FinisTerrae
Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae”
Giugno 2013 - IX
Da soli non c’è storia In questo numero: Editoriale di Don Francesco Preite Intervista al Presidente della Fondazione CON IL SUD Speciale Coomercio: Intervista a Vincenzo Angarano
Editoriale
di don Francesco Preite, Responsabile dell’Oratorio Centro Giovanile Redentore e Project Leader “Finis Terrae”
FINIS TERRAE Rivista mensile del Progetto “Finis Terrae”
Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012
Direttore Responsabile: Vitandrea Marzano Vicedirettore Responsabile don Giuseppe Ruppi Coordinatrice di Redazione Alessandra Rizzi Gruppo di Redazione: Michele Lucarelli Mariapia Locaputo Rossana Mazzeo
Hanno collaborato in questo numero Michele Lucarelli Rossana Mazzeo Giuseppe Cifarelli
Editing e ufficio grafico don Andrea Tripaldi
Il rilancio qualitativo degli Oratori sospesi tra nostalgia e fututo
Nell’immaginario collettivo l’Oratorio è il luogo quasi incantato e nostalgico di partite di calcio, di gioco, amicizia, di incontri. Se ascoltassimo i racconti di alcuni genitori, di qualche nonno o di taluni ex allievi, ci descriverebbero Oratori pieni di giovani e ragazzi, i loro occhi inizierebbero a brillare fino a commuoversi. Come dargli torto, del resto anche Celentano cantava: “Ricordo quand’ero all’Oratorio…”. Intere generazioni sono cresciute all’ombra dell’Oratorio e hanno coltivato amicizie, amori, gioco, sport, musica, teatro, cinema, scuola. L’Oratorio ha rappresentato per molti l’unico spazio, l’unico luogo educativo dopo la scuola, riservato ai ragazzi e ai giovani per socializzare, per crescere, per pregare. Oggi l’Oratorio è chiamato a confrontarsi con una società profondamente cambiata. Non esiste più una società monoreligiosa fondata sulla famiglia “tradizionale”, come era quella dei nostri genitori. Esiste una società plurale, multirazziale, aperta e fondata su relazioni familiari spesso molto labili e fragili; anche l’educativo si è moltiplicato, diversificato, specializzato: sono nate palestre, scuole di sport, associazioni culturali e sportive, cooperative sociali in grado di gestire centri socio-educativi, centri aperti polivalenti, comunità alloggio per minori. Insomma capaci di offrire servizi educativi di qualità. La realtà ci dice che l’Oratorio non è più da solo nel campo educativo (meno male!) e che se vuole incidere ed essere efficace sulla vita del giovane e del territorio, deve accettare la sfida di confrontarsi con la realtà per essere ponte tra la strada e la Chiesa: uscire verso le periferie esistenziali per evitare il rischio di una chiusura narcisistica e compiaciuta di cristiani fatti in provetta o che sanno di muffa. Meglio “una Chiesa incidentata, che una Chiesa chiusa e malata” (Papa Francesco). A tal proposito condivido ciò che afferma il documento della CEI nella nota sugli Oratori laddove li definisce “laboratori di talenti”: gli Oratori nascono dalla capacità di “lasciarsi provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni del proprio tempo”, valorizzando e abitando “la qualità etica dei linguaggi e delle sensibilità giovanili”. Rilanciare dunque gli Oratori non è uno spot, ma è una necessità per continuare ad esistere. Ce lo ricorda, molto chiaramente il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chavez Villanueva: “in un mondo profondamente cambiato rispetto a quello dell’Ottocento, [...] la maturazione etica della coscienza contemporanea ha riscontrato i limiti di un assistenzialismo che non riesce a influire positivamente sulle cause della miseria (…) conce-
pire la carità solo come elemosina, aiuto d’emergenza, significa rischiare di muoversi nell’ambito di un falso samaritanesimo che finisce talora col divenire un’espressione di solidarietà scadente”. L’Oratorio è dunque quantitativo perché è fatto per tutti, ma è chiamato ad essere qualitativo, nella misura in cui punta sulla relazione personale, per continuare ad esistere e ad essere significativo. Una relazione che deve non solo accogliere il giovane ma accompagnarlo nella crescita offrendo anche servizi in termini di competenze e di qualità a secondo dei contesti. E siccome gli Oratori, sono nati specialmente per le zone popolari delle città, in contesti “a rischio” come quello dove opera il Redentore di Bari, sogno un Oratorio chiamato a scardinare la cultura della prepotenza alimentata dal