FinisTerrae
Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae”
Maggio 2013 - VIII
Libertà e partecipazione In questo numero: Associazione Libertiamoci: un impegno sul territorio Intervista a Nicoletta Riccardi di Action Aid Puglia Intervista a Carmelo Rollo, Presidente di Legacoop Puglia Uno spazio mamme curato da Save The Children Italia
Editoriale di Vitandrea Marzano
FINIS TERRAE Rivista mensile del Progetto “Finis Terrae”
Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 2131/2012 del 24.09.2012
Direttore Responsabile: Vitandrea Marzano Vicedirettore Responsabile don Giuseppe Ruppi Coordinatrice di Redazione Alessandra Rizzi Gruppo di Redazione: Michele Lucarelli Mariapia Locaputo Rossana Mazzeo
Hanno collaborato in questo numero Michele Lucarelli Rossana Mazzeo Giuseppe Cifarelli
Editing e ufficio grafico don Andrea Tripaldi
Virtù sussidiarie C’era una volta un’Amministrazione autoritativa, tutta fondata su di un paradigma bipolare, spesso conflittuale, che contrapponeva amministratori ad amministrati, burocrati ad assistiti. Un’Amministrazione orientata più alla forma che al risultato, più all’autarchia che all’ascolto. Era un’amministrazione che rifletteva un modus istituzionale di stampo napoleonico, rigidamente “etatiste”, confinata nei territori di un potere spesso autoreferenziale e immobile, dominata al suo interno da una cultura giuridico-formale. Ma qualcosa a un certo punto è cambiato. Le pressioni economiche, culturali e politiche della società civile, la necessità e l’ambizione di proiettarsi e confrontarsi in contesti più ampi, la complessità economica e sociale di una società sempre più interconnessa, la crisi finanziaria, hanno costretto l’Amministrazione e i cittadini a risvegliarsi d’improvviso, scoprendo queste logiche obsolete, pesanti, gerarchiche, conservatrici, impermeabili alle molteplici domande che maturavano all’esterno. Ci fu allora una stagione di riforme, quella degli anni ’90, che provò a penetrarle, provando ad incidere sull’identità monolitica delle Amministrazioni e seminando germi di trasformazione organizzativa (riforma degli apparati, efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, snellimento nelle procedure, innovazione tecnologica), culturale (libertà di accesso agli atti, trasparenza, semplificazione del linguaggio) ma anche sociale (decentramento, una diversa attenzione alla cittadinanza da soddisfare e a cui fornire risposte). Furono riforme imperfette, certo, più orientate alle esigenze economiche contingenti che alle necessità culturali e sociali che permeavano il contesto sociale in cambiamento, ma furono riforme che aprirono un dibattito, una riflessione, e la domanda contenuta in quelle riforme era: può l’amministrazione divenire soggetto attivo nei processi di sviluppo? Il riferimento privilegiato di un dialogo costante e diffuso degli attori economici e sociali presenti sul territorio? E soprattutto, come può essere sconfitto il flusso di comunicazione unilaterale che da sempre caratterizza il rapporto Amministrazione-Cittadinanza? A soccorso del processo di riforma e delle resistenze culturali interne arrivò – come spesso accade - l’Europa (Trattato di Maastricht, 1992), ed in particolare la riproposizione in chiave moderna di un concetto di derivazione cristiana contenuto in un’enciclica sociale del 1931 “Quadragesimo anno” di Pio XI: la Sussidiarietà. Sussidiario è “quel potere che
accompagna le realtà territoriali a valorizzare le proprie differenze e a farsi capaci di autogoverno, senza disunirsi”. Sussidiarietà è “il principio che consente di superare un clima di separazione e diffidenza per approdare ad un governo della cooperazione e collaborazione”, chiarisce Gregorio Arena, noto giurista italiano e fondatore del movimento “Cittadinanza Attiva”. Un principio rivoluzionario, di “portata dirompente”, che pro-pone una diversa e nuova rifunzionalizzazione dal basso delle competenze ispirata dal principio della “prossimità con il cittadino” (sussidiarietà verticale), ma soprattutto un nuovo modo di governare il cambiamento in maniera concertata, condivisa, estesa, aperta al territorio ed alle sue risorse economiche, sociali, politiche, culturali (sussidiarietà orizzontale). Una visione orientata alla valorizzazione