphone, comunicano con i dispositivi di campo (sensori, plC, attuatori,ecc.) e con qualsiasi applicazione esterna interoperabile. il case study, proposto al Call For paper del Forum telecontrollo - milano 2015, illustrerà le scelte tecnologiche adottate, gli obiettivi raggiunti, gli sviluppi futuri. sarà altresì l’occasione per offrire uno spunto di riflessione sulle “linee guida atte a disciplinare l’impiego irriguo delle acque reflue” che attualmente gli autorevoli enti di ricerca (partner pubblici di in.te.r.r.a.) stanno elaborando e che al momento della presentazione al Forum saranno state pubblicate.

PAnASOnIC

Gli Standard applicati alle soluzioni di telecontrollo panasonic nelle proprie soluzioni offre determinati standard.

opeN vpN open source scaricabile e utilizzabile sia nella versione server che Client, questo tipo di standard permette di creare una rete vpN, con una gestione operativa analoga a quella di una rete locale. è utile a risolvere la problematica dell’ip Dinamico nel caso di implemento di reti wireless ed è scalabile per diverse architetture perché utilizzabile sia per reti cablate sia per reti wireless. open vpN di fatto crea un tunnel criptato e quindi anche la sicurezza delle informazioni che passano è un parametro da considerare nell’implementazione dell’architettura.

ieC60870

OPEN VPN

è il protocollo la cui genesi e i cui meccanismi sono stati studiati per il telecontrollo. è uno standard sviluppato dall’ieC, e liberamente acquistabile. è un protocollo ad evento e non un protocollo a polling come il resto dei protocolli di genesi industriale. Questa proprietà va a ridurre la banda utilizzata nella comunicazione. il protocollo definisce una bufferizzazione dati in mancanza di comunicazione. i dati bufferizzati verranno rispediti al centro di controllo completi di time stamp (altra caratteristica del protocollo) per la ricostruzione cronodatata degli eventi. il time stamp nel comando viene utilizzato per la corretta esecuzione temporale delle azioni. essendo presente un real time Clock, il protocollo definisce la sincronizzazione temporale tra le stazioni.

moDBUs è definito lo standard de facto nell’automazione. Nella versione tCp ci si collega utilizzando la rete ethernet con strumentazione evoluta, con altri plC per realizzare logiche m2m, con pC e sCaDa centrali. la versione rtU è un po’ datata, però ancora utilizzata in diversi strumentazione, bilance, lettore codi a barre.

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Moduli per telemetria e telecontrollo

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SERvITECnO

i moduli della serie telemetry mt di inventia, commercializzati in italia da servitecno, rappresentano una soluzione conveniente per la telemetria e il telecontrollo. la serie è stata recentemente aggiornata con due nuovi modelli. il modulo mt-151-leD offre funzionalità di controllore (plC), registratore di dati, convertitore di protocollo e interfaccia wireless per trasmissioni Gprs. la tecnologia dual sim assicura la massima disponibilità di rete Gsm grazie al canale di trasmissione dati ridondante, mentre la porta ethernet consente l’integrazione con altri dispositivi. il modulo dispone di i/o optoisolati: 28 ingressi digitali, 12 ingressi analogici e fino a 16 contatori. l’mt-151-leD può operare sia come parte di un sistema centralizzato di controllo e acquisizione, sia autonomamente attivando, al verificarsi di determinati eventi, le funzioni di controllo locale, la trasmissione di stati degli i/o, l’invio di sms, pacchetti dati o chiamate. la “data security” e la protezione contro accessi non autorizzati sono garantite in tutte le modalità d’uso. il modulo di telemetria mt-331 è progettato per monitorare allarmi ed altre applicazioni in cui non sono richieste comunicazioni locali con altri device. Dispone di i/o digitali, ingressi analogici, contatori e un sensore di temperatura e trasmette le informazioni sugli eventi via Gprs o via sms. il modulo supporta il polling remoto per gli ingressi e per i contatori, e funziona anche come comando remoto per gli output. oltre a commercializzare i moduli telemetry mt in italia, servitecno offre servizi di consulenza e analisi delle applicazioni specifiche, training, supporto in fase di realizzazione e post-installazione, oltre a un supporto specifico in ambito di sicurezza informatica dei sistemi di monitoraggio e controllo che va dall’analisi dei rischi, ai test di prevenzione di intrusione, alla fornitura di strumenti e sistemi atti a garantirne la sicurezza.

Ftp, Htm, sms, email, Gprs/Hspa si tratta di standard più moderni, spesso rivolti al mondo Webautomation. • l’FTP come protocollo per il trasferimento di files in Ethernet e internet. • lo Standard HTML per supervisionare e comandare con i più comuni Browser, • la notifica via SMS e la notifica via EMAIL. • anche l’utilizzo di una rete wireless GPRS/HSPA, di fatto vuol dire utilizzare uno Standard dove diversi operatori lavorano e scambiano informazioni. Gli standard utilizzati nel telecontrollo nelle esperienze panasonic partono dalla gestione fluviale, passando per il ciclo idrico integrato fino alla raccolta rifiuti. • Risorsa idrica fluviale. Nel controllo idrico del fiume Mincio tutta la rete GPRS in MODBUS TCP effettua automazione e telecontrollo per garantire il minimo livello di acqua per preservare la fauna ittica, gestire il livello dei laghi che circondano mantova, con la possibilità di intervenire e gestire situazioni di piena. • Ciclo idrico integrato. La tecnica del Presure Management va a ottimizzare la pressione in rete di un acquedotto a seconda della richiesta d’acqua, questo perché nei momenti di minor richiesta diminuendo la pressione si ottiene una riduzione delle perdite. in questo ambito l’automazione poggiata su open vpN e protocollo standard è funzionale anche alla parte telecontrollo e alla parte teleassistenza. Con questa tecnologia l’integratore ha potuto offrire un sla più elevato per la tempestiva reattività nella gestione del guasto. • Raccolta differenziata dei rifiuti. Un sistema automatizzato e telecontrollato permette l’accreditamento di un utente alla posa del rifiuto. la pesata del rifiuto (tramite bilance moDBUs) viene stampata per l’utente e salvata con una successiva spedizione via Ftp dei dati. la modalità Ftp è utilizzata anche per aggiornare la lista degli utenti che possono aver accesso al container. Diversi dunque i campi applicativi affrontati con le medesime tecnologie standard. la “smart Comunity” composta da tutte questa voci potrà essere affrontata utilizzando tecnologie standard per accumunare le forza in un’unica direzione di un mondo ecosostenibile.

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Telecontrollo alimentatori Istant OFF Eoff

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Eon

AUSy

Monitoraggio remoto delle misure di OFF – tecniche e risvolti pratici per i gestori l’impiego di tecnologie sempre più performanti nella protezione catodica ha permesso ad aUsY di ottenere misurazioni sempre più accurate e soprattutto di ottenere una grande mole di dati anche di quelle misure che in passato venivano eseguite a spot, manualmente o per brevi lassi di tempo. si parla sempre con più interesse delle misurazioni ir-free, ovvero le misurazioni del vero valore del potenziale della struttura (eoff) che rappresenta un parametro interessante, in quanto, avendo sotto controllo il vero valore del potenziale del tubo lungo tutta la tubazione, è possibile innescare azioni preventive o correttive affinché si possa ottenere il massimo risultato in termini di conformità normativa, di sicurezza di impianto e di risparmio economico. la nuova generazione degli strumenti aUsY coniuga l’esigenza di avere una misurazione continua ed affidabile della eoff quando si utilizzano i coupon e la necessità di implementare le misure instant oFF in modo programmatico e configurabile da remoto. esperienze di campo, sia italiane sia estere, confermano che l’utilizzo dei coupon per la valutazione della eoff con memorizzazione continuativa del suo valore, permette di regolare la corrente impressa degli alimentatori in modo più oculato ottenendo un risparmio (che alle volte si è dimostrato notevole), dell’energia assorbita, di un minor consumo degli anodi e di una maggiore certezza dello stato elettrico dell’intero impianto. D’altro canto le misure di instant oFF possono dare molte altre informazioni, una per tutte la velocità di depolarizzazione della struttura. le nuove tecnologie aUsY permettono la gestione sincrona tramite Gps (utilizzato per la ricezione della base tempi UtC) del distacco di tutti gli alimentatori che afferiscono sulla stessa tratta di rete. senza la gestione del distacco sincrono di tutti gli alimentatori, è possibile verificare la caratteristica curva “multi scalino” indice di un non perfetto sincronismo del distacco e di conseguenza una non corretta analisi della depolarizzazione. il mix delle due tecniche opportunamente calibrato ha dato importanti vantaggi ai gestori delle reti su più fronti: risparmio energetico, reale conoscenza dello stato elettrico degli impianti e non per ultimo, maggiore certezza sul calcolo del Kt.

ID&A

Il controllore di processo per la depurazione delle acque reflue la collaborazione di iD&a srl, società specializzata nel telecontrollo ed automazione del ciclo idrico, con etC engineering srl, società specializzata nella ingegneria sanitaria e B.m. tecnologie industriali srl, società specializzata nelle misure analitiche di portata, ha permesso lo sviluppo del prodotto rCsloG3-osCar®lt per una depurazione intelligente delle acque reflue. rCsloG3-osCar®lt è un controllore di processo che permette il rispetto puntuale dei limiti allo scarico e garantisce importanti risparmi energetici, oltre 1 € per abitante equivalente con risultati garantiti. Questa versione permette infatti di avere una soluzione chiavi in mano a basso costo per il controllo ottimale della sezione di aereazione, la più energivora in un impianto di depurazione. la formula proposta prevede una verifica preliminare eseguita da etC a cui potrà seguire un “try & Buy” dell’intera catena di ottimizzazione (armadietto, plC, software, sonda, router, sonda ise NH4), consentendo così la sperimentazione della tecnologia su un proprio impianto, con la formalizzazione dell’acquisto solo a grado di soddisfazione raggiunto, formula già adottata da alcuni clienti dell’azienda. tra gli aspetti che maggiormente caratterizzano il prodotto, coerentemente con la filosofia aziendale iD&a, vi è la scelta di un prodotto basato su un plC di mercato che può essere utilizzato per la completa automazione del depuratore, con gestione fino a 1000 ingressi / uscite. le stazioni rCsloG3-osCar®lt possono essere facilmente integrate nei sistemi di telecontrollo ed automazione sia di iD&a che di terze parti grazie ai protocolli standard di comunicazione in modo da poter controllare e parametrizzare l’ottimizzazione direttamente dallo sCaDa. iD&a, grazie alla ventennale esperienza fatta su depuratori fino a diversi milioni di abitanti equivalenti, può completare l’intervento sviluppando in modo integrato tutta l’automazione e la supervisione sCaDa del depuratore.

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Unità di accumulo di energia per il progetto Nice Grid

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SOCOMEC

a fine 2014 socomec, azienda specializzata in soluzioni di energy storage per la distribuzione pubblica di energia elettrica a bassa tensione, ha fornito la propria terza e ultima unità di energy storage (106 kWh) per il progetto dimostrativo Nice Grid. l’apparecchiatura verrà installata sulla rete di bassa tensione che fornisce energia elettrica al comune di Carros (vicino a Nizza, sulla costa sud-orientale francese) e sarà utilizzata per immagazzinare l’energia solare in eccesso prodotta da pannelli solari in ore diurne e re-iniettarla nella rete di sera quando la produzione di energia è ridotta. l’obiettivo della soluzione di energy storage socomec è garantire un utilizzo ottimale delle infrastrutture erDF (azienda francese di distribuzione dell’energia elettrica) nell’ambito di un’integrazione su larga scala della produzione di energia fotovoltaica. la partecipazione di socomec al progetto dimostrativo europeo di un quartiere a energia solare intelligente, Nice Grid, deriva dal know-how in materia di protezione a bassa tensione e di conversione di energia che l’azienda ha sviluppato nel corso degli ultimi 45 anni e ha ampliato per includere la tecnologia fotovoltaica. socomec nel 2013 ha sviluppato le prime soluzioni di accumulo con una potenza di uscita di 33 kW per la distribuzione pubblica. Nell’ambito del progetto Nice Grid questa soluzione contribuisce a stabilizzare la rete di bassa tensione in base alla produzione e ai consumi previsti e in particolare per regolare la tensione e la corrente nei diversi nodi e linee della rete. tale regolazione viene ottenuta effettuando l’accumulo di energia quando la generazione fotovoltaica è a un livello elevato (“limitazione della produzione”) e il recupero dell’energia accumulata durante i picchi di consumo (“limitazione del consumo”).

Un container “plug & play” l’accumulatore di energia, progettato e fornito da socomec, è costituito da un container di 10 piedi (circa 3 m) in cui sono alloggiati tutti i componenti richiesti per la regolazione intelligente della funzionalità di accumulo. il container comprende il convertitore di energia bidirezionale sUNsYs pCs² con una potenza di uscita di 33 kW- il fulcro dell’unità - nonché le batterie per un accumulo di energia di 106 kWh, oltre a tutte le connessioni e i dispositivi elettrici di protezione per l’apparecchiatura. il sistema è reso sicuro con un impianto di climatizzazione appositamente progettato e una protezione antincendio. l’architettura del container è stata sviluppata da socomec per ottimizzare e facilitare la sua installazione nella rete di distribuzione pubblica. per esempio, il portello di accesso nel pavimento consente una connessione e una messa in servizio rapida e facile per gli operatori dell’azienda erDF. il convertitore sUNsYs pCs², il componente chiave della soluzione energy storage Componente centrale del sistema di energy storage, costituisce il punto di intersezione tra la produzione di energia fotovoltaica, i consumatori e le batterie. il sistema controlla le batterie e la comunicazione con la piattaforma software del gestore di rete. il convertitore è stato progettato per essere integrato in reti pubbliche a bassa tensione, particolarmente esigenti in termini di robustezza dei prodotti e requisiti di connessione.

il progetto Coinvolgendo fino a 1.500 clienti residenziali e aziendali, il progetto NiCe GriD della durata di 4 anni (2012 -2015) ha lo scopo di analizzare il funzionamento di una rete elettrica “intelligente” con migliore capacità di comunicazione e di reazione, integrante una percentuale elevata di fonti di energia Fv decentralizzate abbinate a sistemi distribuiti di accumulo dell’energia. il progetto svilupperà un sistema di gestione dell’energia in grado di ottimizzare il rapporto tra consumo e produzione di energia elettrica a livello di un quartiere. Un consorzio di dieci partner tecnologici, tra cui socomec, ha aderito al progetto guidato da erDF, eDF, alstom e saFt. il progetto è stato ideato nell’ambito dell’invito alla manifestazione di interesse dall’agenzia francese preposta ad ambiente ed energia aDeme. è finanziato dal programma Future investments del governo francese e ha ricevuto un finanziamento nell’ambito del programma di ricerca pF7 dell’Ue. il progetto costerà 30 m€.

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nEThIX

Telecontrollo e monitoraggio remoto per una migliore gestione della rete idrica l’utilizzo di sistemi di telecontrollo e di monitoraggio wireless nella gestione delle reti di distribuzione idrica diventa ogni giorno più importante. tramite un costante monitoraggio degli impianti ed un maggiore livello di automazione è infatti possibile ridurre il numero degli interventi di manutenzione ed aumentare l’affidabilità del sistema, raggiungendo un elevato standard qualitativo ed una riduzione dei costi di gestione. è possibile inoltre ottimizzare la diagnostica rilevando e notificando in tempo reale eventuali perdite, malfunzionamenti o inefficienze dell’impianto. tutto ciò conduce non solo ad una più elevata performance ma anche ad una maggiore soddisfazione dell’utente finale. a questo proposito Nethix, da oltre 15 anni nel settore del telecontrollo e monitoraggio via Gsm/Gprs e 3G, è in grado di proporre soluzioni complete ed altamente tecnologiche per ottimizzare la gestione di qualsiasi tipo di impianto. punta di diamante dell’ampia gamma proposta da Nethix è We500: soluzione ideale per il monitoraggio e la gestione di sistemi complessi. We500 permette infatti di mantenere costantemente monitorati i parametri ed i livelli, di rilevare l’eventuale superamento di soglie preimpostate, ed eseguire in automatico azioni correttive inviando notifiche ed allarmi via sms/email agli utenti autorizzati. per rendere il monitoraggio di tali siti ancora più immediato viene inoltre offerta un’interfaccia grafica semplice ed intuitiva, in grado di presentare l’impianto ed i relativi parametri tramite un sinottico dinamico, aggiornato in tempo reale. i dati così raccolti e visualizzati saranno consultabili sia localmente sull’interfaccia web di ciascun dispositivo che su portale Cloud o su dispositivo mobile, garantendo così un controllo costante da qualsiasi postazione ed in qualsiasi momento.

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Energia: a tempo con il futuro Il tempo è scandito da cicliche evoluzioni tecnologiche che interessano ogni aspetto della nostra vita, e l’energia non ne è esclusa. Oggi l’industria elettrica ha nuovi sistemi di generazione e un modello produttivo più distribuito, la domanda è più contenuta e più efficiente, il ruolo del cliente sempre più attivo e partecipativo, attento alle scelte. E la conversione di alcuni impianti industriali non più utili al settore diventa una realtà da affrontare con soluzioni concrete e visione innovativa.

di Francesco starace – amministratore Delegato e Direttore Generale enel Nei passati cento anni, i sistemi di produzione dell’energia elettrica si sono evoluti a seguito di mutamenti caratterizzati, sempre, dallo stesso schema: un’evoluzione tecnologica che rende più competitiva una nuova modalità di produzione. Un periodo che possiamo definire di inerzia/ resistenza/incomprensione al cambiamento, seguito, quindi, da una veloce (e sempre più accelerata) diffusione di nuove tecnologie, che si affiancano a quelle esistenti e che le sostituiscono man mano che queste ultime diventano obsolete. Negli scorsi anni abbiamo assistito all’ultima di queste cicliche evoluzioni, che ha introdotto una radicale trasformazione dei parchi di produzione e che ha colto (abbastanza) di sorpresa le utilities europee le quali, negli ultimi cinque anni, hanno perso margini per 36 miliardi di euro. il drastico calo della domanda elettrica, a cui ha assistito l’europa già dalla fine del primo decennio del 2000, ha interessato tanto i consumi dell’industria quanto quelli delle famiglie. Quest’ultimo calo è il primo dal dopoguerra, e non può essere giustificato unicamente con la crisi economica, i cui effetti sui consumi elettrici sono maggiormente evidenti nel settore secondario. il calo dei consumi dei clienti domestici è dovuto, anche, a una crescente razionalizzazione, grazie allo sviluppo dell’efficienza energetica. per questo motivo, sebbene il quadro migliorerà con la ripresa economica, la domanda

elettrica non ripartirà con i tassi di crescita attesi prima della crisi, e l’europa dovrà abituarsi a un andamento dei consumi energetici decisamente più moderato. accanto a questo, un altro fenomeno ha modificato radicalmente il settore energetico. si tratta della pianificata diffusione delle rinnovabili, che in europa hanno visto la propria capacità installata raddoppiare negli ultimi sei anni. Capacità che, anche in assenza di incentivi, continuerà a crescere, raddoppiando ulteriormente entro il 2030. siamo di fronte a una nuova trasformazione del mix energetico primario: dall’era del carbone, dalla prima rivoluzione industriale fino al ’900, a quella del petrolio, durata fino agli anni ’80, a quella del gas, fino agli anni 2000, fino ad arrivare a quella, presente e futura, delle rinnovabili. Calo dei consumi e sviluppo delle rinnovabili hanno, quindi, ribaltato il paradigma tradizionale che vedeva l’elettricità generata nelle grandi centrali, trasmessa sulle reti di altissima e alta tensione e, infine, distribuita ai clienti in media e bassa tensione. il nuovo modello di generazione distribuita è l’espressione di un sistema più efficiente e interconnesso, che vede al centro un cliente sempre più consapevole, esigente, e conscio del suo nuovo ruolo di consumatore/produttore, o anche prosumer. a fare le spese di questo cambio di paradigma è la generazione “convenzionale”, destinata, in questo contesto, a svolgere sempre più un ruolo di riserva,

Francesco Starace

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producendo, quindi, soltanto nei momenti di necessità. a essere maggiormente penalizzati sono stati gli impianti termoelettrici più vecchi e meno efficienti, alcuni dei quali non producono da diversi anni, spiazzati, nel nuovo ruolo di capacità di riserva, da altri impianti termoelettrici più moderni, affidabili ed efficienti. in alcuni casi, gli impianti più vecchi sono giunti addirittura al termine del periodo di autorizzazione e, quindi, non potrebbero tornare a produrre nemmeno se la domanda elettrica riprendesse con gli andamenti pre-crisi. si tratta, perciò, di impianti che hanno esaurito il proprio ciclo vitale e la propria utilità, e che non possono neanche essere ceduti a terzi perché, in ogni caso, non redditizi. Questa situazione, che si è venuta a creare nel corso degli anni, deve ora essere affrontata, senza perdere ulteriore tempo, coinvolgendo le autorità locali e la popolazione, con l’obiettivo di valutare soluzioni alternative e concretamente realizzabili per salvaguardare l’occupazione e riconvertire gli impianti. per quanto riguarda enel, gli impianti in italia che hanno queste caratteristiche sono 23, per una potenza complessiva pari a 13 GW. la necessità della loro chiusura non è un fatto di oggi, lo si sapeva bene anche in passato. oggi, però, si conta di risolverlo. Un elemento di grande importanza è la chiusura di queste centrali enel, nelle quali sono attualmente impiegate circa 700 persone, che non avrà alcun impatto negativo in termini occupazionali, in quanto è stata già prevista la ricollocazione all’interno del Gruppo e la valorizzazione di tutte le risorse coinvolte. Questi impianti rappresentano per il nostro paese un patrimonio industriale che potenzialmente può essere ancora valorizzato. per questo motivo sono in corso studi per identificare soluzioni di business alternative, con la consapevolezza che non può esistere una strategia unica valida per tutti i casi. Ciascun sito ha infatti le proprie peculiarità, legate all’ubicazione geografica e all’evoluzione, nel tempo, del territorio circostante: qualunque soluzione dovrà dunque tenere conto della specificità dei singoli siti. semplificando la questione, si possono comunque suddividere questi 23 impianti enel in tre grandi gruppi. il primo racchiude quelle centrali che potrebbero continuare a produrre energia elettrica se venissero riconvertite a un’altra tecnologia, ad esempio a fonti rinnovabili. Un esempio è quello di porto tolle, centrale ad olio combustibile ubicata sul delta del po per la quale, dopo aver tentato invano la riconversione a carbone per 10 anni e immaginato lo sviluppo della tecnologia Carbon Capture and storage, verrà proposta ora, come soluzione alternativa e realistica, una centrale a biomasse di taglia media. il secondo gruppo è quello di impianti, tra cui Genova, Bari e livorno, che non sono più pensabili come siti di generazione elettrica, perché inglobati nel tessuto urbano che si è sviluppato attorno a loro. Queste centrali potrebbero essere riprogettate per essere destinate ad altri scopi, industriali e non. si pensi, ad esempio, alla Bankside power station di londra, ex centrale a nafta conosciuta oggi come tate modern, una tra le gallerie d’arte moderna più visitate al mondo, e, qualche chilometro più a ovest sulla

stessa sponda del tamigi, alla Battersea power station, ex centrale a carbone in fase di riconversione a complesso commerciale e abitativo. l’ultimo gruppo, infine, comprende quegli impianti che, pur non essendo ubicati all’interno di città, non hanno comunque molte chance di continuare a essere destinati alla generazione elettrica. per questi si intende, coinvolgendo attivamente le comunità e istituzioni locali, far partire “concorsi di idee”, per valutare altri modi per creare occupazione al di là della produzione di elettricità. verrà avviato un vero confronto con tutti, consapevoli non solo dei vincoli, ma anche delle opportunità che derivano da questo nuovo contesto. l’obiettivo è cambiare il modo di produrre energia (al passo con l’ultima evoluzione tecnologica di cui dicevo prima), coinvolgendo le persone, i territori e le aziende locali nell’affrontare efficacemente la realtà e il cambiamento, anticipando e cogliendo le nuove opportunità di sviluppo. articolo pubblicato sulla rivista oxygen 25 | impronta digitale. l’uomo e le sue macchine. oxygen nasce da un’idea di enel per raccontare la continua evoluzione del mondo.