profitto per dare vita ad una cultura del dono gratuito e dell’impegno volontario. E sogno anche un Oratorio che sappia dare risposte concrete a ragazzi che evadono la scuola, a ragazzi che hanno genitori agli arresti domiciliari o in galera, a ragazzi purtroppo cresciuti in contesti di prostituzione, di spaccio, di delinquenza. A questi ragazzi non possiamo mandare giovani animatori volontari, sempre preziosi nel servizio gratuito verso i più piccoli, che per quanto capaci e formati non hanno le necessarie competenze ed esperienze per poter intervenire ed accompagnare. Affianco agli ottimi animatori volontari, per questi ragazzi, c’è bisogno di educatori professionali che possano dare il loro apporto specifico. E a questo punto la questione si fa interessante, perché se ammettiamo il fatto che la società è cambiata e che bisogna puntare su una educazione diversifica che vada dall’accoglienza alla risposta qualificata ai bisogni reali dei ragazzi, l’Oratorio non può più essere quello di una volta e non può essere discriminato dal sistema dei servizi sociali di un territorio. La nostalgia si deve trasformare in speranza operativa e la valenza sociale degli Oratori deve divenire realtà. Insomma: o neghiamo la valenza sociale degli Oratori o li ammettiamo! Possiamo verificare e dialogare sugli indicatori che permettano un reale riconoscimento degli Oratori in Puglia (es. il numero degli iscritti, il contesto sociale, il progetto educativo) ma non possiamo essere indifferenti in una Regione che registra il 27,4% (la seconda in Italia) della popolazione povera. Anche nel campo educativo, si tratta di unire le forze per battere le povertà e i nostri Oratori possono essere, in nome del Vangelo, laboratori di prevenzione, innovazione sociale e dialogo interculturale.
Linee, Attori e Risorse di Michele Lucarelli e Rosanna Mazzeo
Learning Cities: imparare ad apprendere al proprio interno, riconoscendo la centralità di tutti e di ciascun individuo nella sua particolarità, significa far diventare ognuno protagonista del proprio territorio, della propria comunità e del proprio futuro. Quindi, tutti possiamo essere consapevoli portatori di sviluppo. Qual è il contributo di Lear1) Learning Cities Rete italia- 3) na delle città che apprendono. Chi è ning Cities nel progetto Finis Terrae? e cosa fa? L’Associazione di promozione sociale senza scopo di lucro Learning Cities è stata fondata nel 2007, tra i suoi obiettivi quello di creare reti di apprendimento tra comunità, per stimolare la partecipazione attiva verso lo sviluppo sostenibile di nuovi orizzonti culturali, politici, economici e sociali.
Obiettivo di Learning Cities nel progetto è, sinteticamente, quello di innescare un circuito virtuoso di conoscenza, integrazione e partecipazione, orientato al miglioramento della vita della comunità locale. Tutto questo attraverso l’organizzazione di momenti d’incontro partecipati con la comunità su tematiche legate al territorio.
2) In che modo la partecipaIn occasione dell’evento La zione attiva può determinare lo svi- 4) manifattura addormentata del 4 luppo del territorio? giugno, avete chiamato a raccolta Creare le condizioni perché una le associazioni della città per avere comunità comprenda in che modo proposte di riqualificazione urbana percepire, accogliere, prevenire e/o e di impiego dell’ex Manifattura dei guidare attivamente i cambiamenti Tabacchi. Che esperienza è stata?
Cosa è emerso? L’evento “L’Ottava a quattro mani – co-progettare l’VIII Circoscrizione per dar voce ai sogni della città” è nata come una azione di coinvolgimento delle associazioni finalizzata a far emergere proposte e a stimolare una riflessione collettiva sul tema degli spazi pubblici della ottava circoscrizione. Abbiamo inteso questo momento come un appuntamento per tutta la città, perché non si può ragionare del territorio cittadino come se fosse a comparti stagni. La città è di tutti e così tutti i pezzi della città. Per questo abbiamo invitato tutte le associazioni iscritte al registro comunale (oltre 400). Pensiamo che questa possa essere una strada possibile per creare col tempo un sentimento comune, che sia la base della collaborazione verso una visione comune dei beni collettivi. La presenza di due assessori del Comune di Bari, Sannicandro e Maugeri, ha dimostrato l’attenzione dell’amministrazione verso iniziative di questo genere, ma non basta.
