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2013 - MARZO-APRILE NUMERO 2
SERVIZI a rete
SERVIZI a rete N U M E R O
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M A R Z O - A P R I L E
L’intervista del mese
GRUPPO DOLOMITI ENERGIA
Stefano Quaglino Intervista a Tomaso Tommasi di Vignano – HERA
RETI IDRICHE
GIS PRONTO INTERVENTO GAS
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10-04-2013
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RACCORDI ELETTROSALDABILI GRANDI DIAMETRI per acqua, gas e applicazioni industriali Saremo presenti alle
GIORNATE NAZIONALI DI SALDATURA GENOVA, 23-24 MAGGIO 2013 Porto Antico - Centro Congressi
GRUPPO DOLOMITI ENERGIA
Stefano Quaglino Intervista a Tomaso Tommasi di Vignano – HERA
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NUMERO 2
CREARE UNA DERIVAZIONE DI UTENZA SENZA TOGLIERE GAS E’ FACILE...CON LA NUOVA VALVOLA
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CREARE UNA DERIVAZIONE DI UTENZA SENZA TOGLIERE GAS E’ FACILE...CON LA NUOVA VALVOLA
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editoriale
Allarme OCSE: stress idrico per l’Italia “L’ambiente è una risorsa importante per l’Italia, ma resta soggetta a gravi pressioni”. È il titolo che accompagna la presentazione della relazione dell’OCSE “Italia 2013”. Il maggiore organismo di studi economici internazionali, nella propria analisi sugli aspetti critici del Paese, sottolinea infatti che le politiche ambientali sono state “potenziate ed armonizzate”, ma considera che “bisogna rafforzare la coerenza e l’efficacia della gestione ambientale e potenziare l’attuazione”. Tra le argomentazioni che sono alla base di questo giudizio, nella sezione dedicata appunto all’ambiente, la Relazione evidenzia come la nostra sia una nazione a “Stress Idrico medio - alto”. Su tale rischio, il medesimo documento si prodiga in alcune raccomandazioni: tra le misure suggerite ai nostri policy maker si enfatizza la necessità di “integrare le considerazioni ambientali nel sistema tributario e migliorare l’uso dei Fondi Pubblici, mobilitando investimenti privati”. Un’indicazione importante e non esattamente in linea con i risultati dei referendum sul tema “acqua pubblica” (da cui sono passati quasi due anni ed il leader di partito che fortemente lo volle è nel frattempo uscito dal Parlamento) e con lo stallo pluriennale del settore idrico in Italia. A questo allarme risponde con pronta determinazione un recente Dossier di Federutility (Associazione tra le aziende che erogano Servizi Industriali per le nostre città) che illustra la situazione relativa agli investimenti strategici per il Servizi Idrico. Secondo la Federazione gli interventi “immediatamente cantierabili” per acquedotti, fognature e depuratori sono circa 600, e prevedono sia opere di manutenzione straordinaria sia le nuove strutture, per un valore complessivo superiore ai 4,5 miliardi di euro (40% al Nord ed al Sud del Paese, il 20% nel Centro). Il commento della Federazione, a margine di questi dati, è realisticamente amaro: i cantieri sono pronti, tuttavia nulla si muove perché “non c’è mai la decisione politica, solo parole e niente fatti”. Eppure, con un po’ di buona volontà si potrebbero rapidamente creare le condizioni per mettere in azione le misure. Chi potrebbe dare l’abbrivio per cominciare? Ci piace immaginare un’azione congiunta di alcune Regioni, nelle pieghe delle rispettive deleghe alle reti e all’ambiente, e l’Autorità per l’Energia, da alcuni mesi preposta alla regolazione del settore potendo agire sulle tariffe e sulla qualità del servizio. Avremmo il beneficio contemporaneo di allentare lo “stress ambientale” e di contribuire all’economia con un rilancio virtuoso e sollecito. I finanziamenti per le opere sarebbero ripagati con lievi adeguamenti al sistema tariffario, che, è sempre bene rammentarlo, rimane tra i più bassi d’Europa. I costi dell’acqua pagata da famiglie ed imprese resterebbero comunque imparan gonabili con le altre ben più salate bollette (dal telefono ai rifiuti).
SERVIZI A RETE marzo-aprile 2013
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Con il patrocinio di:
Sommario n. 2
Marzo - Aprile 2013
■ L’INTERVISTA
6 Trentino a tutta energia A colloquio con Stefano Quaglino
ANNO XII – n. 2 Marzo-Aprile periodicità
2013
bimestrale
■ RETI IDRICHE
11 2013: acqua, si cambia
13 Le criticità principali del sistema idrico Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01
Intervista ad Adolfo Spaziani
Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it
18 Metodo Tariffario Transitorio Intervista a Egidio Fedele Dell’Oste
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fax: +39 0236517116
■ IDRAULICA SOSTENIBILE
21 Allagamenti in area urbana:
Direttore responsabile:
Liliana Pedercini
l.pedercini@tecneditedizioni.it
analisi e soluzioni progettuali Patrizia Piro
Ufficio commerciale:
Ramona Foddis
■ TECNOLOGIE
commerciale@tecneditedizioni.it
29 Recupero
Coordinamento di redazione:
Anna Schwarz
di energia termica dalle acque reflue
redazione@tecneditedizioni.it
Sara Simona Cipolla, Simone Di Domenico e Marco Maglionico
Progetto grafico impaginazione e fotolito:
Lodovico Pieropan
37 VETRINA
Stampa: Grafteam Archivio foto: www.morguefile.it, www.shutterstock.com
40 FOCUS POMPE
Una copia
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■ SERVIZI PUBBLICI LOCALI A colloquio con Tomaso Tommasi di Vignano
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Abbonamento • Subscription:
Italia
Italy....................................................E
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Estero
Abroad ..............................................E
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È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice
Reproduction even partial, is forbidden, without the permission of the Publisher
48 Hera fra crescita e territorio ■ SPERIMENTAZIONE
51 La gestione associata del sottosuolo Giuseppe Stabile
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
■ PROGETTO PILOTA
■ CASE HISTORY
53 Un unico SIT
100 Attraversamento del Po per
per il Gruppo CAP
la trasmissione di energia elettrica R. Miotto e G. Salvini
■ SISTEMI CARTOGRAFICI
57 Verso la gestione centralizzata della base dati GIS Piercostante Fioletti e Sergio Pacacussi
■ OIL & GAS
64 Dallo studio di fattibilità al monitoraggio della costruzione Intervista a Tonino Tarsi
67 VETRINA
■ MANAGEMENT
103 La riqualificazione gestionale di assetti organizzativi e processi Michele Ghislieri Marazzi
■ SOFTWARE
109 A supporto delle infrastrutture 112 Marco Salvi I miei primi 40 anni Comitato scientifico:
■ PRONTO INTERVENTO GAS
71 L’azione dell’Autorità 75 Obiettivo sicurezza A Colloquio con Francesco Castorina
81 Le difficoltà dell’Abruzzo Giuseppe Stabile
82 Pronto intervento non è solo gas ■ EVENTO
85 Prima Giornata Nazionale della saldatura dei materiali plastici e compositi
Silvio Bosetti - Fondazione EnergyLab Ilaria Bottio – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano Saverio Maria Bratta - Università Bocconi di Milano / Dip. di Analisi Istituzionale e Management Pubblico Francesco Castorina - Comitato Italiano Gas Renato Drusiani - Federutility Roberto Frassine - Politecnico di Milano / Dip. di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica "Giulio Natta" Paola Garrone - Politecnico di Milano / Dip. di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi - Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas Marco Raffaldi - Laboratorio Sottosuolo Alessandro Soresina - International Gas Union Rita Ugarelli - NTNU “The Norwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim.
Francesco Albasser, Alberto Sciumè, Danilo Tassan Mazzocco, Raffaele Tiscar Comitato di redazione:
Aldo Coccolo - ASPI Mauro Salvemini - AM FM GIS Italia Paolo Trombetti - IATT Francesco Castelli Dezza - Politecnico di Milano / Dip. di Meccanica
■ SALDATURA
88 Reti a prova di perdita
Marcello Benedini - Associazione Idrotecnica Italiana Chris Bleach, Emilio Di Cristofaro, Luca Guffanti, Chiara Lecis, Francesca Martinelli, Fausto Pella
Michael Dietrich e David Pietro Molinari A questo numero hanno collaborato:
■ NO-DIG
93 Risanamento della principale condotta idrica di Livorno Carlo Torre, Franco Quattrocchi e Marco Ruggiero
99 Nuova tecnica per risanare gli acquedotti
Francesco Castorina Sara Simona Cipolla Egidio Fedele Dell’Oste Simone Di Domenico Michael Dietrich Piercostante Fioletti Michele Ghislieri Marazzi Marco Maglionico R. Miotto David Pietro Molinari Stefano Quaglino
Franco Quattrocchi Sergio Pacacussi Patrizia Piro Marco Ruggiero Marco Salvi G. Salvini Adolfo Spaziani Giuseppe Stabile Tonino Tarsi Tomaso Tommasi di Vignano Carlo Torre
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
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L’INTERVISTA
Trentino a tutta energia Il Gruppo Dolomiti energia è impegnato in un cammino di sviluppo in grado G di coniugare le esigenze di business con l’attenzione per l’ambiente e la collettività, grazie a continui investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca. Stefano Quaglino, Direttore Generale del Gruppo ci spiega come. STEFANO QUAGLINO
■> Il Gruppo Dolomiti energia è
attivo nella gestione e fornitura di numerosi servizi. Quali settori richiedono maggiori investimenti nel potenziamento delle infrastrutture? Il Gruppo Dolomiti energia è una multiutility presente in più di 200 comuni, con 1300 dipendenti e un valore della produzione consolidato nel 2012 che supera il miliardo di euro. Leader in Trentino nei principali business legati ai prodotti energetici, dalla produzione di energia alla vendita, con l’85% del mercato elettrico e l’80% di quello gas, è attivo anche nel campo dei servizi idrici integrati, della cogenerazione e teleriscaldamento, delle energie rinnovabili e dei servizi ambientali. Un portafoglio di attività così complesso implica un piano di investimenti che sappia garantire equilibrio fra i diversi settori.
■> Ci illustra gli investimenti
effettuati per l’ammodernamento e il potenziamento delle reti e i principali cantieri attualmente aperti? Nel 2012 abbiamo investito 52 milioni negli impianti e nelle infrastrutture ampliando, rinnovando e interconnettendo le reti di distribuzione, operando sui sistemi di telecontrollo e automazione e sull’organizzazione del sistema di pronto intervento sul territorio. Da qui al 2016, inoltre, abbiamo programmato investimenti per 200 milioni di euro volti a migliorare l’efficienza e potenziare la capacità produttiva di alcuni degli impianti idroelettrici che il Gruppo controlla nel territorio della Provincia di Trento e a rispondere in modo sempre più efficiente ed efficace al fabbisogno energetico locale.
■> In base a quali strategie
viene definito il programma degli interventi? In tutti i settori di attività la priorità di investimento e intervento è determinata in funzione della qualità e della continuità del servizio, senza dimenticare l’oculata valutazione del ritorno di tali investimenti. L’obiettivo è poter disporre di reti e impianti sempre più efficienti e allineati ai migliori standard, in termini di sicurezza e servizio ai cittadini, utilizzando nel modo più efficace le risorse a nostra disposizione.
■> Quali sono i progetti
più significativi? Da poco il Gruppo ha inaugurato un nuovo impianto di trigenerazione, volto a soddisfare il fabbisogno energetico dell’innovativo quartiere ecosostenibile e del limitrofo Museo delle Scienze che l’archistar
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
Renzo Piano ha progettato per la città di Trento. Abbiamo ultimato per il servizio energia elettrica l’installazione presso i nostri clienti e la telegestione di 300.000 contatori elettronici di nuova generazione. Abbiamo completato un ambizioso progetto per interconnettere gli acquedotti di fondovalle sull’asse Trento-Rovereto e, recentemente, abbiamo avviato l’integrazione dei misuratori gas con apparecchi evoluti che utilizzano la nuova tecnologia add on.
■> Come vengono reperite
le risorse? A supporto del piano di investimenti 2012-2016 il Gruppo ha recentemente ottenuto un finanziamento da 100 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti. Inoltre il Gruppo, grazie ai positivi flussi di cassa, è in grado di autofinanziare buona parte degli interventi con capitale proprio. Ovviamente, ci affidiamo anche agli ordinari canali di finanziamento bancario pur constatando che l’accesso ad adeguate linee di credito, sia per quanto riguarda la disponibilità che il costo, oggi è più laborioso che in passato, anche per aziende solide e con i conti in ordine come il Gruppo Dolomiti energia.
■> Grazie a queste risorse le utility
si trovano a giocare un ruolo fondamentale nel rilancio dell’economia... In una congiuntura economica di grande incertezza come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dallo stallo degli investimenti, le utility sono chiamate a un ruolo, ancora una volta, di primissimo piano: potenziare il loro impegno per
L’INTERVISTA
innescare nelle comunità in cui operano processi virtuosi nel campo degli investimenti, dell’occupazione, dell’innovazione sostenibile e del miglioramento dei servizi gestiti.
■> L’utenza è soddisfatta
dei servizi offerti? La qualità dei servizi gestiti dal Gruppo è confermata dai premi per la “Qualità del servizio”, che ormai da qualche anno riceviamo dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, per i miglioramenti dei livelli di continuità del servizio di distribuzione elettrica e per la sicurezza e qualità del servizio di distribuzione gas. Secondo le indagini che periodicamente commissioniamo a soggetti terzi indipendenti anche per quel che riguarda i servizi di vendita, quelli maggiormente percepiti dai cittadini, riusciamo ad appagare le aspettative dei clienti. A tale proposito, nell’ultima classifica dell’AEEG per la qualità dei servizi telefonici dei venditori di energia elettrica e gas abbiamo raggiunto il 6° posto a livello nazionale. Un risultato molto positivo per un’azienda locale in competizione fra grandi operatori nazionali.
■> In base a quali criteri vengono
scelte le tecnologie da adottare negli interventi sulle reti dei sottoservizi? In occasione di ogni intervento il Gruppo valuta naturalmente le tecnologie, la durabilità, la funzionalità, gli aspetti tecnico economici e il grado di innovazione rappresentati dalle possibili alternative. Ma applicare in pratica i principi di uno sviluppo sostenibile vuol anche dire valutare l’efficacia di un progetto nel lungo periodo e avere piena consapevolezza dell’impatto ambientale e sociale che ogni scelta potrà generare. Il Gruppo è infatti latore di una responsabilità precisa nei confronti del territorio in cui opera: proporre interventi sostenibili sotto il profilo del risparmio energetico e del rispetto del territorio. In questo contesto, la sostituzione e il risanamento di condotte con le tecniche no-dig può rappresentare un’alternativa valida e vantaggiosa rispetto ai tradizionali metodi di lavoro a cielo aperto.
CENTRALE DI MEZZOCORONA (TN) Solitamente utilizziamo tali tecnologie per l’attraversamento di strutture viarie e ferroviarie per la posa delle reti gas, acqua, elettrica e di collettori fognari.
■> Ricerca e innovazione sono leve
indispensabili per la crescita: quali i principali progetti che Dolomiti energia porta avanti? Credo che nel medio lungo periodo l’ambito della ricerca e innovazione potrebbe rivelarsi strategico per il rinnovamento di un settore come quello delle utility dove non ci sono sempre ampi margini di azione e sviluppo. Abbiamo investito molto in questa direzione e il Gruppo ha avviato partnership con enti di ricerca pubblici e privati e soggetti produttori per attivare progetti innovativi, in molti casi di ricerca applicata, nel campo dei concentratori solari, del biometano (BIOMASTER), della diffusione di micro-generatori con celle combustibili (ENE FIELD), della sensoristica e dell’analisi on line delle perdite delle reti idriche (OUTSMART). Inoltre con l’Università di Trento stiamo partecipando a programmi di ricerca relativi alla gestione efficiente delle reti di distribuzione (Smart Grid), del risparmio energetico nel campo dell’illuminazione pubblica (Sunshine), della gestione integrata dei dati aziendali (Big Data). Sempre nell’ambito delle città intelligenti o smart cities stiamo avviando un
progetto per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica per auto elettriche in alcune zone urbane del Trentino.
■> Può illustrarci un progetto
di ricerca particolarmente significativo? Molto importante e in fase avanzata è il progetto di ricerca sul tema dei Big Data, volto a sperimentare una gestione integrata dei dati di processo aziendali che ne massimizzi le possibilità di correlazione. Il progetto analizza anche l’opportunità di incrociare dati aziendali con dati di altri business, al fine di derivare informazioni di tendenza che possano poi supportare le scelte aziendali.
■> E sulle reti?
Stiamo testando alcune iniziative relative alla distrettualizzazione e regolazione della pressione della rete idrica e all’automazione della taratura delle cabine gas. Su tutta la rete elettrica a media tensione stiamo sperimentando tecniche di selezione automatica della tratta sede di guasto, con l’obiettivo di disalimentare il minor numero di utenti e di ridurre i tempi di ripristino della fornitura. Sul fronte della razionalizzazione delle attività operative abbiamo introdotto strumenti innovativi per la registrazione delle attività operative direttamente in situ (workforce management).
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L’INTERVISTA
Trentino a tutta energia ■> Dolomiti reti, la società del
Gruppo specializzata nella gestione del ciclo idrico, ha sviluppato un modello idrodinamico per l’efficientamento della rete idrica, che le ha fatto aggiudicare il premio Eco and the City Giovanni Spadolini. Come funziona questo modello e quali vantaggi sta portando? Il modello, sviluppato per le città di Trento, Rovereto, Borgo Valsugana e Civezzano, riproduce virtualmente il funzionamento del sistema idrico con tubazioni, allacci e utenze e permette di simulare una serie di eventi (rotture, nuove urbanizzazioni, etc.) che si possono concretizzare durante il reale funzionamento della rete idrica. I vantaggi di poter valutare i possibili scenari futuri e di avere informazioni precise in anticipo sono molteplici, sia in situazioni di emergenza, potendo mettere a punto le più efficaci strategie di prevenzione, sia durante l’operatività quotidiana, in quanto si possono adottare le soluzioni più efficienti e che limitano i costi, i consumi e l’impatto ambientale. Il tutto si traduce in un beneficio economico per le tariffe dei cittadini e in un’elevata qualità del servizio, nel rispetto dell’ambiente, della gestione efficiente della rete e della sicurezza del servizio idrico per 210 mila cittadini.
■> Efficienza energetica e tutela
dell’ambiente sono aspetti ormai imprescindibili nella gestione dei servizi. Qual è l’impegno di Dolomiti energia in questo ambito?
DIGA DI CARESER A PEIO (TN) Da anni il Gruppo Dolomiti energia è impegnato in un cammino di sviluppo sostenibile, volto a coniugare le esigenze di business con l’attenzione per l’ambiente e la collettività. Produciamo ogni anno 1,8 miliardi di kWh di energia idroelettrica garantendo ai nostri clienti, con il marchio “Trenta energia 100%” pulita, la possibilità di utilizzare, a casa come in azienda, energia totalmente ecocompatibile perché prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili. Privilegiamo per tutte le attività gestite soluzioni ecologiche e risparmio energetico. Per il prossimo futuro vogliamo proseguire su un solido percorso di crescita sostenibile, che porti vantaggi al Gruppo, ai clienti e all’ambiente in cui viviamo. ■
IL GRUPPO IN NUMERI
G
Servizio idrico estensione reti: 1.327 Km contatori attivi: 85.000 cittadini serviti: 210.000
Rete distribuzione gas estensione reti: 2.241 km contatori attivi: 140.000
Rete teleriscaldamento utenze condominiali: 185 estensione reti teleriscaldamento: 27,8 km estensione reti vapore: 1,7 km estensione reti teleraffrescamento: 1,4 km
Rete distribuzione energia elettrica estensione reti media e bassa tensione: 9000 km utenze servite: 295.000
Raccolta rifiuti cittadini serviti: 85.000 rifiuti raccolti: 76.400 tonnellate raccolta differenziata Trento: 66,8% raccolta differenziata Rovereto: 60,9%
Produzione elettrica 1.850 GWh di energia prodotta di cui il 93% da fonte idroelettrica
Vendita 428 milioni di metri cubi gas venduti all’anno 3.800 GWh di energia venduti all’anno CENTRALE DI COGOLO (TN)
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
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2013: acqua, si cambia È un momento storico per il riassetto del servizio idrico integrato. Dal dicembre scorso è in vigore una nuova governance territoriale del servizio, ed è stato approvato il metodo tariffario transitorio da parte dell’Autorità dell’energia e gas, che prova a regolare la materia dopo vent’anni.
FONTE: ROMAGNA ACQUE, RIDRACOLI
C
on la fine del 2012 sono state soppresse le precedenti Autorità d’ambito territoriale ottimale, che erano tra gli organi di riferimento della Legge Galli che nel 1994 tentò di riorganizzare in modo omogeneo il settore idrico. Uno sforzo infinito, quello della Legge Galli, che ha visto rallentamenti nel recepimento da parte delle regioni, un metodo tariffario normalizzato che è entrato in funzione solo per il 65% della popolazione, una pletora di organismi mai resi operativi ed una procedura per l’affidamento della gestione del servizio non ancora conclusa e già messa in discussione da svariate leggi e decreti e da un referendum che ha coinvolto 27 milioni di cittadini. Per l’acqua, insomma, il 2013 sembra l’anno zero. Per avere un’idea dei cambiamenti in corso: • le regioni devono completare la sostituzione delle Autorità d’ambito con l’attribuzione delle funzioni di indirizzo e controllo della risorsa idrica, se non vogliono vedere esercitare il potere di deroga da parte dello Stato • i nuovi organismi dovranno ereditare le complesse funzioni, tra le quali l’affidamento del servizio idrico, la redazione dei Piani d’ambito (programmazione e investimenti) • con il Dpcm del 20 luglio 2012 sono state trasferite all’Autorità dell’energia elettrica e il gas le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici, avendo come obiettivo immediato quello di definire un nuovo sistema tariffario in grado di recepire i risultati del referendum del 2011 e rilanciare gli investimenti nel settore. Contemporaneamente sono state definite e rafforzate le funzioni del Ministero dell’Ambiente • sull’Italia pende una condanna da parte della Corte di giustizia Ue (arrivata nel luglio del 2012) per una
procedura di infrazione sulla depurazione e il mancato adeguamento alle norme comunitarie in materia di trattamento delle acque reflue. Una condanna che riguarda centinaia di comuni italiani, tra i quali molti a vocazione turistica e balneare, che potrebbe tradursi in una sanzione pecuniaria fino a circa 715.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo • nel 2012 è stato quantificato il peso (economico, ma soprattutto di vite umane) del dissesto idrogeologico italiano, con investimenti urgenti che si sommano a quelli già in coda per la gestione del servizio idrico integrato • l’Authority ha approvato la delibera per la definizione dei criteri di calcolo degli importi da restituire agli utenti, corrispondenti alla remunerazione del capitale investito e versati nelle bollette dell’acqua nel periodo post referendum (dal 21 luglio al 31 dicembre 2011). Una delibera (del. 38/2013/R/idr) che segue il parere 267/13 del Consiglio di Stato su richiesta della stessa Aeeg, che chiedeva lumi sull’esatta decorrenza temporale dei propri poteri in tema di tariffe dell’acqua. ■
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
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RETI IDRICHE
Le criticità principali del sistema idrico ■ Intervista ad Adolfo Spaziani, Direttore Generale di Federutility
In un quadro generale di questa portata, il parere G di Federutility, la federazione che riunisce aziende energetiche e la totalità delle aziende dell’acqua, assume un ruolo particolarmente rilevante, visto che dal 1947 (prima come Federgasacqua) è la federazione di riferimento per questo servizio.
ADOLFO SPAZIANI
■> Se si dovessero riassumere in
FONTE: SMAT, IMPIANTO DEPURAZIONE CASTIGLIONE
poche parole i problemi del servizio idrico integrato in Italia, da cosa dovremmo partire? Dalla responsabilità che abbiamo nei confronti delle future generazioni. Il nostro livello di civiltà ci imporrebbe di avere rispetto dell’ambiente e di valutare gli effetti dei nostri errori. Invece si parla di acqua con un approccio idealistico e si continua, come se le due cose non fossero in relazione, a “consumare” il territorio, a non investire nel settore della depurazione e delle perdite idriche, in un’altalena di norme e regole contrarie ad ogni seria pianificazione.
Abbiamo una delle leggi più avanzate per la gestione del ciclo idrico, ma senza risorse e con la costante sovrapposizione dei soggetti attuatori.
■> Quali le priorità?
Il tema dell’acqua è universale e lo deve essere anche l’approccio. È necessario investire almeno 65 miliardi in 30 anni, se vogliamo raggiungere gli standard qualitativi dei Paesi evoluti, ma ancora di più occorre pensare all’assetto idrogeologico dell’Italia. Ormai passiamo dalle alluvioni alla siccità, senza soluzione di continuità e non sappiamo ancora chi deve gestire la materia. L’estate
scorsa sette regioni hanno lanciato l’allarme siccità. E non è il primo anno. Le aziende di servizi pubblici sono pronte ad aiutare, ma bisogna capire chi è titolare dell’attività e con quali risorse operare, specie in materia di dissesto idrogeologico. Solo di danni da frane, alluvioni e valanghe, l’Italia ha pagato un tributo di 69,5 miliardi di euro dal 1962 al 2011. Per non parlare dei danni in perdite umane e feriti. Il 10% del territorio italiano è a rischio idrogeologico! Il 4,1% è soggetto ad alluvioni, mentre il 5,7% a frane e valanghe. E noi ci concentriamo invece, da decenni, sulle polemiche pubblico-privato, sugli aumenti centesimali delle tariffe e sulle beghe territoriali.
■> Allora parliamo proprio
di questo: dibattito pubblico privato, tariffe… e tutto quello che finisce sulle pagine dei giornali. La collaborazione pubblico-privato per i servizi pubblici, in Italia appare ancora un tabù. Non è un caso però, visto che è anche un Paese in cui si confondono
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RETI IDRICHE
Le criticità principali del sistema idrico
- per accumulare risorse da investire, visto che lo Stato non ha i soldi per farlo. Invece che succede? Che si urla allo “scandalo” perché si potrebbe guadagnare sul capitale investito. Capitale investito in acquedotti, in sistemi fognari e depurativi per non inquinare le falde ed evitare che i nostri figli debbano far affidamento sui dissalotori con i loro costi impossibili.
spesso i termini liberalizzazione e privatizzazione. La situazione sarebbe semplice: negli anni novanta, a fronte di aziende municipalizzate indebitate e criticate per i loro legami con la politica, si fecero leggi per inserire un po’ di regole privatistiche con l’idea di aumentarne l’efficienza. Nello stesso tempo si diede impulso (erano gli anni della legge Galli) ad aggregazioni extracomunali per aumentare le dimensioni non solo economiche di questi soggetti industriali. Successivamente qualche governo ha spinto verso le liberalizzazioni e qualche altro di più sulle privatizzazioni. Nel caso dell’acqua la spinta alla privatizzazione ha portato ad un referendum (che riguardava anche il trasporto ed i rifiuti, ma nessuno lo ricorda) che ha contrastato questa spinta. Ma se era giusto, e questa è stata la posizione della federazione, cancellare una norma che eliminava l’autonomia degli enti locali nella scelta della gestione rispetto ai modelli comunitari, appare velleitaria una norma che cancella una delle leve per finanziare gli investimenti senza indicare modalità di finanziamento alternativo. Abbiamo le tariffe più basse d’Europa e quasi del mondo. Contemporaneamente diciamo che dobbiamo fare investimenti imponenti, non vogliamo pagare multe per le inadempienze in materia di depurazione, vogliamo ridurre le perdite di acqua potabile e non vogliamo inquinare l’ambiente. In un Paese normale questo condurrebbe alla scelta politica di allineare un po’ le nostre tariffe a quelle europee - che sono da quattro a sei volte maggiori delle nostre
del Consiglio di Stato in materia tariffaria post referendum? Non mi sembra che meritasse i titoli dei giornali visti in questi giorni. Si tratta di un parere formulato a seguito di una richiesta dell’Autorità dell’energia, in ordine ai propri poteri anche con riferimento al periodo precedente l’assegnazione delle competenze per il settore idrico. Un quesito di competenza su sei mesi di tempo. Il Consiglio di Stato ha detto, in pratica, quello che noi sostenevamo da tempo ed in particolare che la competenza è dell’Autorità e che la remunerazione deve essere sostituita da un riconoscimento dei costi, inclusi quelli finanziari. Che significa? Che in pratica l’azienda dovrà fare un conguaglio in bol-
■> Come vedete l’entrata in campo
dell’Autorità dell’energia elettrica ed il gas, come regolatore del sistema idrico? Molto bene. Lo chiedevamo da anni! Forse siamo l’unico caso in cui i controllati dichiaravano apertamente di volere un controllore. Oltretutto, il fatto che sia la stessa autorità che già regola energia elettrica e gas sembra un approccio razionale e di buon senso. Da adesso in poi, come operatori tenuti sotto controllo da un arbitro indipendente, possiamo giocare una partita con regole predefinite. Ci potranno essere pareri discordi e anche qualche tensione, ma almeno c’è un tentativo di dare regole stabili. La prima partita è quella del metodo tariffario, che dovrebbe finalmente creare un approccio omogeneo, con un periodo transitorio di due anni e, auspichiamo, in grado di attrarre risorse per gli investimenti.
FONTE: A2A, BERGAMO
■> In che senso velleitaria?
■> Cosa pensa del parere
letta e restituire cifre non significative, specie se confrontate con i conguagli che molti gestori attendono per le inadempienze delle rispettive Autorità d’ambito. Insomma, da lettore non mi sembrerebbe una notizia da prima pagina del Corriere della Sera e invece…
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significa aumento delle bollette? Significa principalmente un approccio razionale, in cui i costi di gestione e gli investimenti vengono misurati con la matematica e la competenza tecnica, anziché con la demagogia o con l’indifferenza. L’Europa è chiara: l’acqua deve essere gestita secondo i principi del “full cost recovery” e del “polluter pays”, ovvero la tariffa deve essere calcolata per garantire la copertura dei costi di gestione e per far pagare di più chi inquina l’ambiente. Costi naturalmente efficienti, inclusi quelli finanziari. Prendere risorse finanziarie solo a debito non è sicuramente un meccanismo efficiente. Era chiara anche la legge Galli quando nel 1994 prevedeva un metodo tariffario normalizzato (poi varato nel 1996) che di fatto non è mai stato applicato. Per il settore idrico che un’Autorità abbia il compito di fissare, far applicare e sanzionare chi non lo rispetta, un metodo tariffario unico è l’avvio di un processo che potrebbe ridare fiducia anche al sistema finanziario, troppo spaventato per concedere mutui e sostenere opere idriche.
