Tekneco #9

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Trimestrale di EDILIZIA BIO-ENERGIA ALTERNATIVA-ECOLOGIA Anno II, Numero 9 | 2012 www.tekneco.it 4,90 euro

Edilizia bio

Energia alternativa

Ecologia

Progetti

Edifici in rosso e l’importanza della termografia

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano

Le nuove professioni verdi per l’ecologia

Med in Italy Renit Group Galassi, Mingozzi e Ass.

P. 16

P. 32

P. 50

P. 26 - 46 - 65

PRIMO PIANO

smart non è solo uno slogan: un piano sostenibile per le città



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Tekneco Numero 09 | 2012

Editoriale

Raccontare la green economy di Marco Gisotti

Secondo l’Irex International Report di Althesys, a livello mondiale, nel 2011 le 50 aziende al top delle energie rinnovabili hanno effettuato 572 operazioni in tutto il mondo per 63,2 Gigawatt e 69,3 miliardi di dollari in investimenti. E, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aiea), fra il 2011 e il 2017 la crescita del settore sarà superiore del 60% a quella dei 6 anni precedenti. La produzione di energia verde italiana, come anche raccontiamo in questo numero, crescerà di circa 34 TWh nei prossimi 6 anni, raggiungendo quasi i 120 TWh nel 2017, rispetto agli 85 TWh di fine 2011. Nonostante la crisi e nonostante le tante incertezze sul fronte degli incentivi pubblici. Ma green economy è anche quella chimica verde che oggi è la scienza da cui potranno arrivare le soluzioni per bonificare gli oltre 724.500 ettari di Belpaese inquinato e riconvertire fabbriche che fino ad oggi hanno prodotto veleni e che domani potrebbero sfornare bioplastiche. Quella chimica verde grazie alla quale solo nel biennio 2007-2009 (sono i dati più recenti disponibili) l’European Patent Office ha pubblicato 11.238 domande di brevetto: 294 delle quali italiane e riguardano in prevalenza il miglioramento delle tecnologie di processo e la riduzione dell’impatto ambientale. E green economy è la nuova edilizia, che per poter reggere il mercato dovrà essere sostenibile o non sarà. Dalla quale ci si aspetta maggiore rispetto per l’ambiente e il miglioramento della qualità delle nostre case. Per non parlare dei rifiuti, vere e proprie miniere di materie prime con cui costruire i mattoni (in alcuni casi letteralmente) del domani. Sosteneva Toqueville, quello del trattato sulla democrazia in America, che i giornali sono fondamentali perché permettono a un popolo di conoscersi meglio e di rappresentare le proprie idee. Così, in questo numero di Tekneco, troverete ancora una volta tante storie, idee, progetti e proposte che rappresentano in concreto la green economy italiana.


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Mr. Green

di Luca Conti

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& joost elffers, sustainism is the new modernism, 2 0 1

sono convinti che questa sia una delle chiavi di volta per modificare l’approccio alla produzione dei beni di largo consumo, con riflessi immediati e positivi sulla riduzione di emissioni, il minor consumo di risorse e uno stile di vita più sobrio e appagante. Alcuni dei principi guida del sostenismo sono: tutto è interconnesso e indipendente, condivisione come principio guida nel business e nelle relazioni sociali, locale come qualità intrinseca. Tutto ciò si inserisce in un contesto economico, complice la crisi e l’ascesa del social web, in cui i servizi internet per condividere beni e servizi si moltiplicano e prosperano. Dalla stanza offerta in affitto su AirBnB a nuove startup che facilitano il prestito e lo scambio di utensili e casalinghi poco usati, fino a servizi di car sharing evoluti e convenienti come ZipCar, il consumo condiviso è una tendenza che trova l’interesse degli investitori e dei consumatori allo stesso tempo. Sembra l’uovo di Colombo, ma solo in questi anni, grazie alla diffusione di internet a basso costo e a dispositivi facili da usare, si è raggiunta la massa critica per rendere queste idee realtà profittevoli. Cosa ci dobbiamo aspettare dall’immediato futuro? Con un telefono da meno di 100 euro e una connessione a internet a pochi euro al mese potremo far fruttare oggetti oggi riposti il più delle volte nel cassetto e ridurre gli acquisti di quanto usiamo poche volte l’anno, con prodotti più in linea con le nostre esigenze, che forse avremo contribuito direttamente a far produrre, grazie a piattaforme di crowdfunding come Kickstarter. Una misura non sarà più per tutte le taglie. ◆

illustrazione: michiel schwarz

L

a sostenibilità è destinata a rimanere un concetto astratto e irraggiungibile, se non abbraccia ed evolve insieme ad altri movimenti per il cambiamento paralleli e convergenti come il design, internet e un nuovo concetto di proprietà. Alla base di questo pensiero c’è Sustainism (“sosteniamo”, in italiano?), un movimento di pensiero postmoderno promosso da Michiel Schwarz e Joost Elffers nel volume che porta lo stesso nome (Sustainism is the new modernism, D.A.P. 2010). A prima vista potrebbe sembrare filosofia fine a se stessa, in realtà si tratta di gettare le basi di un pensiero molto concreto, già calato nella quotidianità di tutti noi, con pratiche già discusse e messe in pratica da migliaia, se non milioni di cittadini nel mondo. Uno dei passaggi chiave, discussi recentemente nel settembre 2012 a PICNIC Festival (www.picnicnetwork.org) ad Amsterdam è la cocreazione e un nuovo concetto di proprietà, discusso a partire dal mondo di chi crea oggetti e prodotti, come quello dei designer. Può un prodotto essere sostenibile, se nel momento in cui viene pensato, disegnato, realizzato, non si tiene conto del suo intero ciclo di vita, dell’impatto ambientale, della riusabilità e della riciclabilità e dei materiali utilizzati? Facile intuire come la risposta sia un secco no, eppure nella nostra abitudine quotidiana di consumatori sono ancora pochi i prodotti pensati e messi sul mercato con questa ottica. Uno dei filoni in cui il sostenismo vuole muovere passi avanti e influenzare l’industria e l’economia è quello del terreno dell’open design. Con open design, così come per open source e open data, si intende una modalità aperta, collaborativa, trasparente e partecipata nel condividere ed elaborare buone pratiche per ribaltare la produzione di massa, frutto della ricerca sviluppata in pochi centri e da poche teste. Un concetto nuovo di design, che ha trovato terreno fertile in Europa e in India, oggetto oggi di ricerca collaborativa attraverso un progetto di libro aperto sul tema. I promotori del movimento

/ www.sustainism.com

Per chi non sa ancora cos’è il sostenismo


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Tekneco Numero 09 | 2012

Sommario

Primo Piano 6

Smart non è solo uno slogan: un piano sostenibile per le città di Sergio Ferraris

Edilizia Bio 12 16

18 21 24 26 30

Edifici in rosso di Sergio Ferraris L’importanza della termografia nella diagnosi energetica degli edifici di Gianfranco Marino Certificazione cercasi di Sergio Ferraris La rivincita del legno di Sergio Ferraris Questioni di posa di Sergio Ferraris Progetto Med in Italy, efficienza olimpica di Sergio Ferraris Shop

Energia alternativa 32

35 Trimestrale di EDILIZIA BIO-ENERGIA ALTERNATIVA-ECOLOGIA Anno II, Numero 9 | 2012 www.tekneco.it 4,90 euro

EDILIZIA BIO

ENERGIA ALTERNATIVA

ECOLOGIA

PROGETTI

Edifici in rosso e l’importanza della termografia

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano

Le nuove professioni verdi per l’ecologia

Med in Italy Renit Group Galassi, Mingozzi e Ass.

P. 16

P. 32

P. 50

P. 26 - 46 - 65

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PRIMO PIANO

SMART NON È SOLO UNO SLOGAN: UN PIANO SOSTENIBILE PER LE CITTÀ

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In copertina: Illustrazione di Matteo Astolfi e Pietro Buffa

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48

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano di Gianluigi Torchiani L’era del quinto Conto energia rischia di essere molto più breve del previsto di Gianluigi Torchiani Anie/Gifi: il nuovo sistema è punitivo per il solare italiano di Gianluigi Torchiani La chimica verde per aiutare le rinnovabili di Andrea Ballocchi Al via la corsa della geotermia italiana di Gianluigi Torchiani Fotovoltaico, il corretto smaltimento è d’obbligo di Gianluigi Torchiani Progetto In Abruzzo il fotovoltaico diventa concentrato di Renit Group Shop

Ecologia 50 57 60 65

Le nuove professioni verdi per l’ecologia di Marco Gisotti Da rifiuti a risorse, la metamorfosi dei nostri scarti di Gianni Parti Una questione di etichetta di Gianni Parti Progetto Energia, architettura, ambiente e società: come nasce un eco-supermercato di Galassi, Mingozzi e Associati

Speciale Ecomondo 70 72 75

Verso gli Stati generali della green economy di Edo Ronchi Torna la grande fiera della sostenibilità Una città sostenibile dentro la fiera di Alessandra Astolfi e Gabriella Chiellino

Overview 4

Le rinnovabili non rallentano ma innestano le marce alte di Gianluigi Torchiani

Rubriche 01 02 76 77 80

Editoriale — di Marco Gisotti Mr. Green — di Luca Conti Internet Libri Aziende


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Overview

Le rinnovabili non rallentano ma innestano le marce alte Nel periodo 2011-2017 la Iea prevede una crescita superiore del 60% a quella dei 6 anni precedenti. Positivi, anche se con qualche ombra, i numeri dell’Italia

di Gianluigi Torchiani

A

desso è ufficiale: le fonti rinnovabili sono attese a una grande crescita non soltanto nel lungo periodo, ma sul breve termine, ossia nei prossimi 5 anni. L’imprimatur non arriva da qualche fondazione legata all’ambientalismo militante ma dalla Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, la stessa che, sino alla catastrofe di Fukushima, spingeva per uno sviluppo della generazione nucleare e che, pochi mesi fa, ha delineato grandi prospettive per gas e carbone. Una voce autorevole, insomma, ma comunque legata a un modo tradizionale di concepire l’energia, ha riconosciuto definitivamente le grandi potenzialità delle fonti pulite, dedicando uno specifico studio a queste tecnologie (Medium-Term Renewable Energy Market Report 2012). I dati sono inequivocabili: nel periodo 2011-2017 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili dovrebbe registrare una crescita di 1.840 TWh, quasi il 60% in più rispetto ai 1.160 TWh osservati tra il 2005 e il 2011, che pure è stato un periodo di sviluppo molto importante per il settore. La produzione elettrica green globale passerà dai 4.540 TWh nel 2011 ai quasi 6.400 TWh nel 2017, per un tasso di incremento annuo del +5,8%. In termini di nuova potenza installata, sono

attesi 710 GW di impianti rinnovabili da qui al 2017, di cui il 40% concentrato in Cina (270 GW), seguita dagli Stati Uniti con 56 GW e da India, Germania e Brasile con oltre 30 GW ciascuno. Se, dunque, negli scorsi anni l’Europa era stata la capofila della rivoluzione energetica green, la leadership sembra destinata a passare ai Paesi emergenti. La Cina, in particolare, punterà su queste fonti per soddisfare la sua rapida crescita della domanda di energia elettrica, grazie anche a un’ampia disponibilità finanziaria. Ugualmente in India le esigenze di elettrificazione rurale (messe in luce anche dal disastroso blackout della scorsa estate che ha paralizzato il Paese) dovrebbe incoraggiare la produzione elettrica da fonti rinnovabili. L’attesa ripresa economica degli Stati Uniti dovrebbe favorire le Fer mentre, al contrario, le difficoltà economiche di questi tempi dell’eurozona hanno spinto la Iea a modificare al ribasso le prospettive per il vecchio continente. Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, le previsioni del report sono in chiaroscuro: senza dubbio l’indebolimento della nostra economia e le difficoltà di accesso al credito freneranno la crescita delle fonti pulite nel nostro Paese che, infatti, non è considerato

dalla Iea come uno dei mercati principali. Altre difficoltà sono rappresentate dall’eccesso di capacità produttiva che ormai caratterizza l’intero sistema elettrico nazionale, nonché dalla necessità di ammodernare le reti di trasmissione. D’altra parte, però, l’aumentata competitività di alcune fonti (il solare in particolare dovrebbe raggiungere la tanto attesa grid parity) e gli obiettivi europei in materia, dovrebbero comunque spingere il comparto. La produzione di energia verde italiana dovrebbe così crescere di circa 34 TWh nei prossimi 6 anni, raggiungendo quasi i 120 TWh nel 2017, in evidente progresso rispetto agli 85 TWh di fine 2011. Il contributo della principale fonte, il grande idroelettrico, resterà sostanzialmente stabile, mentre il solare conoscerà un ulteriore boom, aumentando da 10 a circa 30 TWh la propria produzione energetica. Aumenti meno consistenti ma comunque importanti

1.840TWh ▶ La crescita di produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel periodo 2011-2017


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Tekneco Numero 09 | 2012

www.iea.org Il sito dell’Agenzia internazionale per l’energia

Il futuro delle energie pulite Produzione mondiale di elettricità da fonti rinnovabili Idroelettrico Biomassa Eolico FV a concentrazione Geotermico

Fotovoltaico

TWh

Capacità mondiale di elettricità da fonti rinnovabili Idroelettrico Biomassa Eolico FV a concentrazione Geotermico

Fotovoltaico

GW

Fonte: Medium-term Renewable Energy Market Report 2012, OECD/IEA

per eolico e bioenergie, mentre resterà inal- l’energia eolica dovrebbe crescere in media terato il contributo del geotermico. Questi di 100 TWh per anno (+15,6%), in buona minumeri, tra l’altro, permetterebbero all’Italia sura (90%) per gli impianti a terra, che audi superare notevolmente i target europei in menteranno la propria capacità da 230 GW materia di rinnovabili, almeno per quanto a oltre 460 GW. Anche in questo caso la Cina dovrebbe svolgere un ruolo predominanriguarda la parte elettrica. Ritornando all’analisi globale della Iea, te, aggiungendo 104 GW nel periodo 2011-17. il report mette in luce la rinnovata vitali- L’energia del vento onshore è vista dalla Iea tà dell’idroelettrico tradizionale, anche in come una tecnologia matura, sempre più competitiva con le questo caso per efalternative convenfetto degli investi- Senza dubbio l’indebolimento della nostra zionali. Più ridotta, menti dei Paesi in economia e le difficoltà di accesso al credito nello stesso periovia di sviluppo: que- freneranno la crescita delle fonti pulite nel do preso in esame, sta fonte, secondo nostro Paese che, infatti, non è considerato dalla Iea come uno dei mercati principali la crescita dell’eolila Iea, vedrà mediaco offshore, destinamente 120 TWh di produzione aggiuntiva annua e manterrà to a esplodere probabilmente più nel lungo così un ruolo predominante nel mix elet- periodo. La capacità installata dovrebbe cotrico verde dei prossimi anni, generando il munque passare dai soli 4 GW del 2011 ai 26 70% circa di tutta l’elettricità rinnovabile nel GW del 2017, sostenuta da generosi incentimondo, un dato comunque in diminuzione vi. In seconda posizione le bioenergie, che rispetto al 2011 per effetto del grande svilup- dovrebbero rappresentare l’8,3% della propo atteso per le vere e proprie energie alter- duzione elettrica rinnovabile nel 2017. La native. Tra queste, il ruolo di protagonista generazione di energia da bioenergia, che spetterà all’energia eolica (onshore e offsho- comprende biomassa solida, biogas, biocomre), che dovrebbe fornire il maggiore con- bustibili liquidi e rinnovabili, rifiuti urbatributo al mercato globale della produzio- ni, aumenterà in media di 37 TWh all’anno ne rinnovabile di energia elettrica nel 2017, (+9,6%), portando la capacità installata dai con una percentuale del 16,7%. Nel 2011-17, 70 GW del 2011 ai 119 GW del 2017. Soltanto

in terza piazza, e molto distaccate, le diverse tecnologie per la produzione di energia dal solare, che dovrebbero fornire un contributo del 4,9% per la produzione da fonti rinnovabili. Ovviamente la parte del leone spetterà al fotovoltaico, la cui produzione dovrebbe crescere in media del 35 TWh all’anno (27,4%) e la capacità aumentare dai 70 GW del 2011 a ben 230 GW nel 2017. Questo sviluppo dovrebbe essere guidato da Cina (32 GW), Stati Uniti (21 GW), Germania (20 GW), Giappone (20 GW) e Italia (11 GW). Molto più ridotti, invece, i numeri del solare a concentrazione, che dovrebbe comunque passare dai 2 GW di capacità totale nel 2011 agli 11 GW nel 2017. L’energia elettrica da fonti geotermiche, infine, rimarrà una piccola nicchia nella produzione da fonti rinnovabili, con una quota dell’1,4%, anche se è prevista in crescita costante nel medio periodo. ◆

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Primo piano

Smart non è solo uno slogan: un piano sostenibile per le città La via dell’edilizia sembra tracciata. Riqualificazione e manutenzione dell’esistente saranno le attività di punta, che secondo il Cresme creeranno nuova economia

foto: emmajc, flickr


di Sergio Ferraris

«S

erve un cambiamento subito, il rigore non basta e il nostro settore è allo stremo. Il Piano per la riqualificazione delle città che proponiamo è un’opportunità di crescita e di sviluppo che non va sprecata». Questo l’appello del presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), Paolo Buzzetti, lanciato qualche tempo fa durante un appuntamento a Roma che rappresenta un punto di svolta nella politica della più grande, e potente, associazione del settore edilizio che dopo aver chiesto a gran voce negli anni passati l’aumento delle possibilità di realizzazione di nuova edilizia privata, poi lo sviluppo di quella residenziale pubblica, una mosca bianca in Italia viste le scarsissime realizzazioni degli ultimi decenni, in seguito l’incremento delle grandi opere, ora chiede a gran voce una svolta per ciò che riguarda la riqualificazione che è stata per così dire “messa a punto” in un documento redatto dall’Ance e dal Censis dal titolo significativo: Un piano per le città. Trasformazione urbana e sviluppo sostenibile. L’obiettivo dell’Ance in questo quadro di crisi congiunturale è chiaro: il patrimonio edilizio esistente è una «risorsa da mettere in gioco». Un obiettivo non semplice da realizzare vista la grande frammentazione del patrimonio edilizio italiano, 59,1 milioni di unità immobiliari censite al catasto, che appartengono per la stragrande maggioranza, l’81%, a persone fisiche, quindi alle famiglie. Si tratta di un valore di circa 4.800 miliardi di euro che però sono caratterizzati da un alto tasso d’immobilizzo, visto che la permanenza delle famiglie nello stesso appartamento è in media di 24 anni, cosa che dal punto di vista della dinamicità del mercato immobiliare rappresenta di sicuro uno svantaggio, mentre per il settore della ristrutturazione e del miglioramento della qualità edilizia è, come vedremo, un plus. Prova di ciò la si trova nei risultati dell’incentivazione del 55% che nei suoi quattro anni di vita (2007-2010) ha visto un risparmio energetico di 5.204 GWh/anno dei quali ben 4.300 hanno riguardato interventi come la sostituzione


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Primo piano

I cicli edilizi: investimenti in costruzioni a valori reali dal 1951 al 2015* (dato Istat 1995=100) 160 140

Serie ISTAT

1° Ciclo 15 anni

Serie ISTAT post revisione

2° Ciclo 7 anni

3° Ciclo 5 anni

4° Ciclo 8 anni

Serie CRESME 5° Ciclo 9 anni

Ricostruzione retrospettiva CRESME 6° Ciclo 16 anni

120 100 80 60 40 20 0 1952

1965

1972

1977

1985

1994

2010

2015

Fonte: Previsioni e stime CRESME/Si * Stime dal 1951 al 2011, previsioni dal 2012 al 2015

59,1 mln ▶ Le unità immobiliari censite al catasto in Italia

degli infissi, quella degli scalda acqua elettrici e l’impiego degli impianti di riscaldamento efficienti. In pratica gli italiani hanno scelto, vista anche l’incertezza che anno dopo anno ha contraddistinto questa incentivazione, gli interventi più semplici dal punto di vista tecnologico, e meno onerosi sotto al profilo della spesa. Ma la vera sorpresa da parte di Ance arriva quando nel rapporto si legge che «la compattezza dei tessuti urbani rappresenta ormai una scelta necessaria, dato che le diseconomie della dispersione sono rilevanti sia in termini ambientali, sia di mobilità». In pratica l’associazione dei costruttori sposa l’ipotesi urbanistica delle “città compatte” mentre nella realtà si sta ancora offrendo il modello urbanistico della “città diffusa” e a conferma di ciò basta guardare alle nuove realizzazioni a Roma dove si continuano a costruire nuovi quartieri con l’assenza più totale di qualsiasi infrastruttura per la mobilità sia privata, sia pubblica. E ancora. L’Ance sposa in toto l’incentivazione del 55% chiedendo che si ragioni in futuro in termini di performance, ossia che si fissino le prestazioni minime da conseguire sul patrimonio edilizio esistente. Come si dovrebbero fissare queste performance e in che maniera farle rispettare è ancora un dibattito aperto, ma di sicuro non sarà possibile imporre un obbligo di legge per tutto il patrimonio abitativo privato visto che sarebbe impossibile “mettere sotto controllo” 59

milioni di unità immobiliari quando ancora non si riesce a “mettere il sale sulla coda” a 2,5 milioni di alloggi abusivi. L’unica via quindi appare essere quella di rendere convenienti, sotto al profilo economico, anche le ristrutturazioni energetiche più impegnative, non aumentando però la detrazione del 55% che era al limite della sopportabilità fiscale da parte dell’erario, secondo l’Agenzia delle Entrate, anche se i calcoli dell’Enea circa l’incentivazione sono di una sostanziale parità per lo Stato, poiché la somma “persa” per l’incentivazione veniva compensata totalmente da un maggiore gettito Iva, da un maggiore gettito Irpef e contributivo dovuto all’emersione del “lavoro nero”. Un Plus perso

Il meccanismo per rendere appetibile gli interventi di maggiore spessore economico era stato inserito da Enea nella proposta del 55% Plus redatta dai Tavoli di lavoro 4E (Efficienza Energetica Edifici Esistenti) nella quale era presente l’ecoprestito, un finanziamento agevolato a tasso zero legato al miglioramento della prestazione energetica dell’immobile. Il 55% Plus è stato presentato come lavoro compiuto a Roma il 29 settembre 2011, affermando che il lavoro era completo e la palla era in mano al Ministero dello Sviluppo Economico e da allora se ne sono perse le tracce, nonostante il provvedimento sia stato “adottato”, oltre che da Ance,


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Tekneco Numero 09 | 2012

Il valore della produzione 2011 Miliardi di euro

133,2 (63,4%) Riqualificazione

213

Valore della produzione

138

41

Investimenti

Impianti FER

59,8

78,2

Nuovo

Manutenzione straordinaria

Edilizia residenziale

Edilizia residenziale 24,8

Edilizia non res. privata

44,7

15,7

18.0

Edilizia non res. pubblica

Edilizia non res. pubblica 4,7

Opere del Genio Civile

Edilizia non res. privata

14,6

5,0

10,5

Opere del Genio Civile

Fonte: elaborazione CRESME

anche da Finco Confindustria, l’associazione che riunisce le industrie dei prodotti, degli impianti e dei servizi per le costruzioni. Il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti in realtà non ha recepito nessuna di queste proposte visto che la detrazione per l’efficienza energetica del 55% scende al 50% e quella per le ristrutturazioni ordinarie sale dal 36% al 50%. In pratica visto che la detrazione per l’efficienza energetica per essere valida dovrà avere un’apposita certificazione, che ha un costo, converrà, nell’immediato, eseguire ristrutturazioni “normali” utilizzando materiali efficienti solo in quei rari casi nei quali il prezzo sia pari a quelli di uso comune. E che ci sia bisogno d’innovazione del settore edilizio lo certifica anche il Cresme che nella ricerca “Città, Mercato e Rigenerazione 2012”, promossa da Cnappc e Ance, presentata nell’ambito dell’iniziativa “Ri.U.So. 01” organizzata tra l’altro

da Legambiente, nella quale si sancisce la perdita del primato dell’edilizia come principale elemento propulsivo dell’economia italiana. «Nel 2011 il settore delle fonti rinnovabili è diventato più grande di quello delle nuove costruzioni residenziali, con 39 miliardi di euro di fatturato, contro i 25 di quest’ultimo», afferma il Cresme che successivamente dice «uno degli aspetti cruciali riguarderà il motore della riqualificazione, e la domanda, invece di guardare al nuovo “mette a nuovo il vecchio”». Per il Cresme il futuro è chiaro visto che i consumi energetici e i fattori idrogeologici «rendono necessari massicci interventi di manutenzione sul patrimonio italiano», mentre gli investimenti privati in rinnovo e riqualificazione «hanno risentito in misura minore della crisi rispetto alle nuove costruzioni». Il giro d’affari della manutenzione e riqualificazione edilizia è addirittura lievemente aumentato nel 2011 e «trainerà il settore nel

34

Manutenz. ordinaria


10

foto: stefan bauckmeier, flickr

Primo piano

periodo 2012-2015», concludono dal Cresme. Il tutto senza contare che in questo nuovo quadro crescono i nuovi materiali e quelli tradizionali che trovano un nuovo ruolo nella bioediliza, mentre l’impiantistica aumenta la sua importanza, il tutto con la nascita di nuovi settori, come per esempio il solare o la domotica per il controllo energetico, che prima non esistevano. Il tutto mentre nel frattempo il settore dell’edilizia tradizionale “arranca”. Stiamo assistendo quindi non a una fase discendente nell’andamento ciclico tipico del settore edile, ma a una sua radicale trasformazione che ha anche un risvolto occupazionale pesante. Tra il 2008 e il 2011 secondo l’Istat sono usciti dal settore delle costruzioni oltre 110 mila addetti e nello stesso periodo le ore di cassa integrazione sono aumentate del 131%. Famiglie riqualificate

Il giro d’affari della manutenzione e riqualificazione edilizia è addirittura lievemente aumentato nel 2011 e trainerà il settore nel periodo 2012-2015

E la riqualificazione immobiliare, secondo il Cresme, impegnerà risorse sempre maggiori da parte delle famiglie. Vetustà degli immobili e obsolescenza degli impianti saranno i due principali driver visto che il 55% degli edifici in Italia ha più di quaranta anni, percentuale che sale al 70% nei centri di medie dimensioni e al 76% nelle grandi città, ai quali vanno aggiunti la personalizzazione degli immobili appena acquistati, le politiche incentivanti, l’incremento della bolletta energetica e l’aumento dei prezzi delle abitazioni che spesso fanno “ripiegare” sulla ristrutturazione anziché

su un nuovo acquisto. E che l’efficienza energetica possieda un trend di costante crescita lo dimostrano le cifre all’interno del panorama generale della riqualificazione. Nel 2007, infatti, su 40,6 miliardi di euro spesi per la ristrutturazione e manutenzione straordinaria la quota dell’efficientamento energetico era del 25,8% pari a 10,4 miliardi, mentre oggi siamo passati a 44,7 miliardi di euro per ristrutturazione e manutenzione - tre punti di Pil - con l’efficientamento che arriva al 32% ossia 14,3 miliardi di euro, un punto di Pil. Insomma lo scenario dell’efficienza sembra essere positivo, il mercato è avviato e le aziende hanno da tempo investito in materiali eco compatibili, la detrazione del 55% ha avviato la filiera produttiva, ma bisognerà verificare se gli attori del mercato sapranno comunicare in maniera convincente i vantaggi della ristrutturazione energetica coniugandola a un allineamento dei prezzi a quelli dei materiali tradizionali. Certo un 55% più attento alle dinamiche sia di mercato, sia industriali, per alcuni anni, avrebbe aiutato il settore a reggere la crisi con meno incertezze. ◆

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Edilizia Bio Edifici in rosso Legambiente ha fatto le “termografie” agli edifici italiani. Ci sono edifici in Classe A che dovrebbero essere “declassati”

L’importanza della termografia nella diagnosi energetica degli edifici Come funziona questa tecnologia così importante oggi per i nostri immobili?

Certificazione cercasi La “novità della certificazione energetica” ha oltre vent’anni, ma in Italia è ancora una questione complessa

La rivincita del legno Gli italiani abbandonano il mattone. E il legno dopo il secolo del cemento e dell’acciaio ha una nuova vita

Questioni di posa Le migliori tecniche per l’efficienza possono essere vanificate da una posa in opera approssimativa. Serve grande attenzione ai serramenti

PROGETTO Med in Italy, efficienza olimpica L’Italia è in finale, per la prima volta, del Solar Decathlon con un progetto tutto nazionale

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Edilizia Bio

Edifici in rosso Legambiente ha fatto le “termografie” agli edifici italiani. Ci sono edifici in Classe A che dovrebbero essere “declassati” comprese alcune realizzazioni delle “archistar”

di Sergio Ferraris

C

ome si comporta il patrimonio edilizio italiano esistente per quanto riguarda l’efficienza energetica? Questa è la domanda che si è posta Legambiente andando letteralmente a caccia, grazie a una termocamera in grado di rilevare le dispersioni termiche dall’esterno, degli sprechi energetici. Sono stati 200, in 21 città, gli edifici testati sul campo dall’associazione ambientalista che ha pubblicato i risultati dell’indagine in un corposo dossier dal titolo “Tutti in Classe A”. Con la propria indagine Legambiente ha voluto accendere i riflettori sui consumi energetici in edilizia. Un campo i cui numeri sono poco noti, probabilmente perché si tratta di consumi frammentati sul territorio e spalmati su archi temporali molto lunghi e ai quali l’utente finale è ormai abituato. Eppure il settore è importante. Nel decennio appena trascorso l’edilizia ha avuto il trend dei consumi maggiore in assoluto, arrivando a toccare il

53% di quelli elettrici e il 35% di quelli complessivi. Un’importanza che è ben chiara all’Europa che ha messo a punto da tempo una strategia molto aggressiva nei confronti dei consumi energetici nel settore dell’edilizia. Già la direttiva 2002/91/CE ha introdotto da tempo l’obbligatorietà della certificazione energetica per gli immobili di nuova costruzione e nella compravendita di quelli esistenti, ma con la nuova direttiva 2010/31/ CE Bruxelles si spinge oltre, imponendo una transazione radicale poiché dal 2019 tutti i nuovi edifici pubblici realizzati negli Stati membri e dal 2021 quelli nuovi privati che dovranno essere a “zero consumo fossile” poiché le uniche fonti ammesse nel bilancio energetico saranno quelle rinnovabili. Si tratta di misure che oltre a diminuire i consumi energetici sono inserite in maniera strutturale nelle misure dell’Unione europea per il contenimento delle emissioni di gas serra.