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TERnA promuove le nuove regole per la sicurezza dell’ambiente Lo sviluppo infrastrutturale in ottica green è un binomio possibile: secondo un’indagine dell’Istituto Piepoli, già oggi tre imprese su quattro mettono l’ambiente al centro dell’economia. E Terna, tra le prime aziende ad adottare in Italia un modello di sicurezza integrata, ha lanciato 7 nuove regole per la salvaguardia del territorio.

le esigenze di sviluppo infrastrutturale possono e devono conciliarsi con quelle della sicurezza dell’ambiente. e anzi, tanto più le aziende sapranno essere ambientalmente sostenibili, tanto maggiore sarà la crescita anche economica delle imprese, con importanti e positive ricadute per la società. è stato questo il messaggio principale lanciato da terna nel corso del convegno organizzato lo scorso 17 marzo che ha visto la presenza del ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian luca Galletti, del presidente anci, piero Fassino, del presidente di legambiente, vittorio Cogliati Dezza, dell’amministratore Delegato dell’istituto piepoli, Nicola piepoli e del membro della Commissione Ue ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, simona Bonafè. all’incontro, terna, la società guidata da Catia Bastioli e matteo Del Fante, ha promosso “le nuove regole per la sicurezza dell’ambiente”. Uno stimolo al confronto è venuto dai risultati di un’indagine dell’istituto piepoli sui vari aspetti della sicurezza ambientale. indagine da cui sono emersi, quali dati salienti, che ben il 61% delle aziende intervistate giudica positivo per il proprio sviluppo un innalzamento degli standard ambientali da perseguire; dall’altro, che il 76% delle imprese valuta come una grande opportunità per lo sviluppo mettere l’ambiente al centro dell’economia. “stiamo dissipando risorse che appartengono alle generazioni future – sottolinea la presidente di terna, Catia Bastioli – il cambiamento è elemento fondamentale”. è chiara, quindi, la sfida che le aziende dovranno affrontare nei prossimi anni: trovare un nuovo punto di equilibrio tra crescita economica e salvaguardia dell’ambiente. Una sfida che per terna, forte della sua esperienza sul campo, è possibile vincere con una

strategia in grado di integrare, in una visione d’insieme, attività spesso considerate a “compartimenti stagni”, e che invece devono camminare insieme. è il modello, che terna è stata tra le prime ad adottare in italia, di “sicurezza integrata” in cui i vari ambiti - informatico, ambientale, del lavoro, del sistema elettrico - sono in completa sinergia. “la responsabilità verso l’ambiente – dichiara matteo Del Fante, amministratore delegato di terna – sarà sempre più un fattore di crescita delle imprese. la storia di terna dimostra che tanto più la sicurezza e la tutela dell’ambiente assumono una valenza strategica nella vita delle aziende, tanto maggiore è la crescita anche economica delle stesse. serve allora uno sforzo corale, un nuovo patto che coinvolga tutti gli attori, affinché sviluppo infrastrutturale e tutela dell’ambiente vengano percepiti non più come antagonisti ma come le due gambe sui cui far camminare la crescita industriale del paese”.

le nuove regole per la sicurezza dell’ambiente più in dettaglio, sono sette le nuove regole che la spa dei tralicci ha inteso proporre e condividere con le istituzioni e le imprese. innanzitutto, occorre ribaltare la prospettiva che vedeva competitività e ambiente come fattori antitetici, e considerare invece l’ambiente come una risorsa dell’azienda, da tutelare al pari delle risorse umane e degli asset, in grado di favorire e non ostacolare la competitività. occorre poi saper guardare a lungo termine, ovvero investire oggi nella tutela dell’ambiente per essere competitivi domani, come dimostra l’esperienza di terna grazie a una scelta fatta anni fa a favore dell’ambiente, e che si è tradotta, solo per citare alcuni esempi, nell’eliminazione di 1.700 vecchi tralicci, liberando un’area

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pari a 2.400 campi di calcio, nell’installazione di 800 sostegni “monostelo”, che hanno un ingombro sul terreno 15 volte inferiore rispetto ai tralicci tradizionali, con un investimento di oltre 80 milioni di euro, nella costruzione di linee elettriche eco-sostenibili. e ancora, la necessità di dotarsi di una governance ambientale, che indichi chiaramente all’interno dell’organizzazione figure e ruoli, meglio ancora se integrata con quella della sicurezza del lavoro. Quarto, investire nella formazione del personale in materia ambientale. pur non essendo un obbligo di legge, è quanto mai importante creare una cultura condivisa in tema di protezione dell’ambiente, di cui ciascun dipendente deve sentirsi responsabile in prima persona. si tratta quindi di vedere la formazione come un’opportunità per l’azienda che può garantire non solo ritorni economici ma anche, e soprattutto, sociali e di reputazione. anche su questo fronte terna ha investito molto, dotandosi di centri di formazione propri e di assoluto livello, dove solo nel 2014 sono state erogate 72.000 ore di formazione dedicate alla sicurezza e all’ambiente. Non meno importante è il tema della prevenzione. è anzi quanto mai opportuno che le imprese, oltre ad applicare le procedure una volta che si è verificata un’emergenza, si dotino di uno strumento strutturato ed adeguato di risk management ambientale, completamente integrato con gli altri sistemi di risk management, che sia in grado di tenere sotto controllo i potenziali rischi ambientali con un approccio preventivo. rientra in tale contesto il “progetto sicurezza integrata dei cantieri”, con l’obiettivo di

controllare a 360° durante tutte le sue fasi (progettazione, affidamento lavori, esecuzione), la sicurezza nei 230 cantieri che terna ha attivi in tutta italia, per complessivi 2,8 miliardi di euro. settima e ultima regola, la certificazione ambientale dei fornitori qualificati. Un approccio virtuoso alle tematiche ambientali non può non coinvolgere i propri fornitori; per questo è importante che ogni azienda si doti di un sistema di qualificazione, di tipo integrato, mediante il quale selezionare le imprese più virtuose e rispettose dell’ambiente, inserendo tra i requisiti necessari la certificazione ambientale. è con questo approccio che ammontano a oltre 400 le imprese qualificate, con più di 20.000 addetti, che oggi lavorano con terna.

le opere eco-sostenibili di terna lavorare per uno sviluppo sostenibile della rete elettrica ha significato in questi anni per terna costruire nuove linee ecosostenibili. ecco sei esempi in tutta italia. Interconnessione “Italia-Francia” e Interconnessione “Italia-Montenegro” Due progetti attualmente in fase di realizzazione, di importanza strategica a livello europeo. sono infatti inseriti nella lista dei 14 progetti italiani per il piano europeo di Juncker. entrambe le infrastrutture sono caratterizzate dal fatto di essere “invisibili”, poiché si svilupperanno in cavi interrati e/o sottomarini, e quindi a impatto ambientale nullo.

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Catia Bastioli e Matteo Del Fante

Elettrodotto “Chignolo Po-Maleo” in lombardia, è in funzione dal 2011, ed è stato realizzato per oltre il 70% del tracciato con “monostelo”, pali di nuova concezione a ridotto ingombro al suolo rispetto ai tradizionali tralicci tronco-piramidali. le stazioni elettriche di arrivo e partenza della linea sono state “mascherate” con opere di ingegneria naturalistica e piantumazione di piante autoctone. tolti 64 km di vecchi tralicci a fronte di appena 24 km di nuova rete costruita. Elettrodotto “Trino-Lacchiarella” tra lombardia e piemonte, in esercizio dallo scorso anno, è stato realizzato per circa l’80% del tracciato con pali “monostelo” e sono stati installati per la prima volta in italia gli avveniristici pali “Germoglio”, a impatto visivo ridotto. SA.PE.I. (SArdegna-PEnisola Italiana) il cavo sottomarino campione di sostenibilità, già in funzione dal 2011. salvaguardate e monitorate le aree marine sensibili, in particolare il “santuario dei Cetacei” e le praterie di posidonia oceanica, un habitat prioritario del piano infralitorale del mediterraneo, e di Cymodocea nodosa, presenti nei pressi del sito di approdo continentale di Nettuno. Nel tratto terrestre del sa.pe.i. nel lazio, nei pressi di Nettuno, sono state privilegiate soluzioni estremamente conservative per la vegetazione locale.

• 17 km2 di area liberata da tralicci e linee aeree (superficie vasta come 2.400 campi da calcio) • 800 sostegni “monostelo” installati lungo le principali linee elettriche da Nord a sud • 15 volte inferiore - rispetto ai tradizionali tralicci troncopiramidali - l’area occupata dai nuovi sostegni innovativi e a ridotto impatto ambientale “monostelo” • 80 milioni di euro l’investimento per installare i nuovi sostegni monostelo • 4 milioni di euro già investiti per soluzioni progettuali tali da consentire l’inserimento armonico delle nuove stazioni elettriche nel contesto paesaggistico (come ad esempio i mascheramenti) o interventi di mitigazione • 15,5 milioni di tonnellate/anno la riduzione delle emissioni di Co2 in atmosfera previste dal piano di sviluppo decennale della rete elettrica di trasmissione nazionale • km di vecchi tralicci da dismettere nell’arco del Piano di sviluppo decennale della rete elettrica di trasmissione nazionale • con lo sviluppo della rete Terna ha dato un contributo fondamentale alla crescita delle fonti rinnovabili negli ultimi 10 anni: eolico e fotovoltaico sono passati da 0,81% della produzione nel 2005, al 14,3% nel 2014.

le sette regole trovare la sintesi tra crescita economica e salvaguardia ambientale: è la nuova sfida che le imprese italiane ed europee dovranno affrontare nei prossimi anni per poter stare sul mercato, essere competitive e migliorare la propria performance economica. terna può vincere questa sfida grazie a una strategia aziendale basata su nuove regole che integrano processi di gestione ambientale e sicurezza sul lavoro. strategia che terna chiama “sicurezza integrata ambiente e lavoro”.

L’AMBIEnTE nuova risorsa dell’azienda AMBIEnTE E COMPETITIvITA’ saper guardare a lungo termine GOvERnAnCE AMBIEnTALE nuove figure e compiti ambientali

Elettrodotto “Sorgente-Rizziconi” in costruzione tra sicilia e Calabria, è per la maggior parte del tratto aereo realizzato con pali “monostelo”. a fronte di 105 km di nuova rete verranno demoliti 170 km di vecchi tralicci. “mascherata” la stazione elettrica di villafranca, con interventi di ingegneria naturalistica.

SEnSIBILIzzAzIOnE E FORMAzIOnE DEL PERSOnALE importante investimento per l’azienda

i numeri di terna per l’ambiente

SICUREzzA InTEGRATA nEI CAnTIERI ambiente-lavoro-appalti

• 72.000 ore di formazione in materia ambientale erogate solo nel 2014 • 1.700 vecchi tralicci già dismessi • 420 km di vecchi elettrodotti già dismessi (pari a 3 volte la distanza tra milano e torino)

RISK MAnAGEMEnT AMBIEnTALE gestione integrata dei rischi

QUALIFICAzIOnE AMBIEnTALE gestione della filiera di fornitura

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PUBBLIREDAzIOnALE

OPOwER

6 Terawattora di risparmio energetico opower, esperto nel software cloud-based per l’efficienza energetica dedicato alle utilities, annuncia il raggiungimento di un grande traguardo per il risparmio energetico: in soli otto anni di attività, opower ha permesso a famiglie e imprese di ridurre il consumo di energia elettrica di 6 terawattora grazie alla sua piattaforma per l’efficienza energetica. Un risparmio equivalente a soddisfare quasi totalmente per un anno il fabbisogno di energia elettrica di milano e torino insieme (nota 1). Questa notevole quantità di energia risparmiata significa soprattutto un beneficio per il cliente finale: 6 terawattora corrispondono infatti circa 660 milioni di euro che i consumatori hanno risparmiato sulle proprie bollette elettriche. Questo traguardo è stato raggiunto grazie all’adozione della piattaforma di efficienza energetica comportamentale e customer engagement di opower da parte di quasi 100 società fornitrici di energia elettrica nel mondo, che hanno così potuto ridurre le bollette energetiche dei propri clienti introducendo al contempo una comunicazione sui consumi più chiara e trasparente. opower attraverso il suo software esclusivo basato sulla scienza del comportamento e grazie all’analisi di dati su larga scala, fornisce alle utilities informazioni riguardo ai consumi energetici di ciascuna utenza, comparandoli con quelli di abitazioni simili, e consigli personalizzati su come risparmiare energia: le utilities possono così trasmettere queste informazioni ai propri utenti, migliorando la trasparenza e la relazione con i consumatori e mettendoli nelle condizioni di risparmiare effettivamente sulla bolletta. Una riduzione di 6 terawattora nel consumo energetico significa anche un abbattimento delle emissioni di Co2 pari a 4,1 milioni di tonnellate in meno immesse nell’aria. l’impatto cumulativo di tale diminuzione è equivalente a rimuovere quasi un milione di automobili dalla strada per un anno oppure preservare 32.000 ettari di foreste o risparmiare energia corrispondente a 10 volte quella prodotta in un anno dal più grande impianto solare fotovoltaico al mondo. opower ha toccato questo nuovo traguardo in tempi rapidissimi, con 2 terawattora risparmiati solo nell’ultimo anno Nota 1: risparmio equivalente all’alimentazione elettrica di una città europea con circa 2,1 milioni di abitanti. Dati istat 01/01/2014: milano 1.324.169 abitanti; torino 902.137 abitanti.

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Direttiva MID e strumenti di misura elettrica Quando si parla di direttiva miD si fa riferimento alla measuring instruments Directive ossia alla direttiva europea 2004/22/Ce. Questa direttiva ha dato un’armonizzazione alle normative dei diversi paesi appartenenti all’Unione europea relativamente alle caratteristiche della strumentazione destinata alla misura ufficiale di grandezze diverse (elettriche, gas, acqua, etc). Conseguentemente per poter essere conformi a tale Direttiva gli strumenti di misura, dovranno essere progettati e costruiti rispettando precise norme tecniche e superare i relativi test. il rispetto di questa direttiva rappresenta una garanzia fondamentale per l’utilizzatore del dispositivo dato che ha la certezza del rispetto di uno standard progettuale e realizzativo su base europea. in italia la direttiva miD è stata recepita con il Decreto legislativo n.22 del 2007, e distingue i beni di applicazioni in varie categorie. tra cui acqua, gas, misure metriche di volumi, pesi, ecc.

Esempio di un laboratorio di prova MID per allegato F

oppure il numero di identificazione assegnato dall’ente alla fabbrica con produzione certificata (per i casi di allegato D). il rispetto della direttiva miD è obbligatorio per legge quando si è in presenza di transazioni commerciali (fatturazione), legate alla misura effettiva del consumo e/o produzione di energia. in particolare: • tariffazione: misurazione e fatturazione dell’energia fornita dal distributore (es. apertura di un contratto di fornitura di energia elettrica) • sub tariffazione: suddivisione tra 2 o più utenti facenti capo ad un unico contatore del distributore di energia (es. locazione di parti di immobili: piazzole campeggi, ormeggi porti, box, cantine, colonnine di ricarica veicoli elettrici). • Contabilizzazione produzione energia (es. impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici, da biomassa). Nel caso non si utilizzassero i contatori certificati miD, nelle

Verifica del lampeggio del Led frontale con la lettura dell’energia sul contatore

la misura di energia elettrica è classificata come mi003. per essere conforme alla miD, il contatore di energia dovrà: • essere conforme alla direttiva CE e quindi riportarne la . marchiatura tale marchiatura garantisce e significa “Conformità europea” (e non conformità essenziale), ed indica che il prodotto che lo porta è conforme ai requisiti essenziali previsti da Direttive in materia di sicurezza, sanità pubblica, tutela del consumatore, ecc. pertanto non rappresenta un marchio di qualità del prodotto o, tantomeno, di origine ma che il prodotto gode della presunzione di conformità. inoltre “la marcatura Ce indica che il prodotto è conforme a tutte le disposizioni comunitarie che prevedono il suo utilizzo”: dalla progettazione, alla fabbricazione, all’immissione sul mercato, alla messa in servizio del prodotto fino allo smaltimento. la marcatura Ce disciplina l’intero ciclo di vita del prodotto dal momento dell’immissione sul mercato. • riportare le seguenti indicazioni: – marcatura metrologia addizionale: riporta l’anno di certificazione – identificativo dell’ente con il riferimento del fascicolo di certificazione di tipo (allegato B) – identificativo del laboratorio che ha eseguito le prove di funzionamento (per i casi di allegato F),

Controllo computerizzato

situazioni sopra descritte l’utente finale potrebbe riservarsi la possibilità di contestare la fattura e di conseguenza non pagare quanto richiestogli. anie, in collaborazione con le aziende appartenenti al gruppo “progettazione, misura e controllo” ha realizzato una guida rapida descrittiva della Direttiva miD e del suo impatto sugli strumenti di misura elettrica. all’indirizzo: http://csi.anie.it/gruppi/progettazione-misura-e-controllo/ certificazioni-mid è possibile trovare informazioni essenziali per la comprensione della direttiva stessa, l’elenco dei costruttori aNie con strumentazione certificata miD e per ogni costruttore l’elenco degli specifici codici certificati.

Schema esplicativo della marchiatura di un contatore di Energia Elettrica

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Illuminare il futuro del territorio di piero Falsina - amministratore delegato di tea reteluce Tea Reteluce, società del Gruppo Tea e partecipata dal socio operativo A3M Luce riprogetta la rete di illuminazione dei comuni della provincia di Mantova per ottimizzare l’energia, risparmiare, tutelare l’ambiente e migliorare tutti gli impianti. tea reteluce è la società del Gruppo tea, multiutility che eroga i propri servizi principalmente nel territorio mantovano, nata nell’aprile 2014 con l’obiettivo di diventare il coordinatore unico delle reti di illuminazione pubblica, realizzando punti luce adeguati e a norma con i più moderni criteri di efficienza energetica e di rispetto ambientale. per accendere il futuro e dare un migliore servizio di illuminazione con una gestione coordinata in 28 comuni della provincia mantovana, dal capoluogo a Castiglione delle stiviere, da sabbioneta a Castel d’ario, gestendo oltre il 70% degli impianti di pubblica illuminazione. videosorveglianza, ricarica dei veicoli elettrici, wifi, rilevamento acustico e atmosferico, trasformano il punto luce in una vera e propria rete di informazione al servizio di cittadini ed ente locale. il palo della luce diventa punto di trasmissione o erogatore di servizi cosiddetti ‘’intelligenti’’. per i cittadini. per la città. per il futuro. Grazie agli investimenti e alle iniziative industriali già messi in campo dal Gruppo tea, infatti, le energie rinnovabili impiegate per la rete di illuminazione costituiranno all’inizio circa il 70% del fabbisogno per

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arrivare alla totalità nei prossimi anni. a dire sì all’iniziativa sono state molte amministrazioni: in gioco c’è la necessità di ammodernare reti piuttosto vetuste ed energeticamente dispendiose. per la città di mantova si tratterà in particolare di ridisegnare il sistema di illuminazione (attualmente costituito da circa 10.000 punti luce), suddividendo il territorio per aree omogenee di utilizzo, al fine di rinnovare gli impianti in un’ottica di miglioramento complessivo del servizio offerto e con particolare attenzione all’applicazione delle tecnologie del futuro. in termini di punti luce, le adesioni al progetto tea comprendono oltre 58.000 corpi illuminanti sui circa 85.000 che illuminano le strade comunali mantovane. importanti e significativi i vantaggi ambientali e gestionali che deriveranno da una gestione centralizzata della rete mediante l’utilizzo di corpi illuminanti e sorgenti luminose tecnologicamente avanzate ed energeticamente “efficienti” (ad esempio, sistemi a leD). il bilancio ambientale stima infatti una riduzione di 7.000 tonnellate all’anno di anidride carbonica e di 3.900 tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, come dire 75.000 barili di petrolio in meno ovvero più del 60% di energia elettrica risparmiata. Questi numeri superano gli obiettivi europei, richiamati anche dal patto dei sindaci, in materia di riduzione dell’inquinamento e di aumento dell’efficienza energetica, nonché di utilizzo delle fonti rinnovabili


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che nel progetto provinciale rappresentano una parte davvero qualificante. i tantissimi Comuni che ad oggi hanno aderito al progetto (per un totale di circa 220.000 cittadini) godranno di un effetto scala sui costi di energia, di acquisto delle apparecchiature e di manutenzione e di tutte le sinergie ed economie derivanti da una gestione coordinata. importantissimo quest’ultimo punto, che significa l’accesso alle migliori tecnologie anche per i piccoli centri grazie all’effetto volume realizzato con l’aggregazione. il progetto prevede un investimento totale di circa 35milioni di euro interamente ripagati dalle efficienze energetiche che ha inoltre permesso la riduzione della spesa da parte dei comuni che fin dal primo giorno di gestione si vedono garantito il risparmio energetico.

almeno una stazione di ricarica elettrica in ogni comune. Questa particolarità gioca un ruolo determinante nello sviluppo della mobilità elettrica: infatti, tenendo presente che la massima distanza tra gli estremi della provincia di mantova è di circa 100 km e potendo contare sulla presenza di stazioni di ricarica elettrica praticamente su tutto il territorio della provincia, sparisce il problema legato all’autonomia dei veicoli elettrici, la cosiddetta “range-anxiety” ovvero la paura di non avere “carburante” a sufficienza per arrivare a destinazione. Con la prevista capillare diffusione della stazioni di ricarica, sarà possibile spostarsi all’interno della provincia di mantova lasciando l’auto “in carica” presso il luogo di destinazione durante lo svolgimento delle commissioni.

i servizi intelligenti erogati tramite punti luce tra i progetti portati avanti quest’anno da tea reteluce c’è quello dedicato alla mobilità elettrica. Con il nome di “è” la società ha installato, insieme ad alcuni partner quali Bmw, agire, alpstore e Gamma energia, una colonnina di ricarica per veicoli elettrici in centro a mantova. la colonnina ha due prese (una sulla fiancata destra ed un’altra sulla fiancata sinistra), una potenza massima di ricarica di 22 kW in corrente alternata per ogni presa. il connettore accettato è il “tipo2” con modalità di ricarica “modo 3” in ottemperanza alle norme Cei eN 61851-1. Considerato il successo riscontrato dal progetto, nei prossimi anni la società svilupperà il tema della mobilità elettrica, proponendo alle amministrazioni mantovane che hanno aderito e che aderiranno, l’installazione di

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Risparmiare acqua si può? Abbiamo più volte richiamato i vincoli della situazione italiana dell’industria dell’acqua in termini di dimensioni, committment, gestione: l’ambizione di questo contributo è dimostrare, basandosi su dati aggiornati, che le dimensioni di tali vincoli giustificano una serie di decisioni sul mercato dell’acqua da parte di tutti gli attori e regolatori coinvolti.

prima di entrare nel merito va mostrato un dato che evidenzia in maniera macroscopica perchè ci dobbiamo porre il quesito, che rappresenta la sintesi della difficoltà italiana nel captare e rendere disponibile acqua per qualsiai uso: il diagramma del water abstraction, preso dal report 2014 del oeCD (organızzazıone per la cooperazione e lo sviluppo) rappresenta il volume di acqua captato pro capite per qualsiai uso. esso dà conto dell’utilizzo di questo bene che caratterizza l’italia in confronto con altri paesi europei, dove lo stesso indice è la metà (400 m3/capite su 800 m3/capite) (fig.1). Da qui nasce la domanda se si può risparmiare acqua e come si può fare, quali sono le deadlines, i drivers

di Francesco albasser

per cercare di affrontare il problema e possibilmente, nel tempo, risolverlo. in relazione al fatto che l’80% di questa acqua è ad uso potabile, l’indagine parte dalla situazione dell’organizzazione dei servizi idrici, se non altro in relazione al fatto che il parametro citato è influenzato in maniera determinante dalle performances dell’industria dell’acqua: partiamo dalla mappa del committment della situazione, rappresentata dalla figura 2 dove i colori in bianco e verde mostrano la rilevante parte di gestioni senza commitment, che sono corresponsabili delle anomalie nella quale la situazione italiana si dibatte da parecchi lustri. Gli affidamenti, ancora per il 30% non in linea

1 - Il grafico contenuto nell’ultimo report 2014 del OECD mostra l’evoluzione del valore di water abstractions riferita al 2011 che vede l’Italia in una situazione di standard elevato, in opposizione agli standard medi degli altri Paesi E.U.

