Vita dura per le artiste in Basilicata Intervista a Teri Volini di PASQUALE TOTARO-ZIELLA PER INCHIESTA “LA NUOVA BASILICATA”
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Intervista con immagini, scritti aggiuntivi e link di aggiornamento Pasquale Totaro-Ziella: 1. Cosa significa fare arte ed essere artista oggi, e qual è la funzione dell‟arte e dell‟artista in questa società di massa che è indifferente ad ogni sollecitazione, tranne che alle basse provocazioni? Teri Volini: Considero l‟arte un‟attività essenziale alla sopravvivenza psicofisica degli esseri umani; un mezzo d‟investigazione, vero laboratorio sociale: nulla a che vedere con la sua strumentalizzazione e mistificazione commerciale. A mio parere l‟Arte può permetterci di attuare un‟utopia: rifiutando le norme che ci mercificano impunemente, possiamo ritrovare il piacere, la libertà e la generosità del fare. L‟Arte può essere un canto che coinvolge, e l‟Artista, una persona che fa dei magnifici doni, contribuendo a migliorare il nostro modo di percepire e vivere la vita. P.T.Z . 2. Quale funzione ha la sua arte in questa società? Ha una funzione estetico- edonistica, social-politica, interpretativodenunciativa, educativo-comunicativa, testimonial-profetica?
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T.V. L‟Arte può realmente aiutarci a creare in modo attivo un mondo migliore,
favorendo
la
nostra
consapevolezza,
salvandoci
dall‟alienazione e dall‟estraniamento che la cultura conformista e i ritmi convulsi della vita producono Può spingerci alla ricerca di valori più autentici. È azione politica, nel senso più ampio e nobile del termine, che deriva da Polis, e si riferisce all‟impegno sociale per il miglior vivere. Così intesa,
può procurare una svolta rinnovatrice nella società.
Ciò,
naturalmente, non ha niente a che vedere con la propaganda di idee politiche, né tantomeno partitiche… P.T.Z. 3. Nella Sua esperienza, quali sono i temi centrali e i motivi di vita o artistici che L‟hanno portata a queste scelte? T.V. C‟è sempre un filo conduttore che collega le mie opere, anche se diversi sono i cicli pittorici. Esso esprime l‟amore per la Natura e la Vita, l‟emozione per la Bellezza e il Mistero; l‟attenzione per il Femminile e la sua sacralità, il desiderio del suo risvegliarsi e ricevere ancora autorevolezza e accoglimento, insieme ai valori di cui si fa portatore. Fondamentale è la consapevolezza dell‟Oneness, l‟essere Uno, il collegamento tra tutti gli esseri tra loro e con la natura e l‟intero Universo. P.T.Z. 4 Questi motivi sono scelte di vita o sono puramente ed essenzialmente scelte razionali o contingenti; sono scavi psicologici o
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Orchidee (part)
percezioni? Sono osservazioni o tematiche che si sviluppano secondo un filo rosso? T.V.
Inorridisco
all‟idea
di
un‟arte
perdutamente
razionale,
contingente, direttamente legata alle “committenze”, al potere economico, religioso, politico, mass-mediale, che, con una ben congegnata pianificazione, derivante dall‟esperienza storica a noi bel nota , dà - per un certo tempo - fama, soldi e valore all‟artista di turno. In realtà si tratta di un meccanismo perverso che favorisce a tempo indeterminato – sebbene non eterno – solo i coordinatori multinazionali o provinciali che siano - di tali “operazioni”. Per quanto mi riguarda, credo nel valore terapeutico e di crescita dell’arte: oltre che esperirlo personalmente, posso notare anche nei fruitori delle mie opere l‟effettuarsi di importanti trasformazioni.
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Ritengo che questo possa accadere quando le opere hanno molto dentro di sé, così sono in grado di dare molto. Accade che l’energia entrata in esse al momento della creazione artistica, passi in chi le osserva, e potentemente comunichi. L‟Arte può aiutarci a rientrare in contatto con il “non razionale”, con quel mondo e quelle esperienze che un certo tipo di cultura, meccanicizzata, tecnologica e consumista, non tiene in nessuna considerazione, e nemmeno ne conosce il danno, di questa mancanza, se non in un diffuso malessere e delle sue drammatiche conseguenze. Attraverso l‟Arte possiamo entrare in sintonia col mondo invisibile e spirituale; possiamo nuovamente ascoltare la profonda voce della Natura, ridivenendo sensibili ai suoi messaggi …
.. e Mizar si sdoppia (part))
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P.T.Z. 5. Fra questi temi cosa privilegia: l‟impressione, l‟espressione, il simbolo, il gesto, la forma, la plasticità, il senso estetico, la lettura soggettiva o la ricerca sociale, il recupero popolare o quello ancestrale? T.V. Potrei dire di privilegiare, nell‟attuale ricerca, i Simboli archetipi; tuttavia mi sembra che le suddette tematiche si presentino meglio nelle loro reciproche relazioni, senza che ci sia bisogno di sceglierne una escludendo l‟altra. Purtroppo, il separare, il distinguere, il catalogare è una caratteristica del pensiero “maschile”, eccessivamente razionale, e anche nel campo dell‟arte paradossalmente esiste ancora il dominio patriarcale: se ne risente la pesantezza. Penso che ci sia più armonia e completezza in una conoscenza induttiva che legga le cose nella loro totalità e trasversalità. La creatività artistica è stata – in tutto il “periodo storico” monopolizzata dalla cultura dominante, divenendo – al contrario dell’arte dei primordi - una prerogativa maschile. Alle donne ne è stato precluso l‟accesso, negata l‟appartenenza, come in tanti altri ambiti, d‟altronde, avendo quel tipo di cultura stabilito che ad esse dovesse bastare il “potere” creativo-generativo, peraltro declassato a puro servizio o ammantato di retorica (la mistica della femminilità).
