Adelina Testafina e la chiave scomparsa

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Cristina Marsi Francesca Carabelli

e la chiave misteriosa

1 La chiave nascosta

Cosa vedono i miei occhi? C’è un morto in cortile!

Sarà colpa del tè nero notte liquida che mamma mi ha lasciato per colazione? Ha un sapore forte, sa di mistero imprevisto.

Infatti, eccolo là… Lungo disteso, con le suole all’aria. Sta un po’ storto come se gli fosse preso un colpo all’improvviso tra le foglie delle zucche che abbiamo seminato sotto al fico.

Dovrei mettermi a urlare?

Eppure c’è qualcosa che non mi convince, un sussulto di fronde quasi impercettibile.

Scendo le scale due gradini alla volta e vado a vedere.

È ancora abbastanza presto e in cortile ci siamo solo io e il… insomma, quello che presto sarà concime per l’erba.

Mi chino lenta davanti al quadretto bucolico mortifero.

Rotta Paletta! Ma si muove! Il morto è vivo!

È Sara Arrostita!!

“Che fai distesa a terra?”

“Ma cosa gridi?” urla Sara.

“Sei decisamente viva!”

“Direi!” urla di nuovo la mia vicina.

“Buttata là in mezzo sembravi stecchita.”

Sara si alza. Ha le ginocchia, i guanti da giardinaggio e la punta del naso sporchi di terra.

“Raccolgo le zucche, sono pronte.”

“Vuoi una mano?” le domando, contenta che stia bene.

Mi passa le zuccone più arancioni che abbia mai visto.

Sono pesanti ed esagerate, difficili da trasportare.

Però staranno divinamente sui davanzali e all’entrata del condominio.

“Che dici? Diamo una ripulita al tronco dell’albero?” mi fa Sara.

“L’edera lo stritola come un boa”, aggiunge.

Strappiamo due tralci bisciosi e tenaci, scopriamo un buchetto nella corteccia, una grotticella legnosa e scura: dentro brilla un oggetto non identificato.

Cos’è? Un tesoro? Un dente di ferro di uno sgranocchiapignatte? A volte perdono i denti a forza di mangiarsi le padelle per le frittate e i pentolini per il brodo. O forse è solo il tappo di una bottiglia? O la linguetta di una lattina? Allungo coraggiosamente il braccio… è una chiave!

“Che ci fa dentro al fico?” soffio sopra il ghirigoro metallico.

“Che brutta”, commenta Sara.

“È antica?”

“Forse. Non sono un’esperta di chiavi, però ha un’aria funesta. Io la lascerei nel tronco.

Ma so già che tu non lo farai”, dice e fa una smorfia con un angolo della bocca.

“Devi ammettere che questo pezzetto di ferro potrebbe essere un bel mistero”, ribatto io. Sara alza le spalle e va a sistemare le zucche in giro per il cortile.

Osservo il reperto che brilla sul palmo della mia mano.

Quante cose può aprire o chiudere una chiave?

Porte, scatole, sportelli, botole, bauli, cassette delle lettere, diari, scrigni, lucchetti…

E poi? Mi scervello. Sporca Paletta! Ci sono anche le chiavi per mettere in moto le auto, gli scooter, e quelle per le catene delle bici.

Carlo! Vuoi vedere che c’entra lui?

Se è nel nostro cortile, questa chiave deve per forza appartenere a qualcuno dei condomini. Dovrò interrogare tutti i vicini.

Sarà un lavoraccio, ma non vedo l’ora.

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