Costi minimi

«Oggi non esiste alcuna ragione economica o tecnica che possa impedire che tutti i nuovi edifici siano progettati e costruiti per essere in Classe A di certificazione energetica», afferma Legambiente. Ed effettivamente i dati sembrano dare ragione all’associazione ambientalista. Gli extra costi per realizzare un appartamento in classe A sono tra il 5 e il 10% e se consideriamo il fatto che il costo di costruzione è in media di 1.000 euro a metro quadro con l’edilizia tradizionale ecco che ci ritroveremmo a 1.100 euro a metro quadro per un immobile in classe A.

200 ▶ Gli edifici testati da Legambiente in 21 città italiane


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Tekneco Numero 09 | 2012

foto: wonderlens.net, flickr

Uno degli edifici analizzati da Legambiente a Venezia - Isola della Giudecca, Area Ex-Junghans, anno 2002. Le termografie mostrano la presenza di ponti termici in corrispondenza di pilastri e solai d’interpiano (Foto: Legambiente)

Se questo extracosto fosse ribaltato in ma- del rapporto, però, non sono solo quelle di niera secca sul prezzo finale per un appar- “mettere in croce” gli edifici non efficienti, tamento di 100 metri quadri avremmo una ma anche di rendere noto il comportamencifra totale relativa all’efficienza energetica to energetico degli edifici virtuosi, così come di 10.000 euro. Considerando una bolletta quello di quelli più vecchi, ma riqualificati. Fatto quest’ultimo media di 2.000 euro fondamentale visto l’anno per il raffre- Nel decennio appena trascorso l’edilizia che in Italia ormai scamento e riscal- ha avuto il trend dei consumi maggiore in le nuove edificaziodamento per un im- assoluto, arrivando a toccare il 53% di quelli ni rappresentano mobile in classe G e elettrici e il 35% di quelli complessivi. meno del 2% del pache l’importo per un immobile in classe A di pari dimensione può trimonio esistente ogni anno – percentuascendere a 700 euro l’anno, appare chiaro il le destinata a scendere per la crisi e per la fatto che l’ammortamento dell’extracosto sempre maggiore attenzione al consumo del avviene in pochi anni, dopo i quali c’è solo suolo – e sarà questa di sicuro una delle magil risparmio: per decenni. «E a dimostrare, se giori pratiche, per quanto riguarda l’edilizia ce ne fosse ancora bisogno, di come questa nel Bel Paese. «Vogliamo incalzare governo, strada convenga è anche il valore di mercato regioni e comuni affinché accompagnino e l’appetibilità di tali abitazioni – prosegue con regole chiare e controlli la riqualificaLegambiente –. E per questo ha senso denun- zione energetica del patrimonio edilizio – ciare i troppi edifici che continuano a esse- spiega Edoardo Zanchini, vice presidente di re progettati e costruiti male». Le intenzioni Legambiente –. Dopo i ritardi e gli ostacoli

posti nei confronti della certificazione degli edifici ora si deve cambiare passo. Occorrono controlli veri e indipendenti sugli edifici, e si devono aumentare progressivamente le prestazioni energetiche e il contributo delle fonti rinnovabili, perché è possibile ridurre fino ad azzerare i consumi delle case in cui viviamo. Scegliere questa strada è la migliore risposta alla crisi economica e per rilanciare il settore delle costruzioni e una battaglia nell’interesse dei cittadini che hanno il diritto di abitare in case a bollette zero». Osservazione ampia

L’analisi termografica fatta da Legambiente ha riguardato sia gli edifici costruiti nel dopoguerra, sia altri più recenti, ma sono stati messi “sotto torchio” anche quelli certificati di Classe A e quelli ristrutturati. Sono stati analizzati 91 edifici costruiti dal 2000 in avanti, anno dopo il quale la normativa europea aveva già prodotto tutti gli elementi


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Edilizia Bio

foto: tom&oliver, flickr

Anche gli edifici progettati da Studio Gregotti e Associati alla Bicocca di Milano sono stati oggetto d’indagine (Foto: Legambiente)

necessari in materia di efficienza ener- che si promuovono come “biocase” o a basso getica. E il risultato non è stato confortan- consumo energetico. La conseguenza è che te. Quasi tutti questi immobili sono «nuovi si hanno temperature più elevate del dovuto già vecchi» e hanno problemi evidenti, si d’estate e più fredde d’inverno, con disagio legge nel rapporto. Gli stabili di Villaggio e bollette più care», afferma Legambiente. Ciò conferma il fatOlimpico di Torino, to che a buone predella Giudecca a Le 89 termografie realizzate su questa stazioni energeVenezia, della pe- tipologia di edifici hanno evidenziato tiche corrisponde riferia di Bari, del difetti di dispersione energetica che erano non solo una buona complesso Porta prevedibili in immobili costruiti spesso di fretta, con materiali scadenti e poca scelta dei materiali, Nuova di Pescara attenzione al risparmio energetico ma anche una buoe del quartiere na posa in opera che Bufalotta a Roma «ravvisano problemi di elementi disper- non crei, nonostante i materiali, dispersioni denti, con distribuzione delle temperatu- e ponti termici. É necessario, quindi, certifire superficiali estremamente eterogenee». care l’effettiva classe energetica non solo in Ma non solo, «ciò succede anche per edifici base ai materiali impiegati e alle tecniche

adottate, ma con una vera prova sul campo. Ma la Classe A ha anche molti ottimi esempi. Il Kondominium Rosenbach a Bolzano, gli immobili in via cittadella a Firenze, in via Lumignacco a Udine o in località Fontana a Perugia, mostrano un comportamento omogeneo delle facciate e l’assenza di ponti termici significativi, mentre negli stessi sono sfruttati sia l’esposizione dell’edificio, sia i materiali delle diverse facciate, per sfruttare al meglio la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento invernale. Stelle poco efficienti

Ma la vera sorpresa arriva dagli edifici progettati da architetti di fama internazionale,


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www.legambiente.it/contenuti/dossier/tutti-classe-A Questo è l’indirizzo dove è possibile scaricare il rapporto integrale di Legambiente “Tutti in Classe A”

Poche le Regioni virtuose

La pagella degli Enti Locali

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Il rapporto “Tutti in Classe A” presenta anche una pagella delle Regioni italiane in materia di efficienza energetica. Sono promosse le Province di Trento e Bolzano, Piemonte e Lombardia che hanno anticipato il recepimento delle direttive europee e stabilito controlli e sanzioni per la certificazione, mentre tutte le altre Regioni presentano buchi normativi, sanzioni inadeguate, controlli assenti o a campione. legenda

Promosse Promosse con crediti da recuperare Bocciate per lacune normative Bocciate per incompletezza e inadeguatezza Regione

Pr. Bolzano Pr. Trento Lombardia Piemonte Emilia-Romagna Puglia Liguria Valle d’Aosta Lazio Umbria Friuli Venezia Giulia Toscana Marche Basilicata Calabria Campania Molise Sardegna Sicilia Veneto Abruzzo Fonte: Legambiente

• Sì • No

Efficienza energetica

Energie rinnovabili

Certificazione energetica

Controlli e sanzioni

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• • • • a campione a campione

• • • • a campione a campione

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costruiti negli ultimi dieci anni. Le termografie realizzate su edifici costruiti a Milano e Alessandria da Fuksas, Krier e Gregotti, infatti, all’analisi a infrarossi presentano risultati simili a quelli di altri edifici recenti e di firme meno prestigiose, con difetti nelle superfici perimetrali ed elementi disperdenti nelle strutture portanti. «Se in tutti e tre gli edifici analizzati è chiara l’impronta architettonica che si voleva proporre – prosegue Zanchini – è invece da rivedere completamente l’attenzione all’efficienza energetica. Le regole previste dalle direttive europee per l’isolamento degli edifici valgono per tutti, e anche le archistar devono studiare se vogliamo tutti contribuire a migliorare la qualità dell’edilizia italiana». Ma il vero campo d’intervento è quello degli edifici costruiti nel secondo dopoguerra nei quali vivono la maggior parte degli italiani. Le 89 termografie realizzate su questa tipologia di edifici hanno evidenziato difetti di dispersione energetica che erano prevedibili in immobili costruiti spesso di fretta, con materiali scadenti e poca attenzione al risparmio energetico. Ma a dimostrare che migliorare le condizioni di queste abitazioni è possibile sono le termografie effettuate su edifici di Pescara, Firenze e Pesaro nei quali sono stati realizzati azioni di isolamento attraverso il più raro, e costoso, tra gli interventi: il cappotto termico. Quest’ultimo dato è a riprova del fatto che il vero, ed enorme, mercato dell’efficienza energetica edilizia sarà quello della riqualificazione dell’esistente, che però per svilupparsi in maniera adeguata necessita di una maturità degli operatori nella proposta, di una solida comunicazione che convinca gli utenti finali e di alcuni anni ancora d’incentivi, come il 55%, che accompagnino la trasformazione sia della domanda, sia dell’offerta. Se si verificheranno queste condizioni tra qualche anno potremmo ritrovarci con un patrimonio edilizio meno energivoro, con indubbi vantaggi sulla capacità di spesa delle famiglie, ma anche con un’industria manifatturiera in grado di competere nella fornitura di materiale per l’ecoefficienza a livello mondiale. Insomma da qualsiasi lato lo si guardi lo sviluppo del settore dell’efficienza energetica nell’edilizia offre benefici, non solo alla bolletta degli utenti e all’ambiente, ma anche al sistema Paese. ◆

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Edilizia Bio

L’importanza della termografia nella diagnosi energetica degli edifici

Come funziona questa tecnologia così importante oggi per conoscere e classificare i nostri immobili? Fino a qualche anno fa ci si arrangiava con termometri a infrarosso, ma l’attuale uso delle telecamere consente una mappatura più estesa e completa con un grado molto maggiore di accuratezza

di Gianfranco Marino Consulente energetico CasaClima

L

a termografia ad infrarossi (IR) è una tecnica di indagine non distruttiva in grado di determinare le temperature di una superficie attraverso la misura della radiazione infrarossa emessa. La mappa delle temperature viene visualizzata direttamente sullo schermo di una termocamera. Alla radianza (luminosità) di ogni pixel è associato il valore di temperatura corrispondente al punto del corpo esaminato. Il termogramma, quindi, è una rappresentazione verosimile dell’oggetto indagato, dove si riconoscono proporzioni e forma. Perché utilizzare una termocamera? Fino a qualche tempo fa si è utilizzato prevalentemente termometri ad infrarosso questa metodologia è affidabile ed utile per misurare singoli punti di temperatura ma, quando si devono rilevare aree o componenti di grandi dimensioni, i tempi aumentano ed è possibile lasciarsi sfuggire alcune aree. Con la termocamera è come se utilizzassimo contemporaneamente decine di migliaia di termometri ad infrarossi grazie alla risoluzione del sensore. Per tali motivi la termografia ha quali principali vantaggi l’assoluta non invasività della prova con la possibilità di ripetere le

misure nel tempo e verificare i mutamenti al cambiare delle condizioni. Ciò consente di limitare drasticamente il numero di saggi distruttivi e di individuare a campione con l’IRT (immagine infrarosso termico) i punti significativi per il saggio. È possibile effettuare un rilievo termografico senza la necessità di utilizzare ponteggi o sistemi di elevazione con estrema rapidità di esecuzione delle prove. Ancora, l’analisi di vaste aree in poco tempo consente nessuna interruzione delle normali attività svolte all’interno dell’edificio (ad es. il ciclo produttivo di una fabbrica o di un impianto). È importante poter individuare problematiche connesse all’edificio in modo semplice, rapido e accurato, utilizzando un termometro a contatto è facile non accorgersi di un problema critico in un edificio. L’utilizzo di una termocamera offre invece un quadro completo della situazione e la possibilità di realizzarne un rapporto diagnostico dettagliato. Ciò consente al professionista di operare mediante ispezioni più facili da effettuare con la possibilità di individuare problemi non rilevabili normalmente tramite l’ispezione visiva, mediante l’identificazione di carenze senza distruggere la struttura e


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La mappa viene visualizzata direttamente sullo schermo di una termocamera. Alla radianza di ogni pixel viene associato il valore di temperatura corrispondente al punto del corpo esaminato. (Foto: www.microgeo.it)

Alcune termocamere permettono di sedocumentandone le criticità rilevate tramite la elaborazione di report specifici (metodo lezionare l’intervallo di temperature più opportuno a seconda dell’applicazione non distruttivo). Le caratteristiche principali di una termo- desiderata. Le applicazioni relative al settore edilicamera sono dovute alla qualità del sensore del dispositivo che trasforma la radiazione zio consentono di individuare una serie di infrarossa in impulso elettrico, ciò determi- problematiche, tipo la presenza di: umidità, na la risoluzione della termocamera, ovvero ponti termici, infiltrazione d’aria (serramenla dimensione reale di un pixel ad una certa ti), problemi connessi all’isolamento termico, infiltrazioni d’acqua sui tetti, tubazioni distanza. La sensibilità del dispositivo rappresenta non isolate, ventilazione e riscaldamento, riinvece una differenza minima di temperatu- scaldamenti a pavimento, uscite di ventilara rilevabile dalla termocamera. Una soglia zione. Inoltre: evidenziare lacune nei quadri di sensibilità molto bassa permette di rile- elettrici e nei componenti idraulici, piuttosto che analizzare le vare anche minime differenze di tem- L’utilizzo di una termocamera offre un quadro dispersioni termiche, individuare una peratura, garanten- completo della situazione e la possibilità tessitura muraria, lo do l’individuazione di realizzare un rapporto diagnostico stato degli intonaci di stati di degrado dettagliato. o verificare lo stato anche non in fase avanzata o di differenti materiali presenti di aderenza dei rivestimenti ceramici. Un’altra interessante applicazione della nella struttura (ad es. infiltrazione d’acqua, termografia è quella volta al settore del reumidità di risalita, tessitura muraria). L’intervallo di misura descrive il valore stauro dei beni culturali. La visualizzazione massimo e minimo di temperatura misura- della tessitura muraria sotto l’intonaco conbili. Un valore elevato di temperatura mas- sente di intervenire in punti specifici evitansima (500/1000/1500°C) permette di operare do il danneggiamento di strutture nascoste. Per quanto concerne, invece, la possibilinon solo in ambito edile, ma anche nel settà di effettuare CTU (Consulenze Tecniche tore industriale.

d’Ufficio) per conto dell’Amministrazione Giudiziaria é necessario effettuare un corso che consenta l’abilitazione di Operatore Termografico di 2° livello in conformità alle norme UNI EN 473 e ISO 9712. L’obiettivo principale di un Corso di Termografia di 2° livello é quello di preparare professionisti operanti nel settore edile, industriale e dei beni culturali ad ottenere corrette misure per procedere poi ad una giusta interpretazione e valutazione del dato termografico. Questi corsi insegnano la metodologia necessaria per immagazzinare dati ed immagini di qualità, ottenendo misure precise di temperatura che tengano in considerazione i parametri che possono influenzare il risultato (ad esempio la distanza e l’emissività).◆

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Edilizia Bio

Certificazione cercasi di Sergio Ferraris

Una targa Casaclima (Foto: Alessandro Bucci)

La “novità della certificazione energetica” ha oltre venti anni, ma in Italia è ancora una questione molto complessa

L

a certificazione energetica degli immobili è una sfida complessa, perché è complessa la struttura dei consumi d’energia che “ruotano” attorno e all’interno degli stessi e la normativa che vi si è creata attorno. La cosa si complica ancora di più se consideriamo il fatto che da un lato negli edifici si stanno inserendo elementi di novità, come i sistemi a fonti rinnovabili, mentre dall’altro l’effettiva resa complessiva sotto al profilo energetico dell’edificio dipende dalla qualità dei materiali e dalla messa in opera degli stessi, due aspetti che da sempre in edilizia rappresentano questioni con molte ombre. In questo panorama l’aspetto della certificazione, ossia la validazione “oggettiva” delle prestazioni energetiche è abbastanza complicata. Se da un lato, infatti, tutta la questione è definita dal Decreto Legislativo del 19 agosto 2005 che recepisce la direttiva 2002/91/ CE dall’altro esiste una serie corposa di

aggiornamenti, come il Decreto Legislativo 115/2008 che recepisce la direttiva 2006/32/ CE, fissando una riduzione dei consumi energetici nostrani del 9%. Valore quest’ultimo necessario in un contesto più allargato come quello europeo, dove Bruxelles ha fissato degli obiettivi vincolanti, sia per la riduzione dei consumi energetici, sia per la diminuzione delle emissioni dei gas serra. A tutto ciò si aggiunge il rapporto, spesso problematico, sia con la normativa comunitaria - con varie affermazioni della Corte di giustizia della Comunità europea che ha sempre ribadito il fatto che la legislazione nazionale non può porsi in contrasto con quella europea - sia con quella delle regioni poiché a loro spetta la competenza legislativa in materia, in base all’articolo 117, comma 3 della Costituzione il quale delinea la «produzione, trasporto e distribuzione dell’energia» come materia “concorrente” tra le Regioni e lo Stato. In sintesi nelle

competenze dello Stato dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, rientrare l’emanazione di leggi che disciplinino i contratti di connessione energetica che necessitano di certificazioni, mentre le Regioni hanno il “potere” sia di stabilire in che casi c’è l’obbligo di certificazione, sia la determinazione dei requisiti necessari per l’attestato di certificazione e infine la definizione di coloro che sono abilitati a rilasciare il documento che ora è obbligatorio per tutti gli atti, come affitto, compravendita e accesso all’incentivazione fiscale del 55%, degli immobili e ha dieci anni di validità. Nelle regioni che non

85% ▶ degli edifici in Itaila sono stati realizzati prima del 1991 e senza alcuna certificazione


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www.agenziacasaclima.it Il sito dell’Agenzia CasaClima

Il consumo energetico Il consumo energetico Le classi in Europa nelle abitazioni kWh/mq/anno Terziario 12%

Trasporti 31%

Cucina 7%

Riscaldamento 57%

Elettrodomestici 11%

Classe energetica G

160

Industria 28%

Settore residenziale 29%

Classe energetica F

Produzione di acqua calda 25%

Fonte: Iefe, Bocconi

120 Classe energetica E

hanno ancora legiferato in materia è valida la legislazione nazionale e in particolare il Certificato energetico deve essere redatto in conformità alle Linee Guida, presenti del decreto ministeriale del 26 giugno 2009. Obbiettivi pregiati

Gli obiettivi generali che si è posto il legislatore sono quelli di migliorare il mercato immobiliare fornendo a locatari e acquirenti un quadro chiaro circa i consumi, e le spese, legate all’utilizzo dell’energia; rendere edotti i proprietari circa le potenzialità “commerciali”, con un aumento del prezzo di vendita, di azioni di miglioramento energetico; migliorare la qualità dell’offerta da parte di costruttori e progettisti. Tutti obiettivi che passano attraverso la certificazione, che rappresenta il documento “oggettivo” che rende noti interventi o qualità costruttive, nascoste a un’osservazione parziale degli immobili come quella che si svolge durante una visita di un appartamento per una compravendita o una locazione. Oggi l’etichetta energetica degli immobili è composta da otto classi con consumi energetici che vanno da meno di 15kW/h per metro quadro ogni anno a più di 160 kWh per metro quadro ogni anno. La prima classe, quella riferita alla “Casa passiva” potrebbe indurre in qualche equivoco visto che si parla di consumi di meno di 15kW/h per metro quadro quando in realtà la definizione stessa di questo tipo di casa dichiara la possibilità di produrre più energia di quanto consumi. In questa classe energetica, infatti, è molto semplice, adottando soluzioni tecniche, anche nelle ristrutturazioni e applicando le

fonti rinnovabili, avere un bilancio energetico “passivo” e iniziano ad esserci casi nei quali alcuni professionisti stanno imboccando la via della ristrutturazione “radicale” di edifici con oltre cinquanta anni di vita, facendoli arrivare al traguardo della casa passiva. Si tratta di casi che potremmo definire di studio, ma che danno l’idea delle potenzialità di tecniche e tecnologie disponibili oggi per l’efficienza energetica. La realtà, però, è diversa dai casi di studio e dalle buone pratiche. In Italia da stime del Cresme sul patrimonio immobiliare nostrano emerge che l’85% degli edifici sono stati realizzati prima del 1991 e quindi senza alcuna certificazione per quanto riguarda i consumi energetici. Per quanto riguarda i vantaggi derivati dalla riqualificazione certificata l’Ance ha calcolato che con una ristrutturazione che preveda la sostituzione degli infissi e la realizzazione di un cappotto, del costo di circa 90 euro per metro quadro, si ottiene un risparmio energetico del 25%, cosa che, una volta certificata produce una rivalutazione del 10% del prezzo dell’immobile. Però i primi mesi d’obbligatorietà della certificazione energetica, che è bene ricordarlo compie quest’anno ventuno anni visto che è stata introdotta per la prima volta con la legge 10 del 1991, non danno risultati lusinghieri, prima dell’estate solo il 13% degli annunci immobiliari era in regola con la dichiarazione circa la classe energetica degli immobili. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/906

90

Classe energetica D

70 Classe energetica C 50

30 15

Classe energetica B

Classe energetica A Casa Passiva

Tre classi energetiche

Che cos’è CasaClima

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CasaClima è lo standard edilizio voluto dalla Provincia di Bolzano presentato nel 2002 come recepimento “autonomo” della direttiva 2002/91/CE. Il modello CasaClima prevede tre classi energetiche: CLASSE ORO: meno 10 kWh/mq/anno, CLASSE A: meno 30 kWh/mq/anno, CLASSE B: meno 50 kWh/mq/anno. CasaClima prevede che il certificato sia redatto durante tutto l’iter di costruzione da un soggetto indipendente non coinvolto né nella progettazione, né nella costruzione.


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Edilizia Bio

di Sergio Ferraris

La rivincita del legno Il South Pond Pavilion progettato da Studio Gang a Chicago (foto: John Picken, Flickr)

Il legno dopo il secolo del cemento e dell’acciaio ha una nuova vita. Grazie all’ecologia e all’ambiente

G

li italiani amano meno il mattone. Non parliamo della crisi del settore immobiliare che pure si sta manifestando, ma della crescita dell’attenzione verso un materiale da costruzione che sembrava non appartenere più alla nostra cultura fino a poco tempo fa. Il legno. Nel Nord Europa, infatti, le realizzazioni in legno fanno parte della cultura edilizia sia per ragioni storiche, sia per questioni d’approvvigionamento. Nei secoli scorsi, infatti, in quelle zone l’esigenza principale rispetto alle case era quella di favorire la mobilità abitativa di popolazioni principalmente dedite alla caccia, cosa che era consentita dal legno, mentre nelle regioni mediterranee, più stanziali in quanto dedite all’agricoltura, la scelta è stata quella del laterizio.

Nel secolo scorso, inoltre, il miglioramento e l’industrializzazione delle tecniche edilizie ha portato all’abbandono e al declino del legno anche per quelle parti edilizie, come le travature di tetti, pavimenti e soffitti e solo nell’ultimo decennio si è “riscoperto” il legno come elemento fondamentale per il mondo delle costruzioni, grazie alla crescente richiesta di materiali che consentano un maggiore efficientamento energetico degli edifici. E il legno sotto questo punto di vista è un vero protagonista. Questo materiale consente la realizzazione di intercapedini che permettono di limitare l’ingombro delle pareti, liberando così superfici utili, ma anche di soluzioni costruttive le quali consentono una maggiore razionalizzazione sia degli impianti,

sia degli isolamenti. La soluzione dei sistemi a sottostruttura, per esempio, consente la realizzazione di intercapedini utili per i passaggi degli impianti che sono sempre ispezionabili ed eventualmente modificabili, cosa che rende queste soluzioni ottimali anche per l’impiego nel settore del terziario. Si tratta di una soluzione che abbatte notevolmente i tempi di cantierizzazione visto che grazie alla leggerezza degli elementi costruttivi questi possono essere prefabbricati in maniera parziale e poi assemblati sul posto. Altro sistema utilizzabile è quello della prefabbricazione dei pannelli portanti che in questo caso possiedono l’isolamento termico come parte integrante e consentono di superare le rigidità dei sistemi basati sul calcestruzzo. Legno Vs Acciaio

Per quanto riguarda le performance del legno rispetto ai materiali edilizi “tradizionali” il paragone è di sicuro a vantaggio


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Edilizia Bio

Il South Pond Pavilion progettato da Studio Gang a Chicago (foto: John Picken, Flickr)

di quest’ultimo. La trasmittanza termica, per esempio, che è di 5,88 W/(m2K) per una parete esterna di cemento normale di 10 centimetri, valore che scende a 1,06 W/ (m2K) per quanto riguarda una parete di legno massiccio dello stesso spessore, mentre per quanto riguarda la conduttività termica il legno batte il calcestruzzo con 0,040 W(m K) per il legno e 2,000 W(m K) per quanto riguarda quest’ultimo. Altro luogo comune da sfatare è quello delle “scarse” caratteristiche meccaniche del legno utilizzato come elemento strutturale. A fronte di una sua maggiore leggerezza, ha un peso specifico di 500 kg/m3 , contro i 2.000 kg/m3 del cemento armato e i 7.800 kg/m3 dell’acciaio, il legno possiede un’efficienza prestazionale (E/f) per le strutture, pari a quella dell’acciaio. Il legno lamellare, infatti, ha un E/f di 470, contro i 480 dell’acciaio e i 1.250 del calcestruzzo. Ciò spiega perché Renzo Piano abbia utilizzato il legno nella realizzazione della copertura del Parco della Musica a Roma e anche perché questo materiale sia stato impiegato in altre realizzazioni innovative come il nuovo terminal crocieristico di Brindisi e la Nuova Fiera di Rimini. Sul fronte degli incendi il legno utilizzato come elemento strutturale smentisce più di un luogo comune. Durante una prova realizzata nel 2007

in Giappone presso il Building Research Institute di Tsukuba, nell’ambito del progetto SOFIE realizzato dal Cnr Ivalsa, (Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree) è stata effettuata una prova d’incendio su un edificio di tre piani realizzato con pannelli di legno massiccio a strati incrociati. L’incendio, partito da una stanza con un carico d’incendio doppio rispetto a quello possibile in una comune stanza d’albergo, dopo un’ora non solo non aveva intaccato elementi strutturali dell’edificio ma non si era propagato ad altri locali ed è stato semplice estinguerlo con degli idranti, mentre per quanto riguarda i danni si è trattato di deterioramenti facilmente riparabili. Circa la potenzialità del legno sul mercato si deve tenere conto del fatto che, secondo una ricerca effettuata da Promolegno, associazione per la promozione della cultura del legno in Italia voluta dalle associazioni imprenditoriali del settore, ogni dodici edifici costruiti in Italia uno è in legno e si tratta di un trend in crescita. Nel 2005, infatti, le nuove case in legno sono state 1.000, nel 2010 5.000 e dovrebbero salire, secondo le stime, a 7.500 nel 2015. E potenzialmente non si tratta di edilizia “piccola” come quella delle abitazioni singole. «Oggi l’82% degli edifici in legno sono case unifamiliari, ma grazie

agli sviluppi tecnologici - afferma Francesca Carlet, segretario generale di Promolegno questo materiale può conquistare le città, dove si costruisce sempre di più in verticale: al momento è possibile costruire edifici in legno che arrivano fino a nove piani». Ma non c’è solo l’efficientamento energetico a favorire l’introduzione del legno in Italia. A contribuire a ciò c’è anche l’elevata sismicità del nostro Paese. Le realizzazioni in legno ingegnerizzato, come quello lamellare, consentono, infatti, la realizzazione di edifici antisismici in tempi brevi, l’ideale per una ricostruzione rapida e sicura dopo un sisma. Il legno, infatti, ha buona capacità di resistenza sia alla compressione, sia alla trazione è elastico e leggero, tutte caratteristiche che gli consentono un’ottima capacità d’oscillazione, caratteristica essenziale nelle costruzioni antisismiche. Prova di tutto ciò la troviamo nel progetto C.A.S.E (Complessi Antisismici Sostenibili

7.500 ▶ nuove case in legno stimate nel 2015, contro le 5.000 realizzate nel 2010


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Confronto tra diversi isolanti IN ESTATE Spessore (cm) utile di diversi isolanti per raggiungere uno spostamento di fase di 9 ore. (Pacchetto isolamento con perline 20mm)

IN INVERNO Spessore (cm) utile di diversi isolanti per raggiungere un calore-U di 0,4 W/m²K

cm

Poliestere espanso/ estruso

Fibra di legno

Lana di vetro/roccia

26

Poliestere espanso/ estruso

21

Poliuretano Sughero espanso

25

15

Sughero espanso

9

Lana di lino

Poliuretano

24

4 3 7 10

Fibra di legno

9

Lana di lino

9

Fonte: Prolegno, www.prolegno.com

Ecocompatibili) messo in campo all’Aquila, dopo il sisma del 2009, probabilmente con una fretta eccessiva che in molti casi ne ha fatto levitare i prezzi, abbassando la qualità costruttiva, che però ha dimostrato le potenzialità costruttive del legno, sia dal punto di vista dell’edificazione, sia sotto al profilo della semplicità realizzativa, visto che pannelli di legno sono stati realizzati in fabbrica, arrivando in cantiere pronti per essere montati a secco. Ciclo di vita

Infine, ma non per questo meno importante, c’è la sostenibilità complessiva del Ciclo di vita (Lca) del legno che è stato descritto in maniera esaustiva da uno studio fatto dall’’American Hardwood Export Council (AHEC) l’associazione degli esportatori statunitensi di segati e tranciati di latifoglie che ha affidato l’indagine a PE International, società indipendente specializzata nell’analisi Lca. Lo studio ha rilevato un basso impatto ambientale per quanto riguarda la variazione d’uso del suolo, le risorse idriche, la tossicità e la biodiversità, con un vantaggio netto per quest’ultima. Il fatto di “riconvertire” suoli commerciali all’utilizzo forestale, infatti, migliora la biodiversità, la qualità del suolo e più in generale il sistema ecologico.

