Servizi a Rete 6 Novembre - Dicembre 2014

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numero 6

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2014 - novembre-dicembre

numero 6 - 2014 novembre-dicembre

L’intervista del mese

EmiliAmbiente Dino Pietralunga

Dossier: Teleriscaldamento

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Tubi centrifugati in PRFV h: Quando la qualità si fonde con l’etica Da oltre 50 anni, da quando cioè iniziò la nostra avventura nel mondo delle condotte, non abbiamo più smesso di migliorarci e di crescere. La continua ricerca di prestazioni sempre più alte, l’attenzione verso l’ambiente, la considerazione verso le donne e gli uomini che costituiscono la nostra azienda, ci hanno portato ad assumere un ruolo di riferimento nel campo delle tubazioni in materiale plastico composito. Ideali per condotte fino a diametro DN 3600, per acquedotti e fognature a gravità o in pressione fino a PN 32 bar, le nostre tubazioni possono essere posate in trincea, in superficie, o con tecniche NO-DIG. Pozzetti e pezzi speciali standard o su disegno completano la condotta ed agevolano il lavoro dei nostri Clienti.

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il punto .

Della regolazione del teleriscaldamento Ancorché nell’ordinamento nazionale continui a mancare una legge quadro che definisca la natura giuridica del teleriscaldamento, con il decreto legislativo n. 102/2014 di recepimento della Direttiva europea sull’efficienza energetica, il Governo ha anticipato i tempi del dibattito parlamentare e posto le basi per una regolazione del settore che ne promuova lo sviluppo. Tale azione, condivisibile negli intenti, dovrà tuttavia essere ben calibrata per non rischiare di essere di ostacolo, anziché di sostegno, allo sviluppo di un settore che si presenta particolarmente eterogeneo, frammentato, esposto alla concorrenza di vettori decisamente più robusti e consolidati. In particolare, il Governo ha affidato all’Aeegsi il compito di regolare la qualità del servizio di teleriscaldamento, la pubblicità dei prezzi, la formazione dei contributi di allacciamento, le condizioni per la connessione di produttori terzi, le tariffe di fornitura nei casi in cui sussista obbligo di allacciamento. Rilevato che le tematiche demandate al compito dell’Autorità sono solo apparentemente simili a quelle già trattate in altri comparti, si auspica che il Regolatore, chiamato ad affrontare questo ulteriore compito, acquisisca un’approfondita conoscenza del settore e agisca in maniera morbida, attenta alle peculiarità tecniche e al contesto competitivo in cui il teleriscaldamento agisce. Particolarmente opportuna si ritiene quindi l’individuazione di una soglia dimensionale al di sotto della quale la regolazione proposta non trovi, almeno inizialmente, attuazione. Delle circa 250 reti di teleriscaldamento esistenti in Italia, la stragrande maggioranza è infatti costituita da reti che alimentano poche decine di edifici, gestite da operatori locali di norma attenti a preservare la qualità del servizio e del rapporto con i clienti in quanto presupposto essenziale per il successo dell’iniziativa. In tali contesti, la richiesta di consistenti flussi informativi e l’introduzione di schemi regolatori ispirati a quelli di altri settori comporterebbe insostenibili aggravi organizzativi, inefficaci in una prospettiva di miglioramento della qualità del servizio e di sviluppo dello stesso.

Paolo Galliano

Responsabile Studi e Affari Regolatori Gruppo Egea

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Sommario

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VALORI CROMATICI di quadricromia:

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NUMERO 6 ďšş 2014 NOVEMBREďšşDICEMBRE

L’intervista del mese

NERO

K

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GRIGIO

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AZZURRO C M Y K

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MARCHIO_LOGOTIPO ASPI

EmiliAmbiente Dino Pietralunga

n. 6

novembre-dicembre 2014

Tubi centrifugati in PRFV h: Quando la qualitĂ si fonde con l’etica Da oltre 50 anni, da quando cioè iniziò la nostra avventura nel mondo delle condotte, non abbiamo piĂš smesso di migliorarci e di crescere. La continua ricerca di prestazioni sempre piĂš alte, l’attenzione verso l’ambiente, la considerazione verso le donne e gli uomini che costituiscono la nostra azienda, ci hanno portato ad assumere un ruolo di riferimento nel campo delle tubazioni in materiale plastico composito.

Dossier: Teleriscaldamento

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ANNO XIII - n. 6 Novembre-Dicembre periodicitĂ bimestrale

2014

L’INTERVISTA

6 Pianificazioni, investimenti ed anche il “libro dei sogni�

A colloquio con Dino Pietralunga ed Emiliano Occhi

Registrazione del Tribunale di Milano n. 509 del 10/9/01 Casa editrice TECNEDIT S.r.l. –www.tecneditedizioni.it Pubblicità e Marketing Via delle Foppette, 6 20144 Milano

RETI IDRICHE

11 PrioritĂ depurazione

Tel. +39 0236517115 Fax +39 0236517116

A colloquio con Giampiero Acciaioli

Direttore responsabile: Liliana Pedercini l.pedercini@tecneditedizioni.it Ufficio commerciale: Ramona Foddis

ESPERIENZE

commerciale@tecneditedizioni.it

e della pressione

L. Leandro e V. Caporaletti

Coordinamento di redazione Anna Schwarz redazione@tecneditedizioni.it Progetto grafico impaginazione e fotolito: Grafteam

INTERVISTA

22 Cooperazioni transfrontaliere

Stampa: Grafteam Una copia

15 Gestione dei distretti idrici

One copy ................................................â‚Ź

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Abbonamento – Subscription: Italia Italy ...........................................................₏ 30 Estero Abroad ...................................................₏ 60

in ambito idrico: una realtĂ Intervista a Roberto Cosolini

24 PRODOTTI E TECNOLOGIE AD H20 31 VETRINA

Ăˆ vietata la riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione della casa editrice.

Reproduction even partial, is forbidden, without the permission of the Publisher

RINNOVABILI TERMICHE

33 Il teleriscaldamento

ad alimentazione solare/termica Stefano Faberi

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PROGETTO EUROPEO

ILLUMINAZIONE PUBBLICA

35 Promuovere i teleriscaldamenti

69 Milano a tutto Led

geotermici in Europa

A colloquio con Giuseppe Grassi

Dario Bonciani TELERISCALDAMENTO

39 Il futuro della contabilizzazione

dell’energia termica

L. Celenza, M. Dell’Isola, G. Ficco e P. Vigo TELERISCALDAMENTO

PROTEZIONE CATODICA

73 Interferenza elettrica

sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie A.Brenna, L. Lazzari e M. Ormellese

45 La prima posa

in Italia di tubi preisolati con DN 1000 Alessandro Bettini, Alessandro Modonesi, Franco Baronchelli e Piercostante Fioletti SALDATURA

48 Curve preisolate a prova di errore 50 VETRINA SMART MEETERING

53 Il futuro dei servizi a rete Furio Cascetta DISTRIBUZIONE GAS

56 L’esperienza del Comune di Milano come capofila dell’ATEM gas Milano 1 Paolo Simonetti e Annalisa Capilli ENERGIA

61 Le difficoltà del libero mercato A colloquio con Luigi Cervone e Michele Messina GAS

63 - La Russia di Putin rinuncia

all’autostrada da 50 miliardi di dollari - La Trans Adriatic Pipeline

65 VETRINA 66 VETRINA GAS

REGOLAZIONE E MISURA

Comitato scientifico: Baldassare Bacchi – Centro Studi Idraulica Urbana (CSDU) Lorenzo Bardelli – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEGSI) Marcello Benedini – Associazione Idrotecnica Italiana Ilaria Bottio – Associazione Italiana Riscaldamento Urbano (AIRU) Francesco Castorina – Comitato Italiano Gas (CIG) Pierluigi Claps – Politecnico di Torino – GII, Gruppo Italiano di Idraulica Mauro Fasano – Regione Lombardia Roberto Frassine – Politecnico di Milano /Dip. Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Paola Garrone – Politecnico di Milano /Dip. Di Ingegneria Gestionale Alberto Grossi – Autorità per l’Energia Elettrica e il gas (AEEGSI) Franco Guzzetti – Politecnico di Milano Michele Ronchi – Comitato Italiano Gas (CIG) Alessandro Soresina – A2A Bruno Tani – Anigas Rita Ugarelli – NTNU “The Noverwegian Technical University” e SINTEF, Trondheim Andrea Zelioli – Azienda Speciale Ufficio d’Ambito Territoriale Ottimale della Città di Milano Francesco Albasser, Danilo Tassan Mazzocco, Chris Bleach, Stefano Saglia, Federico Testa Comitato tecnico: Aldo Coccolo – ASPI Marco Fantozzi – Studio Marco Fantozzi Mauro Salvemini – AM FM GIS Italia Paolo Trombetti - IATT A questo numero hanno collaborato Giampiero Acciaioli Franco Baronchelli Alessandro Bettini Dario Bonciani A. Brenna Annalisa Capilli V. Caporaletti Furio Cascetta L. Celenza Luigi Cervone Roberto Cosolini M. Dell’Isola Stefano Faberi

G. Ficco Piercostante Fioletti Paolo Galliano Giuseppe Grassi L. Lazzari L. Leandro Michele Messina Alessandro Modonesi Emiliano Occhi M. Ormellese Dino Pietralunga Paolo Simonetti P. Vigo

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l’intervista

Pianificazioni, investimenti ed anche il “libro dei sogni”

Dino Pietralunga

Piccolo o grande quel che conta è l’efficienza. La realtà di EmiliAmbiente ci racconta come raggiungere questo obiettivo. A colloquio con Dino Pietralunga, Direttore di EmiliAmbiente SpA Quali sono le principali caratteristiche del bacino servito da EmiliAmbiente SpA? La nostra società, interamente partecipata da enti pubblici, gestisce il servizio idrico in 12 Comuni della provincia di Parma. Il nostro bacino d’utenza è di circa 45.000 unità e copre un territorio di oltre 102.000 abitanti, a cui dobbiamo garantire alta qualità dei servizi, con risposte rapide e puntuali. La dimensione dell’azienda ci consente di ottenere un ottimo rapporto qualitativo e quantitativo con tutti i nostri interlocutori, a partire da quelli istituzionali fino ad arrivare all’utenza finale; a questo proposito, è per noi motivo d’orgoglio, specie considerando il periodo economico che stiamo vivendo, poter affermare che in ognuno dei Comuni serviti c’è uno sportello a disposizione dei cittadini. In base a quali strategie è stato definito il piano degli interventi? Il programma degli interventi è stato generalmente definito già dal 2004, con l’attuazione del primo “piano d’ambito 2004-2006”. Qui sono state elencate tutte le opere necessarie in primis per adeguare tutta l’impiantistica in gestione alle norme nazionali ed europee, partendo quindi dagli interventi su depurazione e fognature, per arrivare a scrivere un vero e proprio “libro dei sogni” modellato, assie-

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me agli amministratori dei nostri enti soci, sulle effettive esigenze del territorio. A quel primo punto di riferimento si sono aggiunti nel tempo numerosi altri piani d’ambito, che hanno integrato, aggiornato e modificato l’elenco delle opere sulla base delle effettive priorità e della sostenibilità tariffaria. Infine, la definitiva redazione ed approvazione del Piano Industriale Aziendale seguita alla recente normazione definitiva del Metodo Tariffario Idrico ha dato ulteriore certezza della sostenibilità dei piani aziendali. Che cosa prevede il piano? Nel periodo 2008-2013 abbiamo onorato il piano degli interventi programmato per l’85% (fonte ATERSIR, Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per il Servizio Idrico e i Rifiuti, NdR); ad impedirci di raggiungere il 100% è stato il ritardo da parte di ATERSIR nell’approvazione del Piano Economico Finanziario e del nuovo Metodo Tariffario Idrico, variabili cruciali nel dare certezza della sostenibilità della tariffa a copertura della totalità dei costi. Ad oggi il piano degli interventi prosegue in attuazione di quanto pianificato, che prevede dal 2014 al 2025, anno di scadenza dell’affidamento, la realizzazione di investimenti per un valore, mediamente, di 3.350.000 euro all’anno. Si parla quindi di un

totale di circa 42.900.000 di euro oltre ai già effettuati 24.366.000 nel periodo 2008-2013: una mole di investimenti mai attuata sul nostro territorio, che beneficia in questo senso di una notevole ricaduta economica. Il “libro dei sogni” parla di cifre ben più importanti, che però la tariffa del Metodo Tariffario non coprirebbe: tutto quello che in più potremo investire potrà avvenire attraverso il reperimento di risorse ad essa esterne. Quali sono i progetti più significativi? Ora che la messa a norma degli impianti depurativi è terminata quasi totalmente, stiamo concentrando le nostre risorse sulle ottimizzazioni e gli efficientamenti energetici. Meritano una particolare attenzione i progetti in atto per l’adeguamento degli impianti di depurazione di Fidenza, Busseto e Ronco Campo Canneto che, oltre a migliorare la qualità dell’acqua allo scarico finale, permetteranno di conseguire notevoli risparmi energetici. Altra opera di fondamentale importanza eseguita negli ultimi anni è la rigenerazione di alcuni pozzi esistenti eseguita con procedimento a impulsi idraulici (Hydropuls), che ha permesso di ripristinare l’efficienza idraulica nei pozzi per acqua e l’implementazione del sistema di telecontrollo a tutti gli impianti idrici e fognari.


Come vengono reperite le risorse? L’accesso al credito rappresenta in generale una criticità per le aziende italiane di medio-piccole dimensioni. EmiliAmbiente vive questo problema? I due temi sono strettamente collegati. Le risorse per sostenere e finanziare gli investimenti sono state reperite nel 2009 attraverso un finanziamento di 16 milioni di euro, erogato da un pool di Istituti di credito che ci ha consentito di attuare il piano interventi fino a tutto il 2012. A partire dal 2013 siamo ricorsi alle prime forme di autofinanziamento; dal 1° gennaio 2014, poi, è diventata operativa la scissione degli assets idrici delle società patrimoniali a favore di EmiliAmbiente: un passaggio che ha consentito alla società di raggiungere un patrimonio netto di circa 20milioni di euro, consentendoci di autofinanziare circa 3 milioni di euro di investimenti anche nel corso del 2014. Stiamo infine concludendo un altro stralcio di finanziamento a copertura parziale di un fabbisogno complessivo di cassa di circa 6,25 milioni di euro; si tratta dell’ultimo finanziamento di cui avremo bisogno da qui al 2025. In sintesi, siamo molto orgogliosi di poter dire che dei 42,9 milioni di euro di investimenti pianificati nel periodo 2014-2025, ben 36,6 milioni di euro saranno finanziati con fondi propri; inoltre ogni debito finanziario sarà estinto entro la fine dell’affidamento in essere. L’accesso al credito per noi (come per il resto delle aziende di settore medio piccole) ha presentato e presenta ad oggi criticità: speriamo che il quadro normativo che presiede al Sistema Idrico Integrato evolva nel senso di una maggiore semplificazione, coerenza e stabilità, in modo da creare maggiori garanzie per gli istituti di credito, e guardiamo con interesse alla possibilità di utilizzare strumenti come gli Hydrobond, che altrove in Italia stanno già dimostrando la propria efficacia. Una delle principali voci di costo per i gestori del servizio sono i consumi di energia: qual è l’impegno di EmiliAmbiente in questo campo? La gestione del Sistema Idrico

EmiliAmbiente in breve È il gestore del servizio idrico integrato di 12 Comuni del parmense (Busseto, Colorno, Fidenza, Fontanellato, Polesine Parmense, Roccabianca, Salsomaggiore Terme, San Secondo Parmense, Sissa-Trecasali, Soragna, Torrile e Zibello). È una società partecipata interamente da enti pubblici: i suoi soci sono 17 Comuni della provincia di Parma. Nel corso dell’esercizio 2013 EmiliAmbiente, attraverso le sue 3 principali centrali di captazione (Parola, Priorato, S. Donato) e i suoi 176 km di rete idrica ha: • servito 44.654 utenze • emunto complessivamente 15.026.634 m3 di acqua • gestito 28 impianti di depurazione con trattamenti secondari • gestito 8 fosse Imhoff • gestito 79 sollevamenti fognari • gestito 3 griglie/coclee e circa 545 chilometri di reti fognarie. Dal 1° gennaio 2014 la società ha acquisito gli assets idrici dalle società patrimoniali Ascaa SpA e San Donnino Multiservizi SpA e il suo patrimonio ha raggiunto un valore di oltre 20 milioni di euro. Nel 2013 EmiliAmbiente ha fatturato 15.559.980 di euro e chiuso il bilancio consuntivo con un utile netto di 137.776 euro; è il quinto anno consecutivo in cui la SpA registra una performance in positivo.

Centrale (Credit photo: Alberto Ghizzi Panizza)

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l’intervista

Pianificazioni, investimenti ed anche il “libro dei sogni”


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Integrato è indubbiamente un settore energivoro: i punti di consegna elettrici necessari per alimentare le apparecchiature impiantistiche sono ben oltre 200. Come strategia aziendale ci siamo mossi su due fronti specifici: il primo prevede la produzione di energia rinnovabile tramite impianti fotovoltaici; il secondo consiste nell’attuare forme di adeguamento impiantistico con innesto di tecnologie atte al risparmio energetico. Per quanto riguarda il fotovoltaico abbiamo in “produzione” a vario titolo un totale di circa 1MWp, concentrati soprattutto nel campo fotovoltaico presso la centrale idrica di Priorato di Fontanellato. Parlando invece di risparmio energetico, nel settore depurativo sono stati eseguiti interventi di efficientamento, con l’installazione di sistemi di automazione che, utilizzando software specifici, permettono di fare funzionare i sistemi di aerazione esclusivamente secondo le esigenze effettive, evitando gli sprechi dovuti a sovradosaggi: in alcuni impianti i consumi energetici sono diminuiti di circa il 40%. I sistemi di telecontrollo installati negli ultimi anni, oltre a permettere in molti casi di prevenire disservizi all’utenza, hanno portato un notevole aiuto nel settore della ricerca perdite, in quanto monitorano in continuo i consumi all’utenza, e nel caso in cui avvengono notevoli discostamenti dai dati consolidati, si provvede immediatamente alla ricerca in campo di eventuali perdite. La rapidità d’intervento ha permesso di ridurre drasticamente le perdite, con indubbi benefici sia sul risparmio della risorsa che in termini energetici. E per quanto riguarda la georeferenziazione delle infrastrutture a rete? Per aumentare l’efficienza e l’efficacia della gestione della rete, dalla fine degli anni Novanta la società si è dotata di un sistema GIS, provvedendo ad importare tutto il patrimonio cartografico ed informativo. Sono state digitalizzate e georeferenziate le reti acquedottistiche, d’adduzione e distribuzione, fognarie e tutti gli impianti gestiti da EmiliAmbiente SpA, inserendo le caratteristiche tecniche di ogni elemento: ora è possibile rendicontare la consistenza delle reti sia per lunghezza lineare sia per numero di elementi che le compongono, ed eseguire ricerche specifiche filtrando le caratteristiche tecniche richieste. Il sistema viene aggiornato anche attraverso l’inserimento di tutte le riparazioni effettuate, permettendo di visualizzare ed evidenziare le tratte di condotte più ammalorate e di pianificare la loro sostituzione. Trattandosi di informazioni visibili e consultabili in ambiente Web sono fruibili, attraverso un accreditamento e utilizzo di password, sia dalle Amministrazioni Comunali che dalle imprese manutentrici; un’implementazione che ha portato grandi vantaggi anche per gli operatori sul campo i quali, utilizzando di dispositivi tablet, accedono a tutte le informazioni in tempo reale. Qual è il vostro orientamento verso le tecnologie no-dig? L’introduzione di queste tecnologie nella nostra azienda è avvenuta a partire dagli anni 2000, quan-


do la piena del torrente Parma nei pressi del Comune di Colorno causò il crollo dell’attraversamento aereo di una condotta idrica posata negli anni Ottanta, e si rese necessario sostituirla. L’attraversamento sotterraneo fu realizzato con una tubazione multistrato in Pead, rivestita all’esterno da una corazza in polipropilene. Lo sviluppo totale fu di circa 200 m, ad una profondità di 5 m rispetto allo scorrimento del torrente. Da allora il sistema no-dig è utilizzato regolarmente sia nei casi di attraversamenti sotterranei, sia per la posa di tratte lungo le strade di intenso traffico. Quali i principali progetti che EmiliAmbiente porta avanti nel campo della ricerca e innovazione? Puntiamo costantemente e scientificamente sulla qualità: stiamo procedendo a tappe forzate verso l’estensione della certificazione EN

ISO 9001 del servizio idrico integrato a tutti i 12 comuni serviti. Un modo tecnico per dire che da ormai diversi anni l’azienda si sta dotando di una metodologia di gestione, controllo e sviluppo del proprio lavoro uniforme su tutto il territorio servito, a tutela della qualità e della trasparenza del servizio. L’altra faccia della stessa medaglia è l’indagine di customer satisfaction che annualmente proponiamo agli utenti: uno strumento che ci consente di “aggiustare la rotta” sulle base delle esigenze dei cittadini, e che nel tempo sta confermando ottime performance dell’azienda. Abbiamo infine avviato una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Parma, per una eventuale realizzazione di impianto composito di essicazione fanghi e compostaggio al fine dell’efficienza energetica e dell’omogeneizzazione delle risorse.

Serbatoio pensile (Credit photo: Alberto Ghizzi Panizza)

A colloquio con Emiliano Occhi, Amministratore Unico di EmiliAmbiente Spa EmiliAmbiente è una realtà dalle dimensioni “piccole”. Quali i vantaggi e svantaggi? Le nostre dimensioni ci consentono un rapporto più stretto con il territorio - con ognuna delle sue componenti: i Comuni soci, i tecnici, le aziende, gli utenti finali - e ci garantiscono una struttura snella, rapida nel rispondere alle sue esigenze. Esigenze che devono rimanere all’interno del perimetro dei nostri obiettivi aziendali: i guai iniziano invece quando le aziende pubbliche vengono chiamate, in assenza di amministratori locali lungimiranti, a supplire alle inefficienze dei Comuni, sottraendo tempo e risorse al proprio scopo aziendale. Il governo spinge per l’accorpamento delle utility sulla base di una logica territoriale e di specializzazione. Come giudica un simile progetto? Dovremmo abbandonare la dicotomia “piccolo VS grande” per iniziare a ragionare in termini di “efficiente

VS inefficiente”. EmiliAmbiente ha chiuso il bilancio 2013 con oltre 100mila euro di utile, ed è il quinto risultato positivo su cinque anni di attività. Il suo caso, come quello di molte aziende simili, dimostra che per alcune tipologie di servizi, come appunto l’idrico o la raccolta rifiuti, la dimensione ottimale del gestore non deve necessariamente superare o nemmeno eguagliare i confini provinciali. Su quali leve possono agire le realtà più piccole per una gestione ottimale del servizio? Siamo un’azienda pubblica, e come tale dobbiamo preoccuparci di tre aspetti: garantire un servizio di qualità ottimale, compiere gli investimenti necessari al mantenimento e al miglioramento degli impianti, chiudere il bilancio in pareggio. Per assolverli occorre lavorare sull’efficientamento di tutti i processi di gestione: dal recupero crediti ad una gestione attenta e consapevole del personale, dall’impiego delle nuove

Emiliano Occhi

tecnologie per diminuire i costi di smaltimento dei fanghi e il consumo energetico degli impianti all’implementazione di un vasto e particolareggiato piano-perdite. Un esempio recente? Siamo una delle poche aziende del settore che svolge gare per la ricerca del fornitore di energia elettrica; per il secondo anno consecutivo abbiamo “strappato” condizioni inferiori al prezzo di base delle gare Consip, liberando considerevoli risorse da investire altrove.

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l’intervista

Pianificazioni, investimenti ed anche il “libro dei sogni”



reti idriche

Priorità depurazione Ammontano a 100 milioni di euro gli investimenti previsti per il sistema idrico pavese nel Piano d’ambito 2014-2017. Di questi oltre la metà è destinata alle opere per il collettamento e la depurazione dei reflui, come ci racconta Giampiero Acciaioli, Direttore dell’Azienda Speciale/Ufficio d’Ambito Territoriale Ottimale della Provincia di Pavia, per la Regolazione e la Pianificazione del Servizio Idrico Integrato.

Quali le priorità del sistema idrico nel territorio pavese? Come per molte aree del territorio nazionale, anche nell’ATO di Pavia le principali criticità riguardano il collettamento e la depurazione delle acque reflue. Alcuni sistemi impianti infatti non soddisfano i parametri fissati dalla Direttiva 91/271/CE e 2000/60 CE, sul trattamento delle acque reflue urbane, e hanno portato all’avvio di procedure di infrazione comunitaria, in alcuni casi già arrivate a Sentenza/ Causa o per le quali sono state comminate le sanzioni (non nel nostro ATO). Pertanto, nel Piano d’Ambito relativo allo Stralcio del quadriennio 2014-2017 si è provveduto a pianificare una serie di opere indispensabili per risolvere alcune di queste lacune strutturali. Tali interventi riguardano la realizzazione di fognature in aree ancora non servite interne agli agglomerati, l’eliminazione di scarichi non depurati attraverso nuovi impianti di trattamento o convogliando i reflui in impianti già esistenti, il potenziamento della capacità di impianti di trattamento o l’aggiunta di fasi depurative avanzate. Sulla base di quali criteri sono state definite le opere da realizzare? Le priorità realizzative sono state individuate considerando le opere ritenute più urgenti, con le rispettive stime di fabbisogno di investimento. Gli interventi, inoltre, sono stati gerarchizzati tenendo conto delle dimensioni degli agglomerati cui si riferisco-

Giampiero Acciaioli nel cunicolo multiservizi di Haifa (Israele)

no, lasciando la priorità a quelli con popolazione equivalente superiore a 10.000 unità, e dello stato di avanzamento dei rispettivi procedimenti comunitari. Tale scala di priorità ovviamente non significa trascurare gli interventi “minori”, anch’essi indispensabili per il conseguimento dell’obiettivo finale, anzi il Servizio Idrico Integrato ha bisogno di continui investimenti, in particolar modo di manutenzione straordinaria.

A che punto sono queste opere? Alcune opere sono state completate di recente, altre lo saranno a breve e altre ancora sono state appena avviate. Tra gli interventi già conclusi vi sono il potenziamento e l’adeguamento dell’impianto di depurazione di Broni, per un importo di 5,6 milioni di euro, e di Casteggio, per un valore di 3,1 milioni. Sono terminati anche i lavori per eliminare gli

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reti idriche

Priorità depurazione

acquedottistico, che presenta minori criticità rispetto al comparto reflui. Tali opere sono finanziate in parte dall’Azienda Speciale Ufficio d’Ambito Territoriale della Provincia di Pavia attraverso gli Accordi di Programma Quadro con il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lombardia ed in parte dalla tariffa corrisposta dagli utenti, che funge da garanzia sui finanziamenti. Inoltre, abbiamo previsto ulteriori 300.000 mila euro per completare, in collaborazione con Pavia Acque Scarl, la Società in house providing alla quale la Provincia di Pavia ha affidato la gestione del servizio per 20 anni, la mappatura di tutte le reti e impianti, opera che abbiamo già realizzato per l’88%. Le tariffe riescono a coprire il fabbisogno economico? La tariffa rappresenta lo strumento che garantisce, in generale, la solvibilità degli ammortamenti dell’investimento, copre i costi operativi, gli oneri finanziari ed altro. L’altro strumento di garanzia è costituito dalla continua capitalizzazione della società, capitalizzazione che si alimenta realizzando appunto gli investimenti. Nel senso che più si investe per tenere in efficienza reti e impianti, più aumenta il valore degli asset e quindi si dispone di maggiori garanzie quando la società accede al credito, da parte dei soggetti finanziatori, siano essi banche o altri istituti di credito.

Impianto di depurazione di Broni

Impianto di depurazione di Pavia

scarichi non trattati nel Comune di Mortara, dove sono appena cominciati quelli per la realizzazione di uno scolmatore, opere che nel complesso valgono 1,7 milioni, e quelli relativi al primo lotto del potenziamento del sistema di trattamento dei reflui del depuratore di Vigevano, dove sono in corso anche interventi per estendere la rete fognaria alle aree ancora non servite, per un importo rispettivamente di 2,3 e 1,3 milioni di euro.

