Magazine Finis Terrae | N. 4/2013

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Finis Terrae

Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae”

Gennaio 2013 - IV

L’educazione come bene comune In questo numero:

Finis Terrae e il rapporto tra Scuola e Territorio Intervista al Presidente CNOS Scuola e CNOS/FAP e al Preside dell’Ist. Comp. “Garibaldi” di Bari Il contributo di don Francesco Preite Speciale Strenna 2013


Editoriale di Vitandrea Marzano

FINIS TERRAE Rivista mensile del Progetto “Finis Terrae”

Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012

Direttore Responsabile: Vitandrea Marzano Vicedirettore Responsabile don Giuseppe Ruppi Coordinatrice di Redazione Alessandra Rizzi Gruppo di Redazione: Aron Pacucci Mariapia Locaputo Simona Gelao

Hanno collaborato in questo numero Michele Lucarelli Rossana Mazzeo Giuseppe Cifarelli

Editing e ufficio grafico don Andrea Tripaldi

La centralità dei présidi educativi e il futuro dei giovani

Come evidenziato dalle numerose analisi che li riguardano, i giovani costituiscono oggi un gruppo ‘in divenire’, caratterizzato da un accesso all’occupazione e alla fondazione di una famiglia sempre più ritardati, da frequenti avvicendamenti tra lavoro e studi, da percorsi individuali non lineari. Sullo sfondo, il peso delle trasformazioni generali del mercato del lavoro, le caratteristiche peculiari delle varie forme contrattuali, ma anche le rappresentazioni di sé, i mutamenti dell’identità sociale, dei riferimenti culturali, la significatività della formazione e del lavoro nel definire le coordinate sociali entro cui i soggetti stessi si collocano. Un quadro complesso dunque, in cui, accanto alla mera rilevazione statistica si affiancano argomentazioni e ipotesi di carattere squisitamente qualitativo, volte a interpretare la fenomenologia di un processo in cui convergono dimensioni fondamentali in grado di incidere sull’agire individuale e collettivo: i rapporti interpersonali, l’affettività, il ruolo della sfera famigliare, la propensione al consumo, la dialettica con le istituzioni. Le conclusioni che da più parti se ne traggono parlano di una generazione ripiegata su se stessa che basa la propria esistenza maggiormente sulle risorse individuali, incapace di rappresentarsi e che sacrifica (consapevolmente) l’auto-consapevolezza in nome della propria sopravvivenza. Per dirla con Umberto Galimberti: “l’animo di una generazione è segnata da un profondo e diffuso nichilismo e da una evidente perdita di senso (…) un senso inteso nella duplice accezione di significato e direzione di vita, in assenza del quale svaniscono prospettive e orizzonti e si intristiscono le passioni fiaccandone l’anima”. Ciò che caratterizza infatti questo disagio, non è solo il disorientamento del presente, ma l’incapacità di proiettarsi in un futuro che custodisca una qualche promessa. E in un tale deserto emotivo, non c’è da sorprendersi se i fenomeni di devianza minorile o di bullismo aumentano o se peggio la frustrazione individuale si traduce in

forme di (auto)lesionismo che impediscono oltremodo un cammino di libertà. Un problema culturale insomma e non psicologico come molti sosterrebbero. Ma come uscire da questo cupo scenario? Come andare oltre il nichilismo? La soluzione c’è e consiste nel rafforzamento dei presidi educativi e di conoscenza perché possano operare sui giovani e per i giovani, valorizzando l’istruzione come strumento di autoconsapevolezza e leva di emancipazione. L’obiettivo è dotare i giovani di adeguati strumenti culturali per leggere il presente e la propria soggettività all’interno di un sistema di relazioni sociali, economiche e culturali più complesse e, sulla base di questo nuovo ri-orientamento, operare una scelta consapevole per il futuro. Un risveglio della coscienza che possa scuoterli dal torpore del quotidiano per proiettarli in una geografia temporale di medio e lungo periodo. Un antidoto contro l’analfabetismo affettivo che possa rieducare al valore della lealtà, della fiducia e dell’amore di sé e degli altri. Una rieducazione morale che passa attraverso la conoscenza e la riscoperta del valore della vita. E nel terzo millennio la scuola non può più limitarsi ad esercitare un ruolo di mera somministrazione dell’istruzione ma deve necessariamente riscoprire il proprio ruolo di agenzia formativa, culturale e sociale territoriale, agendo in rete con tutti i soggetti che possano supportarla nel difficile compito di contenimento dell’inquietudine e di valorizzazione della condizione giovanile. Insegnare l’arte del vivere non è un compito semplice e troppo spesso le scuole sono caricate di responsabilità alle quali non corrispondono risorse, spazi adeguati, competenze e supporti. Abbandonate dalle istituzioni e in trincea permanente, si limitano al solo governo della disciplina, senza avere spazi e tempo di programmare e attuare percorsi di crescita e buone pratiche educative. Bisogna liberare le scuole da questo onere esclusivo e dar loro una nuova centralità sociale e nuovi spazi per esercitare la propria originaria funzione culturale.


