Anna e la banda del ghiacciolo sciolto

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R O SSE L L A S O B R E R O

ANNA e la Banda del ghiacciolo sciolto

C AM B I AR E I L MO NDO U N ’I DEA A LL A VO L T A

ILLUSTRAZIONI DI SILVIO BOSELLI

Edizione italiana:

© 2024 Cart’Armata edizioni Srl

Terre di mezzo Editore via Calatafimi 10, 20122 Milano Tel. 02-83.24.24.26 e-mail editore@terre.it terre.it    acchiappastorie.it

Direzione editoriale: Miriam Giovanzana

Prima edizione italiana: dicembre 2024

Stampato da D’Auria Printing Spa, Ascoli Piceno

Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite, da foreste certificate FSC® e da altre fonti controllate.

Uffa che barba! Ero già pronta a uscire con il mio bottino e la nonna mi ha fermata: non vuole che prenda la sua vecchia camicia da notte.

Eppure le ho spiegato che mi è indispensabile per completare la fantastica costruzione che stiamo realizzando nella piazza della chiesa con gli altri della banda (i miei amici, per la nonna).

“Anna a quella camicia da notte sono molto affezionata. Fa parte del mio corredo da sposa!”

“Ma nonna, è per una buona causa… E poi dovresti essere contenta di dare una seconda vita a questa camicia! Ti faccio notare che sono passati solo cinquant’anni da quando l’hai comprata e che ci sono due buchi grandi come case…”

“Anna, quando vuoi sai essere convincente!

D’accordo… Ma puoi stare sicura che verrò a vedere che fine farete fare alla mia camicia da notte.”

Nei giorni scorsi, quando è finita la scuola, la mamma mi ha detto che potevo stare dai nonni tutto il mese di luglio. “Che bello”, ho pensato; in città i mesi estivi sono davvero invivibili. Oltre al caldo insopportabile e alle zanzare, mi mancano gli amici che partono per le vacanze sempre prima di me.

Già il caldo…

Non avevo mai riflettuto sul fatto che il cambiamento climatico di cui tutti parlano avesse un impatto così grande sulle nostre vite. Se quest’estate, come dicono, farà ancora più caldo dove andremo a giocare? Non certo nei cortili (per i fortunati che hanno un cortile dove giocare!), ma nemmeno al parco o ai giardinetti.

Saremo costretti a stare sempre in casa con l’aria condizionata e ci annoieremo a morte. E tutto questo per colpa del traffico che aumenta, dell’in-

quinamento provocato dal riscaldamento delle case e dalle industrie, ma – incomincio a farmene una ragione – anche a causa dei nostri comportamenti.

Comunque non sopporto le zanzare, le mie mortali nemiche. Non so perché se c’è una zanzara in giro state sicuri che prende di mira proprio me. Dicono che è perché ho il sangue dolce, ma non ci credo.

Quindi potete immaginare la mia felicità quando mamma e papà mi hanno comunicato, ufficialmente e in tono solenne, la grande decisione: “Anna, tra due settimane ti portiamo dai nonni perché i lavori al centro estivo dove vai di solito non sono ancora finiti. Ma devi promettere che non li farai arrabbiare e soprattutto che starai a casa tranquilla”.

Evviva, ho pensato, dai nonni sarò molto più libera di quando sono a Milano. Sarà l’occasione giusta per realizzare il piano a cui penso da settimane.

Quale piano? vi chiederete voi. Aspettate, ve lo racconto nelle prossime pagine…

La missione disegreta Anna

Aproposito di caldo: gli esperti dicono che nei prossimi mesi le temperature saranno altissime e che in molti casi supereranno anche i quaranta gradi. Ma se gli adulti sono così preoccupati per il termometro che continua a salire, perché non fanno qualcosa per risolvere il problema?

Tutti ne parlano e basta, e nessuno dice quali sono i gesti concreti che ognuno di noi dovrebbe fare.

La parola magica è “sostenibilità”: la ripetono sempre, ma quando chiedo qualcosa in più sono tutti vaghi.

Un pomeriggio, mentre studiavo scienze, mi si è accesa una lampadina. O meglio, ho avuto un vero e proprio lampo di genio: se i grandi non si muovono saremo noi ragazzi ad agire!

