Servizi a Rete 4 Luglio - Agosto 2014

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2014 - LUGLIO-AGOSTO

SERVIZI a rete N U M E R O

4 - 2 0 1 4

Poste Italiane spa . Spedizione in abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. In L.27/02/2004 n.46) art. 1, comma1, DCB Milano

NUMERO 4

L U G L I O - A G O S T O

Tecnologie no-dig

L’intervista del mese

BRIANZACQUE

SERVIZI a rete

-

Reti telecomunicazioni

Gianfranco Mariani

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IL PUNTO .

Project Financing per il Servizio idrico Integrato? ome è noto, il project financing è una tecnica di finanziamento di opere pubbliche o private in cui il servizio del debito è garantito dai flussi di cassa generati dalla loro gestione. Perché un investimento possa essere candidabile ad un’operazione di project financing è necessario che abbia alcune caratteristiche: dimensione adeguata dell’iniziativa; tecnologie mature; prodotto (servizio) standardizzato ed a larga diffusione; domanda rigida. Il Servizio Idrico Integrato (SII) soddisfa tutte queste condizioni, a partire dalla necessità di coprire la maggior parte degli investimenti attraverso le tariffe (solo il 18% degli investimenti del settore è a finanziamento pubblico), ed infatti è questo il modello prevalente per la sua gestione. C’è però un (enorme) problema: il project financing presuppone una fase di realizzazione delle opere concentrata nel tempo, ed una durata della concessione sufficiente a garantire l’integrale servizio del debito. Non è questa, però, la situazione in Italia, dove il deficit infrastrutturale è tuttora enorme. Ciò significa che devono ancora essere realizzati investimenti la cui vita utile sarà dell’ordine di diversi decenni. A fronte di ciò, gli attuali concessionari dispongono di periodi residui di concessione estremamente ridotti: secondo il Blue Book 2014, su un campione di 65 aziende, solo 18 hanno una concessione residua superiore ai 20 anni (e comunque inferiore ai 30), mentre ben 32 hanno a disposizione meno di 15 anni. Come risolvere il problema? Il nostro Paese ha un’esperienza di successo, nata nel 1950 con la Società Autostrade, che ha – nell’arco di diversi decenni – realizzato prima e gestito poi il nucleo originario della rete autostradale nazionale. Oggi questa rete è consolidata, e per l’affidamento della sua gestione si può pensare a periodi relativamente brevi, ma nella pluridecennale fase di realizzazione ciò sarebbe stato impensabile. È urgente che analoghe iniziative vengano intraprese per il SII. Nicola Costantino Amministratore Unico Acquedotto Pugliese

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Con il patrocinio di:

Sommario n. 4

ANNO XIII – n. 4 Luglio-Agosto periodicità

2014 bimestrale

luglio-agosto 2014

■ L’INTERVISTA

6 In Brianza si investe sull’acqua A colloquio con Gianfranco Mariani ■ TELERISCALDAMENTO

Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01

11 La rete di calore di Busto Arsizio

Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it

Intervista a Gianfranco Carraro Pubblicità e Marketing

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Coordinamento di redazione:

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■ DEPURAZIONE

Lodovico Pieropan

15 Dall’incenerimento dei fanghi

Stampa: Grafteam

Intervista a Marcello Bondesan

Archivio foto: www.morguefile.it, www.shutterstock.com

■ RIDUZIONE PERDITE

Progetto grafico impaginazione e fotolito:

Una copia

energia per il teleriscaldamento

One copy ...........................................E

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Italia

Italy....................................................E

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Estero

Abroad ..............................................E

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È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice

Reproduction even partial, is forbidden, without the permission of the Publisher

19 Il telecontrollo

dei distretti idrici di una località turistica

Felice Parrilli e Daniele Tiddia

23 Università e mondo dell’industria: collaborazione e trasferimento tecnologico

44 Anteprima H2O

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■ TELECOMUNICAZIONI

■ NO-DIG

86 Banda ultralarga e

49 - Due nuove date per

catasto delle infrastrutture

il seminario sul no-dig - Completato il documento per le tecnologie trenchless Videointervista al Presidente del Tavolo di Lavoro Stefano Dini

50 - L’esperienza di Iren Emilia - L’esperienza di Hera

55 Un manufatto speciale della rete fognaria

Il caso Bologna

Roberto Spagnuolo

92 APPUNTAMENTI ■ INFRASTRUTTURE

94 La nuova galleria, la pista ciclabile e un’area verde

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Fabio Marelli

Trent’anni di esperienza nei cantieri milanesi

Non c’è roccia che tenga! 59 Carlo Torre

Intervista a Luigi Mori

61 Il relining di un collettore fognario Comitato scientifico:

■ INTERVISTA

64 Inventare per trovare soluzioni: quando oltre alla tecnica servono idee

Intervista a Stefano Dini ■ NOTIZIA

67 Hydro bond per 8 gestori veneti ■ MATERIALI

68 Evoluzione

delle poliolefine nelle applicazioni infrastrutturali

Roberto De Palo

■ GARE E APPALTI

71 La certificazione

di prodotto accreditata

L’applicazione delle regole nell’appalto pubblico

Baldassarre Bacchi – Centro Studi Idraulica Urbana (CSDU) Lorenzo Bardelli – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) Ilaria Bottio – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU) Francesco Castorina – Comitato Italiano Gas (CIG) Mauro Fasano – Regione Lombardia Roberto Frassine – Politecnico di Milano/Dip.Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Paola Garrone – Politecnico di Milano / Dip. Di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) Franco Guzzetti – Politecnico di Milano Michele Ronchi – Comitato Italiano Gas (CIG) Alessandro Soresina – A2A Bruno Tani – Anigas Rita Ugarelli – NTNU “The Norwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim Francesco Albasser, Danilo Tassan Mazzocco, Chris Bleach, Luca Guffanti, Fausto Pella, Stefano Saglia, Federico Testa Comitato tecnico:

■ SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE

73 Il Naso di Toscana Energia che attraverso il GPS rileva le perdite

Fabrizio Balloni

Marcello Benedini – Associazione Idrotecnica Italiana Aldo Coccolo – ASPI Mauro Salvemini – AM FM GIS Italia Paolo Trombetti – IATT A questo numero hanno collaborato:

77 VETRINA ■ ULTRA BROADBAND

81 Reti veloci

Italia avanti al rallentatore

Fabrizio Balloni Maurizio Bellini Marcello Bondesan Gianfranco Carraro Roberto De Palo Stefano Dini Andrea Gilardoni

Fabio Marelli Gianfranco Mariani Luigi Mori Felice Parrilli Roberto Spagnuolo Daniele Tiddia Carlo Torre

Andrea Gilardoni e Maurizio Bellini

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L’INTERVISTA

In Brianza si investe sull’acqua L’ammodernamento del depuratore di Monza e un’ulteriore spinta G verso l’automazione dei processi aziendali sono alcune delle priorità individuate da Brianzacque per migliorare la gestione del servizio idrico nei comuni della provincia di Monza-Brianza. Il piano degli interventi illustrato dal presidente della società, Gianfranco Mariani. GIANFRANCO MARIANI > Quali le priorità di investimento ■

nelle infrastrutture? Brianzacque persegue una politica di sostanziale equilibrio nella suddivisione delle risorse fra i tre segmenti che compongono il ciclo idrico: acquedotto, fognatura e depurazione. In particolare, per quanto riguarda il comparto acquedotto, gli sforzi economici sono tesi a preservare la disponibilità della risorsa idrica sia attraverso il mantenimento dell’efficienza delle infrastrutture di captazione esistenti, sia attraverso lo studio del territorio finalizzato alla realizzazione di nuovi pozzi e manufatti di stoccaggio. Nell’ambito delle fognature, gli im-

pegni maggiori sono costituiti dai lavori di estensione della rete alle zone non ancora servite. Infine, per la depurazione, la sfida più impegnativa riguarda l’intervento di ammodernamento dell’impianto San Rocco di Monza. > Nello specifico che cosa prevede ■

il piano degli investimenti? Il piano investimenti prende origine dai contenuti del Piano d’Ambito della Provincia di Monza e Brianza, approvato di recente. Uno strumento guida strategico che prevede innanzitutto la realizzazione, entro il prossimo anno, di tutte le opere necessarie per evitare di in-

NUOVO IMPIANTO BIOTHELIS, DEPURATORE SAN ROCCO DI MONZA, CON LE DUE TORRI SCRUBBER ALTE 13 M

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cappare nelle procedure di effrazione previste dalla Unione Europea per chi non si sarà messo in regola. Altri capitoli salienti del Piano indicano come necessarie una serie di attività di aggiornamento e di completamento del rilievo delle reti idriche e fognarie, seguite da specifiche attività di modellazione. Parte delle risorse è inoltre destinata ad un’ampia gamma di interventi di manutenzione, che spaziano dal rinnovamento delle reti esistenti alla sostituzione dei contatori fino alle campagne di ricerca perdite e alla distrettualizzazione. > Quali i progetti più significativi? ■

L’intervento più impegnativo da qui ai prossimi anni è l’ammodernamento del depuratore San Rocco di Monza. L’impianto, tra i più importanti della Lombardia, al servizio di 600 mila abitanti equivalenti, fu costruito per lotti successivi tra i primi anni Sessanta ed i primi anni Ottanta e dal 2000 ha subito parziali modifiche e “restyling”. La prossima, grande ristrutturazione, messa a punto con diversi studi, prevede un mix di interventi che vanno da un radicale rinnovamento di alcune sezioni, tra cui il totale rifacimento del comparto di produzione aria a servizio dell’ossidazione biologica con applicazione di un processo di aerazione alternata, fino ai lavori di ampliamento per aumentare la capacità di trattamento con l’installazione di una sezione a membrane. Non va dimenticato che la Provincia di Monza e Brianza è la più cementificata d’Italia (54% di suolo occupato) e che sul suo


L’INTERVISTA

territorio esiste un’alta concentrazione di realtà produttive di piccole e medie dimensioni. Inoltre, il progetto di riammodernamento prevede azioni mirate ad abbattere le emissioni odorigene, con la copertura delle vasche e l’installazione di impianti di trattamento aria. > Investire richiede disponibilità ■

di risorse economiche. Brianzacque come affronta questo problema? Al momento la società gode di una posizione invidiabile, perché dispone di liquidità prontamente impiegabili. Inoltre, la capacità di indebitamento è praticamente intatta e ciò, unitamente alla liquidità esistente, consentirà senza problemi l’integrale finanziamento dei rilevanti investimenti previsti dal Piano d’Ambito per il biennio 2014 - 2015. Successivamente, se la capacità di autofinanziamento non dovesse risultare sufficiente, si procederà al reperimento di risorse dal sistema finanziario esterno.

> Il nuovo Metodo Tariffario ■

messo a punto dall’Autorità può dare una mano in questo senso? Sì, certamente. II nuovo Metodo Tariffario pone ottime premesse per il rilancio degli investimenti poiché prevede la copertura tariffaria integrale di tutte le risorse richieste dagli interventi. Allo stesso tempo, consentirà di rafforzare le modalità gestionali virtuose, in quanto darà l’opportunità di riconoscere gli investimenti solo dal momento della loro effettiva realizzazione, senza che gli utenti corrispondano quote di tariffa che non determinino effetti concreti per il servizi forniti alla collettività.

> Per sostenere gli investimenti ■

dei gestori l’Autorità sta pensando allo sviluppo di nuove opzioni finanziarie integrative come l’introduzione di hydrobond e titoli di efficienza idrica. Come valuta questa possibilità? Qualsiasi strumento consenta di aumentare la disponibilità di risorse finanziarie per il settore è benvenuto, poiché rilancia gli investimenti e il sistema economico e produce un miglioramento tangibile per i cittadini e per l’ambiente. È

INTERNO LABORATORIO ANALISI ACCREDITATO CON MARCHIO ACCREDIA chiaro, però, che questo tema mette in luce la necessità di un progressivo rafforzamento degli operatori idrici, che altrimenti non avrebbero le dimensioni e la capacità finanziaria idonea per un ricorso al mercato. > I consumi di energia sono ■

tra le principali voci di costo per i gestori del servizio: qual è l’impegno in questo campo? Fin dagli esordi, Brianzacque ha posto particolare attenzione agli aspetti energetici, impostando una politica di controllo e di riduzione di consumi e ottenendo nel 2011 la certificazione ISO 50001 relativa ai sistemi di gestione energetica. Il miglioramento del profilo energetico aziendale è passato attraverso una triplice attività: individuazione dei processi critici, rinnovamento delle macchine e ottimizzazione delle procedure di gestione. Nel prossimo futuro, puntiamo a ottenere ulteriori considerevoli riduzioni dei consumi, grazie al rifacimento del comparto di produzione aria al depuratore monzese. In più, stiamo valutando azioni volte a massimizzare e a sfruttare la produzione di biogas. Inoltre, nel prossimo futuro, l’azienda mira allo sviluppo di un controllo in tempo reale degli indici di efficienza energetica, così da mantenere e implementare i risultati già conseguiti.

> Alla fine dello scorso anno ■

Brianzacque con Cap Holding ha siglato un accordo di partnership industriale. Con quali obiettivi? Lo scopo della partnership è arrivare a un gestore unico per ciascuna delle due province, Monza e Brianza e Milano, dove, rispettivamente, Brianzacque e Cap Holding sono affidatari del servizio. Oltre a un complessivo riordino dell’operatività sui due territori provinciali, questa scelta ha l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane e strumentali, di condividere le politiche tariffarie e verso l’utenza, di coordinare le politiche di investimento e la tutela della risorsa idrica, bene comune non inesauribile.

> Le tecnologie di automazione, ■

telegestione e telecontrollo sono fondamentali per ottimizzare la gestione del servizio. Che cosa si sta facendo su questo fronte? La società ha dedicato risorse e personale per creare un applicativo aziendale che fungesse da banca dati virtuale, alla quale accedere per effettuare ricerche e interrogazioni in molteplici campi. Per citare qualche esempio, si va dall’elenco dei manufatti esistenti nei comuni “in carico” alla rilevazione periodica dei dati gestionali, dall’analisi mensile dei dati energetici alle apparecchiature d’avviso con l’elencazione dei manufatti a rischio e via dicendo.

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L’INTERVISTA

In Brianza si investe sull’acqua Per la fine del 2015, intendiamo ampliare le funzionalità del Sistema con l’aggiunta di nuove sezioni relative al controllo cantieri delle ditte esterne, alla gestione delle squadre operative aziendali, alla predisposizione in automatico dei dati per gli enti collegati. > E per quanto riguarda ■

la georeferenziazione delle infrastrutture a rete? L’organizzazione e il mantenimento di un SIT (Sistema Integrato Territoriale) aziendale è un “must”. Entro il 2017 è previsto il completamento e l’aggiornamento del rilievo di tutte le reti fognarie e di buona parte di quelle idriche, oltre all’implementazione di routine procedurali che ne permettano il continuo aggiornamento. La conoscenza delle infrastrutture gestite, non solo agevola la manutenzione ordinaria, ma permette di raggiungere un altro obiettivo che riteniamo fondamentale: la modellazione idraulica delle reti. Pensiamo, infatti, che la modellazione ci consentirà di ottimizzare gli investimenti futuri passando da una logica di risoluzione di una manifesta criticità a una logica di prevenzione di possibili problematiche.

> La società è impegnata ■

in progetti di ricerca? Siamo partner del progetto SWaRM (Smart Water Resource Management Networks) per l’uso sostenibile e innovativo delle ac-

PARTICOLARE DELLA TORRE PIEZOMETRICA DI DESIO

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Brianzacque in numeri: Comuni Serviti Provincia MB: 52 Kmq di superficie nei Comuni Serviti: 378,30 Abitanti: 806.010 Numero Colonne di Emungimento da falde sotterranee: 200 Km di rete Idrica: circa 1.700 Km di allacciamenti alla rete Idrica: circa 338 Utenze Idriche: 85 mila Numero Stazioni di Sollevamento Fognatura: 100 Km di rete Fognaria: 1.750 circa Numero Depuratori: 4 Laboratori analisi: 2 Controlli analitici chimici e microbiologici: 108 mila circa all’anno Dipendenti: 263 Patrimonio: 127 mila euro circa Fatturato medio annuo: 70 mila circa

que, finanziato per 22 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Soggetto promotore e attuatore è il Cnr-IRSA di Brugherio, uno dei tre poli dove si concentra la ricerca nazionale sulle acque. Sperimentazioni su depurazioni, controllo scarichi e fiumi vedranno come protagonista il Lambro, spina idrica della Brianza, area largamente antropizzata. A Brianzacque sono stati affidati i temi del monitoraggio e dell’analisi dell’impatto degli scolmatori sulla qualità dei corpi idrici di superficie. Siamo orgogliosi di fornire il nostro apporto a un progetto così prestigioso, che vede la collaborazione di 13 attori tra enti pubblici e privati, tra cui atenei, enti locali e colossi del-

l’industria. Stiamo inoltre collaborando a uno studio promosso da Regione Lombardia, chiamato “Plumes”, per individuare le eventuali connessioni di casualità tra la contaminazione dei suoli e l’eventuale successivo inquinamento dei terreni. > Brianzacque è anche garante ■

del controllo qualitativo dell’acqua prelevata da falda, depurata e restituita ai corpi idrici. Come si attua questa responsabilità? Disponiamo di un laboratorio interno “accreditato”, suddiviso nelle due sezioni acque potabili - acque reflue, deputato al controllo qualitativo dell’acqua destinata al consumo umano, secondo quanto previsto dalla normativa in vigore. Nel 2013 ha eseguito circa 108 mila controlli. Un laboratorio di prova accreditato è un “plus”, perché è in grado di offrire precise garanzie sull’affidabilità dei risultati forniti, come prove, misure e tarature. Abbiamo portato avanti un lavoro impegnativo, tanto in termini di risorse impiegate, quanto di investimento economico, senza contare che il sistema deve essere sottoposto a un miglioramento continuo. Si è trattato, tuttavia, di uno sforzo largamente ripagato dall’affidabilità del dato qualitativo della risorsa idrica che siamo in grado di distribuire e di far conoscere attraverso le apposite sezioni del sito internet aziendale a tutela dei cittadini e a garanzia dei loro diritti. ■


TELERISCALDAMENTO

La rete di calore di Busto Arsizio Gianfranco Carraro, Direttore Generale di Agesp Energia, illustra il G progetto che la società sta portando avanti per distribuire il calore ai circa 80.000 abitanti della cittadina in provincia di Varese. GIANFRANCO CARRARO

■> Quando nasce il progetto? L’idea è maturata nel 2006, mentre il suo concepimento risale al 2008, quando la visione del management aziendale intuì come la nuova forma di vettore energetico, il calore, poteva costituire per la città e per i suoi abitanti un nuovo servizio qualificante, economicamente vantaggioso, sicuro e ambientalmente compatibile con il territorio. L’esperienza pluridecennale del gruppo Agesp nella gestione e conduzione di primari servizi a rete (acqua e gas metano) ha permesso ad Agesp Energia S.r.l. di reinvestirsi nel progetto. ■> A che punto è lo sviluppo dell’infrastruttura? Il progetto esecutivo della rete ha preso il via nell’agosto del 2009. L’idea originaria prevedeva la realizzazione di più linee, a loro volta suddivise per lotti funzionali. La partenza della “Linea1” è stata suddivisa in lotti distinti e ogni singolo progetto ha esteso lo scheletro di base, inserendo piccole varianti a seguito di richieste del servizio pervenute, via via, dai singoli cittadini. Il “Lotto 1” si sviluppa partendo dalla sede di Agesp Energia di via Marco Polo, dove è ubicata la stazione di cogenerazione, con la struttura della dorsale principale di alimentazione. Le continue campagne di marketing hanno contribuito a sviluppare, e in parte modificare, il tratto originario. Una volta concluso il “Lotto 5”, in fase di completamento, la rete posata, comprensiva delle derivazioni d’utenza, sarà di circa 13 km di doppia tubazione di mandata e di ritorno. Le utenze collegate sono un centinaio e comprendono di-

versi siti pubblici, tra i quali il Palazzo municipale, il Complesso natatorio – “Piscina Manara”, le scuole “Facchinetti” e il plesso “Molini Marzoli” sede distaccata dell’Università dell’Insubria di Varese. A regime, il progetto integrato della “Linea 1” prevede la possibilità di servire circa 150 utenze, residenziale, terziario e produttivo, con un’estensione dell’infrastruttura sino a circa 20 km.

■> Vediamo le principali caratteristiche della rete? La dorsale principale con DN 400 ha origine dalla centrale di cogenerazione situata presso la sede di Agesp. L’estensione della condotta lungo via Mazzini ha diametro DN 300, diametro ridotto, a ridosso dell’incrocio con la via Della Concordia, a DN 250, giungendo poi in P.za Garibaldi con DN 200. In corrispondenza del centro della città è stato realizzato il prolungamento della rete da

via Daniele Crespi passando lungo via Fratelli d’Italia, via Galileo e via XX Settembre. Altro importante tratto è stato posato lungo viale Piemonte fino a raggiungere l’area dei Molini Marzoli, sede dell’Università dell’Insubria, del Polo Scientifico Tecnologico e di uffici comunali. Ultimo intervento, ancor più importante per lo sviluppo e la stabilità della condotta principale, è stato l’ampliamento lungo la zona di via Mameli e Piemonte con DN 200. Gli scavi sono stati limitati al diametro di posa della condotta e le condotte DN 400 hanno comportato scavi con profondità di circa 1,8 m con larghezze variabili fino a circa 2–2,5 m. In altre situazioni, come via Fratelli d’Italia la larghezza della pavimentazione in porfido rimossa è stata superiore in modo da evitare danni. Al termine delle opere, la pavimentazione è stata ripulita dal calcestruzzo residuo e riposizionata.

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TELERISCALDAMENTO

La rete di calore di Busto Arsizio

■> Quali le principali difficoltà tecniche incontrate? Prima della posa delle nuove condotte si è analizzato in dettaglio la presenza nel sottosuolo di altri sottoservizi, con il coinvolgimento dei relativi gestori per esaminare eventuali interferenze. Nonostante le prospezioni, durante gli scavi si è intervenuti per modificare il tracciato di cavidotti di telefonia di Telecom lungo la via Guerrazzi e per rimuovere e spostare un tratto di condotta idrica lungo la via Fratelli Cairoli. Non sono mancati anche ritrovamenti della storia della città di Busto Arsizio, come le vecchie rotaie del tram lungo la via Daniele Crespi e porzioni delle vecchie mura romane identificate dagli archeologi a supporto dei cantieri. Altro grosso impegno da parte di Agesp Energia S.r.l. è stata la salvaguardia della pavimentazione in lastre di pietra scoperte sotto pavimentazione in asfalto in via Mameli, che è stata recuperata, stoccata nei magazzini comunali e resa disponibile per la posa per nuovi interventi. ■> Ci sono situazioni dove la posa delle condotte si è rivelata molto complessa? Una condizione piuttosto particolare è stata riscontrata in via Mazzini all’incrocio con via Dante, dove è stato rinvenuto un cunicolo di ampie dimensioni di proprietà di Telecom. Il manufatto ha bloccato temporaneamente la prosecuzione dei lavori e solo dopo un’analisi dettagliata da parte delle direzione lavori, si è riusciti a completare l’opera, realizzando uno spostamento che ha modificato il per-

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corso delle tubazioni in funzione della struttura del cunicolo. L’intervento, oltre a incrementare gli oneri per la costruzione di pezzi speciali, ha comportato un ritardo nella messa in opera per la realizzazione di manufatti in calcestruzzo a protezione della condotta costruita.

■> A chi è stata affidata la realizzazione dell’infrastruttura? In previsione della realizzazione della rete Agesp Energia ha istituito un apposito “Albo prestatori”, dopo la pubblicazione di un avviso pubblico. Successivamente, con l’espletamento di più procedure negoziate e in esito alla sottoscrizione dei relativi contratti d’appalto, gli interventi sono stati eseguiti dall’impresa Tagliabue S.p.A di Paderno Dugnano (MI), dal Consorzio Sintes di Busto Arsizio (VA) e dalla Cooperativa Viridia di Settimo Torinese (TO). Alcuni operatori si sono poi avvalsi di prestazioni in subappalto. ■> Come è alimentata la rete? La centrale, collocata presso uno storico edificio industriale di Agesp Energia, è in assetto cogenerativo, disponendo sia di un motore endotermico sia di caldaie di integrazione. Il motore eroga una potenza elettrica di 2.677 kW e una potenza termica di 2.500 kWt, mentre le due caldaie di integrazione forniscono complessivamente circa 20.000 kWt. Proprio in questi giorni, sono cominciati i lavori di ampliamento della centrale con l’inserimento di un nuovo cogeneratore con le stesse caratteristiche di quello già istallato e di una nuova caldaia da 12.000 kWt.

■> Per il contenimento delle emissioni sono state utilizzate particolari tecnologie? Il contenimento delle emissioni, atmosferiche e acustiche, è stato un elemento a cui si è guardato con molta attenzione nelle fasi di progettazione e realizzazione. La riduzione dei carichi inquinanti e il miglioramento della qualità dell’aria è stato infatti uno degli obbiettivi principali a sostegno dell’iniziativa. A questo scopo il cogeneratore, alimentato a gas metano, è dotato di un motore a quattro tempi sovralimentato con turbocompressore e intercooler, impianto di accensione ad alta potenzialità, in grado di funzionare anche con miscela “magra” mediante procedimento elettronico “Leanox” per la riduzione delle emissioni inquinanti allo scarico. Inoltre, per massimizzare l’efficienza e diminuire le emissioni di ossidi di azoto, il motore adotta un ciclo termodinamico “Miller”, in sostituzione del classico ciclo “Otto”. Per quanto concerne la linea fumi, è da rilevare la presenza di un catalizzatore ossidativo per la riduzione del monossido di carbonio e un catalizzatore riducente per la rimozione degli ossidi di azoto (sistema “SCR” con iniezione di urea). Un’insieme di tecnologie che assicura concentrazioni di inquinanti in atmosfera notevolmente più basse rispetto ai già restrittivi limiti imposti dalla Provincia di Varese per questi impianti. A questo si aggiunge un sistema di monitoraggio automatico delle emissioni che permette di avere ogni cinque secondi una scansione di ogni punto emissione con relativa report di analisi.


■> Come si è cercato di contenere l’impatto dell’opera sulle attività cittadine? Durante le diverse fasi di realizzazione, è stato adottato un percorso informativo propedeutico e di sensibilizzazione soprattutto verso le attività commerciali per allertare gli interessati sui possibili blocchi alla viabilità e sui percorsi alternativi studiati con la Polizia locale. A tal proposito sono state coinvolte le associazioni dei commercianti, informando sui lavori e condividendone periodi e tempi di intervento. Nelle zone centrali, con notevoli attività commerciali, la direzione lavori e Agesp hanno previsto, già in fase di gara, la presenza di squadre multiple per accelerare l’esecuzione dei lavori. La Polizia locale ha fornito un importante contribuito di coordinamento, permettendo la chiusura delle strade interessate agli scavi e la modifica della viabilità ordinaria, supporto che ha ridotto la criticità del traffico cittadino. Inoltre, i cittadini sono stati informati con volantinaggio porta a porta con l’indicazione dei tempi e durata degli interventi. In alcune circostanze AGESP Energia S.r.L. ha proposto lungo le vie interessate dagli interventi il parcheggio gratuito per i veicoli dei cittadini che non potevano fruire dell’accesso ai passi carrai delle proprie abitazioni, mettendo a disposizione parcheggi pubblici adiacenti. ■> Qual è il costo totale dell’opera? L’iniziativa prevede un investimento complessivo, comprese le centrali provvisorie, centrale di cogenerazione (a regime due cogeneratori e tre caldaie di integrazione) rete, sottostazioni d’utenza, allacciamenti, spese tecniche, di circa 20 milioni di euro. Le risorse sono state reperite in parte in autofinanziamento ed in parte ricorrendo ad un prestito contratto con un pool di banche. ■


HERA è l’unica multiutility italiana a disporre di un forno inceneritore di fanghi che, grazie al recupero di calore, ottimizza il ciclo di depurazione, mettendo a disposizione l’energia termica in eccesso per alimentare una rete di teleriscaldamento. Per una valutazione dei vantaggi ambientali ed economici del sistema, abbiamo rivolto alcune domande a Marcello Bondesan, Responsabile Ingegneria Energia di HERA.

G

MARCELLO BONDESAN > L’impianto di incenerimento ■

fanghi di Bologna Corticella è un unicum in Italia… Il forno inceneritore è a servizio dell’impianto di depurazione delle acque reflue urbane (IDAR), dove giungono i reflui del territorio di Bologna e dei comuni dell’hinterland, per un bacino di utenza servito di circa 700.000 abitanti equivalenti. Il forno inceneritore si inserisce in una più ampia sezione di recupero energetico (digestione anaerobica e forno inceneritore) presente sull’impianto di depurazione, finalizzata ad alimentare una rete di teleriscaldamento urbano. Questa si estende per circa 3.150 m, di cui 700 m nel Comune di

Bologna e la restante parte nel Comune di Castel Maggiore, per una volumetria complessiva allacciata di 400.805 mc, per l’80% circa ad uso residenziale. Presso l’utenza residenziale sono installati gruppi frigoriferi ad assorbimento, per utilizzare il calore proveniente dal depuratore per la refrigerazione estiva. Le fonti energetiche sono ripartite tra fonti tradizionali ad alto rendimento (caldaie a gas) e fonti rinnovabili, quali biogas, recupero calore dall’incenerimento dei fanghi e dalla produzione di elettricità. Nella sezione di digestione anerobica, caratterizzata da quattro digestori da 7.200 mc cadauno, la parte organica dei fanghi viene trasfor-

mata in biogas contenente il 60% circa di metano. Dopo il pretrattamento, che consiste in un lavaggio alcalino, la deumidificazione e la rimozione degli organosilicati, il biogas è utilizzato come combustibile in 2 gruppi cogenerativi ad alto rendimento da 1,2 MWt e 1 MWe cadauno. L’energia elettrica viene totalmente autoconsumata nel processo depurativo, riducendo i consumi dell’impianto di depurazione del 30% circa. Parte del calore recuperato è impiegato nell’impianto di digestione anaerobica, mentre l’eccedenza (1 MWt circa) è disponibile per la rete di teleriscaldamento. Presso l’impianto di Bologna Corticella sono inoltre presenti due caldaie da 1,25 MWt cadauna che possono essere alimentate sia a biogas che a gas naturale come back-up produttivo o integrazione per copertura del fabbisogno di punta. > Come funziona ■

FORNO INCENERITORE

questa tecnologia? La sezione di incenerimento fanghi è caratterizzata da una fornace tipo Nichols-Herreshoff, costituita da un involucro cilindrico verticale in acciaio rivestito internamente da materiale refrattario e isolante. Un albero centrale, che ruota attorno all’asse verticale del forno, supporta dei bracci che fanno avanzare il materiale da incenerire lungo i diversi

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DEPURAZIONE

Dall’incenerimento dei fanghi energia per il teleriscaldamento


DEPURAZIONE

Dall’incenerimento dei fanghi energia per il teleriscaldamento tico. Inoltre, grazie alle prestazioni ambientali, l’intervento è stato inserito nel Bando di attuazione del Piano Energetico della Regione Emilia Romagna, finalizzato alla concessione di contributi agli Enti Locali per la realizzazione di programmi di qualificazione energetica. > Tali benefici sono compensati ■

COGENERATORI E DIGESTORI piani (11 in totale). Dalla sommità vengono introdotti i fanghi disidratati da incenerire che scendono verso il basso, ove avviene la combustione senza impiego di combustibili ausiliari, ma semplicemente per effetto delle condizioni di siccità e temperatura lì presenti. I gas caldi di combustione salgono in controcorrente verso l’alto, essiccando gradualmente i fanghi freschi e perdendo in tal modo gran parte del loro calore. I fumi prodotti in camera di combustione vengono portati per 2 secondi a una temperatura di almeno 850 °C all’interno della camera di post-combustione. A valle della post-combustione sono installati scambiatori/economizzatori per recuperare il calore in uscita preriscaldando l’aria primaria di combustione, che consente di creare le condizioni di incenerimento nella parte bassa del forno. In questo processo resta disponibile un eccesso di calore, recuperato in uno scambiatore finale della potenza massima di circa 2,9 MWt, anch’esso collegato alla rete di teleriscaldamento. > Quali i vantaggi ambientali, ■

anche considerando l’ottimizzazione del ciclo di depurazione che l’inceneritore consente? Considerando il numero, la tipologia e il profilo tipico di prelievo delle utenze allacciate alla rete, nel periodo invernale il calore recuperato dai fanghi è pari a 4.324.480

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kWh/anno, mentre quello recuperato dai cogeneratori è pari a 590.546 kWh/anno. La restante quota del calore prodotto è utilizzato per il riscaldamento dei digestori per la produzione del biogas e quindi non disponibile per altre utenze termiche. Il calore complessivamente recuperato dal sistema in inverno è quindi pari a 4.915.026 kWh/anno. Il calore distribuito alle utenze per riscaldamento invernale, al netto delle perdite di rete quantificabili nel 14% del calore immesso) è pari a 3.611.546 kWh/anno. La corrispondente quantità di metano risparmiato è di 3.611.546 / 9,535 = 378.767 Smc e quindi energia primaria risparmiata è pari a 310 TEP. In estate il calore è utilizzato per produrre acqua calda ad uso sanitario e per il raffrescamento delle utenze civili e commerciali collegate. La quota di calore recuperato, al netto delle perdite di rete, è di 615.376 kWh/anno, corrispondenti ad un’energia per raffrescamento di 430.763 kWh/anno. Assumendo che questa energia fosse prodotta da impianti tradizionali (e assumendo per l’impianto di un appartamento COP = 2,5) l’energia elettrica corrispondente vale 430.763 / 2,5 = 172.305 kWh/anno. L’energia primaria risparmiata in estate è quindi pari a 37 TEP. Pertanto il risparmio di energia primaria vale complessivamente 347 TEP/anno. Discorso analogo si può fare con le emissioni in atmosfera correlate a questo impegno energe-

dai costi di investimento, manutenzione e gestione dell’impianto? Si tratta di recuperare calore che, in caso contrario, andrebbe dissipato. Aldilà dei regimi di incentivazione, i vantaggi economici sono evidenti. Vanno però tenuti presenti alcuni aspetti: nello specifico, per quanto riguarda il recupero energetico da incenerimento fanghi, va considerato che dal punto di vista dei bilanci energetici non basta un eccesso di calore prodotto, ma questo eccesso deve essere tale da giustificare l’impiantistica necessaria per il recupero termico. Va infine considerato che il livello entalpico del calore recuperato non è molto elevato, pertanto la produzione di vapore è il più delle volte poco percorribile. Ecco perché tale applicazione si presta bene ad essere valorizzata nell’ambito di reti di teleriscaldamento. > Quando conviene realizzare ■

un sistema simile? Le valutazioni fatte giustificano un recupero energetico qualora si abbia disponibilità di oltre 15.000 tonnellate/anno di fanghi aventi una siccità di almeno il 23-25%. Stante la tipica produzione specifica di fango di un impianto di depurazione per acque reflue urbane, ciò si traduce nella necessità di un bacino di utenza di almeno 550.000 abitanti equivalenti. Nel caso di Bologna Corticella però parliamo di un forno realizzato nel 1977 e concepito con tecnologie consolidatesi già prima del secondo conflitto mondiale. Le attuali tecnologie di incenerimento fanghi sono caratterizzate da processi molto più ottimizzati, che aumentano di molto l’efficienza energetica e il calore recuperabile. Oggi, insomma, una soluzione di questo tipo è implementabile anche in siti più piccoli rispetto a quello di Bologna, che non superino i 500.000 abitanti equivalenti.


