Magazine Finis Terrae | N. 1/2012

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Finis Terrae

Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae”

Ottobre 2012 - 0

Comunità Attive In questo numero: La VIII Circoscrizione tra passato e futuro Il Progetto Finis Terrae e la Fondazione con il Sud Intervista al Direttore dell’Istituto Salesiano Sport ed etica sociale


Editoriale di Vitandrea Marzano

FINIS TERRAE Rivista mensile del Progetto “Finis Terrae”

Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012

Direttore Responsabile: Vitandrea Marzano Vicedirettore Responsabile don Giuseppe Ruppi Coordinatrice di Redazione Alessandra Rizzi Gruppo di Redazione: Aron Pacucci Mariapia Locaputo Giuseppe Cifarelli Simona Gelao Michele Lucarelli Hanno collaborato in questo numero don Francesco Preite don Fabio Bellino

Editing e ufficio grafico don Andrea Tripaldi

Un grazie particolare all’ per il contributo dato per la stampa di questo Magazine

e per la realizzazione del campo di calcio a 7

La VIII Circoscrizione problematiche e risorse

L’evoluzione storica della VIII Circoscrizione di Bari evidenzia la stratificazione profonda che la Città ha sedimentato, sotto il profilo sociale ed urbanistico, specie negli ultimi due secoli. Secoli in cui, la crescita economica, oltre a promuovere forti centralità di pregio e apprezzabili dotazioni infrastrutturali, ha maturato fenomenologie dispersive/espansive ad ovest dell’abitato centrale, che pur prossime, non hanno più recuperato quel dialogo interrotto con la Città consolidata. La prima espansione ad Ovest della Città di Bari, nei primi anni del Novecento, ha generato il Quartiere Libertà, come segno territoriale di un’esigenza specifica ossia quella di insediarvi funzioni produttive e infrastrutturali - tra le quali la Regia Manifattura dei Tabacchi - che, oltre a costituire polarità di straordinaria potenza funzionale ed architettonica, ne hanno condizionato il futuro sviluppo: qui sorgeranno tra gli anni ‘20 e ’30 i blocchi delle case popolari per gli ‘alluvionati’, gli operai, i primi isolati di case d’affitto per studenti. Un territorio nato dalle logiche della moderna città che si espande, gerarchizza gli spazi e attribuisce funzioni urbane e sociali specifiche: quartiere degli strati popolari, confinante ma distinto dalla città borghese, privo di edifici rappresentativi, piazze e luoghi di specializzazione terziaria e per il tempo libero. Lo sfruttamento intensivo dei suoli dei piani edilizi del dopoguerra, aggiungeranno ulteriori complicazioni, anziché arricchire il contesto, generando una forte densità abitativa e rafforzando il senso di quella perifericità originaria, attraverso il popolamento massivo di fasce sociali deboli, costrette a convivere con una significativa scarsità di servizi e di standard che ancor oggi si riflette sul Quartiere. Nei decenni successivi, infatti, la storia non cambia sotto il profilo della qualità urbanistica e nel frattempo, però, la VIII Circoscrizione continua ad arricchire la propria composizione sociale, accogliendo nel tempo i primi migranti della Città e i residenti di altre Circoscrizioni, allettati da un’offerta immobiliare tutto sommato accessibile. Il risultato di questo processo aggregativo e privo di una qualsiasi razionalità program-

