Servizi a Rete N° 4 - Luglio Agosto 2013

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26-09-2013

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SERVIZI a rete N U M E R O

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L U G L I O - A G O S T O

Reti telecomunicazioni

L’intervista del mese

Tecnologie no-dig AcegasAps Società del Gruppo Hera

Roberto Gasparetto Seguici su:

Gruppo Servizi a rete |

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Acegas-Aps nei giorni 11 e 12 settembre, realtà recentemente entrata a far parte del gruppo Hera la quale aprirà le porte ai tecnici di tutte le società di servizi del territorio nazionale nella propria sede di Padova in via Jacopo Corrado 1. Tra i temi trattati le rilevazioni e i sistemi GIS, metering, telecontrollo protezione catodica e smart grid, sistemi di videoispezione e risanamento, componenti innovativi per acquedotti e gasdotti, tecnologie no-dig.

I servizi a rete - Dalle smart grid verso le città del futuro Mercoledì 11 settembre Mattina Chairman: Silvio Bosetti – EnergyLab 9.30 Introduzione e inizio lavori 10.00 Cesare Pillon – AcegasAps “Da Padova a Trieste i programmi e i progetti futuri” 10.30 Stefano Venier – Gruppo HERA “Innovazione nelle reti: una nuova prospettiva” 10.50 Mattia Sica – Federutility “I Distributori di fronte alle Smart Grid” 11.10 Coffe break 11.45 Paolo Manzoni – A2A “Smart Grid e tecnologie innovative”

16.10 Baldassare Bacchi – Università di Brescia “Problematiche di relining nelle fognature” 16.30 HOBAS “Posa no-dig di condotte in pressione e a pelo libero” 16.50 Franco Berti – AcegasAps “Ciclo di vita della tecnologia no-dig rispetto allo scavo a cielo aperto” 17.10 Fabio Marelli – Metropolitana Milanese “Tecniche di riabilitazione in sito di collettori di fognatura a Milano”

Giovedì 12 settembre Mattina

12.05 Francesco Albasser “Tecnologia e servizi idrici”

Chairman: Giorgio Federici – Gruppo Italiano di Idraulica

12.25 Adrià Presas Ortega - SENSUS “iPERL, un’innovazione tecnologica per la gestione smart delle reti idriche”

9.30 Nadia Ursino – Università di Padova “Gestione sostenibile delle acque di drenaggio urbano, una possibilità di collaborazione tra università e aziende?”

12.45 PAUSA PRANZO E PROVE PRATICHE

Pomeriggio Chairman: Fausto Ferraresi – AIRU 14.30 Ivo Rossi – Sindaco di Padova “Nuovi servizi smart per una Padova ad alta intelligenza” 14.50 Paolo Capogrosso – Metropolitana Milanese “Programmazione e investimenti nel servizio idrico” 15.10 Pierpaolo Carini - Egea “Energie del territorio e possibili investimenti” 15.30 Vincenzo Iotti – IREN Emilia “Applicazioni Tecnologie no-dig – Il caso del Cantiere “Crostolo” di Reggio Emilia” 15.50 CODEVINTEC “Sottosopra: le tecnologie che permettono di studiare, rilevare, monitorare il sottosuolo. Pregi, carenze e sinergie”

9.50 Costantino Bellantuono – AQP Acquedotto pugliese “Recupero funzionale delle reti idriche” 10.10 Luca Lanza – Università di Genova “Depurazione delle acque di prima pioggia”

12.05 Enrico Parodi – WATERTECH “Smart Metering in Italia alla luce della delibera 155/08 dell’AEEG” 12.25 Marco Fantozzi “La gestione efficiente dei sistemi idrici in IREN Reggio Emilia: strategia applicata e risultati ottenuti mediante distrettualizzazione, ricerca perdite, gestione della pressione e gestione contatori”

11/12 Settembre 2013 In collaborazione e presso la sede di

Via Jacopo Corrado 1 - Padova

Pomeriggio 14.30 Relatore in definizione – Italgas 14.45 Marco Giusti – Agsm Verona “ La modellazione numerica del funzionamento di grandi reti tecnologiche magliate. Il caso del ridimensionamento, tramite modello delle reti gas vetuste” 15.00 Davide Antonelli – Apce “Sviluppo normativo nella protezione catodica di strutture metalliche interrate” 15.15 Francesco Castorina - CIG “Telelettura: stato dell’arte ed impatti” 15.30 Giorgio Casalotti A2A (Elettrico) “Pianificazione e sviluppo della rete di distribuzione del prossimo futuro” 15.45 Angelo Bruschi – Gruppo Hera “Tecnologie innovative nella gestione delle reti elettriche” 16.00 Roberto Vancini – Acantho “Telecomunicazioni a larga banda: una rete per le reti”

10.50 Tiziano Orsenigo INTERGRAPH “Soluzioni Intergraph a supporto della gestione delle reti in fibra ottica”

16.15 Franco Curatola - ESRI “l’Enterprise GIS nella Smart Grid”

11.45 Pier Carlo Anglese e Maurizio Gorla– CAP Holding “Il Piano Infrastrutturale Acquedotti di Cap Holding: un esempio concreto di DSS (Decision Support System) applicato ai servizi a rete”

Pa d o va

I TOUR

12.45 PAUSA PRANZO E PROVE PRATICHE

10.30 Franco Sami – Gruppo Hera “Un progetto verso il futuro: il telecontrollo Hera”

11.10 Coffe break

Dalle smart grid alle città del futuro

>

Il convegno Servizi a Rete Tour nasce con l’obiettivo di creare delle piazze d’incontro ospitate presso le società multiutility creando così un confronto altamente tecnico tra gli operatori del settore. Attraverso le sessioni dei convegni e l’esposizione di tecnologie presso i business point allestiti verranno affrontate tematiche relative alla gestione delle reti idriche, gas, fognarie, elettriche, teleriscaldamento, ecc. La prima edizione di Servizi a Rete Tour 2013 si terrà presso la società

16.35 Stefano Liotta – ACEA “Smart Grid: l’autostrada per le energie sostenibili” 16.50 Paolo Colla – AIM Vicenza “REGAL: un progetto di rete “smart” per l’energia generata e accumulata localmente” CHIUSURA DEI LAVORI saluto ai partecipanti

La partecipazione è gratuita. Iscriviti su http://serviziaretetour.eventbrite.it

DOVE SIAMO

Dimostrazioni pratiche

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editoriale

Cablare e digitalizzare nell'agenda del fare Di Silvio Bosetti

I

l nostro Paese è nelle condizioni di una irrinunciabile ricerca di iniziative sostenibili che consentano di arrestare la decrescita economica, invertendo la drammatica tendenza negativa tanto del PIL quanto dell'occupazione. La politica nazionale, dopo due anni di stretta finanziaria e di lotta allo “spread”, ha quindi l'obbligo ed il grande obiettivo di creare le condizioni per la ripresa economica interna. In questo senso si colloca anche il recente "Decreto del Fare" del Governo. Si è innanzitutto, giustamente, pensato da un lato ai bonus alle famiglie per gli acquisti (efficienza energetica, mobili, ecc) dall’altro alle grandi opere, come l'alta velocità o il potenziamento dei nodi autostradali. Tuttavia c'é un’altrettanta impellente necessità: quella di intervenire con un piano sistematico sulle reti tecnologiche cittadine. Tra i migliori esempi di questa occasione ci sono il rinnovo ed il potenziamento delle reti di telecomunicazione. Tutti convengono, infatti, che la diffusione, a livello locale, delle reti in fibra ottica è condizione per dotare il territorio di una piattaforma che lo abiliti a diventare competitivo. Con la rete a “banda ultra larga” (per la significativa capacità e la simmetria che permette in entrata ed in uscita) ogni piccola azienda ed ogni famiglia

potrebbe infatti fruire di servizi digitali moderni e concreti. Non mancano le dimostrazioni (Milano e dintorni). La realizzazione del cablaggio cittadino è inoltre un investimento che mette in campo molto capitale monetario, che a sua volta genera lavoro per un lungo periodo (dai produttori di cavi e applicazioni agli installatori). Si può fare? La tecnologia è matura e disponibile. Le imprese italiane fornitrici di cavi ed apparati sono competitive e competenti. Ci sono alcuni solidi gestori di reti che sono attrezzati e pronti a partire. Anche la finanza mostra segni di disponibilità: se è vero che l’infrastrutturazione richiede investimenti di lungo periodo (10 anni), è altrettanto indubitabile che esistono pochi ma solidi investitori interessati a questi tipi di operazione (dalla Cassa Depositi e Prestiti ai Fondi Pensione) e che già collaborano con alcuni operatori. Insomma, la ripresa passa attraverso grandi investimenti, ma questi si possono pianificare e concretizzare anche così: attraverso milioni di allacci, realizzando quel famoso ultimo miglio che arriva alle persone, alle case, alle scuole e alle aziende e senza il quale ogni grande struttura, anche se moderna e visibile, finirebbe in un n arido nulla.

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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Con il patrocinio di:

Sommario n. 4

Luglio-Agosto 2013

Ravetti s.r.l.

ANNO XII – n. 4 Luglio-Agosto periodicità

2013

bimestrale

■ L’INTERVISTA

6 Innovazione nella continuità A colloquio con Roberto Gasparetto ■ SCENARIO

Broadband e ultra broadband 11 Andrea Gilardoni e Maurizio Bellini

Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01 Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it

■ FIBRA OTTICA

Pubblicità e Marketing

via delle Foppette, 6 20144 Milano

tel. +39 0236517115 fax: +39 0236517116

17 Italia a banda ultralarga Intervista a Riccardo Rosi Giuseppe Stabile

Direttore responsabile:

Liliana Pedercini

l.pedercini@tecneditedizioni.it

■ BANDA ULTRA LARGA

21 Come ridurre i costi di posa delle reti in fibra ottica

Direttore Editoriale:

Silvio Bosetti

silvio.bosetti@energylabfoundation.org

Ufficio commerciale:

Ramona Foddis

commerciale@tecneditedizioni.it

Rossano Capannini, Davide Fraulini e Massimiliano Guarino

Coordinamento di redazione:

Anna Schwarz

redazione@tecneditedizioni.it

Progetto grafico impaginazione e fotolito:

Lodovico Pieropan

■ GAS

Stampa: Grafteam Archivio foto: www.morguefile.it, www.shutterstock.com

Una copia

26 VETRINA

One copy ...........................................E

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29 Aumenta la sicurezza nella distribuzione 33 VETRINA

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Italia Estero

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30 60

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

■ BIOGAS

36 Calore ed

elettricità dai rifiuti organici Francesco Carcioffo


■ RETI ELETTRICHE

39 Cresce l’allarme

per i furti di rame

Intervista a Roberto Zapelloni ■ DISTRIBUZIONE IDRICA

Una rete più efficiente per la Puglia 41 C. Bellantuono, A. DeLeo, T. Trimigliozzi,. A. Carbonara, S. Spagnuolo

■ TECNOLOGIE

47 Acea Ato2 monitora le infrastrutture idriche con il satellite Giovanni de Marinis, Ciro D’Elia, Angelo Leopardi, Simona Ruscino, Giorgio Martino e Antonio Nardecchia

75 SPECIALE TECNOLOGIE NO-DIG ■ ISPEZIONI

85 Controllo non distruttivo di giunzioni di tubazioni in plastica S. Ghia

■ MANUTENZIONE

89 BrianzAcque Una storia di provincia 90 MACCHINE E ATTREZZATURE 95 CHIUSINI E POZZETTI Comitato scientifico:

50 VETRINA ■ CREDIT MANAGEMENT

Esternalizzare la gestione del credito 52 Carlo Peschiera e Roberta Crippa ■ FATTURAZIONE

I costi della morosità 58 Vito Frontuto e Daniele Russolillo ■ RETI FOGNARIE

61 Il relining che risolve l’emergenza Carlo Torre

Ilaria Bottio – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU) Francesco Castorina – Comitato Italiano Gas (CIG) Mauro Fasano – Regione Lombardia Roberto Frassine – Politecnico di Milano/Dip.Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Paola Garrone – Politecnico di Milano / Dip. Di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) Franco Guzzetti – Politecnico di Milano Michele Ronchi – Comitato Italiano Gas (CIG) Alessandro Soresina – A2A Bruno Tani – Anigas Rita Ugarelli – NTNU “The Norwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim Francesco Albasser, Danilo Tassan Mazzocco, Chris Bleach, Luca Guffanti, Fausto Pella, Stefano Saglia, Federico Testa Comitato tecnico:

■ MICROTUNNELING

65 Quando la tecnologia fa la differenza Giuseppe Stabile

■ CASE HISTORY

69 Un risanamento “appeso” ■ CASE HISTORY

73 No-dig sottomarino per il metanodotto di Procida

Marcello Benedini – Associazione Idrotecnica Italiana Aldo Coccolo – ASPI Mauro Salvemini – AM FM GIS Italia Paolo Trombetti – IATT A questo numero hanno collaborato:

C. Bellantuono Maurizio Bellini Rossano Capannini A. Carbonara Francesco Carcioffo Virginio Mario Costamagna Roberta Crippa Ciro D’Elia A. DeLeo Giovanni de Marinis Angelo Leopardi Roberto Gasparetto Andrea Gilardoni Massimiliano Guarino Davide Fraulini

Vito Frontuto S. Ghia Giorgio Martino Francesca Mondello Antonio Nardecchia Carlo Peschiera Riccardo Rosi Simona Ruscino Daniele Russolillo S. Spagnuolo Giuseppe Stabile Carlo Torre T. Trimigliozzi Roberto Zapelloni

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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L’INTERVISTA

Innovazione nella continuità L’aggregazione con il Gruppo Hera non cambia le strategie e la G mission di AcegasAps. Continuare a creare valore sul territorio e offrire ai propri utenti servizi improntati all’eccellenza resta l’obiettivo della più grande multiutility del Nord-Est, come ci racconta il Direttore generale Roberto Gasparetto. ROBERTO GASPARETTO

■> Da gennaio AcegasAps

è entrata a far parte del Gruppo Hera. L’operazione quali cambiamenti implica per la società? Si è trattato di un’operazione di grande portata, che però non comporta trasformazioni epocali per l’azienda, quanto piuttosto la continuità di sviluppo sulle linee già tracciate dal management precedente. AcegasAps è un’azienda molto conosciuta nel mercato delle utility, con una grande tradizione di eccellenza e con competenze tecniche molto sviluppate. Tali punti di forza costituiranno la leva che consentirà di cogliere tutte le opportunità che l’ingresso nel Gruppo Hera offre. L’obiettivo di questa integrazione, infatti, come tutte le operazioni di questo tipo effettuate dal Gruppo Hera in questi anni, è di creare valore nel territorio. Obiettivo che si raggiunge estraendo valore dalle

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

strutture presenti: questo significa per AcegasAps lavorare in continuità con la propria tradizione, ovvero spingere sempre più verso sistemi più efficienti e performanti, adottando tecnologie avanzate e, se possibile, anche anticipatorie rispetto al futuro.

■> Quali settori richiedono

maggiori investimenti nel potenziamento delle infrastrutture? Tradizionalmente il settore idrico è quello che, anche a livello nazionale, esprime maggiore bisogno, perché le reti idriche per definizione richiedono investimenti importanti. Anche i territori dove opera AcegasAps pagano un deficit di modernità delle infrastrutture, sebbene l’azienda in questi anni abbia fatto passi da gigante nell’ammodernamento degli impianti.

Immediatamente a seguire le reti gas, dove l’obiettivo è di incrementare ulteriormente la sicurezza della distribuzione. I principali progetti che stiamo portando avanti, al momento, riguardano l’aggressione delle perdite idriche nella rete di Trieste, la messa in sicurezza della rete gas di Trieste e Padova. In ambito gas, inoltre, stiamo provvedendo all’installazione degli smart meter, secondo i piani previsti dall’Autorità dell’energia elettrica e del gas. Infine, stiamo spingendo molto sull’automazione delle reti e degli impianti, un progetto che coinvolge tutti i sistemi a rete, quindi idrici, gas ed energia elettrica.

■> Tali opere hanno dei costi:

come vengono reperite le risorse? Il sistema di reperimento dei capitali è l’autofinanziamento, nel senso che gli obiettivi di marginalità del gruppo puntano a costituire proprio la provvista di risorse necessarie per realizzare gli investimenti. Nel ciclo idrico integrato, ad esempio, il margine operativo è il serbatoio per alimentare il fabbisogno di risorse. È chiaro che le tariffe, essendo abbastanza contenute, non sono sufficienti a coprire tutte le esigenze e quindi per sopperire alle carenze bisogna selezionare gli investimenti più produttivi e dotarsi di una struttura altamente efficiente. Non bisogna però dimenticare che progetti e relativi investimenti trovano limiti non solo di natura economica. Quando si opera sulle infrastrutture dei sottoservizi, solitamente, si va a intervenire


comprese le società 1.876 controllate, di cui: 1.374 AcegasAps spa 502 società controllate su sistemi fortemente antropizzati, con opere che possono avere impatti ambientali e sociali di difficile gestione. Pensiamo ai centri urbani: il limite per i lavori in tali contesti, oltre alla disponibilità di risorse economiche, è fortemente legato anche all’accettabilità dei cantieri da parte della popolazione e del territorio.

CICLO IDRICO INTEGRATO

TOTALE

RICAVI

96.769

migliaia di €

TRIESTE

PADOVA

CLIENTI ACQUA

n.

252.951

111.061

141.890

CLIENTI FOGN. DEP.

n.

222.182

101.630

120.822

LUNGH. RETE ACQUA

Km

3.146

1.079

2.067

LUNGH. RETE FOGN.

Km

1.898

429

1.469

ACQUA ADDOTTA

mc

96.090.144

50.853.197

45.236.947

VOLUMI TRATTATI FOGN. mc

76.496.745

50.353.779

26.142.966

COMUNI SERVITI: • Area di Trieste Trieste – Muggia - Duino Aurisina – San Dorligo della Valle • Area di Padova Padova - Abano Terme - Piove di Sacco – Arzergrande – Brugine – Codevigo – Cona Correzola – Legnaro - Polverara – Pontelongo – S. Angelo di Piove di Sacco

■> Per contenere i costi si punta

sulle tecnologie. In base a quali criteri vengono scelte? Come Gruppo Hera il nostro modus operandi prevede un grande impegno nella fase di pianificazione strategica. Questo vuol dire individuare il fabbisogno e, nel passaggio alla fase attuativa, le migliori tecniche disponibili per soddisfarlo in vista del raggiungimento di determinate performance. Di conseguenza, non siamo legati a priori a nessuna tecnologia, ma siamo aperti a tutte le opportunità, quindi tecniche di intervento non distruttive, scavi a basso impatto ambientale, ricorso a risanamento no-dig vengono adottate sulla base del contesto applicativo. Lo stesso per quanto riguarda la scelta dei materiali. Ogni valutazione, inoltre, deve rispondere anche a criteri di sostenibilità economica. Si tratta insomma di coniugare una serie di obiettivi che solo procedendo con grande rigore possono essere conseguiti.

■> Sulla base di quali criteri

vengono invece selezionati i fornitori? Per accedere al panel dei fornitori del Gruppo Hera occorre soddisfare dei requisiti di alta qualità, secondo degli standard che il gruppo eleva costantemente. Requisito essenziale, che si tratti di fornitori di tecnologie, beni o servizi, è il possesso della certificazione di qualità, alla quale ora stiamo aggiungendo la certificazione di sicurezza. Ovviamente questo rappresenta solo il presupposto, in quanto vi è anche l’effettività del rapporto contrattuale che si va a realizzare. I nostri

DISTRIBUZIONE GAS

TOTALE

RICAVI

155.345

migliaia di €

PUNTI RICONSEGNA

n.

TRIESTE

PADOVA

270.869

120.218

150.651

2.259

823

1.436

168.303.547

305.057.515

LUNGH. RETE

Km

GAS DISTRIBUITO

mc 473.361.062

COMUNI SERVITI: • Area di Trieste: Trieste – Sgonico - San Dorligo della Valle – Monrupino - Duino Aurisina • Area di Padova: Padova – Vigonza – Cadoneghe – Albignasego - Ponte San Nicolò - Saonara Vigodarzere - Galzignano ATTIVITÀ ALL’ESTERO Costituzione della società Rilagas per la metanizzazione della regione di Zapad in Bulgaria. Aggiudicazione della gara relativa a costruzione reti, distribuzione e vendita gas in due comuni della Serbia centrale.

ENERGIA ELETTRICA DISTRIBUZIONE TRIESTE PRODUZIONE RICAVI migliaia di €

169.191

CLIENTI

141.753

ENERGIA IMMESSA

n. GWh

GWh

Termovalorizzazione

228,512

Fotovoltaico, cogenerazione, turboespansione

811,9

3,724

TOTALE

232,236

COMUNI SERVITI: • Area di Trieste: Trieste - Duino Aurisina • Area di Padova: Padova - Abano Terme – Noventa Padovana - Ponte San Nicolò – Saonara

AMBIENTE RICAVI

TOTALE

TRIESTE

PADOVA

migliaia di €

129.221

ABITANTI SERVITI

n.

481.929

214.252

268.469

RIFIUTI RACCOLTI

ton.

261.800

101.204

160.596

COMUNI SERVITI: • Area di Trieste: Trieste - Duino Aurisina • Area di Padova: Padova - Abano Terme – Noventa Padovana - Ponte San Nicolò – Saonara

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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L’INTERVISTA

Dati anno 2012 – Dipendenti:



CAN YOU DELIVER ACCURATE AND CURRENT DATA FOR CRITICAL DECISION SUPPORT? E.ON BAYERN CAN! E.ON Bayern, formed with the merger of several regional utility companies, faced the challenge of managing more than 178,000 kilometers of power lines and cables, information for which was gathered in different legacy systems. The utility wanted to raise the quality of network data to improve productivity for more than 1,600 users across the enterprise, providing easy access to cable section data, links to network resources, and more. Field (including external data capture companies) and office workers at each of the utility’s 19 network centres use Intergraph to input data changes and obtain information about the power infrastructure. E.ON Bayern personnel and contractors can also verify data accuracy, detect errors or conduct data tests for specific (geographic) regions, thanks to an automatic control process. Find out how Intergraph can benefit your business and competitiveness.

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capitolati, infatti, prevedono diversi meccanismi di controllo della qualità delle forniture, dei lavori e dei servizi che consentono immediatamente di far emergere eventuali difformità rispetto a quanto previsto e richiesto. Lavoriamo, insomma, per creare intorno al Gruppo e a tutte le società che ne fanno parte un indotto fortemente improntato su tali valori e su un percorso di continua crescita. Percorso che impegna il Gruppo stesso: la certificazione integrata Qualità-Sicurezza-Ambiente, che già possediamo, verrà a breve implementata con altre certificazioni che riguardano i comportamenti etici e altri aspetti.

■> Conducete sperimentazioni

sulle vostre infrastrutture? Far parte di un grande gruppo ci consente di avere una casistica di casi applicativi molto ampia. Basti pensare ai contesti territoriali nei quali opera il Gruppo Hera che, estendendosi dalle aree appenniniche alla pianura padana, presentano differenze molto marcate, e alle diverse condizioni di esercizio delle reti, in termini di fluidi trasportati e distribuiti e di pressioni operative.

L’INTERVISTA

Innovazione nella continuità

Questo ci consente di testare nuove soluzioni sottoponendole a diversi tipi di sollecitazioni e di arricchire continuamente il nostro già cospicuo bagaglio tecnico. Inoltre, abbiamo attivato un proficuo rapporto di collaborazione con le Università del territorio, sia per lo sviluppo di progetti di ricerca, sia per affrontare determinate problematiche che richiedono competenze particolari.

■> Sono in programma

altre acquisizioni? L’aggregazione tra AcegasAps e Gruppo Hera è stata l’operazione più importante sviluppata nell’ultimo periodo e una delle più rilevanti a livello nazionale. Produrre l’integrazione tra le due realtà costituisce già di per sé una notevole sfida e il management dell’azienda è fortemente impegnato a sviluppare tutte le possibili sinergie e a ottenere il massimo risultato da questa fusione. Anche perché il focus del gruppo è di sviluppare al meglio i servizi nei territori nei quali opera e di lavorare per offrire una qualità sempre maggiore. Detto questo, siamo per natura una realtà aperta, che continua a guar-

dare al mercato sempre con un’ottica di ampio respiro.

■> Qual è il grado di soddisfazione

dei cittadini nei confronti dell’azienda e dei servizi erogati? Misuriamo il grado di soddisfazione dei cittadini almeno una volta all’anno e possiamo dire di riscontrare un livello di gradimento medio molto alto rispetto a tutti i servizi e particolarmente elevato in alcuni ambiti, come il servizio idrico e la distribuzione gas. Sono riscontri importanti, che attestano uno dei punti di forza che caratterizzano le società del Gruppo: una qualità tecnica elevata e la capacità di risolvere in tempi stretti ogni tipologia di problematica che emerge. Tali risultati sono frutto anche di poderosi investimenti fatti proprio con l’obiettivo di sanare eventuali deficit che i questionari somministrati agli utenti avevano fatto emergere: è il caso della customer care, ambito nel quale ora registriamo un gradimento molto alto, con un call center che le classifiche degli organi di controllo pone ai primissimi posti in Italia, con tempi di attesa che si calcolano nell’ordine dei secondi. ■

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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SCENARIO

Broadband e ultra broadband L’Italia sconta un grave ritardo nello sviluppo delle reti a banda ultralarga. D Eppure tali infrastrutture, capaci di erogare una pluralità di servizi differenti, possono dare un contributo notevole al rilancio del Paese, generando benefici economici anche fino a 863 miliardi di euro in 20 anni. ■ di Andrea Gilardoni e Maurizio Bellini

E

siste un vasto consenso a livello internazionale sul ruolo chiave che il settore delle telecomunicazioni è chiamato a svolgere per lo sviluppo del sistema economico. Gli impatti moltiplicativi sul PIL degli investimenti in broadband e ultra broadband sono ampiamente riconosciuti e sono alla base di importanti azioni e progetti sovranazionali e nazionali. La strategicità delle reti ultra broadband in particolare è riconosciuta dalla Commissione Europea, che attraverso una ambiziosa Agenda Digitale ha definito i target per i Paesi dell’area euro: copertura a 30 Mbps per il 100% della popolazione e sottoscrizioni a 100 Mbps per il 50% delle abitazioni entro il 2020.

SITUAZIONE ATTUALE Analizzando i dati forniti dall’Unione Europea è possibile determinare il grado attuale di sviluppo delle reti a banda larga ed ultralarga italiane e la posizione dell’Italia all’in-

terno del contesto europeo. Il grado di sviluppo delle reti può essere sintetizzato da tre indicatori: copertura, penetrazione e velocità. La copertura indica la percentuale di soggetti potenzialmente in grado di sottoscrivere un abbonamento. La penetrazione indica la percentuale effettiva di soggetti che ha sottoscritto un abbonamento. La velocità è, invece, riferita al download di dati ed è espressa in Megabit per secondo (Mbps). Nel complesso emerge una posizione di arretratezza dell’Italia rispetto alla media europea (figure da 1 a 4), con un divario che si amplia osservando il confronto con i principali competitor (Germania, Francia, Inghilterra). Il tasso di penetrazione del broadband (>2 Mbps) misurato sulle famiglie è pari al 55,1% contro una media europea del 72,5% (fig.1). Per quanto riguarda invece le reti di nuova generazione (NGN) con velocità superiore a 30Mbps (nota 1), l’Italia

risulta essere ultima all’interno del panel di Paesi considerato, con un tasso di copertura pari al 14%, contro una media europea del 53,8% (fig.2). La penetrazione di connessioni superiore a 30Mbps è inoltre alquanto ridotta, pari a circa l’1%-2%. Tali dati spiegano anche il successivo indicatore, la velocità di download (fig.3). L’Italia attualmente, con una media di circa 6,4 Mbps in download, è uno dei Paesi più lenti, non solo a livello europeo (la media europea è di 15 Mbps). Unica nota positiva la copertura delle reti broadband, che è attualmente in Italia pari al 98,4% della popolazione, contro una media europea del 95,5% (fig.4) e che indica il progressivo assottigliarsi del digital divide di prima generazione. Emerge quindi un quadro che evidenzia la necessità e l’urgenza politiche di stimolo della domanda e di incentivazione allo sviluppo di reti moderne e più performanti.

FIG.1: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2013) Nota 1: FTTH, FTTB, Cable Docsis 3.0, VDSL e altre tecnologie

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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SCENARIO

Broadband e ultra broadband

FIG.2: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2013)

TECNOLOGIE E INVESTIMENTI Le reti fisse che consentono velocità di connessione fino a 100 Mbps in postazione fissa si differenziano in base al grado di sostituzione del tradizionale doppino in rame con la fibra ottica in: • Fiber to the Exchange (FTTE), la fibra sostituisce il rame fino allo stadio di linea urbana • Fiber to the Cabinet (FTTC), la fibra sostituisce il rame fino a un armadio ripartitore • Fiber to the Building (FTTB), la fibra sostituisce il rame fino al distributore posizionato sul marciapiede o nella cantina degli edifici • Fiber to the Home (FTTH), la fibra sostituisce il rame fino all’abitazione/ufficio dell’utente finale. Le architetture su cui si sta concentrando il dibattito sono attualmen-

te la FTTC (Fiber-to-the-cabinet) e la FTTH (Fiber-to-the-home). L’FTTC è una soluzione più economica, non comportando interventi civili per portare la fibra fino al palazzo, ma richiede l’allocazione di nuovi apparati nei pressi di un armadio di distribuzione. Inoltre l’FTTC non è sufficiente a garantire di per sé una velocità di 100 Mbps, così come richiesto dagli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, ma necessita dell’applicazione di ulteriori tecnologie, ad esempio il Vectoring, in grado di aumentare le prestazioni sulla parte in rame. L’FTTH (Fiber To The Home), invece, comporta alti investimenti per posare la fibra anche verticalmente fino agli appartamenti, ma presenta il vantaggio di avere costi operativi molto bassi, non necessitando di apparati elettronici fra la centrale e l’appartamento. L’architettura FTTH, inoltre,

FIG.3: VELOCITÀ MEDIA DI DOWNLOAD – MBPS - FONTE: NETINDEX (2013)

presenta il vantaggio di essere “Future Proof” essendo una soluzione adatta alle esigenze future di banda, in grado di fornire prestazioni elevate (100 Mbps) senza l’ausilio di altre tecnologie. Circa la sostenibilità economica dei progetti, la Commissione Europea stima un investimento complessivo di 270 miliardi di euro per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Per quanto riguarda l’Italia il progetto ISBUL nel 2011 individuava un investimento di 15,5 mld euro per la copertura del 90% della popolazione con architettura mista FTTH P2P/GPON. L’Osservatorio Costi del Non Fare nel 2012, all’interno dello studio il costo del Non Fare la rete a banda ultra larga in Italia, ha stimato che la realizzazione di una rete in grado di soddisfare gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea necessita di investimenti che vanno da 12,4 a 20 mld di euro, a seconda delle tecnologie e architetture di rete utilizzate.