delle specificità territoriali, alla costituzione di partnership flessibili, in una prospettiva di “circolare e virtuosa reciproca alleanza” tra amministrazioni/istituzioni e soggetti privati, con l’obbiettivo di affrontare le trame dello Sviluppo attraverso un approccio pluralistico e reticolare, condiviso e non più conflittuale, una fuoriuscita dal narcisistico (o inerte) modo di intendere il processo di decision-making come qualcosa di “privato”, “segreto”, da custodire nel silenzio delle stanze del potere costituito. Ma attenzione, sussidiarietà orizzontale tiene a precisare Gregorio Arena - non può limitarsi ad essere intesa come formula che legittimi il “ritirarsi della sfera pubblica” di fronte alla possibile e incondizionata delega ad un “privato sociale più efficiente”. No, al contrario, sussidiarietà orizzontale implica la sfida di immaginare un nuovo e diverso rapporto pubblico/privato, una nuova alleanza in nome della difesa del bene comune e dell’interesse generale. Ed è nell’ultimo comma dell’art.118 della Costituzione il diritto-dovere ad essere ascoltati, a partecipare e condividere un percorso di crescita e consapevolezza collettiva. “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Favoriscono, dunque, promuovono, ma devono essere anche pronte a riconoscere una reciprocità vera quando la società civile si attiva.
Linee, Attori e Risorse di Gianfranco Amodio
Una ventata di ottimismo in un momento di crisi: l’associazione di formazione alla cittadinanza attiva per genitori e figli LIBERTIAMOCI
Qualche anno fa un giovane senatore di colore, nel pieno della più profonda crisi economica e sociale che l’America vedeva dal 1929, rompendo tutti gli schemi possibili, fu eletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Lo slogan di allora, in un momento davvero triste non solo per gli americani ma per l’intero mondo occidentale, era “Yes, we can”, noi possiamo: un grido non solo di speranza ma anche di profonda fiducia in se stessi, nelle proprie capacità di farcela, in un domani sicuramente migliore. Nasceva circa nello stesso periodo il concetto di cittadinanza attiva e, nello stesso momento, la provenienza scout di qualcuno di noi ha fatto nascere l’idea di una “scuola” di formazione alla cittadinanza attiva per genitori e figli: tirare fuori qualche idea semplice e realizzabile e darsi da fare non ci sembra una cosa impossibile, soprattutto in un quartiere come il “Libertà”, in cui basta guardarsi intorno per capire che le necessità sono davvero tante. “Io voglio, tu vuoi, noi…possiamo” è lo slogan che la scuola si è data per riassumere l’intento che la
anima. Intorno ad un quartiere e ad un’idea ha preso forma la nostra associazione, con l’intento di educare il cittadino ad essere parte attiva nel rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza delle persone. Il passo successivo e il mezzo ideato per aiutarci ad essere “cittadini attivi” è stata la creazione di un giornale on line, www.libertiamoci.bari.it, aperto a chiunque voglia far conoscere le proprie opinioni sul quartiere o su altre zone della città; una bacheca a disposizione di tutti che ci permette di conoscere realtà poco note, ma realmente vitali per il territorio in cui viviamo. La mensa per persone senza fissa dimora, l’indagine sugli extracomunitari presenti nel quartiere, l’attività di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata, la conoscenza delle strade e della loro storia sono alcune delle tematiche trat-
tate finora dal giornale. Lo studio della Costituzione e delle forme di partecipazione da essa previste sono state il centro di incontri con esponenti prestigiosi del calibro di Luciano Violante e in occasione di ogni consultazione popolare, dai referendum alle elezioni amministrative e politiche, la scuola ha creato dei momenti di informazione, riflessione e incontro diretto con i candidati. Oggi l’associazione ha un’identità definita: è per statuto apartitica, formata da persone di età varia, tenute insieme dal desiderio di migliorare il quartiere Libertà e la città di Bari. L’iniziativa in atto in questo periodo, il concorso fotografico dal tema “Bari che vorrei”, volge proprio in questa direzione: desideriamo una Città migliore e insieme siamo certi che …”yes, we can”!