Il legno ha la sua certificazione

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cm

Lana di vetro/roccia

Cos’è “Arca”

Per quanto riguarda il ciclo del carbonio, che nel caso delle latifoglie statunitensi è circa il 50% della massa legnosa, le analisi hanno dimostrato che la quantità di carbonio “sequestrato” dal legno è sempre superiore alle emissioni immesse in atmosfera da tutte le fasi della lavorazione, fino all’immissione sul mercato internazionale compresa, punto nel quale l’analisi di Pe International si ferma, visto che oltre a questa fase i produttori non conoscono come il loro prodotto sia utilizzato. Si tratta di una ricerca importante per chiunque voglia valutare l’Lca di un prodotto finito, visto che una delle fasi più complicate, come quella legata alla realizzazione della materia prima, è già disponibile. ◆

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A inizio 2012 è partita la certificazione per l’edilizia in legno ‘Arca’ (ARchitettura Comfort Ambiente, primo esempio nel nostro Paese di certificazione specifica per l’edilizia in legno). Odatech, l’Organismo d’abilitazione e certificazione di Habitech, Distretto Tecnologico Trentino, ha sottoscritto per fare ciò un accordo con Icmq, Bureau Veritas e Tuv Italia. Nella fase di realizzazione degli edifici, ovvero di cantiere, Odatech incarica organismi di prova per effettuare i test in opera, come il test acustico e il blower door test, garantendo così la certificazione da organismi indipendenti. Il regolamento tecnico è stato sviluppato da un gruppo di tecnici esperti nel settore e provenienti da imprese private e da agenzie pubbliche e il lavoro è stato supervisionato da un comitato scientifico composto da ricercatori e docenti universitari del Cnr Ivalsa e dell’Università di Trento. L’obiettivo della certificazione è quello d’innalzare la qualità edilizia nel nostro Paese in settore in crescita. Il primo debutto della certificazione è avvenuto con il padiglione polifunzionale che ha rappresentato l’Italia a Floriade 2012, l’esposizione internazionale dedicata a floricoltura, orticoltura e sostenibilità ambientale che si è tenuta in Olanda, a Venlo. L’edificio, di 315 metri quadrati, realizzato da Ille Prefabbricati, partner fondatore di Arca, si è sviluppato su due piani con copertura a falda unica ed è realizzato con la tecnica della prefabbricazione a pannello massiccio in legno a fibre incrociate tipo X-Lam e con un rivestimento esterno ventilato a doghe orizzontali in legno di larice naturale su strato isolante di fibra minerale


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Edilizia Bio

Questioni di posa Le migliori tecniche per l’efficienza possono essere vanificate da una posa in opera approssimativa

di Sergio Ferraris

L’

aumento dell’efficienza energetica negli edifici ha aperto dei nuovi scenari e dei nuovi problemi nell’edilizia, legati sia all’ottenimento dei risultati in termini di minori consumi, sia alla qualità degli interventi. Se da un lato, infatti, notiamo un sempre maggiore affinarsi delle tecnologie e dei materiali a monte dei cantieri, dall’altro si iniziano a riscontrare problemi sulla qualità energetica sulle opere finite. Un esempio per tutti sono le opere di grandi architetti e le realizzazioni recenti che Legambiente ha declassato sul campo attraverso le termografie realizzate nel suo rapporto “Tutti in Classe A” di cui diamo un’ampia panoramica a pagina 12 di questo stesso numero di Tekneco. Gli anelli deboli della catena edilizia oggi riguardo questo aspetto sono la posa in opera, nel caso di ristrutturazione edilizia, o dell’esecuzione dei lavori in caso di una nuova costruzione. E non si tratta di questioni da sottovalutare poiché la creazione di un ponte termico, a causa di una realizzazione non accurata, può inficiare in maniera notevole una progettazione accurata e l’impiego di materiali ad alto contenuto tecnologico, con risultati pratici sul fronte dell’efficienza energetica molto deludenti. Uno di questi casi è la posa in opera del

cappotto termico che se da un lato possiede solo vantaggi per quanto riguarda le caratteristiche energetiche, dall’altro ha un unico “Tallone d’Achille”: l’esecuzione dei lavori. La percentuale della superficie d’incollaggio, nel caso di cappotto privo dell’intercapedine d’aria, oppure l’utilizzo di un numero adeguato di tasselli nel caso di fissaggio meccanico e il riempimento accurato delle cavità con materiale isolante sono alcuni dei casi che devono essere attentamente controllati durante la posa in opera, poiché a lavori finiti rimane solo la verifica termografica e se i risultati dovessero essere deludenti, riaprire il cantiere per correggere i difetti potrebbe essere molto oneroso. E non ci si può nascondere dietro alla mancanza d’informazione poiché ormai si è usciti dalla fase pionieristica dell’efficienza, i materiali sono accompagnati da dettagliate schede tecniche ed esistono precisi protocolli per la posa in opera a regola d’arte. Per queste ragioni le uniche questioni che possono “giustificare” una cattiva posa in opera sono la riduzione dei tempi di cantiere, con i conseguenti “risparmi” sulla mano d’opera. Efficienza delle facciate

E i serramenti in questo quadro giocano un ruolo chiave, in quanto sono il punto debole

della catena dell’isolamento, in grado, se non ben realizzati e altrettanto ben installati, di far abbassare drasticamente le prestazioni del sistema edificio. L’infisso, anche se di ottima qualità, nel caso la posa sia approssimativa, può influire in maniera pesante sulle prestazioni energetiche. È necessario che siano rispettate le compatibilità tra il serramento e il vano murario destinato a ospitarlo sul fronte geometrico, nel quale si definiscono le tolleranze dimensionali, così come bisogna tenere in grande conto l’aspetto meccanico, che è relativo alle sollecitazioni del vano murario e del serramento e infine bisogna fare attenzione al fronte chimicofisico nel quale bisogna tenere conto delle interazioni tra i diversi elementi. Il controtelaio, infine, è un altro degli aspetti critici, poiché visto che la sua stessa natura è quelle di compensare le irregolarità della muratura, se non è posato in maniera più che corretta può essere fonte di dispersioni termiche anche gravi, come quelle legate alle


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foto: tina li, flickr

Tekneco Numero 09 | 2012

6 cose da tenere a mente

Criticità

_

I punti critici della posa dei serramenti sono: 1. resistenza meccanica 2. stabilità alle sollecitazioni ambientali 3. tenuta all’acqua 4. tenuta all’aria 5. assenza di ponti termici e acustici 6. compatibilità materica

infiltrazioni d’aria. E il suo posizionamento è importante perché in base alla posizione è possibile conoscere le prestazioni termiche, poiché l’attacco del serramento porta a una distorsione delle linee (isoterme) che collegano i punti caratterizzati da una temperatura costante. «Tutti gli investimenti fatti sul serramento si devono tradurre in benefici nella facciata. - l’ing. Antonio D’Albo direttore tecnico dei laboratori del Consorzio Nazionale dei Serramentisti LEGNOLEGNO - Ossia tutto il lavoro non si deve disperdere a causa di errori effettuati in cantiere. Si tratta di una diversa visione da parte dei produttori che se da un lato hanno lavorato molto a livello di ricerca e sviluppo sul serramento, non hanno fatto un lavoro simile sul serramento posato. È necessario fare delle pressioni sui serramentisti affinché si proceda anche in questa direzione e far in modo che ciò si ribalti, da un lato in formazione verso il posatore, dall’altro in esperienza progettuale, per

arrivare a un’elevazione delle competenze». La posa non possiede a oggi una certificazione specifica, poiché non esistono delle regole fisse, quindi si deve parlare di qualificazione volontaria che viene promossa dalle norme in vigore. Secondo il consorzio progettando il giunto e collaudandolo in laboratorio, nonché mettendo in opera il serramento con posatori qualificati e alla fine verificando in cantiere con prove specifiche, i problemi dovrebbero essere limitati. E agendo così si acquisisce il know how per risolvere eventuali problemi. Per ottenere buoni risultati, quindi, non sono sufficienti i materiali. È necessario verificare il dettaglio e l’accuratezza della posa dell’infisso anche con una discussione costruttiva con l’impresa edile e con gli artigiani. Oltre a ciò è essenziale procedere a delle prove e delle verifiche di cantiere che diventeranno sempre più importanti diventando la leva del mercato. In Germania, per esempio, in assenza di prove che certifichino

le caratteristiche degli edifici sempre più spesso gli acquirenti rinunciano all’acquisto dell’immobile, segno del fatto che le questioni energetiche degli immobili diventeranno sempre più importanti. Il mercato della sostenibilità che nei prossimi quattro anni aumenterà a un ritmo del 6% annuo, per poi aumentare ulteriormente dopo il 2016, oggi è appena all’inizio e selezionerà, nel tempo, operatori e prodotti. Ma non solo. La casa passiva potrebbe trasformarsi a breve in un asset finanziario appetibile per gli istituti bancari, visto che i rendimenti potrebbero aggirarsi a circa l’11% annuo. ◆

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Bella ed efficiente. E anche un po’ fantasiosa. Così si è presentata MED in Italy Solar Decathlon di Madrid


Progetto

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Tekneco Numero 09 | 2012

Med in Italy, efficienza olimpica studio: Università degli studi di Roma TRE, Sapienza Università di Roma, Libera Università di Bolzano, Fraunhofer Italia e Accademia di costume e moda di Roma

L’Italia è salita sul podio, per la prima volta, per la prima volta, del Solar Decathlon con un progetto tutto made o “Med” in Italy

I dati del progetto

SPAGNA

di Sergio Ferraris

Madrid

L’Italia si è qualificata, per la prima volta, ad Europe 2012, le Olimpiadi dell’architettura a emissioni zero, volute dal Dipartimento dell’Energia statunitense e giunte alla decima edizione che si svolge a Madrid. MED in Italy, questo il nome dell’abitazione, è una casa ecologica, che produce l’energia necessaria ricavandola dal sole e per essere riscaldata in inverno e raffreddata in estate usa sistemi naturali di scambio termico, consumando solo il 30% d’energia rispetto a un’abitazione tradizionale. L’abitazione è stata ideata e realizzata da una squadra composta da professori e studenti dell’Università di Roma TRE, in partenariato con il Laboratorio di disegno industriale della Sapienza ed il “Casaclima Master Research Team” della Libera Università di Bolzano e Fraunhofer Italia. «Durante i giorni della costruzione – spiega la team leader Chiara Tonelli, docente di Architettura a Roma Tre da Madrid – le altre squadre ci sono venute più volte a chiedere di vedere dall’interno il prototipo. Med in Italy, come tutte le case mediterranee, è introversa, costruita verso l’interno attorno a un patio dotato di piante che reagiscono all’inquinamento facendo da biosensori ma contribuendo anche alla fornitura di verdura fresca. Una costruzione della tradizione romana e latina, poi ripresa da arabi

e spagnoli e diffusa in tutti i paesi caldi». Per quanto riguarda la climatizzazione MED in Italy mantiene la temperatura interna costante, grazie a isolanti naturali costruiti con fibre di legno che riempiono uno strato della parete esterna, mentre i muri contengono una serie di tubi in alluminio riempiti con sabbia, che simulano il comportamento di una parete tradizionale in muratura massiccia. I tubi d’alluminio sono realizzati dal C.I.Al. (Consorzio italiano per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in alluminio) e sono stati inseriti nelle pareti e nella copertura del tetto, in modo da mantenere la struttura leggera, ma con un alto potere isolante e anti corrosione. Oltre alle caratteristiche di isolamento termico e autosufficienza energetica l’abitazione è progettata per resistere a piogge torrenziali, poiché la tenuta all’acqua è garantita da guaine impermeabilizzanti bianche naturali realizzate da Derbigum. Innovativa anche la gestione dell’energia dei sistemi interni. Il consumo simultaneo degli elettrodomestici e dell’acqua calda sanitaria è incoraggiato, durante il giorno, in modo da ottenere il massimo rendimento, nelle ore di insolazione, dai pannelli fotovoltaici che consentono alla casa di produrre tre volte più energia di quanta

Committente Concorso Europe 2012 Progettista

Università degli studi di Roma TRE, Sapienza Università di Roma, Libera Università di Bolzano, Fraunhofer Italia e Accademia di costume e moda di Roma Ubicazione

Madrid presso SolarDecathlon Tipologia intervento Progetto sperimentale Destinazione d’Uso Residenziale Anno di realizzazione 2012 prestazioni energetiche Classe energetica: Casa passiva Contatti medinitaly.eu


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Italia sul podio. Med in Italy, ha conquistato il podio delle olimpiadi della bioarchitettura, il Solar Decathlon di Madrid, scalzando la Germania. La biocasa italiana si è classificata tra i primi tre in sei prove delle dieci previste e ha conquistato il bronzo nella classifica finale. Nei quindici giorni della gara Med in Italy, ha ottenuto l’oro nella sostenibilità, l’argento per il funzionamento di elettrodomestici e apparecchiature elettroniche e il bronzo in architettura, bilancio energetico, comunicazione e innovazione.

ne consuma. L’illuminazione interna è a LED e decorazioni di ceramica come l’opera di dodici metri di Massimo Catalani, realizzata in materiale fotoluminescente, prodotto da Bright Materials, che decora l’interno dell’abitazione mediterranea. «L’affresco è realizzato in sabbie di Madrid e pigmenti fotoluminescenti, che si caricano di giorno e si illuminano di notte e rappresenta un’acciuga fuori scala, un pesce azzurro scelto per evocare la pesca sostenibile in Mediterraneo», spiega la Tonelli. Tutte le tecnologie illuminotecniche garantiscono quindi il risparmio attraverso apparecchi ad alta efficienza, mentre la luce esterna e interna, durante le ore notturne, è assicurata da sistemi ricaricabili in grado di accumulare energia durante il giorno e rilasciarla di notte. Che cosa è il Solar Decathlon

Il Solar Decathlon è la gara internazionale per la casa più efficiente e innovativa lanciata 10 anni fa dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, nel quale le Università di tutto il mondo si sfidano, sottoponendosi

a dieci prove, nel progettare, costruire e far funzionare una casa autosufficiente a livello energetico, grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il concorso dal 2007 ha una sua versione europea, il Solar Decathlon Europe (SDE) che è stato creato con un accordo tra il Ministero dei Lavori Pubblici del Governo spagnolo e il governo degli Stati Uniti. La competizione europea si tiene ad anni alterni rispetto a quella americana e il suo obiettivo è quello di contribuire alla conoscenza e alla diffusione di abitazioni industrializzate, solari e sostenibili. Come ti valuto la casa

I venti prototipi abitativi in gara al Solar Decathlon di Madrid si sono confrontati su regole e parametri stringenti legati alla vivibilità dell’abitazione. COMFORT —— La temperatura della casa deve essere compresa tra 23 e 25 °C, per due giorni anche senza l’uso di impianti di climatizzazione;

—— L’umidità relativa negli ambienti non deve scendere sotto il 40% e non deve superare il 55%; —— L’illuminazione non deve scendere al di sotto dei 500 lux sui piani di lavoro; —— L’isolamento acustico delle pareti deve essere superiore a 45 dB. ELETTRODOMESTICI —— Il frigorifero deve avere una capacità minima di 170 litri e mantenere la temperatura tra 1-4.5°C, il freezer tra -29 e -15°C; —— La lavatrice deve garantire un pulito ottimale con lavaggio alla temperatura minima di 36°C; —— La lavastoviglie deve essere efficiente e raggiungere almeno la temperatura di 49°C per garantire l’igienizzazione; —— Il forno, di capienza di 55 litri, deve mantenere la temperatura costante di cottura, senza scendere al di sotto dei 220°C; —— La caldaia deve essere in grado di fornire almeno 50 litri di acqua calda in 10 minuti, alla temperatura media di almeno 43°C;


Progetto

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Innovativa la gestione dell’energia dei sistemi interni, che incoraggia l’uso degli elettrodomestici durante il giorno.

Giorno

Notte

—— Il piano cottura deve far evaporare 2,3 litri d’acqua da una sola pentola, in un’ora al massimo; —— La casa deve essere dotata di un televisore con schermo di minimo 21 pollici e di un computer di 17 pollici, senza screensavers e luci di display. Gli attori di Med In Italy

MED in Italy consuma solo il 30% di quanto fa una abitazione tradizionale.

Il progetto della casa mediterranea è realizzato da Università degli studi di Roma TRE, Sapienza Università di Roma, Libera Università di Bolzano, Fraunhofer Italia e Accademia di costume e moda di Roma. Ha ricevuto i Patrocini istituzionali onerosi da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dall’AgenziaCasaclima e l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e i patricini di Provincia di Roma e AltaRoma. Partner tecnici e professionali: Rubner Haus, Roma Tre, Italian Manufacturing, Naturalia Bau – Pavatex – Stamisol, Solar Decathlon Europe, Frost Italy, SchneiderElectric, SAIE – SAIE Energia, Winaico, Derbigum, Eurotherm, DGA, demode

valcucine, Energytech, Catalano Ceramiche, Bright Materials, Feudo Maccari, Calceviva, Aerosekur, Applicazioni Tecnologiche, CiAl, ILM, Lago, RAIT, Unopiù, Lande, Electrolux, CASPUR, CentroLinoItaliano, L.U.B., CTP, Linea Tessile Italiana – Penta Coltex – Solbiati – Cotonificio Albini – Tessuti Sondrio – Tessitura Monti. Vettore ufficiale: Trenitalia Media partner: RAI Radio2 Caterpillar, L’Espresso Food & Wine, Vanity Fair, Casaviva, Focus Junior, Il Giornale dell’Architettura. ◆

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Un software per l’efficienza

Edilizia Bio

shop

Test per gli edifici Barra&Barra ha annunciato che eseguirà Blower Door Test durante le fasi costruttive di tutte le proprie case, per un ulteriore verifica della qualità della costruzione. Il Blower Door Test è una prova a cui viene sottoposto un edificio per valutare il grado di permeabilità all’aria dell’involucro edilizio. La prova consiste nel generare meccanicamente una differenza di pressione tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno dell’edificio, misurando successivamente la portata d’aria che transita attraverso l’involucro. Quest’ultima viene poi rapportata al volume abitabile della casa, ricavando così il numero di ricambi di volumi d’aria all’ora, parametro che descrive in modo rappresentativo il grado di permeabilità all’aria dell’involucro. Eseguendo il Blower Door Test durante le fasi realizzative di un edificio, è possibile individuare le perdite d’aria presenti nell’involucro in un momento in cui intervenire per sanare le criticità risulta ancora essere facile e poco oneroso. È possibile eseguire il test di tenuta all’aria di un fabbricato esistente scrivendo a info@barraebarra.it.

DuPont ha fornito il SentryGlas da lei prodotto per la facciata della nuova sede centrale di Maroc Telecom a Rabat. Grazie al prodotto di DuPont, fino a 100 volte più rigido e 5 volte più resistente del PVB, gli architetti hanno potuto progettare e far realizzare pannelli stratificati più sottili di circa il 30% e pertanto molto più leggeri rispetto a quelli in PVB.

Schüco Italia ha acquisito le certificazioni volontarie “BS OHSAS 18001:2007” e “UNI EN ISO 14001:2044”. La certificazione UNI EN ISO 14001:2044 definisce un sistema di gestione adeguato a monitorare e a ridurre l’impatto ambientale delle attività aziendali lungo tutta la filiera. La seconda certificazione volontaria acquisita, BS OHSAS 18001:2007, punta a garantire la tutela dei lavoratori attraverso un sistema che prevede l’analisi dei rischi, l’adeguamento delle prevenzioni e l’ottimizzazione degli standard lavorativi. Questa certificazione consente non solo di prevenire incidenti e infortuni, ma anche di aumentare l’efficienza e le prestazioni, valorizzando globalmente l’immagine e l’affidabilità aziendale. «La sicurezza sul lavoro e il rispetto per l’ambiente rappresentano per noi due valori aziendali imprescindibili. Ecco perché chiediamo anche ai nostri partner di condividere questa filosofia, aderendo a tali standard che, peraltro, rappresentano uno stimolo in più per incrementare efficienza ed eticità dei processi aziendal», ha dichiarato l’Ing. Roberto Brovazzo, Direttore Generale di Schüco Italia.

Rockwool ha presentato RIVALUE, lo strumento di pianificazione sviluppato da a2c AG con il supporto di esperti in fisica dell’edificio della ZHAW (Scuola universitaria professionale di Zurigo a Winterthur). Si tratta di un software gratuito, disponibile online all’indirizzo www. rivalue.it, che consente di stimare in maniera rapida e intuitiva il fabbisogno energetico di un edificio e quindi pianificare gli interventi di risanamento più adatti. RIVALUE è uno strumento web based e user friendly che consente anche ad utenti poco esperti di stimare il fabbisogno energetico della propria casa e pianificare gli interventi di risanamento più adatti. Con RIVALUE è possibile ridurre i costi energetici, in poche mosse: è sufficiente inserire i dati relativi all’edificio per ottenere una stima indicativa dei consumi e successivamente valutare le soluzioni più idonee per interventi di riqualificazione.

DuPont

Schüco

ROCKWOOL

www2.dupont.com

www.schueco.com

www.rivalue.it

Barra&Barra www.barraebarra.com

Schüco certificata DuPont in facciata


Energia alternativa La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano Il Wind energy report del Politecnico di Milano punta il dito contro la burocrazia

L’era del quinto Conto energia rischia di essere molto più breve del previsto L’opinione di Valerio Natalizia di Anie/Gifi

La chimica verde per aiutare le rinnovabili Come la ricerca può aiutare non solo i biocarburanti, ma anche eolico, solare e biomasse

Al via la corsa della geotermia italiana Nuove normative e incentivi stanno favorendo gli investimenti degli operatori del settore

Fotovoltaico, il corretto smaltimento è d’obbligo Dal primo luglio 2012 sono entrate in vigore le norme per la raccolta a fine vita di celle e moduli

PROGETTO In Abruzzo il fotovoltaico diventa concentrato Sistema Solare e Renit Group lanciano Un progetto di tecnologia Cpv da 1,3 MW

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Energia alternativa

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano Il Wind energy report 2012 del Politecnico di Milano ha messo in luce come le potenzialità del mercato italiano siano frenate dalle complicazioni burocratiche

di Gianluigi Torchiani

L’

eolico italiano è destinato a rallentare e non certo per mancanza di vento: il comparto, infatti, ormai da alcuni anni ha perso quella spinta propulsiva che l’aveva portato a essere la prima energia alternativa del nostro Paese. A causa delle incertezze sul fronte dell’incentivazione ma, anche, occorre ammetterlo, per via delle inchieste giudiziarie che hanno interessato numerosi progetti nel Meridione del Paese, l’eolico ha subito nel 2011 il netto sorpasso da parte del fotovoltaico in termini di capacità installata ed energia prodotta. Inoltre, il Decreto sull’incentivazione delle rinnovabili elettriche varato del Governo lo scorso luglio non sembra essere lo strumento migliore per rilanciare il comparto. Eppure la base di partenza del settore non è certo delle peggiori: secondo quanto certificato dal Wind Energy report dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, nonostante tutto, il nostro Paese rimane il settimo mercato mondiale dell’energia del vento, con 6,7 GW di potenza totale disponibile alla fine del 2011, con quasi 1 GW realizzato l’anno scorso. A questi dati si devono aggiungere ulteriori 220 MW installati nella prima metà del 2012. La produzione elettrica nel 2011 è stata di 9.856

GWh, in lento ma costante aumento rispetto ai 4.861 GWh del 2008. I numeri dell’energia del vento appaiono interessanti anche da un punto di vista economico: nel 2011 l’eolico nazionale ha generato un volume d’affari pari a 3,3 miliardi di euro, in linea con i valori fatti registrare nel 2010. Nell’ultimo anno si è però assistito a una diminuzione del costo medio totale di investimento per l’installazione di un parco eolico (-5%), che ha comportato un decremento del fatturato delle fasi a monte della filiera, specialmente per quanto riguarda i produttori di aerogeneratori, determinato dall’eccesso di capacità produttiva e dall’entrata di nuovi concorrenti. Questa tendenza è stata controbilanciata da un aumento della produzione e vendita di energia elettrica. La filiera dell’eolico

Per quanto riguarda il 2012, il Wind Energy report stima pertanto un volume d’affari complessivo in linea con quello degli ultimi anni e pari a 3,5 miliardi di euro. Lo sfruttamento dell’energia del vento, per la sua natura e complessità, richiede, infatti, investimenti ingenti: l’installazione di un impianto eolico a terra di medie e grandi dimensioni necessita complessivamente di investimenti

nell’ordine di 1,4 milioni di euro al MW (1,6 milioni in Italia a causa degli extracosti di sviluppo e generazione). Larga parte di questi costi (circa il 72%) è determinata dal valore dell’aerogeneratore, il vero e proprio cuore del sistema eolico, che ha il compito di catturare l’energia cinetica del vento, trasformarla in energia meccanica attraverso l’impiego delle pale eoliche e, infine, con l’ausilio di un generatore, in energia elettrica. La restante parte dell’investimento serve a coprire i costi di consulenza tecnica e sviluppo del progetto (circa l’8%) e quelli per la realizzazione delle infrastrutture civili ed elettriche indispensabili a garantire il collegamento dell’impianto alla rete. L’efficienza media degli impianti è abbastanza bassa e compresa tra 12 e 15%, ma il costo dell’energia prodotta da impianti eolici è pari a 7 centesimi di euro al kWh, ossia già oggi si sta lavorando in condizioni molto prossime


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6.7 GWh

▶ la potenza totale disponibile alla fine del 2011 in Italia

Parco eolico (Foto: Mino Andrade, Flickr)

I problemi sul fronte della burocrazia e dell’incentivazione

alla grid parity, la piena competitività di co- stanno a significare che le fasi di progettasto con le fonti tradizionali. L’eolico poten- zione e installazione sono appannaggio di zialmente, dunque, resta un business mol- operatori italiani, grazie alla vicinanza al to interessante: in Italia a contendersi “la territorio e al contatto diretto con gli invetorta” ci sono circa 230 imprese che opera- stitori. D’altronde, a causa della complessità no direttamente nelle varie aree di business delle procedure autorizzative, è difficile che del mercato italiano dell’energia eolica. La un player straniero possa muoversi con sucpresenza di aziende “Made in Italy” al 100% cesso senza una vera e propria sede in Italia. Al contrario, il Made è, però, circoscritin Italy è in palese ta ad alcuni precisi L’eolico ha subito nel 2011 il netto sorpasso difficoltà negli stadi ambiti: nella pro- da parte del fotovoltaico in termini di a monte della filiera, gettazione e instal- capacità installata ed energia prodotta in cui l’innovazione lazione di impianti la percentuale di operatori italiani è del 71%. tecnologica ha un ruolo preponderante, che Analoga è la situazione per le attività lega- sono dominati da grandi imprese straniere, te alla gestione delle centrali. Se invece si europee in primis (Vestas, Gamesa, Enercon prende in considerazione la produzione di e REpower). La maggior parte di queste socomponenti il peso delle imprese nostrane cietà è presente nella Penisola con una fiscende al 48%, mentre rappresenta solo una liale commerciale, mentre è rara la presenpiccola parte (14%) sul totale delle realtà za di stabilimenti produttivi sul territorio che producono aerogeneratori. Questi dati italiano.

