Servizi a Rete 6 Novembre - Dicembre 2015

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Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

NUMERO 6

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2015  NOVEMBRE  DICEMBRE

numero 6 • novembre-dicembre 2015

L’intervista del mese

A2A Stefano Donnarumma

Dossier: Teleriscaldamento

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NUMERO 3

Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma1, DCB Milano

SERVIZI a rete

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Il tunnel intelligente, la più grande opera pubblica affidata a Gran Sasso Acqua S.p.A. svolge un ruolo chiave nella ricostruzione della intera rete dell’Aquila, essendo soggetto attuatore dell’appalto dell’infrastruttura. Un’operazione da 80 milioni di euro che ne fa la più grande opera pubblica del dopo terremoto.

Americo Di Benedetto – Presidente Gran Sasso Acqua

Il piano è diviso in due stralci: il primo riguarda l’asse centrale del centro storico e il quartiere di Santa Maria di Farfa e San Bernardino, indicato dall’Amministrazione comunale come prioritario nel processo di ricostruzione. Il secondo prevede tre lotti a completamento dell’intervento all’interno delle mura cittadine e l’anello immediatamente a loro ridosso (via Strinella e viale della Croce Rossa). Gli interventi sono finalizzati alla realizzazione di nuove reti in sostituzione di quelle danneggiate dal terremoto e alla modernizzazione di quelle rimaste sostanzialmente intatte. Si tratta del compimento di un lungo percorso avviato all’indomani del terremoto, quando la Gran Sasso Acqua S.p.A. inizia a studiare soluzioni ottimali per il ripristino delle reti in alcune aree della città andate completamente perdute. Un lavoro di due anni che ha portato alla predisposizione, nel 2011, di tre ipotesi progettuali. La prima, per un costo di 27 milioni di euro, riguarda le sole reti idriche e fognarie, le altre due prevedono un sistema coordinato con strutture sotterranee polifunzionali e tunnel intelligenti lungo i due assi ortogonali del centro storico. Nonostante le difficoltà dovute al reperimento delle risorse e alle complesse procedure legate all’entità degli interventi, Gran Sasso Acqua S.p.A. porta avanti progettazione e aggiudicazione dei lavori esclusivamente attraverso le proprie professionalità interne, senza avvalersi di alcuna competenza esterna.

I fondi per la realizzazione dell’infrastruttura provengono da una delibera con la quale il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha stanziato nel 2012 circa 53 milioni di euro e da un contributo del Commissario delegato alla ricostruzione, pari a 27 milioni, risalente al 2010. Le reti attraverseranno mini gallerie alte due metri e larghe un metro e mezzo, ispezionabili e percorribili, realizzate con cemento armato precompresso, adagiate sottoterra da apposite gru. I tunnel, oltre alle condutture dell’acqua, alle reti fognarie, ai cavi elettrici e quelli telefonici, in un secondo momento potranno ospitare anche reti per la tv via cavo oppure per la videosorveglianza della città. I vantaggi saranno molteplici. Tra questi sicuramente l’eliminazione dei cavi volanti sulle facciate degli edifici e la possibilità di intervenire sulle reti senza compromettere il fondo stradale. Un anello ottico permetterà inoltre a tutti gli uffici pubblici di essere collegati attraverso un’innovativa rete di telecomunicazione gestita dall’Università dell’Aquila. In coincidenza con la giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo 2016, l’opera infrastrutturale sopra descritta sarà oggetto di una visita guidata in favore dei partecipanti a un apposito convegno a tema, organizzato a L’Aquila dalla rivista Servizi a Rete con la collaborazione della Gran Sasso Acqua S.p.A. Sarà l’occasione per verificare che esistono ancora aziende pubbliche virtuose in grado di operare in efficienza anche in localizzazioni e situazioni di emergenza.

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Con il patrocinio di

Sommario Pag.7

Qualità del servizio, efficienza ed economicità della gestione Intervista a Stefano Donnarumma Pag.9

Teleriscaldamento. Si lavora alla quinta generazione

Roberto Fedrizzi, Marco Cozzini, Riccardo Marchetti Pag.13

Il ruolo del teleriscaldamento nella transizione energetica Roberto Barilli Pag.16

Tre casi di eccellenza

numero 6 • novembre-dicembre 2015

Pag.18

L’intervista del mese

Il termodotto del borgo toscano di Leccia Fabio Latini

A2A Stefano Donnarumma

Pag.20

Interferenza AC T.A.V. Pag.22

Vetrina Dossier: Teleriscaldamento

Anno XIV - n. 6

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Gestione di una rete Smart Multiutility Silvia Tonoli

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Pubblicità e Marketing Via delle Foppette, 6 - Tel. +39 0236517115 Fax +39 0236517116 - 20144 Milano Claudio Frazzetto - c.frazzetto@tecneditedizioni.it Federica Leto - f.leto@tecneditedizioni.it

Aspetti del sistema dello smart metering gas Luciano Baratto, Tommaso Poncemi Pag.34

Vetrina Comune di Bari e AQP per la telelettura delle utenze

Direttore responsabile Liliana Pedercini - l.pedercini@tecneditedizioni.it

Pag.37

Ufficio commerciale Sara Sturla - commerciale@tecneditedizioni.it

Il gas in Sardegna Pag.39

Ufficio stampa ufficiostampa@tecneditedizioni.it

La Cyber Security e i rischi per le infrastrutture critiche

Coordinamento di redazione Anna Schwarz - redazione@tecneditedizioni.it

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Pag.29

COP21 - CAP21 Vogliamo essere il cambiamento Rimini Fiera sempre più internazionale Pag.49

Toscana Energia: no-dig con il PE. Un’esecuzione a prova di record Intervista a Francesco Ricci


SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

A questo numero hanno collaborato

Pag.53

Polietilene: controlli, test e verifiche Intervista a Fredrik Hagglund Pag.54

E l’acqua fu

Franco Scarabelli Pag.56

Sfide future per una nuova Governance Andrea Zelioli Pag.60

Piano strategico dei Navigli Lombardi

Caterina Cazzaniga. Giovanni Cucchetti, Cesareo Lorenzo Pag.63

Le tecnologie smart fanno scuola Intervista a Donato Pasquale Pag.65

Il progetto di Hitachi Divisione Aulos in Umbria Pag.66

Ricerca e controllo perdite: un nuovo approccio. Il caso ATI 3 Umbria Pag.68

La gestione del processo di sostituzione contatori con Lovion Pag.70

La separazione contabile nel servizio idrico Pag.71

Vetrina Pag.72

Expo e la Carta di Milano, eredità per il futuro Massimiliano Tarantino Pag.74

Smart Water nella città del futuro Pag.75

Vetrina Pag.76

Controllo e gestione degli impianti di sollevamento

Stefano Alvisi, Marco Franchini, Marco Guidorzi Pag.81

Vetrina Pag.88

Fognature in ghisa sferoidale progettazione ed evoluzione del mercato

Americo Di Benedetto – Gran Sasso Acqua Stefano Donnarumma – A2A Roberto Fedrizzi – EURAC Marco Cozzini – EURAC Riccardo Marchetti – EURAC Roberto Barilli – Hera Fabio Latini – Brugg Pipe Systems Antonio Cagiano – AQP Silvia Tonoli – A2A Luciano Baratto – Anigas Tommaso Poncemi – Utilitalia Francesco Dettori – DE.MO. Fabio Battelli – Deloitte ERS Cristoforo Massari – Città Metropolitana di Milano Michele Tessera – Gruppo CAP Francesco Ricci – Toscana Energia Fredrik Hagglund – TWI Franco Scarabelli – IN.TE.CO. Andrea Zelioli – ATO Città di Milano Caterina Cazzaniga – Consorzio Est Ticino Villoresi Giovanni Cucchetti – Consorzio Est Ticino Villoresi Cesareo Lorenzo – Tethys Donato Pasquale – Schneider Electric Fausto Galilei – ATI3 Umbria Cecilia Magliani – Utiliteam Massimiliano Tarantino – Feltrinelli Group Stefano Alvisi – Università degli Studi di Ferrara Marco Franchini – Università degli Studi di Ferrara Marco Guidorzi – Hera Comitato scientifico: Francesco Albasser – In3act Energy Baldassare Bacchi – Università di Brescia, C.S.D.U. (Centro Studi Idraulica Urbana) Lorenzo Bardelli – AEEGSI (Autorità Energia Elettrica Gas Sistema Idrico) Marcello Benedini – AII (Associazione Idrotecnica Italiana) Ilaria Bottio – AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) Armando Brath – AII (Associazione Idrotecnica Italiana) Bruno Brunone – Università di Perugia Furio Cascetta – Seconda Università di Napoli Pierluigi Claps – Politecnico di Torino, G.I.I. (Gruppo Italiano Idraulica) Mauro Fasano – Regione Lombardia Alberto Grossi – AEEGSI (Autorità Energia Elettrica Gas Sistema Idrico) Luca Guffanti – Studio Legale SZA Franco Guzzetti – Politecnico di Milano Antonio Massarutto – Università di Udine e Università Bocconi Italia Pepe – Ufficio d’Ambito della Città Metropolitana di Milano Michele Ronchi – C.I.G. (Comitato Italiano Gas) Bruno Tani – Anigas (Associazione Nazionale Industriali GAS) Raffaele Tiscar – Presidenza del Consiglio dei Ministri Rita Maria Ugarelli – RSINTEF, NTNU (Norwegian University of Science and Technologies) Andrea Zelioli – ATO Città di Milano Comitato tecnico: Aldo Coccolo – SASPI Marco Fantozzi – Studio Marco Fantozzi Mauro Salvemini – AMFM GIS Italia Paolo Trombetti – IATT Gianluca Spitella – Utilitalia Marco Vecchio – ANIE Vincenzo Mauro Cannizzo – APCE Giuseppe Scanu – ASITA

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È dal 1986 che operiamo nel settore del risanamento delle condotte fognarie, dell’acqua e del gas. In tutti questi anni abbiamo maturato un’efficace metodologia d’intervento, sperimentando con successo soluzioni mirate e tecnologie non distruttive sempre più evolute, come quelle recentemente utilizzate a Merano. Nella città dell’Alto Adige abbiamo risanato una condotta idrica con tubazioni sospese sotto il ponte Marlengo, che fornisce il 60% del fabbisogno idrico della Città. L’intervento completo di relining (ispezione, pulizia e risanamento ) è durato solo 5 giorni. > TIPOLOGIA: RIELINING CONDOTTA IDRICA DN 400 (COMMITTENTE: ASM MERANO SPA) > TRATTO: PONTE MARLENGO - SOPRA SUPERSTRADA MEBO E FIUME ADIGE > CONDOTTA: LUNGHEZZA 120 m / DIAMETRO 400 mm / PRESSIONE DI COLLAUDO: 18 BAR > TECNOLOGIA: FIBRA POLIESTERE MULTISTRATO+FIBRA DI VETRO+RESINA EPOSSIDICA USO POTABILE > TECNICA: CIPP - INSERIMENTO AD ARIA + VAPORE > RILEVAZIONI: DISLIVELLO ENTRATA/USCITA: 3 M. - PRESSIONE DI ESERCIZIO: 12 BAR

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Qualità del servizio, efficienza ed economicità della gestione Intervista a Stefano Donnarumma Direttore B.U. Reti e Calore di A2A

Quali sono le attività più significative che renderanno il servizio ancora più efficiente? A2A ha intrapreso un percorso di miglioramento radicale basato sull’innovazione tecnologica, sulla razionalizzazione delle attività operative e sull’ottimizzazione degli investimenti. Il nostro triplice obiettivo è il miglioramento della qualità del servizio erogato ai nostri clienti, l’efficienza e l’economicità della gestione. Ricerca e innovazione: quale sarà in futuro l’impegno di A2A nell’ambito delle reti e dei sottoservizi? L’innovazione è una delle leve principali che intendiamo perseguire nell’ambito delle attività di rete. Stiamo sperimentando il settore della Smart Grid come strumento di miglioramento dei servizi tradizionali ma anche come fattore abilitante per nuovi servizi alle comunità e al cittadino. Puntiamo inoltre all’integrazione delle reti e dei meccanismi collaborativi fra di loro, come le unità di storage elettrico: si tratta di un tema a bassa maturità di mercato In alto: Impianto di cogenerazione di Milano Famagosta

ma che, a nostro avviso, è da sperimentare malgrado non sia ancora competitivo. Un altro punto da implementare è l’integrazione delle tecnologie digitali, come la lettura da remoto dei contatori. Un esempio nel gas è fornito dalla lettura a 169 Mhz. In che modo A2A garantisce la qualità dei servizi conciliando la sostenibilità delle tariffe e la manutenzione delle reti? Molti ritengono che la qualità dei servizi sia un onere per il Distributore, che può generare un aggravio di costi. In A2A siamo convinti che la qualità sia lo strumento per l’efficienza e, di conseguenza, per il contenimento delle tariffa verso il cliente finale. Per questo abbiamo in corso ambiziosi programmi di miglioramento continuo che riguardano entrambi gli aspetti. In particolare, nelle grandi aree metropolitane, l’obiettivo del mantenimento e del miglioramento della qualità del servizio a costi sostenibili è una grossa sfida per i Distributori che operano in queste aree. Non essendo pensabile

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

oggi un programma di investimenti a pioggia, ci dotiamo di strumenti e criteri per l’individuazione mirata degli investimenti che apportino i massimi benefici. Siamo pertanto impegnati in piani per il rinforzo strutturale della rete, per l’aumento dell’affidabilità dei componenti e per l’uso di strumenti innovativi di manutenzione predittiva, finalizzati all’individuazione precoce dei punti deboli. Cito alcuni esempi sia nel settore idrico che nella distribuzione dell’energia elettrica. Nel primo caso dove si osserva una maggiore attenzione, anche mediatica, al tema della qualità dell’acqua potabile distribuita, per mantenere o elevare gli standard qualitativi dell’acqua potabile sono necessari grandi investimenti. Appare chiaro che le tariffe non possono essere dilatate a dismisura e pertanto, nella manutenzione delle reti e nella realizzazione dei nuovi investimenti, dovrà essere coniugata questa esigenza con scelte di migliore efficienza ed economicità, non a discapito della qualità. Nel secondo caso, oltre alla diagnostica della rete e alla sostituzione di alcuni componenti critici come i giunti di media tensione, abbiamo in corso la realizzazione di nuove cabine primarie nelle aree di maggiore concentrazione del carico. Inoltre stiamo realizzando alcuni progetti Smart Grid, finalizzati a migliorare la qualità del servizio e a rendere più consapevole l’utente dei propri comportamenti di consumo, questo è reso possibile attraverso l’estensione del telecontrollo e l’automazione della rete. Quale sarà l’impegno di A2A nei prossimi anni sui temi efficienza energetica e tutela dell’ambiente? L’efficienza energetica per noi è un’opportunità di integrazione dei margini e riteniamo diventerà sempre più rilevante nei prossimi anni. Per questo motivo abbiamo

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Centrale teleriscaldamento di Brescia

avviato delle unità organizzative deputate a fornire servizi in questo ambito sia all’interno del gruppo A2A, sia verso il mercato. La tutela dell’ambiente è il prerequisito delle nostre attività ormai da molti anni, intendiamo proseguire su questo percorso adottando certificazioni ambientali sempre più stringenti. Un esempio tangibile: A2A è fortemente impegnata nello sviluppo del Teleriscaldamento, soprattutto nell’area milanese, con un ambizioso piano di investimenti condiviso con le Amministrazioni locali. Il piano prevede il crescente utilizzo di calore di recupero da processi di trasformazione energetica, quali cogenerazione e termovalorizzazione, da processi produttivi industriali, come le vetrerie o le acciaierie, oltre che da fonti rinnovabili. L’impegno di A2A nel campo dell’efficienza energetica si estende anche oltre l’ambito del Teleriscaldamento, attraverso le attività della propria controllata A2A Calore & Servizi che ha recentemente ottenuto la certificazione ESCO. La posizione di A2A sul mercato è forse un po’ troppo orientata verso il finanziario: ci saranno dei cambiamenti in futuro? L’equilibrio finanziario e il soddisfacimento delle aspettative dei nostri azionisti è la base di una gestione manageriale efficace ed è in realtà una grande opportunità per i business di rete. Complice anche il periodo di crisi sistemica, la comunità finanziaria sta sempre di più apprezzando gli investimenti a basso rischio tipici delle attività regolate. Per questo pensiamo che sia il momento migliore per sviluppare le attività di distribuzione sia nei territori che già presidiamo, sia su nuove aree territoriali: questo potrebbe avvenire mediante il meccanismo delle gare gas e delle acquisizioni.


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Teleriscaldamento Si lavora alla quinta generazione Un progetto europeo H2020 per lo studio e la sperimentazione di soluzioni innovative di teleriscaldamento e teleraffrescamento

Roberto Fedrizzi, Marco Cozzini, Riccardo Marchetti - Istituto per le Energie Rinnovabili EURAC, Accademia Europea per la Ricerca di Bolzano Flexynets è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma di ricerca H2020, che vuole introdurre sul mercato una nuova generazione di sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Con un budget complessivo di circa 2 milioni di euro, il progetto è stato avviato a luglio 2015 e si svolgerà su un arco temporale di 3 anni. Il progetto Flexynets è coordinato dall’Istituto per le Energie Rinnovabili di EURAC, Accademia Europea per la Ricerca di Bolzano e coinvolge altri cinque partner di diversi Paesi europei: l’università tecnica di Stoccarda (HFT Stuttgart), l’azienda tedesca Solid Automation, specializzata in controllo e monitoraggio, lo studio di ingegneria danese PlanEnergi, specializzato nella progettazione di sistemi di teleriscaldamento, l’azienda italiana Soltigua, produttrice di collettori solari a concentrazione, e l’azienda spagnola Acciona, presente in diversi settori e con un’importante divisione dedicata all’energia.

Approccio Le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento tradizionali soffrono di rilevanti perdite di calore e di una limitata capacità di integrare le diverse fonti di energia termica potenzialmente disponibili lungo la rete (energie rinnovabili e calore di scarto). Nel corso degli anni sono state avviate diverse attività di ricerca per abbassare la temperatura di esercizio della rete e per contenere questo problema. Lo stato dell’arte comprende i cosiddetti sistemi di quarta generazione, che per il teleriscaldamento puntano all’utilizzo di temperature di mandata dell’ordine dei 55°C. Flexynets si propone di introdurre sul mercato reti di quinta generazione per sviluppare, dimostrare e implementare impianti in grado di ridurre le perdite di trasporto di energia, lavorando a livelli di temperatura “neutri” (15-25°C), con simultanea funzione di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Il modo per attuare questa possibilità è la sostituzione dei tradizionali scambiatori, utilizzati per alimentare le utenze

Figura 1. Elaborazione grafica del concetto di Flexynets. Una rete d’acqua a temperatura neutra gestisce simultaneamente il fabbisogno di caldo e freddo di diverse tipologie di utenze

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

nei sistemi classici, con pompe di calore reversibili, che possono assorbire o cedere calore in connessione con la rete a seconda dell’esigenza dell’utente. La presenza di un’unica rete in grado di fornire contemporaneamente caldo e freddo permette di bilanciare in parte le esigenze dei vari clienti, dove il calore scartato a fini di raffrescamento può essere “riciclato” a fini di riscaldamento. Un esempio è dato dalle tipiche dinamiche della stagione estiva, dove produzione di freddo per condizionamento ambienti e produzione di acqua calda sanitaria coesistono in maniera significativa. Allo stesso modo, le reti studiate permettono di recuperare e riciclare ogni tipo di calore di scarto disponibile lungo il percorso, anche a bassa temperatura, al contrario delle reti di teleriscaldamento tradizionali che permettono di recuperare calore solo a temperature maggiori di 100°C. In questo senso è possibile riutilizzare anche il calore di scarto da frigoriferi industriali, nonché da molti processi industriali a bassa temperatura, come ad esempio le lavanderie industriali. Tale sistema non si pone necessariamente in contrapposizione con le reti di teleriscaldamento tradizionali. Infatti, mentre nei contesti ancora sprovvisti di teleriscaldamento la soluzione di Flexynets può essere introdotta in modo indipendente, nelle città già provviste di teleriscaldamento sarebbe possibile collegare una rete a temperatura neutra ai condotti di ritorno del sistema esistente, utilizzando una quota di calore normalmente considerata inutilizzabile dai gestori di rete.

Tre fasi • Durante la prima fase (anno 1) sarà studiata l’infrastruttura di rete, saranno quindi individuate le tecnologie da utilizzare e infine le logiche di controllo delle stesse. Nel contempo sarà realizzato un laboratorio all’aperto per il test in campo delle soluzioni elaborate. • La seconda fase (anno 2-3) sarà completamente dedicata alla dimostrazione di ciò che è stato elaborato durante la fase 1. Il laboratorio è necessario per la verifica delle problematiche pratiche relative alla gestione di una rete operante a temperatura neutra, quando su di essa agiscano contemporaneamente numerose stazioni di prelievo e di immissione del calore dislocate lungo la rete. • La terza fase (anno 3) prevede infine lo sviluppo di politiche che incentivino l’utilizzo di fonti di calore di scarto e che favoriscano l’integrazione di questa nuova tecnologia nei sistemi cittadini già in funzione: saranno creati due gruppi di lavoro che coinvolgeranno da un lato tecnici nel campo del teleriscaldamento, dall’altro le amministrazioni pubbliche.

per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria degli edifici residenziali diminuisce fino all’80%, con una riduzione dell’uso di energia primaria del 50% rispetto agli standard attuali. Per quanto riguarda il raffrescamento, l’obiettivo di riduzione del consumo di energia è del 50%, attraverso lo smaltimento del calore a temperature ideali per le pompe di calore reversibili (funzionanti in modalità raffrescamento) ed il riutilizzo dello stesso. Inoltre il progetto contribuisce a integrare il calore di scarto e l’energia da fonti rinnovabili (come il solare termico) attraverso soluzioni di accumulo di calore intelligenti e che aiutano a migliorare l’efficienza dei sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento. Il progetto verificherà l’efficacia di utilizzare grandi accumuli centralizzati stagionali e accumuli decentralizzati (a livello del singolo edificio). Si svilupperanno anche strategie di controllo della rete di teleriscaldamento per l’accumulo di energia nei condotti stessi attraverso la variazione giornaliera della temperatura del fluido vettore. A livello economico le reti sviluppate all’interno del progetto possono contribuire a gestire i picchi di consumo di energia elettrica grazie all’accoppiamento tra rete elettrica e accumuli termici introdotto dalla presenza di pompe di calore. Chiaramente lo scambio di energia termica su una rete come quella descritta, pone delle problematiche di regolamentazione del mercato: ogni utilizzatore di calore può agire anche come produttore di calore (attraverso le pompe di calore reversibili). Inoltre l’energia termica può essere scambiata a diversi livelli di temperatura: questo pone un problema di definizione della qualità dell’energia scambiata e di valorizzazione della stessa. Flexynets svilupperà delle strategie per l’utilizzo delle reti utili allo scambio sul posto di energia termica. Esse potranno essere usate nel medio periodo per lo sviluppo del quadro legislativo necessario all’introduzione sul mercato di tali pratiche e per definire politiche di incentivazione dell’utilizzo delle tecnologie sviluppate. I partner di progetto sono già in contatto con operatori del settore cui sono rivolti tali sviluppi, in particolare gestori di reti di teleriscaldamento interessati a rendere più efficienti i propri impianti, produttori di macchine e componentistica per reti di teleriscaldamento, e amministratori locali attenti all’utilizzo sostenibile dell’energia nell’infrastruttura cittadina. Il progetto Flexynets ha ottenuto un finanziamento dal programma quadro europeo per la ricerca e innovazione Horizon 2020 secondo l’accordo n. 649820.

Gli Autori

Impatto previsto del progetto

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Le soluzioni proposte da Flexynets puntano a ridurre le perdite termiche lungo le linee. Le perdite di energia diminuiscono significativamente attraverso l’utilizzo di un fluido vettore a una temperatura simile a quella del terreno. In questa maniera si possono diminuire i costi di isolamento della rete e diminuire fino al 95% le perdite di calore rispetto alle reti di terza generazione che operano a temperature di 90°C. Di conseguenza, e grazie all’utilizzo di pompe di calore reversibili, il consumo complessivo di energia finale

Roberto Fedrizzi - roberto.fedrizzi@eurac.edu Responsabile del gruppo di ricerca Sistemi di Riscaldamento e Raffrescamento Sostenibili dell’Istituto per le Energie Rinnovabili di EURAC. Marco Cozzini - Marco.Cozzini@eurac.edu Ricercatore senior EURAC. Riccardo Marchetti - Riccardo.Marchetti@eurac.edu Ricercatore EURAC.


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Le reti di teleriscaldamento sono esposte ad elevate sollecitazioni meccaniche e termiche. L’insufficiente monitoraggio delle perdite porta molto spesso a scoprire i danni troppo in ritardo con conseguenti alti costi per le riparazioni ed alti costi risultanti. L’ esperienza pluriennale della ditta BRANDES offre supporto tecnologico durante la costruzione e messa in funzione dell’impianto con una vasta gamma di prodotti che armonizzano vicendevolmente in modo perfetto e servizi dedicati come: • • • •

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Il ruolo del teleriscaldamento nella transizione energetica Roberto Barilli – Direttore Generale Operations Hera Il Gruppo Hera serve oltre 4 milioni di cittadini in Emilia Romagna, Marche e Triveneto e offre servizi in ambito ambientale, idrico ed energetico e, tra questi, anche il servizio di teleriscaldamento. Con il teleriscaldamento Hera serve oggi, grazie a una rete sotterranea che si estende per circa 498 chilometri, nei territori di Bologna, Imola, Forlì, Cesena, Ferrara, Modena e Ravenna, oltre 83.000 unità abitative equivalenti per una volumetria pari a 19.935.000 metri cubi.

L’energia fornita alla rete viene prodotta da diverse tipologie di impianti: gruppi cogenerativi ad alto rendimento, impianti di termovalorizzazione rifiuti, impianti alimentati da fonte rinnovabile o da recupero energetico, centrali termiche. L’impiego di impianti di cogenerazione consente la produzione combinata di energia elettrica e termica, con il minimo livello di inquinamento e il massimo tasso di efficienza energetica.

In alto a sinistra: Centrale di teleriscaldamento Hera a Bologna

In alto a destra: Impianto di cogenerazione di Imola

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Contesto di riferimento: alcune peculiarità del servizio A fronte degli indubbi benefici che si ottengono grazie al teleriscaldamento, sia in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale che di maggiore efficienza energetica ottenibile a parità di fattori impiegati, gli operatori sono chiamati a fare i conti con alcune peculiarità del settore, che condizionano le scelte aziendali sia sotto un profilo puramente tecnico-economico che sotto quello commerciale e di mercato.

Profilo tecnico–economico La realizzazione degli impianti che alimentano la rete del teleriscaldamento richiede elevati investimenti iniziali di capitale e tempi considerevoli per l’effettiva messa in servizio degli stessi (3-4 anni). La gestione degli impianti e della rete è poi caratterizzata da costi fissi operativi di gestione, che salgono all’aumentare dell’invecchiamento degli stessi, configurando cosi un profilo di rischio che assume la duplice veste di rischio operativo e di struttura. Sempre sotto il profilo gestionale, un’altra sfida che caratterizza la conduzione degli impianti è la complessa calibrazione della produzione, con una domanda caratterizzata da un profilo di consumo non sempre compatibile con il ciclo continuo di produzione degli impianti. Tale difficoltà è ulteriormente aggravata dalla congiuntura economica attuale, che impone agli operatori di operare in un contesto di persistente rallentamento del mercato edilizio e di sensibile contrazio-

ne dello sviluppo commerciale con conseguente mancata ottimizzazione dei sistemi produttivi.

Contesto normativo L’evoluzione della normativa di riferimento degli ultimi anni ha contribuito ad aumentare l’incertezza che caratterizza gli investimenti degli operatori del settore. Tra i provvedimenti in questione figurano il termine degli incentivi da Certificati Verdi per alcuni impianti di produzione delle fonti energetiche, con conseguente aumento dei costi di produzione, e l’incentivazione fiscale a favore dei clienti finali, che ha favorito l’acquisto di attrezzature alternative di riscaldamento o che limitano la necessità di calore (nuove Caldaie a gas, stufe a pellet, pompe di calore, cappotti esterni, ecc). Infine, si è verificata anche un’erosione dei margini a causa dell’indicizzazione della tariffa del teleriscaldamento al regime tariffario della vendita del gas naturale per il servizio di tutela.