matoria è un patchwork stratificato e irrisolto di 4 porzioni di territorio (Libertà, San Girolamo, Fesca e Marconi), annesse tra loro senza alcuna logica, marcate da nuclei minori morfologicamente compiuti e privi di qualità, punto di riferimento per comunità frammentate. Con i suoi 63 mila residenti, la VIII Circoscrizione è attualmente in assoluto la più popolosa tra le 31 Città che compongono l’Area Metropolitana barese ed è qui che si concentra la maggiore numerosità di famiglie, di giovani, di pre-adolescenti, di disoccupati, di immigrati privi di qualificazione e spesso di assistenza di base. Ma allora che fare di fronte a così tanto smarrimento? Una prima ipotesi è disinteressarsene, lasciando che il tempo ci scivoli addosso e sperando intimamente che prima o poi, ciascuno per sé, riesca individualmente a trovare la propria strada altrove, sfuggendo al momento giusto da una condizione di abbandono che non gli appartiene. Una seconda ipotesi è ribellarsi, interrompendo questa nefasta catena di eventi che non è certamente un destino e cercando di costruire una comunità consapevole che sia in grado di rappresentare collettivamente le proprie preoccupazioni, ma anche i propri sogni e le proprie ambizioni. Oggi, la VIII Circoscrizione, segnata da un sano disincanto ma ricchissima di risorse è di fronte un bivio: ripiegarsi entro un futuro di scarsità e di progressivo degrado o dar voce alle sue forze sociali migliori, le sue intelligenze, le sue istituzioni e i suoi presidi educativi e culturali, rappresentandosi unita da un obiettivo condiviso: riappropriarsi della propria Storia scritta da altri e cambiarne il finale.


Linee, Attori e Risorse di Alessandra Rizzi

Il sistema policentrico di Finis Terrae Correva l’anno 2011 quando alcuni giovani, intraprendenti e determinanti a migliorare il quartiere nel quale sono cresciuti e tuttora vivono, idearono il progetto Finis Terrae. Oggi, ottobre 2012, questo progetto, ambizioso e complesso, è diventato realtà, grazie al sostegno di Fondazione con il Sud. Finis Terrae infatti intende riqualificare il territorio della VIII Circoscrizione di Bari connettendo un sistema di luoghi - l’Istituto Salesiano SS Redentore, polo del Sociale; l’Arena delle Vittorie, polo di Cultura e Sport; la Fiera del Levante, polo di Servizi e Eventi; il Bene Confiscato, polo della legalità- che restituiscano al territorio una dimensione identitaria, dello spazio pubblico e dei servizi attualmente assente. L’obiettivo è ricucire un dialogo territoriale interrotto, promuovere, nella durata dei due anni di progetto, un intenso programma di sviluppo pluridimensionale secondo quattro linee d’azione: intercultura e integrazione; educazione, formazione e start-up d’impresa; spazi pubblici e dimensione dell’abitare; habitat urbani/naturali tra terra e mare. Finis Terrae sarà possibile in virtù del partenariato che lo supporta, tutti soggetti associativi già radicati nel territorio e pronti a condividere il proprio specifico know-how per realizzare le numerose azioni di progetto: l’Istituto salesiani Redentore, il capofila, fucina spirituale-educativa per migliaia di ragazzi della VIII Circoscrizione; la Coop. Sociale CAPS, da anni attenta al tema dell’immigrazione e dell’integrazione; la Coop. Il Sogno di Don Bosco, con la sua esperienza nella gestione di servizi residenziali per minori; le ACLI Bari, che eroga servizi nell’assistenza fiscale

atrino, che promuove il rilancio del teatro popolare dei burattini e delle marionette; il CNA Puglia, protagonista nella formazione nel settore artigiano e nella creazione di start-up di impresa; la Fiera del Levante Servizi, attiva nella promozione e nel processo di stabilizzazione e sviluppo dei Paesi dell’area balcanica, l’A.S.D. Asem Volley Bari, nata per divulgare la pratica della disciplina sportiva come leva di emancipazione sociale; Teatri di Pace, che opera per sensibilizzare i giovani alla non violenza; Legambiente Puglia, impegnata da sempre in battaglie ambientaliste; CNOS FAP, che arricchisce il segmento formativo e laboratoriale; Legacoop Puglia, sigla storica del cooperativismo economico di base; Learning Cities, che presta la propria professionalità per le pratiche partecipative. Infine, le sigle istituzionali attive e funzionali: Regione Puglia, Provincia di Bari, Comune di Bari, Distretto Socio-Sanitario; SCS/CNOS-Salesiani per il sociale,

pronte a garantire il supporto adeguato sia in termini scientifici che di cooperazione transfrontaliera. Siamo agli inizi e la strada da percorrere è lunga e non sarà sempre in discesa. Ma la determinazione e la convinzione che animano questa spinta propositiva che nasce “dal basso” saranno vincenti. Buon lavoro a tutti!


