Servizi a Rete N° 6 Novembre Dicembre 2012

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NUMERO 6

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2012 - NOVEMBRE-DICEMBRE

SERVIZI a rete N U M E R O

L’intervista del mese

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Paolo Mosa 6

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Speciale teleriscaldamento L’intervista del mese

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ITALGAS: Paolo Mosa


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editoriale

Teleriscaldamento: la Strategia Energetica Nazionale lo ha dimenticato? di Silvio Bosetti Il Ministero dello Sviluppo Economico, nel recente mese di novembre, ha sottoposto a pubblica consultazione il proprio documento sulla Strategia Energetica Nazionale. Dopo quasi 10 lustri (l’ultimo piano energetico risale agli inizi degli anni ‘80) l’Italia decide finalmente di dotarsi di una robusta Linea Guida per affrontare le importanti sfide energetiche del prossimo decennio. L’iniziativa è stata accolta con positiva valutazione da tutti gli interessati. In un orizzonte temporale che guarda al 2020, la Strategia indica le priorità che il Governo ritiene necessarie per avere un sistema energetico competitivo, sicuro e rispettoso delle tematiche ambientali. Il tema delle reti locali non viene dimenticato tra i sette principali obiettivi indicati dal Documento, ma è disperso nei vari rivoli e in punti secondari. Tuttavia, ed in particolare nel paragrafo dedicato all’efficienza energetica, ci sono spazi per recuperare e sospingere l’attenzione su tale ambito, soprattutto sul valore del teleriscaldamento. Questo sistema di produzione e trasporto a distanza del calore rappresenta, infatti, il sistema che maggiormente assicura, nelle città e nelle zone ad alta densità di popolazione, la migliore forma di generazione per il riscaldamento civile, la modalità più economica per scaldare le nostre case e quella a minor impatto ambientale e con maggiori benefici sulla qualità dell’aria delle zone urbane. A limitarne lo sviluppo, principale e non secondario aspetto, è però il fatto che il teleriscaldamento è un sistema che richiede ingente investimento in capitali. Occorre pertanto un aiuto particolare su questo fronte. Sia la finanzia pubblica che i fondi privati debbono riesaminare e valorizzare questa opportunità. Nel periodo di consultazione sulla Strategia Energetica è importante perciò riporre la questione, fare emergere gli aspetti positivi di questa proposta, sollecitare l’individuazione di forme di sostegno della finanza pubblica alle reti cittadine del calore. Tanto più che, anche recentemente, la Commissione Europea individua nel teleriscaldamento una delle forme più adeguate per l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni in atmosfera, quindi in grado di farci raggiungere gli obiettivi ambientali contraddistinti dalla sequenza “20-20-20”. Valga infine l’annotazione che, nella propria politica della competitività, l’Europa lo considera un settore dove gli Aiuti di Stato rappresentano una leva legittima ed auspicata. L’amministrazione pubblica italiana faccia perciò un’attenta riflessione. ■

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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Con il patrocinio di:

Sommario n. 6 Novembre - Dicembre 2012

Foto di copertina: Ravetti Srl

ANNO XI – n. 6 Novembre - Dicembre 2012 periodicità bimestrale

■ L’INTERVISTA

6 Sicurezza, qualità e Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01 Casa editrice TECNEDIT S.r.l. - www.tecneditedizioni.it Pubblicità e Marketing

via delle Foppette, 6 20144 Milano

tel. +39 0236517115 fax: +39 0236517116

Direttore responsabile:

Liliana Pedercini

l.pedercini@tecneditedizioni.it

A colloquio con Paolo Mosa

■ TELERISCALDAMENTO

14 La Direttiva europea sull’efficienza energetica Ilaria Bottio

Ufficio commerciale:

Ramona Foddis

innovazione: le sfide di Italgas

commerciale@tecneditedizioni.it

Coordinamento:

Anna Schwarz

redazione@tecneditedizioni.it

■ TELERISCALDAMENTO

22 Lo sviluppo del teleriscaldamento a Milano

Redazione:

Paolo Di Pino

Mara Cagnato - SEM SERVIZI S.r.l. Via Bice Cremagnani, 16 - 20059 Vimercate (MI) Tel. +39-039-6612489 Fax +39-039-6389007 e-mail: segreteria@semservizi.it Internet: http://www.semservizi.it

26 SPECIALE TELERISCALDAMENTO

Progetto grafico impaginazione e fotolito:

■ STRATEGIE

Lodovico Pieropan

31 Il settore

Stampa: Grafteam

idrico tra pubblico e privato

Archivio foto: www.morguefile.it, www.shutterstock.com

Una copia

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Francesco Albasser

Abbonamento • Subscription:

Italia Estero

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È vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

■ SOLUZIONI

38 L’ottimizzazione energetica delle reti idriche Rita Ugarelli, Luigi Berardi, Daniele Laucelli, Orazio Giustolisi


■ GESTIONE

■ FORMAZIONE

47 L’acqua:

89 Salute

tra servizio pubblico e mercato

e sicurezza sul lavoro Chiara Lecis

Andrea Bossola

■ CONVEGNO

52 Le infrastrutture del sottosuolo

96 SEP 2013

■ PROPOSTE

55 Razionalizzare la liberalizzazione nei servizi pubblici locali Roberto Fazioli

59 Prodotti e aziende

Comitato scientifico:

■ PROGETTO INTEGRIS

Dip. di Analisi Istituzionale e Management Pubblico Francesco Castorina - Comitato Italiano Gas Renato Drusiani - Federutility Roberto Frassine - Politecnico di Milano / Dip. di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica "Giulio Natta" Paola Garrone - Politecnico di Milano / Dip. di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi - Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas Marco Raffaldi - Laboratorio Sottosuolo Alessandro Soresina - International Gas Union Rita Ugarelli - NTNU “The Norwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim.

63 Innovazione verso le Smart Grid Lucio Cremaschini, Davide Della Giustina, Salvatore Pugliese

■ TECNOLOGIE

71 T.O.C. su ghiaia…si può fare! Alessandro Olcese e Giovanni Polloni

CASE HISTORY 78 Risanamento idraulico C.I.P.P.

Silvio Bosetti - Fondazione EnergyLab Ilaria Bottio – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano Saverio Maria Bratta - Università Bocconi di Milano /

Francesco Albasser, Alberto Sciumè, Danilo Tassan Mazzocco, Raffaele Tiscar Comitato di redazione:

nella centrale termoelettrica di West Burton

Aldo Coccolo - ASPI Mauro Salvemini - AM FM GIS Italia Paolo Trombetti - IATT Francesco Castelli Dezza - Politecnico di Milano / Dip. di

Stefano Dini e Domenica Viola

Meccanica

83 T.O.C. per

Chris Bleach, Emilio Di Cristofaro, Luca Guffanti, Chiara Lecis, Francesca Martinelli, Fausto Pella

l’attraversamento del Canale Candiano Riccardo Miotto e Giorgio Salvini

85 Sempre più burstlining Danilo De Razza

87 Anche a Bergamo vince la tecnologia

Marcello Benedini - Associazione Idrotecnica Italiana

A questo numero hanno collaborato:

Francesco Albasser Ilaria Bottio Luigi Berardi Andrea Bossola Lucio Cremaschini Danilo De Razza Davide Della Giustina Stefano Dini Paolo Di Pino Roberto Fazioli Orazio Giustolisi

Daniele Laucelli Chiara Lecis Paolo Mosa Riccardo Miotto Alessandro Olcese Giovanni Polloni Salvatore Pugliese Giorgio Salvini Rita Ugarelli Domenica Viola

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L’INTERVISTA

Sicurezza, qualità e innovazione: le sfide di Italgas Le recenti normative sulla distribuzione del gas renderanno G il settore ancora più competitivo. Paolo Mosa, Amministratore Delegato di Italgas, illustra le strategie della società per rafforzare la propria posizione sul mercato.

> Come modificheranno ■

il mercato della distribuzione del gas le novità introdotte dal DM 226/2011 per le gare di assegnazione del servizio? Le norme inserite nel DM 226/11, che sono univoche per ogni ambito territoriale, renderanno il mercato della distribuzione gas più trasparente e competitivo e garantiranno una costante attenzione ai temi della sicurezza e al miglioramento dei servizi offerti. L’assegnazione dei nuovi affidamenti, infatti, sarà incentrata soprattutto sulla qualità del servizio, sulla sicurezza nella gestione delle infrastrutture e sul loro ampliamento e manutenzione. L’espletamento di gare a livello pluri-comunale consentirà inoltre la riduzione delle attuali inefficienze permettendo agli operatori, pur nel mantenimento di elevati standard di sicurezza e qualità, l’ottenimento di economie di scala, diretta conseguenza della accresciuta dimensione aziendale e della concentrazione territoriale delle gestioni. Tale situazione comporterà anche il rafforzamento dei soggetti imprenditoriali più strutturati che sono chiamati a confrontarsi con una concorrenza, anche a livello europeo e internazionale, sempre più agguerrita, con la conseguente certezza da parte delle Amministrazioni comunali di ottenere un servizio sempre più efficiente. Questo però non significa che i piccoli operatori siano destinati a sparire, anzi, la riforma in essere li spinge, per poter partecipare, ad aggregarsi tra loro e a

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PAOLO MOSA

migliorare la propria offerta, con positive ricadute derivanti dalla messa in comune delle rispettive competenze gestionali. > Quali aspetti dell’attuale quadro ■

normativo necessitano di ulteriori miglioramenti? L’evoluzione in atto è sicuramente un grosso passo avanti rispetto all’ultimo periodo, caratterizzato da forte incertezza normativa e da iniziative da parte dei singoli enti concedenti non coerenti con l’esigenza di fornire un servizio con elevati livelli di sicurezza e qualità. Come tutte le novità è, comunque, sicuramente perfettibile. Il primo aspetto che potrebbe essere migliorato riguarda la durata degli affidamenti, attualmente prevista e pari a un massimo di 12 anni. Ritengo che sia troppo breve, in quanto non coerente con quella degli investimenti che, nel nostro settore, non possono che essere di lungo periodo. Sarebbe quindi preferibile allineare la durata dell’affidamento a quello degli altri paesi europei (Austria, Spagna, Regno Unito - durata indeterminata, Francia – 25/30 anni, Germania - 20 anni). Un altro aspetto è la necessità di attuare un miglior coordinamento tra il sistema tariffario e la durata delle concessioni. Relativamente a questo aspetto già sono stati fatti rilevanti passi in avanti: in particolare alla definizione del valore di rimborso alla fine del primo periodo di affidamento, recentemente allineato ai criteri di determinazione del capitale investito previsto

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dalla regolazione tariffaria. Tuttavia, per poter formulare delle offerte su ambiti territoriale ampi (con conseguente elevato livello di investimenti), gli operatori necessitano di una stabilità e di una certezza tariffaria per tutto il periodo dell’affidamento e non come ora per soli quattro anni. Più specificatamente, stando così le cose, per il periodo di affidamento il gestore deve sopportare il rischio di almeno 4 periodi tariffari diversi. In questo senso è di fondamentale importanza per il gestore avere la certezza che tutti gli investimenti effettuati nel periodo di affidamento vengano riconosciuti e adeguatamente remunerati nei 12 anni. È necessario inoltre provvedere, sin da ora, a un miglior coordinamento tra gli enti locali e la stazione appaltante, per evitare l’inutile duplicazione di richiesta e fornitura di informazioni disomogenee fra di loro e difficilmente utilizzabili al momento dell’indizione delle gare. > Il mercato della distribuzione è ■

fortemente competitivo. Italgas su quali aspetti punta per rafforzare la sua posizione? Italgas è uno dei principali operatori italiani nel settore della distribuzione del gas metano con un portafoglio di oltre 1600 comuni serviti direttamente o attraverso società controllate e collegate, per un totale di circa 7 milioni di clienti finali serviti. La consolidata e costante focalizzazione nella ricerca e nell’innovazione tecnologica consentiranno a Italgas di effettua-


L’INTERVISTA PRINCIPALI DATI ECONOMICI re un’offerta sempre all’avanguardia che coniugherà gli aspetti di massima sicurezza e qualità del servizio. Un esempio fra i tanti è l’adozione del Work Force Management, un nuovo sistema per la gestione in tempo reale degli interventi tecnici che, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, ha cambiato il modo di operare dei tecnici Italgas, ottimizzando costi e tempi con performance di alto livello in termini di qualità ed efficienza del servizio. Grazie all’impiego di dispositivi portatili e alla sofisticata interazione tra le diverse banche dati aziendali, i tecnici hanno a disposizione il quadro completo degli interventi loro assegnati per una determinata data con gli eventuali aggiornamenti, la successione dei lavori secondo una scala di priorità e l’indicazione di un percorso stradale ottimale valutata da un sistema di navigazione stradale integrato. Italgas si è inoltre dotata di un “Sistema Informativo Territoriale” delle reti del gas basato su cartografie sempre aggiornate e dotato di tutte le informazioni necessarie

per la corretta localizzazione e gestione di tutte le componenti del sistema distributivo: dagli impianti tecnici agli accessori di sicurezza alle diverse specifiche delle tubazioni. L’utilizzo del sistema consente la gestione e pianificazione degli interventi di sviluppo e manutenzione della rete e costituisce un’eccellente base informativa per soddisfare le esigenze delle Pubbliche Amministrazioni e dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. L’eccellenza nella gestione si affianca all’impegno sui temi dell’ambiente, della salute e della sicurezza che trova applicazione nell’adozione della “Politica Integrata per la Qualità, l’Ambiente, la Salute e la Sicurezza sul Lavoro” ed all’ottenimento delle certificazioni UNI EN ISO 9001/2000, UNI EN ISO 14001/2004 e OHSAS 18001/2007. > Italgas è presente in tutta Italia. ■

Come viene mantenuto e valorizzato il rapporto con il territorio? Italgas mantiene da sempre un dialogo diretto e costante con il mercato e i territori in cui opera, cui ha

dedicato una specifica struttura organizzativa che presta la più alta attenzione alle istanze provenienti dalle Pubbliche Amministrazioni e garantisce canali informativi semplici e puntuali. I rapporti con gli Enti Locali concedenti sono gestiti capillarmente grazie a quattro presidi territoriali (Polo Nord Occidentale, Polo Nord Orientale, Polo Centro, Polo Sud) concentrati sulle rispettive aree geografiche di competenza. I presidi territoriali non si limitano ad accogliere le istanze delle Amministrazioni Comunali ma offrono un servizio sistematico di informazione e supporto in merito all’evoluzione normativa del settore e alla sua interpretazione. Costituiscono, inoltre, il punto di riferimento migliore per le amministrazioni per il monitoraggio congiunto di tutti gli adempimenti a carico del gestore stabiliti nelle concessioni o nei procedimenti concorsuali. In molte realtà, la società ha proposto e attivato tavoli tecnici con le amministrazioni per approfondire le tematiche specificatamente operative del servizio.

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> Quali le priorità che l’azienda ■

sta affrontando per rendere il servizio ancora più efficiente? In ottemperanza alla Delibera dell’AEEG n.155/08, per quanto riguarda i contatori a servizio delle utenze con consumi più elevati, da circa due anni, Italgas ha avviato un piano di installazione degli apparati di telelettura e dei convertitori per la misura dei volumi alle condizioni di riferimento standard; piano che proseguirà anche nei prossimi anni. La società sta inoltre effettuando importanti investimenti in innovazione tecnologica per dotarsi di sistemi applicativi in grado di gestire il processo di acquisizione e gestione delle letture provenienti

dai contatori teleletti, rispondenti a tutte le Delibere AEEG. Mi riferisco all’Automated Meter Management (AMM), un applicativo che comunica con i trasmettitori in campo, particolarmente innovativo nel settore gas, conosciuto anche come Sistema di Acquisizione Centrale (SAC), e al Meter Data Management (MDM) per la gestione dei dati di lettura. La società si prefigge, inoltre, l’obiettivo di rendere il servizio al cliente finale con standard qualitativi tecnici e commerciali migliorativi rispetto a quelli imposti dall’AEEG. Per la pianificazione delle attività siamo dotati di un sistema Agenda che permette al cliente

finale, nel dialogo con la propria società di vendita, di ottenere in tempo reale un appuntamento per il servizio richiesto e con un livello di servizio migliorativo rispetto a quello imposto dall’AEEG. In una successiva fase di programmazione delle attività, uno specifico sistema informatico ottimizza le prestazioni dei nostri incaricati operativi a beneficio della collettività (efficienza energetica, minor esposizione al rischio incidenti, riduzione delle emissioni, risparmio cartaceo, ottimizzazione dei tempi). Sempre per migliorare il servizio ai clienti, recentemente abbiamo reso disponibile il nuovo portale web interattivo “Accertamenti on line”, realizzato per garantire, in sede di accertamento documentale come da Delibera n. 40/04 dell’AEEG, un efficiente scambio di informazioni tra gli accertatori e i clienti finali o le società di vendita coinvolgendo, all’occorrenza, anche gli installatori. L’iniziativa è volta ad agevolare i nuovi utenti nel completamento dell’iter per l’attivazione del servizio di fornitura gas, obbligatorio per legge, rendendo più pratico e rapido l’invio dei documenti rispetto alla tradizionale modalità in formato cartaceo. Infine, da ricordare l’integrazione progressiva tra i sistemi gestionali e gli applicativi tipo GIS che permettono di elevare i livelli di efficienza ed efficacia delle azioni messe in atto con riflessi sia sul miglioramento degli standard imposti dall’AEEG sia sulla complessiva riduzione dei tempi, con innalzamento dei livelli di sicurezza e affidabilità del servizio. > Ci illustra gli investimenti ■

effettuati per l’ammodernamento e il potenziamento delle reti e i principali cantieri attualmente aperti? Nell’ambito dei progetti per la metanizzazione del Sud Italia, nel 2011 è stata completata la realizzazione di 33 nuove reti in Calabria, con una previsione per fine anno di arrivare al completamento di una cinquantina di reti. Italgas sta adottando un piano pluriennale di sostituzione di tutti gli impianti di odorizzazione cosiddetti “a lambimento” con sistemi “a

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L’INTERVISTA

Sicurezza, qualità e innovazione: le sfide di Italgas


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iniezione”, che garantiscono una maggior precisione nel dosaggio della quantità di odorizzante da immettere in rete e una risposta più immediata alla variazione della portata del gas. A partire dal 2008, Italgas ha avviato un massiccio piano di rinnovamento del parco contatori installati presso le utenze domestiche, senza alcun aggravio di costi sul cliente finale. Nei prossimi anni, l’attività di rinnovamento del parco contatori proseguirà con l’installazione di contatori elettronici in telelettura, che consentiranno la rilevazione automatica a distanza dei consumi di gas tramite apparecchiature di trasmissione dati in modalità wireless. In tal modo si otterrà tempestivamente e puntualmente il consumo effettivamente registrato dal contatore senza la necessità di dover accedere fisicamente ed evitando la “mancata lettura” dovuta all’assenza del cliente finale. > Quali i progetti in programma ■

per i prossimi anni? Italgas procede nelle sue attività di mantenimento in efficienza dei sistemi distributivi in conformità alla Delibera n. 120/08 dell’AEEG. In particolare, proseguono sia il piano di sostituzione delle tubazioni in ghisa grigia, sia il programma di completamento della protezione catodica delle tubazioni in acciaio. In caso di necessità queste tubazioni vengono sostituite con altre in

polietilene come soluzione preferenziale o, in alternativa, in acciaio rivestito in polietilene qualora particolari condizioni lo richiedano. In seguito a una fase di sperimentazione in campo avviata nel 2009 e che ha interessato alcune migliaia di utenze, abbiamo acquisito il necessario know how per progettare e realizzare l’estensione della telelettura a tutte le aree servite. Per quanto riguarda le utenze non domestiche, nel 2010 abbiamo avviato il piano di installazione degli apparati di telelettura dei contatori a servizio delle utenze con consumi più elevati. In merito, poi, alle future gare d’ambito, Italgas prevede notevoli investimenti per l’ammodernamento delle reti e degli impianti, come, ad esempio, la sostituzione degli impianti di riduzione della pressione, a servizio delle reti, con età superiore a 25 anni. > Ricerca e innovazione sono leve ■

indispensabili per la crescita. Qual è l’impegno di Italgas in questo ambito? Le attività di innovazione e sviluppo tecnologico sono spesso condotte in collaborazione con altre aziende, università o enti di ricerca italiani o stranieri, principalmente nell’ambito del GERG (Gruppo Europeo di Ricerca in campo Gas), organismo in cui siamo presenti dalla sua fondazione, avvenuta nel 1961, con due turni di Presidenza ricoperti nei diversi anni. I progetti

che nascono in questo contesto vertono su tutti gli aspetti tipici della distribuzione del gas. A titolo di esempio posso citare il progetto, attualmente in corso, sulla valutazione della possibilità di immettere nel gas naturale idrogeno prodotto da energie alternative ecosostenibili, in grado di contribuire alla diminuzione dell’effetto serra, dal momento che la combustione dell’idrogeno non produce anidride carbonica, ma acqua. Relativamente agli organismi tecnici nazionali, Italgas partecipa attivamente a numerose commissioni del CIG (Comitato Italiano Gas) dell’e APCE (Associazione per la protezione dalle corrosioni elettrolitiche). Vorrei poi segnalare che i nostri laboratori, riconosciuti a livello nazionale, e non solo, come un’eccellenza tecnologica per quel che riguarda sia la misura del gas (sono l’unico Centro per la taratura di contatori di gas domestici accreditato a livello nazionale) che le analisi chimiche e sensoriali sulla composizione e l’odorizzazione del gas, seguono attivamente lo sviluppo delle nuove tecnologie applicate a vari campi della distribuzione del gas. > Uno dei progetti di ricerca ■

riguarda l’ottimizzazione del processo di odorizzazione del gas, ce lo può illustrare? Si tratta di un progetto finalizzato a sperimentare un sistema innovativo di immissione di odorizzante nel gas, particolarmente adatto a reti con lunghi tratti in antenna, che stiamo portando avanti su una nostra rete di distribuzione nel Nord Ovest. Il sistema si basa su una retroazione del grado di odorizzante, monitorato costantemente presso alcuni punti significativi della rete particolarmente distanti dall’impianto di prelievo, riduzione e misura. Nel caso in cui il tenore di odorizzante in uno di questi punti risulti inferiore al valore prefissato, il sistema opera un rilancio locale di odorizzante presso l’impianto di riduzione finale situato a monte di tale punto. Qualora, invece, il tenore di odorizzante risulti superiore in tutti i punti monitorati, il sistema provvede ad abbassare il valore di concentrazione direttamente presso l’impianto di prelievo, riduzione

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L’INTERVISTA

Sicurezza, qualità e innovazione: le sfide di Italgas


L’INTERVISTA

Sicurezza, qualità e innovazione: le sfide di Italgas

e misura. Tutto ciò porta come vantaggio un’ottimizzazione del volume di odorizzante utilizzato e, di conseguenza, una minor frequenza del riempimento dei barilotti di odorizzante; il risultato più immediato è anche un minor impatto ambientale, dato il numero inferiore di viaggi degli automezzi che trasportano all’impianto la sostanza odorizzante. > Le sperimentazioni coinvolgono ■

anche le reti? Certamente. L’innovazione tecnologica è un fattore chiave in ogni comparto industriale, e quello del gas non fa eccezione. Stiamo attualmente sperimentando sistemi innovativi di equiripartizione delle portate negli impianti

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di prelievo, riduzione e misura. Tali sistemi, mediante la suddivisione delle portate del gas su più linee di riduzione, perseguono l’obiettivo di ottimizzare il funzionamento dei riduttori e di diminuire l’energia necessaria a preriscaldare il gas; inoltre presentano un beneficio ambientale in quanto riducono il livello di emissione del rumore dei riduttori. Un altro tema che monitoriamo è quello dell’antisismica, relativamente al quale stiamo testando sulle nostre reti un modello di valvola, di produzione giapponese, per l’intercettazione del flusso di gas in ingresso in caso di terremoto. Quanto alle attività di manutenzione della rete, stiamo attualmente sottoponendo a sperimentazione

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un’attrezzatura appositamente progettata per effettuare interventi sulle colonne montanti senza interruzione del servizio ai clienti. Cito ancora le nostre sperimentazioni sui sistemi innovativi basati su tecnologia laser per la prelocalizzazione delle dispersioni di gas stradali, mediante ricerca sia veicolare che pedonale; questi apparati, collegati a GPS, interagiscono direttamente con la cartografia digitale aziendale. Sempre relativamente alla ricerca dispersioni stiamo provando in campo rilevatori portatili di metano dotati di puntatore laser, i quali consentono, tra l’altro, di riscontrare la presenza di gas in locali chiusi o luoghi confinati senza accedervi direttamente, riducendo quindi il rischio di esposizione del personale ad atmosfere potenzialmente esplosive. Da ultimo vorrei menzionare il progetto volto a sperimentare soluzioni per il telecontrollo degli impianti di riduzione della pressione finale. > Efficienza energetica e tutela ■

dell’ambiente sono aspetti ormai imprescindibili nella gestione dei servizi. Qual è l’impegno di Italgas in questo ambito? Italgas ha sempre avuto una particolare sensibilità verso le tematiche ambientali. In particolare, da oltre dieci anni abbiamo implementato uno specifico Sistema di Gestione Ambientale improntato al rispetto e alla tutela dell’ambiente nell’esecuzione di tutte le attività, nel rispetto della legislazione in vigore e facendo riferimento alla normativa internazionale UNI EN ISO 14001. Un organismo di certificazione indipendente e accreditato, dopo aver certificato la conformità del sistema, controlla ogni sei mesi la gestione delle attività verificandone gli impatti ambientali. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, a partire da quest’anno si è deciso, oltre a quanto già in atto, di implementare un Sistema di Gestione dell’Energia per strutturare e migliorare l’efficienza energetica. Anche in questo caso si fa riferimento a un modello organizzativo strutturato, che è la normativa internazionale UNI CEI EN ISO 50001 che abbiamo conseguito a metà novembre. ■


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TELERISCALDAMENTO

La Direttiva europea sull’efficienza energetica Lo scorso 25 ottobre il consiglio europeo ha approvato la Direttiva 2012/27/UE G sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE. Tale direttiva segna una svolta epocale per le infrastrutture del teleriscaldamento in Italia. ■ di Ilaria Bottio

L’

energia è la linfa vitale della nostra società. Il benessere dei popoli, dell’industria e dell’economia dipende da un’energia sicura, sostenibile ed a prezzi accessibili. Gli obiettivi imposti dall’Unione Europea per raggiungere gli scenari climatici ed energetici al 2030 e 2050 necessitano di politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica importanti. È stato dimostrato che l’efficienza energetica costituisce la via più conveniente, dal punto di vista dei costi, per ridurre le emissioni di anidride carbonica ed altre emissioni derivanti dalla combustione di materie fossili. Per l’Europa, inoltre, è necessario ridurre le importazioni di energia primaria sia per una maggiore sicurezza che per una riduzione di spesa con conseguenti ricadute positive sugli investimenti sul territorio nazionale. Le conclusioni del Consiglio europeo del 4 febbraio 2011 hanno

FIG.1: FONTE: IEA

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012


TELERISCALDAMENTO

FONTE: TAGLIABUE SPA

riconosciuto che l’obiettivo di efficienza energetica dell’Unione non è in via di realizzazione e che sono necessari interventi decisi per cogliere le notevoli possibilità di risparmio energetico nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dei prodotti e dei processi di produzione. L’Unione si pone il problema di aggiornare il quadro giuridico stabilendo un quadro comune per promuovere l’efficienza energetica e definire interventi specifici per attuare alcune delle proposte incluse nel piano di efficienza energetica 2011, nonché concretizzare le notevoli potenzialità di risparmio energetico, non realizzate, da essa individuate. Qual è uno degli strumenti che l’Unione individua come cardine per raggiungere gli obiettivi prefissati al 2020? È il ricorso al teleriscaldamento. Il teleriscaldamento è lo strumento che permette alla fonte termica disponibile sul territorio, qualunque essa sia (calore di scarto da impianto industriale, da termovalorizzatore, da centrale termoelettrica, da cogenerazione rinnovabile e non, da solare termico, da geotermia), di raggiungere l’utente finale. È ampiamente dimostrato che il teleriscaldamento presenta significative possibilità di risparmio di energia primaria, ma ad oggi in Italia copre solo il 4% del mercato del riscaldamento (fig.1). Per diffondere quindi tale servizio l’Unione impone agli Stati Membri di effettuare una valutazione globale di sviluppo potenziale di tale infrastruttura. Tali valutazioni dovrebbero essere aggiornate, su richiesta della Commissione, per fornire agli investitori informazioni relative ai piani nazionali di sviluppo e contribuire a creare un contesto stabile e favorevole agli investimenti. Ma l’Unione non si ferma qui. I nuovi impianti di produzione di energia elettrica e gli impianti esistenti che sono stati profondamente ammodernati o i cui permessi o licenze sono rinnovati dovrebbero, su riserva di un’analisi costi-benefici che dimostri un surplus costi-benefici, essere

dotati di unità di cogenerazione ad alto rendimento per recuperare il calore di scarto derivante dalla produzione di energia elettrica. Il calore di scarto verrebbe veicolato da reti di teleriscaldamento. Questa indicazione evidenzia come sia stata lungimirante la politica di AIRU che già dagli anni ’80 ha sviluppato la “filosofia” dei “Sistemi Energetici Integrati” (SEI) anche se all’inizio con forte base cogenerativa. Solo ad esempio, alcuni dei sistemi esistenti che recuperano calore da: • cogenerazione con utilizzo di combustibili fossili solidi (polverino di carbone), liquidi, gassosi, recupero termico da termovalorizzatori RSU, biomassa (Brescia) • geotermia, recupero termico da termovalorizzatori RSU, cogenerazione (Ferrara) • “spillamento” da centrali termoelettriche (Torino) • riutilizzo di cascami termici industriali (Mantova) • recupero termico da termovalorizzatori, “spillamento” da centrali termoelettriche, pompe di calore (Milano). Le indicazioni del’Unione quindi mostrano che siamo sulla giusta strada.

