I corsari delle bermude emilio salgari

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INTRODUZIONE

I corsari dell'indipendenza americana *Succeda quello che deve succedere, io riavrò Mary o mi uccideranno dentro le mura di Boston*. Questa frase, pronunciata dal giovane corsaro innamorato nel primo capitolo de I Corsari delle B e m d , condensa in poche battute quello che sarà il tema centrale dell'omonimo ciclo: l'affannosa ricerca dell'amata rapita da un ignobile rivale. I1 baronetto William Mac-Lellan, figlio illegittimo di un nobile scozzese, ha abbandonato le sue terre mettendosi all'inseguimento del marchese d'Halifax, suo fratellastro, che gli ha sottratto la fidanzata, di cui si è follemente innamorato. Poiche il traditore si è unito alle truppe inglesi di stanza a Boston in lotta contro i ribelli delle colonie, egli si pone, come corsaro, al servizio della causa d'indipendenza americana. Riuscito a penetrare nella città assediata, William rintraccia la fanciulla ma viene subito catturato e condannato a morte per impiccagione. Solo grazie all'internento dell'astuto Testa di Pietra, riuscid a salvarsi e a riprendere il comando della sua cornetta, il T'nte,per rimettersi all'inseguimento del fratellastro che, nel frattempo, ha abbandonato la guarnigione, conducendo Mary con se. I1 protagonista è l'indomito sir William, ribelle alle convenzioni, il quale preferisce portare i fulvi capelli ondulati sciolti sulle spalle piuttosto che indossare la parrucca bianca che andava allora di moda. Tuttavia un ruolo di notevole importanza lo ricopre Testa di Pietra, mastro bretone ilare e di notevole furbizia, paragonabile a un orso grigio per le sue forme massicce, il testone e l'irta barba brizzolata. Suo compagno inseparabile è Piccolo Flocco, giovane gabbiere d'una ventina d'anni, bruno come un algerino e con un'agilità da acrobata, che egli considera come un figlio. Ad essi si aggiungono il marchese d'Halifax, imperioso e brutale rivale del baronetto, sgradevole fui nell'aspetto, e M q di Wentwort, la fanciulla contesa, dagli occhi azzurri come le profondi& del mare.


La vicenda prende avvio a bordo del Tuonunte, che solca le acque dell'oceano Atlantico nel tratto che lambisce l'arcipelago delle Bermude e le coste del Nord America, ma si svolge quasi interamente in una Boston assediata dall'esercito dei coloni americani. Salgari non perde l'occasione di narrare con dovizia di particolari due episodi storici: la battaglia di Breed's Hill, in cui la sortita del generale inglese Howe per cogliere di sorpresa gli awersari si concluse con una parziale disfatta dei federali, e la resa di Boston, con il conseguente abbandono della citta da parte della guarnigione e di numerosi civili inglesi. Per le particolareggiate notizie sullo svolgimento della guerra d'indipendenza americana lo scrittore si è avvalso di Storia della guerra deii'indipendenw degli Stati Uniti d'America, del viaggiatore Carlo Botta, pubblicato in quattro volumi nel 1809. l Corsari delle Berrnu.de fu proposto in venti dispense su e11 Giornalino della Domenica* tra il 1909 e il 1910 e, sempre nel 1909, in volume, con quattro racconti in appendice: Il calcio d pescecane, Il pazzo del faro, Mastro Cannone, Re D a d I. Salgari, i cui scritti erano ospitati con regolarita sulle pagine del vivace settimanale diretto da Vamba, era indubbiamente l'autore di punta della Bemporad che, proprio quell'anno, inoltre, aveva awiato trattative con case editrici francesi per allargare anche all'estero la fama salgariana. Nonostante l'indubbio successo riscontrato dalle sue opere, il romanziere non attraversava un periodo particolarmente sereno: oltre allo scompiglio creato nei suoi serrati ritmi creativi dall'ennesimo trasloco dal villino Levi a un piccolo appartamento al 205 di Corso Casale (sempre nel sobborgo Madonna del Pilone, sulla collina torinese), egli soffriva di una qualche hrma di depressione. La parte iconograflca de 1Corsurì deUe Bennu.de costituita da venti illusnazioni in bianco e nero o in tinta, è di Gennaro D'Amato, mentre la stupenda copertina, che risente dell'influenza di Maurice Leloir, l'illustratore de Les trois mowquetaires, in cui sono raffigurati il corsaro e Mary, con le bianche vesti fluttuanti, sospesi a una corda sullo strapiombo dietro gli spalti di un castello è di Alberto Della Valle. Anche in quest'ultimo ciclo creato da Salgari il mare riveste un ruolo primario: ed è con parole appassionate che sir William ne descrive la poesia, paragonando il mormorio delle onde a una musica divina che solo i marinai sanno comprendere. Caterina Lombardo


LA CACCIA ALLA CORVETTA I1 sole tramontava fra una nuvolaglia grigiastra che si era distesa, a poco a poco, gonfiata dal vento di ponente, sopra l'Atlantico. Le onde, che riflettevano gli ultimi bagliori di luce, rumoreggiavano, correndo liberamente fra quell'immensa distesa che si allarga fra le coste americane e le quattrocento Bermude poste, come tanti ridotti, intorno alla Grande Bermuda, che è l'unica isola abitata di quel grosso agglomeramento di terre perdute in mezzo al grande oceano orientale. Due navi s'avanzavano, coperte di vele fino al pomo degli alberetti, rollando dolcemente sotto i colpi delle onde che le investivano sul babordo, sollevandole con un fragore misurato, che sonava come la grande poesia del mare. I1 vento di libeccio, abbastanza fresco, gonfiava le tele, sibilando fra le centinaia e centinaia di cordami, paterazzi, sartie, manovre scorrenti e manovre fisse e dentro le griselle. Una era una splendida cornetta, lunga, sottile, ma pure di portata abbastanza grossa, perche ventiquattro pezzi di cannone uscivano dai suoi babordi, mentre sul cassero e sul largo castello di prora si allungavano, disposti in barbetta, quattro grossi pezzi da caccia. Era coperta di vele, come abbiamo detto, dal ponte ai contropappafichi. Perfino gli scopamari ed i coltellacci erano stati spiegati al di fuori dei pennoni bassi, delle gabbie e dei pappafichi. L'altra invece era una grossa giunca, larga di fianchi, pesante, di stazzatura molto inferiore alla cornetta che la precedeva, con pochissime artiglierie piazzate tutte in coperta. Entrambi i navigli però portavano un numero considerevole di uomini, come se fossero veri legni da guerra. Sulla cornetta, sulla cima dell'albero maestro, sventolava una bandiera rossa,


1CORSARI DELLE BERMUDE

segnale di fuoco permanente, ad ogni ora, ad ogni istante, contro tutti e contro tutto; sulla giunca una bandiera rigata, bianca ed azzurra, senza stelle, perch6 gli Stati Uniti allora non si erano ancora collegati e non avevano fisse le orgogliose stelle della confederazione. Era l'ora della cena. Sulla coperta della corvetta, centocinquanta uomini, di razze diverse (forse antichi filibustieri rifugiatisi alle Bermude dopo la sconiparsa di quelli che un tempo, per tanti anni, avevano combattuto ferocemente contro il dominio spagnolo del golfo del Messico e perfino sulle coste del Per첫 e dell'istmo di Panama) stavano divorando, in piedi, la cena, con quell'invidiabile appetito marinaresco che i terragnoli hanno sempre ammirato. Colle gambe allargate per reggersi ai colpi delle onde che l'Atlantico scaraventava, di quando in quando, contro i fianchi della corvetta, il piatto posato sul berretto, ingollavano avidamente il merluzzo, sognando la guardia franca. D'un tratto un grido scende dall'albero maestro e li fa sussultare: - Vela al tribordo! Centocinquanta voci chiedono subito: - Inglese?... 11 gabbiere installato sulla crocetta dell'albero maestro tace per qualche istante, poi la sua voce piomba pi첫 imperiosa che mai sulla ciurma: - Due vele sottovento! Ci danno la caccia! I piatti, in un baleno, volano in mare insieme al contenuto. Cento uomini si gettano furiosamente verso le murate alle quali sono appoggiati numerosi archibugi dalla canna lunghissima e non poche carabine rigate, di provenienza inglese, e si armano. Gli altri invece si gettano nelle batterie, pronti a far tonare i ventiquattro pezzi della corvetta. I1 secondo di bordo, un bell'uomo sulla trentina, piuttosto alto, con una ricca barba nera che gli copre quasi interamente il volto e con due occhi che sprizzano lampi, non ha staccato dalle labbra la sua pipa, n6 ha interrotta la sua passeggiata sul piccolo ponte di comando. Ha solamente voltata la testa ed ha fissato per qualche po' il lontano orizzonte che si oscurava rapidamente. Trascorsero due o tre minuti, poi la voce del gabbiere scese ancora dall'alto: - Ci cacciano!...Sono proprio due! I1 secondo interruppe la sua passeggiata, si tolse la pipa, e dopo aver gettata in aria una gran boccata di fumo, chiese con voce perfettamente tranquilla: - Ne sei ben sicuro, Piccolo Flocco? - SI, signor Howard.


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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Serberemo la nostra. Ne abbiamo per duemila quintali. - I quali in un combattimento costituiranno un grave pericolo. - Lo so... Va a chiamare il comandante. - Sarà di cattivo umore. Da quando quell'uomo che comanda la giunca è giunto alle Bermude, il baronetto è sempre di cattivo umore. *Che il mare si fosse inghiottito quell'americano!~ -Taci: tu non sai nulla dei segreti di sir William. - Hum! Ci deve essere sotto la donna. Che il diavolo se le porti via tutte! In quel momento, per la terza volta, la voce del gabbiere cadde sonora, squillante, dalla crocetta dell'albero maestro. - Ci stringono! Testa di Pietra lanciò intorno uno sguardo. La luce fuggiva rapidamente e le tenebre piombavano sull'oceano. Le onde erano diventate color dell'inchiostro. I1 bretone a h le spalle. - Ci stringono - disse. - Bel tempo per montare all'abbordaggio! Prima che il sole ritorni, chissa che cosa avra preparato il baronetto! - Va', Testa di Pietra! - disse il tenente. - Chiacchieri come le donnicciole del borgo di Batz. - I1 mio borgo! - rispose il bretone con un sorriso misto ad un sospiro. - Sempre sul mare, sotto o sopra le onde, e Batz non si trova sul mare. Scese la scala, col suo passo pesante d'orso, mise il pezzo di tabacco nel berretto, cacciandolo sotto la fodera, forse appositamente bucata, e si diresse verso il quadro, che in quel momento i mozzi avevano illuminato. - Diavolo secco! -borbottò. - I1 comandante non sara certo di buonumore. Si direbbe che dopo la nostra partenza dalle Bermude l'hanno stregato. Lì sotto c'è la donna, ne sono sicuro. Mary! Quante volte ho udito questo nome sfuggire dalle sue labbra! Mary! Che strega infernale sarà costei? Ma io a vent'anni sono scappato in mare per non rompermi il collo con quelle streghe e mi sono trovato bene. Vento duro, luce, sole, azzurro infinito, valgono piiì di tutti gli occhi azzum delle fanciulle della nostra terra di piene. Bah! Povera gioventù! Scese la scala, col suo passo pesante d'orso grigio che faceva scricchiolare i gradini, ed entrò nel quadro, sempre borbottando e facendo dei gesti larghi, com'era sua abitudine. Scesa la seconda scala, sostò un momento, grattandosi, con un certo imbarazzo, la folta capigliatura quasi argentea. - Per il borgo di Batz! - mormorò. - Sono certo di trovarlo di cattivo umore. S'avanzò nel corridoio pestando e strascinando i suoi piedi da elefante come per annunciare prima la sua visita, poi spinse una porta. U n salottino elegantissimo, alle cui finestre, che servivano di sabordi, erano delle tende di seta azzurra guarnite di pizzi di Bruxelles, illuminato da un alto candeliere d'argento reggente sei candele, si offiì ai suoi sguardi.


LA CACCIA ALLA CORVEITA

In mezzo, fra i divani di seta a fiori rossi e gialli, seduto dinanzi ad un tavolino d'ebano incrostato di madreperla e d'avorio, stava un bel giovane di ventisei o ventisette anni, di statura piuttosto alta, dal colorito pallido, gli occhi azzurri e la barba ed i capelli biondo fulvi. Invece di portare la bianca parrucca, come si usava a quell'epoca, aveva i capelli sciolti sulle spalle, come cinquant'anni prima, e leggermente ondulati, che gli davano un aspetto strano ed insieme grazioso. Vestiva elegantemente, come un cavaliere della corte di Versailles o di Westminster. Casacca di panno finissimo azzurro con larghi alamari d'oro, calzoni di pelle, stivaloni alla scudiera, un tricomo gallonato sul capo. Stava bevendo: dinanzi a lui una bottiglia ed un bicchiere scintillavano sotto la luce delle candele. Vedendo entrare il mastro della corvetta, il giovane, che pareva immerso in un dolcissimo sogno, aveva avuto come un leggero soprassalto. - Tu, Testa di Pietra! - esclamò. - Che cosa vuoi? Che io non possa mai riposare un momento?Non vi è sul ponte il signor Howard? Il mastro gli lanciò uno sguardo compassionevole e scosse la testa poi disse: - È lui che mi ha mandato, Sir William. - È scoppiato il fuoco a bordo? - Ah no, sir. - E allora? - È il fuoco invece che sta per caderci addosso. - Sulla mia corvetta? Ah! Per il borgo di Batz! L'affare è più serio di quello che credete, capitano: ve lo dico io. - Parla, Testa di Pietra. Ci sono due navi che cercano di stringerci. - Due sole? - Ma non si sa ancora se siano due fregate d'alto bordo, capitano. L'oscuritd ci ha impedito di scorgerle a tempo. I1 baronetto prese il bicchiere che gli stava dinanzi, lo vuotò lentamente, guardando nel fondo come se cercasse di scorgervi qualche immagine, poi chiese: - Sei ben sicuro che siano due, Testa di Pietra? -Voi sapete che Piccolo Flocco ha la vista lunga. - Continua. - Ho finito. Ci danno la caccia. Sir William si alzò, girò intomo alla tavola, tormentando colla sinistra la guardia della pesante sciabola d'abbordaggio, poi, fermandosi improvvisamente, chiese: - Americane o inglesi?

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- Per il borgo di Batz! ...Non hanno navi d'alto bordo gli yankees, voi lo sapete meglio di me; perciò bisogna concludere che quelle navi siano proprio inglesi, distaccate da qualche squadra delle Antille. - Hai ragione, Testa di Pietra. E così tutta la mia gente è inquieta? - Trovarsi fra due navi d'alto bordo, non deve essere certamente una cosa allegra, comandante, quantunque la corvetta sia solida, bene armata e montata dagli ultimi corsari delle Bermude, che non hanno mai avuto nulla da invidiare a quelli del golfo del Messico. - Che cosa dice il signor Howard? - Ha semplicemente comandato ai vostri uomini di prepararsi alla battaglia. È un uomo il vostro luogotenente, ve l'assicuro io. - Se non fosse stato tale, non l'avrei certamente imbarcato - rispose il baronetto con un sorriso. Si appoggiò contro il tavolino, incrociando le braccia, poi dopo aver riflettuto un momento, chiese: - Al mio posto che cosa farebbe il mio mastro d'equipaggio, che gode la fama d'essere un vecchio squalo dell'Atlantico? - Per il borgo di Batz! Cercherei di svignarmela prima del sorgere del sole - rispose il bretone. - Tentando una falsa rotta? - Sì, comandante. - E se non riuscisse? - Allora monteremo all'abbordaggio come una muta di cani rabbiosi, e chi se le prenderà, se le terra. - Ventotto pezzi forse contro cento, e centocinquanta uomini, attaccati da due parti, forse contro cinquecento, sarebbe un gioco troppo pericoloso ed io per ora non ho nessuna voglia di morire, perché devo andare a Boston - disse il corsaro. - Vi è la giunca che ci segue: ecco lo scoglio. Bah, l'affonderemo. - Coi suoi cento quintali di polveri! -esclamò il bretone, allargando gli occhi. Sapete bene che gli americani hanno estremo bisogno di munizioni. - Per ora si contenteranno delle polveri che si trovano chiuse nella nostra stiva. Io non ho la potenza di Dio. Vi sono dei rasoi a bordo ed in non piccolo numero, mi pare. - Dei rasoi?Volete segare con quelli le gole agl'inglesi? - E poi vi sono a bordo molte casse di vestiti da donna che abbiamo presi a quella nave proveniente da Belfast e destinati alle belle cubane; vi sono anzi anche delle casse piene di cappelli per signorine ed ombrellini e guanti e ventagli. Ne abbiamo abbastanza per mettere a posto le due navi che ci danno la caccia. - Coi rasoi, colle sottane, cogli ombrelli e coi ventagli! - esclamò il bretone. - Scherzate, sir William?


LA CACCIA ALLA CORVlTTA

I1 baronetto riempì il bicchiere, lo vuotb con studiata lentezza, poi proruppe in una allegra risata. - Sarh un bellissimo scherzo che mi far&risparmiare polvere, palle ed uomini disse poi. - La giunca se ne vada. - Che sia diventato pazzo per quella misteriosa Mary?- borbottb Testa di Pietra, guardandolo con spavento. - Peccato! Un giovane così audace, un pescecane così formidabile! I1 corsaro depose il bicchiere, rifece il giro della tavola, poi fermandosi davanti al bretone, il quale non si era ancora rimesso dal suo stupore, gli disse: Fa affilare tutti i rasoi e fa cadere tutti i bafXe le barbe che portano i nostri uomini. Se vuoi della cipria, ne ho alcune scatole che metto a tua disposizione. Poi farai aprire tutte le casse che abbiamo preso all'inglese e vestirai i miei uomini come tante miss e ladies. Non dimenticare né i parasoli, né i guanti, né i ventagli, né i cappelli. Voglio che la mia nave, prima che il sole ritorni, sia carica di belle o brutte donzelle. - Per il borgo Lascia Batz ed il suo cadente campanile! riprese il corsaro. - Ah, vi & la giunca! Manderai quattro o cinque scialuppe per portare il suo equipaggio sulla nostra corvetta, poi farai sfondare uno dei suoi fianchi e la lascerai colare a fondo. Insieme alle polveri? -Non abbiamo il tempo necessario per trasbordarle, mio caro pescecane. Se gl'inglesi ci sorprendessero ai primi chiarori dell'alba, il mio scherzo potrebbe finir male. E poi ci sono troppi baffi e troppe barbe da tagliare e otto ore non sono molto lunghe. E voi credete, comandante, di evitare un disastroso combattimento a colpi di rasoio? chiese il bretone. - Certo. Hum! -Ne dubiti? - Un poco. Tu possiedi una vecchia pipa alla quale tieni molto, perché si dice che sia di vera schiuma dell'Asia Minore ? La comprb mio nonno a Smime, centocinquant'anni or sono. - Benissimo -disse il baronetto. - Se io riuscirb nel mio gioco tu mi regalerai quel vecchio ricordo di famiglia di pescicani; se io perderb ti darb cento ghinee, che andrai a raccogliere in fondo al mare dopo la battaglia, perché il baronetto William Mac-Lellan morrh sul ponte di comando, ma non si arrenderh. Va', Testa di Pietra. Dirai al mio secondo che prima che il sole sorga, la mia nave sia gremita di miss e che la giunca sia scomparsa.

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I CORSAN DELLE BERMUDE

I1 bretone rimase qualche istante immobile, come trasognato, poi.decise di andarsene col suo passo pesante che marcava, come tutti i vecchi lupi di mare, ora il rollio ed ora il beccheggio. Sir William, appena rimasto solo, era tornato a sedersi dinanzi al tavolino, appoggiando il capo alla mano destra e tormentandosi nervosamente colle dita i lunghi capelli. - Mary! - mormorò. - Sposa di lui! Mai, mai! ... L'infame, che ha pure nelle sue vene il sangue di mio padre, me l'ha rapita, ma io saprò riprendergliela. Sono un bastardo, dicono nella Scozia; sono un bastardo, dice mio fratello, perché sono nato da un'altra donna che non si chiamava lady Anna dei duchi di Lorne. Quale colpa ne ho io se mio padre si è innamorato di un'altra donna che non era inglese e che non poteva sposare?Un marchese d'Halifax, io non sono è vero. Giorgio IV mi ha creato nobile, eppure sono costretto io, scozzese, a volgere le armi contro l'Inghilterra...Succeda quello che deve succedere, io riavrò Mary o mi uccideranno dentro le mura di Boston. Si riempì per la terza volta il bicchiere e vi guardò a lungo dentro. - Ecco i suoi occhi azzurri che scintillano nel fondo, sopra l'eterna macchia di sangue. È il sangue dei marchesi di Halifax e dei Lorne fusi insieme, o il mio? L'awenire me lo dirà. Bevo gli occhi e il sangue insieme. Vuotò d'un colpo la tazza, si accomodò i capelli fulvi dinanzi ad un grande specchio di Venezia, che decorava una delle pareti del salotto, prese da un tavolino un paio di grosse pistole che si cacciò nella cintura e salì lestamente la scala che conduceva sul ponte, mormorando: - Andiamo a vedere se i barbieri lavorano.

UN CURIOSO STRATAGEMMA Le stelle sparivano rapide sotto l'invasione di luce che il sole, già vicino a sorgere sull'orizzonte, lanciava dinanzi a sé, come per annunciare la sua comparsa. I1 vento notturno aveva cacciato via i vapori che si erano addensati prima del tramonto, sicché il giorno si presentava splendido, quantunque la larga ondata dell'Atlantico turbasse non poco la superficie del mare. La corvetta procedeva tranquillamente la sua via con tutte le vele sciolte, rollando pesantemente. Era sola, poiché la giunca che la seguiva, durante la notte era scomparsa nei profondi abissi dell'oceano insieme al suo carico di polveri. Sulla tolda, trenta marinai stavano appoggiati alle murate, fingendo di osservare distrattamente gli uccelli marini che salutavano, con strida acute, l'immi-


UN CURIOSO rnTAGEMMA

nente comparsa dell'astro diurno. Sul ponte di comando il baronetto passeggiava nervosamente, insieme col suo luogotenente, il signor Howard. Al largo, soprawento, due navi d'alto bordo, due treponti che avevano numerosi sabordi guemiti di grosse artiglierie, si studiavano, con frequenti bordate, di raggiungere la corvetta e precipitarlesi addosso. Sulle loro maestre fiammeggiava la bandiera rossa, segnale di imminente combattimento; sull'artimone, la bandiera inglese col suo quarto screziato. I1 vento di levante, abbastanza fresco, le spingeva rapide, facendo buona presa sulle loro moli colossali e sul numero immenso di vele, alle quali erano stati perfino aggiunti gli scopamari ed i coltellacci per ottenere maggior velocith. - Piccolo Flocco non si era ingannato - disse sir William, fermandosi bruscamente. - Che occhi lunghi ha quel giovane. Diventerh un buon marinaio. Che cosa dite voi, Howard? Che siamo come presi in una trappola - rispose il luogotenente. - Lo credete voi? - Un po'. - Ed io invece sono convinto di fare un magnifico scherzo a quei due elefanti marini. Sono tutte tagliate le barbe? Anche i baffi, sir William. - Sono tutti vestiti? - La stiva 8 piena di miss e di ladies. Non saranno troppo graziose, tuttavia, vedute a distanza, faranno una rispettabile figura. Specialmente coi parasoli - disse il corsaro. - Se le cose andranno male, gl'inglesi vedranno uno spettacolo curioso: due navi d'alto bordo assalite da signore dai muscoli di ferro, che maneggeranno le pesanti sciabole d'abbordaggio meglio dei vecchi filibustieri del golfo del Messico e della Tortue. Sarh un magnifico colpo di scena, del quale approfitteranno i nostri uomini per spaccare teste, pestare e rompere costole e tagliare braccia e gambe...Ah! Un colpo in bianco! Siamo ai vostri ordini, signori! Una delle due navi, quella che si trovava piÚ vicina, aveva tirato un colpo di cannone a polvere: era l'ordine di mettersi in panna e di mostrare la bandiera. - Su in alto i colori d'Inghilterra! - comandò il corsaro. - Che le mie graziose ragazze salgano tutte sul ponte ed aprano i parasoli! La bandiera inglese, che era già stata approntata, sal], ondeggiando vivamente fino al picco della mezzana, e mostrò al sole, che sorgeva in quel momento sull'orizzonte, splendidamente fiammeggiante, la sua stoffa rossa col quadro in alto. Quasi nel medesimo tempo la coperta, il castello di prora ed il cassero venivano invasi da una diecina di dozzine di miss, vestite elegantemente, con ampi cappelli piumati, le mani inguantate.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

Cento parasoli di tutte le tinte si aprirono d'un colpo solo e si agitarono festosamente come per inviare alle due grosse navi un caldo saluto. Non sarebbe necessario dire che sotto quegli ampi cappelli si scorgevano certi visi da aver paura solamente a guardarli. Fortunatamente gl'inglesi erano troppo lontani per poter accertarsi se tutte quelle giovani fossero belle o brutte. I1 corsaro aveva puntato il cannocchiale sulla prima nave, la quale veleggiava lentamente a circa cento gomene, tentando di portarsi sottovento della corvetta per poterla prendere fra due fuochi, poiché la sua compagna si manteneva sul soprawento. Essendo la distanza relativamente breve ed essendo invece il cannocchiale potentissimo, sir William poté subito rendersi conto dello stupore che si era manifestato sul ponte della nave a quella inaspettata spiegazione di forza femminile e d'ombrelli multicolori. Gli uomini che la governavano si erano precipitati tutti verso la murata di aibordo agitando i loro berretti ed i fazzoletti per rendere il gentile saluto. - Buon segno! - mormorò sir William. Delle bandiere però salirono sull'alberetto della maestra della grossa nave, segnalando: - 11vostro nome! I1 luogotenente del corsaro fu pronto a far rispondere con altre bandiere: - I1 Tuonante! - Da dove venite? - Dalle Bermude. - Dove andate? - Alla Giamaica. - Chi sono quelle miss? - Naufraghe che ho raccolto quarantotto ore or sono sullo scafo d'una nave lrancese disalberata. Successe un po' di tregua, poi la gran nave riprese le sue segnalazioni. - A quale squadra appartenete? - A quella dell'ammiraglio Rodney - rispose la corvetta. - È gia giunta alle Antille? - Non ancora. - Continuate pure la vostra rotta e guardatevi dai corsari americani che corrono il mare in buon numero. - Siamo bene armati. Vi salutiamo. Le bandiere inglesi scesero e salirono tre volte, poi la corvetta, che si era messa attraverso il vento, orientò rapidamente le sue vele e si rimise in marcia colla prora verso il sud-est, che non era veramente la sua rotta, ma per meglio ingannare i due formidabili awersari, per il momento.


UN CURIOSOSIRATAGEMMA

Le due navi d'alto bordo la seguirono per qualche miglio, poi si volsero decisamente verso l'est, dirette probabilmente in direzione di Boston, che allora le truppe americane stringevano da presso, coprendola di ferro e di fioco. - Che cosa dite, signor Howard?- chiese sir William, il quale seguiva col cannocchiale le due navi per spiarne le mosse. - Che nessuno, fuori di voi, avrebbe avuto una così superba idea, sir - rispose il luogotenente. - I nostri uomini rideranno un bel pezzo di questa mascherata che li ha salvati da una morte quasi certa. Tuttavia non fidiamoci: ai due comandanti inglesi potrebbe sorgere qualche sospetto e tenerci d'occhio da lungi. - I1 Tuonante è pih leggero di quelle enormi masse galleggianti, e se tornano, le faremo correre fino a Boston. - Che Dio non ce le faccia incontrare una seconda volta, sir Williarn! Non ci darebbero quartiere. - Apriremo bene gli occhi, mio caro signor Howard, e non riprenderemo la nostra giusta rotta che questa sera, a notte fatta. In quel momento Testa di Pietra comparve sul ponte di comando tenendo fra le callose mani, dentro un astuccio di legno tutto tarlato, una pipa nera come un pezzo di carbone e che puzzava orribilmente di tabacco. - Capitano, - disse, facendo un goffo inchino avete vinto la scommessa ed io vi consegno la pipa de' miei avi. I1 baronetto proruppe in una gran risata. - È vero che ho vinto - disse poi - e che avrei il diritto di prenderti la tua famosa pipa di schiuma dell'Asia Minore, ma io non fumerb mai in quell'antichità inzuppata di nicotina. Tienila pure e prendi invece questa ghinea che potrai bere alla mia salute sotto le mura di Boston. - Per il borgo di Batz! - esclamò il vecchio lupo di mare, mettendosi precipitosamente in una delle sue profondissime tasche il ricordo di famiglia ed il pezzo d'oro insieme. - Quando vi sarà necessaria una pelle da marinare per l'altro mondo, pensate alla mia, capitano. - Per una pipa! - Ricordi di famiglia, sir William - disse il luogotenente. - È il blasone della sua stirpe. - Sì, della tribù dei pipardi - rispose gravemente il mastro. - Vattene a bere un bicchiere: te lo permetto - disse il baronetto. Testa di Pietra, malgrado i suoi cinquant'anni, fece una piroetta coll'agilità d'un gabbiere e dopo aver fatto un largo saluto, scese a precipizio la scala gridando: Piccolo Flocco, a me! Un giovanotto di venti o ventidue anni, bruno come un algerino, cogli occhi nerissimi ed i capelli pure, si lasciò scivolare, con un'agilità da acrobata, lungo

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I CORSAiU DELLE BERMUDE

uno dei paterazzi dell'albero maestro, e con un gran volteggio cadde quasi addosso al mastro dicendo: - Eccomi! - Per il borgo di Batz! Vuoi accopparmi?- disse Testa di Pietra tirandosi indietro. - Non c'è pericolo, papà Vecchia Pipa rispose il giovanotto ridendo. - Ho una ghinea in tasca, figliolo mio. - Toh! Sono diventato vostro figlio in questo momento? Se è per levarvi la ghinea, ci sto. - Eterno monello: ti ho quasi adottato. - Speriamo allora in una grossa eredità. Che andrai a raccogliere a Batz, se la troverai. I1 baronetto mi ha dato il permesso di bere un bicchiere, ma tu sai che i bicchieri della marina sono più grossi delle bottiglie. Vieni ad aiutarmi, piccolo furfante. Lo vuoteremo alla salute dei miei bretoni e dei tuoi provenzali. - Sempre ai vostri ordini, papà Vecchia Pipa. - Non scherzare sul blasone della mia famiglia, come l'ha chiamato il signor Howard - rispose con comica gravità il lupo di mare. - L'ho riconquistato, ed andremo a bagnarlo con del buon sidro. - No, con del Bordeawr. - Come vuoi: la ghinea pagherà la differenza. Mentre i due amici andavano in cerca del dispensiere di bordo, i marinai, non più vestiti da miss, affiuivano sulla tolda ridendo a crepapelle del magnifico tiro giocato agli equipaggi delle due navi d'alto bordo. I1 corsaro era rimasto sul ponte di comando ed esplorava, con una certa ansietà, l'azzurra superficie del mare, che la grande corrente del Gulf-Smm tormentava. I due velieri erano ormai scomparsi, tuttavia il baronetto appariva un po' inquieto. Ci spiano da lontano?- si chiedeva. - Ho veduto un punto nero che potrebbe essere una scialuppa lasciata appositamente indietro per sorvegliarci. I1 gioco potrebbe, da un momento all'altro, farsi molto serio. I1 signor Howard, che lo osservava attentamente e che aveva ormai gih indovinato le inquietudini del baronetto, disse ad un certo momento: -Abbiamo il vento abbastanza favorevole per deviare verso le coste della Florida. Qualche giorno perduto non sarà la rovina degli americanoidi. Si era arrestato. Una ruga profonda, improvvisa aveva solcato la fronte spaziosa del corsaro accompagnata da un gesto d'ira. - Signor Howard, - disse con voce un po' alterata - volete chiamarmi il comandante della giunca che ho fatto affondare?Desidererei rivederlo. - Siete ben strano, sir William - disse il luogotenente.

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UN CURIOSO r n T A G E M M A

- Eh! voi non sapete quali tempeste devastino il mio cuore... Lo aspetto nel quadro. Scese dal ponte, lanciò un ultimo sguardo nell'oceano scintillante di azzurro e di luce, poi a lenti passi entrò nel quadro e si assise dinanzi al tavolino su cui stava sempre una bottiglia, ancora quasi piena, vicina ad alcuni sigari Avana. I1 suo pugno da marinaio piombò, come un colpo di tuono, sul tavolino, mentre dalle sue labbra usciva una rabbiosa imprecazione. -Maledetti i battiti del mio cuore!...Follie, dicono! Ah, no! Alla mia eta non sono né follie, né fantasie...Dove finirebbe la gioventù?Eppure Testa di Pietra 8 mille volte più felice di me! Ma non tutti possono nascere topi della cala né delle gabbie. Sospirò a lungo, si alzò con un moto brusco, fece un gesto come se avesse voluto stritolare qualche cosa, poi si mise a passeggiare per la saletta con passo nervoso. Ad un tratto si fermò. Un uomo era entrato seguito dal luogotenente Howard. Era d'aspetto imponente, gia un po' avanzato negli anni, con una lunga barba grigia che gli scendeva fino a mezzo il petto e gli occhi d'un azzurro profondo e d'una strana limpidezza nel medesimo tempo. Mi desiderate, sir William?- chiese, avanzandosi con passo calmo. SI, colonnello Moultrie - rispose il baronetto. - Desidero che mi ripetiate ciò che vi ha detto Mary di Wentwort. - Mi pare di avervelo detto, sir Mac-Lellan. Che cosa volete?Ho sempre timore d'aver udito male. Che Mary di Wentwort, se non andrete a liberarla, malgrado l'assedio e la pioggia di palle infocate e di bombe che gli americani scagliano entro le mura di Boston, diverrà la moglie del marchese d'Halifax. Mai! mai! - urlò il baronetto, con un gesto feroce. - Ella ha giurato fede eterna a Mac-Lellan. Lo so - rispose il colonnello americano. - Me lo ha confessato. Disgraziatamente per voi, il marchese d'Halifax la tiene in sua mano e potrebbe approfittare dell'assedio per costringerla a diventare sua moglie. -Credete impossibile, ad uomini risoluti a tutto, entrare in Boston?- chiese il baronetto, tergendosi la fronte che si era coperta di sudore. - Forse, passando per la galleria sotterranea che conduce ai ridotti del Corno dell'Est e che io conosco... S& ben guardato quel passaggio? Certo, sir William - rispose il colonnello. - Non importa; noi sapremo forzarlo ed entreremo nella piazza a dispetto di tutti gl'inglesi che difendono la citta.

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I CORSARi DELLE BERMUDE

Si era alzato in preda ad una viva agitazione, passandosi e ripassandosi una mano sulla fronte tempestosa. - Chi avrebbe mai detto - disse poi, con voce irata che un fratellastro potesse giungere al punto di rapire la fidanzata dell'altro?Eppure, colonnello, è proprio così. - Voi non siete un figlio del marchese d'Halifax? - chiese l'americano. - Sì, mio padre, rimasto vedovo e passato in Francia, s'innamorò di una giovane e bellissima castellana, la quale gradì subito i suoi omaggi. Io nacqui nel momento in cui ferveva la guerra nelle Fiandre. Mio padre cadde sul campo di battaglia, spento da una palla di cannone che lo tagliò a metà, prima d'aver avuto il tempo d'impalmare la bella francese. Mia madre poco dopo moriva anch'essa, lasciandomi solo al mondo, ma possessore d'un castello nella Turenna e di vaste tenute. Un vecchio scudiero, che era stato nella sua gioventù un famoso spadaccino, si occupò della mia educazione. Col tempo però quel paese mi divenne odioso, ed avendo ereditato anche un piccolo castelluccio in Bretagna, andai a stabilirmi sulle rive del mare. A quindici anni ero un valente marinaio, oltre ad essere un abile uomo d'armi. Quante volte io ho guidato le barche di contrabbandieri! E quante volte, durante la guerra, ho dato la caccia alle orde spagnole fino in mezzo al Mare di Biscaglia! Le strepitose imprese dei filibustieri americani, che io sapevo a memoria, mi avevano entusiasmato... e poi forse ero nato cogli istinti del vero corsaro. Avevo venticinque anni e spadroneggiavo la Manica col mio Tuonante,che avevo armato a mie spese e che batteva i colori di Francia, quando un giorno, mentre mi riposavo nel mio castelluccio, di ritorno da una lunga crociera durante la quale avevo predato un buon numero di navi inglesi, essendo in quell'epoca la Francia in guerra con Giorgio IV, venne a trovarmi un gentiluomo inglese incaricato di rimettermi dei documenti da parte del marchese d'Halifax. Fino allora ben poco avevo saputo intorno a mio padre ed avevo sempre ignorato che avesse avuto un figlio dalla sua prima moglie, una duchessa d'Argyle. I1 marchese mi rimetteva la mia nomina di baronetto inglese, sotto il nome di William Mac-Lellan, firmato dal re d'Inghilterra, come mio padre aveva espresso desiderio nel suo testamento, e nel medesimo tempo m'invitava a lasciare la marina francese e a raggiungerlo nel suo castello d'Alsta1, situato in un'isola delle Ebridi. Fino allora avevo creduto di avere nelle mie vene sangue puramente francese. 11sangue inglese ebbe in me un momentaneo risveglio e partii per le isole scozzesi. L'accoglienza fattami da mio fratello nel vecchio castello dei duchi d'Argyle fu di farmi comprendere che, come baronetto inglese, non dovevo portare le armi contro il paese di mio padre. La mia fama di fortunato corsaro era già notissima in Inghilterra e la mia corvetta era ben conosciuta su quelle coste.

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- Perch6 quei sette giorni bastarono al marchese d'Halifax per compiere il più infame dei tradimenti. Io non mi ero, come vi dissi, fino allora accorto che la bellezza meravigliosa di Mary di Wentwort avesse scatenata anche nel suo cuore una folle passione, e credo che nemmeno la fanciulla ne avesse avuto il più lontano sospetto, perch6 non avrebbe certamente esitato a dirmelo, ed allora non so che cosa sarebbe accaduto. Fra gli abitanti delle Ebridi sarebbe scomparso od un Mac-Lellan od un Halifax. Si era nuovamente interrotto. - Signor Howard, - disse poco dopo, con voce rauca - datemi da bere. I1 luogotenente prese da una mensola tre bicchieri di cristallo di Boemia ed una bottiglia ripiena d'un liquido color dell'ambra e, dopo averla sturata, versò. I1 corsaro afferrò, più che prendere, uno dei tre bicchieri, lo vuotò d'un colpo, poi lo scagliò in mare attraverso l'ampio sabordo che illuminava il salotto. Stette alcuni istanti ancora muto, cogli occhi fissi sulla spumeggiante scia che si lasciava indietro la corvetta, che un buon vento di levante spingeva allora rapidissima verso le non lontane coste americane, poi si volse bruscamente verso il colonnello ed il luogotenente. I suoi occhi scintillavano d'una luce sinistra; la sua fronte si era coperta di mghe; il suo volto si era trasfigurato. - Me l'aveva rapita - gridò cinque giorni prima del mio ritorno ed era partito per l'America insieme col generale Howe, che conduceva laggiù una grossa partita di fanti tedeschi assoldati nell'Assia e nel Brunswik. - Brigante! - esclamò il colonnello. - È inutile che vi dica quale schianto provò il mio cuore. Chiamai a raccolta i miei uomini e veleggiai alla volta di Boston, poich6 avevo appreso che le forze che conduceva Howe erano state destinate a rinforzare quel presidio. Fu una corsa folle attraverso l'Atlantico, ma, quando giunsi alle Bermude, appresi che le forze inglesi erano gih sbarcate e che gli americani avevano subito assediata la piazza. Rinnegai la mia nuova patria e ritornai corsaro senza alcuna nazionalith, sfogando il mio dolore in continui combattimenti contro le navi che inalberavano un vessillo ormai da me odiato. Voi, colonnello, siete venuto a dirmi che Mary di Wentwort fra giorni andrh a forza sposa del marchese d'Halifax e che spera da me un aiuto. Accada quello che si vuole, io entrerò in Boston e metterò la mia corvetta e la mia spada, come tanti altri gentiluomini francesi, a disposizione della causa americana. Aveva appena finito di parlare, quando il colonnello ed il luogotenente lo videro ripiegare violentemente innanzi, tenendo la testa verso il sabordo spalancato, attraverso il quale entrava, a fiotti, un superbo raggio di sole. - Un colpo di cannone sparato da lontano! - disse. - Sul ponte! Sul ponte!

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UN COMBATTIMENTO TERRIBILE Quando il corsaro ed i suoi due compagni salirono in coperta, la corvetta aveva già cambiato rotta per riprendere la sua corsa verso le coste americane. Un vento fresco, che accennava ad aumentare, ve la spingeva con una velocità di otto o nove nodi all'ora. L'equipaggio, rinforzato dai cinquanta americani che montavano la giunca e che durante la notte precedente erano stati trasbordati senza che le due navi d'alto bordo se ne fossero accorte, era tutto in coperta e discuteva animatamente. Ma sl, un colpo di cannone! - affermavano alcuni. -No, il tuono. Con un cielo così limpido? - Eppure non si scorge alcuna nave. - Che venga da Boston? - Eh! Siamo ancora troppo lontani! I1 corsaro montò sul ponte di comando, prese il cannocchiale ed esplorò attentamente l'oceano in tutte le direzioni. Nulla - disse a Howard ed al colonnello. - Eppure è stato un colpo di cmnone. Testa di Pietra! I1 bretone che stava discutendo animatamente con Piccolo Flocco, il suo inseparabile compagno, fu pronto ad accorrere alla chiamata. I suoi piedi da pachiderma erano diventati leggeri come quelli d'una gazzella. - Tu hai ben udito quel colpo lontano, vero?- gli chiese il corsaro. - I miei orecchi si sono conservati eccellenti, quantunque ne abbiano uditi di frastuoni di quei mostri di bronzo! -Non può essere stato un colpo di tuono? - Ma no, sir William. Non vi è una nube in nessun luogo. - Che cosa ne pensi tu? - Io dico, capitano, che noi siamo sorvegliati. - Dalle due navi d'alto bordo, è vero? - 3,e scommetterei nuovamente la mia pipa che noi le rivedremo ben presto. Fortunatamente il vento accenna ad aumentare e la corvetta, quando è ben battuta, può far correre e lasciarsi indietro anche le fregate. Vi pare, sir William? I1 corsaro non rispose. Si era messo a passeggiare sul ponte colla testa bassa e le mani affondate nelle tasche. Pareva che borbottasse qualche cosa. Ad un tratto si arrestò e, guardando fisso il bretone, il quale stava caricando tranquillamente la sua famosa pipa, gli disse:

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I C O M DELLE BERMUDE

- Che tutti gli uomini si tengano pronti ad occupare i loro posti di combattimento. Niente guardia franca oggi.

- E gli americani?

- Ammassali tutti sul castello di prora, dietro i due pezzi da caccia. Sono valenti archibugieri quegli uomini e colle loro lunghe carabine spazzeranno per bene i ponti delle due inglesi. Non sempre si può aver fortuna, ma io confido nel valore del mio equipaggio, agguerrito in tanti abbordaggi, e nella velocita del mio Tuonante. (Va', e tu, che sei il mio miglior artigliere, mira coi cannoni da caccia gli alberi di quelle tartarughe. Giù cinque o sei vele, e noi non avremo più da temere.» - Per il borgo di Batz! mi metterò un paio d'occhiali sul naso per vederci meglio, e che Dio mi danni se non getterò giù un paio d'ali a quelle corridore dell'oceano. - Conto su di te. - Scommetto la mia pipa che... - Vattene al diavolo, insieme con quel puzzolente ricordo di famiglia. Testa di Pietra rispose con una risata, discese la scala, batte l'acciarino ed accese il vecchio ricordo facendolo funzionare a tutta lena. Howard, un luogotenente ammirabile, era gih sceso in coperta, disponendo gli uomini per la battaglia che si annunciava imminente. Nessuna vela si mostrava all'orizzonte, ma tutti sentivano il pericolo e si preparavano animosamente a respingerlo. La giornata trascorse senza che Piccolo Flocco, sempre in alto sulle crocette della maestra, avesse annunciato nulla di nuovo. L'orizzonte era limpido, senza sole e la brezza aumentava sempre col calare del sole. La corvetta filava meravigliosamente, con tutte le sue vele al vento, compresi gli scopamari ed i coltellacci e coltellaccini. Sir William non aveva abbandonato il ponte di comando un solo istante. Spiava attentamente il nemico, che navigava certamente al di la dalla linea visiva dell'orizzonte. Al cadere del sole la brezza si era tramutata in vento così forte, che il corsaro era stato costretto a far ritirare gli scopamari ed i coltellacci e raccogliere i pappafichi ed i contropappafichi. I1 tempo, fino a poche ore prima bellissimo, si era improwisamente offuscato come la sera precedente, minacciando di volgere in tempesta. Grosse bande di rincopi, quei disgraziati volatili che, avendo il becco inferiore assai più corto del superiore, sono costretti a dei lunghissimi digiuni per le grandi difficolth che incontrano nella pesca e bande di grosse procellarie nere gih annunciavano, colle loro volate disordinate, un prossimo cambiamento. Anche l'Atlantico era diventato irrequieto. Le onde si formavano a poco a


UN COMBAiTiMWiO TERRIBILE

poco e si distendevano, rumoreggiando cupamente e rompendosi fragorosamente contro la poppa della corvetta. Alle nove una profonda oscurità awolgeva mare e cielo. Solo poche meduse, naviganti quasi a fior d'acqua e che si lasciavano trasportare dal Gulf-Sneam, scintillavano come piccoli globi elettrici. U n profondo silenzio regnava sulla corvetta lanciata a gran corsa. Nessuno parlava, ma tutti erano ai loro posti di combattimento, pronti a impegnare risolutamente la lotta. Tutti sentivano ormai il nemico vicino. Approfittando dell'oscurità doveva awicinarsi, dopo aver spenti tutti i suoi fanali, colla speranza di sorprendere la corvetta, di stringerla in mezzo, di opprimerla rapidamente con una tempesta di ferro e colarla a fondo con tutti i suoi uomini. Sir William era sempre sul ponte a fianco d'Howard. Aveva riacquistato tutto il suo sangue freddo e tutta la sua straordinaria audacia e pareva che per un momento avesse dimenticato Mary di Wentwort ed il marchese d'Halifax. I1 suo sguardo solo era irrequieto e spaziava continuamente sull'orizzonte ormai tenebroso. Un'altra ora era trascorsa, quando si udì la voce di Piccolo Flocco, il quale non viveva che fra le coffe e le crocette, urlare: - Badate! ...Corriamo fra due ombre! Sono le navi d'alto bordo! Successe un breve silenzio, poi il corsaro disse: - A babordo l'una ed a tribordo l'altra? Sì, capitano. - A quale distanza? - Cinque o sei gomene. - Per San Patrik! - esclamò Sir William. -Che occhi che hanno i due comandanti inglesi! Come hanno fatto a scoprirci con questa oscurità? Ah! ci vogliono prendere? La vedremo, signori miei! Poi, alzando la voce, gridò: - Dieci uomini nella stiva a guardia degli stoppacci. Se ci foreranno, chiuderemo subito le nostre ferite. Diede uno sguardo alla velatura e si stropicciò le mani come un uomo interamente soddisfatto. - Bah, passeremo! - disse poi. Si volse verso il luogotenente: - Vi affido il servizio dei pezzi del cassero. Per quelli del castello ci penserà Testa di Pietra. In quel momento un lampo ruppe la profonda oscurità a meno di sei gomene dal tribordo, seguito da un ronfo rauco che fendeva velocemente gli strati d'aria. Le due navi inglesi non intimavano più il fermo con un colpo in bianco, bensl con una palla di cannone e probabilmente di buon calibro.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

Il corsaro si era curvato innanzi tendendo gli orecchi. Si udì come un laceramento. - Strappo alla gabbia di trinchetto - disse. - Che pessimi artiglieri! Ci volevano due palle incatenate, miei cari, per prendere in mezzo l'albero. Tutti i miei quattro pezzi da caccia ne hanno e vi assicuro che se non andranno giù le alberature, cadranno almeno i pennoni. Fra il silenzio che regnava sulla corvetta, si udì la voce del luogotenente prima e poi quella di Testa di Pietra gridare: - Dobbiamo rispondere? -No - rispose sir William, il quale aveva imboccato il portavoce. - Non c't premura. lìmoniere! - Signore! - Poggia sempre al nord. Vedi lassù quell'ombra enorme? - Sì, capitano. - Attacca su quella senza darci dentro. Pronti i gabbieri! Fuori i grappini d'abbordaggio ! Un altro lampo balenò e questa volta a babordo o quasi alla medesima distanza ed un altro proiettile fischiò sulla coperta della corvetta, fracassando di colpo la testa ad un gabbiere che stava salendo le griselle di trinchetto con un carico di grappini d'abbordaggio. I1 disgraziato non ebbe nemmeno il tempo di mandare un «ah!*e precipitò in mare decollato, scomparendo subito fra le onde diventate color dell'inchiostro. - Per San Patrik! -esclamò il corsaro. -Si massacra la mia gente! Ecco il buon momento per passare a colpi di bordate. Imboccò di nuovo il portavoce e gridò con voce tonante: Non vi trattengo più, ragazzi! Coprite le inglesi di ferro e di piombo! Voglio passare! La corvetta che, più rapida delle due pesantissime navi d'alto bordo ed infinitamente più maneggevole, stava già per oltrepassare le due poderose awersarie, le quali manovravano in modo da stringersele addosso, si coprì di fiamme e di fumo. Sparavano le batterie di babordo e di tribordo ed i quattro grossi pezzi da caccia. Appena cessato quel frastuono, seguì una terribile scarica di moschetteria. I cinquanta americani della giunca, ammassati sul castello di prora, dietro i due pezzi, saettavano con una tempesta di palle le due navi inglesi, spazzando gli altissimi ponti. - Del fuoco! - esclamo sir William. Le due navi d'alto bordo, quantunque fieramente percosse da quelle due bor-

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UN COMBATilMENi'O TERRIBILE

date che non si aspettavano e da quella gragnola di piombo che decimava gli uomini addetti alla manovra delle vele, non indugiavano a rispondere. Quella che si trovava sopravvento fu la prima a scatenare tutti i suoi pezzi di babordo; ma sia che in quel momento gli artiglieri si fossero ingannati sulla velocità della corvetta, o che qualche improvvisa ondata avesse fatto perdere loro le mire, la bordata passb a venti passi dalla poppa della fuggitiva senza recarle nessun danno. L'altra perb, che si trovava a miglior portata, essendo ancora pih avanti, fu pronta ad imitare la consorella. Un uragano di ferro e di ghisa passb sulla tolda della corvetta, massacrando o storpiando una decina d'uomini e troncando molte funi delle manovre fisse e correnti. Una palla, rimbalzando sul ponte, dopo aver attraversata la murata di tribordo, passò a pochi pollici dal viso del corsaro, mozzandogli per un istante il respiro. L'alberatura perb, per un caso provvidenziale, non aveva sublto danno alcuno, sicche la nave aveva potuto continuare la sua velocissima marcia. - Per San Patrick! - esclamb il corsaro. -Tirano come novizi! Signor Howard! Testa di Pietra! Sotto, a palle incatenate! Per la seconda volta la corvetta si coprì di fuoco e di fumo rendendosi quasi subito invisibile al nemico; poi la moschetteria riprese le sue formidabili scariche. Per cinque o sei minuti un frastuono orrendo si distese sull'Atlantico, coprendo i muggiti delle onde. Le tre navi si scambiavano, con furia feroce, palle incatenate, bordate di mitraglia, nembi di piombo, sparati perb più alla cieca, poiche la notte, come abbiamo detto, era oscurissima e la corvetta filava rapidissima cambiando sovente rotta con brevi bordate, per far perdere agli avversari il punto di mira. La peggio toccava ai pesanti treponti i quali si prendevano in pieno ventre quattordici palle che spaccavano il fasciame ed anche i corbetti ed i bogli, non usandosi in quel tempo nessuna corazzatura nemmeno di piombo, già da due secoli prima usata dagli spagnoli con scarsissimo successo. I ventotto pezzi della corvetta, manovrati da abili artiglieri ormai incanutiti al fuoco delle battaglie e che stavano fermi dietro ai sabordi anche se qualche palla attraversava la batteria, tiravano meravigliosamente, aspettando il momento opportuno per tempestare le navi nemiche. Alternavano palle e mitraglia, fracassando pennoni e rompendo manovre; ma forse il maggior danno lo recavano i cinquanta americani. Dietro le murate del castello di prora, sparavano senza posa colle loro lunghe e pesanti carabine e massacravano, ad ogni scarica, i timonieri delle due navi


1 CORSAFU DEUE BERMUDE

d'alto bordo con una precisione incredibile. Si sarebbe detto che possedessero gli occhi dei gatti, poiché facevano delle stragi orrende. Gih la corvetta, quantunque avesse ricevuto non pochi proiettili presso la linea di galleggiamentoda parte del treponti che si trovava vantaggiosamente sopravvento, ferite prontamente turate da appositi turaccioli cacciati dentro a gran forza per& l'acqua non potesse entrare ad invadere la sentina, si credeva fuori portata delle artiglierie avversarie, quando il treponti che veleggiava sottovento, con una manovra rapidissima, familiare agl'inglesi, i quali in quell'epoca erano i migliori marinai del mondo, le attraversò, con una bordata, il passo. Sir William masticò una bestemmia, ma poi imboccò subito il portavoce e la sua voce, squillante come quella d'una campana, dominò il fragore delle tonanti artiglierie e della moschetteria. all'orzh! ... Cozza la randa! Contrabbraccio a tribordo! Pronti per l'abbordaggio! Tuoni per San Patrik! prenderemo il treponti, se non lo coleremo a fondo. Testa di Pietra! Signor Howard! Palle incatenate dentro l'alberatura. Rasatemi quel colosso come una ciabatta. La risposta fu pronta. La corvetta virò sul tribordo e scaricò i suoi dodici pe~zi contro il treponti, poi virò sul babordo e sparò una fianconata terribile. Nel medesimo istante i quattro pezzi da caccia scagliavano le loro palle incatenate attraverso l'alberatura dell'awersario. Fra il tuonare delle artiglierie si udl un ucrac* secco, poi una voce alzarsi sul castello di prora: - Per il borgo di Batz! L'ho preso il volteggiatore maledetto. Era tempo! La catena ha segato o tagliato la maestra. Ala ferita non vola! Ci corra dietro l'uccellaccio! Un uurrah* fragoroso, lanciato specialmente dagli americani che non cessavano di bersagliare la coperta della gigantesca nave, salutò quel colpo maestro del vecchio bretone. - All'abbordaggio! All'abbordaggio! - urlano centocinquanta e piiì voci. - Sotto! È nostro! I1 treponti si è inclinato sul babordo, oppresso dal peso dell'altissimo albero che, spaccato quasi alla base da due palle incatenate, bagna il suo mostravento in acqua. La gran nave è immobile. Non può più bordare e si presenta magnificamente per una grande bordata. Fra le urla della ciurma e degli americani che domandano di correre all'abbordaggio, la voce del corsaro si fa udire: - Fuoco di bordate e filate all'ovest! Passiamo! La corvetta, abilmente guidata, sfugge ancora una volta alla fiancata del secondo treponti che giunge troppo in ritardo, scaglia quattordici palle nel ventre della immobilizzata e con una magnifica bordata sfugge alla stretta, scari-


L?NSURREZONE AMERICANA

cando i suoi due pezzi da caccia di poppa, carichi a mitraglia, che massacrano le manovre delle due avversarie. Qualche palla passa, ronzando sordamente, attraverso la sua attrezzatura, ma ormai 6 troppo tardi per arrestarla. Fugge con pieno vento in poppa, ridendosi ormai del fuoco di quei centoventi pezzi. E il vento la porta. Howard continua a sparare i due pezzi da caccia poppieri, per proteggere la ritirata. Testa di Pietra invece ha fatto gettare in mare i morti, trasportare i feriti all'infermeria, poi ha caricato tranquillamente la sua pipa, l'ha accesa ed i? salito sul ponte di comando, dicendo al corsaro: - Ăˆ finita, signore. Gliela abbiamo fatta a quei signori dalle giacche rosse e dalle calottine minuscole... La rotta, capitano. - Diritti su Boston - rispose sir William. - Quanti morti? - Ne ho fatti gettare quattordici nella grande tazza - rispose il bretone con un sospiro. - E feriti? - Ve ne sono sette nell'infermeria e disgraziatamente uno rimarrh storpio per tutta la sua vita. Chi &? Leon di San Malò. - Mille sterline a sua disposizione. - Per il borgo di Batz! Mi sarei lasciato portare via anch'io una gamba per guadagnare una tal somma. Anche zoppo avrei potuto comperarmi una grossa barca da pesca e guidarla attraverso la Manica. - Fa' sfondare quattro barilotti di rhum e dh da bere ai miei bravi. Bada solo che non si ubriachino. Boston non 6 lontana e chissh che cosa ci attende dinanzi alla sua baia. Non sarh facile forzare il blocco, tuttavia non dispero. Le cannonate erano cessate e le due navi d'alto bordo erano scomparse nel tenebroso orizzonte. Solamente il vento fischiava e sibilava attraverso l'attrezzatura, passando, con degli zufolii acuti, attraverso i buchi aperti dalle palle nella velatura. I1 mmoreggiare dell'onda lo accompagnava come un grosso contrabbasso. E la corvetta, uscita quasi incolume da un cosĂŹ grave pericolo, filava, filava sull'Atlantico colla prora volta verso la costa americana.