I PROGETTI DEGLI OPERATORI Lo sviluppo di una rete NGN è parte dei piani industriali dei principali operatori: Telecom, Metroweb, Vodafone, Fastweb La strategia di sviluppo di Telecom si potrebbe definire di tipo “market led”, orientata a coprire il maggior numero di individui nel

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breve periodo, mantenendo i costi più contenuti. Il piano industriale del Gruppo prevede interventi di infrastrutturazione in fibra articolati in due fasi: • una prima fase in cui la fibra raggiunge gli armadi della rete di distribuzione, realizzando una architettura FTTC in 99 comuni (25% delle unità immobiliari) e rendendo disponibile a tutti i clienti collegati all’armadio connessioni con velocità da 30 ad oltre 50 Mbps. Il vectoring consentirà di raggiungere circa il 60% delle unità immobiliari coperte con velocità in downstream di circa 100 Mbps • una seconda fase per rispondere alla domanda del mercato in cui la fibra si avvicina progressivamente agli edifici (architettura FTTD) fino a raggiungere le singole unità immobiliari (architettura FTTH GPON). Il piano NGN di Metroweb/F2I prevede invece un progressivo sviluppo dell’infrastruttura in fibra ottica in modalità FTTH entro il 2017 nelle 30 città italiane più importanti, a partire da quelle a maggiore vocazione di mercato, per un totale di 4,5 miliardi di euro d’investimento. Sono previste iniziative specifiche per lo sviluppo del modello FTTH tramite acquisizione di reti locali esistenti e avvio di iniziative per la realizzazione delle tratte verticali in fibra ottica. A inizio dell’anno Fastweb ha stanziato 400 milioni di euro per portare a 3,5 milioni di famiglie la banda ultralarga in modalità FTTC ed estendere i servizi in 13 nuove città. La campagna di scavi della durata di due anni prevede la posa di cinquemila chilometri di nuova fibra ottica che faranno passare il totale delle famiglie raggiunte dall’operatore da 1,5 a 3,5 milioni. Infine Vodafone, la quale a partire da aprile 2013 in seguito all’accordo siglato con Metroweb ha lanciato la prima offerta commerciale in fibra ottica, estenderà l’offerta portando la connettività a 30 Mbps in download e 3 Mbps in upload in 27 città italiane, con l’obiettivo di estendere ulteriormente la copertura.

I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO Il principale strumento adottato dal governo italiano per stimolare la realizzazione di infrastrutture broadband e ultra broadband è l’Agenda Digitale Italiana. È stata istituita il primo marzo 2012 con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico (nota 3) e le misure per la sua concreta attuazione sono state definite nel decreto-legge 179/2012, Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, poi convertito in legge. L’ADI definisce le principali aree di intervento per la digitalizzazione del Paese: infrastrutture e sicurezza, smart cities and communities, e-government, competenze digitali, ricerca & innovazione, e-commerce. Nell’ambito dello sviluppo delle infrastrutture, per dare piena attuazione alle linee guida dell’ADI, il Ministero dello sviluppo economico ha definito: il Piano Nazionale Banda Larga, il Progetto Strategico Banda Ultralarga, misure di agevolazione degli scavi, il credito di imposta per la realizzazione di nuove opere. Il Piano Nazionale Banda Larga, per il quale sono stati spesi ad oggi circa 500 milioni di euro a valere su fondi comunitari, nazionali e Nota 2: Tecnologia in grado di cancellare le interferenze delle linee in rame, principale fattore limitante dell’ampiezza di banda Nota 3: Di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca e il Ministro dell’economia e delle finanze


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SCENARIO

Broadband e ultra broadband

FIG.4: FONTE: COMMISSIONE EUROPEA (2013) regionali, prevede l’azzeramento del digital divide entro il 2013 (obiettivo posticipato al 2014). Per il suo completamento sono necessari ulteriori 450 milioni di euro circa, prevedendo, anche in questo caso, lo sforzo congiunto del Governo, delle Regioni e del mercato. Il Progetto Strategico Banda Ultralarga è stato definito per dare impulso ai nuovi investimenti in NGN, con lo scopo di veicolare nuovi servizi a banda ultralarga. L’intervento pubblico si limita alle sole aree in cui il mercato da solo non dimostra interesse a investire. Grazie al Piano Azione e Coesione sono già disponibili circa 500 milioni di euro per realizzare investimenti in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sicilia. Grazie alle agevolazioni per chi scava vengono dimezzati i tempi per le varie autorizzazioni ed è favorito l’uso delle mini trincee, che permettono di ridurre fino al 75% i costi di scavo rispetto alle trincee tradizionali. Un futuro decreto Mise-Mit darà il via libera effettivo alle mini trincee e definirà le condizioni di scavo e di ripristino del manto stradale a seguito delle operazioni di posa. Infine il credito di imposta IRES e IRAP generato in relazione alla costruzione e gestione dell’opera è finalizzato ad incentivare la realizzazione di nuovi investimenti da parte dei soggetti privati ed è stabilito per ciascun progetto nella misura necessaria al raggiungimento del-

l’equilibrio del piano economico finanziario e comunque entro il limite massimo del 50% del costo dell’investimento. È da sottolineare inoltre che molte Regioni hanno avviato, o stanno avviando, piani e progetti per la banda larga e ultra larga. Si tratta di piani autonomi, in molti casi integrati da accordi stipulati dalle singole Regioni con il Governo.

BENEFICI La determinazione degli impatti generati dalle reti broadband ed ultrabroadband è un’operazione alquanto complessa. Queste si contraddistinguono per il fatto di essere “general purpose”, ossia caratterizzate da elevata pervasività degli effetti. A differenza, infatti, di altre infrastrutture di rete (rete idrica, elettrica, stradale, etc.) finalizzate all’erogazione di precisi servizi (acqua, elettricità, trasporto, etc.) il broadband è suscettibile di erogare una pluralità di servizi differenti, finalizzati alla soddisfazione dei bisogni più eterogenei (per citare alcuni esempi: servizi di cloud computing, teleconferenza, assistenza sanitaria, contenuti mediatici e di intrattenimento, etc.). Una possibile classificazione degli impatti generati da tali reti può essere articolata sulla base delle attività che li originano, realizzazione della rete, accesso e utilizzo dei servizi, miglioramento delle performance di rete, e sulla natura degli

stessi, economica, ambientale e sociale. A titolo esemplificativo (fig.5): • la realizzazione della rete genera, in primo luogo, ricavi per le imprese costruttrici e fornitrici di tecnologia, ma anche occupazione diretta per il cantiere e indotta per la fornitura di componenti. • La sottoscrizione di abbonamenti da parte degli utenti permette, da un lato, la possibilità di creare e vendere nuovi servizi online, generando nuove opportunità di business, dall’altro, l’adozione di tali servizi da parte dei cittadini ha un impatto in termini di aumento della produttività, efficienza, mobilità sostenibile, inlcusione sociale e qualità della vita. Si pensi ad esempio ai moderni servizi di telepresenza, in grado mettere in condizioni di comunicare efficacemente due individui tra loro distanti. Se applicati in ambito aziendale permettono di ridurre i viaggi di lavoro. In ambito sanitario, invece, eviterebbero ai malati gli spostamenti per raggiungere le strutture sanitarie. In entrambi i casi si avrà un risparmio dei costi di trasporto, minori impatti ambientali e tempi di attesa/viaggio evitati (miglioramento della qualità della vita). • La migliore performance in termini di velocità e latenza garantita dalle reti NGN svolge un ruolo abilitatore di servizi del tutto innovativi, generando a sua volta nuove opportunità di business.

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SCENARIO

Broadband e ultra broadband

FIG.5: FONTE: OSSERVATORIO COSTI DEL NON FARE (2013) Inoltre, permette di meglio fruire dei servizi esistenti, aumentando la produttività e riducendo i tempi di attesa o indisponibilità dei servizi. Generalmente le tipologie di analisi utilizzate per stimare l’impatto economico di un investimento in reti broadband ed ultrabroadband sono tre: modelli input/output, analisi di regressione multivariata, analisi costi/benefici. Lo studio probabilmente più quotato a livello internazionale sull’impatto economico delle reti broadband è la ricerca di Czernich et al. (2009) che, attraverso un analisi di regressione su 25 paesi OECD tra il 1996 e il 2007, mostra che un incremento del 10% nella penetrazione del broadband è in grado di far crescere il PIL tra il 0,9% e il 1,5%. Un’analisi della letteratura sui modelli input/output inoltre evidenzia che ogni milione di euro speso nella realizzazione di rete broadband crea in media 9.320 posti di lavoro diretti. L’importanza di dotarsi di reti ultraveloci è sottolineata dallo studio di Ericsson, Arthur D. Little e Chalmers University of Technology (2011), in cui si determina, attraverso un’analisi di regressione, che raddoppiare la velocità media di download incrementa il PIL dello 0,3%. Con particolare riferimento al contesto italiano il progetto ISBUL (2011) ha determinato, tramite analisi di regressione, il potenziale im-

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patto economico derivante dalla realizzazione di una rete ultrabroadband in 10 anni. A seconda della tecnologia utilizzata e della copertura raggiunta si hanno benefici dai 23,6 ai 109,9 mld di euro (dal 0,2% al 0,7% del PIL). I benefici possono arrivare fino a 785,8 mld di euro (5,1% PIL) considerando le esternalità positive legate a servizi applicativi erogati. L’Osservatorio Costi del Non Fare nel 2012 ha stimato, tramite un’analisi costi/benefici, che una estesa adozione di servizi abilitati o fortemente migliorati dalle reti ultraveloci (e-commerce, telelavoro, cloud computing, assistenza sanitaria remota, FSE, Formazione universitaria a distanza) è in grado di generare benefici economici, sociali ed ambientali per un totale di circa 863 mld di euro in 20 anni (3% del PIL) in termini di mobilità più sostenibile, riduzione dei costi (aumento dell’efficienza), produttività e valore aggiunto.

CONCLUSIONE L’Italia presenta gravi elementi di arretratezza nello sviluppo di reti broadband e ultra broadband. L’importanza di colmare il gap infrastrutturale è evidenziata da numerosi studi, che hanno dimostrato il ruolo di tali reti nel generare valore per la collettività, necessità ancor più marcata in una situazione di stagnazione dell’economia nazionale e dal rischio di perdere

ulteriore competitività internazionale. Una spinta allo sviluppo di reti NGN potrebbe essere l’elemento chiave per ridare impulso all’economia italiana, ma richiede uno sforzo congiunto di tutti i soggetti, pubblici e privati, affinché possano essere messe in campo politiche di concertazione tra Governo, amministrazioni e operatori. ■

GLI AUTORI MAURIZIO BELLINI maurizio.bellini@agici.it Analyst di Agici Finanza d’Impresa. È responsabile di progetti di ricerca nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni all’interno dell’Osservatorio “I Costi del Non Fare”.

ANDREA GILARDONI andrea.gilardoni@unibocconi.it È presidente e fondatore dell’Osservatorio “I Costi del Non Fare”. Insegna Economia e Gestione delle imprese all’Università Bocconi dove ha diretto il Master Meges sui servizi di pubblica utilità. E’ stato ed è presidente di aziende operanti nel settore delle utilities. Autore di numerose pubblicazioni in materia ha fondato e dirige la rivista Management delle Utilities e delle Infrastrutture. Tra il 2012 e il 2013, durante il governo tecnico di Regione Lombardia, ha ricoperto la carica di Assessore alle Infrastrutture e Mobilità.


Quella realizzata da Metroweb a Milano, G con oltre 10.000 km di cavi posati, è la più estesa rete metropolitana in fibra ottica in Europa. Dopo l’ingresso nel capitale azionario di F2i e FSI, la società ha lanciato un ambizioso progetto: replicare questa esperienza in altre città italiane, come spiega Riccardo Rosi, Direttore Commerciale di Metroweb. ■ di Giuseppe Stabile

RICCARDO ROSI

■> Metroweb rappresenta una

realtà unica nel panorama italiano delle telecomunicazioni. Vogliamo riassumere le peculiarità di questa esperienza? Metroweb è nata nel 1999 con l’obiettivo di realizzare e gestire infrastrutture di telecomunicazioni in fibra ottica spenta (dark fiber) da mettere a disposizione degli operatori di telecomunicazioni per la fornitura dei loro servizi. Sin dall’inizio tale opera è stata utilizzata da Fastweb, la società “sorella” che si occupava appunto della fornitura di servizi ai clienti business e residenziale, per sviluppare la propria offerta commerciale, ma questo non implicava il fatto che Metroweb offrisse la propria rete a tutti gli operatori presenti sul mercato. Con la separazione delle due società, che dal 2003 hanno pro-

prietà diverse, Metroweb ha sempre più accentuato il proprio ruolo di operatore neutrale e la sua rete è il primo esempio italiano di open access, cioè di un’infrastruttura alla quale tutti i player del settore possono accedere per competere nell’offerta di servizi. Ciò fa di Metroweb un caso unico in Italia, e tra i pochissimi in Europa e nel resto del mondo, sia per capillarità ed estensione della rete, che copre circa il 90% del territorio di Milano, sia per caratteristiche dell’infrastruttura. Infatti, l’altra peculiarità è che la rete è interamente ed esclusivamente in fibra ottica.

■> Quanto è estesa

la rete Metroweb? Quella di Milano, che comprende anche i principali centri dell’hinterland, è la rete metropolitana in fibra ottica più estesa d’Europa. Par-

liamo di circa 3.400 km di infrastruttura, in parte realizzata completamente ex novo e in parte sfruttando strutture già esistenti, che contengono circa 10.000 km di cavi. I km di fibra posati sono oltre 420.000, dei quali circa la metà già utilizzati da diversi operatori. Un’infrastruttura enorme, avviata nel 1999, realizzata in gran parte entro il 2005 e proseguita negli anni successivi per completare il cablaggio delle aree periferiche, che attualmente raggiunge circa 35.000 dei 40.000 edifici complessivi della città.

■> Perché realizzare reti in fibra

ottica in ambito urbano? L’intera esperienza di Metroweb è nata dalla grande intuizione che la tecnologia della fibra ottica sarebbe stata indispensabile per portare ai clienti finali i servizi a banda

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FIBRA OTTICA

Italia a banda ultralarga


FIBRA OTTICA

Italia a banda ultralarga po Iren rilevata lo scorso ottobre da Metroweb Italia e ora diventata Metroweb Genova, la rete in fibra è quasi inesistente. Inoltre, l’Italia, sconta un altro ritardo nello sviluppo di infrastrutture a banda larga legato alla mancata diffusione della tv via cavo. Nei Paesi dove questa tecnologia si è diffusa, gli operatori del settore hanno nel tempo aggiornato le loro infrastrutture, anche con l’introduzione della fibra ottica, per offrire non solo tv, ma anche servizi interattivi, telefonia, internet. Così reti nate per la distribuzione televisiva via cavo, oggi sono diventate reti disponibili per le telecomunicazioni.

■> La nuova sfida è portare

larga o ultralarga, prevedendo quindi una crescita esponenziale del traffico dati. Previsione confermata dai fatti: oggi c’è un’esplosione della domanda di banda, soddisfatta dalle reti esistenti per ciò che riguarda le grandi dorsali, che collegano le città o i vari server degli operatori. Reti che però risultano carenti nella parte di accesso, quella urbana, che riguarda tipicamente i collegamenti dalla centrale di commutazione o dal PoP dell’operatore fino all’utente finale. Quasi dappertutto in Italia, con l’eccezione di Milano, tali collegamenti sono fatti in rame sfruttando la tecnologia ADSL, con tutti i limiti prestazionali che comporta. Inoltre, occorre considerare come negli anni i consumi di banda siano notevolmente cambiati rispetto a quanto ipotizzato tempo fa. Se inizialmente si pensava che la maggior domanda provenisse dalla clientela business, ora sappiamo che in

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realtà a generare moli enormi di traffico sono i servizi per i clienti residenziali. Basti pensare alle normali operazioni che quotidianamente compiamo su internet, scaricando e caricando video, immagini, ai nuovi servizi cloud, attività che comportano un grande consumo di banda. Ecco che oggi la necessità di arrivare fino a casa del cliente con una tecnologia più prestazionale è ancora maggiore.

■> Cosa comporta realizzare

un’infrastruttura di questo tipo? Replicare in fibra ottica una rete di accesso è molto oneroso economicamente e richiede del tempo. A Milano Metroweb ha cominciato nel 2000 e oggi la città dispone di una rete in gran parte già pronta. Nelle altre città, invece, bisogna partire da zero. Tranne qualche caso isolato, ad esempio Genova, dove alcune aree sono state cablate da Sasternet, una società del Grup-

il collegamento in fibra fino all’utenza finale. Quali sono i progetti di Metroweb in questo campo? Per quanto riguarda le utenze business nell’area metropolitana di Milano, Metroweb fornisce già collegamenti a tutti gli operatori presenti sul mercato, che chiedono collegamenti per raggiungere i loro clienti. In parallelo, siamo impegnati a portare il collegamento in fibra anche presso le utenze residenziali nella cosiddetta configurazione FTTH (Fiber-to-the-home). Un’opera che eseguiamo, a Milano, fin dalle origini per conto di Fastweb e da alcuni anni anche per gli altri principali player del settore delle telecomunicazioni. Dal 2008, infatti, è stato avviato un progetto con Telecom Italia, sempre a Milano, per realizzare il collegamento in fibra ottica dalle loro centrali fino alla base degli edifici. Altri due progetti analoghi sono partiti alla fine dello scorso anno con Vodafone e Wind, per i quali, inoltre, un’altra società del gruppo Metroweb Italia, Metrobit, provvede a realizzare il collegamento, sempre in fibra ottica, dalla base dell’edificio fino alla singola abitazione.

■> L’ingresso di F2i e di FSI

nel capitale azionario di Metroweb può offrire la possibilità di replicare l’esperienza di Milano su scala nazionale? Con l’arrivo dei nuovi azionisti ci si è subito orientati verso tale ipotesi. Già lo scorso anno abbiamo messo a


punto un progetto per lo sviluppo della rete a banda ultra larga nelle principali città italiane. Un’iniziativa importante che consentirà di dotare ampie aree del Paese di un’infrastruttura avanzata di rete di accesso in fibra ottica. Del resto anche la presenza nell’azionariato del Fondo Strategico Italiano, un fondo istituzionale della Cassa Depositi e Prestiti che interviene solo su progetti di una certa scala, è funzionale a questo tipo di progetti. In quest’ottica si inscrive anche l’acquisizione di Metroweb Genova, un primo passo fatto per avere una base di partenza in una città che può contare sulla presenza almeno parziale di rete in fibra ottica. Il piano è in corso di definizione e si svilupperà in diverse fasi, partendo con due o tre città campione, una delle quali Genova, per essere successivamente esteso ad altre realtà. Ovviamente si andrà a privilegiare le città maggiori, in quanto i costi necessari per implementare una rete di questo tipo sono sostenibili solo a fronte di volumi di domanda che garantiscano il ritorno dell’investimento. Per realizzare un’infrastruttura paragonabile a quella presente a Milano, infatti, sono necessari investimenti nell’ordine di qualche centinaia di milioni e di 24-36 mesi di lavoro.

■> Un altro progetto nasce

dall’accordo siglato lo scorso anno con Regione Lombardia e Finlombarda. Ci spiega in cosa consiste? L’obiettivo è lo sviluppo della rete di accesso in fibra ottica nelle aree lombarde più svantaggiate, quei centri minori che altrimenti rischierebbero di essere tagliati fuori da questo salto tecnologico. Il progetto, da realizzarsi attraverso una partnership pubblico-privata che coinvolge anche altri operatori delle telecomunicazioni, non è ancora in fase operativa. Al momento, Regione Lombardia sta lavorando per individuare le zone da cablare e sulla base di questo studio verrà sviluppato un piano industriale relativo ai principali aspetti tecnici, economico-finanziari e di governanace, per arrivare così alla definizione di un business plan per realizzare l’infrastruttura. Insomma, il progetto è ancora in una fase preli-

minare, nella quale diverse questioni devono essere definite, a partire dagli aspetti finanziari, in modo da mettere a punto un modello di business economicamente sostenibile e soddisfacente per entrambi le parti, sia quella pubblica sia quella privata.

■> Abbiamo parlato di costi:

qual è la componente più onerosa di queste opere? È costituita dalle opere civili, gli scavi per la realizzazione delle infrastrutture, per via della forte componente di manodopera che tali opere comportano. Per contenere i costi studiamo e analizziamo tutte le soluzioni possibili, a partire dallo sfruttamento delle infrastrutture presenti nel sottosuolo urbano. Tubazioni non utilizzate, ma anche condotte di altri sottoservizi, in certe condizioni, possono infatti essere impiegate con grandi benefici, sia sotto il profilo economico sia della riduzione dell’impatto sul tessuto urbano, per ospitare le reti di telecomunicazione. A contenere costi e tempistiche contribuisce anche il ricorso a sistemi di posa nodig, il microtunnelling, la minitrincea e la microtrincea, tecnologie sulle quali Metroweb focalizza da sempre la propria ricerca, anche in collaborazione con altri operatori. La seconda voce di costo è rappresentata dai cavi. In questo campo

l’evoluzione è andare verso prodotti che contengano un numero maggiore di fibre ottiche: oggi ad esempio utilizziamo cavi che trasportano fino a 288 fibre, ma stiamo già eseguendo lavori con soluzioni capaci di contenere fino a 700-800 fibre per la realizzazione di grandi dorsali. ■

Il gruppo

Metroweb è proprietaria della più grande rete di fibre ottiche di Milano e della Lombardia che, con oltre 10.000 km di cavi, è la più estesa rete metropolitana in fibra ottica in Europa. L’azienda nasce nel 1999 su iniziativa di AEM (oggi A2A), la multiutility del Comune di Milano, e del gruppo privato e.Biscom che fondano Metroweb, focalizzata nella fornitura di rete di fibre ottiche “spente” (dark fiber), e Fastweb, per la fornitura di servizi. Nel 2003 AEM acquisisce il 100% della proprietà di Metroweb e nel 2006 il fondo d’investimento Stirling Square Capital Partners e alcuni membri del gruppo dirigente dell’azienda rilevano il 76,5% delle azioni da AEM. Nel giugno 2011 il Fondo F2i - Fondi italiani per le infrastrutture - SGR e IMI acquisiscono la maggioranza delle quote e nel 2012 entra nell’azionariato il fondo FSI di Cassa depositi e prestiti. Oggi l’assetto del gruppo è costituito dalla holding Metroweb Italia (azionisti F2i 54% e FSI 46%), che possiede la maggioranza di Metroweb (87%, con la quota restante di Swisscom e del management), di Metrobit (100%), che si occupa del cablaggio in fibra ottica all’interno degli edifici a Milano, e di Metroweb Genova (85%), proprietaria di una rete in fibra ottica a Genova.

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BANDA ULTRA LARGA

Come ridurre i costi di posa delle reti in fibra ottica Valorizzare gli asset di altri sottoservizi è una delle soluzioni più efficaci per abbattere gli alti G costi di realizzazione di reti in fibra ottica. A questo scopo, Laboratori Guglielmo Marconi ha sviluppato un software che facilita l’analisi del territorio, la gestione e il riutilizzo delle infrastrutture presenti nel sottosuolo. ■ di Rossano Capannini, Davide Fraulini e Massimiliano Guarino

N

ella realizzazione di reti di accesso di ultima generazione a supporto della Banda Ultra Larga (BUL) è in atto un processo di miniaturizzazione di tutti i diversi componenti, in particolare dei portanti fisici (non si utilizzano più i cavi tradizionali a fibre ottiche ma i micro-cavi) e delle infrastrutture per ospitarli (mini-tubi). Tutto ciò ha ripercussioni dirette anche sulle tecniche di scavo, che saranno - rispetto a quelle tradizionali - meno invasive e impattanti rispetto all’ambiente circostante. Nelle tabelle 1, 2 e 3 vengono descritte le modalità di scavo maggiormente in uso per la posa di reti di telecomunicazioni in fibra ottica: trincea tradizionale, perforazione teleguidata e minitrincea, mettendo in evidenza come quest’ultima sia quella che meglio si presta per la posa di reti di accesso di nuova generazione (NGAN - New Generation Access Network). Nella tabella 4 si mostra una tabella comparativa tra scavo tradizionale e mini-trincea per meglio focalizzare i vantaggi di questa seconda tecnica rispetto alla prima. Nella tabella 5 si mostra infine un’analisi comparativa di costi unitari per le diverse tecniche sopra descritte.

UTILIZZO DEGLI ASSET ESISTENTI Nella realizzazione di reti in fibra ottica il costo preponderante è

SCAVO TRADIZIONALE • tecnica invasiva che richiede l’utilizzo di escavatori meccanici − cantiere ingombrante − grandi quantità di materiali di risulta e quindi movimento di mezzi per trasporto in discarica − grosso impatto sulla viabilità veicolare e pedonale • tecnica richiesta da alcune Amministrazioni nelle aree ad elevata concentrazione di sottoservizi − aree urbane TAB.1: SCAVO TRADIZIONALE (INFORMAZIONI GENERALI) quello dello scavo. Laddove possibile, si cerca di sfruttare la presenza di infrastrutture eventualmente utilizzabili (per caratteristiche dei materiali e disponibilità di spazi) per la posa delle reti. L’utilizzo di infrastrutture di altri sottoservizi non nate per ospitare cavi in fibra ottica richiede, oltre alla pulizia delle tubazioni dalla eventuale presenza di terriccio o altro materiale, il sotto-equipaggiamento con tubazioni di dimensioni minori, destinate ad ospitare i cavi (micro-cavi) della rete a fibre ottiche. Le tubazioni maggiormente utilizzate a questo scopo

FIG.1: STRUTTURA MULTIPLA DI MINI-TUBI sono dette mini-tubi e nascono per essere utilizzate per la posa, mediante la tecnica del soffiaggio, dei micro-cavi.

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Come ridurre i costi di posa delle reti in fibra ottica Queste tubazioni, che possono essere utilizzate singolarmente o in strutture multiple pre-assemblate, sono ideali per il sotto-equipaggiamento di infrastrutture esistenti per le caratteristiche di rigidità e, nel contempo, di flessibilità che possono garantire. Possono essere comunque utilizzate anche posandole direttamente in una nuova trincea. Nella figura 1 si mostra un esempio di struttura multipla di mini-tubi costituita da 10 minitubi, ciascuna di diametro esterno pari a 12 mm (il diametro interno è solitamente di 10 mm). Per quanto concerne gli aspetti economici, l’utilizzo di tubazioni esistenti mediante sotto-equipaggiamento con mini-tubi ha un costo medio (comprese le opere di bonifica) che varia da un minimo di 5 €/m fino a 10 €/m, a seconda del numero di tubetti che si prevede di posare. Comparando questi valori con quelli della tabella 5, si può facilmente osservare come la valorizzazione di infrastrutture esistenti, oltre a non arrecare disagi alla cittadinanza e alla viabilità, comporti delle economie di scala che variano da un minimo del 50/60% fino a 80/90% rispetto ad una realizzazione ex-novo.

UNO STRUMENTO PER LA PROGETTAZIONE INVENTOâ è una piattaforma software che realizza la funzione di catasto delle infrastrutture. Realizzata dal team di sviluppo software di Laboratori Guglielmo Marconi, permette l’analisi e la gestione di informazioni, geografiche e non, associate alle infrastrutture tecnologiche. Il catasto delle infrastrutture, oltre a fornire supporto all’attività di manutenzione delle reti esistenti, permette di ridurre i costi di pianificazione e gestione delle reti di nuova generazione, in quanto, grazie alla conoscenza ed al riutilizzo delle infrastrutture esistenti, consente una riduzione degli scavi ed una conseguente diminuzione dell’impatto ambientale delle opere e dei disservizi nei confronti della cittadinanza. Infine, la conoscenza del posizio-

PERFORAZIONE TELEGUIDATA (NO-DIG)

• perforazione teleguidata a cielo chiuso − in ambito urbano: utilizzata negli attraversamenti di arterie stradali / snodi ferroviari / fiumi [posizionamenti] − in ambito extra-urbano: utilizzata in alternativa alle tecniche tradizionali e alla minitrincea [tratte longitudinali] • bassissimo ingombro di cantiere e impatto ambientale − solamente foro di ingresso e uscita della trivella − nessuna ri-asfaltatura TAB.2: PERFORAZIONE TELEGUIDATA (INFORMAZIONI GENERALI) MINI-TRINCEA

• sistema di scavo innovativo che prevede un cantiere di dimensioni ridotte e tempi di esecuzione ridotti − tecnica a basso impatto ambientale • − − −

rispetto alla tecnica tradizionale minor movimento di materiale di risulta minor traffico di mezzi di trasporto minor tempo e spazio di occupazione del suolo pubblico − minor impatto sulla viabilità veicolare e pedonale

TAB.3: MINI-TRINCEA (INFORMAZIONI GENERALI) namento e delle informazioni relative allo stato delle infrastrutture può essere un ottimo punto di partenza per la realizzazione di reti e strumenti abilitanti per la progettazione e la costruzione delle smart cities.

■■ Interfaccia web INVENTO fornisce un’interfaccia web che consente di gestire in modo completo le reti rappresentate, da un punto di vista sia cartografico sia informativo. Questo avviene attraverso una serie di

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BANDA ULTRA LARGA

Come ridurre i costi di posa delle reti in fibra ottica Tradizionale

Mini-trincea

Dimensioni dello scavo

40x100 cm

5x30 cm

Dimensioni del cantiere

70/100 m

50 m

giorni

ore

20 m/giorno

150 m/giorno

Tempo di occupazione del suolo pubblico Velocità di avanzamento in ambito urbano Ripristino definitivo del manto stradale

tappetino di usura tappetino di usura per almeno 100 cm per almeno 60 cm

Costi ambientali (per 100 m di scavo) Costi sociali - viabilità - interferenza attività commerciali - sicurezza cittadino - tutela manodopera

Alti (60 m 3=100 t -> 6 autocarri pesanti) Alti

Bassi (1,5 m 3=2,5 t -> 1 autocarro leggero) Bassi

TAB.4: COMPARAZIONE TECNICA TRA SCAVO TRADIZIONALE E MINI-TRINCEA TECNICA DI SCAVO

MIN.

MAX.