Ovviamente il teleriscaldamento promosso ed incentivato dall’Unione è quel sistema, definito efficiente che usa per almeno il 50% di energia rinnovabile, il 50% di calore di scarto, il 75% di calore cogenerato o il 50% di una combinazione di tale energia e calore. Ovvero quel sistema che risponde alla logica dei Sistemi Energetici Integrati (SEI). Quindi secondo la direttiva ciascun Stato definisce un regime nazionale obbligatorio di efficienza energetica, effettua una valutazione globale del potenziale di diffusione dei sistemi di teleriscaldamento e crea così le condizioni migliori per lo sviluppo delle reti. Tutto ciò tenendo conto della struttura specifica dei settori del teleriscaldamento e teleraffreddamento, che comprendono molti produttori di piccole e medie dimensioni, soprattutto in sede di revisione delle procedure amministrative per l’autorizzazione a sviluppare capacità di cogenerazione o reti associate, in applicazione del principio «Think Small First», «innanzitutto pensare piccolo».

LA SEN Il Governo italiano ha divulgato in consultazione un documento

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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Consumo [1] totale (Mtep)

Consumi di FER (Mtep)

Obiettivi FER (%)

Consumo totale (Mtep)

Consumi di FER (Mtep)

Obiettivi FER (%)

Consumo totale (Mtep)

Consumi di FER (Mtep)

Obiettivi FER (%)

2020 SCENARIO CARTE/ADT

FER (%)

2020 SCENARIO SEN

Consumi di FER (Mtep)

2020 SCENARIO PAN

Consumo\ totale (Mtep)

2010

58,1

5,5

9,5

61,8

10,6

17,1

57,9

11

19,0 [2]

57,9

12,7

22

29,4

5,9 [3]

20,1

32,2

9,6

29,9

30,2

11,2

37,0 [4]

30,2

9,4

31

-342,9

-68,9

-351,3

-130

Consumo Finale Lordo per trasporti

35,6

1,5

4,8

34

2,4

10,1

34

2,4

10,1

34

2,4

10,1

Consumo Finale Lordo

127,5

12,9

10,1

133

22,6

17

122,4

24,5

20

122,4

24,5

20

TABELLA 1

Consumo Finale Lordo per riscaldamento raffreddamento Consumo Finale Lordo di elettricità (valori in TWh)

1 Scenario di efficienza energetica supplementare del PAN che contempla gli effetti delle nuove politiche di efficienza messe in campo dal 2010 al 2020

- 374,7 -110,9

2 Valore medio rispetto alla forchetta 18-20% indicata dalla SEN per il nuovo obiettivo nel settore dei consumi termici

-351,3 -109,3

4 Valore medio rispetto alla forchetta 36-38% indicata dalla SEN per il nuovo obiettivo nel settore elettrico

3 Valori normalizzati

sulla Strategia Energetica Nazionale (SEN). Un’iniziativa positiva, in quanto il ricorso allo strumento della consultazione con gli stakeholder nazionali è un procedimento fondamentale, soprattutto se tale procedura verrà resa strutturale e potrà quindi rendere trasparente gli iter approvativi. Inoltre la definizione di una Strategia Energetica Nazionale è un processo quanto mai opportuno e necessario ai giorni nostri per definire le politiche che porteranno ad una minore dipendenza dalle importazioni, ad un miglior sfruttamento delle risorse locali, ad una riduzione delle emissioni climalteranti con un occhio particolare all’attuale crisi economica. Programmare il “futuro energetico” nazionale ha un sicuro merito, ovvero determinare una solida pianificazione degli obiettivi strategici del comparto energetico nazionale. Il documento in consultazione individua 7 priorità d’azione per raggiungere gli obiettivi al 2020 con relative specifiche misure per l’attuazione delle stesse. L’Efficienza energetica è la prima priorità e gioca un ruolo centrale in tutto il contesto del documento,

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TELERISCALDAMENTO

La Direttiva europea sull’efficienza energetica


FONTE: TAGLIABUE SPA

TELERISCALDAMENTO

La Direttiva europea sull’efficienza energetica

in coerenza con la direttiva. La SEN ben evidenzia come il consumo finale di energia “calore”, inteso come uso finale di energia per il riscaldamento e raffrescamento, rappresenti il 45% del consumo di energia. La SEN dichiara che “resta un elevato potenziale di risparmio energetico non sfruttato, con numerosi interventi che offrono un ritorno economico positivo per il Paese”. Le iniziative principali che la SEN individua sono 4: • rafforzamento di standard minimi e normative nell’edilizia • estensione delle detrazioni fiscali (55%) • incentivazione diretta per gli interventi della Pubblica Amministrazione • rafforzamento degli obiettivi e del meccanismo dei certificati

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bianchi. Nell’approfondire queste tematiche la SEN dimentica completamente il teleriscaldamento, assolutamente trasversale a tutte e 4. E questa è la differenza sostanziale invece con l’impianto della direttiva. L’efficienza energetica rappresenta quindi il fulcro della SEN e il teleriscaldamento può e deve rappresentare una parte consistente di questo potenziale. Come sfruttare tale potenziale? Lo strumento migliore per sviluppare al meglio il servizio del teleriscaldamento è la pianificazione territoriale, utilizzando strumenti quali, ad esempio, il “Patto dei Sindaci”. È necessario adottare approcci integrati che vadano oltre i singoli interventi soprattutto nel campo dell’edilizia e dei trasporti.

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

La SEN non dimentica in generale il teleriscaldamento, ma lo confina al solo capitolo rinnovabili termiche perdendo di vista la reale natura dello stesso. Le infrastrutture del teleriscaldamento soffrono per l’elevato costo della rete di distribuzione. L’infrastruttura è un costo per la collettività e tale costo è da incentivare. Oltre al fondo di garanzia (del quale ad oggi non conosciamo la struttura e l’impatto sul sistema), AIRU chiede che vengano date indicazioni, nelle revisioni dei decreti sull’efficienza negli usi finali e sull’efficienza negli edifici, sulle temperature di progettazione interne all’edificio, che dovrebbero essere non oltre i 50°C. Questo permetterebbe lo sviluppo di reti di distribuzione a più basse temperature rispetto a quelle odierne con evidenti minori costi sulla tecnologia (reti in pvc, più flessibili con minori oneri di posa, ecc) e permetterebbe lo sviluppo di tutte le tecnologie che lavorano a basse temperature (pompe di calore, solare termico,…). Questo è un incentivo allo sviluppo, con nessun carico aggiuntivo sul sistema, ma che potrebbe agevolare la diffusione di reti di teleriscaldamento. Si chiede inoltre che, dal sistema già messo in atto dall’Autorità per la costituzione del fondo, se un teleriscaldamento è efficiente secondo la definizione europea, sia erogato un contributo al kWh termico distribuito. Infine, AIRU partecipa a CARTE (Coordinamento Associazioni Rinnovabili Termiche ed Efficienza Energetica). Con CARTE ritiene sia necessario rivedere gli obiettivi per le fonti rinnovabili al 2020. Si assume lo scenario/obiettivo di evoluzione dei consumi di energia indicati dal Piano di AZIONE Nazionale (PAN) e si condivide il nuovo obiettivo nazionale globale 2020 del 20% di consumi coperti da fonti rinnovabili proposto dalla SEN. In questo contesto si chiede di aumentare al 22% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili termiche (che è indicato al 19% nella SEN), e di ridurre al 31% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili


TELERISCALDAMENTO

elettriche (che è indicato al 37% nella SEN). In questo modo verrebbe dato un chiaro segnale di discontinuità rispetto al precedente ciclo di politiche per l’efficienza energetica e le rinnovabili. Tale scelta consentirebbe sempre di raggiungere l’obiettivo del 20% nel 2020 (tabella 1) privilegiando le rinnovabili termiche che possono svilupparsi nella misura proposta con minori costi di incentivazione e maggiori ricadute per l’economia italiana. I programmi di incentivazione e di valorizzazione delle tecnologie devono essere determinati sulla base di un’attenta analisi costi/benefici che metta a confronto le alternative soluzioni energetiche. Solo in questo modo si possono fare programmi a lungo termine che permettono una vera opera di continua manutenzione del pacchetto energetico nel suo complesso. In tal senso, che vi sia una più chiara indicazione dei costi/benefici sugli incentivi per l’efficienza

energetica e le rinnovabili elettriche e termiche: sia ex post su quelli utilizzati fino ad oggi; sia ex ante su quelli che la SEN propone di utilizzare da qui al 2020 per raggiungere gli obiettivi. Non ci può essere ambiguità su costi e benefici delle politiche proposte per il futuro, se si vuole che efficienza energetica e fonti rinnovabili siano effettivamente fonte di ricchezza e sviluppo per il Paese. ■

Dott. Ing. Ilaria Bottio

L’AUTORE

segreteria.tecnica@airu.it Laureata al Politecnico di Milano in Tecnologie Industriali a indirizzo economicoorganizzativo. Ha un’esperienza decennale nel settore trattamento acque reflue civili – con assistenza a collaudi funzionali di depuratori civili ed industriali – e nel trattamento rifiuti solidi urbani – con assistenza alla supervisione e controllo di discariche (in particolare per rifiuti speciali su impianto in seria difficoltà, a rischio di gravi inquinamenti e conflitti con la popolazione, ricondotto alla normalità). Successivamente ha redatto piani di fattibilità tecnico-economico-finanziario di reti di riscaldamento urbano per alcuni Comuni. Opera ora quasi esclusivamente nel settore dell’energia con particolare attenzione al comparto termico. È Segretario Tecnico dell’Associazione Italiana Riscaldamento Urbano – AIRU.


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Fonti rinnovabili, sistemi di cogenerazione, nuove reti di interconnessione, sono i capisaldi del piano di potenziamento e sviluppo del servizio in città.

Lo sviluppo del teleriscaldamento a Milano

TELERISCALDAMENTO

di Paolo Di Pino

A partire dagli anni ‘90 il teleriscaldamento ha fatto il proprio ingresso a Milano. Con la realizzazione di alcune centrali di cogenerazione e le relative reti - i primi impianti realizzati sono stati “Tecnocity” (Bicocca), area nord di Milano, e “Famagosta”, area sud - Milano ha iniziato il proprio percorso green che ripercorreva l’episodio di Brescia che quest’anno festeggia 40 anni di teleriscaldamento. Il punto è che numerosi cittadini che si sono visti stravolgere dai numerosi e voluminosi cantieri le proprie strade di grande percorrenza si sono spesso domandati di che cosa si tratta e se quel disagio in termini sociali sarebbe stato un giorno ricompensato dai vantaggi ottenuti con questa tecnologia molto apprezzata e conosciuta agli addetti ai lavori, ma ancora oggi poco chiara alla “gente comune”. Il teleriscaldamento oggi, nella città di Milano, è realizzato e gestito da A2A Calore & Servizi s.r.l., società del Gruppo A2A che da qualche anno ha raggruppato due tra le più importanti realtà del nord: AEM Milano e ASM Brescia.

Cos’è il teleriscaldamento

Il teleriscaldamento è un sistema di produzione centralizzata di calore che viene distribuito direttamente alle utenze mediante una fitta rete di doppie tubazioni interrate.

Grazie al teleriscaldamento cisterne, caldaie e canne fumarie degli edifici non sono più necessarie. Al loro posto c’è un semplice scambiatore termico che trasferisce il calore prelevato dalla rete agli ambienti da riscaldare. I moderni sistemi di teleriscaldamento si basano sulla cogenerazione, attualmente una delle tecnologie più efficaci per l’uso razionale dell’energia perché in grado di produrre calore ed energia elettrica durante il medesimo ciclo produttivo, e sul recupero ed integrazione del calore localmente disponibile sul territorio che altrimenti andrebbe disperso: termovalorizzazione dei rifiuti e delle biomasse, produzione termoelettrica, geotermia e processi industriali produttivi. Si stima che attualmente, a livello europeo, circa il 50% dell’energia utilizzata viene dispersa, principalmente sotto forma di calore, prima dell’utilizzo finale a causa delle inefficienze dei sistemi di trasformazione energetica. Il protocollo di Kyoto indica il teleriscaldamento tra gli strumenti più efficaci per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, CO2. Le più recenti normative a livello europeo e nazionale ne riconoscono la validità obbligando le nuove costruzioni, che distano meno di un chilometro da una rete di teleriscaldamento, a progettare e predisporre i propri impianti per essere alimentati dal calore distribuito dalla rete (Direttiva 2002/91/CE, recepita dal D.Lgs. 192/05 e s.m.i.). Un sistema sicuro, pulito ed efficace che, oltre ad azzerare le emissioni in prossimità degli ambienti in cui si vive e si lavora, ottimizza l’utilizzo delle risorse, permettendo di raggiungere gli obiettivi di efficienza, di flessibilità energetica e di minore dipendenza dalle importazioni imposti dalle sempre più stringenti politiche ambientali europee.

Sviluppi programmati

22 SERVIZI A RETE

SCHEMA

TELERISCALDAMENTO

Ai primi impianti sono seguite altre realizzazioni fra cui la rete nella zona Gallaratese, zona ovest, che distribuisce il calore recuperato dal termovalorizza-


SISTEMA MILANO OVEST

SISTEMA MILANO EST

tore dei rifiuti solidi urbani “Silla 2” della società AMSA, società del gruppo A2A, e la rete di teleriscaldamento della zona est di Milano alimentata dal nuovo impianto di “Canavese” e della centrale dell’aeroporto di Linate. Attualmente, con l’avvio della stagione termica 2012/13, il numero degli appartamenti equivalenti serviti (= 80 mq) è pari a oltre 85 mila, con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente, per una volumetria servita di circa 20 milioni di metri cubi. Il piano di sviluppo del teleriscaldamento in città è definito e attuato in coerenza con gli indirizzi in materia urbanistica e di programmazione degli interventi sulla viabilità definiti con il Comune di Milano. È previsto nei prossimi anni l’interconnessione delle reti per creare tre macro-aree: Milano Ovest, Milano Est e Milano Nord. L’obiettivo è ottenere e garantire elevati standard in termini di qualità, potenzialità e continuità di servizio, puntando sempre più ad una produzione di calore da fonti rinnovabili - termovalorizzazione e pompe di calore - e da sistemi di cogenerazione, produzione simultanea di elettricità e calore ad alto rendimento in grado di garantire un consistente risparmio di combustibili fossili nel rispetto dell’ambiente. È così che nel corso del 2011 il teleriscaldamento ha permesso di evitare nella città di Milano l’emissione di circa 2,5 t di polveri sottili, 70 mila t di CO2, 50 t di NOX e 25 t di SO2 e un consumo di circa 20 mila tep (tonnellate equivalenti di petrolio, ossia l’unità di misura che indica la quantità di combustibile fossile non utilizzato durante la produzione energetica).

TELERISCALDAMENTO

SISTEMA MILANO NORD

GLI SVILUPPI PROGRAMMATI

zione tecnologica che di efficienza energetica. Il sistema di produzione, basato sulla tecnologia delle “pompe di calore” applicata ad impianti di grosse taglie, considera l’acqua della prima falda di Milano una preziosissima fonte energetica in grado di fornire efficacemente calore alla rete di teleriscaldamento contribuendo in maniera sensibile alla riduzione delle emissioni inquinanti. La centrale, che sorge nella zona est di Milano, è stata pensata e progettata basandosi sulle più avanzate tecnologie disponibili sul mercato per garantire elevate efficienze energetiche e ridotti impatti ambientali. L’impianto è costituito da una sezione di cogenerazione, da un sistema a pompe di calore, da una sezione di integrazione e da serbatoi di accumulo termico in grado di garantire il soddisfacimento della richiesta di calore nelle ore di punta. La parte più innovativa della centrale è la sezione a pompe di calore che rende possibile produrre energia termica in modo molto efficiente e rinnovabile utilizzando il calore geotermico dell’acqua di falda. Le pompe di calore, alimentate con energia elettrica, “trasferiscono” il calore contenuto da

Centrale di Canavese:

l’acqua di falda come fonte di energia Fra le centrali di produzione del calore a servizio del teleriscaldamento di Milano, quella di “Canavese” è la più rappresentativa sia in termini di innova-

SCHEMA

IMPIANTISTICO

-

CENTRALE

"CANAVESE"

23 SERVIZI A RETE


p i n d p r o m o t o r . d k 19215-1

Tecnologia LOGSTOR: Più di quello che si puo’ realmente vedere

Riduzioni di CO2

Sistema di tubazioni per teleriscaldamento LOGSTOR I tubi preisolati per teleriscaldamento sembrano tutti uguali. Sotto la superficie però ci sono molteplici differenze: nelle tecniche di isolamento, protezione e monitoraggio. Queste caratteristiche sono fondamentali per l’efficienza energetica.

10 anni 270 tonn CO2

20 anni 680 tonn CO2

30 anni 1145 tonn CO2

Come esempio di riduzione delle emissioni di CO2 si può prendere come riferimento il tubo LOGSTOR Steelflex con coefficiente lambda di isolamento 0.023 W/mK con schiuma e barriera antidiffusione invece del tubo LOGSTOR flessibile tradizionale con coefficiente lambda di isolamento 0.026 W/mK. Il risparmio di CO2 ottenibile con 5 km di tubo diam. 28/90 è sopra riportato.

Quanto sopra è dove le soluzioni LOGSTOR hanno il maggiore impatto. Aiutano a ridurre notevolmente le emissioni di CO2 ed i costi operativi di tutte le attività della rete di teleriscaldamento ed il risparmio che si può ottenere nell’arco di 30 anni di servizio è considerevole.

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❚ Qual è il potenziale di una città come Milano? Per numero di abitanti e condizioni climatiche la città di Milano, in termini di fabbisogno di energia termica, esprime un enorme potenziale. Come per Brescia, prima città in Italia a dotarsi di un sistema di teleriscaldamento - che oggi festeggia il 40° anniversario e consente di riscaldare circa il 70% degli edifici cittadini – anche per Milano abbiamo definito un piano di sviluppo che prevede un’espansione capillare e diffusa del servizio, senza però dimenticare le notevoli difficoltà che una città come Milano deve affrontare.

A2A CALORE & SERVIZI, PRINCIPALE IN ITALIA DEL TELERISCALDAMENTO

❚ Che tipo di difficoltà? Tutti gli interventi vengono programmati, progettati e realizzati per minimizzare il più possibile l’impatto sulla città ed i cittadini, in termini di traffico, innanzitutto, ma anche di interferenza con altre infrastrutture, tra cui metropolitana, tram, ferrovia, sottoservizi energetici. Un impegno non da poco a cui tutti i reparti operativi e non sono chiamati ad affrontare. ❚ Un piano ambizioso? Sicuramente. A2A Calore & Servizi è tra i principali operatori in Italia nel settore del teleriscaldamento, gestendo, oltre Milano, anche le reti di Brescia e Bergamo. Possiede il know-how e le risorse necessarie per far fronte agli impegni prefissati garantendo il massimo livello di qualità in tutte le fasi del servizio, dalla progettazione alla gestione. ❚ Quali sono i vantaggi per la città ed i cittadini? Il teleriscaldamento offre a Mila-

no la possibilità di arrivare all’appuntamento di Expo 2015 come città attenta all’innovazione, allo sviluppo sostenibile e al rispetto verso l’ambiente. Il teleriscaldamento difatti è un contributo concreto ed efficace per il miglioramento della qualità dell’aria attraverso la riduzione delle emissioni di sostante inquinanti e gas ad effetto serra. La cogenerazione abbinata al teleriscaldamento permette un significativo risparmio di combustibile utilizzato ed un minor consumo di fonti primarie di energia di origine fossile. Lo sviluppo del teleriscaldamento permette di proiettare la città di Milano a modello di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale. I trend in continua crescita delle utenze allacciate sono la dimostrazione di come i cittadini, sempre più sensibili ed attenti alle problematiche ambientali, considerano questo servizio una soluzione efficace ed essenziale per la propria città.

SOCIETÀ

una sorgente fredda (l’acqua di falda) ad una sorgente più calda (l’acqua circolante nella rete di teleriscaldamento) senza la necessità di utilizzare combustibile fossile, gas metano, e, quindi, senza emissioni di inquinanti in atmosfera. L’impianto ha ottenuto nel 2011 il “Certificate of Merit” dall’International Energy Agency (agenzia europea dell’energia) e da Euro Heat & Power (associazione europea degli operatori del teleriscaldamento), rientrando tra le “soluzioni energetiche sostenibili per la prevenzione dei rischi di cambiamenti climatici”. Il piano di sviluppo del teleriscaldamento di Milano prevede che nel 2012 l’energia termica complessi-

CENTRALE

DI COGENERAZIONE

“CANAVESE”

vamente erogata all’utenza dalla centrale “Canavese” superi i 90 GWht, per un numero di utenze allacciate di circa 400, con oltre 20.000 appartamenti equivalenti. (appartamento equivalente = 80 mq). ■

l’autore PAOLO DI PINO

paolo.dipino@a2a.eu A2A Calore & Servizi Responsabile funzione Marketing Teleriscaldamento

TELERISCALDAMENTO

Intervista a Riccardo Fornaro, responsabile commerciale di A2A Calore & Servizi

25 SERVIZI A RETE


LA NUOVA CENTRALE DI TELERISCALDAMENTO PRESSO IL COMUNE DI CASTEGNATO (BS). NELLA

AB ENERGY

SUA MASSIMA ESPANSIONE

Impianto di cogenerazione alimentato a biogas La Cooperativa Speranza di Candiolo, in provincia di Torino, sta per fare entrare in attività un secondo impianto alimentato a biogas, che si affianca al primo realizzato nel 2008. Si tratta di un impianto Ecomax® 10 BIO, progettato e realizzato da AB Energy di Orzinuovi (Brescia), azienda che fa parte del Gruppo AB. La decisione scaturisce prima di tutto dall’aver rilevato come il primo impianto ha già dimostrato nel corso dell’esercizio di questi anni buone potenzialità di produzione cogenerativa e massima affidabilità. Carlo Vanzetti, socio della Cooperativa Speranza e Presidente della locale sezione di Coldiretti ha dichiarato: “Avevamo a disposizione la biomassa per un secondo cogeneratore, anche perché facciamo da riferimento per diverse imprese agricole e zootecniche della zona. Certo, l’investimento è importante e non siamo sicuramente in un periodo così favorevole come nel 2008. Siamo convinti che il secondo impianto sia una risorsa ottima per la nostra Cooperativa. Vi è poi da sottolineare il fatto di come impieghiamo l’energia termica: il 30% è destinata al riscaldamento dei biodigestori, mentre il restante 70% viene convogliata tramite rete di teleriscaldamento al vicino Istituto di ricerca nella lotta contro i tumori. L’apposito accordo che abbiamo sottoscritto con l’Istituto, della durata di 5 anni e rinnovabile, prevede la fornitura di calore a condizioni di mercato molto vantaggiose per questa meritoria struttura scientifica e sanitaria della nostra provincia”.

LA RETE POTRÀ SERVIRE CIRCA E

CPL CONCORDIA

La cogenerazione “compatta” a servizio del teleriscaldamento La centrale di teleriscaldamento realizzata presso il Comune di Castegnato (BS) è un complesso impiantistico commissionato e gestito da CogemeE S.p.a., multiutility dell’area bresciana. L’infrastruttura tecnologica della centrale è costituita da due caldaie a metano da 3 MW termici, inserite in edificio tecnologico, e da un gruppo di cogenerazione in container da 526 kW elettrici e 651 kW termici fornito da CPL Concordia: il tutto allacciato a una rete di teleriscaldamento ramificata asservita alle diverse utenze poste nel territorio comunale, in gran parte complessi residenziali ed edifici pubblici. Anche alla luce dei prossimi ampliamenti delle utenze allacciate alla rete, la centrale è stata predisposta per poter facilmente far fronte a futuri potenziamenti: gli spazi e la configurazione impiantistica sono tali da poter aumentare sia il numero di caldaie (dalle due attuali alle tre future) sia il numero dei gruppi di cogenerazione (da uno a tre) installati. Nel momento in cui la rete teleriscaldata raggiungerà la sua massima estensione (prevista entro il 2015) potranno essere servite circa 1.300 abitazioni e 9 edifici pubblici. La soluzione di containerizzazione fornita da CPL si presenta come estremamente compatta, a basso impatto acustico e dotata di un articolato sistema di supervisione/comando/controllo. Oltre alla fornitura del sistema di cogenerazione, CPL è anche titolare di un contratto pluriennale per svolgere l’attività di Service sullo stesso, realizzata tramite la pluriennale esperienza di un team di tecnici specializzati.

IL SISTEMA DI COGENERAZIONE È IN GRADO DI EROGARE

526 KW ELETTRICI, A CUI SI ASSOCIANO UNA POTENZA TERMICA COMPLESSIVA RECUPERABILE PARI A

651 KW TERMICI,

PER UN NUMERO STIMATO

COOPERATIVA SPERANZA RIPRESA DALL’ALTO

26

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

1.300 ABITAZIONI 9 EDIFICI PUBBLICI

DI

4500 ORE ANNUE


GADOTTI FRATELLI

Soluzioni sviluppate ad hoc L’impresa Gadotti Fratelli S.r.l. di Trento, svolge dagli anni ’50 attività nel campo edile con riferimento al settore delle infrastrutture idrauliche, in particolar modo acquedotti, metanodotti, fognature, depuratori, condotte forzate, reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento e opere di difesa e sistemazioni dei suoli. L’azienda è certificata OHSAS18001: 2007 e UNI EN ISO 9001:2008 per la progettazione, costruzione e manutenzione di impianti di teleriscaldamento, reti di distribuzione gas, acquedotti, fognature e opere stradali ed esegue la maggior parte delle lavorazioni nelle varie fasi con personale e mezzi propri. Recentemente l’impresa ha eseguito i lavori di realizzazione delle reti a servizio del nuovo quartiere “Le Albere” a Trento, progettato dallo studio RPBW dell’architetto Renzo Piano, con la posa delle condotte di teleriscaldamento e teleraffrescamento, acquedotto, acque nere, fibre ottiche ed energia elettrica attraverso un nuovo ponte sul fiume Adige. Tale intervento ha richiesto lo studio

PONTE ADIGE e lo sviluppo, in collaborazione con la ditta incaricata della realizzazione del ponte, di speciali carrelli per l’infilaggio delle condotte sotto l’impalcato e di sostegni provvisori per la rete di teleraffrescamento, collocata all’esterno dello stesso. Con queste soluzioni è stato possibile minimizzare i tempi necessari per la realizzazione delle reti, garantendo al contempo la massima qualità e sicurezza nell’esecuzione, dato che la maggior parte delle lavorazioni è stata eseguita a

terra. Tutte le reti sono state quindi collegate a quelle del nuovo quartiere, all’interno del quale l’impresa Gadotti Fratelli ha realizzato tutti i sottoservizi, tra i quali le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento, curandone preventivamente la cantierizzazione con la redazione di tutti gli elaborati necessari alla costruzione. Tutte le reti sono state inoltre rilevate topograficamente ed inserite in un rilievo georeferenziato.