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L'INSURREZIONE AMERICANA Coll'atto memorabile del 4 luglio 1776, le colonie inglesi dell'est dichiaravano la propria indipendenza e la loro ferma volonth di staccarsi finalmente dal-


la madre patria, che da due secoli ne suggeva il sangue migliore, senza dare compensi. Gli enormi balzelli che l'Inghilterra imponeva sempre più gravi alle sue colonie d'America per far fronte alle spese della guerra contro i Borboni di Francia e di Spagna e la negazione dei diritti politici ai coloni, furono le due cause da cui scaturirono le prime scintille, le quali non dovevano tardare a mettere in fiamme tutti gli Stati dell'Est, poiche allora quelli dell'Ovest e del Sud si trovavano ancora sotto la dominazione spagnola. Quantunque a corto di denaro, privi d'artiglierie, male armati, gli americani, stanchi di vedersi senza posa spogliati, avevano salutato con entusiasmo la convenzione del luglio che proclamava l'indipendenza delle vecchie colonie inglesi. Improvvisano generali, alla cui testa mettono il grande Washington, improvvisano colonnelli ed ufficiali che ventiquattro ore prima aravano i loro campi o curavano le loro superbe piantagioni di cotone e di tabacco, chiamano a raccolta la balda gioventù e dichiarano la guerra alla possente Inghilterra che teneva in quel tempo, malgrado la Spagna e la Francia, nelle sue mani, o meglio, sulle sue navi, i destini dell'Europa. Pareva una follia, eppure non lo fu affatto. Caroliniani, newyorkesi, pensilvani, marilandesi, accorrono compatti ad arruolarsi insieme coi loro compagni delle vicine province e si gettano animosamente in mezzo alla guerra da loro scatenata. La Francia e la Spagna di sottomano li aiutano. Corsari arditi li forniscono di artiglierie, di polvere, di fucili, e abili ufficiali francesi, per la maggior parte gentiluomini, guidati dal giovane marchese Lafayette, accorrono in buon numero per offrire a quei coloni, ignari delle cose guerresche, la loro spada, la loro pratica ed il loro sangue. L'Inghilterra, padrona dell'Atlantico e delle coste americane, padrona delle più grosse città dentro le quali teneva fortissime guarnigioni e soprattutto un buon numero di bocche da fuoco di grossa portata, da principio non si era gran che preoccupata della proclamazione dell'indipendenza delle sue colonie d'oltremare. Si stimava troppo forte per non poter subito domare quegli insolenti piantaton di cotone e di tabacco e quei meschini mercatanti che avevano osato sfidare la sua potenza. Disgraziatamente per lei, s'ingannava. Aveva dinanzi a se un nemico altrettanto formidabile, tenace, risoluto a tutto, pronto a sopportare con animo fiero tutti gli orrori della guerra che doveva, più tardi, rendergli la libertà e fargli innalzare lo stellato vessillo. Dopo le prime avvisaglie, gli americani avevano subito deciso d'investire Boston, che era la più ricca, e la più popolosa città del Massachusetts.


LWSURREZiONE AMERICANA

Situata su una baia splendida, capace di contenere le più grosse squadre del mondo, e completamente riparata dalle ondate dell'Atlantico da una lunga isola, si prestava meravigliosamente ad una lunga difesa, specialmente per chi fosse sempre padrone del mare; e l'Inghilterra, come abbiamo detto, lo era, poiché gli americani non potevano opporre ai grandi ueponti che delle piccole navi corsare. Gl'inglesi, ai primi rumori di guerra, vi avevano gettato dentro dodicimila uomini, per la maggior parte assiani e bmwickesi, fanti saldissimi che godevano allora una grande reputazione, ed avevano guernito i forti di numerose e grosse bocche da fuoco. Per di più avevano raccolto nella baia una squadra di fregate e di navi d'alto bordo, per impedire ai corsari dell'Europa e delle Bermude di mandare agli americani munizioni ed armi, delle quali difettavano molto, specialmente in artiglierie. La difesa della piazza era stata affidata a tre valentissimi generali: Howe, Clinton e Burgoyne, ai quali poi si erano aggiunti il marchese d'Halifax ed il brigadiere generale Pigot, tutti uomini di gran valore e rotti a tutte le astuzie della guerra. Gli americani, quantunque non disponessero nel Massachusetts di più di ventimila uomini racimolati nelle campagne e non abituati a guerreggiare e di poche navi corsare che non potevano affrontare i treponti inglesi, senza calare a fondo alla prima bordata, con grande animo avevano investita la piazza, costringendo, con incessanti attacchi e sorprese, la guarnigione inglese a rinchiudersi dentro le salde mura della città. I fatti d'arme, succeduti nel Canada, favorevoli agl'insorti, i quali erano riusciti ad impadronirsi della fortezza di Skeenerborough, facendo prigioniero l'intero presidio ed il suo comandante generale Allen, avevano entusiasmato quei giovani combattenti. Con grande sorpresa di tutti, i generali americani erano riusciti a bloccare strettamente la città, ponendo ogni industria affinché il presidio non potesse più ricevere vettovaglie né rinforzi. Delle lotte sanguinose ne erano già accadute molte intorno alla città assediata. Uno dei più splendidi fatti d'arme, nel quale rifulse il valore americano, era stato quello impegnatosi intorno alle isole di Noddes e di Hogg, poste tutte e due entro la baia di Boston, a greco della città, la prima dirimpetto a Winnesimik, e la seconda presso Chelsea. Essendo quelle due isole assai abbondanti di strame e di bestiame, la guarnigione inglese con improwise scorrerie le depredava, rendendo cosl quasi inutile lo stretto blocco degli assedianti. Per assalto Boston non si poteva prendere, specialmente da soldati improwisati che guerreggiavano per la prima volta; unica risorsa era quella di costringere gli assediati ad arrendersi per fame.


1CORSARI DELLE BERMUDE

L'impresa, quantunque presentasse certamente non poche difficolth, fu decisa. Una notte, attraversata la baia su un gran numero di scialuppe ed elusa la vigilanza della squadra inglese, piombavano sulle due isole, distruggendo tutto lo strame e portando via quanto bestiame si trovava nei villaggi. Quel colpo era stato mortale alla guarnigione, la quale gih da tempo si trovava a corto di viveri, dovendo provvedere anche agli abitanti, i quali erano rimasti in buon numero dentro le mura della citth, quantunque molti fossero accorsi a rafforzare l'armata americana. Ma un altro piĂš grosso fatto era successo pochi giorni dopo quella scorribanda cosl ben riuscita. Gli assediati,furiosi di essere tenuti in iscacco da soldati raccogliticci, che fino allora avevano creduto dei pusillanimi, pronti a fuggire alla prima scarica d'archibugi o al primo attacco alla baionetta, e disperando ormai di poter ricevere viveri dall'lnghilterra, avevano progettata una sortita, per poter correre il paese e rinnovare le provvigioni. Due erano le vie da tentarsi. Una di far impeto sull'istmo di Boston ed attaccare a fondo gli americani che si erano saldamente fortificati a Roxburg, a fine di invadere e saccheggiare la contea di Suffolk; l'altra di traghettare il braccio di Charlestown e, attraversata la penisola omonima, dare addosso agli assedianti trincerati sulle alture che si stendevano fra Willis-Ereck e la riviera della Mistica e cosl porre a sacco le terre di Worcester. Ma i capi americani, che tenevano numerose spie in Boston, avevano avuto subito sentore di quei due disegni ideati dal generale Gorge, e si erano affrettati a prendere le loro misure per impedire all'affamato nemico di riempirsi nuovamente il ventre. Ci tenevano anche a provare la saldezza ed il coraggio delle loro truppe, le quali fino allora non avevano mai avuto l'occasione di sostenere un urto poderoso da parte dell'agguerrito avversario. Chiamarono a raccolta tutte le loro bande che scorrevano le terre vicine per approvvigionare il grosso dell'esercito, il quale non soffriva meno degl'inglesi la fame, e rafforzarono gagliardamente le alture di Bunker's Hill le quali dominavano l'entrata di Charlestown, mandandovi altri mille soldati al comando del colonnello Guglielmo Prescott. Approfittando d'una notte oscurissima, quei giovani soldati, cosĂŹ disprezzati dai loro avversari, occupano lestamente e nel piĂš profondo silenzio il montice110 di Breed's Hill, che stava sopra Charlestown, ed in meno di otto ore, lavorando con un accanimento feroce, costruiscono un ridotto quadrato, guarnendolo di buon numero di pezzi di cannone. Nel medesimo tempo, approfittando della poca sorveglianza dei loro nemici, occupavano con buon nerbo di truppe e rafforzavano con trincee un altro


L'INSURREZIONEAMEFUCANA

monticello dominante la città, situato sulla penisola pih vicina che ripara la baia. Grande fu lo stupore degl'inglesi, quando verso le quattro del mattino, si accorsero di quell'audace impresa eseguita con tanta abilita e senza rumori. Una nave da guerra che batteva la baia per impedire agli importatori di polvere da fuoco l'entrata, fu la prima a dare l'allarme e, senza attender gli ordini del comandante della piazza, cominciò a tirare furiosamente contro il ridotto che costituiva, per la sua posizione, una gravissima minaccia per la città, la quale poteva venire bombardata da quell'altura. I comandanti inglesi, assai inquieti, volsero tutte le artigliere della piazza, delle navi e delle batterie galleggianti verso le due alture, sulle quali gli americani continuavano a fortificarsi e ad aprire trincee sulle falde delle loro posizioni, spingendole fino quasi sulle rive della Mistica. Dall'alba al tramonto fu un frastuono spaventevole, ed uragani di ferro furono scambiati da una parte e dall'altra, ma senza grande risultato, poich6 gli americani, quantunque esposti ad un fuoco infernale, non cessarono n6 di lavorare, n6 di rispondere, lanciando molte palle arroventate dentro la città, colla speranza di scatenare degli incendi. Solamente a notte fatta le artiglierie della piazza e delle navi cessarono finalmente di sparare per non sprecare troppe munizioni. Gli americani erano ormai completamente riusciti nel loro scopo: Boston stava per subire tutti gli orrori del bombardamento oltre quelli della fame, poich6 da Breed's Hill potevano battere le navi che l'Inghilterra avrebbe mandato dall'Europa. Non era però giunto ancora il momento di gridare vittoria, poiché Howe aveva sottomano dodicimila uomini valorosissimi, pronti a slanciarsi alla conquista di quelle due posizioni al suo primo segnale, e trecento bocche da fuoco fra grosse e piccole, piazzate sulle mura e sulle lunette, oltre ad un buon numero di batterie galleggianti e di navi da guerra, colle quali gli americani dovevano pure fare i conti. E si preparavano gagliardamente gli assediati alla riscossa, risoluti a ributtare gli avversari al di là della Mistica o a cacciarli in mare. Le cose erano giunte a questo punto, quando una notte oscurissima e piuttosto tempestosa, la corvetta di sir William si presentò arditamente dinanzi all'imboccatura della baia, risoluta a forzare il blocco. I1 fragore delle cannonate era gia giunto agli orecchi del corsaro e dei suoi uomini, ed immaginandosi che qualche grosso fatto fosse accaduto, il veliero s'era mantenuto bene al largo, quantunque l'Atlantico, sempre capriccioso, non avesse cessato di scagliare montagne d'acqua in tutte le direzioni, mettendo a dura prova la resistenza e gl'intestini dell'equipaggio.


I CORSARi DELLE BERMUDE

Sir William, che non si fidava che di se stesso, non aveva abbandonato un solo momento il ponte. Disposti i suoi uomini nelle loro posizioni di combattimento, poiché non era improbabile che qualche nave inglese piombasse addosso alla sua nave appena entrata in porto, fece chiamare il colonnello americano, il quale non era altro che un ex capitano di marina mercantile, che conosceva a menadito tutti i porti delle coste orientali dell'America. - Signor Moultrie, - gli disse nel momento in cui la corvetta tirava una lunga bordata dinanzi al porto - &do a voi il timone. Quali segnali dobbiamo fare per non farci bombardare dai vostri compatrioti?Tutt'oggi il cannone ha tonato e può darsi che siano collocate delle batterie sulla penisola. - Alzate sugli alberi due fanali rossi - rispose l'americano - e teneteveli per cinque minuti. I nostri tengono degli uomini lungo le spiagge, incaricati appunto di segnalare le navi corsare e di guidarle. Vedrete che qualcuno giungerà. - Eh, l'ondata & troppo forte per le scialuppe! - Fuori della baia, ma dentro no, sir William. - Se potessi sapere dove incrociano le navi inglesi!... - Si spostano continuamente e nessuno, che venga dal di fuori,potrebbe indovinare dove si trovano in questo momento. Desiderate altro? -No: al timone, colonnello, e badate di non mandare, il mio Tuonante su qualche secca. - Conosco la baia come le mie tasche, quindi potete essere tranquillo. I1 corsaro lo congedò con un cenno della mano, poi scese sulla tolda e passò rapidamente in rivista i suoi uomini. Tutti erano ai loro posti di combattimento: chi dietro i pezzi da caccia, chi dietro le murate cogli archibugi in pugno, sempre pronti a menar le mani. Raggiunto il castello di prora, tenuto dagli americani e da una dozzina di artiglieri, chiamò Testa di Pietra il quale stava confabulando su uno dei due pezzi da caccia. - Vieni - gli disse. - Mi fido del colonnello americano ma ho maggior fiducia in te. Conosci Boston? - Ci sono stato una decina di volte, mio capitano - rispose il bretone. - Sono trascorsi molti anni, tuttavia saprei condurre la corvetta al posto sicuro. - È sulla Mistica dove noi dovremo affondare le nostre ancore. Gli americani devono esser la! - E noi andremo a trovarli, comandante. Conosco quella riviera e so che l'acqua vi abbonda anche per le grosse fregate. - Fa' alzare sui due alberi due fanali a luce rossa; poi mi raggiungerai sul ponte. Non devono rimanere lassh più di cinque minuti. Hai un orologio?


L'INSURREZiONEAMERICANA

- Quello che mi ha lasciato mio nonno che va come un cronometro, parola di bretone.

- Sbrigati: stiamo per forzare il blocco. Tornò sul ponte di comando, dopo aver scambiato alcune parole col suo luogotenente che, come sempre, aveva assunto il comando dei due pezzi da caccia poppieri, e diede il comando: - Imboccate! La corvetta aveva terminata la sua bordata e si trovava dinanzi all'ampia baia di Boston, attraverso la quale si precipitavano rumoreggiando le grosse ondate dell'Atlantico. Un vento impetuoso e piuttosto freddo soffiava da ponente, rompendosi, con mille fischi contro l'attrezzatura del veliero. Nessun lume brillava dentro la baia, né sulla città. Pareva che assedianti ed assediati, dopo essersi cannoneggiati per dodici ore con rabbia feroce, si fossero finalmente decisi a prendere un po' di riposo. Ma il corsaro non si fidava affatto di quella gran calma la quale poteva essere piiì apparente che reale. I suoi occhi interrogavano ansiosamente le tenebre e le sue orecchie, pur assordate dai fragori delle onde e dalle raffiche fischianti che si abbattevano incessantemente sull'alberatura, ascoltavano attentamente. I fanali erano stati innalzati nel momento in cui la corvetta superava l'estremità della penisola occupata la notte prima dagli americani e scintillavanofra le tenebre. I1 mare era pessimo anche contro la baia e le ondate si succedevano senza tregua, imprimendo al veliero un fortissimo rollio. Erano appena trascorsi i cinque minuti ed i fanali erano stati riabbassati quando una voce poderosa si fece udire sotto il tribordo della nave. - H w !Gettate una scala! Testa di Pietra, che si trovava ancora sulla coperta, fece eseguire prontamente l'ordine. Pochi momenti dopo un uomo coperto da un ampio mantello di tela cerata e barbuto quanto un miass del Borneo, montava a bordo chiedendo subito: - Il comandante? Testa di Pietra che si era munito d'una lanterna e che si era fatto accompagnare da due fucilieri, guardò attentamente lo sconosciuto, il cui mantello grondava acqua e che pareva fosse sorto dal mare. - Chi siete?- domandò, armando rapidamente una pistola e puntandogliela contro il petto, in direzione del cuore. - Un pilota americano: ho scorto i vostri segnali, e, quantunque la notte sia pessima, sono subito accorso per mettermi ai vostri ordini.


- E la scialuppa che vi ha condotto?

- Ha già preso il largo per non farsi sfracellare contro i fianchi della vostra nave. È stato un vero miracolo se ho potuto prendere al volo la vostra scala.

- Vi nomino gabbiere di prima classe - rispose il bretone. L'americano rispose con un *grazie* ed una risata.

- Seguitemi - riprese Testa di Pietra. - I1 comandante i? sul ponte. - Sono ai vostri ordini. Portate polveri?

- U n carico completo. - Era tempo. Aspettavamo il colonnello Moultrie che avevamo mandato alle Bermude con una giunca.

- È qui il vostro compatriota, ma il piccolo veliero lo abbiamo mandato a tenere compagnia ai pesci.

- Come? -Tacete! Non 8 questo il momento di chiacchierare. Venite. Si gioca la vita di duecento uomini, e cinquanta sono vostri compatrioti. - Comandate. Attraversarono la tolda e salirono sul ponte di comando, dove il corsaro attendeva in preda ad una viva impazienza. Ecco il pilota che gli americani vi hanno mandato - disse Testa di Pietra. Sir William gli chiese subito: - Dove possiamo affondare le nostre ancore in modo che siano al sicuro dalle navi inglesi? - Alla foce della Mistica. Le batterie del ridotto di Breed's Hill saranno sempre pronte a difendervi. - Daremo contro le inglesi? - La notte 8 pessima, comandante, e credo che le navi da guerra, dopo il bombardamento d'oggi, che i? riuscito tutto a nostro vantaggio, non lasceranno i loro ancoraggi prima che spunti l'alba. -Non faranno fuoco su di noi i vostri compatrioti? - A quest'ora la scialuppa che mi ha portato qui deve essere giunta a terra e l'ordine di non sparare non tarderà a giungere sull'altura di Breed's Hill. Potete passare. - Raggiungete sul cassero il colonnello Moultrie e guidateci all'ancoraggio. Io penso alla difesa. La corvetta, quantunque spinta vigorosamente da un vento impetuoso, s'avanzava cautamente, correndo delle lievissime bordate. L'oscurità profonda la proteggeva, tuttavia non vi era gran che da fidarsi, poiche gli inglesi avevano conservate, dentro la baia, un buon numero di fregate e di batterie galleggianti, le quali potevano, da un momento all'altro, scatenare un fuoco infernale ed impedire il passo.

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R BOMBARDAMENTO DI W O N

- Aguzza gli occhi, Testa di Pietra - diceva di quando in quando sir William.

- Sono tutti e due fuori dalle loro scatole, - rispondeva il bretone - eppure non riesco a distinguere nulla. - La notte infatti non poteva essere pih tenebrosa. - Poche volte l'ho veduta cosi. - Guarda! - Guardo, comandante, e riesco a malapena a distinguere i fiocchi, e ciò 8 gih molto. Scommetterei la mia pipa che un gatto non riuscirebbe a vederli. Ad un tratto il bretone, il quale se spalancava gli occhi tendeva anche assai gli orecchi, che erano di dimensioni straordinarie, si curvò in avanti e si mise in ascolto. - Che cosa senti?- chiese sir William. - Ma...non so... In quell'istante la corvetta piegò rapidamente sul tribordo sotto un vigoroso colpo di timone. Che cosa avevano scorto i due piloti americani? La risposta fu pronta. Una gigantesca ombra, che navigava senza fanale, era comparsa improwisamente sul babordo, a pochi metri di distanza. Chi vive?- gridò una voce rauca. Inglesi - rispose prontamente sir William col portavoce. Poggiate verso la gettata per la verifica o vi coliamo a fondo. - Obbediamo. Si slanciò gih dal ponte e percorse a gran passi la tolda, dicendo agli uomini che stavano a guardia dei bracci delle manovre: - Bordate a tribordo! Lesti! Abbiamo una fregata addosso. Poi raggiunse il colonnello ed il pilota americano e diede loro alcuni ordini. La corvetta, pochi istanti dopo, invece di eseguire il comando ricevuto dagli inglesi, con una improwisa bordata s'allontanava in senso inverso, puntando verso la foce della Mistica. Quasi nello stesso momento il corsaro, che era ritornato sul ponte di comando, lanciava il ben noto grido: Fuoco di bordata!

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IL BOMBARDAMENTO DI BOSTON La fregata si prestava magnificamente per farsi trivellare di sorpresa, poiché offriva alle artiglierie della corvetta il suo tribordo, non avendo ancora avuto il tempo di virare, né di prendere alcuna precauzione contro un improwiso attacco.


I due pezzi da caccia di poppa furono i primi a scagliarle attraverso l'alberatura quattro grosse palle incatenate, poi i dodici pezzi di babordo esplosero quasi nello stesso momento, battendole terribilmente il fianco. Si udì, appena cessate le detonazioni, un fracasso orrendo di legnami che cadevano dall'alto, sulle teste degl'inglesi, poi seguì un intensissimo fuoco di fucileria. Gli americani del castello di prora appoggiavano gli artiglieri del corsaro. La corvetta, approfittando della confusione che doveva aver causata quella improvvisa scarica a bordo della fregata, continuò la sua bordata per raggiungere la foce della Mistica e mettersi al sicuro, prima che altre navi sopraggiungessero. Ma non poteva ritenersi fuori pericolo, poiché in un lampo era stato dato l'allarme. Le batterie galleggianti che si trovavano ancora dinanzi alle gettate, intuendo che qualche importatrice di polveri e d'armi, approfittando della pessima notte e dell'oscurith, era entrata nella baia, avevano subito cominciato a sparare, ma a casaccio, perché la corvetta non era visibile e continuava a filare, allontanandosi rapidamente dal luogo della bordata. Anche la fregata, quantunque dovesse essere stata assai maltrattata da quelle quattordici cannonate sparatele addosso, quasi a bruciapelo, aveva cominciato a far tuonare i suoi pezzi. I ridotti e i bastioni della citth non tardarono ad imitare le navi, facendo piovere sulla baia un nembo di palle roventi, le quali si inabissavano fischiando. Era una battaglia di ciechi che poteva produrre maggiori danni alle navi inglesi, gih rimessesi alla vela per portare aiuto alla fregata, piuttosto che alla corvetta. - Ecco un magnifico spettacolo che noi offriamo gratuitamente agli abitanti di Boston - disse sir William a Testa di Pietra, il quale lo aveva nuovamente raggiunto, dopo aver dato ordine di sospendere prontamente il fuoco per non segnalare ai nemici la rotta del veliero. - Speriamo che ci conservino un po' di gratitudine - rispose il bretone. - Per il borgo di Batz! Fioccano le palle e sono infuocate, capitano. Se una entra nei depositi delle polveri, salteremo allegramente ed offriremo ai bostoniani un superbo fuoco che non sarh certamente artificiale. - Non ci vedono. - I1 caso talvolta... - Se conti sul caso, un'altra questione. Bada invece che non ti cada qualche palla sulla testa. - È dura come la pietra la mia testa, signore, e la farh rimbalzare in mare. - Hum! - Sono del paese delle teste grosse.


IL BOMBARDAMENTODI BOSTON

- Intanto non ti fidare e guardati. Le palle fioccavano da tutte le parti, specialmente dagli spalti della città assediata, le cui artiglierie numerosissime sparavano con un crescendo spaventevole, come se dovessero respingere un imminente assalto. Le navi, invece, dopo qualche colpo, avevano sospeso il fuoco per timore di colpirsi reciprocamente, ma non cosl le batterie galleggianti che, trovandosi allineate dinanzi alle gettate ed a fior d'acqua, ben poco avevano da temere. Già qualche palla era caduta sulla corvetta ammazzando più di un uomo, quando gli americani, annidati sulle due alture di Bunker's Hill e di Breed's Hill, già avvertiti dai compagni del pilota che una nave corsara era entrata con un carico per loro, cominciarono a loro volta a sparare terribilmente per tenere occupati gli artiglieri della piazza su altra mira. I due ridotti, situati in due splendide posizioni e già ben difesi perche completati durante la giornata, parevano due piccoli vulcani. I colpi spesseggiavano,rovesciando sulla città nembi di palle, e vortici di fumo s'alzavano sopra di loro, illuminati di quando in quando dai riflessi delle polveri incendiate. Gl'inglesi avevano subito cambiata direzione ai loro pezzi e non sparavano più sulla baia. Tentavano, con uno sforzo supremo, di sopraffare i pezzi americani, quantunque fossero ormai persuasi di non riuscirvi, essendo quelli collocati troppo in alto. Per una ventina di minuti fu un furioso scambio di palle di ghisa e di palle infocate, tirate a casaccio, durante i quali la corvetta, ormai fuori tiro, continub ad avanzarsi verso la riviera senza sparare un colpo solo. I1 corsaro assisteva impassibile a quel furioso bombardamento, col sorriso sulle labbra. Accanto a lui il bretone fumava tranquillamente la sua pipa secolare, più che mai convinto che se anche una granata gli fosse piombata sulla testa, non sarebbe riuscita a sfondare la sua scatola cranica. Diavolo! Non era forse un figlio del paese delle teste dure, della vecchia Armorica, di quel paese dove gli uomini si battono a colpi di cranio senza che l'ossatura si fratturi! Già la riviera era vicina e la corvetta, che marciava sempre celerissima, poiche il vento era forte, stava per imboccarla, quando quattro lampi balenarono dinanzi alla sua prora, quasi a fior d'acqua, seguiti da quattro detonazioni assordanti e dal ben noto crepiti0 del legno che s'apriva sotto la violentissima percossa dei grossi proiettili. - Batteria galleggiante dinanzi a noi! - Che nessuno risponda! - gridb subito sir William. Poi, volgendosi verso la poppa, aggiunse: - Date pure addosso ed affondatela! Rispondo della robustezza della prora.


I CORSARI DELLE BERMUDE

I due piloti americani, che stavano già per spingere la ribolla al largo perche non avvenisse un incontro, la rimisero subito a posto, mantenendo il filo della rotta. Trascorsi cinque secondi, awenne un urto violentissimo che fece cadere sui ponti la maggior parte dei fucilieri e degli artiglieri. La corvetta aveva sfondato, col suo tagliamare a prova di scoglio, la batteria galleggiante, tagliandola proprio nel mezzo. Urla spaventevoli s'alzarono subito fra le tenebre. I cannonieri inglesi affondavano insieme ai loro pezzi, travolti dalla corrente d'acqua che il veliero si tirava sui suoi fianchi. - All'orza la barra, tutta! - gridò allora il corsaro. La corvetta, che si era per un momento arrestata, riprese lo slancio sotto le violentissime sferzate del vento, disgregò completamente la batteria e passò oltre, cacciandosi dentro la larga riviera. Era passata appena a tempo, poiche gli artiglieri della guarnigione che guardavano i pezzi volti verso il fiume, avendo scorto quei quattro lampi, non avevano tardato a far piovere in quella direzione una grandine di palle, ignorando che massacravano i loro camerati lottanti fra i rottami della batteria. - Ora venite a prenderci - disse il corsaro, stropicciandosile mani. - Non sarà facile uscire da questa trappola, dentro la quale mi sono cacciato, ma prima che abbia sbrigato i miei affari molte cose possono succedere. Che cosa ne dici tu,Testa di Pietra? - Che mio nonno che era un famoso corsaro... - Ah! quello che ti ha lasciata la pipa? -No, capitano: era un altro quello. - Continua. - Dico dunque che non avrebbe avuto maggior fortuna. - Si vede che aveva anche lui qualche stella che lo proteggeva. - Ma finl col ballare all'estremità di un pennone, e furono i vostri compatrioti che s'incaricarono di toglierlo dal mare per mandarlo a navigare non so se in cielo o all'infemo. - Bella fortuna! Ma ora, attenti ad affondare le ancore! Dobbiamo essere vicini alla cala; & vero, colonnello? - Ancora cinque o seicento metri - rispose l'americano. - Tornate a issare i due fanali rossi. L'ordine fu trasmesso ai gabbieri e le due lampade salirono fino ai pomi della maestra e del trinchetto. Era una precauzione necessaria, poiche gli americani, che occupavano già fortemente le due rive della Mistica, potevano scaricarle addosso non poche cannonate, se non ricevevano a tempo l'awiso che si trattava d'una nave amica.


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- Incontrereste la morte, sir - rispose il capitano. - Le nostre spie ci hanno informato che gl'inglesi questa notte tenteranno una sortita per cacciare i nostri compatrioti da Breed's Hill e da Bunker's Hill. A quest'ora gli assediati devono essere gih in marcia e v'incontrereste subito con loro. - Maledizione! - esclamò sir William. - Affare rimandato, mio caro baronetto - disse il colonnello. - Una giornata d'altronde passa presto e domani potrete tentare l'impresa, con maggior successo forse: io vi guiderò fino alla mina. E poi potrebbe succedere qualche disgrazia al marchese, poiche non rimarrh certamente dietro le mura, mentre il suo reggimento monterà all'assalto dell'una o dell'altra altura. I1 corsaro era rimasto silenzioso e, come ne aveva l'abitudine si era messo a passeggiare nervosamente per la tolda, virando ogni cinque o sei passi, ciò che faceva dire a Testa di Pietra: - I1 capitano è amante delle piccole bordate. Ad un tratto un fracasso infernale ruppe il silenzio che regnava nella baia, sul fiume. Immense nuvole di fumo rossastro s'alzavano sopra i bastioni, sopra le lunette, sopra un ridotto di bston, attraversato da lunghi getti di fuoco. - Vedete - disse il capitano americano. - Gli assediati cercano di mascherare le loro mosse, bombardando le nostre posizioni. Domani accadrh una grossa battaglia, gih prevista dai nostri capi, i quali hanno gih preso tutte le misure necessarie per ributtare dentro le mura gl'inglesi. - Proprio questa notte! - disse il corsaro con rabbia. - La galleria è ben simulata e per quella potrete sempre entrare, ora che & stata finita - rispose il colonnello. - Testa di Pietra! - gridò sir William. I1 bretone era in quel momento occupato a tagliare, con una grossa forbice, da una lastra di zinco, dei piccoli triangoli, sui quali legava delle fette di lardo, aiutato da Piccolo Flocco. - Per il borgo di Batz! - esclamò, udendosi chiamare. - Che io non possa dedicare nemmeno cinque minuti alla pesca degli albatros?È ben battuta questa riviera da quei grossi volatili. Lasciò cadere a terra tutto, e raggiunse il corsaro, il quale stava seguendo con lo sguardo le faville che si lasciavano indietro le palle infocate che i forti di b s t o n scagliavano in gran numero contro le due alture occupate dagli americani, ed intorno alle quali numerosi zappatori lavoravano accanitamente per stendere le trincee fino sulle rive della Mistica. - Si direbbe che sei diventato sordo - gli disse sir William. - Perche, comandante? - Non odi tutto questo fracasso?


IL BOMBARDAMENTO DI BOSTON

- Per il borgo di Batz! Lo udrebbero anche tutti i morti sepolti lungo le coste della Bretagna, se tanti cannoni si sparassero a Brest, e non volete che giunga agli orecchi d'un vecchio artigliere? Eppure, come vedete, ho degli orecchi che potrebbero gareggiare con quelli d'un asino. -Che cosa facevi in questo momento? - Preparavo, insieme con Piccolo Flocco, i miei ami per catturare gli albatros. Ne vengono molti, è vero, signor colonnello, alla foce della riviera? - 3 - rispose Moultrie, ridendo. - Allora spero di prenderne parecchi. I miei uomini si fabbricheranno delle splendide borse da tabacco ed anche superbi bocchini con le ali di quei predoni degli oceani. - E la guerra?Non odi? - Quando gli inglesi saranno stanchi di sparare, lasceranno dormire i loro pezzi - rispose tranquillamente il bretone, levandosi di tasca la sua storica pipa e preparandosi a caricarla. Abbiamo imbarcato quattro mortai che ci hanno mandati i nostri amici francesi - disse il corsaro. Dirai al signor Howard di farli piazzare sulla tolda: cosl proveremo il loro tiro d'arcata. Preferisco i cannoni da caccia. - Alza piÚ che puoi anche quelli e prendiamo pure noi parte alla festa di h o co. Va'! Testa di Pietra, invece di andarsene, guardò in alto, verso le batterie di Boston, e dopo aver misurato la distanza, col suo sguardo di vecchio artigliere gih quartiermastro di Sua Maesth Cattolica il Re di Francia, disse: - Faremo delle belle arcate. E scese sempre col suo passo pesante, sulla tolda, masticando la canna della sua pipa che non aveva avuto il tempo di accendere. Tutti i forti di Boston infuriavano con un fragore orrendo, assecondati da tutte le navi da guerra che si trovavano in porto e dalle batterie galleggianti. Ma Boston non era Gibilterra, dove il prode Elliot, dall'alto della sua roccia, poteva compiere miracoli. I due ridotti americani, piantati sulle due alture e gih dominanti la citth, quantunque non ancora completamente ultimati, tenevano coraggiosamente testa al fuoco degli assediati e coprivano di palle la città , scatenando, di quando in quando, degli incendi che potevano produrre dei disastri immensi, specialmente fra le case di legno, allora numerosissime, e che la guarnigione inglese a malapena riusciva a spegnere. Tutta la baia era in fiamme. Lampi partivano da tutte le parti, a fior d'acqua, sulle rive della Mistica e sulle alture di Bunker's Hill e di Breed's Hill. Pih di seicento pezzi d'artiglieria, fra grossi e piccoli, sparavano senza posa,

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I CORSARi DELLE BERMUDE

senza misurare le munizioni, specialmente gli americani che ormai sapevano di avere una buona partita di tonnellate di polveri. La corvetta non aveva tardato a prendere parte a quella festa del fuoco come l'aveva chiamata sir William. I1 secondo di bordo, insieme con Testa di Pietra ed i pih abili artiglieri, avevano piazzati sul larghissimo cassero, dietro i cannoni da caccia, i quattro mortai ricevuti dai corsari francesi ed avevano aperto un magnifico fuoco contro il bastione di Workart che stava di fronte a loro, tempestandolo di granate del peso di quaranta chilogrammi, un calibro straordinario per quei tempi, abbastanza indietro in fatto di artiglieria. Anche i cannoni da caccia erano entrati in scena e non potendo battere le alture di Boston, spazzavano, con uragani di mitraglia, le basi e lo specchio d'acqua per impedire alle scialuppe inglesi di avvicinarsi. Lo spettacolo era spaventevole ed il rimbombo assordante. Quantunque il pericolo fosse grave, gli abitanti di Boston si erano rovesciati in massa verso i bastioni, per godersi quel terribile bombardamento che doveva pih tardi rammentare agl'inglesi quello celebre di Gibilterra. Le due posizioni americane, poste sulle due alture, tenevano valorosamente testa a quel diluvio di palle e non avevano interrotti i loro lavori per trovarsi all'alba in grado di respingere energicamente l'assalto nemico. Le perdite erano considerevoli, ma forse maggiori erano quelle che subivano gl'inglesi, i quali si lasciavano stoicamente mitragliare dai quattro pezzi da caccia del Tuonante,senza sparare un solo colpo di fucile, per non far conoscere le loro mosse agli americani. Tutta la notte le artiglierie dei forti, delle trincee, dei ridotti e delle navi rombarono con un crescendo orribile e con grande spreco di munizioni, poi, verso l'alba, i colpi a poco a poco divennero piĂš radi, finchĂŠ cessarono completamente. Gl'inglesi avevano lasciata la piazza e si preparavano animosamente ad assalire le due alture, le cui artiglierie recavano tanto danno alle case ed alle fortezze. Su, in alto, nuvoloni di fumo e di scintille, che il vento sbatteva verso la baia, s'allungavano annunciando nuovi incendi.

LA BAmAGLIA DI BREED'S HILL Come abbiamo detto, il generale Howe, comandante supremo della piazza ed i suoi sottocapi, inquietissimi per l'audace impresa condotta a buon termine dalle truppe americane e che metteva la cittĂ sotto il fuoco dei pezzi awersari avevano deciso di tentare una grande sortita per riconquistare le due alture.


La notte del 17 giugno, mentre il bombadamento infuriava tutto intorno alla citta, dieci compagnie di -tieri condotti dal generale Howe in persona e dal generale Pigot col marchese d'Halifax, rinforzati da altrettante compagnie di fanti leggeri e da buon numero di artiglierie leggere, avevano raggiunto silenziosamente le rive della baia, dove una moltitudine di scialuppe fbmite dalle navi da guerra le aspettava, e traghettavano a Moretori's point senza aver inconmta alcuna resistenza. Essendo quel punto poderosamente battuto dalla flotta, gli americani, che possedevano un numero limitato di artiglierie, non avevano creduto opportuno innalzarvi alcun ridotto, il quale d'altronde non avrebbe potuto resistere a lungo ai fuochi incrociati. Giunti perb cola, gli inglesi ed accortisi che gli americani avevano prese gia le loro misure per non farsi sorprendere, sostarono e, formate le ordinanze su due file, mandarono a chiedere nuovi rinforzi a Boston. I1 disegno loro era che, mentre l'ala sinistra guidata da Pigot e dal marchese d'Halifax, tutta di fanteria pesante, composta per la maggior parte di mercenari tedeschi, assaltava Charlestown, un grosso borgo gih occupato dagli awersari, il grosso assalisse i due ridotti e l'ala sinistra, che comprendeva solamente della fanteria leggera, e tentasse di forzare il passo della Mistica, che era difeso dalla corvetta del corsaro e da due batterie. Credevano cosĂŹ di prendere alle spalle gli awersari e di mandarli, con dei furiosi assalti alla baionetta, a catafascio. Gli americani, dal canto loro, gih consapevoli dei disegni dei generali inglesi, avevano appoggiata la loro ala diritta contro le case di Charlestown, terra difesa dal ridotto di Breed's Hill; l'ala sinistra, lungo le trincee che avevano alzate sulle rive della Mistica; il grosso, presso l'imboccatura. Durante la notte non avevano cessato di lavorare, malgrado la tempesta di bombe e di palle infocate, e temendo di non poter reggere ad un corpo a corpo su un terreno piano, si erano rafforzate le spalle con delle alte stecconate piantate su due file e riempite nel mezzo di erbe e di terra. Gli abitanti del Massadiusetts occupavano Charlestown, il ridotto ed una parte della trincea; quelli del Connecticut, agli ordini del capitano Nolken, e quelli del Nero-Hampire capitanati dal colonnello Stark, tutto il resto della mncea. Non erano che un'accozzaglia di piantatori e di marinai; quasi nuovi al fuoco, armati di archibugi di diversi calibri e quasi tutti privi di baionetta, sicche pareva che non avrebbero potuto reggere ad un assalto, dato specialmente dai mercenari tedeschi, ch'erano famosissimi, e con scarse artiglierie. Durante la notte perb avevano mandato numerosi corrieri a chiedere soccorsi in varie direzioni ed erano giunti al campo il dottor Warren, che era stato nominato di recente generale, per le sue buone quali& di condottiero audace ed insieme aweduto, ed il generale Pertnam.


Così l'uno come l'altro avevano condotto alcune bande di contadini, racimolati frettolosamente nei dintorni, niente affatto pratici della guerra, ma perb abilissimi tiratori, essendo quasi tutti provetti cacciatori. Gl'inglesi furono i primi, avendo ricevuti anch'essi i rinforzi attesi, ad impegnare la battaglia, rovesciando le dieci compagnie del generale Gorge contro il borgo di Charlestown. Erano così sicuri di ributtare quei disprezzati avversari, che corsero all'assalto senza quasi sparare un colpo di fucile, quantunque gli americani li avessero accolti con delle nutrite scariche. Nelle loro previsioni non speranoingannati, poiché i provinciali, vedendosi correre addosso quella nuvola di saldi assiani e brunswickesi e non avendo quasi nessuna baionetta da opporre all'attacco violentissimo, furono pronti a volgere le spalle, anche perché temevano di venire presi fra due fuochi. I1 ridotto fu quindi occupato dai vincitori, senza quasi sparare un colpo, e così il borgo. Saccheggiate alla lesta le case e vuotate le stalle del bestiame per condurlo pih tardi a Boston, che sentiva assai la penuria di carne, diedero fuoco a tutto. Le case, come si usava in quell'epoca, erano quasi tutte di legno e per di pih di legno di pino. In un momento tutta la borgata avvampa spaventosamente fra le urla degli abitanti che fuggono a stento da &te le parti salvando i piccini ed i vecchi. Lo spettacolo è terrificante. Più di ottocento fattorie fiammeggiano, lanciando in aria nuvoloni di fumo e ondate di scintille, che il vento spinge verso la baia. È un crollare continuo, un crepitare sinistro, uno scaturire di lingue immense da tutte le parti. Perfino le piantagioni di cotone sono tramutate in un mare di fuoco. La guarnigione di Boston e gli abitanti, dall'alto dei campanili e dai tetti delle case, assistevano con ansietà a quello spettacolo. Gl'inglesi peraltro non avevano avuto fortuna, poiché mentre speravano di affumicare gli americani, che stavano raccogliendosi abbastanza in buon ordine sulle alture, in causa d'un brusco cambiamento del vento, si trovavano a loro volta affumicati. Nondimeno, malgrado le nuvole di fumo, i granatieri assiani e brunswickesi avevano strette le loro linee e si erano messi in moto per scacciare i nemici anche dalle alture. Era una fanteria pesante, ma d'una solidità a tutta prova, sempre compatta e resistente a qualunque fuoco. Gli americani avevano pure strette le loro colonne, ed essendo favoriti dal vento che rovesciava il fumo addosso agl'inglesi, appena scorsero gli alti cap-


LA BATiAGLI.4 DI BREEWS HIU.

pelli dei loro nemici, aprirono un fuoco cosl ben aggiustato da costringerli a ritirarsi, piii che precipitosamente, oltre le case di Charlestown e raccogliersi disordinatamente sulle rive della baia. Molti anzi, vedendo delle navi ancorate presso la riva vi si erano gettati dentro, rifiutandosi di misurarsi con un nemico che aveva dei cosl meravigliosi bersaglieri. Gli ufficiali si erano perb prontamente gettati fra quelle compagnie disordinate, sforzandosi ora con promesse, ora con minacce, di raccoglierle alla meglio e di spingerle nuovamente all'assalto. Vi riuscirono infatti, mercĂŠ i mercenari tedeschi che s'erano arruolati per fare la guerra, e ordinatisi alla meglio, tornarono all'attacco del ridotto, quantunque con meno slancio di prima. Gli americani, incoraggiati dal primo successo, li aspettavano a pie fermo, risoluti a non lasciarsi strappare le due alture, le quali potevano pesare enormemente sulle sorti della citth assediata. Con un fuoco nutritissimo di archibugi, sparati quasi a bruciapelo, poichĂŠ gli assiani si spingevano ancora risolutamente all'assalto colle baionette, rompono nuovamente le ordinanze e costringono gli avversari a ripiegarsi un'altra volta verso la spiaggia. I cotonieri, abilissimi cacciatori, fanno dei veri miracoli e molti uomini mercenari cadono ad ogni scarica. I1 generale Howe, dopo aver veduto cadere intorno a sĂŠ quasi tutti i suoi ufficiali ed essere rimasto quasi solo fra un cumulo di morti e di feriti, fa chiamare alla riscossa le forze del generale Clinton, che fino allora erano rimaste passive spettatrici della disfatta. Clinton godeva fama di espertissimo condottiero. Vedendo la distruzione delle forze del comandante della piazza, e prevedendo benissimo di quanta importanza sarebbe stata per l'onore delle armi inglesi quella vittoria, accorre prontamente alla riscossa con tutti i suoi uomini e per la terza volta riesce a ricondurre tutti ad un assalto furioso, coadiuvato dalle navi da guerra ancorate nella baia, le quali battevano poderosamente i ridotti americani da tre parti, impedendo loro di ricevere rinforzi dalla parte dell'istmo di Charlestown. La tenacia delle truppe mercenarie tedesche, che resistevano meravigliosamente al fuoco, doveva dare agl'inglesi un effimero trionfo. I forti figli della Germania, quantunque per due volte sconfitti, montano all'assalto ed investono il primo ridotto. Gli americani, ormai privi di munizioni ed armati di fucili senza baionette, oppongono per un po' di tempo un'accanita resistenza coi calci dei loro archibugi, poi, impotenti a resistere a tanta furia, cedono e si ritirano. Mentre si combatteva con tanto accanimento intorno alle rovine di Charlestown, un'altra grossa partita d'inglesi si era diretta verso la foce della Mistica


per assalire la bastita colà costruita frettolosamente dagli americani e che per mancanza di tempo non era stata ancora terminata. Un gran numero di barche, cariche di granatieri e guidate dai marinai della flotta, aveva risalita la riviera, credendo di non trovare alcun serio ostacolo. S'ingannavano, percht? dinanzi a loro, nascosta nella cala, stava la corvetta del corsaro. Sir William, accortosi a tempo dei disegni dei nemici, aveva collocato la sua nave attraverso il fiume in modo che la sua batteria di babordo lo spazzasse tutto, poi aveva fatti collocare in quella direzione i suoi quattro grossi cannoni da caccia, carichi di mitraglia fino alla bocca ed aveva disposti i cinquanta americani, che non avevano voluto ancora sbarcare, dietro le impagliettature insieme con due dozzine di fucilieri scelti. - Ecco il momento di scaldarci un po' e di dare una mano ai nostri amici! disse al suo luogotenente. - Andate a dire che non facciano economia n6 di polvere nt? di palle, cht? ne abbiamo perfino troppe nella stiva. Testa di Pietra potrà intanto occuparsi dei mortai e lanciare qualche granata verso la baia, per impedire alla flotta di accorrere in aiuto delle scialuppe. Poi si era appoggiato tranquillamente alla ringhiera del ponte di comando, senza degnarsi di armare le sue pistole, nt? di snudare la sua sciabola d'abbordaggio, tanto si teneva sicuro del fatto suo. Gl'inglesi, ignari del pericolo che li minacciava, percht?non avevano potuto scorgere la corvetta, davano dentro a furia di remi, premendo loro soprattutto d'impadronirsi dei due piccoli ridotti innalzati sulle sponde della cala. Era il momento atteso dal corsaro per dare un valido aiuto agli americani. La sua voce metallica copre per un istante il rumoreggiare della moschetteria che infuria ancora verso Charlestown: - Ragazzi! Scatenate i vostri pezzi! Le scialuppe, numerosissime e tutte zeppe di granatieri e di fanti leggeri, si erano arrestate titubanti. I dodici pezzi di babordo approfittano di quella sosta per lanciare, a fior d'acqua, una tremenda bordata che ne cala subito a fondo, spaccate, una quindicina coi relativi equipaggi. Subito i quattro pezzi da caccia rovesciano sulle altre una grandine di mitraglia, mentre Testa di Pietra, che ha terminato il suo amo per acchiappare gli albatros e che non vuol rimanere inoperoso, fa tonare i quattro grossi mortai, scagliando le granate di là dalla foce della riviera, con una superba arcata. Sul fiume si alzano urla orribili. Più di duecento uomini, storpiati o semifracassati da quelle due bordate, annegano senza alcuna speranza di venire raccolti, percht? i cinquanta americani ed i fucilieri sparano a loro volta furiosamente. La flottiglia dà di volta, abbandonando i disgraziati alla loro sorte, per non


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1CORSARI DELLE BERMUDE

Una sola via era rimasta a loro per ritirarsi, quella serpeggiante attraverso la penisola di Charlestown, dove, presso l'istmo, gl'inglesi avevano collocata una grossa fregata, affinché li tribolasse con delle frequenti bordate. Per di più il nemico li incalzava alle spalle colla speranza di romperli prima che riuscissero a mettersi in salvo. Gli americani, però, passando attraverso i boschetti che coprivano le coste dell'istmo, non soffrivano gran danno dalle bordate della fregata e dalle due batterie galleggianti che la spalleggiavano. Anima della ritirata era il dottor Warren, un uomo che avrebbe potuto competere anche con Washington in fatto d'arte guerresca. Infaticabile, malgrado la rotta, non cessava di raccogliere i ritardatari, gridando loro con voce stentorea: - Ricordatevi delle nostre insegne: esse portano da una parte il motto: «Appello al cielo» e dall'altra: Qui traristulit sustinet. Ciò voleva significare che la Provvidenza, la quale aveva condotto in salvo i loro antenati in mezzo a tanti pericoli, avrebbe provveduto a salvare i loro pronipoti. Non doveva però soprawivere quel valoroso a così triste giornata. Un ufficiale dell'avanguardia inglese, che lo aveva riconosciuto e che aveva capito essere quell'uomo un futuro generale, strappò ad un granatiere l'archibugio appena caricato, prese la mira, e con un colpo ben aggiustato lo colpì in mezzo al petto e lo fulminò. La ritirata degli americani si effettuava rapidissima, malgrado le bordate della fregata e delle due batterie galleggianti. Alle otto di sera gl'inglesi bivaccavano sulla posizione conquistata, cantando a squarciagola l'inno inglese, mentre gli americani, vinti sì, ma non disfatti, si ripiegavano verso le rive della Mistica, mettendosi sotto la protezione della corvetta, i cui pezzi continuavano a tonare con gran furia per impedire alle navi nemiche di accostarsi. Le perdite erano state gravissime d'ambo le parti, e centinaia e centinaia di cadaveri erano rimasti intorno alle posizioni disputate, insieme a moltissimi feriti che durante la battaglia nessuno aveva pensato a raccogliere e a curare, sicché più tardi molti di quei disgraziati dovevano soccombere anche in causa della scarsith dei medicinali e dei viveri e soprattutto per il clima ardentissimo e poco sano in quella stagione. Per di più gli americani avevano perduto cinque cannoni, molti strumenti da fortificare e una buona partita di attrezzi da campo.