DEPURAZIONE

> Perché hanno avuto così poca ■

diffusione nel nostro Paese? Una soluzione di recupero energetico di questo tipo, per essere attuata, richiede una serie di condizioni. L’impianto di depurazione deve avere un bacino servito di dimensioni sufficientemente estese da giustificare sezioni di recupero energetico di questo tipo. Inoltre, per utilizzare il calore in eccesso mediante una rete di teleriscaldamento, le utenze servibili non devono essere troppo lontane dall’impianto. Data la normale collocazione degli impianti di depurazione, spesso assai defilata dai centri abitati, per le utenze civili ciò si verifica abbastanza raramente e il sito di Bologna rappresenta una situazione rara. Discorso diverso per le utenze industriali, che più spesso si trovano nelle vicinanze di depuratori. Il livello entalpico però in questi casi può rappresentare una barriera. Possono nascere, però, interessanti sinergie: per l’utenza residenziale, l’utilizzo prioritario di fonti rinnovabili consente, secondo la normativa guida in Emilia-Romagna in materia di risparmio energetico per gli edifici (D.A.L. 156/08), di classificare in classe “A” gli edifici serviti da questa rete. Inoltre, l’utilizzo primario di fonti rinnovabili consente alle utenze allacciate di godere di benefici fiscali sull’energia consumata, con un risparmio sensibile sul riscaldamento domestico.

> Le normative favoriscono ■

la realizzazione di tali impianti? Fino a metà dello scorso decennio, l’architettura normativa sul trattamento finale dei fanghi di depurazione di molte regioni italiane rendeva decisamente più vantaggioso il reimpiego dei fanghi in agricoltura, rendendo realizzazioni come quella di Bologna piuttosto marginali nell’ambito del panorama italiano. Le revisioni della normativa stanno gradualmente restringendo le possibilità di reimpiego agronomico dei fanghi a situazioni caratterizzate da un’alta qualità degli stessi (fanghi derivanti da reflui esclusivamente civili) e, pertanto, l’essicazione/incenerimento diviene una soluzione obbligata, perlomeno nei casi delle grandi metropoli ove i fanghi sono caratterizzati da una

SCHEMA RETE TELERISCALDAMENTO certa componente industriale. All’estero queste dinamiche regolatorie sono iniziate prima e quindi soluzioni di essicamento/incenerimento con annesso recupero energetico sono più comuni. > L’impianto di Bologna ha quasi ■

40 anni di attività: è previsto un suo ammodernamento? È una delle soluzioni che stiamo valutando. È chiaro, però, che un gruppo come HERA, che gestisce attività su un territorio multiregionale, deve ipotizzare soluzioni consone all’attuale scala aziendale, superando la logica del singolo sito. Dal punto di vista tecnologico, sono ora presenti impianti integrati che, a una sezione di essicamento e polverizzazione fanghi, fanno seguire forni a ciclone o a letto fluido, con volumi di camera di com-

bustione molto ridotti e conseguenti basse perdite. A livello più generale, il problema maggiore è di natura economico/finanziaria: parliamo di investimenti rilevanti, circa 1.000 euro per ogni TonMS/anno di potenzialità, in un contesto caratterizzato in molte zone da tariffe molto basse rispetto alla media europea e quindi da una ridotta capacità nel sostenere investimenti strutturali. Nell’ambito del Servizio Idrico Integrato, questi sforzi devono trovare equilibrio con le altre priorità del settore, quali la riduzione delle perdite acquedottistiche e l’adeguamento dei sistemi fognario/depurativi alle normative europee. In ambedue i casi si tratta di obiettivi che, in molte zone del Paese, sono ancora ben lungi dall’essere raggiunte. ■

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RIDUZIONE PERDITE

Il telecontrollo dei distretti idrici di una località turistica La distrettualizzazione della rete e l’installazione di una valvola riduttrice di pressione G sono i principali interventi realizzati da Consac Gestioni Idriche sull’infrastruttura idrica di Ascea Marina. I risultati di questa attività sono una drastica riduzione delle perdite e dei costi di manutenzione della rete. ■ di Felice Parrilli e Daniele Tiddia

L

a forte differenza tra volumi immessi in rete e volumi fatturati all’utenza è il campanello di allarme che segnala la necessità di avviare specifiche attività per rendere più efficiente il servizio di distribuzione idrica. Ridurre questo squilibrio in tali casi diventa un obbligo imperativo. Come suggerito anche dall’approccio internazionale del gruppo Task Force dell’IWA (International Water Association), le attività da porre in campo devono essere rivolte sia alla gestione delle pressioni, sia all’ammodernamento degli strumenti di misura, sia alla ricerca delle perdite

lungo la rete e gli allacciamenti. La riduzione delle pressioni in rete deve, tuttavia, garantire pressioni sufficienti anche ai punti più penalizzati, per assicurare il servizio a tutte le utenze. Consac Gestioni Idriche SpA si è attivata sui diversi fronti per individuare, fra i possibili interventi, quelli prioritari e di maggiore efficacia. L’installazione delle valvole riduttrici di pressione nella rete di distribuzione si è dimostrata la soluzione che ha permesso di conseguire il risultato più efficace, efficiente ed economicamente più vantaggioso. Ovviamente, le campagne di sosti-

tuzione dei contatori vecchi, il rifacimento delle condotte, la ricerca delle perdite e delle interconnessioni con i tratti di rete abbandonata, sono strumenti altrettanti validi dei quali si apprezzerà l’efficacia soprattutto a seguito dell’installazione delle valvole di regolazione delle pressioni.

DATI INIZIALI L’agglomerato urbano di Ascea Marina conta meno di 3.000 utenze attive. Nel periodo estivo, tuttavia, le presenze turistiche possono diventare oltre 60 mila. Da una prima analisi delle pressioni

VISTA DEI DISTRETTI

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RIDUZIONE PERDITE

Il telecontrollo dei distretti idrici di una località turistica

PORTATE AI VARI DISTRETTI in rete, lette approssimativamente nelle stesse condizioni operative del serbatoio di Ascea Marina per periodi diversi (fine giugno e prima settimana di agosto), emergono due fatti importanti: • elevati valori di pressione nella rete di distribuzione • l’aumento dei consumi in concomitanza della maggior presenza turistica nella zona determina un abbassamento di circa 1,5 - 2 bar su tutta la rete. Dal confronto fra i volumi di acqua immessa in rete e i volumi complessivi dei consumi rilevati ai contatori utenza, per l’anno 2011 è stata riscontrata una differenza di circa il 70%, per cui era assolutamente indispensabile intervenire tempestivamente con opportune attività che abbattessero tale differenza.

SINTESI DEGLI INTERVENTI A fine estate 2011 viene iniziata un’intensa campagna di ricerca perdite che porta all’individuazione di numerose rotture interessanti la rete di distribuzione idrica. L’abbattimento delle portate dai 27,4 l/s del primo semestre 2011 ai 24,2 l/s del primo semestre 2012 (recupero di circa 3,2 l/s) è un risultato incoraggiante ma non ancora sufficiente. A fine estate 2012 viene messa in esercizio la valvola riduttrice di pressione con una riduzione delle pressioni in rete durante le ore diurne di 2,5 bar ed un’ulteriore riduzione di 1 bar durante le ore notturne. I risultati sono quantificabili mediamente nell’abbattimento delle portate dai 24,2 l/s del primo semestre 2012 ai 17,3 l/s del primo semestre 2013 (recupero ulteriore di circa 6,9 l/s).

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Poiché il servizio reso all’utenza non ha subito alcuna disfunzione, vi è da ritenere che le riduzioni di portata ottenute siano coincise con un’identica riduzione delle perdite in rete. In funzione del risultato ottenuto vanno effettuate opportune valutazioni per comprendere se economicamente conveniente proseguire in un’ulteriore riduzione delle perdite oppure se siano stati raggiunti valori oltre i quali l’ulteriore impegno economico non sia più giustificabile. Applicando la procedura dell’IWA Task Force è emerso che nel 2011 il coefficiente ILI (Indice di Perdita delle Infrastrutture) era pari a 9,6 (Uso molto inefficiente della risorsa; programmi di riduzione delle perdite sono imperativi e rappresentano una priorità assoluta), mentre nel 2013, a conclusione degli interventi di ricerca perdite e, soprattutto, di riduzione delle pressioni in rete, si è registrato un ILI pari a 3,9 (Potenziale per significativi miglioramenti considerare la gestione della pressione; migliori modalità per il controllo attivo della pressione e migliore manutenzione della rete). Pertanto Consac Gestioni Idriche ha preso coscienza che c’è ancora un margine di miglioramento “economicamente sostenibile” e sta programmando le prossime attività che consisteranno in: • affinamento dei valori di regolazione della valvola PRV (per quanto riguarda gli orari del timer notte/giorno ed un’ulteriore riduzione dei valori delle pressioni in rete) • ricerca perdite con qualche campagna notturna nel distretto più idro-esigente

• sostituzione dei contatori utenza vecchi con contatori nuovi di tipo MID R160 più sensibili alla misurazione anche delle basse portate ed inoltre il monitoraggio anche dei consumi totali in ingresso ai condomini, campeggi e parchi (grosse utenze) che rappresentano a tutti gli effetti dei sub-distretti.

INSTALLAZIONE DELLA PRV E DISTRETTUALIZZAZIONE DELLA RETE Il serbatoio di erogazione a servizio di Ascea Marina è posto a quota di circa 83 m slm. Il sito (partitore) in cui è stata posizionata la valvola riduttrice è a quota di circa 16 m slm, mentre l’abitato è posizionato in una fascia mediamente compresa tra 0 e 30 m slm. La valvola riduttrice è stata programmata per ridurre le pressioni (in corrispondenza del partitore) nella fascia oraria giornaliera (6 24) dai 6,7 bar a circa 4,2 bar. Nella fascia oraria notturna (24 - 6) le pressioni vengono ulteriormente ridotte dai 6,7 bar a circa 3 bar. A partire da metà gennaio 2013 è stata effettuata la distrettualizzazione della rete di Ascea Marina. L’intera rete urbana è stata suddivisa in tre distretti: • Distretto 1 - Zona Velia: il pozzetto sul ponte Via di Porta Rosa ospita un contatore, un manicotto per la misura della pressione e uno sfiato • Distretto 2 - Via Diaz: il pozzetto sulla via Diaz ospita un contatore, un manicotto per la misura della pressione in ingresso alla zona periferica verso il depuratore e il villaggio turistico Baia


NODO INGRESSO AL DISTRETTO 1 Tirrena • Distretto 3 - Zona centro (le portate possono essere calcolate per differenza tra quelle erogate al serbatoio e quelle in ingresso ai due distretti). Il risultato di queste attività di distrettualizzazione ha portato ad una conoscenza dettagliata dei consumi, non solo al serbatoio, ma anche nei singoli distretti e soprattutto, attraverso la conoscenza delle portate notturne, ha permesso di individuare meglio le zone dove si localizzano le perdite. È chiaramente visibile come all’ingresso del distretto n. 1 l’abbassamento delle pressioni (da 4,5 a 3 bar) durante le ore notturne abbia comportato una riduzione della pendenza della curva dei consumi, ovvero una riduzione delle perdite occulte. È interessante osservare che, oltre alla riduzione delle portate notturne, conseguenza anche dell’azione regolatrice della PRV, si riesce ad evidenziare come la zona con portate notturne maggiori è quella centrale (circa 4 - 5 l/s); tali portate si possono ricavare come differenza tra le portate entranti (8 - 9 l/s) e quelle uscenti verso i due distretti. Infatti il Distretto n. 2 (Via Diaz) è interessato da circa 0,5 - 1 l/s di portate notturne; il Distretto n. 1 (Velia) è interessato da circa 2-3 l/s di portate notturne. Le portate notturne (escluso il periodo di media/alta stagione) sono quasi totalmente ascrivibili alle perdite occulte [circa 6-8 l/s]. Prima dell’installazione della PRV, alla pressione di 6,5 bar registrata in rete di notte si avevano circa 19 l/s di portata idrica. Dopo l’installazione della valvola, con la riduzione delle pressioni a 4,5 bar si

sono registrate portate notturne di 11 - 12 l/s. Attualmente, con pressioni di circa 3 - 3,5 bar si registrano portate notturne di 7 - 8 l/sec. In definitiva, a parità di periodo di osservazione (gennaio 2012 - gennaio 2013), è stato introdotto un risparmio idrico notturno di 11 - 12 l/s. Poiché il servizio all’utenza è rimasto invariato, si deduce che tale fosse il valore delle perdite occulte. Analogamente, nelle ore diurne nel primo trimestre 2013 è stata erogata una portata media di circa 14 l/s. Nel primo trimestre delle annualità precedenti (2010 - 2012) veniva mediamente erogata una portata pari a 22 l/s.

CONCLUSIONI Tra le diverse attività che potevano essere attuate per una concreta riduzione delle perdite, il controllo delle pressioni in rete mediante l’installazione di valvole riduttrici di pressione è stato l’intervento che ha determinato i risultati migliori in termini di: • efficienza della soluzione: alla pressione di 6,5 bar di notte si avevano circa 19 l/sec di portata idrica. Attualmente con pressioni di circa 3 - 3,5 bar si registrano portate notturne di 7 - 8 l/sec. • Efficacia della soluzione: in precedenza erano state effettuate diverse campagne di ricerca e ripristino delle perdite occulte con risultati sempre modesti e di breve durata, nel senso che dopo qualche giorno dalla riparazione i consumi si attestavano nuovamente sui valori precedenti. • Economicità della soluzione: a fronte di un intervento non particolarmente dispendioso si è ottenuto un risultato immediato e

GLI AUTORI FELICE PARRILLI parrilli@consac.it Consac Gestioni Idriche SpA (Vallo della Lucania – SA). Direttore Servizi Idropotabili, si occupa anche di programmazione e sviluppo, di manutenzione impianti e distribuzione idrica all’utenza nonché del coordinamento del personale assegnato e dell’organizzazione delle unità operative.

DANIELE TIDDIA tiddia@consac.it Consac Gestioni Idriche SpA (Vallo della Lucania – SA). Funzione Bilancio Idrico e riduzione perdite, si occupa anche della mappatura delle reti all’interno del sistema informativo aziendale e dell’implementazione del telecontrollo.

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RIDUZIONE PERDITE

risolutivo. Considerando da un lato il costo di ogni metro cubo di acqua “recuperata”, ovvero non persa durante la giornata, e dall’altro i costi di fornitura ed installazione della valvola regolatrice di pressione e del telecontrollo ai distretti, sono stati sufficienti due mesi e mezzo per riscattare l’investimento. Nella valutazione costi/benefici si sono tenuti fuori i benefici indiretti (minor numero di interventi emergenziali, riduzione delle ore dedicate ad Ascea Marina dalla squadra ricerca perdite, miglioramento dell’efficienza del servizio fornito. L’inversione dell’approccio costituito dalla logica di “prevenire”, piuttosto che di “intervenire in emergenza” a seguito delle rotture, ha fatto registrare un minor numero di interventi di riparazione sulla rete con una conseguente riduzione di spesa del 24% nel primo trimestre 2013 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, quando non era ancora attiva la riduzione della pressione in rete. Ampliando il periodo di osservazione a un lasso temporale di sei mesi, i benefici sono ancora più accentuati: si è passati da 87 interventi nel periodo gennaio-giugno 2012 a 71 interventi nell’analogo periodo del 2013 (- 18%) con una riduzione di spesa del 39%. A tale beneficio va aggiunta anche la riduzione dei disservizi all’utenza. ■


ABSTRACT

Il giorno 23 ottobre 2014 presso la fiera H2O di Bologna, si terrà nella sala Reno del plesso fieristico, il convegno “Università e mondo dell’industria: collaborazione e trasferimento tecnologico”. In questo convegno, organizzato dal Centro Studi Sistemi Idrici (CSSI), si susseguiranno, nell’arco dell’intera giornata, ben 14 interventi. Ciascuno di essi metterà in evidenza la collaborazione fra un istituto universitario e un’azienda operante nel ciclo urbano dell’acqua, volta alla risoluzione di problemi specifici legati alla gestione e alla progettazione delle reti di distribuzione idrica e fognaria.

Il monitoraggio delle infrastrutture fognarie Il progetto S.I.Mon.A.

G

■ di Giovanni de Marinis, Cristiana Di Cristo, Angelo Leopardi - Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica, Università di Cassino e del Lazio Meridionale Saverio De Vito, Girolamo Di Francia, Grazia Fattorusso ENEA UTTP Portici Giovanni Paolo Marati, Francesco Rodriquez - GORI spa

li scarichi non autorizzati e/o non conformi ai limiti di legge in fognatura costituiscono un problema di complesso “governo” e di notevole responsabilità per i Gestori del Servizio Idrico Integrato. Ad esempio, scarichi di sostanze tossiche che raggiungano gli impianti di trattamento delle acque di rifiuto (usualmente a ciclo biologico) possono incidere negativamente sugli impianti stessi, provocando pertanto il rilascio in ambiente di concentrazioni non tollerabili di inquinanti. Poiché i possibili punti di immissione sono distribuiti in tutto il sistema fognario e, quindi, non facilmente sorvegliabili, la prevenzione di atti di immissione volontaria di sostanze nocive in una rete urbana o in un corpo idrico superficiale è in pratica impossibile. In tali situazioni occorre pertanto: • poter individuare rapidamente la presenza di una sostanza con concentrazioni non ammissibili, in maniera tale da poter intervenire tempestivamente, minimizzando il danno ambientale; • poter risalire all’individuazione della sorgente dello scarico (e pertanto all’individuazione del soggetto responsabile dello stesso). Il perseguimento dei predetti obiettivi è reso più complesso dal fatto che gli scarichi non autorizzati e/o non conformi hanno, di norma, carattere temporaneo. Ciò impone di poter disporre di una rete di sensori estremamente diffusa sul sistema fognario, in maniera tale da

minimizzare il tempo necessario ad individuare una contaminazione. Inoltre, ciò può consentire di acquisire una mole di dati tale da permettere una simulazione backwards del processo di trasporto dell’inquinante. Infatti, per realizzare tale individuazione (source location) occorre disporre di un set di misure di qualità sul sistema oggetto di studio, nonché di una conoscenza approfondita del funzionamento idraulico dello stesso. Con tali dati è possibile simulare “all’indietro nel tempo” il trasporto e la diffusione del contaminante, risalendo alla sua fonte. Il Progetto SIMonA Sistema Integrato di competenze per il MONitoraggio, la protezione ed il controllo delle infrastrutture idriche, fognarie ed Ambientali, finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del Progetto “Campus dell’Innovazione”, si pone l’obiettivo di mettere a punto un Sistema Integrato che consenta il monitoraggio diffuso delle infrastrutture idriche e fognarie, nonché il monitoraggio ambientale. Il Progetto, della durata di 30 mesi, terminerà a giugno 2015. In tale ambito è stato individuato come sito pilota, atto a dimostrare le potenzialità dell’approccio proposto, una parte della rete fognaria del Comune di Massa Lubrense (NA), gestita dalla GORI spa. Tale sito è stato equipaggiato sia con sensoristica commerciale sia con strumentazione di misura prototipale, appositamente svi●●● luppata nell’ambito del progetto.

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Risanamento ed efficienza delle reti di distribuzione attraverso la realizzazione dei distretti idrici Il caso di Rovereto

I

l sistema acquedottistico di Rovereto (TN) risulta molto semplice dal punto di vista strutturale: la rete del centro città è alimentata da una dorsale in acciaio DN 500, che collega l’arrivo della Galleria Spino-Casteldante (16.800 m3) con il serbatoio di estremità Solatrix (7.500 m3). Una serie di rilanci prelevano poi l’acqua da questa dorsale per soddisfare la richiesta delle frazioni poste a quota maggiore. La Galleria è alimentata dalla sorgente Spino, che con i suoi 600 l/s di portata media è una delle fonti di approvvigionamento più importanti della Provincia. Il dislivello tra l’opera di presa e il punto più basso della rete di Rovereto è di circa 110 m: per questo motivo, allo stato attuale, è presente una centralina idroelettrica all’uscita della Galleria, che permette di ridurre il carico piezometrico. Allo scopo di favorire l’integrazione tra i vari sistemi acquedottistici a sud di Trento, così da garantire la miglior distribuzione della risorsa, è stata studiata la possibilità di integrare la dotazione idrica dei comuni della Vallagarina (e in un secondo momento anche dello stesso capoluogo di Provincia) con l’acqua della sorgente Spino, la cui portata media è di gran lunga superiore ai consumi di Rovereto. Per ottenere questo risultato, risulta imprescindibile l’eliminazione della centralina idroelettrica e il mantenimento della dorsale ad elevate pressioni, in modo da permettere di raggiungere anche gli altri Comuni. Da queste premesse nasce l’esigenza di studiare l’ottimizzazione della rete di Rovereto mediante distrettualizzazione, in modo da regolare le pressioni delle diverse zone della città in base al tipo di consumo, alla quota del terreno, all’altezza caratteristica delle abitazioni. Una riduzione della pressione permette di ottenere al contempo una riduzione del numero di perdite e della loro entità. Lo studio in questione verrà sviluppato con la colla-

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■ di Paolo Bertola, Maurizio Righetti - Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica - Università degli Studi di Trento Matteo Frisinghelli, Chiara Costisella - Dolomiti Reti S.p.A. Gruppo Dolomiti Energia

borazione dell’Università di Trento utilizzando il modello idraulico già operativo e implementato dai tecnici di Dolomiti Reti nel software InfoWorks WS di HR Wallingford. Questo modello, che lavora offline, presenta un elevato grado di affidabilità, essendo stato tarato utilizzando numerose misure sul campo e le informazioni provenienti dal telecontrollo. Operativamente si prevede di individuare una decina di zone (sulla base dell’orografia, della destinazione d’uso e della tipologia abitativa), che verranno isolate tra loro e preleveranno l’acqua dalla dorsale ad alta pressione in punti strategici, nei quali verrà realizzato un pozzetto dove alloggiare un misuratore di portata, un riduttore di pressione e i relativi organi di manovra. Si prevede inoltre di installare, per ogni distretto, almeno un misuratore di pressione, in particolare nel punto più sfavorito, in modo da poter effettuare una regolazione del prelievo dalla dorsale in base alle esigenze della zona, oltre ad un sensore di cloro residuo, allo scopo di mappare la qualità dell’acqua in tutta la rete. La distrettualizzazione della rete, oltre a garantire un controllo attivo delle pressioni, permette di effettuare una verifica precisa dei consumi di ogni distretto, attraverso la semplice misura della portata prelevata dalla dorsale. Di conseguenza risulta uno strumento indispensabile per indirizzare in maniera precisa e localizzata l’attività di ricerca perdite e permettere risparmi in termini di tempo e di risorsa idrica. In futuro l’obiettivo è quello di abbinare la distrettualizzazione della rete ad una modellazione in tempo reale, in modo da poter confrontare, istante per istante, l’andamento di portate e pressioni misurate con quelle previste da modello, individuando prontamente possibili differenze e anomalie e agendo per tempo ●●● con le opportune manovre di rete.


ABSTRACT

Distrettualizzazione e gestione delle pressioni e delle perdite nella rete idrica di Mantova gestita da TEA Acque Srl

FIG.1: SOLUZIONE DI DISTRETTUALIZZAZIONE DELLA RETE DI ADDUZIONE E DISTRIBUZIONE IDRICA DI

MANTOVA MIRATA A

SFRUTTARE L’ATTUALE DISLOCAZIONE DI MISURATORI DI PORTATA: I PALLINI MARRONI EVIDENZIANO GLI ULTERIORI MISURATORI DI PORTATA CHE DOVREBBERO ESSERE INSTALLATI OLTRE A QUELLI GIÀ PRESENTI IN RETE

S

i presentano i risultati di uno studio finalizzato all’elaborazione di diverse ipotesi di distrettualizzazione e ottimizzazione della gestione della pressione nel sistema idrico di Mantova gestito da TEA Acque s.r.l.. Lo studio è stato condotto appoggiandosi al modello di simulazione idraulico della rete sviluppato da TEA acque s.r.l. in ambiente Infoworks modellando le perdite in funzione del valore della pressione nei nodi. Per quanto riguarda la distrettualizzazione sono state formulate diverse soluzioni tenendo conto o meno della presenza di alcuni misuratori di portata già installati in rete (fig.1). Tutte le soluzioni sono state concepite in modo tale che la loro realizzazione possa essere effettuata in modo progressivo nel tempo, consentendo così di poter realizzare la distrettualizzazione complessiva della rete compatibilmente con risorse economiche disponibili non necessariamente tutte in un solo momento, ma la cui disponibilità sia distribuita nel tempo. Per quanto riguarda la gestione delle pressioni, con specifico riferimento a due distretti, Z3D.3 e Z5 (fig.1), sono state analizzate diverse soluzioni. In particolare, le soluzioni inerenti il distretto Z3D.3 prevedono l’inserimento di una valvola PRV in corrispondenza della condotta di alimentazione del distretto e due diverse ipotesi

■ di M. Pedroni, M. Zaghini, F. Leoni - TeaAcque Srl M. Franchini, N. Ansaloni, S. Alvisi - Università degli Studi di Ferrara M. Fantozzi - Studio Marco Fantozzi

di controllo della valvola: la prima soluzione prevede il settaggio della valvola in modo tale mantenere una pressione di 30 m nel nodo immediatamente a valle della valvola stessa, mentre la seconda prevede il settaggio della valvola in modo tale da mantenere una pressione di 25 m in un nodo di estremità del distretto. I risultati delle simulazioni hanno mostrato che entrambe le configurazioni non riducono l’affidabilità del distretto, lasciando di fatto inalterate le pressioni minime, e provocano una sensibile riduzione dell’incidenza dei valori di pressione più elevati (fig.2), con positive conseguenze sul valore delle perdite. In particolare, la seconda configurazione consente un risparmio, in termini di volumi idrici persi, significativamente maggiore rispetto alla prima configurazione, quantificabile complessivamente in una riduzione delle perdite idriche di circa 2 l/s, corrispondente ad un risparmio economico di circa 8.000 €/anno. Per quanto riguarda il distretto Z5, i risultati ottenuti hanno messo in evidenza l’attuale presenza di situazioni particolarmente critiche in termini di pressioni minime in corrispondenza del centro abitato posto a valle del distretto stesso, con valori di pressione anche al di sotto dei 10 m in corrispondenza dei periodi di massima richiesta idrica, e la presenza durante il resto della giornata di un’elevata frequenza di valori di pressione al di sopra dei 30 m. La soluzione proposta, consistente nello spostamento a valle del nodo di controllo dell’impianto di sollevamento che alimenta il distretto, ha consentito di ottenere un incremento dei minimi valori di pressione al di sopra dei 10 m e una riduzione della frequenza dei valori di pressione al di sopra dei 30 m, con conseguenti benefici sia in termini di miglioramento del servizio fornito sia di riduzione dei volumi idrici persi. In generale i risultati ottenuti dalle simulazioni effettuate evidenziano la validità delle soluzioni ipotizzate e la possibilità di pervenire ad una miglior gestione delle pressioni e riduzione del●●● le perdite idriche.

FIG.2: ISTOGRAMMA DELLE PRESSIONI SIMULATE NEL DISTRETTO

Z3D.3 PRIMA DELL’INSERIMENTO PRV (A) E DOPO L’INSERIMENTO DELLA PRV

DELLA

CON NODO DI CONTROLLO A MONTE DEL DISTRETTO (B) E A VALLE DEL DISTRETTO (C)

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

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ABSTRACT

Diagnosi di sistemi complessi di adduzione mediante prove in moto vario Il caso di Metropolitana Milanese SpA e TeaAcque Srl

■ di B. Brunone, S. Meniconi, C. Capponi, M. Ferrante Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, Università degli Studi di Perugia C.A. Carrettini, C. Chiesa, D. Segalini - Metropolitana Milanese SpA M. Pedroni, F. Leoni, M. Zaghini TeaAcque Srl

L

e tecniche di ricerca perdite introdotte negli ultimi decenni sono state concepite per la diagnosi dei sistemi di distribuzione nei quali si verifica la gran parte delle dispersioni. Minore attenzione è stata invece dedicata ai sistemi di adduzione che presentano un numero limitato di utenze e le cui caratteristiche geometriche si mantengono sostanzialmente costanti. Per tali più semplici sistemi è stata verificata l’efficacia di tecniche basate su prove in moto vario che non producano sollecitazioni pericolose per le tubazioni. Tali tecniche presentano evidenti vantaggi in termini di ridotta interferenza con l’esercizio, costi contenuti, rapidità di esecuzione e possibilità di diagnosticare ogni tipo di anomalia (oltre alle perdite anche le valvole di linea parzialmente chiuse e le ostruzioni parziali). Le ragioni derivano dalla circostanza per cui le onde di pressione interagiscono con un limitato numero di singolarità note a priori - ad esempio, il serbatoio di alimentazione e l’organo di manovra - e con l’anomalia che si vuole diagnosticare. Diverso il discorso per i sistemi di adduzione nei quali sia presente un numero considerevole di erogazioni/derivazioni. Per tali sistemi, ogni erogazione/derivazione rappresenta una causa di dispersione delle onde di pressione in zone anche periferiche della rete e di difficile individuazione se non nel caso, piuttosto improbabile, in cui questa sia densamente monitorata. Nell’ambito di due convenzioni di ricerca stipulate con Metropolitana Milanese SpA (MM) e TeaAcque Srl, il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia svolge da alcuni anni un’attività di ricerca per estendere a sistemi complessi le tecniche basate sull’effettuazione di transitori. Per i sistemi in esercizio a Milano e Mantova, i transitori sono stati ottenuti mediante spegnimento di gruppi di pompaggio. Nelle prove preliminari, le misure di pressione sono state effettuate in un’unica sezione subito a valle della valvola di non ritorno. L’analisi delle prove ha evidenziato alcune criticità in relazione sia ai sistemi esaminati sia al metodo di prova. In particolare, la non trascurabile durata della fase di spegnimento delle pompe complica i fenomeni di interazione fra le onde di pressione e le singolarità presenti rendendone più difficile l’interpretazione rispetto al caso dei classici, e ben più semplici, sistemi di adduzione. Ulteriori prove sono state eseguite “semplifi-

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FIG. 1

cando” i sistemi, ossia escludendo alcune erogazioni/derivazioni e misurando il segnale di pressione in due sezioni. Ciò ha consentito una più affidabile valutazione della velocità di propagazione delle onde di pressione, cruciale nella localizzazione delle eventuali anomalie. Nel lavoro sono discussi i risultati conseguiti in termini di localizzazione di alcune perdite riparate dopo le prove. Ad esempio, in figura 1 sono indicate possibili localizzazioni di anomalie su condotte direttamente alimentate dalla centrale di sollevamento “Novara”, gestita da MM, evidenziate anche mediante analisi wavelet del segnale di pressione misurato durante il transitorio (fig.2). ●●●

FIG. 2: SEGNALE DI PRESSIONE (HE) E RELATIVA ANALISI WAVELET

(WT) PER

LA DIAGNOSI DELLE CONDOTTE ALIMENTATE DALLA CENTRALE DI SOLLEVAMENTO

“NOVARA”. IL PUNTO INTERROGATIVO INDICA UNA POSSIBILE ANOMALIA RICONDUCIBILE A QUELLE EVIDENZIATE IN FIG.1


ABSTRACT

La direttiva europea 2009/125/EC sugli Energy Related Products

■ di O. Fecarotta, A. Carravetta Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Università degli Studi di Napoli “Federico II” L. Antipodi - Caprari s.p.a.