In Italia, però, lo sviluppo del settore è stato inferiore rispetto alle potenzialità e alle aspettative di alcuni anni fa a causa delle lungaggini burocratiche: per approvare un progetto eolico ci vogliono in media 4-5 anni, molto di più che nel resto dell’Europa, anche a causa della sindrome Nimby (Not in my back yard, non nel mio giardino) che, purtroppo, affligge l’Italia anche per quanto riguarda le fonti rinnovabili. Il risultato sono extracosti a carico delle imprese e impianti poco innovativi da un punto di vista tecnologico, perché studiati e progettati diversi anni prima rispetto all’effettivo inizio della produzione energetica. Questo spiega perché l’Italia, infatti, sia rimasta “indifferente” al trend mondiale di incremento delle dimensioni e delle potenze dei singoli aerogeneratori. Anche le difficoltà sul fronte dell’incentivazione stanno frenando il settore: sino ad oggi l’energia prodotta dagli impianti eolici è stata incentivata con due alternativi meccanismi di sostegno: i Certificati Verdi e le Tariffe onnicomprensive (queste ultime solo nel caso di impianti con potenza minore di 200 kW). Il recente Decreto del Governo


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Energia alternativa

▶ le imprese italiane che operano nel mercato dell’energia eolica

Eolico marino

L’offshore resta al largo dalla Penisola

_ Un impianto eolico marino (Foto: Jumanji Solar, Flickr)

sulle rinnovabili elettriche, varato lo scorso luglio dopo un lunghissimo periodo di attesa, ha abolito il sistema dei Certificati verdi (di cui gli operatori avevano lamentato nel tempo una forte riduzione di valore) e introdotto per tutte le installazioni una tariffa onnicomprensiva legata direttamente alla produzione elettrica. Il nuovo sistema, però, non appare destinato a migliorare le cose: oltre al taglio delle tariffe incentivanti (intorno al -10%) è previsto un complicato sistema di Registri (per gli impianti tra i 60 kW e i 5 MW) e aste al ribasso (oltre 5 MW), che rischia di dilatare ulteriormente i tempi e escludere dall’incentivazione una fetta consistente di installazioni. Complessivamente, nel triennio 2013-2015, l’eolico italiano non dovrebbe infatti andare oltre gli 1,5 GW di nuova capacità installata, ossia più o meno la metà del trend (peraltro non esaltante) degli ultimi anni. Tutto questo, ha

Un discorso a parte meritano le installazioni eoliche marine, il cosiddetto offshore, che rappresentano indubbiamente una delle frontiere, sia dal punto di vista tecnologico che del business, più interessanti del settore nel suo complesso. I vantaggi dell’offshore rispetto alle torri a terra sono sostanzialmente due: innanzitutto possono sfruttare maggiormente, per l’assenza di ostacoli (edifici o alture), le correnti aeree, che peraltro si manifestano con maggiore intensità sul mare. Inoltre non hanno, purché opportunamente distanziate dalla costa, un impatto negativo sul paesaggio e non interferiscono con le attività umane. Esistono, però, almeno altrettanti svantaggi: questi impianti necessitano di “fondazioni” ad hoc per adattarsi all’ambiente marino, e perciò hanno un costo ancora oggi circa doppio degli analoghi onshore. Inoltre hanno bisogno di innovative infrastrutture ad hoc di collegamento alla rete elettrica, che potrebbero rivelarsi sul breve termine un importante “collo di bottiglia”per lo sviluppo del settore. Nel nostro Paese, in realtà, questa tecnologia è stata la principale vittima della sindrome Nimby: tutti i progetti presentati negli ultimi anni in Italia sono stati bocciati o si sono “arenati” nella fase autorizzativa. Eppure l’Italia, anche se non è certo il territorio ideale per questo genere di installazioni, secondo il Wind energy report, ha un potenziale di circa 10 GW di installato. Nel resto d’Europa si è invece già passati dalle parole ai fatti: a fine 2011 erano 3,8 i GW complessivamente installati nel 2011, con un tasso di crescita annuo ponderato nel periodo 2007-2011 del 41%. Nel corso dell’ultimo anno sono stati completati nei mari dell’Europa 9 impianti per 235 turbine, con una potenza complessiva pari a 866 MW. La realizzazione di questi impianti ha richiesto investimenti per oltre 2 miliardi di euro (il 25% del totale investito in Europa nel settore eolico nel suo complesso), in crescita del 40% rispetto agli 1,5 miliardi del 2010. L’interesse per questo tipo di applicazioni è confermato dal fatto che Regno Unito e Germania stanno guidando la corsa per le nuove installazioni, avendo attivato già nuovi progetti che dovrebbero portare a ulteriori 2,3 GW installati entro i prossimi 5 anni.

denunciato l’Anev, la principale associazione di categoria, spingerà le piccole imprese dell’eolico a chiudere e le grandi aziende italiane a investire all’estero, privando l’Italia di tutte le opportunità e i benefici che lo sviluppo del settore potrebbe comportare in termini di occupazione, benefici economici, miglioramento della bilancia commerciale e indipendenza dall’estero. Qualche prospettiva in più potrebbe esserci per il minieolico, ossia gli aerogeneratori per la produzione di energia elettrica di taglia più ridotta (compresa fra 1 e 200 kW). Alla fine del 2011, in Italia la potenza complessivamente installata in impianti mini eolici ha raggiunto i 13 MW (il 2% del totale mondiale) distribuiti in circa 300 installazioni. Nel 2011 si è assistito a un vero e proprio balzo di questo tipo di impianti, con ben 9,1 MW di nuova capacità, grazie agli investimenti delle imprese agricole e delle tenute olivicole e vitivinicole,

che hanno scommesso su questa fonte per integrare il proprio reddito “tradizionale”. Anche nei prossimi anni, soprattutto per la taglia sotto i 60 kW, la remunerazione per le Pmi dovrebbe rimanere appetibile. Insomma anche per l’eolico, così come per il fotovoltaico, la strada suggerita dalle normative installate è quella del piccolo. La competizione con il solare, che da un punto di vista tecnologico è strutturalmente più portato all’integrazione architettonica negli edifici, rischia però di lasciare nella condizione di marginalità il minieolico. ◆

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Energia alternativa

-50%

▶ di incentivi per impianti residenziali rispetto al quarto Conto energia

L’era del quinto Conto energia rischia di essere molto più breve del previsto La versione definitiva del provvedimento ha recepito soltanto in minima parte le richieste degli operatori. I fondi rischiano di esaurirsi nel 2013

foto: chintermeyer, flickr

di Gianluigi Torchiani

Il

27 agosto ha preso ufficialmente il via il quinto Conto energia, ma appare probabile che, così come i precedenti regimi di incentivazione, la storia di questo sistema sia destinata a durare ben poco, molto probabilmente neppure un anno. Ma andiamo con ordine: a metà luglio, dopo mesi di annunci, bozze e polemiche, Il Governo Monti ha varato l’atteso decreto che ha riformato il sistema di aiuti pubblici a sostegno del solare italiano. Rispetto alla prima versione della riforma che avevamo descritto nel numero precedente di Tekneco, l’Esecutivo - come avevamo previsto - ha accolto soltanto alcune delle modifiche avanzate dalle associazioni di categoria e dagli enti locali, ma l’impianto complessivo è stato sostanzialmente confermato. In particolare, non è stata recepita la richiesta di innalzare la soglia per l’accesso al Registro: il quinto Conto energia stabilisce, infatti, che soltanto i titolari di impianti sotto i 12 kW di potenza siano liberi di richiedere l’accesso agli incentivi senza bisogno di altre formalità burocratiche. Tutte le installazioni con caratteristiche superiori, invece, devono iscriversi a uno speciale registro predisposto

dal Gse (Gestore dei servizi energetici) e potranno accedere ai sussidi soltanto dopo l’effettiva inclusione in un’apposita graduatoria, che terrà conto di determinate priorità. L’unica novità introdotta dalla versione definitiva del nuovo Conto energia è che potranno evitare l’iscrizione al Registro i possessori di impianti fotovoltaici tra 12 e 20 kW, a patto di accettare una tariffa incentivante decurtata del 20%, e i titolari di installazioni fino 50 kW realizzate in sostituzione dell’eternit. Tradotto in parole povere questo significa che soltanto i piccolissimi impianti potranno beneficiare automaticamente del sostegno statale mentre tutti gli altri, viste anche le limitate risorse economiche messe a disposizione dal Governo, rischiano di restare senza incentivi. L’obiettivo del nuovo Conto energia, d’altronde, è anche quello di favorire i piccoli impianti integrati ed evitare le grandi installazioni solari, molto diffuse soprattutto al Sud. Gli investitori, in ogni caso, dovranno abituarsi a tariffe drasticamente ridotte, in misura persino superiore rispetto a quanto stabilito dalla prima bozza del provvedimento: in confronto al quarto Conto

energia, il calo degli incentivi va dal -50% per gli impianti residenziali al -75% per le grandi installazioni a terra, con incentivi che diminuiranno di semestre in semestre. Per compensare questo taglio sono stati introdotti bonus per la rimozione dell’eternit e per il Made in Europe: gli impianti fotovoltaici fino a 20 kW che andranno a sostituire i tetti in amianto beneficeranno di un premio aggiuntivo di 30 euro a Mwh fino a tutto il 2013, di 20 euro fino al 2014 e di 10 euro/MWh dal 2015 in poi. Chi sceglierà di dotarsi di un impianto fotovoltaico con pannelli certificati come “Made in Ue” avrà diritto a un bonus di 20 euro/MWh, che poi scenderà a 10 euro per il 2014 e a 5 euro nel 2015. Il problema principale è che, allo stato attuale, appare molto difficile che il nuovo Conto Energia possa raggiungere queste date ma, al contrario, è assai probabile che termini la sua corsa già nella prima metà del 2013. Il quinto Conto Energia, infatti, non prevede un finanziamento illimitato al solare fotovoltaico ma, al contrario, dispone che la spesa statale per il sostegno al settore non possa superare quota 6,7 miliardi di euro l’anno. Una volta raggiunta questa


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cifra, secondo il Governo entro i prossimi 5 semestri, scatterà il blocco del regime incentivante, ossia non saranno mai più sussidiati nuovi impianti. Il problema della scarsità di risorse nasce dal fatto che il Governo, spinto dalle pressioni delle associazioni di categoria, ha commesso l’errore di concedere un ultimo scampolo di vita al quarto Conto Energia, che assicurava tariffe ben più remunerative rispetto al successivo regime di sostegno. Il nuovo Conto Energia è entrato infatti in vigore soltanto il 27 agosto, 45 giorni dopo il 12 luglio 2012, data in cui il Gse ha comunicato il superamento del tetto di 6 miliardi di ero l’anno di spesa. Inevitabilmente produttori, Epc contractor e privati investitori hanno scatenato una

-75% vera e propria corsa all’installazione, così da allacciare alla rete i propri impianti entro il 27 agosto e godere delle tariffe del quarto Conto Energia. I dati del contatore fotovoltaico del Gse, che aggiorna in tempo reale la spesa per il fotovoltaico, hanno confermato che nei 45 giorni di interregno il conto del solare italiano è salito a quota 6,15 miliardi di euro l’anno. Di fatto il nuovo Conto Energia partito a fine agosto può contare su una dotazione di soli 550 milioni di euro, dal momento che i generosissimi incentivi assegnati in passato non possono essere più ritoccati. Considerato anche il progressivo décalage delle tariffe di semestre in semestre, è ragionevole pensare che il quinto Conto Energia abbia risorse

▶ di incentivi per le grandi installazioni a terra

sufficienti soltanto per pochi mesi, probabilmente soltanto sino al primo semestre 2013. Dopo questa data il fotovoltaico italiano, in teoria, dovrebbe trovarsi senza fondi, a meno che il Governo decida di finanziare ulteriormente il settore. Ma questa eventualità, dato la difficilissima congiuntura economica e di bilancio, appare ora molto difficile da ipotizzare. Più probabile che, una volta terminate le scarse risorse del quinto Conto, si studi una qualche forma di aiuto indiretto. Ma il futuro per il fotovoltaico nazionale, questo è certo, appare molto in salita rispetto al recente passato. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/911

Anie/Gifi: il nuovo sistema è punitivo per il solare italiano Secondo Valerio Natalizia, presidente dell’associazione di categoria aderente a Confindustria, il quinto Conto energia mette a rischio le imprese e migliaia di posti di lavoro

Il nuovo Conto energia non ha soddisfatto praticamente nessuna delle numerose associazioni di categoria che rappresentano il mondo del fotovoltaico nazionale, che temono pesanti ripercussioni per lo sviluppo del settore nel suo complesso. Ne abbiamo parlato con Valerio Natalizia, presidente di Anie/Gifi, aderente a Confindustria. Qual’è il giudizio complessivo di Anie/ Gifi sul quinto Conto energia? Quali sono secondo voi i punti più critici? Il quinto conto Energia rappresenta secondo noi una legge punitiva per tutta l’industria fotovoltaica italiana. A nostro avviso lo strumento più contestato di questo decreto è senza ombra di dubbio il registro per gli impianti sopra i 12 kW (con alcune piccole eccezioni). Sarebbe stato sufficiente alzare questa soglia a 200 kW. Nonostante la Commissione Europea, le Regioni, le imprese e le associazioni si siano schierate

compattamente contro questa misura, i ministri firmatari non hanno voluto interpretare il fotovoltaico come motore dello sviluppo del Paese, bloccando di fatto il mercato e causando la ulteriore perdita di migliaia di posti di lavoro. Con il quinto Conto energia molte aziende che fino ad oggi hanno seriamente investito capitali sono costrette a ridimensionare drasticamente il personale e ridurre gli investimenti, a scapito non solo del Sistema Paese ma anche delle casse dello Stato. Secondo voi quanto - realisticamente potrà restare in vigore il quinto Conto energia prima del raggiungimento della soglia di 6,7 miliardi di euro di spesa annua? Un dato di fatto è che, prima della partenza del sistema, circa 150 milioni di euro sono già stati “erosi”. Per poter dare una risposta accurata bisogna aspettare l’esito del primo

registro che si chiuderà il 19 settembre (data successiva alla chiusura in redazione di questo numero di Tekneco, ndr). A quel punto potremo verificare quali impianti saranno incentivati con la prima tornata e quali impianti, pur avendo tutti i requisiti, resteranno esclusi e quindi dovranno ripresentare domanda per il secondo registro. Una stima cautelativa potrebbe comunque essere quella della seconda metà del 2013. Ritenete possibile che lo Stato possa finanziare ulteriormente il solare una volta terminati i fondi del quinto Conto? Credo che sia un’ipotesi da non escludere, magari con forme diverse rispetto all’attuale sistema. Quali investimenti rimarranno economicamente remunerativi? Che tipo di strategia adotteranno in tal senso i vostri associati?


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Credo che dal punto di vista della remunerazione tutte le tipologie d’impianto resteranno interessanti, specialmente considerando il rischio praticamente nullo e l’affidabilità nel costruire un impianto fotovoltaico. Purtroppo però, come già detto, l’accesso agli incentivi sarà maggiormente complicato per gli impianti sopra i 12 kW. Particolarmente interessante è, comunque, il meccanismo incentivante che prevede un premio alle installazioni fotovoltaiche in sostituzione di amianto. Inoltre, il bonus per l’autoconsumo già previsto nel quarto Conto energia introduce un ulteriore stimolo all’uso efficiente dell’energia, che potrebbe avere sviluppi tecnologici interessanti anche dal punto di vista dell’accumulo. A tal proposito a novembre abbiamo in programma un seminario proprio sull’accumulo

dell’energia durante il quale analizzeremo lo stato dell’arte sia dal punto di vista tecnologico che di mercato e ricerca. Negli anni scorsi le associazioni di categoria, a ogni nuova modifica dei sistemi incentivanti, hanno sempre lanciato allarmi per lo stato di salute del settore che, invece, ha poi sempre macinato risultati record. Perché questa volta potrebbe andare diversamente? Per rispondere a questa domanda vorrei far parlare i fatti. Tra il 2011 e il 2012 solo le nostre aziende associate sono state costrette a licenziare alcune migliaia di persone, oppure hanno fatto ricorso sistematicamente alla cassa integrazione. Quindi da un lato abbiamo uno sviluppo insostenibile e disordinato del mercato, causato da cambi repentini

Valerio Natalizia, presidente di GIFI

della normativa. Dall’altro abbiamo una filiera che si vede costretta a ridurre il personale per far fronte agli stop & go del mercato, a loro volta provocati dalla mancanza assoluta di una pianificazione ragionata e sensata della strategia energetica. I modi e i tempi del quinto Conto energia non sono assolutamente adeguati ad accompagnare il settore verso la grid parity. A proposito di grid parity; in un vostro recente studio avete dimostrato che la Sicilia ha praticamente raggiunto la parità di costo con le fonti fossili. In quanti anni anche il resto dell’Italia raggiungerà questa condizione? Secondo le nostre stime, con una incentivazione adeguata, in Italia avremmo potuto raggiungere la grid parity in modo graduale per tutti i segmenti di mercato verso la fine del 2014. Per quanto riguarda la Sicilia, il problema principale è rappresentato dalla burocrazia che allunga i tempi delle autorizzazione aumentando di fatto i costi. Inoltre, con il quinto Conto energia i prezzi dei componenti fotovoltaici hanno subito una diminuzione accelerata generando una grid parity “artificiale” e soprattutto l’indebolimento della filiera con la conseguente scomparsa di molte aziende. Qual è, invece, la vostra posizione relativamente all’accusa di dumping rivolta da diverse aziende europee nei confronti dei produttori cinesi? Come Anie/Gifi siamo sempre stati a favore del libero mercato, con regole certe che garantiscano la concorrenza tra i diversi paesi e quindi tra i diversi produttori di tecnologie. Questo, a nostro avviso, accelera il raggiungimento della piena competitività del settore attraverso economie di scala che aiutano l’intero mercato. Solo nel caso in cui queste regole certe e la normale lealtà commerciale vengano meno sarebbe auspicabile un forte intervento da parte dell’Ue. In tal senso vediamo in modo positivo ogni azione volta a verificare in modo obiettivo il rispetto di tali regole. — GT

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La chimica verde per aiutare le rinnovabili

foto: carolina biological supply company, flickr

Biocarburanti, ma anche eolico, solare, biomasse si sviluppano grazie a una scienza che in passato è stata spesso criticata. Ma che oggi diventa sempre più strategica per un futuro più sostenibile

di Andrea Ballocchi

A

rundo donax. È il nome latino della canna comune, una pianta che passa per lo più inosservata, presente per lo più vicino ai fossi. Bene, per questa pianta finora trascurata si prefigura un ruolo di assoluta protagonista nei destini energetici mondiali. Come? Grazie a un procedimento mediante cui viene utilizzata per generare biocarburanti di seconda generazione. Tutta questa “magia” è stata possibile grazie alla chimica. Proprio così, quella scienza troppo spesso considerata “inquinante e ambientalmente incompatibile”, che invece da tempo ha un ruolo strategico per un mondo davvero sostenibile ed ecocompatibile. La chimica, da “pecora nera” a green

Partiamo allora dal comparto della chimica. Solo in Italia (dati Federchimica) si stima siano quasi tremila le imprese del settore con un valore della produzione prossimo ai 53 miliardi di euro e con circa 115 mila addetti. Considerando anche l’occupazione indiretta, in Italia i posti di lavoro che dipendono dalla chimica sono quasi 350 mila. Non solo: secondo quanto rileva Vittorio Maglia, di Federchimica, «L’industria chimica ha una caratteristica unica, quella di essere

un’industria che ha una scienza, quella chimica, con il suo stesso nome e che ne determina la caratteristica di “industria basata sulla scienza”. Questa affermazione non è banale, ma ha determinato e determina la spinta innovativa del settore e il legame forte che lo stesso deve avere con il mondo scientifico». Prova ne è che nel nostro Paese la chimica conta su circa 1200 imprese innovative, di cui oltre 800 attive nella ricerca: in Europa siamo secondi solo alla Germania. Certo, è un settore energivoro, quindi, legato ai combustibili fossili. Ma il suo sviluppo va di pari passo con la possibilità di ridurre sempre più l’impronta inquinante, creando nuovi combustibili, sempre più rispettosi dell’ambiente, nonché partecipando attivamente allo sviluppo di fonti rinnovabili che non siano solo i biocarburanti ma anche l’energia eolica, solare, geotermica e così via. A partire dagli anni Novanta si è fatto spazio nella comunità scientifica mondiale il termine di green chemistry, un termine che identifica una concezione di una chimica che si basi su principi (dodici, per la precisione) che comprendono il divieto di progettare prodotti pericolosi, di puntare sull’efficienza energetica, ma soprattutto la chimica verde è una concezione filosofica

ben consapevole che le scorte dei combustibili fossili siano in via di estinzione e che, quindi, sia necessario ridurne il più possibile il loro contributo e rimpiazzarli con alternative “pulite” e rinnovabili. Il ruolo della chimica nelle energie rinnovabili

Come accennato, la chimica è impegnata in ogni branca delle fonti rinnovabili. Come rileva Secondo Andrea Lulli, deputato del Pd e membro della Commissione attività produttive della Camera, a proposito di chimica verde ha scritto: «La ricerca chimica riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di tecnologie basate su fonti energetiche rinnovabili, quali il sole, il vento, le risorse idriche, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso, sull’impiego di vettori energetici innovativi (es. idrogeno, metanolo, ecc.) e sull’estrazione di energia dai prodotti vegetali (biomasse) o dei rifiuti organici». Tradotto in pratica, sempre prendendo spunto da dati Federchimica, vediamo qualche esempio di questa applicazione, attraverso la produzione di composti specifici. Cominciamo col polietilene ad alta densità (Pead): è un composto chimico grazie al quale è possibile realizzare tubi dentro i


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www.federchimica.it — Federazione Nazionale dell’Industria Chimica www.gruppomg.com — Mossi & Ghisolfi www.assocostieri.it — Associazione Nazionale Depositi Costieri Olii Minerali

L’impiego della chimica e dei suoi composti nelle fonti rinnovabili Conversione

Eolico (Nano-Tubi Carbonio per Pale ecc.) Solare (Pellicole Polimeriche ecc.) Celle combustibile (Membrane Elettrolitiche Polimeriche ecc.) Biomassa (Biochimica, Termochimica, Oleochimica ecc.) Idrogeno (Membrane semi-permeabili, legame chimico CO2 ecc.)

Immagazzinamento

Batterie (Li-Ioni ecc.) Super-condensatori (NTC, Ossidi metallici ecc.) Idrogeno (Idruri, materiali compositi per serbatoi ecc.)

di mais o di altri coltivazioni che sono impiegate (tuttora) nella produzione per uso alimentare. Da qui la ricerca ha lavorato per trovare soluzioni eco-friendly che convergono principalmente su due fonti: scarti di produzione agricola o fonti alternative e rinnovabili quali alghe e specie non commestibili come la canna comune. Nel primo caso, gli interessi di colossi come Bp o Exxon sono noti, a evidenziare come il mercato sia in fermento: secondo un rapporto della società consulenza Sbi Energy, il comparto dei biocarburanti da alghe registrerà una crescita annuale del 43% e il volume d’affari passerà dai 271 milioni di dollari del 2010 a 1,6 miliardi di dollari.

Fonte: Walter R. Mirabella (Coordinatore GdL Fonti Rinnovabili - Federchimica), Il Settore della Chimica

Il caso di Mossi & Ghisolfi…

delle Fonti Rinnovabili e il suo Contributo alla Soluzione del Problema dei Cambiamenti Climatici

Tuttavia, è sulla canna comune che un colosso italiano come il gruppo Mossi & Ghisolfi è disposto a investire e non poco: stiamo parlando di un gruppo leader nel comparto chimico,tra i maggiori produttori di PET al mondo, con cui si costruiscono le bottiglie di plastica totalmente riciclabili. Il gruppo ha puntato su una politica fatta sia di joint venture sia di realizzazioni in proprio: nel primo caso va segnalata, per esempio, la joint venture Beta Renewables, insieme al fondo d’investimenti americano Tpg, finalizzata alla vendita della tecnologia Proesa, specializzata nei biocarburanti

quali viene trasportato il biogas. Degni di nota sono certamente i nitrati di sodio e di potassio, che rendono possibile la creazione dei sali fusi, elementi indispensabili per gli impianti solari termodinamici. E non si possono certo trascurare i nanotubi in carbonio, grazie ai quali è possibile realizzare pale eoliche che fanno proprie caratteristiche basilari quali la leggerezza e migliori performance. Non solo: i nanotubi di carbonio, per via delle loro peculiari proprietà elettriche, sono oggetto di studi per la creazione delle celle fotovoltaiche del futuro. E ancora: particolari pellicole polimeriche trovano impiego per la conversione dell’energia solare in elettrica, come pure membrane elettrolitiche polimeriche sono utilizzate per la realizzazione delle celle combustibili. Un elenco decisamente corposo (vedi tabella A e B).

Altre realtà si sono poste obiettivi ancora più impegnativi, come dimostra la Marina Usa, che punta alla immissione del 50% di biocarburanti nei serbatoi delle proprie navi sempre entro il 2020. Ecco allora che alternative più ecologiche (e più economiche) dei carburanti di origine fossile diventano un fattore di business di straordinario valore. Il problema emerso, però, è che gli stessi biocarburanti possono avere un impatto non indifferente: si tratta dell’utilizzo

Sostanze e prodotti da fonti rinnovabili USI ENERGETICI

USI NON ENERGETICI

Produzione biocarburanti (e biocomponenti per carburanti)

Trasformazione di materie prime rinnovabili

Chemicals per i seguenti settori

I biocarburanti, chiave della mobilità sostenibile

Bio-alcoli (etanolo, butanolo)

Additivi, intermedi chimici

Biomasse

Tra tutti gli impieghi della chimica verde un ruolo particolarmente importante è però quello che gioca nella realizzazione dei biocarburanti. Il settore dei trasporti, da quello su strada a quello navale e aeronautico, è energivoro: incide pesantemente sulla richiesta di carburanti ma soprattutto sulla produzione di emissioni inquinanti. Ecco che poter contare su alternative quanto più “pulite” ed ecosostenibili diventa un fattore strategico tanto che la Commissione Europea intenderebbe fissare un obiettivo minimo di produzione di biocarburanti del 10% entro il 2020.

Bio-eteri (ETBE, TAEE)

Amidi e derivati

Eolico

Bio-esteri (FAME, FAEE)

Bioraffinerie

Geotermico

BTL (Biomass to Liquid)

Industria oleochimica

Idroelettrico

Produzione (complementare) Polimeri di energia da Fonti Rinnovabili

Marino

Oli vegetali

Solare

Biogas Fonte: Federchimica

Prodotti per biocosmetica


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derivati da biomassa non alimentare ottenuta dagli scarti delle coltivazioni di mais e dalla vegetazione dei terreni marginali. Nel secondo caso ha costruito l’impianto IBP (Italian Bio Products), che entro l’anno produrrà, primo nel mondo, bioetanolo di seconda generazione. La bioraffineria di Crescentino (Vercelli) avrà una capacità produttiva di 40.000 tonnellate annue di bioetanolo, realizzato a partire da biomasse ligno-cellulosiche disponibili in filiera locale (nel raggio di 40 chilometri) e non destinate al consumo alimentare. Un progetto su cui Mossi&Ghisolfi ha investito 120 milioni di euro e che è frutto di un progetto di ricerca durato cinque anni. E ci ricolleghiamo così alla Arundo donax, la canna comune, materia prima fulcro della ricerca del gruppo definita da Giuseppe Fano, direttore corporate del Gruppo M&G, «coltura ideale da cui ottenere cellulosa ed emicellulosa per la produzione di etanolo di seconda generazione. Attraverso il processo messo a punto da Chemtex Italia (società del gruppo) le rese in etanolo ottenute convertendo biomassa di Arundo sono elevatissime, con un rapporto etanolo/biomassa anidra di 1:4». Non solo: sempre secondo quanto illustrato da Fano, «la canna comune è facilmente coltivabile, non richiede attrezzatura

706.000 specifica da parte dell’azienda agricola e, soprattutto, è ammissibile all’abbinamento dei titoli e, di conseguenza, al Regime di pagamento unico. In seguito ai regolamenti comunitari sull’obbligo alla miscelazione per la prima volta in Italia viene a crearsi la condizione per l’implementazione di un sistema integrato di filiera, per un modello agro energetico sostenibile». Credendo fermamente nelle potenzialità del biocarburante 2G, il gruppo ha annunciato l’intenzione di costruire in Brasile un innovativo impianto che entrerà in funzione, entro il 2013, prevedendo una capacità produttiva di 65.000 tonnellate l’anno di bioetanolo, e utilizzerà gli scarti della lavorazione della canna da zucchero reperiti localmente. … e il ruolo dell’Italia

Mossi & Ghisolfi è la punta di diamante di una realtà, quella italiana, capace di numeri di assoluto rilievo nel settore: ricorda infatti Federchimica che il nostro Paese, in Unione europea, è posizionato nei primi posti per know-how e capacità industriale nel settore petrolifero e dei biocarburanti: per capacità di raffinazione primaria, per capacità produttiva di biodiesel e quarto per capacità produttiva di eteri.