KLINGER

Valvole a farfalla Con le nuove valvole a farfalla Klinger-Vexve ad alte prestazioni, progettate per applicazioni nel teleriscaldamento e nel vapore, si realizza un binomio vincente che permette di avere impianti sempre affidabili, economicamente competitivi e dagli ingombri ridotti. Le principali applicazioni di utilizzo delle valvole a farfalla sono: intercettazione e controllo, teleriscaldamento e teleraffrescamento, in linee di distribuzione e in linee a vapore. Le principali caratteristiche sono: seduta in metallo, disco in acciaio inox, geometria triploeccentrica, dimensioni disponibili dal DN300 fino al DN1400, classe PN25, resistente ad un range di temperature da -40°C a +200°C (tipo BFS) +250°C (tipo BFC). Disponibili con connessioni a saldare o flangiate, arresto serrato bidirezionale, classe di tenuta in accordo con la EN12266-1 tipo A e B. Costruzione completamente saldata, anche senza preriscaldamento, passaggio pieno, alto valore di Kvs, sede anti inceppamento, progettate per differenti regolazioni di temperatura, disponibili con riduttore, attuatore elettrico o pneumatico. Design leggero rispetto alle valvole più convenzionali, un’alta costruzione dello stelo permette un facile isolamento e assenza di manutenzione per una più totale affidabilità. Progettata secondo la EN 488 (300N/mm2), ha ottenuto il marchio CE, e la direttiva sulle attrezzature a pressione 97/23 CE. Il risultato è un prodotto di alta qualità, estremamente performante, affidabile, in grado di soddisfare le esigenze più specifiche nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza. Oltre 2.000 valvole all’anno nei principali network mondiali, con gli ultimi esempi della gamma fino al DN1400 posati in Russia e Cina.

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BFS CON RIDUTTORE E VOLANTINO

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TESI

Sistema per giunzioni tubi preisolati Canusa, società che opera nella fabbricazione di prodotti termorestringenti reticolati, ha presentato una risposta alla “problematica giunzioni” e alle esigenze che la questione giunto nel tempo ha sollevato. La reticolazione del polietilene è un processo tramite il quale si modifica la struttura molecolare del polietilene stesso attraverso un trattamento ad alta energia che porta, all’atto pratico, grossi miglioramenti alle caratteristiche chimico-fisiche del materiale. Il polietilene così trattato diventa più resistente al calore, migliora la resistenza all’impatto e all’abrasione, migliora la sua resisten-

VIRIDIA

za chimica, migliora la sua rigidità dielettrica. Canusa, con il giunto CSC-X, certificato secondo le EN 489/2009 a 100 e 1000 cicli, abbina l’alta qualità dei suoi giunti reticolati ad alcune importanti innovazioni che stanno già cambiando il modo di vedere i giunti nel tubo preisolato. La prima innovazione è quella di poter ispezionare la qualità della schiuma presente nel giunto: questo sistema prevede infatti di effettuare la schiumata poliuretanica in un sistema di “cassaforma” in metallo che viene rimossa al termine della reazione chimica tra poliolo ed isocianato. Il kit CSC-X prevede l’applicazione di un film di polietilene termorestringente coestruso con un adesivo che va a rivestire tutta la zona di poliuretano sovrapponendosi al polietilene del tubo. Nel kit vi sono anche due fasce di adesivo viscoelastico con forti valori

di resistenza agli sforzi di taglio che vengono posizionati sul tubo in PE in modo da rimanere sottostanti le due estremità della muffola CSC-X che verrà posizionata e termoristretta. Una volta terminato il giunto e rivestito completamente di adesivo la zona sottostante, questo si presenta senza alcun tipo di tappo (né saldato né meccanico), con un profilo estremamente uniforme alla tubazione (bassissimo impatto col suolo) e la realizzazione è semplice, rapida ed economica. Il kit CSC-X esiste anche in versione aperta da saldare in campo; questo diventa fondamentale per le riparazioni di coibentazione senza l’interruzione del servizio. È già stato utilizzato in importantissimi progetti in tutto il mondo e su diametri che vanno dal DE 90 fino al DE 1200. Tesi Srl è distributore ufficiale per il territorio italiano dei prodotti Canusa CPS.

Lavori speciali su reti dorsali di teleriscaldamento in esercizio

Nell’ultimo triennio Viridia è stata impegnata nella costruzione della rete di Trasporto Torino Nord, per il collegamento della centrale di Torino Nord con la rete di Torino Centro. I lavori di posa delle tubazioni più importanti (circa 15 km fra DN800 e DN700) sono iniziati ad aprile 2009,

ed hanno permesso ad AES/IREN di mettere in esercizio l’impianto nella stagione termica 2011-2012. Una delle lavorazioni più complesse è stata il collegamento alla rete di Torino Centro di un tratto di tubazione DN 500 per alimentare le utenze nella zona Pozzo Strada di Torino. Vista la necessità di evitare un fuori servizio su di una dorsale importante della rete cittadina, si è optato per la realizzazione di una presa in carico. Si tratta di una tecnica già consolidata nel teleriscaldamento per i diametri più piccoli di tubazione (fino a DN 100 di tubazione derivata), ma che diventa complessa e delicata considerati i diametri (DN 600 e DN 500), le pressioni e le temperature in gioco.

PRINCIPALI FASI DELL’INTERVENTO • È stata condotta una progettazione di dettaglio agli elementi finiti, per la scelta dei materiali che garantissero la migliore resistenza meccanica ed a fatica • individuata la zona d’intervento (dorsale DN 600), si è provveduto alla coibentazione del tubo ed alla saldatura dei componenti necessari (valvole di presa in carico, piastre ed anelli di rinforzo)

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WARMA

Sottocentrali di teleriscaldamento per utenze monofamiliari A Brescia, negli anni Ottanta, si presentò il problema di allacciare al teleriscaldamento cittadino il nuovo quartiere di San Polo, costituito in prevalenza da villette a schiera. L’installazione in testa alla schiera di una sottocentrale per riscaldamento ambientale più acqua sanitaria centralizzata come condominio orizzontale non incontrò la soddisfazione dei clienti che consideravano le loro unità abitative come case indipendenti e desideravano un prodotto simile ad una caldaia a gas gestibile con semplice termometro ambiente e senza spese condominiali con un contratto diretto con il gestore ASM Brescia (oggi A2A). La società Warma di Brescia fu la prima ad impegnarsi nel progetto, presentando una sottocentrale monofamiliare per riscaldamento e produzione di acqua sanitaria dotata di un bollitore da 160 litri con un serpentino di scambio da mq 1 in serie all’impianto secondario. L’intero primo insediamento del quartiere di S.Polo fu allacciato a queste nuove sottocentrali dotate ciascuna di conta calorie ad ultrasuoni e valvola limitatrice di portata tarata a mc/h 0.2 che con il programma termico 120°C – 60°C sviluppava 14 kw che risultarono sufficienti per le villette a schiera. Tuttavia, le dimensioni della sottocentrale con bollitore di mm 500x600 h 1700 risultarono eccessive quando ASM Brescia decise di trasformare a teleriscaldamento “villaggi” di centinaia di villette bi o quadrifamiliari esistenti e già dotate di caldaiette murali a gas. Ancora una volta Warma si impegnò nella progettazione di una minisottocentrale dotata di due scambiatori, uno per riscaldamento e l’altro per la produzione di acqua sanitaria in istantaneo, entrambi allacciati alla rete teleriscaldamento con le relative valvole di regolazione. Il risultato fu una sottocentrale per installazione murale di soli mm 600 x 400 h 900 contenente anche contacalorie e valvola limitatrice di portata. Oggi a Brescia le utenze monofamiliari sono alcune migliaia, e i due sistemi bollitore – istantaneo convivono con una preferenza dell’utenza verso la compattezza delle sottocentrali murali.

• con una speciale attrezzatura si è condotta la foratura delle tubazioni in esercizio, andata e ritorno, senza alcuna interruzione o limitazione del flusso d’acqua nella rete • una volta terminata la foratura, la piastra di tenuta inserita nella valvola di presa in carico ha consentito di completare la saldatura del tubo di servizio alla rete DN 500, già predisposta e portata nei pressi del punto di presa in carico. Tutte le saldature sono state sottoposte a controlli non distruttivi • sono state rimosse le piastre di tenuta e si è proceduto con il riempimento di tutto il tratto DN 500. L’ultima operazione è stata la sigillatura delle valvole di presa in carico. È stato possibile condurre l’operazione in meno di 12 ore, senza la minima perdita d’acqua dal tubo di servizio. Successivamente è stato ricostruito l’isolamento del Tee, mediante saldatura ad estrusione di gusci in polietilene e schiumatura della zona compresa tra l’acciaio e il polietilene. La metodologia scelta si è dimostrata affidabile ed adatta per i diametri in gioco, ciò ha permesso di condurre l’intervento in totale sicurezza.

Si ringraziano AES per la fattiva collaborazione e l’autorizzazione concessa per l’articolo, Logstor Italia Srl per la progettazione ed il coordinamento con Tonisco (Finlandia) e Logstor A/S (Danimarca), fornitori dei materiali e delle lavorazioni specialistiche.

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STRATEGIE

Il settore idrico tra pubblico e privato La gestione del ciclo idrico in Italia è al di sotto degli standard europei. Per ristrutturare il G sistema occorrono investimenti annuali pari a circa 2 miliardi di euro per i prossimi 30 anni, da reperire attraverso un efficientamento del servizio, l’impiego di tecnologie avanzate e meccanismi tariffari che premino le migliori performance. ■ di Francesco Albasser

PERDITE ISTAT

FIG.1: STATISTICA SULLE PERDITE IN ITALIA

PERDITE COVIRI

Molise

Friuli

Lombardia

Valle d’Aosta

Lazio

Calabria

Trentino

Veneto

Campania

Abruzzo

Media Italiana

Piemonte

Sicilia

Sardegna

Basilicata

Puglia

Marche

Liguria

Umbria

Emilia Romagna

Toscana

I

l mondo italiano dell’acqua è in questo momento soggetto ad una serie di rapide evoluzioni: a valle della decisione del Decreto “Salva Italia” di indicare l’Authority dell’Energia e Gas come regolatore del sistema acqua, sono in fase di consultazione pubblica i documenti sui criteri di gestione e sull’adozione di provvedimenti tariffari in materia di servizi idrici. Pur trattandosi di una revisione del metodo già noto in tutti i suoi limiti, l’apertura del dibattito potrebbe portare ad uscire dall’impasse che da anni frena il mercato italiano. Questo contributo offre una serie di valutazioni sulle problematiche tecnico-gestionali che impediscono al sistema industriale dell’acqua di uscire da una visione di “servizio amministrato” per entrare in una dinamica di mercato competitivo, come richiesto dall’Europa. Alcuni dati quali la lunghezza delle reti (339.000 km al 2009), l’organizzazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (95 ATO pari al 95% della popolazione con una valore medio di 600.000 ab per ambito), il sistema di raccolta di acque reflue con una percentuale di clienti allacciati dell’85% (cui corrisponde una % di trattamento del 70%) e un valore di perdite medio sulla distribuzione del 40%, danno un’idea della situazione italiana e delle criticità del sistema. Per gestire tale complessità sono disponibili solo dati parziali e non aggiornati: nella valutazione delle perdite ad esempio sono disponibili due database, il report del Coviri del 2008 e quello Istat del 2009. Dal loro esame si nota come i dati siano

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Progresso solido GSM nel sistema Brandes

Alla BRANDES tutto è come sempre, solo alcuni prodotti sono completamente nuovi. Le unità periferiche e i segnalatori periferici GSM – nella qualità abituale. Il problema sinora: i danni dovuti a umidità di tratti o reti isolate non compresi nel sistema di monitoraggio non potevano essere controllati in modo automatico e centralizzato, perché mancavano i cavi dati per l’integrazione nel monitoraggio centralizzato della rete di tubazioni. La conseguenza: il controllo veniva effettuato a mano solo sporadicamente oppure non veniva eseguito per niente e i danni venivano così scoperti troppo tardi. L’innovazione: con i dispositivi GSM wireless della BRANDES, anche i tratti in passato trascurati ora possono essere integrati nel sistema di monitoraggio centralizzato – non importa se sistemi BRANDES-NiCr, Cu oppure gerarchici – con tutte le caratteristiche prestazionali che attendete da noi. E’ tutto come sempre. BRANDES: da 45 anni altissima qualità costante ... più di una semplice partnership quotidiana Member of FITR – DIN – FFI – AGFW – VfW – unichal

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Paesi FIG.2: BENCHMARKING SU LIVELLO DI PERDITE EUROPA

Consumi energia nella distribuzione

FIG.3: BENCHMARKING SU COSTI ENERGIA

Economia di scala in relazione ai costi

investimenti/ab

investimenti/km

Investimenti su fognatura FIG.4: INTENSITÀ DI INVESTIMENTI PRO CAPITE

riferiti rispettivamente al fatturato su immesso ed erogato su immesso, il cui confronto dà comunque un’idea dei rispettivi valori % riferiti all’area regionale. Spiccano alcune anomalie, oltre quanto dichiarato nella redazione del rapporto dal Coviri: tre Regioni non forniscono valori, mentre in altre cinque differiscono di più del 50%, a testimonianza dell’incompletezza e dell’inconsistenza dei dati. A titolo di esempio si riporta la comparazione dei dati sulle perdite di distribuzione secondo i due database, da cui si evince la notevole discrepanza dei risultati e la difficoltà di effettuare una valutazione comparativa. I livelli di performance appaiono lontani dagli standard europei, come per esempio per le perdite fisiche ed apparenti. Un’analisi di benchmarking tra il livello medio di perdite totali in Italia e in alcuni paesi europei e non (UK, Olanda, Canada e Australia) lo mostra chiaramente. Per questi ultimi, il livello medio di perdite dichiarato è del 26% - da un minimo del 20 ad un massimo del 37% (dati tratti da Offwat 2006). Un’indagine svolta da Utilitatis nel 2011 su un panel di utilities italiane di medio livello rivela invece un valore medio di perdite del 33%, rispetto alla media nazionale del 40%. Il consumo di energia nella distribuzione offre un altro spunto per fare benchmarking. Confrontando il costo % dell’energia sui costi operativi in alcuni paesi europei ed non (UK, Olanda, Canada) si nota un trend prima crescente tra l’8 e il 15% e poi, proiettato sul futuro, decrescente del 10%. Comparando tali valori con quelli riportati da uno studio di Mediobanca e relativi ad alcune significative realtà italiane, si nota come questi ultimi risultino molto superiori per gli ultimi 5 anni, con valori doppi (36-15%) sul presente e tripli per il futuro, rispetto a quelli dei paesi di riferimento (UK, Scozia, Olanda). Pur tenendo conto delle ovvie differenze di orografia, del rateo di pressione e dei sistemi distrettuali di controllo, il divario è significativo e meriterebbe un approfondimento sia in termini qualitativi che di merito.

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STRATEGIE

Il settore idrico tra pubblico e privato


STRATEGIE

Il settore idrico tra pubblico e privato DRIVER PRINCIPALI Rispetto ad una situazione con alte perdite e consumi energetici in crescita ci si chiede quali possano essere i driver di riferimento per il mercato italiano dell’acqua. Tre le principali direttrici individuate: • scarso effetto dell’economia di scala (91 ATO, con popolazione media inferiore a mezzo milione di abitanti): poca attenzione dei manager su perdite e su performance operative • mancanza di focalizzazione: infrastrutture vecchie e investimenti fatti in ritardo • scarso effetto di regolazione (assenza di benchmark, dati non oggettivati, mancanza di obiettivi su disincentivi di costi, tariffe che non premiano le performance). L’effetto dell’economia di scala cresce con le dimensioni dell’ATO sia sulla distribuzione dell’acqua sia sulla gestione di fognatura-depurazione: principio che si evince guardando il report annuale di Utilitatis, il Blue Book 2011, dove si nota come i costi di investimento per

abitante (€/ab) mostrano un incremento significativo (450 €/ab su 320 €/ab) sia sui top che su grandi ATO (450 €/ab su 350) su acqua. Su fognatura-depurazione l’effetto delle dimensioni dell’ATO sui costi è ancora più significativo: il divario tra investimenti/abitante dei piccoli ATO (700 €/ab) rispetto ai top e ai medi (480 €/ab) è molto differenziato a favore degli Ambiti top e di grandi dimensioni. Quanto agli investimenti, sono richiesti quantità significative di denaro per riallineare la situazione agli standard comunitari, ma i piani d’Ambito con finanziamento a debito o con project financing non appaiono una soluzione transitabile. Infatti, da una prima stima sono necessari ingenti quantità di denaro: la previsione fatta da Anea (l’associazione degli ATO italiani) per i prossimi 30 anni è di 65 miliardi di euro (di cui più del 40% solo per attività di manutenzione). Una simulazione fatta sul 60% dei piani d’ambito (Anea - G. Canitano) proiettati sui prossimi 15-30 anni

mostra che nessun piano d’ambito può essere finanziato con una soluzione di project financing che richieda un rapporto di debit ratio di 1-3 e il completamento dei lavori con due anni di margine sul termine della concessione. Anche dando per assodato che gli ammortamenti finanziari non sono sopportabili, si constata che sotto un valore di leva finanziario debito/equità di 1:1, il 50% dei piani d’ambito rimane non finanziabile.

SOLUZIONI Esiste un’evidente incoerenza tra le dimensioni degli investimenti richiesti per strutturare il sistema nel range di 2-3 miliardi di euro per i prossimi 30 anni, una sorta di ricorrente mini manovra - e le risorse disponibili. È stato dimostrato da Anea che l’utilizzo del project financing classico da istituto finanziario è impossibile per la maggior parte dei Piani d’Ambito italiani, a meno di incrementare l’equity o di decrementare le dimensioni dei progetti da finanziare.

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FIG.5: TREND DI PERDITE ED ENERGIA NEL TEMPO

se, in particolare l’equazione Regolazione più efficace + ricerca di performance per i gestori = drastica riduzione dei fabbisogni necessari potrebbe fornire quella risposta al quesito posto. Nell’ambito del dibattito generatosi a seguito del referendum del 2010 sulla quota tariffaria della remunerazione del capitale nel settore del ciclo idrico, ci si è infilati nel dibattito se l’acqua è un diritto o un business. Il vero problema è che qualcuno deve pagare per la situazione di deficit esistente, le risorse finanziarie sono scarse e l’eccellenza nelle operations è una necessità ineludibile. In termini numerici si stima che fino a 2 miliardi €/anno possono essere recuperati attraverso miglioramenti dell’operatività, rispetto ai 5 miliardi del totale dei costi dell’inefficienza. Facendo un po’ di benchmarking tra il mondo italiano e quello europeo, si evidenziano diverse incongruenze. Nella figura 5 sono rappresentati i costi standard attuali derivanti da perdite % su acqua immessa (blue) e da energia (rosso) in % su costi operativi; con sintesi di valori correnti, il valore medio di alcune esperienze italiane e i target raggiungibili ispirandosi a standard Comunitari. I dati ipotizzati come trend derivano da una ricerca su 23 utilities italiane condotta nel 2011 da Utilitatis (Blue Book) e dalla conoscenza diretta di utilities sul ciclo idrico integrato oltre a benchmarking internazionale.

IL RUOLO DEL REGOLATORE Il ruolo del regolatore risulta essenziale per definire il quadro di riferimento e dirigere gli sforzi per raggiungere le performance. Il modello di regolazione italiano è fatto su base regionale: gli ATO si regolano da soli sotto il coordinamento regionale e con un monitoraggio a livello nazionale del Coviri. Dopo venti anni di esperienza i livelli di efficienza sono molto lontani da quelli attesi: nel decreto legge “Salva Italia” è stato conferito all’Authority per Energia e Gas la responsabilità di formulare un nuovo metodo tariffario. Potrebbe essere il primo passo verso un più efficiente sistema di regolazione delle tariffe, come peraltro risulta dal documento di consultazione ed i successivi sul regime tariffario. Una consistente regolazione supplementare dell’industria dell’acqua è essenziale e dovrebbe essere ristrutturata intorno a pochi principi: • spinta spietata verso le performance da parte del management • incentivazione per il trasferimento/adozione di best practice internazionali • definizione articolata di target tariffari. Tra gli obiettivi che si possono citare come fondamentali per esercitare e regolare un processo regolatorio possiamo evidenziare questi parametri: • standardizzare uno schema di Tableau de Bord con regole standard e farlo diventare non eludibile • rendere pubblico un database nazionale sulla geografia, dimensioni e caratteristiche del servizio attraverso una database warehouse • rendere disponibili i migliori benchmark ai gestori come sistema da seguire • far in modo che i gestori debbano giustificare eventuali scostamenti • rafforzare per ogni gestore un piano di miglioramento operativo con target chiaramente definiti nel tempo • definire e rafforzare meccanismi per premiare/punire le performance • affrontare aree dimenticate come la gestione della fognatura,

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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STRATEGIE

Come può il sistema finanziare il cambiamento? Possono i gestori incrementare l’equity o aggiungere debito ai loro bilanci già in debito? Oppure è realistico assumere che la cassa, a copertura degli investimenti, possa pervenire da un incremento di tariffe o delle tasse? Domande che hanno risposta negativa: il taglio dei costi e il recupero di performance sono invariati, nonostante in questo scenario i gestori possano dispiegare un vasto ventaglio di azioni per chiudere il cerchio. Una considerevole quota di quanto serve per investimenti dunque potrebbe essere recuperata dal miglioramento delle performance. Oltre a quanto detto, il principio della regolazione del servizio è stato finora molto scarso e ogni utility ha scelto una sua filosofia, indirizzando gli sforzi verso il miglioramento ed efficientamento del sistema: diventa quindi prioritario determinare uno screening tra gestori top e mediocri. Esiste un’evidente contraddizione tra le dimensioni del problema e le soluzioni applicabili, i termini della questione presentano le seguenti incongruenze: • barriere di ingresso elevate: nessun piano d’ambito è finanziabile “a debito” • non c’è risposta al problema: impossibile far crescere le tariffe o applicare nuove tasse per motivi politici • tempi difficili: si richiede più equità ma la profittabilità è sotto pressione e le risorse scarse. L’eccellenza nelle operations è dunque la sola chiave per trovare risor-


STRATEGIE

Il settore idrico...

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• •

Strumentazione e controllo

guidando il recupero di perfomance compensare gli effetti da riduzione perdite e consumo di energia anche con focus ambientali incentivare l’innovazione, la tecnologia del metering, il monitoraggio, le telemisure, l’automazione introdurre forme di incentivazione come i certificati bianchi (titoli di efficienza) per i miglioramenti di perfomance incentivare forme di aggregazione (tariffe più alte se si raggiungono economie di scala) educare il consumatore su come usare le risorse e stabilire collegamenti visibili tra benefici e costi connessi.

LA TECNOLOGIA Il ruolo della tecnologia potrebbe fornire un aiuto fondamentale: in particolare sul versante dell’Information Technology un’architettura di precisione deve essere ricercata e messa in funzione, laddove potenzialmente anche la dimenticanza di un solo aspetto potrebbe essere di ostacolo. La fig.6, attraverso le ruote di ingranaggi, mostra il legame tra i vari elementi e la concatenazione tra lo sviluppo dei vari settori, ciascuno identificato da precisi strumenti hardware e software in grado di presidiare le strutture in campo, gli strumenti, i sistemi di controllo. Si tratta di schemi che identificano un’architettura che tende verso lo schema delle smart grid già in fase di sperimentazione per le reti elettriche, dove il meter assume una connotazione di terminale e sensore di una rete intelligente e dove i parametri sono pianificati e controllati nel tempo da un software centrale. I componenti di questa architettura sono: • analisi e gestione manageriale dei dati: ottiene informazioni sul processo o conoscenza attraverso i dati operativi. Sistemi di modellazione dell’idraulica, monitoraggio delle reti infrastrutturali, gestione del controllo pressione, controllo dei sistemi di pompaggio, sistemi di ottimizzazione sui consumi energetici • raccolta dati e comunicazione: centralizza i dati provenienti da fonti diverse. Sistemi SCADA, reti

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Raccolta dati e comunicazione

Data management e analisi

FIG.6: IL SISTEMA DI INFORMATION TECHNOLOGY

GIS, strumenti di visualizzazione di reti, sistemi di controllo centralizzati, applicazioni per bilanciamento dell’acqua. Sistemi di connessione, trasmissione, stoccaggio dei punti rete - Automated Measurement infrastructure, raccolta dati, sistemi SCADA, tecnologie su trasferimento dati • strumentazione e controllo: equipaggiamenti e sensori che misurano la distribuzione e l’erogazione di acqua – Automated metering reading (telemisure), misuratori di portata di pressione, rilievi su qualità acqua, livelli dei serbatoi, temperature, rilevatori acustici. Controlli centralizzati a distanza sono necessari per gestire una rete: inverter sulle pompe, valvole automatizzate, riduttori di pressione. Le nuove tecnologie di metering e controlling non sono costose e possono essere finanziate con svariati metodi. Il costo di sistemi di misurazione e raccolta dati gestionali -

Francesco Albasser

AMI, AMR, implementazione del modello Smart Grid - richiede qualche decina di cent €/mc, dove il costo dipende dal numero dei contatori collegati, e porta una riduzione dei costi gestionali, un miglioramento del sistema di monitoraggio e benefici in tutto il sistema di gestione. Alcuni fornitori internazionali, mediante accordi pluriennali vincolanti tra le parti, sono disponibili a finanziare soluzioni, anticipare il pagamento dell’installazione, concepire ritorni economici variabili a fronte della riduzione di perdite calcolate in modo aggregato. Il leasing è il sistema più tradizionale di finanziamento ma tuttora con validità consolidata. I provider di strumenti di Information Technology e di sistemi di automazione possono aggregarsi per lavorare in outsourcing, e dopo un certo numero di anni, mettere a disposizione con la formula del Build OperateTransfer soluzioni per le reti idriche ai gestori. ■

L’AUTORE

francesco.albasser@gmail.com Ingegnere meccanico, laureato presso il Politecnico di Milano, è stato progettista in aziende manifatturiere. Ha frequentato il Master in Ingegneria per la gestione d’impresa organizzato dal MIP. Ha lavorato in una grande società energetica milanese (AEM): è stato direttore generale di aziende di servizi pubblici (AUSM,ACSM,CAP), settore energia,ciclo idrico integrato e, nei trasporti, presso CONSERVCO. Attualmente è nella Società In3actenergy, che si occupa di temi energetici, in particolare fonti rinnovabili:è inoltre consulente del tribunale di Milano. Fa parte inoltre del comitato scientifico di Servizi a rete.

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L’ottimizzazione energetica delle reti idriche È frutto della ricerca italiana un nuovo strumento che consente di efficientare i consumi energetici delle reti idriche in pressione. Integrando una serie di funzionalità avanzate di analisi, il sistema, attraverso una simulazione idraulica, fornisce un valido supporto per la pianificazione e gestione degli acquedotti.

