da Arquata Scrivia a persi
LUNGHEZZA: 13,7 km
DISLIVELLO: SALITA 339 m DISCESA 261 m
FONDO: 43% STERRATO 57% ASFALTO
DIFFICOLTÀ: facile
Trasporti
Stazione Fs Trenitalia e Trenord ad Arquata Scrivia (linea Genova-Milano/Torino). Autobus Autolinee Val Borbera ad Arquata Scrivia, Borghetto di Borbera e Persi (linea Novi-Cabella), tel. 0143-91.9561, www.autolineevalborbera.it.
per informazioni
REFERENTE DI TAPPA: Dario Debenedetti, tel. 348-67.42.384.
PRO LOCO ARQUATESE: Denny, tel. 34964.87.120 (WhatsApp), prolocodiarquata@ gmail.com, fb Pro Loco Arquatese, ig pro_loco_arquatese.
PRO LOCO PERSI: Giovanni Moro, tel. 331-27.09.873 (WhatsApp), prolocopersi@gmail.com, fb Pro Loco Persi, ig prolocopersi.
Servizi
ARQUATA SCRIVIA: Tutti i servizi.
CASTEL RATTI: Ristorante agriturismo.
BORGHETTO DI BORBERA: Bar, pizzeria, trattoria, negozio, alimentari, gastronomia, panetteria, macelleria, farmacia, banca, posta, campeggio
gratuito, merceria.
PERSI: Pizzeria, trattoria, negozio alimentari, macelleria, merceria, veterinario.
ospitalità
ARQUATA SCRIVIA: Villa Sant’Anna B&B, loc. Travaghero in fraz. Varinella, tel. 348-86.22.688, cravmarco@libero.it, 10 posti, 4 camere, €€ senza ristorazione, c (solo di piccola taglia). Apertura annuale. Dory’s Apartment, strada per Rigoroso 4, tel. 371-42.05.987, dorys.apartment@gmail. com, 4 posti, €€. Apertura annuale.
Area tende, via Cesare Poggi 17, fraz. Rigoroso, presso il Circolo di Rigoroso (2 km dal centro di Arquata), tel. 34867.42.384 (Dario), con bagni, punto acqua, punto ristoro, c. Apertura annuale.
BORGHETTO DI BORBERA: Area tende comunale, via Roma 191, 10 piazzole, con bagno, doccia e punto acqua, pizzeria trattoria nei pressi. Prenotazione richiesta e ritiro chiavi presso il negozio L’Angolo di Tommy, via Pieve 51, tel. 348-77.95.649, c. Apertura annuale.
Ospitalità diffusa, fraz. Liveto, tel. 33841.44.728, 3 posti, € con cena e colazione, c. Apertura annuale.
Area tende, fraz. Liveto, tel. 338-41.44.728, uso bagno, cena e colazione, €, c. Ospitalità diffusa, via Provinciale 66,
Ospitalità diffusa, via della Chiesa 34, fraz. Persi, tel. 347-29.95.305, 4 posti in camere doppie, €€ con colazione. Disponibilità nei weekend, apertura annuale.
Area tende attrezzata Boscopiano, Strada provinciale 140, loc. Brotte, tel. 379-
la tappa iniziale non è particolarmente lunga e non propone un dislivello significativo, ma presenta già un forte contrasto tra zone urbanizzate e territori selvaggi d’Appennino. Si comincia da Arquata, cittadina di snodo lungo il fiume Scrivia, una sorta di “Via del Mare” che collega l’entroterra ligure alla pianura padana. la cittadina si sviluppa su un vasto territorio pianeggiante, anticamente dominato dalla città romana di libarna, lungo la Via postumia. Ci si muove su strada guadagnandosi passo passo l’uscita dalle zone più antropizzate, verso la dolce valle Spinti, che si lascia presto per addentrarsi sui crinali boscosi in comune con la val Borbera. Il silenzio vivo della natura avvolge subito e reca testimonianze visibili dell’antica civiltà contadina, tanto nel profondo del bosco quanto nei primi paesi che accolgono il fine tappa, caratterizzato da un primo incontro ad ampio respiro con il torrente Borbera che ci accompagnerà al cuore del Cammino dei Ribelli.
25.72.759 , fb e ig Boscopiano, gratuita, con bagno e ristorazione, c. Apertura da maggio a settembre. Il Fiorile Ristorante & Ospitalità, via XXV aprile 6, fraz. Castel Ratti, tel. 0143-69.73.03 info@ilfiorile.com, 16 posti, 6 camere, €€€ con ristorazione, c con supplemento. Apertura da dicembre a ottobre.