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con le direttive e.U. per le gestioni in economia, rappresentano una costante del sistema italiano che, a 20 anni dall’approvazione della legge Galli, mostra la difficoltà di definire i gestori di ambiti ottimali, nonostante le esperienze di successo, europee e non, mostrino la necessità di una definzione dei committment su base geografica territoriale ottimale per garantire il meglio dal punto di vista economicogestionale. a dimostrazione di questa teoria, a dispetto dei casi di successo italiani, il Blue Book del 2014 mostra che il legame tra economia di scala e standard di costo è confermato anche in italia: non resta che realizzare questo disegno, spesso evocato come risultato anche della spending revue, di cui si sono perse le tracce, ma che rimane un dirimente driver per lo sviluppo del settore. se poi ce ne fosse bisogno, il benchmarking a livello di utilities e.U. mostra la differenza tra organizzazioni e dimensioni in inghilterra, Germania, Francia dove, pur con modelli diversi, si è pervenuti ad una univoca decisione sulle dimensioni delle gestioni, significativamnete superiore non solo alla media, ma anche agli standard italiani ottimali. peraltro, a valle di questa considerazione dirimente, l’esame delle criticità dell’industria dell’acqua mostra situazioni ciclicamente rilevabili dalla lettura del Blue Book: la figura 4 mostra la sussistenza di clienti sprovvisti di contatori seppure in maniera limitata e mostra quanta acqua non venga misurata dal sistema delle utilities. stiamo parlando di un valore del 3% del totale, pari al 10% del rateo delle perdite totali, un valore non trascurabile a livello nazionale e che porta conseguenze rilevanti sul piano economico. il risultato di questa analisi è confermato dai parametri caratteristici relativi alle performances: per consentire tale analisi è stato individuato il parametro significativo quale indice di efficienza che è rappresentato dalle perdite. Dalla semplice valutazione di tali parametri, desunti dal Blue Book 2014 per italia e da altre fonti autorevoli per e.U. e mondo, si può delineare subito una ben diversa tendenza: la figura 5 offre un quadro delle differenza tra utilites italiane e e.U con delta significativi. la correlazione più diretta con le perdite, che rappresenta la prima voce di spesa nel metodo tariffario delle utilies italiane, è costituita dai consumi di energia: un’analisi specifica evidenzia la situazione dell’energia consumata, oggetto di specifiche analisi riportate nel Blue Book. Come si vede dalla figura 6 il target di consumi di ee è strettamente legato alle dimensioni della distribuzione e, in negativo, penalizza la situazione delle gestioni italiane. peraltro i consumi di energia, tipicamente il primo elemento di costo del servizio, sono stati oggetto di valutazione e la loro importanza mostra il cammino da percorrere per raggiungere target e.U. per recuperare il gap è necessario operare su più drivers: usare il benchmarking per posizionarsi, determinare gli

2 - La mappa allegata (Blue Book 2014) dà un’idea della situazione italiana degli Ambiti Ottimali disegnati e quella del committment con una rilevante parte, pari al 30% dei settori ancora privi di affidamenti. Questi ultimi segnati in colore bianco e verde rappresentano una significativa parte del sistema industriale dell’acqua fuori dagli standard E.U.. Anche l’ultima scadenza del 31.12.2014 pare non avere apportato significative differenze nel quadro di riferimento.

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3 - Il Blue Book 2014 mostra uno spaccato delle gestioni, con committment e senza, segmentate per dimensioni: evidente la disparità derivante dalle due situazioni evidenziate rispettivamente in colore rosso (senza) e bleu (con) in relazione al range degli abitanti - in crescita da sinistra a destra -. A riprova del quadro di riferimento in relazione alle dimensioni.

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 standard di efficienza, valutare i potenziali obiettivi raggiungibili. anche un recente studio di enea (Guida ai certificati Bianchi 2014) mostra la correlazione diretta tra perdite e consumi di energia e fornisce una semplice formula che consente di valutare la riduzione dei consumi di e.e. in relazione alla riduzione delle perdite. Certo che in questa analisi non poteva mancare l’elemento di maggiore criticità da sempre e che appare la voce più importante tra i costi del ciclo idrico integrato in relazione alle conseguenze negative, che ha sinora provocato sulla gestione: il target degli investimenti ha sempre sofferto di notevoli vincoli provocati non solo dalla carenza di risorse, ma da endemiche difficoltà nella pianificazione e realizzazione di opere strutturali di ampio respiro temporale. i risultati di questa situazione sono rappresentati dalla figura 7 che compara il target di investimenti nell’ambito europeo e dà conto del rapporto degli investimenti pro capite in 5 paesi europei, pur diversi tra loro, ma accomunati in una quota di investimenti che risulta un multiplo intero rispetto a quello italiano, fornendo un’indiretta risposta alla sussitenza del deficit di infrastrutture in italia. Unico elemento di conforto tuttavia è rappresentato dal fatto che, dal 2012, il sistema delle utilities è regolato da un regolatore Nazionale, cui è stato affidato il compito di elaborare un nuovo metodo tariffario basato sul controllo non tanto dei volumi, ma dei risultati: elemento che risulta evidente dall’esame del secondo metodo tariffario sinora elaborato denominato mti e caratterizzato da un primo tentativo di misurare performances limitando alcuni parametri gestionali, allo scopo di costringere i gestori ad un’analisi sui target costi-benefici raggiungibili. la aeeGsi, intervenuta nell’idrico da soli tre anni, è deputata a regolare questo percorso con due tipi di disposizioni: la regolazione della tariffa sulla base di oggettivi dati industriali e l’incentivo verso l’efficienza in grado di offrire bonus alle utilities virtuose. ma a fronte di tutto questo è legittimo che le utilities si chiedano come poter affrontare questa situazione che, da contingente, complice anche la crisi economica del paese, rischia di trasformarsi in una situazione a regime di emergenza continua, in accordo con il proverbio che nulla è più definitivo del provvisorio. a questo punto si pone il dilemma di che fare, visto che poi la situazione contingente non consente di andare in direzioni che sembrerebbero logiche e percorribili, quali la riduzione del piano investimenti, l’incremento della tariffa o l’utilizzo di alternativi strumenti finanziari: in effetti tali deadlines sono tra loro collegate visto che, se il piano investimenti avesse certe caratteristiche in termini di mix, i possibili strumenti di finanza sarebbero diversi e forse più efficaci e con questo diverso livello di servizio il target tariffario potrebbe più facilmente adeguarsi ai fabbisogni. la domanda è dove prendere le risorse che risultano

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4 - Situazione dei clienti senza contatori per settore geografico (Nord, Sud, Isole): a parte la disparità territoriale, ricollegata anche alla situazione del committment, si evidenzia la % di non misurato che, pur limitata al 3% del totale, rappresenta il 10% delle perdite totali stimate sul territorio italiano con un rateo di perdita economica di 160 Ml €/anno.

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5 - Benchmark dell’andamento delle perdite totali tra alcuni Paesi E.U. e mondiali: il valore medio italiano si pone intorno al 38% con un rateo ben maggiore dei valori medi rappresentati che si attestano su valori tra il 7% ed il 25 % con la sola eccezione dell’Olanda.

6 - I consumi di EE nella distribuzione dell’acqua sono influenzati dalle dimensione della gestione come si evince dal grafico che relaziona i kwh/mc rilevati nelle gestioni con gli abitanti /kmq serviti. In rosso la media della situazione italiana pari a 1,6 kwh/ mc, ben maggiore della media dei paesi E.U.

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7 - Il grafico rappresenta il livello della tariffa media di alcuni Paesi Europei in relazione al valore di investimenti espressi in €/pro capite, con evidenti disparità tra Italia ed E.U..

ATO investmenti del Piano no n si possono ridurre sen za crear e prob lem i

Impossibile increm entare il livello t ariffa rio o attinger e ad alt re risorse

3 Bn eu ro/a nn o d i i nve stm en ti so no rich ies ti a li vello d i pae se

Pia ni di in ve st im ento no n soste nibili con strument i finanziari tr adiziona li

8 - Sintesi della situazione italiana dell’industria dell’acqua stretta fra necessità contrastanti - attivare un Piano di investimenti significativo - finanziare investimenti non sostenibili - impossibilità alla crescita della tariffa media. La risposta deve venire da altri drivers che risultano esterni a quelli citati. 1

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9 - Stretto legame tra i vari parametri che devono intercorrere per disegnare un sistema di smart metering efficace: la dimenticanza di uno solo di tali elementi può compromettere l’efficacia del progetto. Tale analisi comporta uno sforzo che ciascuna gestione dovrebbe affrontare in modo sinergico con tutti i players, competitors sfruttando il benchmark come strumento di confronto con le best practices.

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mancare dall’esame delle contraddizioni esposte: dal benchmarking dei parametri esaminati emerge che il driver su cui puntare è la sintesi degli aspetti evidenziati, cioè l’efficienza gestionale. obiettivo che richiede, per essere implementato, un’attenta analisi, un vero progetto mirato in grado di coinvolgere tutta l’organizzazione di una utility. ma, data la complessità del problema e le dimensioni del servizio, solo sofisticate tecnologie it possono supportare i gestori in questa ricerca, usando l’unico driver possibile cioè il raggiungimento di performances elevate con una drastica riduzione dei costi gestionali. tali strumenti sono noti come smart grid, un acronimo inglese che, già sperimentato su larga scala nei paesi anglosassoni, ma anche in italia nel settore della distribuzione elettrica, è ormai divenuto competitivo anche sul versante costi, e quindi adatto al mondo dell’acqua, a patto di partire da un progetto dettagliato coinvolgente l’intero sistema. per raggiungere uno schema a smart grid, il primo passo è rappresentato dallo smart metering, collegamento per estrarre dai meters tutti i dati necessari a questo progetto, purchè organizzzati in un sistema di elaborazioni e software in grado di ottimizzare la domanda, l’offerta e le modalità di regolazione, minimizzando pressioni, energia, interventi operativi ed i conseguenti costi operativi. Nella figura 9 è sintetizzata l’esigenza di un progetto del sistema di smart metering da applicare alla gestione che comprenda tutti gli elementi che si interfacciano con Data collection, strumenti e controlli e Data management, da rendere fruibili al gestore come leve per raggiungere performances ottimali. la figura 10 mostra una serie di indicatori in grado di incentrare il progetto sul sistema composto da tre elementi: la ridefinizione dei parametri gestionali obiettivo, la pianificazione delle infrastrutture e gli strumenti finanziari disponibili. la tecnologia dello smart meter appare la più prossima a fare da supporto a questo progetto, in quanto da sola coglie, anche nel breve, buona parte degli obiettivi segnalati: nella figura 11 appare il risultato di una simulazione operativa che, partendo dall’uso di smart meters, ha consentito, a valle di una corretta analisi sul campo, di evidenziare le positive risultanze economiche nel medio breve. ma quale sono le scelte che i gestori si troveranno a svolgere? vediamo di esaminare la situazione del metering in italia: sembra giusto partire dall’evoluzione della Normativa di riferimento, che ha visto definito con il D.l.22/2014 il panorama della vita utile dei contatori e le scelte impositive che i gestori dovranno implementare nei prossimi lustri. Non risulta che esistono dati reali aggregati alla situazione dei contatori d’acqua installati in italia (numero ed età), ma alcune valutazioni indirette aiutano a capire dove siamo e quali sforzi ci attendono per osservare la normativa incipiente. a fronte di 32 ml di contatori energia elettrica e di 21 ml di contatori


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gas, si possono stimare, installati per fatturazione, circa 20 ml di contatori acqua. volendo fare una stima parametrica sull’età si può fare una regressione: • storicamente negli ultimi 20 anni in Italia sono stati messi in gara per l’acquisto circa 7 - 800.000 contatori/ anno • in quest’ultimo biennio/triennio, i volumi messi in gara sono addirittura calati a poco più di 500.000 pezzi /anno (trend altamente negativo, indice di una tendenza opposta a quella auspicabile!). il tutto lascia pensare che l’anzianità media del parco contatori installato in italia sia di oltre i 30 anni. Considerando che il limite di vita utile stabilito da l.22/2014 è di 10-13 anni, ne consegue che oggi occorrerebbe sostituire oltre i 2/3 dei contatori esistenti, quindi circa 13 ml di pezzi, in tempi brevissimi. Dai dati precedenti risulta evidente che a fronte di una «cogenza» del parco installato, si rende disponibile un’opportunità, che richiede: • tempi lunghi vista la mole di lavoro ed i costi/ investimenti annessi • interventi del legislatore. Ad esempio, la L. 22/2014 non si applicherebbe ai vecchi contatori (non miD), ma solo a quelli installati dal 2014 in poi • una strategia di sistema che utilizzi lo smart meter in rete per monetizzare i vantaggi della gestione da remoto e dell’aggiornamento del data base dei consumi, con le conseguenti performances di efficienza. Ciò significherà: • elaborare un progetto di sistema che nel medio/ lungo periodo sia incluso nel piano investimenti, diminuendo l’impatto finanziario dell’operazione ed ottimizzando l’efficacia dei benefit. • I gestori sanno che, per cogliere i benefici dell’uso della tecnologia, useranno il contatore acqua non più come oggetto stand alone, ma inserito in una rete smart grid. rete oggi accuratamente definita per il gas dalle Norme UNi ts 11291, e che, una volta completata, l’aeeGsi non potrà dimenticare, pur avendo i contatori acqua esigenze diverse derivanti dal posizionamento sottoterra (si vedano gli impianti sperimentali multiutility gas acqua e.e. ispirati alla Delibera 393/13). Con la Del. 536/2013/e/iDr, aeeGsi ha introdotto un’analisi sui problemi di misura e distribuzione acqua, per promuovere efficiency e l’implementazione del principio di Water Conservation, con un nuovo approccio all’uso responsabile dell’acqua, alla riduzione del rate di perdite: si tratta di verificare il thariff rate per evitare eccessivi incrementi nel metodo tariffario. il combinato disposto del regolamento sulla vita dei contatori, della necessità di efficienza ufficializzata anche nelle Delibere aeeGsi (536 e seguenti) e soprattutto la disponibilità della costruenda rete di comunicazione dei contatori gas (169 mHz), spingono i gestori a sperimentare la tecnologia dello smart metering sul campo.

10 - I tre drivers necessari per approcciare il progetto smart grid nel ciclo idrico integrato: la ridefinizione del data base e degli standard, il mix degli investimenti da Piano con priorità su efficienza e l’uso di strumenti finanziari dal mercato (hydrobond). Elementi tutti connessi tra loro.

11 - Risultanze della pianificazione di sostituzione di contatori su molteplici utilizzi e cash flow risultanti negli anni. Esempio di possibile mix di investimenti dedicati da inserire nei Piani d’Ambito, in un range pluriennale.

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12 - Il diagramma rappresenta un bench mark tra le normative in tema di vita utile dei contatori in Europa (Germania, Francia, Polonia, Spagna, Portogallo, Italia): rispetto a tali standard la normativa italiana si pone in maniera mediana con un termine che va dai 10 anni per i contatori meccanici ai 13 anni degli statici.

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13 - Il concetto di smart grid è connesso con quello di smart metering, primo elemento costitutivo di questo progetto: come nella rete elettrica il contatore diventa un elemento in grado di fornire informazioni in tempo reale e di auto pilotarsi per talune funzioni di attivazione e blocco. L’esistenza di una rete unica, se pur con diverse interfacce funzionali, faciliterebbe questo disegno, offrendo possibili soluzioni al sistema. Per tutte le Utilities è importante validare l’integrabilità dei sistemi alla rete di comunicazione secondo gli standard che AEEGSI stabilirà (p.e. le Norme UNI TS 11291), ma il mercato italiano offre già oggi soluzioni adatte a questa sperimentazione.

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i gestori acqua o multiutility «non gas» potranno sfruttare in futuro le esperienze e le infrastrutture di cui sopra e attivarsi, a loro volta, verso queste tecnologie. anche se oggi è diverso l’approccio tra gas e acqua laddove i potenziali vantaggi economici sono ormai mandatory nel settore idrico, per evidenti cogenze economiche. peraltro risulta che vi siano già gestori attivi in tali sperimentazioni, alcuni sono: Hera che sta portando avanti una sperimentazione multiutility in ambito Delibera 393/13, a2a che sta lavorando sui contatori gas domestici con anche una piccola parte di contatori acqua, mm che sta lavorando per impianti walk-by e rete fissa per contatori d’acqua, ma tutti già in ottica «possibile aggancio a rete come da UNi ts 11291». la conclusione di questa analisi può essere sintetizzata nella figura 13, dove è rappresentata quella che risulta la sintesi dei vincoli e drivers caratteristici e tipici del mercato dell’acqua. accanto agli endemici problemi del recepimento delle Direttive e.U., delle difficoltà di dialogo tra regolazione centrale e organismi di regolazione locale ed al “nanismo” dell’industria di settore, evidenziamo l’opportunità di approcciare nuove tecnologie it in grado di supportare progetti di efficientamento che partendo dallo smart metering consentano una gestione di un sistema complesso in modo strutturato, in grado di minimizzare le risorse economiche oggi profuse in modo indistinto. Unico rimedio disponibile al segnalato “impasse” costituito dai contrastanti obiettivi in cui si dibattono i gestori del ciclo idrico integrato in italia. Quanto, in termini di obiettivo, abbiamo enunciato come “risparmio di acqua”. e questa considerazione fornisce elementi di valutazione ineludibili sul tema, proponendo una riflessione strategica sul tema della industria italiana dell’acqua. l’autore Francesco Albasser francesco.albasser@gmail.com ingegnere meccanico, laureato presso il politecnico di milano, è stato progettista in aziende manifatturiere. Ha frequentato il master in ingegneria per la Gestione d’impresa organizzato dal mip, con una Borsa di studio della regione lombardia. Ha lavorato in aem; è stato direttore generale di aziende di servizi pubblici nel lecchese (aUsm) e nel Comasco (aCsm), poi del Cap di milano, settore idrico integrato e, nei trasporti, presso l’azienda di verbania, sempre con funzioni di Direttore. è consulente per le utilities in milano, anche su temi energetici, in particolare sulle fonti rinnovabili e consulente del tribunale di milano. Fa parte del comitato scientifico di servizi a rete.

14 - Per dimensionare un progetto di smart grid è necessario verificare quali siano i drivers che il mercato ha e quali vincoli comporta in relazione all’orizzonte temporale. A valle di questa analisi il gestore valuterà i tempi ed i modi con cui affrontare un progetto destinato a modificare la sua struttura organizzativa, in funzione delle performances che si vogliono ottenere.

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tratto dall’intervento tenuto al servizi a rete tour il 4 marzo a milano.


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Il principio “chi inquina paga” nelle nuove tariffe di depurazione industriale I documenti di consultazione dell’AEEGSI num 299/2014 e 620/2014 hanno permesso di avviare il percorso di definizione unitaria delle tariffe per la depurazione industriale. La definizione di un criterio comune per la definizione di tali corrispettivi deriva dalla necessità di garantire la totale copertura dei costi del servizio, ivi inclusi i costi ambientali, e una corretta ripartizione di tali costi sulla base del principio “chi inquina paga”.

Un percorso con origini lontane… il principio chi inquina paga, o “polluter pays principle”, è un concetto fondamentale per il mondo industrializzato e attento alla sostenibilità delle azioni sul contesto ambientale. a livello internazionale la prima formalizzazione del principio risale alla raccomandazione dell’oCse del 26 maggio 1972, num. 128, in cui si prevede di attribuire al soggetto inquinante i costi relativi alle azioni di recupero a seguito di inquinamento o alle attività di prevenzione dell’inquinamento stesso. in europa lo stesso principio fu espresso il 3 marzo 1975, con la raccomandazione numero 436, in cui Cee, CeCa ed dall’eUratom stabilirono il principio per cui gli operatori economici dovessero assumersi il costo dell’inquinamento prodotto e individuarono una coerenza tra questo principio e le caratteristiche e gli obiettivi del mercato comunitario. Con la revisione del trattato di roma del 1987, il principio “chi inquina paga” diventa principio fondamentale della politica comunitaria in materia ambientale e trova definitivo riconoscimento nell’art. 174 (poi articolo 191

di Gerardino Castaldi paola matino

del trattato sul Funzionamento dell’Unione europea). Nella Costituzione nazionale invece il concetto è richiamato dal nuovo art. 117, comma 1, della Costituzione. Con la Direttiva 2000/60/Ce l’Unione europea ha quindi istituito un quadro per la protezione delle acque interne superficiali, sotterranee, di transizione e costiere. tale direttiva persegue molteplici obiettivi, tra cui la prevenzione e riduzione dell’inquinamento, la promozione di un utilizzo sostenibile dell’acqua, la protezione dell’ambiente, il miglioramento delle condizioni degli ecosistemi acquatici e la mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità. il suo obiettivo ultimo è raggiungere un «buono stato» ecologico e chimico di tutte le acque comunitarie entro il 2015. ancora, con la comunicazione Com (2012)673, recante il “piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee” la Commissione ha individuato la c.d. strategia Blueprint, indicando tra gli obiettivi l’efficienza idrica anche attraverso il prezzo dell’acqua.

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…e la sua attuazione oggi in italia la Direttiva Quadro 2000/60/Ce prevede di pianificare la gestione delle acque tenendo conto del principio “chi inquina paga” e avendo cura di tutelare la qualità del patrimonio idrico. Nello specifico ogni utilizzatore deve sostenere i costi legati alle risorse idriche consumate, compresi i costi ambientali e quelli delle risorse. i prezzi, a loro volta, devono essere direttamente legati alla quantità di risorse idriche impiegate o all’inquinamento prodotto, con l’obiettivo di indurre gli utilizzatori a impiegare le risorse idriche in modo più efficiente e a produrre meno inquinamento. tenendo conto di tali principi, già dal documento per la consultazione 339/2013/r/iDr aeeGsi ha avviato le valutazioni in merito ai costi ambientali e della risorsa, tenendo conto anche delle esigenze in termini di investimenti nel settore. Con il documento di consultazione DCo 299/2014/r/idr l’aeeGsi ha avviato un percorso di confronto e analisi della situazione della depurazione in italia, allo scopo di predisporre un sistema di regolazione coerente con gli indirizzi Ue e con la situazione di riferimento in italia. Con il successivo DCo 620/2014/r/idr, invece, l’autorità ha riportato gli orientamenti finali sul tema oggetto di consultazione, a seguito degli ulteriori approfondimenti svolti e tenuto conto delle osservazioni pervenute alle proposte del precedente documento per la consultazione 299/2014/r/iDr.

lo stato del servizio prima di procedere con l’analisi dell’ultimo documento di consultazione, si riporta di seguito un quadro della situazione del servizio depurazione in italia. si è già verificato in passato un processo di penalizzazione da parte dell’Ue, nello specifico con i procedimenti di infrazione comunitaria aperti nel 2004 e nel 2009, che riguardano il mancato adempimento alla normativa europea in materia di trattamento delle acque reflue urbane, mentre si assiste in questi giorni alla possibilità di una ulteriore procedura di infrazione, dal valore di circa 500milioni di euro. analizzando nel dettaglio la situazione, si può verificare a livello nazionale come 3 italiani su 10 non siano ancora allacciati a fognatura e depurazione, quota che aumenta se si considerano regioni come sicilia, Calabria e Campania. per il superamento di questa situazione si stima un investimento nel settore della depurazione e fognatura per un valore pari a circa 20 miliardi in 6 anni, potendo anche contare su risorse Cipe disponibili. in particolare l’infrastruttura di depurazione italiana presenta un ritardo nello sviluppo rispetto alle altre componenti principali del sistema idrico (acquedotto, rete fognaria). le problematiche riguardano sia la profonda disomogeneità tra territori nel trattamento degli utenti, con il servizio di depurazione più diffuso nelle regioni del nord (con circa il 65% degli impianti di depurazione in italia) rispetto al centro e al sud, che la copertura del

servizio rispetto alle reali necessità (% di popolazione servita da impianti di depurazione), che presenta un deficit di circa il 24%, caratterizzato anche in questo caso da profonde differenze regionali. osservando le caratteristiche del territorio e quindi le esigenze del settore, si può verificare come l’italia presenti alcune aree densamente abitate e con un’elevata concentrazione delle attività produttive, che giustificherebbero l’utilizzo di impianti di grandi dimensioni per la gestione dell’intera area, piuttosto che più impianti di dimensioni minori. al contempo, alcune aree sono caratterizzate da carichi turistici di punta, che prevedono una gestione più flessibile sia della richiesta idrica che delle necessità di depurazione. ancora, si assiste ad una estrema frammentazione della gestione degli impianti, con il rischio che nella gestione tecnica delle stesse la mancanza di unitarietà comporti inefficienza organizzativa ed economica. infine, è ancora molto diffusa la presenza di condotte a mare, ovvero di impianti di depurazione limitati al trattamento primario, che richiedono, oggi, un maggiore investimento.