G

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L

a ricerca dell’efficienza nella gestione delle reti di distribuzione idrica è un tema cruciale per l’industria dell’acqua. Questa esigenza è causata da fenomeni di larga scala come i cambiamenti socio-economici (es. pressione demografica, evoluzione dello status sociale, ecc.) e i cambiamenti climatici, che hanno indotto una crescente attenzione per la salvaguardia delle risorse naturali (es. acqua, aria, ecc.). Tale evoluzione ha elevato l’ottimizzazione operativa delle reti idrauliche a un ruolo fondamentale. Obiettivi come la gestione delle pressioni, la riduzione dei costi energetici, la riduzione delle emissioni, la riduzione delle perdite idriche, l’aumento della flessibilità operativa e resilienza del sistema idraulico hanno importanza strate-

gica per l’efficiente ed efficace conduzione del sistema. L’ottimizzazione del pompaggio, durante un ciclo operativo settimanale o giornaliero, ha pertanto assunto rilevanza strategica per ridurre il consumo di energia elettrica e la voce di costo relativa, delle emissioni di anidride carbonica e delle perdite idriche. Considerando la scala dei problemi di gestione dei sistemi idrici, un piccolo aumento di efficienza di pompaggio consente il raggiungimento di significativi risparmi assoluti. La relazione fra l’ottimizzazione dei pompaggi e la riduzione delle perdite idriche è stata recentemente dimostrata da Giustolisi et al. [1]. Infatti, lo stato pressorio della rete, quindi il livello di perdite, dipende dalla programmazione del funzionamento delle pompe nel tempo. Per

esempio, pompare acqua in un serbatoio interno alla rete idraulica durante la notte può essere vantaggioso sia dal punto di vista idraulico che delle tariffe elettriche. Questo, però, incrementa il livello di pressione in rete durante la notte, allorquando le richieste idriche sono più basse, quindi le perdite idriche ed il consumo energetico stesso. Nonostante ciò, i modelli di simulazione delle reti idrauliche (per es. EPANET), utilizzati per prevederne il comportamento nella soluzione del problema di ottimizzazione del pompaggio, non tengono conto delle perdite idriche di sottofondo variabili con la pressione. Il sistema WDNetXL ha consentito l’ottimizzazione dei pompaggi contemperando sia la riduzione dei costi energetici che delle perdite idriche in rete [1]. WDNetXL (www.hydroinformatics.it)

FIG.1: TABELLE DEI DATI DELLE TUBAZIONI, DEI NODI E DELL’ASSET. IN QUEST’ULTIMO LE POTENZIALITÀ DI MS-EXCEL SONO UTILIZZATE PER DEFINIRE LE

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IL SISTEMA WDNETXL L’esigenza di progresso nelle procedure di gestione e pianificazione delle reti di distribuzione idrica richiede alla ricerca tecnica una maggior attenzione ai suoi destinatari in modo che questi possano essere realmente utenti e esaminatori delle innovazioni di processo e prodotto. I destinatari principali del trasferimento della ricerca tecnica sono gli operatori del settore, dai manager e decisori degli enti gestori sino al giovane ingegnere che opera direttamente sul campo. Nel breve e medio termine, però, i destinatari elettivi sono gli studenti universitari di ogni livello che, acquisiti i nuovi strumenti e metodi di gestione delle reti idriche duran-

SOLUZIONI

è un sistema integrato nell’ambiente Microsoft Excel® contenente una raccolta di funzionalità avanzate per l’analisi, ottimizzazione e supporto alla decisione per la gestione delle reti idrauliche in pressione. WDNetXL è il frutto della ricerca italiana di settore ed è stato sviluppato per realizzare il trasferimento dei risultati della ricerca tecnico-scientifica in un sistema di immediato utilizzo da parte degli utenti, facilmente integrabile e personalizzabile [6]. WDNetXL consente una simulazione idraulica avanzata che riproduce realisticamente la variazione di livello nei serbatoi [2], le perdite idriche in rete in base alle pressioni [7], il funzionamento di tutti i dispositivi di controllo in rete – valvole di ritegno, valvole di controllo di flusso e delle pressioni – [3-4] e le stesse variazioni topologiche del sistema [8].

te la formazione universitaria, se ne faranno portatori negli ambienti di lavoro e nella società. Il sistema WDNetXL è una raccolta di funzioni di MS-Excel per l’analisi e il supporto alla decisione per la pianificazione e gestione degli acquedotti rispetto sia all’esigenza di ottimizzare i costi di capitale e operazionali che di valutare l’affidabilità meccanica ed idraulica. Lo sviluppo di funzioni MS-Excel rende ogni avanzamento della ricerca tecnica immediatamente fruibile in un ambiente software già noto e familiare alla gran parte degli utenti. Per esemplificare la filosofia di WDNetXL, si riporta la funzione per la simulazione idraulica, WDN_simulation_xls(Analyses!B6; pipes!B4:T37;nodes!B4:V27;coords! B4:D27;assets!B4:E15;assets!F4:F15; Analyses!C9;Analyses!D9; controls!E6:I6;controls!K6:O6; controls!N24:S24;controls!U24:Y30; Analyses!E9;Analyses!F9;G9)

Questa funzione, come qualsiasi funzione implementata in MSExcel, fa riferimento a singole celle e a tabelle di dati. Le tabelle, base di dati per ogni funzione di WDNetXL, sono quelle di definizione nel modello di rete in termini di tubazioni (pipes!B4:T37) e nodi (nodes!B4:V27) riportate nelle cartelle “pipes” e “nodes”. Analogamente è possibile definire tutti gli altri dati argomenti delle singole funzioni. WDNetXL è però un sistema aperto consentendo all’utente libertà nell’organizzazione dei dati di input e nell’utilizzo delle singole funzioni, sebbene sia fornito di modelli di esempio per ciascuna di esse. Inoltre, i dati delle reti possono essere caricati direttamente dal formato *.inp di EPANET. In figura 1 si riportano gli esempi di tre tabelle di dati utilizzate dalla funzione WDN_simulation_xls. Essendo completamente integrato in MS-Excel, WDNetXL ne usa tutte le potenzialità anche nella gestione personalizzata dei risultati delle

RESISTENZE UNITARIE DELLE TUBAZIONI DIRETTAMENTE NELL’AMBIENTE DI LAVORO E PER RIPORTARE IL MEMO DELLE FORMULAZIONI ADOTTATE

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SOLUZIONI

L’ottimizzazione energetica delle reti idriche

FIG.2: ESEMPIO DI RISULTATI DI UNA SIMULAZIONE DI PERIODO ESTESO RESTITUITI IN FORMATO MS-EXCEL. DATI DI SIMULAZIONE ALLE ORE 8 (CARTELLA T=8) elaborazioni in formati dati e grafici MS-Excel immediatamente utilizzabili (es. figura 2) o in formati video (laddove, per esempio, si applichi una simulazione di periodo esteso). Inoltre, l’interoperabilità dell’ambiente software di MSOffice consente la facile fruizione in WDNetXL di presentazioni multimediali, documentazione tecnica,

manuali utente, ecc.. WDNetXL consente il caricamento automatico dei dati di rete ed è corredato da un visualizzatore di rete built-in 3D, anche se è possibile un suo collegamento diretto a sistemi GIS. Il paradigma di trasferimento tecnologico adottato in WDNetXL consente, peraltro, di aggiornare e potenziare le funzioni attualmente distri-

buite implementando, in tempo reale, gli sviluppi della ricerca tecnicoscientifica. Infatti, ogni funzione in WDNetXL è in realtà un insieme di metodi e di strumenti di analisi che sono utilizzati come componenti base. Una volta che un metodo (componente) viene migliorato e reso più efficace dalla ricerca scientifica (ad esempio un miglioramento

FIG.3: VISUALIZZAZIONE DELLA RETE, DEI DATI E DEI RISULTATI DELLE ANALISI (ES. IN FIGURA: PORTATA IN UN NODO)

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SOLUZIONI

L’ottimizzazione energetica delle reti idriche

FIG.4: SOLUZIONI AL PROBLEMA DI OTTIMIZZAZIONE IN MS-EXCEL

FIG.5: TABELLA DELLE SOLUZIONI NEL FILE DEI RISULTATI

FIG.6: SIMULAZIONE DI PERIODO ESTESO PER UN CICLO DI 168 ORE (SOLUZIONE N. 99): PRESSIONI NODALI

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del modello di simulazione idraulica), esso è immediatamente fruito da tutte le funzioni di WDNetXL che, a tal fine, sono concepite per condividere la medesima struttura dati. In questo modo, ogni funzione (sviluppata in ambiente Matlab) può essere anche facilmente creata ex-novo combinando le componenti base e/o personalizzata adattandola a particolari esigenze tecniche. Al sito www.hydroinformatics.it è possibile trovare un’ampia area di download di WDNetXL. Attualmente si contano oltre 300 utenti registrati, ovvero abilitati al download della versione 2.02 del sistema WDNetXL. Gli utenti registrati sono avvisati automaticamente degli aggiornamenti la cui installazione richiede la sola registrazione di una nuova libreria dinamica di MS-Excel che fa riferimento alle funzioni di analisi di WDNetXL.


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L’ottimizzazione energetica delle reti idriche

FIG.7: (IN ALTO A SINISTRA) PORTATE DELLE POMPE; (IN ALTO A DESTRA) LIVELLI DEI SERBATOI A LIVELLO VARIABILE; (IN BASSO A SINISTRA) POTENZE ELETTRICHE DELLE POMPE; (IN BASSO A DESTRA) PORTATA ATTRAVERSO LA VALVOLA CONTROLLATA

ESEMPIO DI OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA Il sistema WDNetXL consente l’ottimizzazione del pompaggio sia rispetto ai costi energetici in funzione della variabilità delle tariffe elettriche che alle perdite idriche, durante il ciclo operativo. Il problema di ottimizzazione che risolve il sistema WDNetXL è basato sul modello idraulico di rete, avanzato rispetto ad EPANET, per la simulazione di periodo esteso nel ciclo

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operativo e vincoli di efficienza del servizio ed affidabilità della rete suddetti: (i) pressione minima di servizio; (ii) livello iniziale rispetto al livello finale per ogni serbatoio e (iii) livelli minimi e massimi dei serbatoi. Le funzioni obiettivo possono essere riferite ai costi energetici del pompaggio e/o al volume delle perdite idriche e/o ai costi di capitale (per esempio dimensionamento delle tubazioni e dei serbatoi). Rispetto ai costi energetici, le variabili di decisione sono la scelta ottima del controllo attraverso i livelli dei serbatoi oppure la programmazione diretta dell’attacco/stacco delle singole pompe nel ciclo operativo scelto. La rete in figura 3, denominata TOWN D [11], è usata come esempio applicativo di WDNetXL all’ottimizzazione del pompaggio. Nel caso specifico la programmazione ottimale dei pompaggi è parte di un’ottimizzazione complessiva della rete riferita ad una serie di elementi tra cui il progetto di una nuova porzione della rete, l’eventuale raddoppio di tronchi esistenti, il potenziamento

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delle stazioni di pompaggio e l’ampliamento dei volumi di compenso esistenti finalizzati a migliorare l’efficienza operativa e l’affidabilità del sistema. La rete è composta da 459 tronchi, 399 nodi, 7 serbatoi interni e 5 stazioni di pompaggio. Si richiede anche che i livelli di servizio minimi (pressione di 25 m) siano raggiunti in tutti i punti della rete per scenari in cui le pompe alimentino la rete partendo sia da serbatoi pieni che a livello minimo; inoltre, deve essere garantita l’alimentazione in tutti i nodi per due ore senza energia elettrica. Le soluzioni ottimali dovranno minimizzare contemporaneamente il costo delle nuove condotte, dei serbatoi aggiuntivi ma anche il costo dell’energia in base alla tariffa settimanale e le emissioni di CO2 associate al pompaggio e al costo di produzione delle condotte. WDNetXL ha risolto un problema a più obiettivi di tale complessità restituendo 122 diverse soluzioni alternative. La figura 4 riporta il file MS-Excel creato da WDNetXL quale strumento di supporto alle


CONCLUSIONI Oggigiorno l’erogazione del servizio nel rispetto dei requisiti idraulici minimi (pressione e portata) non può prescindere dall’efficienza energetica e di salvaguardia della risorsa idrica, ovvero di riduzione del carbon footprint di processo. I tecnici si trovano sempre più spesso nella condizione di ottimizzare in quest’ottica la gestione operativa, ricorrendo eventualmente all’ampliamento delle infrastrutture esistenti. Il sistema WDNetXL nasce per trasferire i risultati della ricerca tecnica di settore per l’analisi e il supporto alla gestione delle reti di acquedotto. La possibilità di integrare tra loro strumenti di analisi avanzata delle reti e metodi di ottimizzazione a più obiettivi in un ambiente software largamente noto permette di rispondere alle nuove esigenze di supporto alle decisioni anche a fronte di specifiche esigenze tecniche e gestionali. ■

Il sistema WDNetXL ha ricevuto l’approvazione da parte della comunità internazionale, da entrambi i lati accademico e professionale. L’ennesima dimostrazione viene dalla Norvegia, dove SINTEF ha utilizzato il sistema WDNetXL in un progetto relativo all’analisi dell’affidabilità e della gestione della rete di distribuzione idrica di Oslo (Ugarelli, 2012).

References [1] Giustolisi, O., Laucelli, D., Berardi, L. (2012a). “Operational optimization: water losses vs. energy costs.” J. Hydr. Eng., ASCE, USA. Online publication: 28/09/2012. [2] Giustolisi, O., Berardi, L., Laucelli, D., (2012b). “Generalizing WDN simulation models to variable tank levels.” J. of Hydroinformatics, IWA-IAHR, UK, 14(3), 562 – 573. [3] Giustolisi, O., Berardi, L., Laucelli, D. (2012c). “Accounting for directional devices in WDN modeling.” Journal of Hydraulic Engineering, ASCE, USA, 138(10), 858 – 869. [4] Giustolisi, O., Berardi, L., Laucelli, D., Savic, D.A. (2012d). “A Computationally efficient modeling method for large size water network analysis.” J. Hydr. Eng., ASCE, USA, 138(4) , 313 – 326. [5] Giustolisi, O., and Walski, T.M. (2012e). “Demand Components in Water Distribution Network Analysis.” J. Water Resour. Plan. Manage., ASCE, USA, 138(4), 356 – 367. [6] Giustolisi, O., Savic, D.A., Berardi, L. and Laucelli, D. (2011) “An Excel-based solution to bring water distribution network analysis closer to users.” Proc. of Computer and Control in Water Indus-

try, September 5-7, Exeter, UK, Savic, Kapelan, Butler (Eds) vol. 3, 805 – 810. [7] Giustolisi, O., Savic, D.A. and Kapelan, Z. (2008a) “Pressure-driven demand and leakage simulation for water distribution networks.” J. Hydr. Eng., 134(5), 626–635. [8] Giustolisi, O., Savic, D.A. and Kapelan, Z. (2008b) “An Algorithm for Automatic Detection of Topological Changes in Water Distribution Networks.” J. Hydr. Eng., 134(4), 435–446. [9] WDNetXL: a MS-Excel based tool for WDN analysis. www.hydroinformatics.it. [10] Ugarelli, R., Røstum, J., Giustolisi, O., (2012), “Reliability analysis of the water distribution network of Oslo using WDNetXL”, Water Distribution Systems Analysis, WDSA 2012, The Institution of Engineers, Australia 11 National Circuit, Barton, ACT 2600, Australia, pp 10721087. ISBN: 978-1-922197-58-9. [11] Salomons, E., Ostfeld, A., Kapelan, Z., Zecchin, A., Marchi, A., Simpson, A.R. (2012). “The Battle of the Water Networks II (BWN-II) – Detailed Problem Description and Rules” Water Distribution Systems Analysis Conference 2012 Adelaide, Australia. September 24-27

GLI AUTORI Ing. RITA UGARELLI

Ing. DANIELE LAUCELLI

Rita.Ugarelli@sintef.no Attualmente senjor researcher presso presso il dipartimento “Water & environment” dell’Istituto di ricerca SINTEF (www.sintef.no) e professore associato presso la Facoltà di Ingegneria di Trondheim in Norvegia. Ha un Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologie dell’acqua. Esperta e docente di Infrastructure Asset Managment applicato alle reti idriche urbane (gestione del rischio, life cycle costing, life cycle assessment e analisi di affidabilità) al fine della pianificazione degli interventi in rete, in condizioni attuali e attese nel medio termine.

d.laucelli@poliba.it Ricercatore del Politecnico di Bari presso il dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura. Ha un Dottorato di Ricerca in Ingegneria Ambientale. Si occupa principalmente di sviluppo e applicazione di tecniche avanzate di modellazione, ottimizzazione e supporto alle decisioni per la progettazione e gestione delle reti idriche. Autore di circa 60 articoli scientifici di livello internazionale e ha collaborato allo sviluppo del sistema WDNetXL.

Prof. ORAZIO GIUSTOLISI Ing LUIGI BERARDI l.berardi@poliba.it Research fellow presso il dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari.Ha un Dottorato di Ricerca in Scienze dell’Ingegneria Civile e Ambientale. Esperto in modellazione idraulica e supporto alla gestione di reti idriche urbane. Ha collaborato nello sviluppo del sistema WDNetXL ed è autore di oltre 50 articoli scientifici in ambito internazionale negli ultimi 7 anni.

o.giustolisi@poliba.it Professore Ordinario presso il Politecnico di Bari, già preside della II Facoltà di Ingegneria ed editore del Journal of Hydroinformatics. Esperto riconosciuto in campo internazionale di analisi e gestione delle reti idrauliche e autore negli ultimi 10 anni di circa 150 articoli scientifici di cui circa 50, citati più di 500 volte, in riviste internazionali. Autore dei codici di calcolo del sistema WDNetXL, risultato della ricerca tecnico-scientifica degli ultimi 5 anni.

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SOLUZIONI

decisioni utile al tecnico per valutare diverse soluzioni, già ottimali rispetto ai suddetti obiettivi, sulla base di ulteriori criteri tecnici non introdotti direttamente nell’ottimizzazione ovvero in base a ragioni di opportunità gestionale. A titolo di esempio, le 122 soluzioni sono state ordinate in ordine crescente di “Management Cost”, somma dei costi operazionali e di capitale. La figura 5 esemplifica la programmazione di tutte le pompe, sia in forma tabellare che grafico, per la soluzione n.99 avente “Management Cost” minimo. Utilizzando banali operazioni di copia delle variabili di decisione ottimizzate nel modello di rete in WDNetXL l’utente può simulare immediatamente il funzionamento della rete. Le figure 6 e 7 mostrano alcuni risultati grafici relativi ad un ciclo operativo settimanale.


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DI

FONTANA P.ZZA ESEDRA A ROMA

■ di Andrea Bossola

Dopo la battaglia referendaria del 2011, è il momento di pensare a un modello di governo G della risorsa idrica che, proprio per salvaguardare i principi di servizio pubblico universale, sia basato su una cultura industriale orientata all’efficienza.

È

convenzione diffusa che sui referendum del 12 e 13 giugno dello scorso anno ci sia stata poca informazione e che la stessa battaglia referendaria non si sia svolta sui contenuti ma che abbia rappresentato il vero ultimo scontro politico di schieramenti, prima che la tempesta della crisi imponesse un rimescolamento totale delle carte. A distanza di più di un anno, è possibile sviluppare pacatamente un’analisi oggettiva dei fatti e registrare la reale situazione odierna e quello che si deve e si può fare in un settore industriale ed imprenditoriale del Paese dalle grandi capacità antirecessive e dalle enormi possibilità occupazionali. Il governo della “risorsa acqua”, nei suoi diversi profili di tutela,

difesa del suolo nel senso di prevenzione dei rischi da inondazioni e siccità, nonché di gestione dell’approvvigionamento e della depurazione, pone sfide importanti al legislatore e a tutti gli altri livelli istituzionali. Occorre una non formale presa d’atto che il buon governo dell’acqua rappresenti un elemento decisivo per la salvaguardia ambientale, per la crescita economica e per la sostenibilità del nostro modello di vita nel lungo periodo. Sono moltissimi gli aspetti coinvolti da un approccio serio e costruttivo su questo tema: obiettivi di qualità delle acque, politiche di risparmio e salvaguardia della risorsa, principi e obiettivi della gestione, impiantistica e infrastrutture, interrelazione con le politiche urbanistiche, usi

diversi della risorsa; tutti strettamente interdipendenti e bisognosi di una pianificazione e di una “governance integrata”. Affrontare il tema dell’acqua e di una sua efficace gestione nell’interesse generale è complesso e delicato, perché intorno a questo elemento ruotano paure ataviche che, da sempre, hanno condizionato l’umanità e lo sviluppo della dimensione sociale. L’acqua merita una conoscenza e un’attenzione molto particolare e, nonostante abbia caratteristiche molto simili alla distribuzione dell’energia elettrica e del gas naturale sia per processi operativi che per tipologia di infrastruttura, è percepita socialmente in maniera molto diversa. Il referendum popolare in Italia ha

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GESTIONE

L’acqua: tra servizio pubblico e mercato


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sancito una sbrigativa e distorta verità assoluta, che ha fatto leva sull’emotività dell’approccio piuttosto che sulla razionalità delle scelte da compiere ed è divenuto ancora più complicato valutare con serenità come assicurare tutte le prerogative pubbliche per garantire l’equità nell’accesso alla risorsa, la priorità dell’uso per l’uomo e la natura, la sua riproducibilità nel futuro insieme ad una gestione efficiente che costi il meno possibile. I cambiamenti climatici spingono a sviluppare una capacità di governo

diffuso della risorsa e sarebbe auspicabile si compiessero passi in avanti che permettano l’uso razionale e la sua salvaguardia aldilà degli interessi dei singoli stati. Mentre nel passato la disciplina sovranazionale riguardava gli interessi di più paesi su di un singolo corpo idrico, in genere un fiume o un lago, con l’irrompere della questione climatica e dell’inquinamento globale l’esigenza di un governo sovranazionale si estenderà sempre di più e saremo chiamati ad affrontare problemi mai affrontati prima. Tale dimensione non è ancora sufficientemente presidiata ed avvertita sia dalle opinioni pubbliche che dai governi, eppure sono proprio queste le scelte e le questioni più rilevanti. Accesso universale, salvaguardia e disponibilità per i diversi usi sono aspetti fortemente interrelati che necessitano di una gestione unitaria, efficiente e sostenibile sotto l’aspetto ambientale, sociale ed economico. Autorizzare un prelievo da un fiume per l’industria, l’agricoltura o un acquedotto; decidere la costruzione di un invaso o di un trasferimento di acqua da una regione ricca ad una priva di risorsa; sono questioni per le quali solo autorevoli istituzioni pubbliche dotate di poteri efficaci possono garantire un controllo e, si spera, compiere in tempo utile tutte le scelte opportune. Solo un “governo” pubblico con lo sguardo lungo può essere in grado di preparare il Paese e persino il mondo ai cambiamenti che ci

GROTTA DA DOVE SGORGA L’ACQUA DALLE FONTI DEL PESCHIERA

aspettano nel futuro. Tali funzioni di “governance” sono sempre più urgenti sia a livello dei singoli Stati membri, che in genere se ne occupano poco e male, sia in una dimensione che per sua stessa natura geomorfologica non può essere gestita entro confini amministrativi ma necessita di una gestione di area vasta e di un’ottica spaziale che superi l’egoistico approccio nazionale e si estenda a livello europeo per poi essere in grado di farne realmente questione “planetaria”. Preme ricordare a tale riguardo che uno degli obiettivi di sviluppo del Millennio è proprio “ridurre della metà, entro il 2015, la percentuale di popolazione mondiale senza un accesso sostenibile all’acqua potabile e agli impianti igienici di base” e nella stessa direzione vanno anche la Dichiarazione Ministeriale ed il Manifesto Parlamentare sottoscritto a Marsiglia in occasione del recente Forum mondiale dell’acqua. La risorsa idrica necessita di una gestione efficiente all’interno di una governance pubblica con regole e finalità chiare e certe. Tutti sanno che a gestire la distribuzione dell’acqua a Roma è ACEA, ma quanti sanno che quella degli acquedotti è solo, circa, il 10% della risorsa prelevata dai corpi idrici dall’uomo per i diversi usi? E quanti saprebbero dire chi controlla, quanto costa e chi decide sull’90% dell’acqua usata in agricoltura e nell’industria? Per disciplinare i prelievi dall’Arno, dal Po o dal Tevere e decidere come destinare la risorsa ai diversi usi c’è un’autorità nazionale per ogni fiume importante, con una governance che, per ciascuno di essi, coinvolge diversi ministeri, le regioni, e tutte le province interessate. Quando c’è una crisi idrica, per esempio, e si tratta di ridurre i prelievi ad uso irriguo o industriale per salvaguardare l’uso umano e talvolta la sopravvivenza dell’ecosistema fluviale, è necessario un lungo e complesso processo istituzionale che certe volte non riesce neppure a concludersi per la complessità e la quantità dei soggetti coinvolti. Questo livello di governo può essere reso più efficace, tempestivo e trasparente ma deve essere

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GESTIONE

L’acqua: tra servizio pubblico e mercato


GESTIONE

L’acqua: tra servizio pubblico e mercato assicurato da istituzioni pubbliche. È la risorsa, intesa come sorgenti, laghi, fiumi, che merita un rigoroso ed esperto controllo strategico pubblico ed il suo uso merita un’attenta disciplina pubblica che assicuri le adeguate priorità tra interessi ed usi concorrenti e che garantisca che queste risorse siano disponibili per le generazioni future. Tanto per intendersi il nostro Paese deve rimediare a scelte pubbliche non sufficientemente avvertite del passato. La prima Legge in Italia per la tutela dei corpi idrici è la Legge Merli del 1976. Dunque è solo dagli anni ‘80, del secolo scorso, che si è cominciato a porre il problema di tutelare fiumi, laghi e sorgenti. Quindi solo da poche generazioni, la comunità è chiamata a colmare un atavico gap infrastrutturale in termini di fognature e depuratori. Eppure i temi dell’ambiente, della salute, della preservazione della natura, dell’inquinamento dei mari e dei fiumi avrebbe dovuto smuovere le coscienze, generare consapevolezza ed azione e impegnare risorse economiche e di ingegno più tempestivamente. Fino ad allora, ed in molte regioni anche molto dopo, si è continuato a sperperare e sciupare preziosissime risorse strategiche. Ad oggi, il nostro Paese è ultimo in Europa al netto della Grecia per il servizio di collettamento e depurazione delle acque reflue e rischia onerosissime sanzioni dalla comunità europea. Il nostro principale cimento è riparare a quei guasti e garantire che l’acqua, una volta “usata”, ritorni depurata a fiumi e laghi in condizioni accettabili e la risorsa sia così salvaguardata per il futuro.

LA GESTIONE DEL SISTEMA ACQUA Se le scelte strategiche sull’uso della risorsa devono inderogabilmente essere assicurate da meccanismi di governo pubblico, il discorso cambia per la gestione del “sistema acqua” per gli utenti finali. I sistemi di gestione acquedottistici e fognari-depurativi, infatti, sono divenuti sempre più complessi e grandi. Ciò è accaduto soprattutto per garantire sistemi di depurazione sovracomunali in grado di resti-

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tuire la risorsa ai fiumi e laghi senza alterarne l’equilibrio ma anche per raggiungere una dimensione di gestione nella quale conseguire economie. Si tratta di attività, dove l’efficienza operativa è intimamente connessa alla qualità del servizio sia in termini di prestazioni agli utenti finali (pressioni di esercizio, tempi di allacciamento, qualità dell’acqua) sia per quel che riguarda la prestazione verso l’ambiente e dunque qualità degli scarichi, che per l’efficiente uso energetico. Aldilà della proprietà delle società di gestione è indispensabile una cultura di tipo industriale orientata all’efficienza. Una volta compiute le scelte strategiche, si tratta di realizzare investimenti orientati all’efficienza operativa e al minimo dispendio di energie economiche, di assicurare una costante gestione e manutenzione di complessi impianti talvolta distribuiti in centinaia di chilometri quadrati. Si tratta inoltre di disporre di capacità di accesso al credito che oggi più che mai è sinonimo di cultura imprenditoriale, adeguatezza nella gestione tecnico-economico-finanziaria, indipendenza da logiche non industriali, propensione al rischio e capacità organizzative, necessarie a gestire al meglio il processo produttivo in questione. Quindi non è da demonizzare la concorrenza “per” il mercato, ossia il contributo di tutti (o meglio dei migliori) alla gestione. Da questo punto di vista, la proprietà pubblica della rete nei suoi diversi segmenti della captazione, dell’adduzione, dell’acquedotto, della fognatura e della depurazione, svolge un ruolo specifico a fianco della proprietà pubblica della risorsa: è condizione affinché il gestore del servizio si configuri come gestore pro-tempore, non solo nel senso che al termine dell’affidamento è tenuto retrocedere la rete agli enti locali, ma anche nel senso che l’affidamento stesso sia rescindibile ove il soggetto gestore non si conformi alle regole stabilite (in un contesto di regolazione peraltro stabile e non sottoposto ad arbitrio politico). Solo un soggetto con una solida

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esperienza e un approccio industriale può quindi ambire a gestire in maniera economica ed efficiente il complesso sistema dell’acqua. Naturalmente il tema dell’efficienza nella gestione di un monopolio naturale come la distribuzione dell’acqua non può restare oggetto di un’autovalutazione orientata dalle convinzioni politiche. Gli utenti non possono scegliere tra operatori in concorrenza perché la rete è una sola esattamente come avviene nella distribuzione elettrica e nel gas. La tariffa copre (e deve coprire per consolidate norme europee) i costi sia d’investimento sia di gestione e ciò che pagano gli utenti sarà dunque funzione della bravura/efficienza del gestore. Nel caso del servizio idrico – un servizio di interesse economico generale che utilizza un bene comune – la struttura tariffaria è chiamata a contemperare diversi obiettivi: coprire i costi (efficienti) del servizio, disincentivare l’uso eccessivo della risorsa comune e tutelarne la riproduzione nel tempo (equità intergenerazionale), garantire l’accessibilità del prezzo per tutti gli utenti (giudizio di meritorietà ed equità infragenerazionale, da cui servizio universale). Se il servizio è gestito male, sperperando risorse in investimenti inutili e alimentando costi operativi esagerati, il conto lo pagano gli utenti con la tariffa. C’è quindi un altro profilo d’interesse pubblico che riguarda la regolazione e il controllo e che incide direttamente nella tutela degli utenti. Tale tutela è indispensabile a prescindere dall’assetto proprietario del gestore. Gli effetti distorsivi, infatti, possono riguardare qualunque operatore si trovi nella condizione di gestire un monopolio. Nel nostro Paese le competenze di regolazione e controllo sull’acqua sono state affidate all’Autorità per l’energia elettrica (AEEG) e quindi ora c’è un soggetto indipendente che stimolerà con la leva della premialità comportamenti virtuosi e investimenti e sanzionerà invece abusi ed inefficienze. Ciò è avvento bene nella gestione delle reti dell’energia e del gas.