L’intervista di Simona Gelao

Il Redentore capofila di una rete sociale L’intervista al Direttore dei Salesiani

Don Mario Sangiovanni, Direttore - Parroco “Redentore”

1. Don Mario, qual è il ruolo del ‘’Redentore ‘’ in un Quartiere difficile come il Libertà? Prima di tutto è l’attenzione sulla realtà giovanile nell’incontrarsi e dare spazio ai ragazzi in un cammino educativo. Per i salesiani l’educazione è il punto di partenza per qualsiasi formazione; Attraverso i ragazzi e i giovani animare la stessa famiglia perché si possa camminare insieme. 2. Che cosa vuol dire fare prevenzione laddove dispersione scolastica e disagio giovanile sono molto diffusi? Il Redentore con la sua presenza in-

terpella tutte le istituzioni (regione, provincia, comune ) per trovare la mediazione per far nascere obbiettivi utili per convertire e donare uno spazio privilegiato per sanare ‘’questo cancro ‘’ e a noi come educatori sembra che la scuola professionale potrebbe essere un veicolo per portare a soluzione questi problemi; aimè, sembra che le istituzioni non abbiano compreso questa necessità. La scuola professionale toglie i ragazzi dalla strada a tempo per educare e confrontarsi con essi, cerca di donare un mestiere che oggi è necessario nel nostro territorio. 3. Il quartiere Libertà: un problema o una risorsa del territorio? Il quartiere libertà è una risorsa! Una risorsa per la pluralità di ragazzi e giovani, una risorsa per affrontare oggettivamente (realmente) gli svariati problemi della famiglia, è una risorsa per le forze umane presenti nel quartiere ma se proprio queste non sono incanalate nel proprio verso, non solo sono un problema ma continuano a porre problemi. Quindi, interventi saggi e oculati se vogliamo salvare il salvabile.

4. Perché il sociale e le istituzioni sono cosi importanti per il quartiere e per il ‘’Redentore ‘’? Si capisce che il sociale deve essere l’aria che respiriamo per proporre e superare tutti gli ostacoli e le problematiche che ne conseguono e il Redentore fa del sociale un paradigma del suo lavoro carismatico e salesiano che è attenzione ai ragazzi ‘’difficili ‘’ e a famiglie problematiche perché non hanno come tirare avanti la vita e la solidarietà e l’inventiva di mezzi sono la risposta più significativa dell’aiuto. 5. Come si immagina, da qui a vent’anni, il futuro del quartiere Libertà e del ‘’Redentore‘’? Da qui a vent’anni siamo nelle mani di Dio! E purtroppo delle Istituzioni guidate da comuni, per il Redentore cerchiamo di guardare il futuro con attenzione , per il quartiere a seconda della lungimiranza di chi governa l’oggi e il domani.


Il manifesto dello sport di don Fabio Bellino, Vice - Presidente Nazionale Cnos - Salesiani per lo Sport e Delegato della Pastorale Giovanile Salesiani Italia Meridionale

La pedagogia del gioco La Chiesa Italiana ha sentito l’esigenza di stendere un Manifesto dello Sport Educativo da un lato per ribadire la sua intenzione di essere presente in un ambito, quello sportivo appunto, a cui ha sempre attribuito un grande valore, dall’altro per affermare che nonostante quello che vediamo - partite truccate, doping, violenza - è possibile uno sport che educa. Un grande sportivo come il beato Giovanni Paolo II, il primo Papa a volere il Giubileo dello sportivo, così si esprimeva: “lo sport deve contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso della vita, il suo orientamento e la sua meta”. Riporto ora delle espressioni del Manifesto che mi sembrano particolarmente illuminanti, da cui traggo degli atteggiamenti per gli educatori: “A noi interessa uno sport per l’uomo aperto all’Assoluto, uno sport che sappia educare ai fondamenti etici della vita e consideri la persona nella sua dimensione unitaria: corpo, anima, spirito.” A un educatore che concepisce così lo sport, interessa la persona non l’atleta, il tutto non una parte! “Noi riteniamo che lo sport non debba essere asservito alle logiche del mercato e della finanza, basato sull’arroganza dei cattivi maestri, sulla selezione dei più forti a scapito di uno sport per tutti.” Un educatore che concepisce lo sport così, non può essere semplicemente un “selezionatore” ma un motivatore, capace di trarre il meglio da ognuno! “ Noi crediamo che l’attività sportiva rientra tra i mezzi che concorrono allo sviluppo armonico della persona ed al suo perfezionamento