Caratteristiche e principali elementi DCo 620/2014 il documento per la consultazione riporta gli orientamenti finali dell’autorità in materia di regolazione delle tariffe per la depurazione industriale (costi ambientali) e ha l’obiettivo di superare l’eterogeneità dei metodi e dei criteri attualmente applicati e di evitare sussidi incrociati fra le diverse tipologie di utenza. Nello specifico aeeGsi presenta 2 metodologie, denominate a e B, la prima elaborata sulla base di una proposta di alcuni stakeholder, la seconda derivante da approfondimenti svolti dall’autorità con esperti della materia. entrambe le metodologie assumono a riferimento un impianto di depurazione di tipo biologico a fanghi attivi che non denitrifica, ed entrambe portano a determinare, a parità di carico inquinante dei reflui industriali, la stessa tariffa a livello di ato. Con l’obiettivo di addivenire ad una tariffa uniforme per ciascun ato, la proposta di aeeGsi si concentra sulla metodologia B, che presenta le caratteristiche di una struttura binomia, ovvero quota fissa unica per fognatura e depurazione e una quota variabile distinta per i due servizi. Nello specifico: • la quota fissa rappresenta il corrispettivo annuo finalizzato alla copertura dei costi operativi, • la quota variabile del servizio di fognatura è proporzionale al volume annuo scaricato ed è determinata sulla base della tariffa media applicata alle utenze domestiche nell’ato e di un coefficiente moltiplicativo della stessa, che tiene conto delle caratteristiche del refluo industriale scaricato, • la quota variabile del servizio di depurazione è determinato sulla base dei costi medi di depurazione dell’ato ai quali sono aggiunti i costi associati alla presenza di inquinanti in concentrazione superiore a quella assunta come riferimento.

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l’implementazione sul territorio nazionale di una nuova regolazione delle tariffe dei reflui industriali recapitati in pubblica fognatura richiede l’obbligo di installazione dei misuratori di portata sugli scarichi, nonché l’introduzione di una disciplina per le verifiche.

punti di attenzione

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Dalla lettura delle proposte aeeGsi emergono una serie di spunti e osservazioni. innanzitutto si richiama la necessità di intervenire in modo organico e omogeneo sul tema della depurazione anche industriale, sia perché al momento questi temi sono stati regolati in modo frammentato e discontinuo, sia perché è fondamentale intervenire sul tema dei costi ambientali. Un punto di riflessione riguarda in particolare il tema degli investimenti nel settore. Gli impianti di depurazione sono progettati principalmente per concentrazioni coerenti con i reflui civili, ma sono utilizzati anche per reflui industriali, che contribuiscono a saturarne la capacità depurativa. pertanto la gestione dei reflui industriali, e il relativo costo in tariffa, dovrebbe ricomprendere pro quota anche il corrispettivo per gli investimenti in materia di collettamento e depurazione, ivi inclusi gli investimenti connessi alla gestione delle acque meteoriche. Un ulteriore punto di attenzione riguarda la qualità del refluo, e quindi la presenza di una carica inquinante superiore rispetto al limite per i reflui civili. Nello specifico, sempre sulla base del principio “chi più inquina più paga”, è necessario anche tener conto delle situazioni in cui gli utenti industriali abbiano investito per realizzare opere per il pretrattamento dei reflui, allo scopo di migliorarne la qualità. in questo caso diventa opportuno stabilire possibili meccanismi correttivi, che tengano conto della virtuosità degli utenti e del contributo al servizio, anche in termini di investimenti. infine, un importante elemento di valutazione riguarda la ripartizione dei costi di depurazione fra classi di utenza. i criteri per la determinazione della tariffa del servizio di fognatura e depurazione applicabile ai reflui industriali sono rinvenibili nell’art.155 del D. lgs. 152/2006 che, al comma 5, dispone che la predetta quota di tariffa vada individuata “sulla base della qualità e della quantità delle acque reflue scaricate e sulla base del principio chi inquina paga”. è quindi evidente che, mentre per le utenze domestiche l’applicazione della quota tariffaria del servizio fognatura e depurazione è calcolata considerando la sola quantità di acqua scaricata, per le utenze industriali è necessario valutare anche la qualità dei reflui scaricati. Nel DCo 620/2014/r/idr la metodologia B prevista da aeeGsi prevede di modulare la tariffa per la depurazione industriale sulla differenza tra i costi relativi alla concentrazione media annua di ciascun inquinante (CoD, sst, azoto, fosforo o altri inquinanti) presente nel refluo e i costi generati dal medesimo inquinante in un refluo assunto come riferimento, nell’ambito della stessa classe di attività industriale. tuttavia, se si utilizzano i valori limite allo scarico riportati nel D.lgs 152/2006, sostituendo i valori alle

formule e considerando la parametrizzazione proposta (la concentrazione dello scarico industriale è posta, in via di stima prestabilita, pari al 70% della concentrazione massima autorizzata in fognatura) si ottiene che i valori di riduzione di tariffa collegati agli inquinanti tipici dei reflui domestici andrebbero a ridurre gli eventuali valori positivi legati ad altri inquinanti eventualmente presenti. in sintesi, con la metodologia B, la tariffa di depurazione di uno scarico produttivo, per concentrazioni al di sotto di quella massima ammissibile in fognatura, determinerebbe una riduzione di tariffa per gli utenti industriali, con un possibile impatto sulle utenze domestiche. in considerazione del “polluter pays principle”, peraltro, la scelta di determinare la tariffa dello scarico industriale in funzione di valori predeterminati di concentrazione degli inquinanti (posti pari allo stesso valore del 70% del limite di concentrazione ammesso in fognatura) potrebbe rappresentare un disincentivo a ridurre la pericolosità dei propri scarichi, dando origine a un meccanismo in grado di favorire scarichi con valori prossimi a quello di ammissibilità in fognatura. l’implementazione del principio “chi inquina paga” dovrebbe essere invece maggiormente basata su un sistema di misura delle quantità e delle concentrazioni di inquinanti. Un tale meccanismo sarebbe in grado di discriminare in modo più preciso l’effettivo impatto ambientale e di far riconoscere un corrispettivo in proporzione all’inquinamento causato dai differenti titolari degli scarichi in fognatura. in tal caso, il meccanismo di controllo e di misura delle concentrazioni degli inquinanti, che è stato previsto dall’autorità per la verifica del superamento dei limiti di concentrazione autorizzati, potrebbe essere utilizzato anche per la determinazione del corrispettivo incentivante.

Conclusioni in conclusione, ferma restando l’importanza del percorso avviato da aeeGsi e gli obiettivi ambientali e di copertura dei costi, in particolare le esternalità derivanti dalle attività industriali, resta fondamentale garantire la totale copertura dei costi, inclusi i costi connessi agli investimenti, consentire il rispetto del polluter pays principle, attraverso l’opportuna ponderazione degli inquinanti, incentivare l’adozione di comportamenti virtuosi da parte delle aziende, ivi inclusi eventuali investimenti volti a migliorare la qualità del refluo, infine permettere una corretta ponderazione dei costi in tariffa tra le diverse categorie di utenti, per evitare disequilibri nella ripartizione dei costi. Gli autori Gerardino Castaldi castaldi@acquainfo.it esperto di regolazione tariffaria idrica, è fondatore del sito di informazione e cultura di settore www.acquainfo.it Paola Matino paola.matino@luel.it ricercatrice, consulente e manager nel settore della finanza pubblica e dei servizi di interesse generale, in particolare dei servizi a rete.


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Eliminare le perdite negli acquedotti di Franco scarabelli – iN.te.Co. srl Come confermato ultimamente dall’istat nel rapporto “Censimento delle acque per uso civile” le perdite negli acquedotti italiani hanno raggiunto un livello insostenibile. Quasi il 40% dell’acqua immessa nelle tubazioni, pari a circa100 mila litri al secondo, va dispersa. alcuni studi sull’affidabilità di tenuta delle condotte idriche ritengono che circa il 50% degli acquedotti italiani debbano procedere alla sostituzione delle tubature entro il prossimo decennio. Nello studiare progetti di sostituzione può capitare che le tubazioni acquedottistiche vetuste e non più affidabili, soprattutto quelle di alimentazione dei serbatoi o di trasporto dell’acqua dai pozzi alle centrali di distribuzione, posate anche diversi decenni fa in terreni liberi, si trovino

Tracciato tipico

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ora in situazioni molto diverse. se al tempo della posa il loro tracciato era facilmente accessibile, ora sopra di esse ci sono edifici, strade, e comunque ambiti molto urbanizzati che rendono molto difficoltoso individuare nuovi tracciati per la posa di tubazioni sostitutive. per questo motivo, in alternativa alla sostituzione tradizionale delle condotte, per poterle rendere di nuovo utilizzabili ed ermetiche sono in uso da alcuni anni, anche in italia, metodi di rifacimento interno delle stesse con tecnologie trenchless che consentono di riutilizzare gli stessi tubi senza rimuoverli. sono ormai sufficientemente conosciuti e diffusi alcuni sistemi di ricostruzioni interne per tubazioni trasportanti acqua potabile come tecnologie slip-lining, Close-fit lining, lose-fit lining che si basano sulla introduzione meccanica di tubazioni in polietilene all’interno di quelle esistenti e tecnologie di pipe Bursting che si basano sulla rottura della tubazione esistente e contemporanea messa in opera di quella nuova. Queste tecniche, che utilizzano tubi in peaD di normale produzione e quindi con spessori rilevanti in funzione delle pressioni a cui debbono resistere, possono ridurre in maniera sensibile il diametro della condotta da risanare con la conseguenza, a volte, di non poter garantire la portata necessaria all’acquedotto. inoltre richiedono sempre tempi lunghi di posa e quindi di fuori servizio della condotta in trattamento con notevoli disagi per l’utenza.


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Nuovi materiali e tecniche di ripristino per ovviare a questi inconvenienti, soprattutto per velocizzare i tempi di rimessa in servizio delle tubazioni di trasporto e di alimentazione idrica, alcune aziende europee, in particolare tedesche, svizzere e dei paesi Baltici, hanno studiato e messo in produzione nuovi tubolari autoportanti per il relining di condotte funzionanti a pressione. si tratta di prodotti realizzati accoppiando due strati di pe o tpU con una vera e propria armatura realizzata con una maglia di fibre aramidiche, tipo Kevlar, para-aramidiche o anche poliestere, secondo il produttore, comunque tutte di tipo ad alta resistenza meccanica. viene ottenuto un nuovo tipo di tubolare per relining che unisce le proprietà elastiche e di conformità al trasporto di acqua potabile del polietilene alla grande resistenza meccanica delle fibre usate per l’armatura, il tutto è realizzato con un basso spessore finale, in relazione all’alta resistenza alle pressioni interne a cui è destinato, ad esempio resistenze a 16 bar di esercizio si ottengono con spessori di parete pari a 3 – 4 mm. i tubolari oggi prodotti con questa tecnica hanno una gamma di resistenza che va dai 16 bar di esercizio per alcuni tipi, con spessori fino a 4 mm, fino ai 70 bar di alcuni tipi destinati anche ad altri ambiti, condotte sottomarine ecc. comunque con spessori che non superano gli 8 mm. Questi nuovi materiali possono essere confezionati in rotoli

lunghi anche oltre i 1.000 metri ed, una volta trasportati in cantiere, essere inseriti da un solo punto nelle condotte da risanare in tratti lunghi diverse centinaia di metri, fino oltre il Km, anche in presenza di diverse curve a 45°, con ingombri di cantiere minimi e con un limitato utilizzo di attrezzature. Uno dei loro maggiori pregi è non avere quasi nessuna necessità di lavorazioni complesse sul sito, come arrivano dallo stabilimento di produzione possono essere inseriti ed immediatamente utilizzati; solo in alcuni casi può essere necessario in cantiere il loro ripiegamento ad “U”, operazione che avviene contemporaneamente all’inserimento nel tubo da risanare. in genere, per un cantiere di relining con questi materiali, sono sufficienti due scavi alle estremità del tratto da risanare, questi scavi possono avere dimensioni ridotte, circa 2,00 metri di lunghezza ed 1,5 metri di larghezza. il procedimento standard per l’utilizzo di questi nuovi tubolari prevede, generalmente, dopo la messa fuori servizio della condotta e l’asportazione di due tronchi lunghi circa 1 metro all’inizio ed alla fine, una videoispezione di verifica dello stato di incrostazione e delle curve eventualmente presenti, che non possono superare i 45°. successivamente si fanno passare degli scovoli per la pulizia, che comunque può non essere molto approfondita perché il nuovo tubolare non ha nessuna necessità di incollarsi all’esistente o di trovare ambiente

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Piegatura tubo in cantiere

Inserimento

asciutto essendo già costruito per essere indipendente e solo appoggiato alla parte interna del tubo ospite. Una volta verificato lo stato interno dopo la sommaria pulizia, si posiziona il contenitore o rullo, con il materiale in quantità sufficiente, in prossimità di uno scavo. all’altra estremità si piazza l’argano di traino e dopo aver inserito un cavo che viene collegato all’estremità del tubolare si procede all’inserimento trainando il nuovo all’interno del vecchio tubo. arrivato all’altra estremità il tubolare viene gonfiato con aria compressa per farlo tornare alla forma rotonda, da quella ad “U” preimpostata, e vengono applicati i terminali che sono dei pezzi speciali anti sfilamento a collegamento meccanico che terminano con flange UNi pN16. a questo punto il lavoro è terminato, non ci sono perdite di tempo come quelle necessarie alla saldatura dei tubi, alla catalisi di resine ecc., e si può procedere ai collaudi con le procedure in vigore presso i committenti. Con questi materiali, data la semplicità delle lavorazioni di messa in opera, si possono ottenere sensibili risparmi sul tempo di fuori servizio della tubazione. si pensi che recenti realizzazioni in europa ed in italia hanno dimostrato che in una giornata di lavoro si possono eseguire installazioni fino ad oltre 500 metri di lunghezza in unica soluzione rimettendo in esercizio le condotte in brevissimo tempo e riducendo i disagi per l’utenza. essendo realizzato in stabilimenti attrezzati, è molto agevole il controllo della qualità costante del prodotto così da garantire che il materiale utilizzato per il relining darà un risultato finale uniforme e certificabile.

Conclusioni Nel contesto attuale, con la reale drammatica realtà delle percentuali di perdite idriche della rete Nazionale, è auspicabile che questi nuovi materiali, che alcune imprese italiane sono già in grado di proporre nei loro listini, vengano sempre più utilizzati dalle aziende pubbliche e private di gestione delle reti idriche, per la progressiva, veloce e sicura eliminazione delle dispersioni che costano al paese in termini di denaro e di credibilità internazionale. Terminale

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PE100 RC ad elevata resistenza

nuovo marchio di qualità Piip/c l’esigenza di ottimizzare i costi di manutenzione, unitamente alla richiesta di una maggiore longevità e affidabilità dei sistemi interrati dell’acqua e del gas, ha fatto si che i gestori si siano orientati verso l’utilizzo di materiali per tubazioni maggiormente performanti e certificati. la tendenza all’impiego di tecniche trenchless, directionaldrilling, relining, senza letto di posa, ecc., comportando una maggiore sollecitazione delle tubazioni dovute alla presenza di carichi puntuali esterni, che nel tempo possono causare la rottura del materiale attraverso un meccanismo di sCG (slow Crack Growth - propagazione lenta della frattura), ha richiesto l’utilizzo di nuove tipologie di pe, il cui vantaggio per i gestori, sia in termini di affidabilità della rete, sia in termini economici, è indubbio. infatti, al maggior costo iniziale dei nuovi materiali corrisponde nel tempo una riduzione dei costi di manutenzione. Una corretta Direzione lavori (Dl) durante le fasi di messa in opera insieme all’adozione di materiali maggiormente performanti consente di raggiungere in modo migliore gli obiettivi della gestione: realizzare sistemi durevoli, sicuri, efficienti e quindi di maggior valore.

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Meccanismo di rottura da carico puntuale

evoluzione system Group da oltre 30 anni si distingue per l’attenzione rivolta agli operatori delle reti di distribuzione. Nel 1998 un’azienda del gruppo, la Centraltubi spa, specializzata nella produzione di tubi, fu tra le prime ad introdurre in italia le tubazioni pe100 a resistenza maggiorata all’sCG, dimostrando l’interesse per l’evoluzione delle richieste di mercato, e la capacità di dare risposte all’avanguardia di cui oggi, grazie anche alla maggiore presa di coscienza, si può meglio cogliere la valenza. sul finire degli anni ’90 gli specifici materiali per le nuove condotte erano disponibili in quantità limitata, poiché prodotti da un’unica azienda petrolchimica. in europa la Centraltubi spa introdusse nel mercato italiano le note tubazioni con marchio europe100evolution. Queste tubazioni erano in grado di resistere agli stress-test caratteristici (carico puntuale) superiori a 5000 ore (che corrsipondono a una durata > 57 anni in condizioni di stress da carico puntuale o incisione). Dalla sua prima introduzione ad oggi, l’interesse nei confronti delle performance delle tubazioni in pe rispetto

Classificazione dei tubi PE100 RC


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ad altri materiali idonei al trasporto di fluidi in pressione è notevolmente aumentato, catturando l’attenzione di settori del mercato più vasti. in Germania un gruppo di produttori di materie prime, di tubi e un noto laboratorio prove indipendente hanno elaborato una specifica tecnica per le nuove tubazioni in pe, descritta nella pas (public available specification) 1075. la pas 1075, come indicato nel titolo stesso “pipes of polyethylene for alternative installation techniques – Dimensions, technical requirements and testing” definisce le maggiori prestazioni dei tubi con materiali pe100-rC (resistant to Crack), che rappresentano l’ultima evoluzione del pe. per questi materiali, maggiormente resistenti alla crescita lenta della frattura, la pas 1075 stabilisce un livello di resistenza al Full Notch Creep test di 8760 ore. la crescente sensibilità ed esperienza su tali argomenti, la diffusione e l’informazione per opera di molti produttori europei, fanno registrare oggi un notevole aumento della richiesta di tubi in pe di ultima generazione. il mercato italiano delle tubazioni in pe è regolamentato da schemi di certificazione utili a qualificare il prodotto ed i processi produttivi delle aziende che volontariamente cercano di differenziare opportunamente il proprio prodotto verso standard di qualità sempre maggiori. in tale ottica si inquadra il ricorso al marchio piip/C, che armonizza la rispondenza ad un vasto gruppo di norme - UNi eN 12201, UNi eN 1555, UNi eN iso 15494, iso 4427, iso 4437 prendendo come base di riferimento la DiN pas 1075. in assenza di tale tipologia di marchio, per altro rilasciato da organismo indipendente di certificazione ed ispezione, la rispondenza della qualità dei materiali in cantiere diverrebbe a totale carico della Dl che, di fatto, difficilmente dispone di strumenti e ancor più budget e tempi congruenti con tale vitale monitoraggio. più semplicemente, l’accettazione dei materiali può essere rilasciata dalla Dl pretendendo che il fornitore sia sottoposto a metodi di controllo ufficiale.

conformità alla pas 1075, con il nome commerciale eUropas evolution. Il gruppo Da oltre trent’anni system Group si distingue per l’attenzione rivolta agli operatori delle reti di distribuzione. tutto ha inizio nel 1979, quando alvaro Boscarini fonda Centraltubi nell’entroterra pesarese. l’azienda diviene presto leader sul mercato per la produzione di tubi in pe. oggi il gruppo conta ben nove società sul territorio nazionale, Centraltubi spa, Futura, italiana Corrugati, rototec, sab, sa.mi plastic, pebo, mecsystem e lucania resine, acquisite dagli anni ’90 in poi, oltre a quattro società operanti all’estero (system Group international), Futura systems in spagna, system Group France e sa.mi plastic romania. Con i suoi tredici stabilimenti di produzione, uffici commerciali in quattro differenti nazioni e un flusso di oltre 50.000 clienti, system Group è diventato uno dei leader mondiali nella fornitura di una vastissima gamma di sistemi di canalizzazione in pe e pp innovativi, che presentano elevati standard di qualità riconosciuti da certificazioni di settore nazionali e internazionali.

Directional Drilling

relining

Classificazione DiN pas 1075 l’istituto italiano dei plastici (iip), l’ente incaricato dall’UNi per la gestione del marchio di conformità per le materie plastiche, ha sviluppato una specifica tecnica per le tubazioni in pe100-rC conformi a quanto già stabilito dalla normativa per il settore della conduzione dei fluidi in pressione (UNi eN 12201, UNi eN 1555, UNi eN iso 15494 e DiN pas 1075), rilasciando il marchio piip/c alle aziende che superano il controllo di qualità di prodotto. la DiN pas 1075, il primo standard tecnico per pe100rC elaborato in Germania, classifica le tubazioni rC in tre differenti tipologie: • TIPO 1: Tubazione monostrato (monocolore) con o senza bande colorate coestruse. • TIPO 2: Tubazioni realizzate a strati di differenti colorazioni (due o tre) degli stessi spessori totali del tipo 1. • TIPO 3: Tubazioni composte da Tipo 1 con uno o più strati di rivestimento esterno aggiuntivi. Centraltubi spa. produce tubazioni di tipo 1 e 2 certificate con marchio di qualità di prodotto piip/c, rilasciato in

senza letto di posa

Esempi di applicazioni

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nuovi materiali PE 100 per tubi con migliorata resistenza ai disinfettanti a base di cloro di roberto De palo, technical marketing manager materiali per tubi pe italia Nel campo dei sistemi di tubazioni per la distribuzione di acqua destinata all’uso umano (denominata convenzionalmente “acqua potabile”), vi sono due fattori fondamentali per la durabilità dei sistemi stessi: la realizzazione appropriata e la scelta corretta dei materiali da utilizzare. lo scopo principale di un servizio di distribuzione di acqua è fornire acqua di alta qualità: in assenza di questo fondamentale requisito la salute della popolazione servita dal sistema di distribuzione potrebbe subire danni. Negli ultimi anni, i sistemi di disinfezione sono diventati sempre più sofisticati, in particolare quelli a base di biossido di cloro, sempre più diffusi tra gli operatori del settore della distribuzione dell’acqua. Un possibile svantaggio di questi sistemi di disinfezione è l’effetto dannoso che queste sostanze possono causare ai materiali utilizzati per i tubi nel servizio di distribuzione. molti studi sulla possibilità di rottura dei tubi utilizzati per il trasporto di acqua potabile hanno evidenziato l’estrema importanza della qualità della filiera di un’opera di distribuzione, della corretta consegna dei componenti, dell’installazione e della qualità delle materie prime (fig.1). la corretta installazione e fornitura di tubazioni di alta qualità può ridurre significativamente il verificarsi di rotture

durante l’utilizzo del sistema. Ciò è confermato anche da uno studio effettuato dalla multi-utility Francese sUez che ha mostrato come la resistenza del materiale all’acqua disinfettata con diossido di cloro può ampiamente variare da tubo a tubo. lo studio ha dimostrato anche come i diversi pe 100 possono variare la loro prestazione: la protezione dagli agenti ossidanti può cambiare notevolmente la durata dell’installazione. rozental e altri (plastic pipe Conference ppXv - vancouver 2010) hanno dimostrato che l’elevata qualità delle materie prime utilizzate si traduce in maggiore resistenza contro i disinfettanti e contro una temperatura di funzionamento più elevata - che può risultare in un maggiore tempo di vita del sistema. la figura 2 mostra i risultati di resistenza per materiali tipici utilizzati in sistemi di distribuzione idrica. Uno studio di lyondellBasell (vogt et al. plastic pipe Conference ppXv vancouver 2010) ha mostrato che la composizione del pacchetto di antiossidanti può fornire miglioramenti significativi sulla resistenza all’ossidazione rispetto ai materiali standard di riferimento del mercato. Un’altra indagine realizzata dall’istituto francese lNe per conto di lyondellBasell ha evidenziato che le sezioni di tubo prodotto con materiali come Hostalen Crp 100 rD - che

1 - Risultati di uno studio sulle principali cause di rottura di tubi nella rete di una grande multi-utility italiana (Anzalone, Frassine ed altri, IWA conference 2012 Ferrara)

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2 - Differenti aspettative di durata di tubi, fatti con diversi materiali PE, esposti ad acqua clorata con ClO2 (Rozental & others Plastic Pipes Conference PPXV Vancouver 2010)

era stato sottoposto a prove statiche in acqua clorata con 2 ppm di Clo2 per 500 ore di invecchiamento - hanno mostrato una resistenza migliorata rispetto ai materiali attualmente disponibili sul mercato di riferimento (fig.4). lyondellBasell ha condotto un ulteriore studio in collaborazione con i laboratori ireN aCQUaGas di reggio emilia sulla variazione di proprietà di trazione dopo invecchiamento in acqua clorata. provini da trazione (spessore 2,6 mm) sono stati invecchiati in acqua con 1 ppm di biossido di cloro a 40 °C. i risultati indicano che, fino a 30 giorni, le resine di polietilene standard di alta qualità approvate dalla norma eN12201 sono in grado di mantenere una buona performance di allungamento a rottura. i risultati indicano che ci sono resine, come Hostalen Crp 100 rD, che mantengono questo comportamento fino a 60 giorni, mentre le resine di riferimento pe 80 e pe 100 hanno mostrato una significativa riduzione delle prestazioni (fig.4). sulla base degli studi effettuati e dei risultati raggiunti Hostalen Crp 100 rD Black ha ricevuto il premio per l’innovazione - vetrina dell’innovazione - per tubi e pozzetti presso la Fiera internazionale accadueo 2014 (fig.5).

