Da Lecco a Colico
IL SENTIERO DEL VIANDANTE
N SV1 L ECCO ➜ A BBADIA L ARIANA
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La tappa di oggi, breve ma da non sottovalutare, ci porta dal centro di Lecco fino al grazioso borgo di Abbadia Lariana, seguendo un itinerario attrezzato con scale e passerelle ai piedi del monte San Martino e del monte Coltignone.
Dall’ufficio informazioni del Palazzo delle Paure, in piazza XX Settembre, raggiungiamo il lungolago e giriamo a destra, percorrendolo per 1,3 km
www.beblecolombine.it, 4-6 posti, €€ colazione inclusa, aperto apr-ott. B&B Contrada Lunga, via alla Chiesetta 10, tel. €www.bbcontradalunga.it,info@bbcontradalunga.it,335-64.43.223,7posti,colazioneinclusa,apertoapr-ott.
LUNGHEZZA: 7,1 km
DISLIVELLO IN DISCESA: 200 m
LIERNA E VARENNA: Stazione FS, linea Lecco-Tirano, www.trenord.it. Navigazione Lago di Como, tel. 800-55.18.01, www. navigazionelaghi.it. Autolinee Arriva, www.arriva.it.
ABBADIA LARIANA: B&B Le Colombine, via per Linzanico 13, tel. 0341-70.08.16 / 333-90.71.899, info@beblecolombine.it,
LECCO: Ufficio informazioni turistiche, palazzo delle Paure, piazza XX Settembre 23, tel. 0341-29.57.20, info.turismo@ provincia.lecco.it.
LECCO: Vedi “Dove dormire” tappa SL3.
Da Lