Magazine Finis Terrae | N. 5/2013

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Finis Terrae

Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae”

Febbraio 2013 - V

Dalla parte dei bambini In questo numero: Intervista ad Andrea Mori, Presidente della Coop. Progetto Città Il teatro come oasi di conoscenza: Paolo Comentale e l’infanzia Il contributo dell’Assessore al Welfare del Comune di Bari Finis Terrae e il rapporto con l’infanzia


Editoriale di Vitandrea Marzano

FINIS TERRAE Rivista mensile del Progetto “Finis Terrae”

Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012

Direttore Responsabile: Vitandrea Marzano Vicedirettore Responsabile don Giuseppe Ruppi Coordinatrice di Redazione Alessandra Rizzi Gruppo di Redazione: Aron Pacucci Mariapia Locaputo Simona Gelao

Hanno collaborato in questo numero Michele Lucarelli Rossana Mazzeo Giuseppe Cifarelli

Editing e ufficio grafico don Andrea Tripaldi

Il diritto alla città dei piccoli cittadini

Qualche anno fa, l’UNICEF ha lanciato un Programma su scala internazionale dal titolo molto evocativo e promettente: “Città amiche delle bambine e dei bambini” (Child-friendly Cities). Un programma nato in tutto il mondo per sensibilizzare le Comunità urbane al tema dei diritti dei più piccoli e per rendere la Convenzione ONU del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza una pratica quotidiana. In Europa e in Italia, a seguire, si sono moltiplicate iniziative analoghe, per studiare l’universo dell’infanzia e promuovere buone pratiche a supporto dei governi locali, al fine di veicolare principi e policy a favore dell’infanzia e dell’adolescenza nelle Città. Si pensi alla nascita del network europeo delle città amiche dei bambini (European Network Child Friendly Cities ENCFC), al rapporto annuale di Legambiente “Ecosistema Bambino”, al protocollo ANCI con UNICEF per il rilascio dei certificati d’impegno ai Comuni, o ancora all’impegno virtuoso delle numerose ONG operative sul tema dell’inclusione e della tutela dei più piccoli, tra le quali Save the Children, che quotidianamente svolge una funzione attiva nell’universo dell’infanzia e a favore dei più deboli. Da quasi due decenni, in sostanza, il tema dell’infanzia sembra aver acquisito una nuova centralità nel dibattito pubblico e certamente molto è stato fatto per avviare un nuovo corso di politiche urbane che avessero al centro uno sguardo nuovo, quello dei più piccoli. Ma si ha come l’impressione che questo new deal per l’infanzia tardi realmente a decollare e che dietro gli slogan politici e gli auspici internazionali, si nasconda un universo di scarsità divenuto ormai inaccettabile. Basta approfondire i dati contenuti nell’ “Atlante dell’Infanzia a Rischio” pubblicato nel 2012 da Save the Children per farsi un’idea dei molteplici temi inaffrontati e spesso derubricati. Se si avverasse la previsione dell’Istat, nel 2030 dovrebbero nascere in Italia circa 60 mila bambini in meno rispetto al 2011. La flessione sarà più marcata nel Mezzogiorno, mentre il maggiore apporto degli immigrati contribuirà a limitare le perdite nel Centro Nord, assestando il dato di 1 neonato su 4 e 1 minore su 5 di origine straniera. Quale diritto di cittadinanza è stato dato nel frattempo a questi bambini? E quali misure sono spese per l’integrazione delle seconde e terze generazioni di nuovi italiani? Il debito pubblico italiano sfiora i 2 mila miliardi di euro ed è il più alto d ’Europa: idealmente ogni bambino viene al mondo con un fardello di oltre 3 milioni e mezzo di euro, 3 volte più alto di quello