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a direttiva europea 2005/32/EC (Product Approach) ha generato stringenti regolamenti per promuovere il risparmio energetico per le apparecchiature che utilizzano energia elettrica. Con l’obiettivo di ottenere un miglioramento della qualità ambientale attraverso una riduzione dei consumi energetici si è intervenuti per migliorare l’efficienza delle pompe immesse sul mercato. Nel caso delle pompe per acqua esistono larghi margini di risparmio energetico, in quanto circa il 20% dell’energia consumata annualmente dai motori elettrici si riferisce all’accoppiamento con una pompa. La nuova direttiva europea 2009/125/EC amplia il campo di azione della precedente, oltre all’Ecodesign, cioè alla progettazione ecocompatibile, prende in esame come il prodotto viene utilizzato per ottenere ulteriori riduzioni del consumo energetico (Extended Product Approach). Nell’ambito dell’industria dei produttori di pompe, queste indicazioni stanno portando all’individuazione di metodi per valutare l’efficienza di una pompa all’interno di un sistema di pompaggio (System Approach) o di un sistema di pompaggio all’interno di una complessa rete di distribuzione idrica.

Nel caso dell’efficienza energetica delle pompe, la direttiva 2009/125/EC ha già determinato l’emissione del Regolamento Europeo 2012/547/EC che fornisce prescrizioni e metodi di valutazione della rispondenza di ciascun prodotto alla direttiva. L’industria dovrà progressivamente mettere in produzione pompe caratterizzate da una efficienza superiore a un indice di performance, il Minimum Efficiency Index (MEI), variabile con la portata e con il numero di giri caratteristico, secondo un’unica legge comune a tutte le pompe di una stessa tipologia. L’impiego di un’unica legge di variazione del MEI può penalizzare alcune tipologie di pompe, che manifestano, in alcuni campi di portata, efficienze nettamente minori rispetto all’insieme delle macchine sottoposte ai test e che hanno portato alla scrittura del regolamento. Questa situazione si manifesta, ad esempio, quando è necessario coprire un ampio campo di condizioni di funzionamento senza poter incrementare, oltre certi limiti, la dimensione geometrica della macchina, come nel caso delle pompe sommerse utilizzate per il sollevamento di acque di falda. Una situazione anomala si rileva anche nel confronto fra diverse tipologie di pompe in rapporto al metro che è stato usato per la loro classificazione secondo il MEI. Se si esaminano le pompe multistadio ad asse verticale (MS-V) e le pompe multistadio sommerse (MSS), e si confrontano due modelli con la stessa portata di massimo rendimento, si può osservare come le pompe MSS più performanti presenti sul mercato non potranno mai raggiungere i rendimenti medi detenuti dalle pompe MS-V. I Gruppi di Lavoro (WG) ed i Comitati Tecnici (CT) europei, in ambito CEN ed EUROPUMP, al lavoro sul System Approach e sull’Extended Product Approach trovano varie difficoltà per la complessità del tema, in mancanza di criteri semplici per la determinazione dell’efficienza di una pompa all’interno di un sistema di pompaggio. Si sta cercando di definire un Energy Efficiency Index (EEI) legato alle condizioni di impiego della pompa e del dispositivo di comando. L’ipotesi di lavoro è quella di individuare il valore dell’EEI in condizioni di lavoro standard, come quelle riportate in figura 1 per sistemi a numero di giri fisso, o in figura 2 nella regolazione ●●● con inverter.

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ABSTRACT

Controllo in tempo reale di un prototipo per la produzione idroelettrica in una rete di distribuzione idrica

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iene descritta la strategia di controllo di un prototipo per la produzione di energia idroelettrica mediante pompe inverse all’interno di una rete di distribuzione idrica, con l’analisi dei primi risultati ottenuti nell’ambito di una sperimentazione attualmente in corso presso il Laboratorio di Idraulica del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con ABC Napoli. Il sistema è caratterizzato dalla presenza di un tronco principale (ramo di produzione), lungo il quale sono installate la pompa inversa per la produzione idroelettrica e una valvola di regolazione a fuso, e di un ramo di by-pass, munito di una seconda valvola di regolazione. Il sistema è dotato inoltre di misuratori di pressione e di portata, per la caratterizzazione delle condizioni di funzionamento lungo i due tratti (fig.1). La presenza di una valvola di regolazione su ambedue i tronchi nasce dall’esigenza, da un lato, di garantire il mantenimento della pressione minima in rete per assicurare un adeguato servizio alle utenze e, dall’altro, di massimizzare la potenza elettrica prodotta, mediante la regolazione della portata lungo il ramo di produzione. La caratterizzazione preliminare della valvola a fuso ha evidenziato sia scostamenti non trascurabili rispetto alla curva fornita dal costruttore (coefficiente di portata al variare del grado di apertura della valvola), sia differenze significative al variare della portata defluente. Inoltre, dalle prove è risultata la presenza di un ramo particolarmente inclinato della curva in corrispondenza dei gradi di apertura di maggiore interesse per la regolazione della pressione (generalmente compresi tra il 15% e il 25%), per cui modestissime variazioni di esso (anche infe-

FIGURA 1: PROTOTIPO PER LA REGOLAZIONE DELLA PRESSIONE

■ di M. Giugni, P. Esposito, F. Buonopane - Università degli Studi di Napoli “Federico II” N. Fontana, G. Marini, A. Reale Università degli Studi del Sannio G. Sorgenti degli Uberti - Acqua Bene Comune - ABC Napoli

riori al punto percentuale) possono dar luogo a variazioni della pressione anche di alcuni bar. Va inoltre osservato che il controllo della valvola è del tipo digitale, ovvero è possibile impartire un comando di apertura/chiusura/stop per un certo tempo, ma non un comando proporzionale di apertura e chiusura (che consentirebbe il posizionamento diretto della valvola in corrispondenza di un predeterminato grado di apertura). Sulla scorta di tali considerazioni, si è rinunciato a un controllo tradizionale di tipo proporzionale o integrale-proporzionale, adottando invece una strategia del tipo “bang-bang”, inviando il comando digitale di apri/chiudi per pochi millisecondi, in modo da indurre una limitata variazione di posizione del fuso (anche dello 0.1÷0.2%). Definita la modalità ottimale per il controllo della pressione, si è passati all’implementazione della logica di controllo per il dispositivo di produzione energetica. Tale logica è stata strutturata in modo da garantire una quota piezometrica minima nel nodo più sfavorito del sistema e, nel contempo, massimizzare la produzione idroelettrica regolando opportunamente le portate sui due rami. A titolo di esempio, in figura 2 sono mostrati i risultati di una prova sperimentale (set point al nodo di controllo pari a 3 bar), in cui si è indotto un incremento di portata, accompagnato da un brusco abbassamento della pressione (t=25 s). Il controllo ha agito riportando la pressione al valore di set point e massimizzando la produzione idroelettrica (Q=15 l/s), riducendo il grado di apertura della valvola sul ramo di bypass e aumentando quello della valvola sul ramo di produzione, portandosi dopo circa 400 s nelle nuove condizioni di regime. ●●●

FIGURA 2: RISULTATI SINTETICI DI UNA PROVA SPERIMENTALE

E LA PRODUZIONE IDROELETTRICA

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ABSTRACT

Pianificazione strategica del SII con obiettivi di sostenibilità L’esperienza delle roadmap del sistema idrico della città di Reggio Emilia

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a sempre nel nostro Paese i servizi idrici urbani (UWCS) sono stati gestiti dai Comuni, e ciò, in assenza di criteri chiari, ha prodotto inefficienza delle reti e, quindi, dell’intero settore idrico. La legge Galli del ‘94 ha introdotto il concetto di Sistema Idrico Integrato (SII) e promosso la costituzione di società pubblicoprivate, incaricate di gestire i servizi idrici con criteri di efficacia, efficienza ed economicità, e un organismo di controllo incaricato di quantificare la tariffa e di sovraintendere alla programmazione degli interventi strutturali. Le direttive 60/CE/2000 e 60/CE/2006 hanno introdotto l’unicità del “distretto” idrografico per “sviluppare ulteriormente i principi e le strutture generali idonei a garantire la protezione e un utilizzo sostenibile delle acque”, attraverso il confronto continuo con i portatori di interesse (stakeholders) presenti sul territorio. A questi principi si ispira il processo di costruzione delle roadmap del progetto TRUST (Transitions to the Urban Water Services of Tomorrow, finanziato dalla UE nell’ambito del VII Programma Quadro), cui partecipano il Gruppo IREN e l’Università di Bologna. Questo processo comprende 4 fasi: • formazione del quadro conoscitivo dell’UWCS (Urban water cycle services) e determinazione degli obiettivi di sostenibilità (scoping) • “proiezione” nel futuro dell’UWCS e delle pressioni agenti su di esso (forecasting) • individuazione degli interventi utili a raggiungere gli obiettivi prefissati (back-casting) • creazione di una o più roadmap (transfer). Tutte le 4 fasi prevedono il confronto con gli stakeholders, per convogliare le loro esigenze nella roadmap. L’applicazione del processo all’UWCS di Reggio Emilia ha visto la costituzione di un gruppo di lavoro formato da un core group e da alcuni “attori” operanti nel settore delle risorse idriche a livello regionale. Il core

■ di V. Di Federico, T. Liserra - DICAM, Università degli Studi di Bologna R. Bertozzi, F. Ferretti, C. Ziveri - Gruppo IREN

group, composto da ricercatori e da tecnici, ha svolto il lavoro di analisi preliminare e ha proposto agli stakeholders alcune ipotesi di roadmap. Infine, dall’esame congiunto di tutto il gruppo di lavoro è emersa la roadmap definitiva. Nel caso di Reggio Emilia la roadmap è stata “costruita” sulla base dei risultati degli strumenti di analisi sviluppati in TRUST: • il SAT che valuta le prestazioni del sistema a grande scala; • il City Profile che fornisce la rappresentazione dettagliata del funzionamento del SII attraverso indicatori; • le Blueprint che valutano le prestazioni del SII attraverso 24 indicatori di sostenibilità. Dall’analisi condotta emerge che gli obiettivi più rilevanti da raggiungere, riguardano: a) la riduzione dell’impiego dei campi pozzi che alimentano la città a salvaguardia della risorsa idrica disponibile; b) il miglioramento dell’affidabilità del sistema di adduzione. Nella roadmap prescelta si prevede di introdurre una condotta di adduzione, a supporto di quella esistente, e di riutilizzare l’acqua dell’impianto di depurazione per uso agricolo e per uso non potabile. Infine, per mitigare l’impatto sui corpi idrici riceventi si propone di migliorare la gestione degli scaricatori di piena. La roadmap individuata si articola in più fasi da realizzare in circa 20 anni. Il raddoppio della condotta di adduzione è previsto in 2-3 anni; mentre il riuso delle acque del depuratore di Mancasale per scopi agricoli e per il verde pubblico è previsto in 10-15 anni. Infine il riuso delle acque di Mancasale per scopi industriali, attraverso la predisposizione di una rete duale, è previsto nei prossimi 20 anni. L’efficacia degli interventi proposti, in termini di sostenibilità e sul lungo periodo, sarà valutata attraverso gli strumenti tecnici, procedurali e ●●● modellistici resi disponibili da TRUST.

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ABSTRACT

Valutazione della vulnerabilità globale di una rete di distribuzione idrica Il caso di studio della città di Matera

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a necessità di valutare la vulnerabilità effettiva correlata al funzionamento di una rete di distribuzione idrica è oggigiorno particolarmente sentita dai soggetti gestori in quanto, attraverso tali analisi, è possibile guidare gli interventi di miglioramento operativo delle infrastrutture, perseguendo inoltre una riduzione del rischio correlato a eventuali malfunzionamenti e relativi costi. Generalmente le ricerche condotte nel passato introducono metodologie per la valutazione della vulnerabilità connessa a specifici singoli aspetti che vengono modellati isolatamente senza considerare l’effetto combinato che le differenti cause di malfunzionamento possono determinare su tale parametro. Nella realtà il funzionamento delle reti di distribuzione idrica è tale da determinare un’evidente influenza reciproca tra le differenti cause che determinano il guasto; così un malfunzionamento connesso a elevate o insufficienti pressioni in rete, determina anche notevoli conseguenze in termini di portate derivabili e di qualità, ovvero si osserva un’esaltazione del guasto che determina una molteplicità di conseguenze differenti. L’università degli Studi della Basilicata ha sviluppato uno studio per fornire uno strumento di supporto per i soggetti gestori che consente un’agevole valutazione della vulnerabilità globale di ogni differente elemento della rete e dell’intero sistema. Laddove, con il termine globale si intende sottolineare che l’analisi viene condotta con riferimento alle caratteristiche di funzionamento idraulico, al servizio reso all’utenza ed alla qualità della risorsa erogata. In particolare il modello proposto, che si basa su un’analisi di tipo Demand Driven della rete, valuta separatamente le vulnerabilità conseguenti ad erogazioni inferiori alle richieste, quelle relative a pressioni eccessive che possono determinare rotture meccaniche o perdite e, infine, quelle relative a concentrazioni ridotte del cloro residuo. Quindi le vulnerabilità, così calcolate, vengono convertite, al variare della loro appartenenza a predefinite classi, in misure fuzzy che vengono successivamente analizzate attraverso una ricer-

■ di R. Ataoui, R. Ermini - Università degli Studi della Basilicata R. Pellettieri - Acquedotto Lucano S.p.A

ca multi obiettivo basata su un processo analitico gerarchico (AHP-Analytic Hierarchy Process) che permette di analizzare le diverse alternative ricavando, così un indicatore aggregato. Quest’ultimo viene convertito, attraverso un processo inverso rispetto a quello precedentemente utilizzato, passando da misura fuzzy all’indicatore dimensionale ricercato, che costituisce, appunto, la vulnerabilità globale desiderata. Grazie alla collaborazione con Acquedotto Lucano S.p.A., ente gestore del servizio idrico integrato nella regione Basilicata, l’approccio proposto è stato applicato al caso di studio rappresentato dalla rete di distribuzione della città di Matera, fornendo risultati di assoluta utilità ●●● e di pratica applicazione.

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ABSTRACT

Relazione tra pressioni e portate notturne nel distretto di Lenola gestito da Acqualatina

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e portate minime notturne sono spesso utilizzate come un indicatore delle perdite in rete, nell’ipotesi che i consumi divengano in tali ore trascurabili. Ne consegue che quando per un distretto sono disponibili misure contemporanee di portate notturne e di pressione, si cerchi di interpretare questi dati mediante le più comuni leggi di perdita, ossia di formule che normalmente legano la portata fuoriuscente da una perdita alla differenza tra il carico all’interno e all’esterno della condotta. Alcuni limiti di questa operazione sono noti e legati al reale significato della portata minima notturna, non necessariamente ed esclusivamente limitata alle perdite fisiche ma comprendente, ad esempio, consumi notturni non deterministicamente noti. Altri limiti, forse meno evidenti, sono legati all’ipotesi che più perdite che seguano una data legge debbano comportarsi nel loro insieme come una singola perdita governata dalla medesima legge. Questo secondo aspetto è meno trattato in letteratura, anzi spesso si tende a unire o meglio a mischiare, nella validazione delle leggi di perdita, dati provenienti da laboratorio su singole perdite e dati provenienti da interi distretti. A ciò ha sicuramente contribuito l’animarsi negli ultimi decenni della discussione sulla validità o meno della legge di Torricelli come legge di perdita e la conseguente ricerca di dati che potessero validarne altre ad essa alternative. In effetti le due formule più diffuse, la legge di potenza e la legge lineare, non sono affatto in contrasto con la legge di Torricelli quanto con la sua ipotesi che l’area della perdita non possa variare con la pressione nella condotta. Queste formule sono state validate in laboratorio per le singole perdite, anche utilizzando tubi provenienti da sistemi reali [1,2]. Sempre in laboratorio, si è visto anche come le caratteristiche del materiale della condotta possano influenzare la legge di perdita [3]: un materiale viscoelastico può addirittura introdurre un comportamento isteretico della legge di perdita, con una sua variabilità nella giornata in dipendenza della storia e non solo del valore istantaneo della pressione [4,5]. L’applicazione delle leggi di perdita alle portate immesse in un distretto, ancorché di notte, richiede ulteriore cautela. Da un lato si può evidenziare come una variabilità locale di altezza

■ di M. Ferrante, B. Brunone, S. Meniconi, C. Capponi - Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, Università di Perugia D. Verde, E. Cima - Acqualatina

piezometrica, forma e orientamento delle perdite produca una notevole variabilità delle singole leggi di perdita e ne distorca la media [6,7]. Dall’altro, la scelta stessa del valore di pressione da inserire nelle formule richiede attenzione, poiché all’impossibilità di conoscere con precisione la pressione alle singole perdite si risponde al più con l’impiego di un unico valore rappresentativo di quanto accade nel distretto. I dati raccolti da Acqualatina nel distretto del centro storico di Lenola consentono un primo approccio al problema e di evidenziare alcune criticità nell’uso delle leggi di perdita per interpretare la relazione tra portata e pressione in ●●● distretti.

BIBLIOGRAFIA [1] Greyvenstein, B., & van Zyl, J. E. (2007). An experimental investigation into the pressure - leakage relationship of some failed water pipes. Journal of Water Supply: Research and Technology - AQUA, 56(2), 117. doi:10.2166/aqua.2007.065 [2] van Zyl, J. E., & Clayton, C. (2007). The effect of pressure on leakage in water distribution systems. Proceedings of the Institution of Civil Engineers: Water Management, 160(2), 109-114. [3] Ferrante, M. (2012). Experimental investigation of the effects of pipe material on the leak head-discharge relationship. Journal of Hydraulic Engineering, ASCE, 138(8), 736-743. doi:10.1061/(ASCE)HY.19437900.0000578 [4] Ferrante, M., Massari, C., Brunone, B., & Meniconi, S. (2011). Experimental evidence of hysteresis in the head-discharge relationship for a leak in a polyethylene pipe. Journal of Hydraulic Engineering, ASCE, 137, 775780. doi:10.1061/(ASCE)HY.1943-7900.0000360 [5] Massari, C., Ferrante, M., Brunone, B., & Meniconi, S. (2012). Is the leak head-discharge relationship in polyethylene pipes a bijective function? Journal of Hydraulic Research, IAHR, 50(4), 409-417. doi:10.1080/00221686.2012.696558 [6] Ferrante, M., Brunone, B., & Meniconi, S. (in press). Local and global leak laws. Water Resources Management. doi:10.1007/s11269-014-0708-x [7] Schwaller, J., & van Zyl, J. E. (2014). Implications of the known pressure-response of individual leaks for whole distribution systems. Procedia Engineering, 2014(70), 1513-1517.

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ABSTRACT

Un sistema di supporto alla decisione per il sistema di approvvigionamento di Genova

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al 2006 il servizio idrico integrato nella città di Genova e di una parte dei comuni della provincia è gestito da un unico soggetto, Mediterranea delle Acque S.p.A., risultante dalla fusione delle tre società che lo avevano gestito in parti diverse del territorio urbano sin dalla metà dell’800. La fusione delle tre aziende ha avuto conseguenze positive pressoché immediate sul servizio: la possibilità di realizzare interconnessioni e razionalizzazioni su reti idriche prima separate ha, infatti, notevolmente migliorato la gestione dell’acqua in città, consentendo notevoli risparmi idrici e la possibilità di affrontare periodi di scarsità con impatti molto limitati sui cittadini. Come passo successivo verso l’efficienza nell’uso delle risorse il Gestore ha deciso di dotarsi di un sistema di supporto alle decisioni (DSS - Decision Support System) per il sistema di approvvigionamento della città, sistema che comprende in questo momento cinque serbatoi, tre grandi prese ad acqua fluente e due campi pozzi. Il DSS ha anche l’importante scopo di condividere con le istituzioni responsabili il quadro del bilancio idrico del sistema nel momento in cui devono essere prese decisioni, di breve e di lungo termine, in merito ai rilasci a valle degli sbarramenti e delle opere di captazione (deflusso minimo vitale - DMV). Da un punto di vista tecnico, il DSS è composto di tre diversi moduli: un modulo di ottimizzazione, uno di simulazione e l’ultimo è uno schema di gestione a scala giornaliera del sistema che utilizza le regole definite nei precedenti due moduli. Il modulo di ottimizzazione è stato sviluppato per cercare regole e politiche ottimali di gestione del sistema: consiste in un modello di programmazione matematica, scritto in GAMS (General Algebraic Modeling System), che trasforma l’input idrologico, consistente nella serie storica 1971-2010 dei deflussi mensili nei serbatoi e in corrispondenza delle opere di captazione, in allocazioni ai centri di domanda,

■ di Claudio Arena, Paola Latona IREN ACQUAGAS Franco Fulcini - Mediterranea delle Acque Mario Rosario Mazzola - DICAM Università di Palermo

tenendo conto dei vincoli sulle capacità (dei serbatoi, degli impianti di potabilizzazione, delle condotte, degli impianti di sollevamento), sulle domande (le allocazioni non devono superare valori “target” di domanda, definiti analizzando le serie storiche delle consegne alla città negli ultimi quindici anni) e sul bilancio volumetrico dei serbatoi da un passo temporale all’altro. Il modello cerca il quadro delle allocazioni in grado di minimizzare una funzione di costo che contiene i costi scarsità (la penalità per consegnare meno acqua del target), i costi di sollevamento, i costi di violazione sul vincolo del DMV e i ricavi (cioè costi col segno negativo) dalla produzione idroelettrica. Il modello indica che, nel complesso, i serbatoi possono essere tenuti a livelli più bassi di quelli attualmente adottati - una conseguenza dei prelievi in costante decrescita dalle fonti per effetto sia della riduzione delle domande, legate al calo demografico e alla riduzione dei consumi unitari, sia ai miglioramenti nella gestione delle reti - con risparmi sui sollevamenti di acqua di falda e con incremento dei ricavi dalla produzione idroelettrica. Questi risultati sono confermati dal secondo modulo, cioè il modello di simulazione, che è stato sviluppato con AQUATOR, un software commerciale per la simulazione di sistemi idrici complessi, nel quale sono state riversate le regole definite attraverso il modello di ottimizzazione. Il modello, data la sua attraente interfaccia grafica, può essere utilizzato anche da solo per condividere risultati e simulazioni con altri enti. Infine, le regole sopra determinate possono essere implementate in un foglio di lavoro di facile utilizzo. Una gestione “ombra” a scala giornaliera che ha l’obiettivo di soddisfare le domande giornaliere effettivamente verificatesi dal 2007 al 2013 e registrate dallo SCADA aziendale con i deflussi storici, ha dimostrato che il sistema può garantire le erogazioni richieste e nello stesso tempo migliorare le ●●● performance economiche.

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ABSTRACT

Smart Water Resources Management - Networks

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a ricerca presentata è parte del progetto (MIUR D.D. 391/luglio 2012 “Smart Cities e Communities”) “SWaRM - Smart Water Resource Management” (capofila di progetto IRSA CNR). L’idea progettuale proposta da Metropolitana Milanese è finalizzata all’efficienza energetica, alla preservazione della risorsa idrica e alla riduzione delle emissioni a gas effetto serra. Prevede un nuovo utilizzo delle esistenti reti del servizio idrico di Milano per nuove funzioni e attività di valenza ambientale consentendo di raggiungere risultati di risparmio energetico nella climatizzazione degli edifici in ambiente urbano, con collegato miglioramento della qualità dell’aria, una preservazione quali-quantitativa della risorsa idrica, il riciclo nei suoli agricoli di parte degli elementi nutritivi asportati dai raccolti e concentrati nei fanghi di depurazione con l’aumento della competitività agricola e della sicurezza alimentare, la riduzione dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e dei costi di depurazione. I risultati attesi sono rilevanti e l’estensione dell’idea progettuale ad altre realtà urbane rappresenta un promettente strumento di salvaguardia ambientale e di crescita economica. Il parallelo sviluppo dei sensori e della misuristica potrebbe favorire un avanzamento scientifico-tecnologico, benefico anche per le sue ricadute industriali e per la formazione e l’impiego di tecnici qualificati.

RETI IDRICHE PER LA CLIMATIZZAZIONE L’energia termica presente nell’acqua convogliata dalle reti di distribuzione idrica verrà estratta senza ricorrere a nuovi emungimenti/perforazioni, preservando così la falda, per consegnarla all’utenza, integrando l’uso delle tradizionali reti di teleriscaldamento, onerose e invasive nei centri urbanizzati. Si

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■ di S. Tani - Metropolitana Milanese E. Orsi - Politecnico di Milano, Dipartimento DICA E. Camnasio - PhD, libera professionista

verificherà l’opportunità di progettare macchine ibride e la fattibilità di impianti di raffrescamento con scambiatori ad evaporazione immediata, con consumo minimo di acqua, sperimentando la loro applicazione con prototipi e macchine su utenze campione. Si studieranno gli impatti idraulici, termici, biochimici, ambientali ed economici, garantendo il mantenimento dei parametri e degli standard del servizio idrico. Verrà utilizzato come laboratorio una porzione di rete acquedottistica ubicata nella zona sud cittadina (circa 150 km di rete, 23,5 kmq di bacino, 2.000 utenze, 60.000 abitanti equivalenti) di Milano e saranno coinvolte MM, la società Meno Energia s.r.l. e il Politecnico di Milano (Dipartimento di Ingegneria Ambientale e il Dipartimento di Energia).

RETI FOGNARIE E SISTEMI DEPURATIVI PER IL RECUPERO DEGLI ELEMENTI NUTRITIVI L’obiettivo principale dell’attività di ricerca consiste nel recupero degli elementi nutritivi contenuti negli alimenti, raccolti dalle reti fognarie e concentrati nei fanghi biologici nei depuratori, per il loro riciclo in agricoltura, con logica di filiera corta, e chiusura del ciclo degli elementi nutritivi, dall’estrazione dal suolo sino al consumo dei prodotti. Per integrare la funzionalità complessiva del sistema verranno rilevati e monitorati gli scarichi, in particolare quelli degli insediamenti produttivi, e studiati i processi di pretrattamento. A seguito dei campionamenti, delle analisi e della modellizzazione della rete fognaria, si studierà un sistema di monitoraggio continuo degli scarichi produttivi affinché tali utenze siano dotate di impianti di pretrattamento che evitino la contaminazione degli scarichi con sostanze che possano compromettere l’utilizzo dei fanghi in

agricoltura. Si ricercherà, anche attraverso prove sperimentali su modelli idraulici fisici di reti fognarie, la riduzione dei sedimenti, con ingenti vantaggi ambientali per il minor rischio di scarico degli stessi in corpi idrici in corrispondenza degli scaricatori di piena. La modellazione idraulico-biochimica richiede uno studio preliminare, una scelta di un adatto software, una serie di misuratori da campo sia per la taratura del modello sviluppato sia, in fase iniziale, per l’inquadramento generale della distribuzione delle portate e degli inquinanti. Per quanto concerne gli impianti di depurazione si perseguirà l’efficienza dei processi di depurazione per massimizzare il recupero di nutrienti tutelando la qualità dell’effluente finale. La caratterizzazione e il recupero dei substrati/fanghi digeriti per uso agricolo e lo studio del loro impatto ambientale verranno sviluppati con l’applicazione di modelli di migrazione ed accumulo degli inquinanti. Il riuso degli scarichi di Milano, origine della fertilità di questi terreni, viene così riattivato con moderni criteri sanitari ed ambientali. L’attività si svilupperà studiando la rete ovest di Milano in un bacino di circa 50 km2 afferente al polo depurativo Milano S.Rocco, mentre i laboratori coinvolti saranno quello di Ingegneria Ambientale (Politecnico di Milano), di Chimica Agraria e Ambientale (UNIMI di Milano), il bacino sperimentale di Cascina Scala a Pavia (Università di Pavia) e il Laboratorio di Biomasse e Bioenergia, presso il Parco Tecnologico Padano di Lodi. Le più generali considerazioni di tipo ambientale ed economico delle due linee di ricerca verranno trattate (Università Milano Bicocca - Centro Polaris) attraverso la definizione e l’implementazione di modelli di sostenibilità ambientale, economica e sociale con tecniche e modelli di Life Cycle Assessment e Car●●● bon Footprint.


ABSTRACT

Le aree di salvaguardia Metodi e regole per la loro definizione e l’opportuna gestione del territorio e della risorsa sotterranea

■ di Paolo Salandin, Matteo Camporese, Elena Crestani Università degli studi di Padova, Dipartimento ICEA Enrica Pagnin, Paolo Pizzaia, Roberto Durigon - Alto Trevigiano Servizi s.r.l.

L

a protezione delle prese d’acqua destinate al consumo umano è disciplinata in Italia dal D.L. n. 152 del 3 aprile 2006 (G.U. n. 88 del 14.04.2006, S.O. n. 96), che, riprendendo il D.L. n. 152 del 1999, all’articolo 94 ribadisce senza sostanzialmente modificarlo il concetto che la zona di rispetto è definita come la “porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta (l’area immediatamente circostante le captazioni o le derivazioni) da sottoporre a vincoli e destinazioni d’uso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica captata”. Appare chiaro come la scelta dell’estensione della zona di rispetto (da farsi, secondo il citato D.L. n. 152 2006, con tecniche e metodi prescritti delle Regioni) venga ad influire notevolmente sulle attività presenti nel territorio, con conseguen-

FIG.2: ANDAMENTO DEL LIVELLO DEL PIAVE A CONFRONTO CON I DATI DI PIEZOMETRICA REGISTRATI IN CINQUE PUNTI DI OSSERVAZIONE ALL’INTERNO DELL’AREA OGGETTO DI STUDIO NEL PERIODO 01.12.2010 - 01.06.2011. SONO RIPORTATE ANCHE LE ALTEZZE DI PRECIPITAZIONE GIORNALIERA

ze economiche di non trascurabile rilievo. Per contro, una insufficiente estensione della zona di rispetto espone la presa a inattesi fenomeni di inquinamento con la conseguente sospensione della fornitura potabile. Più sfumata appare la definizione della zona di protezione, tranne che nel fatto che la loro opportuna scelta deve essere fatta a scala di bacino, come pure le prescrizioni e le limitazioni da prevedersi. Il problema è affrontato sia dal punto di vista tecnico che legislativo con particolar riferimento all’acquifero di Settolo Alto (TV), sede dal 2008 di un sito sperimentale nato dalla collaborazione fra università e azienda per favorire l’avanzamento della conoscenza delle problematiche legate allo sfruttamento delle acque ●●● sotterranee.

FIG.1: PLANIMETRIA CON INDICATI I PUNTI DI OSSERVAZIONE IDROMETRICA (I), PIEZOMETRICA (W=PIEZOMETRO, P=POZZI) E I TRACCIATI DELLE SEZIONI (G). IN ALTO A DESTRA UN INGRANDIMENTO ATTORNO AI POZZI DI ESTRAZIONE INDICATI IN ROSSO. IL COLORE MAGENTA DISTINGUE

GEOELETTRICHE

I PIEZOMETRI E I SENSORI DI LIVELLO UTILIZZATI PER DEFINIRE LE CONDIZIONI AL CONTORNO DEL PROBLEMA

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ABSTRACT

Modelli di supporto alle decisioni per i sistemi di approvvigionamento idrico multi-settoriale Analisi delle alternative per l’integrazione dello schema Sulcis

L

a memoria illustra le attività sviluppate in collaborazione tra ENAS - Ente acque della Sardegna e il CINSA - Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali - del DICAAR, Università di Cagliari, per la pianificazione del sistema idrico multi-settoriale del Sud Sardegna. In particolare si riferisce ai risultati ottenuti nell’ambito di un recente studio finalizzato alla modellazione delle alternative progettuali per l’integrazione dello schema idrico del Sulcis. ENAS ha, infatti, rilevato la necessità di verificare con l’ausilio di un sistema di supporto alle decisioni (DSS) il funzionamento dell’intero sistema di approvvigionamento idrico del SudSardegna per esaminare le alternative progettuali ipotizzate per la realizzazione del IV lotto dei lavori Tirso-Flumendosa - collegamento Sulcis-Iglesiente. Questo progetto ha lo scopo di completare le interconnessioni infrastrutturali fra il sistema principale di approvvigionamento multi-settoriale Tirso-Flumendosa-Campidano e lo schema del Sulcis-Iglesiente la cui gestione è allo stato attuale particolarmente critica: si sono, infatti, evidenziati anche negli ultimi anni prolungati periodi di carenza di risorsa. Lo Studio ha avuto come principale obiettivo quello di predisporre un modello di simulazione del sistema introducendo le alternative progettuali di interconnessione dei bacini, concordate con ENAS, nella configurazione attuale e a medio termine. L’intera procedura di modellazione è stata realizzata utilizzando il software WARGI-SIM, sviluppato dal gruppo di ricerca che afferisce al CRIFOR - Centro di Ricerca Ottimizzazione Reti - del CINSA, Università di Cagliari. Sulla base delle indagini preliminari, e in accordo con ENAS, lo studio è stato articolato nelle seguenti fasi: • Modellazione del sistema con il software

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■ di E. Murru - ENAS - Ente acque della Sardegna G.M. Sechi, R. Zucca - DICAAR Università degli Studi di Cagliari

WARGI-SIM nella configurazione attuale e di medio termine senza ipotizzare la realizzazione delle opere in progetto. Questa fase ha consentito di verificare la presenza d’importanti criticità sia nello stato attuale sia, soprattutto, nell’ipotesi a medio termine, evidenziando la necessità di predisporre la realizzazione di opere integrative finalizzate alla riduzione dei deficit riscontrati con la modellazione. • Sulla base dei risultati della fase precedente, sono state introdotte nella configurazione a medio e a lungo termine le alternative progettuali predisposte da ENAS che fanno riferimento, sostanzialmente, a due ipotesi: - collegamento tra il sistema Tirso-Flumendosa-Campidano e gli invasi a servizio dei distretti irrigui del Consorzio di Bonifica del Cixerri - collegamento tra il sistema Tirso-Flumendosa-Campidano e le utenze servite dall’invaso di Monte Pranu dello schema idrico del Sulcis. Con il DSS di WARGI-SIM si sono ottimizzate le regole gestionali nelle ipotesi esaminate, introducendo, contestualmente, alcune modifiche alle ipotesi progettuali già predisposte. La modellazione con WARGI-SIM ha inoltre fornito indicazioni sulla quantificazione di oneri energetici determinati dagli impianti di sollevamento utilizzati nel sistema e ha evidenziato il permanere di alcune criticità determinate dai limiti nelle capacità di invaso e di trasferimento delle infrastrutture esistenti. La modellazione del sistema idrico Tirso-Flumendosa-Campidano-Sulcis ha confermato la criticità per i due sub-sistemi, soprattutto nella sua evoluzione a medio termine, giustificando e affinando le ipotesi progettuali per gli interventi di interconnessione al sistema di approvvigiona●●● mento Tirso-Flumendosa-Campidano.

