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Per partire occorre un pur piccolo manipolo di eroi

nirla con le morali che inneggiano al sacrificio e al rinvio delle legittime voglie che ogni tempo porta con sé; poi, incantamento per i bambini quanto per gli adolescenti, per la loro bellezza, potenza e intensità vitale, eros, cioè propensione a credere nel desiderio e nei desideri e a fare di tutto per soddisfarli purché non rechino danno a qualcuno o qualcosa; non credere alla pratica degenere delle misurazioni scolastiche e aver abbandonato ogni fiducia nella possibilità di poter migliorare la scuola lasciandone intatto l’hardware (cioè muri, aule, banchi, lavagne, interrogazioni, compiti in classe e compagnia cantando); disinvoltura e disinibizione, saper profanare le discipline e la disciplina, amore del rischio ecc. Soprattutto occorre essersi liberati dalla “scuola interna”, quella cosa che quasi tutti ci portiamo dentro avendola vissuta e che, in molti casi, non ci fa comprendere che la scuola, appunto, non è naturale, non è l’unica soluzione all’educazione di bambini e dei ragazzi, che anzi è un totale disastro sotto questo profilo. Ivan Illich ce l’ha spiegato bene, la scuola ci fa credere che solo lei possa educare anche se è vero proprio il contrario, e cioè che è lei a farci soffocare e castrare l’apprendimento autentico dei nostri cuccioli. Quindi, per farla breve, gente che si è sbarazzata degli scrupoli scolasticisti, che per esempio fanno dire a quelli che ancora li hanno, dopo che uno dei nostri eroi si è speso a spiegare tutta la bellezza dell’educazione diffusa: “Sì, ma… il latino e la geografia?”

Per mettersi in marcia alla volta dell’educazione gaia e diffusa occorre anzitutto un manipolo di eroici organizzatori che aggrediscano il mondo senza timori né reverenze. Non occorre essere molti,

bastano anche un paio in prima battuta, può essere un numero accettabile (da soli non è “igienico”, ci si può deprimere velocemente). Una squadra di genieri, guastatori, utopisti entusiasti, cercatori d’oro del nostro tempo, Aguirri furori di dio, 1 capaci di vedere oltre, di esplorare il territorio palmo a palmo, di coinvolgere anche l’incoinvolgibile, di creare consenso, insomma combattenti per un mondo migliore. All’inizio non sono necessarie competenze specifiche, poi andrà formata la squadra di operatori-rivoluzionari che comprenderà, per ogni gruppo di ragazzi, almeno un mèntore, insegnanti, educatori e altri esperti o “guide indiane” per allargare il raggio delle opportunità in gioco, cercando di evitare gli psicologi guastafeste; meglio vecchi saggi, e anche non troppo saggi ma sapienti, maghi e streghe (in senso figurato), veggenti (tipo pittori, scultori, fotografi, designer, registi, visionari di ogni risma), cantastorie, viaggiatori, dandy, prestidigitatori e acrobati, bohemien, clown, cantori, maestri d’arte ecc. Il mèntore è una figura chiave nella squadra di supporto agli educandi gai e diffusi. È mezzo bambino e mezzo adolescente, interiormente e talora anche esteriormente, altrimenti non può avere autentico contatto con la sua gang di gai minorenni, uomo-donna molto sensibile, ospitale, empatico e gaudente, esploratore infaticabile, tessitore di reti di contatto, figura sempre presente a inizio e fine delle attività per elaborare il fatto e il da farsi, capoprogrammatore, custode del percorso e delle diramazioni singolari che può prendere, coordinatore della squadra, esperto di pubbliche relazioni e tutor, sempre rintracciabile in orario di esperienze felici tramite dispositivi cellulari o simili.

1 Il riferimento è al protagonista del film “Aguirre, furore di Dio”. [N.d.R.]

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