UN'IMPRESA TERRIBILE Sir William, sfuggito come sempre alla morte, quantunque parecchie palle scagliate dai pezzi pih avanzati della citta assediata fossero cadute sulla corvetta, appena terminata la battaglia si era ritirato nella sua cabina, mettendosi tranquillamente a tavola insieme col colonnello Moultrie e Howard. - Alla guerra ci si va con due sacchi -disse ai suoi due compagni, i quali parevano non poco afflitti per quel disastro sublto dalle truppe federali. - Uno serve per darle e l'altro per mettervi dentro le busse. E si mise a cenare con l'appetito d'un vero lupo di mare, niente affatto disturbato dagli spari de' quattro pezzi da caccia, che facevano tremare non solo la coperta, bensl tutto il vasellame dell'elegante salotto. Mangib alla lesta come era sua abitudine, poi si alzb e depose la sua pesante sciabola d'abbordaggio, staccando invece dalla parete una superba lama dritta, una vera Toledo, e mettendosi ad osservarla attentamente. - Che cosa fate, sir William? chiese il colonnello. Avete dunque dimenticato che io devo entrare in Boston? Questa notte! Se non approfitto di questo momento in cui gl'inglesi, dopo tanto battagliare, saranno morti di fatica od occupati a curare i loro feriti ed a seppellire i loro morti, non so quale altra migliore occasione potrei attendere. - Ma voi volete proprio gettarvi nella bocca del lupo! I1 corsaro alzb le spalle, poi disse: - Lupo sono anch'io e di mare per di piĂš, ed avrb abbastanza denti per difendermi. Voi mi avete promesso di guidarmi fino alla galleria che mette sotto le casematte del bastione vecchio. - Ăˆ vero, sir William, e sono uomo da non mancare ad una promessa, dovesse anche costarmi la vita. Vorrei però attendere una occasione migliore. - Per lasciare intanto il tempo al marchese d'Halifax di costringere colle minacce o colla forza Mary di Wentwort a sposarlo?Ah, no! I1 suo viso era diventato improwisamente cupo. Un'espressione di rabbia folle brillava nei suoi occhi. - Questa spada - disse - bisogna che beva il sangue degli Halifax. - Che scorre anche nelle vostre vene - disse il colonnello. - SI, ma misto a quello francese: percib non pih puro. -Vorreste uccidere il marchese che, alla stretta dei conti, 5 vostro fratello? - Se entro in Boston, quell'uomo paghera l'infame tradimento e mio padre mi perdonera. - E poi?

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- Spento lui, non avrò da temere che altri costringano Mary di Wentwort al matrimonio, e potrò vivere tranquillo fino alla caduta della piazza.

- Voi credete, dunque, sir William che noi riusciremo a spuntarla? -Non ho alcun dubbio sul trionfo finale della vostra santa causa. Apii una cassa e ne estrasse un vestito completo da ufficiale della marina inglese. - Lo sapevo - disse - che un giorno mi sarebbe stato prezioso. Stava per spogliarsi, quando un fracasso infernale si udì al di fuori. La piazza, quasi avesse indovinato il suo ardito disegno e per vendicarsi della mala riuscita della vittoria riportata aveva ripreso il bombardamento delle posizioni americane con una rabbia crescente. Sparavano i forti, sparavano i ridotti,'le navi e le batterie galleggianti, facendo piovere verso la Mistica e sull'altura di Bunker's Hill una vera pioggia di bombe e di palle infuocate. 11corsaro mandò un urlo di rabbia. - Proprio questa notte! - esclamò. - Ah, maledetti! Aveva gettata al suolo la giacca e si era fermato dinanzi ad una miniatura che rappresentava una fanciulla bionda cogli occhi azzurri incorniciata in uno di quegli splendidi cristalli che solamente la Murano veneziana poteva ancora produrre senza lasciarsi rapire il segreto. - Mary, - disse, mentre i suoi occhi si accendevano - mi sfiori pure la morte o mi tocchi questa notte, ma Lellan sara da te. Lacerò furiosamente i calzoni, lanciò in aria gli stivali di mare ed indossò rapidamente il vestito degli ufficiali inglesi, appendendosi al fianco sinistro la spada di Toledo e mettendo nella fascia due pistole a doppia canna. - Colonnello, - disse con una certa esaltazione - avete voi paura delle palle infocate o delle bombe degl'inglesi? - Mai, sir William. - Siete sempre deciso a mantenere la vostra promessa? - Sempre. - Signor Howard, chiamatemi Testa di Pietra e Piccolo Flocco. L'uno senza l'altro non potrebbe fare mai nulla. I1 secondo di bordo vuotò il bicchiere che gli stava dinanzi, e mentre i quattro pezzi da caccia ed i quattro mortai tonavano terribilmente, salì sulla tolda. Anche i pezzi di babordo, temendo qualche sorpresa da parte delle navi nemiche, avevano cominciato a sparare a colpi di bordata, facendo sussultare la corvetta. Non era trascorso mezzo minuto, che il bretone scendeva nel quadro col suo pesante passo da elefante marino. Aveva in bocca la sua famosa pipa, la quale pareva che quella sera tirasse in modo straordinario, a giudicare dal fumo che lanciava in aria. Dobbiamo però dire che il vecchio lupo di mare, fra quattro colpi di cannoni ,


da caccia ed altri quattro dei mortai, l'aveva pulita accuratamente e ne aveva passato il fondo ributtante e pestilenziale su un paio di biscotti. Una manovra che tutti i marinai conoscono ed apprezzano. - Sei pronto a venire con Piccolo Flocco?- gli chiese sir William, appena se lo vide dinanzi. Dove, comandante? - A Boston. - La serata veramente non mi pare propizia, non per la mia pelle, perché è ormai troppo vecchia e non servirebbe nemmeno ad adescare i pescicani, bensì per la vostra. Per la mia?...Me ne rido - rispose il corsaro. - E poi io credo che la palla, piccola o grossa, che dovrà uccidermi, non sia stata ancora fusa. - Allora andiamo - rispose il vecchio lupo di mare, lanciando in aria una nuvola di fumo densissimo. -Vi sarà da menare le mani, comandante? - Forse anche troppo. - Non chiedo di meglio, e poi sapete che Piccolo Flocco, quantunque giovane, ha dei muscoli intrecciati con l'acciaio. Per il borgo di Batz! È stato lui, nell'ultimo abbordaggio che per primo è saltato sul ponte dell'inglese; e che sciabolate scaraventava! Pareva un vero molino a vento... Dobbiamo cambiarci? I baffi e le barbe sono caduti già. -Non è necessario. E le armi? - Bastano un paio di pistole a doppia canna per ciascuno e la piccola sciabola d'abbordaggio. -Ai vostri ordini, comandante. Fra cinque minuti che una scialuppa sia pronta. Sul ponte e nella batteria mantengano il fuoco. - Sì, comandante. - Bevi. I1 bretone prese la grossa tazza che il corsaro gli porgeva e d'un fiato la vuotò, borbottando poi: - Vivaddio, si beve meglio nel quadro che a prora! Si rimise in bocca la storica pipa e se ne andò col suo solito passo pesante e misurato, che faceva scricchiolare non solamente le scale, bensì anche il tavolato della coperta. I1 corsaro gettò via le vesti, e indossò rapidamente u n costume da ufficiale inglese, accomodandosi sul capo una candidissima parrucca, come si usava in quell'epoca. - Che cosa vi pare?- chiese ad Howard ed al colonnello americano. - Hum! - disse quest'ultimo. -Non so in quale stato sarà ridotta la vostra eleganza quando avrete attraversata tutta la lunghissima galleria.

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o w DELLE BERMUDE

Un lampo terribile balenò negli occhi del corsaro. -Vi sono tanti ufficiali di marina in Boston - disse con voce tagliente. - Qualora ne avessi bisogno, ne ucciderò qualcuno per prendergli la divisa. - Questi corsari sono veramente degli uomini! - mormorò il colonnello m e ricano con un sospiro. - Se ne avessimo duemila a nostra disposizione, a quest'ora non ci sarebbe più alcun inglese sul suolo americano. - Colonnello, siete pronto? - Ai vostri ordini, sir Mac-Lellan. - Signor Howard, affido a voi la mia corvetta. Vilascio un equipaggio invecchiato fra il fumo delle battaglie e sempre pronto a montare all'abbordaggio. Cercate di conservarmi la nave e di aiutare più che potete i nostri nuovi m i ci. Intendo che i corsari delle Bermude conservino intatto il loro buon nome di valorosi senza paura. - Ne rispondo pienamente - rispose il luogotenente. - Piuttosto di lasciarla cadere nelle mani di Howe, la farò saltare insieme con me e i miei uomini. - Ci conto - rispose il corsaro. Gli diede una affettuosa stretta di mano, poi sal1in coperta seguito dal colonnello. Come la sera precedente il tempo si era messo al brutto. In lontananza l'Atlantico rumoreggiava sinistramente, awentando grossissime ondate contro la penisola di Boston ed il vento sibilava ed ululava, spingendo furiosamente innanzi a sé giganteschi nuvoloni gravidi di pioggia. Tutte le stelle a poco a poco erano scomparse, sicch6 una profonda oscurità regnava sulla baia e sulla città. La rabbia degli elementi scatenati non aveva però fatto sospendere il bombardamento. Lampi e lingue di fuoco balenavano in tutte le direzioni, in alto e a fior d'acqua, con scoppi ora secchi, ed ora lunghissimi, e le palle infuocate e le granate fioccavano fitte. Era un terribile duello d'artiglieria, che gli americani però, quantunque avessero minor numero di pezzi dei loro awersari, sostenevano con gran coraggio e una gran tenacia. Le loro artiglierie tonavano specialmente dai ridotti di Bunker's Hill, ormai bene rafforzati, e facevano piovere sui bastioni e sulle case di h t o n una vera grandine di proiettili e soprattutto di bombe, le quali scatenavano di quando in quando dei terribili incendi. - Ecco una bella notte! - disse il corsaro, mentre i quattro mortai ed i quattro pezzi da caccia sparavano con un accordo ammirabile, facendo sussultare la corvetta. - Io amo le notti di tempesta e le notti di fuoco. Testa di Pietra e Piccolo Flocco, che avevano conservata la loro divisa di marinai, eguale a quella degli equipaggi della flotta inglese, si erano fatti innanzi.


UN'IMPRESA TERRIBILE

- La scialuppa è pronta, mio comandante - disse il primo facendo saltare sul palmo della mano sinistra, coperta di calli che puzzavano di catrame, gli avanzi della sua pipa. - Quando vorrete - Vi awerto che l'impresa sarà dura e che vi sono molte probabili& di lasciarvi la pelle. I1 bretone alzò le spalle e guardò, sorridendo, Piccolo Flocco. -Che cosa dici tu, piccolo squalo?- chiese. I1 giovane gabbiere rispose con una risata argentina. - Che cosa si va a fare dunque alla guerra?- chiese poi. - Per darle o per prenderle, ed io sono sempre stato pronto a dame più che ho potuto ed a riceverne il meno possibile. Ed infatti non ho ricevuto che una sciabolata da un maledetto olandese, mentre di colpi ben secchi ne ho distribuiti tanti in piena carne. -Tu sei troppo chiacchierone, figlio mio - disse il bretone. - Un altro capitano, invece di starsene qui ad ascoltare le tue bravate, ti avrebbe regalata una magnifica pedata. Tu abusi troppo della bontà del baronetto. Lascialo dire, Testa di Pietra - disse il corsaro. Alla sua età piace chiacchierare. Io preferisco invece fumare e bere, mio capitano. Andiamo. Scesero la scala di tribordo, accompagnati fino alla piccola piattaforma da Howard e balzarono in una scialuppa montata da sei marinai e da un timoniere. I1 colonnello americano vi era di già. -Vi raccomando la mia corvetta! - gridò un'ultima volta il corsaro al luogotenente. -Vivete tranquillo, sir - rispose Howard. - La rivedrete correre attraverso l'Atlantico. La baleniera si era staccata ed aveva preso rapidamente il largo per attraversare la riviera, la cui corrente, ingrossata da qualche uragano, infuriava muggendo e frangendosi rabbiosamente contro le due rive. Le palle fioccavano, perché gl'inglesi tentavano di ridurre al silenzio la corvetta, i cui mortai non cessavano di scaraventare dentro la città le loro grossissime granate. Tirando però a palle infuocate, era facile scorgerle in aria ed evitarle prima che cadessero, perché si lasciavano dietro una striscia fiammeggiante come i bolidi. I1 timoniere, sempre all'erta, ora faceva filare la rapida baleniera, ora la tratteneva, aspettando che i proiettili si sprofondassero nel fiume. La traversata non durò che cinque minuti, essendo in quel luogo la Mistica

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non troppo larga, ed i tre corsari e il colonnello americano presero terra senza aver provati gli effetti di quelle palle micidialissime. - Quando udrete due colpi di pistola, verrete a riprendere me, Testa di Pietra e Piccolo Flocco - disse sir William. -Non so però quàle sarh la notte in cui noi torneremo a bordo. Aspettate qui il colonnello che deve fra poco ritornare sulla corvetta. Addio, ragazzi. - Buona fortuna, capitano! -risposero ad una voce i sette uomini della baleniera. Una salita assai erta, ingombra di cespugli abbastanza folti per poter nascondere degli uomini, si trovava dinanzi ai tre corsari ed al colonnello. Le palle, di quando in quando, sbagliata la mira della corvetta, ne incendiavano qualcuno. - Dove si trova la galleria?- chiese sir Williarn al colonnello. - Non chiamatela galleria - rispose l'americano. - È un passaggio strettissimo che non vi permetterh di avanzare che uno dietro l'altro. - Non importa. Dov'è? - Centocinquanta passi lontana da noi. - Non l'hanno ancora scoperta gl'inglesi? - Fino a ieri mattina, no. - E la mina dove si trova? - Sotto le casematte; ma vi consiglio di non farla esplodere. - Non commetterò una simile sciocchezza. Resteremmo tutti schiacciati, e per ora non ho alcun desiderio di morire...Volete guidarci, colonnello? - Sempre ai vostri ordini, sir William. L'americano si orientò rapidamente, poi cominciò ad arrampicarsi, aprendosi il passo fra i cespugli mezzi bruciacchiati dalle palle infuocate, che la notte antecedente dovevano essere cadute in abbondanza su quella scarpata. Le artiglierie tonavano sempre, confondendo i loro colpi coi muggiti dell'oceano e coi ruggiti del vento. I lampi si succedevano ai lampi, in alto ed in basso. - Bella notte, è vero, Testa di Pietra? - chiese il corsaro, il quale seguiva da presso il colonnello. - Per il borgo di Batz! - rispose il bretone. - Mi pare di essere alle feste carnevalesche di Brest. Però piovevano allora fiori e confetti ed io, giovane mozzo, li prendevo sul viso senza protestare e i confetti li mangiavo, ve l'assicuro. Non so quante purghe mi abbia fatto ingoiare la mia povera mamma, prima d'imbarcarmi pei banchi di Terranova ... Bum! U n passo più innanzi e la mia vecchia pipa scoppiava come una mina. - È stata caricata con della polvere? -No, signor comandante: di ottimo tabacco di Marylandia. - Vattene sul campanile di Batz.


- A suonare le campane! È troppo lontano, mio capitano...Bum! Un'altra! Signor colonnello, badate alla vostra testa.

- È dura - rispose i1 signor Moultrie, un po' asciuttamente. -Non però come la mia, che è stata fabbricata nella terra delle piene. -Taci, eterno chiacchierone! - disse il corsaro. - Rimproveri Piccolo Flocco e tu sei peggio d'un pappagallo. - Per il borgo di Bau! Avete ragione, mio comandante. Non me n'ero accorto. In quel momento una palla piombò a pochi passi da loro, una palla destinata certamente alla corvetta e che per la poca forza del calibro del pezzo si era arrestata a tre quarti di via. - Granata a palla infuocata! - disse il bretone. - Piccolo Flocco, ragazzo mio, va' un po' a vedere. Salterai tu solo se si tratterà di una bomba. - Preferisco restare qui, mastro - rispose il giovane gabbiere. - Se però lo desiderate vado a raccogliere quel confetto, che non sarà certamente uno di quelli che lanciavano i gentiluomini di Brest. - Fermi tutti! - comandò il corsaro con voce imperiosa. - Guai a chi si muove! Tutti a terra! Successe uno scoppio, seguito da un sibilare di proiettili e di frammenti di ferro o di ghisa solcanti l'aria. I quattro uomini, che si erano gettati prontamente a terra, in mezzo a folti cespugli, rimasero incolumi. Grazie della tua premura, Testa di Pietra -disse il giovane gabbiere. - Se io fossi andato a raccogliere quel dolce inglese, quel pdding, a quest'ora non avrei forse più né le braccia né le gambe. Non ti obbedirò più. Silenzio! - comandò il colonnello. - Siamo presso la galleria. -Ci sarà qualche sentinella da bucare?- chiese il bretone, il quale non voleva rassegnarsi a chiudere il becco. - Ma che! Avrete da percorrere, in salita, più di trecento meni, prima di trovarvi faccia a faccia cogl'inglesi. Un'altra palla passò fischiando sulle loro teste perdendosi in direzione della corvetta. - Che non finisca più questa pioggia?- borbottò Piccolo Flocco. - Comincia a diventare un po' seccante. Avessi almeno il cappotto di tela cerata che la mia buona vecchia mi ha regalato! - SI, ti difenderebbe quello! - disse Testa di Pietra che lo aveva udito. - Un vero cappotto bretone. - Buono appena per ripararti dal becco dei gabbiani. Il colonnello in quel momento si arrestò dinanzi ad un altissimo gruppo di pass i e e e, dopo una lieve esitazione, vi si cacciò risolutamente in mezzo, senza badare alle spine che gli laceravano le vesti.

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S'avanzò attraverso la macchia per circa dieci metri, poi chiese:

- Chi è che ha l'occhio di bue? - Io - rispose Piccolo Flocco. - Accendetelo. Ormai non ci possono piiì vedere.

Testa di Pietra batte l'acciarino ed accese l'esca e la piccola lanterna. Si trovarono dinanzi ad una roccia altissima, alla cui base si apriva un buco appena sufficiente a lasciar passare un uomo. - Ecco il passaggio - disse il colonnello. - Non potrete avanzare che strisciando come i crotali e non troverete che un po' di largo nella camera della mina. Una delle pietre che servono di pavimento alla casamatta del bastione che volevano far saltare, è stata gih smossa e con uno sforzo la solleverete facilmente. Agite con estrema prudenza e badate di non far scoppiare le polveri. -Testa di Pietra, hai una cordicella incatramata in tasca? -Un buon marinaio ne ha sempre, mio capitano - rispose il bretone. - Che cosa volete fame?- chiese il colonnello, un po' sorpreso. - Voglio risparmiarvi la fatica e il pericolo di far saltare il bastione e la casamatta - rispose tranquillamente il corsaro. - Dietro di noi però, intendiamoci. Vi esporrete ad un rischio gravissimo, sir. - Ci siamo abituati noi; e poi siamo venuti qui per agire e non per ascoltare il rombo delle cannonate. - Fate come volete. I miei compatrioti vi saranno riconoscenti. - Addio, colonnello. Spero di rivedervi presto. - Siate prudente -rispose l'americano con voce assai commossa. - Se vi prendono non vi risparmieranno nella vostra qualith di baronetto scozzese. - Non mi prenderanno, ve l'assicuro. Tornate alla mia corvetta ed anche voi vegliate sulla mia nave, che amo come fosse una mia sorella. Si strinsero un'ultima volta la mano e si separarono. I1 colonnello si ricacciò fra le passiflore per raggiungere la scialuppa che l'attendeva sulla riva della Mistica, ed il corsaro, presa la piccola lanterna, si cacciò dentro la galleria, seguito subito da Testa di Pietra e da Piccolo Flocco.

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NELLA CAMERA DA MINA Quel passaggio, che i minatori americani avevano scavato attraverso le rocce sulle quali si stendevano gli ultimi, ma anche i più formidabili bastioni di Boston, incaricati di battere la riviera della Mistica, era stato aperto con incredibili fatiche, sicche, per non perdere troppo tempo, l'avevano tenuto cosl stret-


NELLA CAMERA DA MMA

to, da permettere a mala pena il passo ad un uomo per volta ed anche strisciando. Essendo però scavato nella massa rocciosa, era perfettamente asciutto, sicché i n e corsari potevano sperare di entrare in Boston colle vesti non troppo rovinate. - Questo sembra il budello di una gigantesca balena - disse Testa di Pietra. - Non potevano allargarlo un po' di più quei maldestri minatori? Io corro il pericolo di rompere la mia preziosa pipa. - Mettila in bocca - disse il baronetto, il quale aveva cominciato ad avanzare, tenendo innanzi l'occhio di bue. - Se fosse carica, accetterei il vostro consiglio, mio capitano. - Passala allora nella cintura. - Forse sarà meglio. Io sono troppo grosso per questo budello e non potrò avanzare che con grande fatica e rimettendoci un po' della mia vecchia pelle. - Da' un po' della tua carne a me, Testa di Pietra - disse Piccolo Flocco che gli veniva dietro. - La carne dei vecchi bretoni di Baa non si vende nemmeno a prezzo d'oro, ricordatelo, piccolo squalo d'acqua dolce. - Ah, non d'acqua dolce! - protestò il giovane gabbiere. - Se ti ho offeso, sfidami ad una partita d'armi e vedrai come ci batteremo bene in questa strettoia. - Avrei subito la peggio io, perché i tuoi stivali toccano la mia faccia e me la romperesti facilmente. - Allora lasciami dire. - Là,chiacchieroni! - esclamò il corsaro, il quale però si divertiva a quelle dispute che scoppiavano ogni dieci minuti fra quei due bei tipi che si amavano poi come padre e figlio. - Procurate invece di far presto. - Si fa presto a dirlo, mio capitano, - disse Testa di Pietra - ma non è facile obbedire, almeno a me. Gli americani non hanno certamente pensato che i bretoni di Batz sono i pih grossi uomini della Francia settentrionale. - Ed anche i più belli - soggiunse Piccolo Flocco, sorridendo. - Vuoi paragonarli a quelli di Poulguen?Voi siete dei semplici scoiattoli. - Scoiattoli del mare. - Tacete, pappagalli! Vi sono gl'inglesi lassù - disse il corsaro. - Hanno gli orecchi duri quei beoni di gin e di brandy borbottò il bretone. - E poi chi sa per quanto ne avremo ancora! I1 passaggio saliva, descrivendo delle larghe curve, però dappertutto era sempre così stretto, che se i n e uomini avessero voluto allungare un braccio indien o per estrarre la spada o la sciabola non avrebbero potuto farlo. Contorcendosi come serpenti, specialmente il bretone, il quale essendo il più

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I CORSARI DELLE BERMUDE

grosso di tutti, in certi momenti si sentiva strappare la pelle dei fianchi, i tre corsari continuavano a risalire quell'interminabile budello aperto nel pieno d'una enorme massa rocciosa. Di tratto in tratto si fermavano per immagazzinare nei costretti polmoni un po' d'aria. Piii avanzavano e più l'atmosfera si faceva terribilmente pesante, opprimente: tutti i loro corpi erano inondati di sudore, poiché là dentro regnava un caldo da serra. Avevano già percorso più di duecento metri, quando il corsaro si arrestò, mandando un profondo sospiro e deponendo dinanzi a sé l'occhio di bue. Le sue orecchie fischiavano, gli occhi gli si velavano, le forze gli venivano rapidamente meno. I suoi due compagni, impacchettati nel budello, non si trovavano in migliori condizioni. L'ossigeno veniva meno e la sua mancanza atterrava quei tre valorosi che non avevano mai avuto paura nemmeno della morte. - Mio capitano, - disse il bretone con voce rantolosa - mi sento soffocare. - Ed io non meno di te - rispose il corsaro con voce affannosa. - Morremo qui dentro come topi dentro una fogna! Se ritornassimo indietro?... - Bisognerebbe prima raggiungere la camera della mina per poterci voltare; e poi io voglio entrare in Boston prima che sorga l'alba, accada quello che si vuole. - Per il borgo di Batz! Che polmoni avevano i minatori che hanno aperto questo passaggio? - Quelli dei pulcini - disse Piccolo Flocco, il quale pareva non si trovasse troppo a disagio. - Respiri tu? - Mi pare. - Sfido io! Hai i polmoni d'un tisicuzzo, mentre io ed il comandante li abbiamo tanto larghi da regalarne anche ai gatti...Si va, sir William? 11baronetto invece di rispondere, aveva prontamente spento l'occhio di bue, brontolando una bestemmia. - Buona notte - disse Piccolo Flocco. - Che cosa avete fatto, mio comandante? - chiese Testa di Pietra. -Non ci vedo più. - Guarda dinanzi a te. - È impossibile: ho voi dinanzi e sono diventato completamente cieco. - Qualcuno s'avanza verso di noi con una lanterna. - Corpo d'una granata! Chi e?


NEìiA CAMERA DA MINA

- Non mi ha ancora detto il suo nome e non ho ancora potuto vederlo, ma è facile indovinare chi pub essere.

- Per il borgo di Batz! Che gl'inglesi abbiano scoperto questo passaggio? - È quello che penso. -Allora siamo fritti! Dare indietro, stretti come siamo, non ci è possibile. - E percib andremo innanzi - rispose il corsaro. - Che terribile incontro! E non poter menare le mani! Corpo d'una fregata, chi vu01 comperare la mia pelle per un luigi gliela do. - La prendo io - disse Piccolo Flocco. - Dammi subito un luigi: morirb almeno con venti franchi in tasca. Quando saremo ritornati a bordo della corvetta, perché qui non lo posseggo. E poi, se anche l'avessi, sono talmente imprigionato fra queste dannate pietre, che non potrei mettere una mano nelle tasche. Ah! tu speri di rivedere il Tuonante? - certo. Bella fiducia! Col comandante! - Hai ragione. Non cedo più la mia pelle nemmeno per mille luigi. Zitti! comandb in quel momento il corsaro. È proprio vero che un uomo avanza? chiese Testa di Pietra.

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- - Si. - Che cosa ne faremo di quello stupido?Se lo uccidete con un colpo di pistola, ingombrerh il passaggio e saremo costretti a tornare indietro, se vi riusciremo.

-Loso.

- Che cosa decidete, capitano! I1 corsaro, invece di rispondere, dopo non pochi sforzi riuscì a togliersi dalla cintura una pistola a due canne e l'armb. Aspettiamo - disse poi. - Sarà un incontro emozionante. Non parlate, e, se potete, annate anche voi qualche pistola e fate fuoco rasente al mio corpo. - Io non oserb mai! - affermb Testa di Pietra. -Non vorrei uccidere il mio comandante che adoro pih della punta del campanile di Batz. Vattene all'inferno! - rispose il corsaro ridendo. - Sbrigherb la faccenda io solo. Una lanterna, simile ad un occhio di bue, si avanzava lentamente attraverso la galleria o meglio al budello, facendo delle frequenti soste. Era un uomo solo o era seguito da altri? Ecco quello che si chiedeva con una certa apprensione il corsaro. Se fosse stato libero, non avrebbe avuto certamente paura di scagliarsi, colla sua furia di terribile spadaccino, anche contro dieci nemici, ma imprigionato come si trovava dentro la roccia, che lo stringeva da tutte le parti e che gli impediva qualsiasi movimento, si sentiva come

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1CORSARI DEUE BERMUDE

perduto. La lampada intanto si avanzava dondolando e mandando sprazzi di luce rossastra. Chi era quell'audace esploratore che, malgrado la quasi mancanza totale d'ossigeno, si avventurava entro lo stretto passaggio? I1 corsaro, tutto sdraiato, colla pistola impugnata, attendeva senza sapere che cosa avrebbe potuto fare, poiché anche uccidendo il suo avversario, la galleria sarebbe stata irrimediabilmente chiusa da quella massa di carne che nessuno avrebbe potuto, in quelle condizioni, respingere fino alla stanza della mina. Doveva avere dei nervi ben saldi il giovane baronetto per attendere, tranquillo almeno in apparenza, quel terribile incontro. La lanterna si avanzava sempre a piccole scosse e finalmente una testa si delineò a tre passi dal corsaro, una testa dai capelli arruffati ed una faccia rossa come quella d'un ubriacone impenitente, con due occhi resi febbrili probabilmente dalla scarsità dell'ossigeno. Lo sconosciuto, accortosi di aver dinanzi un uomo, si era arrestato, alzando un po' la lampada, poi aveva mandato un urlo rauco. - Ah, cane! Ci sono caduto! Sono uno stupido. - Che cosa dite, mister?- chiese il corsaro gentilmente. - Che sono stato un vero stupido - rispose lo sconosciuto. - Noi, irlandesi, siamo dei grossi fanciulli, e null'altro. - xrate, comandante, e mandate al diavolo quella testa rossa sussurrò il bretone. I1 corsaro, che non aveva nessuna intenzione d'ingombrare il passaggio, allungò la destra armata della pistola a due colpi contro l'irlandese e disse: - Io vi potrei uccidere come un cane, senza che voi poteste opporre alcuna difesa, perché il passaggio è troppo stretto per venire ad un corpo a corpo. Volete trattare? - Mondo cane! - Lasciate le imprecazioni o vi caccio in corpo due palle che non vi leverà nemmeno il diavolo! - Ben detto! - esclamò Testa di Pietra. L'irlandese non rispose. Col volto livido, convulso, i denti digrignanti, gli occhi che lanciavano lampi sinistri, stava zitto, sporgendo solamente innanzi la lanterna per osservare meglio il suo avversario che lo aveva così bruscamente fermato nella sua escursione. - Volete trattare?- ripeté il corsaro. - Tengo la vostra vita fra le mie mani. La vostra testa non si trova che a due o tre passi da me e potrei farvela scoppiare come una zucca. - Maledizione eterna alle vostre anime! -rispose l'irlandese, digrignando nuovamente i denti.

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NELi.4 CAMERA DA M M A

- E poi?- chiese sir William, con una calma glaciale. - Se potessi allungare una mano dietro di me, prenderei le mie pistole e vi fulminerei, canaglia!

- Ma non sono solo, amico - rispose il corsaro. - Due palle possono scivolare benissimo sopra il corpo d'un morto e raggiungervi ancora.

- Terra sagrata! Quanti siete? -Cento.

- Allora sono un uomo morto. - Al vostro posto reciterei un De Profu&. - Lo farei se avessi una bottiglia di arak da berci dietro - rispose l'irlandese. - Andrete a farvela pagare da messer diavolo. - @e del tempo ancora, poiché voi, se mi uccidete non potete avanzare. -Lo so, e perciò vi offro di scendere a patti. Eh, l& bordate, non cercate di allungare una mano dietro di voi colla speranza di impugnare qualche pistola, perché lascio subito andare i miei due colpi proprio dentro il vostro cranio. L'irlandese lanciò una bestemmia, poi disse con voce irata: - Siete per il momento il più forte e mi converrà cedere: che cosa volete? - Che retrocediate fino alla camera della mina. - Sarà una faccenda un po' seria. Andare innanzi meno male, ma dare indietro, imprigionato come sono, non so come potrei farlo. Noi non abbiamo nessuna fretta - rispose il corsaro. - Su, tornate la donde siete venuto, se vi preme la pelle. - Vi ripeto che mi sarh impossibile. Sir William gli strappò di mano la lampada, accese il suo occhio di bue, sempre senza perdere di vista l'irlandese, poi appoggiandogli sulla fronte la canna della pistola disse con voce minacciosa: -O retrocedi, o ti faccio saltare le cervella. I1 soldato capì che ormai non era più possibile insistere, e con uno sforzo supremo, dimenandosi in tutti i modi, fece la sua prima mossa indietro, accompagnata da una lunga sequela di bestemmie. - Vedi se puoi?- disse il corsaro, il quale aveva ripreso la sua avanzata per essergli sempre addosso. - Ma giungerò lassù colle reni fracassate - rispose l'irlandese. -Vi sono degli ospedali a Boston pronti a riceverti. - Terra sagrata! - Su, indietro! - Corpo d'una granata! - gridò Testa di Pietra, il quale cominciava a perdere la pazienza. - Piantategli due pugni sul muso, mio comandante, se si ostina a non retrocedere. Vuol farci crepare asfissiati?Io non ne posso più. - E gli scoiattoli di Poulguen respirano ancora benissimo - disse Piccolo Flocco.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Indietro, canaglia! - gli ripete il corsaro. Cirlandese riprese la marcia, dimenandosi disperatamente, soffiando e sbuffando. 11disgraziato, che si vedeva sempre dinanzi agli occhi la pistola del corsaro, faceva sforzi disperati per riguadagnare la camera della mina che doveva trovarsi sotto le casematte del bastione. Testa di Pietra e Piccolo Flocco lo incoraggiavano a lavorare di gambe e di braccia, affermando che gl'irlandesi non possedevano i muscoli dei bretoni e che non erano altro che dei bevitori di arak. Trascorsero più di cinque minuti, lunghi come cinque secoli; poi l'irlandese comincib a dimenare meglio le gambe. Aveva raggiunto la bocca della camera da mina. I1 corsaro, accortosi che indietreggiava più liberamente, gli si strinse addosso, dicendogli: - Tu non ti alzerai se non quando te lo dirb io, n6 muoverai le braccia all'indietro. Non voglio sgradite sorprese, amico. Bada che alla prima mossa sospetta sparo! - Vi prometto di non tentare nulla contro di voi - rispose l'irlandese. - Non ti credo. -Lo giuro su San Patrik protettore dell'Irlanda. Ed anche sul Papa?Voi irlandesi, siete tutti papisti, 8 vero? - Certo. - Mettici dunque dentro anche il Papa e finiscila, urlb testa di Pietra. - Corpo d'un trombone, tu la tiri troppo alla lunga, amico. - Avete udito che cosa dice il mio tenente che ha dietro di sé cento uomini impazienti di uscire da questa strettoia?- disse il corsaro. - Se volete giuro anche sulla coda del diavolo. - E sarà meglio - brontolb il bretone. Io sono più cristiano di quel bevitore d'a rak, perch6 i nostri curati di Bretagna sono i nostri veri pastori. Si va? Gih un buon pugno, comandante. I1 corsaro non era affatto della sua opinione, ma spiava ogni mossa dell'irlandese, il quale ormai era quasi libero, pronto a bruciargli le cervella al menomo movimento sospetto. - Ancora indietro - disse. Il soldato, con un ultimo sforzo si levb dalla strettoia di quell'interminabile budello, e con uno scatto improvviso si rizzb nella camera da mina, abbastanza vasta perché un uomo potesse starvi ritto ed agire liberamente. Sir William, più lesto di una pantera, lasciò andare l'occhio di bue e gli piombb addosso prima che avesse avuto il tempo di estrarre la spada, afferrandolo strettamente per il collo. - No, amico, - gli disse - questi scherzi non sono tollerati dai corsari delle Bermude. Alza le braccia o ti ammazzo, per la morte del cielo e della terra!

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NELL4 CAMERA DA MINA

L'irlandese aveva mandato un vero ruggito e aveva tentato di liberarsi dalla stretta, ma il baronetto aveva dei muscoli di ferro e lo teneva fermo. Testa di Pietra e Piccolo Fiocco, usciti alla loro volta dal budello, si erano scagliati sul soldato. I1 primo aveva alzato il suo pugno, grosso come una mazza da fucina, domandando: - Devo accopparlo, mio comandante? - Non ne vale la pena - rispose il corsaro. - Quest'uomo è ormai perduto. Hai delle corde ed una sagola incatramata? - Sì, comandante. - Lega quest'uomo. - Gambe e braccia?

- Si. - E poi?

- Aspetta un po'. Ho da esaminare questa famosa camera da mina. Ah! non dimenticare d'imbavagliarlo.

- Lasciate fare a me.

Mentre il corsaro si cacciava in un altro passaggio molto pih ampio del primo, forse perché era stato allargato dagl'inglesi e che doveva probabilmente condurre sotto le casematte, il bretone estrasse da una tasca un fazzoletto a scacchi bianchi e rossi, largo come una vela di contropappafico, mentre Piccolo Fiocco teneva fermo l'irlandese, puntandogli una pistola sotto il mento. - Signor arak, - disse -permettete che vi chiuda il becco per impedirvi di cmtare. Oh, non temete. Vi lascerò libero il naso, affinché possiate respirare a vostro agio. I1 soldato rispose con un mugoli0 minaccioso, ma non osò muoversi. Testa di Pietra, il quale poteva finalmente muoversi comodamente essendo la camera da mina abbastanza vasta per contenere una mezza dozzina d'uomini, quantunque la sua volta fosse piuttosto bassa, si affrettò a imbavagliare e poi legare per bene il disgraziato contro la parete. - Questo pappagallo d'oltreoceano non canterà finché non gli leverò il mio velaccio. Non ti sembra un vero salame, Piccolo Flocco, con quella giacca rossa e tutta quella corda intorno? - Peccato che non lo sia davvero! - rispose il giovane gabbiere. - Lo affetterei subito e ne farei una buona scorpacciata. - Se vuoi provare i salami d'Irlanda, non sarò io che mi opporrò. - Mi prendi per un antropofago? - Uh!Ne ho mangiato anch'io della carne umana, su una zattera perduta in mezzo l'Atlantico meridionale, e ti posso dire che non è poi tanto cattiva. - Ah! Brigante!


1 CORSARI DELLE BERMUDE

- Se non l'avessi mangiata non sarei a quest'ora qui a guardare il pappagallo d'oltreoceano - rispose testa di Pietra, ridendo. In quell'istante rientrò sir William, il quale teneva in mano l'occhio di bue. - E dunque, mio capitano? - chiese il bretone. - Fra cinque minuti noi saremo dentro Boston e le casematte saranno saltate insieme al bastione. - Per il borgo di Batz! - Non abbiamo da percorrere pih di venticinque o trenta passi per giungere alle casematte. Là dentro tutto è oscuro ed una delle pietre è stata spostata, probabilmente da questo soldato. - E la mina? - Voltati, non vedi? Testa di Pietra girò sui talloni e fissò i suoi sguardi sul raggio di luce che il corsaro aveva proiettato verso una delle quattro pareti. - Una miccia! - esclamò. - E dietro la miccia sta la mina. - E quegli stupidi d'inglesi non l'hanno vuotata! - Forse non ne hanno avuto il tempo. Tutto ieri hanno combattuto. - È vero, mio comandante. - Quanto credi possa durare quella miccia? - Dai tre ai quattro minuti - rispose il bretone, dopo averla svolta. -Abbiamo tempo più che sufficiente per metterci in salvo -rispose il corsaro. -Non vi saranno dei soldati nella casamatta? - Ho udito delle persone russare, ma devono essere tanto stanchi quelli che hanno preso parte al combattimento, che non si sveglieranno nemmeno se cammineremo sopra di loro. - Hum! E di questo pappagallo che cosa ne faremo? - Di quale pappagallo? - Dell'irlandese. - Lo lasceremo qui a saltare insieme con la mina - rispose freddamente sir William. - Se io gli concedessi la vita, ora che ci ha veduti in faccia, domani o posdomani potrebbe incontrarci in una via qualunque di Boston, riconoscerci e farci arrestare e poi impiccare. La guerra ha le sue crudeli necessità. - Povero diavolo! D'altronde è meglio che ci preceda lui all'altro mondo. Se lo incontreremo, il più tardi possibile, gli faremo le nostre scuse. - Da' fuoco e seguimi subito. Testa di Pietra aperse l'occhio di bue che il corsaro gli porgeva, diede fuoco alla miccia, poi i tre uomini lasciarono precipitosamente la camera da mina, mentre l'irlandese che vedeva approssimarsi la morte, mordeva rabbiosamente il fazzoletto che lo imbavagliava e si dimenava disperatamente, tentando di spezzare i legami.


LA TAVERNA DELLE .TRENTA CORNA DI BISO-

LA TAVERNA DELLE MTRENTACORNA DI BISONTE* Come abbiamo detto, l'ultimo tratto di galleria era assai piiì ampio, sicché permetteva ai n e corsari di procedere rapidamente, un po' curvi, non avendo piiì bisogno di strisciare. In pochi istanti giunsero sotto le casematte, arrestandosi dinanzi alla pietra che era stata smossa dall'irlandese. Sir William spense l'occhio di bue ed entrb risolutamente, seguito tosto da Testa di P i e q e da Piccolo Flocco, i quali non avevano nessun desiderio di provare le delizie di un'esplosione, riservate al pappagallo d'oltreoceano ed agl'inglesi che russavano dentro la casamatta. Una semioscurità regnava lh dentro, rotta a malapena dalla luce morente d'una lanterna fumosa, sospesa alla volta. Quindici o venti soldati, per la maggior parte assiani, dormivano profondamente, sdraiati su poca paglia. Quantunque i cannoni della piazza di quando in quando tonassero, non interrompevano affatto il loro pesantissimo sonno. Dovevano aver certamente preso parte all'aspra battaglia combattuta intorno alle due colline e percib dovevano essere enormemente stanchi. I1 corsaro, procedendo cautamente, attraversb il camerone, raggiunse una porta segnalata da un'altra lanterna, anch'essa quasi morente, e si novb fra due alte stecconate. A destra o a sinistra?- chiese perplesso. Poi crollb le spalle aggiungendo: In qualche luogo andremo a fmire; poi non ho indosso forse la divisa da ufficiale della marina inglese?Vorrei vedere chi oserebbe fermarmi! Testa di Piena, Piccolo Flocco, lesti! Fra poco la mina scoppierh. Si erano messi a correre fra le due stecconate, menne a cinquanta passi da loro i pezzi del bastione tonavano, mescolando la loro voce formidabile a quella degli altri. Lesti! - gridava il corsaro incessantemente. -Corpo d'una bombarda! filiamo con tutto il vento in poppa con scopamari e coltellacci fuori - rispondeva il bretone, il quale, data la sua eth e la sua massiccia costnizione, si lasciava soprawanzare anche da Piccolo Flocco. - Eppure si corre a sette nodi all'ora! Una voce imperiosa li arrestb nel loro slancio. Sotto un palo, che reggeva una lanterna, un soldato era sbucato ed aveva puntato il fucile armato di baionetta, gridando: - Chi passa?Alt! I1 corsaro si era arrestato, snudando rapidamente la spada.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Sono il tenente Torosson - gli disse. -Non

mi conosci dunque?Vado dal generale Howe per importanti comunicazioni. - Passate, signore - rispose il soldato. - Chi sono gli altri due? - Miei marinai. - I1 passo 8 libero. Sir William passò rapidamente dinanzi alla sentinella, seguito da Testa di Pietra, che si era già preparato ad abbatterla con due terribili pugni, e da Piccolo Flocco. La stecconata era terminata e le case di Boston cominciavano a comparire. - Prendiamo la prima via che si trova dinanzi a noi - disse il corsaro ai due marinai. - Siamo abbastanza lontani per non temere l'esplosione della mina. - Dove finiremo, lo vedremo più tardi. - Orizzontiamoci, mio comandante - disse il bretone. - Conosci Boston? -Ci sono stato due volte, vent'anni fa però. Ora non so più come siano le sue vie, pure credo che una certa taverna vi sia ancora. Lavorava troppo perche il suo padrone fallisse o scappasse nell'America del Sud. - Sapresti trovarla? Ma! Con questa oscurith non sara cosa facile. Diamine, non ho una bussola piantata dentro il mio cervello. - Cerca di ricordarti. - Vediamo - rispose il bretone. In quel momento uno scoppio terribile awenne, scaraventandoli tutti e tre a terra. La mina era scoppiata con un fracasso spaventevole, lanciando in aria le casematte ed una parte del bastione, dove le artiglierie ancora tonavano, mirando la corvetta e la riviera della Mistica. - Povero pappagallo! - esclamò Testa di Pietra il quale si era prontamente rialzato tastandosi le costole. - A quest'ora viaggia verso l'altro mondo, colla velocith di trenta o quaranta nodi all'ora. Deve soffiare sempre buon vento in quel brutto paese. Urla spaventevoli echeggiavano verso il bastione, che l'esplosione aveva sventrato, e verso le casematte che erano andate tutte all'aria. Dei soldati fuggivano come pazzi in tutte le direzioni gridando a squarciagola: - Aiuto! aiuto! Dalle finestre delle case prospettanti il bastione cadevano al suolo con gran fragore i vetri. I1 corsaro e Piccolo Flocco si erano alzati senza aver riportata nessuna contusione, essendosi trovati, merce le loro buone gambe abbastanza lontani dal luogo dello scoppio.

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LA TAVERNA DELLE .TRENTA CORNA DI BICONTE*

- Mio capitano, - disse Testa di Piena - pare che dei pappagalli se ne siano volati, non so se in cielo o all'infemo, in buon numero.

- Nel purgatorio, mastro - corresse il giovane gabbiere. - Non sai che sono luterani ed anglicani? - M'intendo poco di queste cose, figlio mio - rispose il bretone. Nei quartieri vicini squillavano le trombe per chiamare a raccolta i soldati dispersi per la città ed awiarli sul luogo del disastro. Già dei furgoni carichi d'inglesi e di assiani correvano all'impazzata, con un rombo assordante, per portare i primi soccorsi. - Gettiamoci in qualche viuzza oscura - disse il corsaro. - Se ci scorgono ci manderanno al bastione, ed io non ho nessun desiderio, almeno per ora, di rivederlo. Fila, Testa di Pietra. I1 bretone prese la corsa attraverso dei terrapieni ingombri d'artiglierie e di carri e, raggiunte le prime case, si gettb dentro un viottolo, che nessuna lantema illuminava e che non pareva frequentato. Ci fosse almeno una taverna aperta! - disse. - Oh, ne troveremo! rispose il corsaro. Gl'inglesi sono troppo buoni bevitori per farle chiudere, specialmente in queste notti. Delle finestre si aprivano e delle teste si disegnavano vagamente alla luce delle lanterne o delle candele di sego, mostrando dei volti spauriti. Domande e risposte s'incrociavano fra gl'inquilini: - Che cosa 8 saltato? - Un forte di sicuro. - O che gli americani siano già sotto le mura? Dopo la batosta che hanno subìto stamane? - È saltata la torre di Oxford insieme col castello. - Ma no, lo scoppio 8 awenuto in direzione opposta. Poveri figlioli! - È la guerra! - Benissimo! - disse Testa di Pietra. - È la guerra. I1 corsaro aveva riacceso l'occhio di bue, essendo la viuzza sfondata, forse dal passaggio delle grosse artiglierie, e si rimise velocemente in marcia, tenendo la mano sinistra appoggiata sul calcio d'una delle sue pistole. I1 bombardamento continuava malgrado il disastro. Le palle americane giungevano facilmente in città dall'altura e sfondavano tetti e spaccavano muraglie. Schegge di ferro e di ghisa cadevano perfino nella viuzza, rimbalzando sul suolo con uno strano tintinnio metallico. Di quando in quando succedevano delle esplosioni formidabili, seguite da urli di spavento e da un fragoroso crollare di rottami.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

Erano le grosse granate dei mortai della corvetta che facevano quelle prodezze.

- Suona la musica a bordo del Tuonante - diceva Testa di Pietra che galoppava dietro al corsaro. - Se si chiama Tuonante deve ben tonare, per il borgo di

Batz! ... Bum! Questi sono i cannoni da caccia di poppa. Saprei distinguere la loro voce fra mille altri pezzi. Già, io ero nato artigliere. Percorsero, sempre correndo, quattro o cinque viottoli fiancheggiati da case basse ed oscure che parevano disabitate e sui cui tetti continuavano a cadere i proiettili, che gli americani lanciavano dall'altura di Bunker's Hill che gl'inglesi avevano avuto il torto di non avere espugnata, e da giardini incolti: poi si arrestarono dinanzi ad una lampada sospesa sopra una porta. - Albergo delle «Trenta coma di bisonte*! - lesse Piccolo Flocco sull'insegna, dipinta in rosso e domandb: - Che si possa mangiare qui del bisonte, mastro Testa di Pietra? - Che io sappia, i bisonti non portano che due coma, quindi là dentro ve ne dovrebbero essere almeno quindici sempre a disposizione degli awentori. - Tu sei pazzo, Testa di Pietra - disse il corsaro. - Coll'assedio li mandano qui dal Canada, i bisonti! -Avete ragione, mio capitano. Mi ero scordato che Boston era assediata. - Con tutto questo cannoneggiamento?Saresti diventato sordo? -No; saprei distinguere perfino il passo d'una formica; ma sono tanto abituato a udir tonare i pezzi, che non so mai se siano sparati per celebrare qualche festa o per massacrare degli uomini. - Questi sono sparati per salutare la punta del campanile di Baa - disse Piccolo Flocco. -Taci, briccone, o non ti riconoscerb più per mio figliolo. - Mi troverb un altro padre. - Chiudete il becco! - disse il corsaro, mettendo le mani su un anello di ferro che voleva essere una maniglia e spalancando la porta dell'albergo delle «Trenta coma di bisonte*. Un'ondata di fumo puzzolente li invesd, avvolgendoli come in una nuvola. Avevano fumato molto là dentro quella sera, malgrado il bombarda* mento. Quell'albergo non era altro che una tavemaccia d'infimo ordine, che consisteva in uno stanzone assai basso dalle pareti ben affumicate, con una mezza dozzina di tavoli sgangherati e due di scanni in non migliore stato, ed illuminata da un'unica candela di sego che dava più fumo che luce. Dietro il banco, un omaccione coi capelli e la barba rossa e due occhi grossi come quelli dei buoi, dall'aria semistupida, fumava la pipa reggendosi la testa con una mano. Scorgendo il corsaro, che, come abbiamo detto, indossava la divisa da ufficiale di marina inglese, si alzb prontamente, dicendo:


LA TAVERNA DULE =TRENTACORNA D1 BISONTE.

- Buonasera, gentleman: che cosa posso servire a Vostro Onore?

- Portaci una bottiglia di gin o di brandy, purcht?sia buono, - rispose sir William sedendosi al tavolino che era pih vicino alla candela.

- Ne ho ancora qualcuna, genkman. Se foste giunto qui fra qualche giorno, con mio grande dispiacere avrei dovuto rimandarvi, percht?non entra pih nulla nella piazza. Quest'assedio è la mia rovina. - Raddoppia i prezzi delle bottiglie che ancora possiedi, mastro Taverna - disse Testa di Pietra. - Ecco un bel consiglio. Infatti avete ragione. - Ma non cominciare da noi. I consigli si pagano sempre, specialmente quelli che danno gli awocati. Ah! siete awocato voi? - Sì, del catrame - rispose il bretone, scoppiando in una risata. I1 taverniere lo guardò stupidamente, poi scosse la sua grossa testa fulva e scese in cantina. - Si può fumare, comandante?- chiese il bretone. - Fa quello che vuoi - rispose il corsaro, il quale era diventato improvvisamente di cattivo umore. Testa di Piena trasse da una delle sue dodici tasche la sua preziosa reliquia di famiglia, la caricò con cura minuziosa e l'accese alla fiamma della candela. - Pare impossibile, - disse, dopo essersi awolto in una nuvola di fumo - ma tutte le volte che adopero questa pipa mi pare di trovarmi in Bretagna. - Nel castello dei tuoi avi - disse Piccolo Flocco con aria grave. - Sappi, per tua regola, ragazzaccio, che i miei avi dormivano sempre sul mare e che quindi non avevano bisogno di castelli -rispose il bretone. - Su qualche barca sconquassata. - Briccone! Mio nonno andava a pescare il merluzzo fino sulle coste dell'Islanda, ed il suo skooner era celebrato come il miglior veliero di tutte le coste bretoni. Se fosse stata una carcassa, mio nonno sarebbe morto sul mare, mentre ha chiuso gli occhi sul suo letto. - Foderato di piume d'edredon. - Sicuro! Ne portava sempre dall'Islanda di quelle preziose penne che tengono così caldo. - Lo sapevo. - Tu sapevi un corno! Malignavi, come un monello e nient'altro. I1 ritorno del taverniere, armato d'una bottiglia discretamente polverosa e di tre tazze, interruppe quella disputa che sarebbe potuta andare molto per le lunghe, ma alla quale il corsaro pareva non avesse prestato nemmeno orecchio. Vecchia, mastro Taverna?- chiese il bretone. - Cinquant'anni.

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- Corpo di centomila coma di bisonte! In quale distilleria dell'hghilterra

l'hai

veduta nascere, se non hai nemmeno quarant'anni?

- Bisognerebbe domandarlo a mio padre - rispose serio serio il tavemiere. - Fallo venire. - È morto vent'anni fa, dopo aver bevuto, in seguito ad una scommessa, tre bottiglie di whisky.

- Beveva per incoraggiare gli awentori - disse Piccolo Flocco. - E vi ha lasciata la pelle. - E la cantina a voi, mastro Taverna, - disse il bretone. - Assaggiamo dunque questo famoso...che cos'è?

- Aguardiente.

- Che ha cinquant'anni di prigionia. Mio comandante, se è vero che è cosl vecchio, vi metterà di buonumore. I1 corsaro non rispose. Colla testa appoggiata al braccio sinistro, gli sguardi fis. si dinanzi a sé, il volto pallido, pareva che non si occupasse di quanto accadeva intorno a lui. Certo doveva pensare in quel momento a Mary di Wentwort. - Soffia tempesta! - sussurrò il bretone in un orecchio del giovane gabbiere. Gli faremo fare una bordata con questo antichissimo brandy. - No, Aguardiente. - Fa lo stesso. I1 tavemiere sturò la bottiglia ed empl una tazza, e subito vi vide cadere dentro, insieme col liquido una cosa nerastra che mastro Testa di Pietra si affiettò a prendere. - Corpo d'una barca sventrata! - urlò. - E che cosa faceva tuo padre? 11 conservatore di scorpioni allo spirito! I1 tavemiere era rimasto stupefatto e guardava con due occhi smarriti un superbo scorpione, magnificamente conservato, che il bretone teneva stretto fra le sue dita. - Che cosa ci fa qui dentro questa brutta bestia? - chiese Testa di Pietra, guari fadandolo di traverso. - Volevi forse avvelenarci tu perché siamo inglesi?T remo tradurre dinanzi al Consiglio di guerra e fucilare come traditore. - Perdonate - rispose il tavemiere balbettando e tremando. - Questa 2 la bottiglia dove io mettevo in infusione gli scorpioni. - E volevi darci ad intendere che era stata tappata cinquant'anni fa in non so quale distilleria del gallese! - Ho sbagliato: non avevo un lume. - Avaro! dovevi accendere una candela. - Non se ne trovano quasi piu a Boston, e bisogna economizzare quelle poche che ancora rimangono.

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LA TAVERNA DELLE .TRENTA CORNA DI BISONTE.