■> Perché questo sistema tariffario
dovrebbe riuscire dove non è riuscito il precedente? Perché l’autorità ha anche potere sanzionatori e competenze di controllo. Non significa che filerà tutto liscio. Purtroppo l’Italia dell’acqua non è uniforme ed omogenea come quella dell’energia. Ci sono aziende con affidamenti diversi e ambiti che hanno accumulando ritardi negli investimenti per non perdere consensi con l’aumento delle tariffe.
FONTE: CAP HOLDING
■> Nuovo metodo tariffario
Non è neanche da escludere, purtroppo, che si possano innescare contenziosi legali. Come associazione faremo di tutto per evitarli, perché ogni ulteriore ritardo applicativo del metodo comporterà ritardi negli investimenti. Il primo vero bilancio potremo vederlo, forse, dopo un anno di esercizio. In ogni caso qualsiasi metodo verrà adottato in modo transitorio o definitivo, risulterà fallimentare se non accompagnato, da una garanzia per i finanziamenti necessari agli investimenti. Al settore idrico, per recuperare i ritardi, serve una prima fase di avvio con almeno 5 miliardi all’anno, per scendere a 2,5 quando si giungerà a regime.
del territorio. La questione non è da poco, ad esempio per la depurazione. Sul tema depurazione, che vede l’Italia sotto scacco per via di una condanna dell’Unione europea, molti degli interventi dipendono, come detto, anche dal nuovo sistema tariffario. In Italia, nelle regioni, sono stati adottati modelli diversi e non tutte le allocazioni di risorse vengono effettuate con la stessa efficacia. Per la depurazione gli elementi fondamentali sono la progettazione, il finanziamento delle opere e i tempi della loro realizzazione.
■> Ma in pratica il mondo
■> E per le competenze
sul territorio, che effetto ha l’abolizione degli Ambiti territoriali ottimali? Se ne parlava da tempo e il termine ultimo era stato spostato da due decreti milleproroghe. Direi che, anche qui, finalmente c’è un timido passo avanti. Ora si tratta di vedere come le regioni completeranno la legislazione sulla materia e quale forma sceglieranno per la gestione FONTE: ROMAGNA ACQUE, RIDRACOLI
RETI IDRICHE
Le criticità principali del sistema idrico
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dei servizi pubblici è economicamente in pericolo? Non del tutto. L’acqua è il settore più a rischio, insieme a quello dei rifiuti, per i motivi che abbiamo visto, ma come ha riconosciuto l’Antitrust nella sua relazione annuale - i servizi pubblici continuano a svolgere una funzione anticiclica e di sviluppo. Alla fine del 2012 abbiamo promosso una ricerca sulle cento migliori aziende, analizzate da Althesys per il Top Utility Award ed i numeri sono stati incoraggianti, oltre le nostre aspettative. Solo le prime cento hanno un fatturato complessivo di 111 miliardi di euro, impiegano 130.000 dipendenti e investono 2,7 miliardi in tecnologia e innovazione. Non sono molti i settori che possono vantare questo contributo allo sviluppo e soprattutto con un’attenzione alle tematiche di efficienza energetica e tutela ambientale. Sono le istituzioni ora a dover supportare i processi, se non vogliono disperdere questo patrimonio di competenze e di gestione del territorio. ■
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Metodo Tariffario Transitorio Con il decreto Salva Italia il Governo ha affidato all’Autorità per l’energia G elettrica e il gas la regolazione del settore idrico. Il primo atto è la definizione delle nuove tariffe, argomento che abbiamo affrontato con Egidio Fedele dell’Oste, Direttore Tariffe e qualità servizi idrici dell’Authority. EGIDIO FEDELE DELL’OSTE
■> L’Autorità sta definendo il nuovo
metodo tariffario. Come procedono i lavori? Dopo aver svolto ampie consultazioni con i soggetti interessati, l’Autorità a dicembre ha approvato il “Metodo Tariffario Transitorio” valido per tutte le gestioni ad esclusione di quelle che oggi adottano il metodo tariffario CIPE. Per quest’ultime, l’analogo provvedimento è stato approvato lo scorso 1° marzo. La nuova metodologia si sostanzia, essenzialmente, nella definizione dei criteri, sulla base dei quali vengono quantificati i costi ritenuti efficienti e necessari per garantire la fornitura, e nell’aggiornamento delle tariffe per garantire la copertura di tali costi. La nuova metodologia tariffaria riguarda ciascuno dei servizi idrici che compongono il servizio idrico integrato (captazione, potabilizzazione, adduzione, distribuzione, fognatura e depurazione), anche se svolti singolarmente, le depurazioni miste industriale/civile e i servizi di captazione/adduzione per usi misti. Tra gli altri provvedimenti adottati finora, da ricordare anche la “Prima Direttiva sulla trasparenza delle bollette” e la “Disciplina del deposito cauzionale”. Inoltre, l’Autorità ha avviato alcuni procedimenti finalizzati a definire la regolazione del fenomeno della morosità e le clausole di subentro alla scadenza delle concessioni.
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Avviate anche nuove consultazioni sugli obblighi di separazione contabile per i gestori e sul “Bonus acqua”, da riconoscere agli utenti finali disagiati economicamente.
■> Le nuove tariffe dovranno
garantire anche gli investimenti necessari al sistema idrico. Sarà possibile reperire tali risorse senza un incremento delle bollette? Per garantire che il “diritto all’acqua” non rimanga sulla carta, la priorità è favorire e rilanciare gli investimenti per i quali serviranno, secondo le stime, oltre 65 miliardi di euro per i prossimi 30 anni. In particolare, in alcune fasi della filiera, come la depurazione, gli investimenti sono al contempo urgenti e strategici: infatti, il ritardo accumulato ha portato a procedure di infrazione europee, con elevati rischi di sanzioni. Tali costi saranno a carico della fiscalità generale o degli utenti del servizio. La misura della loro incidenza in tariffa non dipenderà solo da quanto sarà possibile finanziare a valere sulla fiscalità generale, ma anche dalle strategie finanziarie che verranno adottate dai rispettivi gestori. Per contenere i costi finali, l’Autorità ha individuato un “costo finanziario standard” oltre il quale non c’è riconoscimento tariffario e per garantire l’efficacia della propria regolazione ha stabilito che gli oneri finanziari siano
riconosciuti solamente ad investimento avvenuto. Il che non esclude, come sottolineato dal Presidente Guido Bortoni nell’ultima Relazione al Parlamento, che l’adozione di alcuni meccanismi normativi, come la costituzione di fondi nazionali rotativi o di garanzia o l’emissione di titoli di credito agevolato, magari integrati con appositi contributi dei consumatori, potrebbe ridurre l’impatto tariffario.
■> Le tariffe saranno legate al
livello di investimenti finalizzati ad assicurare una maggiore efficienza delle infrastrutture e del servizio? Sì. La regolazione non è ancora completa in tutte le sue parti. Accanto a un sistema tariffario stabile, trasparente e basato su criteri predefiniti è necessario: sviluppare anche i criteri secondo i quali i gestori devono rendicontare i propri costi; definire obiettivi di costo efficiente a cui i gestori devono conformarsi (dal costo del personale, all’acquisto di alcuni beni come l’energia elettrica); regolare la qualità del servizio sia dal punto di vista tecnico, sia da quello commerciale. L’Autorità ha intrapreso un processo piuttosto articolato che dovrebbe completarsi entro la fine del prossimo anno per entrare a regime nel corso del 2015. In questo quadro, l’Autorità ritiene che il settore dell’acqua potrà superare le diverse criticità di cui
■> Di quali poteri di controllo è
dotata l’Autorità per garantire che gli interventi vengano realizzati? La legge ci assegna gli stessi poteri di cui disponiamo per il controllo del servizio gas ed energia elettrica. Possiamo dare impulso agli investimenti, così come effettuare controlli, verifiche preventive sui lavori e sulla destinazione degli investimenti. Possiamo dare sanzioni, ma anche abbassare le tariffe nel caso di ritardi sui lavori. Possiamo segnalare al Governo e al Parlamento quali provvedimenti sia opportuno adottare per migliorare l’efficacia e l’efficienza del servizio. Nei limiti del mandato
istituzionale, il nostro modo di operare ha tutti i presupposti per poter ottenere risultati positivi.
■> La nuova metodologia
tariffaria, in linea con l’esito referendario, sopprime la remunerazione del capitale. Come si garantisce la copertura degli oneri finanziari sostenuti dalle utility? La normativa nazionale e comunitaria è chiara: deve essere garantita la copertura di tutti i costi, ivi compresi gli oneri finanziari. Pertanto, a normativa vigente, la copertura degli oneri finanziari è garantita. La questione si pone, semmai, quando si ragiona in termini di riconoscimento “a pie’ di lista” o con riferimento ad un costo standard. L’Autorità ritiene che sia preferibile una regolazione che prende a riferimento costi standard (anche per il riconoscimento degli oneri finanziari). Questa regolazione induce un
cointeressamento da parte del gestore a contrattare condizioni (di finanziamento ad esempio) più favorevoli.
RETI IDRICHE
oggi soffre, legate principalmente alla scarsità di infrastrutture che non consente di offrire a tutti i consumatori la disponibilità della risorsa, nel rispetto di adeguati livelli di qualità e di doverosa tutela ambientale, compresa la riduzione degli sprechi.
■> Quale interesse potrebbe avere
un privato ad investire nel servizio idrico? È con una regolazione basata su riferimenti standard e su meccanismi premiali per i gestori (ove questi facciano meglio dello standard) che si crea il circolo virtuoso per cui il gestore fornisce un servizio sempre più efficiente e trova, nel contempo, interesse all’attività economica. E questo è indipendente dalla natura pubblica o privata del gestore, è vero sempre. Ovviamente lo standard non si applica solo all’onere finanziario, può valere anche per il costo del personale o per alcuni obiettivi di qualità del servizio, rispetto ai quali possono essere definiti opportuni meccanismi di tipo premio/penalità. ■
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Allagamenti in area urbana: analisi e soluzioni progettuali Fenomeni di scorrimento superficiale incontrollato sono sempre più frequenti e distruttivi, G a causa dei mutamenti climatici e dell’impermeabilizzazione del suolo. Controllare gli effetti di questi eventi richiede un approccio multidisciplinare alla gestione delle acque di pioggia, che tenga conto delle cause e degli impatti sul bacino.
■ di Patrizia Piro
F
enomeni di scorrimento incontrollato delle acque superficiali sono destinati a divenire in futuro più frequenti e più importanti in concomitanza con la crescita degli insediamenti civili ed industriali che hanno determinato, come principale conseguenza, la crescita del grado di impermeabilizzazione dei bacini e, quindi, l’aumento dei deflussi generati in tempo di pioggia. Da non trascurare, inoltre, per l’intero sistema di drenaggio urbano, sia gli aspetti quantitativi (aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorici estremi), sia gli aspetti qualitativi e l’impatto degli inquinanti trasportati sui corpi idrici recettori. La Direttiva 2007/60/ CE del 23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni, stabilisce che si attui innanzitutto una valutazione preliminare mediante la descrizione di quanto accaduto in passato e delle conseguenze negative. Inoltre, prescrive l’elaborazione di mappe della pericolosità da alluvione che contengano la perimetrazione delle aree geografiche che potrebbero essere interessate al fenomeno. Infine, sulla base delle suddette mappe, dispone che gli Stati membri stabiliscano dei piani di gestio-
FIG.1: CORIGLIANO CALABRO, 2009 ne del rischio di alluvioni coordinati a livello di distretto idrografico. Con il termine di allagamento urbano si definisce generalmente la sommersione temporanea di centri abitati, abitualmente asciutti. In letteratura (Bell, 1999; Chapman, 1999; Smith, 2001; Bryant, 2005) potrebbe ritenersi “allagamento” la situazione dove il livello dell’acqua cresce a tal punto da minacciare inevitabilmente le proprietà e le infrastrutture (fig.1).
Le cause degli allagamenti possono essere naturali (precipitazioni intense e/o prolungate, …) e/o antropiche (cambiamenti nell’uso del suolo, …) (Chapman, 1999). Smith (2001) suggerisce, in particolare, quattro modi principali attraverso i quali l’urbanizzazione influenza la formazione degli allagamenti: • concentrazione di superfici altamente impermeabili • costruzione di reti di drenaggio
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IDRAULICA SOSTENIBILE
Allagamenti in area urbana: analisi e soluzioni progettuali
FIG.2: INTERAZIONE TRA LA RETE FOGNARIA E QUELLA SUPERFICIALE IN CORRISPONDENZA DEI TOMBINI DURANTE UN EVENTO METEORICO (MAKSIMOVI ET AL., 2009) urbano insufficienti • realizzazione di opere di canalizzazione • realizzazione di interventi di restrizione dei canali esistenti. In base all’origine, è possibile riconoscere le seguenti tipologie di allagamenti: • inondazioni da fiumi, torrenti o corsi d’acqua temporanei attraversanti il centro urbano • inondazioni marine soprattutto delle zone costiere • allagamenti dovuti all’insufficienza dei sistemi di raccolta e di smaltimento delle acque meteoriche. Storicamente, l’attenzione è stata rivolta principalmente alle prime due tipologie di processi, con diversi studi riguardo la simulazione degli allagamenti fluviali in ambito urbano trascurando i fenomeni innescati da condizioni di sovraccarico della rete fognaria o da inefficienza delle caditoie (sewer flooding), dovuti in parte anche alla difficoltà di coniugare l’elevata variabilità spaziale e temporale degli eventi pluviometrici con le caratteristiche del bacino (fig.2).
Inoltre, l’allagamento pluviale può anche verificarsi senza che venga superata la capacità del sistema di drenaggio. Le portate in eccesso scaricate dalla fognatura in pressione possono riempire eventuali depressioni presenti sul terreno oppure defluire superficialmente attraverso percorsi preferenziali, creando una rete di deflusso superficiale (major system), riferendosi col termine minor system alla rete fognaria sottostante. Nelle aree urbane il major system tipicamente comprende le strade, i marciapiedi, le depressioni naturali e i piccoli corsi d’acqua. Attraverso il major system le portate liquide possono percorrere notevoli distanze causando allagamenti in aree lontane dalla sezione in cui si è verificato il superamento della capacità di drenaggio del sistema. Le tecniche convenzionali di modellazione del drenaggio urbano non tengono conto dell’interazione tra la fognatura e la rete superficiale, e quindi sono inadeguate a modellare le piene urbane. Per tale motivo risulta importante
FIG.3: INTERAZIONE TRA RETE FOGNARIA E POND SUPERFICIALE MEDIANTE POZZETTI DI ISPEZIONE (FRMRC, 2007)
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avere una rappresentazione dettagliata e accurata del suolo e delle strutture urbane presenti sulla superficie, in quanto i modelli di simulazione devono essere implementati sia per la rete superficiale che per quella sotterranea, analizzando le interazioni tra i due sistemi dall’inizio alla fine dell’evento e nell’intervallo di tempo intercorrente tra due eventi consecutivi. Nel caso di inondazioni urbane il deflusso superficiale è dovuto, quindi, non solo alla pioggia caduta, ma anche alla portata di ritorno dal sistema fognario: nella maggior parte dei casi gli allagamenti si verificano durante eventi meteorici estremi, quando il deflusso superficiale interagisce con la portata in eccesso scaricata dalla rete di fognatura. Questi volumi idrici si mescolano e defluiscono lungo percorsi preferenziali superficiali (tra cui le strade) e di conseguenza riempiono le eventuali depressioni presenti sul terreno. Ciascuna depressione presenta determinate caratteristiche: possono essere isolate o collegate, inoltre l’andamento delle portate in ingresso o in uscita può variare rapidamente nel tempo. Inoltre, la rete superficiale e quella sotterranea sono fisicamente collegate attraverso dei pozzetti di ispezione, come mostrato in figura 3 e tale collegamento deve essere identificato e la sua potenziale interazione quantificata (Leandro et al. 2007). La portata in ingresso o in uscita dal pozzetto dipende dalla differenza di carico piezometrico tra la fognatura ed il velo di acqua sopra il pozzetto stesso. Se il pozzetto si trova all’interno del contorno di una depressione, la portata in eccesso scaricata dalla rete di fognatura riempie il pozzetto, e la portata in eccesso defluisce lungo la superficie del bacino creando un nuovo percorso superficiale. Essa si potrà dirigere o direttamente in una depressione limitrofa oppure spostarsi in superficie fin quando non troverà una nuova depressione oppure un pozzetto di ispezione attraverso il quale entrare nella rete fognaria. Inoltre potrà anche abbandonare il sottobacino e tale volume idrico dovrà essere tenuto in conto nel bilancio idrico del bacino stesso.
Considerare un modello, noto in letteratura come “sistema di drenaggio duale” (Djordjevi et al. 2005, Maksimovi e Prodanovi h, 2001), risulta utile per identificare le interazioni tra major e minor system attraverso la disposizione di una serie di pozzetti di ispezione come collegamento dinamico tra il deflusso monodimensionale nelle condotte fognarie e il deflusso monodimensionale nella rete superficiale. Il sistema di drenaggio duale è concepito come due reti distinte ma dinamicamente interconnesse tra loro: l’interazione tra le due reti avviene, infatti, mediante le caditoie ed i chiusini disposti lungo la sede stradale. Lo studio delle interazioni tra le due reti necessita di essere modellato accuratamente. Per avere i massimi vantaggi da tale approccio, si dovrebbe tener conto di tre aspetti: • tecniche di modellamento avanzate, capaci di modellare la
superficie libera tenendo conto delle interazioni tra la portata superficiale e quella di fognatura • analisi dei dati sull’uso del territorio e successiva estrazione della rete di deflusso superficiale • possibilità di studiare l’andamento dei risultati. Molti studi concordano sull’utilizzo del sistema di drenaggio duale, dove l’affidabilità della rete superficiale che viene generata dipende comunque dalla qualità dei DEM che si utilizzano. I DEM infatti possono essere utilizzati sia per generare la rete superficiale comprendente anche i volumi immagazzinati nei nodi (approccio monodimensionale), oppure per descrivere nel dettaglio la superficie del terreno (approccio bidimensionale). Una metodologia innovativa per la generazione della rete superficiale monodimensionale (approccio 1D) è sviluppata da Maksimovi , chiamata AOFD (Automatic Overland Flow Delineation). La rete superficiale generata da questo algoritmo tiene conto delle depressioni super-
ficiali e dell’acqua temporaneamente immagazzinata in esse e nei canali che collegano tali depressioni alle caditoie. La metodologia si divide in tre fasi: identificazione delle depressioni; delineazione dei percorsi superficiali; generazione dei files di ingresso per i più comuni modelli di drenaggio urbano disponibili. Ho e Maksimovi , 2006 hanno condotto i primi esperimenti di simulazione delle reti 1D/1D ottenendo dei risultati che si avvicinavano molto a quelli di modelli commerciali (tipo Infoworks) in termini sia di rete superficiale generata che di aree allagate. Le prestazioni e l’affidabilità di tale metodologia dipende molto dalla qualità dei DEM impiegati e quindi sono necessarie delle procedure di pre-processing accurate. Tuttavia l’approccio 1D-1D presenta alcune limitazioni che sono inerenti alla sua stessa natura: cioè tale metodologia risulta adeguata fin tanto che il deflusso principale si sviluppa lungo strade e non vi è
IDRAULICA SOSTENIBILE
MODELLAZIONE DEI DEFLUSSI SUPERFICIALI
una significativa formazione di depressioni. In queste situazioni i risultati ottenuti dall’applicazione della procedura risultano realistici e consentono un’analisi della stima del danno e dei differenti schemi di mitigazione del rischio. Parallelamente al modello 1D-1D, è possibile adottare la procedura 1D-2D: in questo caso il deflusso monodimensionale in fogna è integrato con la simulazione bidimensionale del deflusso superficiale (Leandro et al., 2009). Le interazioni tra i due sistemi sono rese possibili mediante collegamenti tra la rete fognaria rappresentata da nodi e le celle della griglia computazionale superficiale. Questo secondo approccio consente un’analisi più realistica dei deflussi superficiali rispetto all’approccio 1D-1D, specialmente se si considerano gli eventi estremi, in concomitanza dei quali le portate di allagamento non risultano più contenute all’interno dei profili delle strade. Inoltre risulta anche più esatto il trattamento degli edifici e delle altre strutture urbane (Chen et al., 2007). Tuttavia tali modelli richiedono un livello maggiore nei dettagli spaziali e passi temporali più piccoli, risultando più pesanti dal punto di vista computazionale, e di conseguenza inadeguati per quanto riguarda la previsione rapida dei processi di allagamento. La metodologia descritta da Prodanovi (1999) e Djordevic (2001) si basa sull’utilizzo delle proprietà del GIS per costruire il modello digitale del terreno (DTM/DEM) in funzione dei dati LIDAR a disposizione; in questo modo risulta possibile identificare le aree vulnerabili alle inondazioni e definire le caratteristiche geometriche dei percorsi preferenziali superficiali. La rappresentazione così creata del “major system” viene poi accoppiata con il modello della rete fognaria attraverso degli elementi di scambio verticali, come i pozzetti di ispezione. Applicando infine un modello fisicamente basato di trasformazione delle piogge in portate, è possibile definire i dati in ingresso per entrambe le tipologie di reti. Tali attività devono essere eseguite prima di inserire i dati input all’in-
IDRAULICA SOSTENIBILE
Allagamenti in area urbana: analisi e soluzioni progettuali
FIG.4: RITENZIONE SUPERFICIALE DELLE PORTATE PLUVIALI ALL’INTERNO DI UN BACINO URBANO PER LA VALUTAZIONE DELL’INTENSITÀ DI PIOGGIA EFFICACE (FRMRC, 2007) terno del modello; successivamente questo risolverà le equazioni di DSV in forma completa simultaneamente nella rete superficiale e in quella sotterranea. In questo modo è possibile simulare più realisticamente le caratteristiche dei processi che si verificano all’interno del bacino urbano: per esempio le dinamiche dei processi di riempimento e svuotamento delle depressioni superficiali come base per lo studio dell’intensità di pioggia efficace (fig.4). Il modo con cui è stata affrontata la gestione degli allagamenti si è evoluta nel tempo. Storicamente, è possibile distinguere quattro successivi approcci (Green et al., 2000): • adattamento indigeno agli allagamenti: le comunità hanno occupato aree soggette ad allagamenti sin dall’antichità. La necessità di adattarsi a tali eventi naturali ha portato a costruire le case su palafitte (in Nuova Guinea, Benin, Tailandia) o in zone collinari (Olanda, Bangladesh). Addirittura in Bangladesh le case vengono smantellate temporaneamente durante gli eventi più notevoli. Per quanto ci siano numerosi esempi di adattamento, principalmente dovuti alla rapida urbanizzazione, allo sviluppo economico e alla crescente fiducia nelle misure strutturali di protezione, tuttavia questi approcci sono stati abbandonati.
• controllo degli allagamenti e difesa: misure strutturali, come arginature, dighe e sbarramenti di controllo, sono stati sviluppati a partire dal diciannovesimo secolo e principalmente nel ventesimo. Queste opere di ingegneria su larga scala apparivano molto efficaci nel controllo dei fiumi e nella protezione di aree soggette ad allagamenti. Tuttavia, questo secondo approccio ha ricevuto molte critiche negli ultimi periodi. La protezione dagli allagamenti, sia nelle aree urbane che rurali, ha portato ad uno schema ciclico di investimento – in assenza di controlli dell’uso del suolo, è cresciuta la densità di popolazione nella aree già soggette ad allagamenti in passato, i valori delle proprietà sono aumentati e di conseguenza anche la necessità di adoperarsi contro gli allagamenti è cresciuta. Inoltre l’efficacia di misure fisiche di controllo degli allagamenti può cambiare nel tempo in funzione del livello di manutenzione e dei processi fisici che influiscono sulla sostenibilità, come, ad esempio, i cambiamenti nella morfologia fluviale. • approcci non strutturali: molto rilievo viene dato al comportamento delle persone, alle strategie che lo influenzano (allontanamento delle persone dalle aree allagabili, evacuazione
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mediante l’utilizzo di sistemi di allertamento, etc.) e alla pianificazione dell’uso del suolo come strumento guida per l’organizzazione delle comunità in aree sicure o per meglio adattarle agli impatti degli allagamenti. Tale approccio deriva dalla consapevolezza che è necessario un grande sforzo nella gestione e che le risorse devono essere indirizzate anche per approcci non strutturali (previsione degli allagamenti, zonizzazione dell’uso del suolo) sia in parallelo che in forma indipendente dalle forme strutturali di protezione dagli allagamenti. • vivere con gli allagamenti: la ricorrenza degli allagamenti ha mostrato che molte strategie strutturali e non strutturali hanno fallito. Tuttavia emergono nuove opzioni, come il tenere libere dall’urbanizzazione aree soggette ad allagamenti creando zone verdi, all’interno delle quali invasare temporaneamente i volumi idrici di surplus. Inoltre tali spazi aperti possono anche servire per fini ricreativi. Risulta, dunque, evidente che non esiste un’unica soluzione efficace, ma una varietà di strategie basate su un approccio che tenga in conto complessivamente sia delle cause che degli impatti determinati sul bacino, con una necessaria caratterizzazione degli inquinanti trasportati dalle acque di dilavamento (Piro, P. et al., 2011). Il termine gestione sostenibile delle acque di pioggia (sustainable stormwater management) è stato introdotto per un approccio multidisciplinare all’argomento e la terminologia riguardante la gestione sostenibile del ciclo urbano varia tra le varie parti del mondo (Anderson, B.C. et al., 2002; Chocat et al., 2001; Marsalek, J., 1999): • Best management practices (BMP) • Low impact Development (LID) • Sustainable Urban Drainage (SUD) • Integrated Catchment Planning (ICP) • Ecological Stormwater Management.
NATURALMENTE, DIVERSE SONO LE STRATEGIE PER DIFFERENTI TIPI DI AREE: • per nuovi insediamenti: - controlli locali delle acque di pioggia all’interno della proprietà privata - individuazione di corridoi aperti di drenaggio posizionati a parte nella principale area progettata • in aree già urbanizzate: - costruzione di nuovi tronchi per le acque di pioggia nelle aree con sistemi misti - l’esistente sistema misto aiutato, dove possibile, da strutture di raccolta - strade con traffico pesante: le acque di pioggia contengono metalli pesanti, idrocarburi e altri inquinanti; in tal caso i sistemi di drenaggio devono essere progettati in maniera tale da poter separare gli inquinanti; il deflusso dalle superfici stradali preferibilmente dovrebbe essere trattato in sistemi aperti. Indispensabile risulta, dunque, per prevenire casi di
inondazioni superficiali (pluvial flooding) e per mitigarne gli effetti: • l’individuazione delle aree allagabili da trasformare, dove possibile, in “green elements”, collegati tramite greenways (o green corridors) • la stima della riduzione dell’area allagata • la stima dell’abbattimento di inquinante nella rete superficiale, dopo l’introduzione di green elements (tetti verdi, stagni di bioritenzione, ecc …) e la stima della riduzione delle portate di picco in rete in seguito all’introduzione nel bacino dei green spaces. In tale ottica il bacino verrà considerato come un contesto unico per la pianificazione e la gestione, all’interno del quale la sostenibilità della risorsa idrica risulta principio essenziale. Inoltre, le caratteristiche specifiche del sito, la pendenza del piano stradale o l’altezza dei marciapiedi, possono amplificare i danni derivanti dal sovraccarico della rete fognaria; tali danni sono stati suddivisi in tre categorie (König et al., 2002): • danno diretto - danno materiale causato dall’acqua defluente verso infrastrutture, edifici • danno indiretto - diffondersi di malattie, disturbi nel traffico, perdite nella produzione, costi amministrativi • conseguenze sociali – effetti negativi a lungo termine, la maggior parte di carattere psicologico (perdita di valore di proprietà, ritardato sviluppo economico). Obiettivo primario della ricerca futura in tale settore dovrà quindi mirare a scongiurare il verificarsi di questi danni, o quanto meno limitarne l’impatto sulle strutture, con particolare attenzione alla salvaguardia dell’incolumità delle popolazioni colpite, incoraggiando l’applicazione su larga scala delle tecniche di gestione sostenibile dell’ambiente urbano, che vadano a mitigare gli effetti dei fenomeni climatici estremi che si verificano con ormai sempre maggiore frequenza. ■
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Patrizia Piro
L’AUTORE
patrizia.piro@unical.it Dipartimento di Ingegneria Civile, Università della Calabria. Professore Ordinario settore scientifico-disciplinare ICAR02 (Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia). Titolare degli insegnamenti di Costruzioni Idrauliche e Impianti Speciali Idraulici. È autore di circa 130 lavori nel campo delle costruzioni idrauliche e dell’ingegneria ambientale. I campi principali di ricerca sono quelli delle misure idrauliche, dei modelli fisici e dell’Idraulica Urbana, affrontando sia aspetti teorici che sperimentali.