Contesto commerciale e di mercato Le attuali peculiarità del servizio del teleriscaldamento evidenziano quindi un contesto di riferimento che è sostanzialmente diverso rispetto a quello di pochi anni fa. Questo, in particolare, è avvenuto per effetto di modifiche nel mercato dei vettori energetici: la riduzione dei prezzi alla produzione del mercato elettrico, da un lato, e l’evoluzione dei sistemi incentivanti, dall’altro, non garantiscono più la sostenibilità economica dei sistemi coge-

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nerativi, che rappresentano la principale fonte energetica per il teleriscaldamento (in Italia, all’interno del mix delle fonti del teleriscaldamento, la cogenerazione vale il 50,4%). Le criticità appena citate diventano tanto più impattanti quanto più ci si muove in direzione della definizione di Teleriscaldamento Efficiente (D.Lgs.102/2014 e s.m.i) e verso una competitività di mercato sempre più sfidante. Il Teleriscaldamento Efficiente impone il ripensamento del mix energetico impiegato, rendendo necessari significativi investimenti per l’adeguamento dell’impiantistica di generazione e limitando le possibilità degli operatori di offrire pacchetti commerciali a mercato. Ci sono state modifiche anche nel mercato dei servizi energetici ai clienti finali: le loro esigenze, nel corso degli ultimi anni, sono cambiate. Ciò ha fatto sì che anche il mercato dei servizi energetici sia diventato estremamente competitivo e diversificato. Oggi assumono particolare rilevanza la flessibilità dell’offerta e l’assistenza ante e post vendita. Fronteggiare questi due aspetti richiede inevitabilmente una “ricerca e sviluppo” tesa a continui miglioramenti, che inducano alla massima efficienza dei sistemi di teleriscaldamento. L’obiettivo è quello di essere in grado di adeguare le offerte commerciali al contesto di riferimento in continua evoluzione. Dal quadro sopra delineato si desume uno scenario di riferimento caratterizzato da forti fattori di incertezza, che rendono difficile la pianificazione di nuovi investimenti (sia di revamping che di sviluppo). Da tale consapevolezza muove il D.Lgs. 102/2014, che ha attribuito nuove e importanti competenze ad AEEGSI riguardo al servizio di teleriscaldamento. Gli operatori del settore si aspettano che, nel nuovo ruolo di regolatore del servizio, AEEGSI dia sostanza a linee di indirizzo chiare che si traducano in certezza dei ricavi, dando garanzia della sostenibilità economica degli investimenti e in un quadro regolatorio definito, in coerenza con la pianificazione territoriale regionale e comunale.

Verso un sistema efficiente che riduca le emissioni inquinanti Hera si sta ispirando a una filosofia di utilizzo integrato delle fonti presenti sul territorio. Un patrimonio fino a oggi scarsamente utilizzato che, nell’attuale scenario, può diventare competitivo. Il Gruppo è fortemente impegnato nella ricerca e nella progettazione di impianti capaci di coniugare l’alta tecnologia con la tutela dell’ambiente. Per rendere sostenibile un progetto fin dalle fasi iniziali, il primo passo è una mappatura completa delle utenze potenzialmente allacciabili, con eventuali riqualificazioni di aree dismesse o da risanare. Tale valutazione permette di ottimizzare la rete distributiva, soddisfacendo al tempo stesso le esigenze del sistema, degli utenti e dell’ambiente. Dopo l’analisi dell’utenza, lo studio passa alle risorse energetiche presenti sul territorio. Il calore fornito da un efficiente sistema di teleriscaldamento, rispetto all’analogo quantitativo energetico fornito da combustibile fossile, permette di valorizzare l’utilizzo di fonti rinnovabili come la geotermia, incrementare l’efficienza energetica (per esempio con il recupero di energia termica di processo), promuovere filiere tecnologiche innovative e tutelare l’ambiente attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. In tal modo, viene a crearsi un sistema equilibrato ed efficiente, sempre in linea con le richieste degli utenti e dei continui miglioramenti attuabili di mitigazione degli effetti ambientali. Per rendere realizzabile una rete di teleriscaldamento risulta opportuno pianificare in modo condiviso con le istituzioni (Comune, Regione) queste attività. L’autore - Roberto Barilli Laureato in Ingegneria Civile, nel 1977 entra nella Vianini di Roma, quindi Amministratore Delegato di Fochi Energia. Dal 1997, dopo due anni come Direttore Generale dell’Area Ambiente della Regione Emilia-Romagna, è Direttore Generale della multiutility bolognese Seabo e, dal 2002, del Gruppo Hera. Dal 2005 in Hera ricopre il ruolo di Direttore Generale Operations.

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Tre casi di eccellenza Niron Preisolato è l’innovativo sistema di tubi e raccordi preisolati in PP-R/Fibra di vetro-PUR-PEAD. Prodotto da Nupi Industrie Italiane, il sistema trova l’applicazione ideale in tutti quegli ambiti in cui la riduzione delle dispersioni termiche risulta di fondamentale importanza ed è studiato appositamente per le reti di distribuzione/ adduzione di fluidi in temperatura. La possibilità di interrare direttamente le tubazioni elimina costose opere di scavo. La facilità di installazione, la riduzione dei tempi di posa e le elevate caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali impiegati consentono agli installatori di evitare molte problematiche nella realizzazione di impianti di distribuzione del calore e di condizionamento. Il sistema ha già alle spalle alcuni significativi casi applicativi, che testimoniano l’affidabilità e il contenuto innovativo del prodotto.

Condominio Castelmaggiore, Bologna Il progetto, appena concluso, prevedeva la realizzazione di una nuova rete di distribuzione con impianto termico e

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idrico-sanitario per edifici ad uso residenziale nel comune di Castel Maggiore (BO) in via Ugo la Malfa. Le difficoltà incontrate dagli installatori sono state la necessità di realizzare gli scavi in un’area urbana preesistente all’interno del verde condominiale oltre al posizionamento delle varie tubazioni per i diversi tipi di impianto in uno scavo di ridotte dimensioni. Sono state posate tubazioni di Niron Preisolato FG con SDR 7,4 nei diametri 90 mm e 110 mm per le adduzioni e nei diametri 40 mm, 50 mm, 63 mm e 75 mm per le derivazioni d’utenza e relativi raccordi preisolati, in particolare curve a 45°, curve a 90°, tee diritte e tee di sorpasso ridotte. Per la giunzione dei raccordi preisolati alla tubazione Niron Preisolato sono stati impiegati raccordi elettrosaldabili Niron, successivamente isolati anch’essi mediante l’utilizzo di kit di ripristino a doppia tenuta, costituiti da poliuretano predosato in boccette, overcasing e anelli termoretraibili. Durante il lavoro è stata effettuata una dimostrazione pratica sia dell’elettrofusione di un raccordo in polipro-


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pilene Niron che del metodo di ripristino dell’isolamento nelle zone di giunzione a scopo formativo. In particolare, è stato eseguito un ripristino tipo del diametro 110/200 seguendo tutte le operazioni necessarie alla sua esatta esecuzione: pulizia e irruvidimento del tubo guaina in PEAD, preriscaldamento, posizionamento del mastice e dell’overcasing, termoretrazione di overcasing e anelli (doppia tenuta), miscelazione poliolo/isocianato e schiumatura, chiusura del foro di iniezione (con tappo schiuma + fops).

Centrale termofrigo dell’Università di Salerno Nell’aprile 2015, i tubi e raccordi preisolati Niron sono stati installati presso la centrale termofrigo a servizio del laboratorio di Spin Off dell’università di Salerno, composta da tre refrigeratori a pompa di calore (PdC) di cui uno di tipo geotermico acqua/acqua e due di tipo aria/acqua, con invio del fluido termovettore trattato dalle PdC (riscaldato o refrigerato) alle utenze in ragione dei carichi termici estivi/invernali. Ai fini dell’ottimizzazione dei rendimenti di condizionamento del fluido termovettore, le unità di refrigerazione/ riscaldamento sono state attivate in ragione delle considerazioni basate sull’applicazione della norma UNI TS11300-4. Tale norma, sulla scorta dei dati prestazionali forniti dai costruttori delle PdC, definisce i criteri per la determinazione del Coefficiente di Prestazione (COP) delle PdC in funzione della temperatura del pozzo freddo. Con tale criterio, la scelta della sorgente di produzione di acqua calda non è più basata semplicemente sulla ciclicità di funzionamento delle unità, ma è fondata su un criterio energetico di massima efficienza puntuale, con riferimento alla temperatura del pozzo caldo. L’impianto di condizionamento della struttura è del tipo Aria Primaria + Fan Coil. L’unità di trattamento è finalizzata al trattamento dell’aria primaria che dovrà essere immessa in condizioni neutre. L’acqua calda sanitaria è prodotta da un bollitore a pompa di calore, coadiuvato da due kit di pannelli solari installati in copertura. Tutto il sistema è gestito e controllato anche in remoto in automatico (BMS Building Monitoring System) dal sistema Deisigo di Siemens. Tutte le tubazioni di raccordo tra le PdC ed i collettori e da questi alla distribuzione delle varie utenze sono in polipropilene Niron. I collettori di mandata e di ritorno e i collettori di post-riscaldamento sono stati realizzati con tubazioni in polipropilene Niron. Infine, per il collegamento dalla PdC geotermica ai collettori del campo geotermico costituito da nove sonde di 150 m ciascuna, sono state utilizzate tubazioni in prolipropilene di tipo Niron Preisolato SDR11 dal Ø75mm al Ø140mm.

Fabbrica di Brunello Cucinelli a Solomeo, Perugia Nel giugno 2012, il sistema Niron Preisolato è stato utilizzato per la realizzazione degli impianti di condizionamento della nuova fabbrica di Brunello Cucinelli,

noto produttore di cachemire. A Solomeo, in provincia di Perugia, il Niron Preisolato è stato identificato come il più adatto, in quanto questa tipologia di tubazione permette un elevato isolamento termico grazie alle ottime prestazioni della schiuma rigida di poliuretano e alla bassa conducibilità termica del PP-R. Nel 1985, Brunello Cucinelli S.p.A. ha trasferito l’azienda a Solomeo, operando un ampliamento di 6.000 mq nel 2012. L’ampliamento prevedeva fra l’altro la realizzazione di un asilo nido e di un moderno ed ampio locale destinato ad uso mensa per i propri dipendenti all’interno dello stabilimento. Per climatizzare il moderno stabilimento, seguendo la filosofia di avanguardia tecnica richiesta da Brunello Cucinelli S.p.A., Nupi Industrie Italiane ha prodotto e fornito oltre 2.000 mt di tubazioni Niron Clima Preisolato, realizzate in barre da 12 mt in vari diametri fino al 250 mm e giuntate con raccordi elettrosaldabili Niron.

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Il termodotto del borgo toscano di Leccia Ing. Fabio Latini, PhD – Brugg Pipe Systems

Leccia è un piccolo borgo di origine medievale, situato nel comune di Castelnuovo Val di Cecina, in provincia di Pisa. L’area, nel cuore delle colline metallifere della Toscana, è di notevole interesse per lo sfruttamento del calore endogeno per la produzione di energia elettrica. La disponibilità di cascami di vapore ad elevata entalpia, lungo la rete di tubazioni costruite dall’ente gestore della risorsa geotermica (Enel), ha permesso, come per altri centri limitrofi, la costruzione di un termodotto destinato al solo servizio di riscaldamento del centro abitato, oltre ad alcune utenze sparse situate in prossimità delle tubazioni. Nel corso della gestione degli impianti sono emerse alcune problematiche ricorrenti, che hanno influenzato decisivamente le scelte tecniche adottate, in fase di progettazione, per l’impianto di teleriscaldamento della frazione Leccia. Queste possono essere brevemente riassunte come segue: Caratteristiche morfologiche dell’area di interesse • Presenza di forti variazioni di quota. • Variabilità della composizione geologica del suolo. • Presenza di frane e/o smottamenti.

Problematiche emerse nella gestione degli impianti preesistenti

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drenaggio degli incondensabili presenti all’interno delle tubazioni. • Frequenti problemi sui giunti saldati delle tubazioni. Per le problematiche sopra esposte, e per la difficoltà aggiuntiva della posa in opera di tubazioni in acciaio al carbonio nell’area, derivante dalla necessità di eseguire numerose saldature in opera in condizioni non sempre ottimali, si è deciso di adottare una tubazione in acciaio inox flessibile. Le tubazioni Brugg del tipo Casaflex© presentavano molte caratteristiche adatte a minimizzare, e talvolta annullare, i punti deboli degli impianti esistenti, in quanto: • La flessibilità garantisce una distribuzione ottimale delle tensioni termiche residue (tubazioni autocompensanti). • Il profilo elicoidale permette un miglior drenaggio degli incondensabili. • L’acciaio inox evita parte dei problemi di corrosione riscontrati sulle tubazioni in acciaio, e limita la sensibilità della durata della tubazione all’integrità delle guaine della coibentazione. • La disponibilità in rotoli di notevole lunghezza permette di diminuire drasticamente le saldature in opera, punto debole di ogni impianto similare, fino al 90%.

• Notevoli costi per energia di pompaggio, dovuti alle lunDi seguito alcuni dati tecnici relativi all’impianto: PPotenza = 282.0kW = 282.0kW 282.0kW Potenza base Potenza base PP = base ghezze delle reti ed alla necessità di ricorrere a più salti • Potenza base = 60kW 60kWPdisp = 60kW termici per limitare i valori massimi delle pressioni. • Dispersioni termiche PPdisp disp = =Pt+Pdisp = 322.0kW • Scarsa durata delle tubazioni in acciaio al carbonio, im• Fabbisogno all’equilibrio termico =P +Pdisp =Pn322.0kW 322.0kW PPnn=P disp = tt+P putabile alla rottura delle guaine della coibentazione Le potenze nominali per i singoli utenti sono state definite  = 40 = 400kW 400kW  =  P = 282.0kW Potenza base per attrito superficiale, a sua volta dovuto sia allo scorriconsiderando le taglie commerciali delle comuni sottosta =+ 0.8 ×  = + Pdisp = 60kW   = 0.8 0.8 × ×  = 380k 380  =     +    mento per dilatazione termica della tubazione, sia a smotzioni di scambio, per ottenere la potenza di picco dell’imPn=Pt+Pdisp = 322.0kW tamenti o frane. pianto.  = 450  = 450kW 450kW    =  = 400kW • Frequente intasamento delle tubature per la formazione di prodotti della corrosione. che+ il sistema di TLR funzionerà 24 ore su 24, ×   = 0.8Dato  = 380kW • Problemi di regimazione idraulica causati dal difficile si può assumere un coefficiente di contemporaneità pari a  = 450kW


Pdisp = 60kW

Pn=Pt+Pdisp = 322.0kW P = 282.0kW Potenza base

Pdisp = 60kW 0.8, per ottenere infine:

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 = 400kW

322.0kWmedia  = 0.8 ×  +  = 380kW Pn=Pt+Pdisp =Potenza

Questo valore è stato aumentato del 20% per garantire = 400kW  = 450kW  l’efficienza del sistema di TLR durante i picchi di freddo, per  = 0.8 ×  +  = 380kW ottenere la potenza di progetto dell’impianto. Potenza di progetto  = 450kW

Descrizione dell’impianto La configurazione impiantistica prescelta prevede un sistema ad acqua sottoraffreddata, con un circuito del vapore, un sistema di scambio termico principale (scambiatore) e un circuito ad acqua calda a 90°C (sottoraffreddata). Prendendo come riferimento il sistema principale di scambio, il circuito del vapore costituisce il circuito primario, mentre il circuito ad acqua calda costituisce il circuito secondario. Pur non essendoci distinzione di continuità tra la tubatura di adduzione e la rete vera e propria di distribuzione, si può suddividere quest’ultima nelle dorsali che provvedono alla fornitura del fluido termovettore nelle varie zone del borgo. Tracciato della tubazione Benché la distanza lineare tra la sorgente ed il borgo sia abbastanza contenuta, essi sono divisi dal letto di scorrimento di un piccolo corso d’acqua che rende difficile un attraversamento frontale. Si è scelto quindi di spostare il tracciato della tubazione più a valle per sfruttare il piccolo ponte esistente sulla strada sterrata che conduce al podere

di Pian del Giglio, e risalire lungo il pendio dal lato Leccia. Per il breve tratto di attraversamento del fosso, la tubatura verrà posizionata in superficie. Come supporto si è scelto di utilizzare il ponte esistente, alla cui struttura viene fissata lateralmente la tubatura. Al fine di evitare le invasive opere di saldatura e di scavo, necessarie per le giunzioni e la deformazione termica delle tubature rigide in acciaio, si è scelto di utilizzare tubazioni flessibili in acciaio corrugato, rispondenti alle caratteristiche specificate nel capitolato generale d’appalto tecnico. La tubazione della rete di distribuzione all’interno del borgo dovrà quindi resistere alle seguenti pressioni di progetto: • Pressione massima in condizioni di esercizio: 5.3 bar • Temperatura massima in condizioni di esercizio: 90 °C • Pressione massima allo scatto della valvola: 9.00 bar La posa della tubazione in rotoli della linea principale, composta da tubazioni del tipo Casaflex© 98/162, DN 80, è stata generalmente agevole.

Conclusioni La costruzione dell’impianto è stata basata sull’utilizzo di tubazioni in acciaio inossidabile flessibili Brugg del tipo Casaflex©. L’adozione di questa tecnologia ha permesso di contenere o eliminare le problematiche riscontrate da parte del committente nel corso della gestione di impianti similari, costruiti con tubazioni in acciaio al carbonio. La posa della tubazione è stata generalmente agevole e rapida, soprattutto nei lunghi tratti della dorsale principale.

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Interferenza AC T.A.V. Studio sull’interferenza indotta dalla corrente alternata su reti in acciaio di distribuzione gas Neutel S.r.l. ha iniziato un processo di rilevamento e studio per misurare e verificare l’interferenza di AC su una rete in acciaio di distribuzione del gas di un proprio cliente, adiacente e intersecante la linea ferroviaria ad alta velocità. Lo scopo di questo studio è quello di capire se le interferenze AC possono alterare le condizioni di protezione delle tubazioni in acciaio dalla corrosione finora garantite dai sistemi a corrente impressa. Per il suddetto studio, Neutel si è avvalsa di nuovi dispositivi di telemetria di propria progettazione e produzione, serie MAX, per la misurazione di diverse grandezze elettriche. Lo studio si è basato sulla rilevazione dei due principali fenomeni che intervengono in questo meccanismo di interferenza: induzione elettromagnetica e conduzione. In riferimento ai fenomeni sopracitati, la specifica tecnica CEN/TS 15280:2006 mette in luce i principali fattori e le limitazioni fino ad ora studiate per rendere bassa la possibilità di corrosione. Il primo parametro controllato è la tensione alternata rispetto alla resistività R del suolo: • 10V dove la resistività del terreno è maggiore di 25 Ohm*m • 4V dove la resistività del terreno è minore di 25 Ohm*m Il secondo ma non meno importante parametro per monitorare la probabilità di corrosione, è la densità AC, con i seguenti intervalli: • Corrosione poco probabile per ica < 30 A/m2 • Corrosione mediamente probabile per valori 30 A/m2 < ica < 100 A/m2 • Corrosione molto probabile se ica > 100 A/m2 La specifica stessa offre un ulteriore criterio basato sul rapporto tra la densità di corrente AC e la densità di corrente DC:

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iAC

Questo criterio è considerato il più affidabile: iDC iAC

• Probabilità bassa di corrosione se i < 5 DC iAC

• Probabilità di corrosione se 5 < i

DC

• Probabilità elevata di corrosione se

< 10 iAC

iDC

>10

I dati raccolti in campo sono stati rappresentati su piano cartesiano facendo uso di un modello grafico redatto dal Politecnico di Milano, in cui sono identificabili tre macro aree: • Zona “unsafe” • Zona “safe with hight PC level” • Zona “safe” Neutel ha utilizzato il dispositivo MAX a 5 canali per la misurazione delle seguenti grandezze: • • • • •

Potenziale Eon continua misurata in V Potenziale Eoff continua misurata in V Densità di corrente Jp continua misurata in Potenziale Eon alternata misurata in V Densità di corrente Jp alternata misurata in

A m2 A m2

Per ogni canale sono stati registrati i valori massimi, medi, minimi e deviazione standard. Per la gestione e raccolta dei dati provenienti dai dispositivi installati in campo è stato utilizzato l’applicativo web della piattaforma denominata DMS. I punti rappresentati sui successivi grafici, sono i valori medi giornalieri, calcolati su 86.400 campioni al giorno, e mettono in relazione la densità di corrente AC con la densità di corrente DC. Le serie di misurazioni delle 5 postazioni si collocano nell’area inferiore del grafico, zona “safe”. Questi punti, utilizzando il criterio della specifica tecnica, sono considerati come protetti da rischio di corrosione.


Analizzando il grafico si può rilevare che le misurazioni del punto A sono un tipico esempio di postazione in prossimità di un alimentatore. Infatti si possono notare sia il valore fisso di corrente DC, che una fluttuazione della sola interferenza di corrente AC; mentre i punti B, C, D ed E sono posizionati sempre più lontani dall’alimentatore con intervalli di distanza di circa 500 metri. Più ci si allontana dal punto in cui è installato l’alimentatore, più anche il valore di corrente DC ha un comportamento instabile, dato dalle correnti disperse nel suolo. Durante l’elaborazione di questi dati si è voluto fare un ulteriore passo in avanti, non soffermandosi solo sui valori medi registrati, ma analizzando anche i picchi massimi registrati e salvati dai dispositivi in campo. In base a questa più dettagliata analisi, si è arrivati a scoprire che alcuni di questi picchi sono oltre alla soglia di protezione definita nella specifica tecnica. La situazione è ben evidenziata nell’ultimo grafico:

In considerazione di quest’ultimo approfondimento e del fatto che le nostre elaborazioni di dati si basino esclusivamente sulla prima armonica di corrente alternata, si è arrivati a formulare le seguenti domande: • Qual è la massima durata affinché questi picchi possano essere considerati trascurabili? • Le altre armoniche, non considerate nello studio, possono essere motivo di corrosione per le strutture metalliche? Si auspica che la comunità scientifica possa arrivare a dare le risposte ai quesiti posti, valutando anche la possibilità di normare le modalità di valutazione del fenomeno descritto. Neutel sta continuando lo studio espandendo l’analisi ad ulteriori punti di misura, così da avere un panorama sempre più rappresentativo e completo di questo fenomeno.


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Tubazioni preisolate sempre più flessibili Le tubazioni flessibili preisolate stanno confermando l’ottimo successo nelle piccole e grandi reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, trovando sempre più spazi in applicazioni estese o in piccole attività, dalle reti derivate da impianti a biogas a reti vere e proprie di teleriscaldamento. Infatti le ottime proprietà di resistenza alle temperature del polietilene reticolato (PeX-a) utilizzato, lo conferma come miglior materiale da utilizzare a temperature fino ai 95°C. Isoplus da molti anni produce tubazioni flessibili in PeX-a nelle versioni singolo e doppio tubo, pehd PN16, rame e acciaio inox ed è in prima linea nel realizzare innovazioni di prodotto che si differenziano nel mercato, dando una svolta alla flessibilità delle tubazioni preisolate con poliuretano. La novità è una guaina esterna in polietilene di nuova concezione con una flessibilità nettamente migliorata, pur mantenendo le stesse proprietà meccaniche e d’isolamento di prima. La nuova tecnologia della guaina rappresenta una parte di un ampio lavoro di sviluppo e di ricerca dei materiali, che ha portato a creare un tubo maggiormente flessibile fino a un 30-35% in più del precedente. Ciò significa maggior facilità d’installazione e maneggiabilità anche alle temperature invernali. La nuova guaina, che sarà utilizzata su tutti i tubi flessibili, manterrà le proprietà meccaniche e un alto livello di isolamento con conducibilità termica λ50 = 0,0218 W/m°K. Tra le novità nelle tubazioni flessibili troviamo il nuovo diametro per il tubo pex da 140mm a rotoli con guaina esterna DE200 mm e il nuovo tubo doppio diam. 75+75/200. Isoplus produce di tubazioni preisolate flessibili e rigide in acciaio, PE, rame, inox, ecc. con stabilimenti produttivi in Germania, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria. In Italia è presente a Villamarzana (RO)

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Nuovi strumenti per la Protezione Catodica La corrosione produce costi stimati attorno al 6% del PIL mondiale. Dal 10 al 25% di tali costi sarebbe evitabile utilizzando tecnologie esistenti. La normativa italiana di settore è tra le più complete, ma è in via d’aggiornamento per tenere conto dei nuovi materiali e delle crescenti co-esistenze di strutture ed utenti nel sottosuolo. L’Italia è Paese leader nella Telesorveglianza, con un’innovativa offerta di servizi e prodotti. In quasi tutti i Paesi, i primi sistemi monitoravano solo gli alimentatori di Protezione Catodica, gli unici punti in cui c’era disponibilità di rete elettrica e comunicazione via cavo. Quando in Italia venne introdotta la Telesorveglianza, la tecnologia permetteva di avere strumenti a uno/due canali di misura, con misure EON in d.c., trasmesse via SMS. Ancora oggi la maggior parte degli strumenti installati ha queste caratteristiche. La gestione dei dati di Protezione Catodica è orientata a seguire l’evoluzione nel tempo e lungo la condotta dei valori di potenziale. Quando si hanno centinaia o migliaia di punti misura è necessario un software che permetta di focalizzare l’attenzione su criticità e anomalie, altrimenti l’attenzione è talmente concentrata sul raggiungimento del Kt>60, che l’analisi dell’efficacia della Protezione finisce inevitabilmente in secondo piano. All’estero, invece, l’unità di monitoraggio remoto tipica è a 4 canali, con misure in a.c. e d.c. e un interruttore ciclico integrato, per effettuare misure EOFF su coupon (la nostra piastrina). I dati sono trasmessi in GPRS, meno dispendioso, più stabile e con un’infrastruttura più semplice per la raccolta dati.

Prospettive

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A marzo è stata pubblicata la norma ISO 15589-1:2015 “Petroleum, petrochemical and natural gas industries -- Cathodic protection of pipeline systems -- Part 1: On-land pipelines”, che rappresenta il punto d’incontro tra norme tecniche europee ed americane. L’effetto di tale norma sarà di dover rivedere o ritirare le varie norme UNI ed EN. Dal punto di vista pratico, anche in Italia si andrà verso la necessità di complementare le misure di EON con misure di EOFF. La gamma di prodotti Tecnosystem è già totalmente compatibile con tale necessità; l’azienda, da sempre impegnata ad innovare, offre anche controllo remoto degli alimentatori, vettori di comunicazione più economici, software disponibile come servizio e come prodotto installabile presso il cliente.


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Quando si dice smart Antonio Cagiano – Responsabile Area di Progetto Technology and Network di Acquedotto Pugliese SpA

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Quando si parla di smart metering spesso ci si riferisce indistintamente sia alla misura di processo acquisita nelle reti idriche dai sistemi di telecontrollo, sia alla telelettura dei misuratori fiscali d’utenza. La misura di processo monitora lo stato di funzionamento dei diversi ambiti funzionali del SII (idrico, fognario e depurazione) e le grandezze misurate/ storicizzate possono essere di tipo idraulico, elettrico, chimico e ambientale, con solo controllo da remoto (telecontrollo), o con automazione locale o da remoto (telecomando). In questo articolo si farà principalmente riferimento alla telelettura in radiofrequenza dei misuratori d’utenza, accennando ai benefici gestionali della smart water grid nella prospettiva della smart city. La telelettura in radiofrequenza dei misuratori idrici ha recentemente visto il moltiplicarsi del numero di operatori, produttori, gestori ed utilizzatori coinvolti in sviluppi tecnologici ed implementazioni pilota. Una spinta importante a questo crescente interesse è riconducibile alla recente attribuzione al soggetto regolatore (AEEGSI con il decreto n. 201/11, convertito nella legge n. 214/11) delle competenze in materia di servizi idrici. In particolare, il comparto della misura (anche non “smart”) è stato già oggetto di Delibere dell’Autorità (643/2013/R/IDR, 536/2013/E/IDR) che hanno avviato un percorso finalizzato alla promozione dell’efficienza del SII, alla cui base vi è appunto la misura. Più specificatamente sulla telelettura l’AEEGSI ha promosso la sperimentazione della telegestione multiservizio di misuratori di gas naturale di classe minore o uguale a G6 e di altri servizi di pubblica utilità, tra cui il servizio idrico, per mezzo della Deliberazione AEEGSI 393/2013/R/GAS. Tale sperimentazione, attualmente in corso, è finalizzata a verificare i potenziali benefici di efficienza economica e di natura sociale nella condivisione di innovative infrastrutture

di comunicazione in logica multi-servizio, che implementino lo smart metering non solo nei settori regolati (energia, gas, acqua), ma anche in altri servizi di pubblica utilità nella prospettiva della “smart city”. Parallelamente, negli ultimi anni nel mercato dei misuratori idrici hanno fatto la loro comparsa diversi contatori smart (statici e non) e l’offerta di soluzioni per la telelettura è diventata sempre più completa e matura tecnologicamente, sebbene ancora poco interoperabile, a causa di frequenze e protocolli di comunicazione non omogenei (quando non proprietari) presenti sul mercato.