Dalla stazione di ARQUATA SCRIVIA (m 248) − nei pressi della quale troviamo una fontanella per rifornirci d’acqua − procediamo spalle alla stazione lungo viale Italia fino a imboccare sulla sinistra via Libarna, nel centro storico di Arquata Scrivia. L’abitato sorge ai piedi dell’antico castello feudale, di cui rimane soltanto la torre trecentesca.
Raggiungiamo l’infopoint ufficiale del Cammino, il Social Bakery Pancaffè, dove sono disponibili la credenziale, alcuni gadget e il quaderno dei camminatori. Da qui proseguiamo su via Libarna, superiamo la piazza del Comune e continuiamo sulla stessa via fino alla graziosa chiesa di Sant’Antonio, le cui origini risalgono al 1452. Appena prima della chiesa prendiamo a sinistra via Sant’Antonio e, giunti in fondo, percorriamo la passerella in stile liberty che ci permette di superare la ferrovia.
Passiamo davanti alla targa in memoria del partigiano Debenedetti e procediamo ancora tra le case lungo una strada poco trafficata fino al ponte sul torrente Scrivia [1.1], che imbocchiamo sul lato sinistro grazie a una corsia protetta per i pedoni. Tutta l’area di Arquata Scrivia è visibilmente segnata dalle infrastrutture cominciate a fine Ottocento per collegare Torino e Milano con Genova, e dalla successiva industriafraz. Torre Ratti, tel. 346-07.91.740, 4 posti, €€ con cena e colazione, c. Apertura annuale.
CERRET o. Un gruppo di persone con le tende sulle spalle arriva al paese.
lizzazione a cavallo dei conflitti mondiali, che ha trasformato drasticamente le aree pianeggianti attorno alla città.
Superiamo un sottopasso e continuiamo sulla Strada provinciale 144 che tange il borgo di Varinella e ci introduce in valle Spinti. Restiamo su strada fino alla località Rio Della Casa. Qui giriamo a sinistra [1.2] seguendo l’indicazione dell’agriturismo Cascina Formighezzo, attraversiamo un ponte sul torrente Spinti (spesso in secca) e al bivio successivo imbocchiamo il sentiero che sale sulla sinistra.
Dopo pochi metri raggiungiamo una cascina e procediamo lungo il sentiero che si inerpica per un tratto particolarmente ripido.
Una volta in cima, ci immettiamo sul sentiero 270 [1.3] e proseguiamo verso destra in un piacevole alternarsi di bosco, prati e calanchi, finché non imbocchiamo il sentiero 275 [1.4] e successivamente deviamo per proseguire sul sentiero 276 per Castel Ratti [1.5]; dopo una ripida discesa raggiungiamo la strada asfaltata e il paese (m 300). Seguiamo la strada verso destra incontrando le frazioni di Liveto e poi di Cerreto Ratti, all’ingresso del quale è possibile fare rifornimento alla fontana.
Attraversiamo il paese e al bivio proseguiamo verso sinistra, superiamo il cimitero e imbocchiamo la passerella sul torrente Borbera, che fu edificata nel 1923 per esigenze di caccia. In passato, per attraversare il torrente, gli abitanti si munivano di trampoli. Non è uno scherzo, nei paesi si ricordano ancora i “trampolieri” sul Borbera!
Al termine della passerella entriamo dal basso nel paese di Persi (m 320). Risaliamo la mattonata di sinistra e una volta sulla strada principale ci troviamo presso il centro dell’abitato con il bar pizzeria, i negozi e la fermata del bus.
da vedere
Arquata Scrivia A prima vista potremmo non notarlo, ma nonostante l’edilizia residenziale e industriale abbia trasformato drasticamente la zona, Arquata rimane una cittadina verdeggiante circondata da boschi e colline, lambita dal torrente Scrivia.
Il centro, e in particolare la VIA INTERIORE , svela il suo aspetto medievale con i gotici archi ogivali, la casa gotica e la romanica chiesa di San Giacomo, del XIII secolo. Il borgo è sovrastato dalla TORRE simbolo del paese, con i resti delle mura del castello datato al XII secolo, ma certamente più antico.