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IDRAULICA SOSTENIBILE
Lavori citati
w w w . m a d d a l e n a . i t
ISO 9001 - Cert. n째 0773/4
Le politiche energetiche internazionali mirano ad incrementare l’efficienza e lo sviluppo G di tecnologie che diversifichino le fonti energetiche rinnovabili. Le acque reflue, caratterizzate da portate e temperature costanti nel corso dell’anno, rappresentano una valida alternativa alle usuali fonti fossili sia per il riscaldamento che per il raffrescamento degli edifici. ■ di Sara Simona Cipolla, Simone Di Domenico e Marco Maglionico
L’
obiettivo delle politiche comunitarie in campo energetico e ambientale, sviluppatesi negli ultimi decenni, è stato quello di contrastare i cambiamenti climatici e promuovere l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Attualmente l’Italia è coinvolta nel “Piano 20/20/20” nel quale si prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 20%, la riduzione del consumo di fonti primarie del 20% ed infine l’aumento del 20% della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, il tutto entro il 2020. L’ultimo obiettivo ha richiesto una specifica direttiva con impegni vincolanti per ogni paese, la 2009/28 CE. Per adeguarsi a tali norme appare fondamentale sia migliorare l’efficienza energetica dei sistemi, anche mediante lo sviluppo di nuove tecnologie, sia diversificare il più possibile le fonti energetiche. Tali principi dovranno essere applicati in particolare nella progettazione
degli edifici che, come dimostrato in numerosi studi [1], sono responsabili dei due terzi del consumo di energia elettrica e di un terzo delle emissioni di gas serra. Negli ultimi anni anche in Italia si è assistito ad un miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, almeno per quanto riguarda le nuove costruzioni, in parte attribuibile all’entrata in vigore del decreto legislativo 19 agosto 2005 n°192 e s.m.i. con il quale è stata attuata la direttiva comunitaria 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia. Tuttavia, sia in Italia che negli altri paesi ci si è focalizzati quasi esclusivamente sugli aspetti inerenti gli impianti di riscaldamento e raffrescamento trascurando diversi settori, tra i quali spicca quello legato all’uso e alla gestione dell’acqua. Occorre evidenziare che circa il 60% dell’acqua fornita agli edifici viene riscaldata, utilizzata come acqua calda e successivamente
scaricata nel sistema fognario. La perdita di energia termica attribuibile alle acque reflue è pari al 15% dell’energia termica complessivamente fornita all’edificio, tale valore può salire sino al 30% negli edifici ben coibentati a basso consumo [2]. In molti paesi si sta cercando di recuperare l’energia idrotermica contenuta nelle acque reflue attraverso l’ausilio di impianti (i cui elementi principali sono gli scambiatori e le pompe di calore) [3][4][5] che consentono la climatizzazione degli edifici. Alla luce di queste osservazioni sarebbe opportuno rivisitare il concetto di acque reflue, non considerandole più esclusivamente come un prodotto di scarto, ma come una fonte di energia termica rigenerabile e pulita che può essere riutilizzata per il raffrescamento e il riscaldamento degli edifici [4]. Gli esempi di installazioni di tecnologie di questo tipo sono molteplici
FIG.1: SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DEGLI IMPIANTI PER IL RECUPERO DEL CALORE DALLE ACQUE REFLUE
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TECNOLOGIE
Recupero di energia termica dalle acque reflue
TECNOLOGIE
Recupero di energia termica dalle acque reflue LE TECNOLOGIE
FIG.2: COLLETTORE FOGNARIO CON INTEGRATO UNO SCAMBIATORE DI CALORE
(HTTP://WWW.KASAG.CH) in tutto il mondo da oltre 30 anni. Nel 1987 il gestore delle fognature della Città Metropolitana di Tokyo costruisce un impianto che sfrutta il calore delle acque in uscita dal depuratore di Ochiai per la climatizzazione degli uffici amministrativi [5]. A partire dal 1993 l’Ufficio Federale Svizzero dell’energia (UFE) si propose l’obiettivo di sviluppare e diffondere queste tecnologie facendo diventare la Svizzera, come affermato da Schmid [3], la pioniera nel campo internazionale del recupero del calore dalle acque reflue. Recentemente in Cina queste tecnologie sono state inserite in modernissimi edifici come ad esempio la stazione dei treni di Pechino, inaugurata nel 2008. In Canada, a Vancouver nel 2010 venne implementato il primo sistema di recupero del calore dalle fognature in nord America e nel maggio del 2012 è stato inaugurato a nord della città il primo impianto capace di riscaldare 60 appartamenti che costituiscono il complesso “seven35”. L’idrotermia da acque reflue è diffusa anche in Europa, ne sono un valido esempio gli impianti situati a valle dei depuratori di Oslo e Zurigo [3].
Il recupero del calore dalle acque reflue può avvenire secondo tre approcci: a scala locale (edificio), a scala intermedia (collettore), a larga scala (a alle del valle depuratore); ciò è possibile perché, come evidenziato dalla teoria elaborata da Frijns e Hofman [6] le acque reflue sono un vettore di energia che nasce negli edifici e termina a valle del depuratore. Gli usuali sistemi di recupero del calore su scala domestica sottraggono calore dalle acque di scarico (dalle docce, lavatrici, lavastoviglie e lavabi) e lo utilizzano per preriscaldare l’acqua calda sanitaria [4]. Nei Paesi Bassi in alcune nuove aree residenziali sono stati applicati degli scambiatori di calore sotto le docce che hanno portato ad un risparmio di circa il 30-40% del gas usualmente utilizzato per riscaldare l’acqua in maniera convenzionale [6]. Su scala intermedia le tecnologie esistenti sono due: una prevede l’installazione di uno scambiatore di calore direttamente sul fondo del collettore, l’altra la deviazione di una parte della portata in un serbatoio esterno nel quale è collocato lo scambiatore di calore. Il recupero energetico su larga scala usualmente viene effettuato sull’acqua trattata in uscita dal depuratore. La quantità di calore sottraibile dall’effluente è maggiore rispetto a quella estraibile dalle acque reflue, dove un eccessivo raffreddamento potrebbe compromettere l’efficienza del processo di depurazione. Gli elementi essenziali da dimensionare in un sistema di recupero di calore dalle acque reflue sono lo scambiatore e la pompa di calore. Gli scambiatori di calore possono
FIG.3: SCAMBIATORE DI CALORE COLLOCABILE SUL FONDO DI COLLETTORI FOGNARI ESISTENTI (HTTP://WWW.UHRIG-BAU.DE; HTTP://WWW.UNITRACC.COM)
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essere classificati in base a diversi criteri tra i quali: il processo di scambio termico, il rapporto tra la superficie di scambio e il volume, le configurazioni del moto dei fluidi, la geometria costruttiva ed il meccanismo prevalente di trasmissione del calore. I parametri progettuali fondamentali sono: la portata e la temperatura delle acque reflue, la differenza di temperatura del refluo a monte e a valle dello scambiatore, la geometria del collettore e dello scambiatore, la viscosità del refluo, le velocità dei fluidi nello scambiatore, la resistenza allo scorrimento causata dalla formazione del biofilm, il coefficiente di trasferimento del calore e dall’area di scambio termico. La principale problematica che coinvolge l’utilizzo di scambiatori di calore in campo fognario è la formazione di biofilm sulla parete dello scambiatore [2]. Il biofilm comporta una riduzione dell’efficienza di scambio termico. Per ovviare a questa problematica molti scambiatori vengono progettati con una superficie di scambio termico sovradimensionata per compensare il ridotto coefficiente di trasferimento di calore. L’altro elemento essenziale è la pompa di calore le cui prestazioni energetiche sono valutate mediante il parametro COP (Coefficient of Performance). Il COP aumenta al diminuire del salto termico tra le due sorgenti e in Qian [7] si evidenzia che per temperature del refluo di circa 10°C il valore del COP varia tra circa 3.25 e 3.5 e che il suo valore aumenta di circa 0,3 ogni 2 °C di incremento della temperatura del refluo.
DIMENSIONAMENTO DEL SISTEMA La conoscenza della variabilità della portata e della temperatura delle acque reflue è il punto di partenza per il dimensionamento di un sistema di recupero del calore. Indagini sperimentali [8] hanno consentito di analizzare la variabilità sia della temperatura che della portata delle acque reflue nella città di Bologna. La figura 4 mostra le serie temporali relative al mese di ottobre dei tre parametri monitorati: portata, temperatura del
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Recupero di energia termica dalle acque reflue
T est [°C]
Portata [l/s]
1800
T int [° C]
30
Portata [l/s]
27
1600
24
1400
21
1200
18
1000
15
800
12
600
9
400
6
200
3
0
01/10
04/10
07/10
10/10
13/10
16/10
19/10
22/10
0
25/10
FIG.4: RAPPRESENTAZIONE DELL’ANDAMENTO DELLA TEMPERATURA DELL’ARIA ESTERNA (T EST), DELLA TEMPERATURA DEL REFLUO (T INT) E DELLA PORTATA (MEDIE ORARIE) REGISTRATE IN UN COLLETTORE DELLA RETE FOGNARIA DI BOLOGNA IN OTTOBRE [8]
1.75
1.50
Cq
1.25
1.00 0.75 0.50 0.25 0.00
A
B
C
D
E
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
Ora
FIG.5: VALORE MEDIO ORARIO DEI COEFFICIENTI DI VARIAZIONE DELLA PORTATA [8]
il
PER I CINQUE PUNTI DI MISURA
1.10 1.05
1.00 0.95 0.90 0.85
A
B
C
D
E
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23
Ora
· in cui: Qf rappresenta la potenza termica scambiata [kW]; ΔTF è la variazione di temperatura [°K]; cW è
Temperatura [°C]
2000
Ct
refluo e temperatura esterna, al fine di individuarne la dinamica nel tempo. Sia la portata che la temperatura interna mostrano un trend medio pressoché costante, sono invece ben visibili le fluttuazioni periodiche giornaliere. Risulta evidente che le variazioni di temperatura nel fluido sono maggiormente influenzate dalle variazioni di portata piuttosto che dalle variazioni di temperatura esterna. L’elaborazione dei dati raccolti ha consentito la creazione di curve di parametrizzazione della portata nera e della temperatura nelle 24 ore. La portata varia in ragione della dimensione del sistema fognario, con valori di picco del coefficiente giornaliero compresi tra 1,50 e 1,25 passando dai circa 12.000 abitanti (stazione A) a oltre 400.000 abitanti (stazione E). I valori minimi del coefficiente giornaliero assumono valori compresi tra 0,25 e 0,50. La temperatura del refluo mostra invece una variabilità giornaliera molto limitata con coefficienti, compresi tra 0,90 e 1,05, indipendenti dal numero di abitanti. La variabilità stagionale della temperatura risulta più evidente: si passa da temperature medie giornaliere del refluo di circa 20,9 °C in ottobre fino a circa 13,5°C in dicembre. La temperatura media mensile più bassa si registra in gennaio ed è pari a 14,9 °C. Noto il range di variazione di portata e temperatura verrà effettuato il dimensionamento di massima di un impianto per il recupero del calore. Il dimensionamento avviene fissando la temperatura in ingresso (Ti) e la portata reflua interessata (VF) ed è inoltre definita una condizione di temperatura all’uscita (Tu). Il problema consiste nella scelta di un appropriato scambiatore e nel suo dimensionamento, ossia nella valutazione della superficie di scambio (AS). La potenza termica cedibile dalle acque reflue (QF ), attraverso lo scambiatore, al fluido termovettore viene determinata mediante l’equazione di bilancio termico:
FIG.6: VALORE MEDIO ORARIO DEI COEFFICIENTI DI VARIAZIONE DELLA TEMPERATURA [8]
PER I CINQUE PUNTI DI MISURA
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TECNOLOGIE
Recupero di energia termica dalle acque reflue calore specifico del fluido [pari a 4,186 kJ/kg/°K]; ρW è la densità [pari a 1 kg/l]; VF è la portata [l/s]. Risulta evidente dunque che, per aumentare la potenza disponibile, occorre aumentare la portata oppure ottenere una differenza di temperatura più elevata. Si ipotizza che l’impianto di recupero del calore sia alimentato da una portata di 2 l/s (portata reflua generata da circa 800-1000 abitanti equivalenti). Le acque entreranno nello scambiatore alla temperatura di 14,9 °C e usciranno alla temperatura di 8 °C; la variazione di temperatura sarà dunque pari a 6,9 °C. La potenza termica ricavabile dalle acque reflue risulta essere 58 kW, con essa, mediante la formula seguente, si è stimata la superficie di scambio termico in uno scambiatore a fascio tubiero. In cui: AS è la superficie di scambio termico in m2; ΔTm è la differenza di temperatura tra le acque reflue e il fluido termovettore in ingresso e uscita dallo scambiatore di calore in °K; L è la lunghezza dei tubi [m]; N è il numero di tubi [m]; di è il diametro dei tubi, determinato a priori dalle specifiche degli scambiatori, assunto pari a 20 mm; k è il coefficiente globale di scambio termico [W/m2 °K]. La valutazione del coefficiente globale di scambio termico può essere effettuata in base alla conoscenza dei coefficienti di scambio termico esterno e interno, calcolabili mediante le appropriate correlazioni di convenzione e della resistenza di fouling. Il valore di conducibilità adottato per acque reflue è pari a 850 [W/m2 °K] come misurato da Schilperoort ed altri [9]. L’area della superficie di scambio ottenuta è pari a 9,9 m2; cautelativamente si è deciso di incrementarla del 50% per tener conto della riduzione di efficienza a causa della formazione del biofilm, ottenendo un’area di scambio effettiva pari a 14,8 m2. Considerando una lunghezza dei tubi lunghi 3 metri, nello scambiatore a fascio tubiero ne saranno necessari 79. La potenza cedibile dalla pompa all’impianto di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria · (QED) è pari alla somma della poten-
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za termica ricavabile dal fluido ter· movettore ( Qf ) con il lavoro esterno da fornire alla pompa di calore · mediante energia elettrica ( Lf ). Il · · rapporto tra QED e Lf fornisce il COP, posto nel caso in esame (pompa di calore acqua-acqua) pari a 4. Il lavoro esterno da fornire alla pompa di calore mediante l’energia elettrica è risultato pari a 19 kW e la potenza cedibile dalla pompa all’impianto di riscaldamento e di produzione acqua calda sanitaria pari a 77 kW, corrispondenti a circa 674 MWh/anno. Dal confronto delle capacità dell’impianto con un edificio tipo (palazzina ad uso residenziale composta da 12 unità immobiliari localizzata a Bologna (2259 GG), zona climatica E, dotata di un impianto termico centralizzato con contabilizzazione del calore per ogni U.I., superficie utile energetica di circa 759 m2, con un indice corrispondente di prestazione energetica pari a 62,28 kWh/m2 anno, classificabile come edificio di categoria C) emerge la possibilità di riuscire a soddisfare il fabbisogno di energia per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanitaria di 14 edifici. ■
GLI AUTORI SARA SIMONA CIPOLLA sara.cipolla@unibo.it Laureata in Ingegneria Civile Idraulica nel 2011. Attualmente PhD student in Scienza e Tecnologia dell’Acqua presso il Dipartimento D.I.C.A.M. dell’Università di Bologna. Si occupa di modellazione numerica nel campo dei sistemi idraulici urbani. L’attività di ricerca è incentrata sui sistemi di recupero di calore dalle acque reflue.
SIMONE DI DOMENICO didomenicosimone@gmail.com Laureato in Ingegneria Civile Idraulica nel 2010. Specialista nel settore dell’ottimizzazione energetica e funzionale delle stazioni di sollevamento fognario presso Sulzer Pumps Wastewater Italy Srl.
MARCO MAGLIONICO marco.maglionico@unibo.it Ricercatore dell’Università degli Studi di Bologna presso il Dipartimento D.I.C.A.M. dove insegna Costruzioni Idrauliche Urbane. L’attività di ricerca è rivolta sia agli aspetti idraulici che di qualità delle acque dei sistemi idraulici urbani.
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Automazione di un bacino di raccolta di Agostinelli Vittorio - Panasonic Electric Works Italia Alessandro Maulini - Maulini srl
I
l telecontrollo del consorzio di bonifica Tevere Nera garantisce l’irrigazione di una vasta area di terreni che si estende fino al viterbese. La progettazione e lo sviluppo del software di automazione sono stati svolti da Maulini di Terni, attiva nel settore dell’automazione e termoregolazione degli impianti, mentre Vivilux di Terni, manutentrice dell’impianto, ha curato l’installazione elettrica. L’impianto si compone di una stazione di pompaggio, che viene idraulicamente alimentata da una derivazione della condotta della centrale idroelettrica di Baschi, alimentata, a sua volta, dall’invaso della diga di Corbara. L’acqua viene pompata all’interno di un bacino della capacità di 30000 m3, posto a circa 4 km dalla stazione di pompaggio. Prima dell’impianto di automazione il processo di riempimento del bacino veniva gestito manualmente con notevoli perdite di tempo ed aggravio di costi. Nella postazione del bacino è stato installato un PLC Panasonic della serie FP0R, collegato a 4 sensori di livello e tramite presa seriale, ad un radio modem ERE in banda VHF tramite il quale vengono trasmessi i dati alla stazione di pompaggio posta ad oltre 4 km e non in portata ottica. I dispositivi di automazione a servizio del bacino sono alimentati da un pannello fotovoltaico e batterie. Con tale soluzione si è evitato l’allaccio alla rete elettrica, garantendo il funzionamento anche per assenze prolungate di luce solare. Nella stazione di pompaggio è stato installato un PLC Panasonic della serie FPX con espansioni digitali, analogiche e di comunicazione dati. È stato installato un ulteriore radio modem ERE in banda VHF per lo scambio dati con il bacino ed un modem GSM tramite il quale vengono inviati i vari sms di guasto e dei vari stati di funzionamento dell’impianto. La partenza della pompa di alimentazione, della potenza di 175 Kw elettrici, avviene quando il PLC riceve il segnale di basso livello della vasca. La procedura di avvio pompa è, date le dimensioni idrauliche dell’impianto (portata di circa 900 metricubi/ora), lunga e complessa. Il PLC provvede alla chiusura della valvola
STAZIONE DI POMPAGGIO motorizzata posta a valle della pompa, apre il circuito di riempimento del tratto di condotta interessato e controlla lo stato di riempimento tramite un’analisi del trend della pressione. Una volta concluso il processo di riempimento, si apre la valvola motorizzata principale posta a monte della pompa. Dopo si apre la valvola della pompa e viene avviato il controllo delle casse d’aria. Tali casse, poste due sulla condotta di aspirazione e due su quella di mandata della pompa, consentono l’assorbimento di eventuali variazioni improvvise di pressione e per il loro corretto funzionamento deve essere assicurato che un volume
PLC PANASONIC SERIE FPX PER LA STAZIONE DI POMPAGGIO
QUADRO ELETTRICO STAZIONE DI POMPAGGIO
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Panasonic …
Automazione di un bacino di raccolta
VALVOLA LATO DIGA
PLC PANASONIC SERIE FP0R PER LA POSTAZIONE DEL BACINO
pari almeno alla metà della stessa sia pieno di aria. Solo dopo un determinato intervallo temporale di sicurezza e dopo un ulteriore tempo in cui il livello di aria nelle casse risulta sufficientemente stabile, viene avviata la pompa tramite un inverter.
Durante il funzionamento della pompa il PLC monitora la pressione paragonandola con quella statica, il regolare funzionamento dei compressori a servizio delle casse di aria, il flusso di acqua tramite misuratore di portata e le condizioni operative dell’inverter. Solo se tutti i parametri risultano normali viene mantenuta in esercizio la pompa fino al raggiungimento del riempimento del bacino. Durante il riempimento il PLC della stazione interroga con frequenza superiore il PLC del bacino. Qualora la comunicazione venisse a mancare tale frequenza viene aumentata sino a ristabilire un contatto con la stazione remota e solo nel caso in cui ciò non avvenisse, dopo un prestabilito numero di tentativi, la pompa viene arrestata dal PLC della stazione pompe. Una libreria verifica l’efficienza dei quattro galleggianti del bacino. In condizioni normali sono solo due quelli che governano il sistema, uno di basso livello per avviare la pompa e uno di livello pieno per arrestarla. Gli altri due, posti uno al di sopra di quello del riempimento (Troppo Pieno) e l’altro al di sotto di quello di basso livello (Livello Vuoto), vengono utilizzati dal PLC sia per verificare il corretto funzionamento di tutti i galleggianti, sia per garantire un funzionamento in totale sicurezza del sistema. ■
… Hans Brand
L’asta d’ascolto per prelocalizzare le perdite idriche
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tecnici addetti al monitoraggio delle reti possono usufruire del nuovo AquaTest T10, una combinazione tra geofono e asta d’ascolto che coniuga la tecnologia acustica Sewerin con un’incredibile facilità d’utilizzo ed uno speciale design ergonomico. Si tratta della prima asta d’ascolto Sewerin indipendente, ovvero in grado di funzionare senza l’aggiunta di un ricevitore esterno. Progettata per la prelocalizzazione delle perdite nelle reti idriche, si distingue per le sue soluzioni tecnologiche innovative, l’eccellente qualità del suono ed il suo comfort d’utilizzo. Il rumore in cuffia viene attivato con uno speciale sensore sensibile al contatto del pollice dell’operatore. I rumori rilevati vengono visualizzati sul display incorporato nel manico dell’asta. Nella versione con modulo radio SDR, l’asta d’ascolto viene impiegata con una cuffia radio digitale che consente di lavorare agilmente in campo senza l’intralcio dei cavi. L’elaborazione digitale del segnale elimina automaticamente interferenze e disturbi.
LA PRELOCALIZZAZIONE Quando una condotta in pressione perde, l’acqua fuoriesce dal punto di rottura e penetra nel terreno circostante. Le vibrazioni (rumori) generate dalla perdita si propagano attraverso il fluido e la tubazione stessa e possono essere percepite anche in punti accessibili della rete (ad es. valvole, saracinesche, fittings ecc.) molto distanti dal punto di rottura. La tecnologia acustica di alta qualità impiegata nell’asta AquaTest T10 le conferisce una sensibilità capace di captare addirittura il suono di perdite di entità minima. Per raggiungere facilmente anche punti d’ascolto a diverse profondità, è possibile avvitare sull’AquaTest T10 prolunghe di varie lunghezze tra l’asta d’ascolto ed il microfono. Scegliendo tra fino a 8 opzioni di filtri, l’operatore può personalizzare la banda di frequenze per ottimizzare i risultati acustici. Con l’AquaTest T10 l’auscultazione dei fitting diventa più rapida e semplice: lo speciale campo sensore consente di attivare e disatti-
vare a piacimento l’audio della cuffia con un semplice tocco del pollice, evitando così continui rumori di disturbo in cuffia durante la scansione. Sul display dell’asta viene visualizzato il livello di rumore minimo attuale e quello precedente, nonché l’intensità del rumore attuale. I livelli di rumore minimo vengono indicati con valori numerici, l’intensità del rumore attuale con un grafico a barre. Caratteristica utile per gli utenti meno esperti, in quanto li aiuta a capire se si stanno avvicinando o allontanando dalla perdita.
LOCALIZZAZIONE PERDITE E RICERCA ELETTROACUSTICA DI RETI INTERRATE L’AquaTest T10 consente non solo di prelocalizzare la perdita, ma anche di determinarne la posizione esatta. In questo caso la punta dell’asta viene sostituita con un treppiede che capta il rumore della perdita come un geofono. Auscultando sistematicamente il terreno a brevi intervalli, la perdita può essere localizzata con una precisione tale da permettere un intervento di scavo estremamente mirato. In abbinamento al sistema COMBIPHON® (un generatore di impulsi meccanici per far vibrare il tubo), l’AquaTest T10 diventa un cercatubi/cercaservizi anche per condotte non metalliche. Anche in questo caso bisogna auscultare sistematicamente la superficie del terreno a brevi intervalli: più l’operatore si avvicinerà alla tubazione vibrante, più aumenterà il volume del rumore. Una volta raggiunta l’intensità massima del rumore, l’operatore si troverà esattamente sopra la condotta.
RED DOT DESIGN AWARD Nella passata edizione del “Red dot award: product design” l’AquaTest T10 ha ricevuto uno degli ambiti premi assegnati da una giuria di 30 membri. Insignito di una “menzione d’onore”, ha convinto la giuria grazie alle sue soluzioni tecnologiche innovative ed il design funzionale. Sono state apprezzate particolarmente le sue linee ergonomiche che gli conferiscono un’ottima presa e combinano un design moderno con un elevato grado di funzionalità e praticità. Il suo preciso bilanciamento permette all’operatore di utilizzare l’asta anche per un periodo prolungato senza affaticarsi. ■
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CAPRARI
Certificazione BS OHSAS 18001 A
lle già presenti e consolidate certificazioni dei sistemi di gestione aziendale per la qualità (ISO 9001) - delle sedi in Italia e all’estero - e per l’ambiente (ISO 14001), Caprari ha aggiunto un ulteriore tassello verso il miglioramento ottenendo, lo scorso 12 ottobre, la certificazione BS OHSAS 18001 “Sistemi di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro”, da DNV Business Assurance, uno dei principali enti di certificazione indipendente a livello mondiale.
L’ottenimento di questa certificazione, oltre a riconoscere l’efficacia del sistema implementato ai fini della prevenzione e del miglioramento della qualità e produttività nei luoghi di lavoro, accentua la dimensione sociale della salute dei propri lavoratori. Inoltre, BS OHSAS rafforza la rilevanza giuridica della qualità delle relazioni, in conformità alle norme e alle leggi vigenti in tema di salute e sicurezza.
DAB PUMPS
Sistema integrato per la pressurizzazione idrica E
.sybox è il nuovo sistema integrato di DAB per la pressurizzazione idrica in ambiente domestico e residenziale. Non richiede alcun componente aggiuntivo per la sua installazione. È costituito da una pompa multistadio autoadescante, elettronica inverter di gestione, sensori di pressione e flusso, display LCD orientabile ad alta risoluzione ed un vaso di espansione integrato da 2 litri. Il motore raffreddato ad acqua, le carene protettive in ABS con funzione fonoassorbente, i piedini antivibranti e l’elettronica che modula i giri del motore in base alla pressione impostata (set point) ed alla portata richiesta, rendono e.sybox estremamente silenzioso ed esente da vibrazioni, ideale per l’installazione dentro le mura domestiche, anche in spazi angusti senza un elevato ricambio d’aria. E.sybox è versatile poichè può
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essere installato sia in verticale che in orizzontale, è compatto perché salva il 30% di spazio rispetto ad un sistema tradizionale. Rende più semplice ed agevole il lavoro agli installatori e agli utilizzatori, grazie all’estremo comfort. Anche la manutenzione è agevole grazie alla soluzione progettuale del vano tecnico che permette, aprendo lo sportello, di accedere al vaso di espansione, all’albero rotore ed al secondo tappo di carico. In questa area sono inoltre alloggiati tutti gli attrezzi utili sia per la prima installazione che per la manutenzione, come la guida utente o lo strumento realizzato per estrarre più facilmente la cartuccia della valvola di non ritorno. È inoltre dotato di dispositivo wireless per facilitare la creazione di gruppi di pressurizzazione e per la connettività con altri dispositivi DAB.
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Elettropompa monovite sommergibile F
aggiolati Pumps, da oltre 25 anni, progetta e produce elettropompe sommergibili per acque reflue di qualsiasi natura. Propone oggi una nuova gamma di pompe a cavità progressiva e statore flottante: si tratta di macchine sommergibili idonee a pompare liquidi altamente viscosi, densi o carichi. La serie “monovite sommergibile” si rivolge all’industria alimentare, a quella cartaria, a quella del cemento, dei trattamenti acque e, in generale, trova applicazione ovunque si riscontrino dei limiti all’utilizzo di una pompa centrifuga. La costruzione robusta e compatta fa di questa macchina la soluzione
ideale per applicazioni gravose dove sia richiesta anche una buona versatilità nell’installazione. Le pompe sono fornibili, su richiesta, in una ampia gamma di materiali di costruzione. I materiali utilizzati sono: • carcassa motore e statore in ghisa EN-GJL-250 • girante monovite in acciaio inox AISI 304L • statore flottante in gomma NBR • tenute meccaniche: superiore in grafite/ceramica, inferiore in carburo di silicio/carburo di silicio/nitrile • albero motore in acciaio inox AISI 420B.
ELETTROPOMPA MONOVITE SOMMERGIBILE
Dati tecnici
motor code
type P 2 (kW)
7007886 7007890
G409T1F1K02AAH G409T1F2K02AAH
2,8
I (A) R.P.M.
5,4
1350
performances Power supply
Q (m 3/h)
3ph 400V50Hz
H (m)
2,8
DN
3,4
4,5
5
5,6 7,6 mm
40
33
26
18 6,2
30,5
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8
1,3
Weight
50 39
kg
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GRUNDFOS POMPE ITALIA
Pompaggio di acque reflue senza compromessi C
on la nuova girante S-tube, Grundfos stabilisce nuovi standard di progetto per pompe per acque reflue. La S-tube offre un’efficienza idraulica elevata poiché priva di spigoli, zone morte, funzioni di taglio o costruzioni alternative che potrebbero favorire intasamenti. Inoltre la nuova girante offre un innovativo sistema brevettato di tenuta a labirinto. Una pompa per acque reflue deve soddisfare due proprietà apparentemente contraddittorie: essere il più efficiente possibile e pompare liquidi contenenti parti solide, detriti e fibre, evitando gli intasamenti. Il trattamento delle acque reflue rappresenta una sfida anche perché la concentrazione del contenuto solido varia nel tempo. Allo stesso modo, anche il consumo di acqua tende a diminuire. La S-tube affronta queste sfide, eliminando il
tradizionale compromesso tra efficienza idraulica e passaggio libero che la continua variazione della composizione delle acque reflue solitamente pone. Un nuovo metodo, unico nel suo genere di bilanciamento della girante, garantisce minori vibrazioni e rumore. Un funzionamento semplice e silenzioso rende più duratura la vita di cuscinetti, tenute meccaniche e altri componenti. Il design idraulico assicura una minore usura abrasiva e migliora le capacità anti-intasamento, riducendo i costi nel tempo. La girante S-tube è stata sviluppata sulla base di un’ampia esperienza e know-how degli impianti idraulici. L’ampio programma di prova sul campo è stato condotto in sistemi di trattamento e raccolta delle acque di scarico in molti paesi del mondo, senza registrare incidenti di intasamento.
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GRUPPO ATURIA
In gruppo per un miglioramento costante
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ruppo Aturia rappresenta l’integrazione di cinque aziende che operano nel campo delle pompe per i sistemi idrici, servizi domestici ed industriali: • Aturia che opera dal 1927 nel settore delle pompe centrifughe, specializzata in particolare nelle elettropompe sommerse • Rotos specializzata in pompe per l’industria, sistemi di distribuzione idrica e di processo • Marelli attiva in tutti i settori dell’industria • Audoli & Bertola e Aris Chiappa che si con-
centrano nella produzione di pompe verticali. Gruppo Aturia oggi ha una vasta gamma di pompe per varie applicazioni ed i suoi prodotti sono suddivisi in quattro linee: • linea blu: pompe sommerse con idrauliche semi-assiali e radiali • linea verde: pompe monoblocco, In-Line, monostadio DIN 24255, multistadio, a casa divisa e pompe verticali • linea gialla: pompe ISO 2858-5199 per l’industria chimica, pompe API 610 di processo, pompe a trascinamento magnetico • linea rossa: sistemi di pompaggio antincendio FM Approvals. Il gruppo si sviluppa in tre unità specializzate: Gessate (MI) Head Quarter del Gruppo, Taglio di Po (RO) per le pompe a trascinamento magnetico e Torino per i sistemi di pompaggio per impianti antincendio. Ogni unità è equipaggiata con una moderna sala prove. Il suo impegno verso il miglioramento continuo della qualità è stato riconosciuto dal Lloyd’s Register con la certificazione del “Sistema Qualità” ISO 9001:2008.