Lo smart metering dei misuratori d’utenza Il miglior assetto tecnico e gestionale della telelettura per un gestore varia al variare delle proprie esigenze tecniche ed economiche. Senza ambizioni di esaustività sono di seguito brevemente discussi alcuni aspetti che i gestori affrontano nella definizione di un sistema di telelettura. Modulo radio o smart meter “nativo”? Sino a pochi anni fa, con riferimento ai più diffusi misuratori di utenza di calibro minimo, la telelettura era una funzione opzionale, una intelligenza “acquisita” dai tradizionali contatori meccanici applicando un trasduttore di impulsi (che traduce il movimento meccanico dell’orologeria in segnale digitale) ed un modulo radio alimentato a batteria per la trasmissione dei dati. Solo recentemente hanno fatto ingresso sul mercato veri e propri “smart meters”, ovvero misuratori digitali (con tecnologia di misura differente da quella dei misuratori meccanici: ultrasuoni, elettromagnetici, ecc.) in cui il modulo radio non è più un oggetto opzionale e separato ma è incorporato nel misuratore stesso. Gli attuali prezzi di mercato degli smart meters “nativi” di


calibro minimo sono oltre il triplo di quelli meccanici privi di add-on per la comunicazione radio. Considerando anche il costo di trasduttore impulsi e modulo radio (per alcuni modelli integrati in un unico dispositivo), il costo di un contatore meccanico equipaggiato per la comunicazione radio diventa confrontabile con quello di uno smart meter nativo. Per quanto detto, si ritiene che la diffusione degli smart meter nativi sia subordinata alla diffusione dello smart metering, senza il quale appare illogico investire in apparecchiature più costose senza sfruttarne le potenzialità di telelettura. Walk-by o rete fissa? Indipendentemente dal contatore (smart “nativo” o tradizionale equipaggiato con modulo radio) la telelettura in radiofrequenza può essere implementata in due modalità: “walk-by” (di prossimità) o rete fissa (infrastruttura di comunicazione). La prima prevede l’acquisizione delle letture tramite palmare in dotazione ad un operatore che si muove a piedi, in auto ecc., con una velocità di raccolta dei dati di lettura dei contatori che, in aree urbane, può risultare oltre 10-20 volte maggiore di quella della letturazione tradizionale dei contatori. Con la seconda, l’acquisizione delle letture è automatica attraverso una rete di concentratori, e se necessario anche ripetitori, che raccolgono periodicamente i dati dei misuratori. Tra i limiti della telelettura walk-by, considerando che sarebbe illogico effettuare giri di lettura con frequenza maggiore di un giro ogni 1-2 mesi, vi sono l’impossibilità di acquisire in tempo reale dati di consumo ed allarmi (con la conseguente impossibilità di renderli di disponibili in tempo reale anche agli utenti) e l’esigenza di mantenere squadre di operatori letturisti. Di contro, con il walk-by un gestore del SII può operare in autonomia con il vantaggio di emettere fatture senza consumi presunti, abbattendo i costi di acquisizione delle letture rispetto alla letturazione tradizionale. Dall’altra parte, i sistemi di telelettura a rete fissa consentono la messa a disposizione in tempo reale dei dati di consumo e degli allarmi agli utenti aprendo scenari molto interessanti di smart water grid, di cui si accenna in seguito, nelle quali sono gestiti non solo i dati dei misuratori fiscali ma anche dati di processo finalizzati ad efficientare la gestione. L’implementazione di sistemi di telelettura a rete fissa richiede tuttavia l’installazione e la gestione di una infrastruttura di comunicazione, con le problematiche che questo comporta, in particolare per quanto concerne l’ubicazione degli apparati ripetitori/concentratori. Quale frequenza di comunicazione? La scelta delle frequenze è ampia ma, limitandoci a quelle più diffuse sul mercato della telelettura nell’idrico, le alternative sono la 868 MHz e la 433 MHz. Oggi però esiste una alternativa “emergente”, la 169 MHz. Poco diffusa, ha recentemente subito una forte spinta di “sviluppo” da quando è stata scelta e normata da CIG/UNI per la telelettura nel settore gas e dunque in una prospettiva di telegestione multiservizio potrebbe sfruttare la “scia” del settore gas, sia come infrastruttura di comunicazione che come normativa sul protocollo di comunicazione. In-

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fine, tralasciando qui come detto per motivi di sintesi altri aspetti “classici” ma più “tecnici” (direzionalità, frequenza e metodo di campionamento, soglie, persistenze, grado IP, ecc.), ecco di seguito alcune considerazioni di carattere più generale. È sufficiente avere uno smart meter per aumentare la consapevolezza dei consumi ed il risparmio della risorsa idrica? Uno dei principali obbiettivi delle soluzioni di smart metering e, più in generale della smart grid, è quello di offrire ai consumatori la consapevolezza dei propri consumi per indurre comportamenti volti al risparmio della risorsa. Ebbene in situazioni come quelle dell’idrico dove spesso il contatore è condominiale e comunque spesso le utenze sono dotate di riserva idrica, l’effetto consapevolezza non sarebbe così immediato. Ci sono poi studi che hanno dimostrato che, in ogni caso, la consapevolezza del consumo in “metri cubi”, anche se immediata (display smart home), induce comportamenti volti al risparmio meno evidenti di quelli indotti dalla consapevolezza del consumo in “euro” (tipo rifornimento carburante), più difficile da realizzare e meno diffusa. È semplice gestire la grande mole di dati che inevitabilmente produce lo smart metering? Inevitabilmente infatti i gestori dovrebbero considerare un adeguamento dei propri sistemi informativi (e probabilmente dell’organizzazione aziendale) per gestire e sfruttare al meglio la grande quantità di dati generata dalla telelettura.

I benefici dello smart metering e la prospettiva smart water grid

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La telelettura dei contatori idrici d’utenza offre una serie di benefici: • Eliminazione delle incertezze della fatturazione (fatture con consumi presunti) • Più efficace controllo del malfunzionamento dei contatori e delle frodi • Segnalazione all’utente di probabile perdita nel suo impianto interno • Erogazione di servizi post-contatore • Possibilità di applicazioni smart-home per una maggiore consapevolezza dei consumi • Corretto dimensionamento dei contatori. I dati di misura tele-letti possono essere integrati con quelli di grandezze quali la pressione, i parametri di qualità dell’acqua, i dati della sensoristica acustica per la ricerca perdite, acquisiti nelle reti di distribuzione. Questa integrazione genera un unico modello di gestione “intelligente” della rete, la cosiddetta. smart water grid. In tal caso ai benefici sopra elencati si aggiungono come noto i seguenti: • Contenimento e controllo delle perdite fisiche, migliorando la localizzazione delle perdite occulte e riducendo il tempo di intervento • Calibrazione dei modelli di simulazione del funzionamento delle reti • Bilancio idrico misurato (e sincrono in AMR) tra volume immesso in rete e fatturato

• Possibilità di regolazione continua della pressione di rete al “punto critico”, metodologia ottimale di controllo delle perdite. Nell’ottica di un’analisi costi-benefici per la realizzazione di una infrastruttura di telelettura radio a rete fissa, andrebbe considerato il fatto che se i dati di pressione, la sensoristica di rete, i comandi delle valvole potessero sfruttare la stessa infrastruttura in radiofrequenza eventualmente predisposta per la telelettura, potrebbero considerevolmente “potenziare” (in numero di sensori e velocità di comunicazione) la suddetta smart water grid.

Esperienza di Acquedotto Pugliese Acquedotto Pugliese S.p.A. ha dedicato grande attenzione al tema della misura (smart e non). Ha attuato un piano pluriennale di sostituzione massiva di contatori sostituendo in 5 anni circa 480.000 unità (oltre il 50% dell’intero parco). L’età media del parco contatori si è ridotta di circa 10 anni. L’approvvigionamento dei nuovi misuratori in Acquedotto Pugliese prevede, a partire dal 2005, il requisito obbligatorio di predisposizione alla telelettura. Nel 2009 ha installato un nuovo e moderno banco prova per contatori d’acqua. A partire dal 2010 sono stati implementati i seguenti progetti pilota di telelettura: • Telelettura a rete fissa della rete di Poggiorsini (BA) con comunicazione radio in frequenza 868 MHz. La rete è costituita da circa 500 moduli radio, 25 ripetitori autoalimentati ubicati su pali della pubblica illuminazione ed un concentratore di raccolta e trasmissione dei dati. L’impianto di telelettura consente di determinare il bilancio idrico sincrono ogni 30’. • Telelettura a rete fissa di 1.200 misuratori del Comune di Bari con comunicazione radio in frequenza 169 MHz, frequenza normata da CIG/UNI per il settore gas. L’attività si inserisce nel progetto pilota di telegestione multiservizio promosso da Amgas, AQP, Enel Distribuzione e Comune di Bari e finanziato dall’AEEGSI con delibera n. 393/2013/r/gas. • Monitoraggio in remoto “punto-punto” con comunicazione dati ogni 15’ GSM/SMS di 100 contatori di grandi utenze (carceri, ospedali, grandi condomini); ulteriori 125 postazioni sono in corso di implementazione. • Telelettura “walk-by” dei 1.200 contatori dell’intera rete di Cellamare (BA). Il progetto ha previsto l’equipaggiamento dei contatori con modulo radio integrato esterno i cui dati sono trasmessi, in frequenza 868 MHz, su un palmare in dotazione ad un operatore che si muove a piedi o in auto. L’autore Antonio Cagiano - a.cagiano@aqp.it Ingegnere civile, specializzato in smart metering e misura dei consumi idrici. Dal 2005 lavora in Acquedotto Pugliese SpA ed ha partecipato alla implementazione dei principali progetti relativi al monitoraggio dei consumi ed alla riduzione delle perdite amministrative (progetti di telelettura, gestione del nuovo laboratorio - banco prova, direzione lavori del piano triennale di sostituzione di 240.000 contatori).




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Gestione di una rete Smart Multiutility Silvia Tonoli, Servizi alla Distribuzione – Gruppo A2A Sistemi di Telelettura Fluidi

L’introduzione degli obblighi di sostituzione massiva dei contatori gas con smart meter dotati di telelettura sta comportando un grosso onere da parte del Distributore Gas, che deve ottimizzare i propri costi interni di gestione per poter affrontare la sfida del mass market. Per ottemperare agli obblighi normativi previsti dalla norma UNI TS 11291, A2A ha iniziato a posare una rete radio a 169MHz e sta sperimentando altre forniture quali acqua e calore. A2A sta inoltre valutando la possibilità di estensione della rete a sensori di rete e cestini della nettezza urbana. Con la telelettura dei contatori dell’acqua, A2A sarà in grado di avere un migliore e puntuale monitoraggio della rete idrica con lo scopo di individuare nel più breve tempo possibile le perdite ed intervenire limitando gli sprechi, attività importante ma di certo troppo onerosa per essere sostenuta solo dai distributori idrici. Con l’aggiunta di sensori di pressione, temperatura e portata sulla rete del calore è inoltre possibile effettuare un vero e proprio monitoraggio della rete con lo scopo di intervenire prontamente nel caso di perdite o anomalie

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e ottimizzare i consumi di energia in relazione alle reali necessità degli utenti. Con la telelettura dei contatori del calore A2A potrà rendere noto ai clienti le eventuali perdite, fatturare i consumi in modo più preciso e rispondere anche ad eventuali necessità di accesso a dati storici senza l’obbligo di entrare all’interno dell’abitazione. Infine, la telelettura dei cestini della nettezza urbana potrà garantire un’ottimizzazione dei percorsi di svuotamento nonché la possibilità di intervenire prontamente in caso di anomalie quali ad esempio incendio ed atti vandalici. La rete radio realizzata da A2A ed in corso di sviluppo è basata sul protocollo Wireless M-Bus a 169MHz secondo i requisiti richiesti dalla normativa gas ad oggi in vigore (nota 1) e, per sfruttare al meglio l’utilizzo di questa rete, A2A ha scelto di sperimentare su di essa la trasmissione dei dati di tutte le sue forniture. Il protocollo WM-Bus su frequenza 169MHz è stato scelto dai membri del CIG dopo una lunga analisi per le sue principali caratteristiche (lungo raggio, basso consumo di batteria ed un protocollo standard di comuni-

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Figura 1. Problema del “terminale nascosto”

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cazione) che ben si adattano non solo al gas ma anche ai dispositivi aggiuntivi che A2A sta sperimentando. Nonostante le caratteristiche positive di questo protocollo esistono alcuni punti critici da affrontare nello studio e nella realizzazione della rete per evitare la perdita di dati, consumi anomali ed il degrado della qualità della rete stessa con l’aumentare del numero di dispositivi presenti sullo stesso territorio. Entriamo nel dettaglio: per poter ottemperare agli obblighi normativi i dispositivi gas possono comunicare sino a 4 volte al giorno, in ognuna di esse il contatore si sveglia in modo random all’interno della giornata e ascolta il canale (tecnica Listen Before Talk), se è libero procede con la comunicazione dei suoi dati al concentratore, se è occupato attende un tempo random prima di riprovare la comunicazione. Questo meccanismo consente al misuratore di contenere il consumo energetico ma non è esente da problemi. Ad esempio, in riferimento alla figura 1, nel momento in cui il dispositivo A si sveglia e comunica con il concentratore C (dopo aver verificato che il canale sia libero), non è escluso che in contemporanea l’apparato B stia comunicando con il concentratore in una zona al di fuori del suo raggio di azione e che pertanto non riesca ad essere visto da A. La comunicazione simultanea dei due apparati genera una collisione tra i pacchetti con la conseguenza che nessuno dei due venga effettivamente ricevuto dal concentratore. Con l’aumentare del numero di dispositivi posati nella stessa area questo problema diventa sempre più rilevante e, di conseguenza, il gestore della rete di comunicazione deve esserne consapevole e mettere in atto dei meccanismi di prevenzione per non far degenerare le prestazioni globali della comunicazione. Oltre ad aumentare il numero di concentratori sul territorio (che non elimina il problema), tra i meccanismi più efficaci c’è il controllo dei canali di comunicazione. Infatti il protocollo WM-Bus a 169MHz può lavorare su sei canali distinti: le comunicazioni che avvengono su uno di essi non entrerebbero pertanto in conflitto con quelle che avvengono negli altri, evitando il problema descritto. Nonostante il problema della collisione in questo secondo scenario sia evitato, non è comunque da escludere un deterioramento delle prestazioni sulla rete dovute all’interferenza tra le comunicazioni che avvengono su canali adiacenti rendendo di conseguenza il segnale molto più debole, come rilevato da studi recenti (nota 2). I problemi descritti, legati sia alle collisioni che all’interferenza, non causano solo una maggiore perdita di informazioni ed un degrado globale delle prestazioni della rete, ma costringono i dispositivi ad un maggiore utilizzo di batterie per effettuare le proprie comunicazioni con un’incidenza sulla vita del dispositivo ed un aumento dei costi del Distributore. Lo scenario descritto applicato al solo mondo gas è già complesso, ma la difficoltà aumenta di conseguenza con l’aumentare delle forniture/servizi realizzati sulla stessa rete a 169MHz anche a fronte della pubblica-

zione del Documento per la consultazione 416/2015/R/ EEL (nota 3). Il DCO 416/15 infatti prevede che i nuovi misuratori di energia elettrica siano sviluppati utilizzando un duplice canale di comunicazione. A fianco del classico canale in powerline viene aggiunta la possibilità di sfruttare un secondo canale radio a 169MHz presente sul misuratore elettrico. Il contatore elettrico di seconda generazione utilizzerà pertanto come canale primario di comunicazione il modulo PLC e come canale di backup uno dei sei canali radio previsti a 169MHz dal WM-Bus generando, di conseguenza, una mole di dati aggiuntiva non trascurabile dovuta anche al fatto che il contatore elettrico, a differenza degli altri, gode di un’alimentazione continua e genera mediamente un traffico maggiore rispetto alle altre forniture, facendo aumentare la probabilità di episodi di interferenza o collisione di dati. Concludendo, la realizzazione di un’infrastruttura di rete radio a 169MHz è di certo di forte interesse per il Distributore che ha vantaggio a sfruttarla estendendone l’utilizzo ad altre forniture. Tuttavia, in questo contesto multiservizio e con l’introduzione di contatori elettrici di seconda generazione - con la possibilità di trasmettere sugli stessi canali - diventa necessario che, in presenza di più operatori sullo stesso territorio (gas ed elettrico), la condivisione della banda sia il frutto di uno studio, una condivisione dei processi ed una verifica operativa in campo che consenta di ridurre al minimo i fenomeni di conflitto per l’utilizzo condiviso del mezzo di comunicazione.

Nota 1. UNI/TS 11291-8:2013 “Sistemi di misurazione del gas - Dispositivi di misurazione del gas su base oraria Parte 8: Protocolli per la Telegestione dei Gruppi di Misura per la rete di distribuzione”. Nota 2. G. Barillaro, R. De Bonis, E. Vinciarelli “Dallo Smart Metering alla Smart Urban Infrastructure”, Notiziario Tecnico Telecom Italia numero 3/2013. Nota 3. Documento per la consultazione 416/2015/R/EEL “Sistemi di Smart Metering di seconda generazione per la misura di energia elettrica in bassa tensione” Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico.

L’autore Silvia Tonoli silvia.tonoli@a2a.eu Responsabile “Sistemi di Telelettura Fluidi” A2A Servizi alla Distribuzione. Ha partecipato al gruppo di lavoro CIG per la stesura della norma UNI TS 11291 ed è responsabile della funzione Sistemi di Telelettura Fluidi. Con il suo gruppo segue l’implementazione della Delibera 117/15, la telelettura gas, sperimentazioni multiservizio e l’evoluzione normativa del settore.


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Aspetti del sistema dello smart metering gas Qualità complessiva e affidabilità del sistema di esercizio della misura elettronica

Grafico 1

Luciano Baratto, Anigas – Affari Regolatori - Tommaso Poncemi, Utilitalia – GdL Misura L’attività di monitoraggio avviata, fin dall’anno 2014 da ANIGAS e Utilitalia (allora Federutility), aveva il fine di analizzare i principali fenomeni che interessavano il comparto della misura gas nella fase di roll out degli smart meter gas. Tale attività è stata svolta anche con la finalità di rendere edotta l’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico con una sufficiente frequenza dello stato di adeguamento delle Imprese al programma di installazione deliberato. Il monitoraggio è proseguito nel corso del 2015 – i dati esposti nel seguito sono relativi al primo Report semestrale dell’anno 2015 – e le citate ANIGAS e Utilitalia, con ASSOGAS interessata nel corso del 2015, hanno continuato la rilevazione di dati significativi per le finalità dell’attività. I dati relativi al secondo Report semestrale 2015 – con aggiornamento al settembre 2015 - sono stati elaborati e trasmessi agli Uffici dell’Autorità. Da queste rilevazioni emerge: una forte accelerazione dell’attività di installazione fra i Distributori, a seguito di una maggiore aderenza delle consegne da parte dei Produttori agli impegni assunti in sede di aggiudicazione delle gare; una costante crescita della telelettura delle apparecchiature installate – in linea con gli ob-

blighi regolatori; la riconferma della costante revisione dei parametri tecnici delle apparecchiature consegnate ed installate; l’accentuata e crescente complessità del sistema di telecomunicazione a servizio dell’attività di misura. Le associazioni dei Distributori gas hanno convenuto di monitorare la qualità complessiva del sistema di smart metering gas 2015 quando sono effettivamente iniziate le installazioni massive di smart meter domestici (per i calibri uguali o minori a G6).

Il campione Le associazioni hanno analizzato i dati forniti dalle aziende associate aderenti all’iniziativa: 22 imprese di distribuzione di cui 13 di grandi dimensioni (più di 200.000 clienti serviti) e 9 di medie dimensioni (da 100.000 a 200.000 clienti serviti). In termini di punti di riconsegna attivi, il campione (16.700.000) rappresenta il 74,4% del totale nazionale (22.400.000). Il monitoraggio della qualità è stato preceduto da una survey dei dati quantitativi al 31 marzo 2015 delle forniture, confrontando i piani di consegna dei smart gas

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meters contrattualizzati tra Distributori e produttori con i dati delle consegne realmente effettuate, dei misuratori installati e messi in servizio. Con riferimento al periodo aprile 2014-marzo 2015 sono stati raccolti i seguenti dati di quantità mensili rappresentati nel grafico 1: • numero di misuratori da fornire contrattualmentemente nel mese • numero di misuratori effettivamente consegnati nel mese • numero di misuratori installati nel mese (dato raccolto a partire dal gennaio 2015) • numero di misuratori arruolati nel mese (dato raccolto a partire dal gennaio 2015).

Quantità e tipo di smart meters Le informazioni e i dati di qualità/affidabilità delle forniture riguardano sette fornitori nazionali e stranieri nelle tre tecnologie di misura volumetrica, ultrasonica e massica (nel grafico 2 la ripartizione % tra le tre differenti tecnologie di misura e nel grafico 3 le % di fornitura di ciascun fornitore).

Qualità delle forniture e criteri di valutazione La qualità delle forniture è stata valutata secondo criteri di stabilità di prodotto (versioni rilasciate, aggiornamenti SW effettuati, ecc) e di affidabiltà (guasti all’HW del modulo di misura e comunicazione, apparati resi, ecc). I distributori hanno fornito i seguenti dati, articolati per fornitura e fornitore: • numero delle versioni firmware che il costruttore ha rilasciato a partire dalla prima fornitura • numero totale degli aggiornamenti firmware da effettuare (numero guasti modulo di misura: numero di anomalie dell’apparato per guasti HW (disallineamenti orari, display guasto, allarmi invalidanti misura, immotivata chiusura elettrovalvola, ossidazione circuiti interni, ecc) numero guasti modulo di comunicazione: numero di anomalie dovute a guasti dell’apparato di comunicazione (guasto modem, errata configurazione di fabbrica, esaurimento precoce batteria, bug gestione porta seriale, ecc.) • numero apparati resi in garanzia: numero di apparati che a fronte di guasti o malfunzionamenti sono stati resi in garanzia al costruttore.

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Grafico 2

Vale la pena sottolineare che, relativamente ai G4/G6, i dati relativi al malfunzionamento della comunicazione sono da considerarsi sottostimati poiché solo per il 7,5% dell’installato è stata attivata la funzionalità di telelettura. L’analisi dei dati rilevati nel trimestre evidenzia ancora un alto tasso di difettosità tipica di apparecchiature innovative di prima generazione. L’immaturità dei prodotti si evince anche dal significativo numero di versioni firmware rilasciate e i conseguenti ripetuti aggiornamenti effettuati sia su apparecchiature in corso di installazione sia in servizio, con conseguente diminuzione della durata prevista delle batterie. Oltre alle anomalie risolvibili con aggiornamenti firmware sono stati riscontrati anche guasti hardware al modulo di misura e al modulo di comunicazione (disallineamenti orari, display, modem, errate configurazioni di fabbrica, ecc.). Per le rilevazioni raffrontabili con il campione di imprese in un precedente rapporto, un lieve miglioramento riguarda il tasso di medio di apparecchiature rese in garanzia, diminuito dallo 0,35% allo 0,27%: in particolare i guasti hardware più ricorrenti sono da attribuirsi al cattivo funzionamento del display, al prematuro esaurimento della batteria o a problematiche di contatti elettronici con ricadute sui circuiti di misura e/o del modulo di comunicazione. Un ulteriore elemento di valutazione è che tali percentuali di guasti e numero di versioni software rilasciate aumentano in modo significativo sui fornitori nuovi nel mercato dei meter, e che presumibilmente necessitano di un maggior periodo di ramp-up per mettere a punto il loro prodotto su quantità massive.

Considerazioni qualità La scarsità di prodotti disponibili sul mercato non ha ancora consentito alle imprese di distribuzione di selezionare i fornitori sulla base della qualità dei contatori forniti, in quanto preoccupate dall’impellente necessità di rifornirsi di prodotti in numero sufficiente a consentire il raggiungimento degli obblighi imposti: in definitiva, l’esigenza di rispettare gli obblighi del Regolatore ha reso le imprese di distribuzione deboli nei confronti dei fornitori. Nonostante l’impegno costante, si può constatare che solo pochi fornitori sono riusciti a migliorare la qualità

Grafico 3


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Figura 1

dei prodotti forniti, mentre per molti modelli, pur omologati e certificati, una volta testati per la lo loro messa in servizio hanno rilevato problemi di funzionalità e qualità (inoltre, per la tipicità di funzionamento di alcune tipologie di smart meter, si è riscontrata anche una carenza a livello di “norma di prodotto”). Considerando poi il sistema telelettura come un sistema ingegneristico complesso (figura 1), se alle considerazioni relative alla scarsa qualità dei gruppi di misura forniti si estendono le medesime valutazioni a tutti gli elementi che consentono il funzionamento della catena della telelettura, si evidenzia che l’affidabilità complessiva del sistema è al momento bassa. Approssimando il sistema in un insieme di sotto-processi in serie, l’affidabilità complessiva è data dal prodotto delle affidabilità dei singoli sotto processi/elementi: • gruppi i misura, che oltre alla difettosità di prodotto ampiamente descritta, possono essere parametrizzati “non a specifica” in fabbrica • concentratori e rete RF, che a loro volta possono subire guasti o necessitare di aggiornamenti firmware e debugging, o scontare errori di progettazione • SAC e altri sistemi software, che stanno richiedendo continua manutenzione per debugging, aggiornamenti di versioni, integrazione con altri sistemi software in uso al Distributore. Tutti i sotto processi individualmente, e, di conseguenza anche l’intero processo di telelettura, sono chiaramente collocabili all’inizio della curva “a vasca da bagno”, che rappresenta tipicamente l’elevato tasso di difettosità dei sistemi non maturi (grafico 4). Ogni soggetto della filiera, nel proprio ambito di attività, sta sperimentando e superando in proprio e individualmente gli ostacoli che si manifestano; alcune criticità erano preventivabili, altre evidentemente no. I Distributori si sono messi in gioco per implementare un sistema complesso e stanno investendo in quanto soggetti obbligati, cambiando organizzazioni aziendali,

Grafico 4

specifiche, procedure, costruendo competenze aziendali nuove. Tuttavia l’affidabilità del sistema telelettura gas è ancora lontana da quella del sistema elettrico. La relazione è stata presentata all’UNI-CIG FORUM 2015 Gli Autori Luciano Baratto Luciano.baratto@anigas.it Laureato in chimica industriale, dal 1982 opera nel settore del gas naturale e delle utilities. Dal 2003 è responsabile degli Affari Regolatori di Anigas, Associazione Nazionale Industriali Gas. È membro del board del Comitato Italiano Gas ente di Normazione federato UNI. Fa parte come rappresentante italiano del Comitato Distribuzione dell’International Gas Union (IGU) e di Eurogas. Tommaso Poncemi Tommaso.Poncemi@gruppoiren.it Laureato in ingegneria meccanica, dal 2004 lavora nel settore delle utility dopo un’esperienza di alcuni anni nell’industria meccanica. Dal 2010 è responsabile Metering in Iren Emilia e dal 2015 è responsabile di Gestione Impianti Utente nella BU Reti di Iren.

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PUBBLIREDAZIONALE

ITRON

Sistema per la telelettura massiva dei contatori gas Nell’ambito del Forum CIG che si è tenuto a Milano nel mese di ottobre, Itron ha avuto l’opportunità di presentare la propria soluzione per la telelettura massiva dei contatori gas. Da poco tempo il CIG ha terminato l’iter normativo con la messa a disposizione di specifiche atte a garantire, anche tramite certificazione di terza parte, la conformità con i requisiti stabiliti dall’Autorità per l’Energia, il Gas e il Sistema idrico. A fronte di discussioni sempre attive sulla fattibilità di un tale progetto, Itron ha voluto raccogliere la sfida e rispondere nei fatti, presentando un sistema completo pienamente conforme alle Norme CIG. Il sistema è costituito da Contatori, Concentratori, SAC. Quest’ultimo gestisce in moduli separati le funzioni di: raccolta dati e presentazione, gestione di rete, gestione sicurezza, gestione delle attività di campo. Non mancano i necessari terminali locali (HHU). La complessità delle interazioni tra i componenti del sistema non è da sottovalutare, viste la quantità e qualità di informazioni da scambiare: non si tratta solo di ‘misure accurate e tempestive’, che comunque rappresentano l’obiettivo più importante, ma anche di tutti i dati relativi alla gestione del parco installato e della rete, e dei loro indicatori

di qualità. Soprattutto, ci sono stringenti requisiti di sicurezza e privacy, previsti dalla legge. Un sistema completo offre in tal senso migliori garanzie in quanto, rispetto ad un ‘patchwork’ di elementi eterogenei, rende molto più semplice la gestione del funzionamento giorno per giorno, garantisce la sicurezza dell’intero sistema, ed evita lunghe e costose operazioni di messa a punto. La soluzione, denominata Choice Connect Network, si basa sulla pluriennale esperienza in campo e sulla solida ricerca che all’estero ha già visto Itron realizzare reti simili ed installare contatori intelligenti in milioni di punti. Essa offre al mercato un insieme completo di servizi ‘chiavi in mano’ a partire dalla pianificazione di rete, attraverso la gestione globale del progetto fino ai servizi gestiti di lettura. La soluzione viene anche proposta in modo da adattarsi ai diversi modelli di business previsti dal Regolatore. Non viene comunque meno, naturalmente, la disponibilità di singoli elementi ove questi si debbano innestare in soluzioni preesistenti di terzi. Ancora una volta Itron dimostra come le tecnologie di smart metering possano aiutare a gestire le complessità di questi progetti e a costruire una rete di distribuzione gas efficiente e sostenibile.