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Nel complesso a quanto ammontano gli investimenti e come vengono finanziati? Per il quadriennio 2014-2017 il Piano d’Ambito prevede investimenti per circa 100 milioni di euro per l’intero servizio idrico, comprese le attività di manutenzione straordinaria. Circa 68 milioni si riferiscono agli interventi prioritari e di questi ben 50 milioni riguardano le opere di fognatura, collettamento e depurazione, mentre i restanti 18 milioni sono destinati al comparto

Qual è lo schema tariffario che avete adottato e perché? L’ATO ha recepito le proposte del gestore, proponendole alla Conferenza dei 189 sindaci ed all’ente responsabile, la Provincia di Pavia, soggetto che ai sensi della ol.r. Lombardia n. 26/03 e s.m.i., dovrà deliberare in ultima istanza. A seguito dei dati forniti, si è elaborato il tool di calcolo predisposto dall’AEEGSI, e ci si è collocati nello Schema regolatorio numero 4. Certo, resta sempre il problema di fondo, ovvero del livello delle tariffe che nel nostro Paese è nettamente inferiore rispetto a realtà


come Germania e Francia e che limita la portata degli investimenti. Ad esempio, nello sviluppo del Piano d’Ambito abbiamo affrontato la questione della gestione delle acque meteoriche, prevedendo, oltre alla realizzazione di una serie di sistemi di vasche volano e di vasche di laminazione, anche la realizzazione di una rete di raccolta dedicata alle acque bianche. Tale soluzione, però, avrebbe fatto incrementare considerevolmente la spesa a livelli che l’attuale nostra tariffa non è in grado di coprire. Come giudica l’azione dell’AEEGSI su questi temi? Ritengo che l’azione regolatoria dell’Autorità in generale sia stata molto positiva ed efficace, in quanto ha finalmente introdotto regole certe che hanno contribuito a portare una maggiore chiarezza nel settore. Ad esempio, sono stati determinati, o sono in corso di definizione/consultazione, diversi aspetti del settore, come gli standard di servizio, le convenzioni, il bonus idrico e molti altri. Inoltre, ha individuato 4 Schemi regolatori che, sempre all’interno di un sistema con regole generali, vista la diversificazione del servizio idrico nel nostro Paese, lascia i Comuni e gli ATO autonomi, in particolare nell’organizzazione del servizio e nella determinazione degli incrementi tariffari, una volta individuato il “Teta” massimo. Lei è anche Coordinatore della Commissione 1 dell’Associazione Nazionale Enti e Autorità d’Ambito che si occupa delle normative afferenti il servizio idrico. Quali aspetti necessitano di ulteriori interventi normativi? Come Commissione stiamo studiando il decreto Sblocca Italia e il Collegato Ambientale, che apportano significative modifiche agli articoli relativi al servizio idrico integrato, previsti nel Decreto legislativo 156 del 2006, introducendo importanti novità anche sugli assetti istituzionali, organizzativi e gestionali del settore. Ad esempio, è prescritta la partecipazione obbligatoria degli enti locali agli enti di governo dell’Am-

Serbatoio pensile di Mede

Impianti di trattamento di Genzone

bito Territoriale Ottimale (sia sulla base dei bacini idrografici, sia su base regionale o provinciale), definisce, riprendendolo, il principio dell’unicità della gestione d’ambito, oltre a lasciare alle Regioni la libertà di legiferare secondo scelte che ritiene più opportune, viste le differenze territoriali e di necessità d’investimento presenti nei territori. Un altro tema sul quale stiamo lavorando riguarda gli strumenti di finanziamento del servizio. Riteniamo che sia

importante trovare soluzioni che garantiscano alle aziende l’accesso al credito per gli investimenti e questo si può fare attraverso la vera attivazione dei Fondi rotativi previsti da alcune Regioni o con l’intervento dello Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti o con lo studio di specifici strumenti finanziari. Inoltre, appare sempre più necessario un ammorbidimento del Patto di stabilità interno che pone severi limiti alla capacità di spesa degli enti locali.

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esperienze

Gestione dei distretti idrici e della pressione Acquedotto Pugliese sta sviluppando un progetto di ottimizzazione della gestione del sistema idrico di Bari che garantisca un elevato servizio all’utenza; questo realizzando distretti idrici indipendenti, regolati e telecontrollati, di cui quello più grande e complesso è gestito da un’innovativa valvola idraulica riduttrice di pressione, studiata ad hoc. L. Leandro e V. Caporaletti

La rete idrica a servizio della città di Bari ha un’estensione di circa 750 km, ed è alimentata da otto serbatoi aventi una capacità di riserva complessiva superiore ai 300.000 m3. Le dorsali principali in uscita dai serbatoi verso l’abitato sono interconnesse tra loro in punti strategici della rete, in modo da garantire, in caso di necessità, l’approvvigionamento idrico in tutte le zone della città anche in caso di scompensi di uno qualsiasi dei serbatoi o dorsali. Le fonti di approvvigionamento idrico del Capoluogo Pugliese sono situate nelle Regioni Puglia, Basilicata e Campania, e sono costituite dalle sorgenti dei fiumi Sele e Calore, dagli

invasi del Locone, del Sinni e del Pertusillo. Nonostante l’entità rilevante di tali fonti di approvvigionamento, viene sfruttata, in misura minore, anche la riserva idrica del sottosuolo pugliese tramite i pozzi. Il progetto che AQP sta portando avanti sulla città di Bari mira all’ottimizzazione della gestione di un sistema idrico complesso, nel mantenimento di uno standard qualitativo elevato di servizio all’utenza. In tale ottica, partendo da un sistema idrico unitario e completamente magliato, sono state analizzate varie ipotesi di distrettualizzazione della rete, con strumenti di modellazione idraulica, verificandone:

fattibilità attraverso una • lapuntuale e costante attività di

ricognizione e monitoraggio in campo l’efficacia attraverso la simulazione idraulica del comportamento della rete compartimentata il complesso delle attività ha portato alla creazione, ad oggi, di 24 distretti idrici. I distretti sono stati dotati, nel loro punto di alimentazione, di stazioni di misura (di portata e pressione) e controllo (valvole di regolazione). Questo ha permesso prioritariamente di gestire in maniera mirata le pressioni in rete; di definire, attraverso i bilanci idrici, lo “stato di salute” della rete

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esperienze

Gestione dei distretti idrici e della pressione

(grado di perdita) e di stabilire le priorità d’intervento in termini di risanamento e/o potenziamento della stessa; di circoscrivere eventuali disservizi causati da interventi manutentivi alle utenze afferenti il singolo distretto; di avere un controllo attivo delle perdite (bilanci bottom-up: stima delle perdite attraverso la misura e l’analisi del flusso minimo notturno, per mezzo del telecontrollo aziendale, a cui sottrarre la stima dei consumi legittimi), facilitandone la localizzazione, potendo investigare in modo circoscritto porzioni di rete limitate. In particolare, il più grande e articolato dei settori realizzati ingloba i tre quartieri centrali della città di Bari, ad alta densità abitativa, con un’estensione complessiva di circa 110 km di rete idrica servita, ripartita in due distretti indipendenti aventi in comune l’origine della distribuzione. La complessità di tale settore, in termini non solo di topologia della rete (estensione, stato piezometrico, presenza di dorsali, connessioni, ecc.), ma soprattutto di antropizzazione del territorio (tipizzazione degli insediamenti, caratteristiche e abitudini del’utenza, ecc.), ha indotto ad uno studio approfondito e mirato degli aspetti tecnologici legati alla regolazione ed al controllo dei parametri idraulici della rete (portata, pressione, velocità dell’acqua), in modo da realizzare un sistema di gestione tecnologicamente avanzato, dinamico e versatile, adatto a soddisfare le esigenze presenti e future della distribuzione, e dotato di livelli di sicurezza tali da limitare i disfunzionamenti. Aspetto fondamentale che il gestore del sistema idrico non può trascurare è, infatti, la necessità di far coesistere le esigenze legate ad un’attenta gestione dei flussi idrici con la conservazione di un’elevata qualità del servizio offerto all’utenza. Pertanto, da un lato ci si è posti l’obiettivo di garantire un’ottimale gestione delle pressioni in rete in ogni condizione di consumo, chiave strategica per ridurre le perdite e la frequenza delle rotture, dall’altro di soddisfare anche quella tipologia di utenze che chiedono al gestore di sopperire a problematiche infrastrutturali private, assicurando loro pressioni superiori agli standard determinati.

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Partendo da tali esigenze, si è sviluppato un sistema di apparecchiature per la regolazione ed il controllo che ha come punto cardine una valvola idraulica riduttrice di pressione, capace di variare il regime idraulico in rete in funzione delle esigenze dell’utenza, in modo da garantire portata e pressione adeguate in ogni momento della giornata e nei diversi periodi dell’anno, per una più corretta distribuzione ed un “uso” più razionale della risorsa idrica. La valvola è stata progettata con le seguenti specifiche prestazionali: minime perdite di carico alla massima portata. Le perdite di carico di tutto il sistema quando la portata transitante è massima è inferiore a 3 m, per consentire un’adeguata pressione al punto più svantaggiato della rete (KV 7000 mc/h). Semplicità e sicurezza di funzionamento della valvola (implementazione di più livelli di sicurezza). La valvola viene comandata alternativamente da due dispositivi, un timer a batteria ed un PLC. Il timer a batteria con l’ausilio di due piloti idraulici permette di passare da un valore di pressione all’altro senza necessità di alimentazione elettrica esterna; tali valori (in tutto tre possibili, potendo il timer lavorare su un massimo di tre fasce orarie giornaliere) possono essere variati in campo agendo direttamente sui piloti. Il PLC permette la regolazione della pressione in modo più flessibile e puntuale, potendo gestire più livelli di pressione giornalieri, completamente da remoto. Tramite il sistema di telecontrollo aziendale la variazione della pressione richiesta in un determinato momento della giornata viene inviata alla valvola attraverso un segnale 4-20 mA. Entrambi i sistemi regolano la valvola in funzione dei dati di pressione che vengono forniti loro da un misuratore di pressione a sonda piezoresistiva presente a valle del circuito. Sia nel caso di regolazione tramite timer che in quello tramite PLC, il funzionamento della valvola è sempre totalmente idraulico: il PLC, infatti, agisce sull’alimentazione di solenoidi inseriti nei circuiti idraulici, che, eccitati alternativamente, fanno aprire o chiudere delle elettrovalvole facendo riempire o svuotare i circuiti di monte e valle della idrovalvola, regolandola in apertura e chiusura in base alla pressione prestabilita. La pressione a valle della valvola, in caso di mancanza di energia elettrica (230 V 50 Hz) ed in caso di malfunzionamento del timer, viene regolata e stabilizzata ad un valore prestabilito (e comunque variabile in campo

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È dal 1986 che operiamo nel settore del risanamento delle condotte fognarie, dell’acqua e del gas. In tutti questi anni abbiamo maturato un’efficace metodologia d’intervento, sperimentando con successo soluzioni mirate e tecnologie non distruttive sempre più evolute, come quelle recentemente utilizzate a Trieste. Nel capoluogo giuliano per l’ispezione e la profilatura del collettore fognario abbiamo adottato un nuovo sistema anfibio tecnologicamente avanzato, che in un solo passaggio di 2,6 km ha consentito di ottenere tutte le informazioni tecniche necessarie. > TIPOLOGIA: ISPEZIONE IN ESERCIZIO SUL COLLETTORE FOGNARIO MASSIMO DI TRIESTE > TRATTO: “ZONA ALTA”, DA PONADARES AL DEPURATORE DI TRIESTE (ACEGAS) > CONDOTTA: LUNGHEZZA 2600 m / DIAMETRO DN 2100-2300 mm > TECNOLOGIA: TELECAMERE CCTV / PROFILATURA LASER / PROFILATURA SONAR > RILEVAZIONI: LIVELLO MEDIO DELL’ACQUA, 715 mm DETRITI PRESENTI SUL FONDO, 189 m3 / CORROSIONE MEDIA PARETI, 38,5 mm

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dall’operatore), con l’ausilio dei piloti idraulici. Regolazione della pressione in base a fasce orarie prestabilite. La regolazione in base alle fasce orarie viene effettuata tramite il timer o per mezzo del PLC (sistema di telecontrollo AQP), garantendo la completa versatilità di funzionamento del sistema. Questo permette di variare la risposta della valvola in funzione delle esigenze dell’utenza, nei diversi momenti della giornata, ma anche durante la settimana e stagionalmente nel corso dell’anno, ottimizzando dunque la distribuzione e la gestione della risorsa idrica. Regolazione accurata della pressione di valle sia a basse che ad alte portate. I piloti idraulici utilizzati sono del tipo “a due vie”, in modo da garantire una regolazione in continuo e di maggiore precisione; quando la regolazione è affidata al PLC, il sistema è comple-

tamente configurabile garantendo tempi di reazione e livelli di precisione desiderati. La velocità di reazione del sistema è comunque regolabile, in modo da garantire che le variazioni di pressione avvengano in tempi tali da non creare sovrapressioni e/o transitori pericolosi per le condotte. Comportamento totalmente idraulico a mezzo di piloti idraulici, in assenza di alimentazione elettrica. Per garantire la continuità di funzionamento del sistema in assenza di alimentazione elettrica, scongiurando il blocco della valvola e i possibili disservizi derivanti all’utenza, il sistema a funzionamento totalmente idraulico (comandato dal timer a batteria) interviene immediatamente in sostituzione del PLC, regolando la valvola in base ai valori preimpostati nei piloti idraulici nelle fasce orarie relative. Al ritorno dell’alimentazione di rete, il sistema di automazione

aziendale autorizza il passaggio al controllo tramite PLC (nel caso contrario il controllo rimane al timer). Tra i possibili funzionamenti del sistema, si è scelto di affidare prioritariamente la regolazione della valvola al PLC, oltre che per garantire una maggiore versatilità di funzionamento ed una maggiore precisione nella regolazione; attraverso l’acquisizione continua dei parametri che caratterizzano la regolazione (storicizzazione di Q, PI, PU, PC), inoltre, si acquisisce uno storico del comportamento del sistema. Le fasce orarie giornaliere e i setpoint di regolazione sono stati scelti a valle di un monitoraggio costante di anni, che, unitamente alle attività di campo e alle simulazioni del modello matematico, hanno permesso di correlare quasi in modo “biunivoco” i valori di pressione in uscita alla valvola con la risposta idraulica della rete. La progettazione del sistema complesso-idrovalvola ha mirato, dunque, alla realizzazione di un’apparecchiatura “innovativa” che sfruttasse i vantaggi di una regolazione totalmente “idraulica” e superasse contemporaneamente i limiti legati alla sua “rigidità”, rendendola più flessibile e capace di adattarsi alla complessità del contesto in cui è inserita. Il risultato immediato riscontrato dopo l’installazione dell’idrovalvola e la messa in esercizio del sistema descritto, oltre alla semplificazione della gestione e al controllo costante dei parametri di rete, è stato la riduzione della portata minima notturna immessa in rete, conseguenza diretta della riduzione della pressione notturna. La stabilizzazione della pressione notturna ad un valore adeguato ha portato, infatti, la drastica diminuzione delle sovrappressioni in rete, causa principale dello sfilamento dei giunti e della rottura delle condotte (natural rate of rise of leakage). Per il futuro si auspica di ottenere una progressiva conseguente riduzione di tali fenomeni e dunque degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla rete ad essi connessi, interventi onerosi sia dal punto di vista economico che per i disagi provocati alla collettività/ utenza (necessità di interrompere l’erogazione idrica per permettere le riparazioni, lavori che si protraggono

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esperienze

Gestione dei distretti idrici e della pressione


esperienze

Gestione dei distretti idrici e della pressione

nel tempo in sede stradale cittadina, etc.). Ci si attende che ci sia un miglioramento della qualità del servizio idrico offerto all’utenza, con un incremento del livello di soddisfazione dell’utenza a fronte di una riduzione dell’acqua immessa in rete. Riassumendo: “meno acqua, meglio acqua!”. Si può infine affermare che i benefici apportati dal progetto in termini di riduzione del rapporto tra acqua immessa in rete e acqua fatturata, considerando esclusivamente l’apporto dovuto alla riduzione delle sovrappressioni notturne, hanno fatto rientrare l’investimento economico di AQP (opere civili, fornitura e posa in opera del sistema) in soli 4 mesi. Bibliografia - Technical Group on Waste of Water (1985), Leakage control policy and practice, Standing technical committee report no.26, Londra, WAA/WRc. - Thornton J. e Lambert A. (2007), Pressure management extends infrastructure life and reduces unnecessary energy costs, Proc.of IWA Special Conference ‘Water Loss 2007’, Bucarest. - Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 8 gennaio 1997, n.99, Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature, G.U. 18.04.1997, n.90. - Artina S., Brocchi C., Bragalli C. e Zorzi Y. (2002), Approccio metodologico alla distrettualizzazione delle reti di distribuzione, Atti del 28° Convegno di Idraulica e Costruzioni Idrauliche, Potenza. - Jowitt P.W. e Xu C. (1990), Optimal Valve Control in Water Distribution Networks, ‘J.Water Resours.Plng.and Mgmt’.

Gli autori

L. Leandro l.leandro@aqp.it

Responsabile Area Gestione Esercizio Bari - Macro Area Territoriale BARI-BAT-Acquedotto Pugliese S.p.A.

V. Caporaletti V.Caporaletti@aqp.it

Pianificatore Area Gestione Esercizio Bari - Macro Area Territoriale BARIBAT-Acquedotto Pugliese S.p.A.

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intervista

Cooperazioni transfrontaliere in ambito idrico: una realtà

Roberto Cosolini

Roberto Cosolini, che ha risposto alle nostre domande, è Sindaco di Trieste ed anche Presidente CATO (Consulta per l’Ambito Territoriale Ottimale orientale triestino). Questa sua duplice posizione ci garantisce una visione panoramica di un problema che affligge da sempre i Paesi di ogni confine, una difficoltà che a Trieste è stata brillantemente superata.

Quali problematiche comporta la gestione del ciclo idrico in un territorio di confine? Condividere la fornitura dell’acqua potabile tra due Stati confinanti è un’operazione molto complessa perché oltre alle difficoltà tecniche e normative da risolvere ci sono aspetti storici, culturali e politici da superare. Presupposto fondamentale per istituire un rapporto duraturo è stabilire le regole comuni da rispettare nel tempo. Parametri qualitativi, quantitativi, metodi tariffari, sono solo alcuni esempi di aspetti da analizzare e regolamentare in modo da stabilire il grado di eccellenza da garantire reciprocamente. È necessario predisporre inoltre delle strutture tecniche organizzative in grado di operare assieme in caso di necessità e porre particolare attenzione ai metodi di comunicazione che devono essere efficaci anche d’innanzi alla diversità linguistica. Ma se da un lato una gestione transfrontaliera dell’acqua potabile può sembrare problematica da attuare, dall’altro rappresenta una grande opportunità. La disponibilità di una fonte di approvvigionamento di acqua potabile diversa rappresenta per il territorio una sicurezza in più in

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caso di criticità. Per fare un esempio, a Trieste è stato siglato ancora nel 2000 un accordo con la vicina città di Sezana (Slovenia) per lo scambio dell’acqua potabile in caso di criticità. Quindi, se mai ne avessimo bisogno, l’area Giuliana potrebbe attingere l’acqua da Sezana garantendo il servizio alle utenze sensibili e viceversa. Parte dell’approvvigionamento idrico di Trieste è assicurato dalle risorgive carsiche, dalle quali l’acqua fuoriesce dopo aver percorso tratti superficiali in territorio sloveno. Come è regolato lo sfruttamento di tali fonti? Lo sfruttamento della risorsa idrica è sostanzialmente regolamentato dalle normative Regionali che disciplinano il prelievo in funzione del punto di approvvigionamento e i limiti da rispettare. L’ambito territoriale triestino attinge l’acqua da due fonti principali. Le falde dell’Isonzo e le Sorgenti Carsiche (Timavo, Sardoc, Sablici). Entrambe le fonti provengono dal territorio Sloveno. Per questi territori di confine, lo stato Italiano e quello Sloveno hanno costituito una “Commissione Bilaterale

Italo-Slovena”, cui partecipa anche la Regione FVG, con il compito di presidiare il rispetto degli accordi internazionali, valutare lo sviluppo di ulteriori forme di cooperazione, risolvere le controversie. Vi sono criticità connesse alla regolazione? Diciamo che attualmente non esiste una normativa europea che fornisca indirizzi specifici sui requisiti minimi da rispettare nell’ambito dei rapporti di fornitura transfrontalieri. I contratti esistenti nascono da “accordi bilaterali” tra le parti. La qualità del servizio, la corretta applicazione della tariffa, le gestioni degli eventi critici, ecc. sono regolamentati da questi Contratti. Questi temi sono oggetto di studio nel progetto DRINKADRIA, progetto finanziato dal programma IPA ADRIATIC CBC 2007-2013 dove CATO TS è il lead partner di un partenariato costituito da 17 beneficiari negli otto Stati della Regione Adriatica. Nello studio si stanno confrontando i diversi Contratti stipulati andando a verificare i punti di forza e i punti di debolezza di ciascuno. L’analisi sta dimostrando come accordi non adeguati hanno ripercussioni sulla


qualità del servizio fino a diventare un fattore di possibile conflitto nei rapporti tra Paesi confinanti. Quali accordi ci sono tra i Paesi confinanti per la salvaguardia qualitativa e quantitativa? Quando la fonte su cui effettui il prelievo dell’acqua di fatto nasce sul territorio dello Stato confinante è fondamentale condividere la pianificazione del territorio perché scelte non adeguate a monte possono compromettere la qualità dell’acqua a valle. In passato abbiamo avuto casi di inquinamento del Timavo a causa di un’attività industriale nell’allora Jugoslavia. Queste problematiche ora sono sorpassate grazie al lavoro della Commissione Bilaterale e alla maggior sensibilizzazione di entrambi i Paesi. Sul Timavo in particolare sono stati avviati diversi progetti a carattere transfrontaliero grazie anche ai programmi europei che hanno favorito l’interscambio culturale e tecnico tra Italia e Slovenia. Sono stati tracciati ambiti di salvaguardia e tuttora lo stesso CATO è impegnato con il progetto DRINKADRIA a studiare il comportamento delle falde del bacino dell’Isonzo e i rischi connessi. Cosa condiziona anche gli investimenti? Quando ci si riferisce alla realizzazione di interconnessioni idriche transfrontaliere di fatto è necessario realizzare dei potenziamenti sulla struttura della rete. I valichi di frontiera sono collocati generalmente in zone periferiche poco servite. Trattandosi di interventi connessi alla salvaguardia del territorio, di solito, sono finanziati da programmi Europei. Ad esempio per quanto concerne l’area Giuliana, l’unica connessione attualmente attiva è quella in prossimità del valico di Fernetti che collega la rete idrica di Opicina (TS) con quella di Sesana. L’intervento realizzato nel 2000 è stato cofinanziato da un programma INTERREG, Italo Sloveno istituito in vista dell’imminente ingresso della Slovenia nella comunità europea. E l’obiettivo principale, come già illustrato, è il sostentamento reciproco in caso di necessità idrica.

Perimetro di DRINKADRIA

Il Timavo

CATO Trieste è capofila del Progetto Drinkadria, quali sono le aspettative? Dinkadria nasce con l’obiettivo di istituire un network transfrontaliero costituito da ricercatori, operatori del settore e autorità, in modo da sviluppare linee guida, protocolli e condivisione di best practies che portino ad incentivare nel futuro le cooperazioni transfrontaliere nel campo idrico proprio per l’opportunità che queste possono rappresentare. Per far questo è necessario consolidare i rapporti esistenti e fornire indicazioni che possano contribuire a definire

quelle regole certe di cui si parlava all’inizio dell’intervista. CATO può portare la sua esperienza, maturata nel corso degli anni, ricordando che già nel periodo del dopo guerra esisteva una interconnessione presso Lipica con l’allora Jugoslavia. Allo stato attuale il principale investimento sull’Ambito Territoriale Triestino è rappresentato dall’adeguamento del Depuratore di Servola, un’opera da 52.500.000 €, la cui realizzazione è appena iniziata. L’obiettivo è di completarlo in quattro anni, e questa è decisamente una bella sfida.

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intervista

Cooperazioni transfrontaliere in ambito idrico: una realtà


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Misurare la portata in modo facile e veloce Velocità di rilevazione con tutti i vantaggi di un sistema non invasivo sono le principali caratteristiche dell’ampia gamma di misuratori di portata per montaggio esterno alla tubazione di Ampere, che comprende modelli portatili a uno o due canali e modelli dedicati fino a quattro canali. I misuratori inglobano le due tecniche ad ultrasuoni, quella basata sul tempo di transito e l’altra basata sull’effetto Doppler, lasciando all’operatore la possibilità di scelta a seconda delle esigenze di processo e in base al liquido da misurare. Nella misura vengono utilizzati gli stessi trasduttori clamp-on, applicabili su tubazioni di qualsiasi materiale con diametri da 15 mm in su, la cui installazione non richiede l’interruzione del flusso né per il montaggio né per la manutenzione.

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La piattaforma di Business Continuity Management Incidenti, errori umani, ma anche attacchi terroristici o malfunzionamenti possono avere gravi impatti su reti e impianti, compromettendo l’erogazione di servizi essenziali come la distribuzione gas, acqua ed elettricità. Per ridurre tali rischi, Ausy, in collaborazione con MetricStream, specializzata in soluzioni GRC (Governance, Risk & Compliance), ha messo a punto Business Continuity Management Platform, un software web-based per supportare le utility in tutte le attività necessarie ad assicurare la continuità del servizio: dalla pianificazione delle singole operazioni alla valutazione degli incidenti, fino alla gestione delle attività di recovery in linea con le normative di riferimento. Utilizzabile con ogni dispositivo mobile e senza limiti di utenti, la soluzione può inviare piani di azione ai vari reparti e integra sistemi di Emergency Mass Notification per allertare rapidamente gruppi di persone attraverso email, sms, social media.

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Ampliata la gamma di pompe K-Kompact La serie K-Kompact, ampliata con nuovi modelli ad alte portate ed elevata efficienza, mantiene i punti di forza di questo progetto: la compattezza e la robustezza. Dotate di idraulica idonea per il pompaggio di acque reflue azionata da motori elettrici di superficie ad alta efficienza (classe di efficienza IE3), queste macchine sono indicate in applicazioni in camera asciutta per movimentare fluidi con elevati quantitativi di sabbia e altri solidi in sospensione. Caprari ha inoltre trasferito su questa gamma tutta l’esperienza maturata e la tecnologia presente sulla serie “non stop-K+”: un’idraulica non intasabile e ampi passaggi liberi sulle giranti a canali, che evitano fermi macchina e costosi interventi di manutenzione. La nuova serie K-Kompact – High Flow Range si è aggiudicata il premio Vetrina dell’innovazione per la categoria pompe.

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Dalla telelettura alla smart city Forte dell’esperienza maturata dalla copogruppo Info Solution nella progettazione di sistemi elettronici per settori ad alto contenuto tecnologico (aerospazio, difesa, robotica elettronica), Cheonix propone per il mercato dei sottoservizi una serie di sistemi in grado di teleleggere e telegestire qualsiasi dispositivo che utilizzi le frequenze 868 e 169 MHZ per la trasmissione dei dati. Nodo del sistema è il Bridge 868/169, che trasla tutto ciò che scorre sulla banda di frequenza a 868 MHZ a 169 MHZ, la frequenza per la telettura gas. Diventa così possibile integrare in un unico sistema anche la telelettura e telegestione acqua e di sensori ambientali, illuminazione pubblica in un’ottica smart grid. I dati vengono convogliati a un concentratore, che li invia al centro di controllo mediante collegamento 2G, oppure possono essere letti dall’operatore attraverso un palmare.

COMER

La sega a catena per il taglio dei tubi Rende le operazioni di taglio dei tubi più facili, veloci e sicure la sega a catena per utility PowerGrit. Sviluppata da ICS e distribuita in Italia da Comer, è disponibile in due versioni: a benzina, 695/PG con 94 c.c./ 6,4 HP e idraulica 880 F4/PG con 17,5 HP. Comune a entrambi è l’uso della catena con rivestimento diamantato brasato, che consente di tagliare condotte in ferro duttile, ghisa sferoidale, PVC, PE, PP, gres, PRFV di ogni diametro, anche piene d’acqua in pressione. Il taglio è effettuato attraverso tutto il diametro del tubo da un singolo punto d’accesso, senza produrre detriti, evitando che l’operatore si posizioni in zone pericolose e riducendo la dimensione degli scavi. La catena è lubrificata e raffreddata, attraverso una barra, con acqua che può essere fornita da un comune rubinetto o da una tanica mobile.