ROVATTI POMPE
Pompe adatte a liquidi aggressivi R
ovatti Pompe, impegnata in un attivo programma di ricerca e sviluppo ad ampio raggio che focalizza l’attenzione su innovazioni tecnologiche, processi produttivi e nuovi materiali, ha sviluppato la serie Extreme, gamma di pompe adatta ad applicazioni estreme per il pompaggio di liquidi particolarmente aggressivi.
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Tali prodotti, realizzati interamente in microfusione di acciaio inox AISI 316, sono stati progettati e sviluppati con l’obiettivo di trattare in piena efficienza e sicurezza liquidi altamente corrosivi in contesti industriali e civili di ogni genere. L’assenza di punti di saldatura e lo spessore di tutti i componenti idraulici conferiscono a queste pompe una perfetta resistenza alla corrosione e all’usura, rendendole affidabili in particolar modo per applicazioni nelle quali sia richiesto il trattamento di fluidi che differiscono dall’acqua pulita. Il processo di microfusione dell’acciaio rifinisce le superfici dei componenti in contatto con il liquido pompato incrementandone l’efficienza idraulica. Numerose pompe Extreme sono già installate in impianti ad osmosi inversa, centrali acquedottistiche, industrie chimiche e strutture per applicazioni marine. La molteplicità dei modelli costruttivi (elettropompe sommerse radiali e semiassiali da 8” a 14”, pompe ad asse verticale, elettropompe multistadio di superficie), il vasto range prestazionale sia per portate che per prevalenze e la semplicità di manutenzione, fanno di queste pompe la perfetta soluzione per garantire prestazioni d‘eccellenza e massima affidabilità.
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Risparmio fino al 50% nel pompaggio di reflui fognari Nuova serie di elettropompe F sommergibili ZENIT
lygt Experior è un sistema focalizzato sul complesso dei componenti di una stazione di pompaggio di reflui fognari. Gli elementi fondamentali su cui si basa sono: efficienza idraulica ed inintasabilità, motori ad alta efficienza energetica e SmartRun, sistema intelligente di gestione delle stazioni di pompaggio con funzionamento a velocità variabile. Le pompe Flygt con idraulica N, oltre a offrire risparmi energetici fino al 25%, mantengono nel tempo la loro efficienza e offrono alte prestazioni sia per rendimento sia per auto pulizia e inintasabilità. Flygt ha sviluppato inoltre un’ulteriore evoluzione dell’idraulica N per le pompe di minore potenza: l’idraulica N Adattiva che, con una girante che in caso di necessità scorre assialmente verso l’alto, garantisce l’inintasabilità anche per i suoi modelli meno potenti. Per quanto riguarda i motori, solo prodotti con motori elettrici con qualità Premium (che soddisfano o superano lo standard IEC 60034-30) rientrano nella categoria Flygt Experior. Quest’ultima propone anche motori con tecnologia LSPM, con magneti semipermanenti che si avviano in linea, come i normali motori ad induzione, raggiun-
FLYGT EXPERIOR
L
COMPONENTI PRINCIPALI DI FLYGT EXPERIOR: IDRAULICA DELLE POMPE, EFFICIENZA DEI MOTORI, CONTROLLO DEDICATO SMARTRUN gendo efficienze che superano quella Premium anche del 4%. SmartRun è un controllo intelligente per stazioni di pompaggio di acque reflue. È realmente plug&play, ossia con tutti i settaggi specifici pre-caricati e con la programmazione già preimpostata. Riduce il consumo energetico del 30% in confronto ad un controllo on/off ed è in grado di ridurre i costi di manutenzione grazie alle funzioni pre-impostate di pulizia del pozzetto, tubazioni e pompa. La pompa N consente un risparmio del 20-30% in relazione all’utilizzo ed al ciclo operativo, l’efficienza Premium del motore dà un 2-6% con minime variazioni e il controllo SmartRun contribuisce con un altro 10-70% di risparmio. Grazie alla combinazione dei tre elementi, il risparmio di Flygt Experior, per una stazione di pompaggio di acque reflue di tipo duplex con pompe tradizionali con girante a canale e controllo di tipo on/off, prevalenza statica pari alla metà della prevalenza totale, si sono considerate le seguenti percentuali di risparmio: pompa N: -25%; efficienza Premium del motore: 4%, controllo SmartRun: - 30%. Si ha quindi un risparmio totale = 100 x (1-0.75 x 0.96 x 0.7) = 50%
a serie UNIQA presentata da Zenit nasce per rispondere a due criteri: efficienza energetica ed elevati rendimenti idraulici. I motori, con potenze rese da 4 a 200 kW, sono stati progettati facendo riferimento alla normativa CEI EN 60034/30 con l’obiettivo di raggiungere la classe di efficienza Premium (IE3) e possono lavorare in servizio continuo S1 in acqua fino alla temperatura di 60°C, nel rispetto dei valori riferiti alla classe “NEMA A”. Tutte le componenti idrauliche, con girante Vortex e Canali, sono progettate per ottenere alte prestazioni con elevata efficienza idraulica ed ampi passaggi liberi, mai inferiori a 80 mm. Il sistema di tenuta, che utilizza due tenute meccaniche contrapposte inserite in una camera ad olio ecologico ed un V-ring esterno, assicura un funzionamento continuo e regolare. Per le applicazioni fuori vasca un sistema brevettato consente di mantenere la temperatura del motore entro bassi valori grazie ad un circuito chiuso a ricircolo interno, con il glicole utilizzato per il raffreddamento costantemente separato dal refluo in modo da garantirne prestazioni costanti. UNIQA si presenta come prodotto di punta della gamma di elettropompe sommergibili Zenit ed è in grado di rispondere alle esigenze di progettisti ed installatori che lavorano nel settore della depurazione. ■
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SERVIZI PUBBLICI LOCALI
Hera fra crescita e territorio La consegna a Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente di Hera, del Premio Manager Utility 2012 per la sezione Servizi Pubblici Locali, assegnato agli operatori del settore utility che si sono distinti per il contributo dato allo sviluppo del sistema, è stata l’occasione per rivolgere alcune domande sulle ultime operazioni finanziarie del Gruppo. Tra queste l’ingresso nel suo capitale azionario di Fondo Strategico Italiano.
D
TOMASO TOMMASI DI VIGNANO, PRESIDENTE DI HERA
■> Nelle motivazioni
del premio si sottolinea l’importanza dell’aggregazione fra Hera e AcegasAps. Quali gli obiettivi di questo progetto industriale? È la naturale prosecuzione del cammino di crescita che in questi 10 anni ha caratterizzato Hera, realtà che ha raccolto attorno al medesimo progetto oltre 15 multiservizi del territorio. L’obiettivo finale è riuscire ad accrescere i livelli di servizio e investimento in un contesto competitivo e normativo in profondo mutamento, in cui per essere efficaci ed efficienti è sempre più importante poter contare su sinergie, risorse e condivisione di know-how.
■> Con l’aggregazione il Gruppo
Hera diventa la seconda multiutility italiana. Quanto è importante l’elemento dimensionale per competere sul mercato e fronteggiare il crescente interesse degli operatori esteri verso il nostro Paese? È certamente di grande rilevanza, soprattutto in un Paese in cui la frammentazione dei servizi pubblici locali risulta ancora a livelli insostenibili. Tuttavia le dimensioni non sono tutto. Innanzitutto perché le aggregazioni, per produrre effettivamente valore, devono funzionare, sia a livello di governance che di integrazione operativa. Inoltre, perché anche con dimensioni crescenti, nel settore, rimane strategico presidiare le relazioni con cittadini, enti e istituzioni del territorio, in una logica di sostenibilità non solo economica, ma anche ambientale e sociale.
■> L’operazione quale impatto ha
sullo scenario italiano del settore? Anche, ma non solo, in considerazione del prossimo avvento delle
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SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
SERVIZI PUBBLICI LOCALI
gare gas, nel settore esiste già una certa consapevolezza sulle necessità di consolidamento. L’aggregazione fra Hera e AcegasAps, anche in considerazione del prossimo coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, attraverso Fondo Strategico Italiano, che entrerà nell’azionariato con una quota importante, credo confermi la validità di un modello. Quello di una realtà che persegue dimensioni di assoluto rilievo, producendo efficienza e qualità dei servizi, ma confermando il controllo pubblico e lo sforzo di mantenere forte il radicamento territoriale.
■> Acegas è presente, attraverso
società controllate, anche nei Paesi dell’Est Europa. Il Gruppo Hera ora guarderà anche a questi nuovi mercati? Valuteremo ogni opportunità con attenzione. I nostri sforzi però prima di tutto saranno concentrati sul mercato domestico e sull’estrazione di valore dall’integrazione di AcegasAps, al fine di raggiungere gli obiettivi di redditività e servizio indicati nel Piano Industriale al 2016.
■> L’internazionalizzazione
è una delle strade per realizzare il consolidamento operativo delle società. È possibile immaginare le utility italiane competere sui mercati europei? L’intero settore ha di fronte a sé un cammino di efficientamento e consolidamento significativo. Tutto dipenderà da come, e in che tempi, verrà percorso. Certamente oggi le dimensioni medie delle aziende sono ancora troppo poco rilevanti rispetto a chi sta di là dalle Alpi. In ogni caso, lo ribadisco, le dimensioni sono importanti, ma non sono tutto: in un mercato sempre più aperto, competitivo e con clienti sempre più consapevoli e informati, vincerà chi unirà a solidità ed efficienza la capacità di ascoltare e servire al meglio il cliente, privato o azienda che sia, preservando le risorse circostanti.
■> Il Gruppo Hera è stato
protagonista di un’altra importante operazione finanziaria: l’ingresso tra i suoi azionisti del Fondo Strategico Italiano Spa (FSI). Ci spiega la portata di questa
operazione sotto il profilo finanziario? Premettendo che l’equilibrio finanziario di Hera è già oggi su buone posizioni, le risorse iniettate da FSI ci serviranno per cogliere eventuali altre opportunità di sviluppo, mantenendo la posizione finanziaria fra le migliori del settore.
■> L’operazione quali prospettive
apre al Gruppo Hera? Al di là delle considerazioni di tipo finanziario, l’ingresso di un azionista così qualificato come FSI, con una logica d’investimento di lungo periodo, porterà senz’altro un importante contributo alla qualità della governance e delle strategie che andremo ad elaborare. Unendo le risorse finanziarie, con l’apporto di ulteriori conoscenze e professionalità, credo che l’arrivo di FSI ci consentirà di proporci con ancora maggior forza come piat-
taforma aggregante e punto di riferimento nei servizi pubblici locali del Paese.
■> Operazioni come questa quanto
sono importanti per il rilancio del settore, in un panorama fortemente condizionato dalla crisi finanziaria? La situazione di estrema difficoltà congiunturale che stiamo attraversando ormai da oltre 5 anni, ci insegna, casomai ce ne fosse il bisogno, quanto sia importante un uso sempre più razionale delle risorse, economiche e ambientali. Credo che la nostra operazione contribuirà al rilancio complessivo del settore nella misura in cui saremo capaci, grazie anche all’allargamento di perimetro, di gestire sempre meglio le risorse date, migliorando la qualità dei servizi e dell’ambiente che ci circonda. Per noi la vera sfida è questa e siamo determinati a vincerla. ■
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
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SPERIMENTAZIONE
La gestione associata del sottosuolo Avviato dal Laboratorio Sottosuolo di Regione Lombardia il progetto per la sperimentazione G associata degli Uffici del sottosuolo. L’iniziativa, la prima in Italia, coinvolge sei Comuni della provincia di Milano (Melzo, Inzago, Vignate, Truccazzano, Liscate, Bellinzago Lombardo) che delegheranno le rispettive funzioni in materia a una nuova struttura sovracomunale gestita da CAP Holding. ■ di Giuseppe Stabile
L’
accorpamento di funzioni e servizi degli enti locali è da tempo al centro del dibattito politico. A spingere in questa direzione sono i vantaggi collegati alla gestione associata da parte di più entità locali dei servizi erogati singolarmente, vantaggi sia in termini di una migliore erogazione ai cittadini, sia di risparmi per le casse dello Stato. Un indirizzo operativo finora solo incentivato, ma divenuto obbligatorio con l’emanazione del decreto legge 95/2012, convertito in legge lo scorso agosto (L.135/2012 Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica). In un’ottica di contenimento della spesa pubblica, l’articolo 19 della L.135/2012 interviene sulle funzioni fondamentali dei Comuni, prescrivendone la gestione associata obbligatoria per le realtà con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti (3.000 se appartengono a comunità montane). Tra le funzioni soggette ad esercizio associato sono compresi i servizi territoriali, come la raccolta riciclo e smaltimento dei rifiuti, i trasporti pubblici, i servizi sociali, la pianificazione urbanistica ed edilizia e la pianificazione territoriale. Dall’elenco resta fuori, però, l’organizzazione e la gestione del sottosuolo. Su questo tema, invece, molto avanti si è spinta la Regione Lombardia, che ha avviato una sperimentazione per la gestione associata degli Uffici del sottosuolo.
IL CONTESTO Il progetto, il primo in Italia in questo campo, è il compimento di un processo di razionalizzazione delle attività connesse alla gestione della risorsa sottosuolo che la Regione Lombardia ha avviato da tempo. Già 10 anni fa, con la Legge regionale 26/2003 (Disciplina dei servizi locali di interesse economico generale), anch’essa un’innovazione nel panorama italiano, la Regione affrontava e regolava in modo unitario i servizi di pubblica utilità, disciplinando l’utilizzo del sottosuolo e fissando i criteri per la realizzazione delle infrastrutture dei sottoservizi. Con la stessa legge inoltre venivano specificate le funzioni dei Comuni in merito, quali la redazione dei PUGSS (piano urbano generale dei servizi nel sottosuolo), il rilascio delle autorizzazioni per gli interventi sui sottoservizi, la mappatura e la georeferenziazione dei tracciati delle reti sotterranee. Negli anni, a questo provvedimento si sono succeduti altri interventi normativi, che hanno aggiornato i contenuti e dato piena attuazione al dettato legislativo (ad esempio il regolamento regionale 6/2010, che espone i criteri per la redazione dei PUGSS e per la mappatura delle reti sotterranee e le indicazioni per la costituzione degli Uffici del sottosuolo). L’ultimo è la Legge regionale 7/2012 (Misure per la crescita lo sviluppo e l’occupazione) che, oltre a riaffermare l’obbligo per i Comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti di isti-
tuire/individuare un Ufficio unico per gli interventi nel sottosuolo, impone di costituire un catasto del sottosuolo. In questo quadro si inserisce la sperimentazione promossa dalla Direzione generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione Lombardia (DG AESS), e in particolare dal Laboratorio Sottosuolo, con la partecipazione di Anci Lombardia (Associazione nazionale dei Comuni italiani) ed Éupolis Lombardia (Istituto superiore per la ricerca, la statistica e la formazione di Regione Lombardia), che coinvolge sei Comuni della provincia di Milano (Melzo, Inzago, Vignate, Truccazzano, Liscate, Bellinzago Lombardo), per una popolazione complessiva di circa 52.000 abitanti. La sperimentazione nasce in un contesto caratterizzato da obiettive criticità che finora hanno ostacolato i Comuni, in particolare i più piccoli, nel tentativo di organizzare le attività legate al sottosuolo: la difficoltà a pianificare e a programmare gli interventi con i gestori dei sottoservizi e la mancanza di competenze specializzate e di risorse economiche idonee per gestire in autonomia l’Ufficio del sottosuolo. Il progetto dunque si pone l’obiettivo di superare tali criticità, attraverso un modello di gestione innovativo sia dal punto di vista tematico sia organizzativo, e al tempo stesso di valutare l’effettiva convenienza economica dei servizi erogati in forma associata rispetto a quelli erogati in forma autonoma.
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SPERIMENTAZIONE
La gestione associata del sottosuolo UN MODELLO INNOVATIVO Il modello organizzativo prevede che i Comuni, come già stabilito dal Regolamento Regionale 6/2010, conferiscano tutte o parte delle attività di competenza dell’Ufficio del sottosuolo alla nuova struttura sovracomunale, che sarà gestita da una delle public utility operanti sul territorio interessato alla gestione associata, nel caso specifico CAP Holding, società a capitale pubblico partecipata dagli enti locali e principale azienda del servizio idrico integrato delle province di Milano e Monza-Brianza. Pertanto, l’Ufficio del sottosuolo sovracomunale si occuperà per conto dei Comuni della redazione e della gestione dei PUGSS e fungerà da interfaccia per tutte le aziende che devono effettuare interventi sulle reti dei sottoservizi, provvedendo al rilascio dei pareri tecnici e delle autorizzazioni per l’esecuzione dei lavori e alla cronoprogrammazione e al coordinamento delle opere da effettuare in forma congiunta. L’Uf-
ficio si occuperà anche della ricognizione delle reti e delle infrastrutture esistenti e della gestione del sistema informativo territoriale integrato (SIT) dove confluiranno tutte le informazioni fornite dai Comuni e utili a comporre un quadro conoscitivo dei rispettivi territori, dati raccolti mediante la compilazione di un questionario che il Laboratorio Sottosuolo ha reso disponibile on-line grazie al contributo di Anci. A questo scopo CAP Holding metterà a disposizione il proprio data center e il proprio geodatabase dei sottoservizi per predisporre una piattaforma comune che consenta la gestione e la condivisione da postazioni remote dei dati relativi alle reti del ciclo idrico e a quelle gestite dalle altre public utility che operano nei Comuni coinvolti nella sperimentazione.
SPERIMENTAZIONE A 360° Ma il campo di indagine della sperimentazione non è limitato agli aspetti funzionali del modello proposto. Il progetto, infatti, per la cui
formalizzazione si attende solo l’emanazione a breve di un Decreto regionale, sarà importante anche per arrivare a definire le modalità organizzative ottimali di una gestione associata delle attività collegate al sottosuolo, definendo ruoli, responsabilità e modalità di rapporto tra i diversi soggetti interessati. Lo stesso per ciò che riguarda le procedure amministrative che consentano l’istituzione di un soggetto sovracomunale dedicato al sottosuolo, individuando sia la forma associativa più adeguata tra quelle previste dall’ordinamento italiano, sia le funzioni delegabili da parte dei Comuni, sia le modalità di conferimento delle deleghe. Per arrivare, infine, alla valutazione delle performance di funzionalità e di convenienza economica del modello adottato rispetto a una gestione autonoma, attraverso la definizione di indicatori, parametri e algoritmi per la determinazione dei costi per il conferimento dei singoli servizi (ad esempio costo unitario per abitante). ■
PROGETTO PILOTA
Un unico SIT per il Gruppo CAP Il nuovo Sistema Informativo Territoriale raccoglierà i dati georeferenziati delle reti G di acquedotto e fognatura di tutti i Comuni gestiti da CAP Holding e Amiacque nelle province di Milano e di Monza e Brianza. Progetto da 370mila euro, fase pilota in cinque comuni del Nord Est milanese.
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ta per concludersi il progetto pilota del Sistema Informativo Territoriale del Gruppo CAP, l’azienda pubblica impegnata nella gestione del servizio idrico integrato milanese e composta dalla capogruppo CAP Holding e dall’azienda di erogazione Amiacque. La fase pilota coinvolge Brugherio, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Bresso e Cologno Monzese, una zona nevralgica del territorio, per permettere di focalizzare le eventuali criticità del progetto di sviluppo del nuovo GIS aziendale. Lo scopo è creare un unico sistema informativo che raccolga i dati georeferenziati dei Comuni serviti da CAP nelle province di Milano e di Monza e Brianza, per monitorare costantemente lo stato delle reti di acquedotto e fognatura, programmare con efficacia gli interventi di manutenzione e ottimizzare la progettazione e la realizzazione degli investimenti. “Il cronoprogramma prevede il collaudo della fase pilota entro fine aprile e il completamento del sistema per fine anno”, spiega Michele Tessera, responsabile del settore IT & General Service di CAP, da cui dipende il neonato ufficio SIT e Cartografia che sta curando l’intera operazione. Il gruppo di lavoro opera in stretto contatto con i vari settori tecnici di CAP Holding e Amiacque, proprio per tarare al meglio il sistema sulle peculiarità del servizio idrico e sulle necessità operative di ingegneri, geometri e periti che quotidianamente garantiscono il funzionamento di acquedotti e reti fognarie. La responsabile dell’ufficio SIT e Cartografia, l’ingegnere Elena Cassia, spiega: “Il progetto è basato su tecnologie Autodesk, il software utiliz-
zato è autodesk map 3d, che con autodesk infrastructure map server consente di mettere in relazione dati di progetto e dati geospaziali in un unico database centralizzato ORACLE Spatial, e che permetterà al nuovo Sistema Informativo Territoriale di svolgere tutte le funzioni di cui i nostri settori tecnici hanno bisogno per gestire al meglio le reti. Sarà
anche possibile interagire con gli uffici in tempo reale e intervenire nella gestione dei dati direttamente sul campo grazie a palmari di nuova generazione”. La soluzione tecnologica scelta dal Gruppo CAP per la fruizione del dato in ambiente mobile prevede infatti l’uso di una piattaforma, compatibile sia con i principali browser web standard
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PROGETTO PILOTA
Un unico SIT per il Gruppo CAP Windows, Mac, Linux sia con i principali browser web mobile Ios e Android. Il risultato della tecnologia Webgis prescelta è un ambiente di consultazione multipiattaforma che a seconda del tipo di richiesta (da pc o da mobile) è interrogata attraverso l’utilizzo di un’interfaccia specifica. In particolare, per i tecnici di CAP Holding o di Amiacque che operano direttamente sul campo, sarà possibile la consultazione dei dati in tempo reale per garantire la continuità operativa. Il modello base per la gestione della rete di acquedotto prevede l’inserimento, l’elaborazione e la gestione di tutti i dati e oggetti relativi alla rete idrica, dalla condotta ai componenti (saracinesca, idrante, serbatoi, pompe) fino al singolo allacciamento. L’obiettivo è anche quello di consentire estrema flessibilità nel creare piani tematici diversi, per esempio per zona di pressione, copertura o anno di costruzione. Analogamente saranno inseriti, elaborati e gestiti tutti i dati della rete fognaria: collettori, pozzetti, manufatti speciali, punti e condotte di allacciamento, bacini versanti, fino alla creazione automatica delle carte tematiche dei danni e all’elaborazione e gestione dei dati delle ispezioni. ■
CONTATORI INTELLIGENTI E SENSORI CONDOMINIALI PER L’ACQUA Chiare, efficienti, trasparenti: le città intelligenti del nuovo millennio dovranno avere le stesse qualità dell’acqua. Ed è proprio l’innovazione nella gestione dell’acqua il cuore pulsante del progetto “S.IN.TE.S.I – Sistema Integrato Tecnologie Servizio Idrico”, ammesso dal MIUR con il bando per le Smart Cities. Il progetto è stato presentato dalla capofila SMAT e da CAP Holding, le due aziende pubbliche del servizio idrico integrato che operano rispettivamente a Torino e nelle province di Milano e Monza, in collaborazione con partner accademici come il CNR e il Politecnico e l’Università degli Studi di Torino, e partner industriali quali Telecom, Telit, Aethra, Telereading, Wirelab. La proposta di SMAT e CAP è quella che ha ottenuto il punteggio più alto tra i progetti relativi al servizio idrico integrato. La fase pilota prevede una prima sperimentazione in alcune aree strategiche dei due territori: a Torino e Settimo Torinese per i partner piemontesi; in otto Comuni del Milanese per i partner lombardi. Si tratta dei Comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Mon-
zese, Cinisello Balsamo, Rho, Rozzano, Pioltello, Settimo Milanese e Magenta. Proprio questi otto Comuni potrebbero essere quindi i primi a sperimentare i nuovi contatori intelligenti, che saranno installati nei condomini per informare i cittadini, attraverso appositi terminali video, non solo dei consumi idrici ma anche della qualità dell’acqua, della sua provenienza, delle eventuali interruzioni del servizio. Tra gli obiettivi, ridurre le perdite occulte, contenere i costi energetici e incrementare il già elevato livello di sicurezza in termini di rilevamento e allerta in caso di contaminazioni. “Un nuovo approccio insomma alla gestione del sistema idrico - come spiega il presidente di CAP Holding Alessandro Ramazzotti - da raggiungere attraverso la creazione di una struttura composta da una rete estesa di sensori innovativi per il monitoraggio della rete idrica”. Le sonde online saranno utili anche per migliorare l’efficienza energetica e conoscere i flussi in tempo reale, contenendo i costi (economici e ambientali) e l’impronta sull’ecosistema.
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SISTEMI CARTOGRAFICI
Verso la gestione centralizzata della base dati GIS L’esperienza di gestione del sistema GIS ha avuto ampio sviluppo in A2A Servizi alla Distribuzione, il provider dei servizi di updating del Gruppo A2A. Tale esperienza può costituire il punto di partenza per la nuova sfida che tocca l’intero settore: la collaborazione tra i vari attori per condividere le informazioni prodotte e gestite e consentire il supporto alle decisioni con dati oggettivi.
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L’ING. PERCOSTANTE FIOLETTI E IL P.I. SERGIO PACACUSSI
■ di Piercostante Fioletti e Sergio Pacacussi
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a sempre, per il Gruppo A2A, la conoscenza delle infrastrutture è stato un fattore determinante per una efficace ed efficiente gestione dei servizi erogati.
Tale consapevolezza ha portato A2A Servizi alla Distribuzione, il provider dei servizi updating a livello aziendale, al passaggio dagli strumenti cartacei a sistemi di gestione di tipo informatizzato con
l’entrata in esercizio, a partire dalla fine degli anni ’80, del primo sistema informavo di gestione. Come sistema di gestione si è inteso sviluppare non solo le componenti più strettamente informatiche ed i
FIG.1: GESTIONE SERVIZI A RETE (AREA NORD ITALIA)
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IL TELERISCALDAMENTO OLTRE 186.000 ML. DI TUBAZIONI POSATE
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FIG.2: ESEMPIO DI AS-BUILT DEI PRIMI ANNI ‘90
FIG.3: L’ACCESSO AL GEOPORTALE
metodi di utilizzo connessi, ma anche le componenti umane dedicate che ne costituiscono il reale valore aggiunto. La gestione del sistema GIS fu quindi implementata in forma centralizzata per tutti i servizi gestiti, in modo da garantire le conseguenti economie di scala, come nella gestione del territorio. Principali vantaggi ottenuti: • eliminazione dell’aggiornamento manuale delle mappe cartacee • razionalizzazione degli aggiornamenti territoriali attraverso la condivisione del territorio per i diversi servizi gestiti nell’ambito comunale interessato • gestione della banca dati a territorio continuo con la conseguente eliminazione dei classici problemi di consistenza presenti sui bordi delle mappe cartacee • centralizzazione della banca dati e l’eliminazione degli archivi ridondanti e disomogenei • produzione massiva delle mappe in forma semiautomatizzata. Il patrimonio informativo fu costituito dalla digitalizzazione delle informazioni disponibili, diverse in funzione delle aree territoriali e delle modalità di acquisizione degli impianti a rete, successivamente integrato con le informazioni relative agli as-built e/o comunicate dai tecnici operativi nell’ambito delle normali attività di gestione. Tale set di informazioni, tipicamente non documentato in termini di precisione del dato, fu costituito in modo da consentire il raggiungimento dell’obiettivo primario di gestione del servizio a rete. Nel corso degli anni ‘90, l’introduzione del sistema di pubblicazione webgis, consentì di rendere più capillare la distribuzione delle informazioni, rendendola fruibile potenzialmente ad ogni utente all’interno dell’organizzazione dotato di PC, all’interno della rete geografica aziendale. Principali vantaggi ottenuti: • disponibilità e fruibilità del dato cartografico per un grande numero di utenti • stampa del dato cartaceo demandata all’utente • diffusione in tempo reale del migliore dato disponibile, non viziato dalla vetustà della mappa
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SISTEMI CARTOGRAFICI
Verso la gestione centralizzata della base dati GIS
SISTEMI CARTOGRAFICI
Verso la gestione centralizzata della base dati GIS
FIG.4: LA FUNZIONE CARTOGRAFIA • decremento delle necessità di produzione massiva di stampe. Nei primi anni 2000 si diede avvio al processo di upgrade tecnologico del sistema, verso un pacchetto più moderno ed adeguato alle nuove esigenze, maturate soprattutto in conseguenza degli stimoli dovuti alle autorità di regolazione.
Tale scelta si rivelò strategica, poiché ha consentito di affrontare i successivi processi di riorganizzazione societari, non solo senza significativi impatti ma bensì incrementando e diffondendo l’uso del sistema GIS, pur in presenza di variazioni degli scenari e degli attori coinvolti nei processi.
Principali vantaggi ottenuti: • utilizzo della base dati GIS per la determinazione delle consistenze reti • scalabilità della soluzione nel contesto di evoluzione societaria • facile estensibilità nei casi affrontati e ridotti costi per l’inclusione delle nuove realtà acquisite • introduzione e sviluppo delle tecniche di elaborazione spaziale dei dati. Ad oggi il sistema GIS del Gruppo copre tutte le gestioni in ambito nazionale, con distribuzione geografica delle informazioni ed organizzazione delle attività di updating diversificata in funzione delle necessità territoriali o delle esigenze delle rispettive società di business.