Comune di Bari e AQP per la telelettura delle utenze

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Le più avanzate tecnologie di misura insieme all’adozione di sofisticati sistemi di autolettura sono le ultime, rilevanti novità pianificate dall’Acquedotto Pugliese Spa per la città di Bari, come illustrato nel corso di una conferenza-stampa presso il municipio del capoluogo pugliese. A presentare l’interessante progetto, frutto di una convenzione tra l’AQP e il Comune di Bari, Nicola Costantino, Amministratore Unico della società, e Antonio Decaro, sindaco di Bari. Si tratta di un importante pacchetto di servizi a valore aggiunto, studiato espressamente per i Grandi Clienti dell’AQP, tra cui, appunto, l’amministrazione comunale di Bari, che con le sue 637 posizioni contrattuali di utenza e i 530mila mc/anno di acqua consumata, risulta al secondo posto per utilizzo di acqua in Puglia. Punti di forza del nuovo piano tecnologico sviluppato dall’AQP, sono l’introduzione di misuratori idrici digitali di ultima generazione e un servizio di smart city, imperniato sulla lettura a distanza e con maggior frequenza dei dati relativi ai consumi. Il nuovo apparato tecnologico potrà contare su 500

misuratori elettromagnetici, in sostituzione degli attuali misuratori meccanici, con una tecnologia evoluta di misurazione ad alta precisione, già integrata con un sistema di comunicazione. Il servizio riguarderà anche la lettura radio, la rilevazione e registrazione in loco dei consumi con frequenza di 30 minuti, la rilevazione dei dati dai misuratori, con una frequenza di 2 letture per mese, il monitoraggio delle utenze basato su profili di consumo orari.

Antonio Decaro e Nicola Costantino


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Case history

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Il gas in Sardegna Quattro lavori interessanti sono stati recentemente eseguiti a Cagliari dalla DE.MO. di cui 3 commissionati da IsGas S.p.A. ed il terzo CBR Società Cooperativa Braccianti Riminese. Gli interventi di IsGas consistevano nel dover abbassare di circa 4 metri, per un tratto lungo ben 24 metri, 3 tubazioni in esercizio. Gli interventi svolti per IsGas si rendevano necessari in quanto, prossimamente, dovrà essere eseguito un canale di scolo per le acque bianche che andrà a intersecare proprio le tubazioni del gas esistenti. È stato quindi necessario abbassare preventivamente questi tubi. La necessità inderogabile era quella di non interrompere il servizio di distribuzione del gas. La tratta era composta da tubazioni comprese tra DN 400 e DN 300 in Media Pressione e un DN 200 in Bassa Pressione. Abbiamo chiesto a Francesco Dettori direttore dei lavori come è stata trovata la soluzione. “Per eseguire il lavoro ci siamo avvalsi della collaborazione della ditta Ravetti che ci ha fornito l’attrezzatura con nolo a caldo. Si tratta di “Tamponatrici” per la me-

dia pressione e Introbag per la bassa pressione”. “Le macchine – ha continuato Dettori - disponevano anche del Bypass necessario per assicurare il passaggio del gas durante le operazioni di taglio e saldatura delle nuove opere”. Il lavoro svolto per CBR invece consisteva nell’inserimento di un pezzo a Tee su condotta in gas DN400 di Media Pressione. L’esecuzione si è resa necessaria per poter fornire gas ad una nuova zona di rete della città di Quartu Sant’Elena. Il Tee (ridotto al centro a DN250) portava una valvola di Media Pressione interrata. Ci siamo rivolti a Francesco Dettori per conoscere la sua impressione da questa esperienza diretta. “Non abbiamo avuto nessuna difficoltà – ci ha confermato – entrambi i cantieri sono stati portati a termine in due settimane, così come era stato previsto in fase di progetto. Si tratta di una soluzione innovativa che ci permette di lavorare in sicurezza senza gravare con danni sociali sugli utenti, che hanno potuto usufruire con continuità del servizio”.

In alto: Il lavoro commissionato da CBR Società Cooperativa Braccianti Riminese In basso: Alcune immagini dei lavori per IsGas S.p.A.

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La Cyber Security e i rischi per le infrastrutture critiche Trend e strategie d’intervento

Fabio Battelli – Director di Deloitte ERS Il World Economic Forum ha recentemente confermato la rilevanza dei Cyber Risk (o rischi cibernetici) nel periodico studio sullo stato dei rischi globali che incombono sul pianeta (WEF Global Risk 2015). È particolarmente rilevante notare come il rischio Cyber abbia raggiunto livelli di impatto e probabilità simili ai rischi che da sempre caratterizzano l’umanità, quali la siccità, i cambiamenti climatici o la disoccupazione. Tutto ciò conferma quanto la società moderna sia fortemente dipendente dalle infrastrutture Cyber. Allo stato attuale gli attacchi Cyber a tali infrastrutture, soprattutto quando connesse con l’erogazione dei servizi primari, quali l’energia, l’acqua, i trasporti, ecc., possono seriamente compromettere le fondamenta di una società moderna, fino ad arrivare all’incolumità stessa delle persone. Nonostante questi dati, il rischio Cyber continua ad essere ancora sottostimato dalla maggior parte delle organizzazioni appartenenti ai diversi settori produttivi. La mancata o ridotta percezione contribuisce naturalmente ad un aggravio di tali rischi, che sono peraltro stimati in crescita nel prossimo decennio. Il fenomeno riguarda i principali settori industriali, tra i quali anche quello strategico dell’energia (Energy e Resources). Secondo altri recenti studi (McAfee, Economic impact of cybercryme II, 2014) il costo mondiale associato al Cyber Crime ha raggiunto circa i 400 Miliardi di dollari. Tale valore stima sia i costi diretti (denaro sottratto a causa del crimine stesso), sia i danni indiretti sull’economia reale (danno di immagine, perdita di fatturato, costi di ripristino, ecc.). Simili cifre sono del tutto paragonabili agli introiti provenienti dai crimini più “tradizionali”, quali ad esempio il traffico di stupefacenti, stimato a sua volta in circa 411 miliardi annui. Il settore dell’energia, incluso quello dell’Oil & Gas, oltre al Cyber Crime in senso stretto, deve fare i conti con la necessità di proteggere infrastrutture primarie a livello di sistema paese. L’origine dei rischi in questo senso è strettamente connessa all’evoluzione dei sistemi di controllo industriale (i cosiddetti sistemi SCADA/ICS), che sono passati da sistemi dedicati ed isolati a sistemi sempre più interconnessi con le altre reti aziendali. L’inevitabile processo di innovazione, iniziato con la necessità di fornire servizi con crescenti livelli di Qualità e Sicurezza (intesa in questo caso come safety), ha comportato il bisogno di una maggiore interdipendenza

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Figura 1. Global Risk Landscape 2015 (WEF)

Figura 2. Propagazione della minaccia Cyber dalle reti aziendali alle infrastrutture Oil & Gas

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tra i sistemi di controllo industriale e quelli preposti alle funzioni di business (fatturazione, monitoraggio dei livelli di servizio, ecc.). Ad esempio la liberalizzazione del mercato dell’energia richiede alle aziende O&G di condividere costantemente i dati relativi alla produzione e alle riserve con gli operatori del mercato. Ciò comporta un accesso spesso diretto ai sistemi SCADA per fornire dati in tempo reale, con una notevole esposizione ai rischi di Cyber Security. Tale scenario, se da un lato ha prodotto maggiore efficienza operativa e servizi a valore aggiunto, dall’altro ha favorito un sensibile innalzamento dei rischi legati alla Cyber Security. Oggi una minaccia di Cyber Security, quale ad esempio un malware o un attacco DoS (Denial of Service), ha più facilità di propagarsi, fino ad arrivare ai sistemi di controlli della produzione, proprio in virtù di questa interdipendenza diretta tra i sistemi SCADA e quelli aziendali. In un simile scenario le conseguenze sarebbero diverse e particolarmente rilevanti. A titolo esemplificativo e non esaustivo:

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Impatto sulla sicurezza nazionale Riduzione o interruzione della produzione Incidenti o decessi del personale Danneggiamenti alle infrastrutture Danni ambientali Violazioni di normative e conseguenze legali Danni di immagine e reputazionali Perdita di informazioni confidenziali.

La strategia di intervento per contrastare l’evoluzione degli scenari proposti dovrebbe essere basata su tre direttrici principali: • Protect Realizzare le misure di sicurezza in un’ottica “risk-based” per contrastare le minacce conosciute e quelle emergenti, oltre a garantire la conformità a leggi e standard di settore. Ciò si traduce in una protezione specifica anche per reti e sistemi SCADA/ICS. • Detect Individuare le violazioni e le anomalie attraverso una consapevolezza diffusa di ciò che accade nell’organizzazione, ad esempio ricorrendo al monitoraggio integrato con fonti di Cyber Intelligence • Respond Sviluppare ed attuare le capacità per il ripristino tempestivo dell’operatività in caso di incidenti e violazioni, anche valutando l’opportunità di istituire un CERT (Computer Emergency Response Team) L’Autore Fabio Battelli - fbattelli@deloitte.it Ha maturato oltre 15 anni di esperienza nella consulenza ICT Security, lavorando come trusted advisor per numerosi clienti pubblici e per le principali infrastrutture critiche nazionali coinvolte nell’erogazione di servizi primari nei trasporti, energia, telecomunicazioni ed istituti finanziari. Ha sviluppato competenze significative nella progettazione e realizzazione di Security Operations Center (SOC) e Computer Emergency Response Team (CERT). Oggi è Director di Deloitte ERS (Enterprise Risk Services). È docente di master e corsi di alta formazione per Information Security Manager.


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Un esempio da esportare in tutta Italia

Il caso Bologna e le possibilità di sviluppo nel territorio sono stati al centro di un interessante incontro svoltosi a Bologna e promosso da Laboratori Guglielmo Marconi. L’attività svolta per il cablaggio dell’intera città e l’eccellenza dei risultati sono stati presentati non nella loro veste tecnologica ma nell’analisi dei vantaggi e dei numerosi servizi a cui potranno accedere i cittadini grazie alla rete in fibra ottica bolognese. Raffaele Donini, Assessore infrastrutture e Agenda Digitale Regione Emilia Romagna e Matteo Lepore, Assessore Economia e Promozione della Città, Agenda Digitale, Comune di Bologna, sono stati concordi nell’affermare che la banda ultra larga, presente oggi in ogni casa bolognese ed accessibile a tutti gli abitanti, è certamente fattore abilitante per lo sviluppo del territorio. L’Italia, che si trova oggi all’ultimo posto europeo, ha davanti a sé poco tempo per mettersi al passo con gli altri Paesi e dotarsi di una rete adeguata. Infatti entro il 2020 l’Europa ci chiede di fornire 30Megabit per tutti e 100Megabit per almeno il trenta per cento della popolazione, un traguardo non facile da raggiungere.

Roberto Spagnuolo, che ha illustrato la situazione in cui versa il nostro Paese, ha sottolineato come in questo momento sia necessario pensare a un futuro “più grande”, nella consapevolezza che la richiesta di velocità aumenterà in maniera esponenziale, ma che al contempo solo una maggior offerta di servizi potrà portare il Paese a quello sviluppo sociale ed economico equiparabile al resto dell’Europa. “Bologna si è dotata di una rete che consente ad ogni cittadino di navigare a 300 Mbt e dove la fibra arriva in ogni casa senza essere “frenata” dai doppini in rame” ha detto Spagnuolo. “La ADSL va rifatta - ha continuato - inutile procedere ad aggiustamenti, ogni minuto perso è un passo indietro per la Nazione”. Il Comune di Bologna, che a suo tempo mise a disposizione le proprie reti libere e quelle semaforiche perché fossero utilizzate per la fibra, ha dato un impulso eccezionale al cablaggio della città che ha potuto ottenere una rete completa, senza sottomettersi ai numerosi scavi che altrimenti sarebbero stati necessari per la posa. Un esempio da esortare in ogni città, un esempio raccolto da Gruppo CAP e da Città Metropolitana che, in provincia di Milano, hanno annunciato l’utilizzo delle reti della fognatura per il passaggio della fibra. Il Rettore dell’Università di Bologna Alma Mater Studiorum, Francesco Ubertini ha sottolineato che non si tratta di un fatto meramente tecnologico: “La fibra e la velocità di navigazione significano crescita e sviluppo per le città e aprono enormi potenzialità ai nuovi servizi e anche formazione per gli studenti che troveranno impiego con nuove professionalità da sviluppare”. Il prossimo passaggio sarà spingere gli abitanti all’utilizzo delle nuove infrastrutture perché la rete civica del futuro è abilitare i cittadini ad accedere, conoscere il linguaggio e produrre strumenti di comunicazione attraverso nuove modalità.

L’assessore Raffaele Donini

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Fig. 1

Infrastrutture a banda larga in fibra ottica

Cristoforo Massari

Esempio di Smart Structure per una Smart Land intelligente Cristoforo Massari – Responsabile del Servizio Innovazione Tecnologica delle Infrastrutture Telematiche, Città Metropolitana di Milano Michele Tessera – Direttore Settore Centrale Information Technology Gruppo CAP

Il progetto La finalità del progetto di rete a banda larga in fibra ottica, avviato dalla Provincia di Milano, oggi Città Metropolitana, e che dal 1° Luglio 2015 vede impegnato il Gruppo CAP in partnership industriale, è lo sviluppo di un sistema di servizi infrastrutturali necessari all’interoperabilità e alla cooperazione applicativa a livello intercomunale attraverso la creazione di un nuovo modello per le attività della Pubblica Amministrazione e lo sviluppo dell’e-government su scala metropolitana.

Obiettivi • Sviluppo della rete telematica in fibra ottica sulla totalità del territorio metropolitano mediante la creazione di una dorsale telematica in topologia magliata, in grado di interconnettere tutte le realtà pubbliche e private insistenti sul territorio, comprese le sedi istituzionali della Città Metropolitana. • L’infrastruttura si configura anche come una rete pubblica e perciò usufruibile da tutti i soggetti attivi sul territorio; la fibra ottica garantisce la larga banda utilizzabile per soddisfare ogni esigenza di comunicazione, sia tradizionale sia evoluta (multimedialità, interattività). La realizzazione e lo sfruttamento di un asset di questo

Michele Tessera

tipo rappresentano una grande opportunità per lo sviluppo dell’area. I vantaggi sono interessanti. Prima di tutto, nella fornitura di alcuni servizi telematici di utilità sociale, gli Enti pubblici possono intervenire direttamente, implementando soluzioni che possono, in qualche misura, prescindere da logiche di puro profitto (es. collegamento di presidi pubblici, ecc.). Inoltre l’esistenza di dorsali elimina una serie di ostacoli burocratici e realizzativi, promuovendo l’azione di una pluralità di soggetti locali, di dimensioni spesso contenute, che possono avvalersi di una soluzione infrastrutturale d’avanguardia e concentrarsi sulla propria missione specifica (fornitura di servizi a valore aggiunto per i turisti, Location Based Services, ecc.). Il progetto quindi, che oggi rivede nuova linfa, grazie agli investimenti del Gruppo CAP che mette a disposizione budget e infrastrutture tecnologiche gestite, è finalizzato all’ottenimento dei seguenti risultati: • realizzazione di una meta-infrastruttura che va oltre quelle esistenti, una rete “core” cui si collegano tutte le altre reti di accesso. Una rete di nuova generazione, la Next Generation Network (Ngn) con il suo nucleo IP (Internet Protocol) come strumento facilitatore destinato a garantire la banda larga sia fissa che mobile con capacità minima ad ogni utenza superiore a 100 Mb/s

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Fig. 2

Fig. 3

• creazione di una rete dinamica ed intelligente, in grado di fornire risposta in maniera automatica e veloce alle richieste di traffico dell’utenza. La rete è interamente ottica: non solo è ottica la trasmissione dei segnali, ma lo è anche il processamento degli stessi mediante l’adozione di sistemi fotonici oggi ancora in fase sperimentale nei Paesi nordici, ma già adottata dalla Provincia/Città metropolitana con soddisfacenti risultati di performance ed abbattimento dei costi • valorizzazione delle risorse infrastrutturali (strade provinciali e canale scolmatore di nord-ovest) ed alcune partecipazioni (in Società per Azioni, Aziende Consortili e Consorzi), nonché la formalizzazione di protocolli d’intesa con Comuni ed aziende partecipate per la creazione di sinergie tecniche per la reciproca condivisione ed estensione di infrastrutture telematiche. Inoltre la progettazione dei tracciati ha perseguito e persegue la finalità di porre un’infrastruttura di nuova generazione (NGN) in prossimità delle centrali telematiche dedite alla connettività internet (DSLAM) degli operatori telematici presenti sul mercato • realizzazione di una rete ottica di monitoraggio di tutti gli elementi afferenti le risorse infrastrutturali destinate ad ospitare i cavidotti, con benefici in termini di manutenzione, gestione e nella prevenzione di eventuali atti vandalici • notevole contenimento dei costi realizzativi della rete, grazie ad un’attività di ingegnerizzazione (2 brevetti europei depositati) dei componenti che costituiscono la rete nei suoi elementi principali (cavidotti, cavi e opere civili accessorie) mediante la realizzazione di una propria infrastruttura, utilizzabile in condizioni di estrema gravosità e implementabile fino a 532 fibre attraverso la tecnica del soffiaggio.

Vantaggi

L’infrastruttura così articolata potrà implementare delle soluzioni tecniche tali da farla divenire a tutti gli effetti un “sensore” in grado di analizzare svariate grandezze fisiche come la T°, lo strain, ecc., consentendo di monitorare diversi elementi afferenti l’infrastruttura di collettamento, compresi in particolar modo i punti dediti all’ispezione (pozzetti) per evitare manomissioni. Tale sistema, realizzato in totale assenza di parti attive, quali congegni elettronici, che necessiterebbero di adeguate protezioni e notevole interventi manutentivi, consente un constante monitoraggio di tutti gli elementi essenziali dell’infrastruttura, garantendo un’elevata sicurezza in termini di accesso, manomissione dolosa, scarichi abusivi, ecc L’attività di monitoraggio mediante “fibra nuda”, ispirandosi alla legge dei Reticoli di Bragg, viene realizzata illuminando lateramente il nucleo della fibra a singolo modo di propagazione mediante una radiazione laser generata da un apparato OTDR localizzato nell’UV. L’esposizione crea una variazione permanente nell’indice di rifrazione del nucleo della fibra, secondo una modulazione ben definita, in accordo con gli esiti degli effetti di interferenza generati dalla radiazione su una maschera di fase utilizzata per scrivere il reticolo. Con la semplice applicazione dei reticoli di Bragg siamo in grado di misurare una notevole varietà di parametri fisici quali: • pressione • acidità • temperatura • spostamento • perdita di refluo

• assenza di scavi nelle strade, sfruttando i condotti esistenti;

La costante attività di ricerca e sviluppo, svolta congiun-

La costruzione dell’infrastruttura prevede un’attenta ricerca di materiali e polimeri che siano in grado di mantenere costanti coefficienti di dilatazione termica mantenendo doti di flessibilità estrema.

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• totale risparmio per le opere di smantellamento del manto stradale; • nessun costo di ripristino nei centri storici delle città (porfido, marmi ecc.); • nessun rallentamento alla viabilità urbana; • maggior sicurezza e riservatezza trasmissiva; • l’installazione della suddetta infrastruttura non richiede l’ausilio di robot né deve essere fissata alle pareti dei condotti, con conseguente ostacolo al passaggio di detriti; • tempi di installazione molto veloci.


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tamente da Gruppo CAP e Città Metropolitana, è volta alla realizzazione di reti di servizi pubblici in modalità smart structure: reti intelligenti in grado di integrarsi in modo inclusivo con il territorio divenendo un elemento strategico delle smart city e garantendo nel tempo la massima affidabilità con il minor costo di esercizio.

Le fasi del progetto Il progetto di realizzazione della rete da destinarsi a tutto il territorio provinciale ha avuto inizio nel 2004. Il primo intervento riferito al progetto è stato l’acquisizione di fibra ottica spenta con la modalità IRU (Indefeasable Right of Use) per la realizzazione di un anello ottico MAN (Metropolitan Area Network) di 80 km circa, destinato a garantire l’interconnessione telematica nelle sedi istituzionali presenti sul territorio del Comune di Milano. Tra il 2005 e il 2006 ha inizio il progetto di estensione della Rete Provinciale a larga banda sul territorio provinciale attraverso la creazione di una dorsale telematica, interconnettendo i principali siti di interesse (Stazioni di monitoraggio del traffico, centri per l’impiego, centri per l’agricoltura ed uffici di Polizia Provinciale). Negli anni 2007/2008 si avvia la seconda fase di estensione della Rete Provinciale a larga banda sul territorio provinciale, in particolare mediante la realizzazione delle due dorsali Est-Ovest destinate alla creazione di un anello che, attraversando il territorio di competenza, potesse assicurare il trasporto del traffico telematico dei Comuni interconnessi. Gli anni 2008/2012 hanno visto la terza fase di estensione della Rete Provinciale a larga banda mediante la realizzazione delle dorsali Sud-Est/ Sud-Ovest e Nord-Est mediante il percorso del canale Villoresi. Contemporaneamente si è dato avvio alla realizzazione delle prime reti di accesso MAN dei singoli Comuni. Negli anni 2012/2015 la progettazione si è concentrata sullo sviluppo delle reti di accesso comunali e sull’adeguamento della rete alle nuove infrastrutture viarie (BreBeMi e TEEM) mediante la posa sulle medesime con appositi cavidotti (polifere), al fine di sviluppare ulteriormente la rete metropolitana anche all’interno dei nuovi tracciati autostradali.

L’intervento di Gruppo CAP Fin dall’anno 2009, Gruppo CAP è in prima linea nello sviluppo del progetto. Viene siglato un accordo operativo finalizzato a concedere l’utilizzo delle infrastrutture di fognatura ad uso esclusivo da parte della Città Metropolitana di Milano per il passaggio di fibra ottica al loro interno, ricevendo in cambio la possibilità di utilizzo del 20% delle fibre ottiche spente posate. Ad oggi la rete a banda ultra larga si estende per circa 2.000 km di tracciato infrastrutturale ed è in grado di erogare una capacità connettiva di 100.000 km di fibre ottiche. A dorsale ultimata, il progetto nel suo complesso prevedere il raggiungimento di 5.500 km, oltre alle reti di accesso a copertura del territorio dei singoli Comuni. Da luglio 2015, Gruppo CAP e Città Metropolitana lavorano in sinergia al progetto a seguito della costituzione di un tavolo di lavoro condiviso tra i due enti con

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Fig. 4

il coordinamento della Direzione Centrale Information Technology del Gruppo CAP. È grazie al gruppo di lavoro che, in breve tempo, si è arrivati alla stipula di un nuovo accordo operativo finalizzato alla concessione a Gruppo CAP della possibilità di posa di fibra ottica con i suoi fondi di bilancio, collegandosi alla rete fino ad oggi posata. Lo scopo dell’intervento di Gruppo CAP è quindi duplice: • concludere l’anello di dorsale per dare valore complessivo al grande lavoro svolto fino ad oggi; • collegare le 11 sedi principali del Gruppo CAP. Se da un punto di vista strategico la chiusura dell’anello accresce le possibilità di sviluppo, da un punto di vista operativo raggiungere le 11 sedi principali del Gruppo CAP consentirà un’ottimizzazione del servizio, sia interno che verso i cittadini serviti. L’investimento si suddivide quindi in due grandi progetti: • per chiudere l’anello (tratto rosso nella figura 4) l’investimento necessario si attesta in 1.295.000 €, posando circa 37.700 metri di fibra ottica; • per raggiungere le 11 sedi principali del Gruppo CAP, collegandosi quindi alla rete già posata ed operativa, sarà necessario un investimento di 1.070.000 €, posando 30.580 metri di fibre ottiche. Poter contare su un’infrastruttura proprietaria collegata alla grande dorsale già posata dalla Città Metropolitana di Milano, garantirà notevoli vantaggi per il Gruppo CAP. Sarà possibile infatti utilizzare l’infrastruttura per ottimizzare il servizio, migliorare le performance operative e fornire nuovi servizi ai cittadini. Per il Gruppo CAP l’infrastruttura consentirà di sviluppare in modo sinergico in un territorio vasto e diversificato lo Smart Metering (contatori intelligenti), la sensoristica avanzata per il controllo degli acquedotti e dei reflui passanti nell’infrastruttura fognaria, oltre ad ottimizzare in modo complessivo e rivoluzionario i collegamenti tra i due Datacenter Principali dell’azienda.

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

COP21 - CAP21 Vogliamo essere il cambiamento Mentre i vari incontri sul clima invocano un cambiamento radicale sull’uso delle energie fossili da parte di tutte le Nazioni del Mondo, Gruppo CAP, in occasione di COP21, la conferenza intergovernativa sul clima di Parigi, lancia il progetto CAP21: Impegni di sostenibilità. La crescita costante della quantità di CO2 causata dall’attività umana è ormai un dato scientifico riconosciuto a cui tutti i settori, in misura differente, contribuiscono. Il riscaldamento globale è un fatto politico di fronte a cui occorre agire per non doversi ritrovare a gestire un problema in emergenza tra non molti anni. Mentre la strategia italiana non prevede, per ora, piani di investimento, in Lombardia la strategia regionale ha già evidenziato alterazioni che vanno affrontate per difendere il territorio dagli eventi eccezionali che sono sempre più frequenti nel Mondo. Attraverso il rapporto con l’acqua - siccità, inondazioni, innalzamento dei mari - sono evidenti le conseguenze del cambiamento climatico. L’acqua e la sua gestione “emergono” dunque come fattore imprescindibile ed interconnesso con il riscaldamento globale.

Gruppo CAP ha deciso di impegnarsi in prima linea sul fronte COP21 lanciando il progetto CAP21 impegni di sostenibilità. “Cerchiamo di essere noi – ha detto il Presidente Alessandro Russo – il cambiamento che vogliamo vedere negli altri”. L’impegno di Gruppo CAP si sviluppa in sette grandi aree di intervento: #acquadabere #acquadarecuperare #acquadavalorizzare #acquadacostruire #acquadarisparmiare #acquadainnovare e #acquadasostenere a testimonianza di un’attività intensa che spazia in molte direzioni. “La sfida ambientale è considerata anche un’opportunità per le aziende – ha continuato Alessandro Russo – Gruppo CAP vuole cogliere questa opportunità”. Il cambiamento del sistema energetico sta già avvenendo e ben presto coinvolgerà ogni tipo di attività umana.

Rimini Fiera sempre più internazionale 103.514 visitatori per le fiere sulla Green Economy (+1,68% sul 2014) “L’Italia punti sulla green economy per alimentare la sua ripresa”. È il messaggio scaturito dalle giornate di Rimini Fiera, dove le proposte innovative delle 1200 imprese e i contenuti dei 200 seminari con oltre 1000 relatori hanno mostrato lo spessore di un sistema industriale e scientifico allineato agli standard più avanzati, da diventare un modello per le economie di altri Paesi. E la presenza in fiera di operatori da tutto il mondo ha dato alle giornate una dimensione di reale internazionalità. 103.514 (+1,68% sul 2014) i visitatori professionali nei quattro giorni, che stabilizzano il posizionamento europeo di Ecomondo e delle fiere che si svolgono in contemporanea. Numero che contiene l’innalzamento pianificato della componente straniera, con quasi 11.000 operatori e 500 buyer da tutto il mondo: oltre alle rappresentanze annunciate, in collaborazione con ICE sono arrivate a Rimini delegazioni da Algeria, Qatar, Emirati Arabi, Kazakistan, Sudafrica e Malesia. Da segnalare la folta rappresentanza da Iran e Cina, organizzata insieme al Ministero dell’Ambiente. Le giornate hanno visto lo svolgimento della quarta edizione degli Stati Generali della Green Economy, dai quali è scaturita la fotografia italiana sull’orientamento ‘green delle imprese’, ormai presente in oltre il 40% delle stesse, ma anche le proposte delle organizzazioni d’impresa per

‘raffreddare il clima’, inviate al Governo in vista della conferenza mondiale di Parigi. Riflettori puntati sulla depurazione dell’acqua, nell’ambito di Global Water Expo, new entry tra le proposte della grande fiera internazionale della green economy e dello sviluppo sostenibile, con stand e incontri dedicati al tema della gestione del ciclo integrato delle acque. Tra i momenti convegnistici più rilevanti, quello dal titolo “Europa, ambiente depurazione: le politiche, l’economia e le innovazioni ‘Ready to Market’”, utile a fare il punto sulle sfide e sulle problematiche che riguardano la gestione del ciclo idrico in Europa. Entro il 2017, in Europa si prevede di raggiungere 37.6 miliardi di euro di investimenti per la depurazione delle acque reflue urbane. Nei Paesi extra-europei lo scenario è anche più imponente, a cominciare dalla Cina, dove si stima che negli ultimi anni siano stati costruiti oltre 3500 grandi impianti di depurazione. Numeri significativi anche nei Paesi del gruppo BRICS: in Brasile, ad esempio, il mercato relativo al servizio idrico ha prodotto entrate per 362.700.000 di dollari nel 2012, mentre al 2018 si stimano entrate di 488.900.000 dollari. Il Medio Oriente segue la scia, trainato dalla necessità di riutilizzo dell’acqua depurata. Prossimo appuntamento con le fiere della green economy a Rimini Fiera da martedì 8 a venerdì 11 novembre 2016.