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prodotti e tecnologie ad H20 DIEHL METERING

I vantaggi della misura ad ultrasuoni Hydrus è il misuratore statico ad ultrasuoni per le forniture idriche di Diehl Metering, azienda tedesca specializzata nello sviluppo di strumenti di misurazione e sistemi di telelettura e smart solutions per acqua, gas, calore ed elettricità. La tecnologia ad ultrasuoni garantisce un’elevata accuratezza di misurazione, anche in condizioni operative gravose, in quanto evita di conteggiare il flusso di aria e i malfunzionamenti dovuti a danni o usura di parti meccaniche in movimento. Alimentato da due batterie al litio che ne assicurano un tempo di vita di 16 anni, è dotato di un ampio spettro di soluzioni per la lettura del contatore, che vanno dal classico lancia impulsi, al wired M-Bus fino alla telelettura via radio con lo standard wireless M-Bus OMS che lo rendono idoneo anche per la telegestione multiservizio. La telelettura può essere effettuata tramite ricevitori mobili e concentratori fissi e il passaggio dall’una all’altra modalità non necessita di riconfigurare il misuratore.

EUROSTANDARD

La soluzione per gestire le utenze morose Semplifica la gestione delle utenze insolventi gas e acqua il sistema collare – presa a staffa con valvola incorporata di Eurostandard. È costituito da un collare in PE e da una valvola in ottone con due anelli o-ring all’estremità, che alzandosi e abbassandosi aprono e chiudono la fornitura attraverso aste di manovre adatte per ogni profondità di pozzetto. Si installa sulla derivazione d’utenza su condotte con DN fino a 250 mm. L’azienda ha inoltre sviluppato un sistema cartella - flangia PPFV per condotte in PE, che grazie alla geometria della flangia, avvolge interamente la controflangia impedendo la deformazione della cartella e della guarnizione. È disponibile in due versioni: con cartella in PE 100 con flangia unica in PPVF per diametri da 40 a 125 mm e con flangia in acciaio rivestito PP e anello in PPVF per diametri superiori.

GEOVISION

Soluzioni avanzate di ispezione e risanamento Molto ricca la gamma di soluzioni proposte da Geovision per il settore dei sottoservizi. L’offerta di macchine e attrezzature comprende una vasta serie di telecamere a spinta, motorizzate e antideflagranti per la videoispezione delle condotte e di telecamere da pozzo per indagini fino a 3000 m di profondità. Altro campo fortemente presidiato è quello del relining, dove le offerte spaziano dai sistemi per riparazioni puntuali al risanamento a inversione Bravoliner, ai sistemi di risanamento con tecnologia a raggi UV e ai robot da lavoro della Prokasro. Completano l’offerta le apparecchiature per test su reti fognarie prodotti dall’azienda SewerDev, gli otturatori pneumatici per otturazioni e bypass e ugelli ad alte prestazioni. In evidenza il settore delle ispezioni e operazioni subacquee con le gamme di ROV e MINIROV.

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prodotti e tecnologie ad H20 HANS BRAND

Sistema ricerca perdite idriche elettroacustico Specializzata nella commercializzazione di prodotti, tecnologie e servizi per i settori acqua, gas e fognatura, Hans Brand Srl ha presentato AQUAPHON A 200, il nuovo sistema ricerca perdite idriche elettroacustico HI-FI completamente senza fili. Il sistema è composto da un’unità centrale IP67 con display touch screen ad alta visibilità, filtri automatici e manuali e memoria rumori con audioplayer integrato, una cuffia radio e un’unica asta a cui collegare diversi microfoni piezo: il geofono BM 200 è particolarmente adatto ai terreni compatti, mentre il modello BM 230 con il robusto treppiedi trova il suo impiego principalmente su terreni non compatti, garantendo un contatto stabile con il terreno. Il microfono TM 200 con funzione torcia LED e puntale per l’ascolto diretto nei punti accessibili della rete è stagno (IP 68) e può essere anche immerso.

iset

Unità periferica per applicazioni dedicate IS5A è un’unità periferica per la gestione di stati digitali e grandezze analogiche in ingresso e in uscita dal campo attraverso un set di I/O di bordo e di espansioni. Sviluppata da ISET per applicazioni dedicate con e senza telecontrollo, si caratterizza per la concezione innovativa basata su unità di elaborazione RISC (Reduced Instruction Set Chips) a bassissimo consumo. Le funzioni di automazione sono preconfigurate e comprendono sollevamenti fognari fino a 6 pompe, in modo da facilitarne l’installazione e la messa in servizio, lasciando all’operatore solo il compito di inserire i parametri di funzionamento del singolo impianto. Le funzioni di telecontrollo si possono attivare in ogni momento e si basano su vettori radio e/o GSM rendendo l’unità integrabile agli SCADA ISET.

isoil

Software web di acquisizione e analisi dei dati ISOD@M è il nuovo software web di Isoil Industria per l’acquisizione e l’analisi dei dati della strumentazione di campo. Nato per estendere le capacità di comunicazione degli apparecchi FLOWIZTM, è un potente strumento di sintesi per una visione immediata del proprio sistema. Un’interfaccia grafica semplice e intuitiva permette un facile controllo dello stato degli strumenti e di effettuare un’analisi completa con la visualizzazione di andamenti, trend e allarmi. L’alto grado di flessibilità/configurazione ne fa uno strumento versatile e capace d’integrare strumenti di terze parti e di esportare i dati raccolti verso sistemi esterni. Dotato di struttura modulare e multiutente, ISOD@M offre un alto grado di personalizzazione con visualizzazioni e funzionalità specifiche per l’operatore. La possibilità d’integrare moduli di analisi perdite, manutenzione predittiva e localizzazione degli strumenti, lo rendono ideale per il settore del ciclo integrato delle acque.

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prodotti e tecnologie ad H20 ksb

Stazione di pompaggio con separazione dei solidi Fondata nel 1871, KSB è attiva nella produzione e fornitura di pompe, valvole e sistemi per il trasporto dei fluidi. Tra le tecnologie di punta dell’azienda, vi è la stazione di pompaggio di acque reflue con separazione dei solidi AmaDS³, adatta anche per il drenaggio in pressione su grandi distanze. Disponibile in versione compatta o circolare, la stazione garantisce una maggiore efficienza e cospicui risparmi di energia rispetto alle soluzioni tradizionali, grazie al sistema di separazione delle sostanze solide brevettato e collocato a monte delle pompe per proteggerle da intasamenti. In fase di riempimento, il sistema scinde i solidi dall’acqua e li immagazzina in appositi separatori. In fase di pompaggio, invece, i reflui vengono pompati attraverso i separatori in direzione opposta, portando i solidi nella linea di scarico, pulendo i separatori, limitando e semplificando anche le attività di manutenzione.

maddalena

Dalla misura alla telettura Dalla misura alla telelettura. È il percorso compiuto da Maddalena che, nel corso degli anni, accanto a una vasta gamma di contatori avanzati per la misura di acqua, energia termica e di ripartitori, si è orientata verso lo sviluppo di soluzioni per la trasmissione dei dati. Tra questi il sistema radio Arrow per la lettura a distanza dei misuratori di acqua, gas e calore che rende disponibili i dati acquisiti a sistemi di analisi per fatturazione o altro. Il sistema è composto dal ricevitore radio Arrow Collect, che raccoglie automaticamente i dati e li archivia. Questi vengono trasmessi in tempo reale tramite un’interfaccia Bluetooth a un dispositivo mobile con i quale il letturista può controllare le informazioni relative a ogni utenza grazie al software Arrow Mobile, di cui è disponibile un’evoluzione per la lettura centralizzata.

meterlinq

La rete radio multiservizio MeterNet Advanced Metering Infrastructure è un’infrastruttura di rete radio multi servizio progettata per applicazioni di telelettura e telecontrollo di contatori e sensori, impiegabile nel settore del gas metano in conformità alla norma UNI TS 11291. Messo a punto da MeterLinq, specializzata nella progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione di infrastrutture sicure di telemetria e telegestione, offre livelli elevati di affidabilità, sicurezza e copertura anche in ambienti difficili, con consumi energetici minimi. Il sistema si adatta alle reti di distribuzione di gas, acqua ed elettricità ed è integrato alla rete TLC fissa e mobile, semplificando la gestione a operatori e utility. MeterNet è stato premiato nella Vetrina dell’Innovazione di BolognaFiere come prodotto novità nella categoria applicazioni software/servizi.

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prodotti e tecnologie ad H20 montini

Le nuove frontiere della ghisa sferoidale Si amplia la gamma di soluzioni Montini dedicate al mercato delle utility. L’azienda, specializzata nella produzione di chiusini e griglie stradali in ghisa lamellare, ora produce questi prodotti anche in ghisa sferoidale. Sono ben 8 le serie di chiusini della gamma Sfera realizzate con questo materiale: Signum, Urbe, Eclipse (valsa all’azienda il Compasso d’oro), Copernico, Pluvia, Pluvia C, e Pitagora, tutte realizzate nello stabilimento di Roncadelle (Brescia). Ma non solo. Da quest’anno l’azienda ha avviato anche la produzione di raccordi, sempre in ghisa sferoidale, con diametri da 80 a 200 mm, gamma che verrà gradualmente ampliata nel corso dei prossimi anni, e la commercializzazione di tubazioni con diametri a partire da 100 mm.

nuova contec

La videoispezione multisensore La videosipezione è una prassi consolidata per verificare le condizioni delle condotte fognarie. Per raggiungere questi risultati è indispensabile però che le tecnologie impiegate forniscano informazioni molto dettagliate dello stato reale delle tubazioni. A questo scopo Nuova ConTec propone il sistema multisensore HDProfiler prodotto dall’azienda americana RedZone Robotics per condotte da DN 900 a 3000 mm. La soluzione combina diversi sensori per l’ispezione della rete: sensori laser, per la misurazione della parte emersa; sensori sonar, per le misurazioni sulla parte immersa; telecamera ad alta risoluzione per videoispezione. Si ottiene così un profilo a 360°, con tutti i dati relativi a livello di corrosione, presenza di sedimenti sul fondo, altezza dello scorrimento, dimensione effettiva della condotta rispetto a quella di progetto e deformazioni.

riccini

Il tubo corrugato a tenuta totale Aggiungere alle proprietà della parete strutturata i vantaggi delle tenuta a bicchiere. Da questa idea nasce Superfluid, il nuovo tubo Riccini a doppia parete, liscia internamente e corrugata esternamente, per scarichi non in pressione. Realizzato in PEHD e conforme a UNI EN 13476-3:2009, Superfluid è disponibile in barre da 6 m di lunghezza con diametri esterni da 250 a 500 mm, con classi di rigidità SN4 e SN8. Il tubo è facile e veloce da installare, grazie al sistema di giunzione a bicchiere e codolo con guarnizione elestomerica preinserita. Codolo e bicchiere sono a doppia parete coestrusa per mantenere la classe di rigidità anulare anche nella giunzione, soluzione che garantisce una tenuta totale, come dimostrato dalle prove di tenuta idraulica condotte secondo il metodo di prova EN 1277 a 0,05 e 0,5 bar in pressione e a -0,3 bar in depressione per 15 minuti.

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prodotti e tecnologie ad H20 servitecno

Supervisione di reti e impianti sempre più “mobile” Partner in Italia di GE Intelligent Platform, Servitecno propone prodotti e servizi per la supervisione, il telecontrollo e la gestione di reti e impianti del ciclo idrico e della distribuzione gas. Tra le soluzioni lanciate di recente vi è Profile Mobile, che fornisce in tempo reale il monitoraggio e il controllo dei dati dell’infrastruttura su tablet e smart phone. Unendo le più moderne tecnologie di mobilità con le capacità di Geo Intellingent, il sistema, che utilizza nuovi strumenti di visualizzazione e analisi, consente al gestore di prendere decisioni in tempi veloci in ogni momento e luogo. L’azienda, inoltre, ha sviluppato il nuovo modulo MT-151-HMI, con comunicazione wireless per trasmissioni GPRS e porta Ethernet, dotato di display per consentire all’operatore di visualizzare i dati di campo senza PC.

vag valvole italia

I vantaggi di due tecnologie in una sola valvola Combina i vantaggi di due diverse tecnologie la nuova valvola a fuso Vag Riko con circuito di regolazione automatico per reti acquedottistiche. Come una classica valvola a fuso consente di regolare in modo ottimale pressione e portata, ma senza bisogno di alimentazione, proprio come un’idrovalvola. A permettere ciò è l’innovativo sistema di comando, sviluppato da VAG, gestito autonomamente dal fluido presente nella condotta che, senza apporto di energia esterna, sfrutta la differenza di pressione a monte e a valle della valvola per garantirne il funzionamento. Premiata nella Vetrina dell’Innovazione, la gamma di valvole Vag Riko, attualmente disponibile con diametri da DN 150 a DN 1000, verrà gradualmente estesa a diametri fino a DN 2000.

volta

Massima precisione nella ricerca perdite Facilitare e rendere più efficace e immediata la ricerca delle perdite idriche. A questa esigenza risponde la nuova gamma di correlatori multicanale proposta da Volta. A differenza dei sistemi tradizionali a due canali, infatti, la nuova soluzione consente di collegare fino a 8 sensori, in modo da monitorare una porzione di rete più estesa e di creare una mini rete magliata per rendere più rapida e precisa l’individuazione della perdita. Il collegamento di più sensori, inoltre, consente indagini mirate in aree nevralgiche dove l’auscultazione del rumore generato dalla fuoriuscita dell’acqua dalla condotta risulterebbe estremamente difficile nelle ore diurne. Le unità radio dotate di microfoni ad alta sensibilità si installano facilmente su aste di manovre, saracinesche e su ogni tipologia di tubo, anche in materie plastiche.

vonroll hydro

Il monitoraggio delle perdite idriche Ortomat-MT è il sistema di vonRoll basato su rilevamenti acustici per monitorare le perdite idriche in condotte in pressione. È composto da: un sensore acustico con raggio d’azione 150–300 mt che, posizionato in condotta a contatto con le tubazioni o con le valvole di sezionamento, capta il rumore trasmettendolo al logger ad esso collegato; un logger dotato di batterie e di Sim Card che, collegato al sensore acustico mediante cavo, trasmette i dati (rumori analizzati misurandone livello, frequenza e larghezza di banda generati dal foro in condotta) rilevati, memorizzati nell’intervallo orario 2:00-4:00 e durante una misurazione 24 h/24 ad esso integrata. Questi sono inviati via GPRS su un server FTP attraverso un modulo integrato GPS e archiviati mediante un software di gestione compreso nel pacchetto.

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Riconoscimenti a Saint-Gobain PAM Italia

Premiazione ANIMA

Il successo ottenuto da Saint-Gobain PAM alla manifestazione H2O, svoltasi di recente a Bologna, non riguarda solamente la numerosa partecipazione di visitatori (aziende di gestione, imprese e progettisti), che da sempre fanno parte della clientela, ma anche il premio “Vetrina dell’Innovazione 2014” ricevuto da Accadueo - Bologna Fiere. Un riconoscimento riconfermato, meno di un mese dopo, anche da ANIMA, che alla presenza del Dott. Giorgio Squinzi, ha consegnato all’Ing. Paolo Gugole -Direttore Generale di Saint-Gobain PAM Italia - un attestato di benemerenza per i vent’anni di appartenenza all’associazione ed il Premio Export, assegnato alle aziende associate che hanno svolto attività di esportazione per oltre il 50% della loro produzione. Il gruppo Saint-Gobain che il prossimo anno celebrerà 350 anni di storia è stato in grado di detenere in lunghi anni la propria presenza sul mercato offrendo sempre prodotti innovativi, frutto di una ricerca costante ed anche di una forte collaborazione con i propri clienti. “La partecipazione attiva delle Utility che ci segnalano quali sono le loro difficoltà – ci ha detto Paolo Gugole – è sempre un interessante spunto per noi ed un incentivo a cercare soluzioni tecnologicamente avanzate e dei costi sostenibili per le realtà in cui operiamo”. Nella cornice espositiva di Bologna, Saint-Gobain PAM Italia ha presentato l’intera gamma di

Premiazione ad Accadueo

prodotti tra cui il premiato Geoflex, un raccordo in ghisa sferoidale, flessibile ed espandibile per proteggere le condotte dai rischi e dai danni causati da agenti geologici occasionali o di grande impatto come frane, cedimenti del terreno, movimenti sismici; caratteristiche che proprio in questi ultimi anni sembrano essere la soluzione ideale per le tante reti che sono sottoposte ai cambiamenti climatici di cui tutti siamo al corrente. Durante la manifestazione sono state presentate anche alcune tecniche di posa innovative per l’installazione in ambiente marino e per applicazioni non invasive senza scavo come l’Horizontal Directional Drilling. Ma il fiore all’occhiello tra le ultime realizzazioni di Saint-Gobain Pam Italia, in collaborazione con Acquedotto Pugliese, riguarda proprio la posa di una condotta sottomarina che collega le Isole Tremiti, in grado di connettere il serbatoio del Colle dell’Eremita dell’Isola di San Domino alla rete distributrice dell’Isola di San Nicola. Le operazioni di giunzione in ambito sottomarino sono state effettuate da personale sub specializzato con l’utilizzo di apposite attrezzature di posa subacquea. “La nostra forza – ha continuato l’Ing. Gugole – è anche quella di poter attingere dall’esperienza di un gruppo presente in tutto il mondo che da oltre 150 anni si occupa di reti e di sottosuolo nei territori più differenti tra loro”.

Stand ad Accadueo

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pubBliredazionale atos

Atos sviluppa il GIS del Gruppo Hera Le organizzazioni pubbliche e private sono sempre più consapevoli dell’enorme potenziale di applicazione del GIS, Geographic Information System, per i processi di business. Un ruolo chiave per accrescere l’efficienza dei processi è dato dall’interconnessione dell’ambito geospaziale con la gestione dei dati dell’organizzazione aziendale. I metodi di analisi geospaziale resi disponibili dai sistemi GIS consentono approfondimenti nuovi dei contenuti di database complessi e di data warehouse corporate, tra cui la valorizzazione spaziale dei Big Data e l’impiego di architetture cloud per pubblicare, accedere e interagire con i dati geospaziali senza la necessità di governare direttamente l’infrastruttura IT di supporto e utilizzando device mobili dotati di GIS app. Da oltre trent’anni Atos e Atos Worldgrid operano nel settore GIS per attività che spaziano dalla consulenza sui processi e sulle tecnologie allo sviluppo di soluzioni GIS professionali basate sui più moderni standard di mercato. In Italia il centro di competenza GIS si trova presso la sede di Atos Worldgrid, Business Partner ESRI e membro della ESRI Developer Network. L’approccio di Atos Worldgrid alle discipline GIS si basa sull’approfondimento delle caratteristiche dei processi in un’ottica corporate con una particolare attenzione alle tematiche di integrazione con il complesso IT aziendale. Atos Worldgrid è attiva nel settore GIS dal 1982 in particolare negli ambiti della Pubblica Amministrazione e dell’Energy & Utility. Il Gruppo Hera ha delineato una strategia di forte investimento sulle nuove tecnologie per garantire qualità, competitività, sostenibilità e sempre maggiore sicurezza e trasparenza nella relazione con tutti gli interlocutori. Il programma “Empowering Grid Operations”, realizzato con il supporto di Atos Worldgrid, ha permesso a Hera di ottenere un miglioramento significativo della qualità del servizio, determinato da una maggiore tempestività ed efficacia degli interventi sugli impianti, con grande beneficio dei clienti. Atos Worldgrid ha realizzato una soluzione solida, flessibile e altamente performante, che rappresenta la nuova frontiera di eccellenza per il mercato delle Utility. Atos Worldgrid ha sviluppato il Sistema Informativo Geografico del Gruppo per la gestione di tutte le reti (elettricità, gas, acqua, teleriscaldamento). Ha costituito un archivio centralizzato derivato dalle sette società operative territoriali del Gruppo, pubblicando sul web i dati delle reti e degli algoritmi di analisi (feeder e conduit manager, calcolo delle intercettazioni di rete gas e teleriscaldamento, analisi delle aree di afferenza delle cabine secondarie della rete elettrica, analisi spaziale per la determinazione dell’utenza interrotta e avvisi automatici all’utenza, tramite SMS, della sospensione del servizio

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Acqua). A questo si affianca il Sistema Multiservizio di Integrazione GIS-SAP degli Asset del Gruppo Hera, sempre sviluppato da Atos Worldgrid, che permette la gestione integrata degli asset delle reti di distribuzione (cabine, trasformatori, cavi, valvole, condotte) e che si avvale degli strumenti operativi standard aziendali (ESRI ArcGIS, SAP PI, SAP ECC). La soluzione realizzata consente di gestire le variazioni (nuovi inserimenti, variazioni, disattivazioni) relative agli asset di rete direttamente dallo strumento ArcGIS di ESRI, propagandole automaticamente all’archivio SAP, minimizzando la ridondanza dei dati e consentendo una visione cartografica unificata dei dati spaziali e tecnici degli asset di rete all’interno delle interfacce utente del GIS (Desktop e Web) e SAP (SAP GUI). L’integrazione GIS-SAP è stata estesa anche alla Gestione Lavori: alla creazione in SAP degli oggetti Avviso di Manutenzione e Ordine di Lavoro segue automaticamente il loro posizionamento in GIS tramite servizio di geo-codifica. Atos Worldgrid ha realizzato anche il Call Center Tecnico (CCT) multiservizio di Hera, integrando la soluzione SAP CRM e la piattaforma ESRI ArcGIS all’interno di un’unica interfaccia utente. Questo permette all’operatore del CCT Hera di avvalersi degli strumenti GIS all’interno di un’unica GUI per localizzare il punto della chiamata e georeferenziare le richieste di servizio e i conseguenti ordini di lavoro. I dati identificativi nel GIS (servizio, competenza, indirizzo, clienti speciali, …) sono contestualmente e automaticamente trasferiti e valorizzati in SAP CRM tramite un drill down spaziale e un’analisi di prossimità geografica. Tutte le integrazioni tra GIS e SAP sono state realizzate tramite la piattaforma GISConneX di Imagem. Infine, ma non da ultimo, Atos Worldgrid sta curando la convergenza nel GIS di Hera degli archivi e dei sistemi cartografici multiservizio già in uso presso le aziende del Gruppo Acegas-Aps-Amga di recente acquisizione (territori di Padova, Trieste, Gorizia, Udine). L’integrazione con il CCT è già operativa mentre quella con il Sistema di Gestione degli Asset e dei Lavori sarà oggetto di un intervento progettuale a breve. “Hera si è dotata di un supporto tecnologico in grado di superare la frammentazione su più sistemi delle fonti informative necessarie alle Operations, consentendo di avere una visione unitaria e simultanea delle operazioni sugli impianti, non da ultimo aggiungendo a tutti i processi operativi la dimensione geografica”, afferma Piera Fasoli, Direttore Servizi Informativi del Gruppo Hera, “anche ripensando e migliorando la soluzione standard di mercato grazie alla expertise di un partner in grado di anticipare i nostri bisogni”.


Rinnovabili termiche

Il teleriscaldamento ad alimentazione solare/termica Il progetto RES H/C SPREAD propone ai legislatori regionali e locali metodi e strumenti per lo sviluppo delle rinnovabili termiche nei territori da loro amministrati. di Stefano Faberi

La dipendenza energetica dell’UE ha contribuito a indebolire la nostra influenza geopolitica sulla scena internazionale e incide drammaticamente sulla quota di PIL destinato all’importazione di combustibili fossili, pari al 4,2% del totale (545 miliardi di euro nel 2012). Tali combustibili che vengono utilizzati per riscaldare le nostre case e i nostri uffici rappresentano da soli più di un quarto del fabbisogno energetico dell’UE. A fronte di tale situazione, la sostituzione di parte dei combustibili fossili utilizzati per il riscaldamento degli edifici con fonti rinnovabili, come pure l’attuazione di misure di efficientamento energetico, rappresentano soluzioni possibili per alleviare la nostra dipendenza energetica e mitigare l’impatto ambientale di tali servizi. Attraverso la promulgazione del “Pacchetto Clima-Energia” l’Unione Europea si è mossa da tempo in questa direzione imponendo agli stati membri di promuovere e implementare politiche e misure atte a raggiungere entro il 2020 gli ambiziosi obiettivi energetici ed ambientali stabiliti dall’Unione stessa che sono stati recentemente ancora rafforzati mirando a raggiungere entro il 2030: diminuzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990, con obiettivi vincolanti per gli Stati membri per i settori non-ETS aumento del 27% delle rinnovabili sui consumi finali di energia, vincolante a livello euro-

• •

peo, ma senza target vincolanti a livello di Stati membri miglioramento del 27% dell’efficienza energetica, non vincolante ma passibile di revisioni per un suo innalzamento al 30%. Le politiche nazionali dovranno incentivare in particolare lo sviluppo delle energie rinnovabili per usi termici in quanto: “nell’Unione Europea le buone pratiche e le politiche di sostegno per lo sviluppo di rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono in atto da anni con esiti anche controversi. Al contrario, le politiche per l’incremento dell’uso delle rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento, come pure l’armonizzazione degli strumenti attuativi utilizzati da pratiche efficaci, sono ancora in una fase iniziale di sviluppo” (nota 1). Il progetto RES H/C SPREAD (RES Heating and Cooling - Strategic Actions Development) mira a contribuire allo sviluppo delle rinnovabili termiche mediante la messa a punto di metodologie di pianificazione e programmazione indirizzate in particolare agli amministratori regionali e locali degli stati membri.

Il progetto Il progetto SPREAD RES H/C SPREAD è iniziato ad aprile 2014 ed è finanziato dal programma Intelligent Energy Europe. È coordinato dalla società ISIS di Roma ed è composto da 11 enti provenienti da 6 nazioni dell’Unione Europea: Austria, Bulgaria, Grecia, Lettonia,

Italia e Spagna. I partners italiani sono l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’Emilia Romagna ed il Comitato Termotecnico Italiano. Il progetto intende fornire strumenti e linee guida a supporto e integrazione della pianificazione regionale e comunale per la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e del calore di scarto per gli usi di riscaldamento e raffrescamento. A tal fine in ognuna delle nazioni partecipanti è stata identificata una regione (o equivalente entità territoriale, come indicato dalla figura 1) in cui verranno sviluppati piani pilota, o proposte di piano, articolate in funzione delle diverse esigenze e caratteristiche nazionali ma sviluppati sulla base di un’unica metodologia di lavoro. Il progetto fornirà: mappe dettagliate a livello territoriale per la valutazione della domanda di riscaldamento e raffrescamento e del relativo potenziale di offerta del calore di scarto di origine puntuale e/o di energia termica da fonti rinnovabili linee guida sull’analisi costibenefici per la valutazione tecnico-economica di alternative di intervento basate su studi di caso da selezionare in funzione dell’indicazioni fornite dalle mappe territoriali e delle caratteristiche strutturali e socio-economiche locali indicazioni sulle misure più opportune da intraprendere per l’effettiva implementazione dei piani regionali e comunali.

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Rinnovabili termiche

Il teleriscaldamento ad alimentazione solare/termica

Nel corso del progetto sono inoltre previste attività di capacity building, dirette in particolare alle entità regionali che vi partecipano, aventi lo scopo sia di dare supporto alle attività di raccolta e valutazione dei dati necessari alla mappatura territoriale e allo svolgimento dei casi di studio sia di introdurre alle metodologie di analisi costo-beneficio. La produzione delle mappe territoriali come pure la fornitura di linee guida relative alle analisi costi benefici potranno in particolare permettere agli amministratori pubblici, sia a livello regionale come a livello comunale, di poter scegliere tra diverse ipotesi di intervento e di investimento. Ciò sarà particolarmente utile nel caso di decisioni riguardanti interventi di spesa per lo sviluppo di nuove reti di teleriscaldamento o per l’integrazione di calore da fonti rinnovabili in quelli esistenti. Un caso tipico potrà essere, per

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esempio, specie per i piccoli-medi comuni, la scelta di rinnovare/ristrutturare la rete di distribuzione del gas metano, quando questa dovesse diventare obsoleta, o sostituirla con reti locali di teleriscaldamento. Al fine poi di rendere maggiormente partecipi le realtà territoriali potenzialmente coinvolte dal progetto è stata prevista la costituzione di “Comitati di Governance” in ognuna delle regioni partecipanti. Lo scopo di tali comitati è far conoscere a tali realtà gli scopi del progetto, condividere e discutere le soluzioni tecniche proposte, raggiungere il consenso sulle misure attuative ipotizzate. A tal fine i comitati saranno costituiti da amministratori regionali e locali, dai principali attori interessati alla valorizzazione delle fonti rinnovabili per usi termici e allo sviluppo di reti di teleriscaldamento, da università e da associazioni di cittadini.