POTENZIALITÀ E VANTAGGI DELLA GESTIONE CENTRALIZZATA La gestione centralizzata ha consentito di mantenere una visione univoca e non settoriale, tale da non pregiudicare gli obiettivi,
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SISTEMI CARTOGRAFICI
comuni a tutti gli enti coinvolti, di economicità ed efficienza del servizio reso. Tale modalità è peraltro confermata anche da Regione Lombardia nel BURL n.8 del 23.02.10 Criteri guida per la redazione del PUGSS, ove si configurano diversi modelli per la gestione del sottosuolo. Nello specifico, gli eventi precedentemente decritti sono stati accompagnati da paralleli interventi sia sulle basi dati che sui processi relativi alle informazioni aziendali, convinti e consapevoli della necessità di supportare le società clienti del servizio con dati disponibili con tempistiche documentate e caratteristiche adeguate alle attività che esse devono sviluppare. Per quanto riguarda la base dati si è agito in modo da incrementarne costantemente la qualità attraverso i seguenti interventi: • affinamento progressivo dei modelli dati • gestione connettività nodo-arconodo • costante verifica ed adeguamen-
FIG.5: COMPONENTI DI UN SISTEMA GIS to dei dati gestionali delle reti, utilizzando il feedback dei tecnici operativi. Per quanto riguarda i processi di gestione interna si è invece provve-
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duto ad implementare: • definizione delle specifiche di rilevazione dei dati e le conseguenti modalità di gestione interne
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SISTEMI CARTOGRAFICI
Verso la gestione centralizzata della base dati GIS • proceduralizzazione delle caratteristiche del servizio di updating della base dati • gestione e monitoraggio del servizio • definizione delle procedure per la gestione delle trasformazioni da e verso datum WGS84. La soluzione centralizzata inoltre ha consentito di ottemperare ai recenti obblighi in merito alla fornitura delle informazioni necessarie alla costituzione del Catasto Sottosuolo (rif. Legge Regione Lombardia n.7 del 18.04.12), stabilendo un programma di adeguamento, in parte già sviluppato, che consentirà la completa disponibilità dei dati relativi ai servizi a rete secondo gli standard definiti. Questa scelta inoltre ha permesso di presidiare in maniera ottimale il processo, poiché l’attività ha consentito di riscontrare che, nelle Amministrazioni Comunali destinatarie delle informazioni, esiste una forte disomogeneità sia di approccio che di consapevolezza al problema. Vogliamo però pensare che il punto di forza del “Sistema di Gestione GIS” del Gruppo sia il valore aggiunto portato dal personale coinvolto nell’operatività quotidiana, che consente di operare con soggetti, società e problematiche diversi e, grazie a questa eterogeneità, di mettere a fattore comune i diversi argomenti affrontati.
I MARGINI DI MIGLIORAMENTO L’acquisizione dei dati oggi è molto più semplice ed economica grazie alla diffusione delle tecniche GPS, consentendo un significativo incre-
mento della precisione del dato, funzionale all’individuazione del servizio. L’utilizzo di sistemi di posizionamento assoluti ha una serie di impatti sulle basi dati attualmente in esercizio: • le vecchie cartografie digitalizzate utilizzate all’atto dell’acquisizione dei servizi hanno scostamenti significativi in termini assoluti, comportando, nella peggiore delle ipotesi, la necessità di ridisegno integrale dei tracciati di rete. Lo stimolo alla soluzione del problema potrebbe essere la disponibilità dei DBT da parte delle Amministrazioni Comunali, o più in generale, dallo stesso Ente Regionale, in modo da valutarne concretamente gli impatti ed ipotizzarne le potenziali soluzioni. • Le basi dati GIS devono assicurare in prima istanza la rappresentazione dei dati coerente alla tipica scala di rappresentazione, in modo da supportare le attività di gestione del servizio. In diversi casi la rappresentazione del dato è effettuata fuori scala per consentire la lettura. L’aspetto tecnologico non risulta particolarmente vincolante, poiché esistono diversi prodotti sia commerciali che open source in grado di soddisfare i requisiti medi della maggiore parte degli utenti. Discreti margini vi sono in merito all’interoperabilità dei sistemi, così come richiamato dalla direttiva europea Inspire per dati e servizi, soprattutto nel caso di strutture dati diverse dai tipi di dato più elementari quali punti, linee e poligoni.
A2A SERVIZI ALLA DISTRIBUZIONE A2A è la multiutility nata il primo gennaio 2008 dalla fusione tra le aziende storiche AEM Milano e ASM Brescia; con l’apporto di Amsa ed Ecodeco, le due società ambientali acquisite dal Gruppo, A2A è tra le aziende leader nel settore ambientale. Il Gruppo A2A è strutturato in diverse società di scopo per i rispettivi settori di business. A2A Servizi alla Distribuzione è provider di servizi nei settori della preventivazione tecnico/economica, progettazione, realizzazione di sistemi a rete, rapporti tecnico - amministrativi con gli enti, load profiling, meetering e servizi commerciali per la distribuzione; gli ambiti territoriali in cui opera riguardano aree territoriali a grande densità di servizi e complessità. In questa società è collocata la funzione cartografia che svolge servizi di updating della base dati GIS su buona parte dei territori ed attività di coordinamento e supporto GIS in tutti gli ambiti territoriali.
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L’attenzione maggiore va sicuramente rivolta agli attori coinvolti nei processi di gestione ed alla disponibilità e fruibilità dei dati necessari all’utilizzo dei sistemi. Si dovrà comprendere che per garantire una migliore conoscenza del sovrasuolo o sottosuolo tutti dovranno concorrere per la parte di propria competenza nella raccolta, gestione e messa a disposizione di tali informazioni agli attori interessati, con caratteristiche e tempistiche ben definite. É necessario pertanto individuare, per ogni tipo di dato, l’attore responsabile e le modalità di condivisione dello stesso in modo da garantire efficienza ed economia di scala nella gestione. L’esperienza maturata da A2A Servizi alla Distribuzione può costituire una buona base di partenza per la valutazione di un servizio di updating condiviso.
CONCLUSIONI La gestione del territorio attraverso i sistemi GIS, oggi, non è più un problema tecnologico, ma la sfida riguarda in prima istanza la capacità delle organizzazioni, di qualsiasi tipo esse siano, di collaborare e di mettere a fattore comune le informazioni prodotte e gestite, tali da consentire il supporto alle decisioni con dati oggettivi elaborati attraverso i rispettivi sistemi di gestione GIS. Forse si tratta di un cambiamento epocale, anche in termini di approccio, pensando che la mancata circolazione dei dati comporta il mancato sviluppo di servizi innovativi e più efficienti, fruibili da tutti gli attori coinvolti nel processo. ■
GLI AUTORI PIERCOSTANTE FIOLETTI Piercostante.fioletti@a2a.eu A2A Servizi alla Distribuzione Responsabile Servizi Tecnico Amministrativi
SERGIO PACACUSSI Sergio.pacacussi@a2a.eu A2A Servizi alla Distribuzione Responsabile Funzione Cartografia
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08.04.2013
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OIL & GAS
Dallo studio di fattibilità al monitoraggio della costruzione La tecnologia GIS si rivela indispensabile in tutte le fasi di progettazione e realizzazione di una pipeline. Tonino Tarsi, della Business Unit Engineering & Construction di Saipem, tra i maggiori Epc contractor per l’industria petrolifera e del gas, ci spiega perché e illustra il rapporto che lega la società del gruppo Eni a Esri Italia, distributore Italiano della piattaforma ArcGIS.
to il mondo. A Fano risiede l’Unità di progettazione pipeline, il servizio maggiormente interessato alle attività GIS, essendo le pipeline infrastrutture lineari con forti legami con il territorio. Non a caso, delle circa 80 persone coinvolte nel servizio, ben 20 unità hanno forti competenze GIS, occupandosi sia dello sviluppo dei sistemi sia della produzione di elaborati.
■> Quando comincia l’esperienza di Saipem con i sistemi GIS?
NEL SISTEMA GIS CONFLUISCONO LE INFORMAZIONI RACCOLTE ATTRAVERSO INDAGINI SATELLITARI, LIDAR E RICOGNIZIONI SUL CAMPO
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aipem è uno dei maggiori key contractor internazionali per l’industria petrolifera e opera nella fornitura di servizi Epc (ingegneria, procurement e costruzione) per infrastrutture onshore e offshore di gas naturale e oli pesanti. La società, che fa parte del gruppo Eni, conta circa 40.000 dipendenti e dispone di quattro centri di ingegneria globali con sedi a Milano, Fano (Pesaro-Urbino), Parigi (Francia) e Chennai (India), oltre ai numerosi centri di medie dimensioni dislocati in tut-
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La prima unità composta da esperti dedicati alle attività GIS nasce all’inizio degli anni novanta all’interno di Aquater, una società di ingegneria del territorio e dell’ambiente, sempre del gruppo Eni, che si occupava di studi del sottosuolo, ricerca acque, bonifica dei suoli inquinati, piani di bacino, cartografia tematica e sistemi informativi territoriali. Aquater, che lavorava anche per clienti esterni al gruppo e ha realizzato diversi progetti in campo agricolo con la Comunità europea (Cee), nel 2002 è stata acquisita da Snam Progetti e, successivamente, da Saipem, per cui tutte le competenze GIS di quel primo gruppo di lavoro sono confluite all’interno del servizio di progettazione pipeline. Una costante in tutto questo percorso è la collaborazione con Esri, il nostro fornitore di tecnologie GIS.
■> A quando risale l’inizio
del rapporto tra le due società?
Fin dall’inizio, quindi già come Aquater, abbiamo adottato la piattaforma GIS di Esri, il principale operatore mondiale del settore, a partire dalla prima versione di ArcInfo Workstation in ambiente AML. La
OIL & GAS
collaborazione con Esri è stata fondamentale, ad esempio, per la realizzazione di alcuni progetti per la Comunità europea. Un rapporto consolidatosi nel tempo, tanto che attualmente il portfolio di sistemi di Saipem conta circa 90 licenze di prodotti Esri nell’ambito di una infrastruttura enterprise che comprende ambienti applicativi web e mobile. I tecnici Esri Italia, inoltre, si occupano anche della formazione del nostro personale e collaborano con gli esperti della nostra unità per lo sviluppo e implementazione di nuove funzioni. La spinta innovativa che stanno avendo le piattaforme GIS in ambito Engineering & Construction hanno dato ragione alle scelte fatte anni fa. Oggi siamo stimolati a proseguire su questa strada dai continui sviluppi innovativi di Esri, dalla partecipazione user group specifici in ambito internazionale e dalla oramai consolidata capacità di queste soluzioni di interagire facilmente con gli altri sistemi informativi aziendali.
■> In quale fasi delle vostre
attività vi avvalete maggiormente di questi sistemi?
Il GIS è uno strumento indispensabile per tutte le fasi di un progetto pipeline, a partire dallo studio di fattibilità, dove viene analizzato un territorio per individuare un possibile corridoio per la costruzione dell’infrastruttura, e dall’indagine ambientale. Si tratta di attività durante le quali vengono acquisiti tutti i dati ambientali e i vincoli di un territorio. Tali dati vengono reperiti tramite immagini satellitari e LiDAR (Light Detection and ranging), una tecnica topografica aerea basata sulla tecnologia laser, oltre che con ricognizioni sul campo, e rappresen-
tano una mole cospicua di informazioni che confluisce all’interno del sistema ArcGIS. Così raccolte, tutte informazioni georeferenziate sono immediatamente e in modo chiaro a disposizione dei tecnici e costituiranno la base per lo sviluppo del progetto del tracciato e dei profili altimetrici della pipeline. Oltre che per gli studi preliminari, però, le tecnologie GIS sono ormai fondamentali anche per la fasi successive, quindi la progettazione vera e propria e il monitoraggio della costruzione.
■> Saipem utilizza il GIS anche per la progettazione?
In questo campo nel 2006 Saipem ha fatto una migrazione completa da ambienti CAD ad ambienti GIS. Pertanto, mentre in precedenza la progettazione veniva effettuata con i tradizionali software di disegno, ormai da 7 anni circa l’80% degli elaborati viene realizzato all’interno della piattaforma GIS di Esri, nello specifico ArcGIS 10.1. Con il CAD eseguiamo solo i disegni di dettaglio, come particolari attraversamenti, che richiedono una scala maggiore (solitamente 1:200 o 1:500). Questo passaggio è stato reso possibile grazie allo sviluppo, all’interno dell’ambiente GIS, di un’estensione dedicata, chiamata SPGM (Saipem pipeline GIS module), che permette di generare tutti gli elaborati di progetto della pipeline. Questi, sostanzialmente sono degli alignment sheet, fogli che contengono nella parte superiore una mappa del territorio e dell’infrastruttura (solitamente in scala in scala 1:5.000) e in quella inferiore un profilo altimetrico della condotta, arricchiti da una serie di tavole dove sono rappresentate tutte le caratteristiche di ingegneria della rete. ESEMPIO DI UN ALIGNMENT SHEET
SPGM (SAIPEM PIPELINE GIS MODULE)
GENERATO CON
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OIL & GAS
Dallo studio di fattibilità al monitoraggio della costruzione mento dei lavori. Il sistema fornisce tutta la reportistica dell’infrastruttura e, essendo totalmente integrato con gli altri moduli GIS di ingegneria, provvede all’aggiornamento automatico delle mappe. In definitiva, un servizio di progettazione di pipeline, proprio per il forte impatto che queste infrastrutture hanno sul territorio, e spesso si tratta di territori inaccessibili, non può fare a meno del GIS, tanto più considerando l’evoluzione della tecnologia, oggi utilizzabile non solo per la raccolta di informazioni geografiche, ma anche come strumento per la produzione di elaborati.
■> Vediamo qualche esempio di applicazione pratica?
MONITORAGGIO DELLA COSTRUZIONE CON L’APPLICAZIONE
SPICOMS
■> Questo ha aiutato a semplificare la progettazione?
I vantaggi sono enormi, sia in termini di riduzione dei costi e dei tempi di lavorazione, sia di qualità e precisione dell’elaborato. Anche perché il modulo SPGM consente, agevolmente e velocemente, di produrre sempre elaborati aggiornati: non trattandosi più di una progettazione legata al disegno, ma al dato, ogni modifica sull’informazione viene riportata automaticamente dal sistema sul nuovo foglio generato. Questo non è possibile invece con i software CAD, per i quali invece ogni modifica sul progetto costringe a rivedere e a rifare tutte le tavole. Il beneficio che ne consegue è evidente, se solo si considerano tutte le variabili che accompagnano lo sviluppo di una pipeline, come lo spostamento di una tratto del tracciato o la variazione della profondità di posa, e che ora il progettista può gestire come delle semplici event table.
■> Qual è invece
il contributo dei sistemi GIS nella fase di costruzione?
Utilizziamo le tecnologie GIS anche per il monitoraggio delle varie fasi di costruzione della pipeline, che comprendono l’apertura della pista, gli scavi, la posa e la saldatura delle condotte. Anche in questo caso, partendo dalle soluzioni web GIS di Esri, abbiamo sviluppato un’applicazione, SPiCoMS (Saipem pipeline construction management system), che consente di controllare in tempo reale lo stato di avanza-
66
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
Attualmente Saipem è occupata in tre grandi progetti, in particolare, per la realizzazione di pipeline gas in Messico, Algeria e Australia. Il primo, appena iniziato, rappresenta una grande sfida sotto il profilo realizzativo, in quanto prevede la costruzione di un gasdotto per conto di Topolobampo Gas Pipeline della lunghezza di 540 km che attraversa un territorio montagnoso con una morfologia di origine vulcanica. Difficoltà accentuate anche dall’inaccessibilità dell’area, per cui le tecnologie GIS si stanno confermando fondamentali non solo per definire il tracciato, ma anche per capire dove costruire le strade di accesso alla pista. Sono già in fase di costruzione avanzata, invece, la pipeline di 430 km che attraverserà tutta la parte Ovest dell’Australia e i cinque gasdotti, per un totale di circa 500 km, in Algeria. I lavori, commissionati rispettivamente da Gladstone Liquefied Natural Gas Pipeline e Sonatrach, interessano due aree desertiche e ne stiamo monitorando l’avanzamento con SPiCoMS, così come ci siamo avvalsi delle soluzioni GIS per la fase di raccolta dati e per la fase successiva di sviluppo dei progetti. ■
… Sinergis
La localizzazione delle nuove connessioni L a localizzazione delle nuove connessioni da sempre causa non pochi problemi alle multiutility. Nei Sistemi Informativi tradizionali, quelli solo alfanumerici senza componente geografica, l’assenza di indirizzo e di dati catastali rende impossibile la localizzazione delle nuove costruzioni. Questa difficoltà di codifica e gestione nelle fasi iniziali di preventivo, progetto e costruzione di nuove connessioni alla rete si traduce in percentuali importanti, anche dell’ordine del 20%, di record duplicati e incompleti negli indirizzari aziendali, con ovvie ripercussioni negative su tutti i processi. La separazione societaria tra aziende di distribuzione e vendita ha contribuito ad esacerbare questa situazione poiché solitamente il punto di primo contatto per i nuovi clienti è stato assegnato ai Call Center delle aziende di vendita, non certo organizzati per gestire queste attività di carattere tecnico. Per risolvere questo problema Gruppo Dolomiti Energia ha fatto leva sulla componente geografica del proprio Sistema Informativo anticipando la localizzazione geografica delle nuove connessioni alla fase di rilascio del “Nullaosta alla Connessione Reti” che ogni costruttore deve consegnare in Comune per ottenere una Concessione Edilizia o anche una semplice DIA. Grazie ad un modulo integrato e unico per tutti i servizi (energia elettrica, gas, acqua e acque reflue) si è semplificata molto la gestione delle richieste e si riesce a preparare il terreno per quando si dovrà contattare il Call Center Trenta per avere un preventivo per l’acqua e l’energia elettrica di cantiere. Grazie alle informazioni tecniche fornite un solo tecnico per tutto il gruppo localizza con precisione metrica l’intervento creando un “punto mappa” e predisponendo il Sistema Informativo con quanto necessario per una più semplice gestione sia della presente richiesta di nullaosta che delle future richieste di
preventivo. Contestualmente al rilascio del nullaosta viene infatti fornito un codice numerico univoco (Codice Oggetto Allacciamento) che verrà utilizzato per attivare le richieste di preventivo presso il Call Center del venditore. Per tecnici e costruttori col nuovo sistema online è estremamente semplice inserire tutte le informazioni necessarie a quantificare l’intervento edilizio dal punto di vista delle reti di servizio. Poiché la pratica di rilascio nullaosta viene portata avanti in parallelo dai diversi reparti interessati, solo quando tutte le parti sono complete, viene trasmessa una comunicazione email con allegato il nullaosta “integrato”, con eventuali prescrizioni, da allegare alla pratica edilizia. Questa innovazione di processo permette di evitare, o quantomeno di riconoscere precocemente, eventuali errori nei preventivi richiesti per cantieri diversi nello stesso ambito geografico ed i corrispondenti ritardi di attivazione. La localizzazione e la gestione precoce delle nuove costruzioni in connessione alla rete permette infine una migliore pianificazione delle attività di espansione e revisione rete con una ricaduta positiva sulla qualità complessiva del servizio fornito. ■
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
67
WEBGIS DELLE RETI TECNOLOGICHE www.r3-gis.com/technet/
R3 TechNET è un webGIS per gestire le informazioni sulle reti tecnologiche (acquedotto, acque di scarico, rete elettrica, illuminazione pubblica, distribuzione gas, teleriscaldamento, telecomunicazioni, ecc.). I punti di forza di R3 TechNET sono la semplicità di aggiornamento delle geometrie e degli attributi, e la possibilità di gestire i lavori di manutenzione delle reti, di associare foto e documenti e di incrociare le informazioni delle tratte e dei punti con le particelle catastali, ad esempio per studiare nuove tratte.
Semplice ed intuitivo Interfaccia web Interoperabilità Gestione manutenzioni Gestione PUGSS Foto e documenti Modello dati nazionale
Sede principale:
Sede in Lombardia:
Via Johann Kravogl, 2 - 39012 Merano (BZ) Tel. +39 0473 494949 - Fax +39 0473 069902 info@r3-gis.com - www.r3-gis.com Via Vallisneri, 2 - 20133 Milano (MI)
… R3 GIS
Il GIS dei sottoservizi della Società Elettrica di Morbegno
S
EM, Società Elettrica in Morbegno fondata nel 1897, attiva nella produzione e nella distribuzione di energia elettrica e teleriscaldamento, produce energia elettrica attraverso otto impianti idroelettrici situati in Valtellina/Alto Lario della potenza installata di 11 MW. Nel 2002 ha acquisito da Enel la rete locale di distribuzione diventando l’unico fornitore per i Comuni di Morbegno, Cosio Valtellino, Bema e Rasura. Attualmente distribuisce energia elettrica a circa 13 mila utenze per un totale di circa 64 milioni di kWh annui. SEM è inoltre proprietaria di una centrale di teleriscaldamento, della potenza di 14 MW, che fornisce calore nei comuni di Morbegno, Cosio e Talamona. Per mappare la propria infrastruttura di rete SEM si è avvalsa del software R3 TechNET della R3 GIS di Merano e della collaborazione di SeTe srl di Sondrio per la strutturazione ed il caricamento dei dati, la compilazione delle schede, la cartografia di supporto, la definizione delle procedure per lo scambio dei dati, la formazione e consulenza. L’applicativo R3 TechNET, integrato con successo nelle procedure quotidiane di gestione e manutenzione della rete, risponde alle seguenti caratteristiche: • semplicità di utilizzo senza la necessità di installare software specifici • mappatura delle reti secondo le Specifiche di Contenuto per i DB delle Reti di Sottoservizi • possibilità di sovrapporre le reti con altre informazioni territoriali (ortofoto, catasto, carta tecnica) • facilità di stampare mappe e schede informative • interoperabilità per interfacciare la mappatura delle reti con altre informazioni gestionali • supporto professionale ed espandibilità dell’applicativo. Il primo passo è stato configurare
R3 TechNET per gestire i dati delle reti di energia elettrica e teleriscaldamento. I dati, recuperati da SeTe su planimetrie esistenti, sono stati convertiti nel formato previsto dalle Specifiche di Contenuto per i database delle reti di sottoservizi, approvate con Decreto del 10 novembre 2011 da Regione Lombardia ed integrate in R3 TechNET. In un secondo momento i dati delle reti sono stati integrati con il codice POD (Point of Delivery), che identifica univocamente un utente e permette di collegare le sue informazioni con tutti gli altri elementi della rete. Questo “link” ha consentito di integrare in R3 TechNET le informazioni disponibili nel gestionale per la fatturazione dei consumi, permettendo di: • visualizzare gli elementi di rete relativi ad un’utenza a partire dal nome dell’utente • visualizzare i consumi degli utenti su mappa • estrarre una lista di utenze collegate ad una cabina o ad una tratta per informarli di eventuali interruzioni del servizio dovuti ad interventi di manutenzione. R3 TechNET è di fatto anche un archivio elettronico delle informazioni relative alle infrastrutture di rete: ad ogni elemento della rete è possibile collegare schede informative, foto e documenti, con il vantaggio di avere su un unico archivio centralizzato e raggiungibile via web tutte le informazioni anche storiche relative alla rete. SEM ha collegato agli elementi della rete anche i disegni delle cabine e gli schemi di rete, consentendo ai vari operatori di accedervi autonomamente, anche da postazioni remote o in campo. In futuro sono previste integrazioni per gestire anche le informazioni sui collaudi ed atti autorizzativi o per l’uso di palmari in campo per consultare ed integrare le informazioni. ■
FIG.1
FIG.2
FIG.3
FIG.1: INTERFACCIA DI MAPPA CON RETE ELETTRICA E TELERISCALDAMENTO SOVRAPPOSTE AL DATABASE TOPOGRAFICO
FIG.2: INTERFACCIA DI MAPPA CON RETE ELETTRICA E TELERISCALDAMENTO SOVRAPPOSTE ALL’ORTOFOTO
FIG.3: SCHEDA DI UNA CABINA DI TRASFORMAZIONE CON POSIZIONE, FOTO E CARATTERISTICHE
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
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Compact Pipe
Slip lining
Burstlining
Compact Pipe della multinazionale olandese Wavin, della quale SIL e licenziataria esclusiva per l’Italia. La tecnologia multivalente per il Rinnovamento delle reti idriche, gas e di scarico.
Slip lining tradizionale a trazione con argano o spingitubo innovativo brevettato per lunghissime distanze (1500 mt) con lo stesso tipo di pinza conica impiegata per il recupero del sommergibile russo “Kursk”.
Una tecnica rapida e particolarmente economica per la sostituzione delle condotte acqua, gas e fognatura di qualsiasi diametro sia in pressione che a gravità anche con aumento del diametro (DE800 mm). È applicabile su tubazioni interrate di tipo duttile e fragile.
Società Italiana Lining s.r.l. Sede Legale: Corso Stati Uniti, 5A – 35127 Padova Dir. tecnica e operativa: Via J. Corrado, 1 – 35128 Padova
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I A T T
Italian Association For Trenchless Technology
oltre la superficie All’avanguardia per il risanamento di condotte
Acqua
| Gas | Fognatura
La Delibera ARG/Gas n.120/08 disciplina alcune attività che riguardano la sicurezza nella G distribuzione del gas. Tra queste il Pronto intervento, al quale l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha dedicato da sempre una particolare attenzione, ottenendo significativi risultati.
L
a sicurezza è uno dei principi cardine che ha guidato e continua a guidare l’attività regolatoria dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) per ciò che riguarda il settore della distribuzione del gas. In questo contesto una particolare attenzione è stata dedicata al servizio di Pronto intervento, l’insieme delle azioni che hanno come scopo di assicurare o ripristinare tempestivamente le massime condizioni di sicurezza e la continuità del servizio di distribuzione in caso di anomalie sull’impianto di distribuzione o di dispersioni di gas a valle del punto di riconsegna. Attualmente il servizio è regolato dalla Delibera ARG/Gas n.120/08 (Testo Unico delle disposizioni della regolazione della qualità e delle tariffe dei servizi di distribuzione e misura del gas), in vigore fino a dicembre, che ha fatto seguito alle delibere 206/2000 e 168/04 rispettivamente per il primo e secondo periodo regolatorio. Il provvedimento, integrato con le modifiche apportate con le deliberazioni ARG/gas 200/08, ARG/gas 7/10, ARG/com 147/10 e ARG/com 82/11, impone ai distributori una serie cospicua di adempimenti che riguardano tutti gli aspetti del servizio, con parametri molto rigidi e rigorosi, sul cui rispetto la stessa Autorità esercita le funzioni di verifica, controllo e sanzione. Adempimenti e parametri costantemente rivisti ed aggiornati nel corso degli anni, con l’obiettivo di arrivare a una sempre più puntuale ed efficace gestione del Pronto intervento da parte dei gestori. La ARG/Gas n.120/08 disciplina anche altre attività che riguardano la sicurezza nel settore della distribuzione gas, quali l’ispezione della rete, le attività di localizzazione
I RISULTATI
delle dispersioni (sia a seguito di ispezione che di segnalazione da parte di terzi), di protezione catodica e l’odorizzazione del gas, aspetti che concorrono verso il comune obiettivo di minimizzare il rischio di incidenti provocati dall’utilizzo del gas distribuito e garantire l’incolumità degli utenti, dei cittadini e dei loro beni.
I frutti di questa intensa attività normativa non si sono fatti attendere, come testimoniano gli ultimi dati disponibili, relativi al 2011, contenuti nella Relazione annuale sullo stato dei servizi presentata dall’Authority al Parlamento nel giugno dello scorso anno. Dati che evidenziano alcuni netti
50
350.000
45 40
300.000
35 30
250.000
25 20
200.000
15 10
150.000
5 0
100.000 2001
2002
2003
2004
2005
Minuti (scala di sinistra)
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Numero di chiamate (scala di destra)
CHIAMATE DI PRONTO INTERVENTO SU IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE NEGLI ANNI 2001-2011. TEMPO MEDIO EFFETTIVO (IN MINUTI) E NUMERO DI CHIAMATE. FONTE: DICHIARAZIONI DELLE IMPRESE DISTRIBUTRICI ALL’AUTORITÀ 55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1997 1998
1999 2000 2001 BP
2002 2003
AP/MP
2004 2005 2006
Obbligo BP 20%
2007 2008
200 9 2010 2011
Obbligo AP/MP 30%
PERCENTUALE DI RETE ISPEZIONATA NEGLI ANNI 1997-2011. FONTE: DICHIARAZIONI DELLE IMPRESE DISTRIBUTRICI ALL’AUTORITÀ
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
71
PRONTO INTERVENTO GAS
L’azione dell’Autorità
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Specialisti e partner affidabili anche per teleriscaldamento. I nostri interventi al vostro servizio.
Teleriscaldamento, ovvero tamponare una tubazione con temperature che possono raggiungere i 120° Ce pressioni massime di 24 bar. Circa 2 anni fa ci siamo posti una sfida, vale a dire riuscire a intervenire in condizioni estreme, garantendo la stessa sicurezza a cui abbiamo abituato i nostri clienti ed oggi possiamo dire di aver vinto questa sfida. Centoventigradi di temperatura vuol dire lavorare in presenza di vapore. Per questo motivo è stato necessario studiare delle “Stop/System®” specifiche, utilizzando nuovi materiali e nuove tecnologie.
attrezzature tecniche per metanodotti, acquedotti, teleriscaldamento e settore petrolifero
Abbiamo formato, all’interno della ns. azienda, tecnici specializzati per poterVi offrire un servizio di assoluta garanzia su reti di teleriscaldamento dal DN 1”.½ al DN 20”. Siamo ora pronti a risolvere tutti i Vostri problemi.
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miglioramenti nell’organizzazione del Pronto intervento da parte dei distributori. A fronte di una diminuzione delle chiamate sull’impianto di distribuzione, si registra infatti un tempo di arrivo sul luogo di chiamata pari a un valore medio nazionale di circa 35 minuti, valore molto inferiore al tempo massimo previsto dalla RQDG, pari a 60 minuti, e in calo rispetto
ESERCENTE
all’anno precedente. Inoltre, l’obbligo di registrazione vocale delle chiamate, introdotto dalla RQDG a partire dall’1 luglio 2009, accompagnato dalla campagna di controlli attuata con l’ausilio della Guardia di Finanza, sta inducendo le aziende a registrare i dati in modo sempre più preciso. A questo si aggiunge che la platea delle aziende obbligate a partecipare ai
IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE CLIENTI FINALI CASI
CASI OGNI 1.000 CLIENTI FINALI
A VALLE DEL PUNTO DI CONSEGNA
CASI
CASI OGNI 1.000 CLIENTI FINALI
TOTALE CASI
Società Italiana per il Gas
5.153.510
64.934
12,70
6.435
1,26
71.369
Enel Rete Gas
2.233.686
30.761
14,11
1.374
0,63
32.135
A2A Reti Gas
1.226.308
17.756
14,51
3.111
2,54
20.867
Hera
1.106.587
18.149
16,26
1.115
1,00
19.264
G6 Rete Gas
1.005.276
16.784
16,93
1.597
1,61
18.381
743.079
13.627
18,51
912
1,24
14.539
Toscana Energia
702.015
10.754
15,40
858
1,23
11.612
2Igas Infrastruttura Italiana Gas
568.221
8.956
15,05
622
1,05
9.578
Napoletana Gas
Azienda Energia e Servizi
471.644
4.521
9,57
743
1,57
5.264
Estra Reti Gas
438.652
5.543
18,59
773
2,59
6.316
Gas Natural Distribuzione Italia
428.055
5.862
13,94
964
2,29
6.826
Iren Emilia
397.139
5.683
14,41
634
1,61
6.317
Ascopiave
342.385
3.645
10,74
332
0,98
3.977
Genova Reti
327.627
3.890
11,85
204
0,62
4.094
Acegas-Aps
265.300
2.111
7,97
399
1,51
2.510
Linea Distribuzione
253.513
3.164
12,58
431
1,71
3.595
Gelsia Reti
186.473
2.108
11,53
409
2,24
2.517
Sgr Reti
171.439
2.068
12,21
351
2,07
2.419
Acsm-Agam Reti Gas Acqua
159.664
1.316
9,16
193
1,34
1.509
G.E.I. Gestione Energetica Impianti
149.269
2.334
15,88
104
0,71
2.438
Amg Energia
146.203
4.177
29,03
255
1,77
4.432
Edison D.G.