Tradizionale su asfalto (compresa ri-asfaltatura fino a 100 cm)

45,00 €/m

55,00 €/m

Mini-trincea (compresa ri-asfaltatura fino a 60 cm)

18,00 €/m

23,00 €/m

No-Dig per attraversamenti (posizionamenti) (compreso posizionamento macchina, ripristino buche e posa monotubo)

60,00 €/m

80,00 €/m

No-Dig per tratte continue (longitudinale) (compreso posizionamento macchina, ripristino buche e posa monotubo)

15,00 €/m

20,00 €/m

TAB.5: COMPARAZIONE ECONOMICA TRA SCAVO TRADIZIONALE E MINI-TRINCEA strumenti suddivisibili in tre aree: • interfaccia base • gestione progetto • gestione utente. L’interfaccia base di INVENTO fornisce una serie di funzionalità tipiche degli strumenti GIS non legate ad operazioni specifiche. Queste funzionalità sono: • spostamento all’interno della mappa • utilizzo di zoom avanti e indietro sulla mappa • ricerca geografica di luoghi nel territorio • selezione dei singoli elementi • lettura delle informazioni legate agli elementi selezionati pun-

24

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

• •

• • •

tualmente o relativamente ad un’area (info) ricerca di elementi nell’inventario dei dati (query inventariali) ricerca e visualizzazione di elementi che fanno parte del percorso di una singola struttura complessa (query di percorso) modifica degli stili utilizzati per rappresentare i singoli elementi (styling grafico) modifica dei dati cartografici e/o tabellari dei singoli elementi (editing) esportazione dei dati legati alle selezioni effettuate o delle viste associate alle mappe visualizzate (export)

• importazione dei dati dai diversi formati supportati (import). Per quanto riguarda la gestione dei progetti, INVENTO fornisce tutti gli strumenti necessari per la gestione customizzata di operazioni quali: • la creazione di nuovi elementi nel territorio • la creazione di nuove entità all’interno degli elementi già presenti • la modifica di tutti i parametri di questi elementi. Inoltre, all’interno del progetto è possibile definire un’area di pertinenza (che farà da limite spaziale per i dati inseriti), un insieme di utenti attivi e una serie di sfondi cartografici aggiuntivi rispetto a quelli di base disponibili per tutte le operazioni su quel progetto specifico. La funzione di profilazione consente ad ogni utente, all’interno del sistema, di definire le proprie impostazioni e di utilizzarle in modo coerente nelle varie funzionalità che sono rese disponibili. Fra queste impostazioni si possono annoverare gli sfondi cartografici personali, che si aggiungono a quelli definiti nei progetti ai quali l’utente può accedere. Nelle figure 2, 3 e 4 sono riportati alcuni screenshot relativi ad alcune delle principali funzionalità evidenziate nel paragrafo. ■■ Differenze dai tradizionali sistemi GIS Le principali differenze dai tradizionali sistemi GIS sono le seguenti: • è uno strumento web, disponibile anche su terminali mobili (smartphone e tablet) • ad ogni elemento mappato si può associare uno o più file (per esempio file PDF con il datasheet del prodotto utilizzato o un’immagine JPEG che dimostra come è stata fatta effettivamente l’installazione di un armadio, o la reale occupazione di un pozzetto, ecc.) • ad ogni elemento mappato si possono associare anche tabelle non geografiche (fig.5) • interoperabilità con i principali formati di dati cartografici (SHP, DWG, MapInfo, GML, GeoJSON) • interoperabilità con i principali


BANDA ULTRA LARGA

formati di dati non cartografici (CSV, PNG, PDF, ecc.) • utilizzo di formati di importazione ed esportazione standard come WFS (Web Feature Service) per i dati cartografici e WMS (Web Map Service) per gli sfondi cartografici • identificazione degli elementi di rete tramite QR code.

CONCLUSIONI Un catasto elettronico delle infrastrutture rappresenta il primo elemento indispensabile per le reti di nuova generazione (NGN) a Banda Ultra Larga. Gli elementi che concorrono ad esaltare tale ruolo sono: il fattore tempo (riduzione dei tempi di realizzazione laddove si utilizzino infrastrutture note), il fattore economico (si conseguono sensibili economie nell’utilizzare infrastrutture esistenti piuttosto che realizzarne exnovo) e la riduzione dei disagi sul territorio sul fronte viabilità e quindi sulla cittadinanza (minori scavi e lavori invasivi). Infine, non sono da trascurare i vantaggi economici e di tempo nello svolgimento della manutenzione. Conoscendo il sottosuolo è possibile evitare guasti dovuti ad interventi su altri sottoservizi che insistono nelle stesse aree dove sono presenti le reti tecnologiche. ■

FIG.2: SELEZIONE PERSONALIZZATA DELLO SFONDO CARTOGRAFICO

FIG.3: GESTIONE DI UTENTE E PROGETTO

GLI AUTORI ROSSANO CAPANNINI capannini@labs.it Laureato in ingegneria elettronica con specializzazione Telecomunicazioni, è attualmente Team Leader del gruppo Network Planning di Laboratori G. Marconi S.p.A. che si occupa della progettazione e pianificazioni di reti per telecomunicazioni in fibra ottica e wireless LAN, MAN e su area geografica.

DAVIDE FRAULINI davide.fraulini@labs.it Laureato in ingegneria delle Telecomunicazioni, è attualmente Network Infrastructure Designer nel gruppo Network Planning di Laboratori G. Marconi SpA. Oltre che di progettazione di reti wireless in ambienti interni ed esterni, ultimamente si è occupato dello sviluppo del software Invento per il catasto elettronico delle infrastrutture.

FIG.4: APPLICAZIONE DEL COMANDO INFO AD UN ELEMENTO GEOGRAFICO (AD ESEMPIO UN CAVIDOTTO)

MASSIMILIANO GUARINO guarino@labs.it Laureato in ingegneria delle Telecomunicazioni, è attualmente Network Infrastructure Designer nel gruppo Network Planning di Laboratori G. Marconi SpA. Si è occupato di progettazione di reti in fibra ottica in ambito metropolitano e ultimamente dello sviluppo del software Invento per il catasto elettronico delle infrastrutture.

FIG.5: VISUALIZZAZIONE GRAFICA DEL PIANO DI GIUNZIONE DI UNA MUFFOLA (ESEMPIO DI VERTICALITÀ DEI DATI NEL MONDO DELLE TELECOMUNICAZIONI)

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

25


Intergraph …

Le soluzioni a supporto delle reti in fibra ottica

L

e reti in fibra ottica assumono un ruolo tecnologico di estrema importanza in quanto garantiscono la stabilità e la capacità di trasporto necessarie a soddisfare le crescenti esigenze di connettività espresse dal mercato. Il loro sviluppo richiede però nuovi strumenti software per la progettazione e la gestione delle infrastrutture, che tengano in conto i tre problemi principali che le aziende operanti in questo settore devono affrontare. In primo luogo vi è l’esigenza di condividere le “best practices” di progettazione all’interno di team spesso distribuiti sul territorio. L’innovazione tecnologica che interessa anche le tecniche di progettazione richiede, infatti, un adeguato supporto alla condivisione della conoscenza. In secondo luogo vi è l’esigenza di uniformare le procedure e gli strumenti di archiviazione dei dati di rete. I progettisti delle reti in fibra, soprattutto in piccole aziende, si ritrovano spesso a progettare la rete utilizzando applicazioni CAD mentre i dati “logici” di rete, compresi gli indirizzi IP, vengono registrati in fogli di calcolo o in database locali. L’informazione non è così direttamente correlata tra i diversi sistemi di archiviazione e per

26

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

gestire una modifica post-installazione, come la riassegnazione di un indirizzo IP, è necessario spendere ore nella ricerca e nel riassemblaggio di tutti i dati con notevoli rischi di generare errori e/o incongruenze tra i sistemi. Terzo problema è la gestione degli interventi legati alla manutenzione o al ripristino della rete in seguito a guasti, problema che presenta immediate ripercussioni sul tema della customer satisfaction. L’utilizzo di sistemi disomogenei rende praticamente impossibile automatizzare la gestione degli ordini di servizio causando notevoli difficoltà operative. La risposta alla segnalazione di un guasto da parte di un cliente rende necessario analizzare i disegni CAD e ispezionarli visivamente per determinare le possibili cause del guasto. Questo implica elevati tempi di risposta, quindi elevati costi interni di gestione del disservizio affiancati ad un drastico calo della soddisfazione del cliente.

SISTEMA GEOSPAZIALE PER LA GESTIONE DEGLI ASSET DI RETE La soluzione ai problemi descritti è fornita da Intergraph G/Technology Fiber Optic Works, un sistema informativo che integra,


… Intergraph

in un’unica soluzione, sia la progettazione sia i processi di asset management caratteristici delle reti in fibra. Tale soluzione combina la mappatura geospaziale e le capacità di analisi spaziale di un sistema informativo geografico (GIS) con le capacità di progettazione e di ingegneria di un sistema CAD, insieme con le funzionalità di database e reporting di un sistema di gestione degli asset di livello enterprise (EAM). Fiber Optic Works rappresenta un add-on della piattaforma geospaziale G/Technology della quale eredita la modularità (oltre alle applicazioni client di progettazione e amministrazione del sistema sono dunque disponibili applicazioni mobile per le squadre in campo e web per la consultazione internet/intranet) e l’architettura con particolare riferimento al vantaggio tecnologico di utilizzare la tecnologia Oracle e Oracle Locator per l’archiviazione in formato aperto sia degli attributi sia delle geometrie degli asset di rete. Fiber Optic Works è in grado di gestire sia la componente OSP (Outside Plant) che ISP (Inside Plant) e mette a disposizione dei propri utenti, in tutti i moduli (client, web e mobile), funzioni avanzate di analisi e gestione delle infrastrutture del sottosuolo, di route planning, tracing della rete, di analisi OTDR e di generazione degli schematici. Tali caratteristiche ne hanno determinato l’adozione da parte di importanti realtà operanti nel settore fibra ottica quali: Interoute, Virgin Media, Belgacom, Seas-NVE e Bell Canada.

CASE STUDY Bell Canada fornisce servizi telefonici, wireless ed internet ad alta velocità con connessioni in fibra ottica ad oltre 13 milioni di clienti su tutto il territorio canadese attraverso un’infrastruttura di rete il cui valore è sti-

mato in circa 17 bilioni di dollari. Intergraph ha implementato presso il cliente un sistema centralizzato di gestione degli asset di rete basato su Fiber Optic Works che, attraverso un’unica banca dati Oracle centralizzata, supporta la progettazione distribuita e multilingua (inglese e francese) su uffici regionali remoti. Il sistema, in produzione dal 2003, vede oggi implementate 1200 postazioni di progettazione concorrenti, 800 postazioni di visualizzazione (intranet), 2200 squadre operative sul territorio (sia interne che di fornitori esterni) connesse tramite la soluzione mobile. Grazie all’implementazione della soluzione Fiber Optic Works Bell Canada ha ottenuto importanti benefici nella gestione di processi mission critical legati alla customer satisfaction riducendo il tempo di intervento nel caso di guasti. Sono stati inoltre ottenuti benefici legati alla standardizzazione e uniformazione dei processi di progettazione, manutenzione e analisi geomarketing.

CONCLUSIONE Lo sviluppo delle reti in fibra ottica comporta ingenti investimenti negli asset di rete. Quando le informazioni relative a tali asset vengono archiviate in sistemi informativi chiusi e non interoperabili l’investimento viene aggravato da costi elevati legati ad inefficienze nei processi critici di business (provisiniong, customer care, maintenance and network development). Intergraph, con la soluzione G/Technology Fiber Optic Works, è in grado di sostenere le aziende impegnate nella progettazione e gestione delle reti in fibra garantendo loro il massimo livello di supporto ai processi di business e la massima condivisione e valorizzazione dell’informazione relativa ai propri asset di rete all’interno dell’intera organizzazione. ■

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

27


Abbiamo il piacere di annunciare l’uscita del nuovo aggiornamento del Metrex 3!! La tecnologia laser fa del Metrex 3 uno strumento innovativo e all’avanguardia Selettivo Veloce Preciso Affidabile Semplifica il lavoro dell’operatore

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GAS

Aumenta la sicurezza nella distribuzione Lo scorso 26 giugno il presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas Guido Bertone G ha illustrato al Parlamento la Relazione annuale sullo stato dei servizi per il 2012. Tra i segnali più positivi, il netto incremento delle attività volte a garantire la sicurezza e la continuità di servizio nella distribuzione del gas.

L

a sicurezza nella distribuzione del gas è una delle questioni sulle quali da sempre si concentra l’attività dell’Autorità per l’energia elettrica e del gas. Fin dal 2000, l’Authority ha provveduto a regolamentare le attività più rilevanti attinenti a questo aspetto, quali l’ispezione della rete, il Pronto intervento, la localizzazione delle dispersioni, la protezione catodica e l’odorizzazione del gas, con l’obiettivo di minimizzare il rischio di esplosioni, scoppi e incendi provocati dal gas distribuito e salvaguardare l’incolumità di persone e beni. Negli anni il corpus normativo è stato continuamente rivisto e aggiornato allo scopo di rendere il servizio sempre più sicuro ed efficiente. Attualmente a regolare le attività è la Delibera ARG/Gas n.120/08 (Testo Unico delle disposizioni della regolazione della qualità e delle tariffe dei servizi di distribuzione e misura del gas), in vigore fino a dicembre, che ha fatto seguito alle delibere 206/2000 e 168/04, rispettivamente, per il pri-

mo e secondo periodo regolatorio. L’azione dell’Autorità ha il merito di aver attivato un circolo virtuoso, grazie anche al contributo delle imprese di distribuzione: queste ultime, infatti, hanno fatto proprie assumendole come valore aggiunto del proprio operato le prescrizioni e i parametri via via più stringenti imposti, con risultati evidenti. Nel corso degli anni, infatti, la sicurezza di reti e impianti è notevolmente cresciuta, come mostrano i dati relativi al 2012 sulle attività che attengono a questo tema, contenuti nella Relazione annuale sullo stato dei servizi che il presidente dell’Authority Guido Bortoni ha illustrato al Parlamento lo scorso 26 giugno.

sione ispezionata che si attestano intorno al 60%. Una porzione ben superiore ai livelli minimi previsti dall’attuale regolazione, che prevede il 30% per la media e alta pressione e 20% per la bassa pressione. Notevoli i passi avanti fatti nel pronto intervento, servizio cruciale per la sicurezza dei cittadini e dei clienti finali del gas. A fronte di un aumento del numero di chiamate sull’impianto di distribuzione, nel 2012 superiori a 300.000, si registra un tempo medio di arrivo sul luogo inferiore a 35 minuti, quasi la metà del tempo massimo previsto dalla Delibera in vigore. Inoltre, l’obbligo di registrazione vocale delle chiamate introdotto dal 1° luglio 2009, accompagnato dalla campagna di controlli attuata con l’ausilio della Guardia di Finanza, induce le aziende a registrare i dati in modo sempre più preciso. Aumenta progressivamente anche il numero delle imprese obbligate a partecipare ai recuperi di sicurezza, e il rispetto della disciplina sul pronto intervento è un requisito indispensabile per il riconoscimento

INDICATORI IN CRESCITA Dall’analisi di tali dati emerge come la quantità della rete ispezionata, attività finalizzata ad intercettare eventuali dispersioni sulle infrastrutture, a partire dal 1997 sia in costante aumento. Anche nel 2012 il trend si conferma, con valori di reti in bassa, media e alta pres-

55 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1997

1998

1999

2000 BP

2001

2002

2003

AP/MP

2004

2005

2006

Obbligo BP 20%

2007

2008

2009

2010

2011

Obbligo AP/MP 30%

Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

PERCENTUALE DI RETE ISPEZIONATA NEGLI ANNI 1997-2012 SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

29

2012


GAS

Aumenta la sicurezza nella distribuzione 350.000

50 45

300.000

40 35

250.000

30 25

200.000

20 15

150.000

10 5 0

100.000 2001

2002

2003

2004

2005

2006

Minuti (scala di sinistra)

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Numero di chiamate (scala di destra)

Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

PRONTO INTERVENTO SU IMPIANTO DI 2001-2012. NUMERO DI CHIAMATE E TEMPO DI ARRIVO SUL LUOGO DI CHIAMATA (IN MINUTI)

LOCALIZZAZIONE

A1

A2

B

C

Totale

Su rete Su impianto di derivazione di utenza parte interrata

949

1.249

1.230

1.214

4.642

201

184

406

406

1.197

DISTRIBUZIONE NEGLI ANNI

Su impianto di derivazione di utenza su parte aerea

dei recuperi di sicurezza dell’intero ambito provinciale cui appartiene l’impianto di distribuzione. Significativo anche l’indicatore relativo alle attività di localizzazione delle dispersioni. Nel 2012 le dispersioni di gas localizzate a seguito di ispezione programmata delle reti sono passate dalle 9.625 del 2011 a ben 14.626. In questo ambito, ad aumentare considerevolmente sono le dispersioni localizzate su impianti di derivazione di utenza su parti aeree e su gruppi di misura, passate da 3.786 del 2011 a 8.440 nel 2012, mentre la crescita è molto più lieve per le dispersioni localizzate sulla rete e sulla parte interrata, le più pericolose, pari a 6.186 rispetto alle 5.839 circa del 2011. Un trend opposto, ma in linea con quello degli anni precedenti, mostrano invece le dispersioni rilevate a seguito di segnalazioni di terzi. Queste nel complesso sono state 126.109 nel 2012 (135.052 nel 2011), con le dispersioni localizzate sulla rete e sulla parte interrata scese a 11.712 (12.506 nel 2011) e quelle localizzate su impianti di derivazione di utenza passate da 122.546 a 114.397. Altro dato positivo riguarda il numero di misure del grado di odorizzazione per migliaio di clienti, anch’esso in crescita, grazie alla campagna di controlli qualità del gas svolte dal 2004 e al meccanismo di premi che riconosce incentivi alle imprese che effettua-

30

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

678

161

580

557

1.976

Su gruppo di misura

1.355

5

53

397

1.810

TOTALE ANNO 2011

3.183

1.599

2.269

2.574

9.625

Su rete

1.127

1.224

1.106

1.261

4.718

Su impianto di derivazione di utenza parte interrata

421

285

464

298

1.468

Su impianto di derivazione di utenza su parte aerea

2.183

1.919

848

582

5.532

Su gruppo di misura

1.465

980

243

220

2.908

TOTALE ANNO 2012

5.196

4.408

2.661

2.361

14.626

NUMERO DI DISPERSIONI LOCALIZZATE A SEGUITO DI ISPEZIONI PROGRAMMATE. Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

no un maggior numero di controlli rispetto al numero minimo annuo obbligatorio fissato dall’Autorità. Infine, le condotte in ghisa con giunti in canapa e piombo, che le delibere impongono di sostituire, risanare e dismettere entro il 31 dicembre 2014. La percentuale sostituzione dal 2007, rispetto all’estensione di tali condotte al 31 dicembre 2003, è in progressiva crescita e l’ulteriore aumento della percentuale di sostituzione complessiva registrata nel 2012 appare in linea con il percorso obbligatorio introdotto con la Delibera ARG/Gas n.120/08, che richiede la sostituzione o il risanamento o la dismissione nella misura minima pari al 70% entro il 31 dicembre 2012.

ORIENTAMENTI PER IL IV PERIODO REGOLATORIO Intanto l’Autorità sta lavorando alla messa a punto delle nuove regole per la qualità dei servizi di distribuzione del gas per il quarto perio-

do di regolazione. Lo scorso 13 luglio è stato infatti pubblicato il Documento per la consultazione 303/2013/R/GAS che contiene gli orientamenti finali dell’Autorità in vista dell’adozione del provvedimento finale. La prima novità riguarderà i meccanismi di incentivazione degli investimenti di risanamento della ghisa grigia e di ammodernamento dei sistemi di odorizzazione effettuati a partire dal 1° gennaio 2014, che saranno sostenuti non più attraverso la maggiorazione del WACC, ma tramite una modulazione (in aumento o diminuzione) dei premi e delle penalità relativi alla regolazione incentivante la riduzione delle dispersioni localizzate su segnalazione di terzi e l’aumento del numero di misure del grado di odorizzazione, in funzione dell’effettivo comportamento dell’impresa distributrice nel risanare la ghisa grigia e ammodernare i sistemi di odorizzazione.


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GAS

Aumenta la sicurezza nella distribuzione 2,20 2,15 2,10 2,05 2,00 1,95 1,90 1,85 1,80 2008

2009

2010

2011

2012

Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

NUMERO CONVENZIONALE DI MISURE DEL GRADO DI ODORIZZAZIONE OGNI 1.000 CLIENTI. AMBITI PROVINCIALI SOGGETTI A REGOLAZIONE INCENTIVANTE

70 60 50 40 30 20 10 0 2007

2008

2009

2010

2011

Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

PERCENTUALE DI SOSTITUZIONE DELLA RETE IN GHISA CON GIUNTO CANAPA E PIOMBO

LOCALIZZAZIONE

A1

A2

B

C

Totale

Su rete

2.358

743

817

847

4.765

Su impianto di derivazione di utenza parte interrata

3.654

1.231

1.176

1.680

7.741

Su impianto di derivazione di utenza su parte aerea

20.484

5.670

6.452

28.568

61.174

Su gruppo di misura

21.289

4.570

4.832

30.681

61.372

TOTALE ANNO 2011

47.785

12.214

13.277

61.776

135.052

Su rete

2.121

631

693

788

4.233

Su impianto di derivazione di utenza parte interrata

3.597

1.124

1.092

1.666

7.479

Su impianto di derivazione di utenza su parte aerea

18.715

3.022

6.329

29.701

57.767

Su gruppo di misura

19.694

2.539

3.847

30.550

56.630

TOTALE ANNO 2012

44.127

7.316

11.961

62.705

126.109

Fonte: Dichiarazioni delle imprese distributrici all’Autorità

NUMERO DI DISPERSIONI LOCALIZZATE A SEGUITO DI SEGNALAZIONE DI TERZI. FONTE: DICHIARAZIONI DELLE IMPRESE DISTRIBUTRICI ALL’AUTORITÀ

32

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

Per ciò che riguarda gli incentivi per aumentare il numero di misure del grado di odorizzazione si conferma l’impianto regolatorio vigente, con una semplificazione della formula che dimensiona i premi, il riconoscimento di premi di pari entità, a parità di numero di misure, indipendentemente dalla dimensione dell’impianto di distribuzione ed un maggiore stimolo nell’effettuare un numero di misure prossimo al massimo incentivabile previsto, a sostanziale parità di premi complessivi. Anche per la componente dispersioni, l’intenzione dell’Autorità è di confermare l’impianto regolatorio già esistente, in particolare per il livello obiettivo di lungo termine (7,5 dispersioni convenzionali segnalate da terzi ogni mille clienti) e per l’orizzonte temporale necessario per raggiungerlo (7 anni). Verranno però rivisti alcuni parametri e sarà innalzato il tetto massimo dei premi e delle penalità. Gli obblighi di ispezione della rete vengono portati a 3 anni per le infrastrutture in alta e media pressione, mentre restano a 4 anni per le reti in bassa poressione, con la facoltà, estesa agli impianti di qualsiasi dimensione, di effettuare il 100% dell’ispezione in un solo anno. Si conferma, inoltre, l’obbligo di messa in protezione catodica, entro il 2015, del 95% delle condotte in acciaio non protette. In tema di pronto intervento, l’orientamento dell’Authority è di rimuovere lo standard generale sulla percentuale minima di chiamate con tempo di arrivo sul luogo entro massimo di 60 minuti e di rafforzare l’equivalente obbligo di servizio. Inoltre, la regola che prevede l’annullamento dei premi in caso di mancato rispetto di un obbligo di servizio verrà estesa anche a questo servizio. Ma la novità in assoluto è costituita dall’avvio del monitoraggio della pressione di esercizio delle reti in bassa pressione, attività che l’Autorità ritiene ormai indispensabile. Per definire modalità e tempistiche verrà istituito un tavolo di lavoro ad-hoc. Infine, per aumentare l’efficacia dell’iniziativa volta ad introdurre il telecontrollo dei gruppi di riduzione finali, si pensa di introdurre un valore sfidante per l’indice di telecontrollo e valori stimolanti per il fattore incentivante. ■


… Cpl Concordia

Monitoraggio del tasso di odorizzazione

G

razie ad una sinergia di durata decennale con la multiutility Hera Spa (allora SAT SpA di Sassuolo), CPL Concordia ha iniziato un percorso finalizzato al controllo di tutto il processo di odorizzazione del gas naturale distribuito a mezzo rete. Il risultato è stato raggiunto, al termine di un percorso di collaborazione, con la progettazione e realizzazione di un prodotto in grado di monitorare periodicamente il tasso di odorizzazione nel gas. EDOR, il sensore per il monitoraggio del tasso di odorizzazione nel gas, indipendentemente dal sistema di odorizzazione installato nella cabina, è in grado di fornire al gestore una serie di “fotografie” quotidiane nei punti caratteristici in precedenza individuati, tali da rappresentare in modo omogeno la rete di distribuzione. Ed è proprio grazie all’affidabilità acquisita con il tempo che il dato rilevato consente al gestore di affinare e regolare gli impianti, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza dell’utenza, evitando diseconomie. EDOR è un prodotto di nuova generazione, disponibile in varie versioni, adattabile alle esigenze del cliente e di semplice installazio-

ne/manutenzione, tanto che CPL Concordia propone ai propri clienti l’opportunità di entrare in una “rete” di installatori qualificati. Lo strumento può essere installato presso gli impianti di odorizzazione per il monitoraggio dell’erogazione di odorizzante, cabine R.E.M.I. oppure sulla rete di distribuzione del gas, per avere una misura di quanto odorizzante giunge in prossimità dei punti d’utenza (GRF e GRI). Lo strumento impiega sensori elettrochimici, celle specifiche per ciascuna tipologia di odorizzante misurato. Da una a quattro volte al giorno la cella viene messa in presenza del gas di linea con l’apertura di una elettrovalvola a basso consumo. Il tasso letto viene poi trasferito al centro dati una volta al giorno via sms. In caso di rilevamento di basso dosaggio per due misure consecutive, il dispositivo avverte il reperibile preposto tramite un sms su cellulare mentre il software di centro EdorCentral segnala l’allarme a video. Le misure svolte sono trasmesse per mezzo di un dispositivo di comunicazione remoto, modem, che invia i dati direttamente via sms a chi gestisce la rete di distribuzione del gas, consentendo di monitorare in continuo e registrare lo stato di odorizzazione della rete senza l’impiego di personale che esegua saltuariamente questa attività di verifica. ■

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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Telecom Italia …

Il valore di una rete di smart metering gas ■ di Francesca Mondello e Virginio Mario Costamagna Telecom Italia, Business, Sales Top e Pubblica Amministrazione Centrale, Industry Marketing

Lo smart metering non va considerato come un mero obbligo normativo, ma come un’opportunità di cambiamento e di crescita competitiva. Nuvola It Utility Metering di Telecom Italia offre una modalità di approccio in grado di accompagnare i distributori gas in questa evoluzione.

L

e Delibere AEEG 155/08 e 28/12 hanno indicato un percorso che porterà ad una trasformazione radicale delle aziende che operano nel comparto del gas. Una delle novità più rilevanti che le aziende di distribuzione del gas si trovano ad affrontare riguarderà sempre più la necessità di saper gestire problematiche tradizionalmente “esterne” al proprio core business e più affini ai gestori di reti di comunicazione e ICT. In questa logica, Telecom Italia ha predisposto la propria offerta per lo smart metering gas dei GdM domestici (NUVOLA IT UTILITY METERING) pensando sia al governo delle problematiche infrastrutturali sia alla gestione del valore intrinseco che ne consegue. I livelli di intervento possono essere schematizzati in tre livelli, come in figura 1. Il governo del “layer” RETE in uno scenario tipico richiederà, oltre che di esercire le connessioni punto-punto per i contatori di grosso calibro, di affrontare, per i contatori G4-G6, le problematiche connesse al dispiegamento di nuove reti di raccolta (con nuove tecnologie, modalità di pianificazione, installazione e gestione) note solo agli esperti. Dovendo avviare la realizzazione di una nuova rete, nelle telecomunicazioni si inizia pianificando il dispiegamento opportuno degli apparati per ottenere la copertura desiderata, elaborando condizioni e vincoli al contorno (es. densità

PROBLEMATICHE DA GOVERNARE DATA-INFO IT RETE

FIG.1: LE PROBLEMATICHE DA GOVERNARE NELL’APPROCCIO INFRASTRUTTURALE ALLO SMART METERING (NON SOLO GAS)

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

urbana, dati orografici, ubicazione GdM, ubicazione concentratore). Posto che l’ubicazione dei GdM non consentirà nella maggior parte dei casi molti gradi di libertà, per la realizzazione di una buona rete di tele-gestione sarà determinante la migliore allocazione dei nodi di tale rete (concentratori). Avere una buona possibilità di scelta in tal senso consentirà di arrivare alla situazione ottimale (ancorchè non ideale), sia in termini di servizio offerto, sia di minimizzazione di Capex (numero apparati di concentrazione) ed Opex (numero di interventi di post-installazione) correlati. Quest’ultimo requisito sta assumendo una fisionomia sempre più netta, man mano che, col trascorrere del tempo, si affacciano sul mercato le prime soluzioni e si avviano le prime esperienze per valutare concretamente gli impatti della telegestione dei contatori domestici (trials). Telecom Italia, con NUVOLA IT UTILITY METERING, si candida come partner per portare avanti trials e progetti di copertura wireless a 169 Mhz, mettendo a disposizione i propri tools di pianificazione ed i siti ove collocare i concentratori: la proposizione prevede un modulo dedicato a risolvere le problematiche del layer “RETE”. Un buon governo del layer di RETE potrebbe però non essere sufficiente al distributore per massimizzare le opportunità di creazione di valore connesse ad una “rilettura ottimistica” delle normative AEEG. L’opportunità di prevedere degli stadi di concentrazione apre alla possibilità di creare, nel gergo delle telecomunicazioni, una rete “eterogenea”. Il concetto di rete eterogenea accoglie quanto introdotto dall’AEEG nella Delibera relativa ai trial multiservizio e alla possibilità di implementare le cosiddette Smart Urban Infrastructure (SUI) che nativamente contribuiscono alla sostenibilità dei business plan dello smart metering gas. È nella logica della Smart Urban Infrastructure (SUI) che Telecom Italia ha predisposto la propria proposizione per lo smart metering gas dei GdM domestici (NUVOLA IT UTILITY


‌ Telecom Italia

NUVOLA IT UTILITY METERING OFFRE SERVIZI DI NETWORK PLANNING E DI NETWORK MANAGEMENT, PER IL DISPIEGAMENTO OTTIMALE E L’ESERCIZIO DELLA FUTURA RETE A

169 MHZ

METERING), predisponendo anche i sistemi IT atti a sovrintendere la rete. I sistemi IT di gestione di una SUI sono tipicamente in grado di rendere disponibili servizi e/o funzionalitĂ che vanno oltre il tradizionale perimetro di un sistema di acquisizione dati, offrendo capacitĂ â€œnuoveâ€? di interazione con la rete, funzionalitĂ di archiviazione dati, tagging e contestualizzazione degli stessi, abilitando applicazioni riconducibili al mondo dei Big Data.