L’autore

Stefano Faberi sfaberi@isis-it.com

Ingegnere e dirigente della ISIS, Innovazione per la Sostenibilità, società di ricerca e consulenza con sede a Roma. Esperto di sistemi energetici ha svolto studi e ricerche per conto dell’Unione Europea e del Parlamento Europeo, di enti di ricerca nazionali ed europei e di amministrazioni pubbliche sin dagli inizi degli anni ‘90. Negli anni ’80 ha svolto attività di cooperazione con paesi dell’America Latina per conto del ministero degli esteri.

Nota 1: Progetto Europeo del Fraunhofer/ISI Institute:”European harmonized policy to promote RES-H/C”, Aprile 2011


progetto europeo

Promuovere i teleriscaldamenti geotermici in Europa Nonostante in Europa vi sia il potenziale per lo sviluppo dei teleriscaldamenti geotermici, la mancanza di adeguate politiche ne ostacola la crescita. Il progetto europeo GEODH vuole accelerare la diffusione dei teleriscaldamenti geotermici per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di calore e la sostituzione dei combustibili fossili in 14 paesi europei, mediante la rimozione di barriere non tecniche. di Dario Bonciani

I teleriscaldamenti geotermici (chiamati anche GeoDH, dall’inglese Geothermal District Heating) hanno dimensioni tra gli 0,5 - 2 MWt e i 50 MWt e oltre, e possono utilizzare la geotermia da sola, o abbinata con altre fonti energetiche. Di recente sono stati sviluppati sistemi alimentati da pompe di calore di grandi dimensioni, che come nel caso di alcune reti dell’area milanese, utilizzano risorse geotermiche superficiali a basse temperature. Tradizionalmente invece i fluidi utilizzati hanno temperature più alte e si trovano a profondità intorno ai 1.000-3.000 m. I principali benefici ottenibili dal riscaldamento e raffreddamento da geotermia sono la fornitura di una fonte rinnovabile, flessibile, localmente disponibile, stabile nel tempo e non soggetta alle continue oscillazioni tipiche dei prezzi dei combustibili fossili. La geotermia è anche un’opportunità di sviluppo economico, grazie ai contributi legati all’utilizzo della risorsa, alla possibilità di esportazione della tecnologia e del know-how, di creare nuovi posti di lavoro e rafforzare la filiera produttiva. Il mercato europeo dei teleriscaldamenti geotermici L’Europa è un mercato interessante per lo sviluppo dei teleriscaldamenti geotermici, grazie al fatto che ad oggi la domanda di calore di abita-

zioni ed uffici costituisce metà dei fabbisogni energetici totali dell’UE e che nel continente più del 25% della popolazione vive in aree idonee alla realizzazione di questi impianti. La geotermia ha infatti le sue radici in Europa, dove è utilizzata fin dall’epoca romana. Nei primi del ‘900 le abitazioni e gli edifici industriali di Larderello (PI) si riscaldavano direttamente con il vapore geotermico e nel 1904, sempre a Larderello, si accendeva la prima lampadina grazie all’elettricità prodotta con il ca-

lore della Terra. Nonostante ciò, lo sviluppo dei GeoDH è sempre stato piuttosto lento. Le reti alimentate da geotermia sono in Europa circa 250 (180 nell’UE-28), su un totale di 5.000, per una capacità termica di 4,4 GW e una produzione annua di circa 13.000 GWht, che consente il risparmio di 1.107 kTEP (nota 1). Nelle reti di riscaldamento urbano italiane la geotermia è l’1% delle fonti energetiche (nota 2), con un totale di 19 impianti: 14 nelle aree geotermiche

Fig.1: Schema di un GeoDH

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Spain

Greece

Norway

Croatia

UK

2014-2015

Bosnia-Herz.

Sweden

2016-2018

Switzerland

Slovenia

Serbia

Slovakia

Romania

Poland

Portugal

Netherlands

Italy

Lithuania

Iceland

Hungary

Georgia

Germany

France

FYRO Macedonia

Denmark

Czech Rep.

Austria

Numero dei sistemi di GeoDH in Europa

Turkey

100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Belgium

progetto europeo

Promuovere i teleriscaldamenti geotermici in Europa

Fig.2: Il mercato dei teleriscaldamenti geotermici in Europa (EGEC Market Report 2013/2014)

toscane e 5 nelle regioni settentrionali. Le potenzialità di sviluppo offerte dal calore presente sotto i nostri piedi sono però maggiori. La rimozione delle barriere non tecniche Nonostante le potenzialità per la crescita dei GeoDH, il settore è ancora poco sviluppato ed ostacolato da barriere non tecniche. Tale situazione può essere superata affrontando tre aspetti chiave non tecnici: rimozione delle barriere normative e semplificazione delle procedure per gli operatori e decisori politici sviluppo di modelli finanziari innovativi per i progetti di GeoDH, che richiedono di solito grandi capitali formazione di tecnici e decisori politici per fornire loro un’adeguata consapevolezza sui vantaggi offerti dai GeoDH, nonché l’adeguato background tecnico, necessario alla loro approvazione e supporto. Proprio con questi propositi è nato GEODH (aprile 2012 - novembre 2014): progetto cofinanziato dal Programma della Commissione Europea, Intelligent Energy Europe (nota 3). Il partenariato ha coinvolto 10 membri (tra i quali CoSviG per l’Italia), coordinati da EGEC (European Geothermal Energy Council), che hanno operato in 14 Stati con differenti livelli di maturità acquisita: mercati maturi (Germania, Francia, Ungheria ed Italia), in transizione (Polonia, Slovacchia e Romania)

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e giovani (Olanda, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovenia). In questi paesi sono stati coinvolti diversi attori chiave per lo sviluppo dei GeoDH: decisori di enti nazionali, per renderli consapevoli delle potenzialità offerte da questa tecnologia ed ottenere un migliore quadro normativo di riferimento decisori politici locali, per semplificare le procedure a livello locale banche, istituzioni finanziarie ed altri investitori potenziali, per stimolare gli investimenti nel settore.

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Le potenzialità di sviluppo Utilizzando i dati a disposizione per i 14 paesi partner del Progetto GEODH, circa gli aspetti geologici, i teleriscaldamenti (geotermici e non) in esercizio e la domanda di calore, è stato sviluppato uno strumento Web-GIS interattivo e gratuito che permetta di individuare le aree idonee alla realizzazione dei GeoDH. La mappa vuole pertanto costituire un utile strumento di supporto alla pianificazione territoriale ed energetica a livello europeo, nazionale e regionale, ma anche ai soggetti intenzionati ad investire nel settore. Il quadro normativo In paesi come l’Italia le procedure per ottenere le autorizzazioni, soprattutto per la ricerca e l’utilizzo delle risorse geotermiche, richie-

dono lunghi tempi di attesa e variano da regione a regione. Con il supporto di enti locali e operatori del settore, nell’ambito del Progetto è stata prodotta una serie di raccomandazioni normative per i GeoDH. Tali suggerimenti sono stati presentati in incontri ad hoc ad amministratori locali e funzionari regionali. Una sintesi delle indicazioni è proposta nei punti che seguono: le procedure amministrative relative alle concessioni geotermiche dovrebbero essere adeguate alle finalità di utilizzo della risorsa le procedure di autorizzazione e concessione dei permessi devono essere proporzionate, semplificate e trasferite a livello di amministrazione regionale la normativa sui teleriscaldamenti dovrebbe essere più decentralizzata possibile per adattarla ai contesti locali e stabilire un livello minimo obbligatorio di energia da fonti rinnovabili, in linea con l’Articolo 13, comma 3 della Direttiva 2009/28/CE dovrebbe essere istituita un’unica autorità preposta al rilascio delle autorizzazioni geotermiche le informazioni sulle risorse geotermiche utilizzabili nei teleriscaldamenti dovrebbero essere rese pubblicamente disponibili e facilmente accessibili i GeoDH dovrebbero essere inclusi nelle pianificazioni e strategie energetiche nazionali, regionali e locali i decisori politici e i funzionari pubblici dovrebbero essere ben informati circa le questioni riguardanti la geotermia i tecnici e le società di servizi energetici (ESCO) dovrebbero avere un’adeguata formazione sulle tecnologie in campo geotermico la comunità deve essere informata e coinvolta nelle fasi di sviluppo di un progetto di GeoDH per ottenere il consenso dell’opinione pubblica all’energia geotermica dovre bbe essere data precedenza rispetto ad altri usi del sottosuolo, quali ad esempio estrazione di combustibili fossili non convenzio-

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nali, cattura e sequestro del carbonio e depositi di scorie nucleari. Il finanziamento In Europa i GeoDH sono talvolta finanziati mediante l’impiego di capitali pubblici; in alternativa possono essere realizzati con fondi privati, recuperati negli anni vendendo calore alle utenze. In alcuni Stati sta però prendendo piede una soluzione “mista”, che prevede un partenariato pubblico-privato. Come per altri progetti geotermici, nelle prime fasi di sviluppo è concentrata la maggior parte dei rischi e delle spese da sostenere. Infatti impianti tra 2 e 10 MWt richiedono investimenti da 3-12 milioni di euro, dovuti alla perforazione dei pozzi, ai sistemi di pompaggio, alle reti di distribuzione, alle strumentazioni di controllo e monitoraggio e agli impianti ausiliari di emergenza. È quindi per la fase iniziale di sviluppo di un GeoDH che le misure di supporto economico possono creare maggiore sicurezza negli investimenti, contribuendo ad accelerare la crescita del settore. In particolare, nonostante le attività di ricerca della risorsa permettano di ottenere dati importanti sul potenziale geotermico, nelle aree non ancora esplorate il rischio geologico è elevato e può ostacolare la bancabilità dei progetti. Nel breve termine vi è infatti la possibilità di non trovare risorse con le caratteristiche desiderate, mentre nel lungo periodo la risorsa può diminuire la disponibilità o esaurirsi. La riduzione (ma non l’eliminazione) dei rischi si può ottenere aumentando le informazioni sul sottosuolo. In alcuni paesi si adottano invece schemi assicurativi nazionali, mentre dove ancora questi strumenti non sono presenti, la soluzione può essere rappresentata da assicurazioni private, adatte però a mercati maturi. I costi di esercizio dei GeoDH sono invece molto più bassi rispetto ai sistemi convenzionali. Proprio con lo scopo di promuovere maggiori finanziamenti per le reti di teleriscaldamento che utilizzano la geotermia, nell’ambito del Progetto GEODH sono state elaborate guide per l’attuazione di schemi di supporto sostenibili e di modelli per i finanziamenti privati.

Fig.3: Il web-GIS del progetto GEODH (disponibile al link: http://loczy.mfgi.hu/flexviewer/ geo_DH/), che attraverso la distribuzione della domanda di calore e il potenziale geotermico, mostra le aree più idonee alla realizzazione dei GeoDH

Fig.4: La gestione del rischio per un GeoDH, in relazione ai capitali investiti durante lo sviluppo del progetto

Aspetti economicogestionali Il tempo di ritorno dell’investimento in un GeoDH può essere ridotto notevolmente se il calore è interamente recuperato mediante cascami termici: fluidi con temperature superiori ai 100°-150°C permettono la realizzazione di sistemi di cogenerazione (o trigenerazione), mentre l’energia termica di scarto dallo scambio con l’acqua della rete può essere utilizzata in serre, nei processi produttivi (anche agroalimentari) o nelle

piscine. Sebbene gli usi a cascata siano spesso presentati come una soluzione ovvia per migliorare le prestazioni economiche di un progetto geotermico, la loro attuazione pratica non è così semplice. Temperature di esercizio più basse potrebbero favorire lo sviluppo di nuove reti, di dimensioni e costi minori, mentre la sostenibilità economica di un GeoDH si basa sulla stima del calore ottenibile dall’acquifero e sull’analisi della domanda energetica: un grande numero di utenze aiuta notevolmente il

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business plan di un GeoDH. A tale scopo è stato elaborato un report sui business model che le imprese di GeoDH possono adottare per acquisire competitività nel mercato energetico. Sviluppi Le prospettive di sviluppo del settore sembrano positive, anche grazie ai risultati del Progetto GEODH. Si prevede infatti che entro il 2018 saranno installate 200 nuove reti di GeoDH in tutta Europa. Tuttavia, è importante garantire una equa competizione tra le varie fonti energetiche, mediante appropriata liberalizzazione dei prezzi del gas e la tassazione delle emissioni di gas serra nel settore termico. Il futuro vede quindi la geotermia come una fonte destinata ad acquisire un ruolo sempre maggiore all’interno del mercato energetico europeo, sia per quanto riguarda la

produzione di elettricità, che gli usi diretti del calore.

L’autore

Dario Bonciani d.bonciani@cosvig.it

Maggiori informazioni sul Progetto GEODH ed i suoi risultati sono disponibili sul sito web del progetto: www.geodh.eu. Nota 1: European Geothermal Energy Council - EGEC Market Report 2013/2014 Nota 2: Associazione Italiana Riscaldamento Urbano - AIRU, 2013. Il riscaldamento urbano, annuario 2013. Nota 3: La responsabilità circa il contenuto di questa pubblicazione è esclusivamente degli autori. Il testo non rappresenta necessariamente punto di vista dell’Unione Europea. Né gli autori, né l’EACI e la Commissione Europea sono responsabili dell’utilizzo che può essere fatto delle informazioni contenute in questa pubblicazione.

Ha collaborato al Progetto GEODH per conto CoSviG (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche): società a capitale interamente pubblico, nata nel 1988 per promuovere lo sviluppo socio economico delle aree geotermiche toscane e facilitare gli adempimenti tecnici e finanziari legati ai contributi relativi all’uso della geotermia. CoSviG ha oggi il ruolo di braccio operativo della Regione Toscana per lo sviluppo sostenibile, la valorizzazione delle FER e la promozione delle tecnologie ambientali.

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Teleriscaldamento

Il futuro della contabilizzazione dell’energia termica La contabilizzazione individuale dei consumi di energia termica nel teleriscaldamento permette di incrementare l’efficienza energetica degli edifici. Se da un lato la contabilizzazione dei costi di energia termica in funzione dei reali consumi di ogni singolo utente incentiva l’adozione di comportamenti virtuosi di risparmio energetico, dall’altro la disponibilità in tempo reale dei dati di consumo energetici consente agli utenti di individuare i propri sprechi di energia e adottare strategie per migliorare l’efficienza energetica. di L. Celenza, M. Dell’Isola, G.Ficco e Paolo Vigo

La Direttiva 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica, recentemente recepita in ambito nazionale dal Decreto Legislativo 4 luglio 2014, n. 102, ribadisce la centralità della contabilizzazione del calore nella definizione degli strumenti necessari a raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica nazionale introducendo importanti novità in materia. In particolare sancisce l’obbligo di installazione di contatori di energia termica o di acqua calda in corrispondenza dei punti di fornitura, qualora il riscaldamento, il raffreddamento o l’acqua calda sanitaria per un edificio siano fornite da una rete di teleriscaldamento/ teleraffrescamento o da una fonte centrale che alimenta una pluralità di edifici. La stessa Direttiva introduce altresì l’obbligo, al 31 dicembre 2016, di installazione di contatori di calore individuali di “sub-metering” per la ripartizione dei costi qualora questo sia tecnicamente fattibile ed efficiente in termini di costi (sia in condomini che negli edifici polifunzionali forniti da una fonte di riscaldamento/raffreddamento centrale o da una rete di teleriscaldamento). Nell’introdurre questo obbligo si esprime la priorità dell’installazione di contatori individuali (i.e. contatori di energia termica) nel caso in cui questa sia economicamente o tecnicamente fattibile, solo in alternativa è ammessa l’installazione di sistemi

di contabilizzazione diversi (i cosiddetti sistemi di contabilizzazione indiretta) o l’adozione di altri criteri di ripartizione dei costi (non millesimali). Attualmente sono disponibili sul mercato sistemi di contabilizzazione del calore diretti, che effettuano una vera e propria misura e conseguente quantificazione dell’energia termica consumata, e sistemi indiretti (i.e. ripartitori di calore e totalizzatori dei tempi di inserzione), che attraverso la misura di parametri strettamente correlati al consumo di energia ne effettuano solo una stima. I sistemi diretti sono strumenti inclusi nella Direttiva MID, quindi nella metrologia legale, e sono utilizzabili sia per la misura dell’energia termica al punto di fornitura che nella successiva ripartizione dei consumi condominiali. Tuttavia, tali dispositivi spesso non risultano applicabili in interventi di retrofit su edifici esistenti sia a causa della configurazione distributiva degli impianti di riscaldamento (e.g. impianti centralizzati con distribuzione a colonne montanti verticali), sia a causa di vincoli architettonici o economici. Viceversa, i dispositivi di contabilizzazione indiretta, sono nella gran parte dei casi pienamente applicabili in edifici esistenti come illustrato nella norma UNI 10200 recentemente oggetto di revisione, ma mancano di una regolamentazione metrologico-prestazionale a garanzia dei consumi del singolo.

Contabilizzazione diretta Lo strumento tradizionalmente impiegato per la misura diretta dell’energia termica fornita ad un’utenza per mezzo di un fluido termovettore è il contatore di energia termica. Le norme armonizzate della serie UNI EN 1434, ne definiscono caratteristiche tecniche e funzionali, nonché le prove da eseguire per l’approvazione del modello. Tali dispositivi permettono di effettuare la misura dell’energia termica erogata ad una generica utenza attraverso la misura della quantità di fluido termovettore (effettuata generalmente sulla condotta di ritorno) e della differenza di entalpia tra detto fluido vettore in entrata ed in uscita dall’utenza. L’equazione caratteristica per la misura dell’energia termica si ricava da un bilancio energetico di prima legge su un sistema aperto; ritenendo valide alcune ipotesi semplificative nelle condizioni tipiche di funzionamento degli impianti di riscaldamento che impiegano come fluido termovettore acqua, per contatori di energia termica che effettuano la misura della portata per via “volumetrica”, l’equazione di misura è: v1

Q =  k ⋅ (Ti − Tu ) dV  v0

Dove Q è l’energia termica misurata, Ti-Tu è la differenza di temperatura

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tra condotta di mandata e quella di ritorno, V è il volume di fluido termovettore transitato, k è il coefficiente termico-volumico funzione delle proprietà del fluido termovettore e della temperatura e pressione dello stesso. La misura della differenza di entalpia si riduce dunque alla misura della differenza di temperatura del fluido termovettore tra ingresso e uscita, ipotizzando nota e costante la pressione. Il coefficiente termicovolumico viene determinato dal modulo di calcolo del contatore di energia termica sulla base delle temperature misurate. Un contatore di energia termica viene ad essere costituito da (figure 1 e 2): una coppia di sensori di temperatura del fluido termovettore (uno in ingresso ed uno in uscita) un misuratore di portata, generalmente installato sulla tubazione di ritorno in modo da limitare gli stress termici un modulo di acquisizione, calcolo e totalizzazione, in grado di ricevere i segnali provenienti dai sensori, calcolare i valori di energia termica e, in alcuni casi, di trasmettere il dato di consumo a distanza. Per l’installazione di contatori di energia termica diretti è necessario che l’impianto di riscaldamento presenti un solo punto di ingresso al singolo centro di consumo (nel caso del settore residenziale coincidente con l’unità immobiliare) e che le tubazioni di ingresso-uscita possano essere intercettate. Tale condizione risulta sempre verificata nel caso di misura sul punto di fornitura, ma non quando si vanno ad installare contatori divisionali per la ripartizione dei costi. L’esempio tipico sono gli impianti di riscaldamento con distribuzione a colonne montanti verticali per i quali sono previsti più punti di ingresso per ogni singolo centro di consumo. La quasi totalità degli heat meter presenti oggi sul mercato risultano inoltre interfacciabili con tecnologie di tipo smart, e alle tradizionali funzioni di acquisizione ed elaborazione dei segnali provenienti dai sensori sopra descritti si aggiungono funzioni di trasmissioni dei dati a distanza in tempo reale e di interagibilità con gli articolati sistemi di Automatic

Fig.1: Schema di funzionamento ed installazione di un contatore di energia termica

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Fig.2: Contatori di energia termica commerciali

Meter Reading o Automatic Meter Management. Contabilizzazione indiretta La contabilizzazione indiretta è utilizzata principalmente negli impianti per i quali l’impiego di contatori di energia termica diretti non risulta di fatto possibile sia per motivi di carattere economico che per vincoli impiantistici. I sistemi in grado di effettuare una ripartizione dei costi di riscaldamento in modo indiretto attualmente presenti sul mercato e coperti da standard tecnici, fanno riferimento a tre diversi principi: ripartitori di calore elettronici totalizzatori dei tempi di inserzione compensati della temperatura di mandata totalizzatori dei tempi di inserzione compensati con dei gradi-giorno. Per completezza si cita una quarta categoria ormai in disuso ovvero i ripartitori di calore ad evaporazione (UNI EN 835:1998).

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I ripartitori di calore elettronici, normati dallo standard tecnico europeo UNI EN 834:2013, risultano attualmente i più diffusi. Sono dispositivi utilizzabili esclusivamente su terminali con la superficie scaldante accessibile (e.g. radiatori e termoconvettori) ed eseguono un conteggio basato sull’integrazione nel tempo delle temperature caratteristiche di funzionamento (temperatura della piastra radiante e temperatura ambiente) dei singoli corpi scaldanti. La valutazione dell’unità di “allocazione dei consumi”, proporzionale al calore ceduto dal singolo corpo scaldante, è effettuata mediante un opportuno calcolo che prevede una compensazione funzione della potenza nominale del radiatore e dei coefficienti di adattamento e scambio termico tra radiatore e dispositivo. I totalizzatori dei tempi di inserzione sono disciplinati da standard a carattere nazionale; nello specifico la norma UNI/TR 11388:2010 definisce le prescrizioni per i totalizzatori dei tempi di inserzione compen-

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Teleriscaldamento

Il futuro della contabilizzazione dell’energia termica


Teleriscaldamento

Il futuro della contabilizzazione dell’energia termica

Fig.3: Banco di prova per contatori di acqua ed energia termica a comparazione di massa

sati in funzione della temperatura di mandata, mentre la norma UNI 9019:2013 dei totalizzatori dei tempi di inserzione compensati in funzione dei gradi giorno. Il metodo di conteggio di suddetti sistemi si basa sulla rilevazione del tempo di inserzione dell’impianto/corpo scaldante, corretto mediante la potenza nominale dell’impianto/corpo scaldante ed un fattore di compensazione. Fattore che risulta legato: alla temperatura del fluido termovettore e dell’ambiente, per i totalizzatori compensati sulla temperatura del fluido alla differenza tra temperatura dell’ambiente convenzionale e temperatura esterna, per i totalizzatori compensati sui gradi giorno. Queste categorie di sistemi sono applicabili sia su impianti a distribuzione orizzontale che verticale con unità terminali di ogni tipo, esclusivamente se il fluido termovettore risulta intercettabile per ogni unità di consumo (può essere intercettato sia con valvole di zona che con valvole su ogni terminale di emissione).

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Aspetti metrologici Dal punto di vista della metrologia legale i contatori di energia termica sono inclusi nella Direttiva MID sugli strumenti di misura utilizzati nelle transazioni commerciali e, pertanto, rispondono a precisi requisiti tecnici, legali e prestazionali. Il Decreto 30 Ottobre 2013, n.155 definisce inoltre i criteri per l’esecuzione dei controlli metrologici suc-

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cessivi per i contatori di calore omologati ai sensi della MID. I sistemi di contabilizzazione indiretta, invece, non sono attualmente regolati da specifiche normative della metrologia legale (nessuna garanzia transattiva e di fede pubblica) e sono oggetto esclusivamente di norme tecniche internazionali (ripartitori di calore) o nazionali (totalizzatori dei tempi di inserzione). Le prestazioni “metrologiche” dei vari sistemi di contabilizzazione del calore risultano molto diverse e ciascun sistema presenta specifiche criticità operative. Gli strumenti di contabilizzazione diretta presentano le migliori prestazioni metrologiche, tuttavia in campo mostrano per alcune configurazioni di loro installazione negli impianti errori che possono superare i massimi errori permessi definiti dalla MID. Sulla base di un’analisi effettuata dal gruppo di ricerca, con particolare riferimento ad interventi di retrofit su edifici esistenti, l’incertezza legata alla misura dell’energia termica con sistemi di tipo diretto può variare dal 2.5% al 6%. I dispositivi di contabilizzazione indiretta presentano, invece, incertezze tipiche nella quantificazione dei consumi e dei costi attribuiti al singolo utente che spesso vanno ben oltre i valori tipici individuati per i contatori di energia termica diretti. In alcuni casi tali valori prestazionali metrici possono raggiungere e superare anche il 30%. Per correggere o compensare i limiti legati a tale

elevata incertezza prestazionale tipica dei sistemi di contabilizzazione indiretta risulta fondamentale effettuare un’attenta valutazione di tutti i parametri del modello (e.g. potenza nominale dei radiatori, costanti di tempo, ecc.) o adottare configurazioni “ibride” che combinano sistemi di contabilizzazione diretta ed indiretta in modo da poter eliminare alcuni errori sistematici contenuti nel modello. Il gruppo di ricerca di Fisica Tecnica del Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale effettua ricerche sperimentali sulla misura dell’energia termica. Inoltre presso il LAMI, Laboratorio di Misure Industriali dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, è possibile effettuare la caratterizzazione metrologica e la verifica delle prestazioni metrologiche dei contatori di energia termica e dei sistemi di ripartizione. Per le verifiche su contatori di energia termica è impiegato un banco di prova (fig.3) a comparazione di peso di tipo statico. Il Palmer è Organismo Notificato NB 2213 dal MISE per i dispositivi di Misura regolati dalla MID, in particolare per gli allegati MI-002 (contatori del gas e dispositivi di conversione del volume) e MI-004 (contatori di calore). Nel corso degli ultimi anni sono stati condotti diversi studi per la valutazione degli effetti di installazione che possono pregiudicare l’affidabilità delle misure dei diversi dispositivi di misura e ripartizione del calore ed è attualmente in corso una campagna di verifica delle prestazioni metrologiche in campo.

Bibliografia - Directive 2012/27/EU of The European Parliament and of the Council of 25 October 2012 on energy efficiency, amending Directives 2009/125/EC and 2010/30/EU and repealing Directives 2004/8/EC and 2006/32/EC, Official Journal of the European Union n. L 315/1 of the 14.11.2012 - OIML R 75-1, Heat meters, General requirements, (2002). - L. Celenza M. Dell’Isola G. Ficco B.I. Palella G. Heat accounting in historical buildings.


Energy and Buildings (2014), http://dx.doi. org/doi:10.1016/j.enbuild.2014.10.070 - EN 834, Heat cost allocators for the determination of the consumption of room heating radiators, Appliances with electrical energy supply, European Committee for Standardization, (2013). - UNI/TR 11388, Sistemi di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale utilizzante valvole di corpo scaldante e totalizzatore dei tempi di inserzione, (2010). In Italian. - UNI 9019, Sistemi di contabilizzazione indiretti basati sul totalizzatore di zona termica e/o unità immobiliare per il calcolo dell’energia termica utile tramite i tempi di inserzione del corpo scaldante compensati dai gradi-giorno dell’unità immobiliare, Milano: Ente Nazionale Italiano di unificazione (2013). In Italian. - L. Celenza, M. Dell’Isola, R. D’Alessio, G. Ficco, P. Vigo, A. Viola, Metrological analysis of smart heat meter, 16th International Flow Measurement Conference, FLOMEKO 2013, Code 105418, 24-26th September 2013 Paris, 546-550,(2013)

Gli autori

L. Celenza1, M. Dell’Isola1, G. Ficco1 P. Vigo1,2 1 Gli autori afferiscono al DICeM, Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e operano nel LAMI, Laboratorio di Misure Industriali. Il LAMI svolge attività di ricerca e servizio per conto di istituzioni, enti e società, in particolare per la misura delle grandezze meccaniche e termofluidodinamiche (portate di gas, liquidi, misure di energia e qualità dell’aria). Si svolgono inoltre attività di ricerca e sviluppo, di modellazione numerica (CFD) e sperimentali mediante tecnica PIV in galleria del vento. Il LAMI è laboratorio accreditato LAT 105 nei settori Pressione e Velocità. 2 L’autore afferisce al Pa.L.Mer., Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale, che svolge attività di promozione, realizzazione e diffusione della ricerca ed innovazione tecnologica. La società ha due laboratori, a Latina per il settore Chimico e a Ferentino per il settore Meccanico e Metrologico. Il Pa.L.Mer. è laboratorio accreditato LAT 085 nei settori Lunghezza e Massa, LAB 0273 per i settori meccanico, ambientale e chimico ed Organismo Notificato dal MISE NB 2213 per gli allegati MID-002 e MID-004.