che attende un bambino spagnolo o svedese. Quali misure per garantire una maggior sostenibilità generazionale al nostro sistema economico? Una buona percentuale di minori italiani è tagliata fuori da alcune importanti attività ricreative e culturali: il 19,8% non è mai andato al cinema nel corso dell’anno, il 26,2% non ha mai praticato sport, il 33,3% non ha usato internet, il 35,6% il pc, il 39,5%, infine, non ha letto un libro. Quali politiche culturali a favore di un’infanzia consapevole? In alcune regioni d’Italia i padri danno prova di esistere e una reale parità di carichi familiari sembra possibile. In Umbria, ad esempio, più di 1 papà su 2 gioca tutti giorni con i figli, un dato più alto di quello fatto registrare dalle madri trentine, venete, friulane o emiliane. La quota maggiore di bambini che giocano tutti i giorni con la mamma si ha – come sempre - invece nel Centro-Sud, con forti ricadute sull’occupazione femminile e su quell’impossibile conciliazione vita-lavoro che affligge l’universo femminile meridionale. Quali novità in materia di diritti per le donne e per la parità? E per non parlare della sicurezza degli edifici scolastici (36.000 strutture non a norma in Italia, MIUR), dell’età venerabile del corpo docente italiano (tra i più vecchi d’Europa, il 56% ultracinquantenne), dell’offerta pubblica di servizi e spazi per la prima infanzia (asili nido, servizi integrativi, parchi, aree attrezzate) che caratterizza soprattutto le regioni del Sud e le città metropolitane, escludendo la gran parte dei bambini dall’accesso all’istruzione e agli spazi di relazione. Ma ancor peggio è quando la povertà, la violenza domestica e l’emarginazione sociale attraversano i contesti urbani e familiari, coinvolgendo l’infanzia a confrontarsi, prima del tempo, con i problemi dell’età adulta e con un destino che non si è scelti. I minori privi di beni e servizi per uno standard di vita accettabile sarebbero oltre 720 mila in Italia: circa 7 su 100. Che fare? E’ certamente necessario promuovere un rafforzamento complessivo degli standard delle Città, ma al contempo è ugualmente necessario relativizzare lo sguardo, uscendo dalla retorica delle politiche per l’infanzia (quasi fosse uno stato di minorità) e iniziando a prendere sul serio i bambini e il loro diritto attivo di essere cittadini. Solo così potremo realmente progettare Città a misura di bambino, ossia spazi e ambienti di relazione desiderabili e all’altezza delle aspettative dei nostri piccoli concittadini.


Linee, Attori e Risorse di Mariapia Locaputo

Asilo nido – ludoteca Finis Terrae: il futuro incomincia adesso Oggi, in tutta l’Europa, si è ormai riconosciuta, a livello generale, la necessità di avere servizi dedicati alla prima infanzia e alle loro famiglie. Le organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Europea, i governi con diversi gradi di coinvolgimento, i partner sociali, le Organizzazioni non governative e molti genitori richiedono a gran voce tali servizi. Investire sui servizi per l’infanzia, però, non deve essere interpretato come una questione riconducibile alle sole politiche familiari, né deve essere visto come unica azione cui fare appello per garantire la tutela dei diritti dei piccoli cittadini; l’impegno a favore della prima infanzia coinvolge sicuramente questi aspetti, ma riguarda anche la possibilità di tornare a crescere e pensarsi proiettati nel futuro. Bari non è certamente una città a misura di bambino anche se negli ultimi anni ha compiuto uno sforzo significativo verso la creazione di una cultura capace di porre al centro della progettazione sociale i più piccoli e le famiglie con i loro bisogni e le loro aspettative. La mappa dei servizi all’infanzia della città mostra un quadro sufficientemente scarno. E, se si inquadra in particolare l’VIII circoscrizione e il quartiere Libertà ne emerge un quadro assolutamente desolante con un solo asilo nido comunale e non più di 5 asili nido privati per un territorio che vanta il maggior numero di famiglie con minori. Ebbene, uno dei territori più popolosi, con il maggior numero di famiglie con minori (in particolare monogenitoriali) è quello dove