▶ tonnellate di biodiesel prodotte in Italia nel 2011, al quarto posto in Europa

E poi si devono segnalare i diversi poli dedicati alla chimica verde che stanno nascendo o si stanno riconvertendo “in tinta green” un po’ in tutta la Penisola: è il caso, per esempio, del polo della chimica verde di Porto Torres, annunciato come il più grande d’Europa nella categoria; in Veneto si prevede le riconversioni dei poli chimici Porto Marghera (in cui prenderanno vita diverse attività anche in tema di biocombustibili e biocarburanti evoluti e di cui si è parlato nello scorso numero di Tekneco) e in Umbria di Terni, in cui sorge un’importante bioraffineria, ad opera di Novamont. Infine, l’Italia si conferma anche un mercato attraente, come comprova la recente acquisizione da parte del colosso tedesco Basf della società B.C. Foam di Volpiano (Torino), in particolare del ramo d’azienda che produce schiume di PET, utilizzata prevalentemente perla creazione di pannelli che riempiono le pale dei mulini eolici. Tanto per confermare che chimica e rinnovabili posso andare perfettamente d’accordo. ◆

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Una nuova sostenibilità

La chimica impegnata per l’ambiente

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Il ruolo ecosostenibile svolto dalla chimica si declina in diversi modi: innanzitutto nel risparmio energetico, considerato per la sua importanza alla stregua di una fonte energetica, tanto che negli obiettivi 20/20/20 dell’Unione europea uno dei punti cardine è quello di un risparmio energetico del 20% entro il 2020. Non solo: l’efficienza energetica, recita l’Ue, è il mezzo che offre il miglior rapporto costi/efficacia per ridurre le emissioni. La chimica, anche in questo caso, fa il suo dovere: secondo il report “Innovations for GreenHouse Gas Reduction” a cura di McKinsey & Company si dice chiaramente che «L’analisi del ciclo di vita della CO2, dimostra che l’industria chimica rende possibili significative riduzioni nette nelle emissioni di GHGs, e che quindi l’utilizzo dei propri prodotti permette di ridurre più emissioni di quelle connesse ai processi produttivi». Rileva Federchimica come «dal confronto dei dati Ispra 2010, in meno di 20 anni (1990-2008) la chimica ha dimezzato le sue emissioni di anidride carbonica, raggiungendo e superando sia

gli obiettivi sulle emissioni di gas serra fissati dal Protocollo di Kyoto per il 2012, sia quelli indicati dall’Ue per il 2020». Non solo: «Oltre ad abbattere le proprie emissioni, la chimica consente di ridurre le emissioni dei settori utilizzatori. A livello italiano, a fronte di emissioni di gas serra pari a 26,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, l’uso di prodotti chimici (in sostituzione di tecnologie alternative) evita emissioni per circa 68,1 milioni di tonnellate all’anno. Questo risparmio deriva dall’utilizzo di prodotti chimici nell’agricoltura (fertilizzanti e agrofarmaci), nell’edilizia (isolamento termico e illuminazione) e in altri svariati ambiti (imballaggi, detergenza, autoveicoli, ecc.).» Sempre grazie alla chimica sono stati introdotti prodotti grazie ai quali c’è un enorme abbattimento di inquinanti: si pensi ai bioshopper biodegradabili in sostituzione delle borse di plastica, ma anche le vernici naturali, i solventi ecologici, i fitofarmaci naturali, i composti e le fibre vegetali… l’elenco è lungo a dimostrare una sempre maggiore attenzione della chimica per l’ambiente.


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Al via la corsa della geotermia italiana

Reykjahlíÿ, Islanda Foto: Maya — Flickr

Nuove normative e incentivi stanno favorendo gli investimenti degli operatori in questa fonte, destinata a crescere significativamente nei prossimi anni di Gianluigi Torchiani

M

entre il dibattito sulle fonti pulite italiane è prevalentemente concentrato su eolico e fotovoltaico, c’è una fonte che sotto traccia o, per meglio dire, sotto terra, si prepara a conoscere un periodo di forte espansione, in particolare nel nostro Paese. Stiamo parlando della geotermia, ossia lo sfruttamento del calore naturale presente all’interno del Pianeta: in particolare nelle zone in cui gli strati caldi (oltre i 90 gradi) sono molto vicini alla superficie

(anomalia geotermica) è possibile utilizzare questo calore per la produzione di energia elettrica. Si tratta di una risorsa non certo nuova (in Italia è impiegata per la produzione energetica già dagli inizi del Novecento) ma che ora appare pronta alla svolta, anche per via di significative novità dal punto di vista normativo. La situazione di partenza dell’Italia non è certo negativa: la produzione geotermoelettrica ha conosciuto, dal 1990 al 2011, un aumento del 75%, passando da 3.222 GWh/anno a 5.654 GWh/anno, per una capacità complessiva di 772 MW, un dato pari a circa la metà della potenza installata nell’intera Europa. Il limite è rappresentato dal fatto che, ad oggi, tutti gli impianti geotermici esistenti, gestiti esclusivamente da Enel Green Power, sono localizzati soltanto in Toscana, nonostante le risorse geotermiche siano potenzialmente molto importanti nell’intera area del Tirreno meridionale. Lo scenario appare però destinato a cambiare notevolmente già nel breve termine: secondo gli ultimi dati

a disposizione dell’Unione geotermica italiana, negli ultimi 3 anni sono state presentate in Italia, da circa una trentina di imprese italiane e straniere, 108 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la generazione di energia elettrica. Non solo Toscana

La novità più significativa è che, oltre alla consueta Toscana (51 richieste), tra le Regioni in cui sono giunte più richieste per permessi di ricerca ci sono il Lazio (34 domande), che in diverse zone del suo territorio presenta caratteristiche geologiche del tutto similari al territorio toscano, l’Alto Adige (9), la Sardegna (7), la Sicilia (6), oltre a un permesso di ricerca offshore nel basso Tirreno. L’obiettivo di queste ricerche è finalizzato a reperire i fluidi geotermici entro una profondità di riferimento di 2 km, mentre alcuni progetti puntano a reperire fluidi a maggiori profondità e a temperature più elevate, interessando anche le aree marginali dei campi geotermici già


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in esercizio. Oltre a Enel Green Power, in campo ci sono operatori internazionali come la Gesto Italia srl (controllata del gruppo portoghese Martifer) e la Magma Energy Italia srl (legata alla canadese Magma Corporation). Tra i soggetti nazionali vi sono nomi importanti come Sorgenia, Erg, Saras, Repower, Rauch Geothermics e tanti altri. Si sta assistendo, insomma, a una vera e propria esplosione di richieste che non ha precedenti nella storia italiana dello sfruttamento della geotermia e che potrebbe permettere di superare ampliamente quanto previsto dal Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (Pan), che pure ipotizzava un aumento della capacità di circa 170 MW al 2020, per una produzione annua complessiva di circa 1.100 GWh. In effetti, secondo un recente studio dell’European Geothermal Energy Council (Egec), l’Italia potrebbe avere in esercizio 923 MW già entro il 2015. I cambiamenti normativi

La corsa alla geotermia italiana ha alla base precise ragioni normative, in particolare è la conseguenza del Decreto legislativo. n.22 dell’11/2/2010 di “Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche”, emesso in attuazione dell’art. 27 della L. n.99/2009. Tra le principali novità introdotte con questo decreto c’è stata l’eliminazione delle norme della L. n. 896/86 che attribuivano la preferenza a Enel e Eni per il rilascio dei permessi di ricerca e, in particolare, l’esclusiva delle attività di coltivazione delle risorse geotermiche a Enel nelle Provincie di Grosseto, Livorno, Pisa e Siena. Il Decreto ha poi introdotto norme per consentire alle Regioni di regolare lo sfruttamento delle risorse geotermiche in base alla valutazione delle “possibili interferenze” tra nuove attività e attività già oggetto di concessione. Infine il Dlgs ha ridotto la superficie massima dei permessi di ricerca da 1000 a 300 km, introducendo un tetto complessivo per i permessi attribuibili a un singolo operatore (1000 km2 a livello regionale e di 5000 km2 a livello nazionale). I nuovi incentivi

Un’ulteriore spinta alla crescita del settore dovrebbe arrivare dall’incentivazione: la geotermia, infatti, è uno dei pochi settori a essere stato favorito dal Decreto sulle rinnovabili elettriche varato tra le polemiche lo scorso luglio. Rispetto al vecchio sistema, che garantiva una remunerazione di circa 121 euro al Mwh per un impianto da 5 MW, il nuovo

www.unionegeotermica.it Il link dove scaricare il “Nuovo manifesto della geotermia” dell’Unione geotermica italiana

Kjosarsysla, Islanda Foto: Maya — Flickr

regime dovrebbe assicurare sussidi compresi tra i 99 e 172 euro al MWh, a seconda del tipo di installazione. La riforma, nonostante le perplessità su alcuni punti, è stata accolta con sostanziale soddisfazione da parte dell’Ugi, in particolare per «l’innalzamento della soglia a 20 MW per la partecipazione alle aste, ai contingenti previsti fino al 2015 e ai livelli d’incentivazione previsti (anche se restano inferiori a quelli previsti nei più importanti paesi europei)». La geotermia a bassa entalpia

Oltre all’uso per la produzione di energia elettrica, nel nostro Paese c’è un’altra in forte espansione, nonostante l’assenza di incentivi ad hoc: si tratta della climatizzazione degli edifici con energia termica ottenuta mediante pompe di calore geotermiche. Gli impianti geotermici a bassa entalpia si basano su una constatazione elementare: mentre la temperatura nell’aria varia con una periodicità giornaliera e annuale, la temperatura nel terreno risente della variazioni esterne solo nei primi metri superficiali. La variazione di temperatura diminuisce con la profondità ed è trascurabile al di sotto dei 15 metri. Negli impianti geotermici avviene un prelievo di calore dal terreno per conduzione, mediante un fluido vettore che circola in un circuito chiuso sotto terra a una temperatura minore rispetto al terreno circostante. Il vantaggio principale è sul fronte dei consumi: il costo di gestione degli impianti geotermici è più economico di circa il 50% rispetto a quello degli impianti alimentati con il gas metano, con un tempo di ritorno dell’investimento (in assenza di incentivi) che va da un minimo di

6 anni a un massimo di 12 anni. Inoltre, mentre le risorse geotermiche ad alta temperatura, utilizzabili per la produzione di energia elettrica, sono disponibili soltanto in limitate aree del Paese, quelle a temperatura inferiore di 30 gradi, sfruttabili grazie alle pompe di calore geotermiche, esistono quasi dappertutto, anche a piccola profondità. Le prospettive

Per questo motivo le prospettive sono molto positive, dati anche gli obblighi europei in materia di consumi energetici degli edifici. Già negli scorsi anni, la crescita della geotermia italiana è stata determinata soprattutto dal maggiore apporto degli usi diretti del calore (comprese le pompe geotermiche), che sono passati dagli 0,2 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio del 2005 ai 0,3 Mtep del 2010, con un incremento medio annuo dell’8,5%. Per quanto riguarda, invece, il futuro specifico delle pompe di calore geotermiche, l’Ugi si attende un balzo dai 1.700 TJ (a) annui del 2010 a quasi 4.700 TJ/a nel 2020, che diventeranno quasi 15.000 nel 2030. Per l’intera geotermia italiana, insomma, il futuro si profila ricco di soddisfazioni, con ricadute positive per il sistema economico nazionale nel suo complesso. Entro il 2030, nel migliore degli scenari possibili, si potrebbero creare sino a 200.000 nuovi posti di lavoro (laureati, tecnici, operai), con investimenti per 2 miliardi di euro e 400 milioni di euro destinati alla ricerca e sviluppo. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/914


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Dal primo luglio 2012 sono entrate in vigore le norme per la raccolta a fine vita di celle e moduli

Fotovoltaico, il corretto smaltimento è d’obbligo di Gianluigi Torchiani

I

l fotovoltaico è una fonte energetica strettamente associata ai concetti chiave della sostenibilità, perché capace di produrre elettricità senza emettere emissioni di CO₂ né consumare risorse naturali. Ma il fotovoltaico, così come tutte le altre tecnologie elettroniche, non è studiato per durare in eterno ma per un determinato periodo (in media 25-30 anni). Una volta terminata la fase produttiva i pannelli devono essere smaltiti correttamente altrimenti, se abbandonati in natura, possono

comportare danni per l’ambiente. Il problema, forse, attualmente non è dei più sentiti, anche perché l’esplosione del fotovoltaico è avvenuta soltanto nell’ultimo quinquennio e, dunque, la stragrande maggioranza degli impianti installati sono ancora perfettamente funzionanti. Secondo il consorzio PV Cycle, la maggiore organizzazione per lo smaltimento dei pannelli a livello europeo, oggi solo l’1% di tutti i moduli fotovoltaici raccolti ha raggiunto il fine vita, il restante 99% è costituito da apparecchi danneggiati.

Nei prossimi 10-15 anni, invece, si avranno grandi quantitativi di moduli fotovoltaici dismessi che dovranno essere opportunamente trattati. Il fotovoltaico ha, inoltre, una percentuale altissima percentuale di recupero dei materiali, garantendo così indubbi vantaggi economici oltre che ambientali. Sono numerosi, infatti, i materiali recuperabili presenti in un impianto solare: il vetro di protezione, l’alluminio della cornice, il materiale semiconduttore attivo (che nella maggior parte dei casi è


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Campi solari che non diventeranno obsoleti prima di venti anni

silicio cristallino), i costosi metalli costituenti gli elettrodi (come ad esempio l’argento) e ancora rame, plastica ecc. Il vetro, in particolare, per imballare i sottili strati di materiale semiconduttore, costituisce circa l’80% del peso di un modulo standard. I materiali semiconduttori (nella grande maggioranza dei casi il silicio) rappresentano invece solo una piccola parte del peso di un modulo fotovoltaico, tra l’1 e il 2%, e la tendenza è quella di utilizzare strati sempre più sottili. Oltre ai materiali principali, vetro e semiconduttori, i moduli fotovoltaici contengono anche metalli ferrosi e non ferrosi e plastica per connessioni, fili, telai o laminati. Circa il 10% del peso totale di un modulo fotovoltaico è costituito da metalli. In particolare l’alluminio e il rame sono attualmente usati nella produzione dei moduli fotovoltaici. Tutte queste componenti possono essere adeguatamente riciclate alla fine del ciclo di utilizzo dei pannelli: l’obiettivo dichiarato di PV Cycle è di recuperare l’80% di un modulo solare (in peso) entro il 2015 e l’85% entro il 2020, grazie allo sviluppo delle tecniche di trattamento. Il problema dello smaltimento dei pannelli è ben noto all’Unione Europea: già nel 2006, con la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee)

e il regolamento relativo alla spedizione La direttiva comunitaria è stata recepita in di rifiuti (1013/2006) è stato stabilito che, Italia dal Decreto Ministeriale del 5 maggio come qualsiasi altri tipo di rifiuto, i modu- 2011, ossia il quarto Conto energia. Il deli fotovoltaici a fine ciclo di vita dismessi creto, all’articolo 11.6 comma (a), stabilisce dovessero rispettare la legislazione euro- che per gli impianti che entrano in esercipea in materia di rifiuti. Il quadro è stato zio successivamente al 30 giugno 2012, il soggetto responsabile dell’imconfermato e ampliato dalla pianto è tenuto a trasmettere nuova direttiva Raee entrata il fotovoltaico, così al Gse il certificato rilasciato in vigore lo scorso 13 agosto, come tutte le altre che fa esplicito riferimento ai tecnologie elettroniche, dal produttore dei moduli fotovoltaici, attestante l’adesiomoduli fotovoltaici. In poche non è studiato per durare in eterno ma per parole, la normativa comuni- un determinato periodo ne del produttore stesso a un sistema o consorzio che gataria prevede che produttori e (in media 25-30 anni) rantisca, per conto del medeimportatori operanti sul mersimo produttore, il riciclo dei cato europeo debbano assicurare la raccolta e il riciclaggio corretti dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine loro prodotti a fine ciclo di vita e relativo fi- della loro vita utile. Il Gse, pochi giorni prinanziamento. Gli operatori possono adem- ma dell’entrata in vigore del provvedimenpiere ai propri obblighi singolarmente o to, ha chiarito diversi aspetti interpretativi associandosi a un programma collettivo con il terzo aggiornamento delle «Regole (come PV Cycle o altri esistenti a livello na- applicative per il riconoscimento delle tazionale). La raccolta e il riciclaggio devono riffe incentivanti previste dal DM 5 maggio essere comunque gratuiti per l’utente finale o chiunque smaltisca apparecchiature elettriche ed elettroniche. Inoltre, i produttori e gli importatori di questi prodotti sono tenuti a registrarsi in ciascuno Stato membro dell’Ue nel quale operano, e a riferire a organismi ufficiali ▶ Il peso di un modulo standard in vetro per la cifre di vendita specifiche del loro Paese. imballare il materiale semiconduttore

80%


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85%

▶ La percentuale di materiali di un modulo solare da recuperare nel 2020

2011». La normativa si applica a «chiunque immetta sul mercato nazionale per la prima volta a titolo professionale i moduli fotovoltaici (fabbricante/importatore/distributore che vende con il proprio marchio)» e la mancata presentazione da parte del soggetto responsabile dell’impianto dell’attestato di adesione del produttore comporta la non ammissione alle tariffe incentivanti. Le regole stabiliscono poi tutti gli obblighi a cui sono sottoposti i consorzi, definiti come «soggetto, partecipato e finanziato da uno o più produttori di moduli fotovoltaici, il quale, in nome e per conto dei propri aderenti, soddisfa i requisiti previsti». Il Gse ha comunque istituito un periodo transitorio, (1° luglio - 31 dicembre 2012), per permettere ai Sistemi o Consorzi di adeguarsi al nuovo regime. ◆ LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/915

MADE IN EUROPE PRESELEZIONE DEI MODULI PER UNA MAGGIORE REDDITIVITÀ

10 ANNI DI GARANZIA SUL PRODOTTO BASSO PESO

TOLLERANZA DI POTENZA SOLO POSITIVA CERTIFICAZIONI SPECIFICHE


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Progetto

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In Abruzzo il fotovoltaico diventa concentrato progetto di: Renit Group

Un importante progetto di tecnologia Cpv da 1,3 MW è stato completato lo scorso luglio, su iniziativa di Sistema Solare e Renit Group

I dati del progetto ABRUZZO Teramo L’Aquila

Morra d’Oro

Celano

Il fotovoltaico a concentrazione è la tecnologia al centro di un importante progetto completato in Abruzzo lo scorso luglio da Sistema Solare S.p.a. insieme al partner per lo sviluppo Renit Group, con tecnologia SolFocus, per la precisione nei comuni di Celano (AQ) e Morro d’Oro (TE). La costruzione degli impianti, affidata all’Epc italiano Delta, è iniziata a fine giugno 2012 e si è conclusa in appena un mese, alla fine di luglio del 2012, con la connessione degli impianti alla rete. Le installazioni beneficeranno così degli incentivi previsti dal quarto Conto energia. Il principio alla base del fotovoltaico a concentrazione (Cpv) è quello di utilizzare dei sistemi (lenti o specchi) per concentrare molta luce solare su una ridotta quantità di celle fotovoltaiche di grande efficienza, oltre che di appositi sistemi di inseguimento così da approfittare al massimo di tutte le ore di sole. Si tratta di una tecnologia in rapida espansione, adatta soprattutto alle zone a elevata insolazione. I parchi Cpv realizzati in Abruzzo, in particolare, possono contare complessivamente su una capacità installata totale di circa 1,3 MW, e consistono in 124 inseguitori biassiali. La tecnologia CPV di SolFocus impiegata fa ricorso a un sistema brevettato di ottiche riflettenti per concentrare la luce solare 650 volte all’interno di piccole celle

altamente performanti. Il sistema, denominato SolFocus SF-1100S, è estremamente efficiente (30%) nella conversione della luce solare in elettricità, e può contare su sistemi di inseguimento a doppio asse in grado di garantire un costante afflusso di energia per tutta la giornata, con la conseguente ottimizzazione della produzione per kilowattora. Una volta a regime, gli impianti produrranno circa 2.000.000 di kWh all’anno, un quantitativo di elettricità in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 600 famiglie ed evitare l’emissione in atmosfera di oltre 800 tonnellate di CO2 all’anno. Sistema Solare ha in programma di sviluppare altri progetti Cpv in Italia, con l’obiettivo di realizzare nel breve termine circa 10 MW, proseguendo nella strategia internazionale che prevede una pipeline di circa 100 MW fra Medio Oriente e America Latina. Secondo Lorenzo Verlicchi, managing partner di Sistema Solare, «la tecnologia a concentrazione è matura ed è pronta per essere esportata anche all’estero dove l’investimento risulta sostenibile anche senza alcuna forma di incentivazione».

Committente: Sistema Solare Spa Progettista: Renit Group Ubicazione: Celano (Aquila) e Morra D’Oro (Teramo) impianto: Tipo: Fotovoltaico a concentrazione Potenza elettrica: 1,3 MW Contatti Spark Energy Srl Via Cesare Cantù, 1 20123 Milano, Italia tel: 02 8706 8561

LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: www.tekneco.it/916

fax: 02 8706 8562 web: www.sistemasolare.eu


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shop

La moto da corsa completamente elettrica

L’aiuto alla produttività fotovoltaica

È stata una delle protagoniste del I° Trofeo Energica, l’evento dedicato alla mobilità sostenibile: stiamo parlando dell’innovativa moto elettrica da corsa eCRP, sponsorizzata da Rec, tra i principali player a livello mondiale del settore fotovoltaico. La eCRP presenta un ottimo equilibrio tra peso e dimensioni delle batterie, che permette una manovrabilità unica per un veicolo elettrico, per un peso totale di soli 160 kg. Gli ottimi risultati ottenuti in pista, inoltre, hanno incoraggiato l’azienda a realizzare una super sportiva da strada 100% elettrica, il cui prototipo è stato presentato in anteprima a EICMA 2011. ENERGICA http://www.ecrp.eu

Il modulo per le zone costiere

In occasione delle Olimpiadi di Londra Panasonic ha realizzato una vera e propria house boat solare lungo il Tamigi, che ha ospitato “Casa Danimarca”. Il fabbisogno è stato assicurato da otto moduli solari Panasonic HIT® H250 installati sul tetto, per una energia annuale prodotta dall’impianto della casa galleggiante pari a 1670 kWh, una produzione sufficiente per rendere autonoma una famiglia, che consentirebbe di evitare l’emissione di una tonnellata di emissioni di CO2 derivante dall’utilizzo di fonti tradizionali.

Suntech ha recentemente presentato un modulo policristallino ad alta efficienza da 255 W (STP 255-20Wd). Il nuovo modulo, da 60 celle, utilizza una tecnologia ottimizzata di metallizzazione che ne aumenta l’efficienza, con una potenza di circa il 5% superiore alla media. Il modulo policristallino è certificato in conformità con gli standard IEC 61701 e con il test di corrosione da nebbia salina, che ne assicura l’operatività ottimale in installazioni situate in zone costiere. Il modulo presenta inoltre un effetto autopulente e antiriflesso, che facilita l’eliminazione della polvere e migliora l’assorbimento della luce anche in condizioni di scarsa luminosità, con una migliore performance del modulo nel tempo.

GENERAL ELECTIRC

PANASONIC

SUNTECH

www.ge.com

http://eu-solar.panasonic.net

http://eu.suntech-power.com

La multinazionale americana General Electric (Ge) ha installato il primo inverter centrale da 1.500 volt CC (Corrente Continua) a circuito aperto per centrali solari gestite dalle utility. Il nuovo inverter, secondo Ge, contribuirà a ridurre i costi complessivi del sistema, così da rendere l’energia solare un’alternativa economicamente più valida rispetto alle tecnologie basate sui combustibili fossili. Gli inverter centrali sono componenti essenziali degli impianti fotovoltaici; questa tecnologia converte l’energia a corrente continua prodotta da pannelli solari in energia a corrente alternata, che viene poi immessa nella rete principale.

La casa galleggiante solare


Ecologia Le nuove professioni verdi per l’ecologia 400 mila nelle foreste, 100 mila nel trasporto pubblico, 130 mila nel biologico e 150 mila nelle fonti rinnovabili. Ecco la carica dei lavoratori green

Da rifiuti a risorse, la metamorfosi dei nostri scarti Come è cambiato il mercato dei rifiutifra scelte ecologiste e crisi delle materie prime. Tutti i numeri del nostro Paese

Una questione di etichetta Quanto sono diventati importanti i marchi di qualità ambientale per l’impresa e i consumatori. Gli italiani che leggono le le etichette e chiedono le certificazioni

PROGETTO Come nasce un eco-supermercato A un anno dalla sua inaugurazione il negozio Coop di Conselice vince la sfida di sostenibilità ambientale e sociale, proponendo un nuovo modo di fare la spesa

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LE NUOVE PROFESSIONI VERDI PER L’ECOLOGIA 400 mila nelle foreste, 100 mila nel trasporto pubblico, 130 mila nel biologico e 150 mila nelle fonti rinnovabili. Ecco la carica dei lavoratori green

di Marco Gisotti

L

o abbiamo chiamato “lavoro verde”, “eco lavoro” e, all’inglese, “green job”, ma nel lessico italiano queste espressioni sono rimaste neglette fino al 4 novembre 2008 quando il presidente degli Stati uniti d’America, Barak Obama, nel suo discorso di insediamento alla Casa bianca ha citato “green economy” e “green job”. Da allora anche i grandi quotidiani di questo Paese hanno cominciato ad occuparsene. Non c’è periodico o rotocalco che non se ne sia occupato, che si sia trattato di parlare dell’ecoparrucchiere, dell’ingegnere ambientale, dell’energy manager o del chimico verde. Eppure, già nel 1986, Umberto Colombo, allora Presidente dell’Enea, dimostrava di avere le idee chiare: «Se si guarda al settore energetico, la domanda potenziale legata alle nuove tecnologie è connessa alle attività di risparmio dell’energia, all’uso dell’energia rinnovabile che gradualmente comincerà a penetrare, ai sistemi decentrati di energia, e anche alla sicurezza in campo energetico, alla produzione di elettricità. In tutto 200.000 occupazioni. Osservando altri settori, le nuove tecnologie possono comportare la creazione di oltre 150.000 nuovi posti di lavoro nella ristrutturazione, restauro e costruzione in edilizia, del risanamento urbano e territoriale; oppure circa 300.000 nel settore ambientale ed ecologico».


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In molti Paesi il tema dei lavori verdi è assai sentito e, soprattutto negli Stati uniti, si svolgono convention e manifestazioni.

I lavori verdi nel mondo

Secondo il Rapporto “Green Jobs: Towards decent work in a sustainable, low-carbon world” dell’Unep si definiscono lavori verdi quelle «attività lavorative nel settore agricolo, manifatturiero, amministrativo, dei servizi e nelle attività di ricerca e sviluppo che contribuiscono sostanzialmente nell’opera di salvaguardia o ripristino della qualità ambientale. Questi includono attività che aiutano a tutelare e proteggere gli ecosistemi e la biodiversità; a ridurre il consumo di energia, risorse e acqua tramite il ricorso a strategie ad alta efficienza; a minimizzare o evitare la creazione di qualsiasi forma di spreco o inquinamento. (…) Non è sempre facile identificare i lavori verdi perché se alcuni settori, come quello delle energie rinnovabili, sono ben riconoscibili, i cambiamenti che avvengono nelle industrie tradizionali non sono sempre facilmente individuabili. (…) Come ogni altro settore, quello degli investimenti in campo ambientale genera sia

39,5 % ▶ Professioni censite dall’Istat che sono oggi oggetto di una riconversione verde

un certo numero di posti di lavoro diretti economy può contribuire ad accelerare la (progettazione, costruzione, mantenimen- diffusione dello sviluppo sostenibile e a erato) che indiretti (nelle industrie che forni- dicare la povertà. «Molti paesi – spiega nella scono i componenti). Alcuni impieghi sono nuova “Guida ai green jobs”, edita in Italia facilmente identificabili come lavori verdi, dalle Edizioni ambiente – hanno sostenuto per esempio l’installazione di un pannello questa posizione anche perché hanno posolare o la manutenzione di una pala eoli- sto in essere iniziative e politiche volte alla ca, mentre un componente di acciaio di una costruzione di società a bassa intensità di carbonio, che siano efficienti pala eolica può venire da un’acdal punto di vista energetico e ciaieria senza neanche che ne Si definiscono lavori verdi quelle inclusive». questa ne sia a conoscenza». «Anche il settore privato – Secondo Sha Zukang, segreta- «attività lavorative continua – si sta muovendo rio generale della Conferenza nel settore agricolo, manifatturiero, nella stessa direzione, e a Rio Onu sullo sviluppo sostenibi- amministrativo, dei centinaia di imprese hanno le che si è svolta a Rio nel giu- servizi e nelle attività preannunciato il loro impegno. gno di quest’anno, l’assemblea di ricerca e sviluppo Basta un solo esempio: quasi mondiale sull’ambiente è stata che contribuiscono 30 compagnie leader del settonecessaria essenzialmente per sostanzialmente re assicurativo, valutate circa varare le misure necessarie « nell’opera di salvaguardia 5.000 miliardi di dollari e con per creare più posti di lavoro, o ripristino della una quota pari al 10% del volumigliori e verdi». A Rio, al di là qualità ambientale» me globale dei premi, assieme delle molte polemiche che inad associazioni di assicuraziocontri di questo tipo si portano sempre dietro, i governi hanno avuto biso- ni di ogni parte del mondo, hanno aderito al gno di condividere lezioni su quali politiche processo, sostenuto dalle Nazioni unite, per relative alla green economy potranno essere la promozione dei Principles for Sustainable Insurance. L’obiettivo è quello di definire d’aiuto alla creazione di green jobs. Per Achim Steiner, sottosegretario genera- una serie di strumenti assicurativi e per la le delle Nazioni unite e direttore esecutivo gestione del rischio capaci di supportare del programma per l’ambiente delle nazio- la sostenibilità ambientale, sociale ed econi unite (Unep), dopo Rio, oltre 190 nazioni nomica. In aggiunta, un gruppo composto si trovano d’accordo sul fatto che la green da cinque borse valori, presso cui sono


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Ecologia

quotate più di 4.600 società, ha dichiarato di voler cooperare con gli investitori e le autorità di regolamentazione per promuovere sui propri mercati investimenti sosteniAgricoltura bio bili nel lungo termine». Nel recente rapporto che l’Unep ha realizChimica zato insieme all’Organizzazione internazio- Difesa, controllo, disinquinamento nale del Lavoro (Ilo) si stima che nei prosEcoturismo simi venti anni l’economia verde potrebbe Energie rinnovabili generare dai 15 ai 60 milioni di posti di lavoro a livello globale. Almeno la metà dei lavoParchi ratori di tutto il mondo, ci tiene a precisare Ricerca il documento, circa un miliardo e mezzo di Certificazioni ambientali persone sarà interessato da questa.