Per questo ho deciso che devo fare qualcosa per far capire a tutti – dico proprio TUTTI – che se vogliamo risolvere problemi come l’inquinamento in città, l’aumento delle zanzare, il caldo torrido, la plastica negli oceani, dobbiamo fare qualcosa TUTTI, e magari cominciare a cambiare qualche nostra abitudine.

Già perché, come ho sentito dire non ricordo più da chi, abbiamo una sola Terra e per salvarla dobbiamo fare in fretta.

Ne ho parlato con il mio amico Peter, che però mi ha scoraggiato: secondo lui è troppo difficile far cambiare abitudini alle persone, anche se per una buona causa.

“Anna, ti rendi conto? Vuoi fare qualcosa che neanche i grandi, i super esperti, i professoroni che insegnano all’università sono riusciti a fare…”

“Lo so, Peter, ma voglio provarci lo stesso. Se cambiamo appena un po’ il nostro modo di vivere, potremo avere un ambiente più bello e pulito, respirare meglio, fare il bagno senza trovare pezzetti di plastica che galleggiano nel mare. E giocare al

parco anche in estate! Penso che le persone capiranno l’importanza di questo cambiamento e saranno d’accordo con me… E poi lo sai: quando mi metto in testa qualcosa nessuno riesce a fermarmi.”

“Già… è proprio per questo che sono preoccupato!”

Peter non è un amico qualunque ma il mio amico folletto. Lui non mi lascia mai sola e mi rivolgo a lui nei momenti difficili, quando non so proprio che pesci pigliare. A volte penso che sia il fratello maggiore che ho sempre sognato di avere. Alle volte però sento che un fratello più grande può essere anche una seccatura: come Sofia, che quando mi parla di suo fratello si lamenta perché dice che la comanda peggio dei suoi genitori.

Peter, oltre a essere un folletto, è anche il mio amico del cuore: sa un sacco di cose, ha i piedi per terra, è simpatico, anche se a volte troppo “saccente”, come direbbe la mia maestra Federica. E diciamo la verità, qualche volta è anche un vero rompiscatole…

E infatti non perde l’occasione di ricordarmi come è nata tutta questa storia.

“È da maggio che parli di quest’idea, dopo che Giovanni è venuto in classe con altri due tipi di quell’associazione ambientalista,: ti sei lasciata impressionare dalle terre distrutte dalla siccità, da quei paesi cancellati dalle inondazioni, dalle persone che hanno dovuto scappare da dove sono nate, dagli animali che rischiano l’estinzione… E, come se non bastasse, la settimana dopo Federica ha passato quasi un’ora a raccontarvi dei problemi dell’ambiente. Poi hai cominciato a tormentarmi con un sacco di domande su cosa si può fare per migliorare la situazione…”

Già, non vi ho ancora parlato di Federica, la mia insegnante di scienze, che è anche la mia maestra preferita, forse perché è sempre allegra e ci racconta tante storie interessanti. È stato bello quando in aprile siamo andati con lei in gita al Parco del Ticino: è lì che abbiamo conosciuto Giovanni che, se ho capito bene, lavora nel parco ma è anche il presidente di un’importante associazione ambientalista. In quell’occasione siamo andati anche a visitare una fattoria didattica, dove non

solo abbiamo mangiato cose buonissime, ma abbiamo ascoltato anche i racconti di chi ci lavora. Io ho fatto una gran bella figura con Federica e con i miei compagni grazie ai nonni che abitano in campagna, perché sapevo già un mucchio di cose.

Ma c’è sempre un “ma”... non posso nascondervi che sono tornata a casa piena di punture di zanzare sulle braccia (le gambe si sono salvate un po’ perché avevo i pantaloni lunghi).

Dai miei nonni non ci sono così tante zanzare come nel Parco del Ticino: forse perché nel parco c’è un fiume e ovviamente moltissimo verde.

Fatto sta che non mi lamenterò più delle zanzare di casa mia, perché sono niente al confronto di quelle che mi hanno “attaccato” quel giorno.