SCHEMA MULTISETTORIALE DI APPROVVIGIONAMENTO

SUD SARDEGNA

IDRICO DEL


ABSTRACT

Costruzione e sperimentazione di una turbina cross-flow per acquedotti

■ di G. Morreale, V. Sammartano, M. Sinagra, T. Tucciarelli - Università degli Studi di Palermo R. Gueli - GetOpen Srl

L

a memoria presenta i risultati della ricerca sviluppata nell’ambito del progetto PO-FESR 2007-13 denominato “Hydroenergy” e finalizzato anche alla realizzazione di micro-turbine per la simultanea regolazione della portata e produzione di energia elettrica a valle di condotte idriche. La nuova turbina è costituita da una girante tipo Cross-Flow, in cui il flusso idrico, confinato tra due dischi che ruotano solidali con l’asse, attraversa due volte i canali delle pale: una prima volta in entrata ed una seconda volta in uscita dalla girante. L’innovazione introdotta nella turbina è costituita da un tegolino circolare che può parzializzare la superficie di ingresso nella girante, corrispondente ad un angolo massimo di 120° (fig.1). Il tegolino consente di mantenere costante la velocità relativa delle particelle fluide in ingresso, al variare della portata ma per condizioni di carico costante, e di effettuare facilmente il recupero energetico nelle condotte di alimentazione dei serbatoi idrici, di disconnessione e/o di compenso, mediante l’utilizzo di generatori asincroni.

FIG.1: SEZIONE LONGITUDINALE DELLA TURBINA

FIG.2: SEZIONE LONGITUDINALE DELLA TURBINA

Qualora la regolazione della portata avvenga originariamente mediante una valvola posta nella condotta in prossimità del serbatoio, questa potrà essere sostituita dalla turbina e la portata in uscita sarà determinata dal grado di apertura del tegolino. Qualora la portata sia regolata a monte, la posizione del tegolino potrà essere variata in funzione della pressione misurata da un manometro posto a monte della turbina, in modo da mantenere un carico pari a quello determinato dalle dissipazioni energetiche in condotta. Vengono mostrate le metodologie di progettazione, nonché la loro validazione mediante prove di laboratorio effettuate su due prototipi. Il banco prova, appositamente costruito, è composto da un ricircolo idraulico alimentato da una pompa e da una piccola vasca in cui viene versata la portata turbinata. Un misuratore di velocità ed un manometro posto a monte della turbina consentono di misurare la potenza idraulica fornita alla macchina. Un torsiometro dinamico accoppiato all’asse della turbina misura sia la velocità di rotazione sia la coppia meccanica, consentendo quindi di calcolare il rendimento della turbina. La regolazione della portata avviene mediante la rotazione di un apposito tegolone, la cui posizione è controllata mediante PLC in base alla pressione misurata dal manometro. La sperimentazione sin qui condotta su due prototipi di potenza pari a circa 5 KW ha misurato rendimenti superiori all’80% per un range di portate variabili tra 20 l/s e 60 l/s. Il progetto prevedeva la realizzazione di quattro impianti prototipo in altrettanti siti, selezionati all’interno di un gruppo più vasto di potenziali impianti identificati attraverso un’operazione di scouting effettuata all’interno della Regione Sicilia. Tra gli impianti prototipo selezionati vi è l’impianto denominato Eucaliptus, nel comune di Catania. In tale impianto una condotta di adduzione interna del diametro di 200 mm, che alimenta una piccola vasca di disconnessione idraulica situata all’interno del centro abitato, è caratterizzata da una variabilità giornaliera della portata. L’installazione della turbina proposta ha permesso di recuperare circa 10 kWe,p, con un carico idraulico residuo di circa 35 m, e di regolare la portata da 10 l/s a 40 l/s, con l’azionamento automatico del tegolino conseguente alla lettura del livello ●●● idrico nella vasca di carico (fig.2).

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AMPERE – PAD. 30 STAND B21

GRUPPO ATURIA – PAD. 30 STAND E36

Misura di portata ad ultrasuoni clamp-on

Qualità certificata e innovazione

I

misuratori di portata ad ultrasuoni di Ampere, per montaggio esterno alla tubazione, inglobano due tecniche: quella basata sul tempo di transito e quella sull’effetto Doppler. Nella misura vengono utilizzati gli stessi trasduttori clampon e la loro installazione non richiede l’interruzione del flusso né per il montaggio né per la manutenzione e si hanno tutti i vantaggi di un sistema non invasivo: assenza di parti mobili, igiene assoluta, nessuna perdita di carico e potenziale perdita di prodotto. L’operatore può scegliere uno dei due metodi di misura, a seconda delle esigenze di processo e soprattutto in base al liquido da misurare che può essere pulito, con tracce di gas trascinato oppure con particelle solide e forte presenza di bollicine gassose (fanghi e slurry). La gamma di misuratori comprende modelli portatili, per installazioni dedicate fino a quattro canali, in versione trasmettitore anche in esecuzione ATEX oppure flow computer per energia termica, applicabili per tubazioni in metallo o plastica da 15 mm fino a 9 m di diametro Le applicazioni dell’azienda realizzate in tutti gli ambiti industriali, ora estese anche alla misura dei gas compressi, impiegano strumenti semplici low-cost fino a sistemi completi. Ampere rappresenta in Italia alcune tra le più qualificate case internazionali nel campo della strumentazione di misura per applicazioni industriali e scientifiche suddivisi per i settori: • industriale: strumentazione di processo, calibratori, misuratori di portata ad ultrasuoni, schede di acquisizione dati, registratori videografici, analizzatori del punto di rugiada • elettrico: strumentazione per misure e prove MT - AT, localizzazione guasti nei cavi, diagnostica su macchine elettriche, monitoraggio e gestione energia elettrica, misura di campi elettrici e magnetici.

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ELETTROPOMPE MONOSTADIO

G

ruppo Aturia rappresenta l’integrazione di cinque prestigiose aziende che operano nel campo delle pompe per i sistemi idrici, servizi domestici ed industriali. Oggi ha una vasta gamma di pompe per varie applicazioni, i prodotti sono suddivisi in quattro linee: • linea blu: pompe sommerse con idrauliche semi-assiali e radiali • linea verde: pompe monoblocco, in-line, monostadio DIN 24255, multistadio, a casa-divisa e pompe verticali • linea gialla: pompe ISO 2858-5199 per l’industria chimica, pompe API 610 di processo, pompe a trascinamento magnetico • linea rossa: sistemi di pompaggio antincendio. L’impegno dell’azienda per il miglioramento della qualità è stato riconosciuto dal Lloyd’s Register con la certificazione del “Sistema Qualità” ISO 9001:2012. La qualità del prodotto è garantita dal “Controllo Totale” di tutti i componenti. Le prestazioni delle macchine vengoELETTROPOMPE MONOBLOCCO no verificate nella sala prove interna. Gruppo Aturia ha attrezzato un laboratorio metrologico per la verifica dei particolari con macchina di misura a coordinate e strumenti tradizionali, la cui taratura è gestita tramite software di ultima generazione. L’ampio parco macchine a C/N consente agli operatori di ottenere facilmente nelle lavorazioni la precisione richiesta dei componenti. La gestione in rete delle specifiche di progetto e dei disegni garantisce la disponibilità immediata delle informazioni sempre in ultima revisione. Il sistema di gestione informatico e la raccolta dei dati relativi alle lavorazioni consente inoltre la tracciabilità ELETTROPOMPE SOMMERSE del prodotto in ogni sua fase.


HANS BRAND - PAD. 29 STAND A20

Data logger con telemetria P

er il settore acquedottistico viene presentato il nuovo data logger PTDL-GPRS della HWM (Halma Water Management) per la registrazione di transitori di pressione con telemetria GPRS. Le variazioni repentine di pressione in un regime idraulico (dovute alla chiusure di valvole, avvio/arresto di una pompa, rapidi cambiamenti di carico, ecc.) causano picchi positivi o negativi che si riflettono su tutta la rete. Questi cosiddetti transitori di pressione sono tra le principali cause di rottura delle infrastrutture idriche, con gravi effetti sulla qualità del servizio erogato. Installato in rete, il nuovo data logger PTDL-GPRS con trasduttore di pressione esterno allerta immediatamente al verificarsi di un transitorio di pressione e registra tutti i dati di quell’evento per consentirne una sua successiva analisi. Grazie alle batterie interne con autonomia tipica di 3 anni, la sua robustezza e l’alto grado di protezione ambientale IP68, il PTDLGPRS è completamente autonomo e indipendente. L’efficace registrazione dati è a livelli sovrapposti: un primo livello registra in continuo con gli

usuali intervalli di campionamento (ad es. 15 min.), mentre un secondo livello in alta frequenza (una “finestra” di registrazione che scorre sempre attiva ed “in allerta”) riconosce e registra l’evento transitorio con una frequenza di campionamento di fino a 100 Hz. Impostazioni personalizzabili, telemetria via GPRS, download dati anche manuale via USB, pacchi

batterie esterni opzionali per aumentare l’autonomia, memoria interna e scheda SD per salvataggio dati sono solo alcune delle sue caratteristiche studiate per supportare appieno tecnici ed ingegneri nel loro continuo impegno volto a ridurre le perdite ed i rischi di guasti del sistema, nonché a migliorare le strategie operative e la qualità del servizio idrico.

Depurazione intelligente delle acque reflue

ID&A - PAD. 30 STAND C81-E46

I

D&A, società operante da oltre 20 anni nel settore del telecontrollo ed automazione del ciclo idrico fognario, ha integrato nella propria RTU di telecontrollo RCSLOG3 il software di ottimizzazione OSCAR (Optimal Solutions for Cost Abatement in nutrients Removal) della E.T.C. Engineering srl di Trento per una depurazione intelligente delle acque reflue. Il prodotto RCSLOG3-OSCAR, nelle sue versioni Lite e Full, permette alle due società di avere a disposizione un prodotto che consente importanti risparmi nel ciclo depurativo quantificati in oltre 2,30 euro per abitante equivalente. La versione Lite permette di avere una soluzione chiavi in mano a basso costo pronta per essere utilizzata per la completa automazione del depuratore con gestione fino a 1000 ingressi / uscite. Nell’ambito del controllo ottimale di processi si concentra sulla sezione di areazione. La versione Full è gestita da una CPU esterna e

consente l’ottimizzazione anche della produzione fanghi ed il dosaggio reagenti. Essa può essere utilizzata sia con PLC RCSLOG3 sia con la maggior parte dei PLC di mercato. In entrambi i casi ID&A permette ai propri clienti di accedere ai programmi della RTU per personalizzazioni ed integrazione. Anche le stazioni RCSLOG3OSCAR possono essere facilmente integrate nei sistemi di telecontrollo ed automazione di ID&A in modo da poter controllare e parametrizzare l’ottimizzazione direttamente dallo SCADA. ID&A può poi completare l’intervento sviluppando in modo integrato tutta l’automazione e la supervisione SCADA del depuratore.

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ISOIL – PAD. 29 STAND C24

Software web di acquisizione e analisi dei dati I

SOD@M è il nuovo software di Isoil Industria Spa basato su piattaforma web per il controllo, l’acquisizione e l’analisi dei dati della strumentazione di campo. Nato per estendere le capacità di comunicazione degli strumenti della linea FLOWIZTM, il software costituisce per gli operatori del settore delle acque un potente strumento di sintesi per una visione immediata dello stato del proprio sistema. Accessibile da qualunque postazione PC connessa ad internet e dotato di un’interfaccia grafica semplice ed intuitiva, ISOD@M permette di controllare facilmente lo stato degli strumenti connessi e di effettuare una completa analisi dei dati raccolti attraverso la visualizzazione di andamenti, trend e allarmi.

Grazie all’elevato grado di flessibilità ed alla facile configurazione, ISOD@M costituisce uno strumento versatile e completo in grado d’integrare strumenti di terze parti e di esportare i dati raccolti verso SCADA o sistemi esterni. Dotato inoltre di una struttura modulare e multiutente, il software offre un elevato grado di personalizzazione con visualizzazioni e funzionalità specifiche per ciascun operatore. La possibilità di integrare moduli con funzionalità specifiche di analisi perdite, manutenzione predittiva e localizzazione degli strumenti sul territorio, fanno di ISOD@M lo strumento ideale per gli operatori del settore del ciclo integrato delle acque a qualunque livello.

MONTINI - PAD. 29 STAND B45-C46

Qualità e personalizzazione del chiusino M

ontini SpA, produttore nazionale di chiusini e caditoie in ghisa lamellare perlitica, ha deciso di entrare in una nuova fascia di mercato, quella della ghisa sferoidale. Montini ha deciso di riprendere il concetto fondamentale di qualità e di aggiungere la componente estetica, cosa impensabile per un prodotto modesto come il chiusino. La gamma Sfera è nata grazie all’impegno di designer innovativi e tecnici, ha permesso la realizzazione di una nuova concezione di arredo urbano. Prodotti tecnicamente validi per risolvere i problemi e i bisogni degli installatori, ma anche sistemi di coronamento abbinati ad un contenuto di rifinitura particolare. Nasce una nuova concezione dell’Arredo Urbano, una gamma di prodotti completamente realizzata in Italia, vengono studiate delle tematiche in funzione del posizionamento del dispositivo e/o della materia con cui vengono prodotti. La linea Signum, “impronta pettirosso”, per i giardini e gli spazi verdi; la serie Urbe, “impronta radiale diagonale” che sottolinea la vocazione di questo prodotto di essere al centro del traffico e della vita moderna. Le gamme Eclipse e Copernico, per il traffico pesante che riprendono invece il tema della struttura intima della materia e della sua perfetta geometria, così come le serie Pluvia e Pluvia C per lo scolo della acquee. A completare la serie Pitagora omologata da Telecom. La produzione è completamente realizzata nel rispetto della normativa europea EN 124, i prodotti sono certificati dall’IGQ (Istituto Italiano di Garanzia della Qualità), sono marchiati con il logo, nome e marchio dell’ente di certificazione, utilizzando una vernice ecologica a base d’acqua, quindi non tossica e non inquinante. Con il prodotto Eclipse della linea Sfera l’azienda ha vinto il Compasso d’Oro.

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SENSUS - PAD. 30 STAND C1

Contatori intelligenti come svolta culturale I

gestori di reti idriche possono misurare non solo di più, ma anche meglio con i nuovi contatori intelligenti, che garantiscono alle utility eccezionale accuratezza di misura e trasmissione dei dati a distanza affidabile grazie alla propria tecnologia statica di misura. Le aziende possono perciò gestire le reti idriche in modo più efficace, migliorandone operatività, manutenzione e assistenza clienti, in remoto e in tempo reale. Questa è l’esperienza del consorzio francese “Syndicat des Eaux de Basse-Vigneulles et Faulquemont” (SEBVF - nord est della Francia) che ha scelto Sensus in una gara d’appalto, affidandole l’installazione di 8.000 contatori intelligenti iPERL. L’avvio di questo progetto permetterà di passare da 400 a 2.000 letture al giorno, garantendo così al gestore e all’opinione pubblica maggiore chiarezza sull’uso e sulle condizioni delle rete idriche. Il consorzio SEBVF riunisce attualmente 84 comuni, per un totale complessivo di 41.500 abitanti. Passando a questa nuova tecnologia, si potranno superare le difficoltà causate da contatori di ardua lettura, riducendo inoltre il tempo necessario alla rilevazione. Come richiesto dalla legge francese, i contatori devono essere sostituiti dopo 15 anni, senza taratura, e gli utenti devono essere informati del proprio possibile consumo eccessivo; dunque la necessità di rinnovare il proprio parco

contatori è stata l’opportunità ideale per passare a questa nuova tecnologia. Grazie alla tecnologia wireless e alle moderne possibilità di comunicazione di cui è dotato ciascun endpoint, iPERL di Sensus è in grado di misurare flussi molto bassi, con ottimo rilevamento di perdite e velocità di lettura. “Con la vecchia tecnologia, ogni parete od ostacolo rendeva difficile la lettura del contatore; con iPERL, invece, la rilevazione non costituisce più un problema, nemmeno per i flussi molto bassi. Una volta ottimizzato il nostro percorso drive-by con iPERL saremo in grado di leggere fino a 3.000 endpoint al giorno,” ha dichiarato Pierre Blanchard, Presidente di SEBVF. ■

… Caprari

Estensione serie K-KOMPACT L

a Serie K-KOMPACT di Caprari è dotata di idraulica idonea per il pompaggio di acque reflue azionata da motori elettrici di superficie ad alta efficienza. Queste macchine sono le più indicate in applicazioni in camera asciutta per movimentare fluidi con elevati quantitativi di sabbia e altri solidi in sospensione. Le notevoli dimensioni, legate alle più alte portate e le maggiori potenze motore, non hanno impedito di mante-

nere la caratteristica compattezza delle macchine, punto di forza della serie. La costruzione è ancora più solida e l’elettropompa monoblocco ha la girante calettata direttamente sull’albero motore. L’esperienza maturata e la tecnologia presente sulla serie non stop K+ sono state trasferite sulla gamma K-KOMPACT: l’idraulica non intasabile e gli ampi passaggi liberi sulle giranti a canali evitano fermi macchina e costosi interventi di manutenzione. La pompa Caprari non-stop è macchina con efficaci sistemi di: • antisedimentazione lato aspirazione • taglio fibre nella zona retro girante e conseguente protezione della tenuta meccanica • palettatura sul disco al mozzo con il duplice effetto di pulizia della zona a protezione della tenuta e di compensazione della spinta assiale a protezione dei cuscinetti. Nelle idrauliche a canali delle elettropompe sommergibili e così pure in questa serie, l’azienda ha introdotto un sistema di guida idrodinamica sul rasamento in aspirazione che assicura, unitamente ai sistemi di equilibratura dinamica dei corpi rotanti, una costante ed abbondante lubrificazione della zona tra l’anello sede e la girante che viene così meglio guidata. L’albero e i cuscinetti sono in questo modo protetti dalle sollecitazioni radiali. Per questa estensione di gamma, Caprari propone motori di superficie in vera classe di efficienza IE3. ■

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SENSUS - PAD. 30 STAND C1

Contatori intelligenti come svolta culturale I

gestori di reti idriche possono misurare non solo di più, ma anche meglio con i nuovi contatori intelligenti, che garantiscono alle utility eccezionale accuratezza di misura e trasmissione dei dati a distanza affidabile grazie alla propria tecnologia statica di misura. Le aziende possono perciò gestire le reti idriche in modo più efficace, migliorandone operatività, manutenzione e assistenza clienti, in remoto e in tempo reale. Questa è l’esperienza del consorzio francese “Syndicat des Eaux de Basse-Vigneulles et Faulquemont” (SEBVF - nord est della Francia) che ha scelto Sensus in una gara d’appalto, affidandole l’installazione di 8.000 contatori intelligenti iPERL. L’avvio di questo progetto permetterà di passare da 400 a 2.000 letture al giorno, garantendo così al gestore e all’opinione pubblica maggiore chiarezza sull’uso e sulle condizioni delle rete idriche. Il consorzio SEBVF riunisce attualmente 84 comuni, per un totale complessivo di 41.500 abitanti. Passando a questa nuova tecnologia, si potranno superare le difficoltà causate da contatori di ardua lettura, riducendo inoltre il tempo necessario alla rilevazione. Come richiesto dalla legge francese, i contatori devono essere sostituiti dopo 15 anni, senza taratura, e gli utenti devono essere informati del proprio possibile consumo eccessivo; dunque la necessità di rinnovare il proprio parco

contatori è stata l’opportunità ideale per passare a questa nuova tecnologia. Grazie alla tecnologia wireless e alle moderne possibilità di comunicazione di cui è dotato ciascun endpoint, iPERL di Sensus è in grado di misurare flussi molto bassi, con ottimo rilevamento di perdite e velocità di lettura. “Con la vecchia tecnologia, ogni parete od ostacolo rendeva difficile la lettura del contatore; con iPERL, invece, la rilevazione non costituisce più un problema, nemmeno per i flussi molto bassi. Una volta ottimizzato il nostro percorso drive-by con iPERL saremo in grado di leggere fino a 3.000 endpoint al giorno,” ha dichiarato Pierre Blanchard, Presidente di SEBVF. ■

… Caprari

Estensione serie K-KOMPACT L

a Serie K-KOMPACT di Caprari è dotata di idraulica idonea per il pompaggio di acque reflue azionata da motori elettrici di superficie ad alta efficienza. Queste macchine sono le più indicate in applicazioni in camera asciutta per movimentare fluidi con elevati quantitativi di sabbia e altri solidi in sospensione. Le notevoli dimensioni, legate alle più alte portate e le maggiori potenze motore, non hanno impedito di mante-

nere la caratteristica compattezza delle macchine, punto di forza della serie. La costruzione è ancora più solida e l’elettropompa monoblocco ha la girante calettata direttamente sull’albero motore. L’esperienza maturata e la tecnologia presente sulla serie non stop K+ sono state trasferite sulla gamma K-KOMPACT: l’idraulica non intasabile e gli ampi passaggi liberi sulle giranti a canali evitano fermi macchina e costosi interventi di manutenzione. La pompa Caprari non-stop è macchina con efficaci sistemi di: • antisedimentazione lato aspirazione • taglio fibre nella zona retro girante e conseguente protezione della tenuta meccanica • palettatura sul disco al mozzo con il duplice effetto di pulizia della zona a protezione della tenuta e di compensazione della spinta assiale a protezione dei cuscinetti. Nelle idrauliche a canali delle elettropompe sommergibili e così pure in questa serie, l’azienda ha introdotto un sistema di guida idrodinamica sul rasamento in aspirazione che assicura, unitamente ai sistemi di equilibratura dinamica dei corpi rotanti, una costante ed abbondante lubrificazione della zona tra l’anello sede e la girante che viene così meglio guidata. L’albero e i cuscinetti sono in questo modo protetti dalle sollecitazioni radiali. Per questa estensione di gamma, Caprari propone motori di superficie in vera classe di efficienza IE3. ■

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Watson-Marlow Pumps Group …

Nuova dosatrice: precisione ad alta portata I

n seguito al successo della dosatrice peristaltica Qdos 30, Watson-Marlow Pumps Group introduce il nuovo modello della serie: Qdos 60. Grazie a quest’ultima, i prodotti WatsonMarlow coprono portate da 0,1 ml/min a 60 l/h con una contropressione massima di 7 bar. L‘installazione semplice e la manutenzione rapida senza utensili offerte dalla tecnologia della testa cartuccia ReNu garantiscono un costo di mantenimento inferiore a quello di una pompa a membrana. Qdos 60 elimina la necessità di accessori ausiliari, migliora la produttività e riduce gli sprechi grazie a un dosaggio accurato, lineare e ripetibile. Abbatte i costi dei prodotti chimici garantendo un dosaggio agevole anche nel trasferimento di fluidi particolarmente viscosi o con solidi in sospensione. Queste peculiarità si abbinano alla tecnologia peristaltica per garantire una portata precisa e ripetibile. Le applicazioni ottimali per Qdos 60 sono la potabilizzazione, il dosaggio di flocculanti, la regolazione del pH, il dosaggio di policloruro di alluminio, calce e altri prodotti ostici per le pompe a diaframma. Qdos60 è adatta alle operazioni di dosaggio di prodotti chimici impiegati negli impianti di trattamento acque. Le caratteristiche di controllo avanzate comprendono il monitoraggio del livello, il recupero del fluido con l’inversione del senso di rotazione della pompa, l’adescamento in linea fino a 10 mt di colonna d’acqua e la taratura intuitiva e precisa della portata. Per soddisfare standard di qualità sempre più severi, la maggiore accuratezza della pompa permette di utilizzare sostanze chimiche a concentrazione più elevata, risparmiando sui costi di trasporto e riducendo le emissioni di CO2.

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

ABBATTIMENTO DEI COSTI DEI CICLI OPERATIVI Qdos 60 non necessita di un polmone per ridurre le pulsazioni, di filtri, di valvole di sfiato o di contropressione o di fondo. La pompa soddisfa la richiesta di prodotti esenti da manutenzione o a manutenzione ridotta, determinata dalla riduzione dei budget a essa destinati, perché nel percorso del fluido della pompa Qdos 60 non sono presenti guarnizioni o valvole che possano bloccarsi, perdere o corrodersi e non vi è il rischio che si verifichino blocchi da gas. Le sue ridotte necessità di manutenzione riducono drasticamente l’impatto del tempo di inattività. Il design della testa ReNuTM brevettata da Watson-Marlow è dotato di rilevamento perdite integrato, riduce gli sprechi ed elimina l’esposizione dell’operatore alle sostanze chimiche. La rapida sostituzione della testa senza l’utilizzo di utensili minimizza i tempi morti e non richiede formazione specifica.

DESIGN INNOVATIVO Ideale per l’installazione in ambienti ristretti oppure su skid, la pompa può essere configurata con testa assemblata a sinistra oppure a destra. Il funzionamento intuitivo è possibile grazie a un’interfaccia controllata da menu con display a colori TFT da 3,5” con indicazione stato ad alta visibilità. La tastiera e il display sono posizionati in modo da facilitare l’accesso e le connessioni input e output. I tecnici trarranno beneficio dalla possibilità di implementare design di sistema semplificati. L’elevato adescamento in aspirazione e la capacità del modello Qdos 60 di trasferire efficacemente fluidi viscosi elimina la necessità di un’aspirazione immersa, di serbatoi giornalieri e tubi speciali. ■


Due nuove date per il seminario sul no-dig

I

l controllo della qualità è un percorso che accompagna ogni step della realizzazione di un’opera nel sottosuolo, dalla fase di progettazione fino al collaudo. Se scegliere la qualità, sia dei prodotti sia delle competenze, sta alla base del successo, è altrettanto importante sapere come raggiungere questo risultato. Disporre della conoscenza adeguata relativamente alle procedure, essere in grado di seguire gli sviluppi del lavoro sapendo a che condizioni si devono svolgere, è indispensabile per tenere alto il livello qualitativo. Come prelevare il provino che andrà esaminato in laboratorio è uno degli altri aspetti apparentemente marginali, tuttavia importanti, che riguardano il lavoro che si svolge in cantiere. Questi e molti altri argomenti di questioni pratiche e tecniche sono stati oggetto dei due seminari dal titolo: Risanamento di canali fognari con i diversi sistemi di Inliner (CIPP). Progettazione e Direzione lavori al Politecnico di Milano e all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Qui di seguito pubblichiamo tre interessanti esperienze di lavori eseguiti da due tra le più importanti Utility in Italia: Iren Emilia e Hera.

PROSSIME DATE 7/8 ottobre ROMA - Università degli Studi La Sapienza di Roma 19/20 novembre UDINE - Centro Convegni Palazzo delle Professioni Per iscrizioni e informazioni: www.serviziarete.it

Completato il documento per le tecnologie trenchless Videointervista al Presidente del Tavolo di Lavoro Stefano Dini

T

ecnologie di riabilitazione e rinnovamento di infrastrutture a rete con limitato ricorso a scavi con metodi tradizionali: questo il titolo del nuovo documento completato negli ultimi giorni dal tavolo di lavoro del relining promosso da IATT. Si tratta della raccolta delle norme già recepite dall’UNI derivate da quelle europee, a loro volta già ISO, dedicate a questo tipo di tecnologie. Una base di partenza utile per chi vuole progettare con le tecnologie senza scavo e un fondamento per le attese linee guida.

Scarica il documento completo e guarda la videointervista al Presidente del Tavolo di Lavoro

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

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L’esperienza di Iren Emilia

NO-DIG

IMPRESA ESECUTRICE: Helios S.r.l. DURATA LAVORI: 3 giorni consecutivi IMPORTO OPERE: 16.582,06 €

INTERVENTO

METODOLOGIA

Risanamento del collettore fognario unitario di acque reflue a Reggio Emilia eseguito in Via Filippo Re - Reggio Emilia.

Liner in fibra di vetro, inserimento per trazione, gonfiaggio del liner con aria in pressione, metodo di polimerizzazione della resina per irraggiamento mediante radiazione elettromagnetica in banda ultravioletta UVA.

DESCRIZIONE SINTETICA

VIA FILIPPO RE - REGGIO EMILIA

A seguito di diversi episodi di allagamento dei vani interrati della scuola prospicente il tratto fognario si decide di intervenire con una pulizia/disotturazione della condotta inserendo il canal get dal pozzetto di valle verso monte. Si sospetta un’otturazione provocata da grassi e oli provenienti dalle cucine dei ristoranti che scaricano nella condotta di fronte alla scuola. La fognatura è un tratto di canale misto in gres porcellanato con sezione circolare e diametro di 300 mm. Il tratto ha inizio tra l’intersezione con via Nobili in pendenza verso Via Roma e ha una lunghezza di 90 ml. Dopo la pulizia si decide di eseguire una videoispezione sempre da valle verso monte. Dall’indagine televisiva si evidenzia che il condotto è privo di fondo e non è più possibile recuperare la video camera che rimane incastrata. È necessario

L’esperienza di Hera Caso A) Tecnica risanamento C.I.P.P. eseguita sulle dorsali della rete fognaria acque acide IMPRESA ESECUTRICE: S3 Soncini S.p.A. – Poviglio (RE) DURATA LAVORI: 24 gg. IMPORTO OPERE: 350.000 € circa

INTERVENTO

METODOLOGIA

Risanamento delle dorsali delle fognature di raccolta delle acque acide all’interno dell’impianto di depurazione delle acque reflue della città di Bologna – Corticella mediante l’inserimento di guaina in feltro in poliestere rinforzato con fibre di vetro impregnate con resine vinilestere.

Liner in feltro poliestere rinforzato con filati di vetro impregnati con resine vinilestere. Inserimento per inversione ed avanzamento della guaina con metodo a colonna d’acqua (68 mt). Polimerizzazione delle resine vinilestere tramite riscaldamento della colonna d’acqua presente all’interno del liner.

Caso B) Tecnica risanamento C.I.P.P. eseguita sulle tubazioni di ricircolo fanghi biologici IMPRESA ESECUTRICE: S3 Soncini S.p.A. – Poviglio (RE) DURATA LAVORI: 45 gg. IMPORTO OPERE: 320.000 € circa

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

INTERVENTO

METODOLOGIA

Risanamento delle tubazioni di ricircolo dei fanghi biologici dell’impianto di depurazione delle acque reflue della città di Bologna – Corticella mediante l’inserimento di guaina in feltro in poliestere rinforzato con fibre di vetro impregnate con resine vinilestere.

Liner in feltro poliestere rinforzato con filati di vetro impregnati con resine vinilestere. Inserimento per inversione ed avanzamento della guaina con metodo a colonna d’acqua. Polimerizzazione delle resine vinilestere tramite riscaldamento della colonna d’acqua presente all’interno del liner.


OPERAZIONI PRELIMINARI ALLA RIABILITAZIONE

• Lavori

preparatori: data la presenza nel pozzetto di monte del tratto da risanare di una soletta che impediva l’accesso diretto alla fognatura è stato realizzato un adeguato pozzetto di tipo tradizionale con pas-

so d’uomo alla partenza della fognatura all’incrocio tra Via Filippo Re e Via Nobili. • By pass: messa fuori esercizio mediante la realizzazione di ture ed il pompaggio con motopompa con rilancio a valle del tratto interessato dall’intervento. • Pulizia della condotta: è stata eseguita con un mezzo autoespurgo procedendo con il lavaggio con acqua ad alta pressione da monte verso valle dove è stata effettuata l’aspirazione. I reflui sono stati trasportati per lo smaltimento al depuratore cittadino di Mancasale. • Ispezione televisiva della condotta: eseguita con telecamera a colori e a circuito chiuso montata su trattore semovente filoguidato. • Precauzioni utilizzate per la sicurezza del personale: è stato redatto un DUVRI ai sensi del D.Lgs. 81/2008, un Piano di Lavoro ai sensi del DPR 177/2011, una riunione di coordinamento preliminare in quanto il luogo è classificato “luogo confinato di Tipo A”. Sono stati utilizzati sia DPC che DPI. Rilevatori portatili multigas a quattro parametri (CH4, H2S, CO, indice di esplosività miscele infiammabili), treppiede dotati di verricello per la calata ed il recupero dell’operatore. I luoghi sono stati preventivamente ventilati con sistemi di areazione forzata adottando soffianti con portate di 1.600 mc/ora.

RIABILITAZIONE

• Liner utilizzato: è stato prodotto dalla ditta tedesca SAERTEX GmbH & Co con il nome di SARTEX – LINER – S

NO-DIG

eseguire uno scavo in corrispondenza del civico 7 dove si è arrestata la camera. Raggiungere la fognatura a oltre 2 m di profondità dal piano stradale è molto difficoltoso per la presenza dei sottoservizi, in particolare del teleriscaldamento che ingombra quasi tutta la sezione di scavo. Nell’intervento con scavo viene sostituito un tratto di fognatura di 6 m con un diametro inferiore (PVC SN8 DN 250) in quanto non si riesce a ripristinare l’originario diametro e materiale. Viene proseguita l’indagine con telecamera e si evidenzia che tutta la fognatura, sino al pozzetto nell’incrocio di Via Nobili, in più tratti, non ha più il fondo e i liquami si perdono anche nel sottostante fondo in sabbia. Il progetto di intervento consiste nella ristrutturazione del condotto a sezione circolare con tecnica di riparazione senza l’esecuzione di scavi per uno sviluppo di 90 m. Il metodo utilizzato consiste nell’infilare, attraverso un’apertura di un pozzetto esistente opportunamente allargato, una guaina tubolare in rete strutturale e fibra di vetro impregnato con resina termoindurente del diametro di 300 mm dello spessore di 4 mm con metodo di polimerizzazione mediante lampade UV.

DESCRIZIONE SINTETICA L’intervento ha interessato le dorsali delle fognature di raccolta delle acqua acide (250 ml) della fognatura interna all’impianto di depurazione di Bologna aventi sezioni variabili (da 300 a 700 mm) costituite da tubazioni in vibro cemento fortemente ammalorate dall’azione corrosiva dei reflui di processo. In tale occasione sono stati ripristinati anche i pozzetti di raccordo e d’ispezione mediante l’uso di resine bicomponenti epossidiche e malte cementizie fibro-rinforzate.

OPERAZIONI PRELIMINARI ALLA RIABILITAZIONE

• By pass: sono stati eseguiti diversi by pass dei tratti di condotte da risanare mediante l’uso di pompe di travaso e palloni di tenuta a secondo delle portate di efflusso dei reflui in arrivo nei rispettivi pozzetti di raccolta (portata media 300-400 mc/h). • Videoispezioni: le videoispezioni dei tratti da risana-

re sono state finalizzate per la determinazione degli spessori del liner (da 7 a 12 mm), per la mappatura del degrado delle tubazioni e dei pozzetti per il successivo ripristino. Le attrezzature per la mappatura erano installate su veicolo mobile di proprietà dell’impresa esecutrice. • Pulizia delle condotte: è stata eseguita con l’ausilio di autospurghi e sonde ad alta pressione; la pulizia dei pozzetti dai corpi grossolani è stata eseguita manualmente dagli operatori con l’utilizzo di autorespiratore.

DESCRIZIONE SINTETICA L’intervento ha interessato le tubazioni di ricircolo (365 ml), in acciaio al carbonio (diam. 600 mm), dei fanghi biologici che alimentano le tre linee di ossidazione biologica ad ossigeno puro dell’impianto di depurazione acque reflue della città di Bologna – Corticella mediante l’inserimento di guaina in feltro in poliestere rinforzato con fibre di vetro impregnate con resine vinilestere e particolari costruttivi in PEAD.

OPERAZIONI PRELIMINARI ALLA RIABILITAZIONE

• By pass: sono stati eseguiti diversi by pass dei tratti di condotte da risanare mediante l’uso di pompe di travaso e la variazione dei flussi di alimentazione delle linee di ossidazione biologica per evitare forti ripercussioni a livello di processo ed ambientale.

•Videoispezioni: sono state effettuate sulle due condotte ammalorate determinando lo spessore finale del liner da impiegare (12 mm) e per la realizzazione dei particolari in PEAD (curve, flange, valvole di spillamento, ecc.). • Pulizia delle condotte: è stata eseguita con l’ausilio di autospurghi e sonde ad alta pressione. In alcuni tratti, dove era previsto la sostituzione del particolare, è SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

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Densità specifica g/cm 3

1,5 +/- 5

Residuo Stirene dopo la polimerizzazione Resilienza mJ/mm 2

77

Rinforzo

DIN 53453

In fibra di vetro DIN 61850

Densità specifica g/cm 3

2,62

Deformazione consentita in direzione assiale

4,60%

Peso specifico di susperficie per mm di spessore g/m 2 Modulo elastico a breve termine E N/mm

DIN EN ISO 1183-2

≤ 3%

NO-DIG

CARATTERISTICHE MECCANICHE DEL LINER

950 12.000

ASTM D 790 e DIN EN 1228

8.800

ASTM D 2990 e DIN EN 761

Resistenza alla flessione a breve termine N/mm 2

250

ASTM D 790 e DIN EN 178

Resistenza alla flessione a lungo termine N/mm 2

185

ASTM D 2990 e DIN EN 761

Resistenza alla compressione N/mm 2

210

ASTM D 695 e DIN EN ISO 604

2

Modulo elastico a lungo termine E N/mm 2

composto da 2 strati dello spessore di 4 mm. È composto da un doppio strato protettivo per proteggere il materiale dalle radiazioni UV e dall’acqua. • Processo di indurimento: irraggiamento con treno di lampade UV potenza 8 x 1.000 kW con velocità di avanzamento controllata automaticamente. • Caratteristiche del liner: • pre-liner: composto da un triplo strato di materiale protettivo ai raggi UV • strato 1°: membrana esterna - tipo foglio in E / PA / PE con spessore maggiore di 200 mm • strato 2°: membrana interna in PE / PA spessore maggiore di 200 mm.

FASI ESECUTIVE:

• Precauzioni utilizzate per la sicurezza del persona-

RIABILITAZIONE

le: sono stati utilizzati autorespiratori con la produzione di aria compressa ridotta situati all’esterno, DPI, tute Tyvek, imbracature e fune di sicurezza. Era disponibile un rilevatore multigas MSA per la verifica dei vapori presenti nei pozzetti. Sono stati eseguiti gli sbancamenti dei pozzetti, delle botole per aumentare la ventilazione e per consentire il ripristino e la sostituzione delle parti ammalorate. • Stoccaggio, manipolazione e trasporto del liner: i tubolari impregnati con resine vinilestere venivano portati in cantiere dalla ditta esecutrice ad ogni inserimento programmato e venivano preparati in stabilimento nella misura ad hoc del tratto da risanare. Il trasporto avveniva con un camion dotato di termofrigo ed il liner era situato in un letto di ghiaccio triturato.

• Liner:

I liner utilizzati sono stati prodotti dalla S3 Soncini mod. ForeverPipe (tubolare rinforzato con fibre di vetro) nei vari diametri (da 300 a 700 mm) e spessori richiesti dall’intervento (da 7 a 12 mm). • Resine utilizzate: resine vilinestere adatte per acque acide e reflui caldi (50-70°C). Processo d’indurimento: mediante il riscaldamento graduale dell’acqua all’interno del liner, utilizzato per il posizionamento, con l’ausilio di una caldaia da riscaldamento montata su autocarro. A polimerizzazione avvenuta la tubazione rimaneva in carico per 8 ore fino al completo raffreddamento. Successivamente venivano realizzate le aperture con il robot e le finiture venivano eseguite da personale specializzato.

stato necessario eseguire uno scavo con il taglio della tubazione in acciaio. • Precauzioni utilizzate per la sicurezza del personale: sono stati utilizzati DPI, tute Tyvek, imbracature e fune di sicurezza durante le lavorazioni. Era disponibile un rilevatore multigas MSA per la verifica di eventuali vapori presenti nelle tubazioni soprattutto in fase di taglio. Le tubazioni erano in prevalenza fuori terra. • Stoccaggio, manipolazione e trasporto del liner: i tubolari impregnati con resine vinilestere venivano portati in cantiere ad ogni inserimento programmato e venivano preparati in stabilimento. Il trasporto avveniva con un camion dotato di termofrigo ed il liner era situato in un letto di ghiaccio triturato.

RIABILITAZIONE

• installazione del cantiere e trasporto in cantiere del tubolare impregnato • fresatura di allacci sporgenti • inserimento in condotta del “pre-liner” • inserimento nella condotta del tubolare impregnato • messa in pressione del liner per l’adesione alla condotta • polimerizzazione del liner con impiego di raggi UV • taglio e sagomatura del liner in corrispondenza dei pozzetti esistenti • riapertura delle diramazioni laterali • ispezione televisiva finale • messa in esercizio della condotta.

• Liner: I liner utilizzati sono stati prodotti dalla S3 Soncini mod. ForeverPipe (tubolare rinforzato con fibre di vetro) nel diametro di 600 mm e spessore da 12 mm. • Resine utilizzate: resine vilinestere adatte per reflui acidi ed in presenza di corrosioni. • Processo d’indurimento: mediante il riscaldamento graduale dell’acqua all’interno del liner utilizzando una caldaia da riscaldamento montata su autocarro. A polimerizzazione avvenuta la tubazione rimaneva in carico per 8 ore fino al completo raffreddamento. Sono state eseguite delle prove di pressione delle condotte risanate (fino a 3-4 bar) con aria compressa prima dell’inserimento sia dei raccordi flangiati che dei particolari in PEAD. SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

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FLOWIZ CE

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F I C AT O

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NEXT EXT

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Nuovo N uovo dentro. dentr t o. E ancora ancora più più potente. potente.

IL DOMINATORE DOMIN NATORE DELL’ACQUA DELL L’ACQUA che comunic@ c he c omunic@ con con voi voi

CONCLUSIONI I contesti urbani, con le loro complessità sia sopra che sotto il suolo, rendono necessario il ricorso a tecniche non invasive per la soluzione delle problematiche legate ai risanamenti delle reti fognarie. In questo contesto è crescente l’attività di ricerca legata all’utilizzo di tecniche senza scavo che in molti casi, la dove non ci sia un collasso della struttura, sono da prediligere per la soluzione delle emer- INSERIMENTO LINER genze, per aumentare la durabilità dei manufatti e per contenere i costi sia economici diretti che sociali indiretti. Si tratta di avere a disposizione una tecnica in più come elemento utile per migliorare l’efficacia delle azioni del servizio reso dal gestore nell’ambito del ciclo idrico integrato. ■

Nuova N uova c comunicazione omun nicazione w wireless ireless G GPRS PRS LLogica ogica ottimizzata ottimizzata e bbilaterale ilaterale ddii iinvio nvio dati: dati: gestione gestione più più efficiente, efficiente, rrisparmio isparmio di eenergia, nergia, ttele-assistenza ele-assistenza

Soluzione S oluzione integrata inte egrata M Modem odem 4-band 4-band D Data ata Logger: Logger: fino fino a 16 16 GByte GBy te di di memoria m e m o r ia FFino ino a 6 bbatterie atterie iinterne nt e r n e D Doppio oppio ingresso ingresso di di pressione pressione per per gestione gestione PRV PR V

INSERIMENTO PACKER DI TESTA

M Misura isura ttemperatura emperatura acqua acqua

CONCLUSIONI CASI A e B

Affidabilità A ffidabilità e S Sicurezza icurezza P Performance er formance ssecondo econdo d gglili sstandard tandard O OIML IML R R49 49 V Versione ersione IIP68 P68 ccompatta ompatta e sseparata eparata D Durata urata ddelle elle bbatterie atterie ffino ino a 1155 aanni nni SSistema istema ddii aallarme llarme ccontro ontro iill vvandalismo a n d a li s m o N Nuovo uovo display display grafico grafico 128x64 128x64 mm mm

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Le soluzioni che contano

La scelta della tecnica non invasiva «No-Dig Forever Pipe» è stata orientata da alcuni fattori determinanti quali: • tipologia dello stabilimento (a ciclo continuo) con l’impossibilità di arresto di sezioni d’impianto senza ricadute notevoli sia a livello di processo che di tipo ambientale • aggressione chimica dei liquami di processo assimilabile quindi ad un impianto di tipo chimico • durabilità dell’intervento con l’utilizzo di resine vinilestere ed epossidiche bicomponenti • intreccio delle reti di sottoservizi, che potevano incidere in maniera consistente sia sul tempo di esecuzione che sui costi preventivati, con inevitabili oneri aggiuntivi • costi e tempi ben definiti con l’attuazione di una pianificazione accurata dei flussi di processo durante le attività di cantiere. La tecnica invasiva (con scavo) è stata utilizzata solo parzialmente (su linee di fognature secondarie) e sulle opere di completamento (rifacimento di pozzetti, sostituzione botole e caditoie, ecc.) con un’incidenza marginale sul costo complessivo dei cantieri interessati. ■


NO-DIG

Un manufatto speciale della rete fognaria di Metropolitana Milanese nel consolidamento statico del collettore di fognatura G L’esperienza (Ω 0.80 x 1.20 m) e del sovrastante cunicolo sottoservizi (0.90 x 1.5 m) ■ di Fabio Marelli – Metropolitana Milanese

L’

indagine storica circa l’assetto di via Sforza a Milano ha permesso di scoprire che l’attuale sedime viabilistico era occupato fino all’anno 1930 dal corso del Naviglio che, proprio in corrispondenza del portale di ingresso all’ex Ospedale Maggiore, ora Università Statale, era attraversato da un ponte ad intradosso curvilineo. Nel 1930 fu attuata la copertura della “Fossa Interna” con la costruzione di murature longitudinali e copertura a travi e solette in calcestruzzo armato trisecando il sedime del corso idrico. Nel settore adiacente l’ex Ospedale Maggiore fu realizzato il condotto di fognatura a raccolta degli scarichi affluenti nel Naviglio ed eseguito l’interramento. Verosimilmente negli anni Settanta, è stato realizzato il cunicolo per l’alloggiamento dei cavidotti, appoggiandolo all’estradosso della copertura del condotto. In anni recenti, a seguito della verifica dell’ammaloramento del cunicolo tecnologico e della fognatura urbana, è stata avviata una campagna di indagini per definire le ragioni del quadro fessurativo ed i successivi interventi di risanamento. La disamina del quadro lesivo, percettibile perlopiù nel cunicolo, è compatibile con una rototraslazione della sua parete prospiciente via Sforza, ovvero rivolta verso la muratura della Fossa Interna, a prevalente componente verticale. Con la componente traslatoria di tale atto di moto si giustificano i distacchi speroni – copertura curvilinea e soletta – parete. All’abbassamento della parete esterna del cunicolo può imputarsi anche la fessura longitudinale a pavimento dello stesso. L’ossidazione delle armature di

soletta nel cunicolo è dovuta alla carbonatazione dello strato di calcestruzzo di ricoprimento innescata dalla variazione di umidità all’intradosso a seguito di variazioni termiche e dalla quasi nulla areazione del manufatto. L’intervento ha avuto come obiettivo il miglioramento della rigidezza del terreno intercluso tra i manufatti cunicolo tecnologico / fognatura e la spalla della “Fossa Interna”, attuato attraverso iniezioni di boiacca di cemento capace di suturare i vuoti tra i grani lapidei che, essendo avviluppati da una matrice cementizia, sono inibiti in ogni spostamento relativo. L’iniezione del legante è stata preceduta dalla sutura delle lesioni presenti che connettono esterno ed interno del cunicolo così da inibirne la penetrazione nel manufatto. L’adeguamento della soletta del cunicolo ha previsto la ricostruzione sezionale previa passivazione dell’armatura metallica residua e disposizione di tessuti in fibra di vetro ad integrazione della resistenza a trazione ad intradosso, il loro ancoraggio di estremità utilizza sia tessuti ad orditura ortogonale che fiocchi inghisati in fibra di vetro. Le buone condizioni di conservazione del condotto fognario hanno consigliato un intervento finalizzato al mantenimento di durabilità mediante sostituzione del mantello interno con strato sottile di malta FMR solfatoresistente additivata con fibre amorfe di ferro e cromo. Di seguito in forma tabellare i dati principali dell’intervento, le lavorazioni eseguite e le macchine utilizzate dalle imprese esecutrici. All’interno della tabella sono classificate le voci delle lavorazioni in operazioni preliminari e riabilitazione.

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

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NO-DIG

Un manufatto speciale della rete fognaria METODOLOGIA

• Precauzioni

Giuntaggio con malta cementizia ad alta resistenza, fibrorinforzata e posa dei tessuti monodirezionali in fibra di vetro

INTERVENTO Consolidamento statico del collettore di fognatura e del sovrastante cunicolo sottoservizi nel tratto di via F. Sforza a Milano

IMPRESA ESECUTRICE ENGECO S.R.L MANDATARIA A.T.I. ENGECO S.R.L.- SCA.MA STRADE S.R.L.

DURATA LAVORI 120 gg nc.

per la sicurezza degli operatori: sono state sia di tipo collettivo che di tipo individuale. In particolare si è ricorsi a sistemi di ventilazione preventiva della condotta adottando soffiante con una portata di 2500m3/h per un periodo preventivo di circa 50 – 60 minuti e successivamente mantenendo ventilata la condotta durante tutto il tempo delle lavorazione. Inoltre, il personale destinato ad accedere al pozzetto è stato dotato di dotato imbragatura per discesa e recupero a Norma EN 361, nonché misuratore 4 Gas in grado di verificare e misurare presenza di Ossigeno, H2S, CO e Miscele infiammabili/esplosive. • Lavoro preparatorio: data la ridotta dimensione dei torrini di accesso delle camerette di ispezione, rispetto alla sezione del rivestimento da inserire, si è dovuto ricorrere alla demolizione delle solette, che successivamente sono state ricostruite.

IMPORTO OPERE 647.873,81 €

RIABILITAZIONE

DESCRIZIONE SINTETICA

• Fase 1: sutura lesioni nel cunicolo • 1.1 Sutura lesioni speroni- copertura e soletta-parete

Ristrutturazione del collettore ovoidale 0,80 x 1,20 m per uno sviluppo di circa 300 ml mediante mantellatura con malta FMR solfatoresistente additivata con fibre amorfe di ferro e cromo (spessore 30 mm) e del sovrastante cunicolo tecnologico 0,90 x 1,50 m mediante sutura delle lesioni, miglioramento del terreno a lato manufatti e adeguamento della copertura del cunicolo mediante posa dei tessuti monodirezionali in fibra di vetro.

OPERAZIONI PRELIMINARI ALLA RIABILITAZIONE

• By-pass: messa fuori esercizio della condotta e perimetrazione cavi elettrici in cunicolo tecnologico. Sono state effettuate le seguenti operazioni: ture e spurghi. Sono state effettuate chiusure tramite l’utilizzo di soglini e ture. • Pulizia delle condotte: eseguita con l’utilizzo due mezzi combinati, uno in aspirazione ed uno in lavaggio (Canal-jet dotati ognuno di pompa di aspirazione volumetrica a palette e di pompa per l’acqua di lavaggio a pistoni tuffanti). Il refluo aspirato è stato smaltito a impianto di depurazione acque reflue.

Eventuale rimozione del calcestruzzo ammalorato (speroni) ed irruvidimento superficiale Saturazione con acqua delle aree circostanti le superfici da connettere Eliminazione dell’acqua libera non assorbita Applicazione di malta tissotropica fibrofrinforzata a reattività pozzolanica, a base di cementi ad alta resistenza, aggregati selezionati ,additivi e resine di sintesi conforme a EN 1504-3 classe R4 (tipo Mapegrout Tissotropico Mapei) avente le seguenti prestazioni minime a 28 giorni di maturazione: - resistenza a compressione (EN 12190): 60 N/mm² - resistenza a flessione (EN 196/1): 8.5 N/mm² - adesione al supporto: 2 N/mm² - modulo elastico a compressione (EN 13412): 26 kN/mm² • 1.2 Sutura lesioni alla soletta di base del cunicolo Spazzolatura di rimozione dello strato di malta in distacco Colatura di resina poliestere bicomponente eventualmente additivata con sabbia fino a rapporto di miscelazione 1/1 (tipo Eporip Turbo Mapei) avente: - adesione al calcestruzzo: 3 N/mm²

• Fase 2: miglioramento del terreno a lato manufatti • 2.1 Perforazioni diametro 50 mm in avanzamento per rotazione fino a -4.50 m dal piano marciapiedi, interasse fori 50 cm • 2.2 Posa di tubi di iniezione diametro 40 mm in acciaio zincato a punta troncoconica muniti di fori diametro 8 mm disposti a raggiera con interasse longitudinale minore di 200 mm • 2.3 Iniezione di boiacca acqua - cemento CEM 32.5 con rapporto A/C = 1/1 a pressione non superiore a 1 bar in due passate fino a rifiuto

CUNICOLO TECNOLOGICO PRIMA DELL’INTERVENTO

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2014

• Fase 3 A: adeguamento della copertura del cunicolo Martellinatura dell’intradossso per rimozione del calcestruzzo in delaminazione


• Fase 3B: adeguamento della copertura del cunicolo La fase 3B dovrà attuarsi dopo un mese dall’ultimazione della fase 3a mantenendo la ventilazione del cunicolo consentendo la maturazione della malta cementizia e l’evaporazione dell’acqua d’impasto non stechiometricamente impegnata. • 3.B.1 Esecuzione di fori di alloggiamento degli ancoranti a fiocco di diametro 20 mm e lunghezza 200 mm • 3.B.2 Taglio della corda in fibra di vetro (tipo Mapewrap G Fiocco – Mapei s.p.a.) del diametro di 10 mm e lunghezza 500 mm avente le seguenti caratteristiche: - massa volumica: 2650 kg/m3 - resistenza a trazione: 2560 MPa - modulo elastico: 80,70 GPa - allungamento a rottura: > 0,03 - area equivalente di tessuto secco: 27,58 mm2 • 3.B.3 Pulizia e trattamento dei fori con primer epossidico applicato a scavolino (tipo Mapewrap Primer 1 – Mapei s.p.a.) • 3.B.4 Riempimento dei fori con stucco epossidico tissotropico (tipo Mapewrap 11 – Mapei s.p.a.) mediante cartuccia estrusa. Caratteristiche del prodotto: - massa volumica: 1550 kg/m3 - viscosità Brookfield: 500 MPa•s - adesione al calcestruzzo a 7 gg: > 3 MPa - resistenza a trazione (ASTM 638): 30 MPa - allungamento a trazione (ASTM D 638): 0,01 - resistenza a compressione (ASTM C 579): 70 MPa - resistenza a flessione (ISO 178): 40 MPa - modulo elastico a compressione (ASTM C 579): 8000 MPa - modulo elastico a flessione (ISO 178): 4000 MPa • 3.B.5 Inserimento del fiocco preimpregnato nel foro con precisione e lentezza tali da assicurare la fuoriuscita dello stucco in esubero. • 3.B.6 Preparazione delle superfici di adesione dei tessuti con applicazione di 1° mano a rullo di adesivo epossidico a media viscosità (tipo Mapewrap 31 – Mapei s.p.a.) avente le seguenti caratteristiche: - massa volumica: 1060 kg/m3 - viscosità Brookfield: 7000 MPa•s - adesione al calcestruzzo a 7 gg: > 3 MPa - resistenza a trazione: 40 MPa - allungamento a trazione (ASTM D 638): 0,018 - resistenza a compressione (ASTM C 579): 60 MPa - resistenza a flessione (ISO 178): 70 MPa

NO-DIG

Sabbiatura a metallo bianco per l’asportazione dell’ossidazione corticale sulle barre d’armatura Protezione dell’armatura residua con malta cementizia a base di polimeri in dispersione acquosa ed inibitori di corrosione (tipo Mapefer – Mapei s.p.a.) Ricostruzione del profilo di intradosso mediante malta cementizia tissotropica a basso modulo elastico (tipo Mapegrout BM – Mapei s.p.a.) avente le seguenti caratteristiche: - massa volumica: 2100 kg/m3 - ph impasto: > 12.5 - resistenza a compressione a 28 gg (EN 1219): > 47 MPa - resistenza a flessione a 28 gg (EN 196-1): > 10 MPa - adesione al supporto a 28 gg ( EN 1542): > 2 MPa - modulo elastico a compressione a 28 gg (EN1341): 22 GPa

CUNICOLO TECNOLOGICO

FOGNATURA A RISANAMENTO

A RISANAMENTO ULTIMATO

ULTIMATO

- modulo elastico a compressione (ASTM D 695): 1400 MPa - modulo elastico a flessione (ISO 178): 3000 MPa • 3.B.7 Posa dei tessuti monodirezionali in fibra di vetro (tipo Mapewrap G UNI-AX – Mapei s.p.a.) senza grinze, inserimento delle fibre dei fiocchi fuoriuscenti dai fori tra l’ordito dei tessuti e loro disposizione “a ventaglio”. Caratteristiche dei tessuti: - massa volumica: 2620 kg/m3 grammatura: 900 g/m2 - resistenza a trazione: 2560 MPa - modulo elastico: 80,70 GPa - allungamento a rottura: > 0,03 - spessore equivalente di tessuto secco: 0,48 mm

• Fase 4: mantenimento di durabilità del condotto di fognatura • 4.1 Idroscarifica (5 mm) e Gunitaggio (30 mm) di malta cementizia tissotropica solfotoresistente a ritiro compensato (tipo Mapegrout FMR Mapei) conforme a EN 1504-3 classe R4 additivata con fibre in lega metallica amorfa di ferro - cromo aventi: - rapporto di aspetto L/Φ: 125 - lunghezza: 30 mm - resistenza minima a trazione: 1,9 kN/mm2 Rapporto di impasto: malta: 100 kg acqua: 17 (±0,5) l fibre: 1 (±0,1) kg

Prestazioni minime (N/mm 2)

1 7 gg gg

28 gg

- resistenza a compressione (EN 12190)

20 50

64

- resistenza a flessione (EN 196/1)

8

11

9

- modulo elastico a compressione (EN 13412)

27

- adesione al supporto (EN 1542)

2

Spessore di applicazione

3 cm

Temperatura di impiego

5 °C ÷ 35 °C

• 4.2 Lisciatura a frattazzo al primo indurimento del secondo strato ■

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La Trivellazione Orizzontale Teleguidata è sempre più utilizzata per realizzazioni G particolarmente difficili. Il caso del sottopasso, per un’estensione di 70 m, di una linea ferroviaria effettuato a Genova in condizioni di forte pendenza nel sottosuolo in roccia, per la posa di una tubazione in PE per il trasporto del gas. ■ di Carlo Torre

G

enova è una città dall’orografia estremamente variegata, complicata da un soprassuolo congestionato da costruzioni civili e strade di limitata larghezza, con un sottosuolo composto in gran parte da materiali di riporto e da roccia. Quest’ultima, facente parte del complesso geologico denominato “calcari del monte Antola”, compone la massima parte del sottosuolo dei rilievi cittadini, aumentando di durezza e di percentuale man mano che si sale di quota, verso la cintura pedemontana del capoluogo ligure. In tale fascia urbana, la posa in opera dei sottoservizi diviene più difficoltosa che altrove, raggiungendo punte di complessità laddove occorre scendere in profondità, affrontando trincee ristrette in presenza di terreni ostili.

SOTTOPASSI FERROVIARI Il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti 10/8/2004 introduce la possibilità di impiegare il tubo in polietilene per realizzare linee di trasporto di gas metano in sottopasso di linee ferroviarie. Sebbene con alcune limitazioni di diametro e con prescrizioni particolari per la giunzione della condotta portante in PE, tale provvedimento ha aperto diverse possibilità operative, aprendo la strada ad alternative tecniche a ciò che in passato era strettamente relegato allo schema classico della “spingitubo lineare”, con guaina e tubo portante in acciaio. L’innovazione più significativa è insita nella possibilità di effettuare l’intero lavoro di posa in opera del tubo guaina con tecniche nodig molto più evolute che la classica spinta.

UNA SOLUZIONE FLESSIBILE E RISOLUTIVA Il sistema di posa no-dig denominato TOT (Trivellazione Orizzontale Teleguidata) consiste nella realizzazione di un foro sotterraneo che costituirà la sede di posa di una condotta plastica o metallica prece-

dentemente saldata in superficie. Il foro nel sottosuolo viene realizzato con l’azione di una fresa rotante che può operare a secco (nel terreno tal quale), o a fluido (con l’ausilio di una miscela liquida emessa attraverso fori presenti alla sommità della fresa).

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NO-DIG

Non c’è roccia che tenga!


NO-DIG

Non c’è roccia che tenga! quindi rispondere a esigenze estreme in materia di capacità di erosione (della roccia), resistenza usura, asportazione dei residui di perforazione e raffreddamento del complesso testa-aste. Il tutto, offrendo all’operatore la possibilità di un controllo preciso ed istantaneo della posizione testaforo, che si traduce nella futura linea di posa della condotta.

IL CASO PRATICO

Nel primo caso, ad una sostanziale semplificazione delle operazioni di trivellazione, corrisponde una più elevata qualità dei dispositivi di trivellazione e una maggiore usura del complesso delle attrezzature. Nel secondo caso, ad un impianto di cantiere più impegnativo e a tempi di realizzazione dei fori relativamente più lunghi, corrisponde una minore usura delle attrezzature, una migliore lubrificazione delle nuove tubazioni e la possibilità di porre in opera condotte anche di grande diametro (oltre 500 mm). I sistemi di guida del tracciato del foro sono molteplici e si basano sulla capacità dei dispositivi di rilevamento di superficie di seguire puntualmente la traiettoria della testa di trivellazione. Questa è dotata di un sistema di direzionamento e di correzione della traiettoria che consente (entro certi limiti prestabiliti) di correggere eventuali “fuori rotta” o di effettuare curvature di modesta angolazione. La fresa rotante viene inserita nel terreno attraverso uno scavo di ridotte dimensioni e raggiunge lo scavo di arrivo con una precisione dell’ordine di pochi centimetri, dopo tragitti che possono superare i 2-300 m. Una volta raggiunto lo scavo di recapito, la fresa viene sostituita da un alesatore che ha il compito di ampliare le dimensioni del foro precedentemente praticato dalla

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fresa e di proteggere la nuova tubazione a questa collegata. La posa in opera di nuove tubazioni con l’impiego di TOT deve essere preceduta da un’accurata indagine del sottosuolo, per individuare eventuali sottoservizi o trovanti interferenti il tracciato di trivellazione. Le moderne applicazioni di georadar assolvono a tale necessità.

ROCCIA? NO PROBLEM! Da anni l’industria e la metallurgia avanzata hanno fornito soluzioni e prodotti che consentono al TOT di non avere più alcun ostacolo nel sottosuolo né controindicazione di applicazione. La presenza di banchi di roccia da perforare viene affrontata mediante una combinazione tra materiali e tecniche, vedendo l’affermarsi sempre più netto dei cosiddetti “martelli fondo foro”, a cui si stanno ben affiancando, talvolta in concorrenza, dispositivi ibridi di nuova concezione, gli “all-terrain”. Il concetto di base è semplice: nel caso della perforazione della roccia, oltre alla direzionabilità del foro, occorre disporre di una testa di trivellazione potente e robusta, in grado di eseguire un foro delle dimensioni volute in condizioni di stress estreme, con temperature ed attriti che raggiungono rapidamente i limiti di performance offerti dai metalli standard. Il sistema di trivellazione deve

Via Oliva, sulle alture di Genova, quartiere di Sestri Ponente, ha offerto l’occasione di sperimentare un’applicazione estrema del TOT. Il progetto di sottopasso della linea RFI (Rete Ferroviaria Italiana) Genova-Ovada-Acqui Terme, data anche la situazione viaria della superficie, comportava la realizzazione di un foro in roccia estremamente compatta, per un’estensione minima di circa 70 m e per un diametro pari a 210 mm circa, tale da poter inserire un tubo guaina in PE del diametro di 180 mm. Il cantiere è stato approntato nell’arco di due giorni, e la realizzazione dell’infissione del tubo guaina è stata eseguita, nel rispetto perfetto del tracciato di progetto, nell’arco di soli quattro giorni lavorativi. Il tipo di roccia affrontato si è rivelato compatto e refrattario all’aggressione della testa diamantata, come da previsione, per cui l’usura dei macchinari e, soprattutto, del gruppo di testa, costituito dal martello fondo foro direzionabile e navetta tubolare contenente il dispositivo di rintracciamento attivo, si sono rivelate particolarmente severe. Tutte le operazioni si sono svolte comunque nei tempi previsti, senza necessità di sostituzioni di pezzi, di variazioni di tracciato e senza inconveniente alcuno. Ringraziamenti Si ringrazia la società Edilvie SrL per la capacità tecnica ed operativa dimostrata e la direzione RFI SpA – Direzione Territoriale Produzione di Genova, per la collaborazione.

Carlo Torre

L’AUTORE

Iren Acqua Gas Spa, div. Saster Pipe


NO-DIG

Il relining di un collettore fognario P

er conto di Brianzacque, società che gestisce il servizio idrico integrato nell’Area Omogenea della Brianza, l’impresa Tagliabue si sta occupando della manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idriche e fognarie del Lotto A, che comprende oltre trenta comuni brianzoli. La maggior parte degli interventi riguarda la riduzione delle perdite di rete, il ripristino e la sostituzione di vecchie condotte ammalorate e la realizzazione di nuovi allacci all’infrastruttura idrica e a quella fognaria. Una gran mole di lavoro che le squadre eseguono sempre nel pieno rispetto delle rigide prescrizioni previste dalla Carta dei servizi del gestore, contribuendo così a migliorare la qualità del servizio che la multiutility eroga ai suoi utenti. Uno degli interventi più significativi ha riguardato la ricostruzione con la tecnica del relining di una condotta fognaria nel territorio di Biassono.