Gli occupati verdi in Italia nel 2012 130.000 13.000 27.156 50.964 150.000 80.000 1.116 1.000 103.400

Rifiuti

Un’Italia più green

In Italia il dibattito sui “green job” è stato finora limitato alla creazione di posti di lavoro da parte delle imprese del settore delle energie rinnovabili, presso le quali si stima che siano circa 150.000 le persone a vario titolo impiegate, con possibilità secondo uno studio IRES di crescita fino a 250.00 entro la fine del decennio. Secondo l’Isfol complessivamente i lavoratori verdi nel nostro Paese supererebbero appena le 300.000 unità complessivamente, ma il numero potrebbe essere molto più alto soprattutto se analizzassimo i dati forniti delle associazioni di categoria e di quelle datoriali. Si scopre così che non c’è comparto che non sia attraversato, sia pure in tempi di crisi, da una riconversione sostenibile, con numeri decisamente importanti sotto il profilo occupazionale: 105.000 nel trasporto pubblico locale e oltre 76.000 nei trasporti ferroviari, 400.000 nel settore delle foreste, 103.000 nei rifiuti e 76.000 nel riciclaggio, 80.000 nelle aree protette, 13.000 nella chimica verde, 130.000 nell’agricoltura biologica, 27.000 nel settore delle bonifiche ambientali, 50.000 nell’ecoturismo. Complessivamente, ma i dati sono fra loro disomogenei quindi è virtualmente impossibile una perfetta somma aritmetica, si stima che siano operativi oggi in Italia quasi un milione di lavoratori verdi, con prospettive di crescita nei prossimi anni. Secondo uno studio di Unioncamere e Fondazione Symbola, “GreenItaly”, il 39,5 per cento di tutte le professioni censite dall’Istat sono oggi oggetto di una riconversione verde e il 90 per cento delle imprese italiane ritiene urgente o necessaria l’assunzione di lavoratori con competenze ambientali. In termini numerici, nel 2011, si è trattato di 227.000 nuove assunzioni verdi sul mercato del lavoro nazionale, con un trend che conferma e anzi risulta in aumento rispetto alle 200.000

76.000

Riciclaggio

124.000

Risorse agroforestali Risorse forestali Sicurezza e igiene

400.000 43.896 105.000

TrasportiTreni (Trenitalia+ NTV) Urbanistica e beni cult./amb

75.600 5.952

Fonte: elaborazione da Guida ai green jobs, Edizioni ambiente, 2012

Presentazione del “Green Job Report” dell’Unep, da destra: Ronnie Goldberg, International Organisation of Employers (IOE), Achim Steiner, UNEP; Juan Somavia, ILO, Guy Ryder, ITUC, e Nick Nuttall, UNEP.

del 2010 e del 2009. Il fatto, inoltre, che l’anno scorso siano mancati all’appello 110.00 diplomati (su una domanda di 236.000 sono stati trovati solo 126.000 giovani) significa che un pari numero di posti di lavoro, in posizioni tecnicospecialistiche, sono rimasti vacanti. In un Paese dove ogni giorno ci viene detto che la disoccupazione è in aumento e i giovani non sanno dove sbattere la testa. Anche perché

quei 110mila sono la punta di un iceberg di professioni introvabili (come le definisce Unioncamere che ha svolto la più grande indagine sulla forza lavoro in Italia attraverso il Programma Excelsior: http://excelsior. unioncamere.net). Ed entro marzo 2011 le previsioni di Unioncamere indicavano che ci sarebbero state 152.000 assunzioni delle quali una su tre indirizzata a un giovane sotto i 30 anni.


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www.ilo.org A questo indirizzo si può scaricare il Rapporto sui lavori verdi 2012 dell’Ilo, “Working towards sustainable development: opportunities for decent work and social inclusion in a green economy”

Manifestazione a sostegno dei green jobs a Washington

Esiste, cioè, un Paese che si muove ad un livello più sconosciuto, quasi clandestino, rispetto a quello mediatico. Certo la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, esiste e in Italia è molto più accentuata che in altri Paesi. Ma è anche vero che spesso si fa confusione e, per esempio, si spacciano per disoccupati giovani e giovanissimi che ancora studiano o che hanno appena finito il percorso di studi. Che dire poi dei servizi televisivi che invece di entrare dentro quelle aziende dove l’età media è di 28 anni (e ce ne sono!), si limita a intervistare il primo ragazzo per strada chiedendogli se è vero che c’è la disoccupazione (nella domanda è già contenuta la risposta, ovviamente). Si spacciano semplici interviste per indagini demoscopiche e queste ultime per dati statistici. Per cui alla fine né i decisori politici, né gli stake holder di ogni livello e grado sono più in grado di distinguere la finzione dalla realtà, il vero dal falso. Come quell’altra notizia, emersa all’inizio dell’anno, per cui ci sarebbe crisi anche nei

227mila ▶ Nuove assunzioni verdi sul mercato nel 2011

“green jobs”, soprattutto nel settore energe- la prova, così come il pregiudizio contro la tico. Vera, ma solo in parte. L’anno scorso, e lo formazione tecnico specialistica a favore ricordiamo tutti bene, il precedente governo di quella universitaria permane nel monha giocato a rimpiattino con i contributi per do dell’istruzione superiore e in quella di le rinnovabili, mettendo in allarme investi- molti orientatori. La scarsa diffusione degli tori e imprenditori, mettendone un po’ in Istituti tecnici superiori (sono appena 59 fuga. Contrazione dei contratti, delle forni- in tutta Italia) e la scarsa conoscenza degli ture e dei nuovi posti di lavoro. In un settore stessi sono una ulteriore prova del ritardo in cui versa il nostro sistema che però rimane solido e con ottime prospettive per il futuro e con La scarsa diffusione formativo. degli Istituti tecnici Questi elementi sono una delun fatturato in aumento. le cause del ritardo con il quale Se di lavoro si deve parlare, in- superiori (sono si sta sviluppando la green ecosomma, è per dire che non c’è. appena 59 in tutta Italia) e la scarsa nomy nel nostro Paese, e quindi Mai per dire dov’è e come lo si ot- conoscenza degli lo sviluppo delle nuove professiotiene. Il più grande buco nero del stessi sono una ni verdi. nostro sistema lavorativo (per la ulteriore prova del La rivoluzione che sta coinvolverità il problema è globale, an- ritardo in cui versa gendo l’intero mondo industriache se da noi più accentuato) è il nostro sistema le e dell’artigianato è d’altronde il disallineamento fra domanda formativo. dimostrata anche dagli studi di e offerta. Aziende che cercano, giovani che si offrono, nessun luogo capace Confindustria, per la quale il solo efficientadi farli incontrare. I centri per l’impiego, per mento energetico richiederà una innovazioesempio, funzionano bene solo in alcune re- ne delle tecnologie e dei processi che richiealtà molto avanzate, ma in generale riman- derà una forza lavoro solo nel nostro paese di gono enti distribuiti sul territorio incapaci 3 milioni di persone. Che bisognerà formare di dialogare con le imprese, laddove cioè si e impiegare. O anche, in molti casi, aggiornare nelle competenze e ri-occupare. ◆ genera occupazione. Ci sono poi quegli “introvabili” che lo sono perché il sistema formativo non è orientato in maniera utile: la diseguaglianza fra lau- LEGGI questo articolo anche sul sito di Tekneco: ree tecnico-scientifiche e umanistiche ne è www.tekneco.it/917


54

Ecologia Guida ai green jobs 2012, Edizioni Ambiente

La TOP TEN dei lavori verdi

01

amministratore verde di condominio “Quando i condomini proprietari sono più di quattro, l’assemblea nomina un amministratore”: questo è quanto stabilisce la legge italiana. L’amministratore di condominio viene ritenuto oggi una delle figure chiave per la riduzione degli impatti ambientali e del risparmio energetico. Oltre alla gestione amministrativa, contabile e finanziaria del condominio, l’amministratore verde deve promuovere la sostenibilità degli immobili. La nuova figura si occupa dell’informazione e della promozione presso i condomini delle occasioni tecniche, economiche e gestionali che l’efficienza energetica offre; realizza strategia di efficientamento per l’immobile amministrato; conosce, informa e utilizza eventuali incentivi, sgravi fiscali e finanziamenti per la sostenibilità; sceglie e propone servizi, come quelli di pulizia e manutenzione, ispirati a criteri di compatibilità ambientale, scegliendo detersivi sostenibili, riducendo gli sprechi di acqua ecc. È esperto e promuove l’intero ciclo del risparmio energetico. Ha competenze di edilizia sostenibile, su cui si tiene aggiornato e informa i condomini. Persegue l’ottimizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti.

02

avvocato ambientale L’avvocato ambientale svolge le attività di consulenza, rappresentanza e assistenza nell’interpretazione delle norme del diritto, specializzandosi in quelle di conservazione e tutela dell’ambiente. Può svolgere la sua attività in sede giudiziale, ovvero quando

è chiamato a rappresentare una causa in tribunale, o stragiudiziale, quando per esempio collabora alla redazione di un contratto o offre consulenza a un’azienda al fine di verificare la regolarità delle sue attività. Può ricoprire ruoli dirigenziali in azienda e nella pubblica amministrazione.

03

territorio. Individua gli scenari di rischio, raccoglie dati, pianifica l’intervento delle task-force tecnico-scientifiche, controlla il rispetto delle leggi e delle procedure amministrative da seguire in caso di emergenza o allarme, si occupa dei manuali operativi per la prevenzione e per le procedure di emergenza, valuta e predispone modalità e strumenti tecnici adatti per ogni situazione di crisi.

certificatore energetico Il certificatore energetico è una figura divenuta molto importante almeno dal 2005, da quando, nonostante false partenze e ripensamenti, l’Attestazione di certificazione energetica (Ace) è stata resa obbligatorio per l’atto di vendita di qualunque edificio o porzione di edificio. A questa si aggiunge anche l’Aqe, vale a dire l’Attestato di qualificazione energetica, necessario ai fini delle detrazioni fiscali dei costi di ristrutturazione. L’Aqe può essere redatto anche dal progettista o dal direttore dei lavori, mentre l’Ace deve essere emessa da persone di terza parte, e quindi né dal direttore dei lavori, né dal progettista, né dall’installatore, né dal fornitore di materiale per la costruzione.

04

disaster manager Nell’ambito della protezione civile il disaster manager, o emergency manager, è l’esperto che predispone e verifica i piani di emergenza, prestando la propria opera per fornire consulenza e orientamento ai diversi soggetti coinvolti nella gestione delle catastrofi e degli incidenti. L’attività di questa figura è necessaria per la riduzione dei danni grazie alla sua attività di monitoraggio delle fonti di vulnerabilità del

05

ecoauditor L’ecoauditor, o verificatore ambientale d’impresa, controlla gli impianti e i processi produttivi di un’azienda rispetto alle norme ambientali. Verifica, inoltre, la tipologia dei rifiuti prodotti e la loro quantità, le emissioni gassose, i consumi e gli scarichi dell’acqua, nonché i consumi energetici. Può anche essere di supporto nell’indicare all’azienda quali correzioni e modifiche apportare alle tecnologie e ai processi di produzione. La sua figura si è resa di fatto obbligatoria per via della legislazione europea sul controllo della compatibilità tra cicli di lavorazione dei prodotti, impianti e strutture delle imprese e la protezione dell’ambiente

06

esperto in demolizione per il recupero dei materiali L’esperto in demolizione per il recupero dei materiali si occupa della progettazione e della realizzazione degli interventi di decostruzione e di dismissione di costruzioni e manufatti ormai in disuso o da rammodernare, garantendo la valorizzazione e la riutilizzazione dei materiali recuperati.


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Tekneco Numero 09 | 2012

Deve verificare che i singoli materiali siano raccolti in modo omogeneo (isolanti, materie plastiche, vetro, materiali lapidei, inerti misti da demolizione) e lavorare a stretto contatto con il manager della borsa rifiuti dell’edilizia per ottimizzare il collocamento economico dei prodotti recuperati. Lavora in gruppo orientando le diverse fasi e i diversi responsabili di cantiere sia sulle tecniche di demolizione sia per il riutilizzo e la gestione razionale dei materiali.

07

meccatronico La meccatronica unisce diverse discipline come la meccanica, l’elettronica e l’informatica. Praticamente tutti i settori ad alta innovazione si avvalgono di questa transdisciplina, soprattutto quelli che sono oggi interessati alla riconversione green della loro produzione e dei loro prodotti, in primis il settore dell’automotive, della domotica e dell’automazione industriale. Il meccatronico, o tecnico meccatronico, è il professionista che progetta ed elabora sistemi di controllo più o meno complessi, lavorando su interi prodotti o cicli o su parti di essi. Individua e seleziona i componenti meccanici, elettronici ed elettromeccanici che serviranno per l’attività, assembla i componenti, cura la documentazione tecnica e i manuali d’uso, collauda i prodotti che ha progettato e realizzato, può occuparsi dell’installazione del prodotto finito e occuparsi della manutenzione.

08

energy manager L’energy manager è una figura introdotta per legge nel 1991 ed è obbligatoria

per tutti gli enti pubblici, i soggetti del terziario che consumano più di 1.000 Tep di energia all’anno, per i comuni superiori ai 10-15.000 abitanti e per le industrie che consumano più di 10.000 Tep l’anno. L’incarico di responsabile per l’energia, che consiste nella raccolta e nell’analisi dei dati sui consumi energetici e nella promozione dell’uso efficiente dell’energia nella propria struttura, può essere svolto da un dipendente o da un consulente esterno. Oggi si può immaginare che la sua funzione vada messa in riferimento con quella del certificatore energetico con il quale può lavorare in team.

09

ingegnere per l’ambiente L’ingegnere per l’ambiente non è soltanto l’ingegnere propriamente “ambientale”, ma tutti i professionisti del settore che siano esplicitamente impegnati nella pianificazione, nello sviluppo o nella gestione di opere e impianti in qualunque settore purché realizzati secondo i criteri dello sviluppo sostenibile. L’ingegnere per il territorio, per esempio, opera per la salvaguardia e la pianificazione del territorio occupandosi dell’analisi, dei progetti e della gestione degli interventi per il controllo dei rischi naturali e la protezione idrogeologica. L’ingegnere chimico si occupa del controllo della qualità industriale, della produzione di energia e del riciclaggio di rifiuti industriali. L’ingegnere civile progetta ed esegue opere tecniche e strutture portanti per i trasporti, le strutture urbane e territoriali, i sistemi di gestione delle acque. L’ingegnere dei materiali è competente nell’uso corretto delle materie prime disponibili, nello sfruttamento razionale delle risorse energetiche nei processi di

trasformazione e lavorazione, nell’attenta valutazione degli effetti della produzione sull’ambiente, nel funzionamento e nello smaltimento dei materiali. L’ingegnere elettrico compie studi e ricerche sulle nuove fonti energetiche

10

manager della borsa rifiuti dell’edilizia Il manager della borsa rifiuti dell’edilizia consente di attivare quel circolo virtuoso per cui i materiali edili provenienti dall’abbattimento di vecchi edifici o dalla loro ristrutturazione possano essere reintrodotti sul mercato. Lavorando a stretto contatto con l’esperto in demolizione per il recupero dei materiali, si occupa del piano di dismissione dei materiali e, insieme al gestore della borsa rifiuti locale, ne valuta le caratteristiche per meglio indirizzarli sul mercato. Dà indicazioni tecniche al cantiere in modo da facilitare la selezione e la gestione razionale delle macerie. Offre la sua consulenza per ottimizzare la decostruzione, il reimpiego, il riciclaggio dei materiali e dei manufatti edilizi. Redige i capitolati d’appalto che prevedano la produzione di rifiuti appetibili per il mercato delle materie seconde. Collabora con le pubbliche amministrazioni per promuovere l’uso mirato dei materiali riciclati e/o riusati attraverso specifiche normative.

Tratto da “Guida ai green jobs”, 2012, Edizioni Ambiente.


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Tekneco Numero 09 | 2012

Ecologia

Da rifiuti a risorse, la metamorfosi dei nostri scarti

Come è cambiato il mercato dei rifiuti fra scelte ecologiste e crisi delle materie prime

di Gianni Parti

V

ediamola così. I rifiuti non esistono. Lo sa bene quella azienda che alleva tilapie in Honduras, diventata famosa dopo essere balzata agli onori della cronaca grazie a un articolo di Elisabeth Rosenthal sul New York Times. La tilapia è un pesce di scarso valore ma che cresce bene in acquacoltura ed è anche per questo che, congelato, gli statunitensi ne consumano circa 475 milioni di

tonnellate all’anno. Sia l’allevamento che la conservazione (è venduto per lo più in filetti congelati) creano un bel po’ di problemi, ma molti derivano dai rifiuti degli scarti di lavorazione. La Rosenthal, per capire meglio questo mercato, ha visitato uno dei più importanti impianti del mondo, appunto in Honduras. Qui non si butta via niente: i filetti finiscono, ovviamente, sul mercato americano; la pelle è venduta in Thailandia

per la fabbricazione di prodotti di bellezza; testa e scarti di carne vengono trasformati in farine o per estrarre olio di pesce. L’olio ottenuto viene distillato in biodiesel che viene utilizzato per i veicoli in uso presso l’impianto. Lo squame è venduto in Italia per le iniezioni di collagene («mi chiedo – scrive la giornalista – se le donne italiane siano consapevoli dell’origine ittica delle loro labbra a canotto»). Se ci fosse bisogno di dirlo, questo è uno di quei casi eclatanti dove ciò che per qualcuno è un rifiuto, per altri è una risorsa. Prendiamo, per esempio, il mercato italiano. Secondo il Consorzio nazionale recupero imballaggi (Conai) il settore del riciclaggio dei rifiuti nel nostro Paese avrebbe ormai raggiunto un giro di affari stimato


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Ecologia

Le più attive nella raccolta differenziata La percentuale e i chilogrammi di rifiuti riciclati nelle regioni italiane. Percentuale %

intorno ai 670 milioni di euro, con la creazione in dieci anni di 76 mila nuovi posti di lavoro, ed avendo evitato l’apertura di 325 nuove discariche.

58.7

262 kg

50.7

Discariche come miniere

Anche il modo di intendere le discariche, quelle vecchie, quelle che già ci sono, sta cambiando. Alcuni le intendono ormai come vere e proprie miniere e in giro per il mondo, si lavora davvero a questa ipotesi, da sviluppare con le tecnologie più raffinate: si chiama “landfill mining”, lo scavo delle discariche per ricavarne materie prime. Man mano che cresce il prezzo delle materie prime, ciò che abbiamo gettato via per quarant’anni cambia valore, diventa oro da recuperare. A volte è letteralmente oro, come quello contenuto nei circuiti degli apparecchi elettronici. Conviene? William Hogeland, docente di ingegneria ambientale all’università di Kalmar, in Svezia, la spiega così: «il valore di questa opzione dipende dalla situazione specifica: cosa c’è nella discarica, come si decide di scavare, come viene tratSi chiama “landfill mining”, lo scavo tato il materiale delle discariche per che contiene, come ricavarne materie vengono separate e prime. Man mano commercializzate che cresce il prezzo le diverse compodelle materie prime, nenti. Le informaciò che abbiamo gettato via per zioni che abbiamo quarant’anni cambia ricavato su quattorvalore, diventa oro dici discariche del da recuperare. A Mar Baltico è che volte è letteralmente mettendo insieme i oro, come quello contenuto nei circuiti vantaggi economici degli apparecchi ed ecologici, l’intera elettronici. operazione equivale a diverse centinaia di miliardi di euro. Di queste discariche, una su cinque deve comunque essere chiusa o rimossa per i pericoli che rappresenta per le risorse idriche circostanti e per gli effetti negativi sull’atmosfera rappresentati dalle emissioni di CO2 e di metano». Parente stretto del “landfill mining” è l’“urban mining”, ovvero l’estrazione di materie prime dai nostri rifiuti tecnologici. Nelle settimane scorse se ne è discusso anche in Italia, in un convegno organizzato

NORD

57.9

39.2

36.6

16

32.7

CENTRO

166 kg

32

SUD Veneto

Trentino Piemonte Marche

Toscana

Umbria

Lazio

Campania

105 kg

Fonte: Ispra

dall’Enea dal titolo “Tecnologie e strategie per una politica industriale sostenibile. Urban Mining e Riciclo delle materie prime. Una proposta per l’area metropolitana di Roma”. Sebbene sia stata la capitale ad essere al centro del dibattito, l’idea vale per qualunque altra città, d’Italia o del mondo, perché la carenza e il costo di materie prime è un problema ormai globale. Tanto per dare qualche dato: una semplice scheda a

circuito stampato può contenere fino al 20% in peso di rame e fino a 250 grammi per tonnellata di oro. Percentuali non indifferenti se pensiamo che in natura una miniera d’oro può restituire appena da 1 a 10 grammi di oro su 1 tonnellata di materiale estratto, o il rame che più generosamente ne offre dai 50 ai 100 chili per tonnellata. I RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) contengono

parlano i compostatori

Rifiuti in umido

_

Fra tutte le tipologie di rifiuto che vengono raccolte l’umido è quello più raccolto. Nel 2011 ha rappresentato il 40% del totale, per complessivi di 4,5 milioni di tonnellate di materia trattata. Secondo il Consorzio italiano compostatori (Cic) si stima che entro il 2020 si raggiungeranno i 6,5 milioni di tonnellate, 109 kg pro-capite (68 kg nel 2011). Il sistema conta oggi 257 impianti di compostaggio (65% al nord, 16% al centro e 19% al sud). «La raccolta differenziata e il compostaggio degli scarti umidi – spiega David Newman, direttore del Cic – determinano ogni anno una riduzione della quantità di rifiuti in discarica pari a quella necessaria riempire l’intero Colosseo». Negli impianti di compostaggio vengono prodotti in un anno 1.400.000 tonnellate di fertilizzanti organici. Il giro d’affari del settore è quantificabile in 390 milioni di euro all’anno, i lavoratori sono circa 3.000 (2.500 diretti e 500 l’indotto).


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670 mln

▶ A tanto corrisponde (in euro) il giro di affari del riciclaggio dei rifiuti in italia

I rifiuti sono un probelma in ogni paese del mondo. In Europa la Commissione chiede che si impari presto a trasformarli in una miniera di materie prime.

rame, ferro, acciaio, mercurio, antimonio, berillio, gallio, germanio, niobio, tantalio e altri elementi di primaria importanza e di difficile reperimento. Secondo il Rapporto di Sostenibilità 2011 di Ecodom, il Consorzio italiano per il recupero e riciclaggio degli elettrodomestici, nell’ultimo anno sono state trattate 86.711 tonnellate di RAEE, con una crescita del 6% rispetto al 2010. Da queste quantità sono state ricavate 56.250 tonnellate di ferro, 6.992 tonnellate di plastiche, 2.065 tonnellate di alluminio e 1.596 tonnellate di rame, per un totale di 74.272 tonnellate di materie prime seconde riciclate, cioè reinserite nei processi produttivi. Un’Europa da riciclare

Riciclare nel nostro continente potrebbe essere presto una questione molto seria. Ormai una percentuale fra il 20 e il 30% delle materie prime che usiamo arriva da mercati non europei. Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, che ha pubblicato pochi mesi lo studio “Material resources and waste — 2012 update”, anche se l’Europa sta servendosi in maniera più efficiente delle risorse necessarie, purtroppo l’uso di materie prime in assoluto sta comunque crescendo. Solo nel 2011 abbiamo importato 1.600 milioni di tonnellate di materie prime (3,2 tonnellate a persona). Ovviamente i combustibili petrolio, carbone, gas, ecc.)

rappresentano la parte più importante. In totale ogni cittadino europeo consuma quasi 15 tonnellate di materie prima a testa, di cui la gran parte viene accumulata in beni attraverso i processi economici, ma il resto diventano rifiuti solidi o emissioni inquinanti. Parliamo di qualcosa come 5 tonnellate di rifiuti solidi, compresi quelli pericolosi, pro capite. Per fortuna è cresciuto il riciclaggio che è quasi raddoppiato: i rifiuti urbani riciclati sono infatti passati dal 17% del 1995 al 38% e la percentuale degli imballaggi che viene riciclata è arrivata addirittura al 60%. Le intenzioni dell’Unione europea sono quelle di creare una “società del riciclo” come parte di una economia più verde che sia in grado di offrire, da un lato, efficienza nell’uso delle risorse e, dall’altro, certezza di accesso alle stesse. «L’uso insostenibile delle risorse – ha spiegato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’Agenzia europea per l’ambiente – è un problema veramente globale e la vorace richiesta europea di materie prime si fa sentire in tutto il mondo. È indispensabile che l’Europa faccia un uso più efficiente sia delle materie prime che di quelle derivate dal riciclaggio dei rifiuti». ◆

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cial

Tutto l’alluminio d’Italia

_

Nell’ultimo anno sono state riciclate 40.800 tonnellate di imballaggi in alluminio, pari al 60,7% dell’immesso sul mercato . Un risultato reso possibile grazie alla collaborazione dei cittadini e agli accordi stipulati fra CIAL (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi in alluminio) e gli enti locali di riferimento. Sono infatti 5.500 i Comuni italiani in cui è attiva la raccolta differenziata dell’alluminio (circa il 70% del totale). Secondo i dati del CIAL , il 53% dell’alluminio circolante in Italia proviene dal riciclo e i trend produttivi di alluminio riciclato confermano l’Italia al primo posto in Europa con oltre 927mila tonnellate di rottami trattati (considerando non soltanto gli imballaggi) pari ad oltre il 53% dell’utilizzo complessivo di alluminio grezzo.