catore che concepisce lo sport in questo modo, non è un allenatore ma un testimone di valori! Mi permetto da salesiano nell’anno dedicato alla pedagogia di don Bosco, di ricordare il grande valore che il santo educatore piemontese attribuiva al gioco, tanto che in don Bosco si può a ragion veduta parlare di una pedagogia del gioco. Don Bosco fa del cortile il centro delle sue case, il luogo in cui sperimentare un clima di gioia, di spontaneità e di famiglia di cui lui è il primo animatore, tanto che il suo biografo così lo tratteggia “Giovanni era l’anima del divertimento”.

Continuiamo allora a impegnarci a costruire uno sport educativo, mettendoci in rete con coloro che credono in questo modello di sport, affinché, tanti ragazzi e giovani possano trovare luoghi (oratori, parrocchie, scuole, associazioni...) e soprattutto persone in grado di farli diventare campioni soprattutto nella vita.


Speciale inaugurazione campi di don Francesco Preite, Responsabile dell’Oratorio Centro Giovanile Redentore e Project Leader “Finis Terrae”

447 motivi per riconoscere l’esistenza dell’Oratorio Centro Giovanile Redentore 447, questi non sono numeri ma i ragazzi e i giovani iscritti all’Oratorio Centro Giovanile Redentore dei Salesiani di Bari. 447 cuori, ragazzi e giovani con i loro sogni, i loro problemi, le loro piccole o grandi soddisfazioni: 447 persone che gridano la loro vita nei cortili dell’esistenza quotidiana. Giovani e ragazzi che non possono e non devono essere ignorati ma ascoltati, accompagnati, educati. Quale altro centro educativo accessibile a tutti ha la possibilità di incontrare tutti questi giovani e ragazzi nel quartiere Libertà di Bari? L’Oratorio del Redentore si colloca con il suo spazio educativo e la sua pedagogia salesiana al servizio del territorio insieme a tante altre realtà educative: le scuole, le associazioni, le cooperative. Crede fermamente che rafforzare e promuovere questa filiera educativa: sviluppando progettualità, creando spazi accoglienti e luoghi educativi, possa essere la strada migliore per uscire dal degrado del quartiere. Emblematico è il caso della piazza del Redentore recentemente danneggiata dopo solo un mese dalla fine della ristrutturazione. È una prova che dimostra come il problema del degrado nel quartiere Libertà non si risolve costruendo semplicemente spazi pubblici ma creando luoghi educativi. La riqualificazione di parte del cortile dell’Oratorio, si inserisce in questo contesto. L’Oratorio prima di essere una struttura è un luogo educativo aperto a tutti, nel quale salesiani ed animatori accompagnano i giovani ed i ragazzi all’uso responsabile delle cose, alla gestione del bene comune, al rispetto

delle persone. L’investimento di 150.000 € spesi per la riqualificazione: non ha il significato di miglioria di proprietà immobiliare o di innovazione strutturale, ma vuole essere un segno eloquente di qualità nel dotare strutture adeguate per educare con maggiore incisività ed efficacia in un territorio giovanile considerato “a rischio”, come quello del Libertà di Bari