IL COLLASSO DEL COLLETTORE Lo scorso ottobre un grave dissesto statico ha portato al crollo di un segmento del collettore fognario, situato su via Cesana e Villa, nelle immediate vicinanze delle mura della Villa Reale, al confine con il comune di Vedano al Lambro, af-

ferente al depuratore di Monza. Il cedimento strutturale della condotta, con sezione ovoidale e dimensioni di 1.200 x 1.500 mm, ha provocato a sua volta il crollo della sede stradale e il grave rischio di cedimento delle mura in pietra perimetrali del Parco di Monza, con non pochi disagi alla circolazione viaria. Immediatamente sono intervenute le squadre delle imprese Tagliabue e Stucchi Servizi Ecologici che hanno messo in sicurezza l’area e provveduto a ripulire il condotto dalle macerie accumulatesi a seguito del crollo. In particolare, l’impresa Tagliabue ha consolidato l’area con l’infissione di palancole metalliche, per scongiurare ulteriori cedimenti stradali, e la Stucchi Servizi Ecologici ha provveduto a ripulire il condotto anche dai sedimenti accumulatisi negli anni di funzionamento. Il tutto per assicurare la continuità idraulica della rete fognaria principale che rischiava la completa otturazione. A questo punto, vista l’entità del danno e la difficoltà di eseguire gli scavi sull’arteria stradale che attraversa Monza per raggiungere i comuni della Brianza, in accordo con i tecnici di Brianzacque si è deciso di procedere con il relining della tubazione, per ripristinarne la piena funzionalità statica ed idraulica. L’esecuzione di scavi, infatti, avrebbe compromesso la sta-

bilità delle mura del Parco di Villa Reale, costruite con pietre e mattoni, senza impiego di malte e leganti. Inoltre, il punto di accesso al tratto di tubazione sul quale intervenire era particolarmente difficoltoso: una cameretta di ispezione quadrata con misure in pianta pari a 1,2 x 1,4 m, profonda circa 4 m e attraversata al centro, in senso longitudinale in asse al condotto esistente, da un cavidotto contenete fibre ottiche che non poteva essere spostato.

LE OPERAZIONI DI RIPRISTINO Il ripristino della condotta è stato effettuato, insieme alle squadre di Tagliabue, dai tecnici di In.Te.Co., specializzata in ricostruzioni no-dig di acquedotti, gasdotti e fognature, che rappresenta l’azienda di riferimento per l’impresa di Paderno Dugnano per queste opere. D’accordo con il gestore Brianzacque si è scelto di utilizzare la tecnica di relining conosciuta come C.I.P.P. (Cured In Place Pipe), che consiste nella ricostruzione all’interno della condotta da risanare di un nuovo tubo che prende la forma di quello esistente, fino a dimensioni di diametro di 2.000 mm. Nello specifico, questa prevede l’utilizzo di un liner in feltro poliestere, impregnato con una resina termoindurente, che viene introdotto nella vecchia condotta mediante un

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NO-DIG

Il relining di un collettore fognario

procedimento di inversione eseguito con aria compressa o sotto battente idrico oppure semplicemente trainato all’interno e poi gonfiato. Al termine delle operazioni di inserimento, la resina viene fatta polimerizzare tramite l’innalzamento della temperatura del fluido usato per inserire il tubo o con il passaggio di lampade a raggi UV.

LE FASI DELL’INTERVENTO L’operazione, che ha interessato circa 150 m di condotta, si è svolta

in una serie di passaggi. I tecnici di In.Te.Co. hanno inizialmente installato una macchina a rulli motorizzati sulla cameretta per procedere all’inserimento del tubolare, fornito dall’azienda austriaca SPR TEC Europe, arrivato in cantiere già impregnato su di un autocarro refrigerato. Data l’estrema limitatezza dello spazio disponibile, l’inserimento è stato effettuato con la speciale tecnica SSI (Starting Short Internal), messa a punto dall’azienda di

Vimercate, che consente, dopo una particolare preparazione del tubolare attraverso legature con cavi opportunamente posizionati, di inserire il liner nel condotto, senza fare entrare personale nel tubo. Una volta posizionato, il liner è stato fatto avanzare con la creazione di una colonna di spinta alta 6 metri, immettendo acqua nella sacca creata dal tubolare stesso e procedendo in modo uniforme e continuo, senza interruzione fino all’avvicinarsi del punto del cedi-

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NO-DIG

mento, dove il condotto era mancante per una lunghezza di circa 5 m. In questo punto è stato installato precedentemente un tubo floscio in poliestere e feltro dello spessore di 10 mm, fatto aderire alle pareti del condotto nelle parti ancora solide, per permettere il passaggio del liner senza che venisse a contatto con l’ambiente esterno. Arrivato al pozzetto di recapito, il liner è stato sottoposto prima a una fase di riscaldamento, cui ha fatto seguito quella di raffreddamento che ha

concluso l’operazione: a questo punto la nuova condotta era pronta.

UNA TEMPISTICA PERFETTA Il ripristino della condotta è stato eseguito lo scorso dicembre in tempi molto stretti. Il programma dei lavori, pienamente rispettato, prevedeva una durata massima di quattro giorni per l’intervento di risanamento vero e proprio, più altri due per l’installazione e rimozione del cantiere. Le opere

preparatorie, oltre all’installazione della macchina a rulli, hanno compreso alcune attività preliminari, come l’isolamento della condotta e la deviazione del flusso a monte effettuate, rispettivamente, per mezzo di vari palloni otturatori e di pompe di rilancio. A relining completato, si è proceduto con il taglio delle estremità del liner, la sigillatura dei tratti terminali nelle camerette di partenza e arrivo, la riapertura del tratto, per concludere con la sistemazione della strada. ■


INTERVISTA

Inventare per trovare soluzioni: quando oltre alla tecnica servono idee ■ di Liliana Pedercini

I

droambiente è una società che dedica al no-dig la propria attività, in particolare Stefano Dini pare aver dedicato la propria vita all’azienda e al suo lavoro. Specializzata nel risanamento di reti nel sottosuolo con tecnologia CIPP, Idroambiente opera dal 1991 nel settore delle tecnologie trenchless con una vocazione tipicamente italiana: creare e miglorare soluzioni. Infatti, oltre ad una grande esperienza ed una perfetta tecnica, è proprio la capacità di risolvere i numerosi problemi, che ci si trova ad affrontare operando nel sottosuolo, che caratterizza la dinamica azienda novatese, a volte richiesta in diversi Paesi nel Mondo per risolvere delle situazioni intricate. “La nostra capacità è il risultato di molti anni di esperienza in un territorio particolare come quello italiano dove si trovano condotte molto vecchie, spesso costruite con tecniche e materiali molto diversi, in ambiti geoambientali estremamente diversificati”, ci ha detto Stefano Dini. “Risanare e dare risposte al maggior numero di casi - ha continuato Dini

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Intervista a Stefano Dini - Idroambiente - non richiede solamente semplici capacità tecniche, ma anche, e soprattutto direi, attrezzature che spesso non si trovano sul mercato internazionale di riferimento e che noi ci costruiamo autonomamente”. “La nuova sede è stata l’occasione per ottimizzare le procedure lavorative ed i costi. Diminuiti i mezzi di trasporto utilizzati per i vari cantieri si è pensato di moltiplicare il numero dei sistemi containerizzati, ognuno specializzato ed attrezzato per un differente tipo di intervento. In ognuno di questi container ci spiega - è contenuto tutto quanto serve per il cantiere specifico”. Idroambiente utilizza nel settore trenchless diversi sistemi: anche se nata con una precisa specializzazione, il sistema CIPP aria vapore, è in grado di offrire altri tipi di sistemi di relining per diametri maggiori o per differenti condizioni esecutive. “Con il collaudato sistema “phoenix” si è continuato ad operare cercando sviluppi e soluzioni sempre nuove - ci ha detto Dini - infatti l’esperienza maturata in questi anni non è stata di tipo ripetitivo, anzi diciamo che, partendo da una modalità standard di applicazione, ci siamo via via specializzati migliorando il sistema fino ad essere chiamati a risolvere tutto ciò che era difficile, particolare, problematico in paesi come Portogallo, Regno Unito, Belgio, Grecia e via fino in Sudamerica. A volte si è trattato di idee brillanti, altre abbiamo costruito macchine ed attrezzature ad hoc perché venissero applicate per una specifi-

ca situazione, comunque non ci siamo mai arresi davanti a difficoltà che agli occhi di altri sembravano irrisolvibili“. Idroambiente ha esattamente l’aspetto delle realtà industriali italiane di cui il Paese deve essere fiero e la caratteristica specifica di un’azienda innovativa che non offre solo tecnologia, ma anche e soprattutto soluzioni innovative legate a filo continuo con l’affidabilita e la sicurezza. Le ottimizzazioni hanno riguardato non solo il parco mezzi e il conseguente accantieramento, ma anche l’organizzazione interna e soprattutto le procedure di cui è stato promotore ed artefice Stefano Bonini, definito “affari interni” dai colleghi. Essendo il mercato in forte trasformazione Idroambiente non ha rinunciato allo spirito innovativo delle idee, infatti l’Ing Domenico Viola responsabile dell’area ingegneria della ditta, è fortemente impegnato a consolidare i processi esecutivi e di progetto dei relining. Innovare con progetti interni e consolidare i processi in cui si crede profondamente sono e saranno gli strumenti di Idroambiente per sorvolare la crisi. Oggi Idroambiente è una delle più attive ed interessanti realtà nel settore del no-dig, ha partecipato alla stesura del recente documento relativo alla raccolta delle norme dedicate al no-dig ed è parte attiva alla Commissione Tecnica Permanente Risanamento Condotte (promossa da IATT) di cui Stefano Dini è il Resonsabile. ■


Hans Brand …

Risanamento condotte con tecnologia UV CIPP I

l risanamento condotte mediante tecnologia UV CIPP consiste nell’inserimento di una guaina impregnata di resina fotoindurente e la sua successiva polimerizzazione con raggi UV. Rispetto ad altri metodi di relining, l’indurimento con la tecnologia UV avviene in tempi molto più brevi, con un minor consumo di energia e senza produrre scarti inquinanti (come ad es. acqua di processo). Una volta inseriti nella condotta il liner ed il treno luci UV, la guaina viene sigillata ermeticamente mediante l’ausilio di packer e gonfiata con aria compressa per farla aderire alla tubazione da risanare. A questo punto il treno luci viene fatto avanzare all’interno della guaina ad una velocità adeguata (a seconda del diametro della condotta e dello spessore del liner) che determina l’esposizione della resina ai raggi UV e di conseguenza il suo indurimento. Dopo aver riaperto le derivazioni laterali con un cutter robotizzato, la condotta risanata è pronta per essere rimessa in esercizio.

CURING DYNAMICS Il sistema di risanamento UV “Curing Dynamics” distribuito in Italia da Hans Brand srl è stato progettato e sviluppato con l’ausilio delle esperienze di numerosi tecnici e operatori specializzati del settore. Si distingue non solo per la sua costruzione in materiali di alta qualità, ma soprattutto per vari accorgimenti e dettagli innovativi che ne fanno un sistema versatile e funzionale. La sua costruzione modulare permette di adattarlo alle varie esigenze sul campo e di ampliare, anche in un secondo tempo, la versione base portatile adatta a condizioni di spazio ristrette (con una lunghezza cavo di fino a 300 m) per ottenere un sistema completo pluriaccessoriato e personalizzato montato su automezzo. A seconda dell’equipaggiamento, il campo d’applicazione va dal DN 150 al DN 1200.

TRENI LUCI REGOLABILI E ADATTABILI I treni luci sono disponibili in due modelli: a luce singola per i diametri piccoli oppure “double core” per l’indurimento rapido ed omogeneo anche nei diametri grandi. Le ruote regolabili permettono il posizionamento ottimale delle lampade in base al diametro del tubo (anche a sezione ovoidale).

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PRATICI ACCORGIMENTI In poco tempo tutto è montato e pronto all’uso grazie al sistema di riconoscimento automatico “plug & work” ed al connettore ad innesto rapido che collega tra di loro i due moduli che formano il treno luci. Anche la sostituzione dei set di ruote avviene in modo facile e immediato e non necessita di attrezzi speciali. I moduli luci intercambiabili possono essere collegati tra di loro in qualsiasi sequenza per una rapida sostituzione in campo in caso di danneggiamento. La visione all’interno della condotta viene garantita grazie alla telecamera frontale smontabile (utilizzabile su tutti i treni luce) ed alla telecamera per la retromarcia integrata nel connettore cavo che consente il monitoraggio della tratta del liner da polimerizzare. Ogni singola lampada UV può essere regolata individualmente mediante comando elettronico. Vari sensori ad infrarossi monitorano e controllano il processo di polimerizzazione misurando la temperatura sulla superficie del liner. ■


P

er sostenere gli investimenti nel servizio idrico è necessario lo sviluppo di nuove forme di finanziamento che vadano a integrare le risorse drenate con le tariffe. Una delle opzioni, direttamente richiamata anche dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il servizio idrico integrato (AEEGSI) è rappresentata dagli hydro bond, una versione “specialistica” dei project bond, emissioni obbligazionarie finalizzate alla realizzazione di specifici progetti. Un’opzione della quale si parla da tempo e alla quale sono ricorse otto società idriche venete riunite nel consorzio Viveracqua. Grazie all’operazione, conclusa lo scorso 21 luglio, le aziende incasseranno 150 milioni attraverso emissioni obbligazionarie di pari valore, il 95% delle quali sottoscritto dalla Banca europea degli investimenti (Bei). Il restante 5% andrà a Banca Etica, al fondo pensioni Veneto solidarietà, Veneto Banca e Bcc di Brendola. Un’importante boccata d’ossigeno per le utility che devono investire 300 milioni di euro nello sviluppo della rete idrica e fognaria della Regione Veneto,

in un distretto che conta quasi tre milioni di abitanti. Per la Bei è la prima uscita nel mondo delle aziende, in quanto finora l’istituto europeo ha sottoscritto solo obbligazioni bancarie. Per le aziende venete significa invece l’accesso a uno strumento del tutto nuovo, svincolato dalla sfera bancaria. Ognuna delle otto società emetterà un mini bond, per un totale di 150 milioni, che saranno sottoscritti da una società veicolo, Viveracqua hydro bond, che in contemporanea emetterà un titolo di cartolarizzazione acquistato appunto per il 95% da Bei. La durata delle obbligazioni è di 20 e la cedola si aggira intorno al 4%. Condizioni molto convenienti sia dal punto di vista dei tassi sia della durata del finanziamento che una banca, Bei inclusa, non potrebbe mai concedere a una piccola e media impresa (Pmi). Per quanto riguarda le garanzie, le utility dovranno accantonare risorse per circa il 20% del finanziamento ottenuto, ma potranno contare sull’aiuto della Regione Veneto, che contribuirà con la cifra di 6 milioni. ■

NOTIZIE

Hydro bond per 8 gestori veneti


MATERIALI

Evoluzione delle poliolefine nelle applicazioni infrastrutturali ■ Roberto de Palo – Basell Poliolefine Italia SpA

L’ FIG.1: TEST IN PRESSIONE HOSTALEN CHE LAVORANO DAL 1956. FONTE: LYONDELLBASELL

SU TUBI

evoluzione delle materie plastiche è uno dei fili conduttori di importanti sviluppi tecnologici per molti settori applicativi. Fin dalla loro nascita, le poliolefine (Polietilene - PE, Polipropilene - PP, Polibutene-1 - PB1) sono stati fra i materiali più usati per il trasporto dei fluidi (fig.1); rivoluzionando questa applicazione in un mondo dove i tubi erano fatti principalmente di metallo o di cemento. Le loro proprietà sono state usate per introdurre innovazioni lungo tutta la filiera produttiva, dai tubi ai giunti, dalle tecniche di installazione al calcolo tecnico ingegneristico della vita funzionale. Per la gestione delle acque reflue, la loro resistenza agli agenti chimici è risultata il fattore chiave consentendo l’utilizzo di tubi per trasporto gravitazionale delle acque di scarico con aumentata leggerezza e facilità di installazione. Le eccezionali proprietà meccaniche hanno permesso l’uso di tubi di poliolefine nei sistemi infrastrutturali di fornitura di acqua e gas, come nel trasporto di acqua calda e fredda all’interno degli edifici. In quest’ultimo caso, i tubi in ferro zincato sono stati sostituiti da tubi in polipropilene copolimero random (PP-R). Inoltre, tubi in polibutene-1, o multistrato fatti con polietilene reticolato (PE-X) o polietilene resistente ad elevate temperature (PE-RT) hanno dato prova di essere valide alternative alle più tradizionali tubazioni di rame. La progettazione di nuove strutture poliolefiniche è progredita con le tecnologie di

FIG.2: ESEMPI DI APPLICAZIONI PER TUBI DI MATERIALI POLIOLEFINICI

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produzione, sviluppate per fornire materiali ad elevate prestazioni e costi accettabili (fig.2). Un esempio è l’industrializzazione della tecnologia di polimerizzazione multimodale di polietilene ad alta densità (HDPE), come la tecnologia ACP (Advanced Cascade Process) che ha permesso la produzione di gradi di polietilene con prestazioni non prevedibili 20 anni fa (fig.3). Oltre alla performance di resistenza in pressione (passata da PE63 a PE80 a PE100), è stato possibile migliorare sia le proprietà di trasformazione, come l’aumento della gamma dei grandi diametri, sia le prestazioni meccaniche, come la resistenza alla propagazione rapida della frattura. Questa combinazione è apprezzata dai clienti durante la posa e l’uso delle tubazioni per trasporto di gas a temperature sottozero. Un esempio pratico di miglioramento della prestazione dell’HDPE è la sua resistenza alla propagazione lenta della frattura (SCG). L’industria considera che questa proprietà sia collegata alla durabilità meccanica del tubo, in termini di tensione collegata alla pressione oppure causata dalle condizioni di posa (per esempio i possibili carichi concentrati causati dal contatto accidentale con oggetti appuntiti o possibili graffiature durante una movimentazione scorretta). Negli ultimi trent’anni, la resistenza alla SCG del polietilene per tubi in pressione, misurata secondo il Full Notch Creep Test (FNCT) o ISO 16770, è migliorata di più di due ordini di grandezza: da meno di 10 ore a più di 8000 ore per i prodotti come il PE100 RC, come Hostalen CRP 100 Resist CR (fig.4). Caratteristiche apprezzate dai clienti in molte tipologie di installazioni trenchless (dove non è richiesto lo scavo di una trincea), ma anche nelle tradizionali installazioni in trincea, dove hanno migliorato i fattori di sicurezza. Negli ultimi anni nelle tubazioni per la fornitura di acqua sono stati installati nuovi sistemi di disinfezione, che trasportano acqua con contenuti definiti di Biossido di Cloro (ClO2). Resine recentemente intro-


MATERIALI

dotte nel mercato, come Hostalen CRP 100 RD Black, mostrano la combinazione di una migliore resistenza alla pressione (PE100 secondo ISO 9080) ed ai moderni disinfettanti a base di cloro (fig.5), che sono due delle caratteristiche più apprezzate dei materiali PE100 utilizzati nelle tubazioni infrastrutturali. Prove effettuate presso il laboratorio LNE in Francia hanno mostrato ragguardevoli performance dopo invecchiamento in acqua contenente ClO2. Un’altra proprietà richiesta in applicazioni emergenti è la resistenza alle alte temperature. Questa è sempre stata una limitazione dell’HDPE. Il PE usato nei tubi doveva essere reticolato per ottenere una resistenza sufficiente a pressioni e temperature elevate. L’industria dei fornitori di polimeri propone un’altra novità permessa dalle nuove tecnologie di polimerizzazione del HDPE: il PE-RT, che viene utilizzato nei sistemi di distribuzione di acqua calda. Questa innovazione ha facilitato la realizzazione di applicazioni simili a quelle del PE-X, con i vantaggi di riciclabilità e rilavorabilità, oltre alla tipica facilità di saldatura del polietilene. Senza necessità di essere reticolato, questo materiale presenta una notevole e duratura resistenza meccanica alle alte temperature. Al giorno d’oggi, è possibile estendere la resistenza a temperatura elevata di PE-RT per tubi utilizzati in applicazioni infrastrutturali, in cui la dimensione tipica del tubo risulta compresa tra 32 mm e 300 mm e oltre. Materiali come Hostalen CRP 100 RT nero sono già stati utilizzati in applicazioni sperimentali di sistemi di tubi ad alta temperatura, quali le applicazioni di protezione dei cavi, biomassa e geotermico e in alcune applicazioni geomembrana ad alta temperatura. Fin dall’inizio del loro sviluppo, i materiali poliolefinici sono stati utilizzati per realizzare applicazioni di tubi. L’esperienza di LyondellBasell e la sua reputazione nella tecnologia e nell’innovazione per lo sviluppo e la produzione di gradi utilizzati nel settore dei tubi si estende da 50 anni. Durante questi decenni, LyondellBasell ha sviluppato una forte competenza nella produzione di materiali ad elevate prestazioni utilizzati nei tubi e innova continuamente prodotti per aumentare l’affidabilità a lungo termine in applicazione. Negli ultimi 20, anni tubi realizzati con materiali poliolefinici (PE, PP e PB-1) hanno mostrato miglioramenti ed evoluzioni delle proprie prestazioni, alcune dei quali sono rivoluzionarie. Nuovi materiali HDPE sono stati testati in applicazioni mai affrontate in passato, ad esempio, la prote-

FIG.3: EVOLUZIONE DELLE PRESTAZIONI DI GRADI HDPE UTILIZZATI NELLE APPLICAZIONI PER TUBI

FIG.4

FIG.5: RESISTENZA AI DISINFETTANTI CON BIOSSIDO DI CLORO DI NUOVI MATERIALI HDPE zione di cavi alta temperatura, le geomembrane ad alta temperatura, o applicazioni che richiedono un’elevata resistenza ai nuovi tipi di disinfettanti. ■ Nota: Hostalen is a trademark owned or used by one of the LyondellBasell family of companies and is registered in the U.S. Patent and Trademark Office. LyondellBasell does not sell PB-1 for use in pipe applications intended for use in North America, and requires its customers not to sell products made from PB-1 into pipe applications for North America.

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GARE E APPALTI

La certificazione di prodotto accreditata L’applicazione delle regole nell’appalto pubblico

È

ben noto agli operatori del settore che in Italia la gestione degli appalti viene normata dal Decreto Legislativo n.163 del 12 aprile 2006, “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE” e suo Regolamento di attuazione (DPR 207/10). Il codice specifico suddetto ed esattamente all’art. 40 (Qualificazione per eseguire lavori pubblici) al comma 1 recita: “I soggetti esecutori a qualsiasi titolo di lavori pubblici devono essere qualificati e improntare la loro attività ai principi della qualità, della professionalità e della correttezza. Allo stesso fine i prodotti, i processi e i servizi aziendali impiegati dai medesimi soggetti sono sottoposti a certificazione, ai sensi della normativa vigente”. Il “Certificato”, quale output del processo certificativo, ha dunque funzione di assicurare con ragionevole attendibilità che il prodotto/processo è conforme a una specifica norma o altro documento normativo. I “Certificati” emessi da organismi differenti aventi medesimo accreditamento (in Italia Accredia) hanno pari validità. Quindi, nei capitolati tecnici o nei bandi di gara di opere pubbliche e non, ai fini dell’individuazione dei requisiti dei materiali da impiegare, può essere genericamente richiesto il possesso di apposita certificazione rilasciata ad organismi regolarmente accreditati e non già la certificazione rilasciata da uno specifico organismo. In Italia, com’è noto, l’unico ente di

accreditatamento è Accredia (www.accredia.it). L’accreditamento è importante in quanto rappresenta garanzia di: • “IMPARZIALITA’ - La rappresentatività di tutte le parti interessate nel Consiglio Direttivo garantisce l’uniformità di trattamento per chiunque presenti domanda di Certificazione e/o Ispezione. • INDIPENDENZA - L’autorità preposta al rilascio della certificazione è strutturata in maniera tale da garantire l’assenza di conflitti d’interesse. • CORRETTEZZA - Le norme europee vietano la prestazione di consulenze sia direttamente che attraverso società collegate. • COMPETENZA - È necessario che il personale addetto all’attività di certificazione sia culturalmente, tecnicamente e professionalmente qualificato. • FIDUCIA - Garanzia continua nel tempo della validità della certificazione di parte Terza a tutela del mercato. • INTERNAZIONALITA’ - Riconoscimento reciproco degli accreditamenti come passo fondamentale per il mutuo riconoscimento dei certificati e/o attestati emessi”.

DISPOSIZIONI COMUNITARIE Nel contesto delle disposizioni comunitarie per la libera circolazione dei prodotti, il 9 marzo 2011 è stato adottato il Regolamento (UE) n. 305/2011 (comunemente conosciuto come Regolamento Prodotti da Costruzione, (Construction Construction Product, CPR), che stabilisce condizioni armonizzate per la commercializzazione dei prodotti

da costruzione (abrogando la precedente direttiva 89/106/CEE2) nel mercato dell’Unione Europea, documentando le prestazioni dei prodotti da costruzione e regolamentando l’utilizzo della marcatura CE.

IL MERCATO ITALIANO Storicamente, nel mercato italiano si è sviluppato il seguente scenario: per alcuni settori, vari enti hanno operato in regime quasi monopolistico e le aziende, dal canto loro, si sono in qualche modo abituate ad avere un unico interlocutore, diventato quasi sinonimo di qualità nel loro ambito. Questo ha prodotto diversi equivoci che stentano ad essere risolti ad ogni livello: dalle stazioni appaltanti che li inseriscono nelle proprie gare come fossero requisiti imprescindibili, ai fabbricanti che non sospettano minimamente che sul libero mercato ci siano altri interlocutori con le stesse capacità e requisiti, o che al massimo rimangono confusi o disorientati da segnali discordanti. Per questo la pressione europea è stata ed è molto salutare per aumentare il dinamismo di mercati che per troppo tempo sono rimasti ancorati a convinzioni oggi non più valide. Questo percorso di piena apertura del mercato non si è ancora completamente sviluppato, ma emergono segnali incoraggianti. Stabiliti i comuni punti di partenza (in questo caso l’accreditamento degli enti di certificazione), la situazione si sta progressivamente riequilibrando, con benefici evidenti per tutti gli stakeholder. ■

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L’AEEGSI impone dei requisiti di qualità dei servizi di distribuzione del gas-metano. La percentuale annua delle reti sottoposte ad ispezione è tra gli indicatori di sicurezza. Toscana Energia si è dotata di strumenti informatici per garantire una ricerca programmata delle dispersioni, già pronta a garantire gli stessi standard di sicurezza per eventuali nuove acquisizioni di nuove reti da gestire.

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■ di Fabrizio Balloni

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uando l’argomento è il gas occorre attivarsi per erogare il servizio in sicurezza, garantendone un livello elevato soprattutto in riferimento agli impianti, senza tuttavia maggiori costi per i clienti. Investire nella sicurezza richiede investimenti di mezzi e persone che, tuttavia, non dovranno incidere sui costi per continuare ad essere competitivi sul mercato. Investire nel risanamento, sostituire le vecchie tubazioni e proteggere quelle in acciaio con sistemi catodici, sono solo alcune delle attività che possono essere messe in campo. La sicurezza si ottiene anche tenendo sotto osservazione tutte le tratte di tubazioni degli impianti con

ispezioni periodiche attraverso mezzi e dispositivi che permettano di individuare con precisione le eventuali dispersioni che si possono creare nella rete di distribuzione. Toscana Energia si è dotata di strumenti e mezzi idonei per la ricerca programmata delle dispersioni, cercando di raggiungere l’efficienza operativa senza gravare sull’organizzazione aziendale.

LO SCENARIO Da più di vent’anni Toscana Energia si è dotata di mezzi “cercafughe” (normalmente furgoni o auto) con a bordo strumentazioni sofisticate in grado di localizzare le dispersioni gas. Tutte le strade devono essere percorse, spesso anche in direzioni opposte (andata/ritorno).

FIG.1: INTERFACCIA UTENTE DEL SITGAS TRACKING. DA NOTARE LE TRE DIFFERENTI COLORAZIONI DELLA RETE IN BASE ALLO STATO DI ISPEZIONE

Per Toscana Energia, che conta circa 7000 Km rete, significa percorrere almeno 10000 Km in un anno ad una velocità di rilevamento che non può superare i 20/25 Km/h. Un vero problema da gestire per l’azienda di distribuzione gas che deve tener conto anche di percorsi tutt’altro che ottimali imposti dall’AEEGSI.

METODOLOGIA In questo contesto Toscana Energia si è avvalsa di strumenti informatici per gestire al meglio la situazione. Nel 1994 presentò al convegno mondiale del gas a Milano un prototipo di mezzo cercafughe dotato di cartografia computerizzata. Allora i GPS non erano ancora disponibili e quindi sul mezzo dovevano essere presenti due operatori: uno che conduceva il mezzo, il secondo che faceva da navigatore e manualmente memorizzava il percorso effettuato nella banca dati cartografica. Con l’avvento dei GPS cambiò immediatamente la gestione a bordo dei mezzi cercafughe e si integrò il software che gestiva il rilevamento delle dispersioni con il GPS che contemporaneamente rilevava le eventuali dispersioni e memorizzava il percorso. Questo migliorò molto l’operatività in campo, però aveva un limite: non permetteva agli operatori di controllare visivamente le strade dove erano posate le reti e la pianificazione fatta in ufficio a volte saltava

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SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE

Il Naso di Toscana Energia che attraverso il GPS rileva le perdite


SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE

Il Naso di Toscana Energia che attraverso il GPS rileva le perdite

FIG.2: ESEMPIO DI TRACCIATO IN “CAMPO”. IN VERDE IL TRACCIATO ESEGUITO IN “CAMPO”. DA NOTARE IL DETTAGLIO DELLA CARTOGRAFIA DI BASE E DELLA RETE per gli imprevisti che spesso si incontravano sulle strade (strade chiuse, incidenti, cambi di direzione, mercati rionali, ecc.). In poche parole si aveva un controllo delle ispezioni fatte, mancava però una vera pianificazione, specie in campo. Nel frattempo le vicende societarie imponevano una nuova organizzazione. Il territorio da controllare si espandeva, i chilometri di rete aumentavano, e la conoscenza delle reti diminuiva. Fino a quel momento Toscana Energia aveva operato in luoghi dove aveva “visto crescere” la rete del gas metano partecipando attivamente alla posa e alla gestione delle tubazioni che successivamente avrebbe dovuto ispezionare. Si trattava ora di ispezionare nuovi territori, mai battuti precedentemente e sconosciuti. Nacque così l’esigenza di uno strumento in grado di visualizzare la cartografia di base e individuare le reti memorizzate proprio sul mezzo cercafughe in modo da ottenere un percorso da seguire ed essere in grado di prendere decisioni tecnicamente assistite sul posto. Così è nata l’idea di creare una piccolo navigatore satellitare che, invece di ricercare strade e località, permettesse all’azienda di visualizzare la propria cartografia di base con la

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rete del gas evidenziando con colori diversi la rete da ispezionare entro i primi sei mesi dell’anno, quella da ispezionare entro la fine dell’anno e quella già ispezionata. Questo strumento doveva essere anche in grado di localizzare la posizione del mezzo cercafughe, memorizzando il tracciato e rendendolo visibile immediatamente.

L’APPLICAZIONE Toscana Energia ha creato un modulo dedicato per semplificare e organizzare il lavoro di ricerca fughe e ispezione delle tubazioni. Il modulo è stato chiamato “SitGas Tracking”, attualmente è alla versione 3.5. Le caratteristiche principali dell’applicazione sono: • Tools Operativi: - Importazione e gestione degli strati informativi utili per le ispezioni, quali l’intera rete di tubazioni e allacciamenti, i punti di interesse (Valvole IPRM, IRI, GRF etc.) e, soprattutto, una cache locale della cartografia di sfondo (la stessa utilizzata dall’applicazione web del SITGAS). - Integrazione di funzionalità GPS. - Registrazione e tematizzazione dei tracciati in base alla data di registrazione. • Integrazione con le applicazioni del SITGAS:

- I dati di rete provenienti dalla banca dati del SITGAS possono essere importati direttamente all’interno dell’applicazione di Tracking; - Le registrazioni dei tracciati del software di Tracking possono, a loro volta, essere importate nella Banca dati del SITGAS e aggiornate automaticamente le date delle ispezioni di ogni singola tratta di tubazione del gas. • Architettura del software: - Utilizzo di librerie open source, svincolando così l’applicazione da ogni tipo di licenza. - Interfaccia utente ottimizzata per dispositivi touch di nuova generazione.

L’OPERATIVITÀ Il mezzo cercafughe è già dotato di un PC portatile che gestisce gli apparati per la ricerca delle dispersioni di gas. Su questo PC viene caricato il SW (Safety Work), sviluppato da Toscana Energia, che permette di visualizzare la cartografia di base. Dal SITGAS è possibile esportare il tracciato della rete del gas. Tramite un USB-DRIVER il dato della rete viene importato nell’applicazione sul mezzo cercafughe. A questo punto l’operatore addetto alle ricerche ha visibile sul proprio


SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE

Il Naso di Toscana Energia che attraverso il GPS rileva le perdite

FIG.3: ESEMPIO DI TOOLTIP CON INFORMAZIONE SULLA RETE PC la cartografia di base (la stessa del SITGAS) e la rete tematizzata, quella già ispezionata e quella da ispezionare. Il software, tramite GPS, posiziona il mezzo cercafughe al centro del display e, una volta avviata la registrazione dei percorsi, si muove automaticamente sulla mappa lasciando una scia sulla strada già controllata. Compito dell’operatore sarà seguire visivamente la rete di colore “da ispezionare” cercando così di coprire tutte le zone oggetto di indagine. L’interfaccia utente è stata studiata per rendere semplice l’utilizzo sia in ambienti desktop che su dispositivi mobili dotati di schermi touch. Nella parte superiore dello schermo è presente una comoda toolbar per accedere a tutte le funzionalità sia operative che di navigazione. A sinistra dello schermo sono posti ad albero gli strati cartografici. Nella parte centrale è mostrata la mappa vera e propria. La toolbar consente di accedere facilmente a tutte le funzionalità dell’applicazione ed è suddivisa in varie sezioni: navigazione e interrogazione mappa, gestione del modulo GPS, registrazione tracciati e importazione ed esportazione dati. Ci sono vari tools per la pianificazione a bordo, come per esempio la

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possibilità di impostare un filtro sulle tubazioni da visualizzare, in base all’unità operativa e zona di ricerca dispersione. Utile per concentrare il lavoro su una parte specifica della rete. Si possono interrogare le tubazioni con lo strumento info, che permette di ottenere informazioni sugli elementi di mappa con un semplice click. Le informazioni vengono mostrate sotto forma di tooltip agganciato all’elemento interrogato. Inoltre, è stata creata la possibilità di editing a bordo per l’inserimento e georeferenziazione della dispersione rilevata dal mezzo oppure la possibilità di memorizzare manualmente piccoli tratti di ispezione fatta col tappetino cercafughe pedonale per le aree non carrabili. I percorsi memorizzati saranno importati automaticamente nella banca dati del SITGAS e aggiorneranno lo stato delle tubazioni “da ispezionare” ad “ispezionate”. Quindi ogni qualvolta verranno esportate le tubazioni dal SITGAS per essere

Fabrizio Balloni

ricaricate nel mezzo cercafughe, quelle di colore “da ispezionare” tenderanno a sparire.