Teleriscaldamento

Il futuro della contabilizzazione dell’energia termica



Teleriscaldamento

La prima posa in Italia di tubi preisolati con DN 1000 di Alessandro Bettini e Alessandro Modonesi - A2A Calore e Servizi Franco Baronchelli e Piercostante Fioletti - A2A Servizi alla Distribuzione

Quando parliamo di lavori in aree industriali già esistenti bisogna mettere in conto gradi di complessità ulteriori generati dal fatto che si va ad operare in aree ad alto indice tecnologico e densità di infrastrutture e si è inoltre legati alle tempistiche della conduzione degli impianti stessi. È il caso dei lavori presso la Centrale Lamarmora di Brescia, dove A2A Calore & Servizi, in previsione del programmato spegnimento del Gruppo 1, del Gruppo 2 (entrati in funzione, rispettivamente nel 1976 e nel 1980) e della caldaia semplice Macchi, ha avviato nel 2012 la progettazione per la realizzazione di nuove unità di generazione semplice di calore, alimentate a gas naturale per la produzione di solo calore per il teleriscaldamento. Nello specifico, il progetto consiste nella realizzazione di 3 nuove unità di generazione semplice di calore, alimentate a gas. Le nuove unità avranno una potenza di combustione di circa 95 MW, per una potenza al focolare complessiva di 285 MW, e verranno posizionate al posto dei serbatoi di olio combustibile denso O.C.D., ormai dismessi in quanto l’olio pesante non è più utilizzato come combustibile per la centrale. Per poter utilizzare il calore prodotto dalle nuove caldaie è necessaria la realizzazione delle opere di connessione tra i nuovi generatori e la rete di calore esistente interna alla centrale mediante la posa di 2 tubazioni del teleriscaldamento con DN 1000, parte aeree e parte interrate, all’interno dell’area industriale. Un progetto condiviso La complessità del progetto è dovuta, oltre che alla specifica rilevanza delle opere, anche alla molteplicità di vincoli sia di layout che di tempistiche. Il progetto è stato infatti sviluppato per risultare il meno impattante in termini di interferenze con i sottoservizi esistenti, tenendo conto, nel contempo, della necessità di non sospendere le attività nell’area interessata dai lavori. A questo scopo è stato definito un tavolo tecnico al quale hanno preso parte progettisti, conduttori degli impianti e realizzatori dell’opera di A2A Calore e Servizi e A2A Servizi alla Distribuzione, rispettivamente, per la conduzione e progettazione degli impianti e per la realizzazione delle opere. Dai conduttori degli impianti sono stati forniti ai progettisti tutti i vincoli infrastrutturali e

Realizzazione della camera interrata

Formazione di berlinese di micropali, propedeutica agli scavi

Installazione delle condotte

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Teleriscaldamento

Trincea di posa delle tubazioni di teleriscaldamento DN 1000

di tempistica di conduzione, chiedendo loro di declinare la fase realizzativa in funzione di questi. I realizzatori delle nuove opere hanno sottoposto ai progettisti tutte le problematiche, prospettando soluzioni realizzative per raggiungere l’obiettivo atteso tenendo conto dei vincoli di conduzione degli impianti. I progettisti hanno poi elaborato le soluzioni progettuali condividendole con conduttori e realizzatori. In questo modo da parte di tutti gli attori si è raggiunta la piena sensibilizzazione e consapevolezza dei rispettivi obiettivi. Il collegamento alla rete In attesa della realizzazione dei tre generatori, si è deciso di predisporre la connessione alla rete di teleriscaldamento esistente mediante la posa di tubazioni del teleriscaldamento DN 1000, parte delle quali in tracciato aereo e

Condotta con DN 1000 da posare

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parte con tracciato interrato, stando all’interno dell’area di proprietà di A2A. I lavori per la posa delle condotte interrate sono state affidate all’Impresa Tagliabue di Paderno Dugnano. Il progetto messo a punto da A2A Calore & Servizi, prevede lo sviluppo del tracciato planimetrico a partire dalla struttura fuori terra in acciaio esistente (rack) presso il piazzale via Ziziola, passando tra la vasca contenente il serbatoio dell’urea e l’impianto di trattamento chimico fisico, per poi raggiungere l’area dei serbatoi ex O.C.D., già demoliti, in quanto sedime del futuro edificio di alloggio delle 3 caldaie semplici. La prima tranche di lavori propedeutici ha comportato nel 2013 lo spostamento locale e l’adeguamento altimetrico di una tubazione del gas metano DN 400 di alimentazione delle caldaie esistenti e di una polifora di rete elettrica da 23 kV in esercizio. Il tracciato La posa della doppia tubazione DN 1000/DE 1200 interrata ha preso il via lo scorso anno. Lo sviluppo complessivo del tracciato planimetrico è pari a circa 110 m, con profondità di interramento media di circa 2 m, parte del quale nel piazzale sud della Centrale Lamarmora e parte nel parcheggio prospiciente la via Ziziola. Le tubazioni in acciaio S235 sono progettate e realizzate con spessori e giunzioni adeguate per parametri di esercizio che prevedono il trasporto del fluido a una temperatura da 50 a 140 °C a una pressione di 16 bar. Il tracciato plano-altimetrico scelto per la posa ha consentito di ridurre al minimo le interferenze con i sottoservizi esistenti e con le attività di esercizio e manutenzione della centrale. La predisposizione al collegamento in corrispondenza della rete di teleriscaldamento esistente avviene mediante la realizzazione di una camera interrata in cemento armato, in grado di ospitare le 2 tubazioni provenienti dalla struttura di supporto fuori terra in acciaio (rack esistente) e i relativi portali di sostengo in acciaio.


Teleriscaldamento

Realizzazione della platea in c.a. della futura camera interrata di compensazione

La cameretta interrata è stata dimensionata anche per assorbire le dilatazioni meccaniche dovute all’esercizio delle tubazioni in corrispondenza delle 2 curve orizzontali. Inoltre, per limiti di spazio nel sottosuolo e per ridurre gli ingombri delle opere fuori terra di futura realizzazione, la camera interrata è stata costruita in fregio alla struttura interrata in c.a. esistente, buona parte della quale nel piazzale di servizio antistante l’ingresso sud della centrale, da via Ziziola. La realizzazione della cameretta è stata complessa per l’interferenza stretta con sottoservizi esistenti, in particolare una polifora di media tensione del montante di macchina del Turbo Gruppo 3 attualmente in esercizio. Le attività di scavo sono state precedute dalla realizzazione di berlinese di micropali per preservare strutture e impianti esistenti e limitrofi.

li tecnologici esistenti di servizio alla centrale e interferenti con il tracciato delle nuove condotte. Parola d’ordine: ottimizzare Per ottimizzare i lavori in Centrale, insieme al teleriscaldamento è stata prevista la posa di altre tubazioni e cavidotti. In particolare: 6 tubi in PEAD corrugato ø 200 mm lungo tutto il tracciato delle tubazioni TLR 1 tubazione in acciaio DN 200 tra la camera di compensazione e il primo cunicolo interrato che si incontra procedendo verso Ovest, per uno sviluppo di circa 85 m 1 tubo in PEAD ø 200 mm per fognatura bianca per uno sviluppo di circa 60 m 1 tubo in PEAD ø 200 mm per acque oleose in sostituzione di quello rimosso, per uno sviluppo di circa 45 m.

Posa delle condotte Il tracciato planimetrico in uscita dalla camera interrata si sviluppa da Ovest verso Est, per una lunghezza di circa 100 metri, sino piano dove alloggiavano i serbatoi O.C.D. ora rimossi. Anche la posa nei primi 30 metri di tubazioni DN 1000 a Est della cameretta è stata molto complessa in quanto ha richiesto la realizzazione di opere provvisionali, propedeutiche allo scavo (berlinese di micropali), necessarie al sostegno delle pareti di scavo, a tergo delle quali vi sono strutture di servizio all’impianto di trattamento chimico-fisico in esercizio (vasche fuori terra in cemento armato, edifici tecnologici, silos contenente calce). Il tracciato altimetrico di posa prevede un ricoprimento medio delle tubazioni di circa 2 metri dalla quota piazzale esistente. La profondità di posa è stata scelta per preservare l’esercizio dei servizi esistenti a gravità, limitando la risoluzione delle interferenze ai soli spostamenti dei servizi in pressione e dei cavidotti elettrici nella zona a ridosso del piano interrato ex O.C.D. La profondità di posa adottata ha inoltre imposto modifiche strutturali e funzionali a due cunico-

Installazione delle tubazioni DN 1000 nella futura camera interrata

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saldatura

Curve preisolate a prova di errore La realizzazione della guaina protettiva in PE dei pezzi speciali per le reti di teleriscaldamento è una fase particolarmente critica in quanto richiede l’esecuzione di diverse saldature. Per queste operazioni Zinchitalia ha adottato la tecnologia sviluppata e prodotta da Tecnodue. Cresce la diffusione del teleriscaldamento in Italia. Negli ultimi anni, infatti, è aumentato il numero delle amministrazioni comunali e delle utility che puntano su questa soluzione per portare il calore, da utilizzare per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria, direttamente all’interno delle abitazioni. Diversi progetti in tal senso sono stati realizzati o sono in corso di sviluppo in diverse città, da Milano a Torino, passando per Lodi, Busto Arsizio, Pesaro, Mantova. La realizzazione delle reti di teleriscaldamento, però, presenta qualche complessità in più rispetto agli altri sottoservizi, per via della tecnologia di condotte da impiegare, tubazioni preisolate costituite da un tubo di servizio in acciaio ricoperto da uno strato isolante in poliuretano e, a protezione del tutto, una guaina esterna in polietilene. Una struttura di questo tipo, oltre a comportare un maggiora ampiezza degli scavi e l’impiego di mezzi meccanici per la posa delle tubazioni, comporta diverse criticità anche in fase di produzione. Criticità che riguardano in particolare la realizzazione dei pezzi speciali, ovvero le curve necessarie per assecondare le deviazioni nel tracciato dell’infrastruttura. La costruzioni di questi pezzi, infatti, è molto laboriosa, in quanto consiste nel collegare tra di loro diversi “settori”, fino ad ottenere l’angolazione richiesta. Collegamento che avviene

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attraverso l’esecuzione di diverse saldature, da sempre le parti più delicate di ogni infrastruttura a rete. Nel caso del teleriscaldamento, questa fase lo diventa ancora di più, in quanto le curve devono sopportare le dilatazioni termiche e meccaniche indotte dal passaggio dell’acqua a temperatura e pressione. Per cui, ogni imperfezione rischia di avere pesanti ripercussioni sulla rete. Un difetto di giunzione della condotta di servizio della curva può comportare infatti la fuoriuscita di acqua riscaldata e quindi dispersione di calore, oltre a degradare lo strato di isolamento termico. Ma altrettanto delicata è la giunzione dello strato esterno in PEHD, che prevede l’impiego di macchine speciali. Anche in questo caso, difetti di giunzione possono portare all’infiltrazione di acqua e umidità, con conseguenze molto pesanti per l’infrastruttura, quali perdite di calore o fenomeni di corrosione della tubazione interna in acciaio. Problemi che possono compromettere la funzionalità dell’intero impianto e che comportano per il gestore interventi rilevanti, quali la sostituzione del tratto ammalorato o di tratti di rete più estesi ormai irreparabili, con costi rilevanti. Problematiche ben note ai tecnici di Zinchitalia, che produce tubazioni e pezzi speciali preisolati con diametro interno da 15 a 500 mm. Per la realizzazione della saldatura della guaina esterna in PEHD l’azienda di Alfianello (Brescia)


saldatura ha adottato il sistema PL TEL prodotto e fornito da Tecnodue, attiva da oltre 30 anni nello sviluppo di macchine per la saldatura delle materie plastiche e che da qualche anno sta puntando decisamente anche sulle soluzioni dedicate al teleriscaldamento. «La peculiarità di questa operazione è che la guaina esterna viene saldata con la curva all’interno di acciaio già inserita - spiega Antonio Cocco di Zinchitalia -. A questo scopo i sistemi che utilizziamo sono costituiti sostanzialmente da un corpo che tiene bloccata la curva di acciaio e da una termopiastra apribile che provvede alla giunzione per termofusione del PE, evitando così di entrare in contatto con la parte metallica. In pratica, la piastra avvolge la guaina che, una volta raggiunta la temperatura di 220 °C fonde realizzando la giunzione». L’apertura e la chiusura della piastra è effettuata tramite un pistone pneumatico gestito da una pedaliera, mentre la movimentazione della curva avviene per mezzo di una gru già posizionata all’interno della macchina. «Una peculiarità del sistema è che consente di effettuare la giunzione di due punti per volta, caratteristica che consente di accelerare i tempi di costruzione, considerando che per realizzare una curva con un’angolazione di 90° occorrono almeno tre saldature - commenta Cocco -. A questo si aggiunge la possibilità di orientare le piastre e le morse in ogni direzio-

ne, permettendo così di realizzare pezzi speciali con qualsiasi angolazione». L’intero processo è gestito da un PC che controlla tutti i parametri di saldatura e il movimento della macchina, che rilascia un report completo di ogni fase di lavorazione, segnalando eventuali anomalie. «Questo ci consente di avere un controllo totale sulla produzione e di garantirne la massima qualità - conclude Cocco -. Come ulteriore garanzia, comunque, al termine delle operazioni, il pezzo viene sottoposto a controllo visivo da parte di un operatore qualificato, che verifica l’omogeneità del bordo di fusione e dello spessore del polo di saldatura».

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Sistemi di localizzazione automatica umidità e perdite L’azienda Brandes GmbH con sede a Eutin in Germania è specializzata nella produzione di sistemi che comunicano e localizzano perdite di liquidi in tubazioni primarie come serbatoi e cisterne. Speciali sensori collegati a sistemi di misura elettronici rendono possibile la tempestiva localizzazione e l’eliminazione delle perdite che stanno per formarsi. A tal fine si differenziano i sistemi Brandes, che offrono soluzioni preventive per evitare le anomalie. Il buon monitoraggio delle tubazioni coibentate termicamente e delle reti di alimentazione per le condotte del teleriscaldamento, teleraffrescamento e servizi pubblici essenziali è di massima importanza. La tecnologia Brandes evita che l’umidità si propaghi attraverso la coibentazione termica. Questo comporta l’immediato innalzamento dell’efficienza energetica e dell’efficienza in termini di costi durante il funzionamento della rete. L’emissione di CO2 attraverso la combustione di vettori di energia fossile sta in diretta correlazione con perdite di energia e perdite d’acqua, le quali vengono causate attraverso rivestimenti termici bagnati e tubazioni che perdono acqua. Se le tecniche di monitoraggio non sono presenti o sono inadeguate, le perdite continuano a crescere. Con la tecnologia di monitoraggio Brandes i danni alle tubazioni e alla coibentazione si intercettano sul nascere e li si elimina immediatamente, affinché non si arrivi ad avere dei danni persistenti, più le riparazioni che ne conseguono per eliminarli e le relative perdite di energia. Un altro pilastro dell’impresa creata dal signor Bernd Brandes, inventore dei sensori al nichelcromo, sono i sistemi a sensori per il monitoraggio di ambienti critici nei locali di “information technology” (IT-Centern), nelle camere senza polvere (clean room), nelle camere ad ambiente iperpuro, musei, gallerie d’arte e negli edifici

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sotto tutela dei beni culturali. I sistemi di localizzazione automatici della Brandes danno un irrinunciabile contributo alla protezione contro i rischi a cui è sottoposto un impianto. Oltre alla certificazione dei sistemi di monitoraggio Brandes rilasciata dal „Deutsches Institut per l’ingegneria edile” (DIBt) di Berlino l’azienda è certificata, come ditta specializzata, dal TÜV conformemente al Diritto in materia di acque (§19l, WHG), per l’installazione, messa in servizio e prove tecniche di rilevatori di perdite. Con la sede centrale a Eutin nella Germania del Nord, con il personale di vendita e assistenza decentrato nell’area tedesca ed europea la Brandes offre una vasta concezione di servizi. A questo scopo contano oltre alla consulenza e all’assistenza sul posto, il servizio interno di ordinazione, il servizio di riparazione e distribuzione dei pezzi di ricambio, lo sviluppo del progetto e la documentazione allegata in formato CAD così come l’organizzazione e l’esecuzione di seminari interni ed esterni per gli utenti dei sistemi, progettisti e ditte che eseguono i lavori. Il costante sviluppo della tecnologia di monitoraggio progettata da Brandes apre opportunità aggiuntive, come ad esempio l’utilizzo di una strategia per evitare il formarsi di anomalie attraverso la tecnica Int-Con. Con la tecnologia Int-Con il sistema di monitoraggio esegue il test automatico del circuito sensore in base ai cambiamenti in percentuale dei valori misurati, che possono emergere a causa di azioni strutturali o modifiche al percorso del circuito. A questo scopo può essere introdotta questa sicurezza aggiuntiva in grado di sostenere e proteggere i processi decisionali. Brandes offre, oltre alla tecnica NiCr di sua ideazione, anche progetti con soluzioni per i cosiddetti Sistemi Nordici con fili sensori in rame non isolati.


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Nuova vita alla rete di teleriscaldamento

I tubi vengono forniti su rotoli per agevolarne il trasporto e la stesura

Tecnici specializzati intenti a collegare le tubazioni

Brugg Pipe Systems, filiale italiana della multinazionale svizzera BRUGG, si è aggiudicata la fornitura di tubazioni e soluzioni per il rifacimento della seconda parte della rete di teleriscaldamento della cittadina trentina di Cogolo di Pejo. Nel borgo alpino, posto ai piedi della catena montuosa dell’Ortles - Cevedale, l’azienda ha fornito complessivamente oltre 6 Km di tubazione preisolata tipo CALPEX. Nel dettaglio sono stati installate: 28 barre da 12 m ciascuna, diametro 160/250 mm; 2,1 Km di tubazione con diametro 125/182 mm in rotoli e alcune centinaia di metri di tubazione con diametri inferiori. I lavori di riqualificazione La seconda fase delle opere di riammodernamento ha interessato l’allacciamento delle utenze domestiche alla nuova rete di teleriscaldamento. Le tubazioni CALPEX, fornite in vari diametri, sono state collegate tra di loro grazie all’impiego di speciali giunti elettrosaldabili, il cui impiego ha reso necessario uno speciale corso abilitativo. Il training del personale L’addestramento del personale addetto alla posa delle soluzioni impiantistiche prescelte è stato effettuato direttamente sul posto, in cantiere, grazie all’intervento dei tecnici specializzati della casa madre Brugg Rohrsysteme AG. In tal modo le maestranze hanno potuto conoscere le molteplici tecnologie di giunzione, raccordatura e posa indispensabili alla corretta installazione delle tubazioni. Questo scambio di informazioni tecniche ha permesso un montaggio rapido e sicuro di tutta la rete. La tubazione CALPEX Con una flessibilità incrementata del 24%, grazie ad un’approfondita rivisitazione delle geometrie e dell’ondulazione del mantello esterno, ora notevolmente più marcato, CALPEX rappresenta il massimo grado di evoluzione presente in una tubazione preisolata: flessibilità, basso impatto energetico, affidabilità e rapidità di installazione.

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Una fase del raccordo e della giunzione del CALPEX®

La durata nel tempo viene assicurata fin dal processo produttivo, in virtù dell’impiego di materie prime di qualità. La tubazione preisolata può essere impiegata per l’approvvigionamento di acqua in generale, per usi industriali e civili con temperature fino a 95°C. Oltre che nelle reti di teleriscaldamento è idonea al trasporto di acqua potabile, acque reflue, linee di refrigerazione e piscine. L’incremento del 24% della flessibilità è stato ottenuto marcando ulteriormente l’ondulazione del mantello esterno. Inoltre è stato ridotto il raggio di curvatura del 30%. Questa miglioria permette di assemblare i rotoli con lunghezze maggiori, di agevolare la logistica e la movimentazione. Tubazione affidabile, rapida e facile da posare grazie alle eccezionali caratteristiche di flessibilità e alla notevole lunghezza disponibile in unica tratta. Quest’ultima caratteristica favorisce scavi stretti, invece che alloggiamenti più larghi e profondi. CALPEX® è isolato con schiuma poliuretanica microporosa, espansa con gas ciclopentano. Una tecnica produttiva che permette di ottenere un valore lambda di 0,0216 W/mK, che garantisce doti eccezionali di isolamento anche a volume ridotto. Le basse dispersioni termiche assicurano un risparmio sui costi di riscaldamento con notevole riduzione dei consumi energetici. Il compound dei materiali rende la tubazione autocompensante. Così si elimina il problema dello stress meccanico dovuto alle dilatazioni termiche, in quanto il tubo interno, la schiuma isolante e il mantello esterno di protezione formano un singolo composto. Un sistema di tubazioni che comporta l’utilizzo di un minor numero di raccordi è la soluzioni ideale nella progettazione e costruzione di un impianto, nella riduzione dei tempi di posa e dei costi di installazione. Una vasta gamma di accessori, pezzi speciali e raccordi ad espansione permettono di realizzare le reti idrotermosanitarie a perfetta regola d’arte con la massima garanzia della tenuta del sistema. I nuovi kit di ripristino giunzione in ABS, con chiusura a clips, consentono un rapido, facile e sicuro montaggio.


Smart Metering

Il futuro dei servizi a rete I sistemi di misurazione intelligenti costituiscono un’imperdibile opportunità per ammodernare e rilanciare il sistema dei servizi a rete. A livello europeo, questa tecnologia viene considerata come imprescindibile per lo sviluppo di un reale piano di efficienza energetica. Perché lo smart meter è il futuro dei consumi, e l’integrazione dei consumi è il futuro dello smart metering. di Furio Cascetta

La Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica costituisce una pietra miliare per una concezione moderna e trasparente dei servizi a rete. In essa si afferma che lo smart meter, il contatore intelligente, è un’innovazione tecnologica efficacie, che va tenuta imprescindibilmente in conto quando si tratta di mettere in atto piani concreti di misure volte a favorire l’efficienza energetica nei Paesi membri. Questo strumento viene ritenuto portatore di vantaggi in termini di efficienza e risparmio notevoli. Per quanto riguarda l’energia elettrica, la Direttiva giudica positivamente l’introduzione dei contatori intelligenti, tanto da prescrivere che almeno l’80% dei consumatori dovrebbe essere dotato di sistemi intelligenti di misurazione entro il 2020. Per quanto riguarda la sua introduzione nell’ambito del gas naturale, la Direttiva non stabilisce termini temporali precisi, ma invita gli Stati membri ad elaborare al più presto un calendario di attuazione e di sostituzione dei contatori esistenti. Ecco allora che la Direttiva europea sull’efficienza energetica prescrive che “[…] i clienti finali di energia elettrica, gas naturale, teleriscaldamento, teleraffreddamento e acqua calda per uso domestico, ricevano a prezzi concorrenziali contatori individuali che riflettano con precisione il loro consumo effettivo e forniscano informazioni sul tempo effettivo

d’uso” e che “Qualora i clienti finali non dispongano dei contatori intelligenti […], gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2014, le informazioni sulla fatturazione siano precise e fondate sul consumo reale”. Ma prima di tutto occorre precisare le caratteristiche che individuano lo smart meter come misuratore affidabile, utile e semplice dei consumi di utilities. Per “sistema di misurazione intelligente” si intende un sistema elettronico in grado di misurare il consumo di energia, fornendo maggiori informazioni rispetto a un dispositivo convenzionale. A questa caratteristica di base, si aggiunge quella di permettere la trasmissione e la ricezione di dati utilizzando una forma di comunicazione elettronica. Per essere davvero intelligente, questo sistema di misurazione deve essere accompagnato da adeguate modalità di consultazione dei consumi individuali, registrati dall’apparecchio. Architettura dello smart meter Ci sono termini diversi per individuare un contatore intelligente: Intelligent Field Device (IFD), per esempio, oppure Intelligent Electronic Device (IED). L’esigenza da cui nasce questo dispositivo sono molteplici: qualità dei servizi erogati, tutela del consumatore, implementazione delle smart cities. Tutte esigenze che, di fatto, trovano un loro punto di

incontro e di convergenza nelle cosiddette “reti intelligenti”, preposte alla fornitura dei servizi a rete di pubblica utilità (come acqua, gas, energia elettrica e calore). Esse diventano intelligenti, parallelamente a quanto detto sui contatori “smart”, quando sono in grado di avere un’architettura bi-direzionale, che includa flussi energetici che vanno dai punti di produzione ai punti di prelievo e di consumo e viceversa; ma anche quando permettono la trasmissione a distanza di un gran numero di informazioni relative ai consumi e alle modalità di utilizzo del servizio. Lo smart meter, allora, coniugato a infrastrutture comunicative adeguate e all’avanguardia, costituisce la base di questa nuova visione di servizio a rete. Uno smart meter si basa su diverse unità: l’unità metrologica, ovvero il modulo di misura vero e proprio, a cui si aggiunge l’unità di elaborazione, che è costituita da un microprocessore. I dati rilevati dall’apparecchio sono poi memorizzati grazie all’unità preposta al data-storage o data-logging, e trasmessi mediante l’apposita unità di comunicazione. Queste caratteristiche fanno dello smart meter uno strumento che apporta indubbi vantaggi, sia per chi eroga l’energia, sia per chi la consuma. Per l’operatore dei servizi di pubblica utilità, infatti, che sia una Società di Distribuzione/ Vendita, o un DSO (Distribution System Operators), esso consen-

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te di effettuare i bilanci fisici di rete riducendo perdite, anomalie e furti; di realizzare una moderna e personalizzata profilazione dell’utenza; di disporre di complessi archivi informatizzati dei dati storici di consumo, affidabili perché costituiti tutti da grandezze omogenee e confrontabili, aggiornati temporalmente. Per l’utente, esso si configura come un sistema di difesa, innanzitutto perché permette di aumentare la consapevolezza del cliente finale circa l’effettivo dato di misura, ma anche perché esso rende possibile una tempestiva segnalazione di eventuali consumi anomali dovuti ad esempio a guasti, rotture o fessurazioni dell’impianto post-contatore. Una delle caratteristiche principali di questi apparecchi, inoltre, è quella di permettere una fatturazione chiara, trasparente e non contestabile, consentendo per la prima volta di introdurre tariffe basate sul tempo di effettivo utilizzo di un bene e garantendo un’aderenza sempre perfetta tra consumi e bolletta. Lo smart meter va così a contrastare la pratica dell’acconto basato su consumi presunti, superando così anche i limiti dei contatori meccanici. L’introduzione nei servizi a rete dei cosiddetti contatori intelligenti, rispetto ai contatori tradizionali, produce un miglioramento delle prestazioni metrologiche, perché si tratta di dispositivi elettronici, preferibilmente basati su tecnologia statica di misura, ovvero senza parti in movimento. Ciò garantisce anche una certa affidabilità di misura nel tempo, proprio perché questa tecnologia non risente del deterioramento prestazionale e dei danni tradizionalmente causati dall’usura. Rispetto a un contatore ibrido, un contatore statico digitale possiede un’incertezza di misura che è ben al disotto dei limiti MPE previsti dalla legge (metrologia legale) e mantiene in memoria nell’elettronica parametri e coefficienti riferibili alla taratura iniziale. La curva di errore è sostanzialmente ‘piatta’ (a differenza dei contatori meccanici dinamici) e si mantiene inalterata nel tempo. In caso di problemi, infine, lo smart meter è in grado di segnalare anomalie nel flusso energetico grazie a un sistema intrinseco di diagnostica. Principali funzionalità Le principali funzioni di smart meter sono: misura accurata e affidabile della grandezza di interesse trasmissione a distanza del dato di misura, secondo tempi/frequenze adeguati all’applicazione (dal “tempo reale”, al “quasi reale” al “tempo differito”, a seconda dei casi) possibilità di blocco erogazione telecomandato (da attivare, per esempio, in caso di perdite, morosità, limitazione picchi, prevenzione blackout, tariffazione dinamica) fatturazione consumi effettivi visualizzazione dei propri consumi analisi via web dei consumi (diagnosi, benchmark) interazione con le smart grid gestione e controllo impianti energetici ottimizzazione efficienza energetica.