luta i servizi per l’infanzia che costituiscono anche uno strumento di fondamentale importanza per sostenere le famiglie più povere e a maggior rischio di esclusione sociale. Alla luce di questa realtà assolutamente scoraggiante, il progetto FINIS TERRAE ha previsto tra le azioni più significative la creazione e l’avvio di un asilo nido – ludoteca presso l’istituto Salesiano “Redentore” di Bari, nel cuore del quartiere Libertà, al fine di offrire al territorio, alle famiglie e soprattutto a quelle più in difficoltà, un servizio qualificato e un luogo piacevole di gioco e di crescita per i bambini che si ispiri al carisma di don Bosco, il santo dei giovani.

Come don Bosco, immaginiamo il nostro asilo – ludoteca come uno spazio di accoglienza per i bambini e le famiglie, dove i primi possano crescere in modo sano affidati alle cure di persone amorevoli e competenti, e dove le seconde possano trovare aiuto nella cura dei figli nel tempo del lavoro, ma anche sostegno nel loro percorso di genitori dinanzi alla complessità oggi viviamo. Immaginiamo l’asilo Finis Terrae come luogo di incontro e di mediazione, di confronto e di crescita insieme per costruire sin da ora… un futuro diverso per VIII circoscrizione e per Bari.


L’intervista di Alessandra Rizzi

Per una città giocosa

Intervista ad Andrea Mori di Cooperativa Sociale Progetto Città misura dei ragazzi. Ciò è avvenuto con discontinuità e senza un vero progetto condiviso tra le istituzioni e all’interno delle stesse, aggravato da un certo infantile narcisismo di chi si muoveva nell’area del no profit educativo agendo spesso l’un contro l’altro: si sono chiusi servizi su cui erano stati fatti importanti investimenti economici e dissipate esperienze originali e innovative e professionalità. Da qualche tempo c’è la volontà di operare una più Andrea Mori - Cooperativa Sociale “Progetto Città” esplicita e qualitativa strategia delle politiche comunali di welfare per 1.) Chi è e cosa fa Progetto Città? l’infanzia che ha portato a signifi E’una cooperativa sociale cativi risultati (centri per minori, nata nel 1980 con una “mission” iniziative estive, ecc.) ma i mali di socio-culturale che ancora oggi cui sopra non sono ancora del tutconnota i suoi obiettivi, le sue at- to stati curati. Si procede ancora, in tività e le modalità con cui cerca di parte, per compartimenti stagni. perseguirle: realizzare una città in cui siano riconosciuti i diritti di chi 3.) La Manifattura dei tabacchi. - di solito - non ha parola, potere, Riqualificarla potrebbe avviare un rappresentanza, diritti cioè i bam- percorso di rinascita del quartiere bini, i ragazzi, i disabili, gli anziani. Libertà? E come? Progetto Città immagina, elabo- “Libertà” per rinascere deve ra, organizza e gestisce a Bari con poter valorizzare i numerosi spazi i propri soci e collaboratori - una pubblici che ha sottoutilizzati o in quarantina di professsionisti, alcu- abbandono. Si sono perse in passani con molti anni di esperienza - to alcune occasioni importanti, ma proposte e servizi per conto di enti quella della Manifattura è una di pubblici e privati in partenariato quelle che non poscon istituzioni e imprese del terzo sono essere lasciate settore. a ipotesi casuali. Restituirla alla città e al quartiere con2.) Il grado di civiltà e di sviluppo di notandola con un una città si misura anche dall’inve- progetto/servizio stimento delle Istituzioni nelle poli- di alto livello cultiche per l’infanzia. Qual è la situa- turale, educativo e zione della città di Bari? formativo rivolto A Bari in passato le Istitu- alle giovani generazioni hanno provato a far nascere zioni sarebbe l’ideuna politica per l’infanzia spesso ale per rispondere spinte dall’azione di molte associa- non solo ai bisogni zioni e imprese che immaginavano di bambini e ragaz–come noi – l’avvento di una città a zi ma per offrire