L’ESEMPIO DI ACEA Acea gestisce anche la distribuzione elettrica nella città di Roma e grazie allo stimolo del regolatore, importanti investimenti di sviluppo dell’infrastruttura e d’innovazione tecnologica si sono realizzati proficuamente. Acea è uno tra i primi operatori europei nella realizzazione delle Smart Grid, rete di distribuzione intelligente in grado di accogliere flussi di energia bidirezionali, di fare interagire produttori e consumatori, di determinare in anticipo le richieste di consumo e di adattare con flessibilità la produzione e il consumo di energia elettrica. Si spera che presto anche nell’acqua si potranno realizzare processi simili a beneficio della salvaguardia della risorsa e degli utenti. Certo anche l’AEEG dovrà “immergersi” nelle peculiarità dell’acqua e più in generale del SII: lungo lo stivale italico infatti per disponibilità della risorsa, per condizioni socioeconomiche, per cultura ed anche per condizionamenti non sempre “potabili”, la gestione del ciclo integrato dell’acqua non è omogenea e tanto meno potrà esserlo. L’Autorità, inoltre, diversamente da quanto fatto per lo start up della regolazione elettrica e del gas, dovrà fare i conti con un diverso quadro economico-finanziario e, soprattutto, con le mutate condizioni di accesso al credito e di “bancabilità” degli investimenti infrastrutturali. La responsabilità di: • rilanciare un settore asfittico ma cruciale per le sorti di un paese • di individuare, in un quadro di risorse scarse, un percorso virtuoso e fattibile per realizzare le infrastrutture depurative senza le quali il nostro paese sarà sanzionato dalla comunità europea • di consegnare alle generazioni future mari e fiumi più puliti e accesso costante e continuativo di acqua potabile, è sulle spalle di tutti ed è questa la vera sfida di questi tempi. Quanto più la regolazione sarà efficace nel rivitalizzare investimenti e buona pratica, tanto più si attenuerà l’attenzione sugli assetti proprietari dei gestori e ci si concentrerà, invece, sui risultati che gli operatori sono in grado di conseguire in termini di efficienza operativa e d’investimento. Il nodo del know-how industriale tornerà al pettine e forse ci accorgeremo che in Italia abbiamo bisogno di più soggetti industriali per assicurare questi servizi nel futuro.


GESTIONE

L’acqua: tra servizio pubblico e mercato In tale contesto, la sinergia tra il settore pubblico e privato non è solo necessaria ad assicurare uno sviluppo sostenibile ma può essere addirittura virtuosa, come del resto accade nel resto d’Europa dove il modello delle PPP è considerato una sorta di “best practice”. Potrà esserlo anche in Italia, se poteri pubblici e operatori industriali, questi ultimi costantemente misurati da un regolatore pubblico e indipendente, sapranno fare di più. ■

Andrea Bossola

L’AUTORE

andrea.bossola@aceaspa.it Laureato in Ingegneria Idraulica presso l’Università La Sapienza nel 1987. Attuale incarico: Acea Spa – Direttore Area Industriale Idrico. Consigliere di Amministrazione di varie società idriche della Toscana, Lazio e Umbria, tra cui Publiacqua e Acque. Esperienza ventennale nel settore idrico come Dirigente della Società di Ingegneria C. Lotti & Associati e come Amministratore Delegato del Consorzio Lotti.ASA prevalentemente per gli aspetti riguardanti la pianificazione, progettazione, consulenze tecniche e direzione lavori e come Vice Direttore Sviluppo Estero di Acea Spa per acquisizione e gestione di aziende idriche specialmente in Sud America.

LE INFRASTRUTTURE DEL SOTTOSUOLO LA RETE IDRICA TRA NORMATIVA, POLITICHE DI INVESTIMENTO E INNOVAZIONE TECNOLOGICA A Roma, in occasione del convegno dedicato alle infrastrutture del sottosuolo promosso da EnergyLab in collaborazione con 3M si è assistito ad un raro incontro fra le parti per un dibattito sulle infrastrutture del sottosuolo particolarmente interessante e ricco di contenuti. “Ricominciare a trattare il problema dell’acqua un po’ in grande” è solo uno dei temi che Federico Testa ha messo in campo evocando strategie a lungo periodo nella speranza sempre più auspicata di diffusione della conoscenza. Ha inoltre affermato che “La situazione attuale, già grave per quanto riguarda le infrastrutture nelle zone più ricche, deve essere affrontata con logica nuova”. 300.000 chilometri di rete idrica in Italia, 93 piani d’ambito che costano al Paese ben 57 milioni di euro (finanziamento da tariffa), sono i dati che, sommati a perdite idriche che vanno oltre il 50%, danno un quadro sufficientemente sconsolante della situazione. Per quanto concerne il Ministero della Salute, Rossella Cogrossi ha offerto un accenno al Decreto 174 (6/4/2004) definendolo antiquato, i cui allegati sono ormai superati e talmente vecchi da rendere invalido il decreto stesso. Più ottimista Egidio Dell’Oste che individua tre direttri-

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ci per procedere ad affrontare e risolvere un problema che il Paese si trascina da troppo: rilevazione dei dati, qualità e tariffa, puntando su una regolazione incentivante per il distributore ora schiacciato tra imposizioni di tariffa, che non possono essere ritoccate (l’acqua trasportata costa al cittadino italiano 1/3 di quanto costi in Germania) e manutenzioni ormai urgentissime, che devono essere eseguite su tutte le reti, il tutto coronato dalla consueta mancanza di fondi.


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In Italia si è cristallizzata una policy sui servizi G pubblici locali che punta solo ad aspetti procedurali generali ed astratti anziché cercare di massimizzare le performance economiche. Un esperto propone un modello alternativo che, senza trascurare l’aspetto economico, valorizzi le autonomie locali, la tutela delle prerogative dei servizi di interesse generale e la competizione basata sulle effettive prestazioni delle aziende affidatarie.

■ di Roberto Fazioli

I

n Italia come in Europa, il sistema dei servizi pubblici locali ha storicamente rappresentato quell’ampio e articolato campo d’intervento imprenditoriale degli enti locali, sia per agevolare lo sviluppo economico, sia per diffondere efficienza sui propri territori. Ancora oggi, nella gran parte dei paesi europei, quel sistema è parte rilevante della politica industriale locale e nei rari processi di apertura alla concorrenza si insiste nella tutela degli standard e specificità locali, oltre che sul rispetto dei requisiti di reciprocità nei confronti d’imprese straniere. In Italia, invece, a più di un secolo dall’approvazione della Legge 103 del 29/3/1903 (la cosiddetta Legge Giolitti per le aziende municipalizzate) e dopo un lungo e importante sviluppo industriale e imprenditoriale anche nelle ex-municipalizzate (nota 1), si è affermata una cieca ideologizzazione sull’indiscutibile potenzialità del meccanismo della gara per irrealistici mercati dei servizi locali. Se in Europa assistiamo: • alla valorizzazione delle autonomie locali • alla responsabilizzazione dei livelli

di governo più vicini alle istanze dei cittadini • all’attenzione alle specificità dei servizi d’interesse generale (nota 2) secondo un approccio che enfatizza le responsabilità del policy maker locale, col solo pur rilevante vincolo della non-discriminabilità • a differenti tipologie di imprese per la produzione e l’offerta dei servizi sui territori, in Italia si sono affermate logiche neo-centraliste che puntano alla restrizione del campo delle scelte decentrate, alle omogeneizzazioni degli ambiti territoriali ed all’affermazione di banalizzanti meccanismi di gara quali i nuovi deus ex machina delle policies indipendentemente dal risultato ottenuto. Se in Europa si è affermata la logica del decentramento responsabile, responsabile nei suoi risultati, in Italia, al contrario, il risultato è d’interesse marginale, ormai, rispetto alla pedissequa coerenza ad una procedura generale ed astratta. Tale divergenza è oggi divenuta drammatica dopo il noto esito referendario: le discrepanze fra i principi e le direttive

comunitarie, da una parte, e le nuove norme italiane di settore sono a tal punto clamorose da indurre un serio problema di “tenuta costituzionale” del sistema delle regole del gioco stratificatesi in Italia sui servizi pubblici locali. Oggi è fin troppo evidente il progressivo schiacciamento d’ogni profilo di reale autonomia degli enti locali nelle local policies. Solo un’emblematica deroga incrina l’omologazione: all’obbligo di gara sono escluse quelle imprese che, quotate in Borsa, possono agire come monopolisti regolati dagli stessi proprietari in uno status di prolungata prorogatio senza alcun vincolo di risultato, nonostante le note perplessità comunitarie. L’orientamento europeo è sempre stato volto alla ricerca di un equilibrio di buon senso fra la fede nei poteri taumaturgici del mercato e le esigenze di oculata flessibilità e poliedricità delle politiche necessarie per fronteggiare le insidie di contratti e mercati imperfetti. Già la declinazione comunitaria dei “Bisogni d’interesse generale” nell’articolo 1, lettera b), della Direttiva 92/50/CEE ed il correlato concetto di

Nota 1: A sua volta stimolato dalla L.142/1990 e dalla Finanziaria del 2002 che riformò in chiave europea il sistema degli affidamenti con la riforma dell’art.113 del T.U.E.L. Nota 2: Libro Bianco sui Servizi d’Interesse Generale del 12/05/04 e relativa relazione del 2006 in parlamento Europeo.

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PROPOSTE

Razionalizzare la liberalizzazione nei servizi pubblici locali


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servizio universale si configurano come elementi funzionali all’obiettivo più generale della coesione economicosociale territoriale ed apre all’autonomia delle scelte responsabili degli enti locali: forme di “autogestione” sono, così, possibili come le forme di partnership pubblico/privato, ad esempio (nota 3). Ancora, siccome un servizio universale è tale se economicamente abbordabile, ne deriva che l’accessibilità economica induce effetti chiaramente redistributivi alle tariffe e alla fiscalità generale, secondo politiche di regolazione responsabilmente calibrate fra fiscalità generale e principio di controprestazione. In Italia, invece, questa tematica si è sempre più banalizzata sul paradigma del “facile” obbligo di piena copertura dei costi da parte delle entrate tariffarie: l’opzione della full cost recovery, del resto, censura il ricorso alla fiscalità generale. Se in Europa è cruciale la tutela della continuità di un Servizio d’Interesse Generale, in Italia il dibattito non è cosciente di tale problema. In molti paesi europei, infine, la politica degli standerd tecnici e qualitativi è parte integrante della politica industriale, al punto che in molti di essi la promozione di propri standard tecnici è da tempo l’asse portante delle politiche industriali nazionali. In Italia la regolazione degli standard non è parte della politica industriale, bensì lasciata ad authorities indipendenti e non-responsabili sui risultati delle loro scelte sul tessuto produttivo e imprenditoriale regolato: le autorità di regolazione, infatti, solo in Italia sono organi a tal punto indipendenti da rendere impossibile impugnare una loro scelta nel merito, ma solo per vizi di forma presso i T.A.R. Neanche nell’Inghilterra privatizzatrice si assiste a fenomeni istituzionali simili.

FORME DI AFFIDAMENTO E DI CONTROLLO: UNA PROPOSTA Oggi, in Italia, per ricostruire un affidabile quadro giuridico per il sistema dei servizi universali italiani bisognerebbe ripartire dai principi generali comunitari: sia per la tutela del divieto di discriminazioni, sia per la tutela delle prerogative di servizio d’interesse generale (nota 4). Se il primo tema richiama, superficialmente, al “paradigma della gara”, una più attenta analisi empirica metterebbe in evidenza la poliedricità delle scelte possibili nel rispetto del principio di non-discriminabilità, al contempo, il secondo tema non può non evidenziare l’impossibilità di definire “contratti completi” nello spazio, nell’oggetto contrattuale, nella sua verificabilità e, specialmente, nel tempo. Per formulare una proposta, ora, si partirà dall’analisi delle esperienze, tenendo conto che: • esiste un’imprescindibile poliedricità delle problematiche da trattare (e non univocità dell’oggetto contrattuale) • è inevitabile una certa evoluzione intertemporale dei bisogni e, quindi, delle tipologie di offerta pubblica • sono preponderanti i problemi di incompletezza contrattuale sia per l’impossibilità di prevedere e pre-normare ogni accadimento, sia per l’impossibilità di creare adeguati vincoli, obblighi e commitment al soggetto contrattualizzato che, conseguentemente, diviene titolare di un diritto contrattuale. Ora, posto che la ricetta ottimale non esiste, il ricorso al metodo induttivo del “far tesoro dalle esperienze” potrebbe aiutare. Altrettanto utile rimarrà sempre il criterio di valutazione fondato sulla reversibilità di una scelta (una opzione


con tratti di costosa reversibilità se non di totale assenza di reversibilità de facto o de jure sarebbe difficilmente sostenibile) ovvero sulla valutazione dei “costi di uscita” o, in generale dei “costi dell’eventuale variazione nel tempo”. La possibilità di valutare alternative diventa un ulteriore criterio di valutazione di lungimiranza della metodologia scelta. Al fine di stimolare l’efficacia, oltre che l’efficienza, alle politiche pubbliche locali, occorre introdurre un sistema di regulation che sia, al contempo: • flessibile, inducente discernimento, valutabilità e intelligente gradualità all’obbligo della gara • responsabilizzante gli enti locali. La proposta parte dalla logica comunitaria dell’indifferenza rispetto agli assetti proprietari e del divieto di discriminazione, per recuperare sia l’approccio statunitense della centralità delle performance come guida del timing dell’intervento delle Public Commission nei settori delle public utilities (nota 5), sia quello “renano” (nota 6) dell’organizzazione delle funzioni di autorità regolatrice nella medesima autorità antitrust: si potrebbe pervenire ad una politica di assai graduale introduzione dell’obbligo di gara, per fasi: • codificazione di una procedura di progressiva diffusione dell’obbligo della comparazione empirica delle opzioni di affidamento • impostazione di un timing delle gare articolato sulle performance attuali registrate nei vari contesti e nei vari soggetti gestori, indipendentemente dalla loro caratterizzazione proprietaria, organizzando sull’Autorità Antitrust la vigilanza sulle inefficienze comparate onde impostare, poi, le priorità delle gare e sulle Autorità di Regolazione, indirizzate e regolate

dalla mano visibile dello Stato la funzione di modellizzazione delle procedure concorsuali e, soprattutto, dei parametri tecnico-qualitativi dei servizi oggetto delle gare medesime, enfatizzando i ruoli nella regolazione delle authorities • organizzazione dei poteri d’intervento in capo all’Autorità Antitrust secondo il principio dei “due tempi”: ad una prima azione di analisi e valutazione fondata solo sulle risultanze delle performance dei soggetti gestori sui cittadini/utenti, seguirebbe un’azione suppletiva, qualora un più ampio consesso istituzionale verificasse situazioni di oggettiva inefficienza relativa • avvio delle prime gare a cadenza biennale a cominciare dai contesti di acclarata inefficienza relativa (nota 7) (ovviamente oltre ai contesti di adesione volontaria alla procedura di gara di cui trattasi), dando, così, “contenuto” alle scelte dell’Antitrust oltre che valore “procedurale” • articolazione della gara non solo con centralità sugli aspetti innovativi, organizzativi, di qualità, ecc …, oltre che di prezzo, ma, anche e soprattutto, con forme di premialità e sanzionabilità del gestore fondati sugli indicatori di qualità dei servizi da rendersi alle collettività, sulle indicazioni di disponibilità agli investimenti e su forme di self-commitments, ovvero su assunzioni predefinite in contesto di gara selettiva. La prospettiva di una strategia di cadenzamento ragionato della competizione per il mercato può determinare l’avvio di due importanti percorsi virtuosi per il sistema delle local utilities italiane: • induce stimoli effettivi all’efficienza, con chiara responsabiliz-

zazione sia del management che del policy maker locale in quanto i primi renderebbero contendibile la loro stessa posizione qualora l’azienda gestita non si collocasse sulla frontiera di efficienza relativa, mentre i secondi vedrebbero sfumare la possibilità di pieno controllo della loro partecipata e delle azioni di local policy che attraverso di esse vengono perpetuate qualora le loro stesse scelte determinassero fenomeni involutivi negativi dell’efficienza gestionale • la certezza e la credibilità di processi di regolazione del sistema delle imprese dedite alla produzione ed offerta di servizi pubblici locali, vuoi perché forzate alle gare per il loro range di scarsa efficienza, vuoi perché confermate per meritorietà nella loro posizione operativa, determinano un forte contenimento dei costi del servizio del capitale per investimenti e attività omologhe da parte del sistema del credito. Ciò per l’evidente ragione che l’incertezza determina induzioni all’elevazione degli spread bancari a causa del rischio implicito.

LA BENCHMARKING REGULATION Al fine di rendere efficace un processo di monitoraggio continuo degli indicatori di performance di aziende affidatarie di servizi pubblici locali a rilevanza industriale occorre che essi siano: • desumibili da informazioni aziendali “istituzionalizzabili ed esternalizzabili” • di chiara lettura • coerenti agli obiettivi della regolazione pubblica ed agli incentivi alla virtuosità gestionale che si vuole promuovere.

Nota 3: Alla base della nozione di servizio universale troviamo la garanzia istituzionale all’erogazione di prestazioni minimali a livello universale, senza discriminazione alcuna fra gli aventi diritto, nel rispetto dei principi conseguenti di continuità, adeguata qualità intrinseca e abbordabilità economica dell’accesso al relativo consumo (tariffe sostenibili). Il servizio universale rappresenta una delle caratteristiche più rilevanti della disciplina comunitaria sui servizi d’interesse generale. Nota 4: Gli affidamenti di servizi pubblici locali rientrano nella disciplina dei “Contratti Pubblici”, su cui la comunità europea ha deliberato due Direttive (2004/18/CE e 2004/17/CE), recepite nel “Codice Appalti”, dove permane, in entrambe, la possibilità della molteplicità dei modelli d’intervento onde rendere più probabile l’efficacia dell’azione pubblica. Nota 5: Il modello di matrice statunitense diffonde la molteplicità dell’insieme degli operatori come un valore in sé ed un rafforzamento dei poteri di Public Commission indipendenti che, sinergicamente all’Antitrust, verificano le performance registrate presso i vari operatori nell’offerta di servizi universali, dando luogo ad un reale confronto sull’efficienza relativa, ovvero delle best practices. Nota 6: Il modello di tipo continental-europeo o “renano” è fondato sulla centralità degli enti locali, l’assenza di regolatori settoriali e un chiaro rafforzamento dell’antitrust in veste di “tutore della complessità dell’offerta”, ma anche di vigilanza sulle performance delle imprese stesse. Nota 7: Le metodologie di benchmarking evaluation, di analisi parametrica e non-parametrica delle frontiere di efficienza, costituiscono metodologie valutative assai disponibili in tale direzione.

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PROPOSTE

Razionalizzare la liberalizzazione nei servizi pubblici locali


PROPOSTE

Razionalizzare la liberalizzazione nei servizi pubblici locali Si possono dividere gli indicatori di perfomance utilizzabili in un’area di “indicatori di performance economica all’utenza” e di un’altra area di “indicatori di performance economica alla proprietà aziendale”. Della prima tipologia potrebbero far parte i “segnali di prezzo”, ovvero le tariffe dei servizi pubblici erogati. Siccome, però, le tariffe sono viziate da politiche di carattere redistributivo con cui gli enti locali cercano spazi ovvi di azione che, però, si rivelerebbe “distorsivi”, allora occorrerebbe porre a premessa che: • la tariffa evidenzi la parte cost recovering da quella redistributiva • dalla tariffa si dovrebbero, poi, dedurre tutti i presumibili costi di investimento e/o manutenzione straordinaria, ovvero gli ammortamenti, gli oneri finanziari sui mutui, gli accantonamenti. In tal modo, la tariffa secondo il modello prefigurato, darebbe un segnale di “pseudo mercato” corretto, a parità di “funzionamento del capitale tecnologico in essere • dagli indicatori di bilancio consuntivo siano enfatizzate e rese partecipi la proprietà delle poste o indicatori di “bilancio per centri di costo” in grado di essere effettivamente “portatori di informazioni di efficienza gestionale”. Dal punto di vista procedurale, la strategia istituzionale di “cadenzamento delle gare” potrebbe concretizzarsi come segue: • Fase di avvio – gli affidamenti diretti sono sottoposti a monitoraggio da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato onde entrare nel merito delle conseguenze in termini di “offerta efficiente” da parte dei gestori in essere, oltre che per fornire adeguato e credibile benchmarking per valutazioni spettanti in merito a nuovi affidamenti diretti. • Prima Fase di applicazione – i soggetti gestori che rappresentano risultati di performance ricadenti nel cluster del 10%/20% di maggior inefficienza sono sottoposti ad un “approfondimento di indagine” al termine del quale

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l’Autorità evidenzia una situazione di “affidamento non economicamente corretto” e, quindi, predispone la procedura di comunicazione agli organi competenti, in grado di far avviare un forzato processo di valutazione di alternanza gestionale fondato sull’avvio della gara. • Fasi “a regime” – l’intero “sistema delle local utilities” viene de facto e de jure vagliato sulla base delle risultanze in termini di efficienza relativa e può, quindi, simulare effettivamente l’introduzione generalizzata dell’istituto della gara, vuoi per svolgimento effettivo della stessa in modo cadenzato, vuoi per l’inserimento nel sistema di adeguati stimoli concorrenziali e prevede, peraltro, il quadro normativo di vigilanze, tutela e promozione della concorrenza del mercato.

IL SELF-COMMITMENT L’ineluttabile complessità dei servizi pubblici è dovuta alla poliedricità del loro “oggetto”: beni e/o servizi prodotti ed erogati con modalità spesso disomogenee ed espresse in termini opzionali ad una domanda al suo interno assai differenziata per bisogno, sensibilità, cognizione. La loro natura è altrettanto poliedrica dal punto di vista tecnologico e dell’acquisibilità economica e cognitiva. La letteratura sovente dissimula quelle poliedricità col generico riferimento alla “qualità del servizio” e la confina, dal punto di vista dell’architettura dei sistemi o modelli di regolazione, a “carte dei servizi” dove referenti tecnici specificano dall’esterno i parametri su cui cercare di valutare (nel migliore dei casi) le peculiarità qualitative dei servizi in questione. In tale esternalizzazione della regolazione della qualità dei servizi si trascura l’effetto credibilità delle offerte che gli operatori partecipanti alle gare formulano allo scopo. Ora, la proposta di Selfcommitments auctions cerca di

Roberto Fazioli

rendere credibili le sanzioni sugli obiettivi di qualità. In questa proposta, quindi, le gare per gli affidamenti si svolgerebbero su due fasi (e rilancio finale): • Fase 1 - accreditamento e prevalutazione dei soggetti concorrenti, al fine di creare una short-list di imprese che credibilmente possono assumere la responsabilità del servizio per un congruo numero di anni. In questa fase si potrebbero prevedere sia le “accettazioni del Piano Economico Finanziario di riferimento”, sia le valutazioni curriculari e le certificazioni dei soggetti partecipanti. • Fase 2 - Divisa in due parti pricing and quality aims – Se la prima si riferisce alle componenti economiche dell’offerta prospettata, la seconda si struttura nella formulazione di una serie di indicatori di qualità intrinseca del servizio richiesto, definiti dalla Commissione valutatrice, ai quali i concorrenti devono giustapporre sia il livello di standard che si propone, sia la sanzione che si intenderebbe accettare di pagare in caso di mancato raggiungimento dell’uno o dell’altro parametro qualitativo. In tal caso, quindi, la selezione sarebbe orientata verso il soggetto che esprime la massima auto-sanzione per il mancato raggiungimento dei parametri qualitativi del servizio. Il meccanismo del self-commitment abbatte, peraltro, il costo del potenziale contenzioso, in quanto le sanzioni possono essere fideiussate e, comunque, ascrivibili non già a soggetti terzi, bensì all’offerta dello stesso concorrente. La procedura sopra semplicemente tratteggiata si richiama alla benchmarking regulation che fonda la sua valenza operativa sui propri connotati di “realismo”, ovvero di derivazione dall’economia applicata, anziché dalla forse eccessiva enfasi data in letteratura alla metodologia prettamente teorica generale, sovente priva di coerenti risultanze applicative. ■

L’AUTORE

Roberto.Fazioli@unife.it Professore di Finanza degli Enti Locali e di Economia delle Public utilities presso l’Università degli Studi di Ferrara dipartimento di Economia e Management.

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SO.GE.MA - Redam Servizi

Gestire i dati aziendali in maniera analitica I

n un periodo di grande incertezza, dal destino delle Autorità d’Ambito all’abrogazione di alcune componenti del Metodo Normalizzato (si pensi alla Remunerazione del Capitale Investito) ad opera del recente referendum, al rapporto con il privato, una cosa è certa: i gestori dei servizi idrici integrati sono chiamati sempre più a gestire i dati aziendali in maniera analitica. Tale necessità si presenta sia per fronteggiare gli adempimenti normativi di settore, sia per rispondere agli utenti consumatori sulla gestione di un bene pubblico qual è l’acqua su cui è sollecitata una maggiore trasparenza e ottimizzazione dei costi. L’Ente di riferimento per i gestori del Servizio Idrico Integrato è l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (Aeeg) cui, con d.l. 201/2011, sono state trasferite le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici integrati. Le funzioni dell’Aeeg sono state successivamente stabilite con DPCM del 22 luglio 2012, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 231 del 03/10/2012, e riguardano principalmente: • la definizione dei livelli minimi e gli obiettivi di qualità del servizio idrico integrato, con premialità e penalità per i gestori (tra cui l’obbligo di indennizzo automatico agli utenti in caso di violazione dei provvedimenti) • la definizione delle componenti di costo per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato • la revisione periodica del metodo tariffario sulla base del riconoscimento dei costi efficienti di investimento e di esercizio sostenuti dai gestori • l’approvazione delle tariffe • l’emanazione di direttive per la trasparenza della contabilità e per la separazione contabile e amministrativa dei gestori, nonché la rendicontazione periodica dei dati gestionali, assicurando la corretta disaggregazione di costi e ricavi per funzione svolta, per area geografica e categoria di utenza, valutando i costi delle singole prestazioni, anche ai fini di un confronto comparativo. Per quanto sinora esposto emerge la necessità da parte degli enti gestori di adottare principi contabili che permettano la disaggregazione dei costi per singola attività oggetto di regolazione e forniscano quindi informazioni di dettaglio che la contabilità tradizionale di bilancio non esprime. La contabilità generale si riferisce infatti all’azienda regolata nel suo complesso e svolge la sua funzione nel rispetto della legge, degli interessi e dei compiti degli azionisti e degli organi di controllo finanziario, rivelandosi di limitata utilità per i regolatori, gli utenti, gli

investitori e gli stessi gestori, la cui principale esigenza è quella disporre di informazioni dettagliate e trasparenti, atte a monitorare le prestazioni delle gestioni, ad informare le future revisioni tariffarie da parte dei regolatori, a consentire una migliore comprensione degli aspetti regolatori e ad identificare eventuali comportamenti inappropriati. A differenza di quella generale, la contabilità analitica si riferisce alle singole attività regolate, ha natura specialistica e presenta diversi livelli di dettaglio rispetto alla prima. Adeguarsi alle disposizioni sulla Contabilità Regolatoria non è immediato, ma richiede un processo di analisi approfondita sui dati aziendali affinché essi siano normalizzati e certificati. La collaborazione di Redam con Sogema, azienda che vanta esperienza ultraventennale nei servizi per i gestori idrici, ha portato allo sviluppo di Esegesi®, sistema integrato di controllo di gestione per le Public Utilities, quale soluzione che risponde alle normative di settore. Con il sistema Esegesi® sono definite le regole contabili strutturate per attività e finalizzate soprattutto alla corretta determinazione e applicazione delle tariffe. Esegesi® non è un software preconfezionato, ma è innanzitutto un metodo di analisi non impattante sui sistemi informativi in uso dal

FUNZIONAMENTO ESEGESI

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SO.GE.MA - Redam Servizi …

Gestire i dati aziendali in maniera analitica

CRUSCOTTO ESEGESI

gestore che, anzi, interagisce con essi. Sogema progetta il sistema partendo dal percorso dei dati provenienti dalle varie aree aziendali, e quindi da diverse fonti: codifica pertanto le regole per l’inserimento dei dati e per il relativo controllo sulla correttezza e completezza. I dati sono processati da un sistema di datawarehouse, validati e quindi estraibili secondo i dettami dell’Aeeg e per le più svariate esigenze. I dati estratti possono essere rielaborati da sistemi di reportistica e Business Intelligence, estremamente intuitivi, che svolgono analisi multidimensionali sia a livello globale che di massimo dettaglio, fino a risalire alla fonte del dato. In questo modo è garantita la piena fruibilità e consapevolezza dei dati aziendali, che possono essere estrapolati e rappresentati graficamente

ad uso di operatori con competenze e responsabilità diverse (tecnici, amministrativi, commerciali, direttori, politici, consumatori, enti pubblici, Aeeg, etc.). Il sistema di controllo di gestione creato da Sogema è quindi uno strumento direzionale che analizza a 360° tutte le aree aziendali integrandone i processi nel datawarehouse, un unico archivio informatico che processa i dati provenienti da più fonti e software restituendo informazioni di importanza strategica, sia in forma sintetica che analitica. I gestori del SII non sono costretti ad adeguare le proprie infrastrutture informatiche, sostenendo quindi nuovi costi. Attraverso una visualizzazione a cruscotto (dashboard), gli operatori abilitati accedono al sistema Esegesi® composto da vari bottoni/applicazioni che rimandano, ad esempio, all’area “Ciclo Attivo Vendite”, “Magazzino”, “Personale”, “CRM Clienti”, “Finanza”, “Simulazioni Tariffarie”, “Contabilità Analitica”, etc. Tali moduli sono personalizzabili e ampliabili secondo le specifiche esigenze del gestore. Il vantaggio di implementare un sistema come Esegesi® sta principalmente nell’immediata fruibilità dei dati che, preventivamente normalizzati e validati, sono processati dal datawarehouse, una piattaforma controllata e affidabile dalla quale, attraverso il cruscotto (porta d’accesso), si monitorano in tempo reale tutte le variabili aziendali e, con l’eventuale supporto di sistemi di reportistica standard ed evoluti, si ottengono rappresentazioni grafiche personalizzate delle stesse. ■

3DGIS …

Soluzioni WebGIS 2D e 3D 3

DGIS è una società giovane, costruita su un’esperienza pluriennale nel campo della progettazione e dello sviluppo di sistemi informativi territoriali e di soluzioni nell’area ICT e GeoICT. Opera attraverso ingegneri informatici, esperti di comunicazione e architetti con profonda conoscenza delle problematiche di dominio, per la costruzione di soluzioni WebGIS 2D e 3D personalizzate, moderne ed interoperabili. La tecnologia 3DGIS consente di organizzare con semplicità grandi quantità di dati complessi in rappresentazioni visuali intelligenti. La società utilizza standard internazionali, architetture orientate ai servizi e framework enterprise open source per creare soluzioni versatili, aperte e facilmente integrabili. 3DGIS ha progettato, sviluppato e continua a sviluppare strumenti robusti, flessibili e con elevate possibilità di personalizzazione per supportare la gestione del territorio in modo completo ed efficace; in particolar modo supporta attività di descrizione, pianificazione e controllo degli asset territoriali, la gestione delle infrastrutture viarie e tecnologiche e la gestione dei rischi. Le soluzioni 3DGIS sono sviluppate, sia in ambiente open source che su piattaforme commerciali come ESRI e Oracle, a supporto delle necessità e degli obiettivi da rag-

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giungere: il cliente è coinvolto fin dall’analisi preliminare per l’individuazione delle problematiche ed esigenze e fino alla messa in produzione del sistema. Consentono inoltre di minimizzare sia i costi di investimento che di gestione delle applicazioni territoriali e garantiscono un elevato livello di risposta alle esigenze di funzionalità e di prestazioni. ■


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Cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del 7° programma quadro, il progetto INTEGRIS G vede impegnata A2A Reti Elettriche nell’implementazione sulla propria rete di distribuzione del “prototipo” di una infrastruttura ICT innovativa a supporto delle Smart Grid, basata sull’integrazione di diverse tecnologie di comunicazione. ■ di Lucio Cremaschini, Davide Della Giustina, Salvatore Pugliese

A

2A Reti Elettriche SpA ha definito una propria strategia per gestire le importanti trasformazioni in atto nella distribuzione dell’energia elettrica, che mira a coniugare le necessità attuali con quelle del medio e del lungo periodo. Ciò si traduce nell’attivazione di tre differenti tipi di progetti: • di realizzazione: investimenti in soluzioni definitive già disponibili con un ritorno nel breve termine • pilota: investimenti in soluzioni che richiedono una fase di test che porteranno un beneficio nel medio termine • di ricerca: volti a identificare nuove tecnologie e prodotti e che saranno tradotti in interventi e benefici sul lungo periodo. Gli aspetti di maggior interesse sono: • l’identificazione di nuove applicazioni per la gestione della rete elettrica • affiancare alla rete di distribuzione una rete di comunicazione che abiliti l’esecuzione di tali applicazioni • perseguire l’adozione di standard aperti e condivisi.