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Ecologia

UNA QUESTIONE DI ETICHETTA Quanto sono diventati importanti i marchi di qualità ambientale per l’impresa e i consumatori

di Gianni Parti

I

l vino, da quando è “doc”, è migliore. Nel senso che, da quando le persone hanno imparato che questa certificazione identifica con garanzia l’origine controllata del prodotto, hanno cominciato a guardare l’etichetta e a chiedere che tutte le bottiglie dei propri vini migliori fossero per lo meno “doc”. L’etichetta e più in generale i marchi di garanzia non sono un gioco. In fatto di sostenibilità, per esempio, l’obiettivo stabilito dall’Unione europea è dichiaratamente quello di favorire una produzione rispettosa dell’ambiente e un consumo ecologicamente consapevole, basati sugli strumenti Emas, Ecolabel e sugli standard internazionali della serie ISO. Strumenti di certificazione che secondo l’Europa dovrebbero portare entro un ragionevole periodo di tempo alla stabilizzazione di un vero e proprio “mercato verde”. Questo approccio è diventato una politica con una volontà esplicita di accrescere la diffusione dei regolamenti Emas

8.982 ▶ I prodotti / servizi etichettati nel 2010

ed Ecolabel (rendendoli più efficaci e appetibili), di promuovere il Green Procurement, i cosiddetti acquisti verdi per influenzare la crescita del “mercato ecologico”, di migliorare l’informazione ambientale business to business e business to consumers. Ecolabel & Emas

Un percorso che è cominciato da lontano e che ha portato sempre più aziende ad investire nelle certificazioni. Prendiamo il marchio Ecolabel, creato nel 1992 in ambito Ue quale sistema di certificazione volontaria per prodotti realizzati col minore impatto ambientale possibile. In Italia, dal 1998 a dicembre 2010, sono state rilasciate 245 licenze Ecolabel UE per un totale di 8.982 prodotti/servizi etichettati, distribuiti in 15 grandi gruppi, dove a fare la parte del leone è il settore turistico (137 licenze). Seguono, poi, i detergenti multiuso e per servizi sanitari” (22 licenze) e dai “detersivi per piatti” con 13 licenze. Tuttavia, registra l’Ispra, per il 2010 si evidenzia una flessione dovuta alla necessità delle aziende di rinnovare il contratto per l’uso del marchio Ecolabel UE, sulla base dei nuovi criteri entrati in vigore. «Il marchio in Italia ha avuto sinora uno sviluppo lento ma progressivo – spiega Claudio De Rose, presidente del Comitato

Non c’è dubbio che uno dei primi marchi a essere conosciuto sia stato quello “doc” per i vini di qualità. Ma ormai sono numerose le etichette che certificano ogni tipo di prodotto.

per l’Ecolabel e l’Ecoaudit – e, sebbene a piccole tappe, si è arrivati all’attuale applicabilità a 26 gruppi di prodotti, alcuni dei quali (come i televisori, i fazzoletti, la carta stampata, le ceramiche per la pavimentazione, i detersivi a uso domestico e i saponi) rappresentano scelte di consumo che riguardano da vicino tutti noi. Altrettanto può dirsi per i servizi di ricettività turistica e per il servizio di campeggio. Inoltre, per effetto della recente revisione del regolamento comunitario (2010), il processo di ampliamento del marchio Ecolabel dovrebbe velocizzarsi,


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Tekneco Numero 09 | 2012

Il processo di ampliamento del marchio Ecolabel dovrebbe velocizzarsi, estendendosi a decine di nuovi prodotti nel prossimo biennio.

estendendosi a decine di nuovi prodotti nel prossimo biennio». Oggi possono essere etichettati prodotti di largo consumo (con l’eccezione di alimenti, bevande e medicinali) e servizi. In particolare, esistono criteri Ecolabel per detersivi (per lavastoviglie, bucato, multiuso e per piatti), calzature, elettrodomestici (televisori, pompe di calore), saponi e balsami, prodotti in tessuto carta, carta per copie e grafica, prodotti vernicianti per interni e per esterni, ammendanti, substrati di coltivazione, personal computer, computer portatili, prodotti tessili,

lampade elettriche, coperture, mobili in legno, lubrificanti, materassi, servizio di ricettività turistica e servizio di campeggio. «Per sua natura – spiega ancora De Rose –, Ecolabel è trasparente, rigorosamente scientifico e assegnato da organismi competenti, autonomi e indipendenti. Parte del suo successo risiede anche nel fatto che è assolutamente volontario, e quindi il produttore o il gestore di servizio che lo richiede non può che essere convinto dei benefici che ne derivano all’ambiente e a se stesso in termini di competitività nell’ambito della green

Claudio De Rose

economy. Senza contare che l’impegno della stessa Ue nella comunicazione e propagazione del marchio è destinato a facilitarne la diffusione». Secondo un’indagine Iefe-Bocconi, già nel 2009 la spesa per mantenere l’Ecolabel era pari allo 0,15% del volume di vendite generato dal prodotto o dal servizio in questione, ma veniva ripagata da un aumento del fatturato tra il 5 e il 30%. Emas, ovvero il sistema comunitario di ecogestione e audit (Emas, Eco-Management and Audit Scheme), è anche questo un marchio a gestione volontaria per le imprese e le organizzazioni che desiderano impegnarsi per valutare e incrementare la propria efficienza ambientale. È destinato a migliorare l’ambiente e a fornire alle organizzazioni, alle autorità di controllo e ai consumatori uno strumento di valutazione e gestione dell’impatto ambientale di una organizzazione. Il numero delle organizzazioni registrate, dal 2010 al 2011, è passato da 1.080 a 1.136, mentre il numero totale delle registrazioni effettuate, nello stesso periodo, è passato da 1.263 a 1.375. Il successo delle “Iso”

Le norme Iso serie 14000 forniscono strumenti manageriali per le organizzazioni che vogliano porre sotto controllo i propri


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Ecologia

aspetti e impatti ambientali e miglio- in molti paesi del mondo, ma i più comurare le proprie prestazioni in tale campo. nemente utilizzati sono quelli messi a punGli standard non indicano livelli prescrit- to dal Forest Stewardship Council (Fsc) e tivi di miglioramento della prestazione, ma dal Programme for Endorsement of Forest definiscono le modalità per gestire le atti- Certification Schemes (Pefc). Si tratta di sività in modo da perseguire gli obiettivi di stemi di certificazione che consentono di prestazione autonomamente determinati. etichettare legno e prodotti derivati garanIn particolari i benefici nell’adozione del- tendo agli acquirenti che si tratta di prodotla certificazione UNI-EN-ISO 14001, secon- ti ottenuti in modo sostenibile. In ambito energetico il computer sul quale do il Rapporto ambiente dell’Ispra, sono da è stato scritto questo libro ha ricondurre principalmente il classico bollino blu Enegy a: prevenzione o riduzione In ambito internazionale star, che è un marchio di cerdegli impatti ambientali; la più famosa e forse la tificazione statunitense, ririduzione di utilizzo di ma- più antica certificazione lasciato dall’EPA (l’Agenzia terie prime ed energia im- ambientale è stata l’angelo azzurro, il Blaue Engel, che per l’ambiente degli USA) plicati nei processi azienda- esiste dal 1977 ed ormai per quei calcolatori con conli; riduzione di emissioni o ben noto a buona parte del sumi energetici ridotti nella rifiuti; miglioramento delle pubblico tedesco fase di stand by. prestazioni ambientali atPiù europea è invece l’etitraverso obiettivi gestionali e/o tecnologici e impiantistici. Il numero chetta energetica, quella alla quale ci siadelle organizzazioni certificate ISO 14001 è mo ormai abituati andando a comprare un in crescita avendo raggiunto, a ottobre 2011, elettrodomestico che divide in classi più o 15.039 unità, rispetto alle 14.013 del 2010 e meno efficienti, per esempio, i nostri frigoriferi ed è ormai obbligatoria su gran parte alle 12.464 del 2009. I primi dieci settori con la più alta concen- degli apparecchi. C’è poi la lunga serie delle certificazioni trazione di certificazioni ISO 14001 sono: servizi pubblici; servizi professionali d’im- alimentari, forse le più note nel nostro papresa, della produzione e distribuzione di ese e le più ricercate. Si è cominciato con i energia elettrica; imprese di costruzione, vini a denominazione di origine controllainstallatori di impianti e servizi; metalli e ta, Doc: così di successo che oggi la parola loro leghe, fabbricazione di prodotti in me- stessa “doc” è entrata nel linguaggio cotallo; trasporti, magazzinaggi e comunica- mune per dire che una cosa è proprio vera zioni; commercio all’ingrosso, al dettaglio e e di qualità. Sono poi venuti i Dop (denointermediari del commercio; industrie ali- minazione di orgine protetta), Igp (indicamentari, delle bevande e del tabacco; mac- zione geografica protetta), Igt (indicazione chine elettriche e apparecchiature elettri- geografica tipica), Docg (denominazione di origine controllata e garantita), Stg (speciache e ottiche e Pubblica amministrazione. lità tradizionale garantita). Altra storia è il biologico, che dal 2010, in Europa è garantiLe altre “etichette” In ambito internazionale la più famosa e to dal marchio a forma di foglia con le stelle forse la più antica certificazione ambien- della Ue. Ma ce ne sono anche nel settore cosmetitale è stata l’angelo azzurro, il Blaue Engel, che esiste dal 1977 ed ormai ben noto a buo- co. Uno degli ultimi, in ordine di tempo, è il na parte del pubblico tedesco, ma i simboli a marchio Cosmos. Si tratta di uno standard garanzia di processi sostenibili e di qualità elaborato da alcuni tra i principali enti certificatori europei che consente di applicasono ormai molto numerosi. Si stima, per esempio, che per migliorare la re ai cosmetici il logo “Cosmos Organic”o gestione sostenibile delle foreste siano oltre “Cosmos Natural”. Il primo identifica i pro50 gli standard di certificazione sviluppati dotti in cui sono biologici almeno il 95% degli ingredienti agricoli e almeno il 20% sul totale del prodotto finito, considerando anche l’acqua. Anche il prodotto naturale non deve avere più del 2% di materie prime di sintesi. È inoltre richiesto il rispetto di requisiti “animalisti e ambientali”. Il che ci porta alla certificazioni “cruelty free”, ovvero non testato sugli animali, per le quali ▶ I prodotti / servizi etichettati nel 2010

8.982

www.ecolabel.eu Il sito ufficiale del marchio europeo. Qui sono catalogati tutti i prodotti certificati Ue


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www.iso.org “ISO” sta per International Organization for Standardization, fondata nel 1947 e che definisce gli standard tecnici a livello globale.

Solo 4 italiani su 100 oggi non leggono ancora l’etichetta dei prodotti. Per molti è importante la data di scadenza, ma sempre di più badano anche alla qualità.

Chi si fida e chi fa il furbo

Gli italiani hanno scoperto l’etichetta

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Chissà cosa ci sarà nel cibo che mangiamo, nei tessuti che indossiamo o di cosa sarà fatto il legno delle nostre cassettiere? Per anni gli italiani sono stati sospettosi almeno quanto sono stati distratti. In molti casi (frodi a parte) sarebbe bastato leggere l’etichetta per capire che quella giacca era di nylon e che quella minestra liofilizzata conteneva troppo glutammato. Ma qualcosa è cambiato. Secondo uno studio Adi-Nestlè uscito pochi mesi fa, solo il 4% degli italiani dichiara di non leggere mai, neanche in modo occasionale, le etichette alimentari. L’88% guarda soprattutto la data di scadenza, il 73% la lista degli ingredienti, il 68% la presenza di coloranti, il 67% quella dei grassi idrogenati, il 58% dei conservanti e il 43% dell’aspartame. E la sostenibilità ambientale? Un sondaggio Eurobarometro sempre di quest’anno rileva che il 72% degli europei è disposto a spendere di più per acquistare prodotti più verdi. E, di questi, il 60% degli italiani si dice fiducioso delle informazioni ambientali sulle etichette. Ma gli eco furbi non sono rimasti a guardare. Hanno purtroppo cominciato a prosperare marchi di fantasia o le autodichiarazioni dei produttori, che però non certificano un bel niente. C’è chi, per esempio, si vanta sull’etichetta che il proprio detersivo è fatto al

99% di prodotti naturali: infatti è composto, come prevede la legge, al 99% di acqua, che innegabilmente è un prodotto naturale! O chi annuncia, gonfiandosi il petto d’orgoglio, di averlo prodotto con il 100% di energia verde: cosa che potrebbe anche essere vera ma che comunque non è verificabile in nessun modo, per cui... Oppure batterie ricaricabili la cui etichetta dice che sono “green”, ma di “green” hanno solo il fatto di essere ricaricabili. In tutti questi casi l’etichetta è stampata in modo da sembrare un vero e proprio bollino di garanzia. E così via. Altroconsumo, nel maggio 2012, ha lanciato un’inchiesta per mettere sul chi vive i consumatori, ricordando, per esempio, il caso di un’acqua minerale, né liscia né gassata, che si vantava di essere “a impatto zero”. Una dichiarazione priva di fondamento al punto che l’Antitrust è dovuto intervenire per sanzionarla. I marchi ambientali, invece, esistono e sono ben regolamentati. Per lo più si tratta di disciplinari, per il quali il marchio è solo il suggello finale, il simbolo della corretta esecuzione di quei processi ufficialmente stabiliti affinché il prodotto o il servizio reso possa dirsi sostenibile. Non si tratta di obblighi, ma di regole a cui le imprese decidono di sottostare volontariamente.


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Ecologia

Ai marchi ufficiali rispondono con false diciture, o ingannevoli, molti “ecofurbi”. Ma anche questo è un sintomo del fatto che i cittadini chiedono sempre di più una qualità certificata.

in assenza di un disciplinare di carattere istituzionali ci si può affidare al mondo delle associazioni di categoria, in questo caso quelle animaliste, e ad enti certificatori che abbiano già una salda reputazione in altri campi già riconosciuti. È il caso, per esempio, del “coniglietto bianco” di Icea (Istituto Certificazione Etica Ambientale) e Lav (Lega anti vivisezione). Ci sono infatti enti riconosciuti che certificano e applicano tali marchi praticamente in ogni settore, dal tessile all’edilizia, dal commercio equo e solidale alla responsabilità sociale d’impresa, dal singolo prodotto all’intero processo. Lo stesso Sole 24 Ore, il principale quotidiano economico in Italia, confermava qualche tempo fa l’importanza economica delle certificazioni ambientali, per esempio nel settore edile. Buone performance energetiche certificate da Leed, Itaca, AzzeraCO2, anziché Lifegate sono solo Breeam, Hqe, due dei marchi più Green rating o noti nel nostro paese, da uno degli alche consentono, tri marchi sui attraverso l’acquisto rendimenti enerdi pezzi di foresta o la getici delle abipiantumazione di nuovi alberi, di compensare tazioni possono le emissioni di anidride infatti attribuire carbonica. un valore economico alla nostra casa fino ad un 20% superiore. Senza considerare, inoltre, le numerose certificazioni e processi per l’abbattimento delle emissioni di gas serra. AzzeraCO2, anziché Lifegate sono solo due dei marchi più noti nel nostro paese, che consentono, attraverso l’acquisto di pezzi di foresta o la piantumazione di nuovi alberi, di compensare le emissioni di anidride carbonica. Ma anche gli standard internazionali non rimangono a guardare. Così le Iso si evolvono e l’ultima in ordine di tempo, è la 20121 per certificare gli eventi green, che siano concerti, fiere, festival, olimpiadi o mondiali di calcio. È evidente che questa pletora di certificazioni e di marchi – il cui elenco è molto

più ampio di quello qui descritto – richiedono professionalità fra le più diverse a seconda del campo d’azione. L’ecoauditor diventa così una figura trasversale, che può avere competenze specifiche e lavorare in autonomia, oppure lavorare in un team dove ognuno porta del suo in campi diversi e complementari. Non si tratta solo di figure che mettono il bollino, ma di veri e propri levatori di imprese verdi. Chiedere un certificato non è quasi mai un fatto a posteriori. Sono le aziende che decidono di perseguire volontariamente un percorso di sostenibilità e qualità e,

rivolgendosi a enti o a personale specializzato, si lasciano guidare nella transizione, spesso anche complessa, per la quale il rilascio del fatidico bollino è solo un attestato di successo. ◆

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Progetto

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Energia, architettura, ambiente e società: come nasce un eco-supermercato Non solo bioedilizia, ma soprattutto un modello di sostenibilità sociale dai detersivi al bookcrossing studio: Galassi, Mingozzi e Associati

A un anno dalla sua inaugurazione il negozio Coop di Conselice vince la sfida di sostenibilità ambientale e sociale, proponendo un nuovo modo di fare la spesa. E per spiegare ai clienti le principaliinnovazioni “verdi” sono stati collocati brevi messaggi sulle pareti del negozio e pannelli informativi; un monitor rendiconta in tempo reale i risultati ambientali prodotti

I dati del progetto EMILIA ROMAGNA

Ferrara Bologna Conselice

550 metri quadrati, oltre 2,6 milioni di euro d’investimento, 18 persone occupate, in gran parte provenienti dalla precedente Coop di Conselice, chiusa il 17 settembre del 2011. Questi in sintesi i principali numeri di questo nuovo negozio sorto in un’area artigianale dismessa, contribuendo alla riqualificazione urbana. I clienti, inoltre, potranno raggiungere il supermercato a piedi o in bici, grazie alla pista ciclo-pedonale che collega il punto vendita al resto del paese; chi invece ha un mezzo elettrico può ricaricarlo dalle colonnine che forniscono energia, poste in prossimità dell’ingresso. Alcune delle tecnologie più interessanti sono state adottate in maniera integrata con avanzati sistemi di gestione delle risorse. Non si parla solo della pensilina con pannelli fotovoltaici, pure importante ma sicuramente ormai ampliamente usata anche nei parcheggi degli autogrill, ma un esempio più avanzato è costituito dal sistema di riscaldamento e condizionamento, servito da una pompa di calore geotermica. La struttura prevede, infatti, diverse zone climatiche, in funzione delle attività che si svolgono nelle diverse aree del negozio. Chi lavora, per esempio, per diverse ore ad una postazione fissa, come può essere quella dei cassieri, ha certamente esigenze diverse da quelle dei clienti, che arrivano al supermercato abbigliati secondo la stagione e rimangono nel

negozio lo stretto tempo necessario per la spesa, muovendosi, per di più, dall’area dei surgelati a quella dei prodotti da forno. Per il riscaldamento invernale, l’edificio risponde dunque ai criteri di massima efficienza energetica della Regione EmiliaRomagna. Per l’aerazione, un grande camino di ventilazione naturale facilita il ricambio d’aria, mentre il passaggio attraverso tubazioni interrate asettiche consente di far entrare aria preriscaldata in inverno e fresca d’estate. Un impianto di supervisione e controllo automatico (“Building Energy Management System”) ottimizza e gestisce il controllo climatico passivo e attivo. Banditi gli sprechi: il calore di scarto dei frigoriferi viene recuperato e utilizzato per scaldare l’acqua sanitaria e, d’inverno, si integra con l’impianto di riscaldamento. Analogo l’uso parsimonioso dell’acqua e dell’energia: nella copertura sono stati inseriti un sistema di recupero delle acque piovane – che sono utilizzate per alimentare le cassette dei servizi igienici e per innaffiare le aree verdi esterne – ed una rete di camini solari, per convogliare all’interno la luce naturale. In questo modo si riduce la necessità di illuminazione artificiale, tutta garantita da lampade ad alta efficienza e a Led. Il risparmio stimato di energia, rispetto anche ai supermercati costruiti nel rispetto delle normative più recenti in materia di contenimento dei consumi, della nuova Coop è

Ravenna

Committente Coop Adriatica Progettista Galassi, Mingozzi e Associati Consulente STORICO-PAESAGGISTICO / Consulente STRUTTURALE / COLLABORATORI R. Zamboni, G. Benassi, T. Garutti, P. Patruno, G. Piacentini, S. Ugolini Ubicazione Conselice (RA) Tipologia intervento Architettura e paesaggio Anno di progettazione 2011 Contatti Coop Adriatica-Ufficio stampa Silvia Govoni tel. 051.6041707 email silvia.govoni@adriatica.coop.it


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Il banco frigo dei freschi è chiuso per non disperdere energia e limitare i consumi

del 40%. Rispetto alla preesistente Coop di Conselice i risparmi stimati sono addirittura del 70%. E, se si considera che il negozio sarà alimentato esclusivamente da energie rinnovabili, l’impatto ambientale misurato in termini di CO2 sarà nullo. Anche la spesa impatta meno

Gli aspetti di bioarchitettura del negozio di Conselice sono in qualche modo preminenti, ma è noto che da tempo le Coop in tutta Italia hanno adottato prodotti e sistemi di distribuzione a basso impatto. Qui, ovviamente, questa vocazione trova il suo compimento, chiudendo in un certo senso il cerchio.Questa inCoop offre infatti ai propri clienti un assortimento particolarmente ricco di prodotti tipici e locali, biologici ed ecologici, soprattutto della linea Vivi Verde Coop. Oltre ai prodotti di stagione, ci sono circa 60 articoli alimentari biologici e 26 non alimentari ecologici (cartoleria, stoviglie usa e getta, lampade a risparmio energetico ecc.), cui vanno aggiunti 4 detergenti a base di tensioattivi vegetali (ammorbidente, sapone piatti, lavatrice e delicati) venduti sfusi, tramite un distributore, così da

consentire il riutilizzo dei flaconi. Il negozio offre inoltre alcuni serviti già apprezzati dai clienti della struttura precedente, come la macelleria, il girarrosto per i polli, la doratura del pane. All’uscita, chi vorrà potrà spacchettare i prodotti e lasciare in un apposito banco gli imballaggi che ritiene superflui. E all’esterno del punto vendita ci si potrà rifornire di acqua di rete, refrigerata e frizzante, erogata da un apposito distributore realizzato insieme alla multiutility Hera. Per spiegare ai clienti e ai soci le principali innovazioni “verdi”, sono stati collocati brevi messaggi sulle pareti del negozio e pannelli informativi all’ingresso del punto vendita; inoltre all’esterno è presente un monitor che rendiconta in tempo reale i risultati ambientali prodotti, come il risparmio energetico, la produzione di energia con il fotovoltaico, il recupero dell’acqua piovana per gli scarichi e altri usi. Socialmente utile

La sostenibilità del negozio è declinata anche in chiave sociale, grazie a una impostazione che favorisce la viabilità pedonale e la

Busta per la spesa in materiale riciclabile


Progetto

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Stazione di ricarica per veicoli elettrici

socialità. Il lato Nord del negozio affaccia su una piazza pubblica interamente rinnovata da Coop Adriatica, sulla quale è collocato il monumento alla stampa partigiana, creato nel 2006 dal maestro Gino Pellegrini per celebrare il 60° anniversario della Repubblica e ora ristrutturato dalla Cooperativa e dal Comune di Conselice, in quanto fortemente deteriorato. Questa parete dell’edificio è stata decorata con due murales, realizzati dagli studenti dell’Accademia di Belle arti di Bologna sotto la guida di Marco Neri, artista e docente di pittura presso l’Accademia di belle Arti di Ravenna, dopo la selezione dei progetti guidata dal professor Valerio Dehò. Le opere raffigurano una grande bandiera che celebra l’Unità d’Italia e una rappresentazione grafica delle parole della cooperazione: entrambe hanno visto la partecipazione dei cittadini di Conselice, che hanno espresso le proprie preferenze nella scelta dei colori e dei valori da trasmettere. Nella struttura trovano posto anche lo spazio per il bookcrossing di “Seminar libri” e una saletta soci, accessibile dall’esterno, che ospiterà iniziative e attività sociali di aggregazione e solidarietà. Alla definizione del

nuovo modello di supermercato eco-sostenibile hanno preso parte i principali portatori di interesse della Cooperativa (i soci, i dipendenti, i cittadini di Conselice, le Università, le istituzioni, le associazioni ambientaliste), tramite un processo di coinvolgimento che Coop Adriatica ha attivato per rendere la struttura quanto più possibile vicina alle esigenze di chi la utilizzerà e rispondente a un’idea condivisa di sostenibilità.

I carrelli sono realizzati in plastica riciclata

LE FASI DEL PROGETTO

Partito nel 2008 con l’obiettivo di definire un modello di punto vendita innovativo, ad elevata qualità energetico-ambientale e a ridotti costi di gestione, il progetto che ha portato alla nascita del punto vendita amico dell’ambiente a Conselice ha richiesto una considerevole preparazione preliminare ed è articolato in sette fasi: —— condivisione delle conoscenze e stato dell’arte; —— definizione degli “indicatori di qualità” e dei metodi di valutazione; —— individuazione del benchmark (un punto vendita di riferimento);

360mila ▶ I kWh/a consumati in un anno


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Camino di ventilazione naturale

Escursioni apribili

Escursioni apribili

Tubo interrato per pre-raffrescametno geotermico dell’aria

—— progettazione di un punto vendita ecosostenibile di “primo confronto”; —— comparazione tra quest’ultimo ed il benchmark; —— progettazione della nuova struttura a Conselice; —— monitoraggio e linee guida. Gli elementi su cui si è focalizzata l’attenzione sono stati il benessere e la sicurezza degli utenti e degli addetti; il risparmio energetico ed idrico; l’integrazione con il contesto; l’accessibilità; l’ottimizzazione del ciclo di vita di materiali e rifiuti; la riduzione dei carichi ambientali. IL COINVOLGIMENTO DEGLI STAKEHOLDER

Per definire meglio le caratteristiche del negozio, e capire quali siano le caratteristiche di eco-sostenibilità rilevanti per diversi interlocutori, è stata anche coinvolta una rappresentanza degli stakeholder: —— i lavoratori del supermercato Coop di Conselice —— i soci Coop e i cittadini di Conselice —— la Regione Emilia-Romagna (assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli); —— la Provincia di Ravenna (presidente Claudio Casadio; ex assessore all’Ambiente Andrea Mengozzi) —— il Comune di Conselice (sindaco Maurizio Filipucci); —— l’Università di Bologna, Dipartimento di Sociologia (professoressa Roberta Paltrinieri e professor Pier Luigi Musarò); —— l’Università di Bologna, polo di Ravenna: Centro interdipartimentale di ricerca per le Scienze ambientali (professor Andrea Contin, dottor Diego Marazza e gli studenti della facoltà di Scienze Ambientali); —— Legambiente Emilia Romagna (presidente Lorenzo Frattini e Responsabile rifiuti Giulio Kerschbaumer); —— Hera spa, Unità Corporate Sociale Responsibility (direttore Filippo Bocchi, Gabriele Magli). Agli stakeholder è stato chiesto quali elementi non dovrebbero mancare in un punto vendita “eco-sostenibile”. Questo

percorso, condotto con la collaborazione della società di consulenza Indica srl, ha fornito diversi suggerimenti, soprattutto per quanto riguarda la gestione quotidiana del negozio, la fruizione da parte dei cittadini e la relazione con la comunità locale: quando è stato possibile, tali suggerimenti sono stati inclusi nel progetto. Ad esempio, su richiesta degli stakeholder si è intervenuti su:

-50% ▶ Risparmio sui consumi totali rispetto ad un supermercato tradizionale

—— la comunicazione: le principali innovazioni sono state descritte da messaggi sulle pareti del negozio, da pannelli informativi all’ingresso e da un monitor che rendiconta in tempo reale sui risultati ambientali prodotti (risparmio energetico, produzione fotovoltaico, recupero acqua piovana); —— l’assortimento conta numerosi prodotti 3_RISCALDAMENTO INVERNALE biologici ed ecologici, soprattutto della Benchmark P. V. Conselice linea Vivi Verde Coop, tra cui i detersivi sfusi; Approccio adattativo al benessere; Insufficiente controllo delle condizioni —— gli imballaggi: è stata creata un’area dove portata d’aria esterna modulata sul benes di benessere respiratorio‐olfattivo e recupero di calore i clienti, prima di portar via la spesa, potranno lasciare gli imballaggi superflui; Controllo del volume riscaldato Elevato volume riscaldato e razionalizzazione delle chiusure traspar —— l’acqua pubblica: all’esterno del punto vendita, i clienti potrannoScarso controllo delle temperature di esercizio rifornirsi di acControllo sulla temperatura operativa qua di rete refrigerata e/o non riferite ad un approccio adattativo al frizzante, grazie benessere e non distinguendo addetti da utenti a un distributore realizzato insieme alla Dispersioni termiche elevate dall’involucro Elevato isolamento termico dell’involucro multiutility Hera; un’opportunità per risparmiare sulla spesa e ridurre l’impatto Impianto di condizionamento a tutt’aria Impianto aria monozona e impianto dedic ambientale del consumo di acqua. e a portata d’aria esterna costante per le diverse funzioni Sistema di climatizzazione —— la mobilità sostenibile: ilspesso senza recuperatore di calore negozio è faestiva e invernale cilmente raggiungibile a Classe energetica C piedi e in biciClasse energetica A cletta, essendo collegato con il cuore del paese tramite una pista ciclopedonale protetta; inoltre per chi giunge con un mezzo elettrico, è disponibile una colon nina di ricarica per automobili, ciclomo tori e biciclette, collocata all’ombra della pensilina fotovoltaica. ◆

S climati estiva e i P. V.

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Speciale Ecomondo


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Speciale Ecomondo

LA CONFERENZA

Verso gli Stati generali della green economy

di Edo Ronchi

A Novembre a Ecomondo due giornate volute dal Ministero dell’ambiente italiano per raccogliere la sfida dell’economia verde come voluta dalla roadmap europea

S

i sono incrociate due esigenze: quella di dare seguito alla Conferenza di Rio+20, raccogliendo le indicazioni della roadmap europea sulla green economy, quella di avanzare proposte per affrontare la recessione italiana in chiave green. È nata così l’idea, subito raccolta e rilanciata dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, di realizzare gli Stati generali della green economy. È stato costituito un Comitato organizzatore formato da 39 organizzazioni di imprese particolarmente interessate alla green economy: la scelta di un particolare coinvolgimento delle imprese e delle loro organizzazione è in sintonia sia con le indicazioni di Rio + 20, sia con quelle,convergenti,europee che sollecitano di attivare con particolare attenzione, nel percorso di green economy,tale partecipazione. Con un accordo col Ministero dell’Ambiente,inoltre, la Fondazione per lo sviluppo sostenibile è stata incaricata di fare da struttura di supporto tecnico per la preparazione e l’organizzazione di questi Stati generali. L’Unep ha raccomandato di focalizzare alcuni settori fondamentali e l’Unione europea di concretizzare il percorso verso una green economy indicando target, scegliendo obiettivi precisi, misure e politiche per realizzarli. Raccogliendo queste indicazioni gli Stati generali sono stati preparati attivando 8 gruppi di lavoro tematici,formati

Per la prima volta l’economia verde italiana è chiamata a discutere del suo futuro (Foto: franzpc — Flickr)

da esponenti delle imprese,delle organizzazioni che fanno parte del Comitato organizzatore e da esperti,che hanno, con riunioni,con assemblee nazionali plenarie e con un’ampia consultazione,elaborato documenti su otto temi scelti come strategici per lo sviluppo della green economy italiana: ecoinnovazione, servizi ambientali, efficienza e risparmio energetico, fonti energetiche rinnovabili, riciclo, filiere agricole di qualità ecologica,mobilità sostenibile e strumenti economici e finanziari. I contributi istruiti dai gruppi di lavoro confluiranno in un documento programmatico che sarà proposto alla discussione il 7 e 8 novembre a Ecomondo di Rimini alla assemblea plenaria degli Stati generali . Aprirà il Ministro dell’Ambiente, chiuderà quello dello Sviluppo economico e


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BIO Edo Ronchi è presidente del Comitato organizzatore degli Stati generali della green economy. È stato Ministro dell’ambiente dal 1996 al 2000 e, attualmente, è presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile.

