Lisa Balavoine E COS Ì BRUCIAMO
Traduzione di Eleonora Armaroli
Fiamma, faccio quel che vuoi.
— guillaume apollinaire, le brasier
All’inizio è una sensazione
Questo calore
Un bruciore
Appiccicato alla pelle
Impresso nel cuore
Ho paura
La testa gira,
Le palpebre si fanno pesanti, Lotto per non svenire
Un turbine di fiamme intorno
Che tentano
Di agguantare i capelli, le mani, le braccia
Vorrei gridare
Ma non riesco
Troppo fumo
Nero inchiostro
La gola non è che un braciere
Soffoco
Credo di sentire in lontananza
Sirene, urla, clamori
Lo spirito vola altrove
Le fiamme danzano pazze
Si avvicinano, mi sfiorano
Non ho via di scampo
Quando di colpo
Attraverso l’incendio
Della notte che si fa rossa
Scorgo
La sua sagoma.
LA SCINTILLA
in un istante
Sono stata presa!
Strizzo gli occhi nel ripercorrere la lettera
Le mani tremano mentre stringono la carta intestata
Le lacrime colano lungo le ciglia
Non ci posso credere
Sto per partire
Mia madre urla dall’alto delle scale
“Ma insomma, Blanche, che succede?”
Quattro a quattro faccio i gradini
E le salto al collo
“Mi hanno presa, mamma, sono stata ammessa!”
E in un istante dimentico
Dimentico che l’ho fatto per gioco
Dimentico che è stata una follia
Dimentico che non le avevo detto
Che avevo fatto domanda per un liceo
Lontano dalla mia città e dalla mia vita
Così semplice, così calma, così ordinata
E che presto verrà scossa
In un istante mi ricordo
Mi ricordo tutto
Mi ricordo della prima lezione
Del mio body rosa
Mi ricordo lo chignon che tira il cranio
I piedi che soffrono nelle punte
Mi ricordo dell’accademia
Dei mercoledì a tempo pieno
Del mio riflesso nel grande specchio
Dei sogni e delle speranze
In un istante penso
Penso a tutti quegli anni
È come se la mia infanzia intera
Di colpo mi raggiungesse
In un istante mi rendo conto
Mi rendo conto che ci sarà solo questo
La danza la danza la danza
Giornate a danzare
Con altre persone
Che non conosco
In un istante tutto si ribalta
Un breve istante, un istante soltanto
Qualche parola su un pezzo di carta
Lo sguardo di mia madre sul pianerottolo
Mamma, spero che capirai
Sto per partire
A mille chilometri da qui
E non posso crederci.
la lettera
Liceo coreutico di Marsiglia
Gentile sig.na,
Dopo un’attenta valutazione del suo dossier, abbiamo l’onore di annunciarle che la sua candidatura è stata accettata. La aspettiamo dunque per l’inizio dell’anno scolastico nella sezione sportiva di danza del nostro liceo. Le ricordiamo che i corsi avranno luogo ogni giorno, e che nel week-end si terranno gli atelier di coreografia, per cui è richiesta una grande assiduità.
Come sa, avendo un numero di posti limitato nel nostro istituto, la selezione è stringente: ci attendiamo dunque da parte sua un impegno quotidiano e un lavoro intenso.
La danza è una disciplina esigente e i nostri professori avranno cura di insegnarla tanto con rigore che benevolenza.
A lei di offrire il meglio di se stessa!
Cordialmente, La direzione
cosa mi fa
Non ci sono parole per questo, non si può descrivere, si sente e basta. È come un’energia, qualcosa di elettrico, che s’impossessa di me, che dirige i miei movimenti. Ballare è essere vivi, è sentire la musica penetrare sotto la pelle, furtivamente, insinuarsi da ogni poro, gonfiare le vene, dettare al cuore il ritmo, rapido o lento. È comporre i gesti, dare loro un senso, è raccontare una storia, senza dire niente. È il mio piede che parla, la mia gamba, il mio braccio, è la torsione del bacino, l’inclinazione della nuca, sono i miei occhi, la mia bocca, le mie guance e la mia fronte. Ballare è sentire che tutto in me vibra, che tutto vive. È la musica ed è il silenzio, è il mio respiro più corto, il mio corpo che cade, il rumore che fa quando atterra, quando i piedi incontrano il pavimento. Penso soltanto a quello che voglio esprimere, qui, in questo istante, questo istante vero, incandescente. È un fuoco, la danza, che divampa dentro di me e tutto si rischiara e tutto è caldo e tutto è sconvolgente. Non ci sono parole per questo, non si può descrivere, si sente e basta.
blanche
Dicono spesso
Che assomiglio al mio nome
Che sono pallida, quasi trasparente
Che nessuno si accorge se passo
Che mi confondo con discrezione
Tra le cose di questo mondo
Dicono spesso
Che sono un mare calmo
Una ragazza del Nord
Che non fa onde
Che nuota tranquilla
Lontana dalle acque agitate delle altre ragazze
Dicono spesso
Che sono dolce e saggia
Che non cambio mai espressione
Che sono senza sorprese
La bambina sognata, la bambina squisita
Che fa parte del paesaggio
Dicono spesso
Che ho la risata di mio padre
Lo sguardo serio di mia madre
Forse è il contrario
Forse nemmeno quello
Dicono spesso
Tante di quelle cose che non sono
Non mi conoscono.