- E perché fai raccolta di scorpioni? Per awelenare i soldati inglesi? Si vede bene che tu sei un americano, forse amico di quella canaglia di Washington o di quell'altra pellaccia che si chiama Amold. -No, no, misrer. Io li metto in infusione per sanare più rapidamente le ferite. - Per il borgo di Batz! Hai mai udito raccontare sulla crosta terrestre, che un tavemiere facesse anche il farmacista? - Mai - rispose seriamente il giovane gabbiere. - E nemmeno voi mio comandante? I1 corsaro si limitò a sorridere e a scrollare un po' la testa. Riporta nella tua cantina i tuoi scorpioni - disse Testa di Pietra - e portaci un'altra bottiglia. Non dimenticare che se vi trovo dentro qualche serpente in infusione, ti faccio fucilare. I1 tavemiere scappò via colla sua bottiglia, dicendo: Scendo col lume questa volta. - Crepi l'avarizia! - gli gridò dietro Piccolo Flocco. U n istante dopo il tavemiere risaliva con un'altra bottiglia di aspetto più venerando, perché aveva un bel contorno di ragnatele polverose. Cent'anni? - chiese il bretone. No, sessanta rispose il tavemiere. L'ha tappata tuo nonno? - Mia madre. - Allora dev'essere eccellente: cambia le tazze e vuota. Voglio vedere se li dentro questa volta troveremo il famoso serpente di mare. -Non l'hai ancora finita, vecchio brontolone? - chiese il corsaro. Mio comandante, rispose Testa di Pietra - io chiacchiero come una dozzina di pappagalli per distrarvi. Siete di pessimo umore stanotte mentre non dovreste esserlo ora che siamo entrati nella piazza. Qui non fa burrasca. - Chi lo sa? - Per ora non vedo che delle bottiglie da vuotare, e voi sapete che quando i marinai bevono, vuol dire che tutto va bene. Puoi aver ragione - rispose il corsaro con un pallido sorriso. Prese la tazza che gli stava dinanzi, vi guardò dentro come se cercasse qualche cosa nascosto nel fondo, poi la vuotò d'un colpo solo. - Proprio messo in prigione sessant'anni fa?- chiese Testa di Pietra diffidente. Sir William rispose con una scrollata di spalle. All'assalto a nostra volta Piccolo Flocco. - Sempre, mastro rispose il giovane gabbiere. E tracannarono, senza nemmeno gustarlo, il fortissimo liquore. Che te ne pare, figliolo mio? - chiese il bretone. - Non so.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- La mia pipa è più forte. - Sfido io! vi hanno fumato dentro tre o quattro uomini per un paio di secoli! - Non so se siano veramente due secoli, - rispose Testa di Pietra - ma molti anni sono passati attraverso questa pipa. I1 turco che l'ha fabbricata doveva essere un vero artista ed anche... Una mossa brusca del corsaro gli troncò la frase. Sir William si era alzato ed aveva fissato i suoi occhi sul tavemiere, il quale si era fermato presso il tavolino, come se aspettasse un giudizio sulla bottiglia. - Da quanti anni ti trovi in Boston?- gli chiese. - Ci sono nato, Vostro Onore. - Dunque tu ti trovavi qui quando gli americani assediarono la piazza. - Sì, mio gentkman. - Allora conoscerai tutti i comandanti dell'armata. - Certo, signore. - Anche il marchese d'Halifax? - Ho avuto l'altissimo onore di portargli le mie ultime bottiglie di Bordeaux e di Champagne. - Ah! Dove abita? -Nel castello d'oxford. Mi stupisco come Vostro Onore lo ignori - disse il tavemiere. -Noi siamo sbarcati solamente ieri, e non conosciamo affatto la città. - Abita nel castello d'oxford? - esclamò Testa di Pietra. - Io so dove si trova, e vi saprei condurre ad occhi bendati, mio comandante. È il punto meglio fortificato della piazza; è vero, mastro Tavema? L'oste fece col capo un cenno affermativo. - Siediti - disse il corsaro. 11tavemiere obbedi, tenendo però lo sgabello ad un paio di metri dalla tavola. - Hai mai veduto tu, nel castello, una fanciulla bionda? - Le ho portato due bottiglie di vino del Reno, mio gentleman. Erano le ultime che tenevo nella mia cantina; due bottiglie bensì che devono aver fatto molto onore all'albergo delle *Trenta coma di bisontew. - Bum! - esclamò Testa di Pietra. - Vi erano certamente dentro degli scorpioni! - Ah, no, signore - rispose il tavemiere. - Non potrebbero conservarsi; e poi quel vino costa troppo. - Dev'essere stupendo. - Migliore dello Chmnpagne. - Per caso, non ne avresti ancora una bottiglia? - Credo di sl. - Portala subito; ma ti awerto che se vi trovo uno scorpione, parola di mari-


naio, do fuoco alla tua baracca. Mio comandante, permettete che il vostro vecchio lupo di mare ve l'offra. Uomini che sono sfuggiti miracolosamente alla morte hanno ben diritto di bere più d'un bicchierotto e di quello fino. - Fa come vuoi - rispose il corsaro sorridendo. - Tu sei il più pazzo dei miei marinai. - Quando voi affermate ciò, ci credo, - rispose il bretone con gravità - e appena terminata la campagna, andrò a rinchiudermi in un manicomio.

IL CASTELLO D'OXFORD I1 taverniere, lieto di fare buoni affari anche in un'ora così tarda e di mostrarsi premuroso verso un tenente della marina inglese, si era precipitato, veloce come una saetta, nella sua tenebrosa cantina, che forse mai nessun bevitore aveva veduto, e poco dopo ritornava mostrando, con aria trionfante, una terza bottiglia abbastanza coperta d'incrostazioni sabbiose. - Vino del Reno! - esclamò. - È l'ultima! - Quando si dice aver fortuna! - disse Testa di Pietra. - Proprio l'ultima doveva finire dentro le nostre pance. Che ne dici, Piccolo Flocco? - Io sono stupefatto- rispose il giovane gabbiere. - Stura e cambia tazza - comandò il lupo di mare. Mastro Taverna - dobbiamo chiamarlo così ora - fu lesto a obbedire ed uno spruzzo balzò in aria gorgogliando giocondamente. - Capperi! Spuma! - esclamò il mastro, tenendo la mano sulla tazza per paura che quel prezioso liquido scappasse tutto. Assaggiò avidamente e subito piantò sulla tavola un pugno così formidabile che per poco non fece saltare in aria la bottiglia di vino del Reno che non era ancora a metà. - Ehi, diventi pazzo davvero?- chiese il corsaro. - C'è proprio da impazzire. - Perche? -Corpo di centomila saette! Aspetta un momento, Piccolo Flocco: assaggia tu questo famoso vino del Reno. - È pieno di scorpioni anche questo?- chiese il gabbiere. - Assaggia, ti dico. I1 gabbiere bevette e poi scoppiò in una clamorosa risata.


I CORSARI DELLE BERMUDE

- Questo è vino che da noi si vende a quattro soldi al litro, prodotto dalle belle mele della Normandia.

- E questo briccone voleva gabellarcelo per vino del Reno.

- Mio capitano, date ora voi il vostro giudizio. - È-sidro bretone - rispose sir William.

- Corpo... della tua capigliatura da leone africano! - gridò Testa di Pietra,

piantando i suoi occhi minacciosi in quelli grossi del tavemiere. - Tu vuoi burlarti di noi. - Mio signore, che cosa ho fatto? che cosa è accaduto?- chiese il disgraziato tavemiere, diventato pallido come un morto. - Da chi hai comperato questo vino? - Non lo so... lo comprò mio padre. - L'hanno truffato indegnamente. I1 tuo famoso vino del Reno non è altro che succo di mele francesi, che in Bretagna si vende a due soldi la bottiglia. Altro che due dollari! ... - Possibile? - Te lo dico io. - Ed io lo confermo - disse sir William, che cominciava a divertirsi a quella comica scena. - Ed ora? - Tuo padre era un asino, grosso come la rupe del leone delle Bermude - disse Testa di Pietra. - Era sempre ubriaco - rispose candidamente il tavemiere, con un lungo sospiro. - Ed è anche morto ubriaco. - Purtroppo, signore. - Eh, tuo padre non era nato per essere un buon tavemiere! - Un buon bevitore sì, però - disse Piccolo Flocco. - Ne ha dato l'esempio, figliolo mio. Orsù, il vino del Reno non lo assaggerò mai: beviamo questo sidro, che dopo tutto non è cattivo e fingiamo di essere a Batz. Ma bada, mastro Tavema, che io non ti pago questa bottiglia piiì di cinque soldi, ed è pagata bene. Se tuo padre è stato truffato non vogliamo esserlo anche noi. - Io la regalo, miei gentlenien. - Tu sei un uomo onesto, - disse il lupo di mare - ed io amo gli onesti, per cib noi torneremo a far visita alla tua taverna. - Mi terrò molto onorato. - Hai una stanza da affittarci?- chiese in quel momento il corsaro. - Sì, mio g e n t h n . - Con un paio di letti? - Due, sì.


- Al sicuro dalle bombe americane?- chiese Testa di Pietra. - Finora non ne sono cadute sul mio albergo. - Vuoi dire sulla tua topaia. - Come volete, signore. Sir William si era alzato ed aveva gettato sulla tavola una sterlina fiammante, dicendo: -Non occorre che tu ci dia il resto. Terrai la stanza per noi. L'oste ebbe un moto di stupore e di gioia. - Piacciono le sterline a mastro Taverna, eh?- disse il bretone ironicamente. -Risparmia i tuoi inchini e anche i tuoi ringraziamenti. Ci rivedremo piÚ presto di quello che credi, ma ricordati di guardare prima bene dentro le tue bottiglie, perchÊ non vi si trovino degli scorpioni. Sir William era gih sulla porta. Le tenebre fuggivano rapidissime, ed un'onda di luce rosea si diffondeva per il cielo. I1 bombardamento continuava vivissimo, e si potevano distinguere, fra tanti scoppi, i colpi formidabili dei quattro grossi mortai della corvetta e le detonazioni anche dei cannoni da caccia. Guidami al castello disse il Corsaro a Testa di Pietra, il quale l'aveva gih raggiunto insieme con Piccolo Fiocco. Sempre ai vostri ordini, mio comandante. Si posero in cammino, seguendo la viuzza sfondata, senza curarsi delle schegge di bombe, che di quando in quando rotolavano gih dai tetti. Dieci minuti dopo sbucavano in un'ampia via ingombra di soldati e di carriaggi, carichi di munizioni che venivano condotte alle batterie dei bastioni. Nessuno aveva fatto caso a loro, poichÊ in quei giorni gli ufficiali di marina ed i marinai pullulavano in Boston, potendo ancora accedervi dalla parte della baia, se non dalla parte di terra. Testa di Pietra si orientb rapidamente, riaccese la sua pipa e si rimise in cammino, guardando in aria. - Che cosa cerchi verso il cielo?- gli chiese Piccolo Fiocco che gli carnminava a fianco. - La torre del castello. - Ah, c'è una torre? In pessimo stato; tanto che gl'inglesi non hanno osato collocare dietro i suoi merli nemmeno un pezzo di medio calibro; infatti in quella direzione non odo nessun colpo. Percorsero parecchie altre vie, sempre ingombre di soldati e di carri, e finalmente si trovarono presso i bastioni settentrionali, dove su un gran largo s'alzava una costruzione piuttosto informe, che aveva un po' del castello e un po'

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1CORSARI DELLE BERMUDE

della fortezza, e che si appoggiava da un lato, contro una torre pentagonale alta una ventina di metri e tutta traforata da feritoie e da cannoniere. - Ecco il castello d'oxford! - disse Testa di Pietra arrestandosi. Dobbiamo attaccarlo subito, mio comandante? - Te l'ho già detto che tu sei pazzo - rispose il corsaro. - Finirò per crederlo dawero, quantunque i bretoni abbiano certe teste... - Che non si rompono - disse Piccolo Flocco. - Sfidano il cannone! - Ben detto, bretone di Batz! I1 corsaro si era messo ad osservare curiosamente il castello passeggiando specialmente sotto la torre, come se avesse intuito che Mary di Wentwort si trovava imprigionata lassù. - Testa di Piena, - disse ad un tratto -potresti prendermi qualche soldato del castello e portarlo a bere ... - Da mastro Taverna?È un affare da ridere, mio comandante - rispose il bretone. - La gente di terra e quella di mare fratemizzano facilmente, soprattutto quando è la gente di mare che paga, perché è la più generosa. - Prendimene dunque uno, e portalo pure da mastro Taverna. - A fare colazione? -Anche due pranzi se vuoi: prendi quattro sterline. - Scusate, mio comandante, ma sono ben prowisto anch'io. - Metti in tasca e chiudi il becco. - Se questo è l'ordine, obbedisco - rispose il bretone allungando una mano. - Prendere un soldato! Bell'affare per un marinaio, che è sempre pronto a montare all'abbordaggio! Si lanciano i grappini, si piglia al volo, e si porta via come un pezzo di paterazzo. Lasciate fare a me, sir William. Tu, Piccolo Flocco, gira di bordo, e vieni a raggiungermi pih tardi con un'altra bordata di soprawento. - Ho capito - rispose il giovane gabbiere. - Sii pronto a ordinare una buona colazione da quell'imbecille che ha gli occhi di bue. - Capito, comandante. - Come comandante? - Per tutti i merli della Bretagna! comandi come un vero ammiraglio. - Silenzio nei ranghi! - Che non ci sono - rispose il giovane. - Fa lo stesso. Andiamo alla pesca. L'amo sarà dolcissimo. - Con delle bottiglie ed una colazione sulla punta - disse Piccolo Flocco. -Che assaggerai anche tu, briccone. - Certo.

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Testa di Pietra per la decima volta ricaricò la sua veneranda pipa pigiando più del solito, sprofondò le mani nelle tasche, e andò a passeggiare dinanzi al ponte levatoio del castello, mentre sir William e Piccolo Flocco si aggiravano nei dintorni della torre. Proprio in quel momento un caporale del ' 5 Reggimento assiano attraversava il ponte, portando un piccolo sacco di tela. Testa di Pietra, che fingeva di guardare in alto, andò ad urtarlo in cosl malo modo, da spingerlo contro il parapetto. - Herr gott! - esclamò il tedesco. Dite?- chiese Testa di Pietra, lanciandogli in faccia una boccata di fumo. Siete ubriaco? La marina ubriaca? Eh, mio caro, un marinaio vuota la stiva d'un bastimento pieno di gin, e poi sale ancora fino ai contropappafichi senza rompersi il collo in coperta. L'assiano lo guardò con un certo stupore. - Volete provarmi?- chiese il bretone. - Sarò io che pagherò le spese della bevuta. Herr gott! volete pagare? - La marina, & sempre stata più ricca dei soldati di terra. Tu, camerata pagare da pere a me? SI,camerata. Ma tu non essere tedesco. - Io sono u n prossimo parente dei tedeschi, quindi posso permettermi il lusso d'offrire da bere a dei mezzi miei compatrioti. Non & vero mio buon fratello? -la, ja: io buon fratello. Dove condurmi? - Come?tu non conosci mastro Taverna, quello che ha per insegna trenta corna di bisonte? Trenta coma?... - Di bisonte. Ah, ja, ja! ...Coma! Vieni, camerata. Io essere tuo fratello. - Di terra però. - Oh, ja! Testa di Pietra gli gettò in viso un'altra boccata di fumo della sua pipa, che non fece affatto arricciare il naso al tedesco; lo prese sotto il braccio e lo trasse via dicendo: Cadano pure le bombe di quei birbanti americani; io li sfido a fracassare le nostre bottiglie! È vero, camerata? -]a, jai

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I CORSARiDELLE BERMUDE

- Benissimo: che cos'hai in - Delle cantele di sego.

sacco?

- Da portare a qualche ridotto? I1 tedesco lo guardò con stupore.

- Alle batterie?- aggiunse Testa di Pietra. - No, alle cucine. - Le candele?

- Splendide, ponissime.

- Per far luce?

- Nella minestra. Cacciarle dentro, si sciolgono ed il brodo diventare meravigliosamente custoso.

- Gustoso, vuoi dire, diavolo sagrato! Minestra al brodo di candele di sego!... Dev'essere squisita.

- Mai assaggiata, tu, fratello? - Mai - rispose seriamente il bretone. -Noi

a bordo delle nostre navi, quando la carne manca, gettiamo nelle pentole merluzzo e topi; e che brodo che fanno, fratello...ti chiami? - Hulbrik. - Benissimo, camerata. - Tu voler provare mie cantele, fratello?Io regalare mezza dozzina. - Ma che! Abbiamo tanti topi a bordo per rinforzare il nostro brodaccio. I1 tedesco scoppiò in una grande risata. - Marinai sempre allegri. Buoni fratelli. - Padre, - disse il bretone - io sono vecchio tanto da poter essere tuo padre. Tu, a giudicare a colpo d'occhio, e la marina ha u n occhio meraviglioso, non puoi avere piÚ di ventiquattro anni. Venticinque. - Io ne ho quasi cinquanta, quindi posso chiamarti figliolo. -]a, ja. Io tuo pon figliolo. - Ti piacciono i salsicciotti affumicati? - Ponissimi con la pirra. -Niente pirra - disse Testa di Pietra. - Noi berremo del buon vino scorpionato. - Scorpionato?Cosa essere? - Una specialita di mastro Taverna. - Penissimo. - Scommetterei la mia pipa contro una briciola di tabacco che non l'hanno mai assaggiato nemmeno i vostri burgravi tedeschi.

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- Ah! - Vieni, figliolo.

- E tu pacare?


- Io pagare tutto. - Perche io non aver ricevuto ancora la paca. -Dio mio, come parlate male voi tedeschi! Mi sembra di udire dei ranocchi in amore. I1 soldato scoppiò in una risata. Mio padre sempre allegro. Sempre - rispose il bretone. -Affrettiamoci, e non pensare alle tue candele. I tuoi camerati per oggi ne faranno senza; e poi è male ingrassar troppo quando si deve andare alla guerra. -Ja, ja, pon padre. Testa di Pietra, seguito a breve distanza da sir William e da Piccolo Flocco, rifece la strada percorsa mezz'ora prima, e rientrò nell'albergo delle «Trenta corna di bisonte~. I1 tavemiere, che stava risciacquando bicchieri e bottiglie, nel vederlo spalancò le braccia e lasciò cadere a terra quanto aveva in mano. -Che cosa significa questo fracasso, mastro Taverna?- chiese il bretone severamente. - Non è mica caduto una bomba sulla tua casa? Voi, signore? Forse che non ti avevo detto che sarei ritornato e piu presto di quello che tu credessi?Quando un uomo ha fame, va a mangiare, nel mio paese, e quando ha sete va a bere. Avresti dei salsicciotti affumicati e del formaggio forte di quello che domanda vino, vino, ancora vino? Sì, mio signore. Porta e non dubitare, che io pago come un capitano di corvetta dopo sei mesi di navigazione. - E anche pirra - disse il soldato. Testa di Pietra fu pronto a strizzare l'occhio al tavemiere, poi disse prontamente: - Non se ne trova più da queste parti. L'avete bevuta tutta voi, senza pensare ai vostri camerati della marina, beoni. - Noi pere molta pirra. Ed ora berrete vino. - Sì, fmo, porta fino. Finissimo aggiunse il bretone. - Due, quattro, anche sei bottiglie. Ma non di quello del Reno, bada, mastro Taverna. -Vini di Francia autentici. Comprati da quell'asino di tuo padre! Allora berremo certamente qualche veleno scorpionato. - Eh, no! protestò il taverniere. - A voi offrirò quanto di meglio possiede ancora la mia cantina.

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- Porta e fa presto. In quel momento entrarono sir William e Piccolo Flocco, i quali andarono a sedersi alla tavola pib lontana. Testa di Pietra li guardò di traverso, poi curvandosi verso il soldato, gli disse sottovoce: - Quelle devono essere delle spie. -Tu ingannarti, padre. Ufficiale di marina non poter essere spia. - Hum! Quelle brutte facce non mi persuadono affatto. - Non trovarsi spie in Boston. - Vedremo. Mastro Taverna risa11portando due panieri, uno pieno di bottiglie e l'altro di cibi. Vedendo anche il corsaro e Piccolo Flocco, per poco non lasciò cadere tutto a terra. - In gambe, mastro Taverna! - fu pronto a gridargli il bretone - e non badare ai nostri affari. Chiudi gli occhi ed anche il becco. L'albergatore, rimessosi un po' dalla sorpresa, servl il bretone e il soldato, mettendo dinanzi a loro una dozzina di salsicciotti affumicati, che i topi della cantina avevano qua e là intaccati, del formaggio canadese di colore bruno, che doveva mordere la lingua peggio della senape, poi del pane nero e quattro bottiglie che portavano una marca famosa. - Bordeaux - lesse il bretone. - Corbezzoli! Un lusso inaudito in una città assediata. Questo mastro Taverna & un uomo veramente meraviglioso. Si direbbe che ci aspettava per provarci che il suo defunto padre non era un vero asino! - Stura! - soggiunse Testa di Pietra. - E tu, figliolo, dà l'assalto a questi salsicciotti ed a questo formaggio. Ti assicuro che non vi sono nascoste dentro le baionette americane. - Grazie, padre. Tu essere pon camerata. - Mangia e bevi soprattutto; fammi vedere come i tedeschi sanno bere. - Tu pacare. -Te l'ho già detto: io upacare* anche tutta la cantina di mastro Taverna. Non ho speso un soldo in dieci mesi di navigazione, e nella mia fascia ho tante sterline da poter vuotare cinquecento bottiglie, fare duecento pranzi e trecento colazioni Pefi figliolo. Tutto pacato. I1 soldato, che non si era forse mai trovato in mezzo a tanta abbondanza e che non aveva probabilmente mai incontrato un camerata cosl generoso, diede un formidabile attacco ai salsicciotti e al formaggio, innaffiandoli copiosamente con quel preteso Bordeaux, il quale non era altro che un pessimo vino spagnolo assai alcolizzato. Ma Testa di Pietra gli tenne valorosamente testa specie nel bere. Ad un certo momento, quando già quasi tutto il formaggio, piccante come pe-

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pe di Caienna, era stato divorato, Testa di Pietra appoggia le braccia sul tavolino e guardando il soldato che divorava sempre coll'appetito dei suoi venticinque anni, gli chiese a bruciapelo: Hai mai amato tu, figliolo? 11tedesco, prima di rispondere, tracanna un altro bicchiere uscito dalla terza bottiglia, poi arrossì come una ragazza scotendo il capo. - No, mai - rispose poi. - Alla tua età?... -Noi fare l'amore molto tardi; dopo la guerra. E io invece durante la guerra - disse il bretone. - Foi, padre, essere innamorato? - E che cotta ho preso! - Foi avere sangue caldo. -Come le lave d'un vulcano, figliolo. Ma penso che tu potresti aiutarmi. - Io?Come? Sei di guarnigione nel castello, è vero? - Si,padre. Mangia un altro salsicciotto e bevi un altro bicchiere di vino. - Vi fosse pim... Oh, niente pirra! La marina beve sempre Bordeaux o del gin. - Gin!...Pono...Pono! Mastro Taverna, portaci una bottiglia di gin di quello che tuo padre ha comprato cent'anni fa. - V'ingannate, signore. Quando è morto, non aveva ancora sessant'anni - rispose l'albergatore. - Fa lo stesso; porta. Riaccese la pipa che gli si era spenta, poi riprese: -Tu, figliolo, hai mai notato che nel castello vi sono delle donne? - Si, due. - Belle? Una giovane, pella e pona. - E l'altra? - Giovane anche quella. Testa di Pietra si compresse il cuore con ambo le mani, e sospira come un mantice. - Ah, l'amore! l'amore! ... esclama poi. - E sono dieci mesi che navigo per cercarla! - Chi, padre? - Io sono innamorato d'una di quelle due donne. - La fidanzata del marchese?

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- Eh! Un marinaio non può avere tali aspirazioni. Come può osare di guardare tanto in alto?È l'altra che io amo.

- La camerera? - Sì, la camerera - disse Testa di Pietra. - Ah, come l'amo! I1 mio cuore minaccia di scoppiare per l'intensa gioia. Noi, vedi, che siamo marinai, e che le nostre donne non le vediamo che dopo tanti mesi di navigazione, amiamo piiì intensamente degli uomini di terra. - Penone! penone! - Sì, di maestra - disse il bretone ridendo. - Bevi ancora, figliolo, e spalanca gli orecchi. - Io ascoltare mio padre! - Eh, diavolo! Parla un po' meglio, figliolo. Se continui-a storpiare in questo modo l'inglese, finirò col non capir piiì niente. È vero che il Bordeaux fa un certo effetto sui bevitori di pirra...Ti dicevo dunque che il mio cuore si consuma d'amore per la cameriera della fidanzata del marchese. La conosci!

- sì. - Bella, & vero? - Un po' vecchia. - Sono vecchio anch'io, perbacco!

-Avanti, patre. -Nostro - disse il bretone. - Fra poco questo luterano mi recita il Pater noster. I1 Berdeaux fa talvolta di questi scherzi. Riaccese per la terza volta la pipa, che non pareva avesse voglia di tirare bene in quel momento, malgrado avesse duecento e più anni, poi disse: - Tu dunque, figliolo, sei di guarnigione nel castello? - Sì, patre. - Vada il patre, per ora. I1 Bordeaux ingrossa la lingua anche ai soldati. - Patre, avanti. - Ascoltami: io vorrei vedere quella cameriera. Come potrei fare? - Io condurti con me nel castello. - Dawero? - Ma sì, patre. - Allora spalanca gli orecchi ed ascoltami attentamente, buon figliolo; e tu, mastro Taverna, portaci quattro bottiglie di vino che siano più generose del tuo Bordeaux. - Dell'whisky ?... - Vada per l'whisky.


IL BRETONE W'ABBORDAGGIO DZMA CAMWERA

IL BRETONE ALL'ABBORDAGGIO D'UNA CAMERIERA Testa di Pietra ricaricò la sua pipa con molta flemma, l'accese, dopo di aver battuto più di venti volte l'acciarino, come se avesse voluto guadagnar tempo per piantare nel corpo dell'ingenuo chi sa quale colossale carota, tirò due colpi, tossì e poi cominciò: Io, vedi, quella cameriera, che segue sempre la fidanzata del marchese d'Halifax, la incontrai per la prima volta in un porto del gallese. Allora era una bellissima bionda ... - No, pane, è nera di capelli - disse il soldato. Hai ragione, io sono una gran bestia. L'amore mi fa dire delle sciocchezze. Bene; io l'ho amata come sanno amare i marinai; poi la ritrovai nelle isole scozzesi, dove gli Halifax posseggono molti castelli e vaste tenute da caccia, poi...l'hai più veduta tu? Ieri sera, patre. - Ma io no; e sono trascorsi dall'ultimo nostro incontro ben tre anni. Molto tempo. - Anzi molto tempo per un uomo che ha avuto da quella donna un figliolo bello come un raggio di luna. -Tu, patre? Alla mia eth?Ti stupisci? - Io non afere mai feduto figlio piccolo insieme a camerera. - Ho saputo che non lo tiene piu con sé, e desidero vederla per domandarle conto di quel pezzo della mia came, perché voglio fame un gran marinaio, forse un ammiraglio. - Penissimo, patre. E tu volere vederla? - Sì, figliolo. -Facilissimo. Signora bionda trovasi nell'ultima stanza della torre e non esservi abbasso che una sola sentinella. Io mettere questa sera mio fratello Wolf, e noi passare tranquilli. Ed io domani offrirò a te e a tuo fratello un'altra colazione. - E pacarla tu, patre. - Sempre pagare io! -rispose Testa di Pietra. Poi brontolò fra se: - Che paura ha questo tedesco di metter fuori un dollaro! Figuriamoci se si trattasse di sterline! ... Tirò in fretta altri quattro o cinque colpi di pipa, poi riprese: - A che ora potrò entrare nel castello? - Soffiare ritirata a nove ore - rispose il soldato. -Tu entrare con me.

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I CORSAiU DELLE BERMUDE

- Soffiano vento le trombe - disse il mastro ridendo. - Dove ti troverò?

- Sotto la torre. - A nove ore?

-]aia!. .. - Vederla! Rivederla dopo tanto tempo! - esclamò Testa di Pietra, fingendo di asciugarsi una lagrima col dorso della mano. - Stasera io sarò l'uomo più felice di questo mondo, e questa felicita la dovrò a te, figliolo. - Oh, patre! ... -Nostro che sei in cielo Io toccherò il cielo stasera anche senza il patet.. Mise una mano nella sua larga fascia di lana rossa, e levò due dollari che mise, con grande sussiego, dinanzi al soldato stupito. -Nel mio paese - disse, fingendosi commosso - v'&l'abitudine di pagare il tabacco ai figli che sono in guerra. Prendi e insacca senza dir grazie. - Tu troppo pono, patre. - Non ci badare. Io ti considero ormai come mio figlio. Quando non avrai piiì da fumare, vieni liberamente da me. - Grazie, patre. - ho detto di non ringraziarmi. Alle nove dinanzi alla torre del castello. - Io non mancare appuntamento. - Se per caso vedi la cameriera della miss bionda, dille che io muoio sempre d'amore per lei. - Sì, patre. - Ora va' pure a portare le candele di sego ai tuoi camerati. Hanno diritto anche loro di bere un po' di brodo. - Vado, patre. I1 soldato bevve un ultimo bicchiere, poi si alzò traballando sulle malferme gambe, sorrise al suo generoso padre adottivo e se ne andò, facendo risonare nelle due mani riunite i due dollari. - Crepa, canaglia! - borbottò il bretone. -Mi sei costato non meno d'un luigi. Si alzò a sua volta e andò a sedersi al tavolino occupato dal corsaro e da Piccolo Flocco. - Ben recitata la mia parte, mio comandante? - chiese. - Un galeotto come te non si trova in nessun villaggio della Bretagna - rispose sir William, scoppiando huna risata. - Quelli di Batz sono pih furbi di quelli di Poulguen - disse Piccolo Flocco. -Non l'avrei mai creduto; eppure & proprio così. - pare?- chiese il bretone. - Sono costretto a confessarlo apertamente. - Allora sotto di me farai molta strada, monello. - Lo spero.

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IL BRETONE AUIABEORDAGGIOD'UNA CAMERIERA

- E come te la caverai ora con quella cameriera?- chiese sir William. - Lasciate fare a me, signore - rispose il bretone. - Ho certe idee per la testa, che quando le conoscerete vi faranno stupire. Ci chiamano teste dure; quanto cervello c'è però dentro i nostri crani! - Ne sono ormai convinto - rispose sir William. - Ecco una frase che mi onora assai, mio comandante. - Dunque a questa sera. -E se quel soldato, che mi è costato un buon luigi, mi ingannerà, dove lo troverò, lo strozzerò come un merlo. Da noi si strangolano i merli; è vero, Piccolo Flocco? - Sempre - rispose il giovane gabbiere. - E le dita le abbiamo fortissime noi. - Le dita dei bretoni superano quelle dei gallesi, che sono i nostri fratelli piu prossimi. - Mio comandante, - disse Testa di Piena - volete che facciamo una passeggiata? Ti occorre qualche altro soldato? No, comandante; vado in cerca d'un cordaio. Io spero di trovarne qualcuno malgrado l'assedio. - Chi vuoi appiccare? La torre del castello d'Oxford - rispose il bretone. La torre? interrogò il corsaro. - Lasciate fare a me, mio comandante. La corda che andrò a comperare avrh una stretta relazione con me, voi, Piccolo Flocco, la cameriera e la bionda miss. - Sei un diavolo tu? - No, signore, noi siamo tutti figli dei nostri curati. - Come? Cioè delle nostre chiese. Ah, i nostri curati, che guidano le nostre donne ed i nostri figli, sono brava gente! - Hai fmito? Non mi manca che di trovare un cordaio e più tardi il mio soldato. Pensò però che abbiamo del tempo e si potrebbe andare a dormire qualche ora. Sono due notti che la facciamo bianca. - Tu hai accompagnato troppo il soldato. - Può darsi, mio comandante. D'altronde dovevo ben farlo parlare e svelargli i miei amori colla cameriera di Mary di Wentwort. - Che l'abbia bevuta quella storia il tuo tedesco?- chiese Piccolo Flocco. - Come upirra* tedesca - rispose Testa di Pietra. - Bada di non annegarci tutti dentro qualche mare d'inchiostro. Mi fido poco dei tuoi pasticci! - disse il corsaro.

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1CORSARI DELLE BERMUDE

- Niente affatto, mio comandante, ve ne darò una prova questa sera col farvi scalare la torre del castello. - Allora andiamo a riposarci un po'. I1 cordaio andrai a cercarlo più tardi. Mastro Taverna, sempre premuroso di servirli, li condusse in uno stanzone, che una volta doveva aver servito da magazzino, malamente arredato, ma con due letti passabilmente soffici e puliti. I tre corsari vi si gettarono sopra senza spogliarsi: sir William solo, e i due marinai insieme; e quantunque i cannoni continuassero a rombare, che gli americani facevano sforzi disperati per affaticare la guamigione, non tardarono a russare. Quando si svegliarono, con loro stupore cominciava ad annottare. - Tutti in coperta! - gridò Testa di Pietra, che era stato il primo a gettarsi gih dal letto. - A terra noi diventiamo delle vere marmotte. - Io credo invece che dipenda dal vino scorpionato di quella canaglia di mastro Taverna! - disse Piccolo Flocco. - Troverò ancora un cordaio che abbia il suo negozio aperto? - Va' a chiedere a mastro Taverna se può procurarti quanto ti occorre - disse il corsaro. - Agli albergatori non mancano mai le funi. - Bestia che sono! Non ci avevo pensato. I1 bretone si era slanciato fuori della stanza, e dopo pochi minuti, mentre sir William stava lavandosi, rientrava gridando: - Eccola, eccola! Trentacinque metri ed un piede, solida come un gherlino e nuova affatto. Come questa non l'avrei forse trovata nemmeno da un cordaio. Quel mastro Taverna è un uomo veramente meraviglioso ed intelligentissimo, malgrado i suoi occhidi bue. - Quanto hai stimato l'altezza della torre? -Non più di trenta metri, mio comandante - rispose il bretone. - Dei cinque che avanzano te ne servirai per fare dei nodi alla distanza di due piedi l'uno dall'altro. - L'avevo già pensato, mio comandante. - Va ad imbottirti, mentre noi andiamo a prendere un buon thè. - Con molto whisky, mio comandante. - Come vuoi - rispose il corsaro. Si fecero servire alla lesta, temendo di giungere troppo tardi all'appuntamento di quel bravo ed ingenuo soldato. Avevano appena vuotate le tazze, quando comparve il bretone straordinariamente ingrossato e sbuffante come un toro arrabbiato. - Ehi, mastro, metti su pancia?- chiese scherzando Piccolo Flocco. - SI, un pancia piena di canapa. Trentacinque metri e un piede! Ho sudato a mettermi intorno tutto questo affare, e sì che ho stretto assai, tanto che mi par di scoppiare - disse Testa di Pietra.


iL B W N E W1AB80RDAGGI0D'UNA C W E R E M

- Meno male che la tua casacca è larga quando una coffa! - rispose il corsaro.

- Or&, vuota la tua tazza e poi al latgo. Fra poco le trombe soneranno la ritirata. In tre colpi il bretone vuotò la sua, che era grossa quanto una coppa, e piiì piena di whisky che di thè,poi il corsaro gettò sulla tavola un'altra sterlina, dicendo a mastro Taverna, che sembrava inebetito da tanta insolita generosità: Dobbiamo partire per un'arrischiata spedizione contro quei maledetti americani. Forse noi torneremo con una donna, che tengono nelle loro mani come prezioso ostaggio, perché è la fidanzata d'un mio carissimo amico. Avresti un'altra stanza? -Vi offro quella di mia moglie, mio gentlernan. Non dorme qui la tua donna? È ai servigi del generale Howe. La vita è dura, e bisogna lavorare per guadagnarsela. - Sarà migliore di quella che hai offerto a noi? - Oh, sì, mio g e n t h n . Tutta la mobilia l'ho fatta venire dalla mia città natia, da Dublino. - Ah, sei irlandese tu? Sì, signore. Tanto meglio: ci aspetterai? Dormirò su una sedia presso la porta per essere piiì pronto ad aprirvi. -Questo mastro Taverna è il re dei tavernieri disse Testa di Pietra. - Eppure, a guardare quegli occhi, non si crederebbe! Al largo! - disse il corsaro. - E vento in poppa! - aggiunse Piccolo Flocco. Uscirono in fretta, senza badare ai profondi inchini dell'irlandese, e si misero in cammino a passi da granatiere. La notte era già calata, e nondimeno il bombardamento, invece di rallentare, andava diventando più intenso, piiì furioso, così da una parte come dall'altra. I quattro grossi mortai della corvetta dominavano e coprivano le altre detonazioni, lanciando ogni due minuti sulle case della città le loro enormi bombe per provocare continui incendi. - Si divertono i nostri camerati! - disse Testa di Pietra che seguiva il corsaro, sempre sbuffando, imbottito com'era di trentacinque metri di corda. Purché non accoppino noi invece degl'inglesi. Ciò mi dispiacerebbe. Morire per mano di camerati è una cosa che assolutamente mi pare non debba andare. Taci, eterno brontolone! - gli disse Piccolo Flocco. -Non vedi che la gente ti osserva? - E sai perché? Perché dimeni continuamente le labbra. Niente affatto, mi guardano per invidia.

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- Di che cosa? - Ti par niente vedere un uomo cosl grasso, mentre in Boston da quaranta e pih giorni soffrono la fame?

- È proprio vero, mastro -rispose

Piccolo Fiocco. - E se ti domandassero come fai a mantenerti cosl grasso? -Risponderei a quegli affamati che io sono un famoso cacciatore di gatti e che perciò in casa mia la carne abbonda per me, per mia moglie e i miei quindici figlioli, tutti maschi. - Tu trovi risposta a tutto. - Sfido io, sono di Batz! Piccolo Fiocco credette meglio allungare il passo e raggiungere sir William, sapendo gih, per vecchia esperienza, che non avrebbe mai avuto il soprawento sul lupo di mare. Le trombe cominciavano a squillare, segnando la ritirata, quando i tre uomini giunsero dinanzi al castello d'Oxford. I1 bretone, dopo un rapido sguardo, si staccò dai suoi compagni dirigendosi verso la torre. Aveva scorto il suo soldato, che fumava un grosso sigaro, pagatosi certamente coi due dollari regalatigli. - Bravo figliolo! - gli disse, battendogli familiarmente su una spalla. - Voi tedeschi siete gente di parola. - Foi, patre, dubitare di me? rispose il giovane alemanno. - Hai veduta la cameriera della bionda miss? -Non afer potuto, patre. Tutto giorno portare candele. -Allora i tuoi camerati devono aver bevuto oggi una broda magnifica. Tu però preferisci i salsicciotti col vino scorpionato, non è vero, figliolo? - Oh, ja, ja - rispose il tedesco. - Io afere crande amore per salsicce al fumo. - Ed anche per formaggio canadese, a quanto pare. - Molto pono anche quello. Ah, se vi fosse della pirra! ... - Tiho detto che non ve n'è in Boston. Mio caro ragazzo, non ne entra piu; e se cercano d'introdurla se la bevono gli americani. - Priganti americani! Ad un tratto il soldato fece due passi indietro, e guardò con stupore Testa di Pietra. - Patre, - disse poi - tu essere molto ingrassato. - È vero, figliolo. Ho divorato questa sera ventiquattro salsicciotti affumicati con crauti, ultimo barile di mastro Taverna, che poi ho innaffiato con quattro bottiglie di vino scorpionato. Ricordati, figliolo, che quando si devono affrontare certe occasioni difficili, è meglio sfidare il pericolo colla pancia piena. - Ventiquattro?

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IL BNTONE AUIAB80RDAGGIOD'UNA CAMERIERA

- Salsicciotti! - Herr gott! Che appetito, patre! -Io mangio come un leone, quando mi ci metto; anzi, come una tigre del Bengala.

- Dodici aferli manciati volentieri anche io.

-Domani, se vorrai, ne offrirb a te e a tuo fratello anche cento. Ho cinquanta dollari, e prima di ripartire voglio spenderli tutti. - Penissimo, pane. - E regalarne anche. -Tabacco ai poveri figli tedeschi? Sempre. - La ritirata essere finita. - Si pub andare? -Tu, patre, fenire con me. Mio fratello Wolf stare a guardia della scala. Gli hai pagato da fumare a quel bravo ragazzo? - No. - Prendi questo dollaro e passalo a lui di sottomano. -Tu seminare troppo denaro, patre - rispose il tedesco, allungando perb lestamente la mano. La marina getta via! - rispose gravemente Testa di Pietra. - Quando ha le tasche vuote, le rovescia al di fuori, in attesa che tornino a riempirsi; e si riempiono, mio caro, molto piiĂŹ rapidamente di quelle dei soldati di terra. Io afere sbagliato mestiere disse il soldato con un sospiro. - Quando nascerai un'altra volta, invece di arrolarti fra i terragnoli, ti getterai a capofitto dentro la marina. Un po' di pazienza, e questa faccenda l'accomoderai, perchĂŠ tu non porterai le scarpe di vecchio, mio povero figliolo. Un brutto giorno una palla americana ti porterh via, e buonanotte. Cattivo augurio. - Non badarci. Anche noi, gente di mare, tutti i giorni siamo sospesi sull'abisso, e quando un colpo di vento od una buona bordata caccia alla malora la nave, scendiamo tutti, vecchi e giovani, nei tenebrosi baratri del mare, dove deve fare molto freddo! Ma io sono pazzo a pensare a queste malinconie. Ho cinquant'anni e sono ancora vivo. Erano entrati nel castello insieme con molti soldati e marinai, i quali non avevano fatto nessun caso a loro. I1 soldato fece attraversare al bretone cinque o sei cameroni ingombri di lettucci, poi una porticina, e, scesi cinque gradini, entrarono in una specie di salotto. I1 cabinetto del marchese d'Halifax - disse sottovoce. - Non si troverh mica lassĂš dalla bionda miss? - disse Testa di Pietra. Oh, no, manciare ora con Howe.

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I CORSARiDELLE BERMUDE

- Allora tutto va bene. Dov'è tuo fratello? - Aspettare un momerko, patre. Aprl un'altra porta, ed il bretone scorse subito, seduto sui primi gradini d'una interminabile scala, un altro tedesco, rosso, biondo, paffuto, che rassomigliava, come due gocce d'acqua, a Hulbrik. - Mio fratello Wolf - disse il soldato. - Dagli il dollaro. - No, ora; noi peferlo poi insieme. Wolf si era alzato, appoggiandosi al suo fucile. Era un po' pih giovane di suo fratello, ed aveva una corporatura da toro. - Ecco l'amico - disse Hulbrik. - Passa, fratello - rispose Wolf. - Camerera sola? - Sì, sola. - Miss dormire? - Non ancora. - Tu aspettare. - Io non muovermi - rispose Wolf. - Poi io pacarti da pere due bottiglie di pirra. - Accettato. - Canaglia! - mormorò il bretone, salendo le scale della torre. - È il terzo dollaro che mi porta via e tutto per se. Ah, questi assiani sono pib avari di mio nonno, che mangiava i corvi per non spendere un soldo e ne andava a caccia dentro i cimiteri. È vero che i bretoni hanno buono stomaco! Salirono la scala, la quale seguiva un lato della torre per lasciare maggiore spazio alle stanze che occupavano l'interno; poi l'assiano si fermò dinanzi ad una porta rischiarata malamente da una candela di sego, la sola cosa Òrmai che si potesse trovare in Boston, e bussò discretamente. Un momento dopo la porta s'apriva, e sulla soglia compariva una donna fra i trentacinque e i quarant'anni, molto magra, molto asciutta, con dei lunghi denti gialli e i capelli nerastri. - Voi, Hulbrik! - esclamò. - Che cosa desiderate a quest'ora? È il marchese che vi manda? - Dormire, miss? - Non ancora. - Qui essere vostro amico che folere molto parlarfi. - Un mio amico?- esclamò la cameriera di Mary di Wentwort. Testa di Pietra prese il coraggio a due mani e si avanzò nella stanzetta elegantemente ammobiliata, ma rischiarata anche quella da due fumose candele di sego.


iL BRETONE W'ABBORDAGGIOD'UNA CAMERIERA

- Nelly, non mi conoscete piu?- chiese fingendosi estremamente commosso. - Nelly! ...Io non ho mai portato questo nome, signore - rispose la cameriera, squadrando il marinaio.

- Eh, via! Non vi burlate d'un disgraziato, che ha tanto sofferto e tanto pianto per voi, mia buona Nelly.

- Che cosa mi venite a raccontare voi, signore? -Delle storie vere che sir William Mac-Lellan potrebbe confermarvi. La cameriera era diventata pallidissima. Mac-Lellan, avete detto?- esclamò indietreggiando. - Ah, ecco che la memoria vi torna! La cameriera additò all'assiano la porta, dicendo poi: -Ora mi ricordo, lasciateci soli, Hulbrik. Attese che i passi del tedesco si fossero allontanati, poi si gettò contro al mastro, afferrandolo per le braccia e scotendolo vivamente. - Ripetetemi quel nome! - disse. Sir William Mac-Lellan, capitano del Tuonante. Io sono, miss, il suo mastro, e sono qui venuto a recitare non so se una commedia o una tragedia per ordine suo - rispose il bretone. I teatri non li ho mai frequentati, io. - Dov'2 il baronetto? - Pih vicino di quello che crediate, miss. Qui in Boston?È impossibile! - Per il borgo di Batz, se ci sono venuto io, che non lo lascio mai, ci dev'essere anche lui. Dubitereste di me? È qui? - Proprio qui no; ma poco lontano. Volete avvertire la vostra signora? Sl, sl, subito. - Troppa fretta! - esclamò il bretone, vedendola correre verso una porta. - Io avrei preferito starmene un po' con voi per dirvi quattro paroline dolci. Che diavolo! Anche un vecchio marinaio sa fare all'amore, corpo d'un merluzzo secco! La cameriera era già scomparsa senza prestare orecchio alle sue parole. Cinque secondi dopo rientrava dicendo: - Venite, marinaio: Mary di Wentwort vi aspetta. Mastro Testa di Pietra si levò il berretto, si provò a fare un inchino, poi seguì la magra miss, borbottando: - Ecco il colpo di vento. Come mi comporterò io dinanzi ad una cosl grande signora?Timoniere, tutto all'orza, e molla tutto!

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I DUE FRATELLI In un salottino minuscolo, colle pareti coperte di seta rossa damascata, con piccoli divani all'intomo ed un tavolino d'ebano nel mezzo, sul quale fumavano quattro candele di sego, montate però su candelieri d'argento massiccio, stava seduta su di una comoda poltrona Mary di Wentwort. Vedendo entrare il marinaio, si era alzata di colpo fissando su di lui i suoi occhi d'un azzurro profondo, che nemmeno i mari o gli oceani avrebbero potuto agguagliare nelle loro diverse, anzi infinite tinte. Era una bellissima fanciulla di appena diciott'anni, alta, slanciata, con un vitino da vespa, racchiuso in un accappatoio di percalle azzurro guarnito con pizzi di Bruxelles. Aveva i capelli biondi, che davano i riflessi dell'oro di miniera, le labbra piccolissime, rosse come il corallo del Mediterraneo, le gote rosee come le grosse mele di Normandia. Testa di Pietra era rimasto come fulminato borbottando fra se: - Che bocconcino! Sfido io, se ha fatto bollire il sangue del baronetto! I1 mio, quantunque vecchio, avrebbe fatto crepare tutte le vene. S'inchinò goffamente dinanzi alla fidanzata del suo comandante, poi fece il saluto militare, non sapendo che cosa altro fare. - Voi avete pronunciato un nome a me caro - disse la bionda miss, la quale appariva in preda ad una vivissima commozione. - William Mac-Lellan. - SI, miss - rispose Testa di Pietra. - Siete venuto qui a rappresentare qualche infame commedia per incarico del marchese d'Halifax? - Signora, - rispose il bretone con voce grave - io sono il mastro del Tuonante, ed il Tumnte 5 comandato da sir William Mac-Lellan, e tutto il mio sangue, tutti i miei muscoli, tutti i miei nervi sono pronti a sacrificarsi per il mio capitano. I1 marchese d'Halifax! Non l'ho mai conosciuto. Che venga, e vedrete, miss, come io monterò all'abbordaggio colla mia sciabola. I bretoni sono leali ai loro capi! - Dov'5 il baronetto? - Ho detto gih alla vostra cameriera che si trova pih vicino di quello che potreste supporre, miss. - Non m'ingannate voi? - Sono u n marinaio bretone! Oh, che cosa dite, miss?... - Ditemi allora subito dov'5. - Volete vederlo? - Dovesse succedere qualunque cosa... sl, marinaio. Testa di Pietra si avvicinò ad una finestra, sollevò la tenda di seta violetta, poi, dopo aver lanciato al di fuori un rapido sguardo, disse:


l DUE FRATELli

- Non scorgete voi, miss, due ombre che passeggiano dinanzi alla torre col naso in aria, perche devono certamente guardare quassh?Uno è il baronetto, e l'altro, Piccolo Flocco, il suo fido gabbiere. Mary di Wentwort si era precipitata verso la finestra, nel momento che i quattro grossi mortai della corvetta lanciavano sulla città le loro bombe. - Lui! William! - esclamò. - È il più alto, signora - disse il bretone, ed aggiunse: - I camerati del T-te potevano stare un po' zitti, per il borgo di Batz! Ora disturbano noi e non gl'inglesi. La bionda miss si era ritirata in preda ad una viva agitazione. Due lagrime, che sembravano due perle, erano sgorgate dai suoi bellissimi occhi azzurri. - Come potrei fare per vederlo?- chiese con voce singhiozzante. - Si fa salire, signora. - Fin qui?Colle sentinelle che guardano il ponte levatoio del castello? - I marinai fanno a meno dei ponti levatoi e anche delle scale di pietra, signora mia. Che cos2 per noi scalare una torre alta appena trenta metri? Un gioco da fanciullo. Mary di Wentwort lo guardò con estrema ansietà, interrogandolo cogli occhi. - Signora, - disse Testa di Pietra con voce grave - vi assicuro che fra cinque minuti sir William sarà ai vostri piedi. - Io non crederò mai ad un simile miracolo. -Ne facciamo tanti, noi marinai! Permettete che mi ritiri per un momento nell'altra stanza per sbarazzarmi dei trentacinque meni di corda che mi soffocano e che serviranno al capitano per dare la scalata ai vostri bellissimi occhi marini. - Fate pure, brav'uomo. Testa di Pietra passò rapidamente nel salottino e si tolse la sua larghissima casacca, borbottando: - Che bocconcino si è scelto il capitano! Dev'essere uno di quei pezzi di pan d'oro che si dispensano nel paradiso dei turchi...Corpo d'una bomba! che cosa accadrà ora? Io dovrb assistere al colloquio e guardare la luna, che forse questa sera non spunta... Gran bestia! Avrò un dolce colloquio colla cameriera. Dopo tutto, non è tanto brutta. Solamente mi spaventano i suoi lunghissimi denti gialli. Diavolo! quelli son capaci di divorarmi la mesata in ventiquattro ore. Aveva cominciato a togliersi la corda, e di quando in quando vi faceva un buon nodo ben stretto per facilitare al baronetto e a Piccolo Flocco l'ascensione. Quand'ebbe terminato, si rimise la casacca, passb nell'altra stanza e, dopo aver raccomandato alle due donne il massimo silenzio, fissò un capo della corda ad


I CORSAFUDELLE BERMUDE

una sbarra di ferro che si trovava a circa tre quarti d'altezza della finestra gotica. Assicuratosi prima, e parecchie volte, della sua solidith, lanciò il rotolo nel vuoto. I1 piazzale era deserto, non essendovi da quella parte nessuna entrata che conducesse al castello, e poi cittadini e soldati in quell'ora si trovavano tutti rifugiati dentro le case e le caserme per non ricevere sulla testa qualche palla americana, ché sempre infuriava il bombardamento. Soli gli artiglieri si tenevano valorosamente sui bastioni, sui ridotti e sulle lunette per controbattere il fuoco del nemico, che si manteneva vivissimo. - Miss, - disse Testa di Pietra, dopo essersi curvato sul davanzale - preparatevi a riceverlo. Egli sale gih. - Dio! Se cadesse!...- esclamò Mary impallidendo. -Chi? La torre forse, ma il mio capitano, no, signora. È agile come uno scoiattolo, lesto come un primo gabbiere e possiede dei muscoli intrecciati con dei peli della coda del diavolo. È possibile che un tale uomo cada? I1 mio capitano sarebbe capace di dare la scalata anche alla luna, se gli gettassero di lassh una buona fune. Pur parlando, il bravo bretone cercava di tenere ferma la corda, la quale di quando in quando subiva dei soprassalti. - Viene, viene, miss! Sale come un primo gabbiere, come un gabbiano anzi! Sfido io! È il vento dell'amore che lo spinge. Ecco un vento che noi metteremo sulle nostre bussole. E chiacchierava il brav'uomo con una vena inesauribile, facendo girar la testa alle due donne, le quali stavano h a guardarlo come istupidite. Ad u n tratto una testa comparve all'altezza del davanzale. Testa di Pietra allargò le sue robustissime braccia, le spinse fuori e strappò dalla fune il corsaro, deponendolo dinanzi alla miss. Due grida, a malapena soffocate, si udirono: - La mia Mary! - William! Poi il corsaro e la giovane si gettarono l'uno nelle braccia dell'altra. Testa di Pietra, che si era ritirato prontamente in disparte, s'accorse, con suo indicibile stupore, che due grosse lagrime erano spuntate ne' suoi occhi. - Per il borgo di Batz! - mormorò asciugandosele col dorso della mano. - Si è mai veduta una cosa simile? Un vecchio lupo di mare che a cinquant'anni piange ancora! Eppure non sono mica un coccodrillo io! Si era slanciato novamente verso la fune, mentre il corsaro e la giovanetta si tenevano sempre strettamente abbracciati, baciandosi sulla bocca. - Piccolo Flocco monta all'abbordaggio della torre! - aveva esclamato. - Aiutiamolo, quantunque quel topo di mare possa fare senza di me.