Nel Trecento Arquata divenne uno dei “feudi imperiali liguri”, un’entità politica autonoma (all’interno del Sacro romano impero) con il suo governo, il suo tribunale, le sue leggi, retta dai membri della famiglia genovese degli Spinola di Luccoli, senza interruzione per quasi 500 anni. Nel 1641 guadagnando lo status di marchesato acquisì addirittura il diritto di battere moneta. Nella piazza Santo Bertelli, di fronte alla Casa dei Griffogliati, c’è uno dei monumenti simbolo di Arquata: il POZZO BAROCCO . Qui si affacciano il PALAZZO SPINOLA del XV secolo e la CASA DALLEGRI , dove si dice abbia dormito l’imperatore Carlo V. Lungo via Libarna si trova la chiesa di Sant’Antonio, risalente al Quattrocento, allora ubicata fuori dal borgo e quindi a servizio dei viandanti. Restaurata e rimaneggiata a più riprese, venne usata persino come spaccio di tabacchi e alimentari dalle truppe inglesi di stanza qui nel 1918. Insomma, lungo i primi passi del Cammino, se facciamo attenzione, sfioriamo già la complessa stratificazione di tracce e testimonianze che racconta la storia millenaria di questa cittadina, strategicamente posizionata tra la terra e il mare.
Sito archeologico di libarna Durante i lavori per l’apertura della “strada regia” tra Genova e Torino, intorno al 1820, quasi casualmente si verificarono i primi ritrovamenti della Libarna romana, oggi conservati in uno dei maggiori siti archeologici oggetto di scavi in Italia.
Qui si possono vedere i resti della città romana che sorse su un abitato preesistente fondato già nel II secolo a.C. dai liguri, la più antica popolazione dell’Italia settentrionale, stanziati in un territorio corrispondente agli odierni Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana settentrionale, Isola d’Elba e Corsica. Le truppe romane combatterono a lungo contro le loro tribù e conquistarono con fatica le aree più impervie e meno sviluppate. Le fonti descrivono i ligures come uomini di statura medio-bassa, valorosi nei combattimenti e abili nell’uso delle fionde, che utilizzavano al riparo di fortificazioni in pietra, in postazioni create per tendere imboscate. Tra le varie tribù, che avevano un fondo culturale comune, a occupare il territorio di Libarna furono i ligures bagienni.
Lo sviluppo di Libarna, come quello della vicina Dertona (oggi Tortona), è riconducibile alla Via Postumia, strada consolare che collegava Genova e Aquileia costruita nel 148 a.C.
Nell’89 a.C. Roma concesse il “diritto latino” ai popoli della Transpadana e a quelli a sud del Po alleati, e questo portò la città a diventare colonia latina riunendo probabilmente al suo interno diversi gruppi tribali. Tale concessione garantì alla città un piano amministrativo efficiente e articolato, con il potere decisionale nelle mani del senato locale costituito dai proprietari terrieri che rappresentavano il ceto nobiliare.
Tipica urbs romana, la città presenta la classica pianta a scacchiera con il cardo e il decumano che delimitavano le insule. Gli isolati sono ancora visibili con il foro in posizione centrale e strade selciate fiancheggiate da marciapiedi, le principali larghe anche 6 metri. L’acquedotto, modello di alta ingegneria idraulica romana, era uno dei più lunghi mai tracciati in Piemonte. Alcuni resti riconducibili probabilmente al condotto sono ancora visibili sulla cima di un calanco lungo l’itinerario “La via dell’acqua fredda” che prende avvio dal centro di Arquata Scrivia.
Tra le strutture visibili ci sono anche il TEATRO , che rispettava le prescrizioni di Vitruvio sulla propagazione dei suoni e che poteva ospitare sino a 3.800 spettatori, e l’ANFITEATRO , deputato allo svolgimento dei giochi pubblici e degli spettacoli di caccia, con gradinate (non pervenute) per circa 8.000 spettatori. Inoltre, sono stati rinvenuti i resti di una costruzione che doveva ospitare le terme.
L’insediamento libarnese visse la sua fase di decadenza a partire dal V secolo, probabilmente per la maggiore crescita di altri centri, e poi con le invasioni barbariche.
Partendo dalla stazione di Arquata, per raggiungere il sito è necessaria una deviazione dal Cammino di 20-30 minuti lungo via del Vapore in direzione Serravalle. Attenzione: l’ultimo tratto di Strada statale 35 non dispone di marciapiede.