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Il design rivoluzionario del mixer Flygt 4320 accoppia un’idraulica ad alta efficienza e motori a magneti permanenti con un variatore di frequenza integrato nell’unità motore. Il mixer Flygt 4320 offre: • Semplicità di installazione perché il variatore di frequenza è integrato nel mixer sommergibile. • Regolazione semplice, la velocità e la spinta vengono regolati con un piccolo pannello o controllati da remoto. • Motore efficiente a magneti permanenti equivalente al livello Super Premium Efficiency IE4. • Elica a banana ad alta efficienza idraulica a 2 o 3 pale diametri da 1,4 a 2,5 metri. • Soft start e soft stop. • Diagnostica integrata e rilevazione degli allarmi. Mixer 4320 un’efficienza finora irraggiungibile.

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Toscana Energia: no-dig con il PE Un’esecuzione a prova di record In corrispondenza del passante ferroviario Firenze-Roma era necessario adeguare una condotta di distribuzione gas collocata in prossimità di un torrente più volte esondato. Negli ultimi anni, in cui sono state analizzate numerose possibili soluzioni e dopo le varie indagini nel sottosuolo, si è stabilito di procedere con la tecnologia no-dig che garantiva la continuità del servizio ferroviario, tra cui l’alta velocità. Tuttavia il DM 04/04/2014 prevede che in questi casi la tubazione sia continua e priva di saldature, quindi, non essendo disponibili tubazioni in PE di questo diametro di una lunghezza sufficiente, sembrava proprio che la possibilità di procedere con la tecnologia identificata come la migliore non sarebbe stata attuabile. La soluzione è arrivata da Cambridge: un’innovativa tecnologia non distruttiva, PolyTest™, che permette di eseguire in campo esami radiometrici ad ultrasuoni in grado di fornire una risposta immediata relativamente alle saldature sul tubo in PE che sarebbe stato inserito nel tubo esistente. A questo punto, la società di distribuzione gas Toscana Energia, forte delle garanzie che poteva offrire attraverso il proprio operato e dall’utilizzo di questa tecnologia, ha potuto richiedere alla Commissione Ministeriale una deroga al citato Decreto. L’esecuzione dei lavori, commissionata alla società Anese che ha brillantemente eseguito i lavori in condizioni estreme, ha dato la possibilità a Toscana Energia di procedere velocemente con un margine di risparmio in termini di tempo, ma soprattutto in costi sociali che, diversamente, sarebbero stati molto alti. Ne abbiamo parlato con il responsabile della progettazione, Francesco Ricci, che ha risposto alle nostre domande.

Intervista a Francesco Ricci di Toscana Energia Qual era la situazione iniziale pre-intervento? “Toscana Energia aveva la necessità di adeguare, all’interno del territorio urbano della città di Firenze, una condotta primaria di distribuzione e trasporto gas. La tubazione in acciaio, Dn 300 mm esercìta in IV specie rispetto la classificazione del DM 16/04/2008, si trovava collocata longitudinalmente in alveo del torrente Mugnone, affluente del Fiume Arno. L’Ente di Sorveglianza Idraulica ha revocato la concessione provvisoria per l’esercizio dell’infrastruttura per motivi legati all’esecuzione di opere per l’adeguamento idraulico del torrente stesso che, negli ultimi 15 anni, è esondato più volte. Lo studio progettuale per la rimozione di tale interferenza ha avuto una gestazione di circa due anni:

tempo utilizzato per analizzare le possibili soluzioni esecutive che, in ogni modo, dovevano prevedere la realizzazione di un nuovo sotto-attraversamento ferroviario in zona “Le Cure”. L’ambiente urbano con il quale ci siamo dovuti confrontare è tra i più caotici della città. Infatti ci troviamo, con il tratto interessato dalla nostra nuova linea gas, in una zona con una densità abitativa importante, non lontano dal centro cittadino e dallo stadio comunale ed intersecata da una viabilità che collega il centro stesso con la periferia nord/est. Inoltre il quartiere è attraversato da più linee ferroviarie, una delle quali collega in alta velocità Firenze con Roma. Considerato l’ambito urbano particolarmente complesso, sono state effettuate tutte le tipologie d’indagine del sottosuolo, invasive e trenchless. L’indagine georadar, eseguita in due fasi ha avuto differenti obiettivi: la prima

In alto a sinistra: visione del cantiere

In alto a destra: radiografia saldatura

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fase finalizzata all’impostazione della progettazione, quindi la seconda che ha previsto scansioni e analisi più dettagliate, a validazione dei dati provenienti dalla precedente. Non sono mancate quindi anche le indagini geologiche che, in questo caso specifico, sono d’obbligo”. Quali vincoli ha la realizzazione di una condotta in sottopassaggio ferroviario? “Le interferenze tra le linee ferroviarie e le condotte convoglianti combustibili sono regolate dal DM 04/04/2014. Vengono impartite prescrizioni tecniche per una gamma di tipologie di attraversamenti che devono rispettare alcuni requisiti minimi in merito a distanze di sicurezza dai binari, alla tipologia di materiale e diametri da utilizzare, nel fatto specifico, per le condotte gas. Per i casi non previsti dal DM, come il nostro, si deve esprimere una Commissione Ministeriale tramite una deroga al Decreto. Chiaramente per avallare una Deroga sono necessarie le motivazioni tecniche che il proponente l’intervento deve forzatamente produrre. In questo caso specifico Toscana Energia ha ricercato la soluzione tecnologica, sia per scelta dei materiali che per tipologia d’intervento, che ha ritenuto essere tra le più innovative. Questa fase di ricerca è stata coadiuvata dalla struttura tecnica di IATT, l’associazione che si occupa dello sviluppo delle tecnologie no-dig non invasive e seguita, in tutto il percorso di elaborazione, dallo staff tecnico di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) che si è mostrato molto disponibile e particolarmente interessato all’utiliz-

Manicotto

zo di tali tecnologie, con particolare riferimento a quelle che facilitano l’utilizzo del polietilene per gas. Vogliamo ringraziare oltre alla ANESE, esecutrice materiale dei lavori, entrambi gli organismi IATT e RFI per lo spirito con cui hanno seguito, nei rispettivi ruoli, la costruzione dell’opera, dallo sviluppo della progettazione all’esecuzione dei lavori”. Cosa vi ha spinto alla tecnologia no-dig? La società Toscana Energia Spa, certificata ISO 9001, ISO 14001 e OHSAS 18001 per l’ambiente e sicurezza, ricerca da sempre soluzioni progettuali che minimizzino l’impatto generale delle opere, in modo da migliorare gli aspetti legati alla sicurezza di chi opera in cantiere e alla salvaguardia ambientale.


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Uscita alesatore e tubo

Quali altre alternative ci sarebbero state? Probabilmente altre soluzioni, di cui la prima che mi viene in mente è il microtunneling, avrebbero dato qualche sicurezza in più dal punto di vista dell’esecutività perché sono state più frequentemente utilizzate, tuttavia l’impatto ambientale ed i costi sociali sarebbero stati inevitabilmente maggiori, senza contare che l’opera eseguita in maniera differente sarebbe risultata più “pesante”, sia dal punto di vista economico e sia per l’entità del cantiere. Perché avete scelto il tubo polietilene? Non vogliamo sostenere che non avremmo potuto posare Una nuova canalizzazione in acciaio. Nonostante RFI privilegi, per ovvi motivi di garanzia e sicurezza di gestione dell’interferenza tra la linea ferroviaria e quella di trasporto gas, l’adozione di criteri progettuali e materiali di comprovata affidabilità (come quelli previsti dal DM del 2014 quali appunto l’acciaio), in questo caso specifico ci sono stati mostrati disponibilità ed interesse relativamente alla soluzione progettuale che avevamo intenzione di proporre. Anche per il mantenimento in efficienza del sistema di protezione catodica generale, abbiamo avanzato l’utilizzo del PE proprio perché ci sembrava la soluzione ottimale per operare con le tecnologie no-dig in ambito urbano ristretto. La scelta dell’acciaio avrebbe comportato una cantierizzazione difficilmente attuabile e avremmo dovuto allungare di molto l’area d’intervento. La lunghezza del tratto in trivellazione è legata alla profondità a cui la tubazione deve essere sospinta e alla tipologia del materiale. Infatti la quota dell’estradosso superiore del tubo camicia in “sotto attraversamento” all’altezza dei binari rispetto al piano del ferro della linea ferroviaria, è stata necessariamente di -10 m, un valore piuttosto elevato per questo tipo di interventi, a causa del superamento di strutture interrate esistenti in calcestruzzo, ossia un sotto attraversamento pedonale. Avendo la necessità di compattare l’area di cantiere e velocizzare l’attuazione dello stesso, abbiamo considerato che l’utilizzo del polietilene era la soluzione migliore sotto ogni aspetto. Oltre al contesto attuativo dell’opera, esiste una motivazione ancor più strategica che riguarda la ricerca di soluzioni innovative e di prospettiva, sia relativamente alla minimizzazione delle risorse per la realizzazione dell’opera stessa, sia in merito alla riduzione dei “costi” generali futuri per la gestione degli impianti.

Anche se è scontato sottolinearlo, quando si parla di costi ci si riferisce a oneri non solo meramente economici. Quali garanzie sono state soddisfatte relativamente alle saldature? Sono stati effettuati controlli non distruttivi su tutte le saldature, sia sui manicotti inseriti sulla linea che RFI ci aveva richiesto, sia sulle giunzioni testa-testa usate per il collegamento delle barre DE 560 della fodera di protezione. È stata utilizzata la tecnologia “Phased array”: i controlli sono stati effettuati dall’istituto inglese TWI, all’avanguardia nel processo di sperimentazione e test di questo tipo di verifiche. L’esito è classificabile secondo la norma inglese di riferimento, non essendo ancora certificato in Italia, e inoltre in grado di generare una reportistica di garanzia. Per l’utilizzo del polietilene è stata ottenuta una deroga da parte di Ferrovie dello Stato: un precedente che apre la via ad altri interessanti lavori? Indubbiamente sì. Abbiamo in effetti, se così si può dire, “osato” una soluzione progettuale molto spinta dal punto di vista dell’innovazione, specialmente nell’ambito della norma tecnica che regola le interferenze con le linee ferroviarie con combustibili. L’utilizzo del polietilene consente di eliminare le problematiche legate alla presenza, nell’ambito delle linee elettrificate, delle azioni corrosive delle correnti vaganti presenti nel terreno.

Uscita alesatore

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Polietilene: controlli, test e verifiche Intervista a Fredrik Hagglund, Team Manager NDT Product Development di TWI Tecnica NDT: può descrivere questa tecnologia? PolyTest™ è un nuovo sistema di ispezione sul campo per il controllo non distruttivo volumetrico di giunture ottenute per elettrofusione o saldatura di testa su tubazioni in polietilene (PE). Esso utilizza la tecnologia di test a ultrasuoni Phased Array (Phased Array Ultrasonic Testing, PAUT) per trasmettere suoni nella giunzione in plastica da ispezionare e ricevere i suoni da essa riflessi. È stato realizzato un nuovo hardware specificamente per le esigenti richieste dell’ispezione in situ di giunture su tubazioni in plastica, come un telaio di scansione modulare, una testa dotata di encoder con il portasonda, elementi per accoppiamento ad angolo con membrane conformabili e trasduttori ultrasonici in configurazione phased array.

determina la qualità di quelle stesse giunture che verranno utilizzate. Normalmente la qualità delle giunture saldate è verificata tramite controlli distruttivi. Col sistema PolyTest si può testare ogni giuntura che sarà effettivamente messa in uso. Ciò aumenta la fiducia nel controllo di qualità.

Quali sono le garanzie? Il sistema è supportato da procedure che permettono la rivelazione di tutti i tipi di difetto che possono aver luogo nelle saldature di tubi in PE, inclusi i difetti planari, le contaminazioni da particolato e le saldature fredde. TWI ha eseguito un’ampia campagna di test di prestazione per sviluppare procedure atte a determinare i criteri di accettazione dei difetti da implementare. Ha inoltre validato le capacità di ispezione del sistema in giunzioni contenenti difetti noti per tubi dal diametro fino a 800 mm.

La vostra documentazione soddisfa i requisiti dei sistemi di tubazioni italiani? Come detto prima, ogni giuntura avrà un rapporto di ispezione dettagliato che coprirà sia la parte di acquisizione che quella di analisi dei dati. Se una giunzione è priva di ogni difetto, ciò verrà dichiarato nel rapporto. Qualsiasi potenziale indicazione riscontrata in ogni giunzione sarà classificata e, se considerata critica, sarà sia localizzata che quantificata. Il personale che ispeziona le giunture è qualificato e certificato come PAUT Livello II in modo da soddisfare i requisiti ISO 9712. Inoltre, TWI, in qualità di organizzazione, è certificato ISO 9001 ai fini dell’ispezione e della successiva prestazione e integrità di strutture e materiali ingegneristici.

Risultati e certificazioni I risultati ottenuti dall’ispezione PolyTest sono contenuti in un rapporto dettagliato per ogni giunzione. Poichè il sistema e la tecnica sono stati validati per la rivelazione di difetti critici, qualsiasi giunzione in cui se ne manifestino sarà identificata così da poter intraprendere le opportune azioni correttive. Inoltre, ogni giunzione non contenente difetti avrà un rapporto di installazione che ne segnala l’assenza, così da costituire un ulteriore livello di garanzia di qualità per la giunzione.

Un risparmio di tempo significa anche un risparmio economico: entro quali limiti è vero? I risparmi economici derivano dalla sostituzione dei test distruttivi sulle saldature addizionali - che devono essere realizzate specificamente per questo scopo - con i test non distruttivi sulle saldature che verranno effettivamente utilizzate.

Grazie alla vostra collaborazione con PLASTITALIA che vi supporta e promuove il sistema, la tecnologia NDT è stata usata, per la primissima volta in Italia, nel sistema di verifica di saldatura su tubi in polietilene: questo interessante risultato può aprire la strada a nuovi programmi? Con il livello addizionale di garanzia che il sistema PolyTest può fornire sull’integrità della tubazione in PE da installare, si possono prevedere ulteriori applicazioni per il suo uso, specialmente dove l’integrità della tubazione è critica. Qual è l’importanza di offrire risultati e certificazioni in situ? Un beneficio importante che deriva dall’ispezione delle giunture in situ prima della loro messa in esercizio è che si

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E l’acqua fu! 2016 anno zero per il risanamento degli acquedotti in Italia?

Franco Scarabelli

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Sono passati più di 40 anni da quando l’Ingegnere inglese Eric Wood ha inventato ed applicato il primo sistema di ricostruzione interna, senza scavi, di una condotta interrata: ha utilizzato un tubolare in materiale plastico impregnato di resina termoindurente e brevettato poi il sistema con il nome di Insituform. Da allora si è dato il via allo sviluppo di materiali e tecniche di applicazione sempre più efficaci ed economiche per il recupero e riutilizzo funzionale delle condotte interrate esistenti, conosciute in tutto il mondo come tecnologie di relining NO-DIG o C.I.P.P. Sembra che solo in Italia queste tecnologie vengano ancora considerate “tecnologie innovative” e siano quasi del tutto sconosciute alla gran parte degli attori del mondo della gestione e progettazione delle reti tecnologiche di servizio, sia fognarie che acquedottistiche. Poi, improvvisamente, arriva un caso come quello della mancanza d’acqua a Messina, portato in risalto da tutti i media nazionali: un giovane Ingegnere, Arnold Cekodhima, e la sua squadra di Tecnici Reggiani riescono a convincere le Autorità Politiche e Tecniche Locali e Nazionali, sulla possibilità di risolvere in tempi rapidi e in piena sicurezza il problema del trasporto dell’acqua dalle fonti ai serbatoi della città. L’idea è quella di utilizzare i tubi flessibili armati di ultima generazione che, da qualche anno, sono normalmente usati in molte parti del mondo per risanare, senza scavare, tubazioni obsolete o danneggiate. Con la messa in opera di questi tubi flessibili di basso spessore, in polietilene armato con fibre sintetiche

ad alta resistenza, posate in brevissimo tempo e messe in funzione altrettanto rapidamente, è stato dimostrato come le tecnologie di risanamento non distruttivo, da anni promosse in Italia da pochi coraggiosi imprenditori e dalla loro associazione nazionale, la IATT (Italian Association for Trenchless Technology) tramite il suo combattivo Presidente, debbano essere, senza più dubbi o esitazioni, messe al centro dell’interesse di progettisti e aziende di gestione dell’acqua pubblica come mezzi da utilizzare normalmente e, con sempre più frequenza, per l’eliminazione delle perdite e la messa in sicurezza degli acquedotti. Pur non mancando casi nei quali alcune Aziende di Gestione utilizzano già le tecnologie, no-dig basate sui tubi


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flessibili in polietilene armato con fibre sintetiche, per risolvere i problemi di tenuta delle tubazioni acquedottistiche, l’Italia sconta un grave ritardo rispetto al resto d’Europa, ritardo dovuto ad una sostanziale mancanza di conoscenza e, forse, di cultura ambientale. Imprese ed istituzioni dovrebbero lavorare insieme sulla formazione di una classe di tecnici specialisti che, a partire

dall’istruzione media superiore fino agli studi universitari, venga messa in grado di conoscere e sviluppare materiali e tecnologie che consentano il recupero del patrimonio costituito dalle condotte esistenti, anche se danneggiate, senza doverle rimuovere. Solo così si avranno drastici abbattimenti di costi sociali e ambientali, con benefici per tutti i cittadini.


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Sfide future per una nuova Governance La Regolazione locale di secondo livello del Servizio Idrico Integrato della Città di Milano verso la Città Metropolitana

Andrea Zelioli – Direttore Generale Ufficio d’Ambito della Città di Milano - Azienda Speciale

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La Città di Milano è città d’acqua da secoli, fin dall’inizio della sua fondazione, (Battistero di S. Giovanni alle Fonti, Navigli, Darsena, Acquedotto e Rete fognaria ottocenteschi…) ed è convinzione condivisa che l’impegno sottoscritto da chi giornalmente svolge tale Servizio per i Cittadini e di chi controlla che ciò venga svolto nel migliore dei modi, possa essere un punto di riferimento e una preziosa banca dati di conoscenze e know-how a livello italiano, europeo e mondiale. Le infrastrutture del SII della Città di Milano e la gestione delle stesse si rifanno a peculiari schemi ingegneristici e gestionali, specifici di un grande centro urbano densamente antropizzato. Ed è per questo che è continuo il confronto operativo con le esperienze di altre grandi Città europee e non, allo scopo di trarre spunti interessanti da parte di contesti normativi, territoriali e gestionali anche molto diversi tra loro. Tali realtà possono certamente offrire utili contributi in tema di best practice, al fine di affrontare le sfide future alle quali la metropoli milanese sarà chiamata, sia nel campo della gestione che della regolazione del Servizio. A tale proposito va detto che in Italia le funzioni di regolazione locale (pianificazione degli investimenti, monitoraggio della Convenzione di affidamento e definizione della tariffa del servizio) si sono negli anni evolute. Se dai primi anni 2000, in attuazione della Legge Galli, la regolazione dei servizi, organizzati aziendalmente in superamento della preesistente storica gestione in economia,

era affidata quasi totalmente a regolatori locali (le Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale), con l’attribuzione all’Autorità nazionale (AEEGSI) delle Funzioni di regolazione di primo livello, gli Uffici d’Ambito hanno acquisito funzioni di regolazione locale di secondo livello, ovvero d’interfaccia tra la gestione operativa del Servizio, in stretto rapporto con gli Enti Locali e l’Autorità nazionale. Le recenti ulteriori modifiche alla L.152/06 hanno portato nuove competenze e la ridenominazione degli ATO in Enti di Governo d’Ambito (EGATO), costituiti sotto forma di soggetti partecipati obbligatoriamente dagli Enti Locali (Comuni). In Regione Lombardia le funzioni di EGATO vengono esercitate, per Legge Regionale, da Enti intermedi di Area Vasta (Provincie e Città Metropolitana) tramite le proprie Aziende Speciali (Uffici d’Ambito). La normativa è ancora in fase di evoluzione e, a seguito dell’entrata in vigore della L.R. 32/15, con l’ingresso del Comune di Milano nella Conferenza dei Comuni dell’Ambito Metropolitano e nella Governance dell’ATO Città Metropolitana, dal 2016 l’Ufficio d’Ambito della Città Metropolitana eserciterà le funzioni di regolazione del Servizio Idrico Integrato anche sul territorio della Città di Milano. Questa è una delle sfide che verranno affrontate: esercitare le funzioni di regolazione su Gestioni diverse e storicamente separate (MM SpA, CAP Holding-Amiacque e Brianza Acque) che interesseranno un Ambito Territoriale di quasi 3.5 milioni di abitanti, distribuiti su territori aventi


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in parte peculiarità e criticità diverse, le quali hanno prodotto differenze sin dall’origine, tanto nella progettazione e realizzazione delle Infrastrutture, quanto nella gestione dei servizi. Pensiamo alle reti acque reflue a maglie chiuse interconnesse della Città di Milano, costruite a partire dalla seconda metà dell’800 con condotte di grande diametro che hanno anticipato di 150 anni i megapipes, diverse rispetto alle reti ad albero, sviluppate lungo l’asse della condotta principale ed in uso in gran parte dell’hinterland; le coalescenze di campi pozzi multifalda raggruppati intorno alle centrali di sollevamento della Città di Milano, costruite a cavallo tra la fine dell’800 ed il ‘900; i singoli pozzi cluster multicolonna in uso per i centri urbani minori; i grandi depuratori di Milano, più efficienti rispetto ai piccoli impianti, in grado di sostenere portate in ingresso e carichi inquinanti di rilievo e di rilasciare acque depurate destinabili direttamente agli usi irrigui. Quindi reti e infrastrutture diverse, che hanno imposto l’utilizzo di differenti modelli gestionali in funzione delle specifiche peculiarità del territorio e della diversa densità di urbanizzazione. Vediamo ora il percorso che negli anni ha caratterizzato le attività istituzionali dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale della Città di Milano (AATO) poi Ufficio d’Ambito ATO della Città di Milano.

L’istituzione di ATO della Città di Milano L’ATO della Città di Milano, istituito con riferimento al territorio del solo Comune di Milano, si è insediato in data 29/11/2001 in forma di Conferenza permanente, ex art. 30 D. Lgs. 267/2000, costituita dal Comune di Milano (con rappresentanza del 95%) e della Provincia di Milano (5%). Successivamente, nel luglio 2003 la Conferenza ha sostituito la Provincia con il Comune di Milano nel ruolo di Ente Locale Responsabile del coordinamento. Con propria Deliberazione del 3 aprile 2006, il Consiglio Comunale del Comune di Milano, ha costituito, ex art. 114 del TUEL 267/2000, l’“Azienda Speciale quale Autorità d’Ambito della Città di Milano”. Nel 2011, a seguito di modifiche normative relative all’eliminazione delle Autorità d’Ambito e alla configurazione del nuovo assetto istituzionale del SII discendente dall’adeguamento alla legge regionale in materia, l’Azienda Speciale del Comune di Milano ha conservato lo stesso Ambito Territoriale Ottimale di Milano, circoscritto ai confini amministrativi del Comune di Milano, differenziandosi tuttora dall’Ambito Territoriale Ottimale della Città Metropolitana di Milano, nelle more dell’attuazione della L.R. 32/15.

L’affidamento del Servizio a Metropolitana Milanese SpA Il Comune di Milano, nel dicembre 2002 approvava gli indirizzi per il superamento della gestione in economia del SII, proponendo l’affidamento dello stesso a Metropolitana Milanese SpA da parte dell’ATO Città di Milano, ai sensi della Legge n.448/2001. Nella seduta del 1° aprile 2003 la Conferenza d’Ambito, partecipata da Comune e Provincia di Milano, approvava l’affidamento del SII a Metropolitana Milanese SpA.

Il depuratore di Nosedo

Successivamente, con Deliberazione del 28/11/2007 n. 13/2007, il Consiglio d’Amministrazione dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale della Città di Milano, in conformità agli indirizzi deliberati in materia dal Comune di Milano, nonché in attuazione di quanto definito dal Piano d’Ambito precedentemente approvato con propria deliberazione del 3 agosto 2007, ha affidato la gestione del Servizio Idrico Integrato della Città di Milano in forma di “in house providing” e senza soluzione di continuità con l’affidamento di gestione già in essere, ai sensi dell’art. 113 d. Lgs. 267 / 2000 e s.m.i. e dell’art. 150 d.lgs. 152/ 2006.

Il Controllo della Gestione Tra le principali attività svolte negli anni da ATO Città di Milano vi è il periodico aggiornamento del Piano d’Ambito del 2007, l’approvazione dei Piani Operativi Annuali e Triennali delle opere del SII da realizzare e le rispettive verifiche sullo stato di attuazione dell’avanzamento lavori, nonché l’approvazione del Piano di gestione delle emergenze acquedottistiche e Piano della sicurezza della rete e degli impianti, correlato al Piano delle emergenze. Vista anche la rilevante entità degli investimenti pianificati dall’Ufficio d’Ambito e predisposti dal gestore MM SpA (890 M di euro per i prossimi 20 anni, di cui circa 200 milioni di euro per il quadriennio 2016-2019), ATO Città di Milano effettua la sua attività di monitoraggio e controllo sulla gestione del servizio con particolare riguardo al mantenimento degli standard di qualità, all’attuazione degli investimenti e al monitoraggio dei costi di gestione. L’attività di controllo si articola eseguendo verifiche periodiche (annuale e triennale), per quanto attiene il raggiungimento dei livelli di servizio a carattere tecnico e la realizzazione degli investimenti, nonché verifiche continuative relative al raggiungimento e/o mantenimento dei livelli relativi alla qualità del servizio, ai parametri di costo e al rispetto delle normative di servizio. Tra i principali controlli che vengono effettuati dall’ATO Città di Milano sull’attività del Gestore vi è il monitoraggio

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qualitativo e quantitativo del servizio, che avviene tramite la verifica degli indicatori relativi all’attività svolta dal Gestore attraverso le schede allegate al Disciplinare tecnico tra le quali si annoverano: • Monitoraggio del Potenziale di Servizio Acquedotto • Monitoraggio dell’Erogazione • Monitoraggio Qualità dell’Acqua • Monitoraggio della Customer Satisfaction • Monitoraggio dei Livelli di Attività del Servizio Acquedotto, Fognatura, Depurazione • Monitoraggio della Tariffazione • Monitoraggio Contabilità analitica di gestione

L’Aggiornamento del Piano d’Ambito 2014

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Nel corso del 2015 è stato portato a termine il percorso di aggiornamento del Piano d’Ambito, conducendo un’analisi comparativa (gap analysis) tra gli obiettivi di piano individuati, in relazione allo stato di fatto del SII. Anche sulla base delle evidenze riscontrate, si è provveduto all’aggiornamento del Piano degli Interventi, ponendo particolare attenzione alla pianificazione di azioni innovative mirate al monitoraggio e gestione delle tre fasi di distribuzione, collettamento e depurazione, individuate a livello strategico e dettagliate nei capitoli del Piano d’Ambito. Particolare attenzione è stata posta all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili in tema di materiali innovativi, impianti di ultima generazione, ricorso a tecniche di tipo “no dig”, ricerca e sviluppo, informatizzazione degli

strumenti di monitoraggio e di gestione, ecc. Il Piano degli Interventi è stato modificato per rendere la distribuzione degli investimenti più in linea con le possibilità tecniche di realizzazione degli interventi e nell’ottica di rendere il Piano Economico Finanziario, pur in presenza di un aumento del monte complessivo degli investimenti, sostenibile nel medio-lungo periodo. È stata rimodulata la distribuzione degli investimenti, in modo da renderla compatibile con i flussi di cassa attesi in equilibrio economico finanziario, mantenendo al contempo un impatto tariffario più che sostenibile, e comunque entro i limiti temporali di affidamento previsti dalla normativa nazionale e regionale. La nuova pianificazione ha prodotto il consolidamento delle condizioni di equilibrio economico finanziario: infatti, superata la fase iniziale di fabbisogno da fonti esterne, la gestione è in grado di sostenere autonomamente gli investimenti. La nuova formulazione del PEF evidenzia quindi un fabbisogno di risorse finanziarie concentrato negli anni dal 2014 al 2021. A partire dal 2022, l’autofinanziamento attraverso la tariffa (in costanza dell’attuale metodo tariffario) genera sufficiente liquidità per finanziare i nuovi investimenti e far fronte al servizio del debito pregresso. Al termine del periodo, lo stock di debito residuo, comprensivo della quota interessi, è inferiore al 3% del valore residuo del capitale d’investimento ed è ampiamente coperto dal flusso di cassa disponibile dopo aver onorato il servizio del debito del medesimo anno: le restanti obbligazioni sono immediatamente estinguibili. Tale risultato, estremamente positivo pur in presenza di un aumento del monte complessivo degli investimenti che ammontano, per l’aggiornamento 2014, ad una cifra totale di 890 M di Euro, è legato alla redistribuzione degli interventi, che consente di completare, entro il termine del periodo di affidamento, la restituzione dei finanziamenti contratti nella fase iniziale di fabbisogno. La nuova proiezione tariffaria evidenzia un’evoluzione dei corrispettivi molto più favorevole per gli utenti: rispetto a quanto previsto nella precedente pianificazione, la tariffa reale attesa al 2027 sarà del 6,5% inferiore mentre quella al 2037 sarà di appena l’1% maggiore di quella di 10 anni prima.