145.686
2.085
14,18
243
1,65
2.328
Dolomiti Reti
144.564
701
4,95
389
2,75
1.090
Agsm Distribuzione
139.078
2.245
16,18
428
3,08
2.673
Amga - Azienda Multiservizi
138.056
1.106
8,11
208
1,52
1.314
Erogasmet
128.279
2.355
18,34
215
1,67
2.570
As Retigas
124.336
1.323
10,69
202
1,63
1.525
Azienda Municipale Del Gas
118.095
1.647
13,88
29
0,24
1.676
Multiservizi
117.599
2.127
18,21
46
0,39
2.173
Acam Gas
111.227
1.658
14,93
153
1,38
1.811
Molteni
104.282
1.725
18,14
87
0,91
1.812
Aemme Linea Distribuzione
100.443
1.337
13,35
213
2,13
1.550
17.847.690
246.452
13,81
24.029
1,35
270.481
TOTALE
PRONTO INTERVENTO DELLE GRANDI IMPRESE DISTRIBUTRICI NEL 2011. FONTE: DICHIARAZIONI DELLE IMPRESE DISTRIBUTRICI ALL’AUTORITÀ
recuperi di sicurezza sta progressivamente aumentando e il rispetto della disciplina sul Pronto intervento è un requisito indispensabile a questo scopo per l’intero ambito provinciale cui appartiene l’impianto di distribuzione. Segnali di miglioramento che emergono anche dall’analisi delle performance relative alle grandi imprese di distribuzione (con più di 100.000 clienti finali). Il numero di chiamate per migliaia di clienti relativo all’impianto, in totale 246.452, è di un ordine di grandezza superiore a quello delle chiamate relativo agli impianti di utenza, pari a 24.029. Si registra, infatti, un numero di chiamate ogni mille clienti finali rispettivamente pari a 13,81 per l’impianto di distribuzione, e a 1,35 per le chiamate a valle del punto di consegna. Ma l’azione dell’Autorità si è rivelata efficace anche per gli altri aspetti che attengono alla sicurezza. Le ispezioni delle reti, in bassa, media e alta pressione, fondamentali per intercettare le dispersioni, si attestano infatti su valori prossimi al 60%, anche in questo caso ampiamente al di sopra dei livelli minimi previsti dall’attuale regolazione (20% per la bassa pressione e 30% per la media e l’alta pressione). Un trend analogo si verifica per l’attività di localizzazione delle dispersioni. Nel 2011 le dispersioni di gas localizzate a seguito di ispezione programmata delle reti sono passate da 8.862 a 9.625. All’interno di questo insieme, da notare come sia rimasto invariato il numero delle dispersioni localizzate sulla rete e sulla parte interrata, di norma più pericolose, pari a 5.800 circa, mentre sono aumentate significativamente le dispersioni localizzate sugli impianti di derivazione di utenza su parte aerea e su gruppo di misura, passate da 2.934 a 3.786. Infine, cresce il numero dei controlli del grado di odorizzazione per migliaio di clienti finali, grazie anche alla campagna dei controlli qualità del gas svolte già a partire dal 2004 e al meccanismo incentivante, e la quota di rete in acciaio dotata di efficace protezione catodica, passata dal 95,6% del 2010 a quasi il 97% nel 2011. ■
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
73
PRONTO INTERVENTO GAS
L’azione dell’Autorità
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PRONTO INTERVENTO GAS
Obiettivo sicurezza Attraverso la produzione della normativa tecnica di riferimento, il Comitato italiano gas G fornisce un contributo rilevante nell’attuazione delle delibere dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Anche per il servizio di Pronto intervento l’intervento normativo supporta la regolazione nell’obiettivo di raggiungere i più elevati standard prestazionali. ✮ A COLLOQUIO CON FRANCESCO CASTORINA, DIRETTORE TECNICO DEL COMITATO ITALIANO GAS
■> Il servizio di Pronto intervento è
decisivo per garantire l’incolumità di utenti e cittadini. Cosa è stato fatto su questo tema in Italia? In linea generale, l’Italia dispone di uno tra i più avanzati e completi compendi normativi in materia di sicurezza nelle utilizzazioni dei gas. Un primato legato sia a motivi storici, in quanto il nostro Paese con la Gran Bretagna è stato tra i primi e più diffusamente gassificati, sia all’azione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), che nel corso degli anni ha provveduto a regolamentare in modo sempre più puntuale ed efficace il settore della distribuzione, ponendo particolare attenzione alla prevenzione, contesto nel quale sono comprese anche le attività di Pronto intervento. In quest’opera è da sottolineare il contributo del Comitato Italiano Gas (CIG), in quanto molta della fase attuativa delle delibere dell’Autorità si regge sulle norme UNI, elaborate per quanto riguarda la parte gas proprio dal CIG, o CEI per aspetti limitati e particolari.
■> Come sono regolate
queste attività? Il Pronto intervento è solo l’ultima fase della catena della sicurezza che si mette in atto ad ogni livello della filiera del gas (trasporto, stoccaggio, distribuzione, post-contatore), tema al quale l’AEEG ha dedicato da sempre una particolare attenzione. Attualmente, per quanto riguarda la distribuzione, in termini di sicurezza e qualità, il servizio è regolato dalla Delibera ARG/Gas n.120/08 (Testo Unico delle disposizioni della regolazione della qualità e delle tariffe dei servizi di distribuzione e misura del gas), integrata con le modifiche apportate con le deliberazioni ARG/gas 200/08, ARG/gas 7/10, ARG/com 147/10 e ARG/com 82/11. La delibera impone ai distributori una serie cospicua di adempimenti che riguardano tutti gli aspetti del servizio, con parametri molto rigidi e rigorosi, sul cui rispetto la stessa Autorità esercita le funzioni di verifica e controllo e, nel caso di inadempimenti, commina le sanzioni. In supporto a tale delibera il CIG
ha sviluppato una serie di linee guida, documenti dal carattere pre normativo, che per quanto riguarda il pronto intervento trovano la sintesi nelle Linea guida n. 10 emanata ad aprile del 2012.
■> Cosa contiene la linea guida
n. 10 per il pronto intervento? Si tratta di un documento tecnico d’indirizzo e consultazione, propedeutico ad una corretta attuazione delle prescrizioni di specie della delibera ARG/gas 120/08, incluse le successive modifiche ed integrazioni. In pratica, il testo rappresenta lo stato dell’arte a cui deve rispondere l’attività del Pronto intervento e cura gli aspetti tecnici relativi. Una sorta di prontuario per le aziende di distribuzione che illustra in modo chiaro obiettivi, attività, struttura organizzativa e competenze necessarie per assicurare una rapida ed efficace gestione del servizio. Il testo è il frutto condiviso di un proficuo lavoro che, in ambito CIG, ha visto impegnati tutti i soggetti interessati, quindi distributori, Vigili del fuoco, esperti di altri
SERVIZI A RETE MARZO-APRILE 2013
75
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■> L’impegno profuso in queste
attività quali risultati ha portato? Partendo dal presupposto che lo scopo che ha guidato l’attività regolatoria dell’Autorità è il costante incremento della qualità e della sicurezza, possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto e con risultati che si possono definire notevoli. Oggi, il settore gas nel complesso può vantare standard davvero elevati per entrambi questi aspetti. Anche guardando nello specifico al Pronto intervento ci si può ritenere molto soddisfatti. Ci sono prescrizioni precise che regolano il servizio e valide per tutti gli operatori, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica o dalle dimensioni delle aziende. In passato non era affatto così: accanto alle grandi utility che si erano dotate di risorse tecniche, umane e logistiche idonee per garantire il servizio, convivevano piccole realtà che su questi aspetti risultavano decisamente carenti. Del resto, anche i ridotti numeri degli incidenti da gas sulle reti di distribuzione, confermano questo discorso.
■> Relativamente agli incidenti
da gas, cosa dicono i numeri? Parliamo in generale e quindi comprendiamo sia gli incidenti sulle reti di distribuzione sia quelli sugli impianti dei clienti finali. I numeri dicono che man mano che si è proceduto con l’attività normativa e
Fonte: Italgas
settori della filiera gas contigui alla distribuzione.
PRONTO INTERVENTO GAS
Obiettivo sicurezza
una regolazione più puntuale, il numero degli incidenti è diminuito e, soprattutto, è diminuito il numero dei decessi e degli infortuni legato ai sinistri. Secondo le prime stime relative al 2012, gli incidenti da gas sono in linea con quelli degli anni precedenti, alcune decine, un numero esiguo se consideriamo che in Italia sono presenti circa 130.000 km di rete di distribuzione gas che servono oltre 21,6 milioni di utenze. Nel raggiungimento di questi risultati decisiva è stata anche la collaborazione dei gestori, sia attraverso la partecipazione ai lavori di normazione sia per ciò che riguarda il rispetto delle prescrizioni e degli adempimenti richiesti. Infine, per ciò che riguarda la distribuzione, da non trascurare l’apporto generato dalle stesse dinamiche
del mercato: i processi di aggregazione innescati con la liberalizzazione del settore ha portato a una riduzione del numero degli operatori dai circa 850 del 2000 agli attuali circa 200. Ciò ha permesso il consolidamento di società dotate di una massa critica più adeguata a sostenere gli investimenti necessari a raggiungere gli standard di sicurezza richiesti. Per quanto riguarda gli incidenti sugli impianti del cliente finale, si deve dire che siamo ormai arrivati a uno zoccolo duro che pare difficilmente scalfibile, senza interventi più decisi, il primo dei quali dovrebbe essere l’obbligo di controlli a campione sugli impianti in esercizio che andrebbe a completare le vigenti disposizioni di AEEG di cui alla delibera 40/04
■> Il servizio di Pronto intervento
comporta delle spese per le utility. Esiste una stima di tali costi? I costi della sicurezza sono difficili da quantificare, in quanto comprendono aspetti non limitati al Pronto intervento. Indubbiamente, il rispetto delle prescrizioni dell’Autorità comporta delle spese, anche perché ha richiesto una significativa risistemazione delle funzioni degli operatori e, spesso, delle loro stesse strutture organizzative. Sull’altro piatto della bilancia, però, occorre mettere i costi legati alla carenza di sicurezza, dei quali si prende coscienza solo in caso di incidenti. Sappiamo che questi hanno un impatto economico molto
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PRONTO INTERVENTO GAS
Obiettivo sicurezza mo constatato che ancora oggi, dopo molte campagne di pubblicizzazione, molti cittadini ignorano del tutto tale tutela e, anche in caso di gravi sinistri, non tutti quelli che ne avrebbero diritto richiedono il risarcimento: molte volte è proprio il CIG a contattare coloro che hanno subito danni per far presente questa possibilità. Per superare il problema ci si sta rivolgendo direttamente ai Comuni ed ai sindaci affinché, anche in virtù della maggior prossimità con la popolazione, possano contribuire a diffondere la conoscenza di questo diritto.
■> A quali altri progetti
elevato, che resta tuttavia irrisorio se paragonato a quello umano e sociale che tali eventi generano. C’è infine un altro aspetto da non sottovalutare: la crescente attenzione alla sicurezza, e ai relativi costi, ha portato a una maggiore attenzione da parte dei gestori impianti nella programmazione delle attività legate al miglioramento delle reti, interventi che si possono tradurre in importanti risparmi sul medio-lungo termine. Anche in questo caso, dunque, partendo da considerazioni di carattere economico, si ottengono risultati la cui valutazione non può essere limitata a questa sola sfera.
■> Cos’altro resta da fare?
Ora si tratta di consolidare e migliorare i risultati raggiunti. Il CIG ad esempio sta valutando alcune proposte di ordine pratico per velocizzare i tempi di intervento sui luoghi molto distanti dalla centrale operativa. Poi, occorre lavorare per assicurare gli stessi standard di sicurezza anche nell’utilizzo del GPL in bombole, sia nelle utenze domestiche sia negli altri impieghi. Tra questi l’uso del gas come fonte di alimentazione dei furgoni ambulanti per la cottura di alimenti, tema tornato di forte attualità dopo l’incidente dello scorso marzo a Guastalla (Reggio Emilia), dove l’esplosione di un camioncino ha provocato
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la morte di 3 persone e una decina di feriti. A questo scopo il CIG, in collaborazione con i Vigili del fuoco e con i Ministeri competenti, metterà a punto una norma tecnica, con l’intenzione di farla approvare nel contesto della legge 1083/71, quindi un intervento normativo che diventerà cogente per una legge dello Stato, sul modello di quanto già fatto per la distribuzione e il trasporto del gas con, rispettivamente, la Regola tecnica 16/04/2008 e la Regola tecnica 17/04/2008, realizzate con il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’interno. Infine, ci sono aspetti già perfettamente normati che dovrebbero essere meglio conosciuti dai cittadini, come la copertura assicurativa in caso di incidenti.
■> Qual è il problema?
Un’altra delle azioni valide messe in campo dall’Autorità (Delibera 79/2010) a garanzia di tutti i clienti finali civili del gas è l’assicurazione per infortuni, incendi e responsabilità civile nei confronti di terzi, in caso di incidenti derivanti dall’uso di gas distribuito per canalizzazioni (le bombole di GPL non rientrano in tale assicurazione). La polizza ha un costo irrisorio, pari a meno di un euro l’anno che viene corrisposto in bolletta, e riconosce massimali molto interessanti. Purtroppo, abbia-
sta lavorando il Cig? Uno dei progetti più rilevanti riguarda il biometano, che due direttive europee obbligano a immettere in rete qualora ne sia fatta richiesta. Il problema è di avere definita una qualità riconosciuta idonea all’immissione in sicurezza. Il CIG sta lavorando, sia in ambito italiano sia europeo, proprio alla definizione dei criteri che consentano l’accettazione del biometano, di cui si prevede di concludere la fase di evidenza tecnica per il prossimo anno. Si tratta di un tema di grande rilevanza, dal momento che il biometano rappresenta un’importante energia rinnovabile, che può essere utilizzata sia per uso domestico sia per l’autotrazione, e che i produttori stimano che al 2020 con questa fonte si potrà coprire circa il 7-8% del totale del gas attualmente trasportato. Per quanto riguarda gli altri temi caldi, è in dirittura d’arrivo la normativa sulla telelettura dei gruppi di misura per il mass market, che prevediamo di completare entro quest’anno, così come stiamo per concludere la norma per la qualifica degli operatori post-contatore, in coerenza con gli aspetti legislativi del DM 37/08. L’obiettivo di questo rilevante intervento normativo è di dar vita a un processo di qualificazione livello per ridurre il gap oggi esistente, permettendo agli operatori del post-contatore di potersi confrontare in assoluta parità di riconoscimento con i loro colleghi operanti negli altri Paesi dell’Unione Europea. ■
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Sono 50 i Comuni serviti dalla rete di distribuzione gas di Italgas in Abruzzo. Ad occuparsi della manutenzione delle infrastrutture e della gestione del Pronto intervento è l’impresa Tagliabue, che nei primi tre anni di affido del servizio ha provveduto alla sostituzione di circa 7.000 metri di vecchie condotte e di oltre 12.000 contatori.
G
■ di Giuseppe Stabile
M
igliaia di contatori sostituiti e di metri di nuove condotte posate, tra sostituzioni di vecchie reti e nuove realizzazioni. È molto positivo il bilancio delle attività svolte dall’impresa Tagliabue in Abruzzo nell’ambito del contratto triennale per la manutenzione delle reti di distribuzione gas di Italgas. Numeri che, tuttavia, danno solo un’idea sommaria dell’impegno dell’impresa di Paderno Dugnano (Milano) nella regione. Il contratto di affido, del valore di 6 milioni di euro, ha compreso un ampio range di mansioni, dal potenziamento delle infrastrutture alla sostituzione delle condotte obsolete, dalla manutenzione degli impianti di derivazione alle utenze fino alle attività di pronto intervento in full service. Un compito enorme, sia per la difficoltà di intervenire in contesti molto differenti, dalle popolose località costiere ai piccoli centri dell’interno abbarbicati sulle pendici dell’Appennino, sia per l’estensione del territorio. Italgas, infatti, in Abruzzo gestisce il servizio di distribuzione in circa 50 Comuni. Una presenza capillare che dalla fascia adriatica, delimitata a Nord dai centri del teramano, si spinge fino a Sud di Pescara e, con le località montane dell’aquilano, verso l’interno fino al confine con il Lazio.
LE CRITICITÀ Garantire tempestività agli interventi per rispondere in modo immediato e puntuale alle richieste di gestore ed utenti in tale situazione, in particolare per le attività di pronto intervento che richiedono la piena operatività 24 ore su 24, ha comportato un particolare sforzo organizzativo. A questo scopo il servizio è stato gestito da due centrali operative, quella di Montesilvano
(Pescara) per l’area costiera e di Avezzano (L’Aquila) per la zona interna montana. Da qui partono le squadre dei tecnici che in questi tre anni hanno provveduto alla manutenzione di reti e impianti, con la sostituzione di più 12.000 vecchi contatori e di oltre 7.000 m di condotte obsolete. Se il lavoro nei Comuni costieri ha presentato difficoltà simili a quelle di un qualsiasi contesto urbano, per lo più legate alla necessità di concludere in tempi rapidi il ripristino delle infrastrutture e ridurre al minimo i disagi alla circolazione e alla popolazione, ben altre problematiche ha comportato operare nelle piccole località dell’interno. A partire dalla distanza da percorrere, anche 50 km dalla sede, su strade impervie e ricoperte di neve e ghiaccio durante i mesi invernali, condizioni che non facilitano lo spostamento dei mezzi per le attività di scavo e dei camion per il trasporto dei materiali. Neve e ghiaccio non hanno fermato
i tecnici di Tagliabue che hanno portato a termine nei tempi previsti tutte le opere programmate, garantendo al contempo un’efficace gestione delle emergenze. Su tutte, quelle legate al sisma che nel 2009 ha ridotto in macerie la città dell’Aquila e diverse altre località abruzzesi. Così nei centri storici colpiti dal sisma, con l’ausilio del personale di Italgas, i tecnici di Tagliabue hanno provveduto alla verifica e messa in sicurezza di ogni singola utenza, un lavoro immane ed effettuato con tempistiche molto strette per scongiurare il rischio di fughe di gas e garantire l’incolumità delle persone impegnate nelle operazioni di soccorso. L’intervento a favore delle popolazioni terremotate, oltre al controllo e alla verifica della sicurezza degli impianti, ha visto anche la realizzazione di due nuove linee per l’approvvigionamento del gas agli insediamenti abitativi provvisori per gli sfollati dei Comuni di Bussi e Popoli, in provincia di Pescara. ■
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PRONTO INTERVENTO GAS
Le difficoltà dell’Abruzzo
PRONTO INTERVENTO
NON È SOLO GAS
S
iamo a Milano, in pieno centro ed esattamente in Via Fontana, a due passi dal Tribunale raggiunto dallo scorso anno dal teleriscaldamento. Un’opera d’eccellenza che conta circa 2 chilometri di rete alimentati dalla centrale Canavese che penetrano nel centro storico. In questa seconda fase siamo agli allacciamenti d’utenza. Durante lo scavo la benna ha travolto anche il tubo dell’acqua potabile che rompendosi ha rischiato di inondare la trincea. Questi problemi sono frequenti e quasi sempre inevitabili, soprattutto quando ci si trova ad eseguire scavi “importanti” in zone densamente abitate. Il sottosuolo è oramai un intricato dedalo di tubazioni in esercizio o abbandonate che formano una sor-
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ta di ragnatela di cui non pare ci siano ancora mappe precise da poter consultare. Costi elevati che ricadono inevitabilmente sulle utilities, sulle imprese e anche, se indirettamente, sui cittadini stessi. Nel caso che abbiamo fotografato
si è riusciti a convogliare l’acqua nel vicino scarico della fognatura, finché non è arrivato il pronto intervento di Metropolitana Milanese che ha provveduto alla riparazione. Nel reportage fotografico vediamo cosa è successo. ■
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ormai definito il programma finale della Prima Giornata Nazionale della saldatura dei materiali plastici e compositi che l’Istituto Italiano della Saldatura organizza a Genova, il prossimo 24 maggio, in occasione della settima edizione delle Giornate Nazionali della Saldatura, presso il Centro Congressi del Por-
to Antico. Questa Prima Giornata si pone l’obiettivo di esplorare il mondo della saldatura e della giunzione (più in generale) di materiali termoplastici e compositi spaziando su vari settori industriali, quindi abbracciando differenti tecnologie, da quelle apparentemente consolidate a quelle maggiormente innovative.
■ State of the Art in Welding Thermoplastics and in Assessing Thermoplastic Welded Joints (Mike Troughton / TWI Ltd.) Questa presentazione descriverà i recenti sviluppi nella saldatura di termoplastici, includendo la saldatura laser di dispositivi microfluidici e quella ad agitazione ad attrito di plastiche fibrorinforzate. Descriverà inoltre i nuovi sviluppi nella valutazione di saldature termoplastiche, incluso le prove meccaniche a lungo termine e l’ispezione phased array a ultrasuoni dei giunti saldati in tubi in polietilene.
della saldatura, tuttavia, richiede un’accurata preparazione della zona da saldare, la conoscenza del materiale (che determina i parametri di processo, in particolare i tempi, le temperature e la pressione di contatto), la verifica della compatibilità tra materiali diversi che, pur anche della stessa classe di pressione, possono avere diverse formulazioni e degli effetti delle condizioni operative sulla microstruttura e sulla geometria del materiale nella zona termicamente alterata. Questi diversi aspetti saranno esaminati alla luce delle caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche proprie dei materiali polimerici termoplastici.
■ Il processo di saldatura ad elemento termico per contatto: influenza di materiali e parametri di processo sulle caratteristiche fisicomeccaniche della saldatura (Roberto Frassine / Politecnico di Milano) Uno dei processi più utilizzati per la saldatura testa a testa di tubazioni in materiale plastico è quello per contatto con elementi termici (piastre calde) che provoca la fusione del materiale in corrispondenza delle estremità da saldare. Tra i vantaggi di questa tecnologia si segnalano la relativa semplicità di esecuzione e l’accessibilità diretta della zona di saldatura all’ispezione visiva. La corretta esecuzione
■ L’evoluzione delle poliolefine negli anni 2000 (Maria Roberta Brusi – NUPIGECO spa, Roberto De Palo – Basell Poliolefine Italia srl) Grazie a tecnologie di polimerizzazione in continuo sviluppo, gli ultimi decenni hanno visto una rapida evoluzione delle materie plastiche; in particolare, nel settore delle poliolefine (Polietilene, Polipropilene e Polibutilene) utilizzati nel trasporto di fluidi in pressione. Il presente intervento vuole effettuare un escursus sui miglioramenti delle prestazioni di questi materiali sviluppati al fine di offrire al mercato soluzioni sempre più affidabili e durevoli.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
■ Sviluppo della normativa nazionale ed internazionale nel campo della saldatura di materiali plastici (Pierpaolo Frassine / Plastitalia) La saldatura è un processo speciale. Sebbene nel polietilene sia un po’ meno speciale, perché oggettivamente meno influenzata dalla manualità del saldatore. Tuttavia in molti settori industriali, cui i nostri materiali fanno riferimento, esistono regole, a volte non scritte, della buona tecnica che ci obbligano ad un approccio professionale dell’attività di saldatura del polietilene. In alcuni casi poi, queste regole sono addirittura sancite all’interno di documenti legislativi. Nel D.M. 12.12.85 (“normativa tecnica per le tubazioni” che è da intendersi applicabile non solo all’acqua ma ad ogni impianto che trasporta fluidi e quindi anche gas combustibile) è chiaramente espressa la responsabilità del progettista che ha il compito di dimostrare l’affidabilità dell’opera progettata, in particolare “di integrità della tenuta”, esplicitando i metodi di controllo da svolgersi anche in sito. Tali requisiti, di verifica della bontà delle giunzioni, e di applicazione di metodologie di controllo condivise, si trovano anche in altri documenti; la norma prodotta dal CEN e recepita dall’UNI, UNI EN 12007-2 relativa all’utilizzo del polietilene negli impianti di distribuzione del gas richiede l’uso di procedure di saldatura autorizzate prima dell’inizio
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EVENTO
Prima Giornata Nazionale della saldatura dei materiali plastici e compositi
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dei lavori di costruzione del gasdotto, laddove per autorizzate s’intende, probabilmente, qualificate. Altri esempi che esplicitano anche meglio il requisito d’investigazione dell’attività di saldatura da parte del progettista sono presenti nella letteratura del piping a livello mondiale: la norma ASTM F2620 richiede la qualifica del procedimento e dello stesso tono è lo standard australiano AS/NZS 4645. Abbiamo voluto qui rappresentare un po’ frettolosamente lo standard mondiale relativo alla saldatura del polietilene utilizzato in ambito impianti per il trasporto di fluidi in pressione per segnalare una certa carenza normativa. Le norme italiane e quelle emanate dal CEN sono utilizzabili per una buona parte nella direzione indicata ma ci sono ancora troppe divisioni, relative alle metodologie applicabili in campo, tra i singoli stati. Gli aspetti cruciali della saldatura sono lasciati ad una gestione ancora troppo “volontaria” e, a volte, per ciò che riguarda il nostro paese anche un po’ poco scientifica. Sarebbe auspicabile un maggior impegno nella produzione di standard, sia a livello nazionale che europeo, dedicati alla formazione di personale altamente specializzato nella gestione delle attività legate alla saldatura, il cosiddetto “coordinatore di saldatura”, fino ad arrivare a determinare i requisiti per l’“ispettore di saldatura per polietilene” figura professionale a tutt’oggi mancante nel nostro quadro generale e di cui si sente il bisogno a differenti livelli. ■ Il laser nella saldatura ibrida plastica-metallo (Alessandro Fortunato / CIRI-MAM Università degli Studi di Bologna, Alessandro Ascari / Università di Bologna-Bologna, Leonardo Orazi / Università di Modena-Reggio Emilia, Erica Liverani / Università di Bologna - Bologna) La saldatura laser delle materie plastiche presenta attualmente ricadute molto interessanti dal punto di vista industriale ci anche alla attuale disponibilità di sorgenti laser a stato solido di basso costo e grande affidabilità. Nella presente memoria vengono presi in considerazione gli aspetti fisici del processo ed i risultati ottenibili con particolare riferimento alle geo-
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metrie di giunto ottenibili, ai materiali saldabili mediante laser ed alle caratteristiche resistenziali dei giunti ottenuti. Vengono inoltre prese in considerazione le più avanzate tecniche di giunzione di materiali dissimili, in particolare le interessanti tecniche di giunzione plastica/metallo. ■ Riparazione temporanea di tubazioni metalliche mediante materiali compositi in fibra di carbonio (Marco Pandolfi, Lorenzo Savini / ED&IS, Riccardo Cozza / Saras spa) Nella realtà di tutti i giorni del mondo delle Raffinerie è sempre più importante avere a disposizione un’adeguata tecnologia che permetta di realizzare riparazioni temporanee di tubazioni metalliche che presentino zone sottospessore, zone con corrosione più o meno diffusa e/o fori passanti. Sulla base delle norme ISO/TS 24817, ASME PCC-2 ed ASME B31G è stata messa a punto una tecnica che permette di realizzare riparazioni temporanee di tubazioni e serbatoi metallici consentendone la rimessa in linea in tempi relativamente brevi, evitando le onerose perdite economiche associate a fermate non programmate degli impianti. Queste riparazioni temporanee sono state realizzate con materiali compositi costituiti da resine termoindurenti epossidiche bi-componente, primers, stucchi e mastici epossidici e stuoie in fibre di carbonio come supporti meccanici delle laminazioni. ■ La tracciabilità per la posa delle reti di distribuzione gas con HDPE: analisi storica e stato dell’arte (Eugenio Nellaga, Salvatore Cutri, Paolo Bonalumi / Duty Cycle Company spa) La nascita della tracciabilità e le motivazioni per le quali si crea la necessità di dotare tubi e raccordi di codice a barre. Vedi riferimenti EN e ISO. La ricerca di una soluzione armonizzata a livello internazionale. Lo sviluppo del progetto, completo di analisi e prove effettuate in fase di sperimentazione. La scelta del codice a barre: motivazioni. L’utilità del codice per il controllo della difettosità e per i sistemi di qualità. L’esperienza maturata dalle grandi società estere per lo svilup-
po del sistema a livello mondiale. Esempi di alcuni paesi dalla Francia, Spagna, Cina, ecc. La funzione del sito www.traccoding.com dove chi opera nel settore può trovare le informazioni sui produttori dei sistemi di tubazioni per il vettoriamento di fluidi. Elementi storici di difettosità ricostruiti attraverso la raccolta sistematica dei dati legati all’operatività dello stoccaggio, delle operazioni di cantiere attraverso il codice a barre. Alcuni dati statistici di difettosità raccolti presso alcune aziende del settore in paesi europei dove sia pure a livelli diversi si adotta la filosofia della tracciabilità. ■ Saldatura e collaudo di geomembrane di HDPE per opere di impermeabilizzazione: case history (Stefano Vergari / Imperfoglia srl, Maurizio Moroni / IIS) Nelle opere di impermeabilizzazione di gradi aree, tipicamente nel caso di discariche per rifiuti solidi, la saldatura delle geomembrane di polietilene ad alta densità (HDPE) riveste un’importanza determinante per le prestazioni, in servizio, delle opere stesse. In questo ambito, i costruttori italiani si sono distinti particolarmente, in ambito nazionale ed europeo, per le caratteristiche dei propri servizi, supportati a partire dagli anni ’90 da una normativa (UNI 10567) unica nel suo genere, a livello europeo. In questa relazione sono descritte alcune esperienze di realizzazioni in opera, di particolare rilevanza, in cui i processi di saldatura (con le tecnologie ad elemento termico per contatto e ad estrusione) sono stati inseriti in un vero e proprio schema di garanzia della qualità, a tutela dell’ambiente. ■ La tracciabilità per la posa delle reti di distribuzione gas con HDPE: analisi storica e stato dell’arte (Chebbo Z., Tillier Y., Vincent M. / Mines ParisTech, - Centre for Material Forming (CEMEF) UMR CNRS 7635, Sophia-Antipolis, France, Boujlal A., Gueugnaut D. / GDF SUEZ - R&I Division – CRIGEN, Saint Denis La Plaine, France) ■
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n tutto il mondo sono prodotti circa 2,9 x 105 m³ di acqua potabile al secondo [1], tali quantità non solo devono essere trasportate dalla sorgente al consumatore ma, a loro volta, devono essere eliminate come acque di scarico. Le sfide legate al servizio idrico diventano sempre più complesse, soprattutto per le città come Londra, Mosca e New York o gli agglomerati come Tokyo, Delhi o Shanghai a causa dell’elevata densità demografica: circa 470 milioni di persone, cioè quasi il 7% della popolazione globale (7.013.992.000) [2], vivono nei 26 più grandi agglomerati del mondo. Ad esempio, la regione della Ruhr, con i suoi 4,7 milioni di abitanti, sebbene possa essere considerata piccola su una scala globale, conduce un flusso di circa 46.500.000 litri ogni ora attraverso il sistema fognario pubblico [4]. A New York circa 237.500.000 litri di acqua all’ora sono condotti a 9 milioni di persone [6]. Acquedotti noti, come il “Pont du Gard” (circa 830 m³/h) [7] vicino a Nîmes (Francia del sud) trasportavano l’acqua soprattutto in canali aperti, una tecnica efficiente durante i rigidi inverni, ma soggetta a diversi problemi, relativi in particolare alle
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perdite d’acqua. A seconda della temperatura ambientale, dell’umidità relativa dell’aria, della superficie e della via di trasporto si può perdere fino al 50% del carico a causa di evaporazioni e perdite. Attraverso i secoli, questi problemi sono stati risolti solo in modo rudimentale per la mancanza di materiali e tecniche adatti. Nondimeno con l’improvviso aumento della densità di popolazione, l’aumento della prosperità (soprattutto in nazioni industrializzate) collegato a necessità igieniche, c’è stato un aumento del consumo individuale di acqua ma anche un calo nell’apprezzamento di tale bene. Nel secolo scorso sono stati utilizzati nuovi materiali per la costruzione di tubature, come laterizi e tubi in acciaio fuso fino a tubature in calcestruzzo. A causa dell’alterata composizione delle nostre acque di scarico e di una maggiore sensibilità ambientale, le eventuali perdite ora costituiscono il problema più sentito anche per le reti fognarie.