STREAM EM

Si arriva cosĂŹ al governo del terzo layer, quello dei “DATA-INFOâ€? e tipico delle soluzioni di Business Analytics e Business Intelligence. Su questo piano la proposizione di Telecom Italia si pone come “middlewareâ€?, cioè come “stratoâ€? intermedio PaaS (Platform as a Service) disponibile in logica “a consumoâ€? ai propri clienti. I distributori potranno disegnare (o essere aiutati a disegnare) nuovi scenari di servizio in un’ottica di creazione di valore e, disponendo di un insieme di dati raccolti dalla propria SUI, mettere a disposizione dei loro clienti, interni ed esterni, oltre che il dato di misura dei consumi gas, ulteriori informazioni utili a profilare meglio la clientela finale o gestire al meglio (con efficienze anche del 10/15%) le proprie capacitĂ di vettoriamento. In conclusione, un progetto di smart metering può essere affrontato impostando l’obbligo all’adeguamento normativo come un’opportunitĂ di creazione di valore. Agendo sui tre livelli rete, IT, data-info il progetto può diventare l’abilitatore e l’acceleratore di riduzione dei costi (nel tempo) e crescita dei ricavi (non da fonti regolamentate) per il distributore. La soluzione NUVOLA IT UTILITY METERING di Telecom Italia si pone come architrave su cui appoggiare questa occasione di cambiamento e crescita competitiva per l’intero sistema. â–

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BIOGAS

Calore ed elettricità dai rifiuti organici Il Polo Ecologico di Acea Pinerolese è il primo impianto G al mondo capace di captare interamente il biogas prodotto dal trattamento degli scarti organici per generare energia termica ed elettrica da distribuire alle utenze della cittadina di Pinerolo. Un esempio di utilizzo efficiente delle energie del territorio. ■ di Francesco Carcioffo

L’

energia per riscaldarci? Proviene da una virtuosa raccolta differenziata delle città. Nel modo di vedere di molte persone i rifiuti sono un qualcosa che, dopo essere finiti nel cassonetto, sono giunti al loro capolinea. Ma l’assunto è sbagliato. In particolare i rifiuti organici, il cosiddetto umido, una volta arrivati nel cassonetto diventano una risorsa eccellente. E Acea Pinerolese Industriale SpA se ne è accorta sin dagli anni ’90. Azienda da sempre attenta a individuare soluzioni innovative per ridurre la quantità di materiale di scarto conferito in discarica, ha sviluppato una tecnologia, ad oggi tra le più efficienti e sostenibili al mondo, in grado di trattare la frazione organica, che in discarica è la più problematica. Partita da una tecnologia sperimentale, cui il fulcro era la digestione

(fermentazione) dell’organico attraverso batteri termofili che a 55 gradi lo trasformano in fanghi, Acea Pinerolese ha continuato la ricerca, integrandola e adattandola per offrire una soluzione industrializzabile, adatta a grandi comunità urbane. Da questo concetto è nato l’impianto del Polo Ecologico Integrato di Pinerolo (Torino) che oggi tratta un terzo dei rifiuti organici della provincia di Torino: un modello a livello internazionale. Si tratta, infatti, un impianto unico nel suo genere, nelle sue parti più significative protette da brevetto: consente di captare interamente il biogas che si sviluppa dal processo di digestione anaerobica dei rifiuti organici (bucce, scarti vegetali, ecc) in grandi cilindri (definiti digestori) e produrre in modo inodore il cosiddetto digestato (fanghi) che, passando a una successiva fase aerobi-

ca, viene miscelato con sfalci di potatura e lasciato maturare, diventando un compost eccellente acquistato, come ammendante, e utilizzato in agricoltura da fiorai e contadini.

RISCALDARE LE CITTÀ CON I RIFIUTI ORGANICI Nell’impianto pinerolese vengono valorizzati ogni anno, con metodo anaerobico e inodore, 50.000 tonnellate di rifiuti organici, che corrispondono alla produzione di 800.000 individui. L’impianto, così concepito, consente di recuperare totalmente il biogas prodotto dalla fermentazione dell’organico. Dal biogas immagazzinato in un grande gasometro si alimentano i motori di cogenerazione dai quali si ricava energia elettrica e calore da fonte completamente rinnovabile. La materia prima naturale è infatti

I DIGESTORI, GRANDI CILINDRI DOVE AVVIENE IL PROCESSO DI DIGESTIONE ANAEROBICA CHE

IL POLO ECOLOGICO DI ACEA PINEROLESE A PINEROLO (TORINO)

36

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

GENERA IL BIOGAS


IL GASOMETRO DOVE VIENE IMMAGAZZINATO IL BIOGAS il biogas captato dal trattamento anaerobico dei rifiuti organici, ma anche quello convogliato dalla vicina discarica e dall’attiguo depuratore di valle. Il biogas alimenta tre impianti di cogenerazione con motori Caterpillar CG3516 da 1,1 MW elettrici l’uno e due caldaie da 1,7 MW ciascuna. Ogni anno il Polo Ecologico di Acea Pinerolese produce 8.350.000 m3 di biogas. Con il biogas prodotto in un anno si possono ottenere 16 GWh/anno di energia termica in grado di riscaldare 2000 abitazioni. Attualmente consente di riscaldare il Polo Ecologico Acea, il vicino centro commerciale e una parte della Città di Pinerolo. Allo stesso modo dal biogas si produce energia elettrica per un corrispettivo di 15 GWh/anno, in grado di fare fronte al consumo di 4.000 abitazioni, che oggi viene ceduta in rete e in parte utilizzata per fabbisogno interno.

UN MODELLO SOSTENIBILE Visitando il Polo Ecologico Integrato di Acea Pinerolese si ha una chiara ed evidente immagine del circuito virtuoso di una città che si teleriscalda attraverso i suoi stessi scarti. Dagli scarti della verdura o frutta acquistata nel centro commerciale o al mercato si produrrà il calore per riscaldare lo stesso centro commerciale dove sono stati acquistati, le case dei cittadini e migliaia di edifici. Una rete di teleriscaldamento di Pinerolo, che si alimenta grazie al biogas del Polo ecologico integrato, è pensata per estendersi a significative aree urbane, acquisendo sempre maggiore peso come vero e proprio

IL POLO ECOLOGICO VISTO DALL’ALTO

esempio di sostenibilità ambientale in un’ottica che tocca diversi ambiti della vita quotidiana. Dal comportamento virtuoso del cittadino che differenzia nasce, infatti, una serie di benefici e di azioni sostenibili a ricaduta. Acea Pinerolese intende sviluppare e potenziare ulteriormente questo progetto di teleriscaldamento a Pinerolo, consapevole della rilevanza acquisita e dell’esempio che questo modello rappresenta a livello internazionale. Con il Polo Ecologico Acea, in dieci anni di attività, sono state risparmiate oltre 380.000 tonnellate di rifiuti alla discarica, l’equivalente di 13.000 tir a pieno carico, evitando l’emissione in atmosfera di quasi 50.000 ton di CO2 annue, una quantità pari a quella di un’auto che compie 8.000 volte il giro della Terra.

I PROGETTI L’attività dell’azienda non si ferma tuttavia ai risultati raggiunti e la ricerca prosegue in vari filoni di sfruttamento delle energie rinnovabili derivate dai rifiuti organici. Rilevanti sono i progetti in corso di sviluppo da parte del dipartimento di ricerca di Acea Pinerolese Industriale in sinergia con aziende ed enti del territorio e forieri di positive evoluzioni e potenziali applicazioni su larga scala per le comunità urbane. Tra questi, il progetto Biomethair a cui Acea Pinerolese partecipa in un gruppo di lavoro guidato da Centro Ricerche Fiat per sviluppare un veicolo mini-ibrido a biometano e biomiscele di metano-idrogeno, ovvero alimentato con metano e idrogeno derivati dalla trasformazione

del rifiuto organico. Il progetto Biochemenergy coordinato dall’Università degli Studi di Torino, invece ha l’obiettivo di sondare la possibilità di valorizzare gli scarti organici per la produzione di biotensioattivi, con svariati utilizzi in campo industriale ed agronomico. Esempio di avanzamento tecnologico dei processi di gestione dei rifiuti organici, il Polo Ecologico Integrato è ogni anno visitato da tecnici da tutto il mondo. L’ISWA (International Solid Waste Association) di cui fanno parte tecnici, ricercatori ed esperti del settore rifiuti di tutto il mondo vi è stata in visita, in occasione del suo meeting internazionale, svoltosi nel marzo 2012, dedicato al trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani. Recentemente, nel corso della presentazione del rapporto Comuni Rinnovabili 2013 di Legambiente il Polo Ecologico Acea è stato menzionato nella sezione riguardante le bioenergie, tra le buone pratiche, quale esempio di eccellenza nella produzione di energia dai rifiuti organici. Numerosi sono i riconoscimenti ricevuti dall’impianto pinerolese. Tra i più recenti il Premio Nazionale BioEnergy Best Practices 2011 dove il Polo Ecologico Acea si è classificato primo e il Premio speciale per la Miglior gestione innovativa della raccolta dell’organico a Comuni Ricicloni, iniziativa promossa da Legambiente. ■ ■ L’autore

FRANCESCO CARCIOFFO Amministratore Delegato di Acea Pinerolese Industriale S.p.A.

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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RETI ELETTRICHE

Il recente caso di G interruzione della distribuzione elettrica nella zona Nord di Milano e in alcuni Comuni limitrofi sta focalizzando l’attenzione sui furti del prezioso metallo, causa di rilevanti danni alle infrastrutture e di pesanti disagi per i cittadini. Ne abbiamo parlato con Roberto Zapelloni, Responsabile Esercizio Rete Lombardia di Enel Distribuzione.

Cresce l’allarme per i furti di rame ■> Tra le cause di disservizi

nella distribuzione elettrica oggi rientrano anche i furti di rame. Quanto è diffuso il fenomeno? I furti di rame sono un fenomeno in forte crescita che sta assumendo un carattere preoccupante, oltre a costituire una causa di danno per Enel. I danni generati sono plurimi: da una parte i significativi costi da sostenere per i ripristini degli impianti, dall’altro i disagi arrecati alla clientela per l’interruzione del servizio e i mancati introiti per l’energia non distribuita. Quando si verificano tali eventi per Enel la priorità assoluta è che il ripristino avvenga il più rapidamente possibile e a tale scopo è quotidianamente impegnata con il proprio personale e le imprese appaltatrici al fine di contenere i tempi degli interventi.

■> Lo scorso maggio proprio un

furto di rame ha innescato un black out che ha interessato la zona Nord di Milano e alcuni Comuni limitrofi. Che cosa è successo? Nel tentativo di furto è stato danneggiato pesantemente un impianto che trasforma energia elettrica dall’alta alla media tensione. Il ripri-

stino delle condizioni di normale esercizio è avvenuto entro un’ora circa, attuando complesse azioni di soccorso da altri impianti. Il personale Enel ha operato ininterrottamente sino al giorno successivo per completare la riparazione del danno.

■> Quali i danni provocati?

Oltre al danneggiamento dell’impianto di trasformazione, ci sono state ripercussioni anche per A2A, che ha subito la disalimentazione di alcune linee a media tensione servite dall’impianto di Enel Distribuzione.

■> Come si è intervenuti

per ripristinare il servizio? Per risolvere queste situazioni è molto importante agire tempestivamente e in sinergia. Il Centro Operativo Enel di Milano, mantenendosi in contatto con il Centro Operativo di A2A, ha coordinato le squadre di pronto intervento Enel intervenute immediatamente sul posto per la riparazione.

collaborazione con le forze dell’ordine e installando sistemi di telemonitoraggio, attivi giorno e notte, collegati direttamente con i centri operativi, in modo da prevenire e reprimere il fenomeno. A questo si aggiunge la mobilitazione continua di squadre di tecnici, ditte esterne e mezzi speciali, sempre 24 ore su 24, per ripristinare nel minor tempo possibile la piena funzionalità delle infrastrutture colpite.

■> È necessario anche ripensare

qualche aspetto del servizio di pronto intervento? Su questo punto non abbiamo rilevato alcun tipo di problematicità, in quanto Enel Distribuzione è già organizzata con un servizio di pronto intervento preparato per fronteggiare situazioni di disservizio complesse ed estese. ■

■> Enel come si sta organizzando

per fronteggiare il fenomeno? Innanzitutto, attraverso una stretta

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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Acquedotto Pugliese sta portando avanti un ambizioso piano di risanamento strutturale delle G reti di distribuzione idrica. Articolato in due commesse, il programma prevede, oltre alla sostituzione delle vecchie condotte e alla realizzazione di nuove tratte, una serie di interventi tecnologici per rendere più efficiente la gestione delle infrastrutture e delle pressioni in rete. ■ di C. Bellantuono, A. DeLeo, T. Trimigliozzi A. Carbonara, S. Spagnuolo

L’

Acquedotto Pugliese (AQP), nato come amministrazione pubblica nei primissimi anni del XX secolo e dal 1999 diventata una società per azioni della Regione Puglia, è il gestore del servizio idrico integrato in Puglia. L’AQP capta ogni anno circa 580 milioni di metri cubi di acqua da numerose fonti di approvvigionamento: • 4 impianti di potabilizzazione di acque superficiali da dighe per una capacità produttiva di circa 12.000 l/s (trattano le acque delle dighe del Sinni, Pertusillo, Locone e Fortore – oltre all’impianto di potabilizzazione nei pressi della diga di Conza della Campania sul fiume Ofanto che è in corso di completamento) • 2 sorgenti per una capacità produttiva massima di circa 6.000 l/s (sorgenti di Caposele e Cassano Irpino in Provincia di Avellino, il cui tributo varia a seconda della stagione e della intensità delle precipitazioni meteoriche nei mesi precedenti) • circa 150 pozzi, che consentono di prelevare dalla falda acquifera profonda una portata di circa 3.000 l/s. Il prelievo medio giornaliero varia, a seconda della stagione e delle esigenze d’esercizio, da un massimo di circa 19 mc/s a circa 17 mc/s. Partendo dalle fonti di approvvigionamento in gran parte poste fuori dalla regione, la rete di trasporto e di distribuzione gestita ammonta a oltre 22.000 km ed è costituita da condotte a pelo libero o in pressione che vanno da diametro di 3.000 mm fino ai po-

chi millimetri di diametro degli allacciamenti di utenza di tutti gli abitati serviti: 238 comuni della Regione Puglia, per una popolazione di oltre 4.060.000 di abitanti, e 11 comuni appenninici della Campania (Provincia di Avellino), per una popolazione di circa 26.000 abitanti. Per ragioni pratiche di identificazione e in ordine alle necessità gestionali, è suddivisa in due porzioni principali e 5 diverse classi: • rete di adduzione di un’estensione complessiva di circa 3.200 km: - 1.300 km di condotte di “Grande Adduzione” o “Adduzione primaria” – costituita da grandi condotte per il trasporto interregionale di grandi volumi di acqua - 2.900 km di “Diramazioni” e “Sub diramazioni” – costituite da condotte per l’adduzione della risorsa idrica a livello provinciale • reti interne di distribuzione per un’estensione di circa 19.000 km: - 1.500 km di condotte “Suburbane” che collegano i serbatoi di compenso e riserva cittadini con l’ODU (Origine di Distribuzione Urbana) e quindi la rete di distribuzione vera e propria - 12.000 km di reti di distribuzione urbana - 5.500 km di connessioni d’utenza. La rete idrica è completata da 11 grandi serbatoi di linea, ciascuno dei quali di capacità compresa tra 100.000 e 200.000 mc, associati alla rete di “Grande Adduzione” e a oltre 250 serbatoi di compenso e riserva a servizio degli abitati.

GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA L’Acquedotto Pugliese, dai primi anni del nuovo secolo, ha dato impulso a importanti attività per il miglioramento della gestione della risorsa idrica e per il contenimento delle perdite fisiche e amministrative. Tra queste: • l’implementazione del sistema telecontrollo su tutta la rete idrica di distribuzione • la realizzazione di una piattaforma GIS e SCADA per la gestione delle informazioni sulle reti e la raccolta dei dati di telecontrollo e monitoraggio • una massiccia e puntuale campagna di sostituzione dei contatori d’utenza obsoleti • interventi mirati per la riduzione delle perdite amministrative e il contenimento delle morosità • il controllo attivo delle perdite idriche con circa 18 squadre di ricercatori di perdite che operano in maniera programmata su tutto il territorio regionale.

RISANAMENTO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE In questo scenario, nell’ambito del risanamento delle reti di distribuzione, l’AQP ha realizzato, in questi ultimi anni, 2 importanti commesse: la prima (Risanamento reti 1) svolta nel periodo 2007-2011 ha interessato 143 Comuni, la seconda (Risanamento reti 2), avviata nel 2012, interessa i restanti 95 Comuni della Puglia gestiti e sarà ultimata nel 2015. Le attività di tali commesse, orientate al risanamento strutturale e al recupero della funzionalità ed efficienza delle reti di distribuzione

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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DISTRIBUZIONE IDRICA

Una rete più efficiente per la Puglia


DISTRIBUZIONE IDRICA

Una rete più efficiente per la Puglia lunghezza rete indagata (km)

Perdite individuate (n)

frequenza perdite (km/n)

recupero idrico (l/s)

dispersione media per perdita (l/s)

Foggia e BAT

2188

1027

2,13

380

0,37

Bari

2680

1276

2,1

447

0,35

Brindisi e Taranto

2545

1170

2,18

410

0,35

AMBITI

Lecce

2390

1727

1,38

499

0,289

totale

9803

5200

1,89

1736

0,334

TAB. 1 idrica, sono sviluppate applicando le più moderne tecnologie nel campo della riabilitazione e nella gestione delle infrastrutture idrico-potabili e della ricerca delle perdite. Gli interventi si prefiggono di individuare le soluzioni tecniche idonee a porre rimedio agli inconvenienti strutturali rilevati nella rete: • perdite • carenze di pressione • vetustà delle condotte • sostituzione o installazione di apparecchiature idrauliche • altri adeguamenti indispensabili. La commessa di Risanamento reti 1 ha visto realizzare diverse attività di servizio in modo coordinato, sebbene su appalti separati, orientate alla riduzione delle perdite, lavori ausiliari di realizzazione degli interventi di risanamento necessari e acquisizione delle attrezzature idrauliche. Le attività di servizio hanno riguardato: • la formazione della cartografia di base

• il rilievo della rete idrica • l’implementazione nel SIT dei dati del rilievo • l’analisi delle tipologia di utenza nelle reti • la costruzione e la calibrazione del modello matematico delle reti • l’ottimizzazione dei campi di pressione • la ricerca delle perdite idriche • la redazione delle linee guida per gli interventi strutturali e ottimizzazione campi di pressione. Terminata nel corso del 2011, la commessa di Risanamento reti 1 ha consentito importanti risultati in termini di conoscenza delle reti e realizzazione di strumenti di gestione (GIS e modello), rinnovamento delle reti e riduzione delle perdite. Dal punto di vista quantitativo, si ritiene utile fornire alcuni dati salienti, riferiti a ciascun lotto geografico (tab.1). Appare significativo che il tasso di perdita individuato è in media una perdita ogni 2 km, con una dispersione per ogni perdita pari media-

Lunghezza complessiva delle nuove realizzazioni (km)

lunghezza complessiva delle condotte sostituite (km)

Foggia e BAT

56,6

51,2

Bari

70,8

73,7

Brindisi e Taranto

29,3

79,1

Lecce

30,4

71,5

187,2

275,4

AMBITI

totale TAB. 2

Totale gestiti da AQP Comuni Popolazione Residente Km di rete urbana censita

Interessati dall’intervento

% Sul totale

238

95

39,90%

3.988.000

704.000

17,65%

13.500

3.700

27,41%

TAB.3: DATI RIGUARDANTI LA COMMESSA DI RISANAMENTO RETI 2

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

mente a circa 0,35 l/s. Fa eccezione il dato della provincia di Lecce, caratterizzata da reti piccole, poco estese e case unifamiliari con solo 1 o 2 piani. In tale contesto le perdite individuate hanno frequenza maggiore, ma un valore di dispersione per perdita minore. Significativo riportare che oltre il 50% delle perdite fisiche riscontrate si è presentato sugli allacciamenti di utenza, a conferma della criticità delle giunzioni che, in tali sottosistemi, hanno un’altissima incidenza. A livello generale la tipologia delle perdite rilevate è stata: • perdite per sfilamento del giunto 56% del totale • perdite per rotture 26% del totale • perdite e trafilamenti da saracinesca 20% del totale • perdite dovute a corrosione zincati 2% del totale. È opportuno precisare che il valore di recupero indicato in tabella 1 deve essere considerato come dato istantaneo per la modalità stessa delle misurazioni effettuate. Sempre in termini di risultato appare interessante la valutazione quantitativa degli interventi strutturali realizzati nello sviluppo della commessa (tab.2). Le misure finalizzate alla quantificazione del recupero idrico sono state eseguite, per ciascun Comune, in due fasi successive, rispettivamente prima e dopo la riparazione delle perdite individuate nella campagna di ricerca. Pertanto il recupero indicato è somma dei contributi di recupero (misurati dei 143 Comuni oggetto degli interventi) ciascuno dei quali è da considerare un valore istantaneo riferito alle condizioni di esercizio nelle quali si trovavano le reti al momento delle due misure.


PUGLIA CENTRO SUD

TOTALE

Abitati interessati

41

54

95

Abitanti interessati

410.000

290.000

700.000

Lunghezza rete sottoposta a indagine [km]

1800

1900

3.700

Stima perdite riparate

1010

1100

2.110

Stima reti da sostituire [km]

36

33

69

Stima tratti da realizzare [km]

18,4

17,4

36

N. di postazioni con valvole automatiche

140

162

302

N. postazioni misura pressione

210

243

453

N. postazioni di misura portate e pressione

36

40

76

N. totale postazioni misura e controllo

386

445

831

5

5,2

10,2

€ 31.976.500,00

€ 30.523.500,00

€ 62.500.000,00

Stima recupero in Mmc/anno Importo complessivo investimento TAB. 4 La riparazione delle perdite nelle reti idriche di distribuzione comporta sistematicamente un innalzamento dei valori di pressione di esercizio di ciascuna rete. Tale innalzamento delle pressioni necessita di un conseguente intervento di tipo gestionale finalizzato al corret-

to governo delle pressioni stesse. A questo scopo l’AQP ha messo in campo iniziative volte a ottimizzare la gestione delle reti idriche di distribuzione comunale. L’insieme di tali attività ha consentito il raggiungimento dell’obiettivo posto per il 2011: il recupero di

24,064 milioni di metri cubi di acqua, in linea con le previsioni riportate nel Piano d’Ambito, strumento di programmazione dell’Autorità Idrica Pugliese, già AATO Puglia. Interessante il contributo, in termini di rinnovamento delle reti, degli interventi strutturali di costruzione

DISTRIBUZIONE IDRICA

PUGLIA CENTRO NORD


DISTRIBUZIONE IDRICA

Una rete più efficiente per la Puglia

SUCCESSIONE CRONOLOGICA FASI PRINCIPALI COMMESSA RISANAMENTO RETI 2 di nuove condotte e di sostituzione di condotte esistenti ammalorate o insufficienti.

LA NUOVA COMMESSA I risultati estremamente positivi ottenuti nei primi 143 Comuni hanno suggerito all’ente Regione e alla Autorità d’Ambito di estendere le attività per i restanti 95 Comuni gestiti da AQP in Puglia. Il nuovo progetto prevede l’avvio di un approccio innovativo di gestione delle reti. In particolare, insieme alla sostituzione delle condotte maggiormente ammalorate, vengono realizzati quegli interventi di carattere strutturale e tecnologico che permettono una più efficiente gestione delle reti e delle pressioni in rete, tra i quali la realizzazione dei DMA (districts metering area), di zone di pressione, di sistemi automatici di regolazione e controllo delle pressione e delle portate nelle reti di distribuzione. La nuova commessa si pone nel solco dei principi indicati nel Piano industriale 2011-2014; con queste at-

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

tività AQP si propone di: • rendere più efficiente la gestione e la conduzione delle reti di distribuzione idrica • concorrere alla riduzione dei volumi immessi in rete attraverso la ricerca delle perdite idriche e la razionalizzazione dei campi di pressione • sviluppare ulteriormente l’automazione e il controllo delle reti attraverso l’integrazione del sistema di telecontrollo nella distribuzione idrica. Sono stati, pertanto, redatti da tecnici di AQP - Area Ingegneria delle Reti due progetti innovativi di servizi e lavori accessori, per coprire le esigenze di 95 Comuni della Regione Puglia non interessati dal precedente intervento. La nuova commessa di risanamento reti riguarda circa un quarto del territorio gestito. I principali dati sono sintetizzati nella tabella 3. La commessa è suddivisa in due appalti per area geografica: l’Area Centro-Nord con circa 412.000 abitanti su 41 comuni e l’Area Sud con

292.000 abitanti e 54 Comuni. Nell’Area Nord la dimensione media di ogni comune interessato è di circa 10.000 abitanti, mentre nell’Area Sud è poco superiore ai 5.000 abitanti. Complessivamente: • 48 Comuni hanno meno di 5.000 abitanti (Comuni piccoli) • 25 Comuni hanno tra 5 e 10.000 abitanti (Comuni medio piccoli) • 19 Comuni hanno tra 10 e 25.000 abitanti (Comuni medi) • 3 Comuni hanno oltre 25.000 abitanti (Comuni medio grandi). Particolare importanza è stata data in questo appalto all’utilizzazione delle più moderne tecnologie per la gestione delle reti e il contenimento delle perdite. Alcune attività sono estensione, anche per i 95 Comuni interessati, di attività già svolte nei 143 Comuni della precedente commessa. Su altri aspetti, invece, la nuova commessa costituisce una radicale evoluzione rispetto alla precedente: • avvio della distrettualizzazione delle reti idriche di distribuzione,


C

F I C AT

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FLOWIZ CE

con la definizione e realizzazione nelle reti oggetto di indagine di DMA e PMZ generalizzato utilizzo in tutte le reti di valvole automatiche di regolazione nei punti di origine dei distretti integrazione del sistema di telecontrollo esistente, con un capillare sistema di acquisizione, con postazioni permanenti, delle principali grandezze idrauliche ed in particolare: - misure di portata e pressione all’ingresso di ciascun distretto - misure di pressione in nei punti critici della rete realizzazione di accurate operazioni di messa a punto del sistema per un’efficiente gestione delle reti attraverso il DMA Management utilizzo dei modelli idraulici sia in fase di pianificazione dei DMA (premodellazione) sia di design infrastrutturale (calibrazione del modello prima degli interventi), sia di taratura gestione ottimizzata della rete dopo gli interventi di riparazione e infrastrutturazione (calibrazione finale).

ER TIFI

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Nuovo N uovo d dentro. entr t o. E ancora ancora più più p potente. otente.

CONCLUSIONI

IL DOMINATORE DOMIN NATORE DELL’ACQUA DELL L’ACQUA che comunic@ con c he c omunic@ c on voi voi

Attraverso l’enorme sforzo messo in campo, in una pluralità di attività rivolte al contenimento delle perdite idriche in rete, AQP si propone di rinnovare i metodi di gestione delle infrastrutture idriche in un’ottica più moderna ed efficiente. La complessità del sistema gestito e l’estensione del territorio ha suggerito di realizzare tale approccio innovativo per gradi e per integrazioni successive. ■

Nuova N uova c comunicazione omun nicazione w wireless ireless G GPRS PRS LLogica ogica ottimizzata ottimizzata e bbilaterale ilaterale ddii iinvio nvio dati: dati: gestione gestione più più efficiente, efficiente, rrisparmio isparmio di energia, energia, tele-assistenza tele-assistenza

Soluzione S oluzione integrata inte egrata M Modem odem 4-band 4-band D Data ata Logger: Logger: fino fino a 16 16 G GByte By te di di m memoria e m o r ia

GLI AUTORI

FFino ino a 6 bbatterie atterie iinterne nt e r n e

COSTANTINO BELLANTUONO

D Doppio oppio iingresso ngresso ddii ppressione ressione pper er ggestione estione PPRV RV

c.bellantuono@aqp.it Ingegnere meccanico, RUP della Commessa di Risanamento reti 2 e Dirigente dell’Area Risanamento Reti della Direzione Servizi Tecnici dell’Acquedotto Pugliese.

M Misura isura ttemperatura emperatura ac acqua qua

Affidabilità A ffidabilità e S Sicurezza icurezza P Performance er formance ssecondo econdo d gglili sstandard tandard O OIML IML R R49 49

ANTONIO DELEO

V Versione ersione IIP68 P68 ccompatta ompatta e sseparata eparata

a.deleo@aqp.it Antonio De Leo, Ingegnere Civile-Geotecnico, Direttore della Direzione Servizi Tecnici dell’Acquedotto Pugliese.

D Durata urata ddelle elle bbatterie atterie ffino ino a 1155 aanni nni SSistema istema ddii aallarme llarme ccontro ontro ilil vandalismo v a n d a li s m o N Nuovo uovo display display grafico grafico 128x64 128x64 mm mm

TERESA TRIMIGLIOZZI t.trimigliozzi@aqp.it Ingegnere Idraulico, Dirigente Responsabile dell’Area Ingegneria delle reti e verifica progetti della Direzione Servizi Tecnici dell’Acquedotto Pugliese.

ANTONIO CARBONARA a.carbonara@aqp.it Ingegnere idraulico, Capo progetto e Direttore del contratto Lotto Sud della Commessa di Risanamento reti 2.

s.spagnuolo@aqp.it Ingegnere idraulico, Progettista e Direttore del contratto Lotto Nord della Commessa di Risanamento reti 2.

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La società che gestisce il servizio idrico integrato per la città e la provincia di Roma sta G utilizzando un innovativo sistema per la sorveglianza e il controllo di reti e impianti, basato sul confronto automatizzato di immagini satellitari riprese in diversi momenti temporali. ■ di Giovanni de Marinis, Ciro D’Elia, Angelo Leopardi, Simona Ruscino, Giorgio Martino e Antonio Nardecchia

I

gestori del servizio idrico integrato hanno, tra i propri compiti fondamentali, la sorveglianza delle aree di salvaguardia delle opere di presa idropotabile e delle fasce di rispetto degli impianti idrici e fognari principali. Nell’espletamento di tali attività di vigilanza nascono le necessità di istruire e gestire pratiche autorizzative, accertamenti e contatti con enti locali. A causa dell’estensione dei territori gestiti, la sorveglianza effettuata mediante il personale preposto può comportare tempi di rilevamento di eventuali criticità non compatibili con la necessità di efficaci e tempestivi interventi di salvaguardia. Inoltre la sorveglianza “a terra” costituisce una voce di costo significativa per il gestore. Al fine di rendere più rapida l’individuazione di criticità che potrebbero compromettere il servizio del gestore e la sicurezza della risorsa idrica fornita all’utenza, il Laboratorio di Ingegneria delle Acque (LIA) dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, in collaborazione con il Laboratorio di Informatica e Telecomunicazioni (LIT), ha messo a punto un Servizio di Monitoraggio Satellitare. Il Sistema è stato implementato sulle aree di salvaguardia e sugli impianti idrici gestiti da ACEA ATO2 spa, il gestore del servizio idrico integrato per la città e la provincia di Roma. Il Servizio si basa sull’acquisizione di immagini da satellite in tempi successivi e sulla loro elaborazione a mezzo di un “occhio elettronico”, un sistema basato su algoritmi appositamente sviluppati che permettono l’individuazione automatica di differenze fra le immagini.

FIG.1: WORKFLOW DEL SERVIZIO DI MONITORAGGIO SATELLITARE

L’OCCHIO ELETTRONICO La soluzione proposta per la sorveglianza delle aree di salvaguardia e delle fasce di rispetto di adduttori e collettori fognari consiste nel confronto di immagini satellitari della stessa area rilevate in momenti temporali differenti (change detection). A causa della notevolissima estensione delle aree interessate, tale confronto non può essere affidato integralmente a operatori umani, in quanto ciò comporterebbe costi insostenibili oltre che un’elevata probabilità di omissioni nell’individuazione dei cambiamenti critici. Nasce pertanto la necessità di disporre di idonei algoritmi di change detection automatica, che permettano di effettuare una prima individuazione dei cambiamenti riscontrati in un’area in momenti temporali successivi, per poi sottoporre solo questi alla validazione

dell’operatore, che provvederà a discernere le vere criticità da eventi irrilevanti per la sicurezza della risorsa e delle infrastrutture. Il Workflow dell’intero servizio è riportato in figura 1. L’occhio elettronico, a partire da coppie di immagini telerilevate, e utilizzando algoritmi appositamente sviluppati e dettagliatamente descritti in D’Elia et Al. (2012), riconosce i cambiamenti e li classifica per tipologia: • riduzione della copertura vegetale • incremento della copertura vegetale • variazione non connessa alla vegetazione. Nella figura 2 è presentata, a titolo di esempio, una coppia di immagini telerilevate. Al fine di mostrare un gran numero di cambiamenti, le immagini sono scelte con un intervallo temporale notevole, ma,

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TECNOLOGIE

Acea Ato2 monitora le infrastrutture idriche con il satellite


TECNOLOGIE

Acea Ato2 monitora le infrastrutture idriche con il satellite

FIG.2: COPPIA DI IMMAGINI TELERILEVATE, A SINISTRA LA SITUAZIONE NEL 2002 E A DESTRA NEL 2010 ai fini dell’erogazione del servizio, è possibile fissare un qualunque intervallo temporale. Il sistema consente inoltre di ricercare la firma spettrale di materiali particolari (calcestruzzo, acciaio, amianto, etc.) e presenta all’operatore del LIA i cambiamenti nella forma di mappe a falsi colori, che permettono di individuarne anche la tipologia (fig.3). Nella figura 3, relativa alla coppia di immagini presentate in figura 2, le colorazioni tendenti al rosso rappresentano la perdita di vegetazione, e pertanto i cambiamenti che l’operatore deve esaminare con maggiore attenzione. In tal modo l’operatore può effettuare una selezione dei cambiamenti stessi, considerando solo quelli di effettivo interesse per il gestore cliente del servizio.