L’intervista di Alessandra Rizzi
Un mondo senza povertà
Intervista a Nicoletta Riccardi di Action Aid Puglia
Nicoletta Riccardi di Action Aid Puglia
1) Action Aid è un’organizzazione che da oltre 40 anni è impegnata nella lotta alla povertà nel sud del mondo e nella rivendicazione di migliori condizioni di vita e di rispetto dei diritti fondamentali. In quali progetti e su quali fronti è attualmente impegnata Action Aid? L’obiettivo di ActionAid, organizzazione internazionale indipendente, è un mondo senza povertà ed ingiustizie, in cui ciascuno possa godere dei propri diritti fondamentali e condurre una vita dignitosa. L’impegno di ActionAid è, perciò, volto alla promozione di diritti quali istruzione, salute, il diritto al cibo, i diritti delle donne, la governance democratica; e lo fa’ sia rafforzando le comunità e le associazioni nel mondo, sia dialogando con istituzioni nazionali ed internazionali, imprese e organizzazioni della società civile. Per uno sviluppo concreto e duraturo delle comunità con cui lavora, ActionAid realizza programmi a lungo termine in Asia, Africa e America Latina. Nel 2012 ha sostenuto circa 200 progetti in 33 paesi in tutto il mondo, grazie ad oltre 150.000 sostenitori. 2) Quando si parla di cooperazione internazionale si pensa ad interventi nei paesi più poveri del mondo ma Action Aid è impegnata e molto presente anche sul territorio italiano. E’ il concetto di povertà ad essere cambiato? Siamo di fronte ad un nuovo assetto geo-politico, dove gli equilibri globali sono radicalmente diversi, la distribuzione delle ricchezza non segue più divisioni geografiche nette, con situazioni di povertà nel “vecchio mondo” e nuove potenze al di fuori di
esso. ActionAid parla di diritti in Italia per eliminare la vecchia logica della cooperazione che lavora dal Nord verso il Sud. I diritti sono universali. In un periodo di crisi globale come quello attuale, ActionAid ha deciso di accettare la sfida della giustizia sociale, della negazione dei diritti, che si fa’ sempre più pressante qui in Italia come all’estero. E invece di correre ai ripari, di “tirare i remi in barca” ha deciso di lavorare in Italia, con le realtà del territorio per fare rete e condividere le buone prassi che ha accumulato in anni di lavoro all’estero. Perché le “nuove povertà” non sono poi così nuove, quanto nuovo può invece essere il nostro approccio per sconfiggerle.
3) Cosa vuol dire fare cooperazione internazionale in un momento storico così problematico come quello attuale? Che impatto hanno le azioni di Action Aid? In un momento storico così problematico come quello attuale, ActionAid continua a fare cooperazione internazionale grazie al sostegno degli individui, delle famiglie che tenacemente mantengono il loro impegno con le comunità in cui noi lavoriamo. L’organizzazione coinvolge anche nei Paesi più ricchi cittadini, imprese e istituzioni, evidenziandone le responsabilità nei confronti delle comunità più emarginate del Sud del mondo. ActionAid opera grazie all’impegno di migliaia di persone che contribuiscono con il proprio attivismo e le proprie donazioni, a migliorare le condizioni di vita di oltre 174.000 bambini, delle loro famiglie e comunità (raggiungendo così oltre 700.000 persone). 4) Action Aid in Puglia e a Bari. Quali
le opportunità e le difficoltà di fare cooperazione nei nostri territori? Quanto è importante fare rete con le Istituzioni locali e la società civile per avviare davvero un processo di trasformazione sociale e di cambiamento? ActionAid è presente anche a Bari dal 2012 perché ha scelto di approfondire il suo impegno in Italia con la sua strategia 2012-2017 “Italia, Sveglia!”, attraverso un Programma di Radicamento Territoriale con la presenza “sul campo” di referenti territoriali. Le opportunità e le difficoltà sul nostro territorio sono molte: ci si scontra con la scarsità dei fondi e lo scetticismo di chi non crede più alla cooperazione, ma si trovano nuovi modi di guardare ai problemi per risolverli, e realtà emergenti di chi crede profondamente nel cambiamento e se ne fa’ portavoce. Perciò ActionAid riconosce che deve aggiornare costantemente il modo di realizzare la propria missione: vuole essere un soggetto in grado di catalizzare un cambiamento più ampio, nelle consapevolezza che per realizzare la propria mission è necessario lavorare in rete. L’intero sistema Italia, dalla società civile ai media, dallo Stato alle imprese, deve fare la propria parte per contribuire alla lotta alla povertà e all’evoluzione sociale a livello globale. Per questo è necessario pensare a un ruolo trasformativo in Italia che possa avere un impatto sull’intera società e non si limiti a raggiungere esclusivamente gruppi specifici. Grazie al lavoro di rete, ActionAid e il Consorzio Puglia in Masseria stanno realizzando il progetto “IO MANGIO TUTTO: NO AL CIBO NELLA SPAZZATURA” Percorso di educazione alimentare di comunità, con il sostegno della Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo Rurale e della Provincia di Bari – Assessorato all’Agricoltura. L’obiettivo è quello di sensibilizzare gli alunni delle scuole primarie e coinvolgere attivamente le loro famiglie sul tema della fame nel mondo e del problema dello spreco alimentare; al fine di collegare una corretta e consapevole alimentazione e la valorizzazione dei prodotti locali alle dinamiche globali di diritto al cibo.