La Tariffa Con propria Deliberazione del marzo 2013, il Consiglio d’Amministrazione di ATO Città di Milano ha approvato la proposta tariffaria MTT per gli anni 2012-2013, e successivamente, con Deliberazione del marzo 2014, il CDA di ATO Città di Milano ha approvato anche la proposta tariffaria MTI ed il Piano degli Interventi per gli anni 20142017, derivanti dall’applicazione dei nuovi criteri di calcolo disposti dall’AEEGSI. In seguito, con Deliberazione del 18/12/2014 è stato approvato l’aggiornamento della proposta tariffaria, relativo ai nuovi valori di calcolo da utilizzarsi ai fini dei conguagli per le annualità 2014 e 2015, a valere sulle tariffe 2016 e 2017. Tutte le proposte tariffarie formulate da ATO Città di Milano ad AEGGSI sono state approvate dall’Autorità a conclusione delle istruttorie di competenza. La tariffa media applicata nell’Ambito Territoriale Ottimale della Città di Milano risulta per il 2015 di circa 0,75 €/mc.


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La Tariffa sociale Altro tema di rilievo è l’impatto sociale della tariffa, argomento peraltro recentemente affrontato dalla stessa Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico, la quale intende improntare la regolazione alla promozione dell’efficienza nella gestione e al conseguente trasferimento ai consumatori dei relativi benefici generati. Con questo intento, l’Ufficio d’Ambito della Città di Milano ha deliberato che almeno il 30% del FoNI (Fondo per Nuovi Investimenti) sia destinato a scopi sociali, come previsto dall’art. 7.2 della deliberazione AEEGSI 585/2012/R/idr.

La restituzione agli utenti della quota del capitale investito In piena trasparenza, l’Ufficio d’Ambito della Città di Milano, ai sensi di quanto previsto dalla deliberazione AEEGSI del 25/06/2013 in merito alla “Restituzione agli utenti finali della componente tariffaria del servizio idrico integrato relativo alla remunerazione del capitale”, abrogata in esito al referendum popolare del 12 e 13 giugno 2011, ha proceduto alla definizione della quota che il Gestore avrebbe successivamente provveduto a restituire agli utenti. La restituzione della componente tariffaria relativa alla remunerazione del capitale coinvolge esclusivamente il fatturato generato sulla competenza compresa tra il 21/07/2011 ed il 31/12/2011. I valori di fatturato attribuibili all’intera annualità 1/1/2011 – 31/12/2011 sono stati desunti dalla Riconciliazione dei dati di Bilancio trasmessa del gestore MM SpA nel mese di marzo 2013. Il numero di utenze interessate, riferite al periodo individuato, è risultato pari a 36.690.

La restituzione agli utenti della quota tariffaria di depurazione L’Ufficio d’Ambito della Città di Milano ha inoltre completato l’istruttoria volta alla definizione della quota tariffaria di depurazione da restituire agli utenti aventi diritto. Gli utenti interessati sono coloro che, in base a quanto stabilito dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008 – oltre che dal D.M. n. 102 del 30/09/2009, hanno indebitamente pagato la quota di tariffa di depurazione a fronte della mancata prestazione del servizio. A seguito di tale istruttoria, l’Ufficio d’Ambito ha proceduto nel settembre 2014, con chiarezza e sollecitudine, a trasmettere al Gestore i file contenenti l’elenco definitivo degli aventi diritto al rimborso della quota di depurazione già versata e non dovuta, nonché le specifiche delle quote da restituire ai singoli utenti, comprensive di IVA e degli interessi legali. Le modalità per la richiesta di rimborso sono state pubblicate sul sito istituzionale di ATO Città di Milano e del Gestore MM S.p.A.

Le sfide future Vista la complessità dei temi affrontati e le dimensioni che assumerà il futuro Ambito Metropolitano, chi avrà il compito di avviare le attività di regolazione locale nell’ATO della Città Metropolitana anche sul territorio di Milano dovrà saper mediare tra le parziali differenze degli elementi tecnici e gestionali, da affrontare mediante l’utilizzo di mol-

teplici e differenziate strategie economico-finanziarie da predisporre in sede di Pianificazione degli interventi, anche per gestire le evidenti disomogeneità tariffarie attualmente in essere. Il tutto nell’ottica di una gestione integrata, sia dal punto di vista industriale sia della Governance Politica. Nel contempo, non potrà essere considerata in subordine la corretta pianificazione ed attuazione di valide Politiche gestionali, di salvaguardia e tutela delle risorse idriche sia sotterranee ma anche superficiali, strettamente collegate quali-quantitativamente nel ciclo delle acque, sempre più soggette ad eventi critici inerenti il rischio idraulico. Si ringrazia la dott.ssa Cristina Arduini, per il prezioso lavoro svolto nell’ideazione e sviluppo dell’iniziativa “L’Acqua nella Carta di Milano”. L’Autore Andrea Zelioli andrea.zelioli@comune.milano.it atocittadimilano@comune.milano.it Geologo, con esperienza più che ventennale nell’amministrazione pubblica sviluppata su tematiche inerenti la gestione, valorizzazione e salvaguardia delle risorse idriche, sia superficiali che sotterranee, ed il risanamento dei suoli contaminati. Ha prestato servizio nella Provincia di Milano, Area Ambiente e nel Comune di Milano Settore Politiche Ambientali. Dal 2013 è Direttore dell’Ufficio d’Ambito Territoriale Ottimale della Città di Milano, Azienda Speciale del Comune di Milano.

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Piano strategico dei Navigli lombardi Caterina Cazzaniga, Giovanni Cucchetti – Consorzio Est Ticino Villoresi Cesareo Lorenzo – Tethys s.r.l.

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I Navigli assurgono ancora oggi a elementi di particolare pregio per il territorio milanese, dato che insieme al loro tradizionale valore legato al mondo agricolo, si affiancano oggigiorno altre riconosciute ricadute positive, quali ad esempio quelle legate ad attività industriali, energetiche e di fruizione ambientale/paesaggistica. È stato realizzato, qundi, un metodo di analisi in ambiente GIS che, mettendo in relazione parametri tecnici dei canali e parametri inerenti il territorio, ha permesso di redigere un documento strategico per la pianificazione degli interventi di manutenzione, mirato a garantire la funzionalità presente e futura del sistema dei Navigli milanesi, gestiti dal Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi. Il risultato dell’applicazione del metodo è stato quello di generare una “lista di priorità” d’intervento, considerando quattro macro-parametri, due dei quali riferiti alla funzionalità e fruibilità dei canali, e due all’impatto sul territorio e alla tipologia del tessuto socioeconomico attraversato. Le priorità, così definite, e i costi associati sono stati calcolati per l’intera lunghezza dei Navigli: questo ha permesso di definire una programmazione delle spese, secondo una pianificazione ottimizzata degli interventi, garantendo la funzionalità e l’efficienza del sistema idraulico. Lo strumento realizzato è stato trasferito su webgis al fine di permettere agli operatori tecnici, non esperti in campo GIS, di utilizzarlo come supporto decisionale, di verifica e

aggiornamento manutentivo della rete, attraverso la geocollaborazione.

Schema di lavoro Lo schema di lavoro per la redazione del Piano parte da un rilievo GPS condotto sui 5 Navigli milanesi (circa 270 km di sponde) per poter realizzare un Sistema Informativo Territoriale che raccoglie informazioni circa le caratteristiche dei canali (sponde e fondo) e i manufatti presenti. I dati sono stati organizzati in una banca dati sviluppata in ambiente GIS, contenente 896 sezioni topografiche

Schema di lavoro


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rilevate tramite GPS, le informazioni inerenti le caratteristiche dei canali e dei 572 manufatti (forma e dimensioni della sezione, materiali e caratteristiche delle sponde e del fondo, stato di conservazione). I dati acquisiti sono stati analizzati statisticamente, per caratterizzare tipologie e criticità inerenti gli elementi rilevati, dopo la verifica puntuale eseguita circa l’effettivo stato di conservazione. Per gerarchizzare i tratti omogenei di canale in una graduatoria efficace, sono stati definiti due fattori: l’urgenza e la priorità. L’urgenza è legata all’esistenza di situazioni di dissesto già in essere. La priorità è definita invece sulla base dell’analisi spaziale condotta sia su parametri riferiti ai Navigli che al territorio circostante. La definizione delle priorità d’intervento permette di effettuare considerazioni pertinenti il corso d’acqua stesso, così come le relazioni con il tessuto socioeconomico che circonda l’asta idrica, in modo da equilibrare due esigenze differenti: da una parte di migliorare l’efficienza idraulica ai fini irrigui e di bonifica; dall’altra quella della popolazione insistente sulle sponde dei corsi d’acqua, che magari non fruisce direttamente dell’acqua, ma ne gode dal punto di vista edonistico e/o turistico. L’obiettivo di definire una “lista di priorità” nasce dunque da questa duplice esigenza, avendo come principale scopo quello di raggiungere una quantificazione economica che, attraverso le tipologie di intervento elencate nell’abaco degli interventi, renda possibile il miglioramento dello stato dei Navigli in modo finanziariamente sostenibile.

Selezione dei parametri per la definizione delle priorità

Risultato dell’applicazione GIS: sommatoria dei macro-parametri A, B, C, D per l’ottenimento di un ordine di priorità (tratti prioritari in rosso, tratti a bassa priorità in verde)

Risultati quantitativi dell’analisi SIT

Sono stati definiti quattro macro-parametri d’interesse per l’analisi territoriale volta alla definizione delle priorità d’intervento, ai quali è stata assegnato un peso differente, per privilegiare gli aspetti più importanti per la gestione idrica, basandosi sull’esperienza pluridecennale del personale consortile. La sommatoria di tali parametri definisce il valore assoluto di priorità all’interno di una scala variabile tra 0 e 100, come riportato: A - M.PAR. IDRAULICO B - M.PAR. NAVIGAZIONE-TURISMO C - M.PAR. INFRASTRUTTURE D - M.PAR. DENSITÁ ABITATIVA

MAX.50 MAX.20 MAX.20 MAX.10

MA CR O -P A R A MET R I F U N Z I O N A L I MA CR O -P A R A MET R I T ER R I T O R I A L I

La priorità di intervento risulterà direttamente proporzionale al punteggio finale, permettendo di evidenziare i tratti in cui divenga prioritario mettere in sicurezza le sponde.

Analisi e rappresentazione dei risultati Ogni parametro rappresentato (A, B, C e D) è stato spazialmente messo in relazione agli altri ed al tracciato dei Navigli, discretizzando il tracciato dei Navigli in base alla variazione di ogni parametro. Questi ultimi, risultano confrontabili nel momento in cui la valorizzazione assunta rappresenta un valore di astratto di rilevanza che trascende il significato specifico del dato. Pertanto è stato possibile calcolare la sommatoria di tali dati per ogni singolo tratto, stilando una lista di priorità estremamente utile per pianificare un piano di investimento sostenibile che pre-

veda l’utilizzo di fondi nel tempo, considerando criticità e necessità reali.

Individuazione delle tipologie di intervento Dall’analisi svolta lungo le aste dei Navigli è emerso come la stabilità delle sponde rappresenti un problema strutturale diffuso e complesso. Il dissesto spondale comporta non solo pericoli per la continuità funzionale del canale, ma anche rischi legati alle infrastrutture direttamente connesse con l’asta (strade alzaie, edifici, linee tecnologiche, ecc.). Le modalità di intervento di consolidamento spondale dipendono dalla tipologia del materiale con cui sono rea-

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lizzate le sponde. Ad esse sono stati associati costi unitari. I tipi d’intervento principali, previsti per il ripristino delle sponde, ai fini dei calcoli finali del progetto sono:

Il più universale dei contabilizzatori di energia

• • • •

tecnica scuci-cuci nuove murature in ciottoli e mattoni ripristino parametro in pietra, mattoni o intonaco tecniche di ingegneria naturalistica

Per singole è specifiche situazioni sono state valutate delle specifiche soluzioni che implementano di volta in volta l’abaco.

gandini-rendina.com

Quadro programmatico e aggiornamento dei dati

T1

T2 Flow meter

Compatibile con misuratori di portata a turbina, Woltman, ultrasuoni e elettromagnetici Calcolo delle calorie e frigorie con switch automatico o con abilitazione esterna Utilizzabile con sonde di temperatura selezionate a coppia PT100/500/1000 da 2 a 4 fili Omologato per le “transazioni finanziarie” a norma EN 1434, (MID 004) Protocolli RS232, RS485, MODbus, BACnet, Mbus I/O impulsivi e analogici.

Cinisello B. - Mi (Italy) tel. +39 0266027.1 www.isoil.com isothermic@isoil.it

Le soluzioni che contano

Sulla base delle priorità e del prodotto tra costi unitari (per tipologia di intervento) e lunghezza del tratto da ripristinare, si redige il Quadro di Riferimento Programmatico, che riporta per ogni singolo tratto di canale omogeneo e per ogni sponda, l’urgenza, la priorità e il costo per il ripristino completo della sponda. Per facilitare l’aggiornamento con l’integrazione delle informazioni relative ai tratti oggetto d’interventi, ai tratti ammalorati o a cambiamenti che possano modificare i parametri sopra descritti si è adottato l’utilizzo di servizi web GIS in modo tale che ci possa essere una facile collaborazione tra i settori operanti direttamene sul territorio e quelli centrali dedicati alla gestione del sistema e alle funzioni decisionali. Il metodo, sviluppato appositamente per il sistema Navigli può essere applicato, adeguando i parametri e l’abaco degli interventi, ai reticoli idrografici gerarchicamente più complessi e arealmente estesi. Riferimenti Regione Lombardia (2007-2009). Dati cartografici digitali inerenti i confini comunali e le superfici comunali, la viabilità, le infrastrutture di trasporto, l’uso del suolo (Dusaf), Portale Cartografico Regione Lombardia. ISTAT (2009). Dati sulla popolazione residente relativi all’anno 2009, Portale ISTAT. TEI Spa (2002). Analisi e studi per la redazione del programma degli interventi regionali sul demanio delle acque interne con particolare riferimento agli ambiti idroviari minori, Master Plan Navigli. Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi (2009). Reticolo idrico e manufatti in formato digitale, Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi. Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi e Regione Lombardia (2011). Piano strategico per la valorizzazione dell’area dei Navigli Lombardi e banca dati georeferenziata per la valorizzazione degli insediamenti di qualità.

Il Piano strategico dei Navigli lombardi è nato dal confronto tra Regione Lombardia ed il Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi in seguito all’esigenza di ottimizzare le risorse economiche disponibili per la massima efficacia degli interventi manutentivi dei Navigli, garantendo un adeguato sfruttamento delle risorse idriche e la fruizione dei canali storicamente considerati come elemento chiave, socio-economico e paesaggistico del territorio.


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Le tecnologie smart fanno scuola Intervista a Donato Pasquale, End Users Sales Manager Water & Waste Water Segment Schneider Electric Qual è il significato di Schneider Electric al Festival Dell’Acqua? Il motivo della nostra presenza al Festival dell’Acqua è quello di presentare le più recenti soluzioni di efficienza per questo mondo, sostanzialmente quell’approccio che definiamo smart water e le tecnologie migliori che possiamo portare in questo settore. Ci puó fare qualche esempio? In particolare stiamo lanciando in Italia dei software per la gestione avanzata delle reti di distribuzione idrica. AQUIS, ad esempio, è un sistema che permette di ottimizzare in tempo reale le operazioni della rete, riducendo il consumo energetico per i sollevamenti e gestendo dinamicamente la pressione di esercizio, anche al fine di ridurre il rischio di rottura delle tubazioni. AQUIS, grazie al suo “motore” di simulazione idraulica, permette di prevedere il comportamento della rete a seguito di operazioni pianificate e di emergenza, al fine di minimizzare l’impatto sugli utenti finali. Il WMS è, invece, un sistema per il controllo e la riduzione delle perdite idriche, un problema particolarmente acuto in Italia, dove si stima che il livello medio di perdite ecceda il 30% del volume di acqua immesso in rete. La nostra esperienza ci permette di quantificare in oltre il 20% l’efficientamento, in termini di risparmio energetico e riduzione di perdite, raggiungibile grazie all’utilizzo di questi sistemi. Come valutate il mercato italiano? Lavoriamo con molte utility e quello che cerchiamo di fare è portare in Italia questi prodotti, dove la tecnologia stenta ancora ad essere recepita in maniera adeguata. Quali sono le problematiche italiane secondo la vostra esperienza internazionale? Le nostre infrastrutture sono vecchie. È ancora in corso un cambiamento, nel quale l’efficienza, anche nel servizio idrico, insieme all’ottimizzazione oltre a quello che definiamo l’industrializzazione del servizio, stanno avvenendo. Finalmente si vede un effettivo interesse sulla ricerca della produzione a minor costo e a maggior qualità di risultato. Le vostre tecnologie richiedono conoscenza e competenza, come valuta la competenza dei nostri specialisti? Ottima competenza da parte dei tecnici, tuttavia non bisogna dimenticare che l’anzianità di alcuni lavoratori determina anche un attaccamento alle solite prassi ed una certa diffidenza per tutte le nuove tecnologie proposte. Oltre a questo c’è da dire che assistiamo ad un momento storico in cui da una parte è di dominio pubblico tutto lo “smart” e

sempre di più si sente parlare di “Internet delle cose” mentre dall’altra contiamo su una forza lavoro che non sempre recepisce facilmente questo genere di innovazione. In particolare i concetti legati alla gestione smart delle reti future è qualcosa che ancora deve essere interiorizzato. Come vede la nostra posizione rispetto all’Europa? Facendo nostra l’informazione che ci arriva anche da Utilitalia direi che non siamo esattamente degli innovatori, ma soprattutto followers. Abbiamo delle zone europee, come ad esempio l’Inghilterra, che ha fatto più di vent’anni fa dei passaggi che noi ci stiamo accingendo a fare adesso e che le permettono di utilizzare tecnologie con risultati interessanti. Pensate di prendervi in carico parte della formazione dei tecnici italiani per favorire lo sviluppo di queste nuove tecnologie anche nelle nostre realtà? Siamo convinti che questo sia un approccio corretto. Infatti abbiamo un servizio di formazione in Italia che forniamo sia agli studi tecnici sia alle università: si tratta di una divisione specifica che si occupa di questo. Sono in via di preparazione anche dei corsi che riguarderanno le tecnologie innovative come le soluzioni smart. Nei confronti del mercato, invece, portiamo sempre informazioni e cultura che cerchiamo di recuperare all’estero da trasmettere nel nostro Paese come best practices. Qualche novità? Stiamo realizzando un paio di progetti importanti dove le nostre tecnologie saranno applicate. In questo momento sono in corso di valutazione, in uno stato avanzato del processo di applicazione. Dunque speriamo di avere, tra qualche tempo, un paio di referenze importanti da poter spendere e che possono fare “scuola” per molte altre realtà. Finalmente possiamo contare anche su eccellenze al Sud, nei vostri progetti c’è un approccio che comprende tutta la Penisola o ci saranno delle differenze? Vediamo che al Nord ci sono realtà che si muovono con un forte impulso industriale. Parliamo di aziende nel servizio idrico che si muovono su un modello di business-model con uno sviluppo che si basa sul business plan e con delle implementazioni molto mutuate dall’industria. Assistiamo a qualcosa del genere anche al Sud anche se con maggiori difficoltà. In particolare abbiamo risposto ad una manifestazione della Regione Puglia dove abbiamo raccolto interesse per le nostre tecnologie.

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Aulos, la soluzione integrata

perfetta per l’efficientamento della rete idrica.

Aulos è la divisione di Hitachi Drives & Automation (Italy) S.r.l. dedicata alla salvaguardia delle risorse idriche e al risparmio energetico mediante l’applicazione di moderne tecnologie.

EFFICIENZA ENERGETICA

La nostra mission è il servizio totale per l’ottimizzazione delle reti di distribuzione dell’acqua attraverso la connessione Acqua - Energia: incrementiamo la durata degli impianti, aumentiamo l’efficienza energetica e riduciamo la perdita d’acqua negli impianti esistenti. La metodologia adottata ribalta il concetto di riduzione dei consumi in rete e propone, non una semplice attività di ricerca delle perdite, ma un approccio ingegneristico che, mediante l’applicazione di più attività strettamente correlate tra loro, punta a migliorare sensibilmente l’efficienza dell’acquedotto ed a fornire un protocollo certificato per il mantenimento nel tempo del più alto livello di efficienza. Il nostro obiettivo primario è l’individuazione e l’eliminazione delle cause che determinano le rotture delle tubazioni e quindi il controllo permanente delle perdite nelle reti di distribuzione idropotabile. Hitachi Aulos ottimizza la gestione delle risorse delle reti di distribuzione idrica: Acqua, Energia e Capitali finanziari.

Hitachi Drives & Automation (Italy) S.r.l. - Divisione Aulos

Via Ghisalba, 13 - 20021 Ospiate di Bollate (MI) – Italia - Tel. +39.02.3500101 Fax: +39.02.38302566 hitachi-da@hitachi-da.it - www.hitachi-da.it

AULOS

EFFICIENZA DISTRIBUZIONE


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Il progetto di Hitachi Divisione Aulos in Umbria Il 29 ottobre, nella splendida cornice del Chiostro di San Nicolò di Spoleto (Perugia), si è svolto l’incontro “Preservare il valore delle risorse idriche con un approccio industriale”. Organizzato da ATI 3 Umbria e Hitachi, con il patrocinio del Comune di Spoleto, il convegno si è posto l’obiettivo di presentare i risultati di un progetto innovativo di ricerca perdite nelle reti acquedottistiche. Questo progetto è stato realizzato grazie all’intervento di Hitachi Drives & Automation – Divisione Aulos, specializzata nell’efficientamento delle reti idriche tramite un processo proprietario e collaudato, che ha ottenuto riscontri favorevoli in tutto il mondo. La divisione Aulos di Hitachi persegue la salvaguardia della risorsa acqua mediante moderne tecnologie e offre un servizio per l’ottimizzazione delle reti di distribuzione che allunga la durata degli impianti, aumenta l’efficienza energetica, riduce i costi e le perdite idriche. Nello specifico, il progetto al centro dell’incontro di Spoleto è articolato in diversi punti: • verifica del livello di efficienza della rete idrica • interventi di ottimizzazione • definizione delle procedure operative per l’individuazione di eventuali criticità • pianificazione delle strategie di intervento. Viva la partecipazione in platea per gli interessanti e qualificati interventi tecnici che si sono susseguiti durante la giornata, aperta dal saluto da parte di Gianmarco Venturi, Assessore del Comune di Spoleto. A seguire la relazione di Fausto Galilei, Direttore ATI 3 Umbria, che ha spiegato ai presenti l’articolato progetto di ricerca perdite.

Molto gradito l’intervento di Fernanda Cecchini, Assessore all’Ambiente di Regione Umbria, che ha sottolineato l’impegno regionale per evitare gli sprechi ed efficientare il sistema di gestione idrico. Molto esaustivo l’intervento di Angelo Viterbo, Dirigente Servizio Idrico e Rischio Idraulico di Regione Umbria, che ha parlato di “La ricerca delle perdite acquedottistiche nella Regione Umbria”. Lorena Dellagiovanna, Country Manager di Hitachi Europe in Italia e Giacomo Meroni, General Manager Hitachi Drives & Automation (Italy) Srl, hanno presentato il gruppo aziendale, illustrando le caratteristiche e le particolarità distintive di Hitachi, la rivoluzionaria strategia legata alla Social Innovation e le attività operative di efficientamento (acqua ed energia) che mette in campo la Divisione specialistica Aulos. Claudio Casale, di Gruppo Iren, ha illustrato il ruolo del gestore nel controllo delle perdite, evidenziando le differenze fra un approccio standard ed un approccio tecnico che miri realmente a risolvere il problema alla base; mentre Romano Menechini, Dirigente VUS SpA, si è soffermato sui problemi e le relative soluzioni permanenti. Piergiorgio Malano e Claudia Silvani di Hitachi Aulos hanno esposto nei particolari il progetto messo a punto da Hitachi per preservare il valore delle risorse idriche, permettendo di ottenere risparmi di tipo economico ed ecologico, risultati e misure documentati durante la presentazione. Un percorso virtuoso quello di Regione Umbria che ha individuato in Hitachi il partner ideale per il raggiungimento di questi importanti obiettivi. Per ulteriori informazioni sul progetto, contattare: hitachi-da@hitachi-da.it

In alto: Gianmarco Venturi, Fernanda Cecchini, Fausto Galilei, Giacomo Meroni

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Ricerca e controllo perdite: un nuovo approccio Il caso ATI 3 Umbria !

Il nuovo approccio, orientato alla riduzione ed al controllo permanente delle perdite nelle reti di distribuzione idropotabile, commissionato da ATI 3 Umbria con il VUS, ha messo in pratica i suggerimenti provenienti dalle analisi che Hitachi Aulos aveva segnalato. In particolare, l’obiettivo principale era l’individuazione e l’eliminazione delle cause primarie che determinano le rotture delle tubazioni. I risultati ottenuti, seguendo la metodologia messa in campo da Hitachi, sono andati oltre ogni aspettativa.

Il metodo Le attività devono rigorosamente seguire un preciso ordine cronologico perché la rete sia efficientata in maniera adeguata e perché i lavori previsti non presentino criticità. In primo luogo, dopo aver effettuato il rilievo delle reti e delle infrastrutture, in tutta la loro complessità (condotte primarie, saracinesche di sezionamento, idranti, scarichi), occorre suddividere la rete in distretti e settori e procedere alle prove di tenuta delle saracinesche di distretto. Si continua quindi con l’informatizzazione su piattaforma

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Nel grafico si illustra, in corrispondenza del punto di installazione di un’idrovalvola, il valore di pressione prima e dopo l’intervento. È possibile osservare l’ulteriore riduzione attuata dalla valvola durante le ore di funzionamento notturno, quando i valori di consumo si attestano sui valori minimi. L’installazione di queste valvole deve essere rigorosamente pianificata prima delle riparazioni delle perdite individuate, altrimenti, la repentina crescita della pressione potrebbe causare nuove rotture. Una volta installate le idrovalvole, si potrà procedere alla riparazione delle perdite individuate.

Nel grafico si possono apprezzare i risultati ottenuti in uno dei 4 distretti controllati, denominato “Montepincio Rosso”: la curva blu evidenzia i consumi giornalieri misurati prima dell’intervento. Dopo l’installazione della valvola (curva rossa), si osserva una riduzione del consumo minimo notturno. La fase successiva prevede la riparazione delle perdite, con un consumo minimo notturno (curva verde) inferiore ai 10 l/s, cui corrisponde un volume annuo risparmiato di circa 470.000 mc.


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GIS della cartografia, completa di rilievi planoaltimetrici dei punti significativi. La pianificazione di una campagna di monitoraggio di portate e pressioni, con strumenti portatili, dovrà durare almeno 5 giorni consecutivi per i rilievi e gli elaborati degli schemi idraulici di base. Si passa quindi alla predisposizione di “mappe concettuali” che, su planimetrie in scala adeguata, caratterizzano il funzionamento della rete. In questo modo si potrà procedere alla definizione del livello complessivo di perdite che caratterizzano il sistema con il metodo dei Consumo Minimo Notturno, la verifica del carico idraulico disponibile sulla rete idrica e la ricerca delle eventuali criticità gestionali del sistema. Una volta effettuati questi passaggi, si procede alla redazione di Progetti esecutivi orientati alla gestione controllata delle pressioni, identificando i nodi di rete dove installare le opportune idrovalvole. Quindi la redazione di Protocolli per la pianificazione di attività di district metering (schemi idraulici, check list, istruzioni operative, ecc.) servirà alla modulazione ottimale e differenziata (giorno /notte) della pressione sulla rete idrica. Nello specifico: pressione costante durante le ore diurne, indipendentemente dal variare delle portate erogate (dalle 07:00 alle 23:00) e pressione costante, ridotta durante le ore notturne (dalle 23:00 alle 07:00). Il controllo dell’aria sulla rete idrica, con dimensionamento di apparecchiature idonee per il controllo dei transitori di pressione che dovranno essere installate su nodi critici della rete idrica, necessita anch’esso della redazione di Progetti esecutivi, per passare quindi all’attività di ricerca perdite sull’intera rete idrica. La rete, suddivisa per macrodistretti, attraverso l’analisi STEP TEST notturne con identificazione del sistema ottimale di ricerca delle pertite (aste di ricerca, geofoni, correlatore, idrofoni, utilizzo dei gas traccianti con impiego di miscele di idrogeno + azoto) sarà sottoposta ad una campagna di ricerca delle perdite e segnalazione delle perdite individuate sul campo e su monografie. Si passa quindi alla definizione del programma ottimale di riparazione delle perdite, che include l’eventuale installazione di nuove valvole di controllo della pressione necessarie per l’eventuale aumento della pressione dovuto alle riparazioni. Una volta terminato il lavoro, non mancheranno indicazioni tecnico/gestionali per il controllo permanente delle perdite sulla rete idrica e sui singoli distretti. Verranno segnalati installazione di apparecchi di misura fissi delle portate, analisi in continuo del Consumo minimo notturno, controllo delle pressioni sui nodi critici.