PRINCIPALI PROGETTI ■ Progetti per la Delibera 39/10 A2A ha in corso due progetti Smart Grid approvati da AEEG nell’ambito della delibera ARG/elt 39/10, entrambi frutto del precedente progetto “Milano Wi-Power” [1]: uno per una cabina primaria di Milano (Lambrate) e l’altro per una cabina primaria di Brescia (Gavardo). Questi progetti, con differenti

caratteristiche di rete sottesa, si prefiggono di superare le attuali limitazioni della protezione di interfaccia dei generatori connessi alla rete MT (Generazione Diffusa). Si tratta di attivare un tele-scatto di tale protezione asservito a quella della linea MT presente in cabina primaria. In tal modo si evitano scatti intempestivi della GD, che possono verificarsi per problemi sulla rete di distribuzione, e contemporaneamente si evita che la GD si sconnetta intempestivamente per reali problemi di frequenza della rete di trasmissione nazionale (per es. per i problemi che hanno causato il black-out generalizzato del 28 settembre 2003) proprio nel momento in cui anche la GD deve invece supportare il sistema. Sono inoltre previste ulteriori importanti funzionalità che caratterizzeranno le Smart Grid: • la possibilità di effettuare una migliore regolazione di tensione attraverso la regolazione di energia reattiva prodotta dalla GD • implementare innovative automazioni nella gestione della rete MT in particolare che migliorino la selettività del sistema di protezione • attivare e sperimentare funzionalità di scambio di informazioni tra rete di distribuzione e rete di trasmissione proprio in relazione alla gestione ottimale della GD (dispacciamento distribuito - Virtual Power Plant, ecc). ■ Progetto Smart Domo Grid È un progetto di ricerca cofinanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico e nasce dallo sforzo comu-

ne di A2A SpA, il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano e Whirlpool SpA. L’obiettivo è migliorare la qualità del servizio offerto tramite l’introduzione di tecnologie e funzionalità innovative: • schemi di Demand Reponse per ridurre i sovraccarichi sulla rete e in definitiva aumentare la continuità del servizio senza bisogno di ricorrere ad interventi strutturali (costosi e che richiedono molto tempo per essere realizzati) • installazione di sistemi elettronici di potenza e di accumuli distribuiti sulla rete e presso l’utenza per migliorare la qualità della tensione. In particolare le funzionalità di Demand Response prevedono che la tariffa applicata all’utente possa variare con una frequenza molto maggiore rispetto quello che accade attualmente (variazione su base oraria). Il cliente è dotato di un sistema per la gestione domestica della propria abitazione (DEMS – Domestic Energy Management System) che sulla base della tariffa, del consumo totale della propria abitazione, dello stato di carica dell’accumulo e della produzione locali (se presenti), pianifica i cicli di funzionamento di alcuni elettrodomestici controllabili, quali lavatrici e lavastoviglie. La variazione tariffaria può essere scaturita da due eventi. C’è innanzitutto un Demand Response che potremmo definire “commerciale”, ossia basato esclusivamente sul costo concorrenziale dell’energia, in cui il venditore partecipa alla borsa dell’energia in tempo-reale, che si traduce in una tariffa base

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PROGETTO INTEGRIS

Innovazione verso le Smart Grid



■ Progetto europeo ECCOFLOW È un progetto di ricerca, cofinanziato nell’ambito del 7° programma quadro, che consiste nella progettazione, installazione e sperimentazione in campo, di limitatori della corrente di corto-circuito a superconduttore (SFCL) per applicazioni in reti di distribuzione in media tensione [2]. L’obiettivo è valutare l’efficacia e quindi le potenzialità applicative di questa nuova classe di dispositivi di potenza, il cui sviluppo è strettamente legato allo sviluppo della generazione distribuita, e che hanno lo scopo ultimo di limitare le correnti di corto-circuito che si originano nei sistemi elettrici, in particolare nelle reti di distribuzione in MT, a seguito di eventi di guasto o danneggiamento da parte di terzi; quindi di migliorare la qualità della tensione. ■ Progetti WFM e DMS Il modello di Smart Grid potrà essere raggiunto solo se l’evoluzione tecnologica dei dispositivi in campo sarà affiancata da un’evoluzione dei processi di gestione operativa della rete. Passaggio di particolare interesse per A2A che nasce dalla fusione di due realtà (AEM e ASM), ciascuna dotata di un proprio flusso di processo e di differenti sistemi informativi ed applicazioni a supporto della conduzione della rete e della gestione del processo in generale. La strada intrapresa prevede: • la razionalizzazione dei diversi sistemi in uso nelle due realtà • la loro integrazione per realizzare un’architettura di sistema orientata ai processi e basata su servizi (architettura SOA), che semplifichi il lavoro e non forzi invece il processo ad adattarsi agli applicativi a disposizione

• l’adozione di una modalità di lavoro comune tra le due realtà. Uno dei tasselli di questo percorso è l’implementazione di un sistema di Work Force Management (WFM) che integrerà i sistemi di Asset Management, sarà basato sul sistema cartografico GIS già disponibile per entrambe le realtà e sarà supportato dalla tecnologia GPS per la localizzazione degli impianti, dei luoghi di intervento e delle squadre operative disponibili sul territorio. L’altro fondamentale progetto è l’implementazione di un sistema DMS, Distribution Management System, che costituisce l’evoluzione dei sistemi SCADA di telecontrollo, attraverso la disponibilità di funzionalità di calcolo e simulazione di rete. Consentirà di gestire al meglio la crescente mole di dati e

funzionalità e sarà il “cervello” della Smart Grid. Più nell’immediato consentirà l’interoperabilità e il Disaster Recovery delle attuali Sale Controllo di Milano e Brescia.

IL PROGETTO INTEGRIS INTEGRIS, acronimo di INTelligent Electrical Grid Sensor communications, è un progetto cofinanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del settimo programma quadro (Call ICT-Energy-2009-1 Grant no. 247938). L’obiettivo è progettare e testare una nuova architettura ICT per la rete di distribuzione di nuova generazione [3, 4] che: • integri più tecnologie di comunicazione (onde convogliate, wireless, fibra ottica) in un unico sistema che garantisca il giusto compromesso tra costi e prestazioni necessarie alle applicazioni

FIG.1: ESEMPLIFICAZIONE DELL’ARCHITETTURA DISTRIBUITA PROPOSTA DA INTEGRIS. OLTRE ALLA SALA CONTROLLO, ANCHE CABINE PRIMARIE E CABINE SECONDARIE SONO DOTATE DI RISORSE DI ARCHIVIAZIONE E CALCOLO PER ESEGUIRE A LIVELLO LOCALE ALCUNI PROCESSI DI GESTIONE DELLA RETE.

I LIVELLI

SUPERIORI SONO INFORMATI SOLAMENTE DEGLI EVENTI RILEVANTI (SINTESI DI MISURE E ALLARMI)

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PROGETTO INTEGRIS

variabile poi applicata all’utente. Abbiamo poi il Demand Response di tipo “tecnico” in cui a fronte di una condizione critica (in atto o prevista) il distributore richiede al venditore di ridurre il consumo di un valore percentuale per un certo periodo. In caso l’obiettivo sia raggiunto, i premi o le minor penali ottenuti dal distributore potrebbero in parte essere riconosciuti al venditore che lo ripartisce poi tra i clienti finali che hanno compartecipato.


PROGETTO INTEGRIS

Innovazione verso le Smart Grid elettriche • distribuisca opportunamente le azioni di gestione della rete su più livelli e non li mantenga centralizzati • si riferisca ai nuovi standard per la gestione dell’automazione di rete, primo su tutti il protocollo IEC 61850. Il progetto nasce dalla collaborazione di utility di distribuzione come A2A Reti Elettriche, Università (La Salle-University Ramon Llull, Tampere University of Technology) e produttori/integratori di tecnologia (Schneider Electric, Marvell Technology, Current Technologies, Tesmec Service) ed è coordinato da Endesa (oggi parte di Enel Energy Europe). ■ Architettura applicativa I sistemi oggi utilizzati per la gestione della rete sono sistemi centralizzati, ovvero le periferiche colloquiano esclusivamente con i sistemi centrali della Sala Controllo (si pensi ad esempio al caso RTU – SCADA). Questo modello di gestione della rete non sembra però bene adattarsi allo scenario futuro in cui il numero di apparati di governo della rete (protezioni, unità di monitoraggio e telecontrollo, analizzatori di qualità della

tensione) crescerà esponenzialmente e con esso il volume di dati trattati. Una possibile alternativa è rappresentata da un modello di tipo “distribuito” in cui l’archiviazione e l’utilizzo dei dati avviene a livello locale (ad es. cabina primaria e secondaria) e si trasferisce ai livelli superiori solo una sintesi (allarmi e misure aggregate). I vantaggi sono molteplici: minor volume di dati scambiati, decisioni più rapide, maggiore affidabilità (non esiste un singolo punto di guasto). INTEGRIS fa propria questa idea. La cabina secondaria è il nodo più importante di questa architettura perché qui si fondono i dati di pertinenza della rete (informazioni sulle linee MT e BT) con i dati fino ad oggi di esclusiva pertinenza del sistema di telegestione dei contatori elettronici realizzato essenzialmente solo per scopi commerciali. Questi dati, uniti all’informazione sulla topologia della rete BT (che a differenza di quella MT è più statica) permettono di eseguire direttamente a questo livello algoritmi quali la stima di stato, o la rilevazione e localizzazione dei guasti con origine BT. A livello di cabina primaria sono integrate oltre alle misure dei suoi componenti (linee e trasformatori) le

informazioni relative alla rete MT alimentata. L’obiettivo in questo caso consiste nel superare il solo controllo degli interruttori di linea MT (prassi attuale) e di far sì che ogni CP governi anche l’assetto dell’intera rete MT a essa sottesa. Questo concetto è stato esemplificato in figura 1. ■ Standardizzazione Un aspetto che INTEGRIS ha in comune con gli altri progetti in corso in A2A già citati è l’adozione di protocolli standard. Quello che è ritenuto il più significativo per la gestione della rete è certamente il protocollo IEC 61850. Con INTEGRIS, si vuole estendere il 61850 a tutta la gerarchia elettrica, includendo la cabina secondaria ed il centro di controllo, per misure, allarmi e comandi. Per quanto riguarda la comunicazione con l’utenza finale si fa invece riferimento al protocollo DLMS/COSEM. Poiché INTEGRIS esplora la possibilità che i contatori elettronici possano essere utilizzati anche a scopi di esercizio della rete, a livello di cabina secondaria è previsto uno stadio di conversione di protocollo IEC 61850<->DLMS che permette di mettere in comunicazione i due mondi.

FIG.2: SCHEMA CONCETTUALE DELLA INFRASTRUTTURA DI COMUNICAZIONE IBRIDA PROPOSTA DA INTEGRIS

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sione in fibra ottica, certamente il migliore vettore di comunicazione sotto il profilo tecnico, è oggi economicamente percorribile solo per le cabine primarie o in un numero

limitato di cabine secondarie. L’idea di INTEGRIS è di testare nuovi possibili vettori, con costi di investimento proporzionati alle effettive prestazioni richieste, come

FIG.3: SCHEMA DI PRINCIPIO DELL’INTEGRIS DEVICE

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PROGETTO INTEGRIS

■ Architettura di comunicazione L’esigenza di avere un maggior controllo su tutta la rete di distribuzione ha portato alla proliferazione dei dispositivi presenti in cabina secondaria (telecontrollo degli organi di manovra, monitoraggio di grandezze elettriche e ambientali e i concentratori dei contatori elettronici). A questi dovranno aggiungersi nuovi sistemi, come i misuratori di qualità della tensione, i sistemi di protezione installati prossimamente anche sulla rete MT, e sistemi per altri servizi che migliorano la gestione operativa quali i lettori RFID per autenticare l’accesso in cabina del personale. I dispositivi esistenti comunicano ciascuno tramite una connessione dedicata basata su GSM/GPRS ed è richiesta la presenza di una SIM per ogni periferica: il percorso di evoluzione verso un modello Smart Grid deve quindi passare da un miglioramento della connettività verso la cabina secondaria. L’ipotesi di utilizzare una connes-


PROGETTO INTEGRIS

Innovazione verso le Smart Grid le onde convogliate a banda larga (BPL) ed il Wi-Fi e di integrarli assieme in una rete di comunicazione che potremmo definire ibrida. La connettività con i contatori elettronici è realizzata tramite l’utilizzo della BPL sulla rete BT. La scelta di passare da una comunicazione a banda stretta (adottata dall’attuale sistema di telegestione) a una a banda larga è dettata dalla maggiore frequenza con la quale si acquisiscono le misure dai contatori per abilitare eventuali nuovi servizi che prevedano un’interazione più stretta tra utente e distributore. Una descrizione concettuale di questa architettura di comunicazione ibrida è mostrata in figura 2. ■ Sperimentazione Tutto quanto fino ad ora descritto è realizzato tramite un dispositivo chiamato INTEGRIS Device o IDEV in breve, una cui schematizzazione è riportata in figura 3. Un IDEV include: • modem per connettersi alla rete tramite FO, Wi-Fi, o BPL

FIG.4: SCHEMATIZZAZIONE DELLA RETE ELETTRICA COINVOLTA NEL SITO DI TEST DI BRESCIA E DESCRIZIONE DELLA RETE DI COMUNICAZIONE IBRIDA REALIZZATA

FIG.5: ESEMPIO DI CABINA SECONDARIA E RETE BT COINVOLTE NELLA SPERIMENTAZIONE DI INTEGRIS SUI NUOVI ALGORITMI DI GESTIONE DELLA RETE ELETTRICA

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• integra una Remote Terminal Unit (RTU) e un concentratore dei contatori (MDC) dal quale attinge misure (rispettivamente dalla cabina e dai clienti finali) • un comune PC dove sono sviluppate le funzionalità nuove del progetto sia per la comunicazione sia per la gestione della rete elettrica • uno switch di rete per connettere assieme tutti questi blocchi. In ogni cabina primaria o secondaria, laddove si vogliano abilitare le funzionalità descritte, è quindi necessario installare i moduli dell’IDEV più opportuni. I concetti proposti da INTEGRIS e le funzionalità degli IDEV sono in fase di sperimentazione in due siti di test sulle rete reali in Italia e in Spagna e nei laboratori dell’Università di Tampere. Il dimostratore italiano coinvolge: 1 cabina primaria, 14 cabine secondarie e 19 utenti della città di Brescia. In particolare è stato scelto il quartiere residenziale Il Violino, contraddistinto dalla presenza di colonnine di ricarica di veicoli elettrici e soprattutto da un’alta concentrazione di produzione fotovoltaica domestica, che nelle cabine secondarie interessate è tale da manifestare inversione di flusso durante le ore pomeridiane. A questa porzione di rete di distribuzione in media e bassa tensione è stata sovrapposta una rete di comunicazione ibrida (figura 4), basata sulla fibra ottica (laddove è stato possibile cablarla con costi e tempi accettabili) e integrata con la BPL e il Wi-Fi. Questa rete di comunicazione sarà oggetto di una estesa campagna di test che si conclu-

Bibliografia [1] M. Delfanti, M. Merlo, G. Monfredini, V. Olivieri, M. Pozzi and A. Silvestri, “Hosting Dispersed Generation on Italian MV networks: Towards smart grids”, 14th International Conference on Harmonics and Quality of Power (ICHQP), 26-29 Sept. 2010, Bergamo, Italy. [2] L. Martini, C. Ravetta and M. Bocchi, “Development and Testing if Innovative Fault Current Limiters for Distribution System Applications”, 21th International Conference on Electricity Distribution, 6-9 Jun. 2011, Frankfurt. [3] S. Repo, D. Della Giustina, G. Ravera, L. Cremaschini, S. Zanini, J. M. Selga and P. Järventausta, “Use Case Analysis of Real-Time Low Voltage Network Management”, Proceedings of the 2nd IEEE European conference and exhibition on Innovative Smart Grid Technologies (ISGTEUROPE 2011), Manchester, UK, Dec. 5-7 2011, pp. 1-8. [4] D. Della Giustina, S. Repo, S. Zanini and L. Cremaschini, “ICT Architecture for an Integrated Distribution Network Monitoring”, in Proceedings of the 2nd IEEE International Workshop on Applied Measurement for Power Systems (AMPS 2011), Aachen, Germany, 28-30, sept. 2011, pp. 102–106.

GLI AUTORI LUCIO CREMASCHINI lucio.cremaschini@a2a.eu Si unisce a A2A Reti Elettriche SpA (precedentemente ASM Brescia) nel 1989, dopo aver lavorato per 11 anni presso altre aziende del settore elettrico. Attualmente ricopre il ruolo di Responsabile della Conduzione Rete in area Brescia e del centro di controllo multi servizio (energia elettrica, gas e acqua di A2A). È inoltre responsabile tecnico dei principali progetti di innovazione della rete di distribuzione.

DAVIDE DELLA GIUSTINA davide.dellagiustina@a2a.eu Laureato in Fisica con specializzazione Elettronica nel 2007 presso l’Università degli Studi di Milano, riceve il titolo di Dottore di Ricerca nel 2010 presso lo stesso Ateneo. Attualmente lavora per A2A Reti Elettriche SpA come specialista sui progetti di innovazione della rete di distribuzione.

SALVATORE PUGLIESE salvatore.pugliese@a2a.eu Laureato in Ingegneria Elettrica al Politecnico di Milano nel 1991, lavora per A2A Reti Elettriche SpA (precedentemente AEM) dallo stesso anno. Attualmente ricopre il ruolo di Responsabile dell’Esercizio.

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PROGETTO INTEGRIS

derà entro la fine dell’anno e che è volta a capire se l’idea progettuale di utilizzare più tecnologie di comunicazione tra loro complementari risponda alle esigenze di servizio del distributore. Contemporaneamente ai test sulla comunicazione, tre cabine secondarie saranno coinvolte nella sperimentazione relativa ai nuovi algoritmi di gestione della rete elettrica secondo un modello distribuito. La figura 5 mostra il set di sensori che è stato installato in cabina 1056 e su alcune tratte di rete di bassa tensione ad essa sottesa. Sono monitorati il primario e secondario del trasformatore MT/BT, tutte 10 le partenze BT e 2 armadi stradali. Presso 19 utenze sono poi stati installati dei nuovi contatori elettronici basati sullo standard DLMS/COSEM che inviano ogni 5 minuti informazioni sul consumo/produzione degli utenti. Sull’insieme di queste misure è poi eseguito un algoritmo per determinare tensioni e correnti nei nodi e rami non monitorati. Una sintesi delle misure ed eventuali condizioni critiche della rete (sovraccarichi, distorsioni,…) sono comunicati al sistema di supervisione (SCADA) direttamente in 61850. Anche in questo caso, l’obiettivo dei test è mutuare con evidenze sperimentali le soluzioni studiate a livello teorico nelle prime fasi del progetto. ■


La differenza c’è e si vede. I prodotti AVK, con elevati standard qualitativi, garantiscono sicurezza ed affidabilità. Valvole e saracinesca, giunti, collari, valvole di derivazione, valvole di sfiato. Soluzioni sicure per gli impianti di distribuzione acqua.

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T.O.C. su ghiaia… si può fare!

Una nuova frontiera nell’utilizzo della Trivellazione Orizzontale Controllata: il superamento di grandi spessori di depositi ghiaiosi grazie al supporto di tecniche dell’ingegneria delle fondazioni. L’esperienza di Esso Italiana nell’attraversamento del fiume Sesia.

G

■ di Alessandro Olcese, Giovanni Polloni

L’

oleodotto Trecate-Chivasso DN 250 (10”) attraversa il fiume Sesia poco a monte della città di Vercelli. La società proprietaria, Esso Italiana, ha ritenuto opportuno realizzare una variante d’attraversamento per rendere meno esposta la tubazione nei confronti dei fenomeni di dinamica fluviale spesso assai impetuosi come testimoniato anche dalle piene degli ultimi anni. Per consentire l’installazione della

Terreno sabbioso-limoso 5

tubazione ad una profondità di assoluta sicurezza al di sotto non solo dell’alveo del fiume ma anche dei rilevati arginali con il massimo rispetto dell’ambiente, Esso Italiana ha escluso il ricorso alla tecnica tradizionale di posa in trincea e si è orientata subito verso le tecnologie trenchless, in particolare verso la trivellazione orizzontale controllata (T.O.C.). Tuttavia la costituzione litologica del sottosuolo, allo scopo indagata

con numerosi sondaggi, ha evidenziato gravi difficoltà per l’applicazione del metodo T.O.C. ipotizzato, derivanti dalla presenza di un continuo strato di ghiaie e ciottoli spesso 15 m. Si trattava dunque di difficoltà litologiche di solito tali da rendere impossibile l’applicazione della tecnologia T.O.C.. Stante la mancanza di ragionevoli alternative tecniche per la posa in subalveo della condotta, Esso Italiana ha interpellato la società CII

Orizzonte a lenti di ghiaia e sabbia

Elettrodi

0 -5

Profondità [m]

-10 -15 -20 -25 -30 Sabbia mediogrossolana

-35 -40

Depositi sabbiosi debolmente limosi

-45 -50 0

20

40

60

80

100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360 380 400 420 440 460 480 500 520 540 560 580 Distanza [m]

Sabbia mediogrossolana

SEZIONE GEOELETTRICA DELL’AREA GOLENALE DEL FIUME SESIA EVIDENZIANTE IL MATERASSO ALLUVIONALE GHIAIOSO DI 15 M DI SPESSORE

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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Guatelli SpA per individuare possibili soluzioni che consentissero di superare le citate difficoltà, magari facendo ricorso a opere speciali di bonifica dello strato di terreno inadeguato per la trivellazione. CII Guatelli, avvalendosi del proprio partner specialista in materia, vale a dire di LMR Drilling GmbH, assieme con il cliente, ha attentamente valutato le metodologie fino ad allora utilizzate per superare livelli ghiaiosi in superficie, anche se di spessore assai più limitato rispetto al caso in oggetto, e, su suggerimento di LMR, ha messo a punto una particolare ed originale tecnologia per la sostituzione delle ghiaie che, una volta applicata, si è dimostrata vincente.

profondi fino a 37 m e un’indagine geoelettrica di correlazione. I risultati dell’indagine integrata sono stati inequivocabili e sconfortanti: il materiale alluvionale grossolano era presente con continuità lungo l’intera sezione fino alla profondità di 13-15 m: questo avrebbe, a un primo avviso, escluso la possibilità di utilizzare la tecnologia T.O.C.. Infatti è noto che tale tecnologia ormai può affrontare qualsiasi tipo di terreno e di roccia, tranne che materiale incoerente grossolano quale per l’appunto l’alluvione costituente lo spesso materasso

alluvionale del Sesia nella zona di attraversamento. Questo perché gli elementi ghiaiosi e ciottolosi non riescono ad essere trasportati dal flusso di fango fuori dal foro durante la trivellazione e tendono ad accumularsi sul fondo, rendendo impossibile e comunque rischiosissimo il tiro della condotta che potrebbe bloccarsi in foro.

PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DELLA TRIVELLAZIONE LMR Drilling ha attentamente esaminato le caratteristiche litologiche e granulometriche dei terreni

CARATTERISTICHE DEL SOTTOSUOLO Il corso del fiume Sesia nel tratto prescelto per l’attraversamento subalveo ha una larghezza di 1000 m ed è definito da due rilevati arginali alti circa 3 m sopra il piano campagna. Attualmente l’alveo ordinario è spostato in destra idrografica, ma in caso di piena il flusso idrico interessa tutta la zona golenale, causando erosioni e approfondimenti locali del fondo, motivo per il quale era necessario far ricorso ad una tecnologia che permettesse di posare la nuova tubazione ad una profondità di assoluta sicurezza. La presenza di materiale grossolano ghiaioso-ciottoloso nel letto del fiume e la conoscenza generale del territorio che faceva presupporre un materasso alluvionale di incerto spessore hanno indotto a intraprendere un’indagine geognostica molto particolareggiata del sottosuolo, spinta fino a notevole profondità. Sono stati eseguiti pertanto lungo la linea di attraversamento 7 sondaggi a carotaggio continuo

LOCALIZZAZIONE DELLA T.O.C. PER L’ATTRAVERSAMENTO DEL FIUME SESIA

FUSO GRANULOMETRICO DEI TERRENI GHIAIOSI

PARTICOLARE DEL TIPO DI GHIAIA PRESENTE LUNGO IL TRATTO DA PERFORARE

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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SEZIONE GEOLOGICA LUNGO LA T.O.C. presenti e ha evidenziato la possibilità di impiego del metodo T.O.C. con un profilo di trivellazione che attraversasse nel più breve spazio possibile lo strato di ghiaie, sia in ingresso che in uscita, per correre nel rimanente lungo tratto nelle sottostanti sabbie e limi, particolarmente adatti alla trivellazione. A patto però di “bonificare” le sezioni di ghiaie da attraversare: impresa assai ardua a causa del loro spessore. Già in altre occasioni LMR era riuscita con successo a eseguire T.O.C. passando attraverso strati alluvionali di materiale grossolano utilizzando rivestimenti sia in ingresso che in uscita (ad esempio l’attraversamento del Po a Valenza Po, con 9 m di ghiaie, per installare un oleodotto DN 500 (20”) della Sarpom), ma nel caso in esame con 15 m di spessore si sarebbe dovuto fare ricorso all’impiego di due macchine di trivellazione, una lato entrata e una lato uscita, e alla tecnica particolare ed onerosa dell’ “intersect in the middle”, ovvero dell’incontro a

metà percorso di due trivellazioni che si dipartono dalle opposte sponde del fiume. La sostituzione delle ghiaie tramite scavo tradizionale, seppur per una fascia delimitata da palancolato, avrebbe posto enormi problemi operativi considerate la profondità dello scavo e la presenza di falda idrica superficiale. LMR Drilling, vista l’impossibile o comunque estremamente onerosa applicabilità di tecniche già sperimentate da LMR stessa e considerata l’assoluta necessità per il cliente di ricorrere alla tecnologia trenchless per posare la tubazione, ha individuato un sistema assolutamente innovativo per rimuovere le ghiaie nel corridoio di ingresso e di uscita sostituendole con materiale di sicura idoneità per la trivellazione. Dopo il costruttivo confronto con Esso Italiana e con l’impresa CII Guatelli, sono state intraprese prove di laboratorio finalizzate alla definizione della miscela più opportuna da impiegare per sostituire le ghiaie: in termini di viscosità, di tempi di presa

e di resistenza alla trivellazione. Incoraggiati dai risultati sperimentali positivi, si è proceduto alla redazione del progetto definitivo con la definizione sia del profilo di trivellazione, che massimizzasse gli angoli di ingresso e di uscita per accorciare i tratti in ghiaia e corresse per la maggior estensione possibile in terreni sabbiosi e limosi, sia del delicato intervento per la sostituzione delle ghiaie. Questo innovativo intervento sarebbe consistito nella realizzazione di due corridoi, uno al lato entrata e uno al lato uscita, di sufficiente ampiezza, nei quali sostituire le ghiaie con una miscela a base di inerte sabbioso trivellabile senza difficoltà. Tali corridoi vengono ottenuti mediante una serie di numerosi pali secanti di 80 cm di diametro eseguiti tramite una macchina con elica continua e riempiti contestualmente con la miscela. Il numero di pali necessario è risultato di 564 per una lunghezza totale di 5164 m e per un volume di materiale da sostituire di circa 2600 m3.