Linee, Attori e Risorse Finis Terrae: tra Scuola e Territorio

I circoli didattici dell’VIII Circoscrizione di Bari sono quattro: Don Bosco - Melo da Bari, Garibaldi Principessa di Piemonte, Carlo Levi - Collodi, S. Girolamo. In quella che è la circoscrizione più popolosa e più giovane dell’intera città (i bambini sino a 9 anni rappresentano il 6% dei residenti e i giovani fino a 29 anni sono il 2% in più rispetto alla media cittadina), ma che è anche quella in cui sono ancora tanti, troppi, i minori a rischio di devianza, di marginalità, di destrutturazione dei retaggi familiari e sociali, la scuola rappresenta non soltanto una fucina di istruzione. È soprattutto un rifugio, un luogo dell’accoglienza, e, in molti casi, un àncora di salvataggio. Un luogo dove si respirano i valori della solidarietà, della legalità, del rispetto per l’ambiente, dell’intercultura e delle differenze religiose, etniche e sociali, soprattutto laddove la presenza di studenti migranti non è più l’eccezione. Ma la scuola non esaurisce di per sé il ruolo educativo: anche il territorio concorre alla formazione dei futuri cittadini. La crescita sociale e culturale dei cittadini, infatti, è in stratta relazione con il territorio di appartenenza e la scuola si colloca come centro di mediazione tra bisogni emergenti e strumenti da impiegare. Ecco perché è fondamentale che a partire dalla scuola e ponendola al centro di un percorso formativo di più ampio respiro, tutti i soggetti attivi nel territorio portino avanti una vision educativa di larghi orizzonti che tenga conto dei bisogni e li integri con le possibilità educative esistenti. D’altronde è dalla scuola che può partire una spinta per un processo di riscatto e coe-

sione sociale che riguarda non solo il singolo, ma la comunità tutta e le cui ricadute principali si riflettono proprio sui territori di appartenenza. Il vero problema è che ancora oggi la scuola non viene percepita come autentica risorsa dal territorio e viceversa difficilmente la scuola individua nel territorio una comunità di appartenenza al cui miglioramento deve contribuire. Bisogna allora uscire dall’isolamento e aprirsi reciprocamente, facendo entrare il territorio nella scuola e lasciando che il territorio consideri la scuola una ricchezza da preservare e valorizzare. Non è semplice però. Non basta che la scuola si apra al territorio, ma deve necessariamente individuare altri soggetti attivi - le famiglie, il terzo settore, le istituzioni - e con questi attivare un rapporto profondo e incisivo.

È una sfida complessa e importante per la quale servono coerenza, determinazione, competenza. In tal senso Finis Terrae entra con professionalità e coraggio nel mondo delle scuole organizzando laboratori e promuovendo la cultura della legalità, dell’integrazione multiculturale, dello sviluppo sostenibile, dello sport e del teatro come strumenti di opportunità e riscatto sociale. Ma soprattutto ponendosi come anello di imprescindibile raccordo tra mondo della scuola e realtà territoriale.