Case History L’intervento ha riguardato diversi comuni dell’ATO 3 Umbria. Di seguito si riporta l’applicazione della metodologia descritta all’acquedotto di Spoleto, la cui estensione è pari a circa 70 Km e che alimenta 35.000 abitanti. La rete è stata suddivisa in 4 macrodistretti, di estensione compresa tra i 15 ed i 20 Km.

A seguito di campagne di monitoraggio di portata e pressione, della modellazione della rete e dello studio delle criticità riscontrate durante i numerosi sopralluoghi, sono stati individuati i punti ottimali in cui inserire opportune idrovalvole per la riduzione e la stabilizzazione delle pressioni. Le valvole proposte sono caratterizzate da due set di funzionamento: il primo set consente una semplice riduzione della pressione in rete, in modo da garantire il minimo valore di pressione necessario per la corretta alimentazione delle utenze. Successivamente si procede, tramite un pilota che monitora costantemente la portata transitante, ad una seconda riduzione di pressione che avviene soprattutto durante le ore notturne, quando scendono i consumi e quindi necessitano pressioni più ridotte.

Conclusioni La metodologia descritta ribalta definitivamente il concetto di riduzione dei consumi in rete, proponendo non più una semplice attività di ricerca delle perdite, ma un approccio ingegneristico che, mediante l’applicazione di più attività, strettamente correlate tra di loro, punta a migliorare definitivamente l’efficienza dell’acquedotto ed a fornire un protocollo certificato per il mantenimento nel tempo del più alto livello di efficienza. Il progetto è stato avviato con l’obiettivo di ottenere un risparmio idrico, su tutte le reti controllate, pari a 40 l/s. Ad oggi, la riduzione dei consumi si è attestata a 95 l/s, con un risparmio di circa 600.000€ annui e si stima, a fine riparazioni, di recuperare circa 135 l/s che, potranno essere mantenuti nel tempo applicando l’approccio proposto.

Il commento dell’avvocato Fausto Galilei, Direttore di ATI 3 Umbria La motivazione principale che ha spinto ATI 3 Umbria ad affidarsi a una metodica nuova per la gestione delle reti è stata quella di superare le passate edizioni di ricerca perdite, basate su metodologie tradizionali che non hanno dato i risultati sperati. Nell’applicazione del sistema, vi è stato un ampio coinvolgimento dei tecnici di ATI 3 e VUS SpA, anche in considerazione della gestione post ricerca, attraverso il potenziamento dei sistemi di telecontrollo. Il miglioramento dell’efficienza ha previsto una serie di attività da parte di ATI 3 Umbria: in qualità di Authority, ATI 3 ha programmato e controllato la corretta esecuzione dell’intervento, verificando l’efficientamento della rete grazie all’impegno, in un’ottica integrata, dell’appaltatore Hitachi. ATI 3 è pienamente soddisfatta dei risultati raggiunti, di molto superiori agli obiettivi di recupero perdite assegnati da Regione Umbria.

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PUBBLIREDAZIONALE

PROTEO CONTROL TECHNOLOGIES

La gestione del processo di sostituzione contatori con LOVION La Vereinigte Stadtwerke Netz VSN GmbH gestisce le reti di elettricità, gas naturale, acqua e teleriscaldamento nei comuni di Bad Oldesloe, Ratzeburg e Mölln, situati nelle vicinanze di Lubecca in Germania. Già da tempo la VSN utilizza il software di Asset Management LOVION per la gestione dei processi di manutenzione e riparazione dei guasti, utilizzando in particolare i moduli Lovion TASK e Lovion WORK. Negli ultimi mesi ha implementato, sempre con Lovion, la gestione del processo di sostituzione dei contatori. Tutti i dati di movimento vengono creati con Lovion WORK & TASK e sincronizzati con i dati principali dei contatori archiviati nel modulo dell’ERP SAP IS-U, attraverso l’interfaccia certificata Lovion ERP CONNECT. All’inizio del processo di sostituzione dei contatori vengono analizzati gli intervalli di manutenzione, registrati in SAP IS-U e viene creata, a parità di condizioni, una sequenza di sostituzione casuale. Con l‘interfaccia certificata Lovion ERP CONNECT vengono trasferiti i dati dei contatori su Lovion WORK che procede alla pianificazione degli interventi sostitutivi, compresa la creazione automatica, in MS Word, delle lettere di comunicazione agli utenti della prossima sostituzione. Una volta stabilite le sequenze di sostituzione con Lovion Work, si procede, attraverso l’uso del modulo Lovion DISPATCH, alla ripartizione dei lavori alle squadre che effettueranno le sostituzioni, le quali ricevono i compiti per elenchi giornalieri o settimanali. Tutti i compiti assegnati possono essere visualizzati nella mappa. Lovion DISPATCH consente la creazione di un diagramma GANTT interattivo che visualizza tutti i compiti e le risorse coinvolte. Per la realizzazione dei processi con dispositivi mobili, quali il processo di sostituzione dei contatori, si usano tablet o smartphone con i sistemi operativi IOS (Apple) e Android. Per tutti i compiti il tecnico in campo riceve un elenco ToDo di facile comprensione, adatto alla risoluzione dello schermo del dispositivo. L’elaborazione dei compiti e la raccolta dei dati può essere effettuata anche senza connessione con la rete (offline), in modo da essere indi-

pendente dalla presenza di internet. La sincronizzazione inizia automaticamente appena disponibile una connessione con il server. Lo stato attuale dei lavori viene messo a disposizione nei moduli WORK e TASK e può essere trasferito direttamente nel sistema ERP. Il tecnico durante la fase di sostituzione rileva i seguenti dati: • numero di identificazione del vecchio e del nuovo dispositivo • motivo della sostituzione • lettura del contatore vecchio e nuovo • foto del contatore • conferma del Cliente con una firma digitale I dati rilevati vengono riportati direttamente su monografie già predisposte su tablet o smartphone. Si evitano così possibili duplicazioni o perdite di informazioni che possono nascere dall’uso di monografie cartacee i cui dati vengono riportati nel sistema in un secondo momento. Per eliminare possibili errori sono state configurate diverse routine di controllo. Per esempio viene paragonato il numero di identificazione con l’elenco dei dispositivi presenti in SAP IS-U. Inoltre viene eseguito un confronto di plausibilità tra la lettura del contatore effettuata dalla squadra e l’ultima lettura del contatore presente nel sistema. Sintetizzando i vantaggi, possiamo dire che la Vereinigte Stadtwerke Netz VSN GmbH, con la realizzazione del processo di sostituzione dei contatori basato su Lovion e SAP IS-U, ha raggiunto un’alta trasparenza nella realizzazione del processo e una facile disposizione della sequenza di sostituzione attraverso la classificazione spaziale. Con il controllo di plausibilità sul campo ha inoltre ridotto gli errori ed evitato doppi rilevamenti, spesso causa di inserimento di errori, perché nel processo di sostituzione nessun documento deve essere creato manualmente La VNS ha in progetto di implementare ulteriormente il sistema, inserendo anche i contatori per tariffe multiple e la pianificazione della manutenzione con riguardo al controllo dell’allaccio durante la sostituzione del contatore.

Il software LOVION è distribuito in Germania dalla ITS-System GmbH e in Italia da PROTEO Control Technologies S.r.l.

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

La separazione contabile nel servizio idrico Cecilia Magliani, Account Manager Utiliteam

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Da luglio 2012 il servizio idrico nazionale è entrato a far parte del perimetro di azione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Una sfida non certo di poco conto vista la storica debolezza della regolazione del settore, l’eterogeneità di forme giuridiche esistenti e delle dimensioni degli ATO. Oltre 700 gestori e oltre 3000 operatori: sono questi i numeri in continuo mutamento che descrivono l’intricato panorama del servizio idrico italiano. La diversa natura dei soggetti chiamati in causa è frutto di precedenti scelte politiche e organizzative delle amministrazioni pubbliche che hanno portato alla convivenza forzata di gestori pubblici, privati e misti. L’Autorità, tra il 2012 e il 2015, ha emanato in maniera crescente provvedimenti in materia di servizi idrici, passando dall’1% della produzione normativa al 18,5%, nel tentativo di impostare un quadro legislativo innovativo volto ad apportare quantomeno certezza e stabilità regolatoria. Individuati gli ambiti prioritari di intervento, l’Autorità ha pubblicato le prime delibere tese a disciplinare i tre grandi pilastri regolati: tariffe, unbundling contabile e qualità del servizio. Si è ritenuto necessario procedere innanzitutto nella regolazione tariffaria con raccolte dati a cadenza annuale, con logiche ormai conosciute dagli operatori. Successivamente, sono stati espressi i primi orientamenti in materia di obblighi di separazione contabile e delineati i requisiti del sistema contabile, del sistema gestionale e del sistema dei contratti di servizio. L’intervento dell’Autorità è volto alla definizione di una disciplina che garantisca un flusso informativo certo, omogeneo e comparabile tra operatori, nonché utilizzabile ai fini del calcolo tariffario. Gli obiettivi generali dell’intervento sono la definizione dei corrispettivi tariffari cost reflective, l’individuazione e il monitoraggio di investimenti e contributi pubblici, l’incentivazione di efficienza ed efficacia, la disincentivazione dei fenomeni di “costpadding”. Gli obiettivi specifici dell’intervento si sostanziano nel quantificare i costi ambientali della risorsa, definire indici di efficienza per singole attività e comparti, comparare l’efficienza gestionale dei gestori e definire i costi standard.

Con il documento di consultazione 515/2015/R/idr, l’Autorità ha illustrato gli orientamenti finali in materia e previsto una prima applicazione delle norme di separazione contabile per l’esercizio 2016. Gli operatori, ai quali è in capo l’adempimento, hanno la necessità di provvedere rapidamente all’impostazione di un sistema informativo aziendale che garantisca la separazione contabile delle diverse attività e la creazione di un Sistema di Separazione Contabile conforme alle nuove regole. Un operatore in possesso di requisiti contabili conformi produrrà facilmente Conti Annuali Separati conformi. Gli esercenti, di qualunque forma giuridica o di titolo autorizzativo, inclusi i Comuni o gli Enti Pubblici che gestiscano il servizio in economia, gestori di uno o più servizi in un determinato territorio, dovrebbero dotarsi di un sistema di contabilità separata che sia in grado di allocare le poste economiche e patrimoniali del bilancio alle attività, ai comparti e, qualora insistessero su più Enti di Governo d’Ambito, anche agli ATO. Anche per il settore idrico sono state quindi previste, esattamente come accade da tempo nei settori energia elettrica e gas, le medesime regole previste dal Testo Integrato di Unbundling Contabile (TIUC), ovvero: la separazione per attività, la necessità di effettuare rilevazioni contabili ex ante, il procedimento per la predisposizione dei Conti Annuali Separati e di revisione e certificazione degli stessi da parte di uno specifico organismo. Unica facilitazione ipotizzata e che ci auguriamo venga confermata, in considerazione dei tempi necessari per adattare le procedure contabili, è l’applicazione graduale della norma consentendo l’attribuzione ex post alle attività delle poste contabili per il primo anno di produzione dei Conti Annuali separati, ovvero il 2016. Mettendo a disposizione l’esperienza maturata prima nel gas e poi nell’energia elettrica, oggi Utiliteam si trova a supportare gli operatori del settore idrico nell’analisi, adeguamento e creazione del piano dei conti, del piano dei centri e delle commesse, delle procedure contabili, verificandone la conformità rispetto alle norme di separazione contabile.


Progettazione e gestione reti più semplificata

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BENTLEY SYSTEMS

Bentley OpenUtilities di Bentley Systems è una nuova famiglia di applicazioni che consente alle utility di progettare, mappare e gestire le loro reti con più efficacia e precisione. OpenUtilities è l’evoluzione di Bentley Utilities Designer e Bentley sisNET, introducendo un pacchetto comune di applicazioni in grado di aumentare la produttività, accelerare la realizzazione dei progetti e ridurre il costo dei software. Le principali funzionalità di OpenUtilities consentono di: • Progettare le reti per la distribuzione di elettricità, gas e acqua, nonché quelle fognarie e di teleriscaldamento/teleraffreddamento. • Stimare il costo dei materiali e del lavoro. • Creare, assegnare, gestire e approvare gli ordini di lavoro, in modalità autonoma o mediante l’integrazione con i sistemi di gestione delle attività. • Gestire modelli e mappe delle reti. • Migliorare la gestione delle utility con resoconti e analisi relativi alla tracciabilità della rete, al rilevamento delle perdite e alla pianificazione delle interruzioni del servizio. Bentley OpenUtilities comprende tre applicazioni. Bentley OpenUtilities Map (GIS desktop) consente una migliore gestione delle reti grazie a resoconti e analisi relativi alla tracciabilità, al rilevamento delle perdite e alla pianificazione delle interruzioni del servizio. Bentley OpenUtilities Designer (GIS aziendale) consente di accelerare la fase progettuale con accurati strumenti di modellazione e configurazione, nonché di ridurre i costi mediante stime real-time e di evitare ritardi grazie alla gestione integrata della progettazione. Permette un’implementazione flessibile perché integra le tradizionali soluzioni GIS aziendali. Bentley OpenUtilities PowerView permette di riesaminare, esplorare e contrassegnare la progettazione e le mappe delle reti di utility. Grazie a questo software i responsabili di progetto possono apportare correzioni e approvare rapidamente le attività lavorative. Gli utenti hanno la possibilità di impiegare Bentley Map Mobile, in abbinamento a Bentley OpenUtilities PowerView, per sfruttare sul campo le funzionalità di visualizzazione e interrogazione mediante dispositivi tablet.

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Expo e la Carta di Milano, eredità per il futuro Massimiliano Tarantino – CCO Feltrinelli Group Oggi, nel mondo, circa 800 milioni di persone soffrono di fame cronica e più di due miliardi di persone sono malnutrite. Eppure ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo viene sprecato, mentre le risorse della terra, le foreste e i mari sono sfruttati in modo insostenibile, con danni ingenti alla biodiversità e alle popolazioni locali. Una delle maggiori sfide per il futuro dell’umanità è, quindi, quella di nutrire, attraverso processi inclusivi, partecipativi ed educativi, una popolazione in costante crescita senza danneggiare l’ambiente. Il tema del diritto al cibo risulta quindi il cardine attorno al quale ruotano tutte le questioni attinenti alla sostenibilità sociale, economica e ambientale e all’equità tra persone, popoli e aree del mondo. La Carta di Milano nasce proprio dall’urgenza di garantire il diritto al cibo come diritto umano fondamentale. Patrocinata e fortemente voluta dal Governo italiano, la Carta di Milano rappresenta l’eredità culturale di Expo Milano 2015, un momento unico di riflessione globale attorno ai temi del cibo, della nutrizione e della sostenibilità socio-ambientale, efficacemente riassunto dal motto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. È un documento plurale: solo ascoltando tutte le voci, tutti gli attori, talvolta anche in disaccordo tra loro, si è potuto creare un documento partecipato e partecipativo. Grazie alla sua genesi e alla sua struttura, la Carta di Milano non è un mero documento, ma uno strumento di coscienza e responsabilità, uno spazio pubblico globale per il confronto delle idee, per l’approfondimento, per la partecipazione e la divulgazione dei grandi temi al centro dell’Esposizione Universale di Milano.

Un dibattito internazionale

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La Carta di Milano prende origine dall’analisi della realtà del nostro mondo globale: con essa si manifesta il momento della consapevolezza e della ricognizione delle ingiustizie del mondo contemporaneo, per stimolare

la presa di coscienza e, dunque, l’assunzione di impegni concreti per i firmatari della Carta di Milano, siano essi cittadini, associazioni, imprese o istituzioni. La Carta ha solide basi scientifiche, a partire dal contributo fondamentale fornito da Laboratorio Expo, il progetto di ricerca e curatela scientifica di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Expo Milano 2015. In particolare, la scientificità dei contenuti della Carta è stata garantita dalla curatela di Salvatore Veca, coordinatore scientifico di Laboratorio Expo. I quattro temi principali di Laboratorio Expo, ovvero la sostenibilità agro-alimentare, il cibo come cultura, la sostenibilità in ambito socio-economico e i nuovi modelli di governance urbana, hanno rappresentato le fondamenta e l’infrastruttura su cui si sono aggregati i contributi che pervenivano, sia in forma scritta, sia attraverso workshop e colloqui. In questo percorso ha assunto un significato centrale l’incontro collettivo che si è tenuto a Milano nel febbraio 2015, chiamato Le idee di Expo verso la Carta di Milano, dove si sono confrontati più di 500 esperti divisi in 40 tavoli tematici e che ha visto gli interventi anche di Papa Francesco e dell’ex Presidente del Brasile Ignacio Lula da Silva. Le idee di Expo ha visto una sua seconda edizione agli inizi di ottobre, per fare un punto sulle riflessioni emerse durante questi mesi e per pensare alla legacy futura di questa importante eredità culturale. Altri contributi fondamentali alla stesura della Carta di Milano sono derivati dall’impegno assunto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dal Ministero degli Affari Esteri, dal Ministero della Salute e da numerose associazioni, imprese e istituzioni italiane e internazionali, che hanno partecipato al dibattito e alla stesura del documento con le proprie esperienze ed expertise per approfondire gli obiettivi comuni. Da questo corposo dibattito sono emersi più di cento contributi allegati alla Carta di Milano, che ne approfondiscono alcune tematiche specifiche.


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Carta di Milano per I’acqua L’acqua è sicuramente una delle risorse maggiormente considerate all’interno di Carta di Milano. Negli ultimi anni, in particolare, il dibattito scientifico internazionale si è incentrato sulla profonda relazione tra cibo, acqua ed energia. L’acqua, infatti, è una risorsa fondamentale per garantire una nutrizione adeguata, sia in termini di idratazione (e dunque potabilità) sia in termini di produzione (ovvero in termini di food security, per garantire la sicurezza di approvvigionamento alimentare, in quanto necessaria alle coltivazioni) sia in termini di qualità degli alimenti (ovvero per quanto riguarda la food safety). L’accesso all’acqua pulita, potabile e in quantità soddisfacenti rientra quindi pienamente all’interno della definizione di diritto al cibo come diritto umano fondamentale. Ma l’acqua è anche necessaria per produrre l’energia (e, in generale, per tutte le produzioni industriali) e, specularmente, l’energia è necessaria per estrarre, purificare e gestire l’acqua. La Carta di Milano, inoltre, non considera l’acqua solo come una mera risorsa. L’acqua infatti ha un forte valore come bene comune, proprio perché è un elemento chiave per garantire una vita giusta, equa e sostenibile per chiunque, in tutti gli ambiti di una vita sana. La costante crescita della popolazione mondiale, che

nel 2050 arriverà a contare nove miliardi di persone, i cambiamenti climatici e la richiesta in continuo aumento di energia hanno accentuato la pressione sulle risorse idriche mondiali. Secondo le Nazioni Unite, più di 700 milioni di persone non hanno accesso a risorse idriche potabili e 2 miliardi e mezzo di persone non dispongono di servizi igienici privati. L’acqua, specialmente quella di mari e oceani, è inoltre un fattore cruciale nell’equilibrio climatico globale, ma soprattutto è una riserva enorme di biodiversità che sfama e dà lavoro a miliardi di persone nel mondo: di nuovo la domanda crescente di pescato e di altri prodotti marini sta aumentando la pressione economica su questa risorsa, provocando sempre più spesso il collasso irreparabile degli stock ittici. Non si può, quindi, parlare di gestione efficiente delle risorse idriche senza inquadrarlo nel macro-tema generale della governance dei beni comuni: la Carta di Milano rappresenta, in tal senso, uno strumento di partecipazione attiva alla cittadinanza globale per individuare e implementare gli attori e gli strumenti più rilevanti per il miglioramento della governance socio-economica di una risorsa tanto fondamentale quale l’acqua. Firmando la Carta di Milano, i cittadini, le associazioni, il mondo produttivo e istituzionale si impegnano a garantire il massimo sforzo verso l’obiettivo comune di un futuro più equo e sostenibile in tutti i suoi aspetti.

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Smart Water nella città del futuro A Milano il gotha europeo dei gestori dei servizi idrici

Grandi consensi e notevole affluenza di pubblico per “Smart Water nella città del futuro”, il convegno internazionale organizzato lo scorso ottobre da MM Spa e Ato Città di Milano. L’incontro di Milano - che ha fatto il punto della situazione nel settore presentando le migliori case study e best practice europee - è stato coordinato da Marco Fantozzi, referente per l’Europa dell’IWA - Water Loss Specialist Group - che ha così descritto la giornata: “MM e ATO Città di Milano hanno favorito il primo confronto internazionale tra le varie realtà europee. Il ruolo delle tecnologie innovative in ambito idrico è fondamentale per rendere più sostenibile ed economico il servizio anche in considerazione dei cambiamenti climatici. Si è discusso di come efficientare la risorsa idrica - ha proseguito Fantozzi. È necessario un dialogo tra regolatori e operatori per poter portare l’efficienza della rete a un livello più elevato. MM sta seguendo la strada giusta perché costruisce relazioni importanti a livello internazionale, quindi sinergie per potersi consolidare come uno degli attori più importanti nella gestione del Servizio Idrico”. E la risposta del numerosissimo pubblico presente al convegno di Milano costituisce una valida conferma in tal senso.

Gli atti del convegno Innovative solutions in water and waste distribution network Ice Pigging Technology Mario Adamo, Suez Italia

Water: the most valuable «Common» Asset for sustainable and smart development Giorgio Fiorentini, Presidente ATO Città di Milano

Smart Water in the city of the future Relly Baron, WaTech Center Mekorot (Israele)

Advanced Smart Metering: Malta Water Project Stephen Galea S.John, WSC (Malta)

Il rapporto tra Ente Regolatore e Società acquedottistiche: l’esperienza italiana e di Milano Stefano Cetti, MM Spa Improving efficient water services through Smart Network Planning Francisco Cubillo, Canal de Isabel II, Madrid (Spagna) Innovative solutions in water distribution management David Duccini, Suez Environment, Parigi (Francia) EU Reference document Good Practices on Leakage Management (WFD CIS WG PoM) Marco Fantozzi, IWA Specialist Group referente per l’Europa Smart Engineering for Energy Savings Andreu Fargas-Marques, Consorci Aigues Tarragona (Spagna)

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Real time sewage and storm water management in urban areas: Aarhus case study Anders Lynggaard-Jensen, Aarhus, Danish Hydraulic Institute (Danimarca) Innovative solutions for water management: the experience of Milan Fabio Marelli, MM Spa Event Recognition System for Smart Monitoring of Water Distribution Michele Romano, United Utility, Liverpool (Gran Bretagna) Il rapporto tra Ente Regolatore e Società acquedottistiche: l’esperienza italiana e di Milano. La regolazione locale del SII della Città di Milano verso la Città Metropolitana Andrea Zelioli, ATO Città di Milano


Nuovi marchi e organizzazione Il Gruppo AUMA - specializzato nello sviluppo e nella produzione di attuatori elettrici e riduttori per valvole – ha in programma cambiamenti organizzativi, legati alla nuova strategia di brand. Forte di una storia di oltre 50 anni, il Gruppo AUMA ha un fatturato di 420 milioni di euro e ha investito 15 milioni di euro ogni anno in Ricerca & Sviluppo. Il Gruppo ha un proprio portfolio di marchi indipendenti, frutto anche di acquisizioni realizzate nel corso degli anni: AUMA, DREHMO, GFC, Haselhofer e SIPOS. Con il 2015 il gruppo industriale tedesco ha iniziato una fase di transizione che porterà nel giro di alcuni anni all’utilizzo del marchio unico AUMA. L’obiettivo è quello di assicurare una continuità nello sviluppo anche per i prossimi anni, grazie a un nuovo approccio del mercato. Il risultato della nuova strategia organizzativa sarà una società unica operante in cinque divisioni di mercato: Acqua, Energia, Oil&Gas, Industria & Navale e Azionamenti. Nel processo di transizione sono state consolidate le organizzazioni di vendita e di service in Germania e nella maggior parte delle filiali estere. A partire gennaio 2015, AUMA offre la sua gamma completa di prodotti e servizi per tutti i marchi da un’unica fonte. Matthias Dinse, Commercial Managing Director del Gruppo AUMA spiega così i vantaggi della nuova strategia del marchio: “Grazie alla nuova struttura saranno migliorate le relazioni con i clienti e la trasparenza. Con questa mossa vogliamo unire le nostre forze, in modo da aumentare ulteriormente efficienza e flessibilità ed essere in grado di soddisfare sempre meglio le esigenze e le aspettative dei nostri clienti. Questo crea una solida base per una crescita continua e sostenibile e ci consentirà di introdurre ulteriori innovazioni a beneficio del mercato degli attuatori elettrici”. Il nuovo posizionamento strategico influenzerà significativamente l’attività di AUMA Italiana, attiva dal 1976. Ecco il commento dell’Amministratore Delegato Andrea Villa: “Un portafoglio prodotti ampliato ci permetterà di allargare il numero delle soluzioni a nostra disposizione. In particolare potremo offrire attuatori di piccola taglia per basse coppie con la qualità tipica del gruppo AUMA a un livello di prezzo assolutamente interessante, raggiungendo così nuove ed importanti fasce di mercato.”

PUBBLIREDAZIONALE

GRUPPO AUMA

Attuatori Auma installati

75 Una fase di commissioning degli attuatori

S EA G U A R D

I T A L A N O D I S . r. l .

D A L 19 7 2 P R O G ET T I A MO E P R O D U CI A MO D I P R O T EZ I O N E CA T O D I CA

I MP I A N T I

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Controllo e gestione degli impianti di sollevamento Il caso studio del serbatoio di compenso della rete di distribuzione idrica di Castelfranco Emilia (MO)

Stefano Alvisi, Ricercatore del Dipartimento di Ingegneria – Università degli Studi di Ferrara Marco Franchini, Professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria – Università degli Studi di Ferrara Marco Guidorzi, Responsabile Modellazione – Ingegneria Acqua HERA S.p.A.

L’argomento tratta della messa a punto di un approccio per il controllo degli impianti di sollevamento al servizio di serbatoi di compenso, finalizzato al contenimento dei costi energetici. L’approccio è basato sull’utilizzo di soglie di attacco e stacco delle pompe, variabili nell’arco della giornata secondo un andamento prefissato. L’approccio è applicato al caso studio del serbatoio di compenso della rete di distribuzione idrica di Castelfranco Emilia (MO) e confrontato con altri approcci tipicamente utilizzati per il controllo delle accensioni e spegnimenti delle pompe. I risultati ottenuti evidenziano che l’approccio proposto può rappresentare un utile strumento gestionale per il controllo degli impianti di sollevamento, consentendo un contenimento dei costi energetici nel rispetto dei limiti sul numero di attacchi e stacchi delle pompe. I sistemi di distribuzione idrica assolvono alla fondamentale funzione di fornire acqua alle utenze con un adeguato carico di pressione. A tal fine, nei sistemi di distribuzione idrica sono generalmente presenti impianti di pompaggio per sollevare l’acqua dalle opere di presa fino a eventuali serbatoi di accumulo o alle utenze finali e, più in generale, per vincere le perdite di carico in rete. Il costo dell’energia consumata da tali impianti spesso rappresenta una percentuale molto elevato del costo totale di gestione del sistema e quindi, al fine di contenere i costi gestionali dei

sistemi di distribuzione idrica, particolare attenzione deve essere riservata agli impianti di sollevamento. In particolare, nel caso in cui nel sistema sia presente a valle dell’impianto di sollevamento un adeguato volume di compenso, il contenimento dei costi può essere perseguito, oltre che attraverso un accurata scelta delle pompe dell’impianto di sollevamento stesso, mediante una opportuna pianificazione nel tempo del loro funzionamento. A fronte di tariffe dell’energia elettrica variabili nel tempo, il funzionamento delle pompe può essere pianificato in modo da massimizzare i volumi sollevati nelle ore a basso costo energetico e minimizzare quelli nelle ore ad alto costo. Il tutto nel rispetto dei vincoli gestionali sui carichi minimi da garantire in rete e tenendo conto anche di altri fattori che potrebbero incidere sul costo totale di gestione del sistema, come l’impatto sulle perdite idriche (Giustolisi et al., 2013) e il deterioramento delle pompe conseguente a frequenti stacchi e attacchi delle stesse. Operativamente, per il controllo delle pompe si considerano generalmente due approcci, ovvero (a) la pianificazione nel tempo dell’accensione e spegnimento delle pompe e (b) il controllo dell’accensione e dello spegnimento delle pompe in base a un prefissato livello all’interno del serbatoio. Il primo approccio, generalmente noto come pump scheduling (Jowitt e Germanopoulos, 1992), consente di ottenere un ottimo accordo tra le fasi di ricarica e svuotaFigura 1. Esempio di sistema di controllo di una pompa definito sulla base livello idrico all’interno del serbatoio assumendo che l’accensione e lo spegnimento avvenga a livelli di attacco e stacco variabili nell’arco del tempo secondo un prefissato andamento

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mento del serbatoio e le fasce orarie dell’energia elettrica, garantendo il riempimento del serbatoio nelle fasce orarie a basso costo e lo svuotamento in quelle ad elevato costo. Per poter essere applicato necessita di una previsione dei consumi idrici sulla finestra temporale oggetto di pianificazione (Alvisi et al., 2007) e l’applicazione di algoritmi di ottimizzazione (Van Zyl et al., 2004; Lopez Ibanez et al., 2008; Giacomello et al., 2013) per individuare periodicamente (ad esempio quotidianamente) la pianificazione temporale ottimale. Nel secondo caso, generalmente noto come level trigger, essendo l’accensione e lo spegnimento delle pompe definito semplicemente sulla base del raggiungimento di un prefissato livello idrico all’interno del serbatoio, non è necessaria alcuna previsione e ottimizzazione. Per contro, questo secondo approccio può comportare nel tempo, al variare dei consumi, uno sfasamento tra le fasi di ricarica e svuotamento del serbatoio e le fasce orarie a basso ed alto costo dell’energia elettrica, con conseguente riduzione dei benefici economici. In questo studio si considera un approccio alternativo e lo si confronta con i precedenti due evidenziandone vantaggi e svantaggi. Tale approccio consiste in un controllo delle pompe definito, come nel caso (b), sul livello idrico all’interno del serbatoio, ma in cui l’accensione e lo spegnimento delle pompe avviene a livelli soglia variabili nell’arco del tempo, secondo un andamento prefissato. Nel seguito si fornisce una descrizione dell’approccio, si presentano i risultati della sua applicazione ad un caso studio, confrontandoli con quelli ottenuti mediante i più tradizionali pump scheduling e level trigger.