3 - Risultati di uno studio su resine PE usate per tubi, secondo il NOL RING TEST. Fonte LyondellBasell

in conclusione, per ottenere un’elevata durabilità di tubi atti alla distribuzione di acqua per il consumo umano, è necessario controllare tutte le fasi della catena di produzione, incluse l’installazione e la posa dei tubi. inoltre, le nuove generazioni di agenti contenenti biossido di cloro disinfezione richiedono nuovi materiali con prestazioni specifiche. alcuni laboratori europei (come ad esempio lNe in Francia e ireN-reggio emilia in italia) stanno sviluppando metodi per convalidare le prestazioni del pe 80 e pe 100 (materiali e tubi) contro acqua contenente Clo2. Ci sono nuove generazioni di pe100, come il premiato Hostalen Crp 100 rD nero, che mostra una maggiore resistenza a questi agenti disinfettanti. ringraziamenti l’autore ringrazia vittorio sartori, Giorgio Cavandoli e Nadia Fontani (ireN aCQUaGas, reggio emilia) per la loro professionalità e la collaborazione dimostrata durante lo studio fatto a reggio emilia. Nota: Hostalen e Crp sono marchi di proprietà o utilizzati da una delle società del gruppo lyondellBasell e sono registrati presso lo Us patent and trademark office.

4 - Allungamento a rottura di provini a trazione in PE, dopo invecchiamento in acqua con 1 ppm di biossido di cloro

5 - Il premio ricevuto da LyondellBasell ad Accadueo 2014 – La Vetrina dell’Innovazione

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Coprem

Nuovi prodotti in calcestruzzo per la salvaguardia dell’ambiente per più di 100 anni

Particolare degli ancoraggi T-Grip del rivestimento in liner HDPE a manufatto completato

Particolare della giunzione di due manufatti rivestiti in liner HDPE T-Grip nella versione Giunto Saldato: si nota la sovrapposizione del rivestimento per assicurare la continuità della protezione

200 mila metri quadrati di liner HDpe t-Grip con 140 km di saldature a estrusione, radiografate e certificate, sono stati già applicati dalla Coprem sui propri prodotti, tubi, scatolari, vasche di laminazione e sotto passi ciclo pedonali, per garantire la tenuta perfetta della condotta e la sua impermeabilità assoluta. Una nuova generazione di manufatti prefabbricati in calcestruzzo, nella versione Coprem Cpl con la protezione totale della superficie interna o Coprem Giunto saldato con la protezione solo sul giunto: entrambe le versioni sono state premiate da un’accettazione da parte di enti, progettisti e imprese, che hanno così a disposizione un’alternativa tecnica ed economica ai metodi di costruzione più tradizionali. il sofisticato processo produttivo garantisce l’assemblaggio ottimale del liner con il calcestruzzo direttamente nel getto durante la produzione della tubazione o dello scatolare nello stabilimento della Coprem. Nelle versioni Giunto saldato la presenza di una fascia di sicurezza proprio sul giunto, e la sua saldatura con certificazione eseguita in cantiere da personale specializzato della Coprem servizi munito di patentino rilasciato dall’istituto italiano saldature di Genova, garantisce la perfetta tenuta della condotta senza dovere necessariamente rivestire con il liner tutto il suo interno. il liner utilizzato dalla Coprem per la protezione della superficie interna del calcestruzzo e per la saldatura dei giunti è prodotto da una delle più grandi compagnie al mondo specializzata in questo settore, con più di 7 milioni di mq. di liner consegnati negli ultimi 10 anni, ed

Tubazioni Coprem CPL

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Vista dall’interno di una condotta con scatolari Coprem CPL saldati sui giunti

è costituito da una lastra di polietilene ad alta densità HDpe t-Grip, di spessore variabile tra 1,5 e 5 mm, sulla quale viene eseguito un bonding meccanico (t-Grip) nel substrato, così da garantire un perfetto ancoraggio tra il liner stesso e il calcestruzzo. in questi anni la Coprem ha investito tanto per sviluppare una nuova generazione di prodotti e servizi per fare diventare il mondo più pulito e meno inquinato, con le reti di trasporto sotterranee più sicure e in grado di evitare la dispersione dei liquidi trasportati mantenendo integra negli anni la struttura.

i vantaggi della soluzione Coprem Cpl e Coprem Giunto saldato • • • •

• • • • •

Tenuta idraulica anche con pressioni elevate Resistenza agli agenti chimici e all’abrasione Assenza di infiltrazioni nel corpo della condotta Elasticità del liner (allungamenti superiori al 500%) con deformazioni senza rottura e compensazione degli eventuali assestamenti della condotta che rimane intatta Garanzia di tenuta della condotta anche con deviazioni angolari importanti Elevata aderenza del liner al calcestruzzo con resistenza al distacco oltre i 38000 kg/m2 Mantenimento delle caratteristiche di progetto per più di 100 anni Autopulizia per il limitato attrito interno nella condotta Verifica delle saldature dei giunti con scintillografo per garantire la tenuta perfetta.

Stato di avanzamento dei lavori per la costruzione di una vasca di laminazione di circa 600 metri cubi formata da 32 Scatolari Coprem Giunto Saldato di dimensioni 375 x 250 posati in batteria su 2 canne con relativa stazione di sollevamento

Vasca di laminazione costruita con scatolari Coprem Giunto Saldato, prima delle operazioni di saldatura dei giunti e con evidenza delle forometrie per il passaggio delle tubazioni nella parte superiore


Tubi da spinta in PRFV di taglia XXL per una condotta in calcestruzzo sotto la linea ferroviaria

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hOBAS

poiché la condotta interrata in calcestruzzo che passava sotto la linea ferroviaria e65 varsavia - Gdynia nella città polacca di Danzica non poteva più gestire le elevate portate provenienti dal vicino torrente, si è deciso di sostituirla. a questo scopo, i tubi HoBas con un diametro esterno di 3600 mm sono stati posati a spinta sotto il terrapieno della ferrovia. il condotto sotterraneo di 2 x 1,2 m in calcestruzzo non poteva più gestire gli elevati livelli di acqua del vicino torrente Królewski durante i periodi delle forti piogge che di tanto in tanto inondavano la zona circostante. Non c’era dubbio che doveva essere sostituito. il primo progetto coinvolgeva due scatolari paralleli quadrati in calcestruzzo di 2 x 2 m installati in trincea a cielo aperto. Divenne presto chiaro, tuttavia, che date le circostanze il progetto non era adatto e che era necessario un approccio diverso. Nel 2013, è stato avviato un nuovo progetto di risanamento che prevedeva la realizzazione di una singola tubazione circolare. si è deciso di installare una nuova condotta con la tecnica di posa senza scavo a spinta a scudo aperto e di utilizzare per questo scopo i tubi HoBas in prFv con un diametro De 3600. i lavori di spinta sono stati effettuati utilizzando una serie di martinetti idraulici e uno scudo speciale realizzato appositamente per il progetto. Dove i percorsi della vecchia e della nuova condotta si intersecavano, il vecchio canale sotterraneo è stato demolito e rimosso. per motivi di sicurezza, i binari sono stati stabilizzati con delle travi. Nel caso di movimenti del terreno causati dal processo di spinta, queste travi avrebbero trasferito uniformemente il carico dai treni alle rotaie. l’e65 è una linea ferroviaria principale con treni che passano ogni 3 minuti. anche se per via delle opere di costruzione la velocità dei treni lungo questa tratta è stata ridotta a 30 km/h, il traffico ferroviario non ha subito interruzioni grazie alla posa senza scavo. le imprese appaltatrici, pUt iNterCor di zawiercie e proi2 di Katowice, sono rimaste soddisfatte del risultato del progetto - avevano già installato sistemi di tubazioni HoBas in passato e apprezzano la qualità elevata dei prodotti.

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Steinzeug-Keramo - Società del Gres

Nuovo programma pozzetti: dall’orizzontale al verticale il nuovo programma pozzetti Keraport completa l’offerta di alta qualità della steinzeug-Keramo per le reti fognarie. la società del Gres ora è in grado di offrire al mercato un sistema completo, fortemente resistente alla corrosione dalla tubazione fino al pozzetto d’ispezione. i pozzetti sono strutture indispensabili per il funzionamento ottimale di una rete fognaria, in quanto garantiscono l’accesso alla canalizzazione per l’ispezione, la pulizia e la riparazione; essi garantiscono inoltre la ventilazione dell’impianto fognario riducendo così i processi di corrosione e la formazione di gas. essi non sono solo indispensabili per il funzionamento corretto delle reti di smaltimento, ma costituiscono anche elementi rilevanti dal punto di vista tecnologico ed ecologico per la rete fognaria, poiché da pozzetti non a tenuta, le acque reflue possono fuoriuscire e contribuire all’inquinamento ambientale. in presenza di acqua di falda essi costituiscono punti di ingresso in fognatura di forti infiltrazioni che compromettono le prestazioni dei depuratori. secondo la DWa, associazione tedesca per acqua potabile acque reflue e rifiuti, in Germania ci sono circa 13,5 milioni di pozzetti. Nella relazione sullo “stato delle fognature in Germania” (2009) la DWa ha valutato i danni a chiusini e telai come una delle cause più comuni di malfunzionamento dei pozzetti (37%). a seguire, i danni derivati dai dispositivi di salita e dagli innesti alle condotte. in ultimo, per la DWa, le infiltrazioni di acqua di falda e le fuoriuscite di liquami determinate dal materiale di tenuta fessurato o rovinato rappresentano un altro importante motivo di disservizio (circa il 10%). le perdite economiche legate ai materiali non conformi e non resistenti alla corrosione sono quindi notevoli anche nel settore dei pozzetti. secondo le stime della DWa il fabbisogno annuo di investimenti per il risanamento dei pozzetti è di 250 – 500 milioni. poiché un sistema fognario può funzionare in modo affidabile solo se funzionano tutti i suoi singoli componenti, i pozzetti sono sempre più al centro delle “attenzioni” degli enti pubblici e dei gestori privati. molti gestori di rete concordano sul fatto che vi è urgente bisogno di ottimizzare la costruzione e la manutenzione dei pozzetti. l’impiego di materiali di elevata qualità e resistenti alla corrosione per la costruzione e il risanamento dei pozzetti non è solo un imperativo tecnologico e ambientale ma anche un fattore ad alta rilevanza economica.

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Keraport

per i pozzetti si applica la stessa impostazione utilizzata negli altri segmenti della rete fognaria: l’aumento dei requisiti prestazionali. le fognature oggi sono più aggressive rispetto a qualche anno fa. le cause sono molteplici. oggi per esempio si usa molta più acqua calda rispetto al passato con conseguenti reazioni chimiche nelle acque reflue. inoltre le acque reflue devono spesso essere trasportate a maggiori distanze. il nuovo programma pozzetti Keraport della steinzeug-Keramo GmbH tiene conto di queste crescenti richieste, completando le soluzioni di sistema di alta qualità dell’offerta di società del Gres. Keraport integra nella dimensione verticale i vantaggi globali che distinguono i tubi e pezzi speciali in gres nella dimensione orizzontale: durabilità, resistenza alla corrosione e tenuta perfetta nel trasporto delle acque reflue. la corrosione da acido solforico o la corrosione del calcestruzzo in questo modo possono essere tranquillamente dimenticate.

resistente alla corrosione e a perfetta tenuta

Che si tratti della tenuta idraulica o della risposta statica ad eventi esterni di tipo meccanico o dinamico: la risposta garantita dal sistema di tubi e di raccordi in gres viene offerta anche dai pozzetti. essi si integrano perfettamente a tutti i componenti in gres della rete e ne diventano parte integrante. i componenti sono: • base in gres con rivestimento interno in poliuretano nei DN 600, DN 800, DN 1000 • base in gres con rivestimento in mattonelle di gres DN 1200 e DN 1400 su richiesta. i pozzetti in gres hanno: • elevata resistenza chimica • resistenza agli attacchi corrosivi biogeni di acido solforico • resistenza elevata alla pulizia ad alta pressione • elevata resistenza statica grazie ai grandi spessori (p.e. oltre 100 mm dal DN 1000). i pozzetti in gres sono: • indeformabili e resistenti alla corrosione • stabili al galleggiamento • ecologici, sostenibili, economici e durevoli nel tempo • facilmente “personalizzabili” alle misure del cantiere • di facile movimentazione grazie ai ganci di movimentazione integrati per un’installazione conveniente e salvaspazio.


Pensato per le più elevate esigenze. I nostri pozzetti sono il naturale completamento di un sistema d‘alto valore Elevata resistenza chimica Resistenti alla corrosione Resistenti alla pulizia ad alta pressione Indeformabili, durevoli A basso impatto ambientale, sostenibili, economici, per le future generazioni Collegamenti integrati e sicurezza antigalleggiamento per un‘installazione conveniente e ad ingombro ridotto Soluzioni individuali su misura per il cantiere

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Nei diametri DN 600, DN 800, DN 1000 e DN 1200, DN 1400 – su richiesta

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Attenta vigilanza dell’Autorità sull’odorizzazione

Rosita Carnevalini, Direttore della Direzione Osservatorio, Vigilanza e Controlli Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico

Lo scorso anno, nell’intervista rilasciata al nostro bimestrale, sono state segnalate alcune aree critiche evidenziate dai controlli effettuati dalla vostra Autorità sulle imprese, tra le quali in particolare la sicurezza e l’odorizzazione del gas. Può darci qualche informazione in più? purtroppo rileviamo ogni anno che sussistono diversi casi di aziende che presentano un grado di odorizzazione non conforme alle norme tecniche vigenti in materia o mantengono pressioni al di sotto dei limiti previsti dalla normativa. visti i potenziali risvolti, in termini di sicurezza, di tali inadempimenti, l’autorità mantiene un’attenta vigilanza sulla materia, effettuando 60 controlli tecnici all’anno in altrettante reti di distribuzione. in aggiunta, dal momento che nel sistema tariffario l’autorità riconosce incentivi alle imprese perché aumentino, a tutela dei clienti finali, il numero di controlli svolti sull’odorizzante e per la ricerca delle fughe di gas sulla rete, l’autorità svolge ispezioni per verificare che tali controlli da parte delle imprese siano effettuati e correttamente registrati. Come avvengono i controlli sull’odorizzazione? si tratta di controlli svolti senza dare alcun preavviso alle imprese. i tecnici incaricati dall’autorità, accompagnati da militari della Guardia di Finanza, si recano sul posto e, dopo essere presentati all’impresa, si fanno accompagnare sulla rete di distribuzione nel luogo prescelto per il controllo ed

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effettuano un prelievo di gas. in tale occasione si verificano i principali parametri di qualità del gas fornito ai clienti finali, che sono: il grado di odorizzazione, il potere calorifico superiore e la pressione di fornitura. se la rete è gestita in sicurezza, tali parametri assumono i valori corretti. se invece si registrano irregolarità, oltre al controllo eseguito in loco, vengono effettuati ulteriori test del gas prelevato nei laboratori di innovhub incaricati dall’autorità. i risultati sono poi trasmessi all’autorità per le necessarie valutazioni e per i seguiti. va ricordato che la mancata o insufficiente odorizzazione del gas comporta anche responsabilità penali per coloro che non hanno rispettato la normativa. Qual’è l’andamento negli anni più recenti? i dati più recenti relativi al 2014 saranno resi noti il prossimo giugno in occasione della consueta relazione annuale al parlamento. possiamo dire che negli ultimi anni i casi di non conformità appaiono nel complesso in calo rispetto al passato. il dato che emerge però è quello ricordato all’inizio: nonostante ormai anni di controlli e i possibili risvolti penali, sussistono ancora casi di non rispetto della normativa in un ambito così importante per la sicurezza dei clienti finali. per questo l’autorità conferma l’attenzione sul tema e la pressione dei controlli. Non bisogna abbassare la guardia e va dato il segnale che investire in sicurezza è importante per il settore, per i clienti finali, ma anche per le imprese.


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Impianto a lambimento, che costituisce in genere anche l’impianto di riserva di un impianto a dosaggio diretto, nel caso quest’ultimo presenti un’avaria o un malfunzionamento.

L’esperienza di A2A Reti Gas di mario pietro pelizzoli – a2a reti Gas

l’odorizzazione del gas è un obbligo stabilito dalla legge, normato a diversi livelli. odorizzare il gas in modo “che sia possibile avvertire la presenza di gas in quantità pericolosa” (l. 1083/71 art. 2) significa non soltanto aggiungere al gas una certa quantità di odorizzante, significa invece fare quanto serve perché in tutti i punti della rete, in qualsiasi condizione e in qualsiasi periodo dell’anno, il gas che giunge al cliente finale sia convenientemente odorizzato. la deliberazione 574/2013/r/Gas dell’aeeG precisa che “l’impresa distributrice assicura l’odorizzazione del gas ai sensi delle norme tecniche vigenti in materia” (art. 8.6), confermando quanto detto sopra. per assicurare l’odorizzazione occorre il lavoro di concerto di chi esercisce gli impianti di regolazione della pressione e di odorizzazione (e relativa manutenzione) di chi esegue le misure del grado di odorizzazione (che dovranno essere convenientemente programmate e distribuite nel corso dell’anno), ma anche di chi progetta la rete di distribuzione, e non ultimo occorre stabilire e programmare gli interventi e investimenti necessari. a2a reti Gas gestisce impianti di distribuzione in sette regioni italiane, nel nord e centro italia fino alla Campania, in contesti collinari – montani o in pianura. il numero di clienti finali degli impianti di distribuzione va da alcune decine fino a diverse centinaia di migliaia, mentre la concentrazione di clienti per km di rete varia in un campo che ha per estremi valori che differiscono per due ordini di grandezza.

essendosi costituita da società diverse aggregatesi nel tempo, anche gli impianti sono stati realizzati in epoche diverse, con tecniche e materiali differenti. risulta evidente che per assicurare l’odorizzazione in contesti così diversi occorrerà attenersi a linee generali stabilite dalla Direzione, ma declinate nei modi più opportuni per le diverse situazioni.

impianti di odorizzazione il gas distribuito da a2a reti Gas è odorizzato sia con tBm (terzbutilmercaptano), per la maggior parte degli impianti, che con tHt (tetraidrotiofene), per gli impianti connessi con una rete di trasporto regionale dalla quale riceve il gas già odorizzato. Gli impianti di odorizzazione installati presso gli impianti di distribuzione di maggiori dimensioni sono tutti a dosaggio diretto, asserviti alla portata di gas erogata dalla remi, con trasmissione presso la sala telecontrollo almeno degli allarmi di funzionamento. presso un certo numero di remi di portata più modesta sono invece ancora installati sistemi a lambimento. la soluzione a dosaggio diretto richiede investimenti decisamente superiori rispetto all’installazione di impianti a lambimento, ma permette di dosare l’odorizzante indipendentemente dalla temperatura ambiente, dalla portata di gas e dal livello di odorizzante nel serbatoio dell’impianto. l’opportunità di questa scelta è confermata dall’oscillazione

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poco marcata che subiscono i valori delle misure del grado di odorizzazione eseguite sulle reti dove sono installati questi impianti, sostanzialmente indipendente dai periodi dell’anno nei quali le misure sono eseguite. occorre però dire, richiamando quanto detto sopra riguardo all’azione di tutte le parti coinvolte, che a questa stabilità dei valori contribuisce in modo sostanziale anche la progettazione della rete, che assicura un flusso di gas adeguato nelle diverse condizioni determinate dalla richiesta di gas da parte dei clienti finali. Gli impianti a dosaggio diretto, essendo macchine sicuramente più complesse rispetto a un impianto a lambimento, richiedono d’altra parte un’attenzione particolare alla loro manutenzione, sia per quella ordinaria e preventiva che per quella straordinaria o a seguito di malfunzionamenti, anche se la presenza dell’impianto di odorizzazione di riserva, tipicamente a lambimento, permette di assicurare in ogni caso l’odorizzazione del gas. per quanto riguarda gli impianti a lambimento, la deliberazione 574/13 imprime una spinta decisa alla loro sostituzione con quelli a dosaggio diretto e dotati di telecontrollo. il costo di un impianto di quest’ultimo tipo, unito alla conduzione e manutenzione decisamente più complesse, ha sempre determinato un’attenta riflessione sull’opportunità di una sua installazione presso impianti di distribuzione di dimensioni modeste. alle carenze di questi impianti in termini di variabilità della quantità di odorizzante immesso nel gas per le diverse condizioni di funzionamento, si è sempre cercato di sopperire nei limiti del possibile con la conoscenza dell’impianto di distribuzione e con interventi manuali di regolazione. l’influenza dell’ammodernamento degli impianti di odorizzazione sul premio per le misure del grado di odorizzazione previsto dalla del. 574/13 impone, in sostanza, la sostituzione degli impianti a lambimento con quelli a dosaggio diretto dotati di telecontrollo, pena la perdita negli anni di una parte consistente degli incentivi. Non è forse inutile far notare come occorra programmare con attenzione l’ammodernamento degli impianti nel corso del periodo regolatorio. il calcolo della variazione degli incentivi previsti in funzione del numero di impianti di odorizzazione ammodernati per i diversi anni, permette di scegliere nel modo più opportuno il “tasso” di ammodernamento degli impianti, tenuto conto del budget a disposizione. in particolare si vede che occorre prevedere già dal secondo anno (il 2015) l’ammodernamento di un consistente numero di impianti, “tenendo il ritmo” anche per gli anni successivi.

misure del grado di odorizzazione

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le misure del contenuto di odorizzante nel gas costituisce un elemento fondamentale del processo di odorizzazione, essendo l’unico parametro che può garantire che il gas distribuito rispetti i limiti previsti dalle norme. la prassi utilizzata daa2a reti Gas cambia significativamente a seconda degli impianti di distribuzione, per tener conto delle rispettive peculiarità. la conoscenza dell’impianto di distribuzione è fondamentale per la programmazione delle

misure, necessaria per una corretta gestione dell’attività. il numero di misure eseguito presso gli impianti di distribuzione gestiti da a2a reti Gas rispetta naturalmente il minimo numero di misure previsto dalla delibera 574/13, così come il numero massimo tende al raggiungimento del numero per il quale sono corrisposti gli incentivi. presso un certo numero di impianti è però eseguito un numero di misure decisamente superiore al numero massimo incentivato dalla delibera, perché il principio è che l’impresa “assicura l’odorizzazione del gas”, ed eseguendo un numero di misure inferiore a quelle effettuate non se ne avrebbe la garanzia. anche per quanto riguarda il numero di misure eseguite per ogni punto di misura si hanno situazioni diverse a seconda degli impianti: da quelli dove sono eseguite due misure/ anno per ogni punto a quelli dove il numero è decisamente superiore. Un’ulteriore considerazione riguarda la frequenza con la quale sono eseguite le misure, anche in questo caso diversa a seconda dell’impianto considerato. la deliberazione 574/13 prescrive che “le misure del grado di odorizzazione del gas devono essere effettuate in modo distribuito nel corso dell’anno” (art. 8.8), mentre la UNi 7133:2 prevede le misure almeno nei periodi di massima e minima portata. per impianti di medio – grandi dimensioni le misure sono eseguite a cadenze anche molto ravvicinate (si arriva a frequenze quasi giornaliere), analizzando il gas prelevato a rotazione presso alcuni dei punti di misura; diversamente per impianti più piccoli, dove la frequenza è minore. per l’analisi del contenuto di odorizzante nel gas distribuito a2a reti Gas si avvale del proprio laboratorio di analisi, accreditato aCCreDia, che opera sia direttamente per gli impianti vicini alla propria sede, sia coordinando i tecnici e gestendo le apparecchiature utilizzate nelle sedi operative più distanti.