L’intervista di Giuseppe Cifarelli e Andrea Ursi
Intervista a Carlo Borgomeo Presidente Fondazione Con il Sud
Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione con il Sud
1) Cosa pensa del welfare in Italia? E quale proposta per rilanciare le politiche sociali in Italia in tempo di crisi? Penso che il modello di welfare che abbiamo conosciuto per tanto tempo si basava su uno schema molto forte di offerta pubblica di risorse e di servizi ed è andato in crisi strutturale. Quindi dobbiamo allenarci a sperimentare nuove modelli di Welfare. Che non significa che il pubblico non ci deve essere più, ma significa che il pubblico ci deve essere in modo diverso da prima.
debba fare molto di più di quello che fa. Perché oggi è diventato noioso parlare del Mezzogiorno, è un equivoco o è un dato di fatto? È un dato di fatto perché riproponiamo il problema sempre con gli stessi termini e senza una proposta politica convincente, quindi bisogna aggiornarsi.
3) Alla fine del terzo capitolo del suo libro, lei dice che “nel terzo settore (…) vi sono figure interessanti per costruire una nuova giovane classe dirigente”. Cosa intende dire? Il terzo settore, complessivamente nel panorama delle forze sociali, degli ambienti, dei gruppi dirigenti è sottovalutato rispetto a quanto è forte. Questo è il mio giudizio. Naturalmente non mi tizzo nel senso che anche nel terzo settore vi sono delle zone che andrebbero migliorate. Ma resto dell’idea che sia una 2) Le politiche sociali della Re- leva importantissima per il nostro gione Puglia favoriscono coesione e Sud. sviluppo sociale? Lei che ne pensa? Più volte nel suo libro, usa il Penso che la Regione Puglia sia una 4) delle regioni migliori, almeno di termine “politica”, tra le tanti frasi quelle meridionali, ma penso che quella che più mi ha colpito è questa: “per farcela, dovremmo, soprattut-
to come classi dirigenti, vivere una stagione di grande discontinuità psicologica, culturale, politica (…)”. Io penso che la politica abbia sbagliato sostanzialmente. Non c’è stata una proposta politica forte, convincente e motivante e una delle colpe della politica è quella di aver alimentato una cultura della dipendenza, che è il contrario della cultura della responsabilità. 5) L’Oratorio svolge un ruolo importante nel campo della prevenzione educativa dei giovani e dei minori, spesso in territori di forte disagio sociale. In quasi tutte le Regioni italiane gli oratori sono riconosciuti e sostenuti. Lei condivide la proposta di riconoscere gli Oratori in Puglia con una Legge Regionale ad hoc? Non so rispondere tecnicamente alla legge pugliese che arriva o non arriva. Prendo atto. Non lo faccio perché sono di formazione cattolica, ma lo faccio con occhio neutro, che la rete degli oratori è una delle reti più forti che ci sono nel mezzogiorno quando si parla di sociale e quindi bisogna aiutarla a qualificarsi.
Contributi di Maria Pia Locaputo
E’ proprio vero: da soli non c’è storia!
La fine del mese di maggio e l’inizio di giugno è stato un tempo particolarmente attivo e vivace per Finis Terra, animato da diversi eventi significativi per il percorso attivato dal progetto! Il 29 maggio 2013 ha avuto luogo, presso piazza Risorgimento, nel cuore della via commerciale dei quartiere Libertà, dell’VIII circoscrizione, la Giornata della Cooperazione, una kermesse di sport, arte di strada, momenti di progettazione partecipata e musica, organizzata da Legacoop Puglia in collaborazione con con l’Associazione dei Commercianti di Via Manzoni e dintorni, Learning Cities, Coop. Sociale C.A.P.S., Progetto Città, Elaborazioni.org, che ha visto anche la partecipazione entusiasta dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Garibaldi” di Bari e delle famiglie del territorio. Sport e divertimento per circa 100 bambini della scuola Garibaldi al mattino e Artisti di strada, giocolieri, clown hanno animato piazza Risorgimento per tutta la giornata ponendo per un giorno al centro dell’interesse della nostra città la crescita dei servizi sociali, ricreativi e commerciali nel nostro territorio. L’associazione Learning Cities per l’occasione ha anche organizzato la prima tappa di un’azione di progettazione partecipata che è continuata il 4 giugno in occasione dell’iniziativa La Manifattura addormentata. Hanno aderito all’iniziativa con la propria presenza anche la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) di Bari che nel suo gazebo ha offerto materiali informativi sulla preven-
rati per i più piccoli, e il collettivo Femminile plurale che ha animato la piazza con l’evento Aggiungiamo un posto a tavola...ma portati la sedia. Il 4 giugno, in continuità con questo evento, ha avuto luogo una giornata di risveglio socio-ambientale per un luogo simbolo dell’VIII
Circoscrizione, l’ex Manifattura dei Tabacchi: La Manifattura addormentata! Con la partecipazione dei ragazzi e delle insegnanti dell’Istituto Comprensivo “Collodi – Levi”, e delle associazioni presenti sul territorio dell’VIII Circoscrizione di Bari, l’ex Manifattura dei Tabacchi è stata teatro di una serie di iniziative. I ragazzi, già coinvolti per tutto l’anno in laboratori di educazione ambientale, con Legambiente Puglia in collaborazione con Effetto Terra - Associazione di agricivismo urbano, hanno rigenerato, in un guerrilla gardening, il giardino del mercato rionale ospitato nella Ex Manifattura con nuove piante opportunamente piantate in modo gioioso tra la curiosità e l’incoraggiamento dei passanti, Il Grantea-