FIG.3: MAPPA DI CAMBIAMENTO (IMMAGINE IN FALSI COLORI)

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FIG.4: SCHERMATA DEL SOFTWARE GESTIONALE CHE CONFRONTA IMMAGINI SATELLITARI

FIG.5: AREE MONITORATE


GIOVANNI DE MARINIS

L’INTERFACCIA SOFTWARE L’operatore del gestore può visualizzare, sia mediante un apposito software installato su PC o tablet, sia mediante accesso ad un portale web, l’elenco delle criticità riscontrate e la loro classificazione, nonché accedere alle immagini rappresentative della criticità per un primo controllo. Il software di gestione consente poi la stampa di un report, da fornire agli operatori di campo preposti al controllo “a terra” nonché l’archiviazione delle criticità già controllate, al fine di implementare un archivio. Il sistema è pensato per lavorare con immagini provenienti da differenti satelliti, consentendo economie e non legando il servizio ad uno specifico fornitore di immagini. L’intero sistema, denominato SatGuardian, è oggi in fase di utilizzo da parte di uno dei più importanti gestori italiani, ACEA ATO2 spa, che gestisce il sistema idrico integrato (SII) a Roma e Provincia.

UN CASO STUDIO Con 112 Comuni serviti, e 3,7 milioni di abitanti, quello della città e provincia di Roma costituisce il bacino di utenza più grande d’Italia. La superficie complessiva interessata è di circa 3000 km2, sui quali insistono 11000 km di rete idrica e 6000 km di collettori fognari. La sorveglianza delle aree di salvaguardia delle captazioni a scopo idropotabile, così come delle fasce di rispetto di acquedotti e collettori fognari principali, era effettuata dal gestore a mezzo di “personale a terra”, che, percorrendo le zone da sorvegliare, provvedeva alla segnalazione delle criticità riscontrate. In un’area complessa e in parte con una densità abitativa assai elevata, come quella in oggetto, tali criticità sono tra le più varie. Ad esempio: realizzazione di pozzi, abusi edilizi, installazione di campi nomadi, sversamento incontrollato di rifiuti, installazione di allevamenti. Ovviamente il sistema di sorveglianza “a terra” presenta alti costi, dovuti al personale e ai mezzi utilizzati per gli spostamenti, e tempi di rilevamento spesso non compatibili con la necessità di un pronto intervento, al fine di salvaguardare la risorsa idrica sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo. Si è pertanto implementato il Sistema di Monitoraggio Satellitare, permettendo così il monitoraggio dell’area presentata nella figura 5, che copre una parte significativa dell’intero territorio dell’ATO2 Lazio. Nella figura 5, appare evidente come il Sistema di Monitoraggio Satellitare venga maggiormente utilizzato per le aree meno urbanizzate e più distanti dalla città di Roma, per le quali la sorveglianza a terra presenta costi proibitivi sia dal punto di vista dei tempi di impegno del personale sia per quanto concerne l’utilizzo dei mezzi atti a raggiungere le suddette aree. In tal modo il SatGuardian si affianca al monitoraggio tradizionale, rendendolo maggiormente economico ed efficiente. ■ Riferimenti D’Elia C., Ruscino S., de Marinis G., Leopardi A. (2012) A water supply infrastructures application of change detection by measuring spectral change features. Proc. of the International Conference “Advances in Radar and Remote Sensing (TyWRRS), doi: 10.1109/TyWRRS.2012.6381144.

demarinis@unicas.it Professore Ordinario di Costruzioni Idrauliche da 2001 e PhD dal 1986. Attualmente riveste l’incarico di Responsabile del Laboratorio di Ingegneria delle Acque dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, nonché di Consigliere di Amministrazione con Delega all’Edilizia dell’Ateneo. Autore di oltre 150 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e in atti di convegni del settore. È Componente Effettivo del Consiglio Superiore dei LL.PP. e Componente di Comitati Tecnici di alcuni Provveditorati alle OO.PP.

CIRO D’ELIA delia@unicas.it Ricercatore presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, docente di elaborazione e trasmissione delle immagini, reti di telecomunicazioni, telematica presso la stessa università, vanta una esperienza pluriennale nel campo del telerilevamento e nell’elaborazione di immagini satellitari, acquisita nell’ambito di una formazione nazionale e internazionale. È responsabile tecnico-scientifico del laboratorio di Informatica e Telecomunicazioni presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.

ANGELO LEOPARDI a.leopardi@unicas.it Ha conseguito il PhD in Ingegneria Idraulica presso l’Università “Federico II” di Napoli nel 2002. Ricercatore di Idraulica (dal 2004) e Docente di Complementi di Idraulica e Idraulica Ambientale presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Lavora da anni sulla tematica della sicurezza dei sistemi idrici, anche nell’ambito di progetti finanziati dalla Comunità Europea. È autore di oltre 70 pubblicazioni scientifiche edite su riviste nazionali e internazionali e in atti di convegni del settore.

SIMONA RUSCINO ruscino@unicas.it Ha conseguito con lode la laurea magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, specializzandosi nel campo dell’elaborazione di immagini satellitari. Ha collaborato in tale ambito con il Laboratorio di Informatica e Telecomunicazioni della stessa università, Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione, presso il quale sta attualmente conseguendo un dottorato di ricerca in elaborazione, analisi ed estrazione di contenuti da immagini telerilevate.

GIORGIO MARTINO giorgio.martino@aceaspa.it Dirigente Acea Ato2 S.p.A. - Gruppo Acea S.p.A., responsabile della Direzione Servizi, coordina numerose attività tra cui quelle inerenti le progettazione per l’ampliamento e la bonifica delle reti e degli impianti per il Servizio Idrico Integrato sul territorio di competenza, nonché la gestione e la manutenzione degli impianti primari (acquedotti, centri idrici, impianti di sollevamento, ecc.).

ANTONIO NARDECCHIA antonio.nardecchia@aceaspa.it Dirigente Acea Ato2 S.p.A. - Gruppo Acea S.p.A., responsabile dell’Unità Servizi Generali, coordina numerose attività tra cui quelle inerenti il Patrimonio aziendale, la tutela delle Aree di Salvaguardia e la gestione e lo sviluppo del Sistema Informativo Territoriale. SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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TECNOLOGIE

GLI AUTORI


CASE HISTORY

Elettropompe sommerse in acciaio inox micro-fuso

O

ggigiorno, nel settore del prelievo e della distribuzione dell’acqua potabile, le utility ripongono un’attenzione sempre maggiore all’incremento di efficienza dei propri sistemi di pompaggio e all’utilizzo di tecnologie e materiali che permettano una maggior affidabilità dei propri impianti. La sinergia tra cliente e fornitore, unita ad un oculato approccio alle scelte tecniche, pone le basi per la realizzazione di soluzioni impiantistiche che dovrebbero essere prese ad esempio da molti. Rovatti Pompe, primario costruttore di sistemi di pompaggio e Dolomiti Reti, multi-utility della provincia di Trento, hanno recentemente generato un esempio di come l’applicazione di nuove tecnologie possa scaturire in un evidente vantaggio comune, garantendo l’ottimizzazione dei costi di gestione con un conseguente miglior servizio per l’utenza. Rovatti Pompe, azienda nata a Fabbrico in provincia di Reggio Emilia negli anni ‘50, progetta e sviluppa un’estesa gamma di pompe ed elettropompe dedicate all’industria e all’acquedottistica. Il dipartimento R&D dell’azienda sviluppa prodotti sempre più all’avanguardia per materiali d’impiego e tecnologie costruttive. Oggi risulta fondamentale per molteplici settori disporre di soluzioni per il pompaggio che garantiscano lunga durata in servizio e ridotti consumi energetici. Il focus-on aziendale di Rovatti Pompe è investire notevoli risorse e attenzione all’intero LCC (Life Cycle Cost). Dolomiti Reti opera sul territorio gestendo gli acquedotti comunali di Trento, di Rovereto e di altri 16 Comuni, al servizio di oltre 200.000 abitanti; gli acquedotti gestiti sviluppano una rete di distribuzione pari a 1.200 Km. Dolomiti Reti ha adottato in questi ultimi anni un modernissimo sistema di gestione e controllo delle proprie reti idriche, che permette di mappare in tempo reale i consumi di acqua e di prevedere con la massima accuratezza gli interventi necessari per l’adeguamento della rete. La principale fonte di approvvigionamento idrico della città di Trento è rappresentata da un serbatoio della capienza di 10.000 m3, alimentato da un corposo campo pozzi. Per far fronte alla crescente richiesta idrica, ma soprattutto per incrementare il livello di affidabilità e di efficienza dei propri sistemi, Dolomiti Reti ha scelto di installare tre nuove elettropompe sommerse del diametro di 14” e della potenza

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

SEDE PRINCIPALE DI ROVATTI POMPE

DIVISIONE 2000, UNO DEGLI STABILIMENTI ROVATTI POMPE DOVE VENGONO ASSEMBLATE LE POMPE DELLA SERIE 14EX-650 MAPPA DELLA RICHIESTA IDRICA NELLA ZONA DEL CAMPO POZZI

UFFICI DOLOMITI RETI


CASE HISTORY

FASE DI INSTALLAZIONE DI UNA DELLE TRE ELETTROPOMPE SOMMERSE

ROVATTI 14EX-650

SCHEMA DELLA CURVA CARATTERISTICA DELLA POMPA E DELLE RICHIESTE DELL’IMPIANTO

di 150 kW interamente realizzate in acciaio inox AISI316. Le tre elettropompe della serie 14EX-650, prodotte da Rovatti Pompe, prelevano ciascuna fino a 200 litri al secondo di acqua da tre pozzi profondi un centinaio di metri e la convogliano attraverso un collettore di 500 mm di diametro, realizzato in acciaio, al serbatoio di ridistribuzione, che è posto circa sessanta metri più in alto e che è denominato appunto “10.000” per la sua capienza totale. Da qui parte la rete di distribuzione che copre gran parte della città di Trento e, a seconda della richiesta reale dei vari distretti, il sistema aziona a cascata le diverse pompe installate. “La nostra scelta è ricaduta sulla pompa prodotta dalla Rovatti – spiega il Responsabile del servizio idrico di Dolomiti Reti, Ing. Matteo Frisinghelli – perché si è dimostrato il prodotto più indicato per garantire un ottimo livello di efficienza per quanto riguarda le prestazioni e la durabilità. I nostri tecnici hanno stabilito quale fosse il prodotto che rispondeva maggiormente alle richieste di impianto, mediante l’ausilio del nostro modello di calcolo, fra i più avanzati a livello europeo in termini di dettaglio delle informazioni fornite. L’utilizzo delle elettropompe Rovatti ci ha permesso di realizzare un sistema di pompaggio interamente in materiale inossidabile, in linea con le nostre attuali filosofie costruttive”. La scelta di adottare nei propri impianti di prelievo e distribuzione idrica elettropompe sommerse realizzate in acciaio inox microfuso denota la volontà da parte di Dolomiti Reti di scegliere un prodotto che rappresenti la massima espressione in termini di affidabilità e durata nel tempo. Una metallurgia nobile come l’AISI 316 garantisce ad una pompa, che rimane a lungo immersa all’interno di un pozzo e che può far fronte anche a lunghi periodi di inattività, la certezza di un’assoluta inalterabilità nel tempo di tutte le sue parti meccaniche, con un conseguente

mantenimento delle prestazioni e della sua efficienza energetica. “Spesso in fase di acquisto dei sistemi di pompaggio in ambito acquedottistico - ricorda Torelli, Responsabile Vendite di Rovatti Pompe - si tiene poco conto dell’impatto economico che un’errata selezione del prodotto possa comportare in termini di spreco di energia elettrica e di durata delle apparecchiature stesse. Basti pensare a quanto incidono i costi logistici e di installazione di un’elettropompa quando si rende necessario estrarla e reinserirla in un pozzo profondo decine, a volte centinaia, di metri. Poter beneficiare di un prodotto con un ciclo vita superiore alla media permette di ammortizzare i costi “accessori” e ridurre notevolmente il Life Cycle Cost del prodotto“. ■

Elettropompe gamma Extreme Realizzate in microfusione di acciaio inox Aisi 316, le pompe della serie Extreme di Rovatti trattano in efficienza e sicurezza liquidi anche altamente corrosivi provenienti da molteplici strutture industriali, civili e residenziali. La molteplicità dei modelli (elettropompe sommerse radiali e semiassiali da 8” a 14”, pompe ad asse verticale da 6” e 8”, elettropompe multistadio di superficie), il vasto range di prestazioni e la semplicità di manutenzione rendono le pompe della serie Extreme in grado di garantire affidabilità e lunga durata. L’assenza di punti di saldatura e lo spessore dei componenti realizzati in micro-fusione conferiscono estrema resistenza alla corrosione e all’usura.

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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CREDIT MANAGEMENT

Esternalizzare la gestione del credito La difficile situazione economica e la crisi di liquidità impongono alle aziende di migliorare G la gestione del capitale e dei clienti, anche sotto l’aspetto dell’incasso dei crediti. Il Credit Management Outsourcing può rappresentare un’efficace risposta sia nell’immediato sia per raggiungere una maggiore efficienza operativa. ■ di Carlo Peschiera e Roberta Crippa

✔Commerciale immagine aziendale

L’

attuale congiuntura economica e la crisi di liquidità di quest’ultimo periodo spingono le imprese ad un pressante recupero di efficienza e di efficacia con l’obiettivo di migliorare i propri indicatori economico-finanziari. Da qui, la crescente richiesta di servizi a società specializzate che possano garantire benefici immediati e sostenibili nel tempo. La perseguibilità di questi benefici pone le aziende di fronte a scelte non sempre facili e di fronte al trade off fra soluzioni contingenti, che privilegiano il risultato immediato, e soluzioni strutturali, in grado di assicurare una maggiore sostenibilità dei risultati ottenuti ed un change management orientato al miglioramento organizzativo ed al cambiamento. Contrariamente a quanto si possa pensare, il costo non è una variabile discriminante tra i due approcci, ma è semplicemente funzione della profondità e ampiezza dell’intervento richiesto. Una delle scelte che oggi le aziende sono chiamate a fare in tema di servizi affidati esternamente, soprattutto quelle più esposte alle problematiche di incasso e con una clientela numerosa e di medio-piccole dimensioni, ha per oggetto la gestione del credito commerciale e la relazione con i clienti per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, contabili e di liquidità.

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

COMMERCIALE

ECONOMICO

✔Economico beneficio della vendita

GESTIONE DEL CREDITO

✔Finanziario e di liquidità incasso del credito

✔Contabile stima della recuperabilità

FINANZIARIO E

CONTABILE

DI LIQUIDITÀ

TAB. 1: IMPATTI DELLA GESTIONE OTTIMALE DEL CREDITO

GESTIONE OTTIMALE DEL CREDITO Non è banale ricordare che la gestione ed il controllo del credito commerciale ha un’influenza fondamentale nella vita dell’azienda e nelle sue relazioni con il proprio asset principale (i clienti) almeno per i seguenti aspetti (tab.1): • commerciale: l’immagine aziendale percepita dal mercato si misura anche dal grado di soddisfazione dei clienti in riferimento alla gestione amministrativa. Il recupero del credito si deve inserire all’interno di un processo fluido di gestione della relazione con il cliente (ad esempio, evitare solleciti di crediti già incassati o comunque non dovuti) • economico: il mancato incasso del credito comporterà necessariamente l’annullamento del beneficio economico delle attività

aziendali • finanziario e di liquidità: l’incasso dei crediti commerciali rappresenta la principale fonte di liquidità dell’impresa, strettamente legata all’attività caratteristica della stessa. Il mancato rispetto per tempi e modi del flusso monetario previsto arriva a minare, nelle situazioni più deteriorate, la continuità aziendale • contabile: i crediti commerciali devono essere iscritti in bilancio al loro presumibile valore di realizzo. Ciò implica che la scarsa conoscenza dei clienti e/o relativi crediti inficia la bontà della stima della loro ricuperabilità e rallenta le reazioni aziendali alle situazioni di pericolo, minando inoltre la qualità dell’informativa di bilancio e l’affidabilità delle informazioni verso gli stakeholder nel complesso.




NON INTACCA IL RAPPORTO CON IL DEBITORE

APPORTO DI COMPETENZE E TECNOLOGIE

SERVIZIO DI GESTIONE DEL CREDITO

COSTO VARIABILE

SERVIZIO DI RECUPERO CREDITO

BENEFICI DELL’OUTSOURCING

MIGLIORA LE PROCEDURE INTERNE AZIENDALI

COORDINAMENTO DELLE FUNZIONI AZIENDALI

ORIENTAMENTO ALL’INCASSO FIN DALLA VENDITA

TAB. 2

L’OUTSOURCING Il Credit Management Outsourcing (CMO) costituisce una risposta alle esigenze di gestione del credito con l’obiettivo di supportare le aziende nell’individuazione delle opportune modalità per monetizzare le risorse disponibili. I benefici perseguibili sono sia di natura strettamente finanziaria sia di natura operativa-gestionale e riguardano: • l’incremento dell’efficacia delle azioni di sollecito e recupero, garantendo elevati standard in termini di percentuale di credito recuperato e di riduzione dei tempi di recupero stesso • il miglioramento del monitoraggio delle dinamiche sottostanti la generazione del credito e dei processi che lo alimentano • l’affidabilità dei criteri di misurazione delle performance di gestione del processo Order-to-Cash • l’efficacia e l’efficienza del processo di fatturazione • l’efficacia e l’efficienza del processo di pianificazione degli impegni finanziari nel breve, medio

e lungo termine. I principali benefici del CMO sono riconducibili al ruolo attivo dell’outsourcer (tab.2) che: • opera secondo una logica di orientamento all’incasso fin dalla vendita • agevola la comunicazione e il coordinamento tra le diverse funzioni aziendali, ponendosi all’esterno della struttura e non essendo legato alle logiche di “convenienza aziendale” interne • migliora l’efficienza apportando conoscenza, esperienza e metodologie, accrescendo le competenze delle risorse aziendali interne e rilevando eventuali carenze procedurali del ciclo attivo dell’azienda • è in grado di apportare miglioramento alle procedure interne aziendali • non intacca il rapporto con il debitore minimizzando il rischio di interferire nei rapporti commerciali con i propri clienti • offre i servizi ad un costo variabile che può essere legato alle performance ottenute in termini

di recupero. L’intervento può essere programmato in funzione della stagionalità e/o di altre esigenze di business e del ciclo di vita aziendale. La gestione del processo deve essere accompagnata e supportata da strumenti informatici adeguati e da una struttura dell’”outsourcer” in grado di gestire in modo integrato e coordinato le attività, tramite un approccio multidisciplinare che coinvolga consulenti dotati di differenti professionalità e competenze.

LE FASI L’approccio progettuale del CMO (tab.3) che un consulente deve poter offrire prevede la suddivisione delle attività in due macro fasi. La prima è la fase di Start Up, nella quale si definiscono e condividono gli obiettivi, le responsabilità e si individuano le risorse da assegnare al progetto, sono recepiti e caricati a sistema i dati sul credito scaduto, si predispongono gli strumenti di lavoro operativo e gli step dell’attività di recupero. Una seconda fase di “On Going” di gestione del credito dove si analizzano le posizioni assegnate, si coordinano e gestiscono le attività di recupero, si monitora l’andamento degli incassi e viene prodotta la reportistica da condividere con il cliente durante gli incontri periodici per illustrare l’andamento dell’attività. La fase “On Going” di gestione del credito si segmenta a sua volta in: fase stragiudiziale e fase giudiziale. La fase stragiudiziale prevede: l’invio della lettera di diffida ai debitori, l’attività di phone collection (durante la quale si gestiscono piani di rientro, transazioni e contestazioni) e il monitoraggio e la riconciliazione degli incassi. Al termine delle azioni stragiudiziali viene svolta un’analisi delle posizioni che risultano ancora non incassate e per queste posizioni viene valutata la possibilità/convenienza di avviare le azioni legali. La fase giudiziale ha inizio con il deposito del decreto ingiuntivo/atto di citazione e prosegue con la gestione sia di eventuali accordi transattivi che di eventuali opposizioni, fino ad arrivare al deposito dell’atto di precetto e alla condivisione

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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CREDIT MANAGEMENT

Esternalizzare la gestione del credito


CREDIT MANAGEMENT

Esternalizzare la gestione del credito

TAB. 3 con il cliente della conseguente azione esecutiva più opportuna. Nel contempo, e in modo trasversale alle fasi descritte, può essere attivata la fase di Re-engineering dei processi aziendali in essere. In virtù dell’attività svolta e delle capacità consulenziali del partner esterno possono essere migliorati, a seconda delle vulnerabilità riscontrate, i processi interni aziendali di: • affidamento del cliente attraverso raccolta e analisi di dati sul cliente, attribuzione e aggiornamento dei fidi, monitoraggio dell’esposizione, blocco/sblocco ordini • scoring dei clienti definendo metodi di calcolo e analisi • ageing: calcolo, reporting, analisi • remind/sollecito del credito a sca-

dere e scaduto • analisi della recuperabilità del credito (fondo svalutazione crediti) • segregazione dei ruoli e definizione delle responsabilità • produzione del reporting , con l’introduzione di nuovi strumenti informatici a supporto dell’intera attività e del management. È in questa fase che deve emergere il maggior valore aggiunto e la capacità del partner esterno di affiancare l’azienda nel processo di miglioramento continuo e l’attitudine dell’azienda stessa ad essere ricettiva ed orientata al cambiamento. È infatti essenziale ricordare che l’azienda deve restare il depositario principale della conoscenza e il gestore del processo: il ruolo

Deloitte Finance Process Solution S.P.A.

Deloitte Finance Process Solution S.p.A. è la struttura che, nell’ambito del network Deloitte in Italia, offre servizi di supporto amministrativo, contabile e di processo alle imprese. Opera sull’intero territorio nazionale offrendo un insieme integrato di servizi rivolto a clienti italiani e internazionali tra i quali: ‘Global’ e ‘Partial’ outsourcing delle attività di contabilità, processi amministrativi e operativi (quali il CMO), di reporting e sull’area risorse umane (gestione payroll). Ha sviluppato una notevole esperienza in ambito CMO assistendo clienti nella implementazione di un adeguato sistema di recupero crediti e nello svolgimento delle attività specifiche di recupero stragiudiziale e giudiziale. In tali attività opera in stretta collaborazione con le strutture consulenziali di Deloitte Consulting S.r.l. e con lo Studio Legale Associato Deloitte.

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del partner esterno è quello di rendere l’azienda in grado di conseguire i migliori risultati e di operare più efficientemente.

STRUMENTI INFORMATICI Nella gestione delle attività da parte dell’outsourcer risulta di basilare importanza l’utilizzo di strumenti informatici innovativi: software informatico personalizzato per la gestione della fase stragiudiziale e giudiziale di recupero del credito, con possibilità di accesso interattivo “on line” da parte dell’azienda, e ricorso al processo civile telematico nella fase di deposito degli atti giudiziari per la riduzione dei tempi di ottenimento dei decreti ingiuntivi. L’approccio del partner esterno consente di gestire il servizio con una visione multidisciplinare e da un team con competenze integrate sotto l’aspetto legale, contabile, di Information Technology e di Risk Management, e con una consolidata esperienza del Team per il Credit Management Outsourcing nel settore economico di riferimento. L’outsourcer si dovrà impegnare a creare un “team unico” con evidenti sinergie tra i professionisti operanti nelle fasi stragiudiziale e giudiziale del recupero, con eco-


CREDIT MANAGEMENT TAB. 4 nomia di tempi e di costi per la società e una copertura integrale sui fori nazionali, attraverso corrispondenti locali legati da stabile rapporto di collaborazione al consulente (tab.4). La figura dell’outsourcer diviene quindi unico referente per la gestione completa del rapporto con il debitore e le parti interessate che intervengono nelle varie fasi del processo. L’azienda, quindi, una volta definite le modalità di intervento dell’outsourcer, avrà un unico riferimento con il quale interfacciarsi e condividere i risultati dell’attività (fino al recupero del credito) e se necessario rimodulare il livello di intervento. Potrà così beneficiare di un servizio con elevati standard qualitativi ad un costo competitivo e flessibile che si basa sull’effettiva recuperabilità e sui risultati ottenuti (tab.4). Il rapporto con l’outsourcer può quindi svilupparsi ed evolversi secondo diversi modelli operativi così sintetizzabili: • Global outsourcing: l’azienda e il partner raggiungono un accordo di collaborazione per l’affidamento totale del Credit Management • Partial Outsourcing: l’azienda seleziona dei ‘key process’ da esternalizzare. In questo caso l’out-

sourcer concentra le sue competenze specifiche garantendo al cliente un livello di servizio elevato per il raggiungimento di specifici obiettivi. In un momento successivo il cliente potrà valutare l’opportunità di riprendere la gestione del servizio in autonomia, internalizzando ciò che veniva svolto dall’outsourcer, con l’opportunità di “inglobare” il know-how di specialisti e la metodologia del credit management dell’outsourcer.

CONCLUSIONI L’outsourcing è uno degli strumenti manageriali, di carattere tattico e strategico, che hanno conosciuto una grande espansione nell’ultimo decennio e nella sua evoluzione propone nuove soluzioni e opportunità. Uno strumento in grado di gestire la sempre maggiore incertezza (in termini di volumi e attività e di complessità organizzativa) delle imprese. ll (BPO) Business Process Outsourcing del Credit Management si presenta come una soluzione per sviluppare e controllare le strategie dei flussi di cassa. Esternalizzare alcune attività significa incrementare l’efficacia e non solo ridurre i costi e rappresenta una

delle possibilità maggiormente e più facilmente perseguibili dalle aziende che cercano di conseguire migliori obiettivi di liquidità, efficienza operativa ed una migliore allocazione delle risorse. ■

GLI AUTORI CARLO PESCHIERA cpeschiera@deloitte.it Partner di Deloitte ha sviluppato negli oltre 25 anni di attività una profonda conoscenza dei processi operativi, soprattutto in ambito finanza/ amministrazione e delle soluzioni per migliorare le performance aziendali. Da oltre 10 anni si dedica allo sviluppo e gestione di servizi di Business Process Outsourcing collaborando con i principali clienti Deloitte.

ROBERTA CRIPPA rcrippa@deloitte.it Manager di Deloitte, coinvolta nel coordinamento e nella gestione diretta di progetti di outsourcing in area amministrativo/finanziaria, di analisi e review di processi amministrativi e gestionali su importanti clienti, ha partecipato allo sviluppo dei servizi di CMO del Network.

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FATTURAZIONE

I costi della morosità La Turin School of Local Regulation di Torino sta mettendo a punto un innovativo approccio G per calcolare il costo d’impresa della morosità. Un salasso per i distributori, considerando che nel 2012, secondo uno studio dell’Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito, l’importo delle bollette insolute per i servizi a rete hanno raggiunto i 15 miliardi di euro. ■ di Vito Frontuto, Daniele Russolillo

A

differenza dei beni in cui vi è corrispondenza quasi perfetta fra decisioni di consumo/acquisto e pagamento, nei beni a pagamento periodico, come la fornitura dei principali servizi a rete, la percezione del contratto e dei suoi elementi, fra cui il prezzo, subisce alcune distorsioni che sarebbe utile tenere a mente nell’ambito della progettazione di politiche innovative per l’ecosostenibilità negli usi finali (es. risparmio di energia primaria o di acqua). Le società che forniscono servizi caratterizzati da queste forme contrattuali (con bollettazione) si trovano da un lato a fronteggiare comportamenti opportunistici di consumatori, i cosiddetti freeriders, che sfruttano le peculiarità contrattuali per procrastinare strategicamente i pagamenti, dall’altro assumono il ruolo di fornitori di credito, o di ammortizzatori sociali, per quella fascia di consumatori vulnerabili che la crisi economico-finanziaria in atto contribuisce ad espandere. Tuttavia la rapida espansione del fenomeno della morosità, a prescindere dalla causa da cui ha origine, ha come effetto finale la generazione di un costo d’impresa che le società di fornitura di servizi devono saper gestire adeguatamente.

COSTO D’IMPRESA Secondo l’ultimo rapporto UNIREC (nota 1), l’ammontare di crediti scaduti e non pagati, sia da da famiglie sia da imprese, affidati alle aziende di recupero crediti ha raggiunto, a fine 2012, 35 milioni di pratiche (cresciute del 6% rispetto al 2011) per un totale di 43 miliardi di euro (+14% rispetto al 2011). Di questi ben il 34%, quasi 15 miliardi di euro, riguardano bollette insolute per servizi a rete (luce, acqua, gas e telefono).

Da queste premesse nasce la volontà della Turin School of Local Regulation (TSLR) - iniziativa promossa dalla Fondazione per l’Ambiente di Torino (FA) - di approfondire lo studio del costo d’impresa della morosità e di offrire un punto di vista alternativo alla sua valutazione. L’attività di ricerca nella sua fase preliminare è stata finanziata dalla Fondazione CRT di Torino e dalla multiutility EGEA di Alba e si è avvalsa della collaborazione di IREN Spa e SMAT Spa, oltre che di EGEA. In questo momento la Turin School of Local Regulation sta concludendo il primo round di incontri finalizzati al fund-raising della nuova fase di ricerca applicata.