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Una simile modalità di “pensiero”, che ha inquinato il concetto di arte nei secoli passati, è tuttora presente e se ne possono toccare quotidianamente le deleterie conseguenze soprattutto in ambito provinciale. Qui
sono di fatto maggiormente visibili, se non nelle tremende
rappresaglie del passato – peraltro tuttora vive in molto paesi del nostro mondo ! - nella diminuzione, nel non riconoscimento, nelle reiterate “omissioni” di chi manifesta palesemente la propensione alla dignitosa e libera espressione, le sue “pretese”
di eticità,
riconoscimento e sostegno, il diritto alle pari opportunità. Ed in questo - mi duole ammetterlo, le donne “di potere” – per minimo che sia - non sono da meno, dato che spessissimo si adeguano alle modalità peggiori del modello patriarcale, di cui diventano molto rapidamente le fedeli emule. Potrei fare molti esempi al riguardo, non tanto per rivalsa, ma per mostrare alle generazioni del futuro quanta strada ancora c‟era da fare in questo nostro tempo, a cavallo del 3°millennio … E non è detto che non lo faccia, questo reportage di donne patriarcali, , a futura memoria di cosa succedeva e di come non si deve più essere, che si tratti di uomini o donne, se vogliamo abitare dei mondi nuovi, equi, fondati sulla bellezza! Quando finalmente guarderemo a questi comportamenti allo stesso modo in cui oggi consideriamo i tempi della
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schiavitù, della caccia alle cosiddette streghe, del non voto alle donne, e simili Iniquità … P.T.Z. 6. Qual è il Suo modo di fare arte? Come si pone davanti ad uno spazio bianco o vuoto? E‟ più pressata dalla forma/materia o dal contenuto/idea, è più provocata dal colore o dal disegno, è più attirata dal tono o dal ritmo? Nasce prima l‟opera e poi l‟idea o viceversa, o nascono e si sviluppano e si contaminano contemporaneamente? T.V. Il colore e il ritmo sono fondamentali nella mia opera: è su di essi che si basa l‟armonia delle forme create. Per il resto non vedo nessuna separazione tra materia e spirito, tra corpo e mente, tra l‟idea e la sua materializzazione. Molte opere nascono “pittoricamente”, cioè privilegiando il colore, che crea da sé stesso la forma; in un secondo momento, o già in corso d‟opera, fioriscono percezioni, ricordi, suggerimenti per nuovi linguaggi. E‟ quanto è accaduto anche con l‟ultima ricerca, “La Danza della Corda”, in cui un sottile Nastro Rosso - che, nell‟opera omonima, un trittico, collega fra loro tre fanciulle intente in una gioiosa danza creatrice cosmica- ha preso vita propria, diventando esso stesso il protagonista di un Viaggio straordinario. Il Nastro Rosso è diventato un costruttore di simboli, un trasmettitore di messaggi, essendo anzi, esso stesso, un simbolo archetipo dalla potente funzione evocativa…
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Dall‟opera pittorica si è passati, con estrema naturalezza, senza nessuna dicotomia, ad un‟equivalente modalità comunicativa, a sua volta polivalente, in quanto si avvale di forme espressive come la Land Art, la Body Art, la Fiber Art, l‟ Arte Coinvolgente …
P.T.Z. 7. Riesce a percepire nella Sua arte un‟evoluzione? Quali sono i punti estremi, le fasi, i passaggi nodali ed essenziali? T.V. L‟evoluzione è basilare per tutti, figuriamoci per l‟Artista, che dovrebbe “vedere e far vedere” ciò che al nostro occhio distratto spesso sfugge: ad esempio, che è la fluidita’, non certo la rigidità, a regnare
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nell‟Universo, ed è a questa che conviene far riferimento nella nostra vita e in ciò che produciamo creativamente , nell‟arte ma anche in tutti gli ambiti dell‟agire e del fare . È in tal senso che Josef Beuys parlava dell‟arte come possibilità per tutti, asserendo – da grande precursore - che ciascuna persona può e deve essere “artista”, riferendosi all‟attivazione delle migliori energie latenti in ciascun essere umano. Perciò non bisogna temere il cambiamento, bensì considerarlo fonte di arricchimento e di crescita. Artisticamente, ciò porta ad una creatività esuberante ed alla nascita di nuovi linguaggi, non solo originali ma efficaci. Se si conquista la benevolenza della Musa, si può ricevere il dono di riconvertire ciclicamente la propria opera tramite strumenti creativi che permettano di attuare
una valida comunicazione ,
inclusiva di senso e di bellezza.. P.T.Z . 8. Quali sono i rapporti con la società, con il potere politico, con il pubblico e quali modelli propone? T.V.
I rapporti con i suddetti referenti sono difficili e complessi,
poiché ritengo che l‟Artista non dovrebbe attivare nessun tipo di compiacenza, né nei riguardi della la società, né del potere politico, né del pubblico.
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Mostra Biblioteca Nazionale- 2000
E tutti questi referenti sono spesso impreparati, non solo dal punto di vista artistico- culturale , ma da quello etico, facendo parte nella maggioranza del sistema in auge, di tipo patriarcale e dei suoi schemi rigidi, contraddistinto da punti di riferimento opinabili, ai limiti dell‟impossibile, di certo non in linea con il necessario atteggiamento di giusta azione; dagli schemi provinciali, particolaristi, familisti, etc. etc . L’artista non conforme a tali deleterie regole e distruttive modalità si trova dunque in grandi difficoltà. Ma il suo compito non è di conformarsi, e nemmeno di rassicurare, bensì, semmai, di far riflettere, di porsi e di porre continuamente in discussione. Non necessariamente scandalizzando o estremizzando - il che può essere una maniera camuffata di conformismo, attuata per
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farsi notare ad ogni costo, secondo l‟aberrante regola del “parlate pure male di me, purchè parliate”, come asseriva con sicuro piglio un “collega”. ai tempi del collettivo C.O.S.P.M a Potenza, un vero covo di vipere! P.T.Z. 9. Nel Suo immaginario, quando crea, tiene più presente il pubblico e il piacere al pubblico o persegue l‟idea dell‟arte come ricerca e realizzazione, come denuncia o rimozione soggettiva e di massa? T.V. Il compiacere chiunque, sia il pubblico sia la critica sia il potere politico non è certamente degno della “vera” arte, anche se purtroppo dobbiamo notare, nel presente come nel passato, numerosi esempi di questa pestifera modalità. In tutto il periodo “storico”, gli “artisti” si sono troppo spesso distinti per la loro pedissequa obbedienza ai canoni del potere religioso- politico-economico, che ne “sponsorizzava” l‟opera, rendendoli molto poco liberi di esprimere le loro idee. Su
quest‟argomento
mi
riservo
di
compiere
un
interessante
approfondimento. Disprezzare
e
rifiutare
i
vecchi
modelli
malsani
è
fondamentale per l’Artista consapevole; ciò non viene compreso o, se sì, non attuato - da quanti, usurpando tale titolo, e facendo, come scrive Luciano Fabro, della simil-arte, è solo un venditore /spacciatore di opere, un arrivista o un arrampicatore. Come avviene del resto in tutti i campi della nostra “cultura” . Chi pratica arte gode di grandi privilegi, dal punto di vista dell‟alto livello di possibilità espressive – comunicative, tuttavia a questi
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corrispondono delle grandi responsabilità; rispetto alle quali non è possibile fare orecchie da mercante, o in alternativa, attuare la politica degli struzzi … P.T.Z . 10. Cos‟è il segno e il disegno, la materia, la parola per Lei? T.V. Porre un “segno”, che dia luogo a un‟immagine o a una parola, assume un senso se dietro a quel segno c‟è il mondo interiore dell‟Artista, e se questo è un mondo vivo, vero, innocente. L‟efficacia di quel segno dipenderà dalla forza del pensiero cosciente, ma anche dalla potenza dell’inconscio, sempre che l‟Artista sia disponibile a canalizzarlo fuori di sé, e sappia esprimerlo con mezzi efficaci che dovrebbero essere polivalenti e in continua evoluzione.