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TECNOLOGIE

T.O.C. su ghiaia…si può fare!

SCHEMA DEL TRATTO DI SOSTITUZIONE DELLE GHIAIE AL LATO USCITA. SIMILE È AL LATO ENTRATA

SEZIONE DELLA T.O.C. CON INDICATE LE ZONE DI SOSTITUZIONE DELLE GHIAIA

PARTICOLARE DELLA MACCHINA AD ELICA CONTINUA UTILIZZATA PER LA SOSTITUZIONE DELLE GHIAIE

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Si tratta di un metodo utilizzato per fondazioni profonde, brevettato da Trevi SpA, che, in questo caso, poteva essere adattato alle esigenze del progetto di attraversamento del fiume Sesia. Il profilo di trivellazione della T.O.C. ha le seguenti caratteristiche geometriche: • lunghezza totale 1207 m • angolo d’ingresso 16° • angolo d’uscita 16° • raggio di curvatura 700 m • profondità massima (dal punto di entrata) 34 m. I lavori per la sostituzione delle ghiaie sono dunque stati affidati alla Trevi SpA. Essi hanno avuto inizio in data 24/10/2011 al lato di ingresso della trivellazione e successivamente si sono spostati al lato uscita concludendosi il 10/12/2011, per una durata effettiva di 29 giorni lavorativi. L’attività è stata condotta con grande attenzione ubicando con massima precisione i singoli pali e controllando la loro precisa verticalità al fine di realizzare una cortina perfettamente continua senza lasciare in posto la minima quantità di terreno ghiaioso. L’intervento ha evi-

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denziato che in effetti tutto lo strato superficiale fino alla profondità prevista di circa 15 m era costituito in quantità assolutamente predominante da ghiaia e ciottoli e pertanto assolutamente inadeguato per essere attraversato da una T.O.C. Un aspetto che è stato particolarmente curato sia in fase di progettazione che successivamente in fase di trivellazione riguarda la pressione operativa dei fanghi. Al fine di minimizzare il rischio di venute a giorno di fanghi, si è valutata la resistenza del terreno al di sopra della trivellazione e durante i lavori la pressione è stata controllata in continuo al fine di non superare i valori di resistenza precalcolati. La trivellazione ha avuto inizio il 29/11/2011 e si è conclusa l’11/12/2011 per un totale di 13 giorni lavorativi, con un avanzamento giornaliero di quasi 100 m. Sia l’attraversamento dei corridoi di sostituzione delle ghiaie che quello dei terreni fini ad esse sottostanti è proceduto speditamente senza alcun particolare problema, nonostante le difficoltà insite nel perforare in materiali a resistenza assai diversa. Il varo della condotta è stato eseguito il 12 dicembre, con una durata di circa 12 ore.

CONCLUSIONI L’attraversamento del fiume Sesia per la posa di una condotta in acciaio con il metodo della Trivellazione Orizzontale Controllata (Horizontal Directional Drilling) rappresenta un avanzamento nell’applicabilità della suddetta tecnologia. Infatti si è potuto dimostrare che, anche a fronte di materassi alluvionali ghiaiosi di spessore rilevante, si possono mettere a punto metodologie utilizzate in altri campi dell’ingegneria civile per rendere possibile l’esecuzione di T.O.C., rimanendo nell’ambito di una sostenibilità economica del progetto. La progettazione competente e la guida esperta di LMR hanno permesso di evitare fuoriuscite di fango e superare le difficoltà legate al passaggio tra terreni di diversa consistenza. È tuttavia indispensabile per raggiungere nuovi sviluppi che si possa,


ALESSANDRO OLCESE Pressione (kPa)

olcese@lmr-drilling.it Agente per l’Italia e la Svizzera di LMR Drilling GmbH. Geologo, consulente, socio fondatore IATT, in cui ora rappresenta la CII Guatelli SpA nel Consiglio Direttivo. Fino a tutto il 2007 in ENI (Aquater, Snam ed infine Praoil Oleodotti Italiani). Autore di numerose pubblicazioni e corsi su argomenti tecnici ed in particolare sulle tecnologie trenchless.

Distanza (m)

GRAFICO DELLE PRESSIONI DEI FANGHI, COME CALCOLATE E COME IN EFFETTI MISURATE

GIOVANNI POLLONI

DURANTE LA PERFORAZIONE

polloni@lmr-drilling.it Tecnico geologo di LMR Drilling GmbH dal 2008. Geologo senior, consulente di geologia applicata. Dal 1976 a tutto il 2005 in ENI (Aquater e Snamprogetti). Autore di numerose pubblicazioni su geologia del territorio, dissesto idrogeologico e in particolare sulla tecnologia di trivellazione orizzontale controllata.

come in questo caso, mantenere vivo il confronto tecnico economico tra committente, appaltatore e, se coinvolta, impresa specializzata.

RINGRAZIAMENTI Si ringraziano l’ing Enio Gheza di Esso Italiana srl e il Sig. Luciano Adinolfi, consulente del cliente, per

la proficua collaborazione sia in fase progettuale sia in fase realizzativa e la Società CII Guatelli SpA per l’indispensabile supporto operativo e logistico. Si ringrazia inoltre il Dr. De Cristofaro di Trevi SpA per aver contribuito fattivamente all’individuazione della metodologia di bonifica delle ghiaie. ■

TECNOLOGIE

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CASE HISTORY

Risanamento idraulico C.I.P.P. nella centrale termoelettrica di West Burton

DI

FIG.1: CENTRALE WEST BURTON UK.

SULLO SFONDO LE NUOVE UNITÀ 2 E 3 A GAS

di Stefano Dini e Domenico Viola - Idroambiente srl

L

o scorso gennaio Idroambiente ha realizzato, in partnership commerciale con il Gruppo multinazionale giapponese Sekisui, un importante risanamento idraulico all’interno di una centrale del gruppo Electricitè de France Energy (EDF). L’intervento è stato effettuato sulle tre nuove Unità Gas di produzione elettrica della Centrale di West Burton nella contea di Nottingham in Inghilterra. La centrale, in fase di ampliamento, è dotata di tre nuove turbine a gas da 430 MW servite da tubazioni per acqua di raffreddamento in pressione aventi diametro 500 mm e interrate nella parte finale di avvicinamento alle rispettive Unità di Produzione. Ogni Unità è quindi interessata da una coppia di tubature con lunghezza pari a 113 m e 157 m (fig.2). La particolarità del progetto di relining risiede nella presenza lungo i tratti, rispettivamente, di 5 e 7 curve a 90° con r=1,5D ad orientamento verticale e orizzontale. La configurazione delle condotte interessate al trattamento imponeva accessi molto complessi, all’interno degli impianti stessi in fase di ultimazione. Per questo, la programmazione dell’ampliamento in corso della centrale ha imposto, una volta approvato il pro-

FIG.2: SKETCH SCHEMATICO DELLE TRE LINEE PIÙ LUNGHE DA 157 M L’UNA

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getto di relining, l’assoluta certezza che il relining venisse applicato senza possibilità di insuccesso. Un aspetto preliminare e molto complesso dell’appalto è stata la qualificazione, da parte di EdF, dei materiali impiegati, della società che avrebbe effettuato l’opera e la rispondenza per quest’ultima, a tutte le procedure di sicurezza e normative tecniche francesi ed inglesi imposte dalla Committente sul cantiere di West Burton. A seguito di un consulto preliminare con Idroambiente, avvenuto in Germania sull’ipotesi di fattibilità tecnica, Sekisui ha condotto e definito il progetto con EdF UK facendo approvare il liner, le garanzie tecniche e il processo di posa. Sekisui ha fatto qualificare il liner Tubetex™ con resina NordipoxTX™ e con terminazioni a manicotto e cerchiaggio. Idroambiente ha garantito la fattibilità dell’inversione e l’adeguamento alle procedure e certificazioni operative del cantiere. La disponibilità di dati storici esaustivi, maturati dall’esperienza pluriennale di Idroambiente nella posa del liner Tubetex™, ha consentito di riconsiderare i limiti strutturali del liner nelle torsioni e nelle tensioni a cui il composito sarebbe stato soggetto in fase di inserimento a causa delle numerose curve strette consecutive. Tra gli altri parametri di progettazione della fase operativa spiccava l’assenza di margini per un eventuale fallimento dell’inversione e della polimerizzazione del liner. EdF UK non avrebbe potuto accettare ritardi o varianti tecniche sulle linee di raffreddamento all’interno della propria programmazione; per questo motivo


CASE HISTORY

Idroambiente ha voluto ingegnerizzare una procedura di posa del composito totalmente dedicata. Per fare questo ha sviluppato, inizialmente, propri processi matematici per quantificare la spinta/trazione di avanzamento ad aria del liner e ha raccolto i dati storici rilevati e classificati in proprio sul campo in oltre dieci anni di inversioni ad aria. Un primo processo matematico ha formulato il rapporto tra diametro-pressione-spinta dell’inversione, mentre mediante i dati storici delle pressioni di inversione raccolti dalle schede di cantiere da Idroambiente, è stata calcolata l’energia media necessaria per invertire il liner (energia/cm²) nelle condizioni reali. Per ottenere un confronto dei dati classificati con le schede di cantiere, sono stati calcolati gli attriti di manovra in ogni curva consecutiva partendo da alcune formule di traino in tubazione usate in altri campi applicativi. Gli stessi sono stati poi adattati nello specifico ai materiali e alle geometrie di sfregamento del relining. La somma delle resistenze convertite in energia ha permesso di quantificare numericamente la stima della massima resistenza di avanzamento del liner all’interno del tubo da trattare. Dato il rapporto diretto tra energia di resistenza e energia di trazione del liner, si è evinta la pressione di picco e media necessaria per l’inversione del liner in ciascuna delle due tipologie di tratti (differente lunghezza, differente numero di curve, differente orientamento delle curve) con la ragionevole certezza di escludere irregolarità di pressurizzazione o peggio di rischiare interruzioni di avanzamento. A questo

punto però, si poneva un ostacolo tecnico che probabilmente aveva già scoraggiato più di una società di relining. Il valore matematico dell’energia di avanzamento necessaria, tradotta in pressione di inversione, risultava superiore alla resistenza di scoppio del liner secco (anche considerando i dati tecnici ufficiali del Tubetex sui test a “3 Diametri” Phoenix). Effettuando la simulazione teorica delle forme del tubolare del liner e dell’energia a cui è soggetto il composito durante l’inversione, si sono inizialmente ipotizzati i punti di tensione lineari durante la pressurizzazione (fig.3). Sovrapponendo i dati teorici lineari con quelli acquisiti tramite l’accesso ad alcuni archivi storici di test strutturali del Tubetex™ forniti dal produttore, e ancora, i dati più empirici dei rilievi di alcuni problemi occorsi durante inversioni “estreme” del liner ad aria, gentilmente concessi da alcuni colleghi esteri, si è risalito ai punti deboli del composito quando soggetto alle tensioni di inversione reali, che definiamo “non lineari”. Lo sviluppo dei dati matematici sulle tensioni e lo studio dei rilievi storici di campo hanno portato a localizzare e classificare le aree di criticità del liner che per prime arrivano a superare il limite tollerabile dal composito stesso. Successivamente si è tracciato il percorso della guaina che avrebbe dovuto assumere per raggiungere l’ingresso del tubo e poi all’interno del tubo per qualificare le aree di tensione relative al progetto in corso. A questo punto si è potuto stimare esattamente dove intervenire per risolvere il problema della sovrapressione di inversione. La soluzione tecnica di Idroambiente, che garantisce l’inversione ad una pressione ben maggiore rispetto alla resistenza dichiarata allo scoppio del liner, è stata la chiave per rendere attuabile e credibile questo progetto di relining “made in Italy”. Il 3 gennaio sono iniziate, da parte di una ditta specializzata tedesca, le operazioni di pulizia delle condotte mediante l’impiego di Pig poliuretanici flussati ad aria che hanno rimosso acqua, depositi cementizi e depositi induriti di varia natura. Tutte le FIG.3: SCHEMATIZZAZIONE DELLE TENSIONI PRIMARIE DEL COMPOSITO LINEARE SENZA DEFORMAZIONI O CURVATURE DIREZIONALI OPERATIVE

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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CASE HISTORY

Risanamento idraulico C.I.P.P.

FIG.4: MANICOTTO AMEX (AL MOMENTO DELLA FOTO IN FASE DI SERRAGGIO) PER LA CHIUSURA

FIG.5: FLANGIA DI PARTENZA PIG DI PULIZIA. SI VEDE IL SENSORE

DEL REGISTRATORE DIAGRAMMALE

DEI TERMINALI DI OGNI TUBAZIONE

DELLA PRESSIONE

PER I

operazioni di pulizia sono state monitorate mediante un lettore e registratore digitale per certificare che la pressione utilizzata non raggiungesse mai la massima prevista dalle tubazioni stesse. Tra l’8 e il 19 gennaio Idroambiente ha eseguito la posa dei sei liner impregnandoli sul posto e terminandoli con manicotti originali Amex (fig.4) in versione per fluidi ad alta velocità ed acque di raffreddamento. La posa, esente da qualsiasi rallentamento sul programma lavori, è avvenuta con inversioni a velocità costante e controllata di 1,3 m/min. Infatti, grazie al calcolo della pressione massima di inversione, si è soltanto “frenato” il liner, validando la soluzione tecnica ideata da Idroambiente per invertire un liner mediante pressione d’aria maggiore rispetto alla sua stessa resistenza meccanica dichiarata dal produttore. Alla verifica finale dei dati si è potuto confermare che la pressione media di inversione è stata pari al 63% di quella massima possibile calcolata dal progetto. Inoltre, la pressurizzazione di picco registrata durante le sei inversioni non ha mai superato il 71% della massima pressione operativa calcolata sul liner “fuori macchina” (tra macchina e tubo) e il 46% di quella per cui è certificata la macchina operatrice di inversione realizzata nel 2009 da Idroambiente stessa. In pratica, il livello di sicurez-

FIG.7: RISCALDAMENTO DEL LINER; ATTRAVERSO I DUE SENSORI DI PC È IN GRADO DI GESTIRE IL FLUIDO DI RISCALDAMENTO. I SENSORI PARALLELI DI TIPO

TEMPERATURA POSTI SUL TRATTO, UN

ANALOGICO SONO UTILIZZATI PER IL CONTROLLO UMANO

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

FIG.6: ARRIVATO L’ULTIMO PIG DI ASCIUGATURA (TRATTO DA 113 M)

za ottenuto sul cantiere durante l’inversione è risultato sufficientemente al disotto del limite calcolato in progettazione (che a sua volta era già gravato da un coefficiente di sicurezza volontario) e condiviso come accettabile da parte di EdF. Da tempo il committente cercava una soluzione trenchless per la risoluzione al problema di impermeabilizzazione delle sei linee interrate di raffreddamento nella Centrale di West Burton. Sekisui con questo successo può dimostrare nuove soluzioni applicative ad un suo prodotto storico (Tubetex™) che si conferma da almeno trent’anni al di sopra delle mode. Idroambiente, infine, acquisisce nuova esperienza tecnica applicativa anche nell’ottica del suo adeguamento agli standard tecnici e di sicurezza internazionali che oggi la rendono in grado di operare con piena efficienza in molte aree europee. ■

Gli autori STEFANO DINI Direttore Tecnico e Amministratore unico di Idroambiente

DOMENICO VIOLA Ingegnerizzazione Sistemi e ufficio Tecnico Idroambiente

FIG.8: INVERSIONE FRENATA DEL LINER. LA VELOCITÀ E LA PRESSIONE SONO PREIMPOSTATE E CONTROLLATE ELETTRONICAMENTE. L’OPERATORE HA LA SUPERVISIONE DEL PROCESSO E DELLA MACCHINA


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19-06-2012

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CASE HISTORY

T.O.C. per l’attraversamento del Canale Candiano FIG.1: STRALCIO FOTO di Riccardo Miotto e Giorgio Salvini - P.A.T.O. S.r.l.

AEREA CON UBICAZIONE TRIVELLAZIONE

L

a Società Romagna Acque - Società delle Fonti S.p.A. ha elaborato il progetto definitivo per la realizzazione di un’efficace interconnessione delle reti di adduzione dell’acquedotto della Romagna con gli impianti presenti nell’area del ravennate. Nell’ambito di tale progetto, che interessa zone con presenza diffusa di linee viarie e di innumerevoli e importanti entità idrografiche, per non interferire con le suddette infrastrutture, è stato previsto di realizzare il loro attraversamento con tecnologie trenchless. Il progetto esecutivo e la realizzazione di tali attraversamenti sono stati affidati in appalto alla Società P.A.T.O. S.r.l., da decenni specializzata nella realizzazione di perforazioni con tecnologie no-dig, che ha confermato le scelte del progetto definitivo. Sono stati infatti progettati e realizzati i seguenti attraversamenti, tutti con tecnologia T.O.C. (Trivellazione Orizzontale Controllata): • attraversamento Fiume Ronco: L = 302 m circa • attraversamento Fiume Montone: L = 321 m circa • attraversamento Canale Candiano: L = 860 m circa. Prendiamo in particolare considerazione l’attraversamento del Canale Candiano per il suo sviluppo, di oltre 850 m, e per tutte le problematiche che si sono dovute superare durante la sua esecuzione, essendo ad esempio ubicato in territorio intensamente urbanizzato. L’attraversamento prevedeva la messa in opera di tubo in acciaio DN 800 mm e di tubo in acciaio DN 150 mm, come tubo di servizio per il ricircolo dei fanghi durante la perforazione e, dopo opportuno lavaggio, come tubo portacavi in fase definitiva. L’area interessata dalla trivellazione in

oggetto, in base agli studi e alle indagini geognostiche eseguite in fase progettuale, risultava caratterizzata dalla presenza di sedimenti deltizi e litorali di età olocenica. In particolare, la sezione di attraversamento presentava un primo livello, che si sviluppa dal piano campagna fino circa a 25/30 m di sabbie medio-fini limose, ed un sottostante livello, costituto da limi argillosi debolmente sabbiosi e argille limososabbiose compatti, spingendo la perforazione stessa fino alla profondità di circa 50 m da piano campagna. Tali terreni sono stati ritenuti idonei per la buona riuscita della T.O.C, la cui traiettoria ha interessato per circa il 42% le sabbie limose superficiali, e per circa il 58% la argille e i limi sottostanti. In considerazione del consistente sviluppo della perforazione e del diametro rilevante della tubazione da installare, sono state previste attrezzature ad elevate performance e

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

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CASE HISTORY

T.O.C. per l’attraversamento del Canale Candiano

FIG. 2: RIG DI PERFORAZIONE modalità esecutive che dessero le massime garanzie di buon esito dell’opera. In particolare per la perforazione e per il successivo tiro della colonna si è proceduto con l’utilizzo dei seguenti equipaggiamenti: • RIG: 400 tons • triplex high pressure pump: 2900 l/min • mud mixing unit: 2000 l/min • recycling units: n° 1 lato RIG (2000 l/min) + n° 1 lato exit point (5000 l/min) • strumenti fondo foro: Bit da 9” 7/8, Fly Cutters + Centralizers + Barrel Reamers a partire da 14” fino a 48” (per foro pilota e successive alesature) • prodotti per fluido di perforazione biodegradabili • sistema di guida MGS. Le condizioni imposte da una lunghezza di perforazione di tutto rispetto e da un diametro altrettanto importante hanno dovuto essere fronteggiate con tecnologie e modalità di intervento atte a bilanciare le difficoltà da superare. In particolare, grande attenzione è stata rivolta alla tipologia e alle modalità di preparazione dei fluidi di perforazione, attraverso l’uso di idonei miscelatori e prodotti di elevata qualità, tutti biodegradabili, alla potenzialità delle pompe per il mantenimento del ciclo funzionale dei fluidi di perforazione, alle attente modalità di separazione dai cuttings, ecc., allo scopo di: • evitare perdite di fluido lungo il tracciato • agevolare il trasporto dei cuttings • mantenere il regolare ritorno dei fluidi di perforazione, particolarmente impegnativo in considerazione della lunghezza della tratta da perforare • mantenere l’apertura e la stabilità nel tempo di un foro da 48”. È stato anche necessario un grande impegno da parte degli operatori per il mante-

FIG. 3

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

nimento della direzionalità del foro, per le forti interferenze legate all’ambito urbano. Tale elemento risultava vincolante, sia per centrare perfettamente il punto di uscita della perforazione sia per mantenere i raggi di curvatura adeguati alla posa della condotta in acciaio da 48”, strettamente rispondenti a quanto stabilito in progetto. Inoltre, sempre in relazione al notevole diametro della condotta, si è dovuto intervenire durante il varo con mirati riempimenti progressivi di acqua all’interno della tubazione per controllarne il “galleggiamento” nel foro e limitare così le forze di tiro. E infine, vanno sottolineate le particolari difficoltà incontrate nell’assemblaggio di una così estesa colonna di varo e nelle successive operazioni di tiro, da eseguire, come già evidenziato, in ambito urbano, con presenza di strutture di vario tipo, traffico veicolare rilevante, ecc. Si è dovuto ricorrere ad accorgimenti di varia natura, tra cui chiusure programmate al traffico veicolare di vie di comunicazione, per poter procedere il più celermente possibile, al fine di non intralciare l’operatività e dovendo nel contempo rispettare adeguati standard di lavorazione per non indurre fenomeni di stress sulla tubazione. Tali condizioni hanno richiesto, per il periodo del varo, anche lavorazioni continuative su 24 ore. Pur con tutte le difficoltà sopra menzionate P.A.T.O., sia in fase progettuale che esecutiva, ha portato a termine la perforazione in poco più un mese di lavoro ed ha proceduto quindi, con pieno successo, all’alloggiamento della condotta nei tempi previsti e secondo le indicazioni progettuali, dimostrando ancora una volta come le tecnologie trenchless, se utilizzate con la dovuta perizia, risultino insostituibili in talune condizioni ambientali (fig.3). ■

Figure rilevanti dell’opera Ing. PAOLO BALDONI Responsabile Unico del Procedimento – ROMAGNA ACQUE S.p.A.

Ing. GIOVANNI TASSANI Direttore dei lavori - ROMAGNA ACQUE S.p.A.

Dott. Ing. GIANFRANCO MARCHI Collaudatore dell’opera – ENSER S.r.l.

Ing. MIOTTO RICCARDO Responsabile di commessa - P.A.T.O. S.r.l.

Dott. Geol. SALVINI GIORGIO Consulente esterno P.A.T.O. S.r.l.


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Sempre più burstlining Di Danilo De Razza - Sil Società Italiana Lining Padova

I

l burstlining è una tecnologia flessibile ed economica ma soprattutto non invasiva, molto diffusa grazie anche all’ampia disponibilità di diametri, pressioni di esercizio e nuove tubazioni in Pead e ghisa. La tecnologia burstlining consente di sostituire vecchie condotte con nuove tubazioni in PE o ghisa dello stesso diametro o con discreti incrementi di diametro, inoltre, data l’assenza di vibrazioni impresse, non vi sono particolari problemi ai sottoservizi attigui che non vengono normalmente danneggiati. Con il burstlining la funzione del vecchio tubo praticamente è quella di fare da guida al passaggio delle attrezzature necessarie alla sostituzione. Due scavi vengono realizzati alle estremità dei tratti, in uno (camera di lancio) è collocata una slitta sulle cui guide scorre la testa

idraulica di spinta ed estrazione delle aste. Le stesse vengono inizialmente introdotte all’interno del tratto di condotta da sostituire, per tutta la sua lunghezza, sino a raggiungere l’altro scavo (camera di arrivo) posto all’altro capo. Una volta completata l’inserzione, dalla parte della camera di arrivo viene collegato il dispositivo destinato a frantumare la vecchia condotta durante la fase di estrazione delle aste. Il dispositivo tagliente costituito da un utensile a forma di freccia permette di aprire la vecchia condotta con azione continua e senza ricorso a percussione. Man mano che le aste vengono estratte viene creato il foro di diametro maggiorato che costituisce la sede di posa per la nuova tubazione di PE o ghisa (con giunto antisfilamento) che viene trascinata a valle del dispositivo di frantumazione e dell’ogiva conica.

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CASE HISTORY

Sempre più burstlining

Nel cantiere di Sil in territorio padovano illustrato nelle foto si vedono alcune fasi per la sostituzione di un tratto di fognatura in cemento DN 500 mm con nuova condotta DE630 in PEAD SDR26. Si è trattato infatti di sostituire una condotta privata esistente mai entrata in servizio operando anche un aumento di diametro esterno di 130 mm pari al +26% rispetto all’originale, ed un aumento di sezione netta interna di 694 cm2, pari al +35% rispetto all’originale. La condotta in cemento pressoché rettilinea

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SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

è posata a profondità di circa 1,50 m misurati dal suo estradosso; il terreno appare di composizione mista, e non esistendo ancora pavimentazione, è possibile valutare liberamente gli effetti di un così sostanziale aumento di diametro e di sezione. Per la frantumazione della vecchia condotta e per il contestuale traino del DE630 in PEAD è stata utilizzata una macchina idraulica tiraste con potenza di tiro massima pari a 80 tonnellate. La frantumazione del tratto iniziale della condotta in cemento ha richiesto una forza pari a circa 45 ton per poi stabilizzarsi nella successiva fase di traino attorno ai 27 ton con spunti di circa 30 ton registrati in corrispondenza della rottura dei bicchieri, presenti ogni 4 m. La velocità di traino, successivamente all’imbocco del cono dirompente, si è attestata attorno a 1 metro/minuto. È stato eseguito un sondaggio a circa 10 m di distanza dal punto di inserzione per verificare le condizioni della superficie del tubo plastico che è risultata diffusamente interessata da lievi graffi di profondità omogenea per valori massimi inferiori al ½ mm contro uno spessore di parete pari a 24,1 mm. Peraltro con la diffusione di condotte RC multistrato (anche a diversa colorazione) la questione risulta del tutto irrilevante. In relazione al sensibile aumento di sezione, è stato verificato un innalzamento del piano di campagna lungo l’asse della condotta oggetto di sostituzione, pari a circa 20-30 mm nel punto di massima altezza, successivamente eliminato al passaggio del primo mezzo pesante.

CONCLUSIONI Nel campo del ciclo idrico integrato oltre al polietilene possono essere utilizzate condotte in ghisa di ultima generazione dotate di giunto antisfilamento. Non esiste limite superiore di diametro commerciale applicabile. In base all’esperienza fatta e alle forze di tiro registrate, è possibile raggiungere lunghezze di traino fino 250 m lineari, consentendo una rilevante riduzione dei costi di scavo. Gli effetti sulla superficie delle tubazioni plastiche sono inferiori all’entità percentuale consentita (tale effetto può essere eliminato nel caso della posa di tubo multistrato specifico per relining). La velocità di esecuzione raggiungibile si attesta a circa 100 metri/ora riducendosi per grandi diametri attorno ad un valore di 50-75 metri/ora. ■


CASE HISTORY

Anche a Bergamo

vince la tecnologia Ancora lavori sulle tratte di distribuzione gas di A2A a Bergamo. L’opera è stata eseguita da Pizio Spa, importante società bergamasca specializzata nella manutenzione e installazione di reti di sottoservizi. Abbiamo chiesto un po’ di informazioni ai protagonisti di questo intervento: ecco le risposte dell’ingegner Stelio Barbetta di A2A, l’azienda appaltante, e del geometra Milesi di Pizio SpA, l’impresa appaltatrice.