Le Azioni di Progetto di Finis Terrae Diritti e rovesci. A cura della coop. sociale CAPS, è uno sportello di consulenza legale (attivo il mercoledì dalle 16.30 alle 18.30 e il venerdì dalle 13.30 alle 15.30) e di assistenza psico-sociale (attivo il mercoledì dalle 12.00 alle 14.00) presso il centro diurno Area 51. L’obiettivo è fornire ai migranti tutte le informazioni utili per districarsi nella dottrina giurisprudenziale italiana, dando consulenza legale, promuovendo l’interazione tra bisogni del cittadino e reali possibilità, valorizzando l’importanza di prevenire il disagio sociale e offrendo supporto a individui singoli e famiglie, favorendo così l’integrazione. Corso per giovani burattinai: è stato indetto un bando (scadenza delle iscrizioni il 15 gennaio), dal Granteatrino di Paolo Comentale, per iscriversi al corso per giovani burattinai e diventare abili costruttori di marionette, allestimenti scenici fino alla realizzazione di una vera piéce teatrale. Corso di italiano L2 per migranti, gratuito, a cura della coop. sociale CAPS presso Area 51, che si terrà ogni martedì e giovedì dalle 18.30 alle 20.00 fino a fine maggio. Educazione alla legalità nelle scuole: Legambiente Puglia sta avviando percorsi di educazione alla legalità nelle scuole IC San Giovanni Bosco – Melo da Bari, IC Duse e Collodi – Levi. Attraverso un percorso di approfondimento sui rifiuti con lezioni teoriche e sperimentazioni pratiche gli studenti avranno la possibilità di capire il rapporto che la nostra società ha con il problema della produzione dei rifiuti, dalla raccolta differenziata alla riutilizzazione della materia oltre che valutare la qualità dell’ambiente nel proprio quartiere, migliorandolo.


L’intervista di Michele Lucarelli e Rossana Mazzeo

Intervista

La scuola in movimento

alla Preside dell’Istituto Comprensivo “G. Toniolo” di Bari ma assuma un più ampio ruolo di promozione sociale e culturale.

Prf.ssa Linda CUCUMAZZO 1) : Qual è il ruolo della scuola come presidio sociale e culturale? L’Istituto Comprensivo di Stato “G. Garibaldi”si trova nel quartiere Libertà, in prossimità del centro cittadino, inserito in un ambiente variegato e multietnico, in un contesto in cui la scuola è l’unica istituzione pubblica nella quale il bambino vive come “soggetto attivo”. La scuola si pone come punto di riferimento in collaborazione con il territorio, per stabilire strategie comuni e co-progettare itinerari formativi condivisi, valorizzando le risorse disponibili (Enti locali, Associazioni culturali, società sportive, gruppi di volontariato) allo scopo di realizzare un progetto educativo ricco e articolato, affinché l’offerta formativa della scuola non si limiti alle sole attività curricolari,

2) : I giovani stranieri alla Garibaldi.Come la scuola promuove la loro integrazione? L’Istituto opera in un quartiere a forte processo immigratorio in cui vivono numerose famiglie provenienti da paesi diversi: Albania, Romania, Mauritius, Marocco, Nigeria, Etiopia, Ucraina, Filippine, Cina, Bangladesh, con gli evidenti problemi d’inserimento, linguistico e culturale. Per questo motivo, uno dei criteri ispiratori del POF è quello dell’interculturalità, concepita come la nuova educazione del tempo globale e della società multiculturale. L’obiettivo è quello di far convivere le “diverse” culture in un rapporto fatto di scambi e reciprocità. Per favorire l’integrazione, al momento dell’iscrizione, la scuola si attiva anche con l’ausilio della mediazione linguistico-culturale per avviare un dialogo, fatto di scambio, confronto e reciprocità, anche con gli stessi genitori. Per

questi alunni sono stati organizzati corsi di alfabetizzazione della lingua italiana e l’Istituto ha anche partecipato in rete a un progetto per l’apprendimento della lingua italiana per genitori. 3) : Una proposta per il quartiere e per rendere più efficace il ruolo che la scuola ha nel territorio. L’obiettivo fondamentale della scuola è il pieno successo formativo di ciascun alunno,per fare ciò, occorre prevenire e recuperare il disagio scolastico e gli atteggiamenti di rifiuto verso la scuola, eliminare tutti i possibili ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità. A tale scopo, l’apertura al territorio è per la scuola fondamentale e infatti spesso sono state attività e strategie di sostegno educativo con le varie agenzie del territorio (Enti locali, Parrocchie, Associazioni varie). In futuro, si auspica una sempre maggiore collaborazione per operare insieme su obiettivi comuni. 4) : In che modo è coinvolta la scuola Garibaldi nel progetto “Finis Terrae”? Sempre nell’ottica dell’apertura al territorio e della collaborazione, L’Istituto ha accolto con grande interesse e disponibilità il progetto “Finis Terrae”. Il Dirigente Scolastico, i docenti Funzioni Strumentali seguono con particolare interesse lo svolgimento del progetto, ritenendolo valido per la nostra utenza.