Tutto comincia dalla valle Scrivia
Anche se la protagonista del nostro viaggio è la val Borbera, il Cammino parte dalla valle Scrivia, altrettanto affascinante e ricca di storia. Basti sapere che qui la presenza di insediamenti preistorici è testimoniata da reperti come l’ascia di Reopasso, databile al 4.000-3.500 a.C., e che sul versante della val Trebbia abbiamo tracce della presenza dell’uomo che risalgono al Neolitico, quindi a 7.000 anni fa. Quello che oggi è il torrente Scrivia (un affluente del Po) era chiamato dai romani Olubria, e si forma dalle acque di innumerevoli torrenti appenninici tra cui il Brevenna, il Vobbia, il Borbera, l’Ossona e il Grue. Dove oggi sorge la cittadina di Arquata (il nome deriva forse dal latino arcus e si riferiva alle arcate dell’acquedotto romano) anticamente passava la Via Postumia, che collegava Aquileia a Genova passando per Vicenza, Verona, Cremona, Piacenza, Voghera e Tortona. Allora il centro di riferimento era la vicina città di Libarna, oggi importante sito archeologico che merita una visita all’inizio o alla fine del Cammino.
Di Arquata si comincia a trovare traccia nei documenti ufficiali solo dal 1077, anno del diploma in cui Enrico IV conferma il possesso del borgo a Ugo e Folco d’Este.
Dal Trecento si apre la lunga stagione dei feudi imperiali che la vedrà trasformarsi in un centro di grande valore amministrativo.
Per visite e informazioni: Area Archeologica di Libarna, via Arquata 63, Serravalle Scrivia, info@scoprilibarna.it, www.scoprilibarna.it, tel. 340-34.75.144 / 329-64.84.707. Orario apertura: da ottobre a marzo dalle 8.15 alle 17.15; da aprile a settembre, giorni feriali, dalle 8.15 alle 17.15, giorni festivi, dalle 9.45 alle 18.45.
Montaldero A circa 2 km dal centro di Arquata Scrivia, immerso nei boschi, c’è il SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELLA MISERICORDIA DI MONTALDERO , la cui origine si deve all’involontaria inadempienza di un più lungo pellegrinaggio promesso dall’arquatese Giobatta de Benedetti, all’inizio del Seicento, che per “riparazione” fece porre una prima icona votiva nel bosco vicino al paese. Ancora oggi il gruppo di volontari “Amici di Montaldero” si occupa della cura, della manutenzione e dell’abbellimento del santuario portato a compimento a metà Ottocento. Per rilanciare i sentieri che attraversano questi suggestivi versanti è nata nel 2023 la VIA DELL’ACQUA FREDDA : 23 km ad anello di sentieri segnalati, di media difficoltà (618 metri di dislivello positivo in totale), che si snodano tra Arquata Scrivia, Rigoroso e Sottovalle. Questo itinerario escursionistico è stato ideato da Dario Debenedetti e promosso dall’amministrazione comunale in seguito anche all’esperienza maturata nel Cammino dei Ribelli. Tanti i ruscelli, le sorgenti e i calanchi da risalire, abitati ancora da salamandre e tricotteri, particolari farfalle che nascono nell’acqua. Ambienti protetti dal Sito di importanza comunitaria “Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio” e studiati dall’International Commission on Stratigrafy, una commissione permanente che ha selezionato proprio questo ambiente come migliore esempio a livello mondiale di stratotipo che rappresenta il passaggio da Paleogene a Neogene nella storia delle epoche geologiche del pianeta.
Borghetto di Borbera Si trova traccia di Burchetus già nell’anno 1204, e alcuni resti del borgo medievale sono ancora visibili, come le alte mura di difesa e la torre d’ingresso del castello, munito di ponte levatoio. Il piccolo villaggio di TORRE RATTI , frazione di Borghetto di Borbera, vanta un passato nobiliare testimoniato dalla presenza del castello medievale Rati-Opizzoni, che si può osservare meglio dall’altro lato del torrente Borbera, a Castel Ratti.
La famiglia Rati-Opizzoni si affermò nel XVI secolo grazie alla presenza degli abati dell’abbazia di San Pietro di Precipiano (fondata a Vignole Borbera nel 722 d.C. dall’abbazia madre di Bobbio, distrutta nel 1815, la sopravvissuta torre centrale è stata inglobata nella villa privata Cauvin). Sicuramente il castello esisteva già intorno al 1000, quando arrivò Federico Barbarossa, ma è citato per la prima volta nel 1413 perché il duca di Milano Filippo Maria Visconti aveva richiesto dei lavori di ampliamento per controllare l’estremo confine meridionale del Ducato di Milano con la Repubblica di Genova e i feudi imperiali. Nel 1629 venne aggiunto il vistoso torrione quadrato. L’ampia tenuta è stata abitata da privati fino a pochi anni fa e oggi si presenta come una dimora residenziale fortificata con tratti architettonici tardo-rinascimentali e barocchi. Sul camino campeggia il quadro del Doge della Repubblica di Genova Costantino Balbi, dipinto da Enrico Weimer nel 1738. Alcune testimonianze artistiche più recenti sono le esecuzioni del corpo musicale Andrea ed Ennio Mongiardini, fondato a Borghetto ben 125 anni fa e ancora in attività, e le commedie dialettali dell’avvocato Angelo Arrighetti: con la fine della Prima guerra mondiale Arrighetti, congedato con il grado di capitano, torna a vivere a Borghetto e ricomincia a dipingere, fare sculture e soprattutto scrivere commedie in vernacolo. Produce una ventina di lavori in cui porta sul palcoscenico la vita quotidiana e contadina dell’epoca. Si deve a lui la costruzione del teatro. Cinquant’anni dopo, nel 1996 il professor Giovanni Rossi riprende in mano le produzioni e tiene viva questa particolarissima dimensione teatrale fino al 2012.