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P.T.Z. 11. Il colore/materia che importanza ha nella Sua arte, come lo manipola e cosa deve rappresentare ? Utilizzo in prevalenza colori puri e mi piace accostare i colori complementari, così da creare immagini vibranti. Uso molto il giallo, che però non si riferisce esclusivamente alla solarità, quanto piuttosto all‟incantevole splendore lunare e allo scintillìo delle stelle o al pulviscolo impalpabile della vita in tutti isuoi ambiti, nonché – metaforicamente - allo splendore della Luce, immateriale. Amo molto
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anche il bleu di Sèvres e il violetto, e gli altri colori li formo io stessa con l‟unione dei primari. P.T.Z. 12. Che importanza ha la forma nelle Sue opere? T.V. Uno dei colori meno usati da me in passato, il rosso, è diventato, nell‟ambito dell‟ultima ricerca, protagonista assoluto. Il colore stesso, che già costruiva le forme nelle opere pittoriche, questo ROSSO TOTALE, è divenuto pura forma: costruttore d’immagini, di simboli archetipi, li disegna o li tesse in grandi dimensioni, diviene anzi esso stesso un archetipo dalla potente funzione evocativa e mediatica. È esso stesso il messaggio.
Off Loom, Roma, S.Michele a Ripa - 2000
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P.T.Z. 13. E la struttura che rilievo ha? E‟ il colore stesso che crea la struttura: nelle opere pittoriche lo fanno tutti i colori; nelle performances il solo ROSSO: col mutare le sue dimensioni, di volta in volta irrompe attraverso le definizioni, decidendo di attuare forme inusuali d‟arte, Light Art, Soft Art, Breath Art …Questa potente struttura purpùrea, incorporando colore, materia e segno, grazie alla sua forza intrinseca e alla sua duttilità, si rende protagonista di un Viaggio, reale e metaforico al tempo stesso, che l‟Artista compie insieme a quanti desiderano parteciparvi. E‟ l’Arte Coinvolgente
Il Reale Invisibile- La Ragnatela 1999
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La Struttura reticolare tessuta di recente, la Ragnatela, oltre ad esprimere la totalità e la bellezza del collegamento tra gli esseri umani e fra tutte le creature e il pianeta,
potrebbe servire anche ad
ingabbiare e - si spera – ad eliminare il fatale mito dello pseudoartista,
narcisista
e
megalòmane,
per
dare
spazio
al
coinvolgimento e alla consapevolezza. P.T.Z. 14. Privilegia più il colore o più il disegno? T.V. Come ha già detto, nelle mie opere pittoriche è il colore stesso a creare le forme; queste sono tuttavia circondate da un forte segno nero, che a volte precede e a volte segue la stesura del colore, accentuandolo. Il nero vellutato, molto presente nei miei dipinti, è un colore importante: non serve solo ad evidenziare gli altri, ma possiede un valore proprio:ha la bellezza della notturnità, dà forma al misteroIl nero ha in sé tutta la forza della terra, scura, fertile, ombrosa; al di là dall‟ essere un colore funereo (potenza degli stereotipi della cultura dominante! ), è invece rappresentativo della vita stessa, che proprio nell’umida oscurità della terra e del grembo materno ha la sua origine… Il colore ha una forte carica simbolica, che però non ha un valore assoluto, essendo relativo alla cultura da cui si è influenzati.
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P.T.Z. 15. La figura come è interpretata e trasfigurata? T.V. Il compianto Cesare Vivaldi ha definito la mia pittura “arroccata al limite dell‟informale ma senza cadervi”. In effetti, più che disegnarle, creo le forme come in un processo di “accrescimento cellulare”, in cui piccoli globi di colore, fondendosi l‟uno nell‟altro o espandendosi, definiscono la struttura dell‟opera … Nel più recente ciclo pittorico, ”Il Risveglio della Dea”, mi sono riavvicinata alla figura femminile, in sé stessa creatrice di forme vitali, esprimendone la completa sintonia con la natura: il suo corpo è infatti anche terra e cielo, e con essi di volta in volta si compenetra e si trasfigura nella luce… P.T.Z . 16. La Sua arte è più attenta alla realtà o all‟immaginario, più alla natura o a quello che sta dietro e dentro? La Sua arte è più attenta alla percezione o all‟intuizione? T.V. Nulla è più “reale”dell‟immaginario, anche se la nostra cultura razionale lo nega. Il sogno stesso, che anticamente era un‟attività sacra, può farci entrare in contatto col mondo spirituale e riceverne consiglio, guida e guarigione. La Natura è grande, non è ottusa o priva di profondità o di creatività, come noi ci siamo piccati di credere – per i nostri comodi . È anzi dotata di una profonda forza e spiritualità ed essendo anzi, oltre che Madre, la Prima Maestra !
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Omaggio alla Madre Terra
Mostrandone la bellezza e il mistero, l‟Artista può contribuire alla sua preservazione e al rinnovarsi di quel Rispetto nei suoi confronti che gli umani sembrano aver dimenticato. La Natura c‟insegna che, al contrario di quanto noi esseri razionali affermiamo con assoluta certezza, non ci sono separazioni così nette tra corpo e mente, bene e male, bello e brutto, superiore e inferiore, e così via.
L‟Artista consapevole cerca l‟equilibrio tra gli opposti, non la
dicotomia.
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P.T.Z. 17. Ma questa realtà quotidiana com‟è interpretata? E‟ rappresentata attraverso simboli, segni, gesti, cromie, recuperi di linguaggi o fusioni di questi? T.V. Piuttosto che documentare il quotidiano, l‟Arte può metterne in evidenza gli automatismi e le incongruenze, produrre interrogativi e servire da stimolo a riflessioni, nuovi pensieri e conseguenti rinnovate modalità di azione, nuovi linguaggi. Con il risveglio degli archetipi, poi, tramite la ritualità “semplice” e potente
delle
Azioni
Simboliche
(mezzo
di
espressione
privilegiato in questo momento del mio percorso), l‟Arte può addirittura farci elevare oltre il tempo quotidiano per accedere ad una dimensione più vasta e universale. P.T.Z. 18. L‟immaginario è vissuto per percezione, per intuizione, per scavo psicologico o per sensazione? A proposito di immaginario e di immagine, mi piace riferirmi alla radice greca del termine ad essi più prossimo, che è vedere. Nella cultura greca, i sogni non si fanno, ma si vedono; è come se essi venissero a noi, e non ci resta altro che manifestarli … E chi può farlo meglio dell‟Artista, la persona che esprimendosi con le immagini, porta allo scoperto le visioni (l‟immaginario) già esistenti e le rende visibili agli altri.