Scuola Elementare “Principessa di Piemonte” - Bari


L’intervista di Mariapia Locaputo

Intervista

La scuola in movimento

a Don Mario Tonini , Presidente CNOS/Scuola e CNOS-FAP e più raccordata con il mondo del lavoro. Ma si tratta di un cantiere ancora aperto, da completare. Segnali di cambiamento, in conclusione, ci sono nella direzione di una didattica più coinvolgente, di un sistema educativo di istruzione e formazione più vicino al mondo del lavoro, di una offerta scolastica e formativa più articolata e differenziata.

3.) Il futuro del nostro Paese dipende dalla qualità della scuola, dalla capacità che essa avrà di formare cittadini consapevoli e responsabili. Quali cambiamenti sono veramente significati per rimettere al centro del processo educativo l’allievo, la sua persona, e il suo futuro?

La domanda è impegnativa e non di facile risposta perché non c’è la bacchetta magica per rendere vivo un “corpo enorme” come è il mon2.) Quali sono i punti di forza e di do della scuola in Italia. Il sistema debolezza oggi nella scuola (e quan- scolastico e formativo italiano acdo parliamo di scuola parliamo di coglie un numero molto elevato di giovani – quasi tre milioni – ed è tutto il Sistema)? Don Mario TONINI, Salesiano stato segnato dal fenomeno della Alcuni “pezzi” del sistema edu- scolarizzazione di massa. Resta1.) In questi anni si sono succeduti cativo di Istruzione e Formazio- no, tuttavia, alcuni punti fermi per numerosi atti normativi in materia ne sono giudicati positivamente. immaginare un servizio di qualidi riordino del Sistema di Istruzione Mi riferisco, in particolare, alla tà. Una scuola attenta alla persona e Formazione. Possiamo dire che la scuola dell’infanzia ed alla recen- dello studente e dell’allievo, innanscuola sta cambiando? Se sì, in che te sperimentazione della sezione zitutto, la motivazione e la professenso? Verso quale direzione? Primavera. Mi riferisco anche agli sionalità dei docenti e dei formatoesiti positivi rilevati a seguito del- ri in secondo luogo, una macchina È vero. Da più di dieci anni il si- la sperimentazione dei percorsi organizzativa snella, un sistema di stema scolastico e formativo è stato formativi triennali e quadriennali, valutazione con cui confrontarsi, sottoposto ad un processo di rifor- oggi messi a regime. Prematuri mi un sistema scolastico e formativo me e di controriforme che hanno sembrano i giudizi sulle innova- connotato dal pluralismo e non disorientato i giovani e le famiglie zioni introdotte attraverso le nuo- dallo statalismo come è, invece, ed hanno messo a dura prova gli ve tecnologie, leggi iPad, applicate oggi. operatori. Oggi, a giudizio di mol- alla didattica. Sono punti deboli ti, l’architettura ha trovato una sua dell’intero sistema, invece, a giustabilizzazione. Tra gli osserva- dizio di molti, la situazione della tori, sono molti, però, quelli che scuola secondaria di primo grado, preferiscono parlare di “riordino” l’anello debole del sistema italiano, piuttosto che di “riforma” perché l’uscita dei giovani a 19 anni dal sil’impianto complessivo è rimasto stema scolastico italiano rispetto ai sostanzialmente quello tradizio- 18, la norma più diffusa in Europa, nale. Una novità si può cogliere la carenza di una offerta tecnica e nel secondo ciclo con l’avvio di professionale non universitaria un (sotto)sistema di Istruzione e strutturata ed organica, una scuola Formazione Professionale – l’uni- paritaria piccola e fragile. co sottoposto a sperimentazione in questo decennio – che propone una offerta formativa più flessibile




Contributi

di don Francesco Preite, Responsabile dell’Oratorio Centro Giovanile Redentore e Project Leader “Finis Terrae”