modelli sani di cittadinanza a tutti. 4.) Una città a misura di bambino: un’utopia o una realtà possibile? Per realizzare concretamente una “città bambina” – noi diciamo “giocosa” - c’è bisogno di ragionare un po’ utopisticamente, di una “visione” prospettica da condividere tra più agenzie educative, che implica muoversi in modo competente, qualificato e continuo in un processo di riqualificazione sia del contesto ambientale che di quello umano. Scoprire le molte dimensioni possibili, che Bari ben nasconde (bellezza, naturalità, luogo d’incontro e fusione plurale di culture) implica riconoscere un’identità spesso smarrita, recuperare una storia che soffre di amnesie e rimozioni, rimettere in gioco emozioni e passioni. Una città dei diritti dei bambini può nascere se si è in grado di provare a realizzare una città capace di rappresentare tutti. E’ questa l’utopia concreta su cui investire intelligenze e e sperimentare progettualità e nuovi alfabeti.


L’intervista di Michele Lucarelli e Rossana Mazzeo

Il teatro come oasi di conoscenza

Intervista a Paolo Comentale dell’ Associazione Granteatrino 1.) Granteatrino Casa di Pulcinella. Chi è e cosa fa?

Il teatro può sviluppare il territorio, costituire una oasi di crescita e di conoscenza per le gio La Casa di Pulcinella è un vani generazioni. Quando ho initeatro stabile dedicato al mondo ziato il mio lavoro di burattinaio dell’infanzia. Si vale del linguaggio esisteva solo di tanto in tanto una antico e raro dei burattini, delle baracca che in estate girava i paemarionette, dei pupazzi animati. Il si e le piazze della regione con uno Granteatrino è la compagnia tea- spettacolo registrato con Pulcinella trale che ha dato vita al teatro. Con protagonista. Pulcinella protagonista ha portato Aver creato uno spazio stabile ha spettacoli in Italia e all’estero. Parti- significato anche dare dignità e vacolarmente significativa la sua pre- lore al teatro delle marionette e dei senza nel Corno d’ Africa: Eritrea burattini. ed Etiopia.

La diversità è sempre una ricchezza che bisogna solo imparare a gestire. Quindi il territorio dell’ottava circoscrizione è certamente un territorio ricco e composito, da conoscere e da valorizzare. 4.) Cosa fa il Granteatrino nel progetto Finis Terrae?

Nell’ambito del progetto Finis Terrae il Granteatrino realizza presso il teatro casa di Pulcinella un corso per giovani burattinai che può dare vita ad un nucleo di 3.) L’VIII Circoscrizione è la più po- artisti professionisti che potranno 2.)In che modo il teatro, e in parti- polosa, giovane e multietnica della affrontare il mercato del lavoro con colare quello di burattini e mario- città di Bari. E’ un punto di forza o cognizione di causa, competenze e nette, può contribuire allo sviluppo di debolezza? professionalità. del territorio?