In ogni caso ho ancora un conto in sospeso con Peter.

“Peter ti ricordi che cosa ci ha detto Giovanni prima di lasciarci? Che tutti dobbiamo fare la nostra parte e che noi ragazzi possiamo dare l’esempio. Ma la decisione di passare all’azione l’ho presa non solo per quello che ci hanno detto Gio-

vanni e Federica. Lo sai che spesso anche mamma e papà parlano di questi problemi.”

Mi ricordo che quando sono tornata a casa dalla gita, per esempio, ho raccontato ai miei genitori come è stato bello vedere da vicino tante piante e animali, e mamma e papà hanno preso la palla al balzo. Secondo loro si parla troppo poco di come si è alzata la temperatura, di come si stanno sciogliendo i ghiacciai, di come è peggiorata la qualità dell’aria in molte città, del fatto che in alcune zone della Terra vengono tagliati tutti gli alberi, delle guerre per il petrolio o per l’acqua…

A volte li sento parlare con preoccupazione anche del fatto che in alcuni Paesi non vengono rispettati i diritti umani, che crescono le disuguaglianze, che bisogna pensare alle persone in difficoltà e di tanti altri problemi che chiamano “sociali” e che faccio fatica a capire.

Non conoscete i miei genitori ma mi dovete credere: sono persone molto impegnate, forse anche per il lavoro che fanno. Mia mamma, che si chiama Monica, lavora in una fondazione per la

ricerca scientifica, mentre Simone, il mio papà, è un ingegnere e si occupa di servizi per la città come organizzare la raccolta dei rifiuti e far arrivare l’acqua nelle case.

È stato bello quest’inverno quando siamo andati a visitare l’azienda del papà. Era un giorno in cui chi ci lavora poteva portare la famiglia. Non sono andata volentieri perché pensavo che mi sarei annoiata. Invece è stato interessante vedere come vengono riciclati i rifiuti e come vengono ripulite le acque. Non immaginavo che i nostri rifiuti fossero così importanti: da quel giorno sono stata molto più attenta a fare bene la raccolta differenziata e a sprecare meno acqua.

Tornando ai miei genitori, sono convinta che hanno ragione quando dicono che è necessario cambiare il modo di vivere, però a volte penso che vedono troppi documentari e serie tv. Per farli contenti li guardo con loro, soprattutto se parlano di animali, ma a volte questi programmi sono noiosi: dopo un po’ mi stufo e vado nella mia stanza a fare altro.

Non sono una secchiona: preferisco essere considerata, come dice Peter, una “ragazza d’azione”. Comunque vado spesso nella biblioteca della scuola dove ci sono molti libri che parlano di scoperte scientifiche, di natura e di animali.

“Peter ti ricordi quel libro che abbiamo letto insieme? C’era quella frase che ci è tanto piaciuta:

Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli.”

“Sì certo, me la ricordo. E mi ricordo anche che mi hai chiesto perché se tanti anni fa le tribù indiane avevano già capito che bisognava rispettare la natura, oggi noi non facciamo ancora abbastanza per salvare il pianeta. È una delle poche volte che non ho saputo risponderti.”

“Però su una cosa eravamo d’accordo: se i grandi non si danno abbastanza da fare facciamo vedere a tutti di che cosa siamo capaci noi ragazzi! Adesso non puoi rimangiarti la parola!”

“E quindi cosa vuoi fare? Sono sempre più preoccupato…”

“Voglio spiegare alle persone gli errori che fan-

no nella vita di tutti i giorni. Forse posso convincerle a cambiare alcuni comportamenti. È una cosa semplice che non richiede chissà quale sforzo… Penso che se capiranno i loro errori, si convinceranno che ognuno di noi può fare la sua parte.”

Nelle nostre discussioni Peter mi ricorda che a volte anch’io faccio degli sbagli. Mi ha fatto arrabbiare quando mi ha detto che sono colpevole per esempio quando chiedo alla mamma di comprare le fragole anche se non è stagione, oppure quando sto sotto la doccia venti minuti. Peter dice che quelle che mi sembrano azioni innocenti in realtà non lo sono.

Forse ha ragione, anche se mi costa ammetterlo!

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