La mia politica è quella del Padre Nostro “La mia politica è quella del Padre Nostro”. Lo disse don Bosco a chi lo voleva coinvolgere in una scelta di partito. Può suonare come un non volersi mescolare nel confronto che ha luogo nella società. Tutt’altro: è un’affermazione proprio in senso contrario! Certo parlare di politica non è mai stato semplice. Oggi, dire politica evoca tangenti, rimborsi assurdi, corruzione... La politica ha più il volto del potere logoro e logorante che del bene costruttivo ed edificante. In questa inversione machiavellica, nella quale il fine (la partecipazione e la costruzione del bene comune) è diventato il mezzo (esercizio del potere), c’è tutto il paradosso della politica: un volto deturpato dalla corsa al potere, invece di un volto bello per la voglia di costruire il bene comune. Ma il bene comune, interessa tutti! Interessa tutti perché Dio, facendosi storia nel Natale, ci ha fatti “sociali”. L’amore verso Dio trova la sua concretizzazione nell’amore verso il prossimo, e viceversa. Evidenziare un solo aspetto è come slegare gli assi della Croce con il rischio di un spiritualismo evane-

scente o di un materialismo deprimente. Nella circolarità che esiste tra la fede e l’amore è possibile verificare l’autentico rapporto che lega con Dio. In questo senso la politica del Padre Nostro, è la partecipazione e la costruzione del bene comune. Significa impegnarsi per una società migliore, cercando la partecipazione di tutti. L’inclusione sociale avviene, prima di tutto, riconoscendo ed includendo gli attori sociali che realmente si impegnano nelle politiche del welfare State o del welfare society, senza lasciarsi indurre nelle diverse tentazioni che il potere comporta.

uomo politico a tal punto da sacrificare il bene della gente, la verità e il diritto. Don Bosco, fuori da ogni attivismo ideologico, ha partecipato alla politica. Ha lavorato per il bene della società educando i giovani ad essere onesti cittadini che lievitassero il corpo sociale. Per questo si faceva insistentemente presente presso gli uomini di governo mettendo a prova la sua e la loro pazienza. Non era un uomo di partito ma un uomo della società che senza tradire il suo essere prete ha promosso una politica a favore dei giovani. Un tempo, quello di don Bosco, non semplice, diremo in crisi: la Chiesa era sott’attacco, povertà e miseria erano in contrasto con la borghesia industriale e le grandi innovazioni, i giovani erano i grandi esclusi, precari di manovalanza sottopagata ed a nero.... Tempi non troppo lontani dai nostri con una disoccupazione giovanile al 37%, con lo spread sociale in aumento, Sia ben chiaro, fare una scelta par- con la sperequazione crescente tra titica, non è male! Appartiene al ricchi e poveri. nostro mondo di vivere in un tem- Don Bosco ancora oggi può parlapo e in una società. Ma non si può re e tu potresti essere la sua voce e fare una scelta partitica o essere la sua azione!


Etica sociale di don Giuseppe Ruppi

“Come don Bosco educatore , offriamo ai giovani il Vangelo della gioia attraverso la pedagogia della bontà”

Presentazione della Strenna 2013 del Rettor Maggiore dei Salesiani Il Rettor Maggiore dei Salesiani, così come faceva Don Bosco, ogni anno dona ai suoi confratelli come a tutti i membri della Famiglia Salesiana, una “strenna”, cioè un regalo, una frase programmatica per il cammino del nuovo anno che inizia. Don Pascual Chavez, dopo aver centrato, nell’anno 2012, insieme con tutto il movimento salesiano l’attenzione sulla storia di Don Bosco ed aver cercato di comprendere meglio tutta la sua vita, segnata dalla predilezione per i giovani, in questa Strenna 2013 propone come obiettivo quello di approfondire la sua proposta educativa. Concretamente vogliamo avvicinarci a Don Bosco educatore. Si tratta quindi di approfondire ed aggiornare il Sistema Preventivo. Anche in questo compito, il nostro approccio non è solo intellettuale. È certamente necessario, da una parte, uno studio approfondito della pedagogia salesiana, per aggiornarla secondo la sensibilità e le esigenze del nostro tempo. Singolare è il fatto che nel primo Oratorio di casa Pinardi, a Torino, fossero presenti alcune importanti intuizioni che saranno successivamente acquisite nella loro valenza più profonda di complessa sintesi umanistico-cristiana: 1. una struttura flessibile, quale opera di mediazione tra Chiesa, società urbana e fasce popolari giovanili; 2. il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente popolare; 3. la religione posta a fondamento dell’educazione, secondo l’insegnamento della pedagogia cattolica trasmessa a lui dall’ambiente del