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Certificazione MID Per garantire queste funzionalità ed essere considerato affidabile, uno smart meter deve possedere alcuni requisiti indispensabili, fissati dalla Delibera ARG/ gas/155/08. Il primo punto fondamentale è la conformità alla legislazione e alle normative vigenti, requisito che si concreta nella certificazione MID. Per poter essere conformi a questa Direttiva europea questi strumenti devono essere progettati e costruiti rispettando determinate norme tecniche e superare specifici test. Questa prescrizione risponde a un rischio molto concreto: in caso di transazioni commerciali legate alla misura effettiva del consumo e/o della produzione di energia, l’utente potrebbe riservarsi la possibilità di contestare la misura e di conseguenza non pagare quanto richiesto. Con i contatori certificati MID, ciò non è possibile: lo standard garantisce la correttezza della misurazione sia per il fornitore di un determinato bene, sia per l’utilizzatore. Lo smart meter deve rispondere alle seguenti caratteristiche e dotazioni specifiche: orologio/calendario dei gruppi di misura e deriva massima mensile (5 minuti); registro totalizzatore del prelievo e registri totalizzatori del prelievo per fasce multi orarie; curva di prelievo e base temporale della curva di prelievo; correzione in funzione della temperatura (e della pressione se > G10); salvataggio dei registri totalizzatori del prelievo; sicurezza dei dati di prelievo; diagnostica; display; aggiornamento del software di programma dei gruppi di misura; elettrovalvola (< G10) di intercettazione del flusso comandabile in locale e telecomandabile dal centro di tele gestione, non apribile da remoto; protocolli di comunicazione e transazioni remote. Attribuzione delle frequenze Aspetto altrettanto importante della questione è il tema delle frequenze su cui i contatori vengono programmati per garantire la comunicazione bi-direzionale che

ne costituisce un tratto distintivo. L’attribuzione delle frequenze viene regolamentata a livello nazionale e/o a internazionale (EU). Le applicazioni wireless inerenti lo smart metering impiegano, per il trasferimento dei dati, bande ISM (Industrial Scientific, Medical), e in particolare bande SRD (ShortRange Device): 868 MHz (863-870 MHz): supportata dallo standard internazionale Wireless M-Bus EN 13757-4. Storicamente è la frequenza prevalente scelta dai Costruttori Metrici di contatori idrici. 169 MHz (169,40-169,81): nell’agosto 2008 la Commissione Europea ha destinato tale frequenza per applicazioni di smart metering in Europa. Lo standard internazionale Wireless M-Bus EN 13757-4 sarà a breve implementato, includendo anche tale frequenza. È la frequenza scelta in Italia dal CIG per lo smart metering del gas. È inoltre auspicabile, e ragionevolmente atteso da tutti gli operatori del settore, che si sviluppi un adeguato mercato dei moduli radio 169 MHz, rendendo possibile la realizzazione di apparati di interfacciamento (RF communication bridge) in grado di veicolare i dati trasmessi dai contatori idrici con la frequenza 868 MHz verso la rete fissa di telelettura contatori gas (169 MHz).

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Conclusioni Lo smart meter è il futuro del consumo di tutte le utilities e l’integrazione dei consumi delle utilities tra loro deve diventare il futuro dello smart meter. I progetti di sperimentazione di queste tecnologie in ambito multiservizio, previste dalla Delibera 393/2013/R/gas, potranno rappresentare un’utile esperienza in materia di integrazione di servizi di telelettura in reti distributive di pubblica utilità contigui. Solo in questo modo si potrà costituire un patrimonio di conoscenze comuni a tutti i servizi a rete, per l’elaborazione di un modello univoco di riferimento che possa diventare pratica comune in un futuro abbastanza prossimo.

Gruppo GS2M/ Associazione Componenti e Sistemi per Impianti All’Associazione Componenti e Sistemi per Impianti (CSI), parte di ANIE Confidustria, aderiscono circa 90 aziende che rappresentano l’85% dell’intero mercato nazionale. Nell’ambito dell’Associazione le imprese sono suddivise in cinque gruppi: Materiale da installazione, Batterie, Pile, Apparati e sistemi di progettazione misura e controllo e Gas static smart meters (GS2M ANIE Confindustria). Con quasi 1200 aziende associate e circa 410.000 occupati, ANIE rappresenta il settore più strategico e avanzato tra i comparti industriali italiani, con un fatturato aggregato di 56 miliardi di euro (di cui 29 miliardi di esportazioni). Le aziende aderenti ad ANIE Confindustria investono in Ricerca e Sviluppo il 4% del fatturato, rappresentando più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia.

L’autore

Furio Cascetta csi@anie.it

Portavoce Gas Static Smart Meters (GS2M) per ANIE Confindustria presso la Fiera SAIE CH4 di Bologna. Professore ordinario presso la Facoltà di Ingegneria della Seconda Università di Napoli. Studioso ed esperto di sistemi di misura e controllo.

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Smart Metering

Il futuro dei servizi a rete


Distribuzione gas

L’esperienza del Comune di Milano come capofila dell’ATEM gas Milano 1 Il Comune di Milano, capofila del secondo ATEM più grande d’Italia per bacino d’utenza servita, a fronte di sette comuni di medie e grandi dimensioni che ne fanno parte, ha creato un percorso di condivisione con gli altri Comuni dell’Ambito attraverso il coordinamento ed il presidio unitario delle attività. Quale ATEM “pilota” ha collaborato con Regione Lombardia nell’analisi del processo e nell’individuazione delle criticità, proponendo modifiche ed integrazioni alla normativa nazionale. di Paolo Simonetti e Annalisa Capilli

Il Decreto Ministeriale n. 56433 del 18 ottobre 2011 ha definito l’Ambito Territoriale Minimo “Milano 1” di cui fanno parte i seguenti Comuni: Milano, Baranzate, Bollate, Cinisello Balsamo, Corsico, Novate Milanese e Sesto San Giovanni. È il secondo ATEM più grande d’Italia in termini di bacino d’utenza (1.582.013 abitanti al 2010), a fronte di sette comuni di medie e grandi dimensioni complessivamente serviti. Struttura operativa Al fine di intraprendere tutte le attività propedeutiche e coordinare gli adempimenti connessi all’indizione della gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale, il Direttore Generale del Comune di Milano con determinazione n. 52 del 23 luglio 2012 ha istituito un Gruppo di Lavoro, coordinato e presidiato dal Vice Direttore Generale Area Territorio, composto dal Direttore Centrale Mobilità Trasporti e Ambiente, dal Direttore Centrale Opere Pubbliche e Centrale Unica Appalti, dal Direttore Centrale della Direzione Centrale Tecnica nonché dal Direttore del Settore Politiche Ambientali e dall’Avvocatura Comunale. Tale gruppo di lavoro ha svolto il ruolo di “cabina di regia” per il corretto svolgimento di tutte le attività amministrative, tecniche e

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legali rilevanti per il corretto avvio delle attività. Con tale primo provvedimento, sono stati identificati gli uffici e i funzionari della stazione appaltante che si sarebbero occupati di seguire le singole fasi della procedura. Il Comune di Milano ha coinvolto nella predisposizione della gara d’ATEM molteplici uffici, potendo così contare su una completezza di competenze. In data 18 settembre 2012, su convocazione del Sindaco del Comune di Milano, si è tenuto il primo incontro di coordinamento dei Comuni appartenenti all’Ambito. Il Gruppo di Lavoro è stato quindi integrato con i componenti tecnici e amministrativi nominati dagli altri Comuni, in modo da rappresentare le esigenze di tutto l’Ambito. Al fine di porre in essere le attività prettamente tecniche richiedenti un alto grado di conoscenze specifiche inerenti l’ambito della distribuzione del gas naturale non presenti tra i funzionari dei Comuni coinvolti, è stato individuato un supporto esterno, unico per tutti i comuni. A tal fine, nel quadro della collaborazione ed assistenza prestata agli enti locali da parte di Anci Lombardia, è stato sottoscritto un accordo di collaborazione con Anci Lombardia stessa che, tramite la propria società in

house Ancitel SpA, ha dato e continuerà a dare, fino alla pubblicazione del bando, assistenza all’ATEM, soprattutto in relazione alla predisposizione delle stime degli impianti di distribuzione del gas di tutto l’ambito. Obiettivo principale di tale rapporto di collaborazione è stato quello di garantire che le valutazioni delle reti e degli impianti fossero effettuate da un soggetto terzo ed indipendente rispetto alle società di distribuzione, garantendo al contempo, l’omogeneità delle valutazioni tecnico-economiche per tutti i comuni dell’Ambito territoriale. Il Gruppo di Lavoro integrato dai referenti di ciascun ente ha presidiato e coordinato le attività propedeutiche ed ha condotto un percorso, condiviso con tutti i Comuni dell’ATEM, al fine di: coordinare le attività finalizzate all’analisi tecnica, alla ricognizione e alla valutazione degli impianti di distribuzione del gas naturale insistenti sul territorio, coinvolgendo le diverse competenze necessarie, comprese quelle urbanistiche curare i rapporti con gli attuali gestori del servizio di distribuzione del gas naturale per determinare lo stato di consistenza e il valore degli impianti ai fini della gara pianificare e coordinare le at-

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tività necessarie all’aggregazione dei Comuni facenti parte dell’ ATEM e predisporre gli atti e avviare la gara per l’individuazione del nuovo gestore. Per gli aspetti più complessi del percorso e per le interpretazioni dei punti problematici della normativa si è aperto fin dall’inizio un rapporto collaborativo con la Regione Lombardia, che ha condotto a risultati molto positivi. L’ATEM Milano 1 è stato individuato dalla Regione tra gli ATEM “pilota” e, in tale veste, ha collaborato con la Regione stessa ad individuare gli aspetti più significativi e le criticità della procedura, proponendo anche modifiche ed integrazioni alla normativa nazionale. Da qui anche la collaborazione con la Fondazione EnergyLab, incaricata della redazione della “Guida Pratica”, strumento di supporto agli enti locali al percorso ATEM.

La Convenzione per la gestione associata del servizio ai sensi dell’articolo 30 del D.Lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 Previa approvazione dei rispettivi Consigli Comunali, i Sindaci dei Comuni facenti parte dell’ATEM hanno sottoscritto una convenzione per la gestione associata del servizio con cui regolare i rapporti tra gli enti. In tale atto è stato formalizzato il ruolo del Comune di Milano quale stazione appaltante e controparte unica del futuro nuovo contratto di servizio, conferendo allo stesso la relativa delega. La Convenzione prevede un Comitato di Monitoraggio, di natura tecnica, composto da un rappresentante per ciascun Ente, con funzioni di indirizzo per la definizione degli obiettivi comuni e di supporto al Comune di Milano

nelle sue funzioni di Stazione appaltante e gestore del nuovo contratto di servizio, unico per tutti i comuni dell’ATEM. Il Comitato garantisce la partecipazione di tutti i Comuni alle decisioni riguardanti la procedura di gara e la gestione del servizio, attraverso l’adozione di un sistema di maggioranze qualificate e ponderate in relazione all’estensione della rete di distribuzione del gas esistente in ciascun Comune, anche mediante l’applicazione di opportuni correttivi al fine di ampliare la rappresentatività dei Comuni di minori dimensioni. Il Comitato di Monitoraggio è composto da un referente tecnico responsabile di ciascun Comune convenzionato, individuato con atto del Sindaco. Per il periodo necessario all’espletamento della procedura ad evidenza pubblica, la Presidenza del

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Distribuzione gas

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moderna metropoli e analizzato il quadro normativo, caratterizzato da incertezze normative e dal susseguirsi di provvedimenti a volte contrastanti, sono state affrontate e superate tali peculiari tematiche sulla base delle seguenti modalità.

Rete gas e caldaie a gasolio

Comitato spetta al rappresentante del Comune di Milano. Successivamente, a seguito della sottoscrizione del contratto di servizio con il nuovo gestore e per tutto il periodo di vigenza dello stesso, la Presidenza del Comitato è assegnata per due anni, a turno, al rappresentante di ciascun Comune. Il Comitato definisce gli obiettivi comuni in conformità e coerenza con gli strumenti di programmazione adottati dai singoli Enti e coadiuva la Stazione appaltante per la definizione degli atti di gara e, successivamente, supporterà il Comune di Milano nella funzione di vigilanza e controllo del contratto di servizio che sarà sottoscritto con il nuovo gestore. Attraverso lo strumento del convenzionamento si è attuata una metodologia di lavoro tale da garantire lo svolgimento delle attività necessarie alla predisposizione degli atti di gara, in maniera congiunta per tutti i Comuni dell’ambito. Gli strumenti attraverso cui si è cercato di realizzare coesione e

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condivisione, avendo come obiettivo il rispetto delle tempistiche imposte dal legislatore, sono stati: incontri periodici con i Comuni dell’ATEM, con cadenza serrata, finalizzati ad allineare i comuni sullo stato di avanzamento del lavoro, fornire tutte le informazioni sull’attività svolte, in corso e in programmazione, incontrare le società distributrici attuali, ecc. una piattaforma “cloud” a cui hanno accesso tutti i Comuni facenti parte dell’ATEM, indispensabile ad inviare e consultare la documentazione condivisa, formulare quesiti e ricevere informazioni in maniera rapida e semplice pianificazione delle attività: l’organizzazione del lavoro ha previsto determinati step al termine dei quali sono state redatte le relazione periodiche sullo stato di avanzamento del progetto.

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Le tematiche affrontate Preso atto del contesto territoriale, che rispecchia le caratteristiche di un ambito di notevoli dimensioni e con peculiarità proprie della

Iter amministrativo “apripista” L’esperienza svolta in questo ATEM ha costituito, per i soggetti coinvolti nel processo, un vero e proprio banco di prova operativo. Infatti prima delle recenti proroghe intervenute ad opera del MiSE, l’ATEM Milano 1 era tenuto a procedere alla redazione del bando entro giugno 2013. Al fine di rispettare le tempistiche imposte e al contempo l’impegno preso, il Gruppo di Lavoro ha dovuto così interfacciarsi con le istituzioni preposte alla gestione e all’indirizzo del processo, segnatamente la Regione Lombardia e, tramite questa, il MiSE e l’AEEGSI. Questa positiva relazione ha consentito di chiarire molti dubbi interpretativi normativi e regolatori che fino a poco fa, e in parte anche adesso, caratterizzavano il settore della distribuzione gas. Attività di valutazione degli impianti di distribuzione gas A livello dimensionale l’ambito in oggetto è caratterizzato da 837.256 punti di riconsegna a fronte di una lunghezza della rete di distribuzione pari a circa 2.734 Km (al 2012). Al di là delle dimensioni fisiche della rete, l’attività di valutazione si è rivelata particolarmente formativa perché ha consentito al Gruppo di Lavoro di analizzare e affrontare e, quindi, conoscere le caratteristiche proprie della rete distribuzione gas, quali: reti posate sotto tranvie, presenza di vincoli paesaggistici, casi particolari di quartieri le cui reti non sono di proprietà del Comune o del distributore, numerosi sconfinamenti di rete attivi e passivi, tubazioni di diametro superiore a quello indicato nel manuale dell’AEEGSI e cabine di riduzione primarie di portata superiore ai 250.000 mc/h


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Rete gas e aree di sviluppo urbanistico

(per le quali le “linee guida” recentemente pubblicate non forniscono i prezzi di costruzione). L’ATEM Milano 1 è, inoltre, caratterizzato da notevole percentuale di rete posata in condizioni particolari, quali elevata presenza di sottoservizi, ripristini di pavimentazione speciale in porfido e basolato, posa sotto marciapiedi o cordonature in granito, ecc. Tali caratteristiche sono state analizzate e superate grazie all’adozione di prezziari redatti ad hoc, sia attingendo dalle conoscenze maturate dagli Uffici comunali competenti del Comune di Milano. Indirizzi per le Linee Guida Si è data la priorità alla sicurezza degli impianti, alla possibilità di accesso alla distribuzione nelle parti centrali dei Comuni (dove è più alta la presenza di centrali a gasolio), alla sostenibilità e all’efficienza energetica anche in coerenza con le programmazioni inerenti ulteriori servizi a rete (quale

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in primo luogo, lo sviluppo della rete di teleriscaldamento). Infine sono state enucleate dai Piani di Governo del Territorio dei Comuni dell’ATEM tutte le aree di sviluppo urbanistico superiori ai 5.000 mq pianificate e in corso di attuazione. Tutti i dati sono stati raccolti con ArcWiew, software GIS utilizzato per il PGT del Comune di Milano, e predisponendo apposite tavole tematiche. L’utilizzo di tale metodologia operativa si è rivelata particolarmente efficace, permettendo alla stazione appaltante e al Gruppo di Lavoro di procedere in maniera coordinata nel pieno rispetto dei termini perentori previsti dalla normativa. Si è così arrivati a ottenere risultati soddisfacenti per i Comuni, contemperando le esigenze dei singoli Enti con l’equilibrio economico finanziario e gli obiettivi di risparmio dei cittadini che saranno oggetto della procedura per cui l’attività verrà espletata.

Gli autori

Paolo Simonetti

paolo.simonetti@comune.milano.it Architetto, Vice Direttore Generale Area Territorio del Comune di Milano, coordinatore per lo svolgimento delle attività amministrative, tecniche e legali connesse all’indizione della gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale dell’ATEM Milano 1. In precedenza, sempre nel Comune di Milano, ha ricoperto incarichi nei settori dell’edilizia privata, dell’urbanistica, della pianificazione negoziata.

Annalisa Capilli

annalisa.capilli@comune.milano.it Funzionario amministrativo della Direzione Generale del Comune di Milano. Si occupa, in particolare, dell’analisi, studio e monitoraggio, delle attività e progetti, di interesse del Direttore Generale, gestiti e realizzati dalle Direzioni Centrali rientranti nell’Area Territorio e nell’Area Innovazione, Sviluppo Economico e Sociale. Supporta, in particolare, il Vice Direttore Generale Area Territorio nelle attività relative all’ATEM Milano 1.


energia

Le difficoltà del libero mercato A 11 anni dalla liberalizzazione del comparto sono ancora pochi i cittadini che in Italia si affidano al libero mercato del gas, infatti la maggioranza ha preferito restare nel servizio di maggior tutela. Abbiamo approfondito il tema con Luigi Cervone e Michele Messina, rispettivamente, Direttore Commerciale di Green Network e Managing Director di Simp Gas, due società attive nella vendita ai clienti finali che hanno scelto strategie di business differenti. Luigi Cervone – Direttore Commerciale Green Network SpA

Quali ragioni hanno rallentato lo sviluppo del mercato libero per le utenze domestiche? I consumatori domestici sono stati storicamente legati ad un unico fornitore, operante in regime di monopolio. All’apertura del mercato alla concorrenza, i competitor scontavano inizialmente una evidente mancanza di visibilità tra i possibili clienti. Inoltre, con l’eccezione di alcuni importanti player internazionali, i nuovi entranti difficilmente potevano vantare la forza, la diffusione dell’immagine e del marchio dell’incumbent. In questo scenario non stupisce che l’apertura del mercato sia stata lenta e caratterizzata da bassi tassi di cambio fornitore. Si aggiunga che, oltre al prezzo della materia prima, una parte importante del costo in bolletta è dato da imposte e accise, rendendo poco sensibile alle variazioni di prezzo i clienti domestici. Vi è stato qualche errore anche da parte degli operatori? All’inizio dell’apertura del mercato, anche le dinamiche a monte del cliente finale, con difficoltà di accesso a forniture competitive, rendevano difficile trasferire eventuali benefici di prezzo ai consumatori a valle, spesso considerati solo come parco clienti da sfruttare per incrementare margini. In questo contesto, molte offerte erano difficilmente comprensibili ad un utente non esperto e spesso celavano costi

nascosti, con l’effetto di aumentare la diffidenza verso il libero mercato. Gli operatori come sono intervenuti per sbloccare questa situazione? Progressivamente i nuovi operatori sono riusciti a migliorare le proprie condizioni di approvvigionamento e a trasferire parte di questi benefici anche ai clienti finali domestici. Un ruolo Importante ha giocato anche l’AEEGSI con le revisione delle tariffe di tutela degli ultimi anni. Inoltre, una miglior cultura di mercato e della trasparenza delle offerte

ha contribuito all’instaurarsi di un clima di maggior fiducia tra i consumatori e gli operatori. In questo mutato scenario, il ruolo

IV trimestre 2014 Prezzo lordo = 82.00 c€/m3

Servizi di rete 17,99% Servizi di vendita 45,71% Imposte 36,30%

Comp. approvvigionamento e comp. rischio 38,71% Gradualità Vendita al dettaglio 1,04% 5,96&

Condizioni economiche di fornitura per una famiglia con riscaldamento autonomo e consumo annuale di 1.400 m3. Le imposte includono l’Imposta di consumo, l’Addizionale regionale e l’Imposta sul Valore Aggiunto.

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energia

Le difficoltà del libero mercato

degli operatori è di proporre con sempre maggior trasparenza e anche in maniera semplice e comprensibile, offerte competitive alla propria clientela. Solo infatti proposte semplici e comprensibili, ma anche trasparenti, possono stimolare i clienti a una maggiore propensione al cambio. È necessario anche un salto culturale da parte dei consumatori? Ai consumatori viene chiesto di informarsi consapevolmente sulle offerte, eventualmente anche attraverso strumenti come la scheda di confrontabilità, o quanto messo a disposizione da soggetti terzi e indipendenti, come alcuni siti di confronto tra le offerte. Importante rimane poi il ruolo di controllo, in particolare sull’aderenza tra le offerte e le forniture che svolge l’AEEGSI e che deve

Tassi di switching dei clienti finali nel 2012 e nel 2013 Fonte: Relazione Annuale Autorità energia elettrica e gas ed il sistema idrico

continuare a svolgere con sempre maggior puntualità e scrupolosità. In questo solco si può sviluppare ulteriormente una cultura di mer-

cato trasparente e affidabile, più vicino a quelle di altri Paesi che ci hanno preceduto nel percorso di liberalizzazione.

Michele Messina – Managing Director Simp Gas Perché Simp Gas ha scelto di non rivolgersi al mercato domestico, privilegiando piccole, medie e grandi aziende attive nel campo dell’industria, del commercio e dei servizi? Abbiamo scelto di non rivolgerci al mercato domestico per tutta una serie di ragioni, a partire dai numeri necessari per “vivere” su questo mercato. Per ottenere risultati economicamente interessanti in questo segmento bisogna acquisire decine di migliaia di clienti. Ma questa situazione crea complessità verso il sistema di bollettazione e per l’accuratezza e la coerenza con tutte le delibere AEEGSI per il mercato tutelato. A questo occorre aggiungere l’impatto di ogni operazione fuori standard, ad esempio le operazioni di conguaglio, i costi fissi aziendali per gestire la numerosità e la necessità di dotarsi di un sistema di CRM per la gestione dei rapporti con i clienti evoluto e confacente alle delibere dell’Autorità.

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Un’altra criticità è costituita poi dai problemi di solvibilità dei clienti. Il problema sta assumendo un carattere preoccupante? Con l’inizio della crisi economica l’incidenza della morosità a livello di famiglie è esplosa e i distributori sono tutto tranne che solleciti nella chiusura dei contatori. Un altro fenomeno discorsivo è quello che possiamo chiamare “turismo energetico”, nel senso che molti hanno imparato che saltando da un fornitore all’altro riescono a non pagare le bollette. Non a caso Enel nel proprio bilancio ha messo a perdita questa estate 50 milioni di crediti pregressi. Inoltre, in caso di contenzioso, data la ferraginosità e lentezza della giustizia amministrativa non c’è ragionevole possibilità di recuperare le somme dovute, con un costo per le aziende sempre superiore al beneficio. Per tutte queste ragioni riteniamo più vantaggioso continuare

a lavorare con il mondo delle imprese, ognuna delle quali ha consumi equivalenti a quelli di diverse famiglie, con molti minori problemi e maggiori garanzie. Cosa comporterebbe per voi un cambio di direzione? Significherebbe stravolgere il nostro modello di business e richiederebbe un diverso impegno e investimenti. Ad esempio per operare in questo segmento è fondamentale disporre di sistemi informatici evoluti per attrarre i clienti e spingerli a sottoscrivere il contratto: penso ad esempio a portali come quelli di grandi operatori, come Eni, ed Edison, sono per citarne alcuni. Inoltre, è indispensabile poter contare su un sistema di Agenzie molto capillare, con tutti i problemi di gestione e sicurezza che determinano ed eventualmente di una rete di “negozi” territoriali, con un costo ed una gestione da verificare.


gas

La Russia di Putin rinuncia all’autostrada da 50 miliardi di dollari Il South Stream, destinato a trasportare il gas russo sui mercati Europei, aggirando il territorio ucraino, è ormai abbandonato. Il Cremlino si tira indietro, dichiarando il progetto non più sostenibile ed Eni, compagnia promotrice del gasdotto insieme alla russa Gazprom, non può che prenderne atto. Al tono repentorio con cui Putin accusa Bruxelles di atteggiamento ostruzionista si aggiungono motivazioni economiche: in primo luogo, lo stato di salute delle casse della Federazione russa, fortemente colpite dall’impatto congiunto delle sanzioni internazionali e del crollo dei prezzi del greggio. Dal canto suo ENI pare ormai avere altri interessi industriali che sono stati terreno fertile anche per il cambiamento di visione del nostro Governo più volte criticato dall’Europa per eccessiva vicinanza al Cremlino. Ora Roma guarda verso la TAP - Trans Adriatic Pipeline - che acquisisce ancora maggior importanza per l’approvvigionamento gas e su cui il Governo italiano è pronto a scommettere come valida alternativa. Ridefiniti gli equilibri energetici nel continente Euroasiatico, l’ago della bilancia si sposta verso la Turchia, punto nevralgico oltre che per il “corridoio sud” anche mercato di riferimento per le future addizionali produzioni di gas russo.