IL METODO Lo strumento metodologico proposto è in grado di fornire una valutazione dell’incidenza del costo della morosità sui volumi fisici fatturati e sulle fatture emesse, sia dal punto di vista pubblico (regolazione economica del servizio) sia dal punto di vista privato (gestione d’impresa). Inoltre, l’utilizzo di informazioni relative ai costi amministrativi per la gestione dell’insoluto e di un tasso d’interesse adeguato a rappresentare il costo opportunità degli importi non riscossi sulla base della gestione finanziaria d’impresa consente di costruire una misura del costo della morosità differenziato per ciascuna impresa e territorio. Dal punto di vista operativo, si parte dall’osservazione della fornitura di un bene o servizio il cui pagamento sia cadenzato dall’emissione di una bolletta e dalla formalizzazione del processo di emissione/riscossione in forma matriciale. Se non esistesse il fenomeno della morosità e tutti i pagamenti avvenissero alla scadenza indicata in

bolletta, la matrice delle fatture emesse sarebbe identica a quella degli importi incassati: sottraendo l’una all’altra otterremo una misura del costo della morosità pari a zero. Invece, qualora siano presenti pagamenti effettuati con ritardo, definiamo il costo d’impresa della morosità come la somma di costi fissi (es. lettere di sollecito e procedure legali del recupero dei crediti) e della matrice degli incassi ponderato per un vettore di pesi che incorpori la lunghezza del ritardo e il tasso di interesse. Questa formulazione suggerisce il principio secondo cui il credito, seppur riscosso, presenta due voci di costo: un costo fisso legato alle procedure di sollecito e riscossione ed uno variabile che rappresenta il costo opportunità del capitale di cui l’impresa creditrice non dispone e da cui non può generare una rendita. La matrice del costo della morosità è dunque la base informativa su cui predisporre analisi descrittive ed econometriche. Allo scopo di fornire alcune preliminari indicazioni della funzionalità della matrice del costo della morosità sono stati analizzati i dati relativi alle fatture di energia elettrica, gas naturale per il riscaldamento domestico e servizio idrico grazie alle multiutility già citate e coinvolte nella fase preliminare della ricerca. Un indicatore interessante è certamente il costo medio della morosità, che si differenzia per tipologia di servizio a rete a causa delle differenze tecniche e/o normative di fornitura. Basti pensare al caso del servizio idrico per il quale le procedure di distacco sono spesso tecnicamente onerose e complesse. In ogni caso, il valore medio ottenuto potrebbe essere inteso come la somma che la società dovrebbe ap-

Nota 1: Terzo rapporto annuale sui servizi a tutela del credito, Unione Nazionale Imprese a Tutela del credito UNIREC, 2013. UNIREC rappresenta al 2012 circa l’80% (sul fatturato) del comparto “Tutela del credito” in Italia.

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MODELLO ECONOMETRICO Infine, è stato stimato un modello econometrico (Tobit dinamico) per una più approfondita analisi del fenomeno osservando l’intera storia dei pagamenti delle singole utenze. L’analisi econometrica ha confermato le intuizioni avute nelle fasi preliminari delle analisi descrittive. Le utenze che sono state morose in un periodo mostrano un costo di morosità superiore anche per il periodo successivo, suggerendo che il comportamento di pagamento nel passato ha una certa influenza sul comportamento presente. Questo risultato conferma il principio, definito nella letteratura economica “path dependence”, secondo cui il passato ha un ruolo nel definire il comportamento presente del consumatore. L’intensità dell’effetto va però scomparendo rapidamente, segnalando il rapido esaurimento dell’effetto “memoria”. Inoltre, sono state inserite nel

modello alcune informazioni relative ai metodi di pagamento adottati o alla presenza di contenziosi. I parametri associati a queste informazioni confermano le nostre aspettative: coloro che pagano con modalità differenti all’addebito diretto sul conto corrente (RID) presentano mediamente un costo atteso ampiamente superiore; allo stesso tempo se sono presenti contenziosi tra l’utenza e l’impresa fornitrice il modello prevede un elevato costo della morosità associato a quella utenza. I risultati delle stime econometriche possono facilmente tradursi in simulazioni del costo della morosità e calcolare il valore atteso del costo della morosità per diverse tipologie di utenze o scenari. In conclusione, la misura del costo d’impresa associato al credito non riscosso che viene proposto si differenzia dalle procedure in essere nella gestione del fenomeno e si caratterizza per l’adattabilità dello strumento a diverse strutture societarie e contesti territoriali, coniugando un’accurata capacità descrittiva dei fenomeni osservati a potenziali funzioni previsionali. ■

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GLI AUTORI VITO FRONTUTO vito.frontuto@fondazioneambiente.org Economista ambientale, è attualmente Assegnista di Ricerca presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” dell’Università di Torino e membro del gruppo di lavoro della Turin School of Local Regulation sul TurinIndex™ nel quale si è occupato di sviluppare i modelli econometrici e il codice di calcolo di progetto.

DANIELE RUSSOLILLO daniele.russolillo@fondazioneambiente.org Esperto di strumenti di mercato per le politiche ambientali e di regolazione economica dei servizi pubblici locali, ricopre il ruolo di programme manager della Fondazione per l’Ambiente/Turin School of Local Regulation di Torino ed è il coordinatore del gruppo di lavoro sul Turin-Index™. Le imprese interessate a partecipare alla ricerca possono contattare la Turin School all’indirizzo: info@turinschool.eu

FATTURAZIONE

plicare a ciascun utente, a prescindere dallo storico dei suoi pagamenti, per rientrare del costo della morosità corrente.



RETI FOGNARIE

Il relining che risolve l’emergenza Le perdite dalle condotte per il trasporto dei reflui in pressione determinano gravi danni all’ambiente e richiedono rapidità di intervento. Cronaca di un intervento con una tecnica CIPP complessa per riparare una frattura lungo la tubazione di adduzione al depuratore di una cittadina costiera.

F

■ di Carlo Torre

I

gestori delle condotte fognarie e degli impianti di depurazione si trovano frequentemente a far fronte a normali eventi di dispersione di fluidi reflui che poi si traducono in vere e proprie emergenze. Le ricadute ambientali potenzialmente molto gravi, unite a problematiche di natura tecnica e logistica estremamente complesse, dovrebbero determinare l’adozione di adeguati piani di indagini preventive e di interventi di manutenzione programmata, ma la cronica carenza di investimenti che affligge il settore rende di fatto utopico procedere in tal senso.

I siti di posa delle fognature sono infatti la prima ragione di complessità, in quanto profondità di interramento, posizione a centro strada e difficile interruzione del flusso dei reflui condizionano negativamente ogni tipo di intervento di riparazione o di manutenzione e rendono costosi, al di sopra della media, ogni tipo di intervento preventivo. Di seguito viene esaminato un caso molto complesso, che trova nella soluzione applicata una serie di spunti innovativi che potrebbero essere applicati in casi similari, usualmente classificati come “disperati”.

IL POZZETTO STAGNO ATTRAVERSO IL QUALE È STATO ESEGUITO L’INTERO INTERVENTO DI RISANAMENTO

IL CASO Ci troviamo al cospetto di una condotta fognaria premente, esercita alla pressione di circa 2 bar, che collega una cittadina rivierasca al depuratore sito in un altro centro abitato distante circa otto chilometri. La condotta è in cemento-amianto, diametro 350 mm, posata, per gran parte del suo percorso all’interno di gallerie a senso unico alternato. La condotta presenta una dispersione all’interno della galleria, generata da una frattura longitudinale della lunghezza di circa 10 m avente inizio circa 10 m a valle di un pozzetto stagno.

IMMAGINE DELLE DUE LINEE DI FRATTURA SOMMITALE DELLA CONDOTTA IN CEMENTO-AMIANTO

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RETI FOGNARIE SCHEMA CLASSICO DI RELINING TRA DUE PUNTI SEZIONATI DI UNA CONDOTTA E DI “OPEN END”, OVVERO DI INSERZIONE OPERATA DA UN SOLO PUNTO DI ACCESSO ALLA CONDOTTA DA RISANARE

La sede di posa è in roccia viva al 100%, il tracciato corre al centro della carreggiata e il traffico non può essere interrotto se non per un massimo di otto ore notturne, per cui non è possibile effettuare la sostituzione dei circa 20 m di tratto, anche in ragione della necessità di trattare e smaltire il cemento amianto secondo procedura di legge. Inoltre, l’impianto di depurazione presenta una capacità di stoccaggio molto limitata, per cui ogni interruzione del trasferimento dei reflui superiore alle 4 ore circa comporta una deviazione degli stessi in mare. A complicare ulteriormente il quadro della situazione, vi è la presenza di un’immissione laterale DN250 mm a circa 6 m di distanza dal pozzetto stagno. In tale situazione, per la somma di tutti gli effetti derivanti, ogni intervento di tipo edile tradizionale a

a

cielo aperto è da escludere, per cui è giocoforza necessario procedere con una modalità di riparazione alternativa.

LA SOLUZIONE Le soluzioni idonee al caso, che consentano di risanare la condotta senza demolire pozzetti, estrarre il cemento-amianto e sospendere la viabilità oltre le 8 ore consentite, non sono per nulla facili da individuare. Anche la classica procedura di risanamento con tecnologia CIPP, meglio conosciuta come “calza termoindurente”, non può essere applicata nella sua versione standard. Non è infatti presente, all’interno della galleria, un secondo pozzetto di recapito, e in relazione al sito, non è nemmeno possibile effettuare uno scavo che consenta di sezionare il fondo della guaina a reli-

b

ning terminato. Il pozzetto stagno, inoltre, non può essere demolito, per cui può offrire solamente la luce del suo portello (60 cm) quale unica via di accesso alla condotta. In tali condizioni, può essere applicata solamente una tecnica, ovvero l’inversione “open end”.

C.I.P.P. OPEN END L’open end differisce dal classico schema dell’inversione CIPP per il fatto che non è necessario uno scavo o un pozzetto al punto di termine del liner, ove sezionare la parte di chiusura dello stesso, ripristinando così la normale sezione di deflusso della condotta risanata. Operando un open end si delega quindi la tenuta idraulica del fluido necessario a determinare l’estroflessione a un liner “a perdere”, che avrà semplicemente la funzione di

c

TRE FASI DELLA COMPLESSA LAVORAZIONE: A) MISCELAZIONE DELLE RESINE EPOSSIDICHE A TEMPO E AD ATTIVAZIONE TERMICA; B) INSERIMENTO DEL TUBOLARE “A PERDERE” ALL’INTERNO DEL LINER IMPREGNATO; C) AVVIO DELLA FASE DI ESTROFLESSIONE DELLA GUAINA DOPPIO STRATO LINER

+ TUBOLARE A PERDERE

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RETI FOGNARIE

Il relining che risolve l’emergenza

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A) ISTANTANEA DELLA FASE DI ESTRAZIONE DELL’ANIMA A PERDERE, OSSIA DEL TUBOLARE INTERNO DOPO TERMO INDURIMENTO DEL LINER

CIPP. B) IL LINER CONSOLIDATO (ROSSO), IN FASE DI TAGLIO

A FINE LAVORO E UN SEGMENTO DI TUBOLARE A PERDERE RIMASTO TERMOSALDATO, FORTUNATAMENTE AL DI FUORI DELLA CONDOTTA

anima di formatura del tubolare da sottoporre al termo indurimento. Quest’ultimo sarà impregnato di resina completamente, fino alla sua estremità opposta al punto di inserimento, e non sarà sigillato al terminale come nel CIPP standard, ma terminerà a bocca libera. L’anima interna sarà invece costituita da un sottile tubolare richiuso all’estremità, realizzato in materiale poco affine alla resina ed alla spalmatura del liner CIPP, così da poter essere estratto, il più agevolmente e velocemente possibile, a fine processo di indurimento termico. Le operazioni di impregnazione del liner con la resina avvengono secondo la normale procedura di riempimento e calandratura della calza in feltro-PU, dopodiché si procede ad “estroflettere” all’interno del liner il tubolare sottile. Una volta inserito il tubolare, questo viene sgonfiato e la calza “doppio strato” viene inserita all’interno di un normale estroflessore. La procedura di messa in opera nella condotta da risanare col sistema dell’inversione ad aria avviene quindi secondo il medesimo procedimento adottato per il CIPP standard, con la sola variante che l’elemento di tenuta idraulica della pressione del fluido (aria o acqua), che determina l’avanzamento della calza all’interno della condotta e il successivo suo gonfiaggio per la formatura fino a indurimento, non è la spalmatura impermeabile della

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calza multistrato, ma bensì il tubolare “secco”, ovvero non impregnato di resina. Terminato il consolidamento della calza, il tubolare interno viene semplicemente sgonfiato ed estratto dallo stesso pozzetto attraverso il quale l’intero complesso guaina+tubolare era stato inserito.

PROBLEMATICHE E CAUTELE Il sistema descritto potrebbe apparire come il classico “uovo di Colombo” e la domanda del perché non venga applicato usualmente anche per gli altri casi, risparmiando quindi uno scavo e la fastidiosa operazione di taglio di un terminale, nasce spontanea.

Il problema sta nel fatto che l’open-end è un procedimento che ha un costo maggiore, sia per l’impiego a perdere del tubolare di formatura, sia per la maggiore laboriosità dell’operazione. Inoltre, se non condotto correttamente, può presentare un rischio più elevato di inconvenienti di percorso, quali il bloccaggio del processo di inversione prima del completamento o l’incollaggio del tubolare al liner per effetto del processo in temperatura di termoindurimento. Al primo inconveniente si può ovviare solo con l’esperienza, che deve essere messa a frutto dall’installatore sia in fase di progettazione dell’intervento sia in fase di realizzazione, tenendo in debito conto il rapporto a tre variabili tra estensione del risanamento/diametro della condotta/spessore del liner e del tubolare. All’inconveniente dell’incollaggio/fusione di liner e tubolare si può ovviare inserendo un opportuno lubrificante tra i due strati e operando il processo di termoindurimento con la dovuta gradualità, tenendo sempre sotto stretto controllo la curva di salita in temperatura del liner che l’energia termica prodotta dal processo esotermico di termoindurimento si traduce in un aumento additivo della temperatura di processo. ■ ■ L’autore

CARLO TORRE Iren Acqua Gas Spa

FASI CONCLUSIVE DI RIAPERTURA DELLE IMMISSIONI LATERALI AVVENGONO MEDIANTE IMPIEGO DI FRESA ROBOTIZZATA


MICROTUNNELLING

Quando la tecnologia fa la differenza I.l.e.s.a. sta lavorando alla costruzione di un nuovo F collettore fognario che collegherà due frazioni della città di Trento. La nuova condotta, della lunghezza di 2.000 m, verrà quasi interamente realizzata con la tecnica del microtunnelling utilizzando tubazioni in conglomerato a base di polimeri.

■ di Giuseppe Stabile

L’

impiego delle più avanzate tecnologie nella costruzione delle reti di sottoservizi, oltre a ridurre costi e tempi di realizzazione, in molti casi rappresenta l’unica soluzione per portare a termine interventi particolarmente complessi. È quanto sta accadendo a Trento, dove per la costruzione di un nuovo tratto di rete fognaria si è deciso di utilizzare un sistema di posa trenchless, nello specifico il microtunnelling, abbinato a un in-

novativo sistema di tubazioni in conglomerato a base di polimeri. «Il lavoro prevede la realizzazione del collettore principale di fognatura nera, per un’estensione di circa 2000 m, che collegherà gli abitati di Romagnano e Mattarello, due frazioni del capoluogo trentino – spiega Andrea Moauro dell’Agenzia Provinciale Opere Pubbliche Servizio Opere Ambientali della Provincia Autonoma di Trento, che ha commissionato l’opera e che ha

in capo la Direzione lavori -. Un’opera, dal costo complessivo di circa 3 milioni di euro, resa necessaria dalla recente espansione edilizia della zona e dal conseguente incremento delle portate in arrivo al vecchio impianto di depurazione di Romagnano». Il lavoro è stato articolato in una serie di interventi: • dismissione dell’impianto di Romagnano • realizzazione, a partire dall’impianto di Romagnano, di un nuovo ramale principale funzionante a gravità da posarsi con la tecnica del microtunnelling in zona agricola e al di sotto del sedime della S.P. 131 diramazione Mattarello • realizzazione di una nuova stazione di sollevamento da posizionarsi nei pressi dell’Autostrada del Brennero A22 • collegamento alla dorsale principale di fognatura tramite l’esistente stazione di sollevamento di Mattarello e di qui al depuratore di Trento sud.

LE TUBAZIONI Per la costruzione della condotta è stata selezionata una particolare tipologia di tubazione, i tubi Polycrete in conglomerato di resina reattiva prodotti e forniti dall’azienda

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MICROTUNNELLING

Quando la tecnologia fa la differenza Ilcev di Cavarzere (Venezia). Si tratta di manufatti composti al 90% di inerti di alta qualità, come porfidi, sabbie quarzifere, basalti e da resine reattive (che possono essere resine insature isoftaliche, ortoftaliche, viniliche, epossidiche) come leganti. «La loro peculiarità è di non contenere cemento: sono le resine, materie plastiche termoindurenti, che a seguito di una reazione chimica induriscono completamente legando insieme gli inerti – spiega Domenico Roi di Ilcev -. Tale peculiarità conferisce alle tubazioni migliori caratteristiche di elasticità e di resistenza alla rottura e alla corrosione, che restano inalterate anche in condizioni estreme». Proprio per queste proprietà i tubi in conglomerato a base di polimeri vengono utilizzati da tempo nell’industria chimica, in particolare in applicazioni dove è determinante la resistenza all’azione chimica degli agenti interni e alle sollecitazioni dovute a carichi esterni e interni. Negli ultimi anni, anche in Italia, grazie al miglioramento dei processi produttivi che le hanno rese economicamente competitive, si guarda a questi manufatti con molto interesse per la realizzazione di reti fognarie e il lavoro di Trento rappresenta un’esperienza rilevante sotto questo aspetto. «In queste applicazioni le tubazioni in conglomerato possono dare importanti benefici – prosegue Roi -. La struttura del polycrete è chiusa, compatta, priva di capillari e assolutamente impermeabile, mentre l’assenza di cemento e calcari garantisce un’alta resistenza alla corrosione in ambienti basici e acidi, eliminando così uno dei problemi tipici delle reti fognarie: la resistenza all’aggressione dell’idrogeno solforato che si sviluppa nelle condotte con basse velocità di liquami». Soprattutto, le tubazioni polycrete sono particolarmente adatte per l’impiego con il sistema microtunnelling, la soluzione adottata per la posa di circa 1.700 m sul totale di 2.000 m di estensione del nuovo collettore. La resistenza alla compressione consente di assorbire senza problemi gli sforzi provocati dalla testa di perforazione e una maggiore forza di spinta dei martinetti, ottenendo una maggiore

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IL MICROTUNNELLING A far propendere i progettisti verso il sistema microtunnelling ha concorso una serie di considerazioni. «Innanzitutto, la possibilità di posare le tubazioni a grandi profondità, in modo da ottenere una condotta continua con deflusso dei liquidi a gravità fino alla nuova stazione di sollevamento nei pressi dell’autostrada – riprende Moauro -. A que-

sto si aggiunge il limitato impatto dei cantieri, vantaggio particolarmente apprezzato dal momento che il percorso del collettore prevede l’attraversamento di estese zone coltivate, ricche di vitigni, e di un’importante bretella viabilistica, la strada provinciale 131». Per definire il percorso ottimale della tratta sono stati realizzati diversi studi, tra i quali la relazione geologica e geotecnica redatta dal Servizio Geologico della Provincia che, sulla base di una serie di indagini in situ, ha permesso di delineare nel dettaglio il materiale fondazionale interessato dall’opera. Dati ulteriormente integrati dagli archivi esistenti e riferiti alla conoscenza dei litotipi del fondovalle atesino e alla presenza del livello idrodinamico del corso d’acqua, dai quali è emerso come il terreno fosse costituito in generale da depositi sabbiosi – ghiaiosi alluvionali. «Poiché le opere interessano in larghezza parte del fondovalle, in via precauzionale è stata richiesta al Servizio Prevenzione Rischi della Provincia

un’analisi del rischio legato alla presenza di bombe inesplose risalenti al Secondo conflitto mondiale – prosegue Moauro -. Mentre, uno specifico rilievo è stato effettuato, coinvolgendo tutti i gestori interessati, per arrivare a una mappatura puntuale delle reti presenti nel sottosuolo». Della posa della condotta si è occupata l’impresa I.l.e.s.a. di Sossano (Vicenza), tra le principali realtà italiane specializzate nella realizzazione di infrastrutture con tecnologie trenchless. Forti di una consolidata esperienza, i tecnici I.l.e.s.a. hanno optato per il microtunnelling tipo Full Face. In Pratica, una volta costruiti i due pozzi di spinta e di arrivo, dal primo inizia la perforazione realizzata con una particolare testa di perforazione orientabile, detta anche scudo o microtunneller. Contemporaneamente avviene la spinta monitorata delle tubazioni. La spinta è controllata costantemente mediante un raggio laser posto all’interno del pozzo di spinta, che colpisce un

MICROTUNNELLING

lunghezza della tratta di spinta. Il basso attrito laterale migliora il controllo della rettilineità del tratto, aumentando la precisione dell’arrivo e velocizzando l’operazione di posa. Anche il sistema di giunzione, con giunto o manicotto con guarnizione ad anello a doppio labbro, è ottimizzato per la posa trenchless, grazie alla geometria della punta della tubazione che assicura la compressione uniforme della guarnizione e la sua durata nel tempo. Infine, la proprietà idrofuga della resina che garantisce l’impermeabilità della condotta nella posa sotto falda.


MICROTUNNELLING

Quando la tecnologia fa la differenza

bersaglio fotosensibile posto sullo scudo che, a sua volta, invia input all’unità di controllo computerizzata all’interno del container di guida in superficie. In tal modo, grazie alla possibilità di monitorare e correggere l’avanzamento della testa di scavo, la posa delle condotte avviene in modo veloce e con un alto grado di precisione.

I RISULTATI «Con questo sistema sono state già posate circa 1.420 m di tubazioni Polycrete con DN 400 mm e circa 150 m con DN 600 mm senza rilevare problemi – spiega Elena Ghirardo di I.l.e.s.a. -. I tubi si sono mo-

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strati molto resistenti e hanno consentito di sfruttare al massimo la potenza delle macchine, anche con condizioni di terreno particolarmente difficili». L’impiego del microtunnelling ha consentito di realizzare lunghi tratti di collettore con un’unica pendenza, diminuendo il numero di impianti di sollevamento, quindi con importanti risparmi sia in termini di costi di costruzione sia di futura gestione di questi ultimi. È stato decisivo, poi, per evitare la chiusura al traffico della SP 131. L’attraversamento di questa importante arteria è stato realizzato senza operare mai sulla sede stra-

dale e in tempi molto rapidi, anche grazie all’adozione della tecnica dell’autoaffondamento per la costruzione dei pozzi di spinta e di arrivo. In pratica le strutture in calcestruzzo armato (diametro esterno di 3,60 m, diametro interno 3,20 m) vengono costruite fuori terra e affondate nel terreno scavando al loro interno. Un tagliente ne facilita l’affondamento. Armato e gettato, il primo elemento viene infisso nel terreno e su di esso ne viene costruito un secondo, fino al raggiungimento della profondità di progetto. A questo punto si getta il “tappo di fondo” e, una volta rinforzate e sigillate le pareti, si ottiene il pozzo a tenuta stagna. «Con la medesima tecnica è stato realizzato l’impianto di sollevamento che sorge nei pressi dell’autostrada A22, con la sola differenza che in questo caso le strutture sono state realizzate direttamente in opera, man mano che si procedeva con l’affondamento – spiega Ghirardo . Anche qui con una notevole riduzione dell’impatto economico ed ambientale legato alla realizzazione con le tecniche tradizionali di scavo di una struttura di imponenti dimensioni, pari a 9,30 x 8,80 m». Attualmente I.l.e.s.a. sta provvedendo alla posa, sempre con microtunnelling, al di sotto dell’A22 di un tubo-camicia DN 500 mm che conterrà al suo interno un tubo in HDPE DN 180 mm in pompaggio, un tubo per acquedotto e alcuni cavidotti DN 125 e DN 75. La condotta fognaria in HDPE, proseguirà il suo percorso fuori terra, attraversando il fiume Adige. A questo scopo la condotta, opportunamente coibentata, sarà supportata da una struttura reticolare in acciaio che utilizzerà, come appoggi, le pile di un ponte esistente. Di quest’ultima parte dei lavori si occuperanno le altre due imprese, Lago Rosso Società Cooperativa e Cooperativa Lagorai che insieme all’azienda di Sossano hanno costituito l’Associazione temporanea di imprese che si è aggiudicata l’opera, che provvederanno anche alle opere stradali, civili ed elettromeccaniche a supporto del funzionamento del collettore. I lavori saranno conclusi entro i primi mesi del 2014. ■


CASE HISTORY

Un risanamento “appeso” H

ERA S.p.A. - Direzione Acqua, avendo la necessità di sostituire i vecchi supporti della tubazione acquedottistica in acciaio DN 500 mm lunga circa 130 m, che corre sospesa, sostenuta da un traliccio in ferro, a fianco del viadotto che scavalca i Fiumi Uniti sulla via Classicana, nella località Classe, frazione del Comune di Ravenna, ha ritenuto di intervenire, contemporaneamente ai lavori meccanici, anche con un relining strutturale della tubazione per prevenire eventuali perdite che avrebbero potuto presentarsi in corrispondenza dei vecchi supporti. Per questo motivo HERA ha affidato ad In.Te.Co. S.r.l., aggiudicataria dei lavori di relining, il compito di individuare la tecnologia migliore per la soluzione dei problemi che quest’opera presentava. Il problema principale era l’accesso alle estremità della tubazione: una canna di discesa del tubo era posta sull’argine sinistro dei Fiumi Uniti, l’altra discesa era in fregio ad una via comunale (via Marabina) stretta e con traffico locale difficilmente

IL TUBO DA RISANARE

interrompibile. Un altro problema da affrontare era il posizionamento obbligato del cantiere per il relining su una sola corsia del viadotto di via Classicana, quella sul lato dove si trovava il tubo, con impiego di segnaletica regolamentare. I tempi di permanenza in strada erano dettati dall’autorità competente ed abbastanza ristretti: il cantiere poteva essere installato a partire dalle ore 7.30 e doveva essere rimosso entro le ore 17.00 di tutti i giorni previsti. Inoltre, a metà della tubazione, nella parte superiore si trovava un foro diametro 2” sul quale era installato un tubo di sfiato, foro che doveva essere riaperto dopo il relining. Per ragioni di ottimizzazione del cantiere si dovevano eseguire, sullo stesso tubo, i lavori meccanici di rifacimento dei supporti, che dovevano procedere di pari passo al relining. I tecnici di HERA e di In.Te.Co. hanno individuato nel tubolare per relining Saniline® W, prodotto dalla società svizzera Sanivar AG ed installato in Italia dalla stessa In.Te.Co., il prodot-

to idoneo allo scopo. Saniline® W è un tubolare costruito con idonee fibre pluri-strato accoppiate ad uno strato interno, quello a contatto con l’acqua, esclusivamente in polietilene. È certificato per l’uso in condotte trasportanti acqua potabile con pressioni di esercizio fino a 16 bar. Per la sua installazione viene utilizzato un collante poli-fasico, prodotto in esclusiva per Sanivar AG, che consente l’indurimento del tubolare e la sua completa e definitiva adesione al metallo del tubo ospite completamente a freddo, senza necessità di riscaldamento indotto, con vapore o simili, come per la maggior parte dei similari prodotti per C.I.P.P. Il programma concordato per le operazioni di relining prevedeva quattro giorni di lavoro: uno per la pulizia, uno per l’inserimento e due per le operazioni di finitura ed i collaudi. Tutte le operazioni si dovevano svolgere nei tempi ristretti imposti dall’autorità competente per l’allestimento e rimozione del cantiere giornaliero.

IL CANTIERE STRADALE SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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CASE HISTORY

Un risanamento “appeso”

POSIZIONAMENTO VALVOLA DI CONTENIMENTO HERA S.p.A. - Direzione Acqua ha provveduto ad installare alle estremità del tubo, in corrispondenza delle canne di discesa, dei ponteggi di dimensioni adatte a consentire ai suoi tecnici di tagliare la porzione di tubo necessaria per l’inserimento del tubolare Saniline® W, e a saldare le flangie per il successivo ricollegamento del condotto. Inoltre, da un esistente piano di lavoro, è stata rimossa la pesa a collare sulla quale era installato il tubo di sfiato.

Effettuate queste operazioni, sono intervenuti gli operatori di In.Te.Co. che hanno provveduto ad installare una ”linea vita” per l’aggancio delle imbragature di sicurezza degli operatori, dal piano stradale al piano di lavoro sui ponteggi posto ad un livello di circa un metro sotto il piano stradale. Messo in sicurezza il cantiere si è provveduto alle operazioni di pulizia mediante scovoli meccanici e pigs assistiti da opportune video ispezioni, operazioni durate un’intera giornata. La pulizia della tubazione è stata spinta fino ad ottenere un risultato idoneo al ricevimento del relining, verificato con videoispezione. Nel giorno previsto per l’inserimento, i tecnici di In.Te.Co. hanno iniziato la preparazione del Saniline® W per l’inserimento provvedendo, in sequenza, al taglio in misura del tubolare, alla miscelazione dei due componenti del collante poli-fasico, al suo versamento all’interno del tubolare ed al passaggio del

TERMINALE TUBO PRIMA E DOPO IL RISANAMENTO

TUBO IN ACCIAIO DN 500 PRIMA E DOPO IL RISANAMENTO

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tutto in apposita pista a rulli con calibratore di spessore. Una volta impregnato, il Saniline® W è stato introdotto nella camera di inversione pneumatica ed inserito, ad una pressione di 0,5 bar, nella condotta con un lancio unico di 130 m che prevede, nella parte iniziale, l’attraversamento di una speciale valvola a saracinesca posizionata sul ponteggio in prossimità del punto di ingresso del relining nel tubo. Il posizionamento della valvola è avvenuto con molta difficoltà data la particolare situazione di dislivello e di accesso tra il piano stradale su cui si trovava la camera di inversione ed il piano di lavoro. Una volta arrivato il Saniline® W a destinazione, la valvola è stata chiusa stringendo il tubolare fino ad impedire la fuoruscita dell’aria in esso contenuta. Nel tubolare è stata inserita ancora aria fino a portarlo ad una pressione di 1 bar per consentirne la perfetta adesione alle pareti del tubo ospite.


CASE HISTORY

FORO PRESA RIAPERTO

In un punto appositamente creato sul corpo della valvola è stato applicato un manografo registratore per verificare in ogni momento il mantenimento della pressione. Chiusa la valvola e posizionato il manografo, tutta la parte di tubolare eccedente è stata tagliata, liberando così la camera di lancio e consentendo di rimuovere le attrezzature. Non essendoci necessità di riscalda-

IL CANTIERE STRADALE

mento e raffreddamento, il cantiere è stato rimosso nei tempi imposti, essendo tutte le apparecchiature posizionate sui ponteggi all’esterno della sede stradale. Dopo le 24 ore necessarie all’indurimento ed all’adesione del Saniline® W, la valvola di contenimento è stata rimossa e sono state installate la fasce in acciaio inox che fissano meccanicamente il tubolare ai terminali.

Il foro centrale è stato riaperto dall’esterno sfruttando l’apposito piano di lavoro e rifinito con l’apposita boccola di sicurezza. Una volta terminante queste operazioni, i tecnici di HERA hanno provveduto ad eseguire il collaudo del relining portando la tubazione a 10 bar per 24 ore. Dopo l’esito positivo dello stesso è stato possibile ricollegare il tubo risanato alla rete. ■


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CASE HISTORY

No-dig sottomarino per il metanodotto di Procida D

i fronte al Golfo di Napoli continuano i lavori per la creazione di un metanodotto sottomarino e terrestre che colleghi la bella isola di Procida alla terraferma. Il progetto è stato affidato al gruppo CPL Concordia, che da più di 50 anni si occupa della costruzione e manutenzione di reti tecnologiche per il trasporto e la distribuzione di gas metano e GPL. Il lavoro di posa delle tubature è stato commissionato poi alla ditta Quadrifoglio srl di Bitonto (BA), specializzata nelle lavorazioni no-dig, scavi teleguidati, microtunneling e mini trincee. Data l’importanza paesaggistica dei luoghi e le loro caratteristiche, i lavori sono stati indirizzati verso gli scavi teleguidati, che riducono l’impatto visivo e ambientale degli stessi. Il progetto di Procida rientra nel sistema generale di trasporto del gas metano alle isole di Ischia e di Procida, che collegherà in modo permanente la rete nazionale di gasdotti Snam Rete Gas ai comuni di Ischia e Procida. Il sistema di trasporto gas metano per l’isola di Ischia è stato già ultimato dalla Ischia Gas - CPL Concordia SO. Group ed è attualmente in esercizio.