Convitto; 4. l’intreccio dinamico tra formazione religiosa e sviluppo umano, tra catechismo ed educazione; 5. la convinzione che l’istruzione costituisce lo strumento essenziale per illuminare la mente; 6. l’educazione, così come la catechesi, che si sviluppa in tutte le espressioni compatibili con la ristrettezza del tempo e delle risorse; 7. la piena occupazione e valorizzazione del tempo libero; 8. l’amorevolezza come stile educativo e, più in generale, come stile di vita cristiana.

Giuseppe Sartori, don Bosco seduto, Torino 1878

Il rilancio dell’ “onesto cittadino” e del “buon cristiano” In un mondo profondamente cambiato rispetto a quello dell’ottocento, operare la carità secondo criteri angusti, locali, pragmatici, dimenticando le più ampie dimensioni del bene comune, a raggio nazionale e mondiale, sarebbe una grave lacuna di ordine sociologico ed anche teologico. Concepire la carità solo come elemosina, aiuto d’emergenza, significa rischiare di muoversi nell’ambito di un “falso samaritanesimo”. Ci si impone pertanto una riflessione profonda, innanzitutto a livello speculativo. Essa deve estendere la sua considerazione a tutti i contenuti relativi al tema della promozione umana, giovanile, popolare, avendo, al contempo, attenzione alle diverse qualificate considerazioni filosofico-antropologiche, teologiche, scientifiche, storiche, metodologiche pertinenti. Questa riflessione, si deve poi concretizzare sul piano della esperienza e della riflessione operativa dei singoli e delle comunità. Dovremo procedere nella direzione di una riconferma aggiornata della “scelta socio-politica-educativa” di Don Bosco. Questo non significa promuovere un attivismo ideologico, legato a particolari scelte politiche di partito, ma formare ad una sensibilità sociale e politica, che porta comunque ad investire la propria vita per il bene della comunità sociale, impegnando la vita come missione, con un riferimento costante agli inalienabili valori umani e cristiani. Detto in altri termini, la riconsiderazione della


costruttivamente critico? Il progetto “Finis Terrae” potrebbe essere una risposta, per noi, alle sollecitazioni che ci vengono dalla Strenna? Gli impegni della Strenna del 2013 1. Il ‘vangelo della gioia’, che caratterizza tutta la storia di Don Bosco che ha intercettato il desiderio di felicità presente nei giovani e ha declinato la loro gioia di vivere nei linguaggi dell’allegria, del cortile e della festa; ma non ha mai cessato di indicare Dio quale fonte della gioia vera. 2. La pedagogia della bontà. Un tratto non riducibile solo a un principio pedagogico, ma va riconosciuta come elemento essenziale della spiritualità salesiana. 3. Il Sistema Preventivo. È un’esperienza spirituale ed educativa che si fonda su ragione, religione ed ‘amorevolezza. 4. L’educazione è cosa del cuore. «La pedagogia di Don Bosco, ha scritto don Pietro Braido, s’identifica con tutta la sua azione; e tutta l’azione con la sua personalità; e tutto Don Bosco è raccolto, in denitiva, nel suo cuore».

5. La formazione dell’onesto cittadino e del buon cristiano. La presenza educativa nel sociale comprende queste realtà: la sensibilità educativa, le politiche educative, la qualità educativa del vivere sociale, la cultura. 6. Umanesimo salesiano. 7. Sistema Preventivo e Diritti Umani. La Congregazione non ha motivo di esistere se non per la salvezza integrale dei giovani. Il sistema preventivo offre ai diritti umani un approccio educativo unico ed innovativo rispetto al movimento di promozione e protezione dei diritti umani. 8. Per una comprensione approfondita e l’attuazione dei punti nodali suindicati sono utilmente da leggere: Il Sistema Preventivo nell’educazione della gioventù, la Lettera da Roma, le Biografie di Domenico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, tutti scritti di Don Bosco che illustrano bene sia la sua esperienza educativa che le sue scelte pedagogiche.



“LA LIBERTA’ INDIVIDUALE SI REALIZZA CON L’IMPEGNO SOCIALE” Amartya Sen


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