Conclusioni il processo di odorizzazione del gas, che potrebbe a prima vista sembrare tutto sommato di semplice attuazione, richiede invece l’uso di conoscenze specifiche e il coordinamento di persone con competenze diverse. a2a reti Gas gestisce impianti di dimensioni e caratteristiche molto diverse, per questo deve porre particolare attenzione affinché il gas sia distribuito in condizioni di sicurezza verificando, oltre al rispetto degli obblighi previsti dalle disposizioni vigenti, quali sono le reali necessità degli impianti, adeguando di conseguenza le modalità operative al fine di assicurare “l’odorizzazione del gas ai sensi delle norme tecniche vigenti in materia” così che, qualora capitasse l’eventualità, “sia possibile avvertire la presenza di gas in quantità pericolosa”. l’autore Mario Pietro Pelizzoli mario.pelizzoli@a2a.eu Ha ricoperto diversi ruoli riguardanti principalmente l’esercizio degli impianti e il controllo del rispetto delle norme vigenti. attualmente appartiene all’area organizzativa di Coordinamento tecnico; in particolare ricopre la funzione di Coordinatore delle attività di odorizzazione.


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servizi a rete marzo-aprile 2015

La tecnologia dei nuovi sistemi automatici Alla luce dei disposti normativi della Delibera 574/2013, l’installazione dei cosiddetti sistemi di odorizzazione “ammodernati” è diventata una priorità per molte società di distribuzione gas. vediamo come si è sviluppata la tecnologia di questo tipo di impianti. il processo di odorizzazione del gas naturale è uno tra i più critici di tutta la filiera: garantire una concentrazione stabile di prodotto, a prescindere dalle variazioni di portata e pressione del fluido in transito, è un traguardo significativo e non semplice da raggiungere. la finalità é garantire la sicurezza di utenti ed operatori in ogni momento, allineare il conduttore a quanto disposto dalla UNi 7133 e metterlo al riparo da possibili sanzioni durante eventuali controlli tecnici previsti dall’autorità. obiettivo complicato poiché la concentrazione deve essere compresa in un range ben preciso ed omogeneo per tutti i volumi distribuiti. esistono varie metodologie per conferire odore al gas naturale: le più note sono l’evaporazione attraverso lambimento ed il dosaggio automatico. il lambimento, trattandosi di un processo meccanico, è indipendente da variabili esterne quali l’interruzione della fornitura elettrica.

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Nuovo sistema di iniezione installato in impianto preesistente

di Gianmarco peretti, alessandro menarbin – regas srl

Nonostante questo vantaggio, occorre precisare che si tratta di una metodologia estremamente suscettibile alle variazioni di portata e pressione del gas in transito, pertanto il dosaggio in uscita potrebbe risultare molto incostante. infatti questi sistemi richiedono un monitoraggio frequente del tasso di odorizzazione e una costante taratura attraverso interventi specifici del personale di campo. il dosaggio automatico dell’odorizzante, invece, semplifica l’attività del conduttore dell’impianto, poiché, una volta impostato il tasso desiderato, esso varia la quantità di odorizzante immesso proporzionalmente alla portata del gas. alcuni di questi sistemi, inoltre, consentono il controllo da remoto, così da poterne verificare il positivo funzionamento. le tecnologie sulle quali si basano sono diverse da produttore a produttore. tutte hanno come funzione principale quella di spingere il liquido nella condotta


servizi a rete marzo-aprile 2015

AR una sovrappressione, funzione attuabile E CL generando AS A attraverso varie modalità. è poi normalmente presente un SI FI CA dispositivo TA di filtraggio e, in alcuni casi, un dispositivo di

LIQ

UI

DO

misura e verifica della quantità di prodotto immesso. il tutto è poi governato da un sistema di controllo che, rilevando la portata istantanea, coordina i vari componenti per erogare l’odorizzante conformemente al tasso impostato dal conduttore. AR SI Especifiche sono le scelte tecniche nell’ambito di alcune CU A RA variabili chiave nell’architettura dei sistemi di iniezione che possono influenzare significativamente il risultato finale in termini di affidabilità, semplicità d’uso e riduzione dei cicli manutentivi in questo tipo di macchine. I AD RIC LO E L elenchiamo quelle più significative. F I ER RO

0

NT

0

variazioni della pressione del gas alcuni sistemi di generazione della pressione (ad esempio quelli ad elettrovalvole) lavorano ad una pressione fissa ed indipendente dalla pressione presente nella condotta. in caso di variazioni della pressione del gas, fenomeno non infrequente durante i periodi di alto prelievo, la sovrappressione può essere eccessiva, risultando dunque in una sovra-erogazione di liquido, o insufficiente, comportando il blocco del sistema o un insufficiente dosaggio dell’odorizzante in rete. il generatore di pressione, per assicurare la continuità di servizio, deve pertanto garantire non una pressione costante, bensì un differenziale di pressione costante rispetto a quella rilevata in condotta.

Pollici saldatura totali (pollici)

Pollici saldatura AP (pollici)

A3 Foglio apparecchiature, misurando un volume notoPeso(gr.) di liquido, Descrizione indicano all’apparecchiatura di controllo l’avvenuto passaggio di liquido nel circuito, identificandola www.regasitalia.com Note come il Materiale e rendendone, dunque, Sostituito da liquido effettivamente immesso Sostituisce il Trattamento Codice grezzo anche la misura rilevata. Rivestimento Revisione Scala 1:15 COLORI IMPIANTO Non essendoci un raffrontoCodicisull’effettiva quanto FIRMA DATA RAL RAL 1021 validità 9006 RAL 5009 RAL 7035 di RAL DIS. S.C. Piping misurato, essi possono anche fornire risultati difformi da APPR. A.M. Riduttori Codice quanto sta avvenendo nellaFiltrirealtà e, in molti casi, indicare come perfettamente funzionante un sistema che non lo è. 1 possono essere ancora più fuorvianti, nelle indicazioni circa l’odorizzante immesso in rete, quei sistemi che si limitano a conteggiare il numero di cicli della pompa dosatrice senza alcuna misura di riscontro: in questi casi è infatti sufficiente un mancato adescamento del liquido per far risultare a sistema la positiva immissione dell’odorizzante, quando invece essa non è avvenuta. in questi sistemi non è infrequente la ripetizione di cicli a vuoto, senza alcuna immissione di odorizzante, con l’elettronica di controllo del sistema che invece computa tali cicli come avvenuti. il sistema di verifica dell’immesso deve dunque essere a ciclo chiuso: in grado cioè di calcolare una stima sull’immesso e raffrontarla con una misura esatta del liquido transitato; solo in questo modo potrà essere garantita l’attendibilità dei dati restituiti dal sistema.

La dove non è specificato il tipo di saldatura quest'ultima sarà di tipo S1

t1

@=60°

a

50°

O

S1

SALDATURA GIUNTO D'ANGOLO (MANICOTTO)

b

a = 1 - 2 mm b = 0,5 - 1,5 mm

t2

OI

a

AT

Per dimensioni non indicate vedi famiglia WPS derivate 03/05, 03/06, 03/07, 03/08

S2

a 0.7 t1 t2 3t1 b = 2 mm

S3

Controllo e computazione del liquido immesso esistono varie metodologie di controllo e misura del liquido immesso in rete; in alcuni casi si tratta di misuratori di livello, in altri casi di più semplici livellostati. entrambe le

SSSC-ITALCERT

EN 288 EN 15807

EN 287

-

Esame RT 10%

-

N.

Procedimento di saldatura

Eventuale qualifica del procedimento di saldatura

Controlli non distruttivi

RT: PT: UT: VT:

Data

Note

S1

Esame PT 10%

-

Eventuale appartenenza gruppo Raccolta S

molti serbatoi di servizio accumulano residui di ossidazione e morchie di vario genere sul fondo e in sospensione nel liquido contenuto. Questo stesso liquido, quando V:\UFFICIOviene TECNICO\TEMP\Serbatoio_Rappresentazione Serbatoio Foglio1 immesso nel circuito Livello\Rappresentazione di un sistema Livello di iniezione, solitamente costituito da tubazioni e valvole con superfici di passaggio piccole, trasporta all’interno della macchina tutte le particelle estranee in esse contenuto, accelerando l’usura delle parti meccaniche, di giunzione e di isolamento, fino a causarne l’intasamento o la rottura delle stesse, con gravissime conseguenze sull’efficacia del processo e dunque sulla sicurezza del servizio. D’altro canto è sostanzialmente ignoto lo stato del liquido che circola nel sistema. la stragrande maggioranza dei sistemi sul mercato offre un filtro in ingresso della fase liquida, che, in molti casi, si rivela di capacità insufficiente a garantire un tempo di operatività soddisfacente prima di dover essere manutenuto, causando blocchi macchina imprevisti e necessità di interventi fuori programma per lo spurgo del sistema. è pertanto necessario che i dispositivi di filtraggio integrati nel sistema di odorizzazione siano di caratteristiche meccaniche adeguate ad accogliere quantità di sporcizia significative, in particolare nei primi mesi di esercizio, e consentano una facile accessibilità e pulizia della componente filtrante.

S2

Qualifica saldatore

Filtraggio del liquido in ingresso

SSSC-ITALCERT

EN 1418

-

S3

Procedimento di saldatura

RB

mm

CO

Preparazione lembi

SE

P

Litri

15/04/2015

Controlli non distruttivi esame radiografico esame con liquidi penetranti esame ultrasonoro esame visivo

15/04/2015

SALDATURE

QUESTO DISEGNO E' PROPRIETA' DELLA REGAS srl E NON PUO' ESSERE RIPRODOTTO E DIVULGATO SENZA AUTORIZZAZIONE SCRITTA.

Valvole Farfalla

misura dell’odorizzante residuo nel serbatoio di servizio Diversi sistemi oggi in commercio integrano sonde di livello elettroniche leggibili da remoto che, per vasi comunicanti, registrano il volume residuo di odorizzante all’interno del serbatoio dal quale viene prelevato l’odorizzante per poi immetterlo in rete. Questo accorgimento ottimizza i tempi nella pianificazione e nell’esecuzione delle ricariche di odorizzante, non richiedendo un presidio costante del

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servizi a rete marzo-aprile 2015

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4

5

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1 2 6

3

2

1

FILTRO PRINCIPALE OMNICUBE

3

1

FILTRO INIETTORE OMNICUBE

4

1

SERBATOIO DI CALMA OMNICUBE

processo o tramite un secondo dispositivo diSOSTEGNO iniezione o 5 1 SUPPORTO DI OMNICUBE attraverso un barilotto 6 di lambimento a flusso derivato 1 INIETTTORE 7 1 TESTA LIVELLO ELETTRONICO di riserva che si attivino automaticamente in caso di 8 1 ELETTROVALVOLA FASE GAS qualsiasi disservizio sull’impianto principale. Quest’ultima 9 1 ELETTROVALVOLA FASE LIQUIDA è la configurazione più diffusa, nella quale l’elemento determinante in termini di sicurezza è il dispositivo che attiva il lambimento. il suo pieno funzionamento in assenza di alimentazione e, più in generale, in totale indipendenza da qualsiasi altra variabile è sostanziale nell’assicurare un adeguato livello di odorizzazione anche in caso di malfunzionamento del dispositivo principale di odorizzazione. la certezza di invio di allarmi, recependo la definizione di “impianto ammodernato” di cui alla Delibera 574/2013, è una ulteriore caratteristica non derogabile del sistema di controllo. il segnale di malfunzionamento del dispositivo principale deve quindi poter essere inviato in qualsiasi possibile condizione operativa ed essere diffuso attraverso un canale di comunicazione stabile e protetto.

Distribuzione del liquido nei volumi di gas in transito si tratta forse della caratteristica di maggior peso nella valutazione circa l’affidabilità di un sistema di iniezione. la quantità di odorizzante da immettere in un metro cubo di odorizzante è infinitesimale: se ragioniamo, ad esempio, su 15 mg di tBm per metro cubo di gas, stiamo in realtà parlando di una concentrazione di alcune parti per milione di prodotto. Queste micro-quantità COLORI IMPIANTO Codici RAL RAL 1021 RAL 7035 vengono immesse nel gas tramite variePiping tecnologie, Riduttori molte delle quali sono basate su un volume Filtri costante (o dose) che viene iniettato solo all’avvenuto passaggio di 1 un altrettanto costante volume di gas transitato: pochi millilitri ogni N volumi di gas in transito. pochi millilitri equivalgono in realtà a qualche migliaio di milligrammi, sia per tBm che per tHt. Una quantità di gas per ciascuna dose, quindi, piuttosto significativa rispetto alla quantità da iniettare, in particolare quando subentrano momenti di basso prelievo. è dunque probabile che, quando ci si trova in impianti che erogano poche decine di metri cubi all’ora e si è in presenza di questo tipo di organi di iniezione dell’odorizzante, le dosi di odorizzante vengono rilasciate a distanza di molti minuti (talvolta ore) l’una dall’altra, andando evidentemente a vanificare il senso dell’odorizzazione automatica. è quindi necessario verificare, in particolare laddove gli impianti di installazione possono arrivare ad un erogato orario al di sotto dei 3-400 mc/h, che i sistemi adottati garantiscano micro-erogazioni del liquido, riscontrabili in milligrammi per ciascuna iniezione, in grado di assicurare l’odorizzazione uniforme dei volumi in transito. Pollici saldatura totali (pollici)

Pollici saldatura AP (pollici) Peso(gr.) 23127.34

La dove non è specificato il tipo di saldatura quest'ultima sarà di tipo S1

Descrizione

t1

MECC INIETO

@=60°

S1

SALDATURA GIUNTO D'ANGOLO (MANICOTTO) Per dimensioni non indicate vedi famiglia WPS derivate 03/05, 03/06, 03/07, 03/08

b

a = 1 - 2 mm b = 0,5 - 1,5 mm

S2

t2

a

50°

a

www.regasitalia.com

a 0.7 t1 t2 3t1 b = 2 mm

S3

V:\UFFICIO TECNICO\SW\216-Sistemi di iniezioni\2160000008_PPart

personale di campo: in altre parole, il supervisore del servizio, direttamente dal proprio ufficio, può monitorare in diretta il residuo di odorizzante cabina per cabina, organizzando opportunamente le ricariche. è dunque di fondamentale importanza la precisione dell’apparecchiatura e l’adeguatezza della tecnologia su cui è basato in considerazione di un prodotto così particolare quale è l’odorizzante, al fine di evitare letture incoerenti rispetto alla situazione reale in campo. la quota sulla quale viene misurato l’odorizzante è però sviluppata lungo una sezione non regolare, quale è la sezione verticale di un barilotto dell’odorizzante. il calcolo dell’effettivo volume residuo (e della relativa massa, ai fini delle comunicazioni aeeGsi), anziché la misura lineare 0-100%, diventa quindi il dato del quale necessita il conduttore dell’impianto e che, però, non è possibile individuare con la semplice misura del livello. è dunque necessario che il sistema abbia la capacità di convertire tale misura incrociandola con la funzione che descrive la geometria del serbatoio al fine di restituire il valore del prodotto residuo in litri e chilogrammi.

sistema di backup in caso di anomalia

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Come disposto dalla UNi 9463, in caso di sistemi automatici deve essere garantita la ridondanza del

-

Rivestimento

Esame RT 10%

N.

Controlli non distruttivi

RT: PT: UT: VT:

Data

Note

-

Procedimento di saldatura

Trattamento

EN 288 EN 15807

Esame PT 10%

-

Eventuale qualifica del procedimento di saldatura

EN 287

EN 1418

SSSC-ITALCERT

Eventuale appartenenza gruppo Raccolta S

SSSC-ITALCERT

Procedimento di saldatura

Sistema di iniezione automatica dell’odorizzante Regas Ingrid. Principali componenti: 1) mini-motore; 2 e 3) doppio sistema di filtraggio; 4) serbatoio di calma; 5) frame di supporto regolabile; 6) organo di micro-iniezione; 7) sonda di livello magneto-strittiva; 8) elettrovalvola fase gas; 9) elettrovalvola fase liquida”

Preparazione lembi

S1

Qualifica saldatore

S3

S2

Note

Materiale

-

Controlli non distruttivi esame radiografico esame con liquidi penetranti esame ultrasonoro esame visivo

SALDATURE

QUESTO DISEGNO E' PROPRIETA' DELLA REGAS srl E NON PUO' ESSERE RIPRODOTTO E DIVULGATO SENZA AUTORIZZAZIONE SCRITTA.

Valvole Farfalla

Foglio1

sistema di gestione e controllo da remoto la già citata Delibera 574/2013 impone il controllo dei sistemi e l’invio di allarmi in caso di malfunzionamenti. ogni altro segnale che è prelevabile dal sistema di dosaggio automatico dell’odorizzante, pur non costituendo un obbligo normativo, rappresenta un’aggiunta di valore indiscutibile per il conduttore. si pensi, a solo titolo di

RAL 900


servizi a rete marzo-aprile 2015

esempio, alla possibilità di acquisire, da remoto ed in tempo reale: la massa di odorizzante immessa in un dato periodo di tempo, la massa di prodotto per ciascuna iniezione, il tasso di odorizzazione, la quantità residua di odorizzante nel serbatoio di servizio, la diagnostica puntuale sulle principali componenti del sistema. è sempre più sentita, inoltre, la necessità di interfacciarsi direttamente allo sCaDa centralizzato dell’azienda di distribuzione gas senza dover dipendere da software proprietari e gestiti su piattaforme diverse dallo standard aziendale, assicurando così il monitoraggio costante di una delle funzioni più critiche di tutta la distribuzione gas. l’applicazione pratica di quanto elencato è riscontrabile negli oltre 1200 sistemi di iniezione dell’odorizzante che regas ha fornito alla stragrande maggioranza delle utility gas in italia. il sistema, la cui prima versione è stata progettata oltre 10 anni fa e che è evoluto negli anni con i nomi di omnicube e – nell’ultima versione – ingrid, si basa su un principio brevettato di immissione dell’odorizzante attraverso micro iniezioni, in grado di assicurare una distribuzione veramente omogenea dell’odorizzante anche in luogo di portate particolarmente basse. l’odorizzante immesso in rete viene verificato, attraverso una logica closed loop che, incrociando quanto misurato dalla sonda di livello integrata con il numero di iniezioni, verifica l’effettiva quantità immessa in rete, permettendo sia la visualizzazione in tempo reale che l’esportazione del dato. Questa caratteristica consente una computazione della massa immessa per ciascun impianto con risoluzione al quarto d’ora, consentendo un’ulteriore verifica sui dati relativi all’odorizzazione comunicati annualmente all’autorità. la sonda di livello integrata in ingrid è di tipo magnetostrittivo: dopo varie esperienze con tecnologie alternative, regas ha definitivamente optato per questa tecnologia, poiché è quella che offre maggiore affidabilità, precisione e risoluzione in presenza di odorizzanti, peculiari per aggressività chimica e viscosità variabili. le competenze sviluppate da regas nelle attività di campo permettono oggi la costruzione di algoritmi ad hoc per il calcolo del volume interno residuo dei serbatoi di servizio ai quali viene collegato il sistema di iniezione. attraverso l’integrazione dello stesso algoritmo a bordo macchina, il sistema ingrid può rilevare, in tempo reale, il livello residuo di odorizzante e permettere al conduttore dell’impianto una pianificazione più rapida ed efficiente delle ricariche. il generatore di pressione, un mini-motore interamente concepito e costruito da regas certificato per lavorare in zona 1, lavora sulla pressione incrementale rispetto a quella presente in condotta. la sovrappressione generata sarà quindi costante anche in caso di significative variazioni di pressione nel punto di iniezione. Un affidabile sistema di commutazione automatica a lambimento assicura l’affidabilità del backup di emergenza in qualsiasi condizione, mentre l’hardware di controllo trasmette in tempo reale eventuali messaggi di allarme oltre a permettere l’interfacciamento di numerosi segnali a sistemi di telecontrollo di terze parti.

Ingrid e serbatoio

Sistema tradizionale a lambimento

il doppio sistema di filtraggio assicura la pulizia del liquido in ingresso al sistema, anche quando questo presenta significative impurità, massimizzando i cicli operativi e minimizzando la possibilità di blocchi del sistema. la logica auto-adattiva a governo del sistema, definita isoproFile, e la versatilità dell’organo di iniezione, sono in grado di adattare l’erogazione dell’odorizzante in modo direttamente proporzionale alla portata, anche in caso di repentini cambi della stessa. la modularità del sistema consente inoltre la sua applicazione anche su impianti eserciti in alta pressione e con portate di gas elevate. Questo è l’obiettivo che regas, nel continuo sviluppo del proprio sistema di iniezione, persegue giornalmente: la giusta quantità di odorizzante per ogni metro cubo di gas.

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Il sistema di odorizzazione pneumatico Da oltre 40 anni o.m.t. tartarini srl, società del gruppo emerson process management, nell’ambito del proprio portafoglio di soluzioni per il mercato del gas naturale, si occupa attivamente dello sviluppo di sistemi atti a garantire il corretto livello di odorizzazione nelle reti di trasporto e distribuzione. Già dagli anni settanta, collaborando attivamente con le maggiori aziende di distribuzione, ha sviluppato e sperimentato le migliori tecnologie di odorizzazione, dai sistemi a lambimento ai sistemi a pompa dosatrice, al fine di garantire attivamente non solo maggiore sicurezza delle reti distribuzione per gli utenti ma anche

misura e quindi debitamente contabilizzato nella catena di misura fiscale. oltre ad essere un sistema a “zero emissioni” di gas, anche dal punto di vista elettrico, può vantare bassissimi consumi (< 25 W) tanto che può essere facilmente comandato attraverso dei pannelli fotovoltaici. l’Unità di Controllo elettronica inoltre è in grado di comandare l’intervento del sistema a lambimento di emergenza così come interfacciarsi, mediante la scheda i/o analogica/digitale o attraverso il protocollo moDBUs, ai più sofisticati sistemi di controllo e comando remoto oppure attraverso la rete telefonica o localmente,

affidabilità, precisione, semplicità e facilità d’uso; la sintesi perfetta di queste caratteristiche è racchiusa nel sistema di “odorizzazione pneumatica”, il Dosaodor-D. Dosaodor-D è un sistema brevettato che sfrutta direttamente il gas naturale come forza motrice, infatti usa la differenza di pressione presente in tutte le stazioni di riduzione del gas per dosare il liquido odorizzante attraverso delle valvole a solenoide montate su di un apposito pannello realizzato interamente in acciaio inox e viene poi rilasciato nelle condotte attraverso uno speciale diffusore (Wick injector). Dosaodor-D è in grado di funzionare con ogni tipo di liquido odorizzante e non necessita alcuna modifica in caso di cambio della tipologia di liquido, se non la modifica del tasso di odorizzazione desiderato in funzione del potere odorante del nuovo liquido utilizzato. la proporzionalità ai volumi in transito e l’accuratezza della quantità di liquido odorizzante immesso in rete sono controllate dalla Unità di Controllo elettronica (eCU) che incorpora un ineguagliato e sofisticato algoritmo proprietario. il gas utilizzato per “spingere” il liquido (mediamente 1 m3 ogni 1.000.000 m3 di gas odorizzato) non viene disperso ma viene re-immesso a monte del sistema di

con l’utilizzo di Dosalink, il software che emerson ha sviluppato per la configurazione ed il dialogo con i centri operativi dei suoi clienti. Dosaodor-D dispone anche di un sistema di allarmistica sms in grado di allertare direttamente i telefoni cellulari degli operatori che effettuano il servizio di reperibilità per il controllo costante delle reti di distribuzione. recenti studi congiunti, realizzati in collaborazione dell’azienda di distribuzione di gas di una delle maggiori capitali dell’est europa, hanno dimostrato che l’adozione del Dosaodor-D nei propri impianti di riduzione cittadini, oltre ad aver nettamente migliorato l’uniformità del livello di odorizzazione della rete di distribuzione, ha garantito (annualmente e per 50 unità installate) rispetto ai sistemi precedentemente installati (normalmente a pompe dosatrici o sistemi similari): • 5700 ore/uomo di riduzione degli interventi di verifica e manutenzione sui sistemi di iniezione • 60% in meno del tempo di indisponibilità del sistema di iniezione • 10 MW di corrente elettrica risparmiati. attualmente nel mondo ci sono in esercizio oltre 1.500 sistemi di odorizzazione Dosaodor-D che garantiscono la migliore qualità del servizio e la sicurezza degli utenti.