L’intervista di Michele Lucarelli e Rossana Mazzeo
Giornate della Cooperazione
Intervista a Carmelo Rollo, Presidente di Legacoop Puglia
Carmelo Rollo, Presidente di Legacoop Puglia
1. Legacoop è la più antica delle organizzazioni cooperative italiane. Da quanti anni operate in Puglia e in cosa consiste la vostra attività? Legacoop Puglia è un’organizzazione afferente alla struttura nazionale Legacoop (nata nel 1886), attiva nella nostra regione dagli inizi degli anni settanta. Come organizzazione di rappresentanza delle imprese cooperative pugliesi aderenti promuove, sviluppa, potenzia e difende i principi della cooperazione. Ovvero, la mutualità interna ed esterna, al fine di realizzare scambi tra i soci, favorendo, nel contempo, la nascita di nuove cooperative. La cooperativa, a differenza di altre forme d’impresa e nel rispetto dei princìpi sopra enunciati, affida, nella sua attività, un valore assoluto alla centralità della persona a discapito del profitto. 2. Attualmente di cosa vi state occupando? Siamo impegnati su più fronti. La situazione economica del Paese, la cecità della politica nazionale degli ultimi anni, ci ha relegati in un grigio fossato in cui ci siamo tutti, cooperative comprese. Oggi il nostro lavoro si sviluppa nell’implementare attività e risolvere le varie problematiche che affliggono le cooperative aderenti. Dalle im-
prese cooperative del settore agricolo e pesca, all’edilizia, passando per il fondamentale settore sociale e di produzione e lavoro. Nello stesso tempo, promuoviamo nuova progettualità nei settori di interesse delle nuove generazioni, sosteniamo settori cruciali per la nostra società della cultura e dell’arte. Grazie alla collaborazione di tante persone, di Enti Locali efficienti, siamo riusciti a dar vita alle prime Cooperative di Comunità, sintesi perfetta di quanto detto fino ad ora. Sono un modo per dare valore al bene comune, valorizzando le comunità e le persone che le vivono. 3. In questo periodo di crisi economica, la cooperazione potrebbe essere un’opportunità su cui costruire una ripresa? Certo e quanto detto sino ad ora lo dimostra. Lo strumento cooperativo rappresenta un’opportunità per costruire una ripresa. Si pensi a quanto possa essere utilizzata la forma cooperativa dalle donne e dai giovani di questa regione che hanno voglia di fare e costruire. La cooperazione potrebbe essere lo strumento vincente per sfruttare le opportunità, anche
finanziarie, proposte dalla nostra regione e non solo. 4. In cosa consiste la vostra collaborazione con il progetto “Finis Terrae”? Ha a che vedere, di sicuro, con uno dei nostri valori portanti, ovvero la responsabilità sociale verso la comunità e le persone. Con il progetto Finis Terrae, grazie a Fondazione con il Sud e tutti partner impegnati in questo ambizioso lavoro, stiamo cercando di contribuire alla riqualificazione dell’VIII circoscrizione di Bari. Dal nostro punto di vista pensiamo che far conoscere alle persone che vivono questo fervido quartiere alcune realtà cooperative possa essere un ottimo esempio di aggregazione finalizzata allo sviluppo e alla crescita non solo economica ma anche sociale. Con la giornata della cooperazione vogliamo animare uno spazio cittadino con l’obiettivo di promuovere i principi su cui la cooperazione si fonda al solo fine dare impulso ad un’area particolarmente viva, che ha solo bisogno di mettere a sistema le proprie forze e le proprie idee. Soprattutto quelle dei più giovani, la vera risorsa del futuro.