La Trans Adriatic Pipeline

Giampaolo Russo, Amministratore Delegato di TAP Italia

Il Trans Adriatic Pipeline, meglio noto come TAP, è il gasdotto lungo 870 chilometri, dal confine greco turco alle coste del Salento, attraverso tutta la Grecia del Nord, l’Albania e il mare Adriatico, nel quale scorreranno 10 miliardi di metri cubi annui di gas dell’Azerbaigian. Per realizzarla si sono messi insieme giganti del settore energetico come BP, la norvegese Statoil e l’azienda di stato azerbaigiana Socar (che deten-

gono ciascuna il 20% dell’azionariato di TAP), due grandi operatori di reti di distribuzione (la belga Fluxys al 19% e la spagnola Enagàs con il 16%) e un leader dell’energy trading europeo come la svizzera Axpo (5% del capitale sociale di TAP). Si tratta di un’opera di grande importanza strategica perché diversificherà le fonti di approvvigionamento del gas naturale. TAP è la parte finale di quello che l’Unione Europea ha battezzato Corridoio meridionale del gas, che collegherà i grandi giacimenti azerbaigiani del Mar Caspio all’Europa. È un sistema che comprende altri gasdotti e “bretelle”; una catena di progetti che, dai pozzi offshore del Mar Caspio al punto di consegna alla rete di trasporto italiana, vale circa 45 miliardi di dollari. Una posizione strategica L’Italia come approdo finale promette di trasformare il nostro Paese in un hub europeo del gas: una parte del gas che arriverà attraverso TAP (potenzialmente molto grande: il gasdotto è progettato in modo che la capacità di trasporto possa facilmente essere raddoppiata fino a 20 miliardi di metri cubi l’anno) procederà infatti verso l’Europa centrale e occidentale. Per l’Italia questo significa un più rilevante ruolo geopolitico nel decisivo settore dell’energia e

anche cospicui ricavi dalle tariffe di trasporto internazionale per la rete pubblica di Snam Rete Gas. Si tratta anche di un’opera capace di dare un contributo al ridimensionamento della bolletta energetica del paese, di quella delle famiglie e di quella delle imprese italiane. TAP si occuperà solo del trasporto del gas, che viene estratto e venduto dal Consorzio ShahDeniz (dal nome del giacimento offshore nel Mar Caspio, Ndr), guidato da un colosso mondiale dell’energia quale BP e del quale fanno parte anche la compagnia di stato azerbaigiana Socar, la turca Tpao, l’iraniana Nioc e la russa Lukoil. Il consorzio ha già venduto sul mercato europeo l’intera capacità di trasporto di TAP, 10 miliardi di metri cubi l’anno, per ben venticinque anni. Questo è avvenuto perché gli acquirenti europei, pur in una prospettiva di sostanziale stabilità dei consumi di gas nel continente, hanno trovato un vantaggio nei prezzi e nel meccanismo che li determina. Del resto si tratta di un produttore nuovo, che si affaccia per la prima volta sui mercati europei. La Strategia Energetica Nazionale stima in 4,1 miliardi di euro l’anno il taglio possibile della bolletta italiana del gas, e TAP ne costituisce la parte più rilevante. Anche per questo il progetto ha goduto del costante sostegno dei governi che si sono succeduti,

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gas

La Russia di Putin rinuncia all’autostrada da 50 miliardi di dollari

Mappa del tracciato del progetto

da Monti a Letta, a Renzi, al quale, va dato atto di una finale e decisiva accelerazione. Degli oltre 870 km del percorso di Tap, appena 8,2 saranno realizzati in Italia (senza considerare i 45 km circa di condotta sottomarina nelle acque italiane), e precisamente nel territorio del comune di Melendugno, in provincia di Lecce, dalla località marina di San Foca al Terminale di Ricezione (che ospiterà anche la centrale di controllo di tutti gli 870 km del gasdotto) che sarà costruito in un’area attualmente utilizzata come pascolo. Nonostante questi numeri possano apparire piccoli, si tratta del più importante investimento straniero (e interamente finanziato da privati) nel settore energetico in programma in Italia. La costruzione di gasdotti e in genere di grandi condotte a pressione non presenta di per sé sfide tecniche insormontabili, sia per i tratti a terra (che saranno realizzati con la tecnica dello scavo di una trincea nella quale i tubi di grande dimensione – circa 90 centimetri di diametro – sono interrati ad almeno 1,5 metri) che nel tratto sottomarino (qui opererà una nave posatubi che appoggerà sul fondo dell’Adriatico la condotta). La sfida vera, per un gasdotto che attraverserà zone di grande valore paesaggistico e ambientale, è quella della ecocompatibilità. Il punto più delicato del progetto, sotto questo aspetto, è quello dell’approdo. Tutto è stato pensato e progettato con i massimi standard di tutela, a partire dal percorso sottomarino scelto per l’assenza o scarsità di Poseidonia Oceanica, una pianta fondamentale per la salute del mare e perciò giustamente protetta, alla tecnologia scelta per l’approdo del tubo, ovvero il tunnel che passerà dieci metri sotto la spiaggia e la retrostante area di macchia mediterranea e che consentirà di lasciare quei luoghi intatti perfino in fase di cantiere, alla cura

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con cui saranno ricostruiti i muretti a secco e ripiantati gli ulivi lungo il percorso a terra, al Terminale di ricezione che sarà realizzato nell’entroterra in un’area oggi adibita a pascolo e comunque realizzando un edificio in pietra leccese. Il Terminale, dal canto suo, in condizioni normali di funzionamento, non produce alcuna emissione in atmosfera; evento che potrà verificarsi solo occasionalmente e sempre limitatamente alla sola CO2, in casi eccezionali (ad esempio quando necessario riavviare l’impianto) e per un tempo non superiore allo 0,2% del tempo di funzionamento annuo dell’impianto, pari ad un massimo di 160 ore l’anno. Alti, naturalmente, gli standard di sicurezza, in ottemperanza alle stringenti norme di legge in materia: ad impianto funzionante, sarà impiegato esclusivamente personale specializzato, saranno adottate procedure di sicurezza e garantito il controllo della qualità dei fornitori. Un sistema di manutenzione e di monitoraggio attivo 24 ore su 24 tutelerà le persone e l’ambiente circostante. Questo sforzo progettuale ha avuto il suo pieno riconoscimento nel Decreto di compatibilità ambientale emesso l’11 settembre scorso dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare dopo il minuzioso esame e il parere positivo della Commissione tecnica nazionale per le Valutazioni di Impatto ambientale. Le ulteriori cautele che il decreto ha raccomandato attraverso 66 puntuali prescrizioni (che vanno dalla presenza a bordo della nave posatubi di esperti in cetacei alla riduzione di ampiezza della pista di lavoro per la posa a terra dei tubi) possono rassicurare tutti sulla qualità ambientale del gasdotto: le preoccupazioni di chi teme per l’economia turistica possono essere considerate infondate, anche sulla scorta dell’esperienza di altre località italiane, che, come

Melendugno, si fregiano della Bandiera blu europea per la qualità del loro mare e la cui economia turistica non ha ricevuto alcun danno dalla presenza di gasdotti che passano sotto le loro spiagge. Ma non è solo l’attenzione all’ambiente l’impegno di TAP per il territorio nel quale sarà realizzato il tratto italiano del gasdotto. Ci sono naturalmente le ricadute economiche dirette: uno studio di Nomisma Energia del marzo 2013 ha stimato un contributo diretto di TAP al PIL della Puglia di circa 80 milioni l’anno e di circa 150 posti di lavoro durante la fase di costruzione, e circa 4 milioni di euro l’anno con 30 posti di lavoro durante la fase di esercizio. La seconda tipologia di interventi attiene alla valutazione di tutti i danni che gli operatori economici del territorio potranno avere a causa del progetto. Ne sono stati già interessati, ad esempio, i pescatori locali che sono stati indennizzati per le limitazioni alla pesca durante le fasi dei sondaggi a mare. Tale meccanismo è potenzialmente aperto a qualsiasi tipologia di operatore economico (turistico, agricolo, etc.). Queste misure offrono un’ampia garanzia anche a coloro che possono pensare che TAP in qualche modo danneggi o possa danneggiare in futuro l’economia del territorio. Infine, TAP è pronta ad investimenti a sostegno dello sviluppo di settori trainanti dell’economia locale, quali turismo, pesca e agricolture, nel rispetto delle vocazioni territoriali. Il 3 dicembre si è aperta al Ministero dello Sviluppo economico la conferenza di servizi che dovrà rilasciare l’Autorizzazione Unica, l’ultimo passaggio del percorso autorizzativo. L’apertura dei cantieri è prevista nel 2016, anno in cui si inizierà a lavorare anche in Grecia e in Albania. A quel punto ci vorranno tre anni di lavoro e un’attenta fase di collaudo: l’obiettivo è iniziare le consegne di gas il 1 gennaio del 2020.


pubbliredazionale isiF

Un particolare intervento di tamponamento La scorsa estate Toscana Energia Spa, gestore del servizio di distribuzione del gas nel comune di Firenze, ha avviato i lavori per il risanamento di una tubazione in acciaio per il trasporto del gas metano in attraversamento del fiume Arno all’estremo nord del parco delle Cascine. L’attraversamento è composto da un tubo in acciaio del DN 400, in media pressione (4° specie D.M. 5 bar). Il lavoro era necessario per l’eliminazione di un tratto di tubazione che in passato era stata danneggiata da una macchina operatrice, impegnata in opere di mantenimento degli argini di contenimento del fiume Arno. La tubazione in oggetto, che parte dalla cabina di prelievo di Ugnano, è per la rete cittadina di primaria importanza, è di fatto una delle tre adduttrici della rete per la distribuzione del gas in Firenze. Le opere riferite alla posa in sub alveo per la costruzione della nuova tubazione si sono svolte con tempestività e senza particolari problemi. Per l’ultimazione completa dell’opera di ricostruzione del tratto restava solo da eseguire la messa in esercizio del nuovo tratto di tubazione. Durante l’organizzazione dell’intervento, da effettuarsi con l’utilizzo di macchine tamponatrici, è emerso un importante problema sulla vecchia tubazione, o meglio sul tratto di tubazione oggetto dell’intervento di tamponamento. Durante le verifiche del tratto di tubo su cui lavorare i tecnici si sono accorti che il diametro della tubazione era anomalo, ben maggiore del diametro standard di un DN 400. La scelta per l’esecuzione dell’intervento è ricaduta sul sistema Lock Line di ISIF srl che dopo uno studio attento ha confermato la fattibilità dell’intervento. Il problema principale riguardava le particolari dimensioni della vecchia tubazione, a differenza di un DN 400 standard che riporta come diametro interno 388,8 mm, il tubo su cui eseguire le opere di tamponamento riportava un diametro interno di 415 mm, ben 26,2 in più del diametro per cui i sistemi di tamponatura sono stati progettati. Nel sistema Lock Line, grazie alle particolari geometrie del tampone, l’anello in gomma risulta essere molto maggiorato; questo conferisce al sistema Lock Line una tolleranza di operatività di circa 30 mm. Inoltre, il sistema Lock Line anche in condizioni così particolari garantisce la più totale sicurezza, dato che, pur avendo un’importantissima quantità di gomma estrusa dai dischi tronco conici, il sistema a settori (brevettato ISIF) protegge tutti gli operatori a valle del tampone, scongiurando che la spinta sulla sezione di gomma in espansione faccia

in modo che quest’ultima venga espulsa dalla sua sede, causando potenziali gravi incidenti. Le operazioni di collegamento si sono concluse in due giornate lavorative, le particolari condizioni della tubazione su cui si è intervenuti grazie al sistema Lock Line si sono svolte senza bisogno di abbassamenti di pressione.

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Da produttore di valvole a costruttore di sistemi

Pannello di controllo del sistema di rilevazione perdite

Da anni Enolgas investe per fornire alla propria clientela prodotti conformi alle normative vigenti, esclusivamente made in Italy, che vengono sottoposti a severi controlli prima di essere immessi sul mercato. Ma, soprattutto, investe nella ricerca, per la realizzazione di progetti che soddisfino e, in alcuni casi, anticipino le esigenze dei clienti. Le parole chiave: sicurezza, qualità, evoluzione. Per arricchire la tradizionale produzione e dare sempre più prestigio alla già ricca gamma di prodotti è stata creata la Divisione Sistemi. La comprovata competenza nel mondo dell’idraulica, della gestione dei flussi, dell’elettronica e termotecnica, della meccatronica, trovano nella Divisione Sistemi lo sbocco naturale. Quest’ultima progetta sistemi integrati per l’automazione domestica e la sostenibilità ambientale. Contabilizzatori di calore, valvole automatiche termostatiche e pressostatiche, sistemi LDS (Leak Detection System) per la prevenzione di fughe di gas sono strumenti integrabili in modo semplice ed intuitivo con un sistema di rilevamento delle perdite di acqua e nodi domotici per la gestione climatica degli ambienti. Il sistema di rilevazione perdite gas consente di eliminare tutti quei “falsi allarmi” che si verificano durante la normale vita domestica. I componenti del sistema utilizzano la rete 220v dell’abitazione, una tecnologia che permette un’installazione facile, veloce ed integrabile in qualsiasi momento con funzioni/dispositivi opzionali. In caso di eventuali anomalie, l’utente viene avvisato tramite avvisi acustici o invio di e-mail.

pegoraro gas technologies

La tecnologia al servizio del LNG Pegoraro Gas Technologies ha recentemente realizzato un impianto di filtraggio, riduzione e misura gas metano gassoso alimentato da una centrale di trattamento LNG: questa soluzione rappresenta una tra le prime installazioni in Italia. L’impianto di trattamento LNG prevede un serbatoio criogenico avente capacità di 100 mc a -160°C ed un sistema di scambiatori atmosferici. La gestione dell’impianto prevede che la centrale sia rifornita settimanalmente da una autocisterna carica di LNG, proveniente direttamente dalla Spagna. Il fluido viene stoccato all’interno del serbatoio criogenico: tramite un sistema di scambiatori atmosferici, il gas metano passa in modo naturale dallo stato liquido di LNG allo stato gassoso per essere immesso in rete di utilizzo. La pressione del gas metano generato dalla centrale di stoccaggio dell’LNG viene infine ridotta da un impianto di filtraggio/riduzione e misura progettato e fornito da Pegoraro Gas Technologies. Le caratteristiche della stazione di riduzione sono: portata di 600 Nmch, pressione di ingresso di 5 bar, pressione di uscita di 300 mbar, linea di riduzione principale con linea supplementare di back-up pronta ad intervenire in caso di avaria della linea principale, misuratore di portata a turbina associato ad un convertitore elettronico tipo 1. Tramite PLC, l’utente controlla da remoto tutti i parametri del sistema. GRUPPO FEN ENERGIA Spa, con sede a Milano ed ESCO attiva nel campo del teleriscaldamento, cogenerazione, delle fonti rinnovabili in genere quali biomasse, idroelettrico, eolico, ha commissionato a Pegoraro Gas Technologies la fornitura dell’impianto di riduzione che è stato poi integrato nella stazione di trattamento LNG, la quale è stata progettata e realizzata interamente dal GRUPPO FEN ENERGIA Spa, al servizio di un’azienda privata avente sede ad Ossana (TN).

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gas - regolazione e misura ferrari giuseppe

Cabine elettriche e cabine di decompressione gas metano

Un’esperienza di oltre 50anni nella realizzazione dei manufatti prefabbricati in cemento ha portato la Ferrari Giuseppe srl di Camisano Vicentino ad essere oggi esperta nella produzione e installazione di cabine elettriche e cabine di decompressione gas metano. Cabine complete del loro equipaggiamento, prefabbricate in calcestruzzo armato e vibrato. La Ferrari Giuseppe, azienda certificata ISO 9001, è in possesso del certificato di conformità della produzione in fabbrica rilasciato al Servizio Tecnico Centrale del Ministero dei Lavori Pubblici. Tutto il processo di lavorazione avviene in azienda e questo fa sì che il controllo qualitativo sia presente dall’origine della lavorazione fino all’ultimo dei particolari, compresi i piccoli componenti. L’ufficio tecnico studia la configurazione dell’impianto, verifica la fattibilità di quanto proposto e fissa il prezzo. Per avere la garanzia che i prodotti vengano installati correttamente e che rispondano a tutte le proprie potenzialità, l’azienda esegue il montaggio e le finiture con proprio personale e propri mezzi principalmente su tutto il territorio nazionale. È importante che vengano rispettati i seguenti requisiti: • le pareti prefabbricate in calcestruzzo dello spessore di 15 cm con annegato internamente l’impianto LPS e la

predisposizione dei fori per il passaggio delle tubazioni • la ventilazione della cabina adeguatamente dimensionata, in particolare nel locale decompressione; le griglie di aerazione in alluminio, complete di rete antipassero sono collegate all’armatura interna dei pannelli tramite degli inserti filettati • la copertura di tipo leggero costituita da lastre in fibrocemento ecologico • le pareti lisce senza nervature, le sigillature garantiscono una perfetta tenuta d’acqua IP33 e REI 120 • la platea di fondazione, opportunamente armata, è adatta a sopportare il peso e le sollecitazioni dell’intero manufatto, inoltre, vista la particolare leggerezza delle strutture, si possono montare i prefabbricati anche su terreni di riporto o fortemente cedevoli. Nella platea vengono compresi i cunicoli e le tubazioni per gli allacciamenti dei servizi; normalmente il pavimento interno viene realizzato in calcestruzzo lisciato con polveri al quarzo • l’assemblaggio delle cabine viene eseguito in stabilimento (cabine a monoblocco) o sul posto: si ottengono manufatti a struttura scatolare assai rigida, molto leggera in relazione alle dimensioni ed alle caratteristiche di resistenza. Dall’esigenza di Comuni e Beni Ambientali per tutelare il paesaggio, l’azienda si è specializzata nel proporre nuovi modelli di cabine rivestite con materiali naturali come legno, pietra e quant’altro per ridurre l’impatto dei prefabbricati nel territorio circostante. Oltre alla realizzazione della fondazione e della struttura esegue le opere accessorie con personale e mezzi propri come: recinzioni in rete metallica o pannelli tipo orsogrill, impianto di protezione dalle scariche atmosferiche e impianto elettrico.

RIV Rubinetterie italiane velatta

L’esperienza a garanzia della qualità Attiva dal 1950, RIV Rubinetterie Italiane Velatta SpA è l’azienda di riferimento di Velatta Group. Società specializzata nella produzione di rubinetteria, valvolame e raccorderia tecnico/industriale per molti settori tra cui: reti acqua, reti gas, idrotermosanitaria, biogas e nel realizzare articoli speciali a disegno cliente. I successi ottenuti nei 65 anni di attività, la fidelizzazione dei clienti, la capacità di innovare e il continuo sviluppo della gamma dei prodotti, sono il risultato della costante ricerca di soluzioni tecnico-qualitative orientate non solo ai prodotti, ma all’intera organizzazione industriale. L’azienda associa alle soluzioni industriali tecnologicamente più evolute, sistematici controlli durante l’intero processo produttivo che le consentono di ottenere articoli con caratteristiche in grado di soddisfare i fabbisogni dei clienti più esigenti. Dispone di attrezzature che le permettono di eseguire il processo di collaudo sul 100% della sua produzione a garanzia di una qualità totale perseguita in tutte le fasi, dalla progettazione alla spedizione del materiale. Tutto ciò secondo il Sistema di Qualità Aziendale certificato secondo le norme UNI EN ISO 9001, omologazioni di prodotto PED in accordo alla norma 97/237CE, EN 331, WRAS, AGA, UL, SVGW, altre certificazioni e brevetti di prodotto internazionali. Il ciclo produttivo gestito con il collaudato sistema gestionale MRP, aggiornato in tempo reale con i dati delle varie linee produttive e dei magazzini, permette una rapida e puntuale evasione delle commesse.

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gas - regolazione e misura Greiner

Valvola di intercettazione gas ad attivazione sismica È apparso indispensabile alle autorità governative italiane preposte elaborare nuovi criteri di progettazione e costruzione degli edifici per renderli più resistenti alle sollecitazioni sismiche e meno vulnerabili dal punto di vista strutturale. L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3519 del 28 aprile 2006 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.108 del 11 maggio 2006 ha dato inizio all’iter che ha portato all’emanazione del Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.29 del 2 febbraio 2008, meglio conosciuto come Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC): queste norme sono entrate in vigore dal 1 luglio del 2009. Le NTC per la prima volta prescrivono criteri di progettazione e costruzione degli edifici sia strutturali che non strutturali, coinvolgendo anche gli impianti a servizio dell’edificio stesso, in particolare quelli relativi alla fornitura di gas. Per questo il Comitato Italiano Gas (CIG) ha costituito un Gruppo di Lavoro dedicato ad analizzare questo argomento. Questo lavoro si è concretizzato nell’emanazione delle Linee Guida CIG n°13 per l’applicazione della Normativa Sismica nazionale alle attività di progettazione, costruzione e verifica dei sistemi di trasporto e distribuzione del gas combustibile, emanata nell’aprile del 2009, e disponibile presso l’UNI. In questi documenti si raccomanda l’impiego di dispositivi di interruzione automatica della distribuzione del gas, azionati da sollecitazioni sismiche.

La valvola GrShake di Greiner Instruments A livello internazionale esistono già valvole automatiche per l’intercettazione del gas, azionate dal terremoto, che vengono installate a protezione della casa o dell’appartamento. Una delle esperienze più significative è quella giapponese. Greiner, al fine di realizzare un prodotto sicuro ed affidabile, ha deciso di progettare il proprio dispositivo collaborando con Panasonic, esperto nella produzione di componenti utilizzati in applicazioni sismiche. Di questi componenti ne sono stati ad oggi prodotti ed installati, con successo, diversi milioni di pezzi. Il comportamento sismico della valvola Prima di iniziare la produzione, Greiner ha testato il comportamento sismico della valvola di sicurezza GrShake, sottoponendola a prove vibrazionali e sismiche, presso il laboratorio ISMES del CESI, per stabilire l’idoneità del prodotto finale rispetto alle NTC, alle Linee Guida CIG n°13 ed alle sollecitazioni generate dei terremoti italiani. Le prove hanno dimostrato che GrShake risponde perfettamente ai terremoti italiani, scongiurando possibili ed indesiderate attivazioni in occasione di vibrazioni non generate da eventi sismici, quali ad esempio, mezzi pesanti in transito, mezzi meccanici di scavo o colpi accidentali.

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Il capoluogo lombardo sarà la prima metropoli italiana completamente illuminata a Led, grazie al piano messo a punto dal Comune e da A2A per la sostituzione di 142.000 punti luce entro agosto 2015. Un intervento da 38 milioni di euro che dimezzerà il consumo di energia e ridurrà di un terzo la bolletta elettrica.

Lo scorso ottobre, l’Accademia svedese delle scienze ha annunciato di aver assegnato il Premio Nobel per la fisica ai giapponesi Isamu Akasaki e Hiroshi Amano e all’americano Shuji Nakamura, i padri degli Light Emitting Diode (Led), i dispositivi elettronici che sfruttano le proprietà ottiche di alcuni materiali per generare luce in modo energeticamente più efficiente e sostenibile per l’ambiente. Il riconoscimento tributato ai tre fisici, indirettamente, premia le amministrazioni comunali che hanno scelto questa tecnologia per l’illuminazione pubblica dei centri urbani. Nel mondo sono già diverse le città che hanno optato per questa soluzione, come Los Angeles (Usa), Oslo (Norvegia), Copenaghen (Danimarca), Stoccolma (Svezia), ottenendo così risparmi sui consumi di energia, una migliore qualità della luce e condizioni di maggior sicurezza e visibilità per i propri cittadini. Anche in Italia, dopo le prime esperienze, avviate fin dal 2007, che hanno coinvolto per lo più Comuni di piccole dimensioni, come Torraca (in provincia di Salerno) e Solza (Bergamo), sono partiti i primi progetti che interessano le grandi città, con Milano in testa. Proprio nel capoluogo lombardo, lo scorso 29 settembre, Comune e A2A hanno presentato a Palazzo Marino il piano per il rinnovo con tecnologia Led degli impianti di illuminazione pubblica. Un progetto imponente, che prevede la sostituzione di tutti i punti luce presenti in città, ben 141.963, e la realizzazione di un sistema di telecontrollo degli impianti entro agosto 2015. Numeri che ne fanno un’esperienza unica nel mondo in termini dimensionali, in quanto nonostante metropoli anche più grandi di Milano abbiano realizzato pro-

getti simili, questi sono stati sempre limitati ad alcune aree e a un numero di punti luce inferiore. Perché i Led «D’accordo con il Comune di Milano, abbiamo puntato su questa tecnologia per due motivi: la maggiore qualità della luce e l’elevata efficienza complessiva - spiega Giuseppe Grassi, Responsabile Illuminazione Pubblica di A2A Reti Elettriche -. Proprietà che si traducono in una migliore visibilità per i cittadini, quindi in maggiori condizioni di sicurezza, e in un risparmio per l’amministrazione». Sul primo aspetto influisce il superiore indice di resa cromatica della sorgente Led, pari a 85, rispetto al 20 di una lampada a sodio ad alta pressione, quella che emette il colore giallastro tipico dell’illuminazione delle nostre città. Ma oltre a una migliore

resa dei colori, il grande vantaggio di questi dispositivi è il miglior controllo del flusso luminoso emesso. A parità di efficienza luminosa, ovvero la quantità di luce emessa che si trasforma in energia visibile per gli esseri umani, per entrambe le tecnologie pari a circa 100 Lumen/Watt (per ogni Watt di elettricità assorbito vengono generati 100 Lumen), negli apparecchi con lampada a scarica al sodio parte del flusso luminoso viene assorbito dall’apparecchio stesso, parte ritorna sulla lampada focalizzandola e parte si disperde oltre un angolo di 90°, ovvero verso l’alto, illuminando il pulviscolo presente in atmosfera. Uno spreco di energia, comune anche alle lampade al mercurio o agli ioduri, che gli apparecchi Led non hanno, perché concentrano il fascio luminoso verso la zona da illuminare, strade e marciapiedi, assicurando così gli stessi risultati illumi-

Differenza cromatica tra la vecchia illuminazione (luce gialla) e i nuovi apparecchi a Led (luce neutra)

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Illuminazione pubblica

Milano a tutto Led


VENTITREESIMO PREMIO COMPASSO D’ORO ADI

AZIENDA:

Sfera DESIGNERS:

Giulio Iacchetti, Matteo Ragni

Giuria Anders Byriel, Presidente - Vivian Cheng - Stefan Diez - Giorgio De Ferrari - Mario Gagnon - Defne Koz - Paolo Lomazzi - Laura Traldi


notecnici con un consumo di elettricità ridotto di circa la metà. Anche sul piano dell’affidabilità gli apparecchi Led presentano garanzie superiori, perché sono garantiti per una vita utile di 10 anni, ben 5 volte superiore alle lampade tradizionali, e sono molto meno soggetti a bruciarsi e ad altri tipi di guasti. Soprattutto, evitano le attività di cambio lampada a programma, ovvero la sostituzione sistematica di tutte le lampade, anche quelle funzionanti, che i gestori effettuano con cadenza mediamente di tre anni. «Un’azione preventiva necessaria a mantenere il numero delle lampade che si bruciano in un anno al di sotto di una certa soglia e che viene eseguita a tappeto perché intervenire solo sulle lampade bruciate risulterebbe ancora più costoso - spiega Grassi -. Numero però che, nonostante il ricambio periodico e il conseguente impiego di risorse, a Milano è nell’ordine delle 10.000 lampade all’anno». I vantaggi Il piano per dotare Milano di un sistema di illuminazione all’avanguardia, che comporta per A2A un investimento di 38 milioni di euro in 2 anni, genererà una serie di benefici per l’intera comunità. Secondo le valutazioni dell’azienda, la nuova illuminazione pubblica garantirà un risparmio del 52% sui consumi elettrici (dagli attuali 114 milioni di kWh annui a 55 milioni di kWh) e del 31%

sulla bolletta del Comune. Grazie ai Led, infatti, il consumo annuo pro capite verrà dimezzato, passando dagli 87 kWh attuali a 42 kWh, un livello inferiore alla media registrata nell’Unione europea (51 kWh annui pro capite). Sotto il piano ambientale, la riduzione del 52% dei consumi elettrici si traduce in un risparmio di oltre 11.000 Tep (Tonnellate equivalenti di petrolio), evitando l’emissione in atmosfera di 23.650 tonnellate di CO2, mentre la minore incidenza di lampade bruciate eviterà la produzione di oltre 9 tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) ogni anno, con notevoli i benefici anche per le casse del Comune. La progettazione L’operazione che A2A sta portando avanti è molto più complessa di quanto possa apparire e non si risolve nella semplice sostituzione degli apparecchi di illuminazione. «In genere, lo sviluppo di un sistema di illuminazione di una nuova strada concede molte libertà al progettista - spiega Grassi -. Ovviamente, vi sono criteri da considerare, definiti dalle norme tecniche, quali le dimensioni della carreggiata, dei marciapiedi, la presenza di alberi che incidono sul posizionamento dei punti luce, sull’interdistanza dei pali e sulla loro altezza. In questo caso, però, ci siamo trovati a operare in un contesto già ben definito, in quanto l’impianto di

illuminazione esiste e tutti i parametri sono dati, e a inserire in tale contesto una nuova tecnologia». I progettisti di A2A hanno proceduto a ritroso rispetto alla prassi tradizionale, secondo un processo articolato in diversi passaggi. Innanzitutto, si è provveduto a classificare le vie di Milano sulla base delle classificazioni definite dal Codice della strada, che attribuisce ad ogni tipologia di strada una specifica categoria (ad esempio, strada a scorrimento veloce, interquartiere, residenziale). Per ogni classe di strada si è poi andati a individuare la relativa categoria illuminotecnica fissata dalla UNI 11248 e, sulla base di queste, i livelli di prestazioni e i parametri di qualità da garantire secondo la UNI 13201, espressi in termini di illuminamento (lux) o di luminanza (candele/m2). Ottenuti questi dati, per ogni tipologia di strada è stata sviluppata una sezione tipo, con le performance richieste, per arrivare a definire una specifica tecnica per il bando di fornitura delle tecnologie, facendo in modo che il produttore tenesse conto della specificità del progetto. Una volta note le prestazioni degli apparecchi, il progetto è stato ripassato al setaccio per verificarne la bontà, sia attraverso simulazioni virtuali sia con test in campo condotti su alcune porzioni di strade. Un processo lungo e faticoso, che ha impegnato gli esperti di A2A per 12 mesi, dal settembre 2013 al settembre di quest’anno. «Occorre anche considerare che le nuove norme illuminotecniche non riguardano solo le aree di traffico, ma comprendono l’intera superficie stradale, quindi marciapiedi, aree pedonali, piste ciclabili, aggiungendo così un ulteriore livello di difficoltà», commenta Grassi. Le due situazioni, infatti, rispondono a differenti concetti di visione: l’illuminazione della zona veicolare funziona per contrasto di illuminanza, deve cioè mettere il conducente in condizione di riconoscere una sagoma scura (un eventuale ostacolo) su uno sfondo illuminato (la strada) e richiede un livello di illuminamento uniforme e l’assenza di zone in chiaroscuro; per le parti pedonali, invece, individuare la sagoma non basta. L’illuminazione deve anche permettere di ricono-

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Illuminazione pubblica

Milano a tutto Led


Illuminazione pubblica

Milano a tutto Led

scere a una certa distanza la fisionomia della persona che si incontra e, pertanto, necessita di un minimo di illuminamenti verticali. La tecnologia scelta Complessa è stata anche la scelta della tecnologia Led da adottare, dal momento che esistono differenti tipologie di sorgenti, ognuna delle quali ha le proprie peculiarità. Uno dei principali parametri che definisce la qualità della luce e che maggiormente differenzia i Led è la temperatura di colore. Sorgenti con basse temperature di colore, intorno ai 3000° K, emettono una luce verso il giallo, più gradevole in quanto richiama quella emanata dalle lampade a incandescenza che ci sono familiari. Con queste basse temperature, però, si perde un po’ di efficienza luminosa, perché il processo di trasformazione della luce emessa dalla sorgente in luce visibile è più efficace con temperature di colore più alte, intorno ai 5000-6000° K, che emettono un flusso luminoso meno gradevole alla vista. «Abbiamo optato per un buon compromesso tra i due parametri di qualità ed efficienza, scegliendo una sorgente con una temperatura di colore compresa nell’intervallo tra i 3800 e i 4000° K spiega Grassi -. Questo ci consente di avere una luce non fredda e con un buon livello di resa cromatica, senza rinunciare all’efficienza». Le specifiche di A2A per gli appa-

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recchi hanno previsto anche alcuni requisiti estetici, secondo le indicazioni della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano cui, visto l’impatto dell’operazione sul territorio cittadino, è stato sottoposto l’intero progetto. La Commissione si è raccomandata di cogliere questa occasione per eliminare la stratificazione di apparecchi di illuminazione accumulatisi negli anni e uniformare le nuove installazioni. Pertanto i corpi illuminanti sono stati ridotti a 4 tipologie: per installazioni su palo, su palo di giardino, su fune di sospensione e apparecchi d’arredo per palo o in sospensioni, tutti dall’estetica minimale, leggeri, compatti e sottili, per offrire poca superficie al vento. Da questo processo di omogeneizzazione restano esclusi gli apparecchi storici che si trovano nelle vie del centro, come i candelabri di Piazza Duomo, della Scala, di Piazza Cordusio, di Brera, dove si procederà solo con la sostituzione della sorgente, in modo da ottenere anche in questi casi, se non proprio gli stessi livelli di efficienza, gli stessi vantaggi in termini gestionali. L’installazione Il progetto di Milano appare sfidante anche sotto il profilo delle tempistiche. Le installazioni hanno preso il via lo scorso giugno e la loro conclusione, compresa la realizzazione del sistema di telecontrollo, è prevista per agosto 2015, ma ben l’80% delle

sostituzioni dovrà essere portato a termine entro il maggio dello stesso anno, in tempo per l’inizio dell’Expo. «A fine ottobre avevamo già sostituito circa 70.000 apparecchi, la metà del totale, e questo ci lascia fiduciosi sul prosieguo dell’opera, nonostante qualche difficoltà - prosegue Grassi -. La principale incognita è rappresentata dalle condizioni meteo, in quanto l’installazione dei Led non può essere effettuata durante i giorni di pioggia per non danneggiare i dispositivi». A questo si aggiunge la grande accuratezza necessaria per il corretto posizionamento del Led. La peculiarità di questi sistemi è l’elevato livello di controllo del flusso luminoso, ma questo esige che la sorgente venga posizionata perfettamente in parallelo al terreno, in quanto ogni minimo discostamento dell’asse ottico genera risultati non ottimali. Un’operazione non semplice e che non si esegue in qualche secondo. Il sistema di telecontrollo Il piano per la nuova illuminazione pubblica comprende anche la realizzazione di un sistema di telecontrollo, per il quale è appena partito il bando di gara. Presso tutti i 1500 quadri elettrici che alimentano gli impianti verranno installate delle unità periferiche collegate al Centro di controllo di via Ponte Nuovo, che consentiranno di monitorare costantemente e di ricevere informazioni sulle condizioni di stato (acceso/ spento) e di malfunzionamento di tutti gli impianti. Il sistema, inoltre, gestirà l’accensione e lo spegnimento dei punti luce, grazie a un orologio astronomico e a sensori di luce (con soglia regolabile), con funzione di back up, installati nei quadri. Consentirà di intervenire da remoto sulle protezioni e fornirà un controllo del carico elettrico assorbito. «Informazioni preziose, che ci permetteranno di fare valutazioni e calcoli sul funzionamento degli apparecchi, sulla medie di accensione, per procedere con ulteriori ottimizzazioni - conclude Grassi -. Anche in questo caso si tratta di un intervento importante, che include la sostituzione di ben 500 quadri, un terzo di quelli esistenti, privi delle funzionalità che ne consentono il controllo da centrale».