PUBBLIREDAzIOnALE

O.M.T. TARTARInI

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servizi a rete marzo-aprile 2015

Biometano: Delibera AEEGSI 46/2015/R/GAS Il 21 maggio si svolgerà a Bologna un interessante incontro tra gli operatori promosso con l’intento di mettere a confronto opinioni relative al rapporto tecnico sul biometano: La deliberazione AEEGSI 46/2015/R/GAS del 12 febbraio 2015. Sul tavolo verranno trattate le debolezze tecniche insite nel processo tecnico/amministrativo e le proposte per superarle. Con la delibera 46/2015/r/gas, “Direttive per le connessioni impianti di biometano alle reti del gas naturale e disposizioni in materia di determinazione delle quantità di biometano ammissibili agli

produzione provinciale da biogas nel 2011

rappresentazione schematica della filiera biogas (fonte: aa.vv. elab. CiB, 2012)

incentivi”, l’autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico ha dato corpo alle regole per la connessione degli impianti di produzione di biometano alle reti del gas naturale, a cui i gestori di rete dovranno adeguare i propri codici di rete, e alle disposizioni in materia di determinazione delle quantità di biometano ammissibili all’incentivazione. tale delibera, preceduta da due documenti di consultazione (498/2014/r/com e 160/2012/r/ gas), si inserisce nel quadro di provvedimenti in materia di condizioni tecniche ed economiche per l’erogazione del servizio di connessione di impianti di biometano alle reti del gas naturale in accordo con le disposizioni del D.lgs. n. 28/11, di attuazione della direttiva 2009/28/Ce sulla promozione dell’uso

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dell’energia da fonti rinnovabili. la deliberazione, che ha trovato un buon accoglimento tra gli operatori, è completata da un allegato a che riporta: • Nella Sezione I le direttive per il biometano, sviluppate in coerenza con gli obiettivi indicati dal decreto legislativo n. 28/11 destinate a garantire la sicurezza e l’efficienza tecnica nella gestione delle reti del gas, a garantire trasparenza e certezze nelle procedure di connessione alle reti per favorire un ampio utilizzo del biometano. • Nella Sezione II le disposizioni relative alle modalità di misurazione, determinazione e certificazione della quantità di biometano da

ammettere agli incentivi ai sensi del decreto 5 dicembre 2013 “modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale.” la sezione i prevede che: • la responsabilità di garantire la sicurezza e l’efficienza tecnica nella gestione delle reti del gas vada sia del gestore di rete che deve verificare la compatibilità dei profili di immissione del biometano con le condizioni di esercizio in sicurezza delle reti stesse e con le capacità di assorbimento delle reti a cui gli impianti di produzione di biometano si connettono; • in relazione al mandato M475 EU per la normazione tecnica sul biometano e vista la vigenza dell’obbligo di standstill, in quanto lavori


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europei sono in corso presso il Comitato di scopo CeN tC 408, non è possibile adottare nuove regole o norme tecniche relative agli standard di qualità e agli standard relativi all’odorizzazione del biometano da immettere in rete e che, conseguentemente, si debba fare riferimento alle norme vigenti, tenendo conto delle valutazioni ed indicazioni contenute nel rapporto tecnico UNi/tr 11537 elaborato dal CiG; • per lo svolgimento dell’attività di misura del biometano da immettere nelle reti del gas, che il soggetto responsabile per l’installazione e la manutenzione dei sistemi di misura sia il produttore, mentre il soggetto obbligato alla rilevazione, registrazione e archiviazione delle misure sia il gestore di rete. la medesima sezione definisce anche le misure a garanzia della trasparenza e della non discriminazione nell’accesso alle reti, l’economicità della connessione, una parziale socializzazione dei costi relativi alla realizzazione degli impianti di connessione. le ipotesi di determinazione dei contributi di connessione sulla base dei costi standard vengono rinviate ad uno specifico, futuro provvedimento. la sezione ii, si occupa della misurazione delle quantità di biometano immesso nella rete del gas naturale, dell’attività di certificazione e misurazione della quantità di biometano incentivabile ai sensi degli articoli 3, 4 e 5 del citato decreto 5 dicembre 2013, che viene attribuita al Gestore dei servizi energetici (Gse) stabilendo in particolare che il Gse utilizzi i dati di misura trasmessi dai soggetti responsabili del servizio di misura nonché le informazioni fornite nella richiesta di qualifica degli impianti, ovvero contenute nei contratti bilaterali di fornitura, ove stipulati, e, in generale, ogni ulteriore informazione necessaria alla corretta erogazione degli incentivi. in definitiva un documento “importante”, con molte sfaccettature e con la primaria esigenza di far incontrare per la prima volta operatori di filiere differenti che dovranno colloquiare in coerenza con le regole stabilite dall’aeeGsi. a tutto ciò si debbono aggiungere le incertezze determinate dal non felice andamento dei lavori normativi sui tavoli europei, a cui il CiG ha cercato di dare parziale rimedio con la pubblicazione del rapporto tecnico UNi tr 11537, ad oggi unico orientamento tecnico normativo di riferimento nazionale. il CiG, per favorire il processo ha già deciso di revisionare il predetto rapporto tecnico, per supplire alle manchevolezze che già denotano i progetti di norma europei del CeN tC 408.

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Stoccaggi: a che punto siamo? di Giovanni malanchini

L’attuazione del decreto stoccaggi sotto la lente dell’Osservatorio è tempo per un primo bilancio dell’attuazione del d.lgs. 130/2010, a quattro anni dall’entrata in vigore del testo normativo intervenuto per incentivare la realizzazione di nuova capacità di stoccaggio di gas naturale (cd. “decreto stoccaggi”), e a quattro anni di distanza da quando l’osservatorio sulla regolazione amministrativa della Cattolica si occupò di commentare – a prima lettura – il decreto stoccaggi [Qe 15 novembre 2010]. lo scorso novembre la Formazione permanente dell’Università Cattolica del sacro Cuore ha tenuto il seminario promosso dall’osservatorio sulla regolazione amministrativa, dal titolo “lo stoccaggio del gas naturale. Un bilancio sull’attuazione del d.lgs. n. 130 del 2010”. sotto la guida del direttore scientifico enzo pontarollo si è proceduto a fissare il punto della situazione in merito allo stato d’implementazione del programma di sviluppo avviato nel 2010, anche alla luce delle previsioni di recente introdotte dai decreti legge 145/2013 (cd. “destinazione italia”) e 133/2014 (cd. “sblocca italia”). Nel corso del convegno è stato rappresentato il punto di vista dei protagonisti dello sviluppo degli stoccaggi: per l’operatore dominante sono intervenuti alessio minutoli, responsabile affari legali di snam, e paolo Bacchetta, amministratore delegato di stogit; per il new entrant lavinia Biffi di edison stoccaggio, mentre annamaria arcudi di a2a ha rappresentato la posizione di un utente del servizio; per l’aeegsi è intervenuto marco silvi, responsabile dell’Unità affari Giuridici e Consulenza. l’inquadramento generale sotto il profilo economico e giuridico - secondo il metodo proprio dell’osservatorio - è stato affidato a Claudia Checchi, amministratore delegato di ref-e, e a Francesco vetrò, professore di diritto amministrativo all’Università del salento. il contributo dei relatori ha delineato un quadro preciso e dettagliato dello stato di attuazione del d.lgs 130/2010, sia in termini quantitativi (sulla base dei dati e delle stime rese disponibili da stogit e da ref-e), sia quanto all’assetto normativo-regolatorio, tuttora in evoluzione. l’incontro di studio dell’osservatorio da conto, sinteticamente, dei risultati finora conseguiti, e di alcune delle principali valutazioni espresse dagli stake holder presenti. Come noto, l’obbligo di sviluppare capacità di stoccaggio per 4 miliardi di mc è stato assunto, da eni mediante incarico a stogit, in conseguenza della possibilità normativa di innalzare il limite della quota di mercato nella fase della vendita di gas naturale (dal 40% al 55%). precisamente, il d.lgs. 130/2010 riservava nuova capa-

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cità per 3 miliardi di mc a diverse categorie di operatori industriali, mentre il residuo miliardo a produttori termoelettrici (quest’ultimo da affidarsi solo una volta realizzata la capacità prevista per gli industriali). all’esito delle procedure di assegnazione del marzo 2011, sono stati stipulati 37 contratti con soggetti industriali, così ripartiti: 15 con singoli industriali, 13 con consorzi tra industriali (per circa 130 soggetti), 6 con aggregazioni di grandi industriali e anche di p.m.i. (650 soggetti singoli), 3 con aggregazioni di sole p.m.i. (40 soggetti industriali circa). salvo che per un caso, tutti gli altri 36 contraenti hanno ceduto la gestione della capacità ottenuta ad uno shipper (in 5 casi la cessione è solo parziale). secondo quanto previsto dal d.lgs. 130/2010, ciascun aggiornamento annuale del piano di sviluppo degli stoccaggi è stato approvato dal ministero dello sviluppo economico per i primi 3 anni (2011, 2012, 2013). successivamente, gli eventi sismici del maggio 2012 e l’evolversi della situazione economica generale hanno imposto una riconsiderazione complessiva del programma. pertanto, a seguito della richiesta rivolta agli assegnatari, contenuta nel decreto “destinazione italia”, di confermare l’interesse allo sviluppo della capacità non ancora realizzata (pari a 362 milioni di mc residui), un solo operatore industriale ha richiesto nuova capacità (per 4 milioni), mentre nessun produttore termoelettrico ha avanzato richieste per l’ulteriore miliardo di mc messo a disposizione dal decreto stoccaggi. in sostanza, rispetto ai 4 miliardi di mc previsti entro il 31 gennaio 2015 dal d.lgs. 130/2010, la capacità realizzata si è arrestata a 2,642 miliardi di mc (in corrispondenza degli impianti di Fiume trieste, minerbio e settala). a fronte di dati ormai significativi sullo stato di attuazione del piano di sviluppo infrastrutturale, i tempi sono maturi per un primo bilancio. Un bilancio che deve condursi, così come ha evidenziato marco silvi, tenendo ben presenti le tre “dimensioni giuridiche” dello stoccaggio del gas naturale, che si è progressivamente evoluto da semplice attività di gestione di unità geologiche profonde, a servizio regolato a sé stante, fino ora a risorsa del più complesso mercato dei servizi di flessibilità, “in concorrenza con le altre risorse del bilanciamento”. Nella medesima ottica, alessio minutoli ha sottolineato come lo sviluppo della capacità di stoccaggio rappresenti contemporaneamente una “garanzia del sistema gas” e un “volano per l’economia” del paese. Non ha mancato di suscitare, tuttavia, perplessità tra gli operatori il sistema di remunerazione incentivante degli investimenti – di cui alla delibera aeegsi 531/2014 – limitato alla capacità entrata in esercizio entro il 31 dicembre 2014, mentre


gli investimenti ex d.lgs. 130/2010 proseguiranno anche nel 2015. è tuttavia da chiedersi se la logica “fortemente dirigistica” che connota il decreto stoccaggi, come ha sottolineato Francesco vetrò, abbia effettivamente consentito il raggiungimento, anche dopo gli interventi legislativi d’urgenza del 2014, degli obiettivi prefigurati. Un primo campo di discussione riguarda, in particolare, il livello dei costi raggiunto dai servizi di stoccaggio. Come ha messo in evidenza paolo Bacchetta la nuova capacità è stata resa disponibile “ad un prezzo pari a circa il 50% della tariffa regolata”, tanto che il livello dei costi è in certi casi pari ad 1/5 o addirittura 1/10 di quello sostenuto in altri paesi europei. secondo le stime di Claudia Checchi di ref-e, nei primi due anni la capacità ex d.lgs. 130/2010 dovrebbe aver raggiunto un costo inferiore a quello della tariffa di stoccaggio; tale vantaggio, una volta avviato nel 2012 il sistema delle aste, dovrebbe essere ora venuto meno. altro tema emergente è quello della permanenza, o meno, dell’esigenza di sviluppare ulteriore capacità di stoccaggio. Come ancora ha evidenziato ref-e, a livello europeo l’italia è il paese con il maggior numero di progetti in fase di sviluppo: “se autorità e ministero ritengono che sia raggiunta la sicurezza anche per le prestazioni di punta, il decreto sblocca italia ribadisce la necessità di sviluppare stoccaggio di punta”, ha concluso Claudia Checchi. Nel merito del raggiungimento di un’effettiva sicurezza del sistema è entrata anche lavinia Biffi: “in base al regolamento europeo 994/2010 la sicurezza deve verificarsi considerando la capacità del sistema di fronteggiare l’indisponibilità dell’infrastruttura principale di approvvigionamento (import di tarvisio)”; “tuttavia, non è detto che le altre infrastrutture, nella situazione attuale, garantiscano quel funzionamento al 100% necessario in tale scenario: si pensi al sottoutilizzo dei terminali GNl, alla riduzione dell’import nordafricano e all’impiego dello stoccaggio per ragioni commerciali, e non in base all’andamento climatico”. in realtà, sempre secondo lavinia Biffi, il regolatore sembra orientato a valutare lo stoccaggio “sulla base dei segnali di mercato, che tuttavia né sono esaustivi nel definire il valore reale della risorsa, né scontano un periodo temporale correlato ai tempi lunghi o lunghissimi per la realizzazione degli impianti”. l’autore Giovanni Malanchini giovanni.malanchini@studiolegalerenna.it avvocato presso lo studio legale costituito con il prof. avv. to mauro renna, ordinario di diritto amministrativo all’Università Cattolica di milano. si occupa prevalentemente di questioni energetiche, servizi pubblici, diritto dell’ambiente, appalti pubblici e diritto urbanistico. membro del comitato scientifico e direttivo dell’osservatorio sulla regolazione amministrativa dell’Università Cattolica di milano, e dottorando di ricerca in diritto amministrativo presso l’Università statale di milano.

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Dove vanno le public utility italiane? Performance e scenario dal III rapporto Top Utility. di alessandro marangoni - althesys il processo di trasformazione del settore dei servizi pubblici sta per affrontare una nuova fase, ricca di sfide ma anche di opportunità. il Governo ha annunciato misure per la razionalizzazione del numero delle “controllate” degli enti locali, rafforzando contemporaneamente le realtà più strutturate e multiutility. l’obiettivo dichiarato è di puntare sulle eccellenze nazionali, che devono essere di maggiori dimensioni, nella convinzione che le società di servizi di pubblica utilità svolgono non solo un ruolo fondamentale per la qualità della vita dei cittadini ma anche per la crescita economica del paese. il rapporto top Utility, giunto quest’anno alla sua terza edizione, offre ad operatori e stakeholder l’opportunità di valutare le performance delle principali utility attive sul territorio italiano, per comprendere al meglio dinamiche ed evoluzione delle imprese. lo studio analizza, in un’ottica integrata, i dati delle 100 maggiori aziende utility per fatturato su quattro diverse aree di business: energia elettrica, gas, servizio idrico integrato e gestione dei rifiuti. la ricerca si fonda su un modello di analisi quantitativa e qualitativa sviluppato e affinato nel tempo, che utilizza 182 indicatori per cinque aree: quadro economico e situazione finanziaria dell’ultimo triennio; gestione operativa, secondo le peculiarità dei vari comparti; sostenibilità sociale e ambientale e rapporto con i consumatori e con il territorio; comunicazione; patrimonio tecnologico e l’innovazione.

l’identikit del settore

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le 100 maggiori aziende realizzano un fatturato di circa 125 miliardi di euro, pari al 7,7% del prodotto interno lordo italiano 2013. il settore, tuttavia, continua a presentare tra le sue criticità principali l’elevata frammentazione e la dimensione ridotta delle sue imprese rispetto alle omologhe degli altri paesi europei. i numeri, in questo senso, sono più eloquenti di qualsiasi interpretazione: delle prime 100 utilities analizzate, il 53% sono piccole e medie imprese con un fatturato inferiore ai 100 milioni di euro; se poi si considera la soglia di 500 milioni si arriva fino all’83%, mentre solo 17 aziende la superano. Un’ulteriore conferma giunge dal perimetro delle attività svolte: solo il 30% del campione opera in diversi settori mentre la maggioranza è monoservizio. le top 100 producono il 52% dell’elettricità italiana (Fonte aeeGsi), il 66% dell’acqua erogata (fonte istat) e il 36% dei rifiuti raccolti (ispra). il settore idrico, che rappresenta il 60% del campione, è fortemente rappresentato (al 70%) tra le prime venti; situazione opposta per il settore della gestione rifiuti, le cui aziende sono comunque salite dal 5% del 2012 al 20% del 2013. analizzando la classifica secondo il volume d’affari si riafferma poi un’altra tendenza: alle grandi multiutility che occupano stabilmente un posto alto nella classifica si affiancano una serie di

medie e piccole realtà come le monoutility idriche e ambientali. il processo di integrazione avviato dai settori energetici sul finire degli anni Novanta sembrerebbe ora coinvolgere maggiormente anche quei comparti, come l’idrico e il waste management, rimasti fino ad oggi più defilati.

il quadro economico-finanzario la situazione economico-finanziaria del 2013 presenta per le utilities un quadro piuttosto eterogeneo. Complessivamente si registra una lieve diminuzione dei ricavi, scesi a 125,1 miliardi di euro rispetto ai 126,7 miliardi del 2012 (-1,3%). se poi si va ad analizzare più nel dettaglio i fatturati, si scopre che il calo dei volumi d’affari interessa prevalentemente i principali gruppi energetici e alcune grandi multiutility del Nord. ricavi tendenzialmente stabili (o in lieve crescita), invece, per le aziende medio piccole dei comparti ambientali. il confronto dei dati del triennio 2011-2013 mostra che tra le top100 le aziende che si occupano di servizi idrici sono quelle ad aver registrato il più alto rapporto tra eBtiDa e ricavi (22,4%), seguite dalle multiutility (17,1%) e dalle energetiche (15,1%). più basso il valore per le aziende del waste management (9,5%), per le quali incidono maggiormente i costi del personale, data la natura labour intensive della raccolta. performance sopra la media sono presenti anche per le aziende energetiche: da notare che le società della distribuzione sono quelle con i migliori risultati operativi, con livelli di roi (10,2%), roe (9,4%) ed eBitDa/ricavi (24,5%) molto più alti rispetto a quelli dei produttori. per quanto riguarda il ricorso all’indebitamento, il report segnala un maggiore peso nelle aziende dei rifiuti e dell’idrico. in entrambi vi è un rapporto debito/equity maggiore di 1 (rispettivamente 1,68 e 1,49); superiore alla media del campione è anche il rapporto debito/eBitDa (3,65) per le aziende dell’idrico. Quanto alla redditività per le principali aziende di servizi pubblici nei tre anni, il confronto degli indici mostra leggeri segnali di ripresa. Gli indici di redditività per le top 100 appaiono nel complesso stabili, con un leggero aumento per roi e ros e una flessione del rapporto eBitDa/ricavi. migliora, invece, la situazione debitoria rispetto al 2011, con valori in calo sia con riferimento all’equity (da 1,74 a 1,08) che all’eBitDa (da 4,04 a 2,44). in diminuzione anche il rapporto di indebitamento, che nel corso delle tre edizioni è passato da 6,17 a 5,15. Questo tendenziale miglioramento economico-finanziario si riflette anche nell’andamento delle utility quotate in Borsa. il top local Utility index, che monitora sette utility quotate su Borsa italiana per una capitalizzazione totale di 4,7 miliardi di euro, evidenzia come da inizio 2013 a fine 2014, questo segmento sia andato meglio del mercato in generale, rappresentato dall’indice Ftse-miB.


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la sostenibilità sociale e ambientale le politiche di sostenibilità sociale e ambientale sono sempre più al centro della gestione delle utility. Dal confronto con le edizioni precedenti si evidenzia la tendenza a una maggiore comunicazione e certificazione delle performance secondo i canoni di Corporate social responsibility (Csr). se un tempo erano solo le grandi società a presentare il Bilancio di sostenibilità, oggi anche quelle di minori dimensioni ricorrono a questo strumento. oltre il 30% del campione delle top 100 ha pubblicato infatti la versione aggiornata al 2013. è in netto aumento anche l’adesione volontaria a strumenti di certificazione iso ed emas e, in particolare, la diffusione di iso 9001 e iso 1400. Un’impresa su cinque aderisce, inoltre, alle pratiche “virtuose” dettate dall’emas, che promuove miglioramenti continui nelle prestazioni ambientali delle aziende. sul fronte ambientale, le performance delle top 100 nel comparto rifiuti sono superiori al dato nazionale. la media di raccolta differenziata è il 49% ed è superiore di ben 7 punti alla media italiana per il 2013 (42%, ispra). il superamento della soglia del 65% fissato per legge (152/2006) è stato raggiunto dal 21% del campione. Nel settore idrico, le perdite di acqua immessa in rete e non fatturata dalle aziende top 100 si attestano al 35%, valore in linea con la media italiana (36%). i risultati variano fortemente per area geografica, mostrando prestazioni migliori per le aziende del Nord, mentre quelle del mezzogiorno raggiungono perdite superiori al 50%, con un’incidenza delle perdite fisiche, in media pari al 79%, che indica la necessità di ingenti investimenti. per quanto concerne le risorse umane, si registra in media una lieve contrazione del ricorso ai lavoratori a tempo indeterminato rispetto alla precedente rilevazione (94% contro 97%), risentendo probabilmente della crisi generale. la percentuale media di donne sui dipendenti si mantiene viceversa stabile al 22% nel triennio. rispetto al 2012 aumentano invece i dipendenti soggetti a formazione, da 74% a 80%, e le ore annue dedicate a tale attività, comprese tra le 12,6 e le 19,0 ore all’anno per dipendente. sensibile miglioramento anche nella comunicazione: rispetto alle scorse edizioni, i siti web delle imprese analizzate hanno mostrato netti miglioramenti sia dal punto di vista grafico che dei contenuti informativi; in notevole aumento è il numero di aziende che pubblica online il bilancio d’esercizio e la relazione sulla gestione.

la soddisfazione dei clienti Uno dei dati migliori e in crescita nell’ultimo triennio per le local utility è quello relativo alla soddisfazione del cliente, favorito dal radicamento sul territorio e dal rapporto con i consumatori, che costituiscono (in genere) un vantaggio competitivo, specie per le piccole e medie utility rispetto ai grandi gruppi nazionale e internazionali. il livello complessivo di soddisfazione degli utenti, secondo lo schema iCs - index of Customer satisfaction, ha raggiunto una valutazione media pari all’83,92 per il 2013. la quasi totalità degli indicatori è rimasta sui buoni livelli, se non addirittura migliorata. i tempi di attesa per la risposta dei call center, per esempio, sono diminuiti da 89 a 75 secondi, mentre i tempi medi di risposta ai reclami sono scesi del 32%, passando da 28 a 19 giorni. Da segnalare anche la diminuzione del numero di reclami: nel 2013 l’incidenza è stata di circa 3 reclami ogni 1.000 abitanti, nell’anno precedente era stata di poco inferiore al 10‰. Considerando la comunicazione con i consumatori, sempre più aziende del setto-

re idrico forniscono informazioni sulla qualità dell’acqua erogata (96% del campione) e risulta in aumento anche il numero di operatori che offre una guida alla lettura delle bollette (nel 2013 oltre il 50%). si mantiene elevata anche la percentuale di imprese che indica le tariffe sul proprio sito, 84 delle 100 considerate. Non tutte le aziende, tuttavia, sono in linea con gli obblighi di trasparenza imposti dalla normativa e, sopratutto per le aziende di minori dimensioni, molti sforzi sono ancora da fare su questo fronte.

investire nel futuro il futuro delle utility dipenderà dalla capacità di investire sul patrimonio infrastrutturale. il settore, d’altra parte, sta continuando a scommettere sulla necessità di dotarsi, per esempio, di reti e servizi efficienti e di impianti tecnologicamente all’avanguardia. la stima degli investimenti effettuati dalle aziende top 100 nel corso del 2013 cresce del 6,8% rispetto al 2012 e ammonta a quasi 5,7 miliardi di euro, pari allo 0,35% del pil italiano. il comparto idrico si è confermato quello con la maggiore incidenza degli investimenti sul fatturato, con un dato medio attestato al 23,3% del volume d’affari. Gli interventi sono stati per lo più mirati al miglioramento delle reti di distribuzione, con lo stanziamento di risorse per la sostituzione di tubature e l’installazione di sistemi di telecontrollo per ridurre le perdite di rete. minori investimenti hanno riguardato anche le fasi di depurazione e collettamento, vere emergenze su cui nei prossimi anni andranno fatti ulteriori sforzi, anche alla luce delle possibili procedure di infrazione a livello europeo. per quanto importanti, infatti, gli investimenti del comparto risultano ancora inferiori rispetto al fabbisogno. Una spinta alla crescita degli investimenti parrebbe finalmente arrivare dalla visibilità e stabilità dei criteri tariffari predisposti dall’aeeGsi. tra le top Utility diminuisce poi, rispetto al 2012, la percentuale di investimenti sui ricavi nel comparto del waste management, assestandosi al 4,6%. Gli interventi hanno riguardato sia la costruzione di impianti di valorizzazione e selezione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, sia la raccolta stessa, tramite il rinnovo del parco automezzi e delle attrezzature. infine, le aziende dei comparti dell’energia elettrica e del gas mostrano il livello relativo di investimenti più basso (3,5%) e in futuro le utilities di settore si indirizzeranno sempre più verso la gestione efficiente dell’energia investendo su sistemi di smart metering e smart grids. in conclusione emerge la fotografia di un settore che ha saputo resistere meglio di altri alla crisi, che sta compiendo progressi sensibili in termini di investimenti e comunicazione. ma anche un’industria ancora troppo frammentata, soprattutto nei comparti idrico e ambientale, e che deve compiere sforzi significativi in termini di comunicazione e di trasparenza verso tutti gli stakeholder. il miglioramento dei risultati nell’ultimo triennio è peraltro incoraggiante e l’intervento della regolazione nazionale in settori come l’idrico potrà contribuire allo sviluppo del settore nel suo complesso.

l’autore Alessandro Marangoni alessandro.marangoni@althesys.com Ceo di althesys e direttore scientifico di top Utility analysis.