LA SCELTA DELLA TECNOLOGIA Per la realizzazione dell’opera è stata prevista una perforazione teleguidata di 900 m piuttosto che la posa del metanodotto su fondo marino. «Era necessario evitare l’interferenza all’approdo di Procida di numerosi sottoservizi già presenti (cavi Enel, Telecom, scarico fognario) spiega l’ing. Giancarlo Giuffrè della

CPL Concordia Soc. Coop di Concordia sulla Secchia (Modena), responsabile di commessa e dei lavori per i Sistemi di trasporto Ischia e Procida -. Inoltre, per il primo km di tubazione un lavoro in TOC era necessario per evitare le operazioni di espianto e reimpianto della Prateria di Posidonia Oceanica presente in tale zona, senza quindi interagire con la flora sottomarina. Scelte progettuali e tecniche fatte per ottenere il Decreto di Compatibilità Ambientale: Decreto VIA DVA-DEC 7 del 24/01/2012 e DVA 26087 del 29/10/2012». Individuata l’Horizontal Directional Drilling (HDD) come tecnologia più idonea, per assicurare il massimo rispetto per l’ambiente ed evitare danneggiamenti a quello marino, al posto dei classici fanghi bentonitici sono state adoperate miscele di polimeri biodegradabili non tossiche né persistenti, ma che allo stesso tempo non garantiscono gli stessi tempi di tenuta delle pareti. Per

questo motivo, anche grazie alla professionalità e l’esperienza dell’esecutore della Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC), è stato necessario eseguire delle operazioni che in qualche modo riducessero il rischio di non tenuta del foro e quindi perdita delle aste. «Un altro fattore di criticità è stato rappresentato dalle condizioni meteomarine - continua Giuffrè -: terminato il foro pilota, prima di agganciare all’asta di perforazione la testa di tiro e quindi di tirare la condotta gas metano, si è dovuto attendere che le condizioni del mare migliorassero per consentire tali operazioni in totale sicurezza».

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CASE HISTORY

No-dig sottomarino per il metanodotto di Procida SVILUPPO DEI LAVORI Un lavoro tanto difficile quanto avvincente. «Una volta chiare le condizioni di progetto ci siamo subito confrontati con Vermeer Italia S.r.l., tra i principali produttori di macchine per scavi teleguidati in territorio nazionale, per trovare la soluzione ideale - spiega Andrea Perfetti, proprietario della ditta Quadrifoglio -. Per il successo dell’operazione è stato decisivo il supporto tecnico fornito dall’azienda, in particolare grazie anche alla presenza del no-dig specialist Filippo Desimini. Il progetto è stato svilup-

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

pato in maniera molto fluida nonostante ogni tanto il tempo e il mare siano stati un po’ ostili. Un ottimo esempio delle opportunità che le perforazioni teleguidate possono dare». Tutte le considerazioni progettuali sono state precedute da mirate indagini, non ultima quella della caratterizzazione chimico-fisica degli strati dei sedimenti da attraversare. L’indagine, attraverso una serie di carotaggi campione, ha evidenziato, sotto un primo strato di depositi sabbiosi recenti, uno strato di depositi piroclastici formati per la

maggior parte da pietra pomice. Lo scavo trenchless prevedeva la posa di una tubazione in acciaio con rivestimento in triplo strato di polietilene della lunghezza di 911 m, un diametro di 168 mm e 3,34 Kg/m. Data l’imponenza del progetto ci si è affidati a una Vermeer D220x300, che assicura una forza di tiro abbondantemente superiore a quella effettivamente richiesta in fase di lavorazione. Considerata la distanza e le caratteristiche del terreno, un elemento di particolare criticità individuato preliminarmente è stata la capacità di perforazione in fase di “foro pilota”. Questa è stata determinata dalla portata dell’acqua garantita dalla pompa a bordo di 1136 l/min fornita al motore a fanghi 6-3/4” Inrock, scelto per garantire la direzionalità nelle lunghe distanze. L’utilizzo di un tricono del diametro di 10” 5/8 ha permesso poi di evitare prealesature prima del tiro. Da sottolineare come le peculiarità richieste per lo svolgimento del progetto siano tutte soddisfatte dalla macchina D220x300, particolarmente compatta. Tutto ciò ha reso le operazioni molto più agevoli nonostante gli spazi ristretti a disposizione. Dopo la creazione del foro pilota, effettuata con estrema precisione grazie al sistema a campo magnetico della Inrock, che permette di poter guidare la perforazione anche sull’azimut, la procedura di varo in acqua ha rappresentato una vera e propria sfida. Il tubo è stato preparato sulla terra ferma, a Bacoli, in stringhe da 120 m. La procedura di varo, effettuata 10 giorni dopo la fine del foro pilota a causa delle condizioni avverse del mare, che non permettevano né il trasporto del tubo né le operazioni subacquee dei sommozzatori in sicurezza, è stata condotta trasportando la testa di tiro e il tubo saldato con un pontone di grandi dimensioni messo in semigalleggiamento con dei palloni. Nonostante le difficoltà ambientali, i lavori sono stati completati con soddisfazione grazie alle capacità degli operatori, alla solidità e all’efficienza della macchina e all’accuratezza delle analisi a priori e della progettazione. ■


SAINT-GOBAIN PAM ITALIA

Horizontal directional drilling con tubazioni in ghisa sferoidale

N

el campo delle tecnologie di posa, la perforazione direzionale orizzontale con tubazioni in ghisa sferoidale rappresenta un’alternativa affidabile, sicura e vantaggiosa. La robustezza, modularità e durata nel tempo dei tubi in ghisa sferoidale di Saint-Gobain PAM è studiata mediante una comprovata e testata tecnologia, che permette la flessibilità di tutta la condotta installata. Lo sviluppo delle tecniche di ancoraggio in ghisa sferoidale dell’azienda ha permesso di offrire soluzioni complete per la posa di condotte senza scavo. Basato sulla resistenza meccanica del materiale e la capacità di deviazione angolare dei giunti di assemblaggio, con tipologia denominata tipicamente Universal Standard Ve, Saint-Gobain PAM ha progressivamente preso il suo posto nel settore delle perforazioni teleguidate, grazie alla sua tecnica dimostratasi economica, efficace e con limitatissimi rischi. Per questo motivo lo scorso 27 giugno SaintGobain PAM Italia ha organizzato una visita guidata presso il cantiere di posa in collaborazione con l’ente gestore Acqualatina S.p.A., gestore del servizio idrico integrato dell’ATO 4 – Lazio meridionale, le imprese esecutrici della perforazione e della posa, P.A.T.O Srl (Occhiobello – RO) ed EdilMassimo Srl (Roma). L’obiettivo è stato quello di informare, promuovere e far conoscere da vicino le tecniche di questa tipologia di posa, coinvolgendo un importante gruppo di clienti (tecnici di settore, progettisti, altri enti) provenienti dalle zone limitrofe e dalle regioni più vicine, per un totale di circa 50 persone. L’opera oggetto di codesto cantiere è costituita dalle opere necessarie per realizzare il collegamento idraulico tra la centrale idrica della sorgente di ninfa ed il campo pozzi S. Valentino a Cisterna di Latina. Il progetto prevede circa 9000 m di tubazione in ghisa sferoidale DN 400, corredata dalle necessarie apparecchiature idrauliche di sfiato e scarico per l’esercizio della stessa, di cui circa 1000 mt con tecnologia senza scavo. La risoluzione di particolari interferenze, quali l’attraversamento del centro abitato di Doganella e l’attraversamento del Canale Acque Alte, ha portato ad adottare la tecnica della posa della condotta mediante trivellazione teleguidata. I principali vantaggi di questa tecnica possono essere raggruppati in 3 obiettivi strategici:

• minimizzare i costi sociali - senza interferenze con il traffico cittadino - nessuna interruzione di servizi - limitati danni per l’ambiente - limitati o assenti rischi di incidenti - limitati o assenti rischi per conseguenze economiche alle imprese locali • limitare i costi indiretti - limitata segnaletica stradale - oneri sicurezza del cantiere limitati - nessun costo di deviazione per i distributori di carburante - alto risparmio rispetto ad un cantiere tradizionale • limitare i costi diretti - materiali e accessori più tecnici - nessun onere per riempimento e compattazione del terreno attraversato - nessuna opera di manutenzione e riparazione per strade e marciapiedi - costi inferiori delle apparecchiature. L’offerta di prodotti Saint-Gobain PAM è stata progressivamente arricchita da soluzioni e da un alto servizio tecnico e commerciale. Questi sono offerti con il supporto di calcoli per i progettisti, così come più tardi, con i tubi, accessori e squadre di posa addestrate dai tecnici dell’azienda. Team di tecnici e manager hanno accesso a strumenti e utilità che consentono loro di esaminare fascicoli tecnici con alto dettaglio, calcolare con precisione ammissibile le forze di trazione in gioco, i coefficienti di sicurezza offerti nonché tutti i parametri necessari per eseguire l’opera a perfetta regola d’arte. ■

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SIL LINING

Relining: una tecnologia vincente Uno studio commissionato da SIL Lining al CURA dell’Università di Padova ha dimostrato scientificamente i vantaggi ambientali ed economici del Pipe Bursting rispetto ai sistemi di posa tradizionali.

N

on basta dire che una tecnica “no-dig” di scavo o intervento sul sottosuolo sia meno invasiva e devastante a livello ambientale rispetto a una di tipo tradizionale. Bisogna provarlo. A questo scopo La Società Italiana Lining Srl di Padova - soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Acegas-Aps appartenente al Gruppo Hera Spa - ha commissionato al Consorzio Universitario di Ricerca Applicata - C.U.R.A. dell’Università di Padova uno studio per la valutazione comparativa dei potenziali impatti ambientali che sono associati al ciclo di vita di due sistemi di risanamento (o relining) di condotte della rete di acqua e gas. La crescente attenzione per le tematiche ambientali spinge infatti sempre più imprese ad adottare modelli e strumenti per ridurre il proprio impatto ambientale e differenziare la propria offerta perseguendo uno sviluppo sostenibile. Come evidenzia Danilo De Razza, direttore tecnico di SIL Lining, «il mercato è sempre più attento a quelli che vengono definiti i prodotti-servizi verdi, tanto che la proattività ambientale è considerata oggi come una delle principali leve competitive. In questa direzione si è mossa SIL, puntando a dimostrare in maniera scientifica la convenienza del sistema di scavo relining. Ad oggi i dati parlano di un risparmio che si aggira attorno al 30% per chi utilizza l’approccio “no-dig”, verificabile sui minori costi di scavo e di esecuzione dei lavori. In realtà, il relining permette di risparmiare molto di piú su tutta una serie di step legati alla “vita” di un cantiere». Solo a livello di posa oggettiva dei tubi si otterrebbe un risparmio ulteriore per quanto riguarda i metri cubi non scavati e, di conseguenza, si evitano anche i costi legati al trasporto di materiale in discarica: «Dal minor utilizzo dei camion al basso impatto sul traffico urbano, tutto contribuisce all’abbattimento dei costi e a gravare il meno possibile sulla collettività», assicura De Razza che in questo modo evidenzia quanto Sil Lining persegua la filosofia del risparmio in termini ecologici e di rispetto dell’ambiente. I due sistemi di relining utilizzati per l’installazione della nuova condotta in HDPE e confrontati nello studio del CURA, sono: • il sistema tradizionale che prevede l’escavazione di una trincea, la rimozione del tubo da risanare, il trasporto del tubo al luogo di smaltimento e la posa della nuova tubazione; • il sistema Pipe Bursting che prevede l’escavazio-

ne di una buca di tiro e di una di infilaggio, la posa della nuova tubazione, mentre la condotta da sostituire rimane frammentata nel terreno. La valutazione dei potenziali impatti ambientali è stata eseguita secondo la metodologia Life Cycle Assessment (LCA) conformemente agli standard internazionali ISO 14040:2006 e ISO 14044:2006. Lo studio comparativo è stato eseguito considerando i due diametri, 200 e 500 mm, e i due materiali maggiormente usati in passato, ghisa e cemento amianto. I sistemi analizzati includono le diverse fasi del ciclo di vita associato alle due tecniche di risanamento. Sono inclusi infatti gli scavi, le operazioni di posa e di rinterro. Inoltre, sono considerate le fasi di utilizzo e trasporto delle materie prime e ausiliarie, i rifiuti generati in cantiere e il trattamento degli stessi. Viene indagato anche il fine vita della tubazione in HDPE dopo l’utilizzo. Gli input considerati all’interno dei confini del sistema sono: i consumi di materie prime e secondarie, i consumi di energia e i consumi di acqua. Come output si considerano le emissioni in aria, acqua e suolo derivanti dai processi analizzati, tenendo conto degli eventuali rifiuti associati alla fase di cantierizzazione. L’unità funzionale scelta per lo studio ha considerato il risanamento di una condotta per il trasporto di acqua di lunghezza pari a 150 m in rettilineo senza connessioni con un orizzonte temporale di 50 anni. Lo studio, certificato CSQA, ha permesso di ottenere risultati approfonditi e attendibili relativi alle performance ambientali dei due processi, con due output importanti: • identificare le operazioni e le specifiche attività a maggior impatto ambientale per il ciclo di vita dei sistemi considerati • dimostrare anche al mercato l’opzione in grado di garantire minori impatti ambientali e di soddisfare le esigenze di una clientela sempre più attenta alle prestazioni ambientali dei prodotti e dei processi. ■

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Liner ispezionabile

Tubi centrifugati in PRFV h: Quando la solidità si fonde con la leggerezza Dal 1986, quando in Germania furono posate per la prima volta le nostre tubazioni con la tecnica del microtunneling, non è più cessato il nostro impegno per migliorarne la resistenza alla spinta e la direzionalità. Ad oggi è stato più volte oltrepassato il km per singole tratte di spinta, con svariati cambi di direzione. Il basso coefficiente d’attrito della superficie esterna, il sistema di giunzioni ad elevata tenuta idraulica, la ridotta quantità di lubrificanti utilizzati durante la spinta abbinata alle eccellenti caratteristiche idrauliche, hanno fatto delle nostre tubazioni l’elemento di riferimento per condotte di alte prestazioni posate senza scavo. Ideali per condotte fino a diametro DN 3600 e pressioni fino a PN10 bar, le nostre tubazioni possono essere posate lungo tracciati rettilinei od in curva, non necessitano di alcun elemento di interposizione tra i tubi a contatto e concedono ampie possibilità di recupero a fronte di condizioni geologiche inattese. A completamento della condotta, pezzi speciali e pozzetti standard e su disegno. E Tubi S.r.l. > Via Montale 4/5 > 30030 Pianiga (VE) > T +39 041 5952282 > F +39 041 5951761 > hobas.italy@hobas.com > www.hobas.com


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Prosegue il risanamento del Fosso della Crescenza

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oma Capitale, per preservare l’integrità di una zona all’interno del Parco Naturale di Veio, interessata negli anni da un processo continuo di urbanizzazione, sta eseguendo i lavori di risanamento igienico e ambientale del bacino del Fosso della Crescenza, uno dei corsi d’acqua che a nord di Roma confluiscono nel Tevere, a rischio inquinamento a causa dei numerosi scarichi non controllati. Il progetto, suddiviso in tre lotti, prevede la realizzazione di un collettore fognario lungo il fosso che raccolga le acque reflue provenienti dagli insediamenti che scaricano nel bacino, per confluire nell’impianto di depurazione Roma Nord. La scelta dei tecnici di Roma Capitale è ricaduta sulle condotte in PRFV centrifugato Hobas, in grado di offrire un sistema completo di tubazioni per posa in microtunneling e pozzetti a perfetta tenuta ermetica, di elevata durabilità ed eccellente efficienza idraulica. Il collettore da realizzare, infatti, deve rispettare elevati standard tecnici: l’attraversamento di una zona tutelata e la posa in falda per quasi tutto il tracciato impongono la scelta di un sistema di condotte, pezzi speciali e pozzetti a perfetta tenuta idraulica. L’ermeticità della condotta deve essere garantita anche dall’esterno delle tubazioni, al fine di evitare il collettamento all’impianto di depurazione di portate parassite, provenienti dall’acqua di falda. Le speciali giunzioni a manicotto Hobas per fognature a gravità (PN 1) consentono di garantire pressioni interne fino ad 1 bar ed esterne fino ad 8 m di colonna d’acqua; il rivestimento interno in pura resina, inoltre, assicura eccellenti performance idrauliche e di resistenza all’azione abrasiva e corrosiva degli effluenti. Dopo aver concluso lo scorso anno i lavori del primo lotto, con la posa in microtunneling di 1.310 m di tubazioni Hobas De 2.047 e di circa 1.200 m di condotte DN 1400, DN 1800 e DN 2000 con il classico sistema di scavo in trincea a cielo aperto, sono in via di conclusione il lavori del lotto successivo, realizzato a monte del primo. Il secondo lotto, realizzato interamente in microtunneling, ha previsto la posa di oltre 2 km di tubazioni di diametro De 1.638 e rigidità SN 32.000 Nm2, in sei tratte di spinta, con lunghezze tra 294 e 353 m. Particolare attenzione è stata posta verso i

POZZO DI SPINTA manufatti di ispezione della condotta. Sono stati utilizzati pozzetti di ispezione in PRFV, realizzati da Hobas appositamente per il progetto, che sono stati installati in corrispondenza dei sei pozzi di spinta e di arrivo. Tale soluzione si è resa necessaria a causa dell’elevato livello di falda che avrebbe messo a rischio la tenuta idraulica dei pozzi in calcestruzzo. Appositi pozzetti a sella, inoltre, sono stati installati per l’aerazione e l’ispezione lungo tutta la condotta, realizzando un sistema con le stesse performance di tenuta, efficienza e durabilità di ogni suo singolo elemento. Il successo del progetto del collettore della Crescenza ha consentito di confermare Hobas come partner affidabile per Roma Capitale. ■

INTERNO TUBAZIONI

POZZETTO A SELLA Anno di costruzione 2010-2013

Lunghezza della condotta

2036 m

Tecnica di posa

Posa in microtunneling

Prodotti

Tubazioni, pozzetti realizzati su misura per il progetto, pozzetti a sella

Classe di pressione

PN 1

Rigidità

SN 32.000 N/m 2

Diametro

DE 1.638

Applicazione

Collettore fognario acque miste

Ente Appaltante

Roma Capitale

Impresa Appaltatrice

Ietto SpA

Impresa esecutrice dello scavo in microtunneling

La Falce SpA

Progettazione

Roma Capitale - Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana – U.O. "Fognature Rapporti ACEA ATO 2"

Vantaggi

Sistema completo di condotte per posa in microtunneling e pozzetti, massime garanzie di tenuta idraulica, durabilità e resistenza del rivestimento interno, prestazioni idrauliche.

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Fresatura “chirurgica” nel sottosuolo di Vimercate

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a M.P.M. Ambiente srl di Busnago (MB), nell’ottica della politica voluta dall’ente gestore Brianzacque srl di sottoporre a prova di tenuta, secondo la norma UNI EN 1610:1999, e videoispezione tutte le nuove lottizzazioni dei comuni di riferimento, ha eseguito nel mese di luglio 2013 un delicato intervento di fresatura no-dig a Vimercate (MB). Una precedente videoispezione del collettore DN 400 in calcestruzzo vibrocompresso armato, situato in via Bice Cremagnani e destinato alla raccolta delle acque bianche del grande parcheggio in superficie di nuova costruzione, aveva evidenziato criticità in corrispondenza degli allacciamenti in PVC, in quanto non erano stati realizzati in modo corretto. Creati mediante lo sfondamento solo della parte in calcestruzzo del collettore principale, ma non della sua gabbia rigida in acciaio, i tondini ad aderenza migliorata che formavano l’armatura del collettore ostacolavano il normale deflusso dell’acqua dagli allacciamenti al collettore. Durante la pianificazione dell’intervento, la M.P.M. Ambiente srl è stata particolarmente attenta alla scelta di un’attrezzatura che coniugasse la massima potenza di fresatura per intervenire su un materiale resistente come l’acciaio ad un’elevata precisione di posizionamento e maneggevolezza per operare in modo mirato sulla zona interessata. A tale scopo M.P.M. Ambiente srl si è avvalsa della fresa idraulica HydroCut 200 della ditta tedesca IBG Hydro-Tech GmbH e distribuita in Italia da Hans Brand srl, ovvero un piccolo robot comandato a distanza che consente di eseguire lavori di fresatura e molatura anche in condotte difficilmente accessibili, senza dover effettuare lavori di scavo invasivi e antieconomici. La speciale turbina azionata ad acqua in pressione (è sufficiente già una semplice idropulitrice portatile con portata da 16 l/min. a 200 bar) per-

mette di ottenere altissime prestazioni di fresatura con un minore apporto di potenza rispetto ai sistemi pneumatici o elettrici: non essendo l’acqua comprimibile, la coppia resa disponibile sull’utensile di fresatura (fino a 7,5 kW) è infatti molto più elevata. Dopo essere stato calato nella condotta in calcestruzzo attraverso il pozzetto d’accesso, con l’ausilio della telecamera integrata ad alta risoluzione il robot semovente HydroCut 200 viene posizionato con precisione in corrispondenza dell’allacciamento. Per riuscire a tagliare più velocemente l’acciaio è stata montata sul cutter una particolare testa di fresatura della tedesca Kardiam. Questi speciali utensili della gamma Black-Powerline dotati di segmenti diamantati ad alta resistenza hanno contribuito notevolmente al raggiungimento di risultati di fresatura eccellenti in tempi rapidissimi, consentendo mediamente all’operatore di tagliare entrambe le estremità di un tondino in appena un minuto. Anche in questo caso l’acqua in pressione si è rivelata davvero uno strumento “multiuso”: oltre ad essere utilizzata per l’azionamento del motore idraulico, ha fornito anche l’acqua per la pulizia dell’obiettivo della telecamera da sporco e residui, garantendo così in ogni circostanza un’ottima visibilità. L’acqua è stata inoltre utilizzata per la lubrificazione e il raffreddamento del motore, nonché dell’utensile di fresatura. Evitando il surriscaldamento delle parti sotto sforzo è stato quindi possibile lavorare senza spiacevoli interruzioni e senza rovinare o compromettere l’attrezzatura. In poco tempo sono stati quindi liberati dall’ostruzione della gabbia armata complessivamente 18 allacciamenti su una tratta di oltre 200 metri. Una videoispezione finale per un’ultima verifica della condotta ha decretato infine il ■ pieno successo dell’intervento.

ALLACCIAMENTO PRIMA L'INTERVENTO

ALLACCIAMENTO DOPO L'INTERVENTO

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

L'OPERATORE CALA IL CUTTER NEL POZZETTO

FRESA ROBOTIZZATA HYDROCUT IN AZIONE

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INVERSIONE DI DUE LINEE FINO A 150 M CAD CON UNICO CICLO DI RISCALDAMENTO DI CIRCA 2 ORE

IDROAMBIENTE

Il risanamento C.I.P.P. di piccole condotte

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egli ultimi due anni è aumentato molto l’interesse al risanamento di piccole reti locali per acqua in pressione. Questo trend porta la reattività del piccolo gestore o del diretto proprietario della mini rete idrica a cercare nuove offerte o addirittura nuove soluzioni, approcciandosi spesso per la prima volta alle tecniche senza scavo nella speranza siano anche più economiche. Idroambiente si è preparata ad affrontare il mercato, molto spesso privato, adattando la propria specializzazione alle esigenze del caso. Oggi una piccola rete idrica, come potrebbe essere un anello antincendio di un condominio industriale o un tratto di rete acqua potabile privato, ha necessità di essere sostituito in breve tempo, in modo duraturo, e con costi assolutamente compatibili con i budget disponibili. È proprio il piccolo gestore, pubblico o privato, ad essere spesso più aperto alle rivoluzioni, se convincenti, per risparmiare e sentirsi tecnicamente appagato. Il relining C.I.P.P. (Cured In Place Pipe) di reti in pressione è una soluzione tecnicamente ben collaudata, che attira rinnovato interesse anche in Italia, soprattutto sul terreno del risparmio economico. Dopo tanti anni in cui questa tecnica si propone come decisamente migliorativa rispetto alle opere a trincea aperta perché riduce i tempi di esecuzione, minimizza l’impatto energetico, annulla i disagi di superficie e gode di supporti normativi moderni;

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PEBD

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

IDRODISINCROSTAZIONE DEI TUBI DA RISANARE MEDIANTE ALTA PRESSIONE (CIRCA 1500 BAR) ora viene scoperta principalmente per il risparmio economico generale. Se oggi il contatto con il relining C.I.P.P. avviene per vie quasi puramente economiche, il convincimento tecnico del committente passa invece per le qualità dei nuovi compositi, delle moderne tecnologie e della radicata esperienza applicativa dell’impresa. In questo senso il risanamento o la sostituzione mediante relining di una rete antincendio diramata o di acqua industriale o potabile, con presenza di curve e tratti relativamente corti, con diametri spesso relativamente piccoli, in condizioni di conservazione ormai pessime, soprastata da nuovi servizi interrati e da ripetuti trasformazioni immobiliari, esalta sicuramente le


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Il risanamento C.I.P.P. di piccole condotte PREDISPOSIZIONE DI UN NUOVO ALLACCIO CONTESTUALE AL RELINING.

IL LINER (CHE SI VEDE INTERNAMENTE) VERRÀ RIAPERTO MANUALMENTE DOPO IL CICLO DI RISCALDAMENTO

(CIRCA 2 ORE)

potenzialità tecniche alternative allo scavo. Un adeguato composito utilizzato per il relining e un processo di posa e polimerizzazione senza scavo aderente alla normativa ASTM F1216-09 garantiscono prestazioni del nuovo tubo assolutamente comparabili alle caratte-

ristiche delle tubazioni preformate e posate mediante scavo in trincea. Non saranno invece confrontabili i tempi di rimessa in esercizio, l’assenza di disagi in superficie, l’assenza di ripristini degli scavi, l’assenza dei rischi legati alla vicinanza con altri servizi interrati, l’abbattimento dei rischi per i lavoratori, ecc. tipici del relining. Tutta questa efficienza del relining può essere tradotta in un ottimo risparmio economico immediato nel risanamento soprattutto della piccola rete idrica. Idroambiente in questo senso ha ottimizzato tutte le procedure di lavoro arrivando ad automatizzare il processo di relining mediante guaine termoindurenti riuscendo a competere economicamente con le tecniche tradizionali di sostituzione delle tubazioni mediante scavo. Infatti, tanto più la rete è datata, tanto più lo scavo diventa difficile a causa dei limiti logistici in superficie e di affollamento nel terreno adiacente alla condotta da so■ stituire.

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ammerHead presenta il nuovo martello ad aria Roughneck R400 per la posa in roccia di tubi ed infrastrutture con le perforatrici teleguidate. Il kit R400 include il martello, una punta di perforazione dritta ed una angolata da 5” ¼ di diametro, un sistema brevettato per il tiro dei tubi, il sistema di comando per la lubrificazione, il porta-trasmettitore da roccia High Flow. Il Roughneck R400 è progettato per effettuare perforazioni in roccia con un avanzamento di circa 50 m/h ed elevata sensibilità di sterzata. Utilizzando il nuovo portasonda da roccia universale High Flow, l’R400 può operare nella maggior parte delle rocce senza dover smontare e sostituire il porta-trasmettitore. Il sistema High Flow consente di alimentare continuamente il martello con l’aria necessaria per garantire

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

la massima efficienza ed un elevato numero di battute al minuto. Il design brevettato “offset” della punta da roccia garantisce una sterzata precisa consentendo all’operatore di attraversare molti tipi di terreno e rocce. Gli sfiati (fori) posizionati nella parte anteriore impediscono l’intasamento favorendo lo scarico dell’aria ed aumentando così le prestazioni e l’affidabilità. La brevettata valvola di controllo, posizionata dentro la punta, impedisce l’entrata dei detriti all’interno del martello. Disponibile per tutti i tipi di perforatrici orizzontali teleguidate, la stazione di controllo del Roughneck R400 può essere installata applicando un T ed una valvola a sfera posizionata dalla parte ad alta pressione della pompa fanghi per convogliare il flusso d’aria nella condotta di alimentazione del flui-

do di perforazione. La stazione di controllo utilizza la pompa fanghi esistente per erogare aria, olio e fluidi al fondo foro senza aumentare l’ingombro ed il peso. L’elettronica integrata facilita i comandi e di controlli ed evita che l’operatore si allontani dalla stazione di guida incrementando così ancor più la produttività e la sicurezza. ■


Si è concluso con lo sviluppo di un’innovativa procedura di ispezione, basata sulla tecnica ad ultrasuoni, il progetto europeo TestPEP. Il sistema messo a punto è in grado di esaminare in automatico e in pochi minuti le giunzioni saldate di condotte con diametro fino a 1 m.

G

■ di S.Ghia – AIPnD

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e tubazioni in plastica trovano un sempre più largo impiego sia nelle reti di distribuzione di acqua e gas sia nell’impiantistica industriale. Uno studio ha stimato che nella sola Europa esistono oltre 500000 km di reti per il trasporto e la veicolazione di fluidi di vario tipo. La maggior parte di queste tubazioni sono ancora in metallo, ma con il divenire del loro degrado nel corso degli anni la sostituzione con elementi in plastica, ad esempio con il polietilene, è un’opportunità che verrà sfruttata. L’uso delle tubazioni in plastica è però limitato a quei settori con bassi indici di rischio, ad esempio la veicolazione di acqua e gas, dove eventuali perdite di fluido, seppur dannose, non comportano gravi danni per l’ambiente e rischi per la sicurezza. Per l’utilizzo in condizioni più severe, come il trasporto di fluidi ad alto rischio di infiammabilità, esplosività, corrosività, contaminazione, sono richiesti alti standard qualitativi ottenibili sia in fase di costruzione, ma soprattutto in fase di controllo della qualità delle giunzioni durante la messa in opera. Ciò richiede la disponibilità di

FIG.1: BUTT WELD metodi di controllo non distruttivo (CND) altamente affidabili e di standardizzati criteri di accettazione dei difetti, non sempre disponibili o internazionalmente non riconosciuti. Il Progetto TestPEP, finanziato dalla UE nell’ambito del 7° Programma Quadro - Research for SME Associations, si è avvalso dell’attiva partecipazione di organizzazioni di Gran Bretagna, Germania, Portogallo, Lituania, Spagna, Francia e Italia che hanno costituito allo scopo un apposito Consorzio. Per l’Italia hanno partecipato ISOTEST, Consorzio Catania Ricerca e Associazione Italiana Prove non Distruttive. La durata del progetto è stata di 39 mesi con un costo totale di € 3,5 milioni di euro. L’attività è stata articolata nelle seguenti fasi principali:

FIG.2: ELECTROFUSION JOINT • WP 1 - Specifiche tecniche • WP 2 - Costruzione dei giunti • WP 3 - Sviluppo delle tecniche ultrasonore dedicate • WP 4 - Sviluppo della strumentazione • WP 5 - Sviluppo dello scanner e trasduttori • WP 6 - Sviluppo dei criteri di accettazione dei difetti • WP 7- Assemblaggio e validazione del sistema prototipale completo. La struttura del progetto era poi completata con WP8 Dissemination, WP9 Exploitation e WP 10 Management. Il Progetto TestPEP ha quindi sviluppato una procedura di ispezione basata sulla tecnica ad ultrasuoni phased array per il controllo volumetrico di giunzioni saldate di tubazioni in plastica di diametro fino ad 1 m.