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L‟effetto è dirompente quando riesce ad esprimere l‟immaginario collettivo. Si può parlare allora di universalità del linguaggio, di universalità dell‟arte. P.T.Z. 19. Qual è il modo migliore per leggere una Sua opera e cosa il pubblico deve cercare per interpretarla correttamente? T.V. Sia la “costruzione” che la lettura delle mie opere avviene a strati successivi: le immagini appaiono le une dopo le altre, spesso le une dalle altre, come per magia. Forme in apparenza confuse, dapprima incomprensibili, ad una più attenta osservazione si rivelano, parlando a chi si è messo in comunicazione con il mondo racchiuso nell‟opera stessa. E‟sufficiente entrare in essa, lasciando sgombri i canali della comunicazione e disponibile la propria integrale sensibilità decondizionata. La fase di assorbimento, che determina l‟ingresso e l‟inglobamento nel cuore e nelle fibre stesse dell‟opera, permette al visitatore di esperire l‟opera stessa, di goderla pienamente, e a volte di farne quasi parte. Si potrà in tal caso partecipare della stessa energia creativa e vitale che è entrata nell’opera al momento della creazione, in una magica simbiosi con il mondo dell‟Artista. In un secondo momento ci può essere una fase interpretativa, informativa, “razionale”, ma il primo tipo di approccio è fondamentale.
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L’orlo del suo scudo è d’oro
Altrettanto importante, a mio avviso, è che il pubblico perda la pessima abitudine di guardare le opere per “riconoscervisi”, per essere rassicurato da quanto già sa. L‟Arte dovrebbe invece incentivare una nuova conoscenza, anche se ciò esige maggiore impegno. Allo stesso modo, il pubblico può assumere un ruolo meno passivo, non limitandosi alla pura fruizione delle opere. Anche con le performances si può fare molto in tal senso: il pubblico, da semplice osservatore, può diventare prezioso co-autore dell‟ opera d‟arte. Questo nuovo atteggiamento porta alla disattivazione delle interessate e coatte,
delle inibizioni, dei pregiudizi sull‟arte, contribuendo al
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formarsi di un individuo nuovo, che si rende conto di ciò che vede e di ciò che fa. Oltre al fatto estetico, è un‟educazione personale al fare e al vivere. P.T.Z. 20. Quali, se ci sono, i riferimenti culturali e artistici alla Basilicata nel Suo lavoro? Come sono percepiti, vissuti e manipolati? T.V. Oggi, in tutto il mondo consapevole, si sta comprendendo che bisogna ridare valore alla cultura della Terra, contro lo strapotere di quella iper-meccanicizzata che ha prevalso finora. Personalmente, ho avuto la grande fortuna di essere, soprattutto durante l‟infanzia, in stretta sintonia con il mondo naturale e questo è il riferimento culturale lucano fondamentale che mi porto dentro come un tesoro. La poesia, la magia, la bellezza sono entrate in me con il profumo dei narcisi, dei garofanini selvatici e delle ginestre. con l‟argilla impastata vicino a un ruscello, d‟estate, all‟età di 4 anni: le prime sensazioni indelebili. Con le favole di una zia inconsapevolmente cantadora, con i racconti nelle sere di mezza estate delle vecchie “comari” del mio paesino, intessute di folletti, monacielli, grilli parlanti e mille creature misteriose… Un imprinting formidabile, di cui mi rendo conto pienamente solo ora, realizzatosi a mia insaputa grazie a tutti gli esseri, reali o fantastici, abitanti di quella “Montagna Stregata” , luogo di pietra di cui sono
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originaria e che mi ha suggerito forme e colori, con le sue caratteristiche teriomorfe e antropomorfe . La percezione di quel paesaggio è divenuta universale: rivissuto nel ricordo ed espresso con una fervida policromia è ormai non più solo la mia montagna, ma la montagna del mondo. Questo senso della forza del legame con la mia terra, ma al tempo stesso la tendenza a non chiudermi in ambiti ristretti, bensì ad ampliare la conoscenza, continua tuttora anche nel mio sistema di vita. L‟allontanamento ciclico, reale o simbolico, risulta a mio avviso indispensabile, non solo per la crescita culturale e il confronto con altre realtà, ma proprio per capire meglio la propria. È in tal modo che si apprende a sfatare molti pregiudizi e si rivalutano aspetti inconsueti della propria cultura… Uno degli svantaggi è una certa stanchezza, causata non solo dalle obiettive difficoltà e dalla fatica reale derivante dal sostenere un simile stile di vita, ma soprattutto dalla frustrazione derivante da una più acuta percezione dell’inadeguatezza, per molti versi, della realtà in cui si ritorna periodicamente rispetto alle proprie accresciute esigenze; e nel contempo c‟è la resistenza interiore alla via della “fuga”, che molti – più pragmaticamente- hanno scelto, trasferendosi definitivamente …
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P.T.Z. 21. Da più importanza all‟elemento paesaggistico, alla tradizione agricolo-pastorale, al carattere divinatorio-sacrale, al retaggio favolistico-fascinatorio o alla tradizione classica? T.V. Con la serie la “Montagna Stregata”- dedicata alla Lucania “tra la realtà, memoria e sogno”- mi riferivo non tanto al paesaggio puro e semplice, quanto al fascino evocativo dei luoghi, alla forza di attrazione misteriosa che sentivo emanare da essi. In seguito, accentuandosi la tensione vitale, ho cercato, insieme a Cézanne, di tradurre “ ciò che si abbarbica alle radici stesse dell‟essere, alla sorgente impalpabile delle sensazioni” fino ad arrivare alla ierofania, manifestazione del sacro, passando dallo spazio molteplice
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al corpo, quello femminile, “promuovendo nel corpo muliebre l„assunzione in corpo glorioso”. Celebrando nella donna il potere di dare e perpetuare la vita, la sublimo in creatura divina (M.Grazia Longhi). P.T.Z 22. Quale carattere dei lucani, secondo Lei, può assurgere a tema nazionale e come ciò può avvenire? T.V.