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Utilities alla sfida della ripresa in occasione del recente Xv Workshop aGiCi-accenture sul mercato pan-europeo delle Utility, sono stati presentati i due consueti rapporti annuali che descrivono lo “stato di salute” delle utility italiane ed europee e suggeriscono strategie di successo per affrontare i cambiamenti. i risultati sono stati discussi nel Workshop dai top manager delle più importanti utility italiane ed europee nonché da rilevanti esponenti del mondo politico e istituzionale. Di seguito i principali punti emersi.

i cambiamenti in atto nel settore i cambiamenti sono rilevanti e pervasivi in tutte le fasi della filiera. l’energia (gas ed elettricità) è l’area sicuramente più interessata dai mutamenti: • Le tecnologie di generazione elettrica. in europa le fonti fossili sono sempre più in crisi: nel 2014 in europa l’80% della capacità addizionale è rinnovabile.

1 - Domanda di gas naturale 2008-2020 (milioni di m3). (Fonte: elaborazioni AGICI su dati AEEGSI, La Staffetta Quotidiana, CNF, Confindustria, ENEA, RSE)

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la crescita massiccia delle Fer si accompagna paradossalmente ad un utilizzo sempre maggiore delle centrali a carbone e lignite, sempre più competitive a livello di prezzo. il gas per la produzione elettrica sembra sempre più fuori mercato. • Il modello di generazione elettrica. sempre più marginale il ruolo dei grandi impianti. in italia ben 31 GW (oltre il 50% della domanda di picco) sono allacciati alle reti locali; in Germania questo valore sale a 71 GW (85% del picco). secondo le ricerche dell’osservatorio, nel 2020 oltre il 40% della capacità addizionale nel mondo sarà coperta da impianti di generazione distribuita. • La dinamica di cui sopra sta infl uenzando anche le reti elettriche. sempre meno utilizzate le reti di trasporto, sempre più rilevante il ruolo delle local grid. • i consumi. la possibilità di ripresa dei consumi può considerarsi esclusa: in europa è previsto un progressivo

calo fino al 2035. si diffondono l’efficienza energetica e stili di consumo responsabili. si diffonde la figura del “prosumer” (produttore e consumatore assieme): in italia oltre il 10% dell’elettricità consumata è autoprodotta in loco. • i prezzi. Continua la discesa dei prezzi di elettricità e gas, spinti dal calo delle quotazioni petrolifere messo in atto dai paesi arabi per cercare di mettere fuori mercato le risorse non convenzionali. • lo stoccaggio. Diffusione dei sistemi di accumulo non convenzionali quali ad esempio le batterie. secondo le ricerche dell’osservatorio da qui al 2020 si venderanno batterie per 15 miliardi di € l’anno. • la competizione. i trader indipendenti, ovvero aziende focalizzate solo sulla vendita, stanno acquisendo fette sempre più grandi di mercato spiazzando le utility tradizionali: i primi 4 operatori di questo tipo rappresentano

2 - Innovatività e margine di sviluppo delle azioni per migliorare i servizi pianificate dalle aziende del campione. (Fonte: AGICI su piani industriali delle aziende del campione)

ben l’8% del mercato elettrico e il 2,5% di quello del gas in italia. tali percentuali sono in rapida crescita. • i fornitori di gas e petrolio. Cresce il “nazionalismo energetico” con politiche che puntano sempre più all’autosufficienza: Usa e Brasile ne sono gli esempi più lampanti con le loro politiche di sviluppo delle risorse fossili locali e gli ambiziosi target nelle rinnovabili. aumenta la platea dei fornitori di gas e petrolio: Canada, Usa, mozambico, ma anche i paesi del mediterraneo come Grecia, Cipro e israele. • settore idrico. in italia la piena operatività dell’aeeGsi sta fungendo da propulsore per il settore sia per i nuovi investimenti sia per il recupero di efficienza. tale spinta è assolutamente necessaria visto che le perdite di rete sono ancora molto elevate (37%) e che molte regioni rischiano pesanti multe per la mancata depurazione delle acque. • settore rifiuti. la mancanza di un regolatore nazionale


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e di una politica organica fanno sì che il settore rifiuti sia l’unico ancora sostanzialmente immobile.

Gli impatti economico-finanziari dei cambiamenti le dinamiche sopra descritte stanno impattando sui conti economici e gli stati patrimoniali dei principali player del settore. Non in egual misura, però: • Nel 2014 “reggono” i grandi gruppi europei focalizzati sull’energia con un portafoglio tecnologico e geografico diversificato. ricavi e redditività, rispetto al 2013, rimangono immutati. le previsioni al 2016 vedono continuare questa situazione di stabilità. • I “mid-sized players” focalizzati sull’energia soffrono, in particolare quelli focalizzati su un singolo paese. la redditività complessiva di un campione rappresentativo dei principali player italiani è in costante declino dal 2008. • I traders indipendenti, fragili dal punto di vista patrimoniale, vedono crescere in modo esponenziale i ricavi:

3 - Le leve da attivare per incrementare la competitività nei mercati energetici. (Fonte: AGICI)

per i primi 4 player italiani l’aumento è stato del 400% nel periodo 2008-2013; per il 2014 è prevista ancora una forte crescita. la redditività è piuttosto bassa ma è compensata dai grandi volumi di energia venduta. • I ricavi e gli utili delle multiutility italiane rimangono sostanzialmente immutati nel 2014 rispetto all’anno precedente; le stime al 2016 sono convergenti nel ritenere che questa situazione di stagnazione proseguirà. va evidenziato che senza la presenza di business regolati, come l’idrico o le reti di distribuzione, la situazione sarebbe ben peggiore. Un’altra criticità per questi soggetti risiede nell’elevato indebitamento. • Sorpresa invece per quella che fi no a pochi anni fa era considerata “la cenerentola” delle utility: il settore idrico. Nel periodo oggetto di analisi (2008-2013) i ricavi sono in crescita, la redditività in costante aumento, il debito in calo netto. il 2014 sembra chiudersi seguendo questo trend.

• Nel settore rifi uti la situazione è a macchia di leopardo: eccellenze si alternano a situazioni di grave crisi. tali situazioni sono largamente influenzate dalle dinamiche del territorio di riferimento. in ogni caso, ampi sono gli spazi di miglioramento della gestione dal punto di vista dell’efficienza e della qualità.

soluzioni e strategie per far fronte ai cambiamenti per ovviare all’attuale situazione caratterizzata da crisi o stagnazione per quasi tutti i soggetti analizzati, l’osservatorio Utilities di agici e accenture propone nuovi scenari di crescita, basati su tre distinti indirizzi: • Uscire dall’Italia e focalizzarsi sui mercati esteri in crescita: opzione evidentemente non percorribile in modo radicale da soggetti quali le ex-municipalizzate. • Ritirarsi o ridurre l’esposizione alla competizione e operare prevalentemente nei business infrastrutturali regolati che garantiscono una certa profittabilità. • Ricercare una maggiore competitività sul mercato. l’osservatorio ritiene che questa soluzione sia la migliore, sia nel breve sia nel lungo periodo, per aumentare ricavi e redditività. alla luce del nuovo scenario competitivo descritto, è fondamentale per i player del settore essere reattivi, cambiare e crescere, secondo il monito che vuole che le aziende che non crescono arretrino, valido a maggior ragione in questo contesto storico. vanno fatte delle scelte rapide ma ragionate, spesso non semplici, basate su intenzioni chiare e decise. ad una visione ispirata alla vocazione imprenditoriale presente e futura, deve accompagnarsi una solida e distintiva capacità di execution, la cui mancanza è spesso causa del fallimento anche dei piani industriali astrattamente più convincenti ed ambiziosi. Commenta così il prof. andrea Gilardoni, presidente di aGiCi e fondatore dell’osservatorio: “siamo di fronte ad un cambio di paradigma di tale portata che implica un cambiamento radicale per gli operatori del comparto. essi dovranno trasformarsi da semplici fornitori di energia a providers a 360 gradi di prodotti e servizi energetici e ambientali. Fare meglio degli altri le attività svolte fino ad oggi non è più sufficiente – continua Gilardoni. e’ necessario dominare le sfide di domani. si deve operare un cambio di mentalità e cultura aziendale profondo: l’obiettivo non è più essere i best in class, ma i next in class”. pierfederico pelotti - responsabile Utilities di accenture - ha aggiunto: “Nel contesto di mercato che presenta sfide strutturali e contingenti, le Utilities sono chiamate ad assumere un ruolo propositivo, puntando sull’innovazione e sulle tecnologie digitali, ambito nel quale devono recuperare il passo rispetto a tutti gli altri settori. il cambiamento va impostato su azioni concrete che partano dal rafforzamento del business convenzionale per poter identificare nuovi business su cui potersi posizionare in modo distintivo rispetto ad altri operatori. Questa trasformazione richiederà necessariamente un cambiamento strategico delle risorse umane in termini di trasformazione di cultura, leadership e gestione dei talenti”.

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Snello, chiaro e “smart”: il nostro codice degli appalti Poche norme, scritte chiaramente. Massima attenzione al ruolo sempre più determinante dell’innovazione tecnologica nel mercato delle costruzioni e delle infrastrutture. Riduzione degli oneri burocratici e semplificazione delle procedure per le imprese che partecipano alle gare. È quanto auspica AnIE Confindustria dal recepimento delle direttive europee sugli appalti. Per un Codice dei Contratti Pubblici finalmente moderno. il recepimento delle direttive europee in materia di appalti pubblici e concessioni, che il nostro Governo è delegato ad attuare tramite uno specifico disegno di legge, rappresenta un’occasione imperdibile per riscrivere il Codice dei Contratti pubblici in chiave più moderna. Una tale riscrittura deve avvenire seguendo due direttrici principali. Da una parte occorre tenere a mente, in ogni fase dell’assegnazione di appalti pubblici, l’importanza sempre crescente che l’innovazione tecnologica riveste nel settore delle costruzioni, delle grandi infrastrutture e nella fornitura di beni e servizi. Dall’altra bisogna effettuare, con coraggio e determinazione, un’opera di riduzione delle norme e, soprattutto, degli oneri documentali a carico delle imprese. valorizzare la qualità e l’innovazione, sia dei prodotti che dei processi, in ogni singola fase di gara. Questo dovrà fare il sistema regolatorio degli affidamenti pubblici che sta per vedere la luce. in concreto quindi, per quanto riguarda l’attuale sistema di qualificazione delle imprese nei lavori, occorrerà una revisione profonda delle singole categorie, tale da adeguarle ad un mercato in costante evoluzione. per favorire l’adozione di meccanismi che premino realmente la qualità e l’innovazione delle soluzioni proposte andrà rivisto anche il sistema di valutazione delle offerte: è il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa quello che valorizza nel modo più efficace l’innovazione tecnologica. infine, per quanto concerne l’esecuzione dei contratti, dovranno essere resi realmente applicabili quegli istituti che le nuove direttive europee introducono, come ad esempio il partenariato per l’innovazione. prima di scendere nel dettaglio di ciò che Confindustria aNie propugna, in termini di innovazione tecnologica negli appalti e di semplificazione normativa/burocratica, è doverosa una premessa “formale”. É da noi condiviso l’indirizzo generale del Governo, esplicitamente formulato nel disegno di legge, di compilare un testo normativo unico denominato “Codice degli appalti e delle concessioni”. Ci auguriamo altresì che il testo contenga pochi articoli e sia

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di maria antonietta portaluri aNie Confindustria

scritto in modo semplice e moderno, preferendo a quello formalista un approccio sostanzialista nelle procedure di affidamento delle commesse pubbliche.

innovazione tecnologica negli appalti pubblici Negli ultimi anni assistiamo ad un ripensamento dei concetti di urbanizzazione e progettazione architettonica. il focus si sposta sulla sostenibilità, sia essa ambientale o sociale, e sulla fruizione dei servizi nel territorio: in una parola sulla vivibilità. Che si pensi alla sicurezza o alla mobilità, alla conservazione del patrimonio urbanistico o ai servizi di pubblica utilità, un ambiente urbano può dirsi vivibile nella misura in cui lo si concepisce come una “città intelligente” (smart city). in ognuno di questi settori il comune denominatore dello sviluppo è rappresentato dall’infrastruttura tecnologica. a maggior ragione se si ipotizza la trasformazione delle strutture urbane già esistenti tramite interventi di riqualificazione poco invasivi e costosi, per quanto possibile. É essenziale quindi il dialogo tra amministrazioni ed imprese, al fine di identificare nuovi modelli di business che consentano di investire in maniera efficace e sostenibile, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei cittadini, risparmiando risorse pubbliche. Un modo efficace per valorizzare le soluzioni innovative che la nostra industria è in grado di esprimere è rappresentato dal partenariato per l’innovazione, uno strumento utile all’acquisizione di prodotti, servizi e lavori non comunemente reperibili sul mercato, che richiedono una preliminare attività di ricerca e sviluppo. proprio perché un Codice degli appalti moderno dovrebbe essere in grado di prendere in considerazione e valorizzare la sostenibilità ambientale e sociale, riteniamo necessario un espresso richiamo del disegno di legge alle nuove procedure introdotte dal legislatore comunitario, di cui il partenariato per l’innovazione costituisce peraltro un esempio non isolato. analogamente, in fase di recepimento, occorrerà intervenire sulla semplificazione procedimentale del project Financing.


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… Intergraph

la centralizzazione delle committenze

il sistema di qualificazione nei lavori

Nel disegno di legge delega è prevista la centralizzazione le nostre proposte sul dibattutissimo tema della della committenza al fine di razionalizzare la spesa qualificazione delle imprese nel settore dei lavori pubblici pubblica. se le stazioni appaltanti, soprattutto nei settori prendono le mosse da alcune considerazioni sul concetto immediato l’accesso a questi dati al personaordinari dove La il numero è elevatissimo, vannoa ridotte di edificio. l’edificio moderno è un oggetto sempre più le operativo. soluzione offre la risposta domande quali: Qualicrediamo dati sono e, quindi, centralizzate, chedisponibili tale scelta debba complesso, al cui interno operano diverse tecnologie sulla mia non area soltanto di interesse? A quali date risal- della condurre ad una razionalizzazione che devono tutte fornire agli utenti condizioni di utilizzo gono? Ho libero accesso a questi dati? Posso spesa, ma soprattutto alla capacità delle amministrazioni ottimali e sostenibili: in sintesi lo si può definire un visualizzarli, scaricarli ed elaborarli? di spendere meglio, ovvero management di essere formate per saper “sistema integrato”. Quando si appaltano opere pubbliche La soluzione di image offre strumenti perpiù catalogare automatiscegliere laavanzati soluzione conveniente. auspichiamo, occorre quindi tenere sempre presente il fatto che le diverse camente i dati geospaziali e accelerare l’acquindi, un espresso richiamo al tema della formazione delle componenti tecnologiche dell’edificio rispondono ad un cesso alle immagini attraverso il supporto nastazioni appaltanti, una volta centralizzate. Un’adeguata e progetto infrastrutturale unico ed onnicomprensivo. Un tivo ai formati compressi ECW e JPEG2000 inoltre fornisce un ambiente interconnesso continua formazione delle stazioni appaltanti è importante altro aspetto da considerare è il contributo che proprio la per la gestione di dati geospaziali, metadati, per avere operatori pubblici di grande competenza tecnica componente tecnologica può portare in termini di risparmio utenti e strumenti di analisi, configurandosi ecome con ottima conoscenza del mercato. le stazioni appaltanti energetico, considerato che gli edifici consumano oltre il una solida infrastruttura di dati territoriali (SDI).scegliere L’architettura SOA, di infine, permet-in base potranno la procedura gara migliore 40% di tutta l’energia elettrica prodotta. te una perfetta integrazione con le infrastrutalla natura dell’appalto e potranno valutare le offerte se questo è il campo di azione, occorrerà rivedere il rete. Quando le informazioni relative a tali asture già in possesso del cliente. Standard IT tenendo conto non solo del prezzo, ma anche della qualità unicoindisistemi qualificazione, riconoscendo un ruolo set vengonosistema archiviate informativi comprovati, come JavaEE e REST, Application dei prodotti offerti e del grado di innovazione prodotta; tecnologievie-nelle costruzioni e, chiusi e nonall’integrazione interoperabili delle l’investimento Servers e Web Servers, rendono questa comne aggravato da costi elevati legati ad ineffiponente integrabile in ambienti di lavoro potranno inoltre introdurre e gestire sistemi di “vendor contestualmente, incentivando la maggiore penetrazione cienze nei processi critici di business (provisipreesistenti, andando incontro anche ai rerating” per valutare l’esecuzione a regola d’arte niong, del di prodotti e sistemi energeticamente più performanti. customer care, maintenance and quisiti di sicurezza di un’organizzazione (Acticontratto da parte dei ecc). fornitori o appaltatori. in altri termini, in particolare, con riguardo alla revisione del sistema network development). ve Directory, LDAP, Intergraph, unico con le soluzioni geospa-esistente per i lavori Sia nella figura 1delle che nella 2 è possibile vedela centralizzazione committenze è per noi accettabile di proprie qualificazione attualmente ziali, sostiene le aziende impegnate nella prore l’integrazione un servizio pubblia condizione che si tra abbiano stazioniWMTS appaltanti fortemente pubblici (soa), auspichiamo un richiamo esplicito oltre gettazione e gestione delle reti di telecomucato dalla soluzione di image management e competenti e responsabili, in grado di scegliere sul mercato che ai criteri reputazionali, anche alla capacità tecnica, alla nicazione garantendo loro il massimo livello la componente client/mobile della soluzione. di supportospecializzazione ai processi di business e lalavorazioni massi- e all’innovazione la soluzione migliore e di valorizzare la competitività delle tecnica delle CONCLUSIONE ma condivisione e valorizzazione imprese. tecnologica espressa dalle dell’inforimprese. riteniamo inoltre che Lo sviluppo delle reti di telecomunicazione comporta ingenti investimenti negli asset di

mazione relativa ai propri asset di rete all’interno dell’intera organizzazione. ■

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debba essere salvaguardato il principio di fondo secondo cui chi esegue le prestazioni oggetto di affidamento deve essere adeguatamente specializzato in tale attività. analogamente, andrebbe confermato il principio in base al quale l’affidatario, qualificato nella categoria prevalente, non può realizzare lavorazioni appartenenti a categorie diverse se privo dell’adeguata qualificazione, con la conseguenza quindi di affidare i lavori in subappalto o ad un mandante in associazione temporanea di imprese (ati). va pertanto riconosciuta la facoltà delle stazioni appaltanti di richiedere la partecipazione in ati indipendentemente dal valore della lavorazione, quando questa richieda una particolare capacità tecnica e una particolare specializzazione. Nella revisione del sistema di qualificazione soa, infine, occorre tener conto che nel caso di lavorazioni che risultino essere quelle proprie e funzionali ad attività degli enti che operano nei settori speciali (segnalamento ferroviario, trazione elettrica ecc), è necessario indicare nel bando i requisiti di capacità tecnica, ulteriori rispetto al mero possesso della categoria soa, necessari alla realizzazione dell’appalto oggetto della gara e qualora tali ulteriori requisiti coincidano con quelli previsti nei sistemi di qualificazione (albi) istituiti e gestiti dagli enti che operano nei settori speciali, l’iscrizione in detti sistemi è condizione sufficiente a provarne il possesso.

il sistema di valutazione delle offerte le nuove direttive comunitarie attuano un cambio di prospettiva: si passa dal mero confronto sul prezzo al confronto sugli elementi dell’offerta che la rendono nei fatti economicamente più vantaggiosa. Questo cambio di prospettiva è essenziale. la pervasività della tecnologia nelle moderne costruzioni, e negli interventi di riqualificazione urbana o industriale, fa sì che negli appalti pubblici risulti determinante privilegiare il ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. per le forniture e i servizi, inoltre, tra i criteri per la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa si dovrà tener contro, come previsto dalle direttive, anche del costo del ciclo di vita del prodotto. Da tempo se ne parla, come uno degli strumenti fondamentali per l’attuazione di una politica integrata dei prodotti. si tratta infatti di un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati ad un prodotto, ad un processo o ad un’attività lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita, per arrivare al recupero in qualità di nuovo prodotto. la rilevanza di tale tecnica risiede principalmente nel suo approccio innovativo, che consiste nel valutare tutte le fasi di un processo produttivo come correlate e dipendenti.

la semplificazione burocratica

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per quanto concerne questo importantissimo tema, più volte discusso e mai veramente risolto, riteniamo debba essere affrontato da un duplice punto di vista: quello della riduzione degli oneri documentali a carico delle imprese partecipanti alle gare e quello della semplificazione delle

procedure di verifica da parte delle stazioni appaltanti. le cavillosità da cui il sistema degli appalti resta attualmente gravato si traducono infatti sia in costi per le imprese che in un’inefficienza complessiva del sistema. É pertanto auspicabile che, in sede di recepimento delle direttive, venga data completa effettività all’utilizzo del Documento di gara unico europeo. esso consiste in un’autodichiarazione aggiornata come prova documentale preliminare, in sostituzione dei certificati rilasciati da autorità pubbliche o da terzi, in cui si conferma che l’operatore economico in questione soddisfa tutta una serie di requisiti. Considerato, inoltre, che si sono riscontrati in passato comportamenti di stazioni appaltanti che hanno chiesto certificati anche laddove non previsti dalla legge, si dovrebbero prevedere forme di vigilanza, da parte della stessa autorità anticorruzione, sul rispetto della semplificazione degli oneri documentali, ipotizzando persino un regime sanzionatorio sia nei confronti delle amministrazioni inadempienti nel rilascio dei documenti che nei confronti di quei committenti che non si attivano per l’acquisizione d’ufficio dei documenti. occorrerebbe inoltre, a nostro avviso, superare ogni meccanismo sanzionatorio verso le imprese e aderire convintamente all’indirizzo, cui è già giunto il Consiglio di stato, volto a dequotare i meri vizi formali. in questa prospettiva, solo l’accertata esistenza in concreto di cause ostative alla partecipazione costituirebbe una ragione legittima di esclusione dalle gare di appalto. infine, in ottemperanza al principio, fatto proprio dal disegno di legge, che vieta di introdurre o di mantenere livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti nelle direttive europee, riteniamo che le norme sulle garanzie da prestare in sede di gara vadano riviste. in particolare, secondo noi andrebbe previsto espressamente che la cauzione definitiva possa essere prestata soltanto sotto forma di polizza assicurativa o di fideiussione bancaria senza integrare la forma, particolarmente gravosa per le imprese, del contratto autonomo di garanzia. sarebbe ragionevole ricondurre le garanzie richieste alla forma meno onerosa della fideiussione a prima richiesta, impedendo normativamente l’utilizzo di schemi non fedelmente aderenti a quanto previsto nel codice. la riduzione degli oneri documentali, la semplificazione delle procedure di verifica e, più in generale, la certezza del diritto sono a nostro parere le chiavi per un equo e concorrenziale accesso da parte delle imprese, in particolare quelle a forte vocazione tecnologica che rappresentiamo, al mercato degli appalti pubblici. Un settore questo che, se correttamente regolamentato, può diventare un volano decisivo per la ripresa della domanda interna e di tutta l’economia del paese. l’autore Maria Antonietta Portaluri appalti@anie.it è dal 2008 Direttore Generale di aNie Confindustria, emanazione di oltre 1.200 aziende dell’industria elettrotecnica ed elettronica italiana. laureata in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di milano, esperta in materia di appalti pubblici, ha ricoperto all’interno della Federazione il ruolo di responsabile del servizio centrale legale e affari societari.


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numero 2 • marzo-aprile 2015

L’intervista del mese

Osvaldo Panaro - Comune di Bologna

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