I DUE FRATELLI

I1 giovane gabbiere infatti saliva, agile come una scimmia, senza nemmeno fermarsi sui nodi. Anche la sua testa comparve, ed il suo corpo subì la ruvida stretta del bretone. - Mio comandante, - disse allora il vecchio lupo di mare - permettete che ci ritiriamo nell'altra stanza: che cosa volete?Certe scene commuovono troppo anche i cuori di pietra dei figli dell'Armorica. E senza aspettare la risposta, tomb nel gabinetto seguito da Piccolo Flocco e dalla cameriera, chiudendo la porta. -Non disturbiamo il comandante - disse. - La gioventù ha da dirsi tante cose, che meglio che i vecchi non ascoltino. - Ehi, mi prendi per un vecchio, mastro?- chiese Piccolo Flocco. - E nemmeno io sono vecchia - protestb la cameriera. - È vero, signora, ma che volete?Sono così scombussolato in questo momento, che i miei occhi devono vedere doppio come quelli di mastro Taverna. Perdonatemi, miss Nelly. - Io non ho mai portato questo nome, ve l'ho gia detto - disse la cameriera. - E come vi chiamate allora? - Diana. -Io ho conosciuto una fregata che portava questo nome e che per polena aveva una bellissima ragazza coi capelli svolazzanti ed un arco in mano. Ma non rassomigliava affatto a voi, miss Nelly. - Diana! Volete farmi arrabbiare? - Io fare incollerire voi, mia dolcissima signora?- disse il mastro. - Oh, mai! Siamo ruvidi marinai, 2 vero, Piccolo Flocco?ma abbiamo il più grande rispetto per le donne. Vedete infatti che le mettiamo sempre sulle polene delle nostre navi, dritte sul tagliamare... - Esposte prima di tutti alle ondate - disse Piccolo Flocco. -Tu sei un asino con trecento orecchi! - disse il bretone. - È vero che tuo padre ne aveva cinquecento e che lo mostravano come un fenomeno sui mercati di Poulguen? - Tu non l'hai conosciuto - protestb il giovane gabbiere. - Aveva gli orecchi come i miei. - Allora mi avranno ingannato. Miss Diana, finché il baronetto aggiusta i suoi affari colla vostra padrona, non si potrebbe bere un gocciolino?Suppongo che il marchese d'Halifax non vi terrà a corto di vino e di upirra*, come dice Hulbrik. La cameriera sorrise, si awicinb ad un piccolo mobile di palissandro e ne tolse due bottiglie, tre bicchieri e un cavatappi. - Sturate pure, signore - disse, rivolgendosi al mastro. Questi prese le due bottiglie, le osservb attentamente, poi esclamb:


- Corbezzoli! Madera! Una marca famosa. Sei mai stato tu in quell'isola, Piccolo Flocco?

- Io, mai.

- Un'isola deliziosa, dove le donne sono graziosissime e gli uomini terribilmente gelosi; ma il vino, mio caro, pih che splendido. Immaginati che una volta mi riportarono a bordo in un carretto o in una carriola, non ricordo bene ora. La testa mi girava come una bussola impazzita. Avete mai provato a bere, miss Nelly. .. ci02 Diana? Voglio dire a fare una bella bevuta come la sanno fare gli orchi dell'oceano? - Io?- esclamò la cameriera. Mai, signore. Non sono mai stata moglie d'un pescatore o d'un marinaio. - Male, male, miss Diana! Provate questo Madera, e vedrete come il vostro cuore prenderà subito fuoco. - Per chi? - Non sono un bell'uomo forse io? Di là tubano i gabbiani, e noi possiamo pure tubare, mia dolcissima Diana. Bel nome! Lo portava una fregata. E che fregata! E che bella polena aveva sul tagliamare! Tutti i marinai andavano ad ammirarla estasiati. Peccato che fosse di legno! Ma forse 2 stato un bene... Ma io chiacchiero ed il vino di Madera ci aspetta. Come mi smarrisco certe volte! - Si direbbe che invece di navigare attraverso gli oceani, tu hai sempre abitato le foreste del Brasile, dove i pappagalli s'incontrano ad ogni passo disse Piccolo Flocco. Testa di Pietra corrugò la fronte, si lisciò la barba arruffata, poi, guardando severamente il mozzo, gli disse: - Tu diventi troppo monello, mio caro. Così non può durare, per il borgo di Batz! - Stura quel tuo famoso Madera, invece di parlare tanto! - rispose il gabbiere. -Non vedi che la dolcissima miss lo aspetta? - Subito - rispose Testa di Pietra. Berremo al nostro Tuonante. Aveva preso una bottiglia ed il cavatappi, quando vide la cameriera di scatto precipitarsi verso la porta che metteva sulla scala, e chiuderla a doppia mandata. I1 bretone era rimasto come una statua, colla bottiglia all'altezza delle cosce ed il cavatappi in aria. - Dio mio! - esclamò in quel momento la cameriera, mettendosi le mani nei capelli. - I1 marchese! Conosco il suo passo! - Vino dannato! - borbottò il bretone. - Che sia proprio destinato che io non ti possa più riassaggiare? Ma poi si riprese prontamente:

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I DUE FRATELLI

- Ecco, Piccolo Flocco, una bella occasione per vuotare un bicchiere in compagnia d'un pari d'Inghilterra. I1 giovane gabbiere non la pensava forse come il vecchio lupo di mare, perché si era slanciato dietro la cameriera, la quale era già entrata nella seconda stanza gridando: - Signora, il marchese! il marchese! - Qui! a quest'ora! - esclamò la rniss, diventando livida. - Impediscigli il pasSO, Diana. - Di questo s'incaricheranno i miei marinai, - disse il baronetto - ma glielo chiuderanno dietro le spalle. Il momento tragico è giunto per finire gli odi di famiglia. Aveva snudata la spada e deposta sulla tavola. Anche Testa di Pietra, che era riuscito a sturare la bottiglia, si era presentato sulla soglia senza manifestare nessuna apprensione. - Lasciatelo entrare; poi impeditegli di uscire e di chiamare aiuto - disse rapidamente sir William. - Questo è affar nostro - rispose il bretone. - Lasciate sbrigare a noi questa faccenda. A me, Piccolo Flocco! Tornarono nel salottino proprio nel momento in cui bussavano un po' troppo scortesemente alla porta. Testa di Pietra empl lestamente i tre bicchieri, ne vuotò a metà uno, si asciugò col dorso della mano i baffi, poi, dopo aver fatto cenno a Piccolo Flocco di non muoversi, fece girare la chiave ed aprl. Un uomo di media statura, pallidissimo, con una barba rossastra che gli dava un aspetto sgradevole, e con due occhi quasi neri ed imperiosi, entrò. Indossava la divisa di colonnello scozzese, e al fianco portava la spada. Vedendo il marinaio, il marchese fece un gesto di stupore; poi, dopo averlo guardato w n disprezzo dall'alto in basso, gli chiese con voce ruvida: -Chi siete voi e che cosa fate qui? - Scusate, signore, domando a voi chi siete - rispose tranquillamente il bretone. -Non vi basta il vestito che indosso? - No, signore. - Sono il marchese d'Halifax. - Ed io mi chiamo Testa di Pietra. - Avete detto? -Testa di Pietra - ripete il bretone. - Volete burlarvi di me?- gridò il marchese, il quale cominciava a perdere la pazienza. - Come vi trovate qui, voi? -Dio mio, è dunque vietato a Boston, perchC assediata dagli americani, venire a trovare i parenti dopo quindici mesi che non si vedevano?


I OORSARI DELLE BERMUDE

- Con quale nave siete giunto? - Colla fregata Coliingron. - Quando è giunta? - Ieri sera, signore. - Io non l'ho veduta. - Si è ancorata nell'avamporto, e percib non è facile scorgerla, essendovi una lingua di terra nel mezzo.

- Dov'è la cameriera? - Colla signora. - Bevete pure, per questa volta. -Noi siamo pronti ad obbedire, colonnello. Voi gih sapete che i soldati e i marinai hanno sempre sete. I1 marchese gli volse dispettosamente le spalle e bussò alla seconda porta che la cameriera si era affrettata a chiudere, colla sola maniglia perb. - Si pub?- chiese con tono burbero. - Entrate, signor marchese - rispose Diana con voce tremante. Testa di Pietra e Piccolo Flocco si erano alzati, snudando le sciabole d'membaggio e m a n d o precipitosamente le loro pistole. I1 marchese, che di nulla si era accorto, spinse l'uscio ed entrb. Tosto un grido soffocato, che parve quello d'una pantera ferita, gli USCIdalle labbra. Appoggiato al tavolino, su cui stava snudata la spada, si trovava sir William, mentre Mary e la cameriera, atterrita, prevedendo che qualche cosa di terribile stava per succedere, si erano rifugiate dietro una tenda della finestra. - Voi! Voi! - disse il marchese, digrignando i denti e snudando sull'istante la sua spada. - Vi stupisce, fratello?- chiese il baronetto con voce ironica e calmissima. - Non vi aspettavate certo di rivedermi dentro Boston assediata; ma i corsari passano dappertutto, anche attraverso le vostre artiglierie. 11 marchese stette un momento silenzioso, fissando sul bastardo due occhi iniettati di sangue. La sua tinta, gih sempre pallida, era diventata spettrale. -Voi! - ripeté finalmente, scotendosi ed allungando la spada. - Chi vi ha condono qui? 11demonio? - No, i venti delle Bermude sulla mia corvetta - rispose il baronetto. Poi aggiunse con tono pih ironico: - Bel modo di ricevere un fratello colla spada in pugno! - Voi siete il bastardo della mia famiglia e non mio fratello - disse il marchese. Un'ondata di sangue colorb le gote del corsaro. - Il bastardo! - disse poi, facendo uno sforzo supremo per frenarsi. - Del quale fra ventiquattro ore non si parlerh pih, perché vi farb subito arre-


WLPi DI SPADA

stare come nemico della mia patria. Ho saputo che prestate aiuto agli americani, e quindi vi farò impiccare. - Provatevi a chiamare i vostri soldati. - Lo farò subito. Girò su se stesso e spinse impetuosamente la porta; ma fu costretto ad arrestarsi. Testa di Pietra e Piccolo Fiocco colle sciabole d'arrembaggio e le pistole in pugno, gli chiudevano il passo. Alto là, mio colonnello! - disse il bretone. - La ritirata non è piiì possibile; non vi rimane che ammainare la bandiera ed arrendervi.

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COLPI DI SPADA I1 marchese vedendo quei due uomini così formidabilmente armati e che lo avevano già preso di mira, mandò un urlo e retrocesse rapidamente. Sir William aveva intanto impugnata anch'egli la spada, ben deciso a vedere se il sangue degli Halifax era diverso da quello dei Mac-Lellan. - Mi avete teso un agguato? chiese il marchese, mentre Piccolo Flocco, ad un cenno del bretone, con una mossa fulminea allontanava la tavola per lasciare maggiore spazio ai combattenti. - Io non vi ho teso nessun agguato, perche non era qui che volevo i n c o n m i - rispose il baronetto. Se foste tornato domani mattina, non mi avreste trovato piiì qui, come non avreste trovato Mary di Wentwort. Mary! - ruggl il colonnello. - Dov'è che non la vedo qui? - È la - disse il baronetto indicando la tenda. - Che venga qui subito. - No, signor mio. Ora è mia; non pih vostra. Me l'avete rubata a tradimento, ma una seconda volta non me la lascerò portar via. - Largo o vi uccido! - Chi uccidete? Voi, signor Mac-Lellan - disse il marchese con disprezzo. - Se anche non sono un d'Halifax intero rispose il corsaro - son tale un uomo da saper difendere la mia pelle. Siete diventato un maestro d'armi? Non l'avevo mai saputo prima di questa sera. - V'insegnerò io come insegnano i maestri d'armi in Francia. - Basta, finitela! Largo, per la morte di tutti gli dei della terra! Qui, Mary. Due grida soffocate avevano risposto di dietro la tenda che nascondeva le due donne. - Venite! - urlò il marchese.

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I CORSARi DELLE BEFMJDE

- Non obbedite! - disse sir William. - 4,tu vuoi impedirlo, bastardo! Si slancib innanzi colla spada tesa, sperando di spaventare il corsaro con un affondo improwiso. La sua lama diede un suono metallico, sprigionando qualche scintilla, e devib subito sotto un poderoso sforzo dell'awersario. Fu un vero miracolo se la spada non gli fu gettata via al primo attacco. - Ah, voi siete forte! - disse il marchese. - La vedremo, signor Mac-Lellan. A Londra e a Edimburgo ne ho gettati a terra di gentiluomini che avevano nelle loro vene più bel sangue del vostro! - Ed io, in venti e più abbordaggi, fra il tonare dei cannoni e lo scrosciare della mitraglia, ne ho uccisi molti, signor mio. I corsari valgono meglio di voialtri soldati. Testa di Piena, Piccolo Flocco, voi ci servirete da testimoni, e nel medesimo tempo impedirete a questo signore di sfuggirmi. - Io fuggire?- esclamb il marchese, rimettendo la spada in linea. - Un d'Halifax! Sarà un Mac-Lellan che darà indietro dinanzi la punta del mio ferro. - Provatevi a passare per raggiungere Mary. - Largo! - Mai! qui si muore sul posto! I1 marchese gli vibrb una botta diritta, che il corsaro fu pronto a parare con una semplice mossa di seconda. Non era che un'awisaglia. I1 marchese aveva attaccato furiosamente, sperando di respingere il bastardo e di raggiungere la tenda, dietro la quale, mute di spavento, tremanti, si tenevano strette la padrona e la cameriera. Aveva da fare perb con uno spadaccino che, se era più abituato a maneggiare la pesante sciabola d'abbordaggio, maneggiava anche la spada in modo stupefacente, avendo avuto maestri francesi che in quell'epoca, insieme con gl'italiani, non avevano rivali al mondo. Fermo come una torre, su una guardia elegantissima, che sarebbe stata ammirata anche alla corte di Versailles, controbatteva ferocemente il ferro del marchese, esclamando di quando in quando: - Sotto, signor d'Halifax! Un Mac-Lellan vi chiude il passo, un bastardo! Gettatelo a terra dunque con una stoccata diritta al cuore. I1 colonnello, valente spadaccino anche lui, infuriava, tirando colpi e lanciando bestemmie, ma tutti i suoi sforzi riuscivano vani. La spada del corsaro, che fischiava come fosse un giunco, era sempre pronta a respingere il colpo mortale. - Perbacco! - urlb ad un certo punto il marchese, passando la spada dalla mano destra alla sinistra e tergendosi il sudore, forse più freddo che caldo, che gli bagnava la fronte. -Ora vedremo questo gioco!


COLPI DI SPADA

- Da mancina? - disse il corsaro con sorriso satanico. - Vecchia scuola, che i maestri d'armi della Francia mi hanno insegnato.

E a sua volta aveva impugnato la spada colla mano sinistra, facendo un passo indietro, uno solo, per non farsi infilzare a tradimento. Il marchese era diventato più livido che mai. Ah, tu pure, bastardo conosci questa scuola? - Ed altre ancora, marchese - rispose il corsaro. Vi farb provare fra poco la supremazia delle scuole francesi ed italiane su quelle inglesi; poichk gl'inglesi non ne hanno mai avuto una propria. Fino ad ora mi sono difeso: il momento di montare all'abbordaggio & giunto, e per tutte le furie dell'infemo vi monterb, coll'impeto che ho sempre messo quando vuotavo le navi dei vostri compatrioti. -Tu, che hai del sangue inglese nelle vene! - Non sono un bastardo allora! - disse il baronetto. I1 marchese si morse le labbra a sangue, poi disse: È vero: siete francese per metà e per l'altra metà inglese. Sono io, ora, marchese, che vi dico di finirla e di dare o ricevere una buona stoccata. Sono pronto. Parlate troppo collo scopo di prendervi qualche po' di riposo, del quale il mio braccio, abituato alla pesante sciabola d'abbordaggio, non ha sentito fino a questo momento il bisogno. Su, all'attacco, per tutti i venti del mondo! Allora prendi, bastardo! Ah, no! Troppo corta. - Prendi quest'altra! -Nemmeno questa. Si ferma con una semplice parata di seconda. - E la terza? Passata pure, fratello! - rispose il baronetto, il quale aveva parata prontamente la stoccata diretta sempre verso il suo cuore. I1 marchese aveva fatto due passi indietro ed aveva ripreso la spada colla destra. Non mi volete lasciar raggiungere Mary?- ruggl. - Vi ho detto di no. -Eppure io passerò, anche se ho dietro di me due uomini armati pronti ad aiutarvi. E che finora non mi hanno dato nessun aiuto, quantunque siano persone così devote a me da piantarvi nella schiena due palle di pistola e finirvi a colpi di sciabola. Sono marinai che appartengono all'equipaggio del Tuonante quella nave che voi conoscete, signor d9Halifax,perchk l'avete veduta nei porti, nei seni, nelle baie delle Ebridi. Ma non vi occupate di loro. Rimarranno impassibili spettatori del nostro duello. Vi siete riposato abbastanza?

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Io?Non ho bisogno di chiedere ad un Mac-Lellan dei riposi. - Allora, attaccatemi. Il marchese, in preda ad un terribile furore, si gettò per la terza volta contro il baronetto, tirando stoccate disperate di prima, di seconda, di terza e di quarta, e cozzò contro una parete d'acciaio. - A me, ora! - disse il corsaro. - Voglio vedere se il sangue degli Halifax & uguale a quello mio! Abbiamo avuto uno stesso padre. A sua volta aveva assalito con una furia vertiginosa. Balzava come una tigre, mandava grida inarticolate per sbigottire l'awersario, e lo tempestava di botte sapientemente date. Il marchese, sorpreso da un simile attacco, aveva fino da principio rotto la guardia facendo un primo passo indietro. Pochi secondi dopo, impotente a tener testa a tanta furia, fece una seconda ritirata. Mary di Wentwort si allontanava ormai sempre più da lui. - È perduto! - brontolò Testa di Pietra, il quale teneva sempre in pugno la sciabola d'abbordaggio e la pistola per impedire al marchese di slanciarsi nell'altra stanza e chiamare in suo aiuto la guarnigione del castello. - Il mio comandante 5 assolutamente invincibile. - Diamine! Dopo tanti abbordaggi! - esclamò Piccolo Flocco. In quel momento il marchese fece un altro passo indietro. Non riusciva più a tener testa alla furia incalzante del baronetto. Ancora tre passi e si sarebbe trovato contro la parete. Il corsaro, deciso a finirla, gli stava sempre addosso, portandogli dei colpi terribili, che l'altro a gran pena riusciva a parare. Già due volte la sua ricca casacca ad alamari d'oro era stata lacerata in vicinanza del cuore. Ad un tratto sir William a sua volta ruppe, facendo un salto indietro. Il marchese, credendo di sorprenderlo prima che avesse il tempo di rimettersi in guardia, gli si era precipitato addosso gridando: - Sei mio! sei Non poté finire. Si era portata una mano al petto ed aveva lasciata cadere la spada. La lama del corsaro l'aveva toccato, e ben profondamente, quantunque non proprio in direzione del cuore, ed aveva bevuto il sangue degli orgogliosi marchesi d'Halifax. - Toccato! - esclamò Testa di Pietra, lanciandosi dietro al ferito ed allargando le braccia. Era giunto in buon punto, perché il marchese era svenuto e si era lasciato andare. Il bretone lo prese, lo trasportò su un divano e non senza un certo raccapriccio, quantunque fosse abituato alle carneficine orrende degli abbordaggi a ba-

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COLPI DI SPADA

se di colpi d'ascia e di sciaboloni, vide la casacca rossa del colonnello macchiarsi d'una tinta più cupa. - È sangue questo - disse. Sir William era rimasto immobile, appoggiato sulla sua formidabile spada, passandosi e ripassandosi una mano sulla fronte. - Non è sangue azzurro quello degli Halifax! - mormorb il corsaro. - È rosso come il mio. Ringuainb la spada, poi al& la tenda e trasse a sé Mary. - È finita - le disse. - Dio così ha voluto. La bionda miss aveva mandato un grido di spavento ed i suoi occhi, azzurri come la profondith del mare, si erano fissati sulla macchia rossa che andava sempre più allargandosi sulla casacca del marchese. - Morto?- domandb. - Forse no - rispose il corsaro, il quale pareva che facesse degli sforzi supremi per nascondere la propria commozione. -Ho sbagliato probabilmente il colpo. Poi serrandosela strettamente al petto, le disse: - Scegli fra me e lui. -Te, te, mio William. - Allora fuggi. - E il marchese?Lo lascerai morire così! - Quando noi avremo lasciato la torre, Diana andrh a chiamare qualcuno. I medici non mancano dove vi sono tanti soldati...Testa di Pietra, un pezzo di corda ben solida. - Eho sottomano - rispose il bretone, strappando da una tenda un grosso cordone di seta. - Solido? - Quanto una gomena d'ancora di speranza. -Non temere, Mary. Stringi bene le mani intorno al mio collo, ed io rispondo di tutto. I1 cordone di seta ti reggerà, se mai ti coglierà qualche vertigine. Lesto, Testa di Pietra. Due buoni nodi piatti attorno ai polsi della miss. Mentre si scambiavano frettolosamente quelle parole, la cameriera si era occupata del marchese, aprendogli la casacca, il panciotto e la camicia di finissima batista ormai tutta inzuppata di sangue. Piccolo Flocco l'aiutava. In un baleno il bretone taglib il cordone alla lunghezza necessaria col suo coltello di manovra, annodb saldamente i polsi della giovane con due nodi solidi che soli i marinai sanno fare e che strangolano la corda invece di lasciarla scappare, poi salì sul davanzale della finestra e per la seconda volta scosse la sbarra di ferro. - Pub reggere anche quattro uomini - disse. - Pronti, comandante. - E la fune?


-Oh, non temete! Può portare benissimo un doppio peso. - Mettimi Mary sulle spalle, ed aiutami ad attraversare il davanzale. - Ecco fatto, mio comandante. I1 corsaro e Mary si trovarono sospesi nel vuoto. - Stringi forte - disse il primo - e chiudi gli occhi. - S1, William - rispose la giovane. - Io rispondo di tutto: ho i muscoli d'un uomo di mare. Passò sul primo nodo, poi sul secondo, serrando nervosamente la fune colle mani e colle ginocchia. I1 bretone, affacciato alla finestra, li seguiva cogli sguardi, non senza una certa ansieta, tenendo ben ferma la corda. A poco a poco li vide sparire tutti e due e dileguarsi nell'oscurita. - Hanno toccato terra - disse con un vero sospiro di sollievo. - Piccolo Flocco, a te. Come va il marchese? - Perde sempre sangue e non ha ancora aperti gli occhi. - Brutto segno! - brontolò il bretone. Poi alzando la voce, aggiunse: - Orsù, passa e regiungi il capitano. I1 giovane gabbiere, lesto come uno scoiattolo, scomparve attraverso la finestra. - Miss, - disse allora il bretone, rivolgendosi alla cameriera, la quale si studiava di arrestare il sangue che usciva sempre in gran copia dal petto del marchese - fra due minuti andate pure a chiamare un medico. - E che cosa dirò io?- chiese Diana, che era forse più pallida del ferito. - Direte che sono entrati qui dei ladri. Guardatevi dal nominare il baronetto, poiché potreste pentirvene e troppo presto anche. - Oh, mai! Sono devota alla mia signora. -Va bene; ci rivedremo presto. Scavalcò a sua volta il davanzale, strinse la fune e discese rapidamente, borbottando, come sempre. Appena a terra, vide a dieci passi di distanza il corsaro, Mary e Piccolo Flocco, il quale teneva snudata la sciabola d'arrembaggio. - I1 marchese?- chiese ansiosamente la giovane movendogli incontro. - I1 sangue non si ancora arrestato, miss, - rispose il bretone - tuttavia non credo si tratti d'un affare molto serio. Per la prima volta il capitano ha sbagliato quel terribile colpo che gli era sempre riuscito. Ma non da stupirsi: era sangue contro sangue quasi della medesima razza. - Mio Dio, che cosa hai fatto, William! - esclamò la giovane, rivolgendosi al corsaro che l'aveva raggiunta. - Ciò che era scritto nel libro del destino! -'rispose asciuttamente il baronetto. - Vieni, prima che ci prendano.

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COLPI D1 SPADA

Snudb la spada, le porse il braccio e si mise in cammino, scortato dai due fedeli marinai. Le piazze e le vie erano immerse in una profondissima oscurità, poiché l'olio di cotone e le candele difettavano in Boston. Quasi tutte le riserve erano esaurite, e quantunque la squadra inglese tenesse sempre il mare e spadroneggiasse perfino dentro la baia, non aveva trovato alcun mezzo per rinnovarle, anche per non esporsi al tiro di pezzi americani collocati nelle trincee, nelle parallele e sui ridotti. Se le vie erano oscure,erano pure deserte, perché continuava il bombardamento. Di quando in quando delle granate attraversavano le tenebre, lasciandosi dietro una lunga striscia di scintille, e andavano a cadere su queste o su quelle case, fracassando i tetti e scoppiando con gran fracasso. Nessuno parlava: tutti parevano assai preoccupati; perfino Testa di Pietra, che non aveva mai avuto, né si era preso mai dei fastidi. Pensavano probabilmente a quanto avveniva in quel momento nella torre fra i medici ed il marchese, e alle indiscrezioni della cameriera, fossero pure involontarie. Delle pattuglie dovevano essere state già lanciate in varie direzioni per raggiungere i supposti ladri, che avevano osato scalare la torre, ferire il colonnello e per di più portarle via la fidanzata. - Ehi, Piccolo Flocco, - disse ad un certo momento il bretone, che non ne poteva più di quel silenzio - non ti sembra di vedere quattro morti che passeggiano? Infatti la nostra allegria è scomparsa. - Dopo un così buon successo! Si dovrebbe invece essere lieti e cantare a squarciagola la canzone dei pescatori di sardine della nostra cara Bretagna. -Non seccare il baronetto - rispose il giovane gabbiere. - Così peraltro non pub durare: la musoneria non è mai stata il mio forte. Meno male che mastro Taverna ci aspetta, e lui saprà infonderci un po' d'allegria colle sue bottiglie più o meno scorpionate. Questa notte sognerb Diana. - Sei innamorato di quella mummia egiziana? - Mummia, la chiami? Merluzzo secco, mio caro, e di quello dei banchi di Terranova. - Bell'acquisto faresti, alla tua età specialmente! - Per il borgo di Batz! Credi che sia giovane lei? - Le mummie non hanno mai avuto età; almeno così mi ha detto mio zio, che è stato molto tempo in Egitto a frugare dentro le piramidi. - Per cercare che cosa? - Dei tesori antichissimi. -E non ti ha fatto ricco? - È tornato a casa senza un soldo e con tre mummie che hcevano paura a vederle.

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I CORSARI DEUE BERMUDE

- Tuo zio era un imbecille - sentenziò gravemente il mastro. - Già, era del Poulguen e non di Batz. Bei furbi che ci sono nel tuo villaggio! In quel momento udirono il corsaro che gridava: - Largo, o vi uccido! Testa di Pietra si slanciò colla sciabola d'arrembaggio alzata, pronto a spaccare teste e tagliar braccia. Due soldati avvinazzati, vedendo quella coppia, avevano cercato di sbarrarle il passo, allungando le mani verso la miss. Prima che sir William avesse allungata la spada, il bretone si era scagliato contro di loro coll'impeto d'un ariete. Con due pedate formidabili li rovesciò in mezzo alla via, entrambi tramortiti, l'uno sopra all'altro. - E che! - esclamò il bravo marinaio. - Non 2 dunque permesso in Boston, perché assediata, di godersi un po' di fresco?Ecco come io uso trattare i disturbatori della quiete pubblica. E si rimise dietro al corsaro ed alla miss, come se nulla fosse accaduto. Cinque minuti dopo si trovavano dinanzi all'albergo delle (Trenta coma di bisontem e bussavano fragorosamente per svegliare i due (occhi di bue*, come il bretone chiamava, nei suoi momenti di buonumore, mastro Taverna.

I TERRIBILI EFFETTI DELLAGUARDIENTE SCORPIONATA L'albergatore, come aveva promesso, si era addormentato su una sedia appoggiata contro la porta, sicché fu pronto ad aprire. Nel vedere i tre misteriosi personaggi insieme con una bellissima fanciulla, che nella fretta di fuggire non si era gettata nemmeno sulla testa una sciarpa, fece un gesto di sorpresa, ma, da uomo prudente, non si permise nessuna domanda. Clienti che pagavano pronte sterline avevano ben diritto ad avere dei grandi riguardi. Testa di Pietra d'altronde non avrebbe indugiato a farglielo capire. - Desiderate, miei gentkmen?- chiese stropicciandosi gli occhi. - È pronta la stanza per la signora?- chiese sir William. - Pronta, mio signore. - Illuminata? - Anche. - Vieni, Mary: qui sei al sicuro, perché la mia spada e le sciabole dei miei marinai saranno sempre pronte a difenderti. Mi spiace che sia un pessimo albergo


I TERRIBiLi EFFETTI DUI1AGUARDiEWE SCORPIONATA

ma io prima di tutto dovevo pensare alla tua sicurezza. Nessuno verrà certamente a cercarti qui. - E Diana? - Se ne incaricherà domani Testa di Pietra. Lascia fare a lui. Albergatore, fateci lume. Mentre salivano la scala, il bretone ispezionava attentamente le bottiglie schierate sopra un piccolo soppalco. - Medoc! - esclamb ad un tratto. -Ecco un'altra marca famosa. Ne hai mai bevuto tu, Piccolo Flocco? - Io non ho bevuto altro che del pessimo sidro - rispose il giovane. Si vede che tuo padre non si intendeva che di mele e di patate. - Hai ragione, Testa di Pietra. - I1 mio invece...ah, se vuotava! - Come il padre di mastro Taverna. - Colla differenza che non è morto ubriaco, percht! ha tratto l'ultimo colpo di gambe a novantadue anni, e quel giorno non aveva bevuto che del latte. Medoc! Ne ho bevuto anch'io di questo vino, non so in quale porto della Francia e nemmeno in qual epoca. Forse se lo rammenterà il mio stomaco, quando il vino vi scorrerà dentro come un torrente110 mormorante. - Ubriacone! - Tu bestemmi, figliuol mio. La vecchia marina se ne va, e la giovane non sa pih bere. Prese la bottiglia, se la mise dinanzi, e non avendo trovato sottomano un cavatappi, con un colpo del suo coltello di manovra la decapitb, senza lasciarvi cadere dentro nemmeno un penetto di vetro. - Io avrei potuto diventare un famoso.carnefice - disse colla sua solita gravità. - Le teste sarebbero volate meglio di quella di questa miserabile bottiglia. Disprezzi ora il Medoc, una marca famosa, come tu hai detto? - È vero, qualche volta divento smemorato e ragiono come un elefante marino - rispose il bretone. In quel momento il corsaro comparve, seguito da mastro Taverna, che portava una delle solite fumose candele. Testa di Pietra lo osservb attentamente, e, accortosi che non era affatto raggiante di gioia, malgrado la splendida riuscita dell'impresa, non pott! trattenersi dal dire: - Mio comandante, sareste per caso scontento del vostro vecchio mastro? - Percht! dici così, Testa di Pietra?- chiese sir William, sedendosi al tavolino. - Per il borgo di Batz! Quando il Leicester, che portava sessanta cannoni e otto pezzi da caccia in coperta, c'inseguiva, non avevate un viso così tempestoso come l'avete stasera. Eppure dovreste essere invece allegro, percht! il vostro

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I CORSARI DELLE BERMUDE

piano è riuscito e la vezzosa miss si trova ormai sotto la protezione dei cannoni della corvetta, dei vostri fedelissimi marinai e degli americani. - Avrei voluto evitare quel colpo di spada! - rispose il baronetto. - Capisco che nelle vene degli Halifax e dei Mac-Lellan scorre quasi il medesimo sangue; ma voi non potevate lasciarvi bucare. A mio nonno, un suo cugino aveva rubata la donna. Sapete che cosa fece?Lo attirò in mezzo alle dune, e dentro la Buca dei Corvi gli appioppò sei colpi d'ascia, che lo mandarono all'altro mondo, senza nemmeno lasciargli il tempo di dire amen. - E tuo nonno l'avranno mandato alla Guaiana! -disse Piccolo Flocco. -Tu sei uno stupido, figliolo mio, e ciò mi rincresce assai, perche i gabbieri devono essere sempre i più intelligenti e i più furbi della marina. Era la moglie di mio nonno, capisci? Perche volevi che lo mandassero a tagliar alberi alla Guaiana?Ha continuato invece a fare il corsaro, e ti posso assicurare che gl'inglesi lo temevano come un altro Jean Bart... Mio comandante, cacciate via le nuvole che coprono la vostra fronte con un paio di bicchieri di questo Medoc, che, vi assicuro, non contiene nessuno scorpione. Poi volgendosi verso mastro Taverna, che stava appoggiato al suo banco, osservandoli coi suoi stupidi occhi di bue, gli disse, aggrottando le sopracciglia e facendo la voce grossa: - Tu sei un pessimo tavemiere. Hai del Medoc, che forse nemmeno Luigi XVI e Maria Antonietta bevono, e non ce l'hai mai offerto. - Me&! - esclamò mastro Taverna. - Che cos'è? - Vino, mi pare. - Lo vedo, mio gentkman. - E non l'hai assaggiato? - Mai. -L'ha comperato anche questo tuo padre? - Sì, mio g e n t h n . - Ecco, tuo padre in certi momenti doveva essere un gran buongustaio, ma quando non era ubriaco. Guarda se hai ancora di queste bottiglie, e mettile tutte a nostra disposizione, anche se sono cento. - Ve lo prometto. - Va' intanto a cercarne un'altra, poiche le bottiglie francesi sono piuttosto piccole, e quello che contengono non basta nemmeno ad un mozzo che abbia un po' di sete. Figurati a dei marinai come siamo noi! ... In cantina, signor mastro Taverna! Così ti sveglierai meglio col fresco che fa laggiù. L'albergatore, non importa dirlo, obbedì docilmente. - E ora - continuò l'eterno chiacchierone - beviamo alla salute della vostra graziosa fidanzata...Gih, signore: questo Me& scorre come l'olio. - Un vero balsamo! - disse il giovane gabbiere, che sapeva tener testa al vecchio lupo di mare.


I1 corsaro accettò il consiglio e vuotò il bicchiere.

- Ora che vi siete bagnata la lingua, mio comandante, discorriamo. Come faremo a tornare a bordo della corvetta, se la camera da mina & saltata? Quel passaggio ormai ci t chiuso. - Volevo domandarlo a te - rispose sir William. - Si potrebbe approfittare di qualche notte oscurissima per varcare le trincee e raggiungere la Mistica. Io e Piccolo Flocco andremo a fare una esplorazione intorno alle fortificazioniper trovare il luogo migliore per passare senza correre il pericolo di farci fucilare dagli avamposti. - Bisognerebbe andarsene al più presto - disse sir William. -Non mi sento affatto sicuro nemmeno qui. - Dubitereste di mastro Taverna?Se fosse per questo, scendo subito in cantina e gli taglio la lingua: cosl non potrà più parlare. -Non & di lui che temo, e puoi quindi lasciarlo tranquillo, mangiatore d'uomini! È del soldato. - Di quel ragazzone? - Egli ti ha introdotto nella torre e ha bevuto con te, qui. Se parlasse? - Corpo d'un albero fulminato! - esclamò il bretone. - Ll infatti sta il pericolo. I1 brav'uomo, che contava sempre, qualche volta troppo, sulla sua buona stella, si riprese subito però, e disse: - È impossibile che quel pappagallo parli, perché se i suoi superiori sapessero che & stato lui ad introdurmi nel castello, lo fucilerebbero insieme con suo fratello. Io non credo che sia cosl stupido, mio comandante. - In fondo puoi aver ragione, - rispose sir William - ma sarei piiì contento se mi trovassi fuori di Boston. - Ci andremo, signore; non abbiate premura. La corvetta non corre alcun pericolo; qui i salsicciotti affumicati ed il buon vino non mancano; la miss & in vostra mano al sicuro dagli attacchi del marchese. Che cosa vorreste desiderare di piiì? -Come ti ho detto, desidererei trovarmi sulla mia corvetta. - Pazienza, mio comandante. Lasciate fare al vostro vecchio mastro. Per questa notte non C'& pib nulla da fare, e credo che faremmo bene a chiuderci nel nostro magazzino... Mastro Taverna! Viene s ì o no questo Medoc?La bottiglia non dà piiì vino, e noi vogliamo andare a dormire. L'albergatore s a l precipitosamente la scala, tutto affannato, e depose sul tavolo una mezza dozzina di bottiglie, che portavano la loro brava etichetta ammuffita, con tanto di Medoc. -Le ultime - disse. - Non ne ho trovate altre. - Hum! - esclamò il mastro. - Sempre le ultime. Domani verrò io con te in cantina, e vedremo se non se ne troveranno proprio altre. I tuoi occhi son


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troppo grossi e perciò ti servono poco bene. Se io fossi in te, andrei a chiedere consiglio a un oculista. - Me l'aveva detto anche mio padre. - E tu non l'hai obbedito: male, male. Si deve sempre aprire gli orecchi a quello che dicono i genitori. Stura, e va' a portare una candela nella nostra stanza magazzino. Come sempre, mastro Taverna obbedl prontamente. I tre corsari, messi un po' di buon umore alla prima bottiglia di Medoc, diedero lestamente fondo alla seconda, poi raggiunsero mastro Taverna che stava preparando i letti. - Se la signora chiama - gli disse sir William - verrai subito ad avvertirmi. Questa notte tu non devi dormire. - No, mio gentkman, ve lo prometto - rispose l'albergatore, prendendo al volo un'altra sterlina che gli aveva gettato il corsaro. - Se poi torna quel tedesco che ieri mattina 2 venuto a bere con me - aggiunse Testa di Pietra - mi verrai a svegliare. Tieni pronta una di quelle bottiglie dove tu conservi i tuoi scorpioni. Vorreste berla? - Io no, amico: bevo il Medoc io. Sarà il soldato che mandeth gih il tuo Aguardiente scorpionato. Quel bravo ragazzo, che fonde candele di sego nel brodo, probabilmente non ci farà caso. - Li leverà, come se fossero mosche - disse Piccolo Flocco. -Ne sono convinto - rispose Testa di Pietra. Preceduti dall'albergatore, passarono nella loro stanza magazzino, come la chiamava il bretone, e dopo aver constatato che la mezzanotte era già passata da un bel po', posate le pistole sui tavolini da notte e messe le spade e le sciabole sguainate in fondo ai letti, si gettarono sulle coperte, senza nemmeno togliersi i pesanti stivali da mare, per essere più pronti a saltare in piedi e menare le mani nel caso, che qualche pattuglia inglese fosse riuscita a scovarli. Le bombe cadevano sempre su Boston, poiche gli americani durante la notte scavavano nuove parallele per ridurre al silenzio le batterie inglesi. Avevano già giurato di non scatenare interamente la guerra, se prima non si fossero impadroniti di quella importante città, alla quale il generale Washington teneva molto; ma i corsari, da vecchi lupi di mare abituati al rombare dei cannoni, non se ne preoccupavano affatto. - Ci sono tante altre case da scoperchiare - aveva mormorato Testa di Pietra, girando sull'altro fiianco. - Che debba proprio caderne una sopra le nostre teste? Non aveva finito di dire così, che già russava come una vera marmotta. I1 Medoc gli aveva conciliato il sonno.

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Dormiva da cinque o sei ore a fianco del giovane gabbiere, il quale non russava meno forte di lui, quando una mano vigorosa lo scosse. Aprì gli occhi, sbadigliò come un orso e vide sopra di sé mastro Taverna. - Chi ti ha detto di svegliarmi cosl presto?- chiese. - Così presto?Sono già le otto, mio gentkman. - Potevi lasciarmi dormire fino a mezzogiorno e prepararci una colazione abbondante a base di salsicce affumicate. C'è il tedesco, quello che mangiò e bewe con voi. - Tuono d'un tuono! - esclamò i1 bretone, slanciandosi giù dal letto. Bell'affare! Guardò il corsaro e Piccolo Flocco: dormivano ancora. - Lasciamo che si riposino - disse. - Me la caverò da me, Poi guardando il taverniere, gli chiese: - Hai preparata la bottiglia piena di scorpioni? - Due, mio signore. - Quanti ve ne saranno dentro? Quattro o cinque dozzine. E salsicciotti ne hai ancora? - Posseggo una discreta prowista di carne di maiale, anzi, se volete, ho ancora un prosciutto salato che mi sono fatto mandare da Chicago. - Tu o tuo padre? Io, io. -Allora va' a dire al tedesco che fra cinque secondi sarò da lui. Prepara intanto la tavola ...Qui, come vedi, si paga a colpi di sterline. Lo so bene. Va', oste. Si rawiò rapidamente i capelli, si lisciò alla meglio la barba ispida, ringuainò la sciabola d'abbordaggio e si mise nella rosseggiante fascia la lunga pistola a due colpi, poi uscì in punta di piedi per non svegliare sir William. Per il gabbiere non avrebbe preso certamente tante precauzioni. - Per il borgo di Batz! - brontolò. -Come me la caverò con quel pappagallo? I francesi e soprattutto i bretoni hanno sempre avuto la lingua sciolta, e la mia non è mai stata legata da nessun gherlino. Cacciò una mano nella fascia e fece saltare parecchi dollari. - Hulbrik è più avaro del notaio di Batz! - disse. -Con questi mi prenderò non solamente la sua testa, bensì anche la sua anima...Barra all'ona, cazza la randa, imbroglia le vele di pappafico ed avanti per l'abbordaggio. Si tirò su i calzoni, e lasciò la stanza magazzino senza far rumore. I1 soldato stava seduto dinanzi ad un tavolino, centellinando un miserabile bicchierino di gin. Vedendolo, si era alzato dicendo:

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- Pon giorno patre! Aver dormito bene? - Io? - esclamò Testa di Pietra. - Dormo sempre a casa mia, figliolo mio, e sempre in compagnia del catrame, delle ancore e delle gomene. 11 tedesco fece un gesto di stupore. - E come?- disse. - Che cosa?- chiese il mastro. -Tu essere uscito dalla torre, patre? - Avevo portato con me una solida corda, e di quella mi sono servito per calarmi giù senza che nessuno mi vedesse. - Allora quella corda servire ai latri! - A quali ladri?- chiese il mastro, fingendo di cadere dalle nuvole. - Tu non sapere quello che è toccato a mio colonnello? - Al tuo colonnello?Chi è? - I1 marchese d'Halifax. - E dunque? -Averlo quasi assassinato con un colpo di spada. - Eh! Possibile? - SI, patre. - E la mia fidanzata l'hanno pure uccisa? -No, essere sempre viva, ma i latri avere portato via sua patrona. -Erano dei ladri di carne umana? lo non ho mai udito parlare di tali individui; eppure il mondo l'ho percorso in lungo e in largo. - Io non sapere - rispose il tedesco, allargando le braccia e le dita. - Corpo d'un albero fulminato! - esclamò Testa di Pietra, simulando il piìì grande stupore. - Che storia è questa? -Tu, patre, quando afere lasciata torre? - Saranno state circa le dieci. - Penissimo: latri afere subito approfittato della tua fune. - Infatti la cosa mi pare chiara. Ed hanno svaligiata la torre? -No; solo patrona afer portato via. - E la mia fidanzata no, la mia dolcissima Nelly? Questa è strana! È morto il tuo colonnello? -No, ma afere perduto molto sangue. - Ah, se ne rimetterh dell'altro mangiando delle buone bistecche e bevendo del Bordeaux. C'è qui mastro Taverna che ne possiede ancora qualche dozzina di bottiglie. Te ne farò dare un paio e le regalerai a lui, ma non a nome mio. - Oh, io non parlare. - Hai fame? - Io aferne sempre, patre: generale Howe non dare che mezza razione. - Mentre a voi tedeschi ce ne vorrebbero due.


I1 tedesco somse, facendo col capo un cenno affermativo.

- Mastro Tavema, - disse il bretone, volgendosi verso l'albergatore - dà da mangiare a questo bravo figliolo; pago tutto io. -Tu sempre pacai-e, patre - disse il soldato dimenando le mascelle come se già avesse la bocca piena. I1 tavemiere fu pronto a portare una libbra di prosciutto, una mezza dozzina di salsicciotti, del pane duro quanto le pietre ed una bottiglia. Mangia figliolo - disse il bretone. E tu,patre? - Io mangiai troppo ieri sera, e ci penserò più tardi a riempirmi il ventre. A me, mastro Taverna: portami un bicchiere di Medoc e nient'altro. I1 tedesco, dotato d'un appetito veramente prodigioso, compatibile d'altronde coi suoi ventitré anni e le magre razioni che il comandante della piazza, assai a corto di viveri, passava ai suoi soldati, si era gettato come una bestia feroce sul prosciutto impregnato di sale in modo detestabile e che doveva muovergli una sete inestinguibile. Testa di Pietra sturò la bottiglia e gli riempì il bicchiere che gli stava dinanzi. Un superbo scorpione montò subito a galla. I1 tedesco, occupato a far lavorare i suoi denti, non vi aveva fatto caso, ma quando, divorato dalla sete prodottagli dal prosciutto, prese la tazza, fece un gesto di sorpresa. - Piccola pestia nera - disse, prendendola fra due dita. - Scorpione? - Ma che scorpione d'Egitto! - rispose il mastro. - È una mosca nera della Grande Canaria. No, scorpione! No, no! 11tedesco gettò via la bestiolina nera e vuotò il bicchiere succhiandosi le labbra. Ponissimo! - disse. - Sfido io! È Aguardiente che costa un dollaro la bottiglia. Bevi pure, figliolo mio. I1 tedesco non si fece pregare, ed un altro scorpione galleggiò nel suo bicchiere. - Non badarci, figliolo - gli disse il bretone vedendolo esitare. - Devi sapere che nell'Aguardiente, che viene dalla Grande Canaria, ci mettono appositamente dentro quel genere di mosche per dare al vino maggior forza e maggior sapore. Mi ero dimenticato di awertirti; buono, eh? -la,pono. - E allora getta via le mosche e bevi senza timore. - E tu non pere con me, patre? Io presi una volta, nella Grande Canaria, una sbornia così fenomenale, che mi ha fatto odiare per sempre, con mio grande dispiacere, 1'Aguurdiente.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Capito - rispose il soldato ridendo. Levò anche il secondo scorpione e tracannò, assaltando poi subito i salsicciotti affumicati, pei quali tutti i tedeschi hanno una vera passione. Testa di Pietra si era fatto portare una bottiglia di Medoc, che aveva fatto sturare dopo l'Aguardiente, e spiava attentamente il soldato, stupito che resistesse così tenacemente a quel liquore di nuova specie, che doveva contenere dei principi tossici. - Se mangia le candele fuse dentro la minestra - brontolava fra sC - può bere anche quell'Aguurdiente, che viene dal Messico. Questi soldati non s'intendono di tipi di vino. I1 soldato intanto continuava a divorare, stritolando coi suoi poderosi denti le durissime pagnotte che dovevano sembrargli biscotti, poichC nel pane della guarnigione avevano allora cominciato a mescolare alla farina della segatura di legno. Di quando in quando s'interrompeva un momento, si empiva il bicchiere, gettava via una o due di quelle stranissime mosche, e mandava gib fin all'ultima stilla. Era giunto al quinto salsicciotto, quando Testa di Pietra lo vide rovesciarsi sulla spalliera della sedia, colle braccia penzoloni e il viso congestionato. - Che sia awelenato, o sia stato colto da ubriachezza fulminante?- si chiese Testa di Pietra un po' inquieto. - Non & la sua pelle che io voglio; bensì il suo vestito. Prese la bottiglia e la capovolse: era completamente vuota. Per il borgo di Bau! - esclamò. - U n litro d'Aguardiente in meno di venti minuti. Sfido io! Nemmeno un vecchio marinaio avrebbe potuto resistere ad una simile bevuta. È vero che ha in corpo una buona libbra di prosciutto, quattro salsicciotti e tante pagnotte ...Mastro Taverna, bada che non cada. - Lo guardo, signore. Testa di Piena si slanciò nella stanza magazzino, e trovò Piccolo Flocco seduto sulla sponda del letto che fumava tranquillamente la pipa. E il capitano?- chiese subito il bretone. - È salito dalla m k s per augurarle il buon giorno. E tu l'hai finita col tuo tedesco? - Vieni a vederlo, e aiutami. Tornarono insieme nella taverna. I1 soldato pareva che fosse proprio morto; non respirava nemmeno pih. - Ah, corpo d'una bombarda, - esclamò il bretone, grattandosi rabbiosamente la testa - che io l'abbia proprio awelenato?Io non dovevo giocargli questo tiro; ma anche lui poteva bere un po' meno. Che te ne pare, mastro Taverna? L'albergatore scosse il capo, poi rispose: - Non so. - E se fosse proprio morto?

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LE AUDACI IMPRESE DEi BETONE

- Lo vado a seppellire in cantina sotto l'ultima botte. Ne abbiamo abbastanza di questi tedeschi, che ci piovono addosso da tutte le parti come lupi affamati. - Ecco un parlare d'oro! - disse il bretone. - Io peraltro non credo che questo bravo ragazzo abbia già rimandata la sua anima di l?i dall'Atlantico. Sono duri questi giovanotti. Orsiì, aiutatemi a portarlo a letto e a sorvegliarlo. Mi occorrono le sue vesti. Per farne che cosa?- chiese Piccolo Flocco, Lo saprai dopo. Sollevarono il soldato, che pesava quanto un giovane toro, lo portarono nella stanza magazzino, lo spogliarono della sua divisa e lo cacciarono sotto le lenzuola. I1 disgraziato non aveva.mandato nemmeno un lieve sospiro: pareva proprio spirato.

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LE AUDACI IMPRESE DEL BRETONE I1 bretone, il quale non pareva si preoccupasse troppo del povero tedesco, che forse aveva awelenato, fosse pure involontariamente, gettb in aria la sua divi5 Reggimento di Galles, con sa di marinaio è indossb lestamente quella del ' stivali alti, calzoni verdi, casacca rossa con lunghi alamari d'argento sul petto, e berrettino pure rosso, piiì largo, piiì comodo, ed anche piiì resistente di quello che usavano portare i veri inglesi. Hulbrik era un giovanottone che doveva pesare i suoi novanta chilogrammi, accumulati probabilmente a furia di salsicciotti affumicati, pane e birra in abbondanza, ed il mastro era su per giiì della medesima corporatura. La divisa fu indossata in dodici tempi, come se si fosse trattato di ammainare e poi terzarolare una vela e, caso strano, non faceva una grinza. - Toh, toh! - esclamb il bretone, stringendosi la cintura che sorreggeva la spada e la baionetta. - Si direbbe che un sarto stregone me l'ha fatta in dieci minuti. Che ti pare, Piccolo Flocco? Sei un magnifico soldato. - Ultimo avanzo dei poderosi guerrieri dei burgravi alemanni. - Burgravi?Che cosa sono? - Te lo dirb un'altra volta - rispose il bretone. Tuo nonno non era istruito come il mio. Pub darsi, Testa di Pietra. - La mia figura si presenta bene! - Si direbbe che tu hai sempre fatto il mestiere del fantaccino e non gi?iquello del marinaio.

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- E tu che ne dici, mastro Taverna? - Non vi riconosco pih, mio signore - rispose l'albergatore, il quale lo guardava colla bocca aperta e gli occhi pih sporgenti e pih dilatati del solito.

- Ed ora?- chiese Piccolo Flocco. - Vado a mangiare il rancio al castello d'oxford,

senza candele fuse perb e senza pane con segatura. Ho ancora un bel gruzzolo di dollari; so che nelle caserme vi sono dei cantinieri, e mangerb da loro. Mio padre, buon'anima, non ha mai mangiato candele, nemmeno quando fece naufragio in pieno Atlantico; e suo figlio non assaggerh quella porcheria. Per far lume passi, ma poi... -E che cosa vai a fare nel castello? -E la mia Nelly? Te la sei dimenticata? - chiese mastro Testa di Pietra. - Non Nelly; mi pare che avesse un altro nome. - Fa lo stesso. - E vai a prenderla? - Diamine! La fidanzata del capitano ha bisogno di una donna. - Tu vuoi farti fucilare. - Io?Credo che gl'inglesi non abbiano ancora ricevuto da1l'Inghilten-a carabine capaci di spaccare queste vecchie ossa di pescecane. Lascia fare a me, e tu occupati di questo povero diavolo, che mi pare sia pih di lh che di qua. Addio, Piccolo Flocco; vado a fare il soldato. Passando dinanzi al tavolino, su cui si trovavano ancora due salsicciotti che il soldato non aveva avuto il tempo di finire, si credette in dovere di bere un ultimo bicchiere di Medoc per prendere pih animo, poi uscĂŹ caricando l'ormai celebre pipa. Le vie erano sempre deserte, poich6 gli americani non avevano cessato di bombardare la cittĂ , e le palle vi cadevano di quando in quando, sia per sbaglio di mira o per terrorizzare la popolazione, e costringerla a domandare al governatore la resa, minacciando di accoppare i passanti. Erano sempre i quattro grossi mortai del Tuorumte, che producevano i maggiori guasti coi loro tiri d'arcata. Testa di Piena giunse finalmente dinanzi al castello, sempre colla sua pipa in bocca, e proprio nel momento in cui entravano parecchi tedeschi, che accompagnavano dei carri pieni di pagnotte da distribuire alla guarnigione. Si caccib in mezzo a loro, ed entrb nel vasto cortile, dove stavano riparando le ruote di parecchi cannoni sfondate dalle palle degli americani. Un assiano, colle mani dietro il dorso e un mozzicone di sigaro spento in bocca, osservava i falegnami. - Ehi, camerata, - gli disse Testa di Pietra, abbordandolo risolutamente - sapresti dirmi o, meglio, sapresti scovarmi un certo Wolf, fratello d'un certo Hulbrik? Ti pagherb un bicchiere di gin.