Temo che per “nazionale” si
fra-intenda la cultura
convenzionale, e mi rammarico che si ritenga necessario omologarsi ad essa, senza osare metterla in discussione. Il carattere lucano troverebbe giovamento dalla nuova coscienza di un suo intriseco valore, da non confondersi certo con il provincialismo o col campanilismo, ma certo al di fuori degli standard globalizzanti e delle mode diffuse dal potere mass-mediale… Il precipuo carattere lucano è ben lontano da quell‟immagine cui è stato costretto/soffocato da un falso senso di progresso, da una esasperata,
fraintesa
modernizzazione
che,
dopo
aver
ampiamente disprezzato e demonizzato una cultura “magica” e vicina alla natura, così ricca e particolare, rimasta nella nostra regione, ancor più a lungo che in altre, intatta e preservata, e che De Martino aveva così bene evidenziato nei suoi studi e viaggi in Basilicata negli anni 5060, l‟ha in pochi decenni portata alla quasi completa sparizione.
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La gente stessa non vi si riconosce più, anzi la rimuove come cosa di cui vergognarsi. Antichi riti, consuetudini, tradizioni preziose, vengono definite spregiativamente superstizioni e frettolosamente esautorate. Se si cerca di riscoprirle e di dar loro valore, si rischia di venir tacciati di regresso. A mio avviso, senza temere di andare in controtendenza, anzi pretendendolo intelligentemente - come sta avvenendo in molti luoghi del pianeta, attenti al bene della terra e nostro -
bisognerebbe
riconoscere al carattere lucano la sua aderenza ad una cultura “alternativa”, il cui valore non è nell’omologazione ma in una diversità non più sentita come un handicap ma come ricchezza. È in questo senso e con questa modalità che esso può venire riconosciuto “a livello nazionale” e oltre, divenendo anzi esemplare… P.T.Z.
23. La debolezza della conoscenza dell‟arte lucana e degli
artisti lucani, secondo il Suo punto di vista, da cosa dipende maggiormente? T.V. In un testo a me dedicato, il critico Franco Solmi, asseriva che la maggior parte degli artisti meridionali appare sulla scena dell‟arte come delle meteore, per poi sparire rapidamente. A parte i miei dubbi sul reale valore di tali “apparizioni”in generale, i motivi delle difficoltà relative all‟affermarsi dell‟arte lucana a livelli
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extra-regionali sono molteplici (un discorso a parte meriterebbero le artiste non conformiste, che spesso vengono penalizzate ancor prima ed ancor più in regione che fuori di essa …). Innanzitutto, il relativo isolamento, la lontananza da grandi centri nazionali ed internazionali, le difficoltà, peraltro tuttora esistenti, di collegamento (io, data la mia “pendolarità” con Milano, ne so qualcosa!); ma soprattutto la chiusura, anzi, due tipi di chiusura: uno esterno, istituzionale e sociale, l‟altro interno, delle stesse persone che, appartenendo al mondo dell‟arte, dovrebbero attuare invece l‟apertura più generosa, mentre fanno del tutto per praticare i peggiori meccanismi della competizione e dell‟esclusione. Il bel risultato è l‟isolamento e la frammentazione, che non porta né alla crescita né ad un‟intelligente, sana promozione “d‟insieme” certo più facile rispetto a quella individuale; ma questo viene impedito dai meccanismi perversi di cui sopra, come nella tragica favola della rana e dello scorpione: quest‟ultimo, con una cecità e una protervia istintiva più forte di ogni altra cosa, preferì pungere a morte la rana che lo stava trasportando al di là del fiume, pur sapendo che in tal modo sarebbero annegati entrambi … Esiste in generale una scarsa considerazione dell‟arte, e questo si può arguire, qualora ce ne fosse bisogno, dal posto che essa occupa ad esempio- volendo parlare dei media più seguiti - nei telegiornali ad esempio, manca poco che venga dopo le previsioni del tempo!
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(Tranne quando si tratta di “amicizie”, di interventi esterni, di “donazioni”, il tutto condito di intrighi o di chissà cos‟ altro!) Senza contare il comportamento e la qualità umana e culturale di molti appartenenti al mondo dell‟arte, forse tale disinteresse è giustificato, ma … non si può fare di tutt‟erba un fascio. A mio avviso, bisognerà cominciare a riconsiderare l‟Arte distinguendo in essa le azioni di qualità, evitando in primis il ricorso al perverso meccanismo dell‟ “imputazione” paradossale di inadeguatezza per eccesso, con cui si arriva a frenare o bloccare chi fa meglio e di più con l‟ “aggravante” di non ingraziarsi nessuno …
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Una digressione non fuori luogo Mi viene in mente, a proposito di inadeguatezza per troppa bravura quanto che evidenzia fra le altre l‟italo-americana L. Chiavola Birnbaum, autrice di “Black Madonnas”, a proposito di Marija Gimbutas. La grande archeologa lituana ha scoperto, nel corso degli scavi di una vita, le prove inconfutabili di un modello iniziale di società matrilineare e ciò le ha permesso di affermare che la civiltà non ha avuto inizio, come si pensava, con guerrieri e fortificazioni, bensì con culture in cui prevalevano i valori “femminili” portatrici degli ideali di pace e della sacralità della vita… Ebbene, questa eminente studiosa e ricercatrice, stimata archeologa, direttrice di scavi molti importanti, conoscente più di venti lingue, autrice di oltre
venti libri, tra cui The Language of Goddess,
“Il
Linguaggio della Dea”, dapprima – quando la sua ricerca era in linea con la norma
culturale corrente – ha ricevuto una quantità di
riconoscimenti All‟apice della sua carriera, si è ritrovata ad essere criticata , subendo un‟aspra campagna di ironica o sarcastica sottovalutazione. Alla maniera della nota favoletta del lupo e dell‟agnello, non potendo trovare altro per diminuire l‟impatto della sua scoperta , è stata “paradossalmente “accusata di aver superato i confini di più campi disciplinari, di aver formulato le proprie ipotesi basandosi su dati fantasiosi