CONCLUSIONI Questa nuova applicazione ha portato diversi vantaggi. Innanzitutto la possibilità di effettuare l’ispezione della rete con un operatore. Conoscenza del posizionamento delle reti grazie alla banca dati della cartografia di base e della rete del SITGAS. Possibilità di avere sempre visibile la rete da ispezionare a video e prendere anche decisioni non programmate sul mezzo. Aumento della media giornaliera dei chilometri rilevati. Questo sistema permette di ispezionare una quantità di rete anche superiore a quella imposta dalle delibere dell’AEEGSI, garantendo così maggior sicurezza su tutta la rete gestita da Toscana Energia a beneficio degli utenti e dei Comuni gestiti da Toscana Energia. ■

L’AUTORE

fabrizio.balloni@toscanaenergia.it Ha progettato il SIT di Toscana Energia per la gestione delle reti del gas (SITGAS). Dal 2004 Responsabile del SIT di Toscana Gas e dal 2010 Responsabile del SIT di Toscana Energia (nata dalla fusione tra FiorentinaGas e Toscana Gas). Ha partecipato in rappresentanza di Confservizi al GDL N° 8 “Reti di Sottoservizi” del Comitato CNIPA.


… OMT Tartarini - Emerson Process Management

Gestione automatica della pressione nelle reti gas di 7ª specie G

estire la rete di bassa pressione al minimo tecnico, ed in modo completamente automatizzato, è uno degli obiettivi che Toscana Energia ha perseguito nel corso degli ultimi anni per ottimizzare risorse ed attività correlate alla distribuzione del gas metano in alcune particolari situazioni, nella fattispecie il centro storico di Firenze. Utilizzando le informazioni relative alla storicità della rete di distribuzione nel capoluogo toscano, con la collaborazione di OMT Tartarini (Emerson Process Management - Regulator Technologies), che da oltre 50 anni produce e fornisce avanzate tecnologie per il controllo e la regolazione della pressione, si è deciso di sperimentare la tecnologia RAF (Regolazione Automatica Flussi - sviluppata da Genchi e disponibile sul mercato dal 2007) e di applicare ad alcuni Gruppi di Riduzione Finale (per la precisione nr. 5 GRF) un sistema in grado di modulare intelligentemente la pressione di distribuzione in funzione dell’effettiva variazione del profilo di consumo giornaliero. I buoni risultati ottenuti da questa sperimentazione, ancorché su una zona limitata della rete di Firenze, hanno spinto ad ampliare ed approfondire la sperimentazione con l’istallazione di ulteriori impianti. Altri mesi sono trascorsi ed oltre all’ottimo risultato ottenuto in termini di operatività del sistema, si è potuto constatare che questa tecnologia è in grado di fornire una serie di informazioni, per mezzo di report giornalieri ovvero disponibili istantaneamente tramite interrogazioni da remoto, che consentono di avere costantemente sotto controllo i principali parametri di esercizio e permettono di fare una vera e propria diagnosi in “real-time” dello stato di funzionamento della rete e dei GRF ad essa interconnessi. Questo sistema, unitamente ad un bassissimo impatto in termini di installazione in campo, ha veramente tutti i requisiti per essere considerato “smart”. È applicabile a tutti i regolatori di pressione di tipo pilotato e la sua installazione, dal punto di vista pneumatico, richiede la sola modifica del tubing di connessione dei piloti. Il sistema RAF estende il concetto delle smart grid, oggi principalmente focalizzato al metering, alle reti di distribuzione ed alla loro gestione consentendo alle utility un chiaro, innegabile e dimostrabile beneficio in termini operativi e di costi di gestione. ■

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… ISIF

Nuove tecnologie per la sicurezza in cantiere D

a un’esperienza decennale nel campo della manutenzioni a reti di distribuzione, è nata l’idea, da parte di ISIF, di sviluppare e realizzare un sistema di sicurezza attivo automatico per i lavori di manutenzione su canalizzazioni di gas infiammabili ed esplosivi e per il controllo degli spazi confinati. Il sistema SWS (Safe Work System) è una soluzione di prevenzione che consente uno svolgimento sicuro di tutte le attività di manutenzione da parte dell’operatore, attraverso uno strumento facile da gestire e affidabile nell’utilizzo.

IL SISTEMA Il sistema è composto da esplosimetri (consegnati ad ogni lavoratore) collegati wireless ad una centrale che controlla la soglia di esplosività nell’area operativa di cantiere, rilevando la quantità di potenziali miscele esplosive presenti. Sulla centrale sono impostate due soglie di allerta: quando l’esplosimetro rileva una quantità di miscela esplosiva tale da attivare la soglia di preallarme, il sistema avverte con un segnale visivo e sonoro sia l’operatore che la centrale del potenziale pericolo; quando supera la seconda soglia di allarme, il sistema disattiva l’alimentazione a tutte le potenziali fonti d’innesco (saldatrici, mola etc…) riportando l’area in sicurezza. Oltre al controllo del cantiere con dispositivi mobili al sistema può essere collegato un sensore fisso per la bonifica certificata di canalizzazione da dismettere attraverso l’immissione controllata d’azoto.

Sperimentazione positiva del sistema SWS eseguita su lavoro di manutenzione effettuato su reti di distribuzione del Gruppo Hera (Monte Renzio). LA STORICIZZAZIONE DEGLI EVENTI Il sistema fornisce all’utente una reportistica completa e accurata di tutti gli eventi rilevanti avvenuti durante tutta la giornata lavorativa e quindi non solo consente di analizzare e ottimizzare continuamente le condizioni di si-

curezza dell’area operativa, ma facilita il controllo delle modalità operative alla figura preposta alla sicurezza.

I VANTAGGI Il sistema, brevettato da ISIF, in caso di pericolo non avverte passivamente l’operatore dando solo un allarme, ma oltre a questo interviene effettivamente in modo automatico e in real-time sui dispositivi utilizzati in cantiere. Questo sistema di prevenzione permette di ridurre i possibili eventi pericolosi e allo stesso tempo, avendo i sensori che operano in modo automatico, non intralcia in nessun modo l’operatività del lavoratore.

L’INTEGRAZIONE CON IL CONTROLLO DPI Un’altra novità fondamentale integrabile con il SWS è la soluzione per il controllo in real-time automatico della dotazione e dell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza da parte del lavoratore. L’operatore, dotato di innovativi “DPIattivi”, effettua la registrazione alla centrale SWS ad inizio lavori e in automatico il sistema verifica che tutti i dispositivi di sicurezza necessari siano indossati dall’operatore e registra l’evento. Oltre al controllo iniziale il sistema permette, attraverso la tecnologia a Transponder attivi, il monitoraggio dell’utilizzo dei DPI in continuo per tutta la giornata lavorativa. L’obiettivo nel futuro è quello di rendere la macchina utilizzabile per tutti i tipi di gas, nocivi/esplosivi letali per gli operatori, cambiando solo la tipologia di sensore collegato con la centrale. Inoltre sono in fase conclusiva le certificazioni ATEX e SIL fondamentali in questo tipo di ambiente operativo. ■

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Lo scenario evolutivo della rete a banda larga e ultralarga in Italia nell’ultimo anno, G con l’analisi dei piani degli operatori e delle politiche messe in campo dal governo e una stima dei costi legati alla mancata realizzazione di un a rete di nuova generazione. ■ di Andrea Gilardoni e Maurizio Bellini

L

a strategicità delle reti a banda larga e ultralarga è riconosciuta dalla Commissione Europea, che attraverso un’ambiziosa Agenda Digitale ha definito i target per i Paesi dell’area euro: copertura a 30 Mbps per il 100% della popolazione e sottoscrizioni a 100 Mbps per il 50% delle abitazioni entro il 2020. Un anno fa nell’articolo Broadband e ultra broadband: lo scenario italiano (Servizi a Rete 4/2013) si descriveva un’Italia arretrata nell’utilizzo e nella diffusione del broadband. Ad un anno da quello scenario come si è mossa l’Italia?

FIG.1: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2014)

CONFRONTO CON L’EUROPA Dal punto di vista infrastrutturale qualche passo è stato fatto. I principali indicatori, aggiornati a dicembre 2013, segnalano un lieve miglioramento della dotazione infrastrutturale ed una netta diffusione del broadband tra le famiglie italiane. Ciò nonostante l’Italia mantiene una evidente posizione di arretratezza. Analizzando i dati forniti dall’Unione Europea e Netindex è possibile determinare il grado attuale di sviluppo delle reti a banda larga ed ultralarga italiane e la posizione dell’Italia all’interno del contesto europeo. Il grado di sviluppo delle reti può essere sintetizzato da tre indicatori: copertura, penetrazione e velocità. La copertura indica la percentuale di soggetti potenzialmente in grado di sottoscrivere un abbonamento. La penetrazione indica la percentuale effettiva di soggetti che ha sottoscritto un abbonamento. La velocità è qui riferita alla media di download e upload di dati, è espressa in Megabit per secondo (Mbps) e rappresenta un buon indicatore della performance delle nostre reti.

FIG.2: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2014)

FIG.3: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2014)

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ULTRA BROADBAND

Reti veloci Italia avanti al rallentatore


ULTRA BROADBAND

Reti veloci. Italia avanti al rallentatore L’obiettivo di eliminare il digital divide sui 2 Mbps, che doveva essere raggiunto entro il 2014, non è stato centrato ed è stato posticipato al 2015 (il tasso di copertura del broadband misurato sulle famiglie passa da 98,4% a 98,6% - fig.1). Il tasso di penetrazione passa invece dal 55,1% al 67,8%, mantenendosi comunque al di sotto della media europea pari al 75,9% (fig.2), segnalando però un netto incremento nella diffusione e nell’utilizzo di internet da parte degli italiani. Per quanto riguarda invece le reti di nuova generazione (NGN) con velocità superiore a 30 Mbps (nota 1), l’Italia compie qualche passo in avanti portandosi da una copertura del 14% al 20,8%, ma mantiene la posizione di fanalino di coda in Europa, che attualmente ha una media del 61,8% (fig.3). Per quanto riguarda la performance delle reti broadband utilizzate dagli utenti italiani, i dati registrano una leggera flessione al rialzo da 6,4 Mbps a 7,8 Mbps per quanto riguarda la velocità media di download e da 1,3 a 1,6 per l’upload (fig.4). Il dato è abbastanza sconfortante non solo se si considera la comparazione con altri Paesi europei, ma soprattutto se si guarda al trend che ha caratterizzato l’Italia nel medio periodo. Dal 2008 ad oggi la maggior parte dei Paesi riportati in figura hanno incrementato la performance della rete broadband, ad eccezione di Italia e Grecia, che non hanno compiuto significative evoluzioni.

I PIANI DEGLI OPERATORI Il raggiungimento degli obiettivi delineati dall’Agenda Digitale Europea dipende in primo luogo dai piani di sviluppo degli operatori di telecomunicazioni. Ad oggi tre operatori hanno delineato in modo chiaro i propri piani di intervento per il prossimo triennio: Telecom Italia, Fastweb e Vodafone. I rispettivi CdA hanno dato il benestare e le risorse ci sono, i cantieri sono aperti. Fastweb mira a coprire il 20% della popolazione entro il 2014 con un investimento di 0,4 miliardi di Euro; Telecom il 50% entro il 2016 con un investimento di 1,7 miliardi di euro.

FIG.4: FONTE: NETINDEX (2014) - VELOCITÀ MEDIA DI DOWNLOAD DI UN CAMPIONE DI PAESI EUROPEI (DATI IN MBPS)

FIG.5: FONTE: NETINDEX (2014) - VELOCITÀ MEDIA DI UPLOAD DI UN CAMPIONE DI PAESI EUROPEI (DATI IN MBPS) Vodafone intende coprire, entro marzo 2017, 6,5 milioni di case, in 150 città, pari al 27% della popolazione. L’architettura di riferimento è omogenea, vale a dire Fiber to the Cabinet (FTTC), la fibra sostituisce il rame solo fino a un armadio ripartitore. Sembra quindi ad oggi aver prevalso una logica “market led”, orientata a coprire il maggior numero di individui nel breve periodo, mantenendo i costi più contenuti. L’FTTC infatti è una soluzione più economica rispetto al FTTH (Fiber-to-the-home), non comportando interventi civili per portare la fibra fino al palazzo. Dal Rapporto Caio (gennaio 2014) emerge che i piani dei tre operatori arriveranno a coprire il 50% delle linee fisse a 30 Mbps entro il 2016/2017. Si pongono tuttavia alcune criticità. L’architettura FTTC non può allo stato attuale raggiungere velocità pari a 100 Mbps, come richiesto dagli obiettivi europei. Ciò potrà avvenire solo se abbinata alla tecnologia Vectoring, in grado di cancellare le interferenze delle linee in rame, principale fattore limi-

tante dell’ampiezza di banda. Qualora venisse implementato il Vectoring, inoltre, si porrà problema di non compatibilità tra tecnologie adottate da vari operatori, non essendo ad oggi ancora disponibile uno standard comune. Ciò potrebbe comportare in futuro un ulteriore elemento di rallentamento. Inoltre le aree di interesse degli operatori sono sovrapposte, confinate alle aree di mercato ad alta domanda, ponendo pesanti dubbi anche sul raggiungimento dell’obiettivo del 100% della popolazione a 30 Mbps. Sempre nel Rapporto Caio le stime al 2020 indicano infatti che verrà raggiunta una copertura del 70% a 30 Mbps. Ai piani degli operatori privati dovranno quindi affiancarsi necessariamente piani di sviluppo governativi, nel rispetto delle norme sugli aiuti di Stato e della concorrenza. In mancanza di tali politiche, il Paese pagherà un conto salato non solo in termini di mancati benefici, ma si rischierà di rafforzare un’Italia a due velocità, compromettendo la competitività e la coesione sociale dei territori.

Nota 1: FTTH, FTTB, Cable Docsis 3.0, VDSL e altre tecnologie

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ULTRA BROADBAND

Reti veloci. Italia avanti al rallentatore

FIG.6: FONTE: OSSERVATORIO “I COSTI DEL NON FARE” (2013) - SINTESI ANALISI COSTI BENEFICI DI UNA RETE NGN IN ITALIA

I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO A luglio 2013 la governance della digitalizzazione italiana principalmente costituita da Mise e Miur aveva da circa un anno creato l’Agenda Digitale Italiana, istituita il primo marzo 2012 con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e le misure per la sua concreta attuazione erano state definite nel decreto-legge 179/2012, Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (c.d. Crescita 2.0), poi convertito in legge. L’ADI definisce le principali aree di intervento per la digitalizzazione del Paese: infrastrutture e sicurezza, smart cities and communities, e-government, competenze digitali, ricerca & innovazione, e-commerce. Il decreto, successivamente integrato da misure contenute nel Decreto Semplificazioni e, a fine 2013, nel Decreto del Fare e nella Legge di Stabilità costituiva il primo impulso al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda. Tali misure dovevano dare una spinta politica alla digitalizzazione (le tre priorità anagrafe centralizzata, identità digitale, fatturazione elettronica) e agevolare l’infrastrutturazione. Tuttavia ad oggi, dei 51 provvedimenti contenuti, soltanto 5 sono stati adottati, mentre ben 22 non sono stati emanati, nonostante sia scaduto il termine per la loro adozione. Per molti altri decreti, invece, non è proprio prevista alcuna data limite di emandazione e ovviamente ciò non influisce positivamente sulla loro adozione. Per quanto riguarda le infrastrutture l’Agenda prevedeva di comple-

tare la copertura a banda larga (almeno 2 Megabit) entro il 2014, ma ora si passerà al 2015, e di fare un po’ di banda ultra larga nelle zone a fallimento di mercato. Nel corso del 2013-2014 il Mise ha condotto bandi, attraverso incontri bilaterali con tutte le regioni italiane, comprese le province autonome. Sono 353 milioni di euro per la banda larga e 383 milioni di euro per quella ultra larga. Allo stato attuale su 14 Regioni interessate dal digital divide 6 hanno stanziato le risorse necessarie e già effettuato il bando. Per l’ultrabroadband invece sono 4 Regioni su 7. Con la nuova programmazione europea 20142020 l’Italia potrà auspicabilmente contare su 3,6 miliardi di euro tra fondi europei e nazionali (1,8 miliardi di fondi europei a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale). A questi sono da aggiungere altre risorse, in voci sparse, sia dai fondi infrastrutturali europei sia da quelli nazionali.

I COSTI DEL RITARDO Molti paesi europei sembrano aver colto la strategicità delle reti a banda larga e ultralarga e sono lanciati verso il raggiungimento degli obiettivi. Ma quali e quanti benefici possono essere ottenuti? Quale costo opportunità stiamo pagando per l’inerzia allo sviluppo delle reti? In termini qualitativi una possibile classificazione degli impatti generati da tali reti può essere articolata sulla base delle attività che li originano, realizzazione della rete, accesso e utilizzo dei servizi, miglioramento delle performance di rete, e

sulla natura degli stessi, economica, ambientale e sociale. A titolo esemplificativo: • la realizzazione della rete genera, in primo luogo, ricavi per le imprese costruttrici e fornitrici di tecnologia, ma anche occupazione diretta per il cantiere e indotta per la fornitura di componenti. • La sottoscrizione di abbonamenti da parte degli utenti permette di creare e vendere nuovi servizi online, generando nuove opportunità di business • l’adozione di tali servizi da parte dei cittadini ha un impatto in termini di aumento della produttività, efficienza, mobilità sostenibile, inclusione sociale e qualità della vita. Si pensi, ad esempio, ai moderni servizi di telepresenza, in grado di mettere in condizioni di comunicare efficacemente due individui tra loro distanti. Se applicati in ambito aziendale permettono di ridurre i viaggi di lavoro, in ambito sanitario, invece, eviterebbero ai malati gli spostamenti per raggiungere le strutture sanitarie. In entrambi i casi si avrà un risparmio dei costi di trasporto, minori impatti ambientali e tempi di attesa/viaggio evitati (miglioramento della qualità della vita). • La migliore performance in termini di velocità e latenza garantita dalle reti NGN svolge un ruolo abilitatore di servizi innovativi, generando a sua volta nuove opportunità di business. Inoltre, permette di meglio fruire dei servizi esistenti, aumentando la produttività e riducendo i tempi di attesa o indisponibilità dei servizi. Se il raggiungimento degli obiettivi europei genera ampi benefici economici, sociali e ambientali, è pacifico che il mancato raggiungimento comporti un costo opportunità per il Paese esprimibile in termini di mancato beneficio. L’Osservatorio I Costi del Non Fare (CNF) analizza e monitora negli anni tale costo all’interno del Rapporto Annuale CNF sulle infrastrutture in Italia. Dall’analisi dei costi e benefici economici, sociali e ambientali derivati dalla realizzazione della rete BUL e dall’utilizzo dei servizi associati è stato stimato un Costo del Non Fare (costi in termini di

Nota 2: Tecnologia in grado di cancellare le interferenze delle linee in rame, principale fattore limitante dell’ampiezza di banda.

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CONCLUSIONI Dall’analisi effettuata si evince che l’Italia presenta ancora forti elementi di inerzia allo sviluppo di reti broadband e ultra broadband. L’importanza di colmare il gap infrastrutturale relativo a tale comparto è evidenziata dal valore dei benefici che verranno creati per la collettività. Tale necessità è ancor più marcata in una situazione di stagnazione dell’economia nazionale e dal rischio di perdere ulteriore competitività internazionale. Da questo punto di vista una spinta allo sviluppo di reti NGN po-

trebbe essere l’elemento chiave per ridare impulso all’economia italiana. Per far ciò è necessario uno sforzo congiunto di tutti i soggetti, pubblici e privati, affinché possano essere messe in campo politiche di concertazione tra Governo, amministrazioni e operatori. È infine importante accennare al fatto che l’infrastruttura rappresenta soltanto una parte della questione. Il ruolo più importante in termini di ritorni per la collettività verrà giocato soprattutto dai servizi che verranno creati e veicolati. ■

GLI AUTORI MAURIZIO BELLINI

maurizio.bellini@agici.it Analyst di Agici Finanza d’Impresa. È responsabile di progetti di ricerca nel settore dei trasporti, energia e delle telecomunicazioni all’interno dell’Osservatorio “I Costi del Non Fare”.

ANDREA GILARDONI andrea.gilardoni@unibocconi.it È presidente e fondatore dell’Osservatorio “I Costi del Non Fare”. Insegna Economia e Gestione delle imprese all’Università Bocconi dove ha diretto il Master Meges sui servizi di pubblica utilità. È stato ed è presidente di aziende operanti nel settore delle utilities. Autore di numerose pubblicazioni in materia, ha fondato e dirige la rivista Management delle Utilities e delle Infrastrutture.

… Panasonic Electric Works Italia

Soluzioni per la comunicazione wired and wireless con FP Web Server L’

offerta di Panasonic Electric Works Italia per le soluzioni industriali dove sia richiesto il controllo e la programmazione remota si articola in moduli con flessibilità totale sia per il collegamento ad una rete cablata (Ethernet, Intranet o Internet, o su linea analogica PSTN) sia per la comunicazione mediante soluzioni wireless (GSM,GPRS, HSPA). Il cuore del controllo non risiede nel solo Plc ma è condiviso con il modulo FP Web Server di Panasonic. Tale unità permette di gestire i dati del Plc sia in lettura sia in scrittura mediante pagine HTML, o codice Java Script con tecnologia Ajax. È possibile inviare e-mail in base ad un determinato evento con allegati i dati del Plc. FP Web Server permette di dialogare sfruttando il protocollo Modbus TCP (Server e Client) sempre più richiesto nelle soluzioni legate al mondo dell’automazione. Il Modbus TCP è un protocollo standard che garantisce ampie possibilità di comunicazione tra Plc di marche diverse e tra Plc e dispositivi di controllo per realizzare il M2M tra automazioni. Nella gestione dell’architetura di comunicazione, nel campo del telecontrollo sono disponibili i protocolli IEC60870-5-104 e SNMP che possono essere appoggiati ad una Open VPN che definisce in maniera standard una VPN per criptazione e gestione dell’infrastruttura in maniera del tutto

trasparente all’utilizzatore. In base ai requisiti dell’applicazione si può decidere quale soluzione utilizzare. Se si dimostra appropriata la sola comunicazione mediante SMS, è sufficiente collegare un normale modem GSM ad un qualsiasi controllore Panasonic serie FP e sfruttare il comodo software di configurazione e le librerie incluse, che permettono di instaurare e gestire rapidamente la connessione e l’invio dei messaggi. Se invece si desidera utilizzare la gamma delle funzionalità messe a disposizione dal modulo web server, anche in modalità wireless è sufficiente collegare all’unità un normale modem GPRS/HSPA. In questa configurazione è possibile inviare allarmi e/o allerte sia via SMS sia con e-mail e file associati. Applicando la FPWEBEXPANSION come estensione del modulo FPWEBSERVER, è possibile effettuare un datalogging in Modbus RTU su RS232 oppure RS485 su dispositivi ECOPOWER oppure dispositivi slave di terze parti. Il datalogging, appoggiato su SD Card per una storicizzazione di massa in locale, può essere trasferito con i servizi FTP sia Client, sia Server. Tutte le funzionalità messe a disposizione sono facilmente integrabili grazie alla libreria standard creata per rendere agevole e “user-friendly” il modulo FPWEB server. ■

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ULTRA BROADBAND

mancato beneficio) complessivo di circa 430 miliardi di euro, al netto di costi di investimento e gestione di 86,4 miliardi di euro. Gli obiettivi di Policy su cui si basa la stima si riferiscono all’arco temporale 2012-2027 e sono basati in larga misura su quelli fissati dall’Agenda Digitale Europea: • realizzazione di una Next Generation Network (NGN) in grado di fornire almeno 30 Mbps per il 100% delle famiglie italiane • penetrazione del 100% delle famiglie già a partire dal 2023. L’analisi è stata condotta su un panel di 6 servizi applicativi abilitati o fortemente migliorati dalle reti ultraveloci, per i quali si ipotizza, quindi, un’estesa adozione: e-commerce, telelavoro, cloud computing, assistenza sanitaria remota, FSE, formazione universitaria a distanza. Per tali servizi sono stati calcolati i benefici netti in termini di mobilità sostenibile, aumento dell’efficienza (riduzione dei costi) e produttività del lavoro. I risultati sono sintetizzati in figura 6.


TELECOMUNICAZIONI

Banda ultralarga e catasto delle infrastrutture Il caso Bologna Disporre di una banca dati aggiornata sulle infrastrutture presenti nel sottosuolo è decisivo G per favorirne il loro riuso, a sua volta fondamentale per abbattere i costi di realizzazione delle reti a banda ultralarga. L’esperienza di Bologna, dove la creazione di un catasto elettronico si sta rivelando preziosa per la posa della fibra ottica. ■ di Roberto Spagnuolo

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FIG.1: LE AZIONI DEGLI INDIRIZZI DELLA PA PRIMA DELL’ADOZIONE UFFICIALE DEL CATASTO, PER LA CORRETTA IMPOSTAZIONE DEL PROCESSO

FIG.2: LE AZIONI DEGLI INDIRIZZI DELLA PA DOPO L’ADOZIONE UFFICIALE DEL CATASTO PER IL CORRETTO MANTENIMENTO DEL PROCESSO

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a Commissione Europea ha individuato nell’attuazione dell’Agenda Digitale uno dei pilastri dello sviluppo economico e nella possibilità per tutti i cittadini e le imprese di accedere a servizi digitali a banda larga una condizione di uguaglianza sociale. Il documento COM(2010)245 del 19 maggio 2010, Comunicazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Un’agenda digitale europea, ha fissato due principali obiettivi: “che, entro il 2020, tutti gli europei abbiano accesso a connessioni molto più rapide, superiori a 30 Mbps, e che almeno il 50% delle famiglie europee si abboni a Internet con connessioni al di sopra di 100 Mbps”. Obiettivi che hanno natura molto diversa tra loro. Il primo riguarda la disponibilità di servizi di accesso ad Internet offerti dagli operatori (e quindi il solo fronte dell’offerta), il secondo, molto più sfidante, che le famiglie abbiano sottoscritto un abbonamento (e quindi entrambi i fronti dell’offerta e della domanda). Per quanto riguarda l’offerta, i dati fotografati dal Digital Agenda Scoreboard 2014 sembrano incoraggianti per l’Europa: • la disponibilità di banda larga mobile 4G è quasi raddoppiata, passando dal 26% del 2012 al 59% del 2013 • l’accesso ad Internet a velocità di almeno 30 Mbps su linea fissa raggiunge il 62% della popola-


TELECOMUNICAZIONI FIG.3: INVENTO: IL CATASTO DELLE INFRASTRUTTURE IN UNA ZONA DI BOLOGNA zione dell’UE, rispetto al 54% del 2012 ed al 29% del 2010 • la banda larga veloce raggiunge almeno il 90% delle famiglie in Belgio, Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito. Il panorama italiano è invece, come spesso accade, ambivalente: • il digital divide “tradizionale” sembra ormai quasi sconfitto e le connessioni a banda larga (intendendo con questa accezione velocità superiori a 2 Mbps) raggiungono il 99% delle abitazioni italiane e l’88% delle aree rurali • questo dato non tiene conto della velocità, in quanto i collegamenti in grado di toccare i 30 Mbps sono disponibili sono nel 21% delle case, contro il 62% europeo • sono quasi inesistenti i collegamenti da 100 Mbps e oltre. I dati mostrano il ritardo dell’Italia nella realizzazione di infrastrutture di rete. Innescate dalla “storica” mancanza di cable TV nel nostro Paese (tra i pochi in Europa), le cause principali sono da imputare ai costi di realizzazione, ai rischi e ai disagi delle opere civili necessarie per la posa dei cavi. L’esigenza di minimizzare l’impatto delle opere sulla mobilità dei cittadini suggerisce di limitare le attività di scavo alle aree in cui sono strettamente in-

dispensabili. La soluzione migliore per fronteggiare questa criticità è riutilizzare, ovunque sia possibile, le infrastrutture già esistenti, installando le reti di nuova generazione in condotte libere o parzialmente utilizzate.

IL CATASTO DELLE INFRASTRUTTURE L’operazione di riuso risulta significativamente facilitata dall’adozione del catasto elettronico delle infrastrutture del sottosuolo, una banca dati completa delle infrastrutture di rete dei servizi di pubblica utilità (telecomunicazioni, gas, acqua, fognature, pubblica illuminazione, ecc.) da utilizzare per la gestione delle infrastrutture stesse. L’adozione di questo strumento agevola, a livello locale, la pianificazione del territorio offrendo alla Pubblica Amministrazione diversi vantaggi: • valorizzazione delle infrastrutture esistenti, grazie al riutilizzo di tubazioni già presenti e inutilizzate • riduzione dell’impatto ambientale per la realizzazione di nuove infrastrutture, grazie ad una riduzione delle opere di scavo • riduzione dei costi di realizzazione per le nuove infrastrutture. Numerosi sono anche i benefici derivanti dall’adozione e implementazione di questo strumento ovvero:

• semplificazione delle relazioni tra PA, aziende multiservizi e attori coinvolti nell’utilizzo e gestione del sottosuolo • riduzione dei disagi per la cittadinanza • visione di insieme di tutte le infrastrutture esistenti ovvero conoscenza della precisa ubicazione delle reti attraverso la loro mappatura integrata e georeferenziata • coordinamento e pianificazione degli interventi di manutenzione, di riparazione e di messa in opera delle reti • gestione automatizzata delle pratiche inerenti il sottosuolo • riduzione delle tempistiche di emissione dei permessi, grazie alla definizione di una policy condivisa • ottimizzazione della gestione delle tasse e dei canoni di occupazione di spazi ed aree pubbliche derivante dalla conoscenza dell’effettiva estensione delle infrastrutture presenti nel sottosuolo. Il catasto delle infrastrutture, quindi, abilita numerosi benefici in materia di pianificazione e gestione del territorio e diventa il vero strumento abilitante per lo sviluppo di una rete di nuova generazione a banda ultralarga, in grado di raggiungere gli obiettivi dettati dall’Agenda Digitale Europea.

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TELECOMUNICAZIONI

Banda ultralarga e catasto delle infrastrutture

FIG.4: INVENTO: CONVERSIONE DEI DATI DALLA STRUTTURA DI ORIGINE AL MODELLO DEL CATASTO L’Unità B3 Regulatory Coordination & Markets del DG “Communications Networks, Content & Technology” (CONNECT) della Commissione Europea ha gestito nel 2012 una “Public Consultation on an EU Initiative to Reduce the Cost of Rolling Out High Speed Communication Infrastructure in Europe”, dalla quale emergono chiaramente i benefici indotti dal catasto elettronico delle infrastrutture su cittadini, pubbliche autorità ed operatori economici.

UNA NUOVA GENERAZIONE L’esperienza maturata da Laboratori Guglielmo Marconi S.p.A. in una pluriennale attività di supporto alla Pubblica Amministrazione sui temi della banda ultralarga indica che, per un utilizzo efficace del catasto delle infrastrutture, è necessaria una corretta azione di governance che attivi e coinvolga processi di natura politica, gestio-

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nale ed amministrativa della Pubblica Amministrazione. Il processo ad indirizzo politico rappresenta la volontà della Pubblica Amministrazione di dotare il territorio di un potente strumento di pianificazione e gestione. Per avviare il progetto “catasto”, il primo passo da compiere è di natura organizzativa: istituire un ufficio preposto alla gestione del sottosuolo, adottare regolamenti condivisi per il suo utilizzo e redigere un Piano Urbano Generale dei Servizi del Sottosuolo (PUGSS), con il quale si delinea la struttura operativa con cui saranno organizzate tali attività. Inoltre, è prioritario definire le linee guida utili al popolamento e al mantenimento del catasto. Il processo ad indirizzo gestionale individua nella Pubblica Amministrazione locale il principale attore per il coordinamento e la gestione del processo di raccolta dei dati. Il Comune è infatti l’ente competen-

te per la gestione del sottosuolo, l’adozione dei conseguenti provvedimenti amministrativi, la cura dei rapporti con i gestori dei servizi a rete e i privati. Il Comune si occupa del caricamento, censimento e manutenzione dei dati secondo criteri preventivamente stabiliti nei Regolamenti condivisi. È quindi essenziale da parte della Pubblica Amministrazione locale l’istituzione di tavoli di concertazione per il reperimento dei dati mancanti in possesso degli attori operanti sul territorio (ad esempio: operatori, società multiservizi, ecc.) e la realizzazione di una mappa delle criticità e degli interventi. Infine, il processo ad indirizzo amministrativo, l’unico ad andare a regime soltanto in seguito all’adozione ufficiale del catasto, mette in pratica quanto sancito dagli indirizzi politici e gestionali. Quindi, definisce il piano di rilascio e la gestione automatizzata dei permessi di scavo e della chiusura dei cantieri mobili, l’automatizzazione delle procedure di segnalazione delle non conformità e le modalità di gestione delle tasse/canoni per l’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche (TOSAP/COSAP), portando a frutto le politiche decise prima e dopo l’adozione ufficiale del catasto. Le attività previste da questi tre diversi indirizzi si collocano lungo tutto il ciclo di vita del catasto (fig.1 e 2).