Protezione catodica

Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie Il criterio di ammissibilità delle interferenze elettriche sulle tubazioni interrate in protezione catodica è stato modificato lo scorso luglio grazie anche a una serie di prove sperimentali eseguite presso PoliLaPP, Laboratorio di Corrosione dei Materiali “P. Pedeferri” del Politecnico di Milano. di A. Brenna, L. Lazzari, M. Ormellese

La corrosione da correnti vaganti può causare gravi danni a strutture interrate, anche se in protezione catodica (PC). L’interferenza è di tipo stazionario se causata da impianti terzi di PC, o di tipo non stazionario quando il campo elettrico è variabile nel tempo, come avviene nel caso di correnti disperse da sistemi di trazione a corrente continua (treni, tram o metropolitane). In questo caso, l’interferenza si verifica solo durante il transito del treno e, nonostante la durata limitata, gli effetti possono essere gravi a causa dell’elevata corrente circolante [1]. Il rischio di corrosione da interferenza elettrica è valutato tramite misure di potenziale. La prevenzione e il controllo si realizza applicando i criteri riportati nella normativa internazionale. La norma EN 50162 (Protection against corrosion by stray current from direct current systems [2]) riporta che per strutture in libera corrosione il massimo aumento di potenziale non deve superare i 20 mV; per le strutture in PC, invece, durante un picco di interferenza non si deve superare il potenziale di protezione, pari a -0,85 V CSE, come definito dalla normativa EN 12954 (Cathodic protection of buried or immersed metallic structures - General principles and application for pipelines [3]). Le società che gestiscono il trasporto di gas e acqua eseguono delle misurazioni periodiche del potenziale di PC delle tubazioni interra-

Fig.1: Provino d’acciaio e porta-campione

te; soprattutto in prossimità di attraversamenti o parallelismi con la rete ferroviaria, è possibile rilevare incrementi del potenziale, di durata pochi secondi o minuti, anche superiori al potenziale di protezione di -0,85 V CSE, inteso come potenziale vero, cioè al netto delle cadute ohmiche. In tali condizioni, applicando la normativa, la tubazione non rispetta i requisiti di protezione. Tuttavia, in presenza di interferenza non stazionaria, questo criterio sembra essere troppo restrittivo, considerando che il periodo di interferenza è dell’ordine di pochi secondi fino al massimo di alcuni minuti (durante il transito del treno) e che, una volta passato il treno, la tubazione torna in condizioni di PC ade-

guate. Per verificare l’effetto dell’interferenza anodica non stazionaria su strutture in acciaio al carbonio in PC sono state realizzate delle prove di laboratorio simulando condizioni di interferenza anodica di durata massima 1 h/giorno, variando la durata dei singoli picchi da 1 minuto a 5 minuti. I risultati hanno permesso di modificare i criteri di ammissibilità delle interferenze elettriche sulle tubazioni interrate in PC, come riportato nelle nuove “Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto”. Prove di laboratorio Sono state effettuate prove di

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Protezione catodica

Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie

laboratorio per verificare gli effetti di picchi anodici d’interferenza sulla PC di tubazioni interrate in acciaio al carbonio. Queste sono state condotte su campioni in acciaio al carbonio ottenuti da un acciaio per condotte con superficie esposta 1 cm2, simulante un difetto nel rivestimento (fig.1). I provini sono stati posti all’interno di una cella contenente sabbia e una soluzione simulante un terreno saturo a bassa resistività (resistività media 15 Ω·m). È stata applicata protezione catodica a corrente impressa, con una densità di corrente compresa tra i 20 e 100 mA/m2 per mantenere il potenziale di protezione nell’intervallo -1,0 V / -1,1 V CSE. Sono stati applicati tre livelli di densità di corrente anodica d’interferenza: 0.1 A/m2, 1.0 A/m2 e 10 A/m2. Per ogni livello di interferenza sono stati considerati picchi di durata 1 minuto, 2 e 5 minuti, per una durata totale di 1 h/giorno.

La misura del potenziale di protezione è stata effettuata con un elettrodo di riferimento CSE mediante l’utilizzo di un capillare di Luggin per eliminare i contributi di caduta ohmica. Al termine delle prove (di durata 3 mesi) è stata calcolata la velocità di corrosione dei provini mediante misura della perdita di massa. Monitoraggio del potenziale di PC durante l’interferenza L’andamento del potenziale di protezione durante i cicli di interferenza è illustrato nei grafici di figura 3. Quando si applica l’interferenza si verifica un aumento del potenziale, strettamente dipendente dalla corrente anodica applicata. Le prove interferite a 1 A/m2 registrano potenziali di picco fino a -0.6 V CSE, mentre quelle a 10 A/m2 fino anche a +1.3 V CSE. Durante il picco anodico, il potenziale è maggiore di

Fig.2: Cella di prova: provino, tubo di Luggin e controelettrodo

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di PC non sono rispettate. Durante tutto il periodo d’interferenza il potenziale rimane pressoché costante. Solo in picco: la ragione di tale comportamento sarà illustrata in seguito. Al termine del picco, si riapplica la PC: si nota una diminuzione istantanea del potenziale e un successivo andamento decrescente fino a ritornare ai livelli di protezione.

-0.85 V CSE, quindi le condizioni di PC non sono rispettate. Durante tutto il periodo d’interferenza il potenziale rimane pressoché costante. Solo in presenza di interferenza intensa (10 A/m2) si osserva una variazione del potenziale durante il picco. Al termine del picco, si riapplica la PC: si nota una diminuzione istantanea del potenziale e un successivo andamento decrescente fino a ritornare ai livelli di protezione. Interpretazione dell’andamento del potenziale I dati mostrati riportano un innalzamento di potenziale in corrispondenza dei picchi d’interferenza. Questo è giustificato dalla circolazione di una corrente in senso anodico e dal comportamento anodico del ferro. Tuttavia, i valori misurati sono superiori a quelli previsti dalla legge di Tafel per le strutture in acciaio al carbonio nei terreni. In teoria, essendo il ferro un materiale attivo, la legge di Tafel dice che per una densità di corrente anodica di 10 A/m2 il massimo aumento di potenziale è di circa 300-400 mV [4]. Sono stati invece misurati aumenti di potenziale di anche 1 V. Valori di potenziale così elevati sono giustificati considerando gli effetti sul comportamento anodico del metallo da parte dell’alcalinità prodotta dalle reazioni che avvengono sull’acciaio in PC [1]. Le reazioni catodiche che avvengono sull’acciaio in protezione (riduzione di ossigeno e/o sviluppo di idrogeno) promuovono un aumento di pH nella soluzione a contatto con l’acciaio, secondo le reazioni:

Interferenza 1 minuto

! Interferenza 2 minuti

! !

Interferenza 5 minuti

O2 + 2 H 2 O + 4 e − → 4OH −  riduzione di ossigeno !

2 H 2 O + 2e → 2OH + H 2  −

sviluppo di idrogeno L’ambiente alcalino ha un effetto benefico sul metallo in quanto promuove la formazione di un film di passività protettivo. L’aumento di pH è tanto maggiore quanto maggiore è la densità di corrente di protezione, ovvero quanto più negativo è il potenziale di protezione.

!

Figura 3 - Profilo di potenziale durante picchi di interferenza anodica.

Fig.3: Profilo di potenziale durante picchi di interferenza anodica Figura 3 - Profilo di potenziale durante picchi di interferenza anodica.

L’interruzione della PC, a causa della corrente d’interferenza, non annulla istantaneamente l’alcalinità precedentemente formata che in parte è mantenuta, conferendo al metallo un comportamento di tipo passivo. In altre parole, l’alcalinità residua permette di mantenere sull’acciaio

condizioni di passività anche dopo l’interruzione della corrente catodica. Quando il materiale scambia corrente in senso anodico, in condizioni di passività si registrano variazioni di potenziale significative (dell’ordine di 1 V) poiché l’ossido offre maggiore resistenza allo

servizi a rete novembre-dicembre 2014

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Protezione catodica

presenza di interferenza intensa (10 A/m2) si osserva una variazione del potenziale durante il


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intensità massima 1 A/m2. La velocità di corrosione aumenta all’aumentare della durata del

Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie picco e dell’intensità dell’interferenza anodica.

scambio di corrente. Viceversa, in condizioni attive, ossia in assenza del film di passività e a parità di corrente anodica scambiata, le variazioni di potenziale sono più contenute (massimo 0.3 V). Ciò significa che, al contrario di quanto accade con un metallo attivo, una significativa variazione del potenziale in senso anodico non necessariamente corrisponde a elevate velocità di corrosione per un materiale in condizioni di passività come l’acciaio in PC. Pertanto il potenziale non può essere considerato un parametro significativo per valutare il rischio di interferenza elettrica. In presenza di interferenza anodica molto intensa (10 A/m2) si registra un significativo aumento di potenziale, dovuto alle condizioni di passività instaurate durante il precedente periodo di PC. Il potenziale raggiunge valori che superano il potenziale della reazione di dissociazione dell’acqua che porta allo sviluppo di ossigeno e alla produzione di acidità, secondo la reazione: + − !

2 H 2 O → O2 + 4 H + 4 e 

dissociazione dell’acqua con sviluppo di ossigeno L’acidità tende nel tempo a neutralizzare l’alcalinità prodotta dalla PC con un indebolimento graduale della passività e la diminuzione del potenziale. Questo giustifica l’andamento decrescente del potenziale nei picchi anodici misurati con densità di corrente anodica 10 A/m2. Velocità di corrosione La velocità di penetrazione della corrosione (vp espressa in µm/anno) è ottenuta dividendo la perdita di massa misurata a termine prova per la densità dell’acciaio (ρ = 7.87 g/cm3), la superficie esposta (S in m2) e la durata delle prove (t in anni):

!

Fig.4: Velocità di corrosione Figura 4 - Velocità di corrosione

In Figura 5 sono confrontati i risultati ottenuti in questa ricerca, con quelli ottenuti in prove condotte in una fase precedente [5], applicando un solo picco anodico di durata 1 h/giorno ma di intensità inferiore (0.1 A/m2). Si osserva che: •

calcolata con la legge di Faraday, a conferma che durante un picco anodico esiste un intervallo di tempo in cui, prima della reazione anodica, si deve “consumare” l’alcalinità prodotta dalla PC; •

vm ∆m vp = = ρ ⋅ S ⋅t ρ ⋅ S ⋅t  Nei grafici di figura 4 si mostrano i risultati delle prove condotte a due livelli di interferenza anodica. Si mostra anche la velocità di corrosione teorica (Vth), calcolata a partire dalla legge di Faraday, considerando

la velocità di corrosione misurata è sempre inferiore alla velocità di corrosione teorica

in presenza di interferenza anodica di intensità inferiore a 1 A/m2, anche un picco di durata 1 h è accettabile;

in presenza di interferenza anodica di intensità 1 A/m2, sono accettabili picchi di durata 1 minuto;

in presenza di interferenza anodica severa, di intensità 10 A/m2, anche picchi anodici di breve durata non sono mai accettabili.

!

Figura 5 – Risultati di tutte le prove condotte. Fig.5: Risultati di tutte le prove condotte Valutazione del tempo di permanenza del film passivo Il fatto che la velocità di corrosione misurata è sempre inferiore a quella teorica può essere servizi avvengano a rete novembre-dicembre 2014 giustificato considerando che durante il picco anodico due fenomeni:

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Protezione catodica

La corrosione è trascurabile solo nel caso di interferenza anodica di durata 1 minuto e di


Protezione catodica

Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie •

Per

tpassività < t < tpicco

interferenza

vcorr = vth

che la corrente anodica interferente produca una consumo dell’acciaio al carbonio. Tutti i provini si sono corrosi in misura inferiore rispetto a quanto previsto dalla legge di Faraday. Questo conferma che durante il picco anodico, la corrente anodica inizialmente deve “neutralizzare” l’alcalinità prodotta dalla PC. La corrosione è trascurabile solo nel caso di interferenza anodica di durata 1 minuto e di intensità massima 1 A/m2. La velocità di corrosione aumenta all’aumentare della durata del picco e dell’intensità dell’interfe• a pari ! durata di picco, all’aumentare della densità di corrente interferente il tempo di renza anodica. permanenza in condizioni di passività diminuisce mentre il tempo di permanenza in In figura 5 sono confrontati i risulFigura 6 – Schematizzazione del modello di corrosione durante un picco di condizioni di corrosione aumenta; tati ottenuti in questa ricerca con Fig.6: Schematizzazione del modello di corrosione durante un picco di interferenza anodica quelli ottenuti in prove condotte in interferenza anodica. • il tempo di mantenimento del film di protezione è proporzionale alla durata del periouna fase precedente [5], applicando di PC, che è maggiore per i provini sottoposti a 5 minuti di interferenza. do un solo picco anodico di durata 1 h/giorno ma di intensità inferiore (0.1 A/m2). Si osserva che: la velocità di corrosione misurata è sempre inferiore alla velocitàPonendo t0 = 0, poiché la carica elettrica scambiata in senso anodico durante un picco è pari di corrosione teorica calcolata con la legge di Faraday, a conferma chealla carica circolante nel periodo di corrosione (fase 2), si ottiene: durante un picco anodico esiste un 1 A/m2 vexp × (tpicco) = vth × (tpicco – tpassività) intervallo di tempo in cui, prima della reazione anodica, si deve “consumare” l’alcalinità prodotta dalla PC dove vexp è la velocità di corrosione misurata sperimentalmente. Con semplici passaggi in presenza di interferenzamatematici si ottiene la formula per il calcolo del tempo di passività: anodica di intensità inferiore a 1 A/m2, anche un picco di durata 1 h & v # t passività = t picco $$1 − exp !! è accettabile vth " % ! in presenza di interferenza 2 anodica di intensità 1 A/m , sono accettabili picchi di durataI risultati, riportati in Figura 7 e 8, sono così riassumibili: ! 1 minuto in presenza di interferenza ano- • a pari densità di corrente interferente, sia il tempo di passività che il tempo di corrodica severa, di intensità 10 A/m2, sione aumentano all’aumentare della durata del picco, quest’ultimo in maniera più anche picchi anodici di breve durata non sono mai accettabili. preponderante;

• • •

Valutazione del tempo di permanenza del film passivo Il fatto che la velocità di corrosione misurata è sempre inferiore a quella teorica può essere giustificato considerando che durante il picco anodico avvengano due fenomeni: fase 1 – tempo di passività: il film di ossido, formatosi a causa dell’alcalinità prodotta dalla PC, fornisce una protezione all’effetto interferente della corrente anodica fase 2 – tempo di corrosione: una volta che localmente l’alcalinità è neutralizzata (a causa

10 A/m2

• •

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! Figura 7 - Valutazione dei tempi di protezione e corrosione per le varie condizioni. Fig.7: Valutazione dei tempi di protezione e corrosione per le varie condizioni

Corrente anodica 1 A/m2 servizi a rete novembre-dicembre 2014


Figura 7 - Valutazione dei tempi di protezione e corrosione per le varie condizioni. Figura Valutazione didiprotezione e ecorrosione per varie condizioni. Figura Figura 7 - Valutazione 77 -- Valutazione dei dei tempi dei tempi tempi di protezione protezione e corrosione corrosione per per lelevarie le varie condizioni. condizioni.

dell’assenza di PC e della corrente anodica interferente), la corrosione può procedere fino al termine del picco anodico. Per stimare la durata delle due fasi, il comportamento del metallo durante l’interferenza è modellato come illustrato in figura 6. In particolare, se si considera vth la velocità di corrosione teorica, calcolata con la legge di Faraday, proporzionale all’intensità di corrente ! anodica interferente, si individuano tre periodi: Per t < t0 protezione catodica vcorr = 0 Per t0 < t < tpassività interferenza vcorr = 0 Per tpassività < t < tpicco interferenza vcorr = vth

2

1 minuto

!

Ponendo t0 = 0, poiché la carica elettrica scambiata in senso anodico durante un picco è pari alla carica circolante nel periodo di corrosione (fase 2), si ottiene:

!!

!

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2 minuti

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! 5 minuti

• • •

!

Corrente anodica 12 A/m 2 Corrente anodica 1 A/m Corrente anodica 1 A/m 2 2 Corrente Corrente anodica anodica 1 A/m 1 A/m

Protezione catodica

! Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie ! ! !

1 ora continuativa

!

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2 Corrente anodica 10 A/m Corrente anodica 10 A/m2

Corrente anodica 10 A/m2 2 minuti 2 2 Corrente Corrente anodica anodica 10 A/m 10 A/m

1 minuto

vexp × (tpicco) = vth × (tpicco – tpassività)

dove vexp è la velocità di corrosione misurata sperimentalmente. Con semplici passaggi matematici si ottiene la formula per il calcolo del tempo di passività:

t passività

! !

!!

! !

!!

5 minuti

 v  = t picco 1 − exp   vth  

1 ora continuativa

I risultati, riportati in figura 7 e 8, sono così riassumibili: a pari densità di corrente interferente, sia il tempo di passività ! !! ! !! ! ! che il tempo di corrosione aumenFigura 8 - Rapporto 8 - Rapporto relativo relativo tra tempi tra tempi di passività di passività (in blu/verde) (in blu/verde) e di ecorrosione di corrosione (in rosa/rosso) (in rosa/rosso) tano all’aumentare della durata delFigura Figura 8 - Rapporto relativo tra tempi di passività (in blu/verde) di corrosione (in rosa/rosso) Figura 8 - Rapporto relativo trale tempi di passività (ind’interferenza. blu/verde) e di ecorrosione (in rosa/rosso) per diverse le di diverse condizioni condizioni d’interferenza. tra tempi passività (in blu/verde) e di corrosione (in rosa/ perdiverse le diverse condizioni d’interferenza. picco, quest’ultimo in maniera più Fig.8: Rapporto relativoper per le condizioni d’interferenza. rosso) per le diverse condizioni d’interferenza preponderante a pari durata di picco, all’aumentare della densità di non stazionaria, condotte presso sono la durata del picco e l’intensità corrente interferente il tempo di perPoliLaPP, consentono di affermare dell’interferenza anodica manenza in condizioni di passività che: in particolare sono accettabili: diminuisce mentre il tempo di per il potenziale dei provini in PC picchi giornalieri continuativi manenza in condizioni di corrosione durante l’interferenza anodica di durata 1 h se di intensità pari a aumenta mostra un aumento che cresce con 0.1 A/m2 e picchi singoli di durata 1 il tempo di mantenimenla densità di corrente anodica inter- minuto se di intensità pari a 1 A/m2, to del film di protezione è ferente purché di durata giornaliera comproporzionale alla durata del perio l’aumento di potenziale non se- plessiva non sia superiore ad 1 h do di PC, che è maggiore per i provini gue la legge di Tafel, pertanto in tutti gli altri casi l’interferensottoposti a 5 minuti di interferenza. il picco di potenziale misurato non za non è accettabile; si ricorda può essere usato come parametro che interferenze anodiche non staCriteri di accettabilità per valutare il rischio di corrosione zionaria di intensità 10 A/m2 sono dei picchi anodici i parametri più significativi per di raro accadimento in condizioni di La prove di interferenza anodica valutare il rischio di corrosione esercizio reale.

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Protezione catodica

Interferenza elettrica sulle tubazioni interrate vicino le linee ferroviarie Gli autori Riferimenti [1] L. Lazzari, P. Pedeferri, M. Ormellese, Protezione catodica, Polipress, 2006, Milano. [2] EN 50162, Protection against corrosion by stray current from direct current systems, 2005. [3] EN 12954, Cathodic protection of buried or immersed metallic structures - General principles and application for pipelines, 2001. [4] P. Pedeferri, Corrosione e Protezione dei Materiali Metallici, 2 ed., Polipress, 2008, Milano [5] A. Brenna, L. Lazzari, M. Ormellese, F. Brugnetti, Effect of anodic interference on carbon steel under cathodic protection condition, Proc. Int. Conf. Eurocorr14, EFC Event No. 364, Pisa, Italia, 8-12 settembre 2014, ISBN 9783897461598, Paper N. 7518, p. 8.

Andrea Brenna - andrea.brenna@polimi.it

Assegnista presso il Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano. Da 6 anni svolge la sua attività di ricerca presso PoliLaPP: i temi di interesse sono la protezione catodica e la corrosione localizzata dei materiali passivi.

Luciano Lazzari - luciano.lazzari@polimi.it

Professore Ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali presso il Politecnico di Milano. Svolge attività professionale presso Cescor srl, di cui è presidente. Responsabile del laboratorio PoliLaPP. I suoi campi di ricerca sono la protezione catodica e la corrosione nell’industria Oil & Gas.

Marco Ormellese -marco.ormellese@polimi.it

Professore associato in Scienza e Tecnologia dei Materiali presso il Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca presso PoliLaPP sui temi legati alla protezione catodica e alla corrosione dei materiali metallici negli ambienti naturali.

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Il data logger serie FT-100/MV

Il data logger serie FT-100/MV è un dispositivo di registrazione, preciso, compatto, economico, con notevole memoria di registrazione, per documentare le variazioni di tensione nei laboratori prove materiali, sistemi di protezione catodica, tarature e collaudi di apparecchiature, monitoraggio di segnali di processo, ecc. Questa nuova serie ha un microprocessore che calcola il valore medio di 100 letture in un secondo, e le memorizza. L’apparecchiatura è sempre attiva e consuma più energia della batteria al litio, la cui durata è di circa 20 missioni da 24 ore con memorizzazione di ogni secondo e con il valore mediato, pari a 3.000.000 letture. Il valore mediato evita di memorizzare picchi di tensione dovuti a disturbi nella rete e li minimizza senza falsare i risultati. In questa nuova serie l’impedenza d’ingresso è stata portata a 6,5 Mohm, utile per correnti molto basse. Le caratteristiche principali sono: range di misura variabile da -5,00 Volt a + 5,00 Volt, precisione: +/- 0,01 Volt e risoluzione 0,01 V. È disponibile anche il modello “FT100/MV-H” con range espanso che varia da -10,00 Volt a +10,00 Volt. Ha un numero di matricola univoco e non cancellabile inserito nel microprocessore. Memoria dati: possibilità di memorizzare 131.000 letture con data, ora e valore della tensione in Volt. La memorizzazione dei dati può essere selezionata come tipo circolare (i dati più vecchi vengono sovrascritti) o a memoria satura (non vengono più salvate altre letture ed il sistema si ferma). L’alimentazione del dispositivo è data da

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una batteria al litio facilmente sostituibile da 3,65 Volt. La durata della batteria è in funzione dell’intervallo di memorizzazione e dall’abilitazione o meno dei Led. Sostituendo la batteria i dati non vengono cancellati. Ha due Led. Quello rosso indica il superamento delle soglie di allarme, con o senza memoria, quello giallo avverte che la batteria è in esaurimento. La comunicazione con il P.C. è data da una porta seriale RS232 a nove pin. Il dispositivo funziona con un range di temperatura da - 20 °C a + 75,0 °C. Il contenitore di 65 x 115 x 40 mm è in IP-65 con coperchio trasparente in policarbonato e con cavo esterno per collegamento a morsettiera. Delay Timer. Può essere impostato un tempo di partenza delle misure variabile da 0 secondi fino ad 1 mese. L’intervallo di registrazione può essere programmato da 1 secondo a 4 ore a passi di un secondo. La data di registrazione delle misure viene acquisita dal P.C. durante lo scarico dati periodico. Si può impostare una soglia di allarme di massima o di minima i cui superamenti saranno visualizzati sul grafico in rosso o blu. È possibile memorizzare una linea di 32 caratteri come descrizione, per indicare il tipo di parametro e la sua utilizzazione. Il software di comunicazione per Windows, fornito a corredo con il registratore FT-100/MV, consente di impostare i parametri ed i dati di riferimento, modificarli e di scaricare tutti i dati o gli ultimi N dati. I file su cui si memorizzano i dati sono file ASCII leggibili con qualsiasi programma di videoscrittura. Il software permette di ottenere rappresentazioni grafiche dai dati memorizzati, impostare un offset di calibrazione e controllare lo stato della carica della batteria del FT-100/MV. È possibile cancellare la memoria per procedere ad altre memorizzazioni ed salvare su file i vari parametri di configurazione e riprenderli per programmare altri dispositivi serie FT-100/MV. È disponibile anche il software opzionale “FT-Graph-2” che elabora fino a 131.000 letture con la possibilità di visualizzare, fare uno zoom e stampare scegliendo i seguenti modelli matematici: Media aritmetica, Mediana, Scarto quadratico medio, Gaussiana, Durata totale dei fuori soglia, Indice di Variabilità.


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