LE AUDACI IMPRESEDEL BRETmE

- Wolf Paterman?- chiese il tedesco. - Mio compatriota, camerata. - Va' a cercarmelo, ed intanto intasca questo - disse il bretone, facendogli scivolare in mano uno scellino. I1 tedesco partì pih veloce d'una lepre, mentre il mastro, sedutosi su un vecchio affusto d'artiglieria, ricaricava la pipa. Non erano trascorsi cinque minuti,. che Wolf, il fratello del disgraziato assiano, si presentava dinanzi a lui. - Hai mangiato?- gli chiese subito Testa di Pietra. -Non afere ancora dispensato rancio - rispose il giovanottone che parlava col medesimo accento di Hulbrik. -Allora prendi questo dollaro, e va a spenderlo dal cantiniere del reggimento. - Foi recalare a me? - Sì, io erecalare* - rispose il bretone. - Ma prima devo scambiare due parole con te. Hulbrik, che ha fatto colazione con me mezz'ora fa e che sta terminando la sua bottiglia di birra, mi ha raccontato quanto successe ieri sera nella torre; quindi 8 inutile che tu mi rintroni la testa colle tue frasi tedesche. Dimmi invece se il marchese d'Halifax 8 morto. - Molto malato, ma non morto. - Meglio così. E la cameriera della miss, che tu devi ben conoscere perché sei sempre addetto alla guardia della torre, vi 8 ancora? - Camerera sempre in camera. -Ti ha detto tuo fratello che quella donna 8 mia moglie? - Oh! - fece il tedesco, sgranando gli occhi. - Fostra mogliera? - Gia camerata. - E poi? - E poi vorrei che tu trovassi il mezzo di andarle a dire che il marinaio che l'ha visitata ieri sera vorrebbe parlarle. - Io andare supito. - Le sarà permesso uscire? - Uscire sempre per spesa a pamna. -Allora tutto va bene. Va', camerata, e dille che mi aspetti sotto la torre. I1 bravo ragazzo si allontanò frettolosamente, facendo saltare e risaltare nel concavo della mano destra il dollaro. Non doveva aver mai trovato così generosi donatori nemmeno nel suo paese natio. In quel momento le trombe annunciarono la distribuzione del rancio. Delle enormi caldaie fumanti, piene di chi sa quale orribile miscuglio, erano state trasportate nel cortile, e i soldati, affamati dalle mezze razioni che duravano gia da un buon mese, accorrevano da tutte le parti colle loro gamelle. I tedeschi, più pronti degl'inglesi, avevano circondato i loro pentoloni, e fon-


I CORSARI DELLE BERMUDE

dendo in quella brodaccia scura delle mezze dozzine di candele di sego per rendere quella minestra, se non più saporita, almeno più sostanziosa. - Puah! - fece Testa di Pietra, il quale non aveva lasciato il cortile. - Quanta fame! Si sta meglio sulle nostre navi. La almeno difficilmente mancano il merluzzo e la carne salata. Girò intorno uno sguardo e vide Wolf, ma senza gamella. - Dunque?- gli chiese accostandosi. - Camerera aspettarvi. - Dove? - Sotto torre. - Grazie, camerata. Domani verrò a prenderti e farai colazione con me. Attraversò tre o quattro androni ingombri di fucili, di baionette e di zaini, infilò il ponte levatoio senza che la sentinella gli chiedesse nulla, e girò intorno al castello. Seduta su una panca di pietra scorse subito la sua aNellym. - Finalmente! - esclamò. - Pare che tutto vada a meraviglia. Gih i bretoni, e specialmente quelli di Batz, sanno condurre bene le loro faccende. Fece il saluto militare abbastanza goffamente, poi, dopo essersi accertato che in quel momento non vi era nessuno sotto la torre, baciò galantemente la mano alla donna, dicendole: - Oh mia Nelly! - Sempre Nelly! - rispose la cameriera mostrando nel sorridere i suoi lunghi denti gialli. - Perchk mi chiamate cosl? - Perchk mi ricorda il nome d'una gallese che mi ha fatto lunqamente piangere - rispose il bretone, fingendosi estremamente commosso. - E stato per quella cattiva creatura che ho lasciato la terra per il mare. - Allora chiamatemi pure Nelly se ciò vi fa piacere - rispose la cameriera. - E la mia padrona? - Al sicuro. - Dov'è? - Fra poco la vedrete. Datemi il vostro braccio e andiamo. Stavano per allontanarsi, quando una specie di policeman, che fino allora si era forse tenuto in agguato in mezzo alle piante di un piccolo giardino, si fece innanzi dicendo: - Ehi, soldato, dove si va? I1 bretone si volse inviperito. - Corpo d'una testa crepata! - esclamò. - Chi siete voi che vi permettete di chiedere ad un soldato dove conduce sua moglie? - Un agente. - Di che?


LE AUDACI IMPRESE DEL BWiDNE

- Vi è ancora una polizia in Boston - rispose il pliceman. - Allora andate a combattere contro gli americani, invece di occuparvi degli affari degli altri. - È il nostro dovere. 11vostro nome? - Hans Kip. - Appartenente? - Siete cieco?corpo d'un albero fulminato! - urlb il bretone, il quale comin-

ciava ad inarcare le braccia. - Vi è un cinque sul mio berretto che si vedrebbe a cento passi di distanza. Fatevi curare gli occhi e sarà meglio. - Il vostro colonnello? Il marchese d'Halifax. La vostra donna? -Come la mia donna? Mia moglie, signor poliziotto. Non vi riscaldate e rispondete: come si chiama? - Nelly. - E poi? - O Connor. - E abitate? Dove voglio io. Se non rispondete, vi porto al corpo di guardia. Il bretone, che si era cacciato appositamente in mezzo al giardinetto, pur sempre rispondendo, e che aveva gih notato come il luogo fosse deserto essendo la guarnigione del castello occupata a divorare il magro rancio, lascib il braccio della miss dai denti lunghi e gialli, che da vera inglese era rimasta impassibile, ed affrontb risolutamente l'agente. - Ehi, signore, - disse - mi sembra che la vostra curiosità desideri andare troppo lontano. Volete sapere anche che cosa noi mangeremo questa sera? - Pub darsi - rispose l'agente. Perche? - Per sequestrarvi dei viveri, se ne avete nascosti, e portarli al governatore. - E lasciarci morire di fame? - Solo i difensori della piazza, che combattono e soffrono da tre mesi, hanno diritto di riempirsi il ventre. Ed io, che cosa sono?Un americano forse? - Ma! ...Non so! - Dubitereste di me? L'agente guardò in aria, poi disse: - Un tedesco che si è portata qui la moglie! ... Persona sospetta, noterebbe il mio capo. -E anch'io noto il capo! - rispose prontamente il bretone che non ne poteva piiì e minacciava di scoppiare.

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I suoi due pugni piombarono sul cranio dell'agente, il quale, sorpreso da quell'assalto inaspettato, cadde a terra tramortito. - Per il borgo di Batz! - esclamò Testa di Pietra. - Era ora che la finisse! Non vi pare, miss Nelly? - Voi siete un uomo forte - rispose la cameriera. - Tanto forte da prendervi fra le braccia e portarvi fino a Pechino...Sapete dove si trova quella città? - Non l'ho mai udita nominare. - Allora datemi il vostro braccio, e andiamo a trovare la vostra padrona. Quel signore lì non si rimetterà in gambe prima di qualche ora, e noi in sessanta minuti saremo da mastro Taverna. Ma che curioso, eh? Tra poco voleva sapere a che ora mi corico, a che ora mangio e quanto bevo! Come sono noiosi questi pokemen! Ma una volta i nostri marinai li conciarono per benino a New-Castle. - Dawero? - chiese la miss, che si lasciava quasi portare dal robusto marinaio, il quale la teneva ben stretta sotto il braccio. - E quanto risi! - rispose Testa di Pietra, scoppiando in una sonora sghignazzata. - Una dozzina e più di marinai erano scesi a terra, e, da veri lupi di mare, tornavano a bordo assai tardi un po' alticci e molto allegri. Cantavano come i canarini della Grande Canaria, ma pare che quel canto non fosse troppo gradito ai wlicemen inglesi. Una sera sei di quei noiosi piombano addosso ai marinai e cercano di arrestarli come disturbatori della quiete pubblica. Che cosa successe precisamente non ve lo saprei dire. I1 fatto sta che la mattina dopo, al momento di alzare le ancore, odo sul ponte degli scoppi di risa. Salgo per mettere un po' d'ordine fra quegli insubordinati, e sapete che cosa vidi? - Io no. - Sei marinai, vestiti da wlicemen che spiegavano le vele di gabbia e di pappafico. - E come ciò? -Non avete capito?Avevano mezzo accoppato gli agenti, li avevano spogliati e si erano portate le loro vesti a bordo -rispose il bretone. - Fortunatamente il vento era buono, la marea alta, ed in quattro bordate la corvetta si trovò fuori dalle acque inglesi. Avrebbe fatto caldo però se ci avessero dato la caccia. - Siete degli uomini terribili voi! - disse la cameriera, guardandolo con profonda ammirazione. - No, miss, siamo ordinariamente dei veri vitellini lattanti; ma quando ci pestano i piedi, allora, tutto ad un tratto, diventiamo orsi. - L'ho veduto poco fa. - Bell'affare! Due pugni! ... Qualunque uomo che abbia nelle vene del sangue invece che dell'acqua, avrebbe potuto menarli, mia dolce Nelly. .. Venite pure tranquilla, che con me non avete nulla da temere.


LE AUDACI UiIPRESE DEL BRFiONE

-Vi credo senza che me lo diciate signor...Come vi chiamate?

- In marina mi chiamano Testa di Pietra - rispose il bretone - e questo nome non lo cambio con quello della mia famiglia. Testa di Pietra è pih noto di tutti i miei antenati. - E perche vi hanno chiamato così? - Perche noi bretoni abbiamo le zucche dure come le nostre montagne. Quando noi montiamo all'abbordaggio, lavorano pih le nostre teste che le nostre sciabole. La cameriera si strinse maggiormente addosso al gagliardo marinaio, lasciandosi sollevare di quando in quando da terra. È vero che era magra come un merluzzo disseccato dai grauiers di Miquelon, e perciò non pesava molto. Dopo aver percorso diverse vie, per tema di essere seguito da qualche altro poliziotto, il bretone e la cameriera giunsero finalmente all'albergo delle *Trenta coma di bisonte* e proprio nel momento in cui il corsaro e Piccolo Flocco stavano facendo colazione cogli ultimi salsicciotti affumicati che mastro Taverna era riuscito a trovare nella sua misteriosa cantina. - Ecco fatto, mio comandante - disse il bretone, lasciando il braccio della cameriera. - Come vedete, quando i corsari vogliono, colla loro audacia riescono sempre. I1 baronetto rispose prima di tutto, da buon gentiluomo, a1 grazioso inchino della cameriera, poi chiese subito con una certa mieta: - Morto? -No, comandante: non è stata che una buona cavata di sangue questa volta rispose Testa di Pietra. - Raggiungete la vostra padrona - disse il corsaro, rivolgendosi a Nelly. - Dividerete con lei la colazione. Nelly, poiche ormai non doveva aver altro nome, per non fare andare in bestia il testardo bretone, si fece condurre nella stanza da mastro Taverna, sempre pronto agli ordini di quei generosi marinai. sei compromesso?- chiese poi il corsaro a Testa di Pietra, il quale aveva attaccato vigorosamente i salsicciotti, piantando già gli occhi su un bel pezzo di formaggio canadese. - Io?Oh, comandante! - esclamò. - Mi prendete per un ragazzo?Ho solamente accoppato con due tremendi pugni una specie di policeman, che ha avuta l'audacia di chiedermi dove me ne andavo con quel merluzzo secco sotto il braccio. - E l'hai accoppato davvero? chiese subito Piccolo Flocco. - Se vuoi accertartene, vai a fare una passeggiata nel giardino che fronteggia la torre del castello. Ma io invece ti consiglierei di non interrompere la colazione, figliolo mio...Per il borgo di Batz! E il soldato?È già stato seppellito in cantina?

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Russa placidamente - rispose il giovane gabbiere. - Dio mio, che stomaci di ferro posseggono questi tedeschi! Digeriscono perfino il veleno degli scorpioni. L'Inghilterra ha ben ragione di arrolare quella salda gioventù, che mangia pane con segatura di legno, e fonde candele nella minestra senza mai lagnarsi. Che uomini! ... - Nessun altro ti ha seguito?- chiese il baronetto. - Non credo, mio comandante, perchk ho preso altre vie per giungere fm qui. - Eppure non mi credo al sicuro. - Chi volete che immagini che noi siamo qui? - Certe volte basta una piccolissima traccia. - Noi la toglieremo con le nostre sciabole d'abbordaggio; è vero, Piccolo Flocco? - Certo - rispose il giovane gabbiere. - E poi non resteremo a lungo qui - riprese Testa di Pietra, che aveva finito il suo ultimo pezzo di cacio, prontamente innaffiato da due bicchieri di Medoc. GiacchC il soldato dorme, io mi tengo ancora il suo vestito e me ne vado con Piccolo Flocco a passeggiare lungo i bastioni a scegliere il luogo migliore per andarcene. Ce lo permettete? - Ho più fretta io che tu di raggiungere la mia corvetta. Solamente quando Mary sarh a bordo, la crederò veramente salva. - Piccolo Flocco, accendi anche tu la pipa, e andiamo a vedere piovere le bombe. - Purchk non ce ne cada qualcuna addosso! - rispose il giovane gabbiere, vuotando il tabacco sulla tavola. - Forse che non siamo bretoni, noi, figli della terra delle pietre? - esclamò il mastro. - Le nostre zucche sono troppo solide per scoppiare. Si era alzato con la pipa in bocca, e la mano sinistra posata fieramente sulla spada baionetta, prendendo un'aria provocante. - Per il borgo di Batz! - esclamò, guardandosi dentro un vecchio specchio affumicato appeso ad una parete della sala. -Non faccio per dire, ma sono un bel soldato! - Ecco perchk Nelly si è innamorata prontamente di te - disse il gabbiere. Testa di Pietra lo guardò di traverso. - Lei; ma io?Un tale merluzzo con denti di pescecane?Dove andrebbe a finire la mia paga? - Taci, tu sei cotto. - Insolente! Fa' tirare la tua pipa ed andiamo. Un vecchio squalo non può, pensare a conquistare il mare delle merluzze: preferisco mangiarle a mezze dozzine alla volta. - Povera Nelly!


LE AUDACI IMPRESEDEL BRETONE

-Non l'ho ancora divorata io, e non mi ci proverei nemmeno, perché son certo che i miei denti avrebbero la peggio. Comandante, andate a tenere compagnia alla miss e al mio merluzzo. La nostra passeggiata d'altronde non sarà molto lunga. Voglio vedere se gl'inglesi hanno sgombrata la camera e la cucina. Piccolo Flocco, andiamo. Vuotò un ultimo bicchiere, e se n'andò colla pipa ben stretta fra i denti e le mani affondate nelle ampie tasche del vestito del tedesco, disgraziatamente vuote. I1 giovane gabbiere si era affrettato a seguirlo, dopo aver acceso anche lui la sua modesta pipa che non vantava una vecchiaia come quella di Testa di Pietra. Percorsero parecchie vie piuttosto anguste e sfondate dal continuo passaggio delle artiglierie, e raggiunsero, senza essere stati accoppati da una palla americana, la linea dei bastioni. Infuriavano gl'inglesi sui ridotti e sulle lunette, adoperando specialmente i loro pezzi più grossi, ma quasi senza frutto, perché le loro palle cadevano quasi tutte sulla riva sinistra della Mistica e sui fianchi dell'altura di Bunker's Hill, che i nemici fortemente tenevano sempre, danneggiando in modo grave la città. Ogni momento dei carri carichi di munizioni e scortati da marinai inglesi passavano, fermandosi dinanzi a questo o a quel bastione. I1 generale Howe, quantunque cominciasse a difettare seriamente di palle e di polvere, non ristava dal tentare un supremo dono per rompere le linee d'assedio. - Fiato sprecato! - disse Testa di Pietra, il quale seguiva collo sguardo il passaggio delle bombe. - Questo Howe è un vero merlo bianco, che finirh un giorno o l'altro col cadere dentro una gabbia americana. Credi?- chiese Piccolo Flocco. - Fra un mese tutta questa gente, checché tenti, cadrh nelle mani dei suoi avversari, e noi potremo riprendere tranquillamente il mare. - Per fare che cosa? - Questo lo sa il comandante, e non sarò io che andrò a domandarglielo - rispose il mastro. - Fulmini! Tre passi più innanzi, e noi, figliolo mio, andavamo a riposare nel cimitero di Boston. Una bomba, sparata probabilmente dalla corvetta, era passata, lasciando dietro di sé un nembo di scintille, a qualche metro da loro, per scoppiare poi e scoperchiare il tetto d'una casetta poco lontana dalla linea dei bastioni. - Bestia che sono! - esclamò Testa di Pietra. - Che cos'hai?- chiese Piccolo Flocco. - Non vedi che la mia pipa si è spenta?Potevo accenderla al passaggio di quella bomba.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

-E farti fracassare la testa.

- La testa d'un bretone?Ah! tu dimentichi, figliolo mio, che noi... Si era bruscamente interrotto. - La corvetta! - disse dopo qualche istante di silenzio.

- Come tuona il Tuo-

nante! Erano saliti su un terrazzino, il quale, essendo stato costruito su di una roccia piuttosto alta, dominava tutta la riviera della Mistica. In mezzo al corso d'acqua la corvetta, saldamente ancorata, continuava a sparare i suoi quattro pezzi da caccia ed i suoi quattro mortai, infischiandosene delle palle inglesi, che non potevano raggiungerla per deficienza di calibro. Di quando in quando si copriva di fumo dal ponte fino alla sommità degli alberi. Era una buona bordata dei suoi dodici pezzi di tribordo, che seminava mitraglia in abbondanza contro le scialuppe delle navi inglesi, che tentavano di forzare il corso d'acqua per attaccare i due piccoli ridotti americani innalzati sulle rive della cala. - La vedi?- chiese Testa di Pietra, con viva emozione, rivolgendosi a Piccolo Fiocco. - Diamine! Non ho lasciato i miei occhi in Bretagna - rispose il gabbiere. Come tuona! Meravigliosamente,Testa di Pietra. - Bravi ragazzi! Se però ci fossi io a bordo, quanti pezzi di cannoni inglesi farei saltare. Vuoi che continuiamo la nostra passeggiata? - Aspetta che ricarichi la pipa. - Fa' pure; intanto io osservo se il tiro dei peni da caccia & proprio esatto... no, no, maggior elevazione ci vuole, miei cari. Quando sarò a bordo lo vedrete quanti buchi faremo nei ridotti di questi miscredenti. Andiamocene. Riprese sotto il braccio Piccolo Fiocco, e seguirono la linea interna dei bastioni per raggiungere le casematte, che dovevano essere saltate in aria dopo il tremendo scoppio della mina. Soldati e carri andavano e venivano senza posa, ma i primi non si occupavano affatto dei due marinai, anche perchk Testa di Pietra indossava sempre la sua bella divisa. Sui ridotti, sui bastioni ed anche sulle lunette, i peni inglesi tonavano sempre furiosamente, sprecando palle e polvere, poichk gli americani non si servivano che dei loro pezzi pih grossi e di quelli della corvetta, forse i soli che potevano contrabbattere efficacemente il tiro degli awersari. Stavano gia per giungere presso le casematte sventrate dalla mina, quando un uomo piombò improwisamente su di loro, puntando l'archibugio armato di baionetta e gridando: - Dove andate voi?Di qui non si passa! Ordine del governatore!

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LA CAiTURA DEL BARONEìTO

LA C A W R A DEL BARONETTO In quel momento i due marinai del Tuonante si erano fermati ad osservare una vecchia casamatta che le bombe americane avevano in parte sfondata, e che perciò era stata abbandonata. I ridotti ed i bastioni, sui quali tonavano i pezzi inglesi, erano ancora lontani, e nessun altro si trovava a portata di voce fuorche la sentinella, essendo quella parte della cinta interna ben battuta dai tiri della cornetta e degli americani. All'intimazione, Testa di Pietra e Piccolo Fiocco si erano scambiati un rapido sguardo, poi il primo, piantate le callose manacce sui fianchi, chiese: E perche non si può passare? -Tale 5 l'ordine del governatore - rispose l'inglese, un giovane biondo e roseo cogli occhi azzurri e magro quasi quanto la cameriera di miss Wentwort, indizio certo della gran fame che doveva aver sofferto durante l'assedio. Io dovevo andare a trovare mio fratello per portargli un paio di pagnotte disse il bretone. - Me le sono levate dalla bocca per serbarle a lui, che ha la fortuna di godere un appetito da pescecane. -Non si passa! - replicò il testardo, tenendo sempre puntata la baionetta. - È la consegna. Ti regalo un dollaro. Nemmeno dieci: non voglio correre il pericolo di farmi fucilare. Testa di Pietra, con una mossa fulminea afferrò a due mani la baionetta, alzando subito il fucile per non ricevere una scarica in pieno viso, mentre Piccolo Flocco, sempre destro come uno scoiattolo, girava dietro al soldato, lo afferrava per le gambe e lo sollevava. I1 disgraziato, sorpreso da quell'attacco che era ben lungi dall'aspettarsi, perche credeva di aver dinanzi un vero soldato ed un giovane marinaio, lasciò andare l'arma, e cadde al suolo. Presto, nella casamatta! - disse Testa di Piena. Lo afferrarono, e approfittando del suo sbalordimento, lo portarono di corsa dentro la piccola costruzione mezzo sfondata, imbavagliandolo con uno di quei larghi fazzoletti a grandi scacchi che usano i marinai. Hai una sagola? chiese il bretone. -Che domanda! Sai bene che i gabbieri ne hanno sempre nelle loro tasche -rispose Piccolo Fiocco. - Lega questo pappagallo, mentre io lo tengo fermo. - Che ci abbiano veduti? -Non credo. I1 colpo 8 stato rapidissimo; e poi gli artiglieri delle batterie sono troppo occupati in questo momento per guardare la sentinella. - E che cosa ne faremo di questo povero pappagallo?

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I CDRSAiU DELLE BERMUDE

- Lo lasciamo qui. - La casamatta forse non 8 frequentata, ed egli correrà il rischio di morire di fame - disse il giovane gabbiere, il quale continuava a legare, facendo certi nodi che solo un marinaio sarebbe riuscito a sciogliere. - Questo è affare suo: la guerra, te l'ho già detto, ha le sue crudeli esigenze. - Hai finito? - Lo sfido a slegarsi. - Allora possiamo riprendere la nostra ispezione. Voglio raggiungere il corridoio che mette nella camera da mina, per vedere se l'hanno riaperta ed in quale stato si trova. Trascinarono l'inglese, legato come un salame, nell'angolo più oscuro della casamatta, poi tornarono all'aperto. Primo pensiero di Testa di Pietra fu quello d'impadronirsi del fucile per farsi credere una sentinella. Quella precauzione era stata buona, poiché centocinquanta metri più innanzi i due marinai s'imbatterono in un altro soldato inglese, che stava a guardia d'alcuni cassoni d'artiglieria. - Alt! Non si passa! - gridò. - Ordine del governatore! -Non vedi che sono anch'io di guardia?- rispose il bretone. - E quel giovane che ti accompagna? - È un marinaio che devo condurre da un ufficiale, avendo una lettera urgente da consegnargli. Pare che si tratti d'una grossa eredità. - Che qui gli servirà ben poco colla fame che corre - rispose l'inglese un po' ironicamente. - Si rifarà più tardi a Londra o a Edimburgo. Si passa? - Quando mi dici che si tratta d'una lettera urgente, prosegui pure, camerata. - Grazie: quando ritorno ti pago da bere. So che i viveri scarseggiano in Boston, ma vi si trovano ancora delle bottiglie di gin e di brandy. Ripresero la via, salutati da una specie di grugnito da parte della sentinella, segno evidente che prestava poca fede alla promessa che d'altronde il bretone non aveva affatto l'intenzione di mantenere. Avevano raggiunto i ridotti. Un violento cannoneggiamento infuriava, sia da parte degli americani e della corvetta, sia degl'inglesi, i quali battevano vigorosamente la riviera della Mistica, avendo già saputo dalle spie che i loro avversari avevano posto colà i loro alloggiamenti per essere più pronti a montare all'assalto della piazza. Gli artiglieri inglesi, per la maggior parte sottratti alla squadra, lavoravano con gran lena e con gran sangue freddo, quantunque di quando in quando qualche grossa bomba, lanciata probabilmente del Tuonante scoppiasse in mezzo a loro, uccidendone e storpiandone parecchi.


IA CATNRA DEL BARO-

I medici militari, rifugiati nelle casematte, avevano un bel da fare a cucire ferite, a tagliare gambe e braccia. Quantunque le palle americane passassero fischiando sinistramente sopra i ridotti ed i bastioni, affondando nei terrapieni che stavano dietro le batterie, i due marinai passarono quasi inosservati raggiungendo in breve le ultime difese di ponente. Era là che avevano fatto scoppiare la mina. Testa di Pietra s'avvide subito che gl'inglesi durante quelle quarantotto ore avevano sgombrato le macerie e rimontate le casematte. - Perbacco! - esclamò. - Come hanno lavorato questi bravi soldati, quantunque affamati! Mi pare che per il momento non vi sia nessuno dentro le due casematte. Si può andare a vedere. - Che il passaggio sia stato riaperto?- chiese Piccolo Flocco. - Ho questa speranza. Esaminò attentamente le due casematte, ed entrò in quella segnata con un *24* dipinto in rosso. - È lì dentro che finiva il corridoio - disse. Entrò risolutamente, nulla avendo da temere, poiche indossava sempre il costume degli assiani; poi uscì subito, e disse a Piccolo Flocco: - Va' a vedere tu. Io rimango di guardia e non lascerò passar nessuno, anch'io per ordine del governatore. - Sta bene - rispose Piccolo Flocco e scomparve. I1 bretone passeggiava da una decina di minuti, quando un soldato tedesco si cacciò dietro la trincea che copriva le casematte. - Alt! - gridò con voce tonante il mastro. - Non si passa: ordine del govematore. - T a f f e l ! Io afere sparato tutt'oggi e crepare di fame. - Va' a crepare in un altro luogo, ma non qui - rispose il mastro. - Mia gamella trovarsi nella casamatta. - Andrò a cercarla io: non fare un passo innanzi, o sparo. I1 tedesco, rispettoso della consegna, si sedette su un cumulo di terra, mentre il bretone entrava nella casamatta per cercare la gamella. Ci volle un bel po' a trovarla, essendovi là dentro poca luce; ma finalmente uscì, gridando: - Eccola, e vattene al diavolo! Nessuno rispose alla chiamata. - Che sia scappato?- si chiese il bretone. Fece il giro del mucchio di terra, e lo trovò disteso in un lago di sangue, senza vita. Una palla americana o della corvetta l'aveva nettamente decapitato e la sua


testa, ridotta in un ammasso di poltiglia, si trovava piantata sulla salita d'una trincea poco lontana. -Io gli avevo proibito di crepare qui - disse il bretone, il quale, abituato ai terribili spettacoli della guerra e degli abbordaggi, non era facile a commuoversi. - La colpa è stata sua. Tornò precipitosamente verso la porta della casamatta per paura di subire la medesima sorte, ed attese impazientemente il ritorno di Piccolo Flocco. Trascorsero altri quindici minuti, poi il giovane marinaio ricomparve con aria trionfante. - E dunque?- gli chiese subito il bretone. - Hanno sgombrato il passaggio dai rottami e vi hanno collocato una nuova mina - rispose Piccolo Flocco. - Hai attraversato la camera? - Certo. - Anche il secondo passaggio è aperto? - Lo scoppio non lo ha affatto danneggiato. - Ne sei sicuro? - Sicurissimo. - Allora siamo a posto - rispose il bretone. - Prima di mezzanotte noi saremo a bordo della corvetta insieme con la bellissima miss e col mio merluzzo secco. - Passerà la signora? - Se passo io, che sono così grosso, può passare anche lei. Giungera all'estremità della galleria colle vesti a brandelli, ma si rifarh a bordo. Sai bene che abbiamo pih di venti casse di vestiti, di cappelli e di biancheria, che prendemmo a quella nave inglese e che erano destinante alle belle di S a v d . - Ci hanno salvato dalle due navi di linea. - Ne sono rimasti ancora dei vestiti, e glieli regaleremo. Orsh, Piccolo Flocco, comincia ad annottare: al trotto. Volsero le spalle alle casematte e ripresero la via del ritorno, mentre il bombardamento aumentava d'intensità. Anche le navi della baia erano entrate in lizza, tentando di forzare il passaggio della Mistica e distruggere l'immenso numero di scialuppe che gli americani avevano a poco a poco cola radunate, per attraversare al momento opportuno la riviera e muovere all'assalto della piazza. Testa di Pietra ed il giovane gabbiere, tenendosi prudentemente dietro le trincee per non subire la sorte del povero tedesco affamato, rientrarono in città. Annottava, e solo le bombe rompevano le tenebre. Si economizzavano le ultime candele di sego di Boston, pih utili a rinforzare il brodo degli assiani, che a dare un po' di luce fumosa.


LA CATNRA DEL B A R O m

Dopo aver girato e rigirato per parecchie vie, essendosi smarriti, giunsero finalmente in prossimità della taverna delle *Trenta corna di bisontew. Con loro sorpresa, e anche spavento, videro parecchie persone ferme dinanzi alla porta, che parlavano animatamente. I1 bretone provb subito un gran colpo al cuore. - Dio! - mormorb. - Che cosa è successo?Piccolo Flocco, io non ho quasi il coraggio di avanzare. - Che sia avvenuta qualche rissa fra ubriachi?- rispose il gabbiere. - Io penso al comandante. - Che un colpo di sole mi ammazzi! Io non mi ricordavo in questo momento che il capitano fosse 11dentro. - Che cosa fare?- si chiese Testa di Pietra, il quale si trovava pib imbarazzato che mai. - Io non ho mai avuto paura; eppure, in questo momento mi sento tremare il cuore. Guardb meglio. I borghesi mescolati ad alcuni soldati tedeschi cominciavano ad allontanarsi; i primi per cenare ed i secondi per obbedire alla ritirata che squillava dinanzi a tutti i quartieri. Possiamo avvicinarci anche noi - disse. Io voglio sapere che cosa è successo la dentro, dovessero arrestarmi. Alzb il cane della sua pistola a due colpi, respinse tre o quattro borghesi che si ostinavano a rimanere dinanzi all'albergo delle wTxnta coma di bisontew, intimando loro con voce minacciosa di tornare subito alle loro case, ed ennb seguito da Piccolo Flocco. La sala era in pieno disordine. Dei tavolini si trovavano ancora colle gambe all'aria; molte sedie erano rovesciate, ed al suolo si vedevano molte bottiglie spezzate e molti piatti fracassati. I1 tavemiere stava appoggiato al banco, guardando tristemente coi suoi occhiacci quella rovina. Non si era ancora deciso a mettere un po' d'ordine in quella stanzaccia. Vedendo entrare il bretone, aprì le braccia, facendo un gesto di disperazione. - Che cos'è accaduto qui?- chiese Testa di Pietra con ansieta, poiche aveva ben compreso che qualche terribile zuffa doveva essersi svolta la dentro. - L'hanno preso! gemette mastro Taverna. - Quel bravo gentiluomo! Testa di Pietra si diede due poderosi pugni sul cranio e diventb livido come un moribondo. - Preso il mio capitano! esclamb. - SI, mio signore. Quando? - Un'ora fa. - E chi è venuto ad arrestarlo? - Dieci soldati inglesi comandati da un capo della polizia. E si è difeso?

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1CORSARI DELLE BERMUDE

-Sembrava un giaguaro. Ne ha infilzati due come se fossero stati dei beccaccini, ed ha bruciato le cervella ad un terzo; poi ha dovuto soccombere oppresso dal numero, quantunque si fosse servito abbondantemente dei miei piatti e delle mie bottiglie come mitraglia. - Preso! I1 capitano preso! - esclamò Piccolo Flocco, il quale non era meno livido ed atterrito del bretone. - Povero g e n t h n ! - disse mastro Taverna con un profondo sospiro. - Portarmi via un cliente che avrebbe potuto fare in poco tempo la mia fortuna! Testa di Pietra si era lasciato cadere su una sedia, come se fosse stato preso da un improwiso malore, ma subito si rialzò chiedendo: - E la miss? - Arrestata anche lei! - rispose mastro Taverna. - Un disastro completo. - Un terribile naufragio! - aggiunse Piccolo Flocco. - Non hanno lasciato qui che quel tedesco, che continua a dormire, e quella signora magra e attempata. - La cameriera?- gridò il bretone. Si scagliò su per la scala ed entrò come una bomba nella camera che il corsaro aveva destinata alle due donne. La cameriera stava seduta sul letto, singhiozzando fortemente. - Miss Nelly, - disse il bretone - 8 proprio vero che hanno portato via la vostra padrona? - SI, marinaio - rispose la donna, tergendosi le lagrime. - Sono stati i soldati del marchese che l'han rapita. Ah, povera padrona! I1 bretone si era messo a passeggiare per la stanza dandosi continuamente sul cranio dei pugni, che forse non sentiva nemmeno, e domandandosi con voce rabbiosa: - Che cosa fare?Che cosa fare?Me lo fucileranno di certo quel bravo comandante che io amo come .se fosse mio figlio. Bisogna salvarlo; ma come? Ad un tratto interruppe la sua passeggiata d'orso feroce, e si fermò dinanzi alla cameriera. - Le sentinelle del castello vi conoscono?- le domandò. - Oh! quasi tutti i soldati. - Dunque non avreste nessuna difficolta ad entrare nella torre. - No. - Uditemi bene, mia dolce Nelly, Ormai la ritirata 8 sonata, quindi 8 troppo tardi, ed anche troppo pericoloso, awenturarsi per le vie di Boston col bombardamento che ricomincia ad infuriare. Domani mattina voi vi recherete al castello e cercherete di vedere la vostra padrona, che non sarà certamente stata cacciata in prigione come una donna qualunque

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LA CATiUR4 DEL BARONEllD

- Oh, no! I1 marchese non lo permetterebbe: tanto più che essa gode la protezione del generale Howe. - Benissimo! - rispose Testa di Pietra. - Cercherete di sapere dove hanno rinchiuso il baronetto e quali istruzioni hanno gl'inglesi e verso mezzogiorno tornerete qui. Quel valoroso non deve morire n6 fucilato n6 appiccato. - Oh, no, la mia padrona ne morrebbe di dolore! Ama troppo sir William, quanto invece odia il marchese d'Halifax. -Noi rimarremo in Boston h o a domani sera, perche ci sarà necessaria la notte per raggiungere la nostra nave. Riposate tranquilla, mia Nelly, e pensate a me. I1 mastro fece un goffo inchino e discese nella taverna, dove trovò Piccolo Flocco e mastro Taverna impegnati in una animatissima conversazione. - Giungi in tempo - disse il giovane gabbiere. - L'albergatore mi faceva or ora osservare che i soldati o i poiicemen potrebbero improvvisamente ritornare per fare qualche altra perquisizione e acciuffare anche noi. -Lo so, per il borgo di Baa! - esclamò Testa di Pietra. - Mi aspetto di vederli giungere da un momento all'altro. Perciò mastro Taverna ci propone di nasconderci in un luogo che nessun poliziotto del mondo, per quanto abile, saprebbe scoprire. - È vero - confermò l'albergatore. Dove si trova?- chiese il bretone. -Nel mio giardino. - Vi è un sotterraneo forse? No, un pozzo, che un po' sopra il livello dell'acqua ha una specie di stanza, fatta costruire da mio padre per mettere al sicuro i suoi denari. - Vi è molta acqua nel pozzo? Forse un metro e non di più. È un mese che non cade una goccia di acqua. Hai una fune solida? - Sì, mio signore. - Mandaci giù delle bottiglie, delle candele, del tabacco, un paio di coperte, e non dimenticarti dei salsicciotti e del prosciutto. - E di quel tedesco che dorme ancora che cosa devo fame? - Gli rendo il suo vestito e riprendo il mio. Quando si decider3 a svegliarsi, lo manderai con Dio, dopo avergli offerto qualche bicchiere di gin, se pure avr3 voglia di bere...Ma ora sbrighiamoci. I1 bretone entrò nella stanza magazzino, si spogliò rapidamente e riprese il suo costume da marinaio, che si adattava molto meglio alla sua figura di vero lupo di' mare. - Si può andare - disse rientrando nella sala. - Giacche i policemen non giungono, approfittiamone per sottrarci alle loro ricerche. Mastro Taverna chiuse la porta e la sprangò, essendo gi3 l'ora abbastanza inol-

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1CORSARI DELLE BERMUDE

trata; scese nella cantina a prendere una solida fune lunga una ventina di metri e quasi nuova, e poi disse, prendendo un'altra candela: - Andiamo, miei gentlemen. Fece loro attraversare uno stretto corridoio e li condusse in un orticello che si trovava dietro l'albergo, dove vegetavano stentatamente alcune piante del cotone e alcune insalate affatto tisiche. Nel mezzo vi era un pozzo coperto da una vecchia cupola di metallo che una palla americana aveva traforata. Un molinello, dal perno grosso, attraversava la bocca, la quale era piuttosto larga. Testa di Pietra, aiutato da Piccolo Flocco, fece alla fune diversi nodi, assicurò solidamente un capo al molinello e gettò l'altro nel pozzo dicendo: - Speriamo di non prendere un bagno d'acqua dolce. Se si trattasse d'acqua salata, non ci baderei, ma quella dolce la detesto. - Scendete dieci metri circa - gli disse mastro Taverna, porgendogli un pezzo di candela. - Poi ci penserò io. I1 bretone, quantunque un po' imbarazzato dal doversi far lume, s'aggrappò alla fune, e dopo mezzo minuto entrava in una specie di camera umidissima, costruita in un fianco del pozzo.

I FURORI DI TESTA DI PIETRA I1 tavemiere aveva detto la verità: il nascondiglio esisteva. Non era veramente una stanza, ma nemmeno una nicchia, e cinque o sei uomini avrebbero potuto rifugiarvisi abbastanza comodamente. Testa di Pietra in un lampo lo ispezionò, e si dichiarò subito soddisfatto, quan.tunque lungo le pareti corressero grosse gocce d'acqua. Ma essendo la stagione caldissima, poiche l'assedio della piazza si svolgeva in piena estate, quell'umidith arrecava una frescura tutt'altro che noiosa. - Mi pare di trovarmi nella cala del Tumnte - disse il brav'uomo. - Sarà un po' difficile che quelle canaglie di policemen vengano a trovarci quaggiù. Quel mastro Taverna 2 il fiore degli albergatori. Saprò ricompensarlo. In quel momento entrò Piccolo Flocco, il quale chiese subito: - Come si sta qui? - Magnificamente bene! - rispose il mastro. - Se io fossi mastro Taverna, ci metterei dentro dei cocomeri. Come si mangerebbero freschi! Quell'uomo non sa fare il suo mestiere, povero diavolo! e tutto deve dipendere dai suoi occhi di bue. Malgrado le angosce che stringevano il cuore di Piccolo Flocco, un sorriso sfiorò le labbra del giovane a quella stranissima riflessione.


I FURORI D1 'IESTA D1 PIETRA

La voce sonora di mastro Taverna risonò in quel momento dentro il pozzo come un colpo di cannone. Prendete il carico, miei gentlemen! La fune era ridiscesa insieme con due gigantesche ceste contenenti tabacco, bottiglie, salsicciotti, prosciutto, cacio del Canada, pagnotte e due grosse coperte di cotone. I marinai, da gente pratica, ritirarono lentamente il carico ed accesero subito una candela, poiche mastro Taverna non si era dimenticato di metterne dodici dentro i canestri. - Ora mi pare che vada un po' meglio - disse il bretone, osservando con maggior attenzione il rifugio. - Qui staremo benissimo, se mastro Taverna ci mand e d tutto questo ben di Dio ogni giorno! Preferirei però essere a bordo della nostra corvetta. Per che fare, Testa di Pietra? - chiese il giovane gabbiere. - I1 momento è terribile. Si tratta della vita del nostro comandante. - A chi lo dici?A me? Per il borgo di Batz! Non sai che io sarei ben lieto di trovarmi al suo posto, colla prospettiva di essere appiccato fra breve, pur di trarlo da quella situazione? Che cosa pensi di fare? Io non lo so:ho la testa vuota. Questo colpo mi ha atterrato. - U n bretone del borgo di Baa! ... Testa di Pietra aveva fissati i suoi occhi su una bottiglia che portava la famosa marca Medoc. Decapitarla con un gesto rapido del suo coltello, quantunque il previdente mastro Taverna avesse cacciato fra le bottiglie un cavaturaccioli, fu affare d'un istante. In fondo a questa io troverò la soluzione dell'arduo problema - disse poi. Va' a cercarla - rispose il giovane gabbiere. Questo Medoc lo lascio tutto per te. E io lo vuoterò fino all'ultima goccia. Guarda, vi è ancora del Bordeaux e, pare perfino impossibile, una bottiglia di Champagne che tu berrai quando l'avremo calata nel pozzo. Questo vino si deve bere sempre gelato. I1 mastro, che da mezzodì non aveva messo niente nel suo capacissimo ventre, spezzò con due poderosi pugni una mezza dozzina di pagnotte, vecchie per lo meno d'un mese, poi addentò un salsicciotto affumicato per gustare meglio il suo Medoc. Piccolo Flocco, a cui l'appetito non faceva mai difetto, credette opportuno d'imitarlo. La frescura d'altronde che saliva dal pozzo stuzzicava straordinariamente la loro fame. Per un momento dimenticarono il loro comandante ed anche la sua fidanzata;

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ma quando il mastro ebbe bevuto un paio di bicchieri del suo vino preferito ed ebbe accesa la pipa, rimasta miracolosamente incolume malgrado tante straordinarie avventure, riprese il discorso. - L'affare è grave - disse. - Pare anche a me - rispose Piccolo Flocco. - E non so trovare una via d'uscita a tutto questo imbroglio. Capisci? Si tratta della vita del nostro comandante. - Lo sanno anche i sordi a quest'ora. Bevi un altro bicchiere di Medoc. Chi sa che qualche cosa venga a galla nel tuo cervello. - Hai ragione. I1 mastro si riempì il bicchiere, lo vuotò lentamente, guardandoci dentro come faceva sempre, poi disse: - Bisogna aspettare la cameriera. - È tutto questo che ha partorito il tuo cervello? Si direbbe che i bretoni di Batz invecchiano troppo presto. - Fulmini e vulcani! - gridò il mastro, scaraventando nel pozzo la bottiglia ormai vuota. - Tu hai ragione, Piccolo Flocco. Tu che sei giovane e quindi non hai il cervello fossilizzato, potrai bene scovare qualche cosa di buono. Alla prova, amico! -Adagio, mastro - rispose il giovane gabbiere. - Le teste del Poulguen non sono così sveglie come quelle di Batz. - Ah, lo confessi, canaglia! - Certo, ma... - Ma? - Io credo che noi faremmo bene a tornare al pih presto a bordo della corvetta, giacché il passaggio della mina & stato ristabilito. - E dopo? - Tornar qui con un drappello di marinai scelti e tentar di salvare il comandante. - In mezzo a dieci o dodicimila uomini? No; io ho invece un'altra idea - disse Testa di Pietra. - Gettala fuori. - Impadronirci per ora del carnefice, affinché non venga appiccato subito il baronetto, e gettarlo dentro questo pozzo. - Sai dove abita, tu? - Ce lo dirà mastro Taverna. - E se invece lo fucilassero il comandante? -No; gl'inglesi amano troppo la corda, e lo impiccheranno. - E perché prendere il carnefice? - Per guadagnar tempo.


-Ne troveranno un altro.

- Non se ne trovano due in una città che facciano quel pessimo mestiere. Sparito quell'uomo, saranno costretti a rimandare l'esecuzione; e chiià che intanto la piazza non si arrenda. Sono a corto di viveri gli inglesi, e credo anche di munizioni: aiuti dall'lnghilterra non ne giungono, quindi saranno costretti un giorno o l'altro a capitolare, se non vorranno morire di fame. - Tu sei un gran furbo. - Ora solamente te ne accorgi?Sono di Batz io! - Lo so - rispose il giovane gabbiere un po' mortificato. - Dunque andremo a dire due parole al carnefice! Lo porteremo via, e se non vorrà morire annegato, prenderà qui il nostro posto. Che diavolo! I1 comandante non deve finire i suoi giorni sulla forca! Riusciremo? Rispondo io di tutto. Lasciami dormire; così intanto le idee si matureranno meglio. - Credo che per il momento non ci sia niente di meglio da fare - rispose il giovane gabbiere. - Con questa frescura noi dormiremo come ghiri. Si awolsero nelle due coperte, che il taverniere aveva unito alle prowigioni, spensero la candela, sapendo che ve n'era grande penuria, e malgrado le loro apprensioni, si addormentarono placidamente, invitati al sonno dal monotono sgocciolamento dell'acqua dentro il pozzo. La notte trascorse tranquillissima, e chi sa quanto i due marinai del T m n t e avrebbero dormito, se qualche ora dopo l'alba la voce di mastro Taverna, tonante come i pezzi da caccia della corvetta, non avesse destato l'eco della piccola camera. I1 bretone, abituato alle chiamate della diana che a bordo delle navi si ripete di quattro in quattro ore, fu il primo a balzare in piedi. - Novità? - chiese. - Ci sono stati i policemen. Quando? - Dopo la mezzanotte. - E che cosa hanno fatto? - Hanno frugato tutto il mio albergo ed hanno fatto vestire il tedesco, il quale si era finalmente deciso a svegliarsi - rispose mastro Taverna. - E la signora? - Non è stata inquietata, ed è già partita per il castello, promettendomi di ritornar presto. -Che quei cani di policernen ritornino? - Pub darsi; ma voi potete contare sulla mia fedeltà. Io non vi tradirb a nessun prezzo.

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I CORSAIU DELLE BERMUDE

- Lo sapevo gih prima che tu eri un brav'uomo! - rispose il bretone. - Diversamente non avrei messi i miei piedi di marinaio nella tua taverna. Puoi calarci del thè?Fa un po' freddo quaggih, ed una bevanda calda ci farh bene. - Subito, signore. Anche Piccolo Flocco si era svegliato, ed aveva udito una buona parte della conversazione scambiata attraverso il pozzo. - Che vogliano arrestare anche noi?- chiese a Testa di Pietra. - Pare - rispose il bretone, il quale sembrava molto preoccupato. - Qui non spira pih buon vento per noi, mio giovane amico, e faremo bene ad alzare i talloni al più presto e riguadagnare la corvetta. - Ma non prima d'aver riveduta la tua Nelly però. La voce del taverniere si fece novamente udire. Annunciava il tht. - Giunge in tempo - disse il mastro, il quale cominciava a provare dei brividi. Si awicinò all'uscita di quello strano rifugio, dinanzi al quale pendeva sempre la grossa fune a nodi, e vide scendere per mezzo d'una sagola un bel bricco pieno dell'aromatica bevanda. - Questa è la perla dei tavernieri! - disse Piccolo Fiocco. - Non se ne troverebbe un altro n6 in America n6 in Europa. -Lo credo anch'io - rispose Testa di Pietra slegando lestamente il bricco quantunque fosse ancora caldissimo. Poi, alzando la voce, gridò: - Se succede qualche cosa, vieni subito ad awertirci. - Si, mio gentleman. - Conta su una sterlina fiammante. Non avendo delle tazze, si servirono dei bicchieri, poco badando che vi fosse qualche residuo di Medoc o di Bmdeaux. - Avrei preferito un buon caffè - disse Testa di Pietra, quando ebbe vuotato il terzo bicchiere, che doveva essere l'ultimo. - Ed ora, Piccolo Fiocco? - Aspettiamo la tua Nelly. -Allora cerca del tabacco e fumiamo. Qui mi annoio enormemente; e sai perch6? Perch6 questa non è una cala. - Manca l'odore del catrame. - Precisamente, mio piccolo amico. I1 pacco di tabacco fu subito trovato, poich6 mastro Taverna sapeva far le cose per bene, e i due uomini cominciarono a fumare furiosamente in attesa d'un'altra chiamata. Non era trascorsa un'ora ed avevano gih fatto colazione, quando mastro Taverna si mise a gridare: - La miss! la miss! - Tu rimani qui, Piccolo Fiocco, - disse il bretone - e lascia sbrigare a me quest'affare.


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- Che uomo è? - Un antico galeotto, graziato, perché strangoli la povera gente. - Robusto? - Quasi quanto voi.

- Va bene: avrà a che fare con me. Ora, mia dolce Nelly, tornate subito al castello, e cercate in qualche modo di awertire sir William che i suoi due marinai son sempre liberi e che pensano a salvarlo. Andate subito: i wlicemen potrebbero giungere da un momento all'altro, ed io non ho nessun desiderio di farmi prendere da quelle canaglie. Senza aspettare una parola dal suo merluzzo, scavalcb il muricciolo del pozzo e riguadagnb il suo rifugio. Piccolo Flocco lo aspettava in preda ad una viva ansietà. - Te lo avevo detto io! - esclamb. - Bisogna far sparire il carnefice. Vedi come sono furbi quelli di Batz? - Sai almeno dove potremo trovarlo?- chiese il giovane gabbiere. - So tutto, e basta. Accendi la pipa ed aspettiamo. - Che cosa? - Vorresti che io andassi a pigliare per il collo un carnefice in pieno giorno?I1 colpo lo faremo stasera. D'altronde, che cosa ci manca qui? I1 tabacco non difetta, i salsicciotti abbondano insieme col cacio canadese, e le bottiglie non si contano. Io farei scrittura di finire qui dentro la mia vita, purché l'acqua di questo pozzo fosse salata invece d'esser dolce. Ah, i bagni d'acqua dolce non mi sono mai piaciuti! - Gih, sei nato marinaio - disse Piccolo Flocco. - Lo ero prima di nascere! - rispose gravemente il bretone. - Orsù, facciamo un'altra colazione. Quando lo stomaco è pieno, si riflette bene e si agisce meglio. Non sai tu che i soldati inglesi hanno mangiato la zuppa e bevuto il thè con un bicchierino di brandy? - Lo ignoravo. - Ora non dirai più cosl. - E sta bene - rispose il giovane gabbiere. - Rimandiamo il pranzo a un po' più tardi, o tu mi farai crepare d'indigestione. - Veramente hai ragione - disse Testa di Pietra. - Mi ero dimenticato che noi abbiamo già fatta la prima colazione. Che la frescura di questo pozzo mi faccia diventare un cannibale eternamente affamato? Mi pare molto strano, contenendo questo budello dell'acqua dolce. Su, accendiamo la pipa. Testa di Pietra ruppe un altro pacco di Maryland, il suo tabacco favorito, e si mise placidamente a fumare, senza neppur pensare alla sua dolce Nelly. Aveva ben altro per il capo, il brav'uomo! Era il comandante che lo preoccupava.


I FURORI DI TESTA D1 PIETRA

Le ore passavano, e con grande stupore dei due bretoni mastro Taverna non si faceva piiì vivo. Cominciava già ad annottare ed avevano divorata la cena, quando Testa di Pietra, che cominciava ad inquietarsi assai, si decise a fare una nuova salita. - Vieni anche tu - disse a Piccolo Flocco. - Qualche cosa di grave dev'essere successo nella taverna dell'uomo dagli occhi di bue. O ci prenderanno, o noi faremo una strage dei polrcemen. Io già odio quegli uomini! S'aggrappò alla fune e salì lestamente fino alla bocca del pozzo. Piccolo Flocco fu pronto a seguirlo. - Per il borgo di Batz! - esclamò il mastro. -Non odo nessun rumore; che mastro Taverna sia stato ucciso o portato via? - Ma! - rispose il giovane gabbiere. Io non sono affatto tranquillo. - E nemmeno io. - Tieni pronta la pistola e la sciabola d'abbordaggio. - Al tuo comando farò fuoco, poi monterò all'abbordaggio. Essendo aperta la finestra del magazzino, da veri marinai vi saltarono dentro, ma subito si arrestarono. Quattro guardie stavano in quel momento frugando i due letti, bestemmiando in pessimo inglese. Testa di Piena fu lesto ad afferrare una pesante sedia. Che cosa fate voi qui? domandò con voce tonante. Chi siete voi e che cosa desiderate nella mia casa? I quattro agenti, certamente tedeschi, perche in quell'epoca l'Inghilterra pescava molta gente in Germania, si guardarono l'un l'altro stupefatti, poi uno di loro rispose: Chi siete voi? I1 padrone della taverna - rispose audacemente il mastro. Voi? Io. - Se l'abbiamo arrestato e già fucilato! - Chi? - I1 taverniere. - PerchC? Era un traditore. Ah, canaglie! Sotto, Piccolo Flocco! Accoppiamoli. I1 giovane gabbiere si era pure armato d'una sedia assai pesante. I due marinai in un baleno si scagliarono come due belve feroci contro i quattro agenti tempestandoli di seggiolate. I colpi si succedevano ai colpi come una vera gragnola. Bastò un solo minuto perchC i quattro disgraziati agenti, i quali non avevano avuto il tempo di mettere mano alle spade, giacessero a terra mezzo accoppati dalle tremende seggiolate che dava, specialmente Testa di Pietra.