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La realtà dei fatti era che, a seguito delle definitive ricerche di Gimbutas, dei suoi ultimi ritrovamenti archeologici e della geniale, creativa classificazione e descrizione, da lei realizzata in anni di intenso lavoro culturalmente e spiritualmente illuminato, risultava una “visione del mondo” assolutamente inedita, tanto innovativa esensazionale da essere “dis-turbante” per l‟attuale ordine delle cose. Le prove dell‟esistenza di antichissime civiltà pre-istroriche fondate sui valori della pace e della comune convivenza, erano viste come una minaccia dalla cultura dominante e dai suoi tremendi interessi per la “normalità” della guerra in tutto il tempo storico . I suoi ritrovamenti, gli studi e le conclusioni, che formano l‟oggetto di grossi volumi e importanti pubblicazioni, invece di essere premiati e diffusi, contribuendo così al cambiamento di parametri e di rotta dell‟umanità - a cui riconsegnava un messaggio di speranza, di nuove possibilità- la videro osteggiata dai suoi colleghi e dal mondo accademico tradizionale – evidentemente patriarcale – La grande studiosa venne denigrata e boicottata, dato che metteva in crisi il sistema, fondato sulla guerra, e di conseguenza la produzione e vendita di armi etc… Dovette subire tutto questo non ai tempi di Galileo o di Giordano Bruno; non nel l‟800, come era avvenuto a un altro grande studioso non convenzionale, Jacob Bachofen – di cui Gimbutas aveva
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giustamente riconosciuto il valore
e il debito culturale nei suoi
confronti – ma alla fine degli anni 80 del nostro XX secolo Anche Bachofen era stato a suo tempo punito con il silenzio per il suo monumentale, documentato studio sulle origini, che però aveva il grande “difetto” di non essere conforme alla cultura dominante: e gli è andata anche bene, perché tantissimi altri, da quella fatale “cultura” sono stati anche fisicamente eliminati. Un curriculum troppo voluminoso Tornando a noi, per quanto riguarda il potere politico e mass mediale, non sta a me ricordare che dovrebbe essere accentuata la responsabilità di servizio e la necessità di una diversa attenzione, non clientelare, nei confronti di quanti, avendo talento, e operando seriamente e con un grande lavoro, meriterebbero dei riconoscimenti reali ed ufficiali. Mi pare che si dica “dare onore al merito”. Per
quanto
mi
concerne
personalmente,
pur
riconoscendo
l‟apprezzamento e la stima di molti, tuttavia come artista-donna subisco
cocenti
delusioni,
registrando
palesi
atteggiamenti
di
misoginìa, e talvolta risposte inversamente proporzionali alla qualità e complessità del mio operato. Mi è stato da taluni persino suggerito di limitare la mia attività
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- letteralmente: di darmi una calmata !!!! - essendo il mio curriculum decisamente già troppo voluminoso … Ma per raccontare questo ci sarà modo, a suo tempo, magari nelle mie Memorie … P.T.Z. 24. Il fattore ambientale (povertà economica, scarsa popolazione, difficoltà di comunicazione) e culturale (disabitudine all‟arte e un certo atteggiamento ambiguo di sopravalutazione / svalutazione) pesa e quanto nella civiltà lucana contemporanea? Se dovesse definire la Basilicata oggi, culturalmente come la direbbe, saltando a piè pari la visione stantia e oleografica del passato? T.V.
Anche
in
Basilicata
è
prevalsa
una
sopravvalutazione
dell‟importanza della crescita economica su quella culturale e molto si è frainteso al riguardo. Riterrei indispensabile una seria riflessione … Bisognerebbe però intendersi anche sul significato della parola cultura. A mio parere, ancor più grave della non scolarizzazione è l’analfabetismo della sensibilità e della consapevolezza, e questo è solo uno dei tanti malintesi che costèllano e caratterizzano la cultura in generale, e la nostra non fa eccezione. Riguardo al passato, bisogna rivederlo con grande attenzione. Abituati come eravamo a rientrare in una considerazione da Cenerentola – secondo la quale, insieme a tutti i sud d‟Italia e del mondo,la Basilicata è stata ritenuta terra di arretratezza e concentrato di ogni superstizione, ci siamo affrettati a negare in blocco tutto ciò che riguardava quella
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cultura di cui ci “costringevano” a vergognarci; così facendo abbiamo sconsideratamente eliminato anche quanto vi era di importante e di prezioso. Potremmo avere molte sorprese se, nel riconsiderarla con maggiore saggezza e meno pregiudizi, scoprissimo che al pari di molte culture “negate” anche la nostra ha ancora molto da dirci. Sempre che facciamo ancora in tempo a salvare qualcosa di questo patrimonio millenario, che esprimeva precisi valori e una sorprendente concezione dell’essere umano in rapporto alla natura e all’universo. P.T.Z . 25. Che riferimenti artistici ha in Italia e quale esperienza artistica, momento e luogo la affascina di più? T.V. Sia come artista che come operatrice, ricercatrice e presidente del Centro d‟Arte e Cultura Delta, ho contatti soft – cioè non esagitati- con diverse realtà nazionali ed internazionali. Opero in particolare a Roma e a Milano, dove ho uno studio e collaboro – sempre softly - con riviste e gruppi culturali. Mi affascina molto la nuova possibilità di comunicare tramite una rete mondiale – Internet- e mi auguro che il suo buon uso possa farci superare la soffocante tirannia mass-mediale locale in modo da poter usufruire di un mezzo alternativo e più democratico per
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comunicare, conoscere e farsi conoscere, eliminando, oltre alle distanze, molti anelli perversi della catena. Purché non ci si limiti anche lì a fare semplicemente mercato di sé e del proprio ego. Forse l‟universo delle onde elettromagnetiche, personalizzando le forme della comunicazione, ci darà la possibilità di una qualità superiore dell‟esperienza singola, a patto che l’utilizzo delle tecnologie telematiche “ non escluda il magico, il telepatico, l’estatico, il reale, la vita” (Franco Bolelli) … P.T.Z. 26. Quali sono i riferimenti europei ed extra-europei? Quali esperienze L‟attirano e La intrigano? T.V. Ho esposto sinora le mie opere in oltre 60 mostre personali ed altre collettive, a livello regionale, nazionale ed internazionale, in particolare in Italia, Svizzera, Francia, Inghilterra, Stati Uniti … privilegiando sedi non convenzionali sebbene di alto livello culturale, vista la mia invincibile resistenza ad entrare in quell‟esagitato giro consumistico - il mondo della cosiddetta arte che non ha niente a che vedere con l‟arte per come la intendo io. Fino a quando le cose non cambieranno, preferisco avere riferimenti trasversali, alternativi, di certo più preziosi. In questo momento del mio viaggio, privilegio da un lato la messa in spazio della mia azione creativa, alla ricerca di un rinnovato, primigenio senso del pensare/fare arte.