Contributi di Ludovico Abbaticchio, Assessore al Welfare Comune di Bari

Una città a misura di bambino

Intervista all’Assessore al Welfare Dr. Ludovico Abbaticchio 1.) Quali sono stati gli investimenti dell’amministrazione comunale per le politiche per l’infanzia? L’Amministrazione Comunale ha investito sulle politiche dei minori e dell’infanzia più del 60% del budget del welfare. Questo significa mettere al centro la famiglia, nel concetto più laico del termine, sottolineo questo aspetto perché sulle politiche della famiglia si incentra tutta la politica del welfare cittadino, in particolare nella lotta alla povertà. Abbiamo l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio di devianza dei minori nelle famiglie che vivono una situazione di povertà. Devianza intesa non solo come fenomeni di furto o di rapina ma anche come abuso di alcool, tossicodipendenza, gioco d’azzardo, prostituzione minorile. Un sistema che porta verso il concetto di ordine pubblico. Pertanto le politiche del welfare non vanno lette esclusivamente con la lente di ingrandimento della solidarietà, ma anche come investimento verso una società più sana. Noi abbiamo l’obiettivo di impegnare il tempo dei nostri ragazzi, dalla scuola al doposcuola, inserendoli in contesti sociali di aggregazione, per esempio i Centri Aperti Polivalenti. Centri pensati per creare momenti di aggregazione, dove è possibile fare attività di doposcuola, vivere momenti ludici, seguire laboratori di artigianato, ecc.. In città vi sono nove Centri, uno per ogni circoscrizione, che insieme al progetto “parchi aperti” e alle attività di affido familiare e di home maker per bambini disabili, interessano una po-

mila minori, che diventano 40 mila se si considerano i nuclei familiari. 2.) In questo quadro comunale, quale può essere la prospettiva per la Circoscrizione Libertà – San Girolamo? I quartieri Libertà e San Girolamo sono da tempo oggetto dell’impegno dell’Assessorato al Welfare, attraverso la creazione di in una grande strategia di rete, quella che io chiamo rete solidale e che stiamo realizzando sui temi della povertà, in particolare per i senza fissa dimora o

i minori stranieri non accompagnati. Fare rete significa mettere insieme il grande lavoro delle parrocchie, delle associazioni cattoliche presenti nel territorio (in particolar modo l’esperienza dei Salesiani), il volontariato laico e il ruolo strategico del terzo settore. Questa rete sociale è una sorta di salvadanaio istituzionale perché è fatto da finanziamenti pubblici, dalle strutture del mondo cattolico e non solo, ma anche dalle famiglie e dalle persone che prestano il loro tempo nelle associazioni di volontariato. 3.) Al centro del quartiere Libertà c’è la Manifattura dei Tabacchi. Che importanza potrebbe avere il riuso di quel manufatto nella rigenerazione del quartiere? Avverto l’esigenza di un nuovo sistema di strategia di governo del territorio che, attraverso strumenti come gli accordi di programma, possa aiutarci a riqualificare edifici importanti come quello della manifattura. Le diverse istituzioni proprietarie della manifattura dovrebbero sedersi intorno ad un tavolo e provare a ragionare sul riutilizzo di quell’edificio. A me piacerebbe se si riuscissero a trovare gli spazi per la realizzazione di una cittadella di servizi alle famiglie e alle persone.


Etica sociale di don Giuseppe Ruppi

Educarsi a saper … leggere per non dire bugie! Caro lettore, voglio parlarti di una virtù “necessarissima” per pensare, dialogare ed educare: la sincerità. Scrivere vuol dire dar peso alle parole agli aggettivi; non so dove ho letto che a fronte di 100.000 sostantivi il vocabolario ti offre 40.000 aggettivi. Tieni conto che dietro le parole c’è sempre un significato recondito. Tu parli davanti a tutti e subito dopo si parla dietro di te. Siamo se non sfacciatamente sospettosi, curiosi e insinuanti. Ti fanno un elogio e ti chiedi: dove vuole arrivare? Ti avvicinano per farti una confidenza e senza volere la metti in discussione perché non ti hanno detto tutto. Gatta ci cova. Mi permetto in questa lettera confidenziale di offrirti alcune istruzioni per l’uso. A proposito di che? Attento agli aggettivi. Sono aggiunte e non sempre si sposano con quello che stai dicendo. A volte sono bugie dette bene, ma bugie. Attento alla punteggiatura. A volte esprime più di quanto scrivi e addirittura nega quanto affermi. Per esempio i puntini di sospensione (...), non è vero che sono insignificanti, banali, che non dicono niente: tutt’altro ti fanno capire quello che non si dice. E il punto interrogativo (?). A volte è una corda che ti viene gratuitamente offerta e fa da cappio al tuo pensiero. Che dire del punto esclamativo (!). Si sputa fuori dai denti quello che da tempo non si vuole far sapere. Un colpo basso in gergo. L’elenco può continuare. Concludo con il punto (.). È il più usato per dire pane al pane. È il più abusato perché prendendo a riferimento la sincerità, molte volte è chiamato in causa a sproposito. È il veicolo della confidenza, ma pure del pettegolezzo. Quando il punto si moltiplica, il discorso diventa verboso. È facile dirottare uscire dal seminato. Gatta ci cova. È un invito alla pensosità, all’esame di coscienza, all’uso del setaccio per togliere la pula dal grano. Anche la pula serve, non è da buttare ti fa apprezzare il raccolto. La pula è