E infine l’arte del giocattolo. Nel borgo medievale di Torre Ratti, nella trecentesca CASA DEL FANTE , è esposto il progetto dell’artista piemontese Enrico DeBenedetti Dalla Poetica del Riciclo al Giocattolo che, utilizzando materiali di recupero e oggetti della quotidianità come tappi di plastica, cartoni, legno, parti meccaniche, iniziò ad assemblare locomotive, macchine, aeroplani e giostre. Sono molti i riferimenti alla Pop Art, a cui l’artista si è avvicinato dopo il periodo paesaggista. Nelle sue opere manualità, fantasia e riciclo si contrappongono all’invasione dei giochi industriali creati in serie per fini esclusivamente commerciali, offrendo una dimensione ludica che richiama il rapporto di complicità genitori-figli. Oggi più che mai, nell’epoca degli schermi e delle identità digitali, riscoprire l’esperienza della creazione e ri-creazione a tutte le età è un atto rivoluzionario.
Informazioni e prenotazioni: tel. 346-07.91.740 / 338-85.91.744, enricodebe541.wixsite.com/museotorreratti.
Pani e formaggi per storie ribelli
Storie ribelli di ieri ma anche di oggi, fin dall’inizio del nostro cammino. La prima è quella di un pane di grani antichi nato per ricucire tempi e luoghi. Si tratta di Cuore di Pane Bio, una realtà biologica e artigianale animata da Irene Calamante, panificatrice che giovanissima ha scelto di mettere “le mani in pasta” con farine macinate a pietra e a chilometro zero, frutto della coltivazione di varietà di grani della tradizione.
Irene unisce con la sua produzione quotidiana il laboratorio di Cabella alla Social Bakery Pancaffè di Dario Debenedetti, infopoint del Cammino dei Ribelli ad Arquata Scrivia, proponendo ricette tradizionali e nuove creazioni, prediligendo la lievitazione a pasta madre e soprattutto le occasioni laboratoriali e conviviali di comunità, dove condividere i saperi e la vita di tutti i giorni, come un tempo accadeva al forno del villaggio. Ama parlare della panificazione come di una pratica generazionale, che rivela il rispetto per la vita e le relazioni umane. “Ogni volta che rinnovo la pasta madre penso ad Adele, mia nonna, che mi ha insegnato a fare il pane. Mi ricordo delle sue mani nodose eppure delicate che racchiudevano l’impasto come ad abbracciarlo. Desidero che la sua energia creatrice e protettrice, attraverso le mie mani, raggiunga il mio pane, lo aiuti a lievitare e soddisfi la necessità di bontà delle persone che lo acquisteranno”.
Un’altra storia ribelle è quella di Maria Teresa Ravera, che ad Arquata si prende cura di circa 70 capre e produce formaggi, yogurt e ricotta. Alla nascita di suo figlio, riscoprendo la preziosità del latte di capra e di tutte le sue proprietà, ha deciso di continuare la passione dei nonni e ingrandire il gregge, specializzandosi nella trasformazione senza fare ricorso a conservanti, stabilizzanti o addensanti.
Dalla sua fantasia ha preso vita ad esempio la specialità del tomino con salvia, rosmarino e origano. La cura delle capre richiede un’attenzione particolare, con il pascolo libero sui prati nelle ore diurne. Oltre alla mungitura mattino e sera, Maria Teresa racconta la passione di “lavorare i campi, occuparsi dei raccolti, della fienagione, della pulizia delle stalle, della riparazione dei recinti... e lì, mio figlio con il nonno e anche i miei nipoti si adoperano al meglio... anche mamma la mattina quando ci sono i parti mi accompagna... un lavoro di squadra”.