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I CORSAiU DELLE BERMUDE

Fortunatamente la taverna delle (Trenta coma di bisonte* si trovava su una viuzza poco frequentata, anche perche battuta, per la sua posizione, da molte bombe americane, sicche i due marinai poterono sbrigarsela coi quattro agenti senza che alcuno intervenisse. - Gambe, ora! - disse Testa di Pietra, quando vide i quattro disgraziati semisvenuti e nell'assoluta impossibilità di alzarsi. - Morte agli sbirri! E scappò via come una saetta, seguito dal giovane gabbiere, il quale teneva ancora in mano un pezzo di sedia. La notte era oscurissima, le vie deserte, le case ben chiuse, e solamente i proiettili americani facevano un po' di fracasso. I due marinai, sempre correndo, per paura che qualche poiicemen non abbastanza pesto si fosse alzato e lanciato sulle loro tracce, non si fermarono che sulla piazza del castello, di fronte ad una casetta dipinta a scacchi. L1 presero respiro, e si guardarono l'un l'altro sorridendo. - Ne abbiamo date, eh?- disse il mastro. - E l'abbiamo anche scampata bella! - aggiunse Piccolo Flocco. - Mi vedevo già preso, legato e impiccato. - (La vittoria deve sempre rimanere alla marina» diceva la buon'anima di mio nonno, ed io sono fermamente convinto che avesse ragione su tutta la linea. Credi tu che sia proprio vero che abbiano fucilato quel povero tavemiere? - Hai creduto tu, Piccolo Flocco, a quello che hanno detto gli agenti? Hanno cercato di darci da mangiare una carota grossa come un popone. Fucilare un miserabile tavemiere! C't da ridere. Un tale onore nella giustizia inglese t riservato esclusivamente a pezzi grossi dell'esercito e della marina, che hanno tradito il paese. Allora lo avranno impiccato. -Nemmeno -rispose il bretone. - Lo avranno arrestato, non ti dico di no, ma non s'impicca l1 per l1 un galantuomo, che non ha preso parte ad alcuna cospirazione. - E noi, ora, che cosa facciamo? - Le finestre del carnefice sono illuminate - rispose il bretone. - Può dunque riceverci. E che cosa vorresti farne di lui, ora che non possiamo piiì ritornare alla taverna? -Tisei scordato della casamatta diroccata nella quale abbiamo cacciato quell'inglese? - Vorresti portarlo là? - Per ora SI. - E poi? - E poi, e poi...non so nemmeno io che cosa potremo fare. La matassa si t im-

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L CARNEFICE DI WSTON

brogliata, e quantunque i marinai siano famosi a fare ed a sciogliere nodi, ti confesso francamente che non so pih come fare a dipanarla. Bah vedremo poi. Per ora mettiamo al sicuro il carnefice. - E con quale pretesto ti presenterai? Lascia fare a me - rispose il mastro. Quelli di Batz sono i pih furbi della Bretagna.

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IL CARNEFICE DI BOSTON Testa di Pietra, che doveva aver già fatto il suo progetto, probabilmente durante la sua volontaria prigionia in fondo al pozzo dell'albergo delle aTrenta coma di bisonte~,si awicinò risolutamente alla casetta e picchiò rumorosamente con una specie di martello di bronzo, che somigliava bene o male ad una scure. Al terzo colpo si udl una voce rauca chiedere: Chi e? Amici! - rispose Testa di Pietra. - Vi prego di aprirmi. Un passo pesante risonò sulla scala interna, poi la porta si aprl e comparve un uomo di bassa statura molto largo e quindi molto robusto. Aveva il viso quasi interamente coperto da una foltissima barba rossa e teneva in mano una lanterna. - Chi siete voi?- chiese, alimdo in viso al bretone uno sgradevole odore di brandy. Marinai. E che cosa volete da me?- chiese il carnefice, che sembrava molto brillo. Proporvi un affare interessante che potrebbe darvi la fortuna. A queste parole un amaro sorriso contorse il labbro del carnefice di Boston. - A me la fortuna! - disse con ironia. - Mi giungerà il giorno che andrò a dormire sotto la fanghiglia. - Voi non sapete di che cosa si tratta. - Io no. - Avreste paura a riceverci? - Anzi! Nessuno mette piede nella mia casa, come se vi regnasse eternamente la febbre gialla. Passano dei mesi senza che veda un volto umano, poiche l'uscire mi e proibito. - Ora ne vedrete due abbastanza simpatici. - Vedo - rispose il carnefice, alzando la lanterna e proiettando la luce sui volti dei due marinai. - Venite pure: la solitudine mi annoia.

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Chiuse la porta, risali la scala un po' traballando e introdusse i due marinai in una stanzetta, malamente illuminata da una fumosa candela, che per mobilia aveva un semplice tavolino con poche sedie sgangherate ma molte corde però. I1 carnefice stava certamente per ubriacarsi, volendo scordare le vittime abbastanza numerose che aveva mandato all'altro mondo; e questo lo si deduceva facilmente, perchk sulla tavola vi erano due bottiglie, che esalavano un acuto odore di brandy, e un bicchiere ancora quasi pieno. I1 carnefice, felice forse di vedersi davanti due uomini, accostò alla tavola un paio di sedie e portò due bicchieri. - Posso offrirvi?- chiese. - Portate pure e versate - rispose il bretone. - In che cosa posso ora servirvi?- chiese poi. Testa di Pietra assaggiò prima il pessimo brandy del boia di Boston, poi chiese: - È vero che le corde degl'impiccati portano fortuna? - Cosi si dice; ma io la fortuna non l'ho mai saputa trovare con tante corde che ho adoperato. Sono settantatrk, se non m'inganno. - Settantatrk uomini mandati all'altro mondo?- chiese Testa di Pietra, facendo un gesto di spavento. - Senza dubbio è un bel numero. - Non dico di no - rispose il carnefice. - Quando il governatore mi scrive d'impiccare quello o quell'altro individuo, io devo obbedire per non perdere il pane, e impicco, perchk la giustizia ha ormai giudicato. - Sempre giudicato giustamente? I1 boia di Boston alzò le spalle, poi fini il suo bicchiere e disse: - Di ciò non mi occupo. Giudicano, e io impicco. - Ben fatto! - rispose il bretone. I1 boia di Boston, che era anche il boia di tutti gli stati americani soggetti all'Inghilterra, empi i tre bicchieri, poi guardando fisso il bretone coi suoi occhi d'un nero profondo, che risaltavano stranamente fra il rosso della barba, gli chiese: - Ed ora mi domando lo scopo della vostra graziosa visita. I1 bretone stette un momento in silenzio, poi disse:

- Dog. - D&! - esclama il carnefice, facendo un balzo dalla sedia. - Bretone, è vero? - Si, di Burgot. - Per il borgo di Batz! Siamo quasi fratelli. - Voi di Batz?- esclamò il boia.

- S I mi ero già accorto che voi eravate un uomo della terra delle pietre - rispose il mastro. - I bretoni si conoscono assai facilmente dall'accento ed anche dalle loro teste grosse. - Di Batz! - esclamò novamente il carnefice, il quale pareva scombussolato.


- Noi siamo fratelli.

- Lo credo, amico. - Voi date dell'amico a un boia? - Forse che non siete un bretone come me? A queste parole due grosse lagrime spuntarono dagli occhi del carnefice e scesero silenziosamente giù per il viso, perdendosi fra la sua foltissima barba. L'esecutore della legge piangeva. Piccolo Flocco, più sensibile di Testa di Pietra, col dorso della destra si era asciugata, di nascosto, una lagrima. - Do2 - disse il mastro - spiegami come va che un bretone 8 diventato un boia! Ciò mi stupisce, anche perch6 tu sei ai servigi degl'inglesi che sono stati sempre i nostri nemici. I1 carnefice alzò la testa e disse, parlando lentamente: Appartenevo anch'io alla gloriosa marina francese ed avevo raggiunto il grado di contromastro cannoniere. Forse oggi sarei uno dei migliori artiglieri della flotta, senza la brutalita di un ufficiale, il quale pareva nutrisse contro di me un odio che non saprei nemmeno ora spiegarmi...Non bevete! - Sì, beviamo - rispose Testa di Pietra - e voi continuate. Le storie interessanti sono sempre piaciute ai marinai della Bretagna. I1 carnefice si passò una mano sulla fronte madida di sudore poi riprese: -Una sera, mentre ero di guardia a bordo della Bellona ed avevo scontato pro* prio allora trenta giorni a pane e acqua, vedendolo, mi passò dinanzi agli occhi come una nube sanguigna, e il mio coltello di manovra, una solidissima lama temprata a Baiona, bevette suo sangue a garganella. - L'uccideste? Gli spaccai la gola. Faceste benissimo! - rispose Testa di Pietra. Approvate voi, compatriota, il mio atto? - Certo: i prepotenti stanno meglio nel mondo di la che di qua. - Se non fossi stato lesto a fuggire e a rimpatriare, mi avrebbero fucilato. Vuotò il bicchiere che gli stava dinanzi, con una specie di folle rabbia, poi disse con voce cupa: Forse sarebbe stato meglio. Non sarei diventato un infame carnefice, un essere disprezzato, che non può lasciare la sua casa, se non 8 protetto da una mezza compagnia di granatieri, perch6 la folla minaccia sempre di lapidarmi. Si era interrotto per caricare la pipa che stava presso il bicchiere. - Avanti, compatriota - disse Testa di Pietra. I1 carnefice accese la pipa, gettò in aria una nuvola di fumo acre, intensissimo, poi riprese: Una strana malia mi perseguitava. Devo essere nato sotto una sinistra stella.

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Fuggii in Inghilterra e mi arruolai nella flotta di re Giorgio. Quella nazione aveva allora estremo bisogno di marinai e non badava né da qual parte provenissero né a quello che avessero commesso prima. I1 triste destino mi perseguitò anche sulle navi inglesi, ed una notte di sull'albero di trinchetto dell'Essek, durante la tempesta, gettai in mare un mastro gabbiere. Anche quello mi aveva preso di mira; mi aveva fatto passare mille umiliazioni e quanti giorni di sentina! Fui arrestato e condannato a vent'anni di lavori forzati. Mi dovevano mandare in Australia, ma, non so per quale strana combinazione, fui invece inviato in America e nelle colonie inglesi. E qui, per godere un po' di libertà, io, miserabile, ho accettato il triste compito d'impiccare la gente. Guardate: mentre voi stavate per entrare, io stavo preparando u n laccio destinato a togliere la vita a un gentiluomo inglese. - Chi?- domandarono ad una voce i due bretoni, balzando in piedi. -Un certo baronetto Mac-Lellan. Ho ricevuto l'awiso oggi di tenermi pronto per l'esecuzione. - Mac-Lellan! - urlò Testa di Pietra. - Ma si tratta del nosuo comandante! - Che cosa dite voi? -Che quel signore che voi dovrete impiccare 8 il nostro capitano. - Capitano d'una nave? In quello stesso momento i quattro grossi mortai della corvetta tonarono con grande fracasso, soffocando le detonazioni di tutte le alne artiglierie. -Udite questi colpi?- chiese Testa di Pietra. - Gli orecchi miei sono ancora in buone condizioni - rispose con un sorriso. - Sono i cannoni della nave di sir MaoLellan. La sua corvetta ha forzato felicemente il blocco ed ha gettate le ancore nelle acque della Mistica. - Comprendo, ma non so spiegarmi una cosa. - Quale? - Perché mi si mandi a giustiziare quel brav'uomo nel forte di Iohnson invece che qui. - Dov'8 quel forte? - Di fronte al porto di Charlestown. - E dove si trova ora il mio comandante? - Lo hanno già condotto nel forte, eludendo la sorveglianza degli americani. D'altronde, le navi da guerra avevano ricevuto l'ordine di fargli onorata scorta. - I1 nostro comandante non è più qui! - esclamarono ad una voce i due marinai in preda ad un vero sbigottimento. - Ed io questa notte andrò al forte per impiccarlo. - E quando?- chiese Testa di Pietra con estrema ansietà. - P d o m a n i mattina: questo 8 l'ordine che mi 8 stato comunicato dal comandante della piazza.


-Testa di Pietra, - disse il giovane gabbiere - sapresti tu dirmi perchk lo fanno impiccare al forte di Iohnson, mentre sarebbe così facile qui? - Perche non si osa ucciderlo sotto gli occhi della miss. Credi tu che tutti ignorino che il nostro comandante i? un ben stretto parente del marchese d'Halifax? - Dunque i? vero quello che si sussurra al castello?- chiese il boia. - Che cosa si dice? - Che il gentiluomo, che io dovrò impiccare, i? fratello del marchese d'Halifax. - Non vi i? che una lieve differenza: il marchese i? nato in Inghilterra da una donna inglese, il baronetto in Francia da una donna francese. - E quel furfante osa mandarlo sul patibolo? - Sì, dopo avergli portata via la fidanzata. - È un'infamia! - Lo credo anch'io. - E per quale pretesto si vuole ammazzare? - Perchk poche sere fa, nella torre del castello, il baroneno, in un duello leale, dette al marchese una stoccata per punirlo di avergli rapita la fidanzata. È vero che gli addebitano anche di combattere contro gl'inglesi; ma lui vanta sangue francese nelle vene, e non ha mai voluto riconoscere l'Inghilterra come sua patria. I1 boia, il quale, non avendo pih bevuto del suo detestabile brandy si era rimesso in gambe, si alzò e andò a prendere una fune, che pareva fosse stata insaponata di recente. - Di questa mi servirò per provarmi a impiccare il vostro gentiluomo; provarmi, ho detto, perchk son certo di non riuscirvi. I due marinai avevano guardato con terrore il laccio fatale che avrebbe dovuto spezzare l'esistenza del loro adorato comandante. - Mi avete capito bene?- chiese il boia, vedendo che non rispondevano. Poi, dopo una breve pausa, riprese con voce lenta: - Quando noi vogliamo salvare o, meglio, ritardare la morte d'un uomo per ventiquattro o quarant'otto ore, con una lama solidissima tagliamo internamente la fune, sicchk il peso dell'appiccato la spezza subito. - E non lo impiccano pih?- chiese il mastro. - No - rispose il boia. - Si riconduce in prigione, in attesa d'un nuovo laccio, che io manderò a prendere qui, in casa mia, quando vorrò. - Parlate sul serio, compatriota? - Sono un bretone! - rispose il carnefice. - Posso avere errato nella mia vita, i? vero; ma io non sarei mai capace d'ingannare un uomo che ha bevuto l'aria della Bretagna e che si i? riscaldato al suo sole. Sono molti anni che io non ri-


1 CORSARI DELLE BERMUDE

tomo laggiù! Da quanto tempo non vedo piiì i nostri sottili campanili che segnano le nostre parrocchie! Da quanto tempo non vedo più i gloriosi colori della grande e generosa Francia. Maledizione etema sull'uomo che mi rovinò la vita e mi esiliò eternamente dal mio paese! Lo uccisi! Ebbene, se l'avessi dinanzi, lo ammazzerei ancora perche non aveva diritto di rovinare un bravo marinaio. I1 boia si era alzato, stringendo le pugna, cogli occhi schizzanti fuoco, la barba arruffata. Fece un gesto terribile, come se volesse abbattere qualcuno, poi scoppiò in un pianto dirotto. Tornò a sedersi, si nascose il volto fra le larghe mani, e continuò a singhiozzare. Testa di Pietra, assai commosso, gli si era awicinato e battendogli familiarmente su una spalla gli disse: - Orsiì, dimenticate il passato, compatriota, e vi prometto di farvi rivedere la nostra cara Bretagna. - Ed ho laggiù mio padre vivo ancora e due sorelle che da sette anni non ho più potuto rivedere! - Li rivedrete; ci penso io. La Francia molto deve al mio comandante, ed una grazia chiesta da lui al re Luigi XVI non sarebbe rifiutata. 11 carnefice si asciugò le lagrime col rovescio delle maniche, poi guardò una vecchia pendola rinchiusa in una specie di cassettone alto due metri, come si usava in quell'epoca e che faceva udire, con regolarith meravigliosa, il suo monotono tic-ta~. - Le dieci - disse. - Abbiamo tempo. Poi, fissando Testa di Pietra, gli chiese: -Vorreste lasciare Boston ora che il vostro comandante non si trova piiì qui? -Avevamo gih divisato di fuggire questa notte per un passaggio che noi abbiamo gih percorso per entrare nella piazza. - Vi faccio una proposta: io ho un lasciapassare, ed una scialuppa mi attende alla foce della Mistica per condurmi a Charlestown. Ne volete approfittare? Passerete per i miei aiutanti. - Ma noi dobbiamo prima abboccarci col secondo della corvetta. Dobbiamo informarlo di quanto 5 accaduto e prendere con lui e coi comandanti americani degli accordi per salvare il baronetto. - La scialuppa ha l'ordine di attendermi fino alle quattro del mattino - rispose il boia. - Avrete quindi tutto il tempo per rivedere i vostri amici. Non vi domando che un quarto d'ora per preparare il mio laccio. Intanto voi accendete una candela e passate nella stanza attigua per vestirvi di rosso come devono essere gli aiutanti di un boia. Vi sono molte vesti e troverete da accomodarvi.


Prese il laccio, che aveva poco prima mostrato ai due marinai, lo stese sulla tavola, e con un coltello solidissimo, simile ad un bisturi, cominciò uno strano lavoro, che lui solo, marinaio prima e poi carnefice, avrebbe potuto eseguire. Quando i due marinai del Tuonante,vestiti completamente di rosso come usavano allora i boia inglesi, ricomparvero, il lavoro era già finito. - È quello il laccio fatale che dovrebbe appiccare il nostro comandante? chiese Testa di Pietra non senza una certa emozione. Sì, ma l'ho sventrato così bene in un certo punto, che la fune si spezzerà subito, senza far subire al vostro comandante nemmeno un principio di asfissia. - E poi come lo salveremo? - Questo 5 un affare che riguarda voi. Volete un consiglio? Dite pure, compatriota. - GiacchC gli americani, ormai sono così forti da poter tentare anche l'assalto di Boston, possono attaccare domani sera il forte di Iohnson, massacrare la guarnigione e salvare così il vostro capitano. Ci saremo noi a proteggerlo, e tre bretoni possono tenere testa a sei inglesi. Vi pare? - Giustissimo - rispose senza esitare Testa di Pietra. Voi dunque andrete a bordo della vostra nave, vi abboccherete coi vostri amici, ed io vi aspetterò nella cala della Morte, dove la scialuppa deve attendermi. Sapete dove si trova? Alla foce della Mistica rispose Testa di Pietra. La conosco molto bene. Volete che andiamo? Tutti si alzarono. I1 mastro mosse incontro al carnefice, gli stese la sua mano leale e disse: D&! Io conto su di voi come se foste un mio fratello; ma credo utile awertirvi che sono tal uomo, da non lasciare impunito un tradimento, anche perche i bretoni non sono mai stati traditori. Due grosse lagrime spuntarono negli occhi del boia. Fratello, - disse con una voce rotta dai singhiozzi disponi della mia vita. Malgrado tutto, sono rimasto, in fondo all'anima, bretone. - Smngi allora la mia mano, giacchC siamo nati entrambi nella terra delle pietre e delle teste dure. Non oso. - Metti qui dentro la tua zampa, per il borgo di Batz! Un tempo sei stato anche tu marinaio. Allunga! I1 boia di Boston ebbe una lunga esitazione, poi stese, non senza un fremito, la sua mano. - D&! - disse il mastro. DoE! rispose il boia. E la stretta fu data fra i singhiozzi che rompevano il petto dell'antico condannato.

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Piccolo Flocco si era asciugato di nascosto un'altra lagrima. I1 boia bewe un ultimo bicchiere di brandy, poi disse: - Possiamo andare. Prese un biglietto coperto di un grosso bollo di ceralacca, che stava su un tavolino, e se lo caccib nel petto. Testa di Pietra e Piccolo Flocco lo seguirono, dopo aver accese le pipe ed essersi armati delle pistole e delle sciabole d'abbordaggio. I1 boia discese frettolosamente la scala, lascib passare i suoi nuovi amici, che dovevano figurare come suoi aiutanti, e chiuse la porta con grande fracaso. La notte era assai buia, essendovi per aria grandi masse di vapori. I1 bombardamento infuriava, perchĂŠ gli americani avendo appreso da una nave che gl'inglesi si preparavano a mandare poderosi aiuti per salvare le loro colonie, non concedevano tregua alcuna a quelli di Boston. Essi volevano costringerli alla resa, prima che nuove flotte giungessero cariche di soldati tedeschi. Palle e bombe fioccavano pih frequenti che nelle altre sere, ed erano soprattutto i mortai ed i cannoni da caccia della corvetta che infuriavano. Si sarebbe detto che alla foce della Mistica si era impegnato un furioso combattimento contro le navi inglesi, che spadroneggiavano sempre nell'ampia baia, ma senza poter aiutare in modo alcuno la guarnigione che la fame a poco a poco rendeva inetta alle grandi e supreme difese. I tre uomini, avvolti in larghi mantelli di cotone nero, che davano loro l'aspetto di cospiratori, s'incamminarono; ma Testa di Pietra condusse la marcia in modo da passare dinanzi all'albergo delle *Trenta coma di bisonte*. I1 suo stupore fu immenso nello scorgere la taverna illuminata. - Corpo d'un cane strozzato! - esclamb. - Che vi siano ancora dentro i policemen in piena baldoria?Sono disposto a dar loro un'altra pestata, che ricorderanno per un bel po'. A me, Piccolo Flocco! Aprl impetuosamente la porta, e con sua grande sorpresa si trovb dinanzi a mastro Taverna. Questi stava seduto malinconicamente dietro al suo banco, in attesa di awentori che non giungevano. - Sei vivo o sei l'ombra di mastro Taverna?- gridb il mastro, precipitandosi verso il banco. L'albergatore spalancb pih che potĂŠ i suoi occhi fenomenali, poi allarga le braccia e mandb un grido altissimo: - Voi, mio gentleman! In quel costume?Orrore! - E per chi mi prendi tu dunque?- rispose il bretone. - Per un boia?No; sono ancora marinaio, e se indosso questo costume, ho i miei buoni motivi, che tu devi per ora ignorare, caro mastro Taverna!...SicchĂŠ non ti hanno fucilato e nemmeno impiccato!


IL mRTE DI IOHNSON

- Chi? - Mi hanno arrestato, questo 2 vero, ma mi hanno subito rilasciato. - Ed i policemeta, che avevano occupato durante la tua assenza la taverna? - Gl'inglesi.

- So, gentkmen, che ne hanno portati via quattro terribilmente feriti, anzi, pestati, ma niente di più. Chi sia stato poi a conciarli in quel modo, non lo so davvero. - Chi?Ehi, mastro Taverna, dovresti averlo gih indovinato. Quando vedemmo che saccheggiavano le tue bottiglie, li prendemmo a seggiolate, e i colpi, amico mio, grandinavano, parevano colpi di cannone! Fracassammo due sedie, che noi per altro non ti pagheremo. -Ah, no, no! - protestò mastro Taverna. - Ordinate anzi, e senza pagamento. - Una bottiglia di Medoc, che desidero offrire al boia di Boston, mio carissimo amico. Ma bada, che se non 2 proprio della qualità più fina, ti faccio impiccare subito al primo chiodo che troveremo. L'albergatore aveva fatto tre o quattro passi indietro, con aria smarrita, appog. giandosi al banco. La presenza del boia lo aveva cosl straordinariamente atterrito, che i suoi grandissimi occhi gli erano quasi usciti dalle orbite, in modo spaventoso. Come sei brutto, mastro Taverna! disse Testa di Pietra. - Non farci quegli occhiacci, che somigliano a quelli dei gufi. Tanto ti spaventa il boia di Boston? Hai torto, perché & un mio compatriota, e poi 2 un uomo che non schiaccerebbe una mosca senza l'ordine del comandante della piazza. Avresti forse sulla tua coscienza un gran numero di delitti? - Io?- balbettò il pover'uomo. Allora portaci il Medoc, perché noi marinai soffriamo sempre la sete. E si capisce, d'altronde! Navighiamo sempre sull'acqua salata, abbiamo bisogno di mandare giiì ogni momento qualche cosa. Diamine! I1 sale domanda acqua, e se non vi & acqua, domanda qualche cosa di meglio: gin, brandy, whisky, Aguardiente e... il tuo Medoc soprattutto. Su svelto; va' in cantina, che non abbiamo tempo da perdere.

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IL FORTE DI IOHNSON Mastro Taverna, che pareva lietissimo di aver riveduti i due marinai pei quali nutriva una profonda simpatia, si precipitò anziché scendere nella cantina, e tornò subito portando la bottiglia domandata. Testa di Pietra la fece subito stappare, ed in breve i tre uomini la vuotarono.


- Partiamo? - chiese il boia di Boston. - Se dovremo raggiungere prima la vostra corvetta, le ore non saranno troppo lunghe. 11mastro mise una mano nella sua ampia cintura rossa, come per levare del denaro, ma mastro Taverna, che aveva capito, con un gesto lo fermò. - No, mio gentleman - disse. - Non voglio denaro da voi: ne ho guadagnato abbastanza. Non fatemi l'offesa di pagarmi questa bottiglia. - Tu sei un brav'uomo! - rispose il bretone con voce grave - e gih lo sapevamo. Si alzò, e battendogli su una spalla, aggiunse: - Io spero di rivederti presto e di fare una visita alla tua cantina. Dubito però che allora Boston si trovi ancora in mano del signor Howe. Buonanotte mastro Taverna. Si awolsero nei loro leggeri mantelli neri, quantunque facesse perfino troppo caldo, e uscirono. - Da quale parte usciremo?- chiese il bretone al boia. - Dalla postierla del bastione N. 7. - Avete il lasciapassare? - Certo, e porta la firma del generale Howe. Potremo scendere fino alla corvetta? -E perché no? Taglieremo la discesa per traverso e raggiungeremo il suo ancoraggio. - Piccolo Flocco, allunga le gambe. La notte, come abbiamo detto, era oscura, poiché il vento dell'est aveva accumulate sull'ampia baia e sulla piazza enormi masse di vapori. Nessuna stella brillava in cielo; brillavano invece le bombe che gli americani non si stancavano di gettare dentro la città. In un quarto d'ora i tre marinai giunsero alla linea delle fortificazioni e s'inoltrarono fra due bastioni congiunti fra loro con robuste stecconate, sui quali tonavano di quando in quando alcuni pezzi di medio calibro, che lanciavano palle infuocate. I1 comandante delle batterie, avvertito dalle sentinelle che tre uomini domandavano di uscire, accorse munito d'una lanterna, lesse e rilesse il lasciapassare, e diede l'ordine di aprire la postierla. Due soldati, pure muniti di lanterne, guidarono il carnefice ed i suoi due aiutanti improwisati, fino all'estremith d'un tenebroso corridoio, costruito sotto uno dei bastioni. La porta di ferro fu aperta, e mastro Testa di Pietra poté finalmente respirare l'aria pura che saliva dalla baia. - Orizzontiamoci - disse - e badiamo alle palle. Le teste dei bretoni sono dure come le pietre del loro paese, tuttavia una disgrazia può toccare e, quando una zucca è sfondata, il suo proprietario non ha altro da fare che lasciarsi portare al cimitero. Aveva appena terminato di parlare, quando sulla riviera della Mistica balena-

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rono quattro lampi, seguiti da altrettante fragorose detonazioni. Avevano sparato i quattro mortai della corvetta, ed i quattro lampi avevano illuminata abbastanza bene, sebbene fugacemente, la nave. - È laggiù, sempre al medesimo posto - disse il bretone. - Si direbbe che i nostri marinai hanno voluto segnalarcela. Veniamo, camerati, non dubitate. Si erano messi a scendere la china, piuttosto ripida ed ingombra di cespugli mezzo abbruciati dalle palle roventi e dalle bombe. Aiutandosi l'un l'altro, aggrappandosi ai rami e cercando di tenersi nascosti, affinché qualche palla di cannone non fosse mandata al loro indirizzo, in breve si trovarono sulla riva sinistra della Mistica, proprio di fronte alla corvetta, la quale era ad una distanza di appena cento passi. I1 bretone fece colle mani portavoce, e approfittando d'un momento in cui le artiglierie tacevano, gridb con tutto il fiato che aveva nei suoi ben capaci polmoni: - Marinai del Tuonante! Venite ad imbarcare il vostro mastro. I quattro grossi mortai, che dovevano essere già pronti, fecero la loro scarica destando l'eco della riviera, ma appena il fragore cessò, si udl gridare: Chi ci domanda? - Io, Testa di Pietra. - Attendi un momento. - Va bene, signor Howard - rispose il bretone, il quale aveva riconosciuto in quella voce il secondo della corvetta. Un momento dopo una baleniera veniva calata nel fiume e si dirigeva rapidamente verso la riva, dove il mastro, per guidare i marinai che la montavano, continuava a gridare: - Ohe! Doe! In meno di mezzo minuto la baleniera prese terra, ed il contromastro del Tuonante balzb sulla riva, dicendo: -Voi, Testa di Pietra?E il comandante? - Zitto! - rispose il bretone. - Non è qui il luogo da svelare certi segreti. Si volse verso il boia, il quale si era seduto su una roccia e fumava la sua pipa puzzolente. - Volete venire con noi?- domandb. - Qui non corro alcun pericolo, quindi posso aspettare il vostro ritorno - rispose il boia. - Saremo sicuri di ritrovarvi? Dubitereste di me?

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- D&. - Doe.

Testa di Pietra e Piccolo Flocco balzarono nella baleniera, montata da sette rematori, e presero subito il largo, fendendo le torbide acque della Mistica.


1CORSARI DELLE BERMUDE

Giungere alla corvetta fu un momento. Testa di Pietra sal) i gradini a quattro a quattro, e si trovò subito dinanzi al signor Howard e al colonnello Moultrie. Due domande erano subito uscite dalle bocche dell'uomo di mare e dell'americano. - DovZ sir William? -Signor tenente, -disse il bretone, mentre Piccolo Fiocco abbracciava i marinai che se lo disputavano l'un l'altro - venite nel quadro. Ho gravi cose da dirvi. Sappiate per ora che il nostro comandante domani sera sarà impiccato nel forte di Iohnson. - Impiccato?- gridò Howard, diventando pallidissimo. - Ora guardate un po' il costume che indosso, tenente - rispose il bretone. - Non vedete che sembro un vero carnefice?Tutto rosso come il sangue che i boia fanno spillare in un modo o nell'altro ai poveri condannati. E questo mantello nero? Oh, che lugubre bandiera! I1 tenente lo afferrò per un braccio e lo condusse nel quadro che era illuminato, seguito subito dal colonnello americano. 11bretone in poche parole li mise al corrente di quanto era avvenuto. - Preso! - esclamarono ad una voce il colonnello ed il tenente. - Adagio, miei signori; se 8 preso non 8 però ancora stato impiccato - osservò il bretone. - Io e Piccolo Fiocco siamo gli amici, anzi, gli aiutanti del carnefice; e gl'inglesi l'avranno ancora da fare con noi. 11colonnello alzò una mano. - Avete detto che l'hanno tradotto nel forte di Iohnson? - Dove andiamo per impiccarlo! - Voi? - Io? Impiccherei il comandante del forte, piuttosto! Per il borgo di Batz! Un bretone tradire il suo capitano?Oh, mai! Mi lascio piuttosto impiccare io. - Signor Howard, -disse il colonnello assai preoccupato - da tempo i nostri capi hanno deciso di fare una scorreria sulla punta di Huddrel per distruggere le difese inglesi alzate sul canale di Hog-Island che tribolano la città di Charlestown. Quel forte di Iohnson, che batte coi suoi pezzi tutto il porto di Iames-Island, 8 il nostro incubo. Lo assalteremo. - Farete ciò?- chiese il tenente. - Abbiamo debiti di riconoscenza verso il vostro comandante - rispose il colonnello con voce solenne. - Senza l'arrivo della vostra corvetta, saremmo rimasti senza polveri, e l'assedio ed il bombardamento si sarebbero prolungati indefinitamente. Abbiamo ancora estremo bisogno della vostra nave, la sola che possa tener testa ai pezzi delle fregate, dei briks e dei brigantini inglesi. - Concludete - disse il secondo che era uomo di poche parole. - Quando appiccheranno il baronetto? - chiese il colonnello, rivolgendosi a Testa di Pietra.


- L'esecuzione è stata fwata per domani sera alle sei - rispose il bretone.

- Ne sei sicuro? - Ho la parola del boia. - Signor Howard, alle quattro voi scenderete la Mistica colla vostra corvetta e forzerete il canale di Hog-Island per appoggiare il nostro attacco. Sarò lh con duemila americani, scelti fra il fiore delle truppe e vi prometto di prendere d'assalto il forte. - Siamo d'accordo. - Qualunque cosa dovesse accadere troverete i miei uomini intorno al forte rispose il colonnello. - Spero che i nostri provinciali*, come li chiamano sprezzantemente gl'inglesi, sapranno fare miracoli. Dovete farmi però una promessa. - Dite. - Siamo ancora a corto di polveri, mentre abbiamo saputo che dalla Florida sono partite due navi inglesi ben cariche. Noi salveremo il vostro comandante a prezzo del nostro sangue, che voi ci pagherete in munizioni. Incrocerete fuori del porto, le prenderete d'abbordaggio, forzerete un'altra volta il blocco, e risalirete la Mistica. Boston è agli estremi, ormai lo sappiamo, e vogliamo averla al pih presto nelle nostre mani. Non sarh che questione di giorni, ma guai se ci difettassero le polveri! Sarebbe la nostra rovina. Trecento pezzi che tuonano giorno e notte ne consumano, e la grossa provvista che voi ci avete portata è gih quasi esaurita in una sola settimana. - Colonnello, - disse il tenente - checche debba succedere, io condurrò il Ttumunte nel canale per tenere indietro le fregate inglesi; ma io conto assolutamente su di voi. I1 mio comandante non deve morire sulla forca. - Impegno il mio onore e la mia vita! - rispose l'americano. Howard si volse verso Testa di Pietra, che aspettava ansiosamente i suoi ordini: - I1 boia vi aspetta sulla riva della Mistica, è vero, mastro?- gli chiese. - SI, mio tenente. - Che non vi abbia giocato qualche brutto tiro? - Quell'uomo?È un bretone come me! - Allora mi sento più sicuro; tuttavia nella baleniera farò collocare un petriere e raddoppierò l'equipaggio. I tradimenti piovono addosso in tempo di guerra. - Del mio uomo sono sicuro come di me stesso. - Sbrighiamoci. I ne uomini salirono sul cassero. Howard diede rapidamente alcuni ordini al contromastro affinch6 si raddoppiasse l'armamento della scialuppa, poi disse: -Testa di Pietra, vegliate sul comandante.


I CORSARI DELLE BERMUDE

- Vi assicuro che non morra impiccato, perché il laccio e stato gia abilmente sventrato dal boia. Cadrh subito, e in piedi.

- Andate, mio valoroso.

- Piccolo Flocco, a me! - gridò il mastro.

I1 giovane gabbiere, che stava in mezzo ad un gruppo d'artiglieri, fu lesto a raggiungerlo. - Si va?- chiese. - E subito - rispose il mastro. - Lasciamo l'odor del catrame per quello delle corde da appiccare. Scesero frettolosamente la scala, che era stata nuovamente abbassata, e presero posto nella baleniera. Un petriere abbastanza grosso era stato collocato a prora, pronto a scagliare un nembo di frammenti di pietra, nel caso che fosse stato necessario, e l'equipaggio era stato portato a quindici uomini. - Voga, John! - disse Testa di Pietra al contromastro. - Non aver paura delle palle. - Oh! ci siamo abituati - rispose il timoniere sorridendo. Dei proiettili si affondavano di quando in quando nelle acque della Mistica, diretti per lo pih contro la corvetta, che coi suoi quattro mortai danneggiava assai la piazza, senza accordare alla guarnigione un istante di riposo. La baleniera, procedendo a zigzag per evitare le palle infuocate che si vedevano benissimo solcare le tenebre, riattraversò il fiume e approdò dinanzi alla roccia, sulla quale il boia di Boston fumava ancora la sua pipa senza preoccuparsi delle palle. Testa di Pietra e Piccolo Flocco balzarono a terra, dopo aver salutati i compagni, i quali avevano ripreso prontamente il largo. - Come vedete, sono stato di parola - disse il carnefice. - Andiamo? Testa di Pietra rispose con una vigorosa stretta di mano, che fece sussultare l'esecutore di giustizia. Si misero a seguire la riviera della Mistica, discendendola verso la foce, poiché la scialuppa inglese, che doveva portare il boia al forte, si trovava di la della seconda barra per evitare il pericolo di provare la mitraglia dei cannoni da caccia, i quali ogni mezz'ora, per precauzione, scaricavano un paio di colpi in quella direzione. Le palle e le bombe fioccavano sempre, poiché anche i ridotti americani battevano furiosamente le difese della fortezza. Ma non vi era alcun pericolo a percorrere la riva, poiché i proiettili cadevano ben pih lontano. Dopo venti minuti i tre uomini giungevano in una piccola cala, dove aspettava una scialuppa, illuminata da un piccolo fanale, montata da otto fucilieri e da una mezza dozzina di marinai con un timoniere.


- Chi siete?- gridò quest'ultimo, mentre i fucilieri puntavano rapidamente i loro archibugi.

- I1 boia di Boston coi suoi due aiutanti - rispose l'ex galeotto. - Imbarcate. I tre uomini salirono sulla scialuppa, mentre il timoniere, tenendo in una mano una pistola e nell'altra la lanterna, li esaminava attentamente. - Aprite i vostri mantelli! - comandò. I bretoni obbedirono. Tutto rosso: va bene. Sedetevi a prora e non pronunziate parola. - Avreste paura di svegliare i pescicani? - chiese Testa di Pietra, che cominciava ad arrabbiarsi. Chi siete voi? I1 primo aiutante del boia, capace d'impiccare anche voi, senza i miei due compagni. - Silenzio! Non voglio farmi catturare dagli americani. Vi 8 quella maledetta corvetta che da un momento all'altro può piombarci addosso e sventrarci la scialuppa con un colpo del suo tagliamare. - Ma che! - rispose Testa di Piena. - Dorme sulle sue ancore. I sei marinai tuffarono i remi, e l'imbarcazione attraversò velocemente la foce della Mistica, filando dietro l'ultima barra. Per sua fortuna i cannoni da caccia del Tumunte erano rimasti silenziosi. In lontananza scintillavano i fanali della flottiglia inglese, composta per lo pih di navi invecchiate nelle acque americane e di scarsissimo armamento. Non vi era che una fregata, che potesse tentare di misurarsi con la corvetta; eppure si era fino allora tenuta prudentemente lontana dalla Mistica, preferendo sorvegliare le bocche del porto per impedire agli americani di ricevere dal di h o ri delle munizioni. La scialuppa che procedeva sempre rapidissima e che cambiava sovente la luce del suo fanale, mettendovi dinanzi ora dei vetri azzurri ed ora dei verdi, segnali certamente convenuti per non farsi cannoneggiare dalla squadra, dopo una buona ora giungeva dinanzi all'isola di Sames, su una punta della quale s'alzava minaccioso il forte di Iohnson. Era questa una salda fortezza, che colle sue artiglierie tribolava gravemente la cittadella di Charlestown. Già i comandanti americani, da tempo consigliati dal colonnello Moultrie, che godeva molta considerazione e molta fama come uomo di guerra, ne avevano decisa l'espugnazione e la distruzione, d'accordo col colonnello Ashe, il quale dagli stipendi del re d'Inghilterra era passato a quelli del Congresso americano. Fra tutti disponevano di circa uemila stanziati, di tre o quattrocento scorridori, di cin. quanta pezzi d'artiglieria di diverso calibro e di parecchie grosse scialuppe armate.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

Gia il colonnello Moultrie con una banda di arditi scomdori aveva devastata parte dell'isola, costringendo le navi ad allontanarsi e la guarnigione dell'isola a rinchiudersi più che in fretta nel forte; perb non aveva osato tentarne l'attacco, dopo essersi persuaso che, senza molte grosse bocche da fuoco, non ne sarebbe venuto a capo. Quindi non era da stupirsi, se Moultrie ed Ashe, gi8 da lungo tempo preparati alla dura impresa, si trovassero in quel momento imbarazzati. - Ci siamo?- chiese Testa di Pietra, vedendo la scialuppa spingersi sopra una punta sabbiosa, che la risacca batteva violentemente. - Ci siamo rispose il carnefice. I1 timoniere prese il fanale, vi sostituì un vetro rosso a quello azzurro che aveva posto prima, poi disse con voce rude e con una certa impazienza che indicava come non si trovasse troppo bene fra quei tre esecutori della legge: - Venite! - Adagio, signor mio - disse il bretone. - Noi non abbiamo i piedi dei marinai. Favorite darmi una mano. - Io porgere la mano ad un impiccatore! ...Oh, mai! - esclamb il timoniere. - Temerei che cib mi portasse sventura. - Eppure le corde degl'impiccati portano fortuna, e noi le vendiamo ad alto prezzo. - Non sarò certamente io che ve ne chiederb un pezzo rispose il timoniere. - Orsù, scendete prima che la risacca riempia d'acqua la scialuppa. Piccolo Fiocco, sempre lesto come uno scoiattolo, spiccb per primo il salto cadendo sulla sabbia asciutta. I1 boia di Boston fu il secondo, e vi riuscl pur bene. Testa di Pietra prese cosl malamente le sue misure, da cadere addosso al timoniere e da aggrapparsi strettamente a lui per non cadere. L'aveva fatto apposta? Vi era da crederlo. 11 timoniere si era sbarazzato della stretta con una scrollata di dorso, che non aveva peraltro gettato affatto a terra il malizioso bretone. - Voi mi avete toccato! - urlb. - Volevate che mi rompessi il naso? - chiese candidamente Testa di Pietra. - Ve l'avevo gia detto che io non ho i piedi d'un marinaio, e poi, corpo di mille uomini appiccati, non sono più giovane! - La vostra stretta mi sarà fatale! - Bah! Come se i carnefici non avessero carne, ossa e sangue al pari dei marinai. -Su, venite! Io non ho tempo da perdere! - gridb il timoniere. - Se ci fate lume, perché, vedete, ci ho sempre tenuto al mio naso. Si misero in cammino passando fra due doppie file di gabbionate e di palizzate, e giunsero dinanzi ad una delle due postierle, che erano guardate da un grosso drappello d'artiglieri con due pezzi.

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L.SIGNOR .P&

PAGA.

I1 timoniere scambib col comandante della guardia alcune parole, poi il drappello si divise in due, e lascib libero il passo ai tre carnefici. Attraversarono un ridotto, passarono sotto parecchie volte, e finalmente furono introdotti in un specie di sala dove si trovava un capitano. - I signori di Boston! - disse il timoniere, che fece stringere le pugna a mastro Testa di Pietra. L'ufficiale, che stava seduto dinanzi ad un tavolino, sotto una lanterna ad olio che proiettava molta pih luce delle fumose e puzzolenti candele di Boston, li guardb attentamente, poi chiese: Chi e il boia? - Io, signore - rispose l'ex galeotto, facendo un passo innanzi. -Avete qualche lettera del generale Howe? - Eccola, signore. I1 capitano la prese con un certo ribrezzo, l'aprl e la lesse: - Va bene - disse poi. - Avete portato con voi il laccio? - Sl, signore. - Chi sono quei due uomini? - I miei aiutanti. L'esecuzione ティ stata fissata per domani, ad un'ora prima del tramonto. Innalzate domani mattina la forca, perchk noi, gente di guerra, non abbiamo pratica di tali faccende. Nei magazzini del forte troverete il legname occorrente. Avete fame? - Non abbiamo ancora cenato, signore - fu pronto a rispondere Testa di Pietra. - Vi farb mandare dei viveri. Per questa notte vi riposerete qui. Vi sono l&delle brande. Cib detto, si alzb e uscl senza guardarli in viso, seguito dal timoniere. - Se potessi appiccare te invece che il mio comandante, lo farei subito - brontolb Testa di Pietra. - Come sono superbi questi inglesi!

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IL SIGNOR NPERテ単AGAツサ La stanza assegnata ai tre signori di Boston, come li aveva chiamati ironicamente il timoniere, sembrava un magazzino, poichk era ingombro di sacchi di sabbia, di gabbionate, di ruote per le artiglierie fuori d'uso e di ammassi di cordami. Vi si trovavano pure oltre a un tavolino, una mezza dozzina di brande pih o meno sgangherate. - Per il borgo di Batz! Con che lusso si trattano gli esecutori di giustizia! -


I OORSARI DELLE BERMUDE

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esclamò Testa di Pietra il quale aveva fatto subito il giro del camerone. Da questo trattamento m'immagino l'altro. - Quale?- chiese Piccolo Flocco. - Intendo parlare della cena: ci daranno croste di pane secco e merluzzo secco per farci rovinare i denti. Ah, pitocchi! In quel momento la porta fu spalancata, ed un vecchio soldato entrò, portando tre gamelle ed una bottiglia di vino. - È questa la cena dei tre carnefici di Boston! - chiese Testa di Pietra. - È il rancio della sera dei soldati, signori. Anche noi come nella gran piazza assediata siamo a corto di viveri, ma... - Ma? - Essendo io il cantiniere del forte, potrei prowedervi qualche cosa di meglio, se pagate. - Finalmente la bomba è scoppiata! - esclamò il bretone. - Che cosa vi è dentro questi recipienti? - Zuppa di merluzzo. - Con cipolle? - Senza, poiche non ne abbiamo piiì. - Ci sarh di che stare allegri, signor cantiniere! Voi avete detto bensì che pagando si potrebbe aver di meglio. - Del formaggio d'Olanda autentico, delle aringhe squisite, del prosciutto ben conservato, avendo ammazzato il mio ultimo maiale un mese fa - E poi? - Potrei aggiungere della frutta secca e prugne nere di Provenza. - Che lusso! E vini? - Niente vino: birra nera. - Noi paghiamo e voi portate. Quello che contengono queste gamelle donatelo pure a qualche povero soldato affamato. Questa broduccia non l'hanno mai mangiata i carnefici di Boston! - Va bene, signore. Quando pagate, io vi porto quanto ho di meglio. - Vi prego solamente di sbrigarvi, perche noi abbiamo una fame da tamburini. Sapete che quei bravi ragazzi hanno sempre le budella vuote? - A me lo dite? - Allora andate. I1 cantiniere scappò via come se avesse le ali ai piedi, riportando con sé non solo le gamelle, ma anche la bottiglia. - Furfante! - esclamò Testa di Pietra. - Vorrei essere impiccato se quel briccone non va a vendere quella detestabile zuppa e la bottiglia alla guarnigione. Perfino la bottiglia! È troppo! M'immagino che debba essere un vino detestabile, buono solamente per le gole degli assiani.

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IL SIGNOR .PERO PAGA.

Stette un momento silenzioso guardando il carnefice, il quale sembrava di cattivo umore. - Compatriota, disse - C% un po' di burrasca nel vostro cervello? - Perche?- domandò il carnefice scotendosi. - Avete un viso che sembra quello d'un morto annegato, ripescato dopo una settimana. Che cosa volete?Ogni volta che devo giustiziare un uomo mi sento assalire da uno sgomento, che non vi saprei spiegare. Io non ero nato per fare il carnefice. -Adagio, compatriota! Qui non si tratta d'impiccare, ma di scherzare. Voi mi avete promesso che il laccio fatale si spezzerà. - Di questo rispondo pienamente - rispose il boia di Boston. - L'ho vuotato a tre quarti d'altezza, e si strapperà subito sotto il peso del gentiluomo. - Ed allora, che ,cosa temete? - Se gli americani tardassero? - Oh no! Io rispondo di quei galantuominie soprattutto del colonnello Moultrie - rispose il bretone. - Qui domani si dara battaglia, e vedremo come gl'inglesi sapranno levarsi da questo bell'affare. Se vi entrano i cannoni del Twnante, io sono più che certo che con dieci sole bordate ridurranno al silenzio tutte le batterie del forte. Ah! Ecco il signor «Però Paga,! Il cantiniere, seguito da un aiuto, era entrato portando dei grossi canestri pieni di prowiste e di bottiglie di birra doppia. Mastro Testa di Pietra ispezionò tutto minutamente, poi chiese al cantiniere: - Quanto costa tutto ciò, signor «Però Paga*? - I viveri scarseggiano,e le prowiste sono diventate carissime -rispose il cantiniere. Oh, dite pure! I carnefici hanno sempre qualche dollaro in tasca. - Datemene cinque. I1 bretone lo guardò sotto il naso. Invece d'impiccare il gentiluomo che ci aspetta, io metterei volentieri il laccio intorno al vostro collo. Ma siccome noi, signor «Però Paga,, siamo uomini dabbene, anche se siamo giustizieri, e non amiamo le discussioni, ecco qua. Affondò una mano nella sua fascia rossa e trasse cinque dollari, che depose sul tavolino, l'uno dietro l'altro. - È giusto il conto?- chiese con voce un po' ironica. - Giustissimo, signore -rispose il vivandiere, intascando lestamente. -Non avete paura dell'argento dei carnefici?- chiese il bretone. - Io?Niente affatto, signore. Mio nonno era un Chalkraff. - Volete dire? - I1 carnefice di Londra. -Allora potete stringere la mia mano.

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I1 vivandiere congedb con un gesto.il suo aiutante, poi gliela porse. Testa di Pietra gliela strinse fortemente e lo trasse a sé dicendogli: - Si potrebbe parlare un po' fra carnefici e discendenti di carnefici, ma sempre pagando?I dollari non mancano a noi. - Che cosa volete dire? - Essendo voi un nipote di un carnefice, v'invito a cenare in nostra compagnia. Vi dispiacerebbe? - Oh no! La mia cantina, coi tempi che corrono, è quasi sempre vuota. I1 governo ritarda le paghe, e questi bravi soldati non hanno mai nemmeno un penny per comprarsi un po' di tabacco. Io finirb col rovinarmi completamente, avendo accordato un po' di credito a non so quanta gente. - Vi pagheranno quando giungeranno dall'hghilterra le fregate cariche d'oro fin sopra i ponti. Quante sterline scenderanno allora nelle vostre tasche! Saranno dei veri fiumi. - Credete che mandino le paghe? - Ne dubitereste?Aspettiamo anche noi le paghe da due mesi, ma non siamo affatto inquieti, perché sicuri di averle. Fra cinque o sei giorni qui a Boston avremo una vera orgia d'oro. La miseria sarà bandita; tutti saranno in festa. Su accomodatevi, e teneteci compagnia, giacché il lavoro vi manca. I1 vivandiere prese una sedia sgangherata e, felice di cenare senza spendere un penny, si mise a lavorare così alacremente di denti, che il bretone non poté trattenersi dal dire: - Pare impossibile! Un vivandiere che ha una cantina così ben fornita, ha una fame da tamburino. Ma che forse risparmiate tutto pei soldati, voi? Essendo dotati tutti di un appetito invidiabile, la cena scomparve in meno di dieci minuti, copiosamente innaffiata di birra doppia, la quale era nera come l'inchiostro, acidissima, ma nessuno vi fece caso. Tanto il carnefice di Boston, quanto il vivandiere, e soprattutto i due marinai, davano prova di possedere dei veri stomaci di struzzo. - Ora, signor tardo pronipote del carnefice di Londra, - disse Testa di Pietra, caricando la pipa - dovreste compensarci di questa cena gratuita con una piccola informazione. - Dite pure - rispose il vivandiere, il quale aveva bevuto piiì lui che i tre carnefici insieme. - Vorremmo sapere dove si trova il gentiluomo che noi domani impiccheremo. - È più vicino a voi di quello che credete. - Oh! Ilvivandiere gli mostrb una porta, che prima il bretone non aveva osservata - È la - disse. - Vi è ,una specie di cappella, e vi è stato condotto. - Si trova solo?


U SIGNOR P . ERb PAGA.

- Credo si trovi con lui il cappellano del reggimento. - Per consolarlo nelle sue ultime ore di vita? - Credo. - E guardie ve ne sono?

I1 vivandiere lo guardò un po' sospettosamente.

- Perché mi fate queste domande?- chiese. - Perché vorremmo vedere quel gentiluomo prima di impiccarlo. Viawerto per altro, signor *Però Paga», che io sono disposto a regalarvi un paio di dollari. - Siete ricchi, voi carnefici? - Guadagnamo abbastanza bene per permetterci, qualche volta, dei capricci, vi dispiace? - Niente affatto. - Allora se si aprisse un buco attraverso quella porta si potrebbe vedere la nostra futura vittima?

- Certamente? - Sono immensamente curioso di sapere come passa il suo tempo. L'avete veduto voi?

- Io no.