L’approccio proposto L’approccio per il controllo dell’accensione e spegnimento delle pompe si basa, al pari del level trigger, sul livello idrico all’interno del serbatoio ma, in questo caso, l’accensione e lo spegnimento delle pompe avviene a livelli soglia variabili nell’arco del tempo, secondo un andamento prefissato. Tale andamento è definito in modo tale da garantire che il massimo e il minimo volume di acqua possibile siano immagazzinati nel serbatoio all’inizio del periodo di alto e basso costo energetico rispettivamente, evitando così uno sfasamento tra le fasi di ricarica e svuotamento del serbatoio e le fasce orarie dell’energia elettrica tipico del level trigger. In maggior dettaglio con riferimento alla figura 1, a fronte di un’ipotetica tariffa bioraria dell’energia elettrica con elevati costi nella fascia diurna compresa tra le 7 di mattina e le 7 di sera, si impone che il livello di attacco della pompa (curva rossa) cresca nelle ore notturne fino ad un massimo in corrispondenza delle 7 di mattina. Viceversa si impone che il livello di stacco della pompa (curva blu) decresca nelle ore ad alto costo energetico fino ad un minimo in corrispondenza delle 7 di sera. In questo modo si vincola il sistema a garantire grandi e piccoli volumi accumulati al termine delle fasce orarie rispettivamente a basso e alto costo. La forma delle curve che rappresentano l’andamento nel tempo dei livelli di attacco e stacco della pompa, (vedi ad esempio le curve

a), b) e c) di figura 1) è definita mediante una legge di potenza di esponente assegnato (ovvero lineare, quadratica, cubica, ecc.). Tale legge, e i corrispondenti livelli massimi e minimi in corrispondenza del termine delle fasce orarie energetiche, evidenziati con freccette nere in figura 1, sono definiti in modo tale da minimizzare i costi nel rispetto del vincolo sul numero massimo di attacchi e stacchi della pompa (Lansey e Awumah, 1994). A tal fine è stato formulato un problema di ottimizzazione biobiettivo, in cui le variabili decisionali sono gli esponenti delle leggi di potenza che caratterizzano l’andamento dei livelli di attacco e stacco nelle diverse fasce orarie e i valori dei livelli massimi e minimi in corrispondenza del termine delle fasce orarie a basso e alto costo energetico, mentre gli obiettivi (da minimizzare) sono il costo energetico e il numero di attacchi e stacchi. Per la risoluzione di tale problema multi-obiettivo è stato utilizzato l’algoritmo NSGA-II (Deb et al., 2000).

Discussione dei risultati e conclusioni L’approccio proposto è stato applicato a un caso studio reale costituito dall’impianto di sollevamento che alimenta il serbatoio pensile di testata al servizio della rete di distribuzione idrica di Castelfranco Emilia (Mo). I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli forniti dai metodi pump scheduling e level trigger. Operativamente, l’ottimizzazione dei parametri dell’approccio proposto (esponenti delle leggi di potenza che caratterizzano l’andamento dei livelli di attacco e stacco nelle diverse fasce orarie e i valori dei livelli massimi e minimi in corrispondenza del termine delle fasce orarie a basso e alto costo energetico) è stata effettuata a fronte di un andamento medio dei consumi orari nell’arco del giorno. In figura 2 si riporta il fronte di Pareto ottenuto dall’applicazione dell’algoritmo NSGA-II. Per alcune soluzioni si riporta anche l’andamento dei livelli di attacco e stacco nelle diverse fasce orarie. In particolare, confrontando le soluzioni a) e b) è interessante osservare come un incremento del livello di attacco, alla

Figura 2. Fronte di Pareto delle soluzioni rappresentanti gli andamenti dei livelli di attacco e stacco della pompa

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

fine della fascia oraria a basso costo, e una riduzione del livello di stacco, alla fine della fascia oraria a alto costo, vincoli il sistema ad avere maggiori e minori volumi invasati, rispettivamente al termine delle fasce a basso e alto costo energetico, con conseguente beneficio in termini di riduzione dei costi energetici, a scapito però di un incremento del numero di attacchi e stacchi della pompa. Per contro, considerando le soluzioni b) e c) (quest’ultima evidenziata in figura con un colore diverso perché non appartenente al fronte di Pareto) si può notare come, a parità di livelli massimi e minimi in corrispondenza del termine delle fasce orarie a basso e alto costo energetico, l’utilizzo di un andamento dei livelli soglia caratterizzati da un’opportuna legge di potenza consente, a parità di costi, una significativa riduzione del numero di attacchi e stacchi della pompa rispetto ad un andamento lineare. La soluzione b) indicata in figura 2 rappresenta un valido compromesso tra costi e numero di attacchi e stacchi. Tale soluzione è stata quindi presa a riferimento e utilizzata per l’applicazione dell’approccio a fronte di un reale andamento dei consumi a passo orario, su di una finestra temporale di una settimana. In Tabella 1 si riporta il costo energetico ottenuto con l’approccio proposto sulla finestra temporale di una settimana considerata e lo si confronta con quelli ottenuti mediante gli approcci pump scheduling e level trigger. Come si può osservare il controllo su livelli soglia variabili nell’arco del giorno comporta costi energetici equivalenti a quelli del pump scheduling e nettamente minori di quelli del level trigger. Questo è comprensibile considerando che i primi due approcci, a differenza del level trigger, garantiscono grandi e piccoli volumi accumulati al termine delle fasce orarie rispettivamente a basso e alto costo. D`altra parte èanche importante osservare che, per quanto concerne il pump scheduling, il corrispondente costo energetico è stato ottenuto a fronte di sequenze ottimali di accensioni e spegnimenti nell’arco delle 24 ore, definite mediante processi di ottimizzazione ripetuti all’inizio di ogni giorno, supponendo ogni volta di disporre di una perfetta previsione dei consumi idrici giornalieri. In sintesi, i risultati ottenuti evidenziano l’efficacia

dell’approccio proposto, che consente un contenimento dei costi di gestione comparabile al pump scheduling, e nettamente migliore di quello del tradizionale level trigger, senza necessitare di alcuna previsione dei consumi idrici e l’applicazione di algoritmi di ottimizzazione per individuare quotidianamente la pianificazione temporale ottimale.

Controllo

Costo [€]

Pump scheduling

1648

Level trigger

2057

Livelli soglia variabili nell’arco della giornata

1649

Tabella 1. Costi energetici corrispondenti ai diversi approcci per il controllo dell’impianto di sollevamento

Questo lavoro è stato presentato nell’ambito del Sesto Seminario “Efficienza e Risparmio Energetico dei Sistemi Idrici” organizzato a Trento (8-9 luglio 2015) dal Centro Studi Sistemi Idrici (CSSI).

Gli autori: Stefano Alvisi stefano.alvisi@unife.it Ricercatore del Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi di Ferrara Marco Franchini marco.franchini@unife.it Professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria, Università degli Studi di Ferrara Marco Guidorzi marco.guidorzi@gruppohera.it Responsabile Modellazione – Ingegneria Acqua HERA S.p.A.

Bibliografia Alvisi S., Franchini M. and Marinelli A. (2007) A short-term pattern-based water demand forecasting model. Journal of Hydroinformatics, 9(1), 39-50. Deb, K., Agrawal, S., Pratap, A., and Meyarivan, T. (2000). “A fast elitist non-dominated sorting genetic algorithm for multi-objective optimization: NSGA-II”. Proceeding of Parallel Problem Solving from Nature VI Conf., Springer, France, 849–858. Giacomello C., Kapelan Z. and Nicolini M. (2013) Fast hybrid optimization method for effective pump scheduling. Journal of water resource planning and management, 139(2), 175-183. Giustolisi O., Laucelli D. and Berardi L. (2013), Operational optimization: water losses versus energy costs. Journal of Hydraulic Engineering, 139(4), 410-423. Jowitt P.W. and Germanopoulos G. (1992). Optimal pump scheduling in water-supply networks. Journal of Water Resources Planning and Management, 118(4), 406-422. Lansey K.E. and Awumah K. (1994) Optimal pump operations considering pump switches. Journal of Water Resources Planning and Management, 120(1), 17-35. Lopez-Ibanez M., Prasad T.D. and Paechter B. (2008). Ant colony optimisation for the optimal control of pumps in water distribution networks. Journal of Water Resources Planning and Management, 134(4), 337-346. Van Zyl J., Savic D.A. and Walters G.A. (2004) Operational optimization of water distribution systems using a hybrid genetic algorithm method. Journal of Water Resources Planning and Management , 130(2), 160-170

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La soluzione versatile e definitiva nel sollevamento dei chiusini

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Le problematiche associate a un’operazione che si crede “semplice”, come sollevare un chiusino, sono oggi affrontate ancora in modo specifico, a seconda della tipologia del chiusino stesso. La normativa di riferimento, che impone al datore di lavoro di soddisfare e ridurre al minimo i rischi derivanti dalla Movimentazione Manuale dei Carichi, così come previsto dall’articolo 68 com. 2 - com. 3 del DLgs 8108 e S.M., è soddisfatta attraverso l’utilizzo di svariati e complicati sistemi di aggancio dei coperchi spesso improvvisati. Le manovre di manutenzione dei chiusini sono riassumibili nelle seguenti cinque operazioni: Segnalazione del cantiere e battitura del coperchio, Aggancio del coperchio, Sollevamento, Spostamento, Ricollocamento. Ognuna di queste operazioni nasconde rischi e complicazioni per tutti gli operatori ed obbligano gli RSPP a trovare un’unica soluzione versatile. DOA Hydraulic Tools, produttrice di utensili idraulici e attrezzature per manutenzione reti utilities, ha sviluppato ITALIFTERS, una gamma di sistemi innovativi per affrontare in modo definitivo questa problematica. La gamma ITALIFTERS è una sintesi di versatilità, maneggevolezza e praticità, progettata con lo scopo specifico di garantire la sicurezza degli operatori e proporre soluzioni efficaci, leggere e facilmente trasportabili, in grado di soddisfare le molteplici situazioni che si possono verificare sul campo. Il sistema DOA è in grado di evitare: • l’uso di sistemi di sollevamento tradizionali che spesso non sono facilmente utilizzabili, viste le condizioni dei chiusini sempre bloccati da ruggine, ghiaia, inattività e perfino espansione da calore • possibili infortuni dovuti al sollevamento dei chiusini con attrezzature obsolete e non idonee a ridurre rischi di lesioni all’apparato muscolo-scheletrico degli operatori • l’impiego di specifici sistemi dedicati a una sola tipologia di chiusino La gamma ITALIFTERS affronta e risolve il problema attraverso l’utilizzo di utensili ad aggancio magnetico o meccanico, le cui funzioni possono essere descritte come “una scala a salire” che parte da attrezzi piccoli - adatti a sollevare coperchi leggeri che non presentano difficoltà - fino a sistemi di sollevamento di coperchi pesantissimi e molto bloccati. ITALIFTERS si adatta alla maggior parte delle situazioni essendo utilizzabile in modi differenti. La conferma dell’efficacia e del carattere innovativo delle attrezzature è data dal successo in tutta Europa: alcuni prodotti sono unici nel loro genere e la gamma è in costante evoluzione grazie anche al continuo “feed back” ottenuto da tecnici e operatori del settore. Il personale della DOA effettua sessioni di formazione e addestramento sull’utilizzo del sistema ITALIFTERS, esegue prove e dimostrazioni senza impegno nel Nord e Centro Italia e fornisce tutte le informazioni tecnico/operative necessarie.

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Kio il chiusino in Kinext Ambiente La quantità di CO2 dispersa durante la produzione dei chiusini in Kinext™ è molto inferiore a quella emessa durante la produzione dei normali chiusini in ghisa

Antifurto l’utilizzo di Kinext™ rende i chiusini Kio® non soggetti ai furti

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Il chiusino in Kinext Marco Battisti, Direttore Tecnico Matteo Cerpelletti, Responsabile Marketing La ricerca della leggerezza nel chiusino, un prodotto che si è abituati a considerare necessariamente pesante, dove è richiesta elevata resistenza meccanica e durata nel tempo. L’innovativo chiusino KIO scardina l’ovvio per semplificare la vita, perchè consente operazioni di movimentazione, posa e manutenzione più semplici e sicure. KIO è il frutto dell’attività del reparto Ricerca & Sviluppo di Industrie Polieco-MPB, solido gruppo europeo nel settore dei compounds di poliolefine e dei sistemi di tubazioni corrugate in polietilene ad alta densità. Si tratta di un chiusino in Kinext, un esclusivo materiale composito costituito da elementi di rinforzo immersi in una matrice termoindurente. Il gruppo ha brevettato nell’autunno del 2011 uno speciale processo di produzione altamente tecnologico per l’utilizzo di questo innovativo materiale composito nella realizzazione dei chiusini. Il progetto parte dalla consapevolezza dei limiti che coinvolgono i tradizionali chiusini stradali realizzati in ghisa sferoidale, ghisa lamellare o calcestruzzo. Ancora oggi, infatti, i chiusini sono talmente pesanti da creare problemi al personale di manutenzione, oltre che poco funzionali e alquanto rumorosi. Il chiusino KIO presenta diversi vantaggi: ha un peso notevolmente inferiore rispetto al chiusino convenzionale (circa il 70% in meno rispetto ai chiusini di produzione europea), è maneggevole, non è soggetto a fenomeni di corrosione, resiste alle sostanze chimiche, evita problematiche legate alla conduttività (non essendo il materiale composito conduttore di elettricità), presenta un alto potere fonoassorbente e una minima interferenza a frequenze radio o segnali dei cellulari abbinati ai moderni sistemi di trasmissione. Il chiusino KIO è prodotto in conformità alla normativa EN 124 (1994) e certificato dall’Istituto Italiano ICMQ (Istituto di certificazione e marchio qualità). Le dimensioni ad oggi disponibili sono nella forma quadrata il 300x300, 400x400, 500x500, 600x600, 700x700 e 950x950 e nella forma circolare il f 800 e il f 1100. Le dimensioni si riferiscono alla parte esterna del telaio; la luce interna è pari rispettivamente a 200x200, 300x300, 400x400, 500x500, 600x600 e 760x760 mm nel caso dei chiusini quadrati e 600 e 910 mm per il chiusino circolare. Le classi disponibili sono B125, C250 e D400. Oltre ai chiusini in materiale composito Kinext, Polieco è in grado di produrre anche griglie (caditoie) sempre nello stesso materiale, in classe di carico C250 (misure esterne 500x500). Nel processo di fabbricazione del chiusino KIO non viene trascurato l’impatto ambientale: basti confrontare la temperatura di fusione necessaria per fondere la materia prima da colare all’interno degli stampi dei chiusini in ghisa, che supera i 1000°C, e quella riferita alla lavorazione degli stampi per i materiali compositi, che si aggira attorno ai 60°C. La minor quantità di CO2 immessa nell’aria è strettamente collegata anche al ridotto peso di ogni singolo pezzo che consente di poter caricare in ogni carico un numero di chiusini 3-4 volte superiore ai normali chiusini in ghisa con conseguente riduzione dell’inquinamento dovuto all’inferiore numero di trasporti. Industrie Polieco-MPB è una delle aziende ammesse nell’estate 2013 al bando pubblico co-finanziato dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare per l’analisi dell’impronta di carbonio nel ciclo di vita dei prodotti di largo consumo. L’analisi, della durata di 18 mesi, è stata condotta sul processo produttivo del chiusino KIO, al fine di analizzare l’impatto in termini di emissioni di CO2 in atmosfera e per valutare gli interventi atti a ridurre ulteriormente questo impatto. Nel corso dello studio, il chiusino KIO ha ottenuto la certificazione in base alla normativa ISO 14067:2013 (Carbon footprint of products – Requirements and guidelines for quantification and communication). Industrie Polieco-MPB è in grado anche di studiare e realizzare coperchi su disegni e richieste specifiche del cliente. È il caso del chiusino modulare KIO Tunnel di dimensione 900x500 mm in classe C250, posato nei primi mesi dell’anno all’interno del primo padiglione del nuovo Centro Espositivo (Oman Convention and Exhibition Centre) a Muscat in Oman. Il coperchio è stato progettato in collaborazione con l’Ente statale committente dell’opera (Omran) e con l’impresa di costruzioni di capitale inglese che sta eseguendo i lavori di realizzazione dell’opera. Il nuovo Centro Espositivo sarà aperto nel 2016 e prevede la realizzazione di spazi per oltre 22.000 mq. All’interno del padiglione sono previsti canali multiservizi in calcestruzzo al di sopra dei quali verranno installati 3500 chiusini KIO Tunnel per uno sviluppo complessivo di oltre 3000 m. Altri tre capannoni verranno realizzati nei prossimi due anni. Altri chiusini in materiale composito KIO sono stati e verranno posati lungo le nuove strade di accesso che collegano il centro cittadino al nuovo Centro Fiera.

KIO Ø 800 posato in centro strada

Griglia in materiale composito

Posa telaio in alluminio nel Centro Fiera

Posa dei coperchi KIO Tunnel in materiale composito

Installazione del chiusino KIO al di fuori del Centro Fiera di Muscat

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VENTITREESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

AZIENDA:

Sfera DESIGNERS:

Giulio Iacchetti, Matteo Ragni

Giuria Anders Byriel, Presidente - Vivian Cheng - Stefan Diez - Giorgio De Ferrari - Mario Gagnon - Defne Koz - Paolo Lomazzi - Laura Traldi


PUBBLIREDAZIONALE

MONTINI

Efficienza e sicurezza certificate Montini SpA è specializzata nella progettazione, produzione e vendita di chiusini e caditoie in ghisa perlitica o sferoidale, realizzati secondo la normativa europea UNI EN 124. Due i fattori distintivi: la realizzazione dei prodotti con l’80% di materiale riciclato (ferro e ghisa) e la vernice che, quando viene utilizzata, è a base d’acqua. Quindi non risulta essere tossica per le persone o inquinante per l’ambiente. Punto di riferimento per il mercato italiano ed europeo, l’azienda detiene il controllo di tutta la filiera, dalla progettazione al processo produttivo: ogni fase viene attentamente seguita, controllata e verificata all’interno dello stabilimento di Roncadelle, in provincia di Brescia, secondo specifici requisiti qualitativi. Infatti il sistema di gestione della qualità aziendale è certificato da IGQ (Istituto Italiano di Garanzia della Qualità) validato in Italia da Accredia e riconosciuto nell’ambito del circuito IQNet (International Certification Network) fin dal 1996: attualmente è conforme alla norma UNI EN ISO 9001:2008. La certificazione garantisce che il sistema di qualità aziendale possiede gli automatismi necessari per il mantenimento del livello qualitativo e del miglioramento di tutti i processi, quali approvvigionamento delle materie prime, controllo di processo, progettazione, collaudo finale e commercializzazione. Il marchio di certificazione prodotto IGQ e di qualità UNI viene riportato su tutti i dispositivi certificati, oltre alla scritta EN 124, la classe di appartenenza e il nome del produttore, come richiesto dalla norma, a garanzia dell’utilizzatore finale. Montini, a completamento della “Guida nazionale all’installazione di dispositivi di coronamento e di chiusura in zone di circolazione pedonale e/o veicolare (chiusini e caditoie) UNI TR 11256:2007”, ha ritenuto opportuno richiamare l’attenzione di progettisti, installatori e manutentori sulle indicazioni e condizioni di posa. Per questo ha realizzato un Manuale di Posa Responsabile, con riferimento alle norme EN 124 e UNI/TR 11256, che riporta una serie di prescrizioni vincolanti affinché un chiusino e/o una caditoria svolgano correttamente la loro funzione nel tempo, consentendo così efficienza, sicurezza e notevoli risparmi economici.

Manuale di posa responsabile dei dispositivi di coronamento e di chiusura (caditoie e chiusini)

GLP - GS Riferimento EN124 e UNI/TR 11256

Sopra il Sotto Un percorso d’arte nella Milano cablata realizzato da Metroweb, l’azienda proprietaria della più grande rete di fibre ottiche di Milano e della Lombardia, che ha saputo raccontare l’innovazione attraverso un’iniziativa unica e originale. Insieme agli stilisti anche due giovani promesse: Metroweb ha indetto un contest in collaborazione con l’Istituto Marangoni di Milano per selezionare i fashion designer che hanno meglio interpretato il concept del progetto. A chiusura della mostra Open Air, i Tombini Art, dopo un attento restauro, saranno battuti all’asta da Christie’s e il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza da Metroweb a favore dell’organizzazione no profit Oxfam Italia.

credits: photo Sergio Caminata

Via Montenapoleone e via Sant’Andrea: nel cuore fashion di Milano è possibile ammirare una mostra Open Air di 24 Tombini Art ideati dai grandi protagonisti della moda italiana. Giunta alla terza edizione, la mostra “Sopra il Sotto – Tombini Art raccontano la Città Cablata” è riuscita a riunire, con la collaborazione della Camera Nazionale della Moda Italiana, i nomi più prestigiosi dell’Italian style: i Tombini Art sono pezzi unici ed originali, cesellati a rilievo e dipinti a mano, pensati e creati appositamente dagli stilisti che hanno aderito all’iniziativa. I tombini diventano i protagonisti del decoro urbano e della street art di Milano e, allo stesso tempo, parlano di tecnologia del sottosuolo: il progetto è stato promosso e

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La M.M. s.r.l. opera da 40 anni nel settore dei Plastici Rinforzati con Fibra di Vetro (PRFV) con design proprio e soluzioni personalizzate. I principali investimenti riguardano ricerca, sviluppo e innovazione dei prodotti e dei processi produttivi. In quest’ottica è iniziata la realizzazione dei chiusini in PRFV che, nel 2015, hanno ottenuto la certificazione secondo la norma UNI EN 124. I chiusini M.M. in materiale composito rappresentano una valida alternativa ai tradizionali chiusini in ghisa, grazie ai benefici che le caratteristiche intrinseche del materiale sono in grado di offrire: riduzione del rumore, isolamento elettrico, resistenza alla corrosione e prevenzione dei furti. In particolare quest’ultima caratteristica ha costituito il fattore determinante nella scelta, da parte dell’ente gestore del servizio idrico pugliese, dei chiusini M.M. per la realizzazione di botole d’ispezione della rete fognaria passante su proprietà private in aperta campagna. L’ente committente ha fortemente voluto un prodotto che presentasse le medesime caratteristiche funzionali della ghisa e che potesse apportare all’opera migliorie tecniche in grado di conferirle un elevato valore aggiunto, non solo grazie alla prevenzione dei furti - con evidente risparmio di tempo e denaro in caso di sostituzione - ma anche in termini di sicurezza degli abitanti della zona e di durata negli anni. I chiusini M.M. possono essere considerati anche come elementi da utilizzare nella realizzazione dei progetti di arredo urbano. M.M. è in grado di realizzare chiusini con svariati rilievi, creando soluzioni ad hoc per i clienti, sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista del design e della necessità di personalizzare il prodotto. La possibilità di utilizzare una gamma molto ampia di colori può comportare notevoli vantaggi a tutti gli operatori dei sottoservizi urbani poiché, garantendo l’immediata riconoscibilità dei propri pozzetti e delle proprie linee, può contribuire ad agevolare gli interventi di manutenzione e a dare risalto al marchio, agendo in una logica di “brand awareness”. Un sapiente gioco del colore può essere un vantaggio anche dal punto di vista progettuale con due funzioni simili ma opposte: si può dare al chiusino uno o più colori che emergano dal contesto, rendendolo elemento distintivo e di rottura con l’ambiente; oppure, al contrario, si può creare un mimetismo per dare continuità con lo spazio in cui questi prodotti sono installati. Questa possibilità si integra perfettamente con la diffusione del concetto di “Street art” in un’ottica di sviluppo e riqualificazione urbana: un bisogno emergente non solo nelle grandi aree metropolitane ma anche nelle città medio grandi.

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2015

Fognature in ghisa sferoidale progettazione ed evoluzione del mercato Saint-Gobain PAM si pone come centro di riferimento sul mercato non solo da un punto di vista commerciale, ma anche da quello didattico. L’iniziativa recente è quella di un corso di formazione riservato agli addetti ai lavori delle utility che ha previsto un aggiornamento tecnico/informativo sulle tubazioni in ghisa sferoidale per fognatura presso l’Habitat Lab di Corsico, il nuovo centro di innovazione e formazione Saint-Gobain. Negli ultimi 20 anni le reti in ghisa sferoidale hanno subito evoluzioni a volte molto significative dal punto di vista strutturale del materiale, generando la necessità di aggiornamenti tecnici per la loro progettazione in campo. L’evoluzione su cui Saint-Gobain PAM ha puntato, tuttavia, non ha riscontrato sul mercato altrettanta preparazione da parte degli addetti ai lavori e soprattutto nei centri accademici come le Università, dove ancora oggi si assiste ad una certa stagnazione di retaggi culturali che non tengono conto di quanto il mercato si sia evoluto. In effetti, la percezione di chi quotidianamente è chiamato a progettare esecutivi sulla fognatura è proprio quello che i giovani, pur essendo preparati al loro compito, non siano sufficientemente aggiornati sui prodotti presenti sul mercato e che siano portati ad un esercizio classico dove le condotte vengono preferibilmente progettate: in grès se a gravità; in PE se in pressione; in PVC fino ad un diametro 300. È chiaro che la mancata conoscenza delle evoluzioni del mercato della ghisa, di fronte alla progettazione di una fognatura, vanifica tutti gli sforzi che le aziende hanno messo in campo per rendere attuale ciò che da “tradizionale” passa ora a proporsi come “innovativo”. In effetti si è registrata sul mercato una scarsa conoscenza sui piccoli diametri che si pensava essere realizzati secondo la tecnologia tradizionale del cemento alluminoso interno, mentre la normativa consente produzioni di In alto a sinistra: Habitat Lab di Corsico

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In alto a destra: Alessandro Giusto illustra ai presenti le specificità di Redtop

condotte che, pur mantenendo i vantaggi dei sistemi in ghisa e del rivestimento esterno in lega di zn/al, ammette soluzioni mediante rivestimenti interni più performanti come le resine epossidiche rinforzate e di rivestimenti interni termoplastici a scabrezza ridotta. È stata infatti l’occasione per mostrare le ultime novità come il Redtop, condotta studiata ad hoc per le prementi fognarie fino a DE160, in parallelo con la medesima soluzione in acquedotto Blutop, diventato uno standard in Italia per molte utility. Anche sulle grandi adduttrici la tecnologia dei rivestimenti interni ha seguito un’evoluzione particolarmente importante che va dai rivestimenti interni poliuretanici ai cementi alluminosi batterio-statici (in grado di garantire Ph1). I cambiamenti, le evoluzioni, i perfezionamenti di questo materiale sono molteplici e proprio per chiarire il quadro d’insieme Saint-Gobain PAM si è presa l’onere e la responsabilità di presentare non solo le novità che ne costituiscono il punto vincente, ma anche di illustrare in maniera tecnica ed imparziale i modi di progettazione e le soluzioni tecnologiche opportune nei casi specifici, nella consapevolezza che se lo studio di una fognatura è differente da quello di un acquedotto, anche lo studio del tracciato ha la sua rilevanza.

“Collegare la progettazione al prodotto” Con questo proposito Alessandro Giusto e Gino Serafini di Saint-Gobain Pam hanno accompagnato i partecipanti ad una nuova conoscenza, fatta di riqualificazione, analisi di casi specifici ed informazioni pratiche accolte con nutrita partecipazione dal numeroso pubblico di esperti in una cornice di eccellenza.


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