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FIG.2: INSTALLAZIONE PER SALDATURA CIRCOLARE INTERNA IWS WEGENER blema non può essere compensato con la geometria di saldatura e richiede una notevole abilità manuale e concentrazione da parte di chi salda. Se il rivestimento interno è danneggiato (per es. frammentazione sulla giuntura), questo sistema raggiunge velocemente i suoi limiti. In tal caso, il saldatore deve rettificare il danno con saldature di riparazione usando materiale aggiuntivo di riempimento. Poiché i tubi possono essere uniti solo con superfici di rivestimento in materiale termoplastico, qui è necessaria una copertura adeguata. Considerando che la fessura fra i tubi ha una profondità di 60 mm e larghezza di 10 mm, si rende necessaria una soluzione che possa colmare questo “gap” con lo stesso materiale di rivestimento del tubo. Se pensiamo alla saldatura di un singolo cordone per riempire questo “gap” si capisce che presto arriveremo al suo limite fisico. La soluzione di applicare una fascia sovrasaldata ha molteplici vantaggi. Se la giuntura del tubo è coperta con tale fascia, questo permette tolleranze molto più ampie riguardo possibili errori di posa, tipo errori angolari, di livello e di coassialità. Comunque, frammentazioni nella regione della giuntura possono anche essere coperte in modo valido senza influenzare il processo. Questo richiede un nastro di lastra termoplastica che va saldato per estrusione al rivestimento in contemporanea su entrambi i lati, secondo le linee guida DVS 2225-1 [5] (fig.1). Un altro vantaggio di questa tecnica viene dall’elasticità del nastro stesso, che lavorerà come un giunto. Siccome l’elasticità del nastro è maggiore di quella della singola saldatura estrusa, qualsiasi movimento degli elementi delle tubature può resistere per un periodo più lungo senza danni. In entrambe le varianti, saldatura singola o doppia con il nastro, la Wegener International offre sistemi che sono già stati usati in molte occasioni. La serie IWS (Internal Welding System) (fig.2) rappresenta una serie di macchine che, a seconda delle necessità, possono essere fornite sia con una testa di processo per singole saldature estruse, sia con una testa con due estrusori che lavorano in parallelo secondo le linee guida DVS 2207-4, Supplemento 2. Un altro aspetto in relazione alla saldatura per estrusione delle giunture dei tubi è il continuo cambiamento della posizione di saldatura. Per la qualità di una saldatura per estrusione, non solo è significativa la conformità con i parametri di processo, per es. secondo le linee guida
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SALDATURA
Reti a prova di perdita FIG.3 : AGGIUSTAMENTO
References
AL DIAMETRO INTERNO DEL TUBO
DVS 2207-4, Supplemento (1) riguardo le temperature di estrusione e di aria calda, ma lo sono anche la costanza della velocità di saldatura e della pressione esercitata. Anche operatori con esperienza trovano difficile produrre saldature manuali sul posto. A tale scopo, i sistemi delle serie IWS usano controller PI elettronici separati per l’aria calda e la fusione. Gli estrusori utilizzati sono guidati con motori senza spazzole privi di manutenzione e sono equipaggiati con un sistema di regolazione a pressione costante posizione-dipendente dentro l’unità di compensazione brevettata in modo da supplire a qualsiasi posizione errata o fuori circolarità. Si possono realizzare diametri dei tubi da 800 mm a 3.000 mm (fig.3). Prima che i sistemi IWS vengano usati sui posti di lavorazione, vanno regolati al
[1] „200 l Wasser für einen Latte Macchiato“ aus „Die Welt“ vom 13.2.2012. [2] Pressemitteilung der „Stiftung Weltbevölkerung“ vom 29.12.2011. [3] http://www.citypopulation.de/ world/Agglomerations.html vom 1.4.2011. [4] http://www.it.nrw.de/statistik/h/daten/ eckdaten/r322wasser.html vom 10.1.2013. [5] Taschenbuch DVS-Merkblätter und Richtlinien Fügen von Kunststoffen 2012. [6] NZZ Folio 02/94 - Thema: Städte „Das Wasserwunder“ aus „Neue Zürcher Zeitung“ [7] George F. W. Hauck, Richard A. Novak: “Interaction of flow and incrustation in the roman aqueduct of Nîmes. In: Journal of hydraulic engineering”. [8] http://www.lw-online.de/fileadmin/ downloads/serv_infoschriften/ 27_2009_LW_SR09_B02.pdf vom 14.1.2013.
diametro necessario. La macchina viene spostata nel punto di lavoro, bloccata pneumaticamente e quindi salda le giunture in modo completamente automatico. Come ultimo aspetto, si presta attenzione al controllo di qualità. Le prove sulle saldature estruse con scintillografi sono all’avanguardia. Con gli IWS nelle due versioni, due fili di test sono automaticamente posti sotto la pellicola e, dopo che la saldatura è completata, permettono un controllo standard attendibile della sigillatura con scintillografo. ■
INTERVENTO NOTTURNO SULLA FIBRA OTTICA La saldatura delle reti è importante; anche le reti di comunicazione come le fibre ottiche rivestono un ruolo fondamentale, così necessarie da non poter essere interrotte senza causare gravi disagi ai cittadini. In una delle vie principali di Milano, in prossimità di una dorsale importantissima per le comunicazioni, i tecnici di Metroweb non si potevano fermare e dun-
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que, nonostante fosse già notte, hanno allestito, in due postazioni poco distanti tra loro, due rustici banchetti per procedere alla saldatura delle minuscole fibre ottiche. Il lavoro è proseguito fino a tardi, per poi continuare il mattino successivo. Un pronto intervento che ha consentito di non interrompere il servizio.
… Ritmo
La strada aperta U n progetto moderno per una città moderna: un impianto di raffreddamento per far giungere nelle case connesse ad una rete aria fresca da un sistema centralizzato. Il principio è il medesimo del teleriscaldamento. Il sistema di raffreddamento ha avuto la sua diffusione prima in Francia negli anni ‘90, per poi poco dopo approdare in Svezia. Una volta creata l’infrastruttura, concreti sono i benefici sia in termini ambientali con un sensibile risparmio energetico, sia come qualità della vita nelle abitazioni. Il cantiere si trova nel sud della Svezia ad Halmstad, città nei pressi del mare. La condotta da realizzare è in PE100 SDR 17, dimensioni 160-355 millimetri. Il lavoro richiede un tempo di realizzazione di circa un anno; periodo che vede la zona interessata da temperature con forti oscillazioni dai 20 °C del periodo invernale ai + 30 °C dei mesi estivi. La vicinanza con il mare inoltre porta nel cantiere continue variazioni con condizioni di vento e umidità che cambiano in modo repentino. Il cantiere attraversa sia il centro della città, sia incroci ad alta densità di traffico. Su consiglio dei tecnici di GPA Flowsystem AB - distributore locale Ritmo - alla ditta esecutrice MTA Bygg & Anläggning è stato proposto di lavorare con la saldatrice testa a
testa Delta 355 All Terrain e con la saldamanicotti Elektra 400. Delta 355 All Terrain permette elevata mobilità e versatilità: il generatore a bordo rende la saldatrice totalmente indipendente; le ruote garantiscono un rapido posizionamento. Questi aspetti sono stati molto apprezzati sia in termini di tempo di esecuzione, sia come minor disagio alla cittadinanza negli incroci con grande flusso di traffico. Inoltre Delta 355 All Terrain, grazie al sistema di controllo della saldatura Easy Life, permette di eseguire saldature certificate. Dove non era possibile saldare testa a testa, è entrata in gioco Elektra 400, la saldatrice per elettrofusione dalle elevate prestazioni e dotata di scanner di lettura del codice a barre per rilevare in modo automatico i parametri di saldatura. Kenny Constanzo, tecnico GPA, afferma: “In Svezia abbiamo un forte senso dell’ambiente, e questo progetto ci ha portato e ci sta portando sfide sempre differenti ogni giorno. Il cantiere attraverserà tutta la città, strade strette, il centro, i grandi incroci incontrando ostacoli di varia natura, come ad esempio piante secolari: per evitare il loro abbattimento preferiamo fare piccole deviazioni alla condotta. Le saldatrici Ritmo si stanno dimostrando affidabili sia sotto il sole, che alla neve della Svezia”. ■
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Storia di un intervento di risanamento su due adduttrici vitali per l’approvvigionamento idrico della città, per il quale è stato necessario riunire le più avanzate competenze trenchless del panorama nazionale.
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■ di Carlo Torre, Franco Quattrocchi e Marco Ruggiero
L
e adduttrici idriche di grande diametro spesso rappresentano uno dei punti più critici di una rete. La loro manutenzione comporta tutta una serie di problematiche di natura non esclusivamente economica, che hanno pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio e che trovano analogo riscontro nella maggior parte delle aziende distributrici italiane. Prima causa fra tutte è la carenza di manutenzione preventiva, che nelle condotte metalliche deriva principalmente dall’assenza di programmi di controllo degli spessori della parete delle condotte e dello stato dei punti di giunzione. Questo ultimo punto, in special modo, incide molto sugli eventi di perdita, sia per la degenerazione interna dei punti prospicienti le saldature nel caso di condotte in acciaio, sia per degrado delle guarnizioni in elastomero, nel caso delle ghise, dei materiali inerti (CLS e CA) e dei
materiali compositi (PRFV). Le carenze di manutenzione preventiva non sono sempre causate dalla scarsa sensibilità dei gestori, ma piuttosto dalle oggettive difficoltà a operare le indagini in condizione di esercizio delle condotte da sottoporre a verifica. Le grandi adduttrici non possono infatti subire fuori servizio protratti nel tempo, sono normalmente posate a profondità superiori alla media e lungo tracciati poco accessibili. I mezzi di indagine effettivamente validi sono poi poco accessibili, sia perché esistono sul mercato pochi soggetti veramente capaci, sia per il costo che tali indagini comportano. Le operazioni per messa fuori servizio delle adduttrici comportano inoltre un grande impegno operativo che non sempre risulta coniugabile con le esigenze di distribuzione delle reti sottese alle condotte principali.
Queste, in sintesi, le motivazioni per cui i gestori si riducono molto spesso a intervenire in manutenzione straordinaria, quando va bene in extremis, e quando va meno bene in occasione di eventi di perdita. Il caso che portiamo all’attenzione in questo articolo, quantomeno nelle intenzioni originali, avrebbe potuto essere classificato come intervento di manutenzione preventiva, ma si è rivelato poi in corso d’opera come intervento particolarmente complesso, offrendoci alcuni spunti per una serie di riflessioni sia di natura tecnica che applicativa.
IL CONTESTO IMPIANTISTICO Prima di procedere a descrivere l’intervento, è opportuno delineare il contesto progettuale. ASA Livorno preleva circa il 75% dell’acqua che immette in rete dai pozzi di Filettole siti nel comune di Vecchiano in provincia di Pisa e da quelli di S. Alessio nel comune di Lucca.
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Risanamento della principale condotta idrica di Livorno
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IL CASO PROGETTUALE Ad un controllo effettuato a fini preventivi a inizio 2012, il fenomeno della corrosione ferro batterica si rivelava particolarmente severo, con un assottigliamento preoccupante della condotta DN 800, in prossimità dei pozzi, proprio in corrispondenza del cunicolo di sottopasso dell’autostrada A11 FirenzeMare. A seguito di tale esito, ASA Livorno prevedeva quindi di intervenire nel tratto di sottopasso autostradale mediante relining strutturale delle due condotte. Un intervento finalizzato non solo allo scopo di fermare il processo di corrosione, ma bensì di ricostituire due nuove condotte all’interno di quelle esistenti, con due liner che avessero caratteristiche di auto portanza alla pressione massima di esercizio (8 bar). Essendo posate in un cunicolo di ridotte dimensioni e colmo d’acqua di falda per circa 8 mesi l’anno, la sostituzione delle due condotte avrebbe richiesto tempi incompatibili con le garanzie di fornitura del servizio idrico e investimenti di gran lunga superiori.
IL CAMPO POZZI DI FILETTOLE E LA FASE DI SMONTAGGIO DI UNA DELLE ESTREMITÀ TRATTO DN 800 DA RISANARE I venti pozzi, siti lungo il conoide del fiume Serchio, sono stati trivellati a metà degli anni sessanta ed hanno una potenzialità massima di emungimento pari a 1800 metri cubi/ora, captati e convogliati in una condotta principale in acciaio DN 800 mm ed in una secondaria in ghisa grigia di diametro 450 mm. Tali condotte, prima di giungere all’impianto di sollevamento di Livorno, percorrono un tracciato di circa 45 km, che si snoda in gran parte lungo la fascia pianeggiante del fondovalle del Serchio e nella sua tratta iniziale tra i contrafforti dei Monti Pisani. Si tratta di terreni moderatamente aggressivi, ma con una presenza pressoché costante di
acqua di falda, fino a quote sovrastanti l’estradosso delle due adduttrici. L’epoca di posa di tali condotte risale al 1965-69, e la stessa acqua trasportata contiene minerali disciolti in quantità tale da favorire il proliferare di estese colonie di ferrobatteri, specie nella porzione di tracciato più prossima ai pozzi. L’acqua greggia di pozzo, unita alle forti variazioni di portata (e quindi di velocità dell’acqua) tra giorno e notte, hanno portato nel corso degli anni ad una proliferazione abnorme dei ferrobatteri che, in ragione della loro azione, hanno accelerato il processo di corrosione del metallo costituente la parete della condotta.
UNA FASE DELLA PULIZIA DELLA CONDOTTA
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Risanamento della principale condotta idrica di Livorno
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Risanamento della principale condotta idrica di Livorno
DUE FASI DI RISANAMENTO CIPP DEL DN 450 CON IL TUBOLARE SANILINEW® E DEL DN 800 CON LA GUAINA W4™ PN10 (EFFETTUATO DI NOTTE PER EVITARE LA CATALISI ACCELERATA DELLA RESINA EPOSSIDICA) La scelta di progettare un relining di tipo no-dig era quindi obbligata, ma comunque gravata dalla presenza di 4 curve sul DN 450 e di ben 6 curve lungo il tratto di circa 100 metri del DN 800, tra cui tre curve a 45° e una curva a 30° e dall’impossibilità di ridurre la sezione di deflusso. Inoltre, il DN 800 presentava alcune difformità. Tale fatto complicava notevolmente tanto la scelta della metodologia di risanamento quanto l’individuazione del tipo di liner da utilizzare.
UN POOL DI COMPETENZE SPECIALISTICHE La somma di tali motivazioni ha indotto ASA a riunire attorno al progetto una serie di competenze diversificate. Una volta deciso di procedere, la parte progettuale e di direzione lavori è stata condivisa tra ASA SpA e Iren Acqua Gas, che ha messo a disposizione l’esperienza ventennale della propria divisione Saster Pipe per individuare una possibile soluzione in materia di tecnologie e materiali idonei allo scopo. Approvato congiuntamente il progetto di relining, si è proceduto quindi a verificare sul mercato internazionale la presenza di prodotti e procedimenti idonei. Il liner W4™ idoneo al risanamento del DN 800 in acciaio è stato messo
a punto dalla Sekisui SPR Europe, multinazionale specializzata nella costruzione di guaine armate feltro-fibra termoindurenti, prodotte con tecniche costruttive e materiali che consentono di sopportare tanto la tensione circonferenziale di un PN 10, quanto di mantenere tali caratteristiche anche in presenza di più curve, con angolazione compresa tra 30 e 45° come nel caso in questione. Il liner idoneo al risanamento del DN 450 in ghisa grigia è stato invece prodotto dalla Sanivar AG, società svizzero-tedesca che ha fornito il prodotto tubolare armato denominato Sanilink W®, idoneo a supportare pressioni fino a PN 16, ad aderire alle superfici interne della ghisa, compresi gli “slarghi” di sezione nei punti di giunzione a bicchiere e a essere messo in opera in un’unica soluzione per l’intero tratto di circa 100 metri, comprensivo di 4 curve a 45° ad angolazione stretta, tipiche dei pezzi speciali di ghisa grigia di antica fattura. La preparazione del liner DN 800, impregnato di resina epossidica con catalisi “a tempo”, e quindi da mettere in opera entro poche ore dall’impregnazione, è stata effettuata presso gli stabilimenti della S3 Soncini di Poviglio (RE). L’impregnazione della guaina Sanilink W è stata invece eseguita direttamente sul posto con le attrezza-
ture della società specializzata InTeCo SrL e della società Tecnoservices SaS. La pulizia delle pareti interne delle condotte, operazione rivelatasi particolarmente difficoltosa, specie per il DN 800 in relazione all’enorme quantitativo di depositi e concrezioni lungo l’intero tratto, è stata eseguita da InTeCo con speciali idropulitrici dotati di ugelli ad alta pressione (200 bar). Un’ulteriore conferma dell’opportunità di intervento è stata fornita dagli effetti della pulizia interna, che ha evidenziato la sussistenza di
FASE DI COLLOCO DELLE GUARNIZIONI TERMINALI
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Risanamento della principale condotta idrica di Livorno
IMMAGINE A TESTIMONIANZA DELL’ESITO FINALE DEL RISANAMENTO DN 800; SI NOTI LA PERFETTA FEDELTÀ DI TRACCIATO DEL LINER IN CORRISPONDENZA DELLE DOPPIE CURVE OPPOSTE A 45°
DEL UNA DELLE PLACCHE FERROBATTERICHE ESTRATTE DALL’INTERNO DEL
enormi placche ferrobatteriche che, in alcuni punti, raggiungevano lo spessore di 100 mm! Per contro, negli stessi punti lo spessore reale della parete residua del tubo in acciaio DN 800 si era ridotto a soli 3-4 mm, con messa a nudo di numerosi punti di corrosione passante, classificabili come pitting “mascherato”, ossia con tenuta idraulica delle condotta oramai delegata sostanzialmente più allo strato ferrobatterico che alla condotta stessa. La messa in opera del DN 800 è stata eseguita da Saster Pipe con il supporto della società Idroambiente, detentrice della più grande attrezzatura di estroflessione presente in Europa. La messa in opera del DN 450 è stata infine effettuata da Saster Pipe con il supporto di attrezzature e
DN 800
mezzi di controllo CCTV di InTeCo. Tutti gli interventi di sezionamento, messa fuori servizio ed in servizio e posa degli organi di impianto e la direzione e coordinamento dei lavori sono stati effettuati da ASA Livorno SpA.
GLI ESITI Le lavorazioni sono state realizzate nei mesi di settembre e ottobre 2012, in due fasi temporali distinte, così da poter sempre mantenere in esercizio una delle due condotte, garantendo un sufficiente apporto idrico alla città di Livorno, seppur nel periodo di minimo consumo statistico annuale. Il collaudo è stato effettuato anch’esso in due fasi. Un primo test idraulico dei liner è stato eseguito in conformità ai classici schemi di collaudo in pressione. Una volta
ripristinata la continuità delle condotte, il test è stato proseguito con una fase temporalmente più estesa di collaudo in esercizio, così da permettere ai tubolari ed ai sistemi speciali di sigillatura delle estremità di subire gli effetti prolungati della pressione di esercizio per interagire pienamente con le condotte ospitanti e assicurare quindi la strutturalità meccanica ed idraulica dei liner in maniera definitiva. Il progetto, realizzato e portato a compimento da un pool multidisciplinare, altamente specializzato nei singoli settori trenchless, ha visto quindi riunite per la prima volta su un unico cantiere la quasi totalità delle competenze del cured in place pipe italiano. Una scelta operata da ASA che ha portato a completare l’opera senza causare disagi e interruzioni del servizio idrico, mettendo in sicurezza un tratto particolarmente strategico di queste due importanti adduttrici toscane, con costi e tempi inferiori a quelli prevedibili qualora fossero state impiegate metodologie standard di sostituzione. ■
GLI AUTORI CARLO TORRE Iren Acqua Gas Spa
FRANCO QUATTROCCHI DUE IMMAGINI CHE ILLUSTRANO LA FASE DI SIGILLATURA DELLE ESTREMITÀ DEL DN 450 E L’ESITO FINALE DEL RISANAMENTO DELLA STESSA CONDOTTA
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ASA SpA Livorno
MARCO RUGGIERO ASA SpA Livorno
NUOVA TECNICA PER RISANARE GLI ACQUEDOTTI Le tecnologie di risanamento no-dig a calza sono state fino ad oggi riservate alle reti fognarie. Per la prima volta vediamo questo tipo di tecnologia testata per l’acqua potabile.
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l progetto, durato tre anni, ha visto la collaborazione della Fondazione Politecnico di Milano, Regione Lombardia e Metropolitana Milanese, che gestisce il Servizio Idrico Integrato della Città di Milano, dove la nuova tecnologia è stata testata. Il nuovo sistema potrebbe aprire nuovi scenari nel campo del risanamento degli acquedotti italiani. Safe Pipes è stato portato avanti da un gruppo di ricerca guidato da una cordata di aziende lombarde (Beca Engineering, Deva, Tematechline) che insieme al Politecnico di Milano, Fondazione Politecnico e Metropolitana Milanese hanno messo a punto la resina da utilizzare.
Fondamentale la collaborazione, per la parte di analisi e test sulle materie prime, dell’Istituto Mario Negri, sempre del capoluogo lombardo. Le attività di ricerca, tutte svolte in Italia, hanno portato alla realizzazione di materiali altamente innovativi come il composito capace di risanare ed aderire a qualsiasi tipo di condotte e a un sistema di catalisi a raggi UV che prevede bassi tempi di intervento, bassi costi di risanamento e alte caratteristiche meccaniche. “I benefici dell’industrializzazione della tecnologia Safe Pipe sono molteplici - ha dichiarato l’ing. Carlo Lezzi - e coinvolgono le PMI del settore
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FRANCESCO SIRIO DI A2A (A SINISTRA) E CARLO CARRETTINI DI METROPOLITANA MILANESE (A DESTRA) acquedottistico, i gestori di acquedotti, che vedranno diminuire nettamente i costi di gestione e l’ambiente, grazie a una minore incidenza dei consumi energetici e a un impatto molto ridotto dei cantieri per la posa del materiale”. “Siamo molto soddisfatti dei risultati, - ha dichiarato l’Ing. Carlo Carrettini Direttore dell’Acquedotto di Milano nonostante le nostre perdite si attestino intorno al 10% (altamente sotto la media nazionale), riteniamo importante investire in nuove tecnologie attraverso le quali poter ottenere margini per un costante miglioramento delle nostre conoscenze e del servizio ai cittadini”. ■
CASE HISTORY
Attraversamento del Po per la trasmissione di energia elettrica È stato realizzato l’attraversamento in cavo interrato del fiume Po, della linea 220 kV T 239 CasanovaStura, nei pressi di Moncalieri (TO), progetto redatto da TERNA S.p.A per il collegamento entra/esci alla centrale termoelettrica IRIDE di Moncalieri.
di R. Miotto* e G.Salvini **
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l progetto originario prevedeva l’utilizzo della tecnica della TOC (Trivellazione Orizzontale Controllata), in particolare con la realizzazione di due perforazioni affiancate, distanti circa 25/30 m, ospitanti ognuna 4 tubi in PE/AD aventi ciascuno diametro esterno pari a 250 mm. Il lavoro, inizialmente acquisito da una compagnia trenchless HDD europea e da quest’ultima abbandonato per impossibilità nell’avanzamento della perforazione del foro pilota, è stato riappaltato da TERNA ed acquisito da PATO, impresa con sede ad Occhiobello (RO), capace di rispondere alle esigenze della committente. L’impresa PATO, una volta ottenuto l’appalto, ha ritenuto opportuno approfondire le conoscenze dell’area e quindi impostare una nuova campagna geognostica per mettere meglio a fuoco le problematiche e gli elementi più rilevanti, incidenti sulle metodologie proposte dal progetto originario.
CONDIZIONI GEOLITOLOGICHE L’attraversamento in esame risulta ubicato poco a Nord della Tangenziale Sud di Torino, una decina di km a Sud di Moncalieri (TO). Dal punto di vista geologico il territorio in cui ricade l’attraversamento risulta caratterizzato dalla presenza di un materasso alluvionale costituito da una successione di ghiaie, più o meno sabbiose, talora ciottolo-
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se, sabbie - ghiaiose, sabbie di varia tessitura, ecc., legato all’attività di trasporto e sedimentazione del Po di elementi provenienti dalle propaggini alpine. Lo spessore dei depositi alluvionali, dai riscontri emersi dalla letteratura specialistica, risulta almeno di 25-30 m. Sottostante alle alluvioni si rinviene il substrato argillosolimoso plio-quaternario. I tecnici di PATO, in base alle conoscenze preliminari acquisite, hanno immediatamente rilevato che esistevano condizioni poco adatte all’esecuzione di una TOC così come progettata, sia per questioni tessiturali (presenza nei primi 25 m circa di sedimenti sciolti, essenzialmente ghiaioso-ciottolosi), sia per la presenza di notevoli percentuali di elementi dotati di elevata abrasività, cosa mai evidenziata in maniera esplicita nelle indagini eseguite in precedenza. Alla luce di questi elementi è stata pertanto impostata una campagna geognostica e geofisica, corredata da analisi di laboratorio, che ha dato la possibilità, tenendo anche in considerazione gli elementi emersi dalle indagini precedenti, di evidenziare, alla sezione di attraversamento, le seguenti condizioni litostratigrafiche, tessiturali e petrografiche: • esistenza di circa 25 m di sedimenti sciolti a marcata componente ghiaiosa, anche grossolana
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• al di sotto di essi, fino alle profondità indagate, presenza di sabbie medie abbastanza omogenee e poco consistenti • presenza, in tutti i sedimenti citati, di percentuali di quarzo (frammenti di quarzo o di rocce quarzose) comprese mediamente tra 65-80%, con punte pari a 90% nelle sabbie più profonde.