IL CASO DI BOLOGNA Questa impostazione di governance, corredata dall’adozione di un catasto con determinate caratteristiche è stata alla base del successo dell’operazione fatta dal Comune di Bologna che, in accordo con Metroweb Italia S.p.A., sta iniziando a posare la fibra ottica in due aree della città, che si estendono sui quartieri Navile, San Donato, Santo Stefano e Savena, per circa 40.000 unità immobiliari, circa un sesto della totalità del Comune. La soluzione individuata e adottata dal Comune di Bologna è Invento, il catasto delle infrastrutture sviluppato da Laboratori Guglielmo Marconi S.p.A. Lo screenshot di Invento (fig.3) mostra una vista iniziale del catasto


Modello Bologna Nel documento dell’ Antitrust (AGCOM) Segnalazione in merito a proposte di riforma concorrenziale ai fini della Legge Annuale per il Mercato e la Concorrenza, inviato a Governo e Parlamento lo scorso 4 luglio, viene citato, come esempio di collaborazione virtuosa tra Enti locali e operatori, l’accordo sottoscritto tra il Comune di Bologna e Metroweb lo scorso marzo per la realizzazione del progetto sperimentale per la banda ultralarga. «Un esempio di collaborazione “virtuosa”[…]. Il Comune di Bologna eserciterà un ruolo centrale nel facilitare i processi di realizzazione mettendo a disposizione il proprio catasto Elettronico del Sottosuolo […], consentendo l’utilizzo dei cavidotti esistenti e snellendo le procedure amministrative necessarie per l’autorizzazione dei lavori», riporta il documento. L’Autorità rileva, inoltre, come il catasto delle infrastrutture del comune bolognese vada oltre le disposizioni del D.l. 23 dicembre 2013, n. 145 (convertito in L 9/ 2014, n. 9) che affida all’AGCOM il compito di realizzare entro un anno “una banca dati di tutte le reti di accesso ad internet di proprietà sia pubblica sia privata esistenti nel territorio nazionale”, in quanto riguarda tutte le infrastrutture utili per lo sviluppo delle reti di nuova generazione, comprese quelle di illuminazione pubblica e fognarie. A conferma della bontà del “modello Bologna”, Metroweb, che si occuperà dei lavori di posa, ha ricevuto l’incarico da Vodafone di avviare la progettazione esecutiva per un’ulteriore area di 60.000 unità abitative per il prossimo anno. suolo, Invento offre anche funzionalità di network inventory, che facilitano le attività di gestione e manutenzione. Attraverso la profilazione degli utenti è possibile distinguere, ad esempio: • utenti istituzionali che hanno accesso a viste in cui vengono contemporaneamente rappresentate tutte le infrastrutture presenti, per consentire l’attività di pianificazione territoriale • utenti operativi che hanno un profilo idoneo alla visualizzazione di una sola tipologia di infrastruttura, approfondendone il dettaglio in modo adeguato ad un’attività di gestione e manutenzione. In figura 4 si mostra una delle fasi iniziali nel popolamento del catasto: partendo dai dati disponibili sulle infrastrutture nella loro strut-

tura originale, tutte le informazioni presenti vengono mappate all’interno del modello dei dati personalizzato di Invento. La modalità network inventory espone ulteriori funzionalità utili nella quotidiana gestione e manutenzione delle infrastrutture, come: • associazione di file non geografici a ciascun elemento del catasto (foto, datasheet, ecc.) • associazione di tabelle non geografiche a ciascun elemento del catasto (ad esempio piani di giunzione di una rete a fibre ottiche, ecc.) • interoperabilità con i principali formati di dati cartografici, sia in input, sia in output (SHP, DWG, MapInfo, GML, GeoJSON • identificazione degli elementi di rete con riconoscimento del QR code. ■

Roberto Spagnuolo

L’AUTORE

roberto.spagnuolo@labs.it È senior partner di Laboratori G. Marconi, spin-off della omonima Fondazione. Ha partecipato alla definizione delle strategie di sviluppo della banda larga, in particolare nell'Italia nord-est, che ha avuto come ricaduta l'affermazione di diverse società in-house. Si è occupato di sistemi a fibre ottiche e delle tecnologie ICT in processi innovativi per la PA e l'industria. È direttore generale di Marconi Labs dal 1997.

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delle infrastrutture del Comune di Bologna, con l’indicazione, con diversi colori e simbologie, delle condotte e dei pozzetti di telecomunicazioni, rete fognaria e pubblica illuminazione. Sulla base delle informazioni inserite in Invento e della modellazione “customizzata” dei dati inseriti, è stato possibile verificare in prima battuta quali infrastrutture fossero idonee (in termini strutturali, operativi e di stato di occupazione) ad ospitare cavi per telecomunicazioni per la banda ultra larga (ad esempio i tritubi comunali o le tubazioni della pubblica illuminazione interrata) e quali, invece, per motivi di opportunità progettuale e manutentiva era preferibile non utilizzare (ad esempio la rete fognaria o la pubblica illuminazione aerea). Una delle caratteristiche distintive di Invento è la possibilità di interfacciarsi direttamente con una app per tablet e smartphone, anch’essa realizzata da Laboratori Guglielmo Marconi, per la raccolta di dati dettagliati direttamente in campo. L’app WiWo (Walk-in Walk-out) semplifica l’attività ispettiva che precede la realizzazione delle reti a fibra ottica, strutturando e sistematizzando la fase di raccolta e verifica in campo di ulteriori informazioni che vanno ad arricchire il database dell’attuale catasto, quali il diametro delle tubazioni (se non noto a priori) o la loro effettiva occupazione in termini percentuali. Soprattutto, consente di ottenere in modo affidabile ed uniforme tutti i dati necessari per la progettazione. L’applicazione permette agli operatori di raccogliere, mediante smartphone e tablet Android, i dati che vengono successivamente comunicati ad un server centralizzato, fisico o virtuale, presente presso la sede della società che esegue il sopralluogo e presso un’infrastruttura cloud, che si interfaccia direttamente con Invento. L’interfaccia utente di WiWo semplifica le operazioni in campo, in quanto la compilazione delle informazioni è guidata e mediata da un modello di dati derivato da quello di Invento. Per gli enti che non hanno solo la necessità di documentare la presenza di infrastrutture nel sotto-


Intergraph …

Le soluzioni per la gestione delle infrastrutture di telecomunicazione L‘

industria delle telecomunicazioni sta affrontando un’evoluzione tecnologica senza precedenti, una forte concorrenza e un’alta aspettativa da parte dei clienti sull’affidabilità del servizio. Molte aziende competono offrendo servizi telefonici, connettività Internet, servizi d’intrattenimento e servizi aggiuntivi in uno scenario complesso. In un mercato di questo tipo è necessaria una tecnologia potente e flessibile in grado di supportare la crescita e il cambiamento delle infrastrutture. Di seguito vengono descritte alcune applicazioni chiave che Intergraph offre alle società operanti nel settore telecomunicazioni e capaci di garantire competitività attraverso il contenimento dei costi, l’integrazione con sistemi legacy e nuovi sistemi, la rapida progettazione ed implementazione delle ultime tecnologie e servizi, il miglioramento dei processi di business, la fidelizzazione dei clienti e l’espansione verso nuove opportunità di servizio e nuovi territori.

COMMUNICATIONS DESIGN AND ASSET MANAGEMENT La soluzione Intergraph supporta la pianificazione, progettazione, analisi e manutenzione della componente Outside Plant (OSP) grazie alla gestione delle infrastrutture civili (condotte, pozzetti, scavi, infrastrutture del sottosuolo in genere), della fibra, del rame, degli apparati, gestendo la connettività di rete a qualsiasi livello ovvero a partire da qualsiasi dispositivo in campo verso la componente di terminazione Inside Plant (ISP) installata presso una centrale, un POP o altra infrastruttura di rete. Ben al di là dei sistemi informativi geografici tradizionali (GIS), questa soluzione offre un modello di rete connesso delle infrastrutture

che è possibile integrare con altri sistemi aziendali per una vera condivisione dei dati a livello enterprise. Intergraph facilita i processi aziendali chiave, come la progettazione ed esecuzione di ordini di lavoro, gestione dei record degli asset e delle manutenzione di tutta la rete. Non appena una richiesta di lavoro viene inserita nel sistema per il provisioning del servizio, estensione di rete, o altre modifiche o manutenzioni, gli ingegneri possono aggiornare il modello di rete geospaziale con le modifiche richieste. È inoltre possibile convalidare tutte le modifiche utilizzando le regole di business del cliente e generare plottaggi, distinte dei materiali e le stime dei costi per analizzare i cambiamenti fisici della rete. In figura 1 è possibile vedere il layout delle infrastrutture del sottosuolo (condotte e pozzetti) e delle infrastrutture di terminazione (POP) di un cliente Intergraph.

FIELD AUTOMATION Per le riparazioni della rete, modifiche e ampliamenti, le capacità delle soluzioni di field automation dell’azienda consentono alla centrale operativa di inviare squadre sul campo con informazioni dettagliate sul lavoro da svolgere. Queste possono utilizzare la componente mobile di questi strumenti per tracciare la rete di telecomunicazione e individuare i guasti, validare il modello di rete fisica, raccogliere dati di ispezione ed inserire annotazioni di redlining comunicando in tempo reale con la centrale (ad esempio fornendo aggiornamenti sullo stato delle attività assegnate). Dopo che un lavoro in campo è stato completato i dati raccolti vengono trasferiti al backoffice che provvederà ad aggiornare il modello di rete geospaziale e alla centrale operativa comunicando i dati consolidati dell’intervento. In figura 2 viene mostrato un esempio di dati raccolti in campo da una squadra di manutenzione usando la soluzione field automation.

IMAGE MANAGEMENT Una componente fondamentale della soluzione geospaziale Intergraph è quella destinata alla gestione di dati cartografici (raster e vettoriali). Basata sugli standard interoperabili OGC/ISO, tale componente consente facilmente di catalogare, ricercare, scoprire, elaborare e diffondere, in maniera controllata e sicura, banche dati di grandi dimensioni e servizi web rendendo molto più rapido ed

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… Intergraph

immediato l’accesso a questi dati al personale operativo. La soluzione offre la risposta a domande quali: Quali dati sono disponibili sulla mia area di interesse? A quali date risalgono? Ho libero accesso a questi dati? Posso visualizzarli, scaricarli ed elaborarli? La soluzione di image management offre strumenti avanzati per catalogare automaticamente i dati geospaziali e accelerare l’accesso alle immagini attraverso il supporto nativo ai formati compressi ECW e JPEG2000 inoltre fornisce un ambiente interconnesso per la gestione di dati geospaziali, metadati, utenti e strumenti di analisi, configurandosi come una solida infrastruttura di dati territoriali (SDI). L’architettura SOA, infine, permette una perfetta integrazione con le infrastrutture già in possesso del cliente. Standard IT comprovati, come JavaEE e REST, Application Servers e Web Servers, rendono questa componente integrabile in ambienti di lavoro preesistenti, andando incontro anche ai requisiti di sicurezza di un’organizzazione (Active Directory, LDAP, ecc). Sia nella figura 1 che nella 2 è possibile vedere l’integrazione tra un servizio WMTS pubblicato dalla soluzione di image management e la componente client/mobile della soluzione.

CONCLUSIONE Lo sviluppo delle reti di telecomunicazione comporta ingenti investimenti negli asset di

rete. Quando le informazioni relative a tali asset vengono archiviate in sistemi informativi chiusi e non interoperabili l’investimento viene aggravato da costi elevati legati ad inefficienze nei processi critici di business (provisiniong, customer care, maintenance and network development). Intergraph, con le proprie soluzioni geospaziali, sostiene le aziende impegnate nella progettazione e gestione delle reti di telecomunicazione garantendo loro il massimo livello di supporto ai processi di business e la massima condivisione e valorizzazione dell’informazione relativa ai propri asset di rete all’interno dell’intera organizzazione. ■

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APPUNTAMENTI

WATERIDEAS

2014

La conferenza internazionale sui sistemi idrici

L

abelab e l’ing. Marco Fantozzi (European Representative for Water Loss Reduction of the International Water Association), con il supporto dell’International Water Association (IWA), in collaborazione con Università degli Studi di Ferrara, Università degli Studi di Perugia, FederUtility, Fondazione AMGA, AII,

CITTÀ

SOSTENIBILE

MM, IREN, HERA, TEA, AIMAG e della rete SWAN (Smart Water Networks), organizzano all’interno di Accadueo 2014 (22-24 ottobre, Bologna) la Conferenza internazionale “WaterIDEAS 2014”. La Conferenza di tre giorni sarà dedicata alla presentazione ed alla discussione delle più recenti ed innovative strategie, tecniche ed applicazioni nella gestione dei sistemi idrici urbani a livello internazionale con particolare attenzione al coinvolgimento della ricerca scientifica, di avanzate esperienze gestionali e dei progetti europei in corso del settore. La Conferenza segue una serie di conferenze di successo di IWA a livello internazionale (tra cui “WaterLossEurope” tenutasi a Ferrara nel maggio 2012). WaterIDEAS 2014 sarà un importante momento di confronto e aggiornamento finalizzato a sti-

molare i gestori idrici Italiani ed internazionali verso un maggiore uso dell’innovazione per migliorare servizio, efficienza ed economicità della gestione dei sistemi idrici urbani. “IWA ci sta aiutando ad organizzare questa conferenza – commenta Marco Fantozzi – per trattare della gestione intelligente delle reti idriche. Abbiamo voluto chiamarla WaterIDEAS per convogliare insieme tutte le idee, gli spunti e le innovazioni finalizzare a questo tipo di gestione”. Una delle parole chiave sarà proprio l’efficienza delle reti. Così come la condivisione delle esperienze. Si attendono speaker di caratura internazionale, tecnici ed anche politici oltre che rappresentanti della Commissione Europea. Per maggiori informazioni: http://www.waterideas2014.com/

2014

Il progetto dedicato alla “Città delle reti intelligenti”

C

ittà Sostenibile 2014, il progetto di Rimini Fiera - con il supporto del Comitato di Indirizzo e di eAmbiente - per la “Città delle reti intelligenti”, si terrà in occasione dell’appuntamento fieristico dedicato alla Green Economy (dal 5 all’8 novembre, con Ecomondo, Key Energy, Cooperambiente, Key Wind e H2R). Il progetto è dotato di un Comitato di Indirizzo ricco e prestigioso. In calendario temi come: “Rigenerare, recuperare, riqualificare”; “Il Patto dei Sindaci”; “Atenei sostenibili, università e sostenibilità: esperienze a confronto”; “La città interconnessa: i progetti italiani Smart Cities”; “Energia, tecnologie e soluzioni di mobilità per la città sostenibile”; “Le connessioni ICT e l’utilizzo dei dati nella città sostenibile”; “La città interconnessa: come finanziarla?”; “Le Spin off viste dall’industria e per l’industria”; “Il rapporto edilizia sostenibile di Legambiente”; “La tutela dei piccoli Comuni: misure per la loro valorizzazione”. Città Sostenibile rappresenta un modello ideale di città sostenibile con soluzioni, tecnologie e progetti per migliorare la qualità di vita del cittadino e favorire lo sviluppo dei territori in chiave sostenibile ed efficiente. Al centro il cuore pulsante di Città Sostenibile, ricreato da uno spaccato di porzione di città, dove trovano spazio

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le eccellenze nazionali ed internazionali attive sui temi di sostenibilità. Da qui partono tutte le connessioni tecnologiche rappresentate da tubi luminosi che percorrono l’intera città, questi passano dalle alte strutture in continua costruzione (dove ci sono pubbliche amministrazioni, piccole, medie e grandi imprese), raggiungono il parcheggio scambiatore, l’agorà (sede per scambi di idee e connessioni con i mondi circostanti), l’area ateneo, dove ci saranno studenti delle università italiane che frequentano corsi sui temi ambientali. Verso sud spiccano le aiuole centrali, con zone relax e giochi d’acqua; percorrendole si sboccherà al padiglione delle aree agresti e di ristoro. L’idea visiva di questa edizione è mostrare un modello di città diffusa, che si connette al territorio e integra tutto ciò che può migliorare la qualità della vita. L’Europa incoraggia le comunità “intelligenti” verso soluzioni “integrate e sostenibili che offrono energia pulita e sicura a prezzi accessibili, riducono i consumi e creano nuovi mercati. La sfida è rivolta alle realtà urbane di medie dimensioni che ospitano quasi il 40% della popolazione europea urbana. La “Città delle reti intelligenti” è un progetto originale che evidenzia un modello urbano che coniuga e integra tutela dell’ambiente, efficienza

energetica e sostenibilità economica. Focus importanti della Città saranno le scuole e gli edifici scolastici come luoghi della formazione e testimoni dei valori di sostenibilità e qualità. Un percorso che nascerà a Città Sostenibile 2014 e si snoderà nei mesi a seguire con iniziative di approfondimento, workshop e proposte progettuali che vedranno Rimini e la sua provincia diventare un laboratorio virtuoso del recupero e della riqualificazione sostenibile nelle scuole. Città Sostenibile gode del patrocinio del Ministero dell’Ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, Legambiente, Anci, Ancitel Energia e Ambiente, Coordinamento Agende 21, Confagricoltura, CIB, Università di Bologna. Per maggiori informazioni: www.cittasostenibile.net Twitter: @Citta_Sostenib Facebook: SustainableCity.Ecomondo


ECOMONDO

Business sempre più internazionale

È

al giro di boa il road show internazionale di Rimini Fiera legato alle manifestazioni sull’ambiente e sostenibilità (Ecomondo, Key Energy, Cooperambiente, H2R e Key Wind, dal 5 all’8 novembre prossimi nel quartiere fieristico riminese). In poco più di un mese, da inizio maggio a metà giugno, Rimini Fiera ha incontrato centinaia di operatori altamente selezionati, con una media che va oltre le aspettative. Ha soprattutto impressionato l’entusiasmo suscitato dalle presentazioni, che hanno consentito di identificare nuovi interlocutori istituzionali, allacciare importanti relazioni e sviluppare business per le aziende espositrici. Il road show, partito da Monaco di Baviera, ha fatto scalo a Celje, in Slovenia, quindi in Bulgaria e Romania in occasione di un summit bilaterale, per poi proseguire ad Amman in Giordania e a Bogotà, dove si è conclusa la prima serie di incontri. Dopo la pausa estiva si riprenderà con appuntamenti già in agenda a Istanbul, Belgrado e Birmingham e altri, che verranno pianificati, come nel caso della Polonia. “I meeting - commenta Simone Castelli, direttore Business Unit di Rimini Fiera - sono stati utili per consentire alle imprese clienti di instaurare relazioni con i Paesi più dinamici sul fronte ambientale. Il road show si conferma uno strumento commerciale utile alla green economy per affrontare con successo il nuovo business internazionale”. “Agli incontri - spiega Alessandro Piccinini, responsabile dell’ufficio marketing estero di Rimini Fiera - abbiamo incontrato potenziali buyer, esponenti di categorie economiche, rappresentanti istituzionali, aziende”. Rimini Fiera ha provveduto al rafforzamento della rete di consulenti in Paesi con oggettive previsioni di sviluppo e di investimento. Ecomondo e le altre fiere riminesi continuano a dotarsi di contenuti per dare sostanza all’obiettivo strategico di posizionarsi nel cuore del bacino del Mediterraneo. Un’azione finalizzata a diventare partner delle imprese nell’individuare nuove opportunità d’affari in aree in forte sviluppo. “I Paesi prescelti - conclude Alessandra Astolfi, project manager di Ecomondo - sono stati individuati attraverso analisi di mercato e presentano una forte attitudine agli scambi internazionali, vantano economie in crescita e mercati aperti e sono affamati di tecnologie ambientali specifiche come quelle italiane”.

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INFRASTRUTTURE

La nuova galleria, la pista ciclabile e un’area verde Migliorata la viabilità grazie ad un’opera complessa che ha visto la realizzazione G di una galleria lunga 420 m che sottopassa la SS11 Padana Superiore e di una pista ciclabile in un’area verde di 65.000 m . 2

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e opere, appaltate nel 2007 e avviate nel 2009, fanno parte della prima delle due fasi in cui sono stati suddivisi gli interventi di sistemazione e razionalizzazione del sistema viario di Cascina Gobba e riguardano la semplificazione e messa in sicurezza dell’attuale intersezione tra la SS11 Padana Superiore e le vie Padova ed Olgettina. Intersezione altamente congestionata, al centro di una complessa geometria di incroci che, insieme agli alti flussi veicolari, si traduce in una scarsa capacità e in una non trascurabile pericolosità. Metropolitana Milanese (MM) ha progettato l’opera, inaugurata lo scorso febbraio alla presenza di Pierfrabcesco Maran, Assessore alla Mobilità, Stefano Cetti, Direttore Generale di MM, Luigi Mori, Direttore Lavori e Antonio Brescianini, Sindaco di Vimodrone. La prima parte dell’intervento è stata eseguita dal Comune di Milano, mentre la seconda, che comprende la nuova galleria stradale e la passerella ciclopedonale, è stata affidata a MM in qualità di Stazione Appaltante e di Direzione Lavori.

IL PROGETTO Per raggiungere tale obiettivo è stato realizzato uno svincolo su due livelli in grado di razionalizzare i percorsi e ridurre la conflittualità tra i flussi di traffico. È stata previ-

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sta la realizzazione di una nuova galleria artificiale, che diventa parte integrante di un nuovo itinerario viario parallelo alla Tangenziale Est per migliorare la relazione tra il sistema stradale ed autostradale e le utenze dirette o provenienti dai Comuni di Cologno e Vimodrone, dall’Ospedale San Raffaele e dal futuro insediamento terziario-residenziale previsto sull’area denominata TA5. L’itinerario trova compimento, verso Sud, attraverso un’asse stradale che, partendo dall’imbocco meridionale della galleria, si attesta in prossimità del nuovo ingresso dell’Ospedale e anticipa anche una porzione del collegamento tra via Rizzoli e via Olgettina, così da permettere la realizzazione del sottopasso alla Tangenziale Est, nella seconda fase, per separare e ridurre il carico veicolare gravante sul tratto terminale di via Padova. La galleria, ha una sezione tipica a due canne di larghezza 10 m, una per ogni senso di marcia, in ognuna delle quali è prevista una carreggiata costituita da: • due corsie da 3,5 m • due banchine di larghezza 0,5 m • un franco spartitraffico di 0,5 m • un marciapiede di larghezza 1,5 m • impianti elettrici, di illuminazione, telecomunicazione • impianti meccanici, di controllo, sorveglianza, allarme ed emergenza

• esecuzione di una vasca di laminazione, a pianta rettangolare di dimensioni interne 26,5 x 35 m, con un’appendice di dimensioni interne 5 x 13,1 m, comprendente una vasca di prima pioggia, due comparti di accumulo oltre alle camere di pompaggio, ai vani accessori e relativi impianti • installazione di una passerella ciclopedonale a struttura metallica lunga circa 154 m • formazione di circa 1.500 m di piste ciclabili, 3 nuove rotatorie, circa 1.000 m di nuove sedi stradali, comprensive di marciapiedi, impianti di illuminazione, drenaggi, fognature e segnaletica • riqualificazione della parte terminale di via Olgettina • nuove aree a verde per una superficie di circa 64.000 m2, con messa dimora di oltre 150 esemplari arborei integrati con essenze arbustive.

LE PROBLEMATICHE Le interferenze tra lavori e traffico si sono evidenziate all’atto: • degli interventi in corrispondenza degli attraversamenti tra la nuova galleria da realizzare e le sedi stradali di via Padova e via Palmanova, soprattutto considerando che lo svincolo di Cascina Gobba è interessato nelle ore di punta da intenso traffico veicolare • durante l’esecuzione del nuovo tratto di fognatura all’incrocio tra le vie Padova e Rizzoli • dei lavori di riqualificazione della via Olgettina, strada su cui insistono in un tratto di 450 m sia l’ingresso principale dell’Ospedale San Raffaele, sia la sede dell’A.M.S.A.. Un’altra importante interferenza è stata costituita dalla presenza dell’eliporto dell’Ospedale in adiacen-


ACCORGIMENTI ADOTTATI L’esecuzione dei lavori ha richiesto la modifica della circolazione, con deviazioni viabilistiche per l’attraversamento con la galleria delle sedi viabili. Alcuni interventi, quali la formazione della nuova fognatura all’intersezione Rizzoli-Padova, sono stati effettuati nel mese di agosto, con restringimenti della sede stradale e modifiche agli impianti semaforici. I lavori in via Olgettina, comportanti il rifacimento dei marciapiedi e la formazione della pista ciclabile protetta, sono stati effettuati intervenendo prima su un lato e quindi sul lato opposto della via, eseguendo l’asfaltatura di notte, per non interrompere il transito sulla strada. Analogamente la messa in opera delle campate della passerella ciclopedonale nella zona sovrastante via Padova e via Palmanova è stata programmata, dovendosi interrompere la viabilità per motivi di sicurezza, in orari e tempi compatibili con i flussi di traffico e quindi in giornate prefestive e di notte.

LA PASSERELLA CICLOPEDONALE La passerella ciclopedonale si sviluppa per circa 154 m, in direzione NE-SO, tra la galleria sotterranea TA5, il rilevato della linea 2 della metropolitana. Inoltre, scavalcando via Padova e via Palmanova, connette le piste ciclopedonali di Cologno Monzese, lungo via Milano, al sistema dei percorsi pedonali previsto dal progetto di lottizzazione dell’area TA5, collegandosi alle aree terziarie/commerciali e alla stazione M2 “Cascina Gobba”. La pista prosegue verso sud affiancando il tracciato della variante Olgettina per connettersi con l’Ospedale San Raffaele e con Segrate.

La struttura della passerella è composta da travi in acciaio e da una soletta in c.a. Per limitare i disagi alla circolazione le campate sovrappassanti via Padova e via Palmanova sono state assemblate a terra e quindi varate con l’impiego di una gru da 800 tonnellate, interrompendo temporaneamente la viabilità: in particolare via Palmanova è stata chiusa al traffico in orario notturno per circa 4 ore, mentre l’interruzione di via Padova è stata effettuata nel pomeriggio di un giorno prefestivo.

GLI SCAVI Gli scavi, la realizzazione dei manufatti e delle opere strutturali è stata eseguita con metodi costruttivi e tecnologie consolidati. Per garantire la sicurezza della viabilità, pur essendo la galleria inferiore ai 500 m previsti dalle normative, sono stati installati impianti di emergenza e segnalazione (telesorveglianza e telecontrollo, postazioni citofoniche e SOS, ventilazione, antincendio, rilevamento incendio, rilevazione fumi e livello CO, pannelli a messaggio variabile) e sviluppati scenari di intervento in caso di allarme o di malfunzionamento, con controllo da “remoto” e interfacciamento con il sistema presente nella sala di controllo del Comune di Milano in via Beccaria. L’esecuzione dello scavo per la galleria è stata effettuata con il metodo tradizionale cut & cover, eseguendo dapprima le tre file di diaframmi, con spessore di 1 m, posti a un interasse di 11,8 m, lunghi 13 e 18 m, rispettivamente, per le file laterali e intermedia. Sulle testate dei diaframmi è stata collocata la copertura alleggerita in calcestruzzo, con spessore di circa 1,2 m e successivo ricoprimento di 2 m. È stato eseguito lo scavo con successiva posa dell’impermeabilizzazione, realizzazione del solettone di fondo e delle contropareti interne. La profondità massima raggiunta è di circa 10 m da piano campagna. Le principali difficoltà nell’esecuzione degli scavi sono emerse durante la realizzazione della vasca

di raccolta e laminazione delle acque delle sedi stradali, in quanto il manufatto si trova all’interno della rotatoria interrata, a una profondità di -7 m dal piano campagna. Lo scavo della vasca è stato seguito 8 m al di sotto del livello della falda, con emungimento in continuo delle acque provenienti sia dalla stessa falda sia da quote più elevate, per una superficie di raccolta di circa 45.000 m2.

INTERFERENZE CON I SOTTOSERVIZI La realizzazione delle opere ha dovuto fare i conti con la presenza di altri sottoservizi. Le interferenze si sono state concentrate soprattutto in via Padova e in via Palmanova, in corrispondenza dell’attraversamento con la nuova galleria. Questo ha richiesto lo spostamento dei sottoservizi esistenti, in accordo con i relativi gestori. Poiché i lavori interferivano con il muro di sostegno della Linea 2 della metropolitana, per garantire la stabilità e la funzionalità delle strutture esistenti è stata realizzata una paratia di micropali, oltre ad un rinforzo delle fondazioni del muro, in corrispondenza delle sottostrutture della passerella ciclopedonale. Ma le maggiori difficoltà sono state riscontrate per l’interferenza con alcune pile di sostegno della linea del micrometrò, che collega la stazione M2 di Cascina Gobba con l’Ospedale San Raffaele. Per non compromettere la funzionalità delle opere esistenti, considerando la loro struttura, i lavori di sbancamento previsti e le sollecitazioni sismiche, sono stati studiati interventi di consolidamento. Questi hanno previsto la realizzazione, all’interno delle impronte delle fondazioni, di micropali di sottofondazione per trasferire i carichi agli strati profondi del terreno, non interessati dagli scavi e dai lavori, mediante incamiciatura della base delle pile con una struttura in calcestruzzo controllata, durante i lavori, mediante strumentazione di monitoraggio ed allarme. ■

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INFRASTRUTTURE

za ad una delle nuove rotatorie realizzate che ha comportato, per evitare errori nell’individuazione notturna della pista di atterraggio, la ridefinizione dell’impianto di illuminazione, sottoposto al parere vincolante degli organi deputati al controllo del traffico aereo.


INFRASTRUTTURE

Trent’anni di esperienza nei cantieri milanesi Dagli interventi sulle linee metropolitane al Passante ferroviario fino all’impianto di compostaggio di Muggiano e ai lavori per l’aeroporto di Malpensa. Da 30 anni in MM, l’ingegnere Luigi Mori si è occupato delle grandi opere realizzate a Milano. A lui abbiamo chiesto come il modo di progettare ed eseguire i lavori si è evoluto negli anni.

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LUIGI MORI

■> Quali sono i principali cantieri di MM a Milano? Metropolitana Milanese SpA è impegnata nella realizzazione di grandi infrastrutture: la Stazione FS Forlanini, la linea M4 e M5, il prolungamento della M1 a Sesto-Monza, oltre a molte opere legate a Expo 2015. Sono in corso interventi di riqualificazione superficiale, di sistemazione stradale e di costruzione di parcheggi e interventi connessi al Servizio Idrico Integrato (gestito da MM da giugno 2003), come rifacimenti e potenziamenti delle reti dell’acquedotto e della fognatura. Le attività svolte sono principalmente quelle di progettazione, direzione lavori e alta sorveglianza. ■> Alla luce della sua esperienza trentennale, come è cambiata la progettazione ed esecuzione delle opere? La progettazione è divenuta più dettagliata, più esecutiva, anche a

fronte delle verifiche da eseguire e della documentazione da predisporre per gli iter amministrativiapprovativi. I rapporti con gli enti/aziende sono diventati più difficoltosi e complessi, con incremento dei tempi di evasione delle pratiche, per via dei maggiori controlli sugli atti, in un’ottica di trasparenza, ma con aumento di passaggi burocratici.

■> Quali nuove esigenze sono emerse? La prima è limitare l’impatto dei lavori sulle realtà esistenti ed i disagi alla cittadinanza, studiando attentamente le fasi di intervento. La seconda è ridurre gli interventi di rifacimento con spostamento temporaneo delle reti di sottoservizi esistenti, tenuto conto sia del costo, sia delle pesanti ricadute anche economiche e dei disagi sugli utenti, soprattutto quando si tratta di reti telefoniche o di trasmissione dati che, in caso di interruzione o malfunzionamento, possono provocare gravi disservizi. ■> Lo sviluppo tecnologico quale contributo ha dato? Il terreno di Milano è costituito da materiale incoerente, principalmente sabbia e ghiaia, con presenza di acqua di falda a diverse profondità. Fino ad alcuni anni fa, la costruzione delle gallerie era effettuata consolidando gli ammassi interessati dagli scavi con iniezione di miscele cementizie, ed effettuando lo scavo tradizionale, metodologia ancora impiegata dove la lunghezza dei manufatti da realizzare non permette di ammortizzare gli

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alti costi di utilizzo delle nuove macchine per lo scavo meccanizzato. Le esperienze acquisite, a partire da alcune tratte del Passante Ferroviario, e lo sviluppo di macchine operatrici TBM (tunnel boring machine) per lo scavo meccanizzato permettono lo scavo di gallerie a piena sezione con rivestimenti in conci prefabbricati in calcestruzzo armato, anche in presenza di acqua di falda, con maggiore efficienza e riduzione dei tempi di costruzione, limitando gli interventi sulle reti interrate.

■> Anche il rapporto con i cittadini è cambiato? I cittadini chiedono maggiori informazioni sulle opere da realizzare, di limitare i disagi, in particolare i parcheggi e le interruzioni viabilistiche, misure di salvaguardia e mitigazione ambientale da rumore e polvere, la riduzione delle tempistiche di intervento. A questo scopo sono stati attivati canali informativi e di comunicazione, ad esempio con la creazione di siti appositi per lavori complessi, come la riqualificazione di Via Sarpi, Via Brera, la Corsia Preferenziale per la Linea 92, i residenti possono vedere la programmazione dei lavori e fare quesiti a cui si risponde in 24/48 ore. Le opere vengono illustrate con incontri pubblici,e nelle zone interessate vengono effettuati volantinaggi e distribuzione di materiale illustrativo specifico. Inoltre, si impone alle imprese esecutrici di predisporre Piani di Tutela Ambientale e procedure di controllo delle possibili forme di inquinamento. ■


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