FIG.3: PRINCIPI SCHEMATICI DELLE VARIE TECNICHE ULTRASONORE SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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ISPEZIONI

Controllo non distruttivo di giunzioni di tubazioni in plastica


ISPEZIONI

Controllo non distruttivo di giunzioni di tubazioni in plastica Il sistema strumentale automatico è in grado di esaminare giunzioni saldate di tubazioni di diametro da 100 a 1000 mm per le due tipologie di giunzione più utilizzate: Butt weld (giunzione testa a testa, fig.1) e Electrofusion fittings (elettrofusione del giunto/fitting, fig.2).

FIG.4: COLLARE PORTASONDE

LE TECNICHE L’ispezione con tecniche ultrasonore di manufatti in materiale plastico presenta notevoli difficoltà a causa dell’alta attenuazione e la bassa velocità degli ultrasuoni. Le proprietà acustiche del polietilene (PE) sono state sperimentate con diverse tecniche, quali Pulse-Echo, Tandem, TOFD (Time of Fly Diffraction) e Creeping waves (fig.3) utilizzando vari mock-up di giunzioni di diverso diametro. FIG.5: POSIZIONAMENTO CIRCONFERENZIALE DEI FORI FBHS

FIG.6: RISULTATI OTTENUTI CON TECNICA PULSE-ECHO Indication

I TRASDUTTORI Sono utilizzati matrici di sensori piezoelettrici a 64 o 128 elementi che controllati elettronicamente effettuano una scansione longitudinale (phased array). La scansione circonferenziale è assicurata dal movimento meccanico della matrice che posizionata su un apposito collare ruota intorno alla giunzione ottenendo quindi un controllo volumetrico. Le frequenze utilizzate sono dell’ordine di 2 MHz con matrice di 64 elementi per l’ispezione di giunzioni butt weld, e di 5 MHz con matrice di 128 elementi per il controllo di giunzioni electrofusion fittings (fig.4).

VALIDAZIONE DELLE TECNICHE Weld root

FIG.7: ESEMPIO DI RIVELAZIONE DI DIFETTO ALLA RADICE OTTENUTA CON TECNICA PHASED ARRAY SU UNA GIUNZIONE BUTT WELD

Le tecniche risultate idonee allo scopo sono state validate con l’ausilio di blocchi campione dapprima e successivamente con prove su mock-up. Nel seguito si riportano i risultati ottenuti su un mock-up in cui sono stati praticati fori FBHs longitudinali di vario diametro ed a diverse profondità nel senso dello spessore (fig.5).

IL SISTEMA STRUMENTALE Lo strumento sviluppato, di cui è stato realizzato il prototipo, è stato provvisoriamente denominato PEPPACK. Si tratta di un sistema (fig.8) di dimensioni contenute (32x24x10 cm), molto leggero (4 Kg), con involucro antiurto e con tutte le funzioni necessarie all’impiego in campo in FIG.8: STRUMENTO PEP-PACK

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

condizioni molto severe. Il comando della scansione e la trasmissione dei dati dell’ispezione avviene via wi-fi (opzionale). Gli algoritmi di analisi dati ed il software dedicato di tipo building-in sono in grado di analizzare l’intera scansione di un giunto praticamente in tempo reale, nonché di fornire immediatamente una risposta di go, no go, in base ai criteri di accettabilità per un dato tipo di materiale e di dimensione della tubazione. Malgrado le difficili condizioni operative di campo, quali scavi angusti, presenza di fango, acqua, etc., si stima che il tempo di ispezione di un giunto sia dell’ordine di pochi minuti. La caratterizzazione dell’intero sistema è stata condotta su una serie di mock-up di giunzioni con diametri da 225 mm fino a 710 mm in materiale PE 80 e PE 100 sia con giunzione testa-testa sia con giunzione elettrofusa. Per le giunzioni testa-testa, il sistema è in grado di rilevare difetti quali: difetti planari, contaminazioni (sabbia, polveri, etc.) e saldature fredde, mentre per le giunzioni elettrofuse, sono evidenziabili anche le mancanze di penetrazione e i voids. Si tratta quindi di una strumentazione innovativa che potrà contribuire al miglioramento della gestione delle reti di distribuzione di fluidi.

LE PROVE MECCANICHE Prove meccaniche di laboratorio sono state condotte per mettere a punto i criteri di accettabilità dei difetti. Utilizzando provini ricavati sia da giunti privi di difetti sia da giunti difettati e/o contaminati, sono state effettuate prove di trazione e prove a medio termine a rottura per creep. La comparazione dei risultati ottenuti ha evidenziato una forte diminuzione della resistenza a rottura per i giunti contaminati con sabbia e una relativa diminuzione della stessa per quelli difettati. I risultati completi sono tuttora classificati poiché sottoposti ad un iter procedurale da parte del CEN al fine di ottenere l’emanazione di una specifica norma europea. Il progetto TestPEP è terminato lo scorso aprile ed è ora in corso la fase di industrializzazione del prototipo sviluppato affidata al partner francese M2M, che avvierà anche la prima fase di commercializzazione. ■

The research leading to these results has received funding from the European Community's Seventh Framework Programme managed by REA-Research Executive Agency http://ec.europa.eu/research/rea (FP7-SME-2008-2) under grant agreement no. 243791.



NOTIZIE

BENTLEY

SYSTEM

La gestione strategica degli asset La gestione ottimale degli asset è un’attività sempre più strategica per le aziende che operano nei settori ad alta intensità di risorse. A questo nuovo e importante mercato punta Bentley System, una delle principali società mondiali attive nello sviluppo e fornitura di software e servizi per la progettazione, costruzione e gestione di infrastrutture intelligenti. Decisiva, nel tradurre questa intuizione in realtà è stata l’acquisizione di Ivara Corporation, azienda canadese fornitrice di software APM (Asset performance management) per utility, operatori del settore oil&gas o nel campo metallifero e minerario. Il tema è stato al centro dell’incontro con la stampa organizzato dalla società statunitense lo scorso giugno a Milano, dove il Paul Marshall, Vice President Asset Management Bentley ha presentato le novità in materia. Per chi opera in questi settori è

ormai imprescindibile migliorare le prestazioni di impianti e reti, garantendone la sicurezza e riducendone i costi, sia in termini economici sia di risorse umane impiegate. Un ruolo di primo piano per il raggiungimento di questi obiettivi è offerto dalla più avanzate soluzioni di information technology: solo potendo contare su strumenti in grado di integrare una gran mole di dati provenienti da sistemi diversi e di tradurre questa mole di dati in informazioni immediatamente fruibili e di chiara leggibilità diventa infatti possibile tale attività di ottimizzazione. Negli ultimi anni gli investimenti degli operatori in sistemi che consentano di rilevare una quantità maggiore di dati sono cresciuti. Il problema è che tali investimenti, nella maggioranza dei casi, hanno dato un ritorno limitato a causa della “mortalità delle informazioni”, ovvero di dati bloccati dove

sono prodotti e di fatto inutili. Le soluzioni APM Bentley, invece, accelerano la mobilità delle informazioni e, grazie alle funzionalità innovative, come le ispezioni interattive, la creazione di modelli sicuri e la modellizzazione 3D, consentono di industrializzare il processo di raccolta e analisi delle informazioni. In tal modo, i dati ingegneristici, si trasformano in risorse strategiche preziose ed affidabili che consentono di ottimizzare il funzionamento delle infrastrutture e la loro gestione per l’intero loro ciclo di vita. L’incontro è stato anche l’occasione per annunciare il rilascio del programma AssetWise Ivara Performance Mangement 7.0 per l’ottimizzazione dell’affidabilità degli asset infrastrutturali, che integra il precedente software Ivara EXP Enterprise nel processo di sviluppo dei prodotti e nell’architettura dei sistemi Bentley.

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PER LA REALIZZAZIONE DEGLI SCAVI

BrianzAcque Una storia di provincia Tagliabue si aggiudica l’appalto per la manutenzione in global G service delle reti idriche di trenta Comuni nella provincia di Monza-Brianza. Tra gli interventi già effettuati, lo spostamento di un tratto di fognatura del diametro di 1.000 mm che ha richiesto l’impiego di speciali escavatori.

UNA FASE DELL’ESECUZIONE DEGLI SCAVI

L

a qualità paga. Non a caso proprio la qualità degli interventi dell’impresa Tagliabue è stato il fattore cruciale che ha portato al rinnovo per un altro anno del contratto con BrianzAcque per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica e fognaria nell’Area Omogenea della Brianza. Non solo. Ha permesso di instaurare un rapporto di proficua collaborazione con gli enti, le amministrazioni e gli utenti dell’area interessata e, soprattutto, di recuperare un rapporto di fiducia tra questi ultimi e il gestore del servizio idrico integrato, in parte compromesso da infelici esperienze precedenti. Più nello specifico, l’appalto, per un valore complessivo di 5,8 milioni di euro, affida all’impresa di Paderno Dugnano (Milano) la manutenzione in global service delle reti per il Lotto A, che comprende una trentina di Comuni nella provincia di Monza-Brianza. Nel primo anno di attività appena concluso sono numerosi gli interventi effettuati. La maggior parte ha riguardato la riduzione delle perdite di rete (per lo più in ghisa, acciaio e PE per la rete dell’acqua potabile e calcestruzzo, gres e PVC per quella fognaria), il ripristino o la sostituzione di vecchie tubazioni ammalorate, oltre alla realizzazione di ben 300 nuovi allacci alla rete idrica e circa 250 alla rete fognaria.

Il servizio è gestito attraverso le squadre dislocate nella sede di Paderno Dugnano, che si sono fatte apprezzare per qualità e puntualità dei lavori, pronte ad intervenire con tempestività anche in caso di eventi straordinari, ad esempio cedimenti stradali causati da perdite delle condotte, e in qualsiasi ora del giorno e della notte, grazie a una struttura di Pronto intervento che assicura la reperibilità del personale 24 ore su 24. Il tutto sempre nel pieno rispetto della Carta dei servizi di BrianzAcque, che contiene prescrizioni molto rigide riguardo gli standard e i tempi di esecuzione degli interventi.

L’INTERVENTO SULLA RETE FOGNARIA Nell’insieme delle opere programmate rientrano alcuni interventi di particolare rilevanza come, ad esempio, quello che i tecnici di Tagliabue hanno realizzato nel Comune di Veduggio con Colzano, per lo spostamento di una porzione della rete fognaria in calcestruzzo all’esterno di una proprietà privata. A caratterizzare il lavoro è stata l’ampiezza del nuovo collettore: si estende per una lunghezza complessiva di 100 m, dei quali 60 m realizzati lo scorso dicembre con tubazioni in PVC da 500 mm di diametro, mentre i restanti 40 m costituiti da condotte in cemento armato con diametro da 1.000 mm sono

BLINDAGGI CON PALANCOLE TIPO LARSEN A PROTEZIONE DEGLI SCAVI

stati posati tra gennaio e febbraio. I lavori sono stati eseguiti in tempi molto contenuti considerando le dimensioni dei manufatti. La posa di tubazioni così grandi, infatti, richiede la realizzazione di scavi profondi, a una quota media che va dai 5 ai 6 m, per una larghezza di circa 3,5 m, da effettuare mediante l’utilizzo di macchine altrettanto imponenti, gli escavatori cingolati da 250 q. Per garantire la sicurezza di tutto il personale in campo, gli scavi sono dotati di speciali blindaggi con palancole tipo Larsen. L’impiego di tali macchine, inoltre, è stata indispensabile anche per la movimentazione e la posa delle tubazioni, tenendo presente che ognuna di esse ha un peso di circa 35 q, che poi vengono collegate tra di loro attraverso una giunzione a bicchiere effettuata per mezzo di un tirfor un argano idraulico utilizzato per tirare i tubi in trincea e consentirne l’innesto. ■

SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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MANUTENZIONE

L’ESCAVATORE CINGOLATO DA 250 Q UTILIZZATO


COSTRUZIONE TORRE TRATTAMENTO FUMI

TORRE TRATTAMENTO FUMI

Saldare con l’estrusore

S

empre più spesso pozzetti, vasche e serbatoi in plastica verranno impiegati grazie al crescente utilizzo del polietilene negli acquedotti. La saldatura è uno dei processi di lavorazione più importanti dell’intero ciclo produttivo di questi manufatti, in quanto elemento di giunzione fra due corpi che poi potranno essere sottoposti a sollecitazione. Tra le varie tecniche, la saldatura con l’estrusore è una delle più efficaci a questo scopo: l’apporto di materiale, lo stesso di cui è fatto il tubo o la lastra, non è un semplice “legante”, come avviene con il metallo; ma permette alla struttura di assumere la caratteristica di un “unico pezzo”. Inoltre, grazie alla capacità di unire più pezzi di lastre - tubo (anche corrugato) per ottenere pezzi speciali non

R-SB 50 GEOMEMBRANE

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SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

RITMO

ricavati da stampaggio la saldatura per apporto di materiale plastico permette di realizzare manufatti su misura e unici. A questo mercato si rivolge Ritmo, azienda padovana che vanta oltre 30 anni di esperienza nella saldatura della plastica, con la nuova gamma di estrusori portatili STARGUN: precisi, potenti, leggeri e compatti. Cinque modelli che differiscono principalmente per la potenza, espressa in Kg/h, e il diametro del filo da estrudere. Ogni estrusore è fortemente personalizzabile grazie a puntali e impugnature che permettono all’operatore di avere fra le mani uno strumento bilanciato per il tipo di lavoro da eseguire. Ritmo propone puntali speciali in grado di espandere ulteriormente le potenzialità dell’estrusore: il puntale per corrugato; un puntale lungo fino a 19 cm particolarmente indicato per serbatoi; due adattatori angolari, a 45° e 90°, indicati per eseguire saldature in contesti e spazi ristretti, che dispongono di una testina snodata che permette di ruotare in continuo a 360°. Il modello STARGUN R - SB 50 è l’estrusore con output fino a 5 Kg/h di PE o PP. R - SB 50, grazie alla sua potenza, è indicato per le saldature che richiedono un elevato apporto di materiale in quanto fortemente sollecitate, come per esempio con lastre e tubi di grosso spessore, o per l’unione di geomembrane. Di recente con tale estrusore sono stati realizzati manufatti come: torri di trattamento aria alte 4 m e con 9 m di circonferenza con all’interno dei filtri al carbone attivo; un impianto industriale in una linea di accumulatori per auto per l’aspirazione dei vapori di acidi. Il modello, come gli altri prodotti della gamma, monta un motore elettrico realizzato su specifiche meccaniche ed elettriche Ritmo. Il modello R - SB 50 è disponibile con tre tipologie di impugnature per dare la massima maneggevolezza: posteriore, indicata nelle lavorazioni che richiedono “spinta”; per geomembrane, specifica per questo tipo di saldatu-


ra dove è richiesta “guidabilità”; “a pistola”, utile in quei lavori che richiedono precisione. Grazie ad un continuo studio di applicazione del prodotto, Ritmo ha realizzato una propria soffiante autonoma (per la produzione di aria calda) con dimensioni minime e con elettronica interamente sviluppata in azienda. Il vantaggio di questo “air box”, oltre alle dimensioni veramente contenute, consiste nella “qualità dell’aria” utile alla saldatura. Ciò è stato possibile grazie all’introduzione di particolari soluzioni e accorgimenti tecnici, frutto di una ricerca specifica. La parte elettrica gestisce inoltre sia un ampio display a cristalli liquidi, sia due Led ad alta intensità. Sul display l’operatore, oltre ad impostare i valori di temperatura di lavoro del materiale plastico e del pre-riscaldamento dell’aria, ha accesso ad un menu di diagnostica dove poter reperire informazioni come il tempo complessivo di lavoro etc. I Led ad alta intensità garantiscono sempre all’operatore la luminosità necessaria alla saldatura anche in situazioni critiche come per le lavorazioni dentro un tubo. Nella sezione della macchina relativa alla parte di plastificazione, R - SB 50 monta una coclea brevettata Ritmo. Stargun R - SB 50 dispone di utili accorgimenti come il termoregolatore a doppio controllo di temperatura: sia per la temperatura della camera di plastificazione, sia per la temperatura dell’aria di preriscaldamento delle parti da saldare. Il sistema di sicurezza “blocco motore” non permette la partenza dello stesso finché non è stato raggiunto il valore di esercizio impostato; la maniglia laterale girevole, permette una

PUNTALE ANGOLARE A 45°

DERIVAZIONE SU TUBO

PUNTALE ANGOLARE A 90°

presa comoda ed efficace. Di recente Ritmo, a testimonianza dell’attenzione che ripone nell’estrusore, ha introdotto importanti novità nei modelli R-SB 20 e R-SB 30 particolarmente indicati per spazi ristretti. ■

SO.CA.P.

Nuovo tappo pneumatico

I

l tappo pneumatico SO.CA.P. tipo FOG/SO è adatto (unitamente al tipo FOG/NO) per l’esecuzione delle prove di tenuta a pressione delle tubazioni, laddove non è possibile introdurre nella tubazione, da altre aperture, il fluido di prova. Il tappo FOG/SO è anche adatto all’otturazione temporanea di condotte, a sezione ovoidale, come reti fognarie, acquedotti, drenaggi, al fine di separare totalmente il tratto della tubazione contenente il liquido dal tratto dove deve aver luogo l’intervento di riparazione o manutenzione. Il tappo è gonfiabile con aria/azoto attraverso un tubetto flessibile dotato di valvolina di gonfiaggio e di una valvola di sfiato di sicurezza. Costruito con tessuto sintetico ricoperto con plastomeri resistenti ai liquidi acquosi e ai liquidi non corrosivi in genere, il tappo è dotato di due passaggi interni, uno

TAPPO FOG/SO

TAPPI VARI

per l’immissione del fluido di prova e l’altro per lo sfiato dell’aria presente nella tubazione, ed è munito di maniglie per il corretto posizionamento. Il tappo FOG/SO fa parte di una vasta gamma di tappi pneumatici prodotti da SO.CA.P., nelle varie tipologie e caratteristiche adatte a soddisfare le diverse richie■ ste dei clienti. SERVIZI A RETE LUGLIO-AGOSTO 2013

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Saldatrici, alesatori e arrotondatori F

riatec AG, la cui attività pionieristica nel campo dell’elettrofusione su tubazioni per sistemi di trasporto acqua e gas in PE-HD ha permesso lo sviluppo di metodologie di saldatura innovative riconosciute in tutto il mondo, investe da oltre 25 anni nello sviluppo di adeguate attrezzature ed accessori. Oggi, con la gamma Friatools, Friatec mette a disposizione sofisticati strumenti a partire dalle saldatrici Friamat fino a dispositivi meccanici come alesatori e arrotondatori.

SALDATRICI FRIAMAT • Easy: è stata interamente progettata per un utilizzo semplice e sicuro: peso ridotto, struttura semplice e funzioni sofisticate. • Strong: opera in condizioni di massima affidabilità su dimensioni da d20 a d800: cavi di fusione e di alimentazione extra lunghi, materiali resistenti alle intemperie ed alla

corrosione, ampio scomparto per accessori e menù intuitivo. • Safe: offre la protezione ottimale grazie ad un design realizzato appositamente per l’utilizzo in cantiere in ottemperanza a quanto previsto dalle normative di qualità ISO 9001.

ALESATORI La gamma Friatools comprende alesatori per tutti i diametri di tubo, per le diverse profondità di raschiatura necessarie e per l’installazione dei raccordi a sella. Ogni strumento è caratterizzato da design robusto e maneggevolezza.

ARROTONDATORI PER TUBI IN PE La gamma Friatools offre arrotondatori per tubi di tutti i diametri standard: meccanici dal d32 al d160 ed idraulici a partire dal d280. ■

Videocamere d’ispezione I

l microDrain è una ruota portatile e leggera dotata di cavo di spinta da 10 m o 20 m con una telecamera a colori per ispezioni di scarichi e tubazioni da 30 mm a 110 mm. Le caratteristiche principali sono: un’elevata qualità d’immagine, una durata nel tempo e semplicità nell’utilizzo; è inoltre dotata di un cavo di spinta robusto e flessibile. Questo permette di superare curve multiple e sifoni a 90° di 40 mm in su senza la necessità di smontaggio degli stessi. Il suo tamburo chiuso impedisce che sporco e/o detriti imbrattino il luogo di lavoro. Nella versione con cavo da 20 m, il microDrain è corredato di un trasmettitore da 512 HZ posizionato nella testa della telecamera per poterla localizzare utilizzando il localizzatore Scout o SR20. È leggero e compatto, pesa solo Kg 3.9, questo permette una facile collocazione su qualsiasi automezzo; è strutturato con piedini antiscivolo e una maniglia per un facile trasporto. Il microDrain è versatile e può essere utilizzato sia con il CA 300 che con qualsiasi altro monitor See-

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Snake sostituendo semplicemente il cavo di interconnessione. La telecamera digitale micro CA300 è dotata di funzionalità avanzate sia audio che video, come la rotazione delle immagini e lo zoom digitale. La strumentazione è corredata di una batteria Li-Ion ricaricabile, di un alimentatore elettrico per operare anche con batteria scarica e di una SD card da 4 GB Caratteristiche tecniche sono: Porta USB, uscita Video PAL & NTSC, memoria SD (supporta tutte le SDcards sino a 32 GB), rotazione del-

RIDGID l’immagine di 360° (4 incrementi di 90°), zoom digitale, alimentatore elettrico AC, registratore audio integrato e memoria interna di 235 MB. Esistono due versione di MicroDrain: senza sonda corredato di un cavo da 10 m e con sonda con cavo da 20 m e di trasmettitore. Il microDrain si alimenta tramite il monitor a cui è connesso. È compatibile con tutti i monitor SeeSnake sia le versione vecchie che quelle più recenti. È possibile realizzare video formato AVI e fotografie formato JPEG. ■



le giuste soluzioni per la sicurezza stradale

Acquedotto Fognatura

Telecomunicazioni

Difendi il tuo paese, compra italiano Prodotto a km 0 kmzero

Centro-strada con funzione anti-rumore

Deflusso acque piovane


Un traguardo importante

MONTINI

N

el 2010 Montini decise di affiancare alla produzione in ghisa lamellare perlitica quella in ghisa sferoidale, e oggi, dopo tre anni di prodotti sul mercato, nasce la collaborazione italiana con Telecom, principale azienda di telecomunicazioni. Lo scorso anno Montini ha deciso di “toccare con mano” anche il settore delle telecomunicazioni, facendo quanto necessario per essere omologati come fornitore Telecom. Sono stati realizzati i primi prototipi, certificati e provati su strada. Il passo successivo è stata l’omologazione da parte di Telecom, cioè la verifica del processo produttivo, che avviene integralmente all’interno dello stabilimento dell’azienda, del rispetto degli standard e delle normative attraverso test ai quali i prodotti sono stati sottoposti. La linea realizzata si chiama Pitagora; i prodotti sono realizzati nella serie a due o a quattro ante caratterizzati da chiusini con semi-coperchi triangolari incernierati con apertura a portafoglio e tre punti d’appoggio ciascuno. Sono conformi alla UNI EN124, recanti il marchio di certificazione IGQ ed il marchio di conformità UNI. Un altro aspetto importante è quello della verniciatura, anch’essa realizzata nel proprio stabilimento: viene utilizzata una vernice idrosolubile nera non tossica e non inquinante, escludendo la presenza di bituminosi, nocivi per la salute dell’uomo e dell’ecosistema. Montini ha avviato importanti collaborazioni in Germania, Francia e nei paesi dell’Est e presto parteciperà a qualche fiera negli Emirati Arabi. ■

PITAGORA 2 ANTE

PITAGORA 4 ANTE SEMI-COPERCHI TRIANGOLARI, INCERNIERATI CON APPOGGIO SU TRE PUNTI, IN CORRISPONDENZA DEI VERTICI PER LA MAGGIORE STABILITÀ ALL’INTERNO DEL TELAIO. SISTEMA DI APERTURA E CHIUSURA SECONDO LA

ARTICOLAZIONE CON SISTEMA ANTI CHIUSURA ACCIDENTALE DEI COPERCHI E POSSIBILITÀ

SEQUENZA MAESTROSERVENTE/SERVENTE MAESTRO, IN MODO TALE DA EVITARE L’APERTURA ACCIDENTALE, DAL MOMENTO CHE L’ANTA MAESTRO È DOTATA DI SERRATURA DI SICUREZZA

DI SFILAMENTO DEGLI STESSI DAL TELAIO

SERRATURA DI SICUREZZA MONTATA SULL’ANTA MAESTRO PER EVITARE L’APERTURA ACCIDENTALE, FURTI, EFFRAZIONI O ATTI DI VANDALISMO, A PROTEZIONE DELLE UTENZE SOTTOSTANTI

Misuratori di portata radar

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.T.I. srl, fornitore di sistemi di misura innovativi, annuncia il nuovo misuratore di portata Raven-Eye. I sensori radar Area/Velocity sono utilizzati già da molti anni, ma Raven-Eye è rivoluzionario in quanto l’uso delle ultime tecnologie di progettazione, sviluppo e produzione ha permesso di sviluppare una nuova generazione di sensori che combinano l’alta qualità ad un costo tale da farne la prima scelta per la misura in canali aperti e fognari. Il nome Raven-Eye (Occhio del Corvo) non è casuale. Come l’uccello ha tre attributi chiave: • intelligenza: il sensore usa il radar per la misura della velocità superficiale, per calcolarne il valore medio nel-

A.T.I.

la sezione con algoritmi creati da 15 anni di esperienza e ricerca. Gli effetti negativi dovuti a condizioni di scorrimento non ideali (onde o turbolenze) sono stati eliminati. Raven-Eye non è uno strumento da laboratorio ma un sistema ideato per le reali condizioni di campo. • adattamento: Raven-Eye può essere usato in quasi tutte le installazioni a pelo libero, dai 10 cm di livello, con velocità comprese tra 0.15 e 9 m/s. È un sistema ideale per aggiornare le installazioni esistenti: lo standard industriale MODBUS e le uscite 4-20mA permettono l’integrazione con SCADA, PLC e reti di telemetria esistenti, anche senza unità elettronica. Il Raven-Eye può inoltre operare come sistema stand-alone locale, o attraverso il cloud per il controllo remoto dei dati. • sopravvivenza: il corvo ha una vita media di 25 anni: Raven-Eye è stato progettato per durare nel tempo. Il sensore è IP68, senza guarnizioni, giunzioni e o-ring. È provvisto di sensori interni di pressione che rilevano lo stato di “salute” del sistema. La combinazione di questi benefici, con una richiesta di manutenzione virtualmente nulla, garantisce all’utilizzatore finale un costo minimo “di proprietà”. ■

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SAINT-GOBAIN PAM ITALIA

Silenziosità e stabilità dei chiusini in ghisa sferoidale

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l traffico cittadino a volte si complica a causa dei chiusini carrabili: sollecitati dalla circolazione dei veicoli, si usurano e poi si rompono, creando rumori a volte difficili da sopportare. In genere il rumore deriva da una destabilizzazione del chiusino, dalla sua cattiva progettazione e realizzazione, dal non corretto posizionamento o da un dislivello tra il coperchio ed il fondo stradale, cause spesso correlate tra loro. I Comuni si trovano a dover affrontare questo tipo di problema e periodicamente sono chiamati ad intervenire per cercare un rimedio che riporti la tranquillità e la sicurezza. I team di progettazione di Saint-Gobain Pam Italia, grazie alla loro esperienza e grande capacità di ricerca e sviluppo, rendono i chiusini in ghisa sferoidale classe D400 tra le migliori soluzioni presenti nel mercato, in quanto: • i progressi della tecnica costruttiva e la progettazione accurata garantiscono un’elevata precisione realizzativa e di posa dei diversi modelli • gli impianti di costruzione automatici permettono di ottenere tolleranze di accoppiamento tra telaio e coperchio inimmaginabili nel passato. I chiusini stradali in ghisa sferoidale di SaintGobain PAM Italia resistono offrono: • stabilità e sicurezza nel traffico, assicurate dalla barra elastica in ghisa sferoidale

• sistemi automatici, sicuri e stabili • altissime resistenze meccaniche al traffico intenso e pesante • un’apertura del coperchio fino a 130° • la possibilità del blocco a 90° in fase di chiusura per proteggere l’operatore dalle chiusure accidentali • nuove guarnizioni che ammortizzano lo sforzo esercitato sul coperchio • l’auto-centraggio del coperchio per una maggiore sicurezza e stabilità. ■

Porte aperte al sito Lavis L

o storico sito di Lavis, in provincia di Trento, ha aperto le porte lo scorso 14 giugno in occasione dell’open day di Saint Gobain PAM Italia. A partecipare all’evento numerosi visitatori italiani che hanno visitato gli impianti del sito, riferimento mondiale per la produzione di valvole ed accessori per le reti idriche, con una produzione annua di 20.000 valvole e 250.000 accessori. La giornata ha offerto anche l’opportunità per fare il punto sul mercato dei servizi idrici e presentare le ultime iniziative che Saint Gobain PAM, tra i principali produttori mondiali di sistemi di condotte in ghisa sferoidale per il trasporto e la distribuzione di acqua potabile e per acque reflue e di scarico, sta portando avanti. A fare gli onori di casa, Paolo Gugole, Direttore generale di Saint Gobain PAM Italia che ha sottolineato come la

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Global Water Association abbia previsto per i prossimi anni un raddoppio degli investimenti nelle infrastrutture idriche. Presenza di vecchie tubazioni in ghisa grigia, deterioramento dei condotte in materiale plastico, presenza di vecchi materiali nelle fognature ed una maggiore sensibilità per la riduzione delle perdite nelle reti sono alcuni dei fattori che contribuiranno alla crescita del mercato, per un volume di investimenti potenziali che la Fondazione Utilitas ha stimato in Italia pari a 64 miliardi di euro nei prossimi 30 anni. Saint Gobain PAM è pronta a cogliere queste opportunità puntando sui punti di forza che da sempre caratterizzano le soluzioni proposte: qualità, affidabilità e sicurezza. In questo contesto si inserisce la scelta di utilizzare nuovi rivestimenti in vernice ad acqua per tubazioni e valvole in sostituzione delle

resine epossidiche, e l’aggiunta di piccole quantità di rame nella produzione delle condotte in ghisa per garantire una migliore protezione anticorrosione e antibatterica. Alle stesse esigenze risponde anche il nuovo sistema completo di tubazioni, raccordi e accessori per la distribuzione idrica pensato per utilizzare la ghisa sferoidale anche nei piccoli diametri e le nuove soluzioni per le tecnica di posa senza scavo. Roberto Longu, Responsabile marketing dell’azienda, ha poi spiegato la centralità del sito trentino nelle strategie del gruppo, illustrando l’iniziativa “Progetta insieme a noi a Lavis”, un nuovo servizio per il settore valvole al quale i progettisti delle aziende possono rivolgersi per ottenere consulenza tecnica per lo sviluppo e l’ideazione di nuovi prodotti, avvalendosi di tecnici qualificati, di servizi di modellizzazione e software specifici. ■



, ni pp e io A z a a nt m bili str e r m o i o nf on a n uita i p ll t ri s io di ne gra g o o ag n o re M so sit ica ro ar st i sc o l n uo ne e p ch

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