Non c’è nulla di male se nel campo educativo anche informale, il privato sociale assolve a funzioni di primaria importanza come la prevenzione educativa, anche di reati, e di promozione di valori quali la legalità, la giustizia e la solidarietà. Del resto la società la costruiscono i cittadini che con il loro apporto contribuiscono alla qualità della vita sociale. L’art 3 della nostra Costituzione è molto chiaro al riguar-

do: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Prestare ascolto ai giovani è un esigenza inderogabile per il futuro della società. Eppure c’è chi condivide i discorsi ma dissente nei fatti. C’è chi afferma che l’Oratorio del Redentore è un ente privato e per di più della Chiesa, pertanto è meglio guardarsene bene! È comodo per certuni, che scopro i più vicini al nostro sistema educativo (ahimè!), condividere ideali e proposte e non muovere un dito. Del resto questa storia è abbastanza risaputa. Anche a Gerusalemme, tanto tempo fa, i dottori della Legge avevano ricevuto epiteti quanto mai chiari da un certo Gesù. Credo che i principi di solidarietà, di sussidiarietà nel campo educativo, abbiano se non maggiore almeno lo stesso peso del principio di proprietà privata che certuni notano come ostacolo ad interventi dell’amministrazione pubblica nel privato sociale. Ci sono almeno 447 ragioni non solo per condividere e riconoscere l’esistenza dell’Oratorio ma anche per operare! Mettere a disposizione strutture e tradizione pedagogica a favore di tutti vale molto di più di mille cavilli burocratici e preclusioni ideologiche. Lasciarsi dietro queste cose non potrà che giovare al futuro della nostra società: i giovani.


Etica sociale di don Giuseppe Ruppi

Uno sport per educare a prassi etiche Lo sport esiste ancora? Quel mondo affascinante, soprattutto per i ragazzi, in cui erano esaltati i valori della correttezza, della lealtà, del rispetto reciproco? Purtroppo l’immagine che si ha oggi di questo mondo è radicalmente cambiata, tra scandali di doping, calcio-scommesse, calciopoli, etc. Contemporaneamente si sta sviluppando sempre più la tendenza a inseguire il successo ad ogni costo. Ormai l’obiettivo non è più partecipare, ma vincere ad ogni costo, annientare l’avversario, conquistare trofei a qualunque prezzo. Attenzione al territorio Siamo inseriti in un ambiente che ci provoca e ci interpella: organizzazioni criminali, lavoro nero e minorile, evasione scolastica, sono piaghe funeste in continua metastasi, che affondano i suoi tentacoli in una sub-cultura d’ignoranza e povertà. Crea clientelismo, dipendenza e morte. E' certo che la maggiore parte dei cittadini non si riconosce in essa. Che cosa si può fare, concretamente, per combattere questa tendenza? Noi Salesiani ci inseriamo in questo cammino di liberazione, e crediamo che il problema possa essere affrontato, lavorando su un piano educativo-culturale. Prima di tutto, bisogna aiutare i giovani a riassaporare la gioia dello sport come momento d’incontro e di dialogo. Lo sport può avere una funzione educativa importante per tanti ragazzi perché li abitua a rispettare regole e comportamenti precisi e può rappresentare una

tendenza opposta al dominante “fai ciò che vuoi”. Fare sport significa sia rispettare l’altro sia avere la cultura della sconfitta, accettare che l’altro sia più “forte”. Un altro fondamentale aspetto educativo è la cultura dell’impegno: per conquistare un trofeo bisogna allenarsi e sudare. Questo può aiutare i giovani a valorizzare sempre di più lo spirito di sacrificio, anche nella vita quotidiana, rappresentando una valida alternativa al “Voglio tutto e subito, senza alcuno sforzo”, tanto in voga nella nostra società. Infine, la cultura dell’incontro con gli altri. Oggi, purtroppo, i ragazzi sono sempre più intrappolati in videogiochi e Internet. Si creano relazioni false e ingannevoli. Lo sport, invece, abitua a un vero e genuino contatto con gli altri e a costruire una migliore cultura del rispetto e dell’amicizia. Crediamo che tutti coloro che amano le attività sportive nei nostri ambienti, rivolgendosi alla fascia giovanile, possono ridare forza, per mezzo dello sport, alla cultura della pace, della giustizia, della solidarietà, togliendo così alle organizzazioni criminali l'humus da cui attingono il loro potere. Mancano le persone che si dedicano con disponibilità e altruismo? Si programmino, allora, le attività tenendo conto delle forze disponibili. E poi... in tal caso, è il momento buono per impostare una pastorale che educhi alla gratuità, al volontariato... alla solidarietà.


“L’altro che io non sono è la vera condizione

del mio comprendermi” E. Lévinas


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