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Dall‟altro mi riferisco ad esperienze che dilatino e stravolgano i percorsi, affinchè non ci siano ostacoli ad una comprensione più piena della realtà umana ed artistica. Ci sono interessanti contatti non solo riferiti ai luoghi (privilegiando l‟area del Mediterraneo, Malta, Creta, l‟Egitto, la Turchia, e relative culture, soprattutto quelle sommerse e meno note) ma ai tempi: trovo fondamentale visitare e studiare i “siti” più arcaici, in particolare quelli ancestrali, con tutto il loro carico di autentica espressività artistica, quella che il grande storico dell‟arte Sigfried Giedion ha definito come “la più bella e compiuta forma di rappresentazione che il mondo abbia mai conosciuto” e che mi sembrano non solo molto attuali ma estremamente più
illuminanti
di
tantissima
arte o simil/arte
successiva in periodo storico. M‟interessano esperienze di arte/vita non ottuse né convenzionali, di quelle che permettono di vedere il mondo al di fuori del “pozzo” in cui spesso si vive, credendo - o illudendosi - che sia l‟unica, vera realtà. Teri Volini
L‟articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2000 su La Nuova
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Pasquale Totaro-Ziella Nato a Senise (Pz) nel 1950. Raccolte poetiche: Solamente questo paese (1976), A canne a pietre a posti fatati (1979), Corale Accorato Corale (1981), Autocritica di un uomo (1981), Clena (1984), Spaesamento (1994), D‟amore e di morti (1998), Chiamate Giovanni (1998), Los Fueratierra (1999). Dal 1982 al 1992 ha diretto editorialmente la Capuano Editrice. Ha fondato e diretto il periodico di attualità, cultura e turismo Lorico (1989 - 1993). Per la narrativa ha pubblicato: La farmacia in Racconti Pastelli (1993), Angelarosa in Nuove Lettere (1994), Gatta Mirascka (1995), Facoltà di parola in Pensieri d‟autore (1997). Come saggista ha pubblicato: Niccola Sole (1982), L‟Arpa Lucana (a cura) di N. Sole (1984), Luca Celano (1985), Tagli di Tela (1991), Gli xilo-lito-bronzi di Paonessa (1991), Tendenze dell‟arte lucana contemporanea (1992), Nicola Lisanti (1994), Apollinia (1994), L‟incisione in Lucania (1995), Archetipi Leviani (1996), Assonanze e Dissonanze dell‟Arte Contemporanea (1998), ConfrontArt (1998), Il Giardino delle Porcellane (1998), Validoro (1999), Consummatum est di Paonessa (1999). E‟ stato direttore artistico del Centro Europeo per la Ricerca e Diffusione delle Arti di Roma. E' presente nelle antologie: I Contemporanei '72, Sotto il segno di Elicona, I Protagonisti maggiori e minori del Novecento italiano, Antologia della poesia contemporanea, 100 poesie d‟amore 3, Poeti dell‟amore, Suoni sonetti e suonate, Antologia della poesia dedicata alla mamma, Amore, Mamma, Donne, L‟Incanto della Parola, Poesia lucana d‟oggi. E‟ presente nella Storia della Letteratura Italiana del XX secolo e degli AA. Minori, Storia della Letteratura Lucana, Letteratura delle Regioni d‟Italia (Basilicata), Le rose e i terremoti, La svolta della rivolta (Poesia e Narrativa del „900 Lucano), Poeti lucani fra Otto e Novecento, La Parola e i frantumi (da Sinisgalli a Riviello), La poesia in Basilicata, Poeti Lucani (fra Otto e Novecento), Appendice a Narratori Lucani (fra Otto e Novecento), Storia della Letteratura Italiana del XX Secolo. Hanno scritto della sua poesia: F. Bellusci, G. Caserta, E. Catalano, P. Codazzi, F. D‟Episcopo, G. De Marco, A. Frattini, A. Lotierzo, F. Manescalchi, R. Nigro, G. Nocentini, D. Pace, A. Piromalli, L. Reina, J. Robaey, C. Savini, T. Spinelli, Y. Su. Saggi fondamentali sulla sua poesia si trovano nel volume: Vent‟anni di Poesia a cura di Paolo Codazzi.
Di seguito, due testi di P. Totaro- Ziella dedicati a Teri Volini e alcuni link aggiornati del percorso dell’artista.
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I FOSFENI PITTORICI di Teri Volini L'aria e l'acqua, il fuoco e la terra, la flora e la fauna, la donna e l'uomo sono i primari e i primati essenziali ed umorali della pittura voliniana che ingravidano le tele e le riempiono di una filiazione sciamica fittissima e apparentemente caotica che poi genera un mondo di luce: una luce acquatica che si muove nelle alghe del colore a brillare le forme e le figure con la sostanziale apparenza di una realtà esoterica ed esotica, fiabesca e affabulata; una luce lenta che penetra nei barbagli a mimetizzare le forme che si scoprono uniche ma anche universali, parti ma anche tutto. Una luce sorda, siderale che crea lo spazio nella mancanza di spazio, che sostituisce uno spazio immaginato con uno spazio fittizio che è tutto incarnato in un bestiario vegetale fortemente simbolico quasi a delineare una pittura altamente tensiva, altamente compositiva, altamente armonica, altamente sinfonica. L‟aria è acqua e l‟acqua è aria: l‟aerealità e l‟acquaticità sono la condizione vivente del mondo voliniano. Poi arriva il fuoco, e Volini prometeicamente incendia tutto con i suoi gialli, i suoi azzurri, i suoi rossi. >>>> La Grotta Sottomarina
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La
Grotta
Sottomarina
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L‟aria e l‟acqua s‟illuminano d‟immensità, gli alberi e i fiori e i frutti crepitano di laghi di schegge di luce mentre i cavallucci marini, i corpi femminili passano da ritmi ondosi a vorticose trasparenze cosmiche. Poi arriva la terra e si fa pulviscolo e polline, semina ombre di montagne e colline e pianure e fondi marini, genera corpi magnifici e splendidi: corpi chiari, corpi lunari. Poi è il cosmo: una pioggia cosmica cade finemente e fittamente su tutte le cose dell‟universo, come miele le avvolge, le tempera e le stempera sino a ridurle a favi di luce che sprigionano colate e lampi cromatici. Poi è l‟universo, fatto di tanti nidi di stelle e di meteore, di tanti nuclei incantati, di tanti buchi neri, di tanta energia che si orchestra e attira - e ci attira - in un vortice policromamente sonoro che si fa e si disfa, che si crea e si annulla in un gioco di ricerca e di mimesi fantastica e meravigliosa …
Pasquale Totaro-Ziella Dalla presentazione alla mostra “Il Risveglio della Dea”, Potenza 1997 Milano 1998
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L’aurorale creazione del femminile in Teri Volini Il pittorico di Teri Volini è un fantastico, rigoglioso mondo primigenio, tessuto fittamente ed intensamente di elementi aurorali che hanno sicuramente la propria origine in un mondo ancestrale e sognato. È creazione fantasmagorica di originalità, d‟innocenza, che accentua la sua malia nella freschezza delle movenze, nella trasparenza dei corpi, nell'ineluttabilità delle storie. Le sue tele sono fiorite, composite, complesse nei colori immersi nell'aria e nell'acqua, a galleggiare con quella leggerezza che solo l'iniziale creazione originale, solo l'iniziale purezza può infondere, con un incanto fascinoso e affabulatorio di un'esistenza edenica incentrata in un mimetismo silvestre, in un bagno in fieri, in una catarsi celestiale Teri Volini "racconta" favole (ma l'artista ha coscienza di ciò); favole sensazionali che coinvolgono tutti i sensi senza lasciare un respiro, senza lasciare un solo vuoto nell'apparato narrativo. Queste tele sono sonore, cantano i canti all'origine della vita; sono palpabili, toccano la sostanzialità dell'anima; sono gustabili, danno piacere alla gola; sono odorabili, inebriano la mente, sono sconvolgenti, ricreano la nostra umanità.