Contributi
di Annapaola Specchio e Giancarlo Spagnoletto, Save the Children Italia
Save The Children apre uno spazio mamme nel cuore del Quartiere Libertà
All’interno dell’ICS Quasimodo-Melo da Bari presso il plesso Melo da Bari nella ex casa del custode sorge lo Spazio Mamme, uno spazio di decompressione, nel quartiere Libertà, per supportare il genitore con il bambino che si trovi in condizioni di disagio sociale ed economico. Lo Spazio Mamme è un progetto di Save the Children Italia Onlus che rientra nel programma di contrasto alla povertà minorile che l’organizzazione sta implementando dal 2011 anche nelle città di Torino, Roma e Napoli superando una visione solo assistenziale e puntando sulle risorse delle mamme per ottenere un effettivo cambiamento, di lungo periodo, nel benessere dei bambini. Il progetto realizzato in collaborazione con l’associazione Mitades in qualità di implementing partner, propone occasioni d’incontro per genitori e bambini, attività di gioco e studio, servizi informativi, laboratori, consulenze di orientamento e sostegno con pediatri e legali, scambi di attrezzature, supporto all’apprendimento della lingua italiana per gli stranieri, con l’obiettivo di rafforzare le competenze genitoriali nella cura dei figli e favorire l’empowerment delle mamme.
L’idea filo conduttore è quella di sostenere i genitori nell’emancipazione del nucleo familia re da condizioni di deprivazione. Lo Spazio Mamme si compone di una stanza dedicata ai piccoli (06) con giochi e morbido, una dedicata ai bambini (6-13), giovani studenti, con libri e giochi di ruolo, ed uno spazio dedicato al dialogo con divani e poltrone e con il suo team – due educatori, uno psicologo, un legale e una rete di personale volontario specializzato – ha l’obiettivo di favorire e promuovere le relazioni umane andando ad intervenire nelle situazioni di contrasto, sfiducia ed incomprensione intergenerazionale. I bambini e le bambini - cui Save the Children dedica costantemente il suo impegno e si adopera per migliorare concretamente le loro condizioni di vita in Italia e nel mon-
do - sono al centro dell’attenzione dello Spazio mamme dove ogni attività progettuale viene svolta nel rispetto dell’età e dei bisogni di ciascuno in conformità a quanto sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo. In questo senso Save the Children ha l’ambizioso intento di divenire punto di riferimento nel quartiere Libertà- in sinergia con i servizi del territorio - restituendo ai minori il diritto a vivere la loro età ed alle famiglie la consapevolezza di essere privilegiati responsabili del complesso compito di rendere armonioso lo sviluppo psico-fisico del bambino. Occorre, infatti, promuovere e sostenere condizioni di vita dignitose proprio nei casi in cui il disagio può spesso portare ad un abbassamento dell’autostima, ad un accrescimento di sfiducia nelle proprie capacità educative fino al punto in cui questo di rimando può suscitare nel minore un livello di solitudine ed assenza di punti di riferimento che può portare all’abbandono scolastico fino al suo inserimento nel circuito penale. Lo Spazio mamme è aperto ogni giorno dalle 10.30 alle 17.30 e tutte le attività sono gratuite.