come l’ombra. A che serve ? Ti fa apprezzare il sole e la luce. Ti ricordi le foto in bianco e nero? I contorni sono definiti, chiari, non confusi. La notte è notte, il giorno è giorno. Io amo il giorno e la notte. La notte cerca sempre una stella, nasconde un sogno. La notte mi fa paura quando i tuoi sogni fossero senza di me. La notte mi chiede chi sono. Gatta ci cova? La bugia. Riguarda i bambini – si dice in coro -. Come sostantivo sembra evanescente, di poco conto, banale. Attorno alla bugia c’è un balletto di complicità tale che la giustifica e la fa ritenere innocua: c’è la bugia benevola, amorosa, pietosa, giocosa, infantile, spontanea, dovuta, professionale, necessaria. C’è la bugia buona, a scopo di bene, c’è la bugia vera, che va detta a onor del

vero. È talmente diffusa che ha cambiato nome: furbizia, astuzia, compromesso, trucco, raggiro. Tutti dicono bugie: piccoli e grandi; figli e genitori, infermieri, malati, medici, ambulanti, preti e suore, fidanzati e coniugi, politici e giornalisti. Sembra sotto anestesia, perché a differenza della verità, non fa male. Ha il naso lungo, le gambe corte, gli occhi da gatto, le mani attaccaticce come da zucchero filato, un profilo ingobbito, ripiegato su di se. È una farfalla, non è un fiore ma sta volentieri tra i fiori. Ruba la fluorescenza dei colori un po’ qua un po’ là perché ama travestirsi, apparire, dire quello che non si ha o non si è. Assomiglia alle nuvole che si accumulano: ti tolgono il sole, lo splendore. Perché si dicono le bugie, tu mi chiedi con sofferenza? Una via d’uscita c’è ti rispondo. Il tuo prestigio non è in gioco se impari a dire pane al pane. La sincerità è una zolla di terra dove trova radice la nostra umanità. Da lì nasce il nostro futuro, la libertà di sognare in grande, la nostra vitalità. La sincerità non ha prezzo perché non può essere messa in vendita. È un viaggio misterioso tra le nostre emozioni. Non ci sono mezze verità, o mezze bugie. Il sì è sì e il no è no. Non è un rullo compressore a differenza della menzogna, che porta alla depressione e spegne ogni slancio. Mentire è tradire la mente. La verità ti rende libero. So per esperienza quanto sia vitale sapere che la sincerità, il pudore, il timore, il tremore abitano nello stesso palazzo, crescono nello stesso domicilio, vivono sotto lo stesso tetto: il cuore dell’uomo. Sii sincero e ti sentirai restituito a te stesso, capace di relazioni, pronto a donare te stesso. Posso farti una confidenza? La sincerità esiste: ho conosciuto te. La sincerità ti fa splendere così come sei alla luce del sole. Ti avvicina agli altri e ti fa trovare te stesso. Ci vuole una vita per imparare ad essere genuini. Basta un attimo perché una sola bugia ti allontani da questo traguardo.


““Il giocare porta in maniera

naturale all’esperienza culturale e invero ne costituisce

le fondamenta”” Donald Winnicott


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