«L’

intervento in via Don Bosco, uno dei progetti programmati e realizzati di recente a Bergamo, è nato dalla forte volontà di A2A Reti Gas di trovare una nuova collocazione alle proprie condotte – ha spiegato Stelio Barbetta di A2A –. Le reti esistenti, valvole di intercettazione comprese, erano infatti situate nel bel mezzo delle carreggiate dell’asse interurbano, in una situazione tale da rendere problematica, se non da batticuore, qualsiasi operazione di manutenzione». Il cantiere, che nello specifico ha interessato la rotatoria di via Don Bosco Circonvallazione Mugazzone/Paltriniano, ha preso il via il 14 giugno protraendosi fino al 24 agosto ed ha riguardato in particolare le condotte di media pressione (M.P.) in un nodo nevralgico del sistema di adduzione del gas metano della città. Oltre allo spostamento delle condotte gas di bassa e media pressione, con particolare riguardo alla condotta feeder di media pressione Dn 450 acc, in attraversamento alla circonvallazione cittadina, si è provveduto ad eliminare il gruppo valvole obsoleto posizionato nel centro della sede stradale. «Trattandosi di un intervento che interessa uno dei nodi strategici della rete di distribuzione della città di Bergamo – ha spiegato il geometra Milesi della Pizio Spa, che si è aggiudicata l’appaltato - è stato pro-

gettato nei minimi dettagli. Infatti l’aspetto viabilistico, considerato che la circonvallazione Mugazzone è uno degli ingressi principali alla città non andava in alcun modo trascurato». Il periodo scelto per l’esecuzione dei lavori e le nuove percorrenze delle tubazioni, al di fuori del sedime stradale, hanno sensibilmente limitato gli effetti negativi sul traffico veicolare, come espressamente richiesto e previsto dal committente A2A.

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CASE HISTORY

...vince la tecnologia

INNOVAZIONE «Essendo una delle principali esigenze quella di ridurre al minimo l’impatto sul traffico per il ricollegamento degli impianti abbiamo escluso scavi a cielo aperto, privilegiando opere spingitubo – ha continuato Barbetta –. Particolarmente interessante, da un punto di vista tecnologico, l’intervento di otturazione sulla tubazione in acciaio 18” M.P., affidato alla ditta RS Ravetti Service srl che ha utilizzato attrezzature tamponatrici di propria produzione denominate Stop-System. «Questo tipo di intervento di intercettazione è ormai diventato di routine per le nostre squadre – ha commentato Roberto Ravetti – nella nostra gamma annoveria-

mo molti diametri speciali, come appunto il DN 18». «Gli interventi di otturazione sulle condotte da 10” e 12” M.P., invece, hanno visto l’utilizzo di altre tecnologie di tamponamento», ha continuato l’ing. Barbetta. «Dovendo garantire il servizio di distribuzione gas–metano - ha aggiunto Milesi -, tenendo conto della sicurezza degli operatori, abbiamo sperimentato che le macchine tamponatrici Stop System rappresentano una delle tecnologie più avanzate e sicure sul mercato». La scelta delle metodologie utilizzabili sono il frutto di attente ricerche di mercato, interfacciate con l’esperienza acquisita con 40 anni di lavori su reti di distribuzione primarie e secondarie. «Con tali modalità operative non si è dovuto procedere alla sospensione del servizio, con enormi vantaggi non solo per i cittadini, ma anche e soprattutto per gli operatori, che possono garantire in tutta sicurezza interventi veloci ed efficaci con disagi e costi sociali molto contenuti», ha concluso Milesi. ■

Caprari …

Impulso alla ricerca universitaria D

opo il Convegno di Napoli del 2011 rivolto alle Utilities “La gestione degli impianti idrici e costi energetici”, Caprari sta rafforzando la collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli e in particolare con il Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica e Ambientale. Questo Dipartimento rappresenta un forte coacervo di competenze specifiche, legate alla gestione delle risorse idriche e alla fluidodinamica civile ed ambientale, ed è dotato di strutture didattiche e scientifiche all’avanguardia a livello europeo. Il laboratorio di Idraulica, Costruzioni Idrauliche e Marittime di questo Dipartimento, consente di sviluppare ricerche sperimentali su modelli a larga scala in tutti i campi dell’ingegneria idraulica. Il nuovo progetto, per banchi di prova sui quali svolgere collaudi prestazionali di pompe e motori elettrici, amplierà le capacità di ricerca in campo

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idraulico permettendo di trovare nuove frontiere nell’utilizzo ottimale delle pompe e nell’ottimizzazione dei consumi energetici. Il progetto è al passo con le problematiche di risparmio energetico che attraversano i nostri tempi e si innesta perfettamente con il mandato della Direttiva 2009/125/EC (denominata ErP) ed i primi Regolamenti Europei emessi per pompe, elettropompe e motori elettrici. Questo nuovo laboratorio sarà parte di una nuova struttura della Federico II, denominata Ce.S.M.A. Centro di Servizi di Misure Avanzata, che svolgerà attività di supporto alle aziende private. Il recente studio sul “Recupero Energetico e la Regolazione nelle Reti Idriche”, sviluppato dal Prof. Armando Carravetta in collaborazione con Caprari ed Assopompe, è stato presentato con successo al Convegno mondiale Europump tenutosi a Stresa (IT) lo scorso maggio. Per rendere ancor più continua la collaborazione con il mondo della ricerca, Caprari ha finanziato un posto di ricercatore universitario al Dipartimento del Prof. Carravetta, per lo sviluppo di studi nel campo della fluidodinamica numerica e della efficienza energetica. La continua collaborazione con centri di ricerca qualificati, come l’Università di Napoli Federico II, rappresenta per l’azienda un’importante linea di sviluppo, parallela ma strettamente collegata a quella svolta nei laboratori interni, particolarmente utile nel ritrovare soluzioni di prodotto e per sistemi integrati innovativi, che massimizzano il valore degli investimenti per gli utilizzatori ■ finali.


■ di Chiara Lecis

La conferenza Stato Regioni ha approvato i contenuti e le modalità con cui deve essere erogata e gestita la formazione dei lavoratori in materia di sicurezza. Tra le novità il cospicuo monte ore, l’obbligo di aggiornamento periodico, il profilo professionale dei docenti fino ad arrivare al ruolo degli organismi paritetici territoriali. Di seguito vengono messi in luce gli obblighi per le aziende evidenziando luci e ombre di un provvedimento che, ancora una volta, richiede l’impegno economico delle imprese.

G

I

l 21 dicembre del 2011 sono stati pubblicati due accordi tra il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministro della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sui corsi di formazione, uno riguardante la formazione per lo svolgimento diretto, da parte del datore di lavoro, dei compiti di prevenzione e protezione (art. 34, D.Lgs. 81/08), rep. 223/2011, e l’altro, rep. 221/2011, riguardante la formazione dei lavoratori ai sensi dell’articolo 37, comma 2, dello stesso decreto. Di seguito viene preso in considerazione quanto previsto dall’accordo 221/2001 (di seguito Accordo) e cioè della formazione dei lavoratori facendo un accenno finale al percorso formativo previsto per preposti e dirigenti. L’Accordo è entrato in vigore il 11 gennaio 2012 e prevede un periodo transitorio di un anno per la formazione dei lavoratori (fino al 11/01/2013) e di 18 mesi per quella di dirigenti e preposti (fino al 11/07/2013).

LA FORMAZIONE PRIMA DELL’ACCORDO In tutte le normative relative alla salute e sicurezza sul lavoro la formazione è sempre stata un punto fondamentale; era indicata come un obbligo ben preciso già nel DPR 547/55 e ripresa in modo importante nel D.Lgs. 626/94. Nel D.Lgs. 81/08, il Testo Unico sulla sicurezza oggi in vigore, si parla di obblighi di formazione (oltre che di informazione ed addestramento), sia con riferimento ai temi generali della sicurezza e della valutazione dei rischi che relativamente a temi specifici legati ai singoli fattori di rischio presenti nelle varie realtà aziendali. Per quanto riguarda i contenuti della formazione dei lavoratori, prima dell’Accordo del 2011, il riferimento normativo era il DM 16/01/1997 (oltre che ovviamente lo stesso D.Lgs. 81/08 art. 37). Il DM prevedeva gli argomenti ma non la durata, che quindi poteva essere decisa dall’azienda anche in relazione alla complessità dei rischi.

L’attestazione dell’avvenuta formazione doveva essere conservata in azienda a cura del datore di lavoro (non venivano specificate le caratteristiche delle attestazioni). Il DM 16/01/97 prevedeva che i contenuti della formazione dei lavoratori dovessero essere commisurati alle risultanze della valutazione dei rischi e riguardare almeno: • i rischi riferiti al posto di lavoro ed alle mansioni nonché i possibili danni e le conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione • nozioni relative ai diritti e doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sul posto di lavoro • cenni di tecnica della comunicazione interpersonale in relazione al ruolo partecipativo.

MODALITÀ DI FORMAZIONE PREVISTE DALL’ACCORDO Oggi l’Accordo sulla formazione dei lavoratori, superando e integrando quanto previsto precedentemente, stabilisce e dettaglia in modo molto puntuale:

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FORMAZIONE

Salute e sicurezza sul lavoro alla luce degli Accordi Stato Regioni del 21/12/2011



FORMAZIONE BASE PARTE GENERALE

ID

FB

Corso

Destinatari (mansioni DVR)

Tutti i lavoratori

Durata (h)

Argomenti trattati Concetti generali: rischio, danno, prevenzione, protezione. Organizzazione della prevenzione aziendale. Diritti, doveri e sanzioni per i vari soggetti aziendali. Organi di vigilanza, controllo e assistenza.

Riferimento

4 Credito formativo permanente

Accordo 21/12/2011

FORMAZIONE SPECIFICA RISCHIO BASSO

FS - B

RISCHI SPECIFICI

Addetto servizi amministrativi

Elettrico, Incendio, Videoterminali, Microclima e illuminazione, Organizzazione del lavoro e stress lavorocorrelato, Segnaletica

2 TOTALE 4 ORE: Credito formativo permanente (a parità di settore di attività) Accordo 21/12/2011

PROCEDURE DI SICUREZZA istruzioni operative con riferimento al profilo di rischio specifico, Piano di Emergenza Interno, Istruzione gestione infortuni, incidenti e primo soccorso sanitario

2

FORMAZIONE SPECIFICA RISCHIO ALTO AREA SERVIZI A RETE ED ENERGIA

FS - A

RISCHI SPECIFICI

Operai Tecnici di cantiere Autisti Saldatori Magazzinieri …

MOVIMENTAZIONE CARICHI (escluso addestramento)

2

RISCHI FISICI: rumore, vibrazioni, radiazioni ottiche e campi elettromagnetici

2

RISCHIO BIOLOGICO

0,5

USO DPI(escluso addestramento)

1

USO ATTREZZATURE (escluso addestramento)

2

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E STRESS LAVORO CORRELATO

0,5

SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE, ATMOSFERE ESPLOSIVE

TOTALE 12 ORE: Credito formativo permanente (a parità di settore di attività) Accordo 21/12/2011

2

PROCEDURE DI SICUREZZA istruzioni operative con riferimento al profilo di rischio specifico, Piano di Emergenza Interno, Istruzione gestione infortuni, incidenti e primo soccorso sanitario

2

TABELLA 1: SCHEMA DI PROGRAMMA FORMATIVO IN BASE ALL’ACCORDO PER LAVORATORI DEI SERVIZI A RETE ED ENERGIA • durata • contenuti • modalità di erogazione • soggetti formatori. La durata dipende dalla “classe di rischio” dell’azienda individuata in base al codice ATECO. In generale per le aziende del settore Servizi a Rete ed Energia l’associazione del codice ATECO è con il rischio alto. Per aziende a rischio alto è richiesta una formazione di 16 ore per ciascun lavoratore di cui una parte generale di 4 ore e una parte sui rischi specifici di 12 ore. È previsto inoltre un aggiornamento di 6 ore in 5 anni. Se all’interno di un’azien-

da a rischio alto sono presenti gruppi di lavoratori che non entrano in contatto con i fattori di rischio relativi (es. personale amministrativo) questi possono seguire corsi relativi ad aziende a rischio basso della durata di 8 ore: di cui 4 ore per la parte generale e 4 per la parte di rischi specifici. L’Accordo specifica anche i contenuti dei singoli moduli. La parte generale può essere erogata in modalità e-learning mentre quella specifica no. I docenti possono essere interni o esterni all’azienda e devono poter dimostrare di possedere, relativa-

mente agli ultimi 5 anni, un’esperienza almeno triennale di insegnamento, o professionale, in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Oltre a questa formazione, che potrebbe già sembrare corposa visto che stiamo parlando, di fatto, di un impegno di due giorni per lavoratore, rimane l’obbligo aggiuntivo dell’addestramento (cioè le attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, DPI, procedure di lavoro) e della formazione relativa a mansioni o attrezzature particolari per le quali siano precisati

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FORMAZIONE

Salute e sicurezza sul lavoro alla luce degli Accordi Sato Regioni del 21/12/2011


W W W . G E O V I S I O N . I T

Vendita-noleggi-servizi e applicazioni speciali Assistenza e riparazioni in sede Telecamere per ispezioni pozzi e tubazioni con tecnica di sviluppo digitale RPP

Tecnologie No-Dig di riabilitazione tubazioni con metodi UV e altri per ogni applicazione

Telecamere ATEX per cavitĂ , serbatoi, ciminiere ,off shore e industria chimica

Robot per fresatura e risanamento giunti e allacci Packers per riparazioni puntuali – palloni otturatori antinquinamento e per test di tenuta

ROV e Minirov per ispezioni, monitoraggi e operazioni subacquee

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contenuti e/o durata minima (carrelli elevatori, ponteggi, DPI 3° cat, ecc). Nella tabella 1 si trova un esempio di programma di formazione studiato per le aziende del settore dei Servizi a Rete e dell’Energia.

COME DARE EVIDENZA DELLA FORMAZIONE EROGATA ■ Formazione pregressa Per il riconoscimento della formazione pregressa serve qualsiasi mezzo di prova idoneo a dimostrare: durata, contenuti, modalità e prove dell’avvenuto svolgimento dei corsi. In sostanza risulta sufficiente avere: • registro del corso con firme dei partecipanti • indicazione dei contenuti • nominativi dei docenti non sono necessarie ma se ci sono è meglio: • test di verifica dell’apprendimento • slides o materiale didattico relativo al corso. ■ Formazione “da Accordo” La formalizzazione delle “prove” dei corsi è diventata con l’Accordo più stringente e prevede requisiti specifici in ordine a: docenti, organizzazione del corso, metodologie di apprendimento e di insegnamento, attestati. In particolare il registro del corso dovrà prevedere: • le firme dei partecipanti in ingresso e in uscita perché deve essere frequentato almeno il 90% del monte ore • i contenuti del corso • la firma del docente e dell’organizzatore del corso. L’attestato del corso dovrà prevedere: • anagrafica del partecipante • profilo professionale • nome del corso • settore di riferimento e monte ore frequentato • periodo di svolgimento • indicazione e firma del soggetto organizzatore del corso. Dovranno inoltre essere tenuti i CV dei docenti dai quali si evinca il requisito di formatore o tecnico della sicurezza per almeno tre anni negli ultimi cinque. Il piano di formazione deve inoltre

TIPOLOGIA LAVORATORE

FORMAZIONE DA EROGARE

AGGIORNAMENTO

LAVORATORI GIÀ Nessuna azione formativa ASSUNTI iniziale da pianificare. Formazione già effettuata al 13/01/2012 (comprovata dal datore di lavoro), documentata e rispettosa dei contratti collettivi e di norme precedenti all’Accordo

Periodico di n° 6 ore entro 5 anni dalla data di conclusione del corso. NB per i corsi effettuati prima del 26/01/2007 l’aggiornamento dovrà concludersi entro il 26/01/2013

LAVORATORI GIÀ ASSUNTI Nessuna formazione o comunque non documentata

Parte generale 4 ore Parte specifica 4,8,12 ore

Periodico di n° 6 ore entro 5 anni dalla data di conclusione del corso.

LAVORATORI NEOASSUNTI O NUOVO RAPPORTO DI LAVORO Nessuna formazione o comunque non documentata

Parte generale 4 ore Parte specifica 4,8,12 ore

Periodico di n° 6 ore entro 5 anni dalla data di conclusione del corso.

Entro 60 giorni dalla costituzione del rapporto di lavoro Per già lavoratori: nel più breve tempo possibile

TABELLA 2: PROSPETTO DELL’OBBLIGO FORMATIVO DEI LAVORATORI IN RELAZIONE AL PERIODO DI EROGAZIONE DELLA FORMAZIONE

essere condiviso, da parte del datore di lavoro, con gli Organismi Paritetici Territoriali o gli Enti Bilaterali (anche comunicazione mail e silenzio assenso dopo 15 giorni).

IL PERIODO TRANSITORIO L’Accordo prevede un periodo transitorio di 12 mesi in cui la formazione può essere ancora erogata con i criteri previgenti purché sia stata “pianificata” prima dell’entrata in vigore dell’accordo stesso. Affinché l’azienda possa usufruire del periodo transitorio e continuare nel 2012 con la formazione impostata con criteri precedenti a quelli dell’Accordo è necessario che vi sia un documento formalmente approvato prima del 11/01/12 che preveda durata, contenuti e modalità di erogazione dei corsi e che questi siano conformi alle indicazioni delle norme previgenti. Viene specificato che non occorre su tale documento che sia apposta la “data certa” ma che questa si possa comunque dimostrare (verbale di riunione periodica, richiesta di finanziamento, ecc.). La formazione in regime transitorio deve comunque concludersi entro il 11/01/2013. Per le aziende che hanno già fatto

formazione prima dell’Accordo si configurano quindi i seguenti 3 casi: • Nel caso l’azienda possa dimostrare di aver fatto la formazione ai lavoratori conforme al DM 16/01/97 e/o a specifiche norme di settore e risulti in possesso delle registrazioni di tale formazione con data non anteriore a 5 anni dal 11/01/2012 si può ritenere in possesso di formazione valida e dovrà provvedere solo all’aggiornamento di 6 ore entro il 11/01/2017. • Nel caso l’azienda possa dimostrare di aver fatto la formazione ai lavoratori conforme al DM 16/01/97 e/o a specifiche norme di settore e risulti in possesso delle registrazioni sopra indicate ma con data anteriore a 5 anni dal 11/01/2012 si può ritenere in possesso di formazione valida ma dovrà provvedere all’aggiornamento di 6 ore entro il 11/01/2013. • Qualora la formazione non sia stata fatta o sia stata fatta ma non sia possibile avere evidenza adeguata della stessa (registri con durata, contenuti, firme dei partecipanti, …) occorre provvedere alla formazione prevista dall’accordo “nel più breve

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FORMAZIONE

Salute e sicurezza sul lavoro alla luce degli Accordi Sato Regioni del 21/12/2011


FORMAZIONE

Salute e sicurezza sul lavoro alla luce degli Accordi Sato Regioni del 21/12/2011 tempo possibile” [Accordo Stato Regioni, circolare esplicativa del 25/07/12].

LA FORMAZIONE DI DIRIGENTI E PREPOSTI L’Accordo stabilisce, oltre che per i lavoratori, un percorso formativo specifico per dirigenti e preposti. Per i preposti prevede 8 ore di formazione aggiuntiva rispetto a quella per lavoratori, mentre per i dirigenti è prevista una formazione di 16 ore alternativa a quella delle altre figure, per entrambi sono previsti contenuti e modalità di erogazione della formazione e quantificate le ore di aggiornamento periodico. L’accordo prevede un periodo transitorio fino al 11 luglio 2013 per formare dirigenti e preposti. Occorre notare tuttavia che la formazione di dirigenti e preposti è obbligatoria ai sensi dell’art. 37 del D.Lgs. 81/08 tuttavia l’applicazione dei contenuti dell’Accordo nei riguardi di queste figure è facoltativa anche se viene indicato che essa “costituisce corretta applicazione dell’articolo 37, comma 7, del D.Lgs. n. 81/08”. Nel caso venga posto in essere un percorso formativo di contenuto differente, il datore di lavoro dovrà dimostrare che tale percorso ha fornito a dirigenti e preposti una formazione “adeguata e specifica”.

SANZIONI PER LA MANCATA EROGAZIONE DELLA FORMAZIONE Vista l’importanza che il tema della formazione riveste nella dinamica della prevenzione dai rischi, la normativa associa al mancato rispetto delle disposizione di legge sanzioni di tipo penale. Il datore di lavoro è responsabile che l’erogazione della formazione ai lavoratori avvenga nel rispetto della normativa vigente (ossia secondo quanto indicato dall’Accordo). Il mancato rispetto della normativa sulla formazione espone quindi il Datore di lavoro, o l’eventuale delegato, ad una sanzione penale (D.Lgs. 81/2008 art. 55 c. 5 l. c - Il datore di lavoro e il dirigente sono puniti con l’arresto da due a quattro mesi o con l’ammenda da 1.200 a 5.200 euro).

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Qualora poi si verificasse un infortunio e fosse dimostrato che la corretta erogazione della formazione lo avrebbe impedito, al responsabile verrà contestato, oltre a quanto sopra, anche il delitto (non oblazionabile, quindi) di lesioni/omicidio colposo [Art. 589 c.p. Omicidio colposo - Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni. Art. 590 c.p. Lesioni personali colpose - Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a 309 euro. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 123 euro a 619 euro; se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da 309 euro a 1.239 euro. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da euro 500 a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno a tre anni.

IN CONCLUSIONE Indubbiamente tutti coloro che si sono confrontati in modo serio con quanto previsto dall’Accordo hanno dovuto fare i conti con una richiesta normativa decisamente onerosa per le imprese sia in termini di investimento economico che di gestione del personale e del lavoro. In un momento di oggettiva difficoltà per molte imprese si capisce

Chiara Lecis

che questo ulteriore onere possa essere visto in modo “odioso” da parte degli imprenditori. Lodevole è stata l’iniziativa di Regione Lombardia dei vaucher per la sicurezza ma, come tante altre iniziative, troppo poco per raggiungere tutti coloro che ne avevano bisogno. Tuttavia, poiché in gioco vi è la salute e la sicurezza dei lavoratori e vi sono responsabilità grandi e importanti nei confronti di chi guida le imprese, non è giusto lasciar perdere o cercare di “aggirare” quanto richiesto dalla nuova legge. Da parte di chi scrive il tentativo messo in atto durante i corsi erogati in questi primi mesi di validità dell’Accordo, è stato quello di “sfruttare” come una risorsa in più per le imprese il fatto che la formazione dovesse essere erogata con un monte ore così importante e che i docenti dovessero essere veramente professionali e competenti. Abbiamo utilizzato il rapporto tra docente e lavoratori in modo “integrato” rispetto all’azienda, cioè l’aula come momento non solo di formazione sugli argomenti previsti ma anche di riflessione aziendale sui temi della sicurezza, guardando nello specifico a situazioni e tematiche interne alle singole realtà che, alla luce della normativa e della valutazione di un docente esperto e consapevole delle attività aziendali, hanno potuto essere guardate in modo diverso, trovando, a volte, nuove modalità di gestione. Forse è ancora presto per tirare le somme, ma l’esperienza che abbiamo avuto ci dice che è possibile un cambiamento culturale; vedere responsabili e lavoratori impegnati seriamente in discussioni su come poter lavorare meglio e in modo più sicuro sul proprio posto di lavoro ci lascia ben sperare che non sia tutto vano e che questo Accordo non resti l’ennesimo balzello. ■

L’AUTORE

chiara.lecis@sigmaelle.it Laureata in ingegneria ambientale presso il Politecnico di Milano, è consulente in materia di sicurezza sul lavoro, con specifica competenza nel settore servizi a rete maturata presso primarie aziende di settore distribuzione gas e amministrazioni locali. Negli ultimi anni si è occupata di consulenza per la realizzazione di sistemi di gestione della sicurezza (OHSAS 18001, art.30 D.Lgs.81/08).

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012



SEP 2013

Più opportunità di business oltre confine SEP GREEN R.EVOLUTION, il salone internazionale dedicato all’ambiente, che si terrà a PadovaFiere dal 19 al 22 marzo 2013, si presenta per la sua 24esima edizione con una veste rinnovata e con uno sguardo ancora più attento al mercato estero. Una prima tappa promozionale è stato il IV incontro Industriale Cuba Italia del giugno scorso a Padova, sulle fonti rinnovabili organizzato da Padova Promex, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Padova, in collaborazione con l’Ambasciata di Cuba in Italia, l’Ambasciata d’Italia e Cuba ed Enea con il Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico. L’evento è stato organizzato sulla base della ristrutturazione e la modernizzazione della rete elettrica cubana, nonché sull’aumento del fabbisogno industriale locale che oggi per le PMI padovane e italiane che producono tecnologie rappresenta un’opportunità per l’espansione del commercio e degli investimenti nel nostro Paese. La promozione internazionale di SEP è continuata anche in occasione di un incontro d’affari, sempre organizzato da Padova Promex, con operatori indiani lo scorso novembre in Fiera a Padova. L’obbiettivo dell’incontro è stato offrire alla aziende impegnate nel settore ambiente ed energie rinnovabili

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l’opportunità di promuovere i propri prodotti, le proprie tecnologie in India. Lo studio legale Tonucci&Partners, partner di Padova Fiere nell’edizione del SEP 2010 ed in quella del 2013, ha organizzato in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Romania a Bucarest lo scorso 20 novembre il Convegno “Guida pratica alle energie rinnovabili in Romania: aggiornamenti legislativi, analisi delle fasi autorizzative, dei requisiti di bancabilità e delle prospettive future”. Grazie al nuovo sistema di incentivi per le energie rinnovabili, la Romania è diventata una delle più importanti destinazioni europee e mondiali per le società che investono in questo settore. Il sistema di incentivazione é incentrato sui certificati verdi, secondo quanto previsto dalla legge n. 220/2008 (recentemente modificata), dando ampia possibilità di sviluppo alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La Camera di Commercio Italiana per la Romania si propone come centro informativo ed operativo per supportare le aziende italiane interessate ad investire in Romania nel settore delle energie rinnovabili, organizzando il convegno suddetto e la partecipazione alla Fiera espositiva delle Energia Rinnovabili RENEXPO SOUTH-EAST EUROPE. Infine dal 10 al 14 dicembre a Padova si sono riuniti grandi esperti al mondo in tema di Gestione strategia delle risorse idriche. Tale occasione si inserisce in un percorso Innovazione che Padovafiere ha intrapreso verso la nuova edizione del SEP 2013. Avanguardia ed Innovazione in materia di gestione ambientale: i tavoli di lavoro dell’International Organization for Standardization (ISO), esperto mondiale in termine di innovazione e standard, in tema di Water Foot-

SERVIZI A RETE NOVEMBRE-DICEMBRE 2012

print si svolgeranno per la prima volta in Italia grazie al Contributo di Padovafiere e CESQA del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova. In linea con l’evoluzione del progetto verso la sostenibilità nell’edizione 2013 verrà presentata un’area dedicata al legame tra mobilità sostenibile ed energie rinnovabili: l’area MORE - MObility with Renewable Energy, organizzata da PadovaFiere in partenariato e collaborazione con il Prof. Fabio Orecchini, Responsabile SEM - Energy and Mobility Systems, Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile – Cirps, SAPIENZA Università di Roma. In tale contesto, verranno presentati settori di grande interesse tecnologico e commerciale come: • impianti per utilizzo ad alta efficienza dell’energia (caldaie a condensazione, solar cooling, tecnologie di efficientamento energetico) • produzione e distribuzione di energia rinnovabile con particolare attenzione al settore della mobilità (biocombustibili, elettricità, idrogeno) • veicoli elettrici (con focus anche sul trasporto pubblico/collettivo e sul trasporto e movimentazione dei rifiuti) • veicoli alimentati da combustibili alternativi e rinnovabili • energie rinnovabili (solare fotovoltaico e termico, biomassa, idroelettrico, geotermico, eolico). Settori che trovano in un’unica area espositiva dagli innovativi aspetti tecnico-scientifici l’opportunità di aiutarsi commercialmente grazie alla visione unitaria ed efficace di uno sviluppo basato su tecnologie energetiche ad alta efficienza, utilizzo di risorse rinnovabili e integrazione dei sistemi di mobilità nel sistema energetico. ■


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