Dove e quando: L’evento si terrà il 7 - 8 Novembre presso la Fiera di Rimini in occasione di Ecomondo 2012. Informazioni: www.statigenerali.org

interverranno nel dibattito sul documen- stessi protagonisti, la convinzione di far to programmatico rappresentanti della parte di un comune importante processo di Commissione europea e dell’OCSE, di forze green economy. Troppo spesso si sono visti solo gli aspetpolitiche e parlamentari, degli enti locali e ti conflittuali del rapporto delle regioni, delle associaziofra economia ed ecologia; la ni ambientaliste, dei sindacati I contributi istruiti green economy sta, invece, e del mondo delle imprese. Il dai gruppi di lavoro dimostrando che, puntando Comitato organizzatore racco- confluiranno in sull’elevata qualità ambienglierà e valuterà le osservazioni un documento programmatico tale, è possibile alimentare emerse durante questo ampio che sarà proposto nuove possibilità di sviluppo. confronto e varerà, tenendo- alla discussione il Del resto anche la recessione ne conto, il documento finale. 7 e 8 novembre a economica sollecita innovaQuesto percorso verso gli Stati Ecomondo di Rimini generali della green economy alla assemblea plenaria zioni, conversioni, differenziazioni di beni e servizi per mi pare importante per almeno degli Stati generali trovare nuovi spazi di mercadue ragioni: sta facendo emergere proposte, idee, progetti che sono in gra- to sia interno,sia internazionale. E la green do di contribuire ad affrontare la crisi ita- economy offre,come dimostrano sia espeliana, sta contribuendo ad accrescere,negli rienze sia indirizzi,europei e internazionali,

ampie possibilità di innovare,convertire, differenziare,rispondendo sia a necessità di crescente importanza (si pensi anche solo alla conversione energetica necessaria per far fronte alla sempre più preoccupante crisi climatica),sia alla domanda di nuovi consumi e stili di vita proveniente da un numero,importante e crescente,di cittadini in tutto il mondo. Il termine”stati generali” si riferisce ad un processo di tipo costituente di ampia portata. In Italia esistono ormai numerose imprese, numerose organizzazioni di riferimento di diversi settori produttivi con forte impronta e valenza anche ecologica . Hanno però, fino ad ora, operato solo in modo separato,come singola categoria, singolo settore o specifico gruppo,avendo,anche per questo,un peso,sociale,culturale ed anche politico, abbastanza modesto, di gran lunga inferiore di quello economico e del potenziale di sviluppo. Se questo variegato mondo, anche grazie all’impulso degli Stati generali, dovesse cominciare ad agire un po’ più come squadra,con una visione e una prospettiva condivise, il suo peso e la sua incidenza in Italia cambierebbero. ◆

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Speciale Ecomondo

Torna la grande fiera della sostenibilità Periodicità: annuale; Edizione: 16a; Data: 7—10 novembre 2012 Ingresso: operatori e grande pubblico; Biglietti: intero 15 Euro; abbonamento intero per 2 giornate 25 Euro; ingresso gratuito bambini 0—6 anni; ingresso ridotto 5 Euro; ingresso universitari (con presentazione libretto) 2 Euro; Orari: 9—18; 12 nov. 9—17 Info: ecomondo@riminifiera.it Website: www.ecomondo.com

La parola d’ordine di quest’anno è internazionalità e gli appuntamenti per tutti gli operatori del settore restano numerosissimi per vivere una vera e propria smart city

E

comondo è ormai da anni stabilmente un punto di riferimento per le imprese italiane ed europee che vedono nel rispetto dell’ambiente una chiave per la competitività e la sfida per il loro business. Da mercoledì 7 a sabato 10 novembre la Fiera di Rimini organizzerà quella che nei fatti è l´esposizione leader in Italia, e fra le primissime in Europa, per i temi della sostenibilità ambientale. Nel 2011 i visitatori professionali sono stati 75.980, dei quali 7.754

esteri, con incrementi rispettivamente del 16,7 e del 49% rispetto al 2010. 1.200 le aziende presenti nell´expo, 156 i convegni organizzati con 700 relatori e 7.200 partecipanti, oltre 2.000 incontri d´affari pianificati e programmati sin dalla vigilia della manifestazione, 127 milioni i contatti raggiunti dalla rassegna stampa. Durante Ecomondo, negli spazi del quartiere fieristico riminese, ci sarà anche lo svolgimento in contemporanea della sesta edizione di KEY ENERGY, fiera internazionale per


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l´energia e la mobilità sostenibili, oltre che di COOPERAMBIENTE, da cinque anni rassegna che valorizza le migliori esperienze della cooperazione in tema di ambiente. Positiva la risposta da parte del settore macchine movimento terra, riciclaggio inerti, frantumazione e decommissioning che esporranno le attrezzature più green e a minor impatto. Novità assoluta è rappresentata dall’ AREA DEMO dove sarà possibile mettere in mostra le migliori performance di questi macchinari. Ad Ecomondo 2012 sarà presente anche l’intera filiera delle bioplastiche biodegradabili e compostabili certificate CIC che oggi rappresenta una delle migliori opportunità per il rilancio della chimica italiana ispirata alla sostenibilità ambientale dei processi e prodotti. Collegato alla filiera verrà creato un focus speciale sulla riconversione industriale di siti petrolchimici ormai fuori mercato a poli di eccellenza per la chimica verde in collaborazione con il MISE. Grande importanza sarà data all’internazionalità, con la conferma della presenza dei buyer tedeschi in particolare di aziende di smaltimento rifiuti, municipalizzate, direttori di centri di raccolta e smaltimento rifiuti, responsabili servizi connessi al riciclaggio direttori di associazioni di categoria impegnati nelle attività del riciclo. Ci saranno inoltre più di 250 altri buyer provenienti dall’Europa dell’Est (Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Russia, Balcani, Turchia), dai Paesi del bacino del Mediterraneo, dal Nord Africa e dal Brasile, interessati all’acquisto di macchinari e attrezzature per la raccolta, il trattamento e il riciclaggio di tutti i materiali. Ecomondo, sarà quindi organizzato come ogni anno in precise aree tematiche. MACCHINARI PER IL TRATTAMENTO RIFIUTI

Il Ciclo Completo del Rifiuto rappresenta il cuore della manifestazione. La scarsità delle risorse prime e il depauperamento dell’ambiente oltre agli elevati costi di approvigionamento rendono il riuso dei materiali e il loro trattamento un’attività sempre più remunerativa ed in linea con i dettami della direttiva europea. Un focus speciale sulla selezione e recupero dei rottami ferrosi e non ferrosi e la predisposizione per il commercio, in evidenza la fliera degli pneumatici fuori uso, il trattamento dei rifiuti speciali e pericolosi , il recupero dei RAEE e dei minerali critici , il recupero dei veicoli a fine vite e il riutilizzo

L’interno della Fiera di Rimini durante una passata edizione di Ecomondo

di ogni componente.” RICICLAGGIO E SERVIZI

Qui le aziende presenti trattano la gestione integrata del rifiuto , dalla raccolta alla realizzazione e gestione di impianti di smaltimento, trattamento, recupero e valorizzazione di rifiuti urbani, speciali, speciali pericolosi, ecc. Il Sistema integrato di gestione è basato sul recupero e sul riciclo dei rifiuti: plastica, vetro, legno, gomma etc. Un particolare approfondimento sarà svolto sui RAEE domestici e industriali. E in primo piano ci sarà la filiera delle bioplastiche. RACCOLTA E TRASPORTO

Questa sezione si proporrà l’obiettivo di presentare agli operatori di settore le più importanti innovazioni tecnologiche, i nuovi brevetti e le eccellenze del mercato dei veicoli per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi, delle cisterne per lo spurgo dei pozzi e dei rifiuti pericolosi. Sarà presentata anche un´ampia gamma di cassonetti e compattatori, ai mezzi per la pulizia e manutenzione stradale ed industriale e, infine, alla componentistica: ruote, pneumatici, motori, motori idraulici, bilance,

75.980 ▶ i visitatori nel 2011


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Speciale Ecomondo

Una delle sale conferenze della Fiera

Controllo, monitoraggio integrato dei siti e delle matrici contaminate, delle acque civili e industriali, dell’aria e degli effluenti gassosi e dei rifiuti. Air

AIR, il salone dedicato al comparto aria, tratta temi decisivi come quelli legati alle sorgenti urbane e industriali, agli aspetti normativi, alle attività di prevenzione e sorveglianza ambientale e alle tecnologie di trattamento e depurazione degli effluenti prodotti, con l’obbiettivo di rappresentare lo stato dell’arte. Sarà affrontato il tema dell’indoor residenziale che sta attirando l’attenzione dell’industria e dell’opinione pubblica. KEY ENERGY

cilindri e pistoni, prodotti e sistemi per lavaggio, ammortizzatori, sedili, video a bordo, radio comandi a distanza. ECOBUY

Realizzato con Acquisti verdi e PEFC questa sezione è il luogo di incontro tra domanda e offerta di prodotti ecologici ed esposizione di aziende che hanno fatto dell’ambiente una chiave di competitività. Produrre e consumare sostenibile sono le parole chiave di questa iniziativa. Workshop sui temi di riferimento, il cui contesto di riferimento è legato anche alle Pubbliche Amministrazioni e agli Enti Locali e quindi al Green Public Procurement. INERTECH

Il “Salone sul riciclaggio nel mondo delle costruzioni” è un progetto verticale dedicato al riciclaggio dei materiali da C&D e stradali e al loro reimpiego. Inertech punterà quest’anno ad accrescere la propria posizione di nicchia nel mercato italiano e di vetrina privilegiata per il mercato estero, forte di nuovi accordi instaurati con le Associazioni di categoria Ascomac (CantierMacchine) - Unacea - Finco e con le aziende leader del settore. Per questa edizione sono stati conclusi accordi con: ASCOMAC : CANTIERMACCHINE - UNIMOT – UNICEA. RECLAIM EXPÒ

Con la quinta edizione di Reclaim Expo, “Salone Internazionale sulle Tecnologie di

Bonifica e la Gestione dei Siti Contaminati”, sarà fatto il punto sull’applicazione delle tecnologie di biomonitoraggioe di bonifica sostenibile e in sito, in Europa ed in Italia e sull’innovazione tecnologica che si sta mettendo a punto su questo fronte, grazie ad alcuni progetti di ricerca industriale recentemente finanziati dalla Commissione Europea e all’azione della European Federation of Biotechnology (EFB). In partnership: Federchimica, Unione Petrolifera, Ministero dell’Ambiente, Ispra, Syndial, ISS, SusChem, Italy Environmental Biotechnology section della European Federation Technology ed altri. In un’area espositiva integrata fra Reclaim Expo ed Inertech saranno collocate le imprese di Decommissioning, per il riutilizzo dei Brownfield, aree industriali dismesse, i quartieri degradati e abbandonati, il cui risanamentoe riutilizzo rappresenta oggi una sfida importantissima anche in Italia. Oro Blu

Oro Blu, il salone dedicato al trattamento e riuso delle acque punterà la sua attenzione sul processo integrato dell’acqua che comprende la distribuzione delle acque destinate al consumo umano, raccolta e trasporto delle acque reflue, depurazione ed eventuale recupero finale per il riuso civile, irriguo o industriale, privilegiando così il rapporto diretto con l’utilizzatore-azienda. Saranno presenti le aziende leader nelle tecnologie atte all’Analisi, Misura e

A fianco di Ecomondo, si svolgerà in contemporanea la sesta edizione di KEY ENERGY, fiera internazionale per l´energia e la mobilità sostenibili. Key Energy sarà la sede in cui l´industria e gli enti locali approfondiranno, presenteranno e conosceranno l’evoluzione delle tecnologie e della normative. Il ventaglio delle offerte va dalle rinnovabili agli usi efficienti dell´energia passando per le società grandi e piccole e che si affacciano sempre più numerose sul mercato. Il comparto delle “Smart and sustainable cities” sarà notevolmente potenziato. Verranno presentati prodotti e soluzioni in grado di affrontare il nuovo contesto e saranno organizzati convegni e seminari per approfondire le novità normative e sul fronte degli incentivi. Cooperambiente

Cooperambiente 2012 presenterà le eccellenze della cooperazione italiana: servizi e gestione del ciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata, produzione di energie rinnovabili, servizi di mobilità sostenibile, gestione delle aree verdi e boschive, politiche per il risparmio energetico della grande distribuzione per i milioni di soci cooperatori. Cooperambiente sarà anche un momento di approfondimento e confronto delle politiche di Legacoop per uno sviluppo sostenibile dell’economia italiana attraverso un uso efficiente dell’energia. ◆

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www.cittasostenibile.net Per conoscere tutt le iniziative presenti nello spazio dedicato alla “via italiana alla smart city”

UNA CITTÀ SOSTENIBILE DENTRO LA FIERA Quattromila metri quadrati per far vivere una vera e propria smart city

risparmio, accumulo), Mobilità (biofuel, zero emissioni, logistica, qualità dell’aria, carsharing/pooling) e Smart Living (aree verdi, cibo a Km zero con un’area ristorazioe Gabriella Chiellino ne di Santi catering, luoghi di aggregazioCoordinatrice Scientifica di Città Sostenibile ne, filiera dei rifiuti, ICT). Al centro dei padiglioni e all’entrata della Città Sostenibile, avremo l’area convegni Agorà: questa grande struttura dal profilo urbano sarà uno dei simboli di questa città, un’intera struttura ittà Sostenibile è una iniziati- ricoperta di verde dove verranno presentava nata nel 2007, promossa da te tutte le realtà nazionali e internazionali, Ecomondo in collaborazione con corsi di progettazione, di formazione con ateAmbiente Srl. Nasce quindi come testati e crediti In un’ottica di integrazioni smart, l’ediziopercorso espositivo di progetti innovativi legati alle città. Negli ultimi tre anni hanno ne 2012 di Città Sostenibile viene patrocinaesposto 81 Pubbliche Amministrazioni, enti ta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dall’Associazione e aziende italiane ed estere. Il concetto portante di Città Sostenibile Nazionale Comuni Italiani, da Legambiente 2012 è la Smart Grid, inteso come sistema e vari sono i progetti innovativi portati in cui tutte le reti (distribuzione dell’ener- dalle aziende partecipanti: Enel e il grupgia, ICT, logistica, rifiuti) contribuiscono in po Sesa/Savno/Cit come Main Sponsor, Fiat modo attivo con informazioni che portino Group, Fantoni Group, Rinnova, il gruppo alla creazione di database, di indicatori e di Loccioni, Ladourner, eEnergia con Orion e progetti che migliorino la città, dal punto di Luminexence, i parchi scientifici e tecnolovista ambientale, sociale ed economico. La gici come il VEGA di Venezia e l’Area Science Park di Trieste, i consorzi del riciclo, Cobat, via italiana alle città intelligenti. Il progetto di Città Sostenibile 2012 parla Ecopneus, gli istituti di ricerca, i progetti di di natura, di verde, di parti di città che fun- Istech, le BCC e molti altri inseriti nella citzionano e dialogano in armonia con tut- tà integrata, olistica e interconnessa. Avremo aree dedicate al coworking e al to ciò che le circonda. In circa 6000 metri quadrati avremo quattro aree suddivise in carpooling, aree dedicate alla ristorazione sostenibile e green, orti urulteriori spazi ciascuna, così da bani, tv e molto altro. Città ricostruire quattro quartieri urSostenibile, è anche una filiera bani, caratterizzati ciascuno da LEGGI questo articolo anche economica, cioè un luogo dove un materiale eletto a proprio sul sito Pubbliche Amministrazioni e simbolo. di Tekneco: investitori privati si incontraAll’interno, quindi, aziende nei no attivamente per la realizzavari settori di interesse urbano: zione di una intelligente Città Building (progettazione, revamtekneco.it/923 Sostenibile: la via italiana alle ping, interior habitat e superfici Smart City. ◆ stradali), Energia (produzione, di Alessandra Astolfi Responsabile Ecomondo

C

Alcuni progetti partecipanti


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Internet

Quanto vale il tuo tetto?

Il baratto 2.0

Una vita al minimo (impatto)

www.borsadelsole.it

www.reoose.com

www.minimoimpatto.com

Un’idea del genere non poteva che venire in quel di Bolzano: una “borsa” dove stimare il “valore” del proprio tetto e cederlo in affitto per impianti solari. Tecnicamente – e sul sito viene precisato bene – un tetto non si affitta, ma si può dare in cessione il diritto di superficie del lastrico solare di un edificio. Domande, offerte e consigli on-line.

Si tratta, come recita il suo sottotitolo, del “primo eco-store del riutilizzo e del baratto asincrono”. Tutti possono scambiare tutto e senza uso di denaro. Come nelle economie ancestrali si baratta, non si compra né si vende. Si chiama “asincrono” perché non deve avvenire in tempo reale ma gli utenti possono lasciare le loro offerte lì e attendere l’occasione giusta.

Minimo impatto è una sorta di networking di servizi e prodotti, dietro ai quali un gruppo di giovani che gestiscono questa realtà si propongono il fine di ridurre l’impatto della nostra società. Chiamarlo sito, però, sarebbe riduttivo: questa realtà si espande efficacemente sui social media, divenendo fenomeno culturale oltre che commerciale.

Tutto quello che avreste voluto sapere sulle detrazioni…

Il mio nome è SISTRI

Il cerca colonnina elettrica

www.sistri.it

www.iphev.it

Sito istituzionale voluto dal ministero dell’Ambiente per fare chiarezza sul Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti che ha creato dal 2009, anno della sua creazione, non pochi problemi e perplessità. Dedicato agli operatori del settore, raccoglie leggi, rassegne stampa e tutte le informazioni necessarie.

Il sito serve per scaricare l’applicazione, che funziona su ogni tipo di smartphone. Serve a trovare la colonnina per ricaricare l’auto elettrica più vicina a voi. Perché non è vero che non ci sono, ma bisogna trovarle e, spesso, è difficile. L’applicazione è gratuita e ogni utente può contribuire a disegnarne le mappe aggiungendo foto e consigli.

efficienzaenergetica.acs.enea.it

Da alcuni anni il sito dell’Enea si è attrezzato per offrire una guida online al sistema delle detrazioni fiscali del 55%. Non si può dire che la grafica sia fra le migliori, ma le informazioni (e contano quelle) sono certamente aggiornate e competenti. Al sito corrisponde anche una Linea Amica (numero verde 803001) per informazioni da operatore.


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Libri Guarda tutti i nostri libri su Anobii: www.anobii.com/ tekneco/books

a cura di Marco Gisotti

❶ Atlante dell’ecoinnovazione

Serenella Sala, Valentina Castellani Franco Angeli Euro 17,00 - Pagine 224

Dall’ecodesign industriale agli acquisti verdi nella pubblica amministrazione, dalla progettazione al marketing: un manuale per le imprese ma anche un’analisi di quello che in maniera ancora poco coordinata sta accadendo nel tessuto più avanzato e innovatore della nostra industria. Non ci sono ancora molti saggi di questo tipo e sembra rispondere proprio a questa assenza dal mercato editoriale. Il suo limite è nella vastità del tema per il quale poco più di duecento pagine lasciano la sensazione di volerne sapere di più ancora. Comunque utile.

❷ Economia dell’abbastanza Diane Coyle Edizioni Ambiente Euro 24,00 – Pagine 368

Una critica radicale e senza pietà delle scienze economiche e degli economisti. Il sottotiolo è già un programma: “gestire l’economia come se del futuro ci importasse qualcosa”. Ma il lavoro di Diane Coyle va ben oltre e cerca di dare risposte alle numerose sfide, sociali, ambientali e non solo, che i prossimi decenni ci pongono davanti. Ne esce un quadro di fronte al quale le

parole di Lester Brown appaiono sempre più concrete: non c’è più tempo di essere pessimisti. Un saggio per sapere come l’economia dovrà rimboccarsi le maniche nel secolo appena iniziato.

❸ Reinventare il fuoco Amory B. Lovins Edizioni Ambiente Euro 28,00 – Pagine 352

Ogni volta che Amory B. Lovins ha messo mano alla penna, ogni suo libro è diventato un “must” del pensiero ecologista, da Capitalismo naturale a Fattore 4; non c’è dubbio che anche questa volta le sue intuizioni colgano nel segno. In questo nuovo lavoro si concentra sui quattro settori (trasporti, edilizia, industria e produzione dell’elettricità) che saranno condizionanti da qui al 2050 e individuando per ognuno di questi quali tecnologie e quali processi riscriveranno il nostro futuro.

❹ Diossina. La verità nascosta Paolo Rabitti Feltrinelli Euro 16,00 – Pagine 292

Paolo Rabitti che è stato consulente del giudice Casson nel processo sul petrolchimico di Marghera non indaga solo su quella che fu la tragedia di Seveso 36 anni fa,

come sottolinea lo strillo in copertina del volume, ma compie un viaggio nell’Italia delle industrie a rischio e dei veleni che è oggi l’altra faccia della green economy che non si vorrebbe vedere ma che c’è. Come può l’Italia tendere al futuro se ha ancora così tante magagne da sanare? Un libro inchiesta sulla verità dell’insostenibile sistema industriale che fino ad oggi abbiamo mantenuto.

❺ Logistica verde

Alan McKinnon, Sharon Culliname, Michael Browne, Anthony Whiteing Tecniche nuove Euro 59,90 – Pagine 398 Trasportare le merci, immagazzinarle e trattarle non solo è costoso economicamente, ma anche impattante sull’ambiente. E sempre di più i costi ambientali divengono poi costi finanziari. Così la logistica si pone la domanda di come ridurre la propria impronta ecologica, come essere più efficiente. Questo manuale fa il punto definitivo, per lo meno ad oggi, sull’intero settore. Offrendo dati e originali spunti di analisi, utili per gli economisti, i policy maker ma anche e forse soprattutto per gli addetti ai lavori. Un settore di cui si parla molto, ma del quale fino ad oggi si avevano a disposizione assai pochi strumenti di approfondimento in chiave green


Area aziende

Soleg mira all’energia di processo derivata dal sole

Teisnach, Il fornitore e sviluppatore di progetti e sistemi bavarese consegna al produttore di semiconduttori Texas Instruments un impianto per la produzione di energia di processo derivata dal sole

I CONTATTI UFFICIO STAMPA:

Soleg Group AG, Barbara Janik, comunicazione aziendale Technologiecampus 6, 94244 Teisnach/Germania Telefono: +49 9923 80106-17 Fax: +49 9923 80106-98 E-Mail: barbara.janik@soleg.de, Internet: www.soleg.de

collettori solari sono interessanti non solo per la produzione di acqua calda sanitaria e per il riscaldamento a energia solare nelle abitazioni private. L’energia solare termica può essere sfruttata efficacemente anche nei processi produttivi artigianali e industriali. «I processi a basse temperature, sotto i 100 gradi Celsius, sono le applicazioni più redditizie. A questi appartengono, tra gli altri, i processi di essiccazione, lavaggio, pastorizzazione, candeggio, fabbricazione di bevande o preriscaldamento. Per lo più l’energia prodotta è in grado di alimentare i suddetti processi sotto forma di acqua calda, vapore acqueo o aria riscaldata» chiarisce Alexander Eckerl, responsabile della divisione Solare termico di Soleg. L’energia di

processo derivata dal sole è interessante soprattutto per quei processi aziendali che necessitano di un prelievo di calore continuo e costante. Ogni kWh prodotto attraverso il solare termico riduce il consumo di energia primaria da parte dell’azienda. L’opportunità di sfruttare l’energia di processo derivata dal sole rappresenta un tassello estremamente importante per l’aumento dell’efficienza energetica. L’impiego di questa tecnologia ecologica, che consente un’alimentazione energetica di lunga durata, si traduce in una maggiore facilità di computo dei costi energetici e rende indipendenti dagli aumenti dei prezzi dell’energia. Le imprese hanno la possibilità di ridurre i propri costi di esercizio e contemporaneamente diminuire il carico di emissioni di


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foto: texas instruments

Tekneco Numero 09 | 2012

anidride carbonica. Dal 15 agosto 2012, grazie al programma di incentivi economici per le energie rinnovabili nel mercato del solare termico (BAFA, Ufficio federale tedesco per l’economia e il controllo delle esportazioni), gli impianti per la produzione di energia di processo derivata dal sole sono ancora più convenienti. Non solo, aderendo al programma promosso dall’Istituto di Credito per la Ricostruzione (KFW), è possibile ottenere incentivi fino al 50% della somma da investire, fatto che aumenta ulteriormente l’economicità dell’investimento. In questo contesto, Soleg si inserisce a pieno titolo per offrire la propria competenza in termini di consulenza, progettazione tecnica e realizzazione concreta del progetto. ◆

informazioni

Il gruppo Soleg AG

_

Soleg Group AG opera a livello internazionale nella progettazione, nello sviluppo e nella fornitura di sistemi basati sull’energia rigenerativa. L’azienda è attiva nei settori dell’energia solare, del solare termico, del riscaldamento a legna e dell’energia eolica. Soleg, fondata nel 1994, oltre alla propria sede principale a Teisnach, in Germania, conta numerose rappresentanze in Repubblica Ceca, Italia, Slovenia, Austria e Grecia (dati aggiornati ad agosto 2012).


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Aziende citate

Aerosekur 29 www.aerosekur.it Ance 7, 19 www.ance.it Applicazioni Tecnologiche 29 applicazionitecnologiche.com

Finco Confidustria 9 www.confindustriafinco.it Fraunhofer Italia 27 www.fraunhofer.it Frost Italy 29 www.frostitaly.it

Barra &Barra www.barraebarra.com Beta Renewables www.betarenewables.com Bright Materials www.brightmaterials.it Bureau Veritas www.bureauveritas.it

Galassi, Mingozzi e Ass. www.ricercaeprogetto.it Gamesa www.gamesa.it General Electirc www.ge.com Gesto Italia srl www.gestoenergy.com Gifi www.gifi-fv.it

65

Habitech www.dttn.it

23

30 39 29 23

Calceviva 29 www.calceviva.it CASPUR 29 www.caspur.it Catalano Ceramiche 29 www.catalano.it CentroLinoItaliano 29 www.centrolinoitaliano.it Cial 29, 59 www.cial.it 58 Cic www.compost.it 57 Conai www.conai.org 65 Coop Adriatica www.adriatica.e-coop.it 29 Cotonificio Albini www.albinigroup.com Derbigum www.derbigum.it DGA www.dga.it DuPont www2.dupont.com

29

Electrolux www.electrolux-rex.it Energica www.ecrp.eu Energytech www.energytech.it Erg www.erg.it Eurotherm www.eurotherm.it

29

Feudo Maccari www.feudomaccari.it

29

29 30

48 29 42 29

33 48 42 36

23 Icmq www.icmq.it 23 Ille Prefabbricati www.illecaseinlegno.it 29 Italian Manufacturing www.italianmanufacturing.it KlimaHaus www.agenziacasaclima.it

18

25 LEGNOLEGNO www.legnolegno.it 29 Linea Tessile Italiana www.lineatessileitaliana.it 42 Magma Energy Italia www.alterrapower.ca/Italy 40 Mossi&Ghisolfi www.gruppomg.com Naturalia Bau www.naturalia-bau.it Nuova Fiera Rimini www.riminifiera.it Panasonic eu-solar.panasonic.net Pavatex www.it.pavatex.ch Penta Coltex www.coltex.it Promolegno www.promolegno.com PV Cycle www.pvcycle.org/it

42 Rauch Geothermics www.geothermics.it 33, 42 REpower www.energiachetiserve. repower.com 30 ROCKWOOL www.rivalue.it 29 Rubner Haus www.haus.rubner.com/it

29

42 Saras www.saras.it 29 Schneider Electric www.schneider-electric.com 30 Schüco www.schueco.com 29 Solbiati www.solbiati.it 42 Sorgenia www.sorgeniaonline.it 47 Spark Energy www.sparkenergy.it 14 Studio Gregotti e ass. www.gregottiassociati.it 48 Suntech eu.suntech-power.com

Tekneco è una testata giornalistica trimestrale registrata presso il Tribunale di Lecce con n. 1061 del 9 Giugno 2010 EDIRE S.r.l. Sede: via E. Estrafallaces 16, 73100 Lecce Tel. e fax 0832 396996 Società editrice iscritta al ROC con n. 14747 DIRETTORE RESPONSABILE

Fabrizio Alfredo Virgilio Bocconcelli COORDINAMENTO EDITORIALE

Marco Gisotti COLLABORATORI

Alessandra Astolfi, Andrea Balocchi, Gabriella Chiellino, Luca Conti, Sergio Ferraris, Marco Gisotti, Gianfranco Marino, Gianni Parti, Edo Ronchi REALIZZAZIONE PIATTAFORMA WEB

Ingegni Multimediali, Lecce Tessitura Monti www.monti.it Trenitalia www.fsitaliane.it Tuv Italia www.tuv.it

29

SOCIAL MEDIA AND DIGITAL PR

Emmealcubo, Termoli (Cb) 29, 52

PROGETTO GRAFICO

Matteo Astolfi e Pietro Buffa 23

STAMPA

Arti Grafiche Boccia, Salerno TIRATURA

Unione geotermica italiana 42 www.unionegeotermica.it 29 Unopiu www.unopiu.it Valcucine www.valcucine.it Vestas www.vestas.com

29

Winaico www.winaico.com/it

29

33

20.000 copie DISTRIBUZIONE

15.000 copie postalizzate ingegneri/ architetti / geometri / studi di progettazione nazionali / aziende di settore / richieste di abbonamento dirette; 5.000 copie distribuite all’interno di fiere nazionali di settore REDAZIONE

telefono: 0832 396996 e-mail: redazione@tekneco.it

22, 72

48

Edilizia bio - Energia alternativa - Ecologia ottobre / novembre / dicembre 2012

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29 29

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Eppur si muove. Le auto elettriche hanno inserito la marcia

Francesco Longano Silvia Pietta Alfio Zappalà

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P. 50

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Alla scoperta del social housing per rispondere all’emergenza abitativa

Le opportunità del minieolico, settore che cresce del 20% l’anno

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L’obiettivo è realizzare edifici efficienti, ma sempre low-cost P. 22

ENERGIA ALTERNATIVA

PRIMO PIANO Solare termico:

ECOLOGIA

PROGETTI

Anche le marine

Cafè Architettura Francesco Pagnello Alfio Zappalà

P. 64

P. 34 / 60 / 72

ancora un mercato e i porti puntano sulla LAtra NUOVA VITA sostenibilità luci e ombre ambientale DEI BORGHI ANTICHI P. 46

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ENERGIA ALTERNATIVA

ECOLOGIA

Rio +20: appuntamento al verde. Il futuro è nell’economia green

Manuel Benedikter Spark Energy Mario Cuccinella

P. 14

P. 32

P. 64

P. 24 - 44 -58

Gli spazi collettivi realizzati grazie a menti e materiali autoctoni

Il solare entra nell’era del quinto conto energia: la riforma

PROGETTI

EDILIZIA BIO

ENERGIA ALTERNATIVA

ECOLOGIA

Le nuove professioni verdi per l’ecologia

Med in Italy Renit Group Galassi, Mingozzi e Ass.

P. 16

P. 32

P. 50

P. 26 - 46 - 65

Edifici in rosso e l’importanza della termografia PRImO PIANO

La riforma degli incentivi non spingerà l’eolico italiano PRIMO PIANO

LE CITTÀ IL SOLE SOSTENIBILI PROBLEmATICO

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