Etica sociale di don Giuseppe Ruppi
Parlare sull’educativo … la riscoperta di una fonte di educazione sociale! Il primo piano pastorale decennale della Conferenza Episcopale Italiana annotava: «L’anno liturgico ha mantenuto, nel suo ritmo sacramentale, la struttura dell’antica istituzione del catecumenato: la Quaresima ne costituisce il tempo forte e la Pasqua il culmine. È questo l’itinerario catecumenale proprio dell’intera comunità, e adatto a tutte le età della vita umana» (Evangelizzazione e sacramenti 85; Roma 1973). L’indicazione attraversa gli altri orientamenti pastorali dell’episcopato italiano: «L’anno liturgico costituisce, in quest’orizzonte, il grande itinerario di fede del popolo di Dio: l’intera comunità, soprattutto nei tempi forti, è chiamata a riscoprire, a celebrare e a vivere il dono della salvezza. Mediante la pedagogia dei riti e delle preghiere, tutti insieme siamo guidati all’esperienza del mistero pasquale di Cristo, che ha il suo culmine nell’eucaristia e a noi è comunicato con la Parola e i sacramenti» (Eucaristia comunione e comunità 89; Roma 1983); «Perché la parola e l’opera di Dio e la risposta dell’uomo si tramandino lungo la storia, è assolutamente indispensabile che vi siano tempi e spazi precisi nella nostra vita dedicati all’incontro con il Signore […] Pare, talvolta, che l’evento sacramentale non venga colto. Di qui l’urgenza di esplicitare la rilevanza della liturgia quale luogo educativo e rivelativo, facendone emergere la dignità e l’orientamento verso l’edificazione del Regno» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 47, 49 passim; Roma 2001). L’anno liturgico sia per ciò che è intrinsecamente, sia per ciò che offre strut-
turando il tempo della comunità (pastorale) ha modi suoi propri di educare, così come la liturgia: rifugge dalla teoria e ricorre all’azione simbolica. La domenica: Se la fede nasce dall’annuncio e cuore dell’annuncio è la vicenda pasquale di Gesù, la prassi apostolica di osservare la domenica fa riportare costantemente il cristiano alla sorgente stessa della sua fede. La dimensione “educati-
va” della domenica emerge anche su un piano culturale. Siamo tutti un po’ depressi perché le chiese si svuotano, perché tempo libero e indifferenza stanno trasformando la domenica o in cura dei postumi del sabato sera o in riposo che di “sabbatico” non ha nulla. Però cosa sarebbe l’Occidente senza domenica e senza eucaristia domenicale? Siamo consapevoli che comunque l’istituto ecclesiale che più ha resistito è quello della domenica? È niente, culturalmente parlando, quel 20-25% di praticanti rimasti? È niente, sociologicamente parlando, quel folto gruppo dei laici cantori, ministranti, sacristi che si occupa dell’eucaristia settimanale, del luogo dell’assemblea? È così insignificante per il futuro che co-
munque ogni domenica si celebri e si tenga un’omelia? È così insignificante che nel giro dell’anno si celebri tutto il mistero di Cristo? Che in intere regioni la fede pasquale si è mantenuta perché, pur in condizioni proibitive, qualcuno da qualche parte ha celebrato l’eucaristia nello scorrere del tempo dell’anno? Il mistero di Cristo nel tempo: Dove possiamo contemplare il volto di Cristo? Dove e come camminare sulle sue tracce? Come seguire l’itinerario della missione dell’Inviato, dal seno del Padre fino alla glorificazione alla destra di Dio, passando per l’abbassamento e l’umiliazione del Messia? Una volta rigenerati dal grembo battesimale, una volta segnati dal sigillo dello Spirito, una volta nutriti dal pane e dal vino della Pasqua, la via sacramentale, mistagogica ed esperienziale che ci fa seguire il Maestro è l’anno liturgico. Rientrare tutto sul mistero pasquale ci porta necessariamente a interrogarci sul senso del tempo e sui ritmi del tempo delle nostre comunità. Noi non abbiamo solo la domenica per sottolineare la signoria di Cristo sulla storia, ma anche la loro connessione dentro l’anno liturgico. È un itinerario misterico, più che cronologico, perciò l’anno liturgico educa costantemente il fedele a una teologia della storia che, facendogli leggere in profondità la cronaca, lo aiuta a entrare nella vita e nella storia come luoghi nei quali e attraverso i quali Dio si rivela e salva. Mi passi “l’etica”!!! Invece di parlare di etica sociale … ho parlato di socialità dell’etica!!! Pardon …
“La libertà non è
star sopra un albero, non è neanche
il volo di un moscone, la libertà non è
uno spazio libero, libertà è partecipazione Giorgio Gaber
”