- Lo vedrete allora domani con un palmo di lingua fuori della bocca. Signor *Però Paga» ecco i due dollari che vi ho promessi e andate pure a dormire. Non abbiamo pih bisogno di voi. I1 cantiniere fece un saluto, facendo risonare i due ultimi pezzi d'argento guadagnati così facilmente. Testa di Pietra andò a chiudere la porta, si sedette, vuotò un altro bicchiere di birra, poi disse: - Ora decidiamo. Che cosa vorreste fare?- chiese il boia. - Vedere il mio comandante. E se vi fosse il cappellano? - Che cosa importa? Non siamo noi carnefici? Diremo a lui che siamo stati mandati dal comandante del forte per preparare la sua toeletta funebre. Lasciate fare a me: vi assicuro che non correremo alcun pericolo. - E vorreste poi? Rapirlo! È questo ciò che io temo da parte vostra. - Certamente me lo porterò via! - rispose il bretone senza esitare. -E come farete a uscire dal forte? -Ah! Ecco il guaio! Intanto andiamo a visitarlo. Voi rimanete pure qui e vuotate questa bottiglia di pessima birra, che quel cane d'un vivandiere ci ha fatta pagare come se fosse Bordeaux o Medoc.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

Estrasse il suo coltello da manovra e si avvicinò alla porta indicatagli da «Però Paga*, una porta tarlata, munita d'una vecchia serratura coperta di ruggine e che non avrebbe resistito ad un colpo di spalla del robusto marinaio. Si mise prima in ascolto e non udì nulla. -Che quel birbante ci abbia ingannati?- si chiese il bretone, digrignando i denti. - Se mi ha rubati quei due dollari, parola d'onore, lo strozzo e senza adoperare il laccio del mio compatriota. Impugnò il coltello e fece saltare ad uno ad uno i chiodi, gih divorati dalla ruggine, poi sollevò facilmente la serratura e tirò il chiavistello. La porta si aprì. Fece segno ai suoi due compagni, i quali non avevano staccato un solo istante gli sguardi da lui di non muoversi, poi aprì così dolcemente la porta, che i cardini, benche coperti di ruggine, non cigolarono. I1 vivandiere non l'aveva affatto ingannato. Dinanzi agli sguardi del bretone apparve una specie di cappella illuminata da un paio di candele posate su un tavolino, in mezzo alle quali si alzava un crocifisso di metallo. Un uomo stava seduto presso il tavolino, colla testa fra le mani come se fosse immerso in dolorosi pensieri. I1 bretone aveva frenato a grande stento un grido di gioia. Aveva riconosciuto il suo comandante, sebbene gli volgesse le spalle. S'avanzò sulla punta dei piedi, guardando da tutte le parti, temendo di scopri* re improvvisamente il cappellano della guarnigione; poi, pienamente rassicurato, batte sulle spalle del condannato dicendo: - Sir William, silenzio; non mandate nessun grido. I1 baronetto si era alzato di scatto e aveva fatto tre o quattro passi indietro, soffregandosi energicamente gli occhi e chiedendosi ripetutamente: - Sogno? - No, mio comandante, non sognate. Sono proprio io, Testa di Pietra, nella veste del carnefice. - Ma come hai potuto giungere fin qui? - Eh, la storia sarebbe troppo lunga a raccontarsi; ve la dirò un'altra volta. - Sarh troppo tardi, perche domani gl'inglesi mi impiccheranno - rispose il baronetto con un mesto sorriso. - Howe non mi grazierà, perche mio fratello 2 inesorabile. - E voi lo credete? - Lo credo; mi hanno gih annunciato che il boia di Boston 2 giunto! - Ma insieme con me e con Piccolo Flocco! - rispose il bretone. I1 baronetto lo guardò trasognato, poi disse: - Siete due demoni voi! - Niente affatto, comandante: due bravi marinai, che vogliono vedervi ancora sul ponte di comando del Tuonante.


IL. SIGNOR *PERb PAGA.

- Dimmi... - Una domanda prima. Non c'era il cappellano della guarnigione poco fa con voi?

- Sì, & andato a coricarsi; non tornerà prima dello spuntar del sole. - C'&pericolo che qualche sentinella entri improvvisamente? - Dovrebbe fare un baccano infernale per levare i catenacci e fare scorrere i chiavistelli - rispose il baronetto. - Domandate pure. - Mary?- chiese il disgraziato con voce soffocata. -L'hanno rapita e riportata al marchese - rispose il bretone. - Non dovete disperare però: col bombardamento che infuria non si penserh a fare un matrimonio. E poi vostro fratello non & ancora guarito. - Me lo assicuri? - Perché dovrei ingannarvi, comandante? - Oh, no! - protestò il baronetto. - Vi dirò dunque che non sarete impiccato dal carnefice di Boston. - Chi lo dice? - Io! - rispose il bretone. - Con quale sicurezza? - Con questa: il signor boia di Boston & un mio compatriota. Vorreste che i bretoni si prestassero ai tristi giochi degl'inglesi? Oh, no, no! Vi consiglio peraltro di mostrarvi docilissimo e di lasciarvi impiccare. - Che cosa dici, Testa di Pietra?- esclamò il baronetto. - Questo non & il momento di scherzare. Si tratta della mia esistenza. - Comandante, - disse il mastro - ho lavorato febbrilmente per la vostra salvezza. Vi dico di lasciarvi impiccare; rispondo di tutto. - E come? - La corda che dovrebbe strozzarvi, si spezzerà subito. - Per quale miracolo? - Non ci pensate, comandante. Tutte le precauzioni sono state prese per salvarvi; e gli americani ci aiuteranno gagliardamente. - Anche gli americani! - esclamò il baronetto. - Diamine! Domani, quando conteranno di impiccarvi, il colonnello Moula i e ed Ashe daranno al forte un assalto formidabile, appoggiato dal Tuonunte. -Dalla mia corvetta! - esclamò il corsaro, i cui occhi si erano illuminati d'una luce strana. - Sì, anche i pezzi della corvetta prenderanno parte all'attacco, mio comandante. I1 baronetto si era alzato e si era messo a passeggiare per la cappella in preda ad una vivissima agitazione.


- Cosi, -disse,

fermandosi improvvisamente dinanzi a Testa di Pietra che lo guardava con angoscia - dovrò lasciarmi mettere la corda al collo? - Ve l'ho detto: una semplice farsa, mio comandante, che sarà subito interrotta dalle artiglierie del vostro Tuonante. - La mia corvetta! - esclamò il corsaro. - Che possa tornare a bordo della mia nave, ed io sfiderò tutta la flottiglia inglese che ingombra il porto. - La rimonterete, vi do la mia parola d'onore d'onesto marinaio. In quel momento si fece udire un rumore dietro la porta della cappella che metteva nel corridoio. Le sentinelle facevano la loro visita. - Fuggi - disse il corsaro. - Non lasciarti sorprendere qui. I1 bretone fece due salti, raggiunse la porta del magazzino, e la chiuse silenziosamente, borbottando: - Canaglie! Non avrete la sua pelle. Parola di bretone! I1 boia e Piccolo Flocco, che non avevano lasciato il tavolino, lo interrogarono collo sguardo. - Tutto va bene - rispose Testa di Pietra. - Possiamo prendere un po' di riposo. Per il borgo di Batz! La giornata & stata pesante ed abbiamo il diritto di chiudere gli occhi.

L'ASSALTO DEL FORTE Nessuno turbb il loro sonno, ma appena balzati giù dalle brande al mattino furono sorpresi nell'udire parecchi colpi di cannone. Testa di Pietra aveva mandato un grido: - I pezzi della corvetta! Oh, li conosco io! Fuori! Fuori! - Che gli americani si preparino ad assalire il forte?- chiese il boia. - Nessun dubbio: devono aver approfittato dell'oscurita della notte per invadere l'isola, scortati dal Timunte. -Che gli americani riescano a prenderlo d'assalto?- chiese Piccolo Flocco. - Vi e la corvetta che batte, mio caro, ed i suoi quattro mortai ed i pezzi da caccia, senza contare tutti quelli delle batterie, faranno miracoli. - Andiamo a vedere - disse Piccolo Flocco. Spalancarono l'uscio e, passati diversi corridoi, raggiunsero il cortile. Regnava una confusione enorme. Pareva che gl'inglesi avessero perduta la loro flemma abituale, poiché correvano qua e la come pazzi, gridando. Gli ufficiali, i soli che avessero conservato il loro sangue freddo, davano ordini sopra ordini che si perdevano tra il fracasso delle cannonate, perché la corvetta aveva ripreso subito la sua musica infernale, e i pezzi del forte cominciavano a rispondere.


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1CORSARi DELLE BERMUDE

veva chiamarsi appunto Moultrie, per impedire alla squadra inglese di danneggiare piÚ oltre Charlestown. Le palle e le bombe cadevano copiose sul forte, mettendo di quando in quando qualche pezzo fuori di servizio. Erano sempre i mortai che colle loro grosse bombe recavano i maggiori danni, provocando, coi loro scoppi, dei continui principi di incendio, i quali sottraevano parte della guarnigione alla difesa generale. Intanto gli americani, resi arditi dall'appoggio della corvetta, avevano cominciato a spiegarsi, formando tre colonne d'assalto. Gli scorridori, muniti di scale, li precedevano, sostando di quando in quando per fare delle scariche di fucileria contro gli artiglieri del forte che sparavano allo scoperto sulla cima dei bastioni, appena protetti da un piccolo rialzo di terra. Essendo stati reclutati tutti fra i cacciatori, poche volte fallivano i loro colpi, spargendo un vero terrore fra i difensori del forte. Le cose erano giunte a questo punto, quando un sottufficiale inglese si precipitò dentro la casamatta, do. erano rifugiati i tre bretoni. -Finalmente vi ho trovati! E mezz'ora che vi cerco, col pericolo di farmi spezzare in due da una cannonata. Ci cercate?Per far che cosa?- chiese tranquillamente Testa di Pietra. - 11comandante del forte vi vuol vedere. - Poteva lasciarci qui a godere questo interessante spettacolo -rispose Testa di Pietra. -L'esecuzione i? stata fissata per le sei di sera, quindi potrebbero lasciarci tranquilli. - Che cosa voglia da voi io non lo so - disse il sott&ciale. - Mi ha incaricato di cercarvi, e dieci volte ho corso il pericolo di andarmene all'altro mondo senza avere sparato un colpo di fucile. Seguitemi! - Con questo grandinare di palle? Sarebbe pazzia, signore! Noi impicchiamo gli altri, ma non desideriamo affatto andarcene sottoterra troppo presto. Non siamo soldati, noi! I1 sottufficiale fece un gesto d'impazienza, poi riprese con voce cosÏ imperiosa, che non ammetteva replica: - Bombe o non bombe, voi dovete seguirmi: questo i? l'ordine del comandante del forte. - Noi ci muoveremo, se voi garantirete la nostra pelle! - si provò a ribattere Testa di Pietra. - Ora chiamo un picchetto armato, e la finisco io! - Uh! non scaldatevi tanto, signor mio. Abbiamo le gambe ancora buone per seguirvi, senza che vi siano delle baionette dietro le nostre spalle. Vedendo che ogni resistenza sarebbe stata impossibile, i tre bretoni, dopo es-

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L'ASSALTO DEL mRTE

sersi scambiato uno sguardo d'intelligenza, decisero di seguire il sottufficiale, il quale borbottava: - Come sono comodi questi carnefici! Appena furono fuori della casamatta, una palla di buon calibro passò rombando sulle loro teste, e andò a fracassare l'avantreno del pezzo, ch'era già stato posto fuori combattimento. - Signor mio, - disse Testa di Pietra, fingendosi spaventato - voi volete farci ammazzare. - E che! - rispose il sottufficiale. -Non siete buoni voi altro che ad impiccare la gente? Ve l'ho già detto che non siamo uomini di guerra e che perciò non possiamo avere confidenza colle palle. - Basterà che rimanga vivo uno solo di voi. - Grazie! - rispose il bretone ironicamente. - Siete gentile come un orso. Un'altra palla, partita probabilmente dalla corvetta, ululò in alto e prese d'infilata ne artiglieri, che stavano ricaricando un pezzo a breve distanza, e li fulminò sul colpo. Se fosse toccata a noi, signor sottufficiale,non sarebbe rimasto nemmeno un carnefice. L'inglese, che era diventato pallidissimo, scese a precipizio la scaletta e condusse i tre bretoni nel cortile d'onore della fortezza, di fronte al quale s'alzava la piccola cappella. Un vecchio colonnello, il comandante della guarnigione, si staccò da un gruppo d'ufficiali, coi quali aveva fino allora discusso animatamente, e s'awicinò ai bretoni. Chi è di voi il primo carnefice?- chiese. Io - rispose l'ex galeotto. - Noi siamo costretti, come vedete, ad anticipare l'esecuzione, poiche il forte corre un gravissimo pericolo. Quest'oggi gli americani si battono come se fossero vecchi soldati, e non so se riusciremo a respingere l'assalto. - E vorreste, colonnello?- chiese il boia. Appiccare il prigioniero prima che gli americani giungano fino a noi. - E dove?La forca non è stata ancora alzata. - In una mezz'ora potreste rizzarla - disse il colonnello. - Abbiamo legname, chiodi e martelli finché vorrete. - E dove alzarla? - Qui: in mezzo a questo piazzale. - Colle palle che grandinano?Io ho lasciato Boston, colonnello, col fermo proposito di tornarmene a casa tutto intero e non già mutilato. I1 comandante corrugò la fronte.

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I CORSAFU DELLE BERMUDE

- Avreste paura? - Io faccio il carnefice, e non voglio ne devo immischiarmi colle cannonate. -Allora piantate un grosso chiodo in quel muro e appiccatelo là. - Io, colonnello, faccio il mio infame mestiere di esecutore di giustizia secondo certe norme stabilite. Non mi presterò mai a una simile esecuzione. - Allora alzate la forca. -Se voi garantite la mia vita e quella dei miei aiutanti - Garantirvi?In qual modo? Forse cogliendo le palle a volo? Oppure facendovi scudo del mio corpo?Orsu, voi siete pagato dal governo: eseguite! In quel momento una bomba lanciata da uno dei quattro mortai del Tuonante cadde con un gran fracasso nell'ampio cortile, scoppiando a breve distanza dal gruppo di ufficiali. Su sette, cinque di quei disgraziati caddero fulminati. Gli altri due rimasero miracolosamente illesi. - Colonnello, - disse il carnefice - come vedete, è impossibile alzare la forca. Se volete impiccare quell'uomo, fate lavorare i vostri soldati. Per mio conto me ne vado, prima che un'altra bomba porti via la mia testa ed anche quella dei miei aiutanti. Sono l'unico boia che lavora per le colonie americane, ed ho il diritto di conservare la mia esistenza. - La farò alzare dai miei soldati, giacche voi avete paura rispose il colonnello. - Fate pure, signore. Altre due palle, lanciate questa volta dai cannoni da caccia del Tuonante, attraversarono il cortile sfondando parte della caserma che si trovava sulla giusta linea di tiro. - Tempesta! - gridò Testa di Pietra. - Sono pillole troppo grosse per le nostre teste. Gambe! Gambe! Prese la rincorsa e si slanciò verso il magazzino, seguito da Piccolo Flocco e dal boia, i quali non avevario nessun desiderio di far la conoscenza nemmeno colle palle amiche della corvetta perche esse, non avendo un buon paio d'occhiali inforcati sul naso, come diceva Testa di Pietra, non potevano distinguere gli amici dai nemici. Appena entrati nel magazzino, trovarono il cantiniere, il quale si strappava disperatamente i pochi capelli grigi che ancora ornavano la sua testa. I1 disgraziato strillava come un fanciullo. - Ohe, signor «Però Paga» che cosa vi è successo?- gli chiese premurosamente il bretone. - Vi è morta la moglie? - Che moglie! Che moglie! Non l'ho mai avuta io. - E avete fatto benissimo. Anch'io sono sempre stato senza alcuna di quelle furie, che presto o tardi fanno perdere la bussola anche ai vecchi marinai. Vi ammiro, cantiniere.

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I CORSARI DELLE BERMUDE

- Si tratta della pelle mio comandante. E poi gli americani fra un'ora saranno sotto il forte e monteranno all'assalto. Vi assicuro che si battono splendidamente e che sfidano intrepidamente le artiglierie del forte, senza retrocedere d'un passo. - Allora andiamo a farci impiccare - rispose il corsaro. - Bah, tutto t destino nella vita. Il boia nel frattempo aveva levato da un pacco il famoso laccio e l'aveva esaminato rapidamente. Piccolo Flocco s'intratteneva col cappellano della guarnigione. - Occorre che gli leghi le braccia dietro al dorso?- chiese Testa di Pietra. - È necessario - rispose il boia, porgendogli una cordicella. Poi curvandosi rapidamente su di lui aggiunse: - Fate uno di quei nodi che al pitì piccolo sforzo cedono. - Me ne intendo io di nodi, e potete essere sicuro che appena il capitano cadrà, le sue braccia saranno libere. - Va bene. In quel momento entrò il sottufficiale, che disse in tono burbero: - La forca t stata rizzata, ma t costata la vita a quattro bravi soldati. - Lo avevo detto io al colonnello che era pericoloso quel cortile! - rispose Testa di Pietra. - Doveva aspettare che gli americani se ne fossero andati. - Andati? Ci stringono sempre pitì da tutte le parti, e fra poco monteranno all'assalto. Io non li ho mai veduti battersi con tanta rabbia come oggi. - Avranno freddo, e vorranno riscaldarsi al fuoco delle artiglierie. - Siete sempre così allegri, voi carnefici? - Sì; e soprattutto quando si tratta di mandare all'altro mondo qualche personaggio importante - rispose il bretone. I1 sottufficiale gli lanciò uno sguardo di traverso, ma non credette opportuno continuare quella conversazione. 11 cappellano della guarnigione si era awicinato intanto al baronetto, tenendo in mano il crocifisso, e gli diceva: - Coraggio, figliolo. Presto o tardi la morte arriva per tutti. - Un uomo di mare di coraggio ne ha sempre da vendere - rispose il baronetto, il quale conservava un sangue freddo meraviglioso. - La morte non ha mai fatto paura a chi t abituato a sfidare i furori degli oceani. Signor carnefice, t pronto il laccio! - Sì, signore. - Allora andiamo. Fra qualche minuto tutto sarà finito. I1 sottufficiale si mise dinanzi, tenendo in una mano una pistola carica; seguivano il corsaro col cappellano, poi i tre carnefici. Al di fuori la battaglia infuriava terribilmente; tre grosse batterie americane ed


-a.msa~oidm a s 'oluaui le ouif oiau op3ndde3 I! a q e 3 a op3e,el1! 01103 le aiallaui Q ! ~ I1s a e~a8iod118auo!8!uren8 ellap ou -elladde:, I! aq3 oss'j!mi:, I! o,e!~eq iaae odop 'axxauil!mp [paqqo ouauoieq 11 .oies103 le e!oq I! ~u!pio- e!pas ellns a q e s -01said alej .a!oq I! asods!i - !,JIU e!a !uod p uou a epm uou equxoq eun jxpnd .amepuieu~o:,I! ass!p - ouqns olalex!dux~.oluoid ouog :opua3!p 'osa3s!p aluauxesolouay =a pa e3ioj qlap esraaea elle 0!33e1 I! o~ein3!sse01ue3u! eaam uolsog !p e!oq 11 .asods!i uou ollauuolo3 11 .auolaiq I! 9ladu - mj!leH,p asayieux lap olla1q 11iollap alaav imj!leH,P asa93n" lap ollaley I! iO!ppe.l\ -a~uepueu~m I! asaq3 -i0uxonlpua8 un 3 ommepum asanb a y alades auxQ .!pieniI!i !ira3 ouo!18oa 13.al!31jf!p ~ ! d,od un !al!xj eso:, ~ 1 1 aqqenb 0~ 3 ouxon un aiex!dux~- .!siau un 3 ouxon~!~ua8 - a u m iad !uxaidns !ziojs e a a ~ eaq3 j ma!d !p e l s a ~ asodsli arou(d!s 'o!aepv .o~lauuo~o:, I! Q P ! ~- i!~ale8!iqs -a)umurn~ lap ax~epuieuimlap o1sod le o1.m -1au a ollauuolm a~e,nrqlns !srr?!~8ess!p auo!m~ua, alle aials!sai iad alq8un al e~e!q33!sai 1s ma!d !p e l s a ~a 'oiauxnu uied u! am3my e ouieaenu!~uo:, aq -uioq al a alpd al aauaux 'o!me,el I! ~ 8 aal mroj e p s Q ~ ! ~ U I W !s ouoale8 x a j iolale33!d~! 'e!oq :aia!qme!y~j al u m e1seg .auoj 11 oiasse33eue !uie3!iaure 118aqzi eux!id aiem!dde aleaaaoa aauoux 0101 ellap aux aledlo~u!u o -~-onauoieq I! asods!i - aiqau -al allap opuoux I! iad o!88e!a u e d lau 'oiads 'e!u(deduxo:, euonq ouumal .!OA rad oulenb t;!% !,npiad oq aN -!,eplos !a!ux aieu!swsse alej !oa 'aiou(d!s :adse amA u m !18opua3!p ouuo3u! olepuie eia auoj lap a,uiepuieriio:, 11 -ornioddo oxxauxoux !pa!d 0110s !p !od epa!l8ol iad e!pas eun e~em>ollo:, ouieaaAe alenb l! 0110s a o!l8aux elle olezleuu! ozzau1e aiqn8n1 I! a,uauxe~l!nbuea ~pieniIoiesio:, 11 'e3lOj elll3 OUlOl -p!uuajleux owaaual 1s qenb !'!1eplos o110 po anas aieunpei olruod euadde eAaAe a1103 lap a~uiepueuxo:,l! aaop 'al!,io:, lau aq~uieoue~ape:,alled a1lo~q .!lieu!uio%s iad ezzauoj e1 e~eredsaq3 e'!$%?u .!ux !dio:, !ep !Ieluaaeds omielfe alua!u 'ollesse,lle t;!8 ouieaauo:, !uie3!iauia !l8 aq3 aluap!aa o d a s 'epD!a o1loux a eyss!sua~u! ai!pn e a a q 1s e!ialpy e1 a q 3 ~ -auuase:, alIap !ua1! oueaepuojs a !uo!~seq o p w u a a s 'lqeds !l8 aluamp!dw ouieam3oi!p enahio:, ellap !zzad

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I1 boia di Boston, mentre le palle continuavano a fioccare, girò intorno alla forca per vedere se tutto era pronto, poi con una mossa brusca levò di sotto i piedi del corsaro la sedia. Proprio in quel momento i cannoni da caccia della corvetta lanciavano attraverso il cortile una bordata. I1 corsaro, abbandonato a se stesso, penzolò un momento all'estremith del laccio, poi cadde di colpo, stendendosi sul terreno. I1 boia gli si era precipitato sopra, allargandogli innanzi tutto il laccio. - Che cosa fate?- gridò il comandante del forte, impugnando una pistola. - I1 mio dovere, signore - rispose freddamente il boia. - Quale? - Quest'uomo, secondo le leggi inglesi, per quarantotto ore non verrh più appeso. - A chi lo dite? - A voi. Non siete mai stato il rappresentante della giustizia: quindi di queste cose non potete intendervi. - Come mai la corda si è spezzata? - Chi lo sa? Forse una palla l'ha tagliata. -Ne siete ben sicuro? - Lo suppongo, perché la mia corda aveva appiccati tredici uomini. - I1 numero di Giuda! - brontolò Testa di Pietra. - E non potreste riannodarla ed impiccarlo nuovamente? - Le leggi inglesi vi si oppongono signore, ed io non voglio assumere nessuna responsabilith.. - E se ve l'ordinassi? -Rifiuterei! - rispose il boia con voce ferma. - Allora lo farò fucilare. - No, colonnello. Quest'uomo è stato affidato a me, e non morrà che per mia mano. Io sono il boia di tutte le colonie americane e non obbedisco che al governo di Londra. I1 colonnello lanciò tre o quattro bestemmie; congedò i soldati e anche il sottufficiale, e disse ai tre carnefici: - Riportatelo nella cappella. Testa di Pietra prese fra le sue robustissime braccia il baronetto e scappò via, seguito dal boia, da Piccolo Flocco e dal colonnello. I1 cappellano, spaventato forse dalle bombe che continuavano a cadere, era sparito, rifugiandosi probabilmente in qualche casamatta. In un lampo il bretone entrò prima nel magazzino, poi nella cappella, sulla cui tavola ardevano ancora due candele, e lo depose su di una branda. I1 comandante del forte si volse verso il boia e gli disse:


LASSALTO DEL K l R E

- Dunque voi vi rifiutate di riappiccarlo. -La legge non lo permette prima di quarantotto ore.

- Vi rifiutate? - Assolutamente, signore.

- Allora lo ucciderò io.

Aveva levata dalla cintura una magnifica pistola inglese a due colpi colle carine arabescate, e l'aveva puntata sul corsaro, il quale conservava sempre una immobilita assoluta, come se quella finta impiccagione l'avesse quasi ammazzato. Testa di Pietra, fortunatamente, lo sorvegliava. I1 suo pugno di ferro piombò su quello del colonnello, ritorse la pistola contro quel giustiziere di nuovo genere e fece scattare i due grilletti. Due detonazioni rimbombarono perdendosi tra il fragore delle cannonate. I1 colonnello, colpito in pieno petto, era caduto senza mandare un grido. - Che cos'hai fatto, Testa di Pietra?- chiese Piccolo Flocco spaventato. Come vedi, l'ho ammazzato! - rispose il bretone. I1 corsaro era balzato in piedi udendo così vicini quei due spari. - Morto?- chiese. Lo avrebbero ucciso gli americani - rispose Testa di Pietra. - Sono gia sotto le trincee e montano all'assalto. Udite? Degli aurrah» formidabili echeggiavano al di fuori. Gli scorridori avevano piantato le scale, approfittando del tiro delle loro artiglierie che spazzavano a colpi di mitraglia i difensori del forte, e montavano furiosamente all'assalto. Testa di Pietra afferrò il colonnello e lo gettò sotto una branda, poi gridò: Fuori! Fuori! Facciamo qualche cosa anche noi. Aveva levato al colonnello la sciabola ed un'altra pistola a due colpi. All'attacco! - urlò. I1 corsaro aveva afferrata una sbarra di ferro, che prima era servita a schiodare la porta. I quattro uomini si scagliarono nel cortile che in quel momento era deserto. Palle e bombe piovevano sempre con furia incredibile. I pezzi inglesi, ridotti ormai al silenzio, non rispondevano più né ai tiri della corvetta, né a quelli della grossa batteria americana. La guarnigione ormai era sgominata, ed invano chiamava ad alta voce il comandante, che solamente Testa di Pietra sapeva dove si trovava. Gli americani, protetti dalla loro formidabile batteria che aveva imbroccati ormai i maggiori pezzi del forte, frantumando anche i loro carri, correvano all'assalto come una torma di lupi, sostenendosi di quando in quando con nutrite scariche di moschetteria, le quali spazzavano via gli ultimi artiglieri che cercavano ancora di resistere.

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Ormai il forte di Iohnson era perduto. Nemmeno la squadra inglese, vagante per la baia, avrebbe potuto salvarlo, poiché la corvetta saldamente piantata sulle sue ancore dentro il canale e formidabilmente armata, non sarebbe stato cosl facile snidarla dal suo rifugio, che d'altronde era coperto anche dalle grosse batterie americane, le quali potevano benissimo attraversare l'isola e batterle per bene. Testa di Pietra, udendo le palle grandinare fittissime, spinse il baronetto ed i suoi compagni dentro una casamatta dicendo: - Aspettiamo che il combattimento sia finito. Noi soli ben poco potremmo fare: è vero, comandante? - Ti approvo sempre - rispose sir William col suo solito pallido sorriso. - Quando gli americani saranno qui, ci faremo riconoscere, e spero che non ci pianteranno nel petto le loro baionette. Ma voi, comandante, vi siete armato d'una magnifica sbarra di ferro che deve pesare non meno di quaranta chilogrammi. Se i primi arrivati non vorranno intendere ragione, li metterb a posto io con quel bastoncino. - Certo che non la vorranno subito capire, vedendoci vestiti da carnefici disse Piccolo Flocco. - Mettiti in camicia; nessuno te lo proibisce. Più tardi, quando fa& più caldo - rispose il giovane gabbiere. Intanto l'assalto si approssimava. I bastioni, i ridotti e le lunette, spezzati da furiose scariche di mitraglia, abbattevano rapidamente gli artiglieri, i quali avevano ormai la maggior parte dei loro pezzi fuori di servizio. Gli scorridori, o astracorridori», come li chiamavano allora, erano già scesi nei fossati ed avevano piantate le scale, incoraggiandosi con aurrah» strepitosi. La fanteria leggera stava dietro di loro, pronta a montare all'assalto, mentre quella pesante continuava a scaricare i suoi moschetti e le sue carabine. - Eccoli! - gridb ad un tratto Testa di Pietra, il quale osservava da una feritoia. Gli scorridori montavano infatti intrepidamente all'assalto, bruciando sulle scale le loro ultime cariche. In un momento superano i bastioni, lavorando ferocemente colle baionette ed inchiodando non pochi artiglieri inglesi sui loro pezzi. La guarnigione del forte ormai disorganizzata, fuggiva in tutte le direzioni, cercando di barricarsi nella caserma, ma gli scorridori, più lesti di loro, in un attimo occupano il grande cortile, nel cui centro sorgeva la forca, ed intimano la resa, minacciando, in caso contrario, uno sterminio generale. Nello stesso momento quattro soldati, guidati da un ufficiale, si precipitano a baionetta spianata dentro la casamatta occupata dal comandante della corvetta, dai due marinai del Tuonante e dal carnefice, urlando ferocemente: - Arrendetevi, o vi accoppiamo tutti!

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CASSALTO DEL KRiE

Testa di Pietra, che per precauzione aveva impugnata la sbarra di ferro, alla quale faceva descrivere un terribile mulinello, scoppiò in una risata. - E che?- gridò. - Vorreste ammazzare il comandante e i marinai del Tuonante, i cui pezzi in questo momento sfolgorano gl'inglesi a gran colpi di mitraglia? Giiì le armi, corpo di un pescecane! L'ufficiale che li comanda guarda con stupore i quattro uomini, abbassando la spada, già rossa di sangue inglese, ed esclama: - I1 comandante del Tuonante, avete detto? - Ecco qui, signor mio, il baronetto sir William Mac-Lellan - rispose il mastro indicandogli il comandante. - È per questo valoroso che vi siete battuti: me l'aveva promesso il colonnello Moultrie. - Voi, signore! - gridò l'ufficiale, muovendo rapidamente incontro al baronetto. - SI, sono io - rispose il comandante del Tuonante. - Possibile?Non vi hanno dunque impiccato? -No: mercé l'astuzia e la generosità di questo brav'uomo che chiamano il boia di Boston. Se sono ancora vivo, lo devo a lui solo. Si era awicinato all'ex galeotto, il quale era diventato d'un pallore tale, da far temere che da un momento all'altro cadesse svenuto. - Qua la vostra mano, carnefice! - gli disse. - Io vi devo la vita. I1 boia retrocesse smarrito, lasciando penzolare le braccia. - Qua la mano, vi ho detto! - ripeté il corsaro. -Senza di voi a quest'ora io sarei morto. Due grosse lagrime spuntarono dagli occhi del boia, poi la sua mano, dapprima timidamente, poi risolutamente si stese come una molla, e quelle dita, che avevano appiccate chi sa quante persone, strinsero energicamente quelle che il gentiluomo gli porgeva. - Toh! ...Un carnefice che piange! -borbottò Testa di Pietra. - Si è mai veduta una cosa simile? - Sir, - disse l'ufficiale - sgombriamo subito. Fra poco il forte di Iohnson sarà completamente distrutto. L'avevamo giurato, e manterremo la nostra promessa. Era veramente la fine di quella imponente fortezza che tribolava assai gli americani e soprattutto i loro corsari, sempre alla caccia di polveri. La guarnigione, piiì che decimata dalle artiglierie della corvetta e dalle cannonate delle grosse batterie americane, dopo un tentativo di resistenza dentro le caserme, minacciata di vedersi bruciare viva, si era finalmente arresa ai due colonnelli americani. I1 fuoco era stato sospeso; ma un altro fuoco ben piiì terribile aveva preso il posto delle artiglierie. Magazzini, caserme, casematte, ridotti ardevano spaventosamente.


- Or&! - disse Testa di Pietra. - Ăˆ il momento di andarcene anche noi, prima di subire una vera cremazione. Nell'acqua ci sto: al fuoco niente affatto. Questo e solamente buono ad accendere la pipa; ma la mia vecchia reliquia, non so per quale guasto, non tira piiĂŹ. Vedrb piiĂŹ tardi di farla funzionare. Gli americani sgombravano rapidamente la fortezza, ormai avvolta dalle fiamme, spingendosi innanzi i prigionieri inglesi. I pochi cannoni che non erano stati inchiodati, li avevano gia portati via i vincitori, i quali si proponevano la costruzione d'un altro forte a ponente di quello di Iohnson e d'un secondo all'estremita settentrionale dell'isola Sullivan con poderose batterie per tenere a bada la squadra inglese. A notte fatta, del forte non rimanevano che poche rovine, ed il corsaro insieme col colonnello Moultrie, coi suoi due marinai e col boia di Boston, il quale ormai aveva rinunciato al suo infame mestiere per tornar marinaio, si trovavano radunati sul Tuonante.

ULTIME SCENE La squadra inglese, sorpresa dalla rapidita dell'attacco, non aveva avuto il tempo di radunarsi per accorrere in aiuto del forte di Iohnson, essendo dispersa per l'ampia baia. Quando finalmente si decise a muoversi, era troppo tardi. Le fiamme divoravano con rapidita spaventosa le caserme, i ridotti ed i magazzini, facendo tutto crollare. Non erano gli americani che correvano pericolo, essendosi ormai gagliardamente rafforzati sull'isola colla loro poderosa batteria e coi pezzi conquistati agl'inglesi. Era la corvetta che da u n momento all'altro poteva vedersi piombare addosso l'intera squadra, la quale, quantunque vecchia, disponeva di un buon numero di bocche da fuoco e d'una fregata che poteva tener testa da sola al Tuonante. Ritornare alla Mistica era impossibile, poiche la via era tagliata; alla corvetta non rimaneva che fuggire subito in alto mare, dove avrebbe potuto essere di maggior giovamento agli americani, dando la caccia alle navi che tentavano d'introdurre nella baia grossi carichi di viveri e soprattutto di polveri, poiche la guarnigione ne aveva ormai estremo bisogno. I1 corsaro, accortosi del grave pericolo che lo sovrastava, fece sbarcare subito il colonnello, promettendogli un pronto ritorno, poi fece salpare le ancore e spiegare le vele. Testa di Pietra, che era finalmente riuscito a far tirare la sua famosa pipa, si era messo alla ribalta, e guidava colle sue mani di ferro la nave.


- Quando giungeranno, noi saremo i gabbiani dell'Atlantico - disse a Piccolo Flocco ed al carnefice, i quali avevano cambiato subito i loro lugubri vestiti con dei vestiti marinareschi. Alludeva alla squadra inglese, la quale, per sua disgrazia, aveva perduto troppo tempo a raccogliersi e riorganizzarsi. I1 vento frescava da ponente e gonfiava le vele della corvetta, prendendole a mezza nave. Con una superba bordata uscì dal canale, salutata dagli a d , degli americani, i quali ormai la consideravano come una pane del loro naviglio, prese il vento in poppa e mosse velocemente verso l'uscita del porto, sparando i suoi pezzi da caccia di poppa. Le navi inglesi erano state pronte a rispondere, ma ormai la distanza era troppo grande, e tutte le loro palle cadevano nella scia del Tuonante. - Farebbero meglio a conservare le loro polveri, giacché sono a corto - borbottb Testa di Pietra, il quale, pur fumando ferocemente non abbandonava la ribolla. La corvetta, che aveva sciolte tutte le sue vele, perfino gli scopamari e i coltellacci, superb l'ultimo passo dell'avamposto e scomparve nella notte nebbiosa, salutando ironicamente la squadra con quattro colpi di mortai, i cui proiettili probabilmente caddero sullo specchio d'acqua. I1 corsaro si era avvicinato, insieme col suo luogotenente, a Testa di Pietra, il quale per rispetto aveva deposta la sua vecchia pipa sul coronamento di poppa. Rotta per le Bermude gli disse. Noi dobbiamo raccogliere tutti i corsari e spazzare l'oceano dalle navi inglesi che tenteranno d'introdurre in Boston polveri e viveri. La città deve cadere, e Mary di Wentwort ritornerà fra le mie braccia. E la corvetta, spinta da un buon vento e favorita da un mare quasi tranquillo, si era messa in corsa verso il sud-est, ridendosi della squadra inglese, la quale d'altronde non aveva osato mettersi in caccia, sapendo già con quale rapida veliera aveva da fare. Tre giorni dopo il Tuonante dava fondo colle sue ancore dinanzi alla baia di Sommersit, della grande Bermuda, dove si trovavano già raccolti tre briks armati da gentiluomini francesi della Piccardia, desiderosi di menare le mani contro gli odiati inglesi, prima che il loro governo dichiarasse formalmente la guerra e mandasse le sue flotte e i suoi soldati in aiuto degli americani. Sir William, che aveva corseggiata la Manica, era troppo noto fra i gentiluomini francesi. Fu dunque accolto a braccia aperte dai tre valorosi piccardi e nominato, seduta stante, ammiraglio della piccola flottiglia, la quale disponeva di circa quattrocento uomini, per la maggior parte bretoni, e di ottantaquattro bocche da fuoco.

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Fu subito deciso di tornare verso Boston per impedire l'approwigionamento della piazza, la quale, di giorno in giorno, si vedeva mancare non solamente i viveri, ma anche le munizioni. Era vero che anche gli assedianti non si trovavano in migliori condizioni, poiché tutto il territorio che si stendeva intorno a Boston era stato cosl accuratamente saccheggiato, che era impossibile trovarvi un pollo. I1 lungo e feroce bombardamento aveva poi esaurito quasi completamente le loro prowiste da guerra. Gih parecchie navi americane velocissime erano state spedite sulle coste della Guinea Africana per acquistare polveri ed armi, e i finlandesi avevano mandato alle Bermude una grossa giunca e i caroliniani una cornetta, la quale aveva avuto la fortuna di levare centodieci bariglioni di polveri. Ma cib non bastava per un assedio cosl lungo, seguito da un non interrotto bombardamento, che faceva sparire le munizioni, a gran pena raccolte, con grande rapidità. E si noti che l'assemblea del Massachusetts aveva emanato ordini severissimi, affinché gli abitanti non sprecassero una carica di fucile né contro i volatili, n6 conuo le belve. Gli americani peraltro che erano risolutissimi ad espugnare la piazza prima che l'inverno sopraggiungesse, si erano messi anche essi in corsa per prowedere polveri e viveri. I1 nuovo Hampshùe aveva gih armata una nave di uentadue cannoni; il Massachusens altre due di ventiquattro bocche da fuoco; un'alua, il Connecticut di ventiquattro, e quattro altre ciascuno l'isola di Rodi, il Maryland e la Pennsylvania. I1 congresso, dopo una lunga esitazione, aveva nominato ammiraglio di questa squadra, cosl rapidamente improvvisata, un certo capitano Hopkins, concedendogli lettere di marca e di rappresaglia. Quella squadra, abbastanza potente per battere l'Atlantico, a poco a poco si era radunata intorno a quella di sir William, riconosciuto ormai come il pia abile ed il più inuepido marinaio ai sernigi degli insorti americani. E dava addosso con furore questa squadra alle navi inglesi, le quali, sorprese da tanta audacia, che non si aspettavano dalla parte degli americani, dopo uno sconuo di poche ed inutili cannonate si arrendevano volentieri. Predavano i corsari le navi cariche di polveri e di armi destinate alla guarnigione di Boston, ma soprattutto facevano grande raccolta di viveri. I1 governo inglese, informato delle gravi strettezze nelle quali si trovava la guarnigione di Boston, aveva, con incredibili spese, imbarcato un numero enorme di buoi, di capre, di vitelli, di carni salate e di vegetali, e su poche rapide navi le aveva inviate verso quella città.


La squadra americana comandata da sir William, che incrociava sempre dinanzi a Boston, era piombata improvvisamente su quelle navi nemiche, trattenute da una gran calma, e dopo poche cannonate l'aveva catturata intera. Era una risorsa enorme, inaspettata per gli assedianti, anche perche gli inglesi, oltre molti viveri e molte munizioni, avevano imbarcato una quantita straordinaria di carbone per riscaldare i quartieri d'inverno. L'autunno era passato, e i primi freddi s'avanzavano intensissimi. Howe, il comandante della piazza assediata, spaventato dal gran numero di bocche che doveva nutrire, mentre nessuna risorsa di viveri gli giungeva dal mare, aveva fatto cacciar fuori dalla citta ben ottocento abitanti inabili, per la maggior parte affetti da vaiolo. Suo disegno era di contaminare il campo americano e di portarvi dentro la strage, senza bisogno di bombe e di combattimenti furiosi. A questa infame guerra risposero gli americani stringendo sempre pi첫 la piazza. La Camera del Massachusetts, temendo che gli stanziati e i provinciali, arruolati per un solo anno se ne tornassero alle loro case prima che fosse presa la citta, che era costata al Congresso tanti sacrifici in denari e uomini, aveva prontamente emessi cinquantamila biglietti di sterline di credito, sui quali era rappresentato un soldato americano, impugnante una spada diritta, attorno alla quale si leggevano queste parole latine: Ense petit phcidam sub libertate quietem. Temendo frattanto gli americani che giungessero dall'Inghilterra dei soccorsi agli assediati, sul principiare dell'inverno, mentre la loro flottiglia continuava a corseggiare, decisero di fare uno sforzo supremo per impadronirsi di Boston. Washington, e i generali Lee e Gage, che armeggiavano nei dintorni di NewYork, avendo ormai compreso che la buona riuscita della causa americana dipendeva dalla caduta di Boston, per mostrare alle potenze europee che sapevano combattere gagliardamente ed anche per incoraggiare i loro concittadini, i quali cominciavano a disperare del buon successo finale, a grandi marce forzate scesero verso il sud, conducendo seco parecchie migliaia di stanziati ed un buon numero di pezzi d'assedio. Quel rinforzo fu di grande utilita agli assediati, i quali cominciavano a trovarsi a mal partito a cagione del gran freddo che era sopravvenuto, e che concorreva a scoraggiare non poco gli assediati stessi, che invano aspettavano i promessi aiuti dalla madre patria. Mancavano di viveri, di carbone, soprattutto di legna, mentre invece gli americani ricevevano di quando in quando dalla loro flottiglia qualche nave carica di buoi catturata agl'inglesi. Washington ed i suoi generali avevano subito prese le misure necessarie per


stringere maggiormente la piazza e per impedire che la guarnigione potesse in qualche modo approvvigionarsi. Approfittando del ghiaccio, il prode americano aveva spinto grosse avanguardie fin quasi sotto le mura di Boston, affinché tribolassero giorno e notte con finti assalti gl'inglesi. Per di più aveva fatto costruire due grosse batterie galleggianti alle bocche del fiume Cambridge, per battere la piazza anche da quella parte. Poi fu decisa l'occupazione di tutte le alture dominanti la citth che gli inglesi, affievoliti dagli stenti, poveri di munizioni, non si trovavano più in grado di difendere. Da Piconderoga e da Crownpsint erano intanto giunte al campo americano grosse artiglierie con una considerevole provvista di obici e di bombe. I1 bombardamento fu dunque ripreso, da parte degli americani, con vero furore. La notte del 2 marzo del 1776 tutti i pezzi americani, collocati con grandi fatiche sulle alture dove avevano improvvisati dei ridotti, cominciarono a tirare, cagionando dentro la piazza molti incendi, perché erano ormai cosl vicini, che i proiettili cadevano perfino sulle case e ne sfondavano i tetti. Il presidio, scarso di polveri ed occupato a spegnere i continui incendi, non rispondeva quasi più, percib gli americani approfittarono della notte del 4 marzo per impadronirsi delle ultime alture. La notte era propizia ed il vento favorevole, cioè tale da non portare fino agli orecchi del nemico quel poco strepito che non si sarebbe potuto evitare in un movimento di migliaia d'uomini. Gli americani, intuendo che dalla conquista di quegli ultimi baluardi, dai quali potevano raddoppiare il bombardamento, dipendeva la sorte della piazza, si erano messi nell'impresa con grande slancio malgrado il freddo intenso. Protetti dalle batterie di Phipps-fann e di Roxburg, le quali non cessavano un solo istante di rovesciare dentro Boston centinaia e centinaia di bombe, ottocento scorridori passavano l'istmo di Dorchester, seguiti subito da milleduecento stanziali e da molti carri pieni di gabbioni e di travi e di balle di fieno, onde improvvisare delle trincee che li mettessero al coperto dai tiri della squadra inglese, la quale non cessava di tribolare gli assedianti. Gli americani nel più profondo silenzio giunsero felicemente sugli ultimi baluardi senza che la guarnigione, occupata sempre a spegnere gl'incendi, se ne fosse accorta. Al mattino, diradatasi la nebbia, Howe vide, con sua grande sorpresa e rabbia, che il nemico si era gih rafforzato anche lassù e vi aveva piantato le artiglierie. Egli subito comprese che la piazza stava per venire rinchiusa in u n cerchio di ferro e di fuoco, e, da quel generale valoroso che era, decise di tentare un supremo assalto alle ultime posizioni americane.


!ep aie!qmaAy psse q 8 'aIom!d a assoia ey !AEU m u e n b y m u a ~!p mmma 1s .0!8nf!i arehoil ouehalod !A 'a3301 anyv.103 alle pa ~y.xaumprequioq !e 'oIo!eh le 'auief elle p e d m x o r n a aq3 '!u -!uion eI!uiollo po auas !e!henru 'a~uaiodaipenbs mm 9s !p 0110s erlahe u o ~ .aluauiepIes ouehauai eiolle !sa18u!,l8 ai13 JiopfiaN e ai18 - 8 9 !p a en!3 e1 aren~eha!p 'olels !p !relaiaas !ap oun ' ~ u o m n pio1 a !p o!l% -!suo3 iad a q 'eiolle ~ as13ap ~ 'erral1!q8~1~11ep!si033os aiaha3!i !p !e11110 op -ut?lads!p a auegiam !uo!z!sod a1 arerroj !p e~!l!q!ssodui!,1lap !souo33e 'afioH aiaduioi iad e!iy apmia uo3 areloloi oiassaq al .!ypio 'oi~em'11eo~!uiauI! opuahoui 'aq3urp 'airule alle ouro1u! ale301103 ehahe a1 a !sses !p !ua!d !aoq !p oiauinu m i a un ole~saiddeehahe u!~!iy o ~ l a u u o l o11~ .!sreziogei a omhmlag -jie 1s 'aaaduial e1 a~uauieso~88~1or, opmpgs '!ue3!iauie 118auuaui 'azioj ans al areuie!~p!i olnhop ehahe 'anou ellanb iad elielunds !p opueiads!p ' a f i o ~ .omy ep !m allap e!3e3!ga61 ellnu ! m b e~apuzualenb e1 'cui -!squonp e!Bo!d eun ep oieuaieduiome %!eq ellap !ioy a n b x al asqdsai aq3 'oue8ein oui!ss!lualo!h un ~!ddo3s'olla~se3lap elosI,1 eleuie!q3 errai esseq eun ns !~e3ieqsopuassa 'opuenb '!3!j!i3es !ui!ss!pue9 e opmpeq uou 'omh -apuaj!p aluaweupso !sui !1m1 ep arp p113 ellap auos e1 ehapuad!~oziojs oui~ln'llanbep aq3 opuapuaiduio3 '!le!passie $3 !soui!m !ssoui omia 1s e ! ~ .auo!8 -!uren8 tl!loha!ge iens ellap eio3m ehamui!i 118 olmnb !p 0!18aui I! 'peplos el!uiail aq3 p!d ossaui ehalre !pmuio~!n3 !e 'A~iadp101 e esaidui! e!ieiauial e1 opuep!ge 'aue3!iauie aa3u!u allap oqesse'lle aieluoui iad ale3s !p oiauinu m&! un aip.~1so3o1~ej eaahe 'ezzeld q a p a~uepmwo:,' a f i o ~ons olm3 l e a -peplos !p e!e!l8!ui a!qmared uo3 ea!naas 01 auaaig !airule aui -pln a1 aiqessie !p ale3!ie3u! aia!q3s aui!id al ehepmuio3 mh!llns alaiaua8 11 -01EI

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I CORCARI DELLE BERMUDE

lunghi ancoraggi in quelle acque molto corrosive, e d'una sola fregata, l'unica che avesse potuto forzare il blocco, poiche la squadriglia del baronetto e dell'arnmiraglio americano si erano affrettate a tornare in mare per mettersi in agguato. Le grandi difficolth consistevano nel trasportare gli abitanti fedeli alla causa inglese e le loro famiglie per sottrarli ad un massacro. Poi, il viaggio era lungo e difficile, l'inverno infieriva, i viveri scarseggiavano, e le soldatesche erano più ombre che uomini, incapaci ormai di opporre una valida difesa. Howe ciò nondimeno non esitò. Aveva presa la decisione di ritirarsi a New-York o all'Isola d'Halifax. Mandati a chiamare i notabili della citth, espose loro la gravita della situazione e mostrò loro le materie incendiarie che aveva fatto approntare, affinch6 mettessero fuoco alla citth nel momento in cui gli americani entravano. Quella brava gente fu poi mandata al campo americano, dal generale Washington, a pregarlo che non volesse disturbare la loro partenza. I1 comandante supremo delle forze americane, preso fra l'incudine ed il martello, e non volendo d'altronde la distruzione della citth e la perdita di tutti gli averi di quei disgraziati abitanti, che da quattordici mesi soffrivano la fame e gl'insulti della soldatesca, cedette, a condizione che Howe si lasciasse indietro le artiglierie e tutto quello che non avrebbe potuto imbarcare. I soldati inglesi e tedeschi, informati dell'evacuazione della piazza, per due giorni si abbandonarono ad un saccheggio sfrenato a danno degli abitanti; tentarono di guastare le artiglierie ed altre ne gettarono in mare, ma queste furono più tardi ricuperate dagli americani. Alle quattro del mattino del 17 marzo cominciò l'imbarco della guarnigione, alla quale si erano unite milleduecento famiglie d'inglesi, che, se fossero rimaste in Boston, avrebbero corso, a loro volta, il pericolo di passare un tristissimo quarto d'ora. La squadra inglese si componeva, come abbiamo detto, di circa centocinquanta navi fra grosse e piccole, ormai vecchie e non in grado di sostenere una battaglia, anche perch6 troppo ingombre di gente e di suppellettili che i leali inglesi non avevano voluto abbandonare. Non vi era che una fregata che avrebbe potuto tener testa alla corvetta di sir William e disputare a lungo la vittoria. I1 presidio, enormemente decimato da quei quattordici mesi d'assedio, si era lasciato indietro circa duecento bocche da fuoco fra grosse e piccole, quattro bombarde, pochissime munizioni, duemilacinquecento misure di carbon fossile, altrettante di frumento, duemilatrecento d'ono, seicento d'avena e centocinquanta cavalli, essendo stati gli altri mangiati. Washington, quantunque avesse fatto costruire un gigantesco pontone sullo


sprone di Noock's Hill della penisola di Dorchester e piantare delle batterie a fior d'acqua sulle coste dell'isola di Noddes, lascib che la flotta, fra una grande confusione, prendesse il largo, ed entrava poco dopo nella città colle bandiere spiegate e i tamburi battenti. I1 colonnello Moultrie, appena appresa la decisione di Washington di non ostacolare l'uscita della flotta, aveva subito pensato a sir William, ed aveva mandato uomini fidati a spiare l'imbarco dei fuggiaschi. Come già aveva immaginato, Howe, il marchese d'Halifax, ormai completamente ristabilito, ed i generali inglesi avevano preso posto sulla fregata, e su quella avevano veduto imbarcarsi anche una giovinetta bionda, la quale non poteva essere altro che Mary di Wentwort. Moultrie aveva fatto armare una scialuppa e si era portato a bordo del Tuonunte, il quale aveva già messo a terra le truppe americane e si trovava in compagnia dei briks dei corsari delle Bermude. Una breve spiegazione aveva avuto luogo fra i due uomini, dopo di che sir William, comprendendo benissimo che per una sola donna non si potevano compromettere i destini d'una nazione, spiegò le vele verso l'uscita del porto coi briks, risoluto di abbordare la fregata o morire nella temeraria impresa. Alle tre del pomeriggio la fregata, per prima, lasciava la baia, guidando l'immensa turba delle sgangherate navi inglesi. I1 baronetto, scorgendola, mandò un altissimo grido: In caccia! Abbordiamola! Salvate la mia fanciulla! Non fate fuoco sul quadro! I1 capitano della fregata, avvertito forse dal marchese dell'agguato che gli si tendeva fuori della bocca del porto e premendogli soprattutto di condurre in salvo, piiì che Mary di Wentwort, il generale Howe ed il suo Stato Maggiore, con una lunga bordata aveva subito appoggiato verso la costa, filando velocemente verso il settentrione. La corvetta si era però messa risolutamente in caccia, mentre i tre briks dei corsari delIe Bermude scambiavano cannonate, sebbene con poco successo, contro le navi inglesi che continuavano ad uscire dal porto. Le due navi si erano messe in piena corsa, cercando di stringersi da presso, ma anche la fregata, la quale, come a sfida, aveva inalberato sul corno delIa mezzana i colori del marchese d'Halifax, era pure una splendida veliera. Le cannonate si succedevano alle cannonate. Mentre gl'inglesi sparavano sulla coperta, i corsari tiravano sull'alberatura dell'awersaria coi pezzi da caccia di prora, colla speranza di fracassarle un albero e di arrestarla in piena volata. Già la squadra inglese, meno maneggevole e sovraccarica di gente, non era quasi più visibile, quando due palle incatenate, partite dai cannoni poppieri della fregata, presero di traverso l'albero di trinchetto del T m n t e , un po' sopra la coffa, spaccandolo di colpo.

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I1 corsaro mandò un grido terribile:

- Mia Mary! Ancora una volta ti ho perduta! La corvetta, oppressa dal peso dell'albero che le gravitava sul babordo, si era inclinata sul fianco, arrestandosi quasi di colpo. La partita era perduta. Ancora una volta il marchese d'Halifax trionfava. Testa di Pietra, che teneva la ribolla del timone, vuotò sul caronamento di poppa la sua storica pipa, poi scotendo la testa brontolò: - Corra pure a nascondersi in qualche angolo dell'America: noi lo ritroveremo. Intanto la fregata, sbarazzatasi del suo pericoloso avversario, fuggiva lesta come un gabbiano verso il settentrione.



INTRODUZIONE

LA CACCIA ALLA CORVETTA UN CURIOSO STRATAGEMMA UN COMBATTIMENTOTERRIBILE L'INSURREZIONE AMERICANA IL BOMBARDAMENTO DI BOSTON LA BATTAGLIA DI BREED'S HILL UN'IMPRESA TERRIBILE NELLA CAMERA DA MINA LA TAVERNA DELLE #TRENTACORNA DI BISONTEm IL CASTELLO D'OXFORD IL BRETONE ALL'ABBORDAGGIO D'UNA CAMERIERA I DUE FRATELLI COLPI DI SPADA I TERRIBILI EFFETTI DELL'AGUARDIENTE SCORPIONATA LE AUDACI IMPRESE DEL BRETONE LA CATTURA DEL BARONETTO I FURORI DI TESTA DI PIETRA IL CARNEFICE DI BOSTON IL FORTE DI IOHNSON IL SIGNOR PER^ PAGA* L'ASSALTO DEL FORTE ULTIME SCENE










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