trino ha presentato lo spettacolo “La bella addormentata” fiaba antica che torna a vivere in chiave moderna grazie agli allievi del corso per giovani Burattinai organizzato dalla Casa di Pulcinella nell’ambito del progetto Finis Terrae, per narrare, attraverso attori e burattini, il valore profondo e il simbolico della città e dei sogni legati ad essa. Infine, l’Associazione Learning Cities ha organizzato nel pomeriggio, un convegno dal tema “L’ottava a quattro mani-co-progettare l’VIII Circoscrizione per dare voce ai sogni della città”. Attraverso il confronto con le esperienze già in atto di rigenerazione urbana e di progettazione partecipata in giro per l’Italia e la testimonianza di esperti di programmazione partecipata, Università e enti locali i partecipanti, rappresentati di numerose associazioni presenti sul territorio, hanno riflettuto sulle possibilità di offrire alle istituzioni dal basso idee per riqualificare il territorio e alcuni luoghi significativi ma inutilizzati dei nostri quartieri con la partecipazione e il coinvolgimento delle stesse associazioni insieme. Da soli non c’è storia e l’VIII a quattro mani sono stati gli slogans entrambi nella stessa direzione, che hanno ispirato e animato il nostro agire in queste due giornate per ribadire, ancora una volta, l’importanza e, direi, l’indispensabilità, di mettere insieme le forze per… far crescere la voce, acquisire maggiore capacità di incidere e cambiare la nostra città e più specificamente il nostro quartiere.
Etica sociale di don Giuseppe Ruppi
Educare eticamente , nell’oratorio salesiano, alla “misura alta” di vita cristiana.
Quando una consapevolezza carismatica e spirituale animano una sensibilità vocazionale, questa evita derive pericolose, che potrebbero tradire invece di servire il Vangelo. Il pericolo di convinzioni e pratiche avventate, nel contesto dell’animazione e della pedagogia vocazionale (cioè alla risposta etica ad una misura alta di vita cristiana), è tutt’altro che remoto. I giovani cristiani che hanno a che fare con problemi vocazionali hanno urgentissimamente bisogno di essere guidati da personalità esperte, oranti, di spirito meditativo, e oggi in maniera ancora più urgente che nel passato della storia della Chiesa poiché tutta l’atmosfera della Chiesa è appestata da slogans e ideologie non riflettute teologicamente, dal respiro breve, spesso addirittura “degne di un teppista”. La robustezza spirituale, assicurata ad una chiara fisionomia carismatica, conduce invece ad un corretto riconoscimento etico del cuore vocazionale dell’esperienza cristiana, con il suo inscindibile dinamismo bipolare; la vitalità della vocazione si dispiega infatti nel ritmo esigente di una vera propria sistole e diastole teologali, cioè ad
un autentico dialogo di chiamata e risposta. Non vi è vocazione fuori dalla capacità d’unificazione e integrazione dell’esperienza che rende vigoroso il possesso di sé, autentico movimento sistolico e premessa indispensabile della dedicazione senza riserve richiesta dalla risposta alla vocazione cristiana. L’unico atto con il quale un uomo può corrispondere al Dio che si rivela è quello della disponibilità illimitata. Esso è l’unità di fede, speranza e amore. Ed è pure il sì che Dio esige, quando vuole servirsi di un credente secondo i suoi piani divini. La vocazione biblica, assumendo Cristo come modello, è espropriazione di un’esistenza privata in funzione della salvezza universale: diventare proprietà di Dio, per essere da Lui consegnati al mondo da redimere e venir usati e consumati nell’evento della redenzione. Ma ecco subito il punto decisivo: come Cristo è persona per divenire funzione, così ogni vocazione biblica è primariamente personale per poi – a partire da un sì personale di Dio – poter essere usata in maniera funzionale. “Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per ri-
prenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla” (Gv 10, 17-18). La vita come vocazione, la vocazione come sistole e diastole teologale della libertà, il respiro teologale della libertà come luogo del giudizio escatologico di Dio sulla storia di ogni creatura non sono assilli accademici di qualche retroguardia teologica o motti originali di qualche facinorosa strategia pastorale, sono il cuore della Rivelazione nella sua destinazione storica all’esperienza credente. Una fedeltà ed una chiarezza senza sconti a questa novità evangelica è necessaria, alla Famiglia Salesiana e ai propri collaboratori, per uscire sia da una mera retorica, con conseguenti pratiche di animazione-accompagnamento ispirate al genericismo, sia da una sua comprensione elitaria ed esclusivista, matrice questa di percorsi autoreferenziali o illusoriamente surrogatori rispetto alla vera crescita nella fede. L’oratorio salesiano, nelle sue dinamiche carismatiche e spirituali ovvero nella sua realtà sociale e pedagogica, educa il giovane a saper rispondere alla pro-vocazione di Dio.