MODALITÀ OPERATIVE Le condizioni sopra citate, messe completamente in luce con le nuove indagini esplicitamente programmate da PATO, hanno consentito ai tecnici dell’impresa di poter fare valutazioni importanti, corroborate anche da prove in campo, che hanno messo loro in condizione di proporre una variante al progetto iniziale, che in definitiva si è mostrata vincente, consentendo di portare a termine l’attraversamento con successo, pur in condizioni molto impegnative. In questo contesto, particolare rilievo hanno infatti avuto le prove di perforazione effettuate per testare il terreno, il suo comportamento reattivo al tipo di perforazione e valutare l’usura degli utensili da utilizzare. Alla luce • delle indagini geognostiche, che hanno confermato un quadro abbastanza preciso delle condizioni litostratigrafiche alla sezione di attraversamento • delle analisi di laboratorio, che hanno evidenziato l’elevatissima percentuale di quarzo in tutti i sedimenti interessati dalla TOC • delle mirate prove di perforazione i tecnici della PATO sono giunti alla convinzione che l’esecuzione dell’attraversamento del Po con una TOC richiedeva una nuova configurazione al progetto. A questo scopo sono state previste 7 perforazioni, ognuna delle quali ospitante 1 tubo in PE/AD DE 250 mm. Tale soluzione appariva la più vantaggiosa,
in quanto il minor diametro del singolo foro garantiva maggiore stabilità durante la perforazione e consentiva di controllare meglio l’usura degli utensili. Inoltre, l’alloggiamento di un’unica tubazione agevolava le operazioni della messa in opera durante la fase di tiro. I lavori per la realizzazione del nuovo progetto si sono svolti adottando le seguenti metodologie e attrezzature: • utilizzo di rock bits 9” 7/8 TCI conformati e predisposti per resistere a formazioni altamente abrasive • utilizzo di mud motor 6” ¾ • utilizzo di prodotti speciali biodegradabili per il confezionamento dei fluidi di perforazione, per evitare perdite di fluido nelle formazioni a grossa pezzatura (con elevata permeabilità e in corrente di falda) • utilizzo di rock reamers 14” con 5 coni TCI conformati e predisposti per resistere a formazioni altamente abrasive • scelta di un particolare profilo di perforazione per eseguire meno metri di perforazione possibili nelle formazioni a grossa pezzatura, raggiungendo rapidamente le sabbie sottostanti, pur a notevole profondità. ■
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Tubi centrifugati in PRFV h: Quando la solidità si fonde con la leggerezza Dal 1986, quando in Germania furono posate per la prima volta le nostre tubazioni con la tecnica del microtunneling, non è più cessato il nostro impegno per migliorarne la resistenza alla spinta e la direzionalità. Ad oggi è stato più volte oltrepassato il km per singole tratte di spinta, con svariati cambi di direzione. Il basso coefficiente d’attrito della superficie esterna, il sistema di giunzioni ad elevata tenuta idraulica, la ridotta quantità di lubrificanti utilizzati durante la spinta abbinata alle eccellenti caratteristiche idrauliche, hanno fatto delle nostre tubazioni l’elemento di riferimento per condotte di alte prestazioni posate senza scavo. Ideali per condotte fino a diametro DN 3600 e pressioni fino a PN10 bar, le nostre tubazioni possono essere posate lungo tracciati rettilinei od in curva, non necessitano di alcun elemento di interposizione tra i tubi a contatto e concedono ampie possibilità di recupero a fronte di condizioni geologiche inattese. A completamento della condotta, pezzi speciali e pozzetti standard e su disegno. E Tubi S.r.l. > Via Montale 4/5 > 30030 Pianiga (VE) > T +39 041 5952282 > F +39 041 5951761 > hobas.italy@hobas.com > www.hobas.com
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La riqualificazione gestionale di assetti organizzativi e processi Nei prossimi anni le utilities dovranno fronteggiare importanti sfide di mercato, regolamentari e finanziarie che potranno essere affrontate tramite un’evoluzione del macroassetto organizzativo e interventi di revisione dei processi. Operazioni che richiedono una forte attenzione nella fase realizzativa, coinvolgendo numerosi stakeholder interni ed esterni alle società.
G
■ di Michele Ghislieri Marazzi
N
el corso degli ultimi anni lo scenario di riferimento del settore energy&utilities italiano ha subito importanti mutamenti, acuiti peraltro dalla crisi economica. In particolare: • si è registrato a livello industriale un incremento della pressione competitiva nei business liberi e uno spostamento di redditività all’interno della catena del valore di alcune aree di business • i bilanci dei comuni azionisti, combinati a performance economiche/finanziarie delle proprie utility inferiori alle aspettative hanno incrementato la tensione finanziaria del settore
• si è assistito, in diversi segmenti di business, a forti discontinuità regolamentari, quali le gare a livello di ATEM nella distribuzione gas, il referendum nel ciclo idrico integrato, la revisione del sistema di incentivi nelle energie rinnovabili / efficienza energetica, l’introduzione di un nuovo schema di remunerazione del servizio di igiene ambientale (ad esempio Tares). A seguito di questi rilevanti e, in taluni casi, inaspettati cambiamenti si impongono alle utilities italiane tre imperativi strategici per garantire il perseguimento con successo della propria missione: • incrementare la capacità competi-
Dinamiche competitive Regolamentato
Nazionale Locale
Dimensione Geografica
• Trasmissione power • Trasporto e importazione gas
FIG.1: SEGMENTAZIONE DEL MERCATO ENERGY&UTILITIES
Libero • Generazione power tradizionale • Vendita power e gas
• Stoccaggio gas
• Distribuzione e.e. e gas
• Smaltimento dei rifiuti
• Servizio idrico integrato
• Energie rinnovabili e generazione idroelettrica • Teleriscaldamento
• Igiene ambientale
tiva nei business liberi per concorrere “alla pari” con i grandi player internazionali • mettere “in sicurezza” le concessioni nei business amministrati tramite un’accurata strategia di partecipazione alle gare • favorire la possibilità per i Soci di “fare cassa” anche tramite operazioni diverse dalle privatizzazioni (particolarmente complesse per la volatilità delle quotazioni di borsa). Per dare una concreta risposta a tali imperativi strategici, le utilities italiane, possono da un lato fare evolvere il proprio macro assetto organizzativo coerentemente con i cambiamenti dello scenario di riferimento
• Il mercato energy&utilities Italiano si articola in quattro cluster • Dinamiche industriali e regolamentari sempre più specifiche per singolo cluster
• Efficienza energetica
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MANAGEMENT
La riqualificazione gestionale di assetti organizzativi e processi aree da integrare aree da non integrare
Utility 1
vendita energia
Utility 2
Utility 3
vendita energia
vendita energia
Utility N
vendita energia
Integrazione di specifiche linee di business
Utility 1
Utility 2
Utility 3
Utility N
• Articolazione del macro assetto organizzativo delle utilities per linea di business • Integrazione di specifiche linee di business a fronte di un invarianza dell'assetto azionario delle holding delle utilities coinvolte • Possibilità di fare accedere nelle società di scopo anche terzi investitori
vendita energia
Società di scopo
FIG.2: EVOLUZIONE DEL MACRO ASSETTO ORGANIZZATIVO sempre più specifico per linea di business (fig.1), dall’altro riqualificare e ottimizzare i propri processi interni.
EVOLUZIONE DEL MACRO ASSETTO ORGANIZZATIVO All’inizio degli anni 2000 si è registrato un forte cambiamento nei macro assetti organizzativi delle utilities italiane trainato da motivazioni di natura regolamentare e dai percorsi aggregativi che hanno caratterizzato tale periodo. A livello normativo va ricordato l’obbligo di unbundling nell’energia elettrica e gas che ha determinato la costituzione di società di scopo dedicate alla vendita, separate dalla conduzione delle reti di distribuzione gas ed energia elettrica. È sempre in questi anni che numerose utilities hanno adottato il macro assetto organizzativo delle Società Operative Territoriali (cosiddette “SOT”) che ha consentito un forte presidio e radicamento territoriale abilitando così diversi percorsi aggregativi (ad esempio Enìa, Hera, Linea Group Holding). Oggi, sono probabilmente maturi i tempi per una seconda era di revisione dei macro assetti organizzativi delle utilities a seguito di ragioni di diversa natura: • molte utilities hanno già colto negli ultimi anni buona parte delle sinergie da integrazione e, a macro assetto organizzativo invariato, possono ottenere migliora-
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menti di efficienza incrementali e non discontinui • l’evoluzione normativa di settore risulta sempre più specifica per singolo segmento di business (sia esso locale o nazionale ovvero libero o regolamentato) con logiche gestionali e aree di creazione di valore proprie • la necessità per diverse utilities di reperire nuove risorse finanziarie, associate alle difficoltà dei mercati borsistici e all’accesso a nuove risorse da parte del sistema creditizio, impone macro assetti organizzativi in grado di attrarre risorse finanziarie, ad esempio da fondi infrastrutturali italiani ed esteri. Un’articolazione delle utilities per linea / segmento di business, rivedendo opportunamente il rapporto fra centro e periferia dei rispettivi assetti organizzativi, potrebbe facilitare un nuovo periodo di aggregazioni. Non più totalitarie, come avvenuto agli inizi degli anni 2000, bensì per singola linea di business, rispondendo così alle nuove esigenze dello scenario di riferimento: creare nuovi “spazi” per estrarre sinergie, competere in segmenti di business con “regole del gioco” sempre più eterogenee fra di loro e facilitare l’ingresso di investitori in società di scopo (fig. 2). Come noto, tuttavia, le operazioni di natura straordinaria presentano tempi lunghi e complessità realizzative. Nel frattempo le utilities italiane
devono e possono ricercare ulteriori spazi di recupero efficienza anche in ottica “stand alone”, ossia indipendentemente dalle tipiche sinergie derivanti da percorsi aggregativi (condivisione delle migliori pratiche, allineamento e aumento massa critica negli acquisti, …).
RECUPERO DEL PIENO POTENZIALE DI EFFICIENZA La ricerca di ulteriori spazi di efficienza, in assenza di recenti operazioni di integrazione, richiede uno sforzo manageriale e realizzativo sicuramente superiore rispetto all’individuazione e realizzazione delle tipiche sinergie da integrazione, in quanto impone di intervenire sull’ottimizzazione dei processi ovvero sull’assetto organizzativo di dettaglio. In attesa di eventuali future operazioni straordinarie, tale esercizio risulta tuttavia fondamentale per le utilities poiché consente di: • aumentare la capacità competitiva anche in ottica degli imminenti percorsi di gara • generare maggiore redditività e cassa per i Soci • rispondere sempre più efficacemente ai requisiti di qualità e livello di servizio sempre più stringenti imposti dalle Autorità. Nei diversi progetti di recupero efficienza svolti da Bain & Company negli ultimi anni per le principali utilities italiane sono emerse ricorrentemente alcune specifiche aree di intervento che consentono forti otti-
= focus del Progetto Reti
Saving a regime pari a circa 15% del costo del personale
Ca. 40M di costi aggredibili
Il Progetto Reti ha individuato iniziative con saving pari al 15% del costo del personale
Realizzazione del pieno potenziale dei saving in un arco temporale pari a 3-4 anni
FIG.3: BASE COSTI “AGGREDITA” E SAVING INDIVIDUATI mizzazioni dell’area reti (distribuzione gas, ciclo idrico, …). Un primo filone di intervento riguarda l’eliminazione (o perlomeno la riduzione) dei cosiddetti tempi morti delle forze operative sul campo. Tale intervento richiede di mappare
in ottica end to end i processi dell’area reti (pronto intervento, lavori, attività conto cliente, …) e di ripartire il tempo lavorativo delle forze sul campo lungo le singole attività dei processi. Questo filone di intervento consente
TELECONTROLLO E MISURA "WEB-BASED" SMS - GSM - GPRS - UMTS
ACQUA Ricerca perdite Depurazione Monitoraggio livelli Automazione serbatoi
GAS Smart metering Telelettura Protezione catodica
ENERGIA Pannelli fotovoltaici Data logging
Nethix S.r.l. - Via dei Pini, 21 31033 - Castelfranco V.to (TV) - Italy T +39 0423 770750 - F +39 0423 770749 info@nethix.com - www.nethix.com
di individuare quelle fasi del processo nelle quali possono essere recuperati svariati minuti per risorsa, quali ad esempio: la preparazione delle squadre prima dell’uscita o la definizione delle agende e delle turnistiche. L’impatto di tali interventi
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Evoluzione saving sul personale
Incidenza saving su base costi
PUNTI DI ATTENZIONE
LEVE DA ATTIVARE
• Numero elevato di cantieri di lavoro da attivare (ca. 15) con tempistiche sfidanti • Elevato numero di soggetti e di aree organizzative coinvolte per la realizzazione delle iniziative (ca. 40 referenti) • Organizzazione del progetto con struttura “matriciale” - Owner di "line" delle singole iniziative - Referenti interni a supporto (ie. ICT, Risorse Umane, ...)
• Riservatezza e “delicatezza” dei temi trattati
• Definizione da parte dello Steering C. / Vertice delle regole del gioco per realizzare i saving: - Meccanismi attivabili per la gestione dei saving (in coerenza con il piano industriale di Gruppo) - Modalità di comunicazione verso l’esterno e l’interno
• Cabina di regia a supporto con sponsorship forte da parte del Vertice: - Coordinare interazione owner – referenti interni a supporto - Individuare e dirimere snodi decisionali critici - Monitorare l’avanzamento dei progetti
• Allocazione delle iniziative a singoli owner responsabilizzati sui risultati • Reportistica economico – fisica del progetto con tempestiva segnalazione di scostamenti
FIG.4: IMPLEMENTAZIONE DELLE INIZIATIVE possono essere molto importanti in termini di recupero efficienza, in quanto vanno a incidere su una parte consistente del personale dedicato all’area reti. Un secondo filone di attività riguarda lo sviluppo di un sistema informativo integrato per la gestione operativa del pronto intervento ovvero dei lavori (cosiddetto work force management). Questa tipologia di intervento richiede tempi e costi realizzativi (hardware, software e formazione) tipici dei grandi interventi sui sistemi, ma genera degli innegabili vantaggi dei quali stanno concretamente beneficiando le utilities che lo hanno già realizzato: • riduzione di tutti i tempi legati al trattamento manuale e cartaceo delle informazioni (es. consuntivazioni di interventi / lavori) • abilitazione dell’ottimizzazione nell’assegnazione di interventi e nella determinazione dei percorsi grazie ad utilizzo estensivo del GPS • incremento del controllo delle forze sul campo • aumento della qualità del servizio. Gli interventi sopra citati (in aggiunta ad ulteriori progetti di minore impatto) consentono alle utilities che li stanno implementando di realizzare saving pari al 15% del costo del personale in un arco temporale di 3-4 anni (fig. 3). Per cogliere il pieno potenziale di efficienza dell’area reti, vanno asso-
ciate a tali interventi anche iniziative che incidono sui costi esterni. Una prima area fondamentale riguarda il controllo dei lavori che rappresentano una delle principali uscite di cassa per le utilities, parcellizzata in una moltitudine di interventi frammentati sul territorio. Molto spesso il controllo esercitato su tale voce di spesa risulta inefficace in quanto si limita a verificare, su base periodica, il rispetto dei limiti di spesa (costi o investimenti) previsti a budget per “macro tipologia di intervento” e/o per natura. Al fine di perseguire efficienza anche su questa voce di spesa va introdotto un controllo operativo più granulare che consenta di clusterizzare le iniziative per interventi omogenei associandovi il referente della utility che ha seguito il lavoro (ie. il cosiddetto “assistente tecnico”) e il fornitore del servizio. In questo modo risulterà possibile avviare una capillare attività di benchmark interno (triangolando le informazioni per tipologia di intervento – referente interno – fornitore esterno) che può costituire un prerequisito per aggredire anche questa voce di costo. Un’ulteriore rilevante area di intervento riguarda il parco automezzi utilizzato dalle forze sul campo. L’ottimizzazione di quest’area richiede un’accurata analisi dei vincoli di natura contrattuale (durata ed eventuali penali dei contratti, in caso di noleggio), operativa (esigenze speci-
fiche legate alle turnistiche) e geografica (ad esempio disponibilità di distributori gas metano nei diversi territori). A valle della comprensione dei vincoli possono essere attivate leve di ottimizzazione di diversa natura, quali: • la revisione dei meccanismi di attribuzione ed uso dei mezzi • la razionalizzazione del mix di automezzi utilizzati (numero di modelli, anzianità media, …) • l’ottimizzazione dei percorsi. La concreta realizzazione delle iniziative sopra indicate (e di eventuali ulteriori interventi di efficienza) richiede di seguire alcune regole fondamentali (fig. 4). Le utilities che intendano avviare un “progetto efficienza” devono, infatti, tenere in massima considerazione alcuni must: • Empowerment da parte del top management: il progetto di efficienza deve essere sponsorizzato dalla Direzione Generale anche tramite una comunicazione specifica ai responsabili delle aree organizzative coinvolte • Determinazione chiara e univoca degli obiettivi: vanno fissati dei target quantitativi di saving da raggiungere che dovranno rappresentare gli obiettivi per i singoli responsabili (prevedendo eventualmente anche meccanismi di incentivo legati al livello di raggiungimento dell’obiettivo). Detti obiettivi possono essere determinati in modo analitico (es. tramite
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La riqualificazione gestionale di assetti organizzativi e processi
MANAGEMENT
La riqualificazione gestionale di assetti organizzativi e processi una dettagliata attività di benchmark) ovvero “top dpwn” dal Vertice del Gruppo, purchè siano assegnati a dei cost owner specifici che se ne assumono la responsabilità • Forte attività di PMO: i progetti di efficienza incontrano delle inevitabili resistenze e richiedono, pertanto, che la fase implementativa sia seguita passo per passo. Ciò comporta la necessità di avere delle strutture dedicate per l’attività di program management con due obiettivi fondamentali: - facilitare la risoluzione di colli di bottiglia/snodi decisionali che puntualmente si verificano nella fase implementativa che coinvolge sempre numerose aree organizzative di staff e di line - monitorare periodicamente e puntualmente il livello di avanzamento fisico ed economico del progetto. • Individuazione tempestiva dei vincoli: è determinante comprendere sin da subito gli eventuali vincoli a livello di Gruppo per realizzare gli investimenti (ad esempio politiche
di gruppo nella gestione del personale, disponibilità di risorse finanziarie per realizzare i progetti e i ritorni minimi attesi, …) per focalizzare gli sforzi su quegli interventi che poi potranno effettivamente essere realizzati.
CONCLUSIONI I forti cambiamenti del contesto di riferimento nel business energy&utilities suggeriscono agli operatori del settore di rispondere proattivamente a tali mutamenti, anche tramite interventi di natura organizzativa e di efficientamento dei processi. Nel corso degli ultimi anni Bain & Company ha assistito numerose utilities in queste tipologie di interventi e ha riscontrato che sono stati effettivamente ottenuti importanti benefici in termini di riduzione della base costi, miglioramento della qualità del servizio e più in generale incremento della capacità competitiva. Per massimizzare il livello di successo di questi progetti, che implicano un forte cambiamento interno da parte
delle utilities, risulta fondamentale una sponsorship forte da parte del top management per ottenere il massimo impegno da parte di tutte le strutture coinvolte. Data la complessità e durata dei progetti risulta altrettanto importante garantire un forte grip sull’implementazione attraverso l’identificazione di referenti interni che rappresentino una guida chiara e autorevole del progetto, con il supporto esterno di una struttura capace di garantire il project management complessivo e l’interfaccia verso i diversi stakeholder coinvolti. ■
L’AUTORE MICHELE GHISLIERI MARAZZI È Principal presso la Bain & Company Italia e dal 2001 lavora all’interno della practice energy&utilities. Negli ultimi anni ha assistito le maggiori utilities Italiane in progetti di pianificazione strategica, integrazione post fusione e performance improvement.
SOFTWARE
A supporto delle infrastrutture Interoperabilità, integrazione, modellazione e mobilità delle informazioni sono i principi che guidano lo sviluppo dei software di Bentley per la progettazione, costruzione e sviluppo di infrastrutture intelligenti. Se ne è parlato nel corso della II giornata Utenti Bentley, svoltasi lo scorso marzo a Milano, dove sono state presentate anche le ultime novità relative alle soluzioni per l’asset management.
S
upportare lo sviluppo e la sostenibilità delle infrastrutture. È questa la missione di Bentley System che, con oltre 3.000 impiegati, una presenza in 50 Paesi e un fatturato annuo intorno ai 500 milioni di dollari, rappresenta una delle principali aziende mondiali attive nello sviluppo e fornitura di software e servizi per la progettazione, costruzione e gestione di infrastrutture intelligenti. Come questo impegno si traduca in pratica è stato spiegato durante la II giornata Utenti Bentley, svoltasi lo scorso marzo a Milano, nel corso della quale l’azienda americana ha illustrato lo stato dell’arte delle proprie tecnologie rivolte a diverse aree applicative, dai
ponti alle strade, dalle reti ferroviarie e di trasporto alle centrali elettriche, dalle strutture offshore alla reti dei sottoservizi, dalla produzione e conduzione degli impianti fino alla modellizzazione 3D per le smart city. Tecnologie avanzate che, sfruttando la mobilità e la modellazione delle informazioni, supportano e facilitano il lavoro di ingegneri, architetti, professionisti del campo geospaziale, costruttori e proprietari nell’intero ciclo di vita dell’infrastruttura, ottimizzandone tutti gli aspetti, sia operativi-funzionali sia economici e di sostenibilità. Tra le principali soluzioni vi sono la piattaforma MicroStation, per la progettazione e la modellizzazione
delle infrastrutture, la piattaforma ProjectWise, per la collaborazione e la condivisione del lavoro dei team di progetto, e la piattaforma AssetWise, per la gestione delle attività e delle risorse degli asset. Gli utenti e gli esperti italiani che hanno preso parte all’evento, hanno avuto modo di conoscere e apprezzare funzionalità e caratteristiche di questi sistemi grazie alla presentazione di case study di importanti utilizzatori. Tra questi, Expo2015, con una presentazione focalizzata sull’uso di ProjectWise per il coordinamento della fasi di costruzione delle opere in vista dell’Esposizione mondiale del 2015; Saipem, tra i principali contractor
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SOFTWARE
A supporto delle infrastrutture nel settore oil&gas, che ha illustrato la propria esperienza nell’utilizzo del software ConstructSIM di simulazione virtuale della costruzione, analisi di fattibilità e controllo dell’avanzamento nella realizzazione dell’impianto per la liquefazione di gas naturale ad Arzew (Algeria); la società di ingegneria Projenia, che si è avvalsa di AutoPLANT P&ID e di Bentley AutoPipe per la progettazione impiantistica, l’analisi e la verifica della centrale a ciclo combinato da 400 MW a Marcinelle (Belgio); infine, Gruppo guas de Portugal, il principale gestore idrico del Portogallo, che grazie all’ausilio dei software Bentley ha ottimizzato i processi decisionali, previsionali e di automazione del servizio di depurazione per la città di Lisbona. La giornata ha fornito anche l’occasione per presentare le ultime novità messe a punto dalla casa americana, frutto dell’impegno nelle attività di ricerca e sviluppo e di un’accorta strategia di acquisizioni, per investimenti pari a circa un miliardo di euro negli ultimi 10 anni. La gamma di prodotti così si amplia con i nuovi software OperPlant, per la progettazione di impianti, Bentley AECOsim Building Designer, per l’utilizzo nel Building information modeling (BIM) nella progettazione multidisciplinare per l’edilizia, e OpenRoads, per la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture viarie.
MOBILITÀ DELLE INFORMAZIONI Alla base di tutte le soluzioni Bentley vi sono alcuni principi di fondo che ne indirizzano lo sviluppo e che ne rappresentano le principali peculiarità: interoperabilità, integrazione, modellazione e mobilità delle informazioni. Una delle principali caratteristiche delle applicazioni Bentley, infatti, è di interagire non solo all’interno della piattaforma e dello stesso portfolio di prodotti, ma di operare con i software più diffusi di progettazione architettonica ed ingegneristica, costruzione, gestione e progettazione geospaziale e con i sistemi di gestione aziendali come ERP e SAP. A questo si aggiunge la mobilità
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dell’informazione, che costituisce un’ulteriore evoluzione dell’interoperabilità dei sistemi. La mobilità dell’informazione assume un ruolo particolarmente significativo all’interno di progetti integrati e caratterizzati da discipline diverse, in quanto facilita la collaborazione e rende più efficienti i processi decisionali, permettendo un’efficace trasmissione di conoscenze nel passaggio dalla progettazione alla costruzione e da questa alla gestione. Grazie a tale peculiarità, i software Bentley consentono ai team di progetto di condividere le informazioni AECO e geospaziali racchiuse nei modelli per tutto il ciclo di vita dell’infrastruttura, indipendentemente dalla tipologia dei file e dai dispositivi utilizzati. L’accesso alle informazioni è consentito solo al personale autorizzato che, oltre a condividere il lavoro, può anche riutilizzare e modificare il contenuto, usufruendo di funzionalità di flashback dinamico, come revisioni, commenti, risoluzione di interferenze, visualizzazione, pubblicazione automatica.
ASSET MANAGEMENT Se progettazione e costruzione restano il core business di Bentley, la società adesso punta anche sulle soluzioni per l’asset management. Decisivo in questo passaggio è stata l’acquisizione, lo scorso settembre, di Ivara Corporation, azienda canadese fornitrice di software APM (Asset performance management)
per operatori attivi in settori ad alta intensità di risorse, quindi utility, società oil&gas, petrolchimiche o che operano nel campo metallifero e minerario. Per tutte queste realtà diventa sempre più imprescindibile migliorare le prestazioni di impianti e reti, garantendone la sicurezza e riducendone i costi, sia in termini economici sia di risorse umane impiegate. Ciò è possibile solo potendo contare su strumenti in grado di integrare una gran mole di dati provenienti da sistemi diversi e di tradurre questa mole di dati in informazioni immediatamente fruibili e di chiara leggibilità. Negli ultimi anni, infatti, gli investimenti degli operatori in sistemi che consentano di rilevare una quantità maggiore di dati sono cresciuti. Il problema è che tali investimenti, nella maggioranza dei casi, hanno dato un ritorno limitato a causa della “mortalità delle informazioni”, ovvero di dati bloccati dove sono prodotti e di fatto inutili. Le soluzioni APM Bentley, invece, accelerano la mobilità delle informazioni e, grazie alle funzionalità innovative, come le ispezioni interattive, la creazione di modelli sicuri e la modellizzazione 3D, consentono di industrializzare il processo di raccolta e analisi delle informazioni. In tal modo, i dati ingegneristici, si trasformano in risorse strategiche preziose ed affidabili che consentono di ottimizzare il funzionamento delle infrastrutture e la loro gestione per l’intero loro ciclo di vita. ■
www.bentley.com/sisNET
Bentley sisNET. L’intelligenza alla base delle Smarter Utilities. E’ noto come una delle sfide più stimolanti del ventunesimo secolo sia quella di aumentare l’efficienza nei servizi. Erogare servizi in maniera efficiente è possibile grazie all’impiego ottimizzato di dati spaziali intelligenti sia nei flussi di pianificazione sia nella gestione più operativa. Ecco dove Bentley sisNET puo’ fare la differenza. Ottimizzato per il telecontrollo e per tutte le diverse applicazioni nelle multiutilities, Bentley SisNET puo’ essere agevolmente integrato all’interno di piattaforme ERP e di Asset Management e operare nell’ambito di altri sistemi informativi aziendali per facilitare lo scambio di informazioni e velocizzare i flussi di lavoro. Alcune delle più note Utilities in tutta Europa* e in Italia si stanno già affidando a Bentley sisNET. E la tua? Passa ad una infrastruttura intelligente con Bentley. Per maggiore informazioni visita il sito www.bentley.com/ita/sisNET (*) Sono già utenti Bentley SisNET: Energieversorgung Mittelrhein, E.ON, Essent Local Energy Services, Fernwärme Wien, KELAG Wärme, RWE, Stadtwerke Bremen, Stadtwerke Mainz, e Vattenfall.
© 2011 Bentley Systems, Incorporated. Bentley, and the Bentley “B” logo are either registered or unregistered trademarks or service marks of Bentley Systems, Incorporated or one of its direct or indirect wholly owned subsidiaries. Other brands and product names are trademarks of their respective owners.
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Marco Salvi
]
marco.guido.salvi@gmail.com www.mgsalvi.it
I miei primi 40 anni U Marco Guido Salvi
na laurea in architettura e il Master in Bocconi, figura di riferimento nel settore delle canalizzazioni in Italia. Da oltre 30 anni Marco Salvi è presente agli appuntamenti più importanti (fiere, convegni, tavole rotonde, dibattiti, incontri universitari, corsi di aggiornamento); impegnato anche in sede di normativa sia italiana che europea come delegato italiano al CEN 165 WG 2 tubi in gres, è stato fondatore e direttore della rivista Gres Econews e per più di trent’anni ha rappresentato la Società del Gres ed il gres in tutte le sedi sia in Italia che all’estero. Marco Guido Salvi, Amministratore Delegato di Società del Gres, nominato Maestro del Lavoro nel 2007, dopo quasi trentotto anni di attività a fine marzo lascia l’azienda. Lo abbiamo incontrato ed intervistato.
■> Come ci si sente a essere considerato
la bandiera, il riferimento di un’azienda e di un prodotto? Essere considerato una bandiera mi fa sentire vecchio ed anche molto esposto ai “quattro venti”. Preferisco dire che avere trascorso 38 anni in prima linea su un mercato fortemente competitivo a diretto contatto con gli operatori del settore - progettisti, impresari, concorrenti, opinion leader - mi ha dato la possibilità di acquisire molto, di avere una certa visibilità e quindi di essere conosciuto.
■> Per quale motivo dopo 38 anni lascia?
Qualche problema con l’attuale azionista? Dopo una lunga collaborazione esco dalla società non per mia scelta, ma in modo non conflittuale. Lascio una realtà con grandissime potenzialità che - nonostante un prodotto straordinario, un team aziendale affiatato e competente, un mercato potenziale enorme - sta vivendo il travaglio indotto da un settore (quello del ciclo idrico integrato) in sostanza fermo per mancanza di investimenti. Dopo 122 anni ininterrotti di funzionamento, nel settembre 2009 Società del Gres ha cessato l’attività produttiva e nel luglio 2010 l’azienda è stata ceduta al gruppo Steinzeug Keramo. È quindi iniziato un processo d’integrazione e di riorganizzazione interna. La nuova proprietà è stata molto attenta ai
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costi. Io ho condiviso questa politica cercando però di mantenere sul mercato una struttura adeguata a seguire gli aspetti promozionali e commerciali, per offrire la gamma di servizi pre e post vendita che hanno reso Società del Gres leader in Italia in questo settore e punto di riferimento per tutti gli operatori.
■> Ora che lascia il gres qualche confidenza
sul prodotto può farla, quali sono i punti di forza e, soprattutto, di debolezza di questo materiale? Il fatto di lasciare il settore non mi fa cambiare idea sul prodotto gres. Come premessa tengo a dire che nel settore delle condotte fognarie, a mio giudizio, non esiste un materiale in assoluto migliore o sempre utilizzabile. Esistono differenti tipologie di condotte e diverse condizioni d’impiego. Compito del progettista è prevedere la tubazione più idonea per l’impiego specifico. Il gres è un materiale che offre eccellenti caratteristiche tecniche e prestazionali cui si devono sommare gli aspetti di naturalità e sostenibilità. Il gres è certamente un materiale ottimo anche se nell’immediato più costoso rispetto alle alternative. Il gres è un prodotto che può essere previsto e posato dove si riesce a ragionare in termini di qualità, d’investimenti economici a lungo termine, di economicità in funzione della durata e di contenuti costi di gestione. Non è certo un prodotto che consente un basso investimento iniziale.
■> Da ultimo, lascia definitivamente il
settore o la rivedremo da qualche parte? Giustamente, non è tempo per pensare al passato, occorre guardare avanti. Sto valutando cosa fare nel mio immediato futuro. Dopo un periodo di riposo, che dedicherò a mia moglie ed alla mia famiglia, sicuramente intraprenderò qualche avventura. Certamente mi piacerebbe rimanere nel settore … vedremo! Sono convinto che ogni cambiamento, sia per le persone sia per le organizzazioni, possa essere un’occasione di sviluppo, crescita, aggiornamento e miglioramento. In questa logica mi accingo ad affrontare il mio nuovo domani. ■