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La tessitura è fitta di richiami e di rimandi, di echi e di rimbombi, di visioni e di sogni: e non lascia spazio, neppure il tempo per un atto di fiato, per un respiro. Tutto - in questo incantesimo - è pieno. La trama, sempre delicata e sensibile, si tesse in un'orditura finemente elaborata con la maestria consapevole del segno e del disegno, senza prima o dopo, ma tutto sullo stesso livello, tutto nello stesso momento. Nelle opere, i soggetti sono protagonisti, sono strati, sono scene, sono architetture; sono narratori e narrati, spazi e volumi - se di questi ultimi si può parlare - sono ombre e sono luce, sono pieni e sono vuoti; sono tutti sul fondo e sono tutti in primo piano, sono tutti al centro e sono tutti in periferia. Non esiste, in questa concezione stilistica, il privilegiamento. Le cose si creano tra loro e tutto nasce dal colore. I protagonisti delle favole di Volini sono la flora e la fauna marina, la flora e la fauna terrestre, senza il disdegno di piante e fiori fantastici nel crepitare dell'universo. Il tutto s‟inserta in nastri e festoni, in ghirlande, in vie lattee, flussi di luce, movenze d'aria, camminamenti di fughe. Questo mondo, così perfetto nella sua costruzione, è retto sempre da figure femminili: per Volini il femminile è creazione. La cristallinità che Volini riesce a dare alle sue opere è così equilibrata che basterebbe una punta di spillo per frantumarla.
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In quest‟architettura, niente è lasciato al caso, tutto ha un suo significato. In quest‟ orchestrazione, la scala dei toni è essenziale, ma la scala dei timbri e ancora più fondamentali. I timbri costituiscono l'apparato armonico di tutta la composizione e scandiscono cromaticamente i tempi e gli spazi, misurano le ampiezze spettrali e le differenze. L'apparato pittorico, sempre densamente animato, è popolato da una cromia serena che tesse un'impalcatura pura ed energica, forte nella sua impalpabilità. La pittura di Teri è nelle ali di una farfalla: la densità dei blu, la luminosità dei gialli e dei bianchi, la morbidezza dei verdi e dei viola, la forza dei rossi, la durezza dei neri, creano un panno di velluto con riflessi accattivanti, con luccichi evanescenti e insistenti. Teri Volini è una maga che legge nel caleidoscopio della natura tutta la bellezza possibile. Il mondo è da
scandagliare e come una
rabdomante, l'artista sonorizza i fondi marini, gli spazi celesti, le terre fiorite di una musicalità virginale e armonica. All'opera voliniana dà grande sostegno la frequentazione dei poeti, che spesso la ispirano e la sostanziano. Per sostenere questo mondo, la pittrice ha bisogno di muoversi su grandi volte, per grandi spazi, per grandi tempi: per cicli. Non sono sufficienti le singole opere, i singoli periodi. I cicli hanno l'ampiezza del suo respiro e la giustezza della sua espressione.
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La danza della Corda (part.)
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E Volini si muove in questi dettati come in ambienti naturali, dai quali prendono le mosse i cicli e le performances, che diventano fili/azioni. Per la sua espressione non sono piÚ sufficienti la tela, il colore, il disegno; sono necessarie Azioni, Ambient/azioni, Attiv/azioni, Install/azioni, coinvolgimento del pubblico dell'ambiente, del pubblico e della natura‌ Pasquale Totaro - Ziella – dalla presentazione in Catalogo Mostra Spinoso - 2002
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Link attivi di aggiornamento: OPERE PITTORICHE
SCHERMATA http://www.terivolini.it/html/opere.htm LA MONTAGNA STREGATA http://www.terivolini.it/html/opere1.htm NATA SOTTO IL SEGNO DEI PESCI http://www.terivolini.it/html/opere3.htm IL COLORE DELLE DONNE http://www.terivolini.it/html/opere4.htm http://www.terivolini.it/html/opere2.htm IL RISVEGLIO DELLA DEA http://www.terivolini.it/html/opere6.htm LA DANZA DELLA CORDA http://www.terivolini.it/html/opere7.htm VIDEO SCHERMATA http://www.terivolini.it/index.html?clip=video
VIDEO PRESENTAZIONE TERI VOLINI DA INTERVISTA SIMONETTA RONCONI http://vimeo.com/simonettaronconi/review/69250140/548c52d378 THE SOCIAL SCULPTURE: DOSSIER DIGITALE IPERTESTUALE pp. 102 con immagini - 1° vers. – http://issuu.com/andypower/docs/social_sculpture_yes__x____book_su_
TESTI CRITICI, POETICI, ESTIMATIVI con immagini opere pittoriche e picto-calligrammi pp. 90. DOSSIER DIGITALE http://issuu.com/andypower/docs/dossier_testi_critici_e_poetici
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GALLERIA VIRTUALE: LA PACIFICAZIONE CON LA TERRA E CON L’UMANITA’ http://www.terivolini.it/gallerie3d/pacificazione_terra/index.html
BOOK IPERTESTUALE, “IL REALE INVISIBILE -LA RAGNATELA”, DISPONIBILE IN WEB http://issuu.com/andypower/docs/teri_volini__50_pp__ilreale_invisib/0
SITO WEB HOMEPAGE http://www.terivolini.it/homepage.htm PERFORMANCES SCHERMATA – http://www.terivolini.it/html/performances.htm ARTE TESSILE http://www.terivolini.it/artetessile.htm LAND ART SCHERMATA http://www.terivolini.it/html/land_art.htm
OPERE DI PACIFICAZIONE CON L'UMANITÀ-INTERCONNESSIONE – ONENESS SISTEMARE LA DATAZIONE Schermata http://www.terivolini.it/html/seminare_la_pace.htm http://www.terivolini.it/html/articoli.htm
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