Speciale Commercio di Alessandra Rizzi
Intervista a Enzo Angarano
Presidente dell’Associazione Via Manzoni e Dintorni mento “di dare e fare qualcosa per il bene comune” con il massimo sforzo possibile e senza temporeggiamenti. Da parte nostra, da sempre stimoliamo e supportiamo, con un atteggiamento propositivo e collaborativo, la Amministrazione cittadina affinché si faccia carico Enzo Angarano, Presidente Associazione via Manzoni e dintorni delle istanze e delle necessità che nel corso degli anni abbiamo rappresentato. Però nel nostro quar1) L’Associazione commercian- tiere permangono come macigni ti di via Manzoni e dintorni è un presidio del territorio. Di cosa vi occupate? L’associazione che rappresento è una realtà costituita al fine di dare voce alla imprenditoria commerciale di una delle strade commercialmente più vivaci della nostra città; è una associazione senza alcun fine di lucro e fra i suoi scopi fondamentali si annoverano: la organizzazione e la promozione di iniziative volte ad incrementare il decoro urbano, lo sviluppo commerciale e sociale di Via Manzoni e delle zone limitrofe; lo svolgimento di compiti di rappresentanza degli interessi collettivi degli associati e di intervento presso le Autorità pubbliche e di altre organizzazioni operanti a favore del territorio. 2) Quali gli strumenti e le strategie che, secondo voi, l’Amministrazione comunale dovrebbe adottare per rivitalizzare ulteriormente il commercio in un momento di crisi come quello attuale e in un quartiere come il Libertà? In questo particolare momento, con una congiuntura particolarmente negativa per tutti i settori dell’economia del Paese, tutti dobbiamo essere spinti da un senti-
3) Quanto è importante fare rete con le Istituzioni locali e con i soggetti attivi sul territorio? A questo riguardo, utile strumento per favorire azioni organiche sul territorio è la collaborazione che si può determinare con le istituzioni da un lato e con tutte le organizzazioni ed i soggetti che con diverse finalità operano nel nostro quartiere; la nostra Associazione rappresenta gli imprenditori commerciali, ma penso anche alle associazioni di volontariato, al mondo della cooperazione, alle Parrocchie ed alle istituzioni religiose e laiche che, pur avendo finalità tra loro diverse, si possono ritrovare insieme per perseguire un obiettivo comune. 4) Il 29 maggio Finis Terrae ha organizzato la giornata della cooperazione in piazza Risorgimento. Iniziative come queste possono contribuire a rilanciare il territorio?
alcuni problemi, tuttora irrisolti, che costituiscono un potente freno alla tenuta di tante piccole realtà imprenditoriali commerciali ed artigiane: il trasporto pubblico, la mobilità veicolare, la percezione di insicurezza, un diffuso senso di degrado che procede inarrestabile, come sabbia che spinta dal vento cancella le strade, la carente presenza delle forze dell’ordine. E’ indispensabile che l’Amministrazione definisca un serio progetto di riqualificazione urbana e sociale del territorio, con iniziative concrete valide, che servano da attrazione non solo per i residenti ma per la cittadinanza barese intera.
La manifestazione organizzata da Finis Terrae rappresenta, appunto, un esempio positivo di quanto ho appena auspicato. Il nostro territorio ha fame di esempi positivi come questo. A questo riguardo, l’Associazione Commercianti Via Manzoni e dintorni si propone di definire un calendario di iniziative culturali e sociali che da settembre ci accompagni al mese di dicembre, momento economicamente più rilevante per lo shopping.
“Ho imparato che il problema
degli altri è uguale al mio.
Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia.” don
Lorenzo Milani