Il Foro Severiano

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IL FORO SEVERIANO

1.

CENNI STORICI

Il primo a parlare di un foro nella parte bassa della città di Terracina fu il francese Marie-René de la Blanchère nella sua monografia Terracine. Essai d’histoire locale, pubblicata a Parigi nel 1884. Partendo da un disegno del XVI secolo dell'artista Baldassarre Peruzzi, lo studioso ipotizzava tra piazza Fontana Vecchia, la Salita Annunziata e l'attuale Via del Foro Severiano l'esistenza di un Forum in compito Severianae, ovvero una piazza posta ad un incrocio da cui partiva la via Severiana, un'antica strada romana che congiungeva Portus (l'odierna Fiumicino) con Terracina, costruita nel 198 d.C. dall'imperatore Settimio Severo 1 . La Blanchère sosteneva l'esistenza del foro già prima della rettifica della Via Appia, un intervento urbanistico che portò la regina viarum all'interno del quartiere della marina terracinese 2 ; egli fu il primo a tentare uno studio della viabilità 3 di questo polo logistico antico: in questa zona, insieme alla variante dell'Appia, si incrociavano probabilmente tre vie: quella che divenne poi la Severiana, la via verso il porto e una rampa che saliva alla città alta, permettendo il collegamento del complesso forense con un'altra importante piazza, il Foro Emiliano. Lo sviluppo economico della città di Terracina a partire dal I sec. a.C., grazie alla produttività del territorio 4 , la commercializzazione del vino 5 e i rapporti con la Magna Grecia, favorì una crescita urbanistica destinata a consolidare ed ampliare la già interessante rete di vie di comunicazione e di strutture per lo smercio dei prodotti e delle materie prime. Le strutture emerse 6 testimoniano lo status di una città che, all'epoca, aveva raggiunto importanti traguardi socio-economici, costituendosi come fondamentale vettore commerciale tra Roma e il sud Italia.

2.

LA SCOPERTA

L'ipotesi di La Blanchère fu confermata dall'effettiva scoperta di un foro, avvenuta durante alcuni lavori di scavo nel 1886 su un terreno acquistato ai piedi della Salita Annunziata dall'onorevole Narducci. Dal cantiere emersero diversi reperti archeologici, tra cui decorazioni, fregi architettonici, 1 La strada prende il nome da questo imperatore che probabilmente si limitò a collegare e lastricare percorsi e strade già esistenti. 2 Per un'analisi complessiva del percorso dell'Appia inferiore o traianea e la connessione con il grandioso taglio di Pisco Montano vedi R. MALIZIA in Il percorso urbano dell’Appia traianea, in AA.VV., La Via Appia a Terracina. La strada romana e i suoi monumenti, Studi in occasione del 23° centenario dell’Appia, Casamari 1988, p. 73 ss. 3 Vedi più avanti il paragrafo “Problemi di viabilità”. 4 Si consideri l'importanza della zona agricola della “Valle”, la cui produttività era all'origine, come già evidenziato dal Lugli, di un antico percorso che la collegava al porto, una strada in parte ricalcata oggi da Via dei Volsci, da considerare probabilmente all'origine della via “ad portum” ritrovata sul lato occidentale del Foro Severiano, il cui percorso iniziale fu ripreso in età imperiale anche dall’Appia inferiore (cfr. G. LUGLI, Forma Italiae, Vol. I, Pars. I, Anxur-Tarracina, Roma 1926). 5 Il famoso Caecubus (Cecubo in italiano) vino rosso molto pregiato prodotto nella zona del Lazio con origini antichissime, tanto che il poeta Orazio nell'Ode I, 37 lo cita per invitare gli amici a festeggiare, danzare e a bere in occasione della morte di Cleopatra. Il cecubo era originario dell'Ager Caecubus, corrispondente alla zona fra Formia, Fondi e Terracina. Plinio in particolare elogia quello prodotto ad Amyclae, antica città prossima a Sperlonga. 6 Il porto, le Terme alla Marina, il foro, la Via Appia, i resti di domus, le tabernae e i depositi prospicienti il “Fiumicello” (corso d'acqua navigabile che si originava dall'Amaseno ed era anticamente importante vettore per il trasporto di derrate alimentari dall'interno verso la costa e il porto). Per un’analisi dettagliata delle strutture di Terracina bassa cfr. LUGLI 1926, cc. 125-126, IV Zona, Terracina bassa.


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Il Foro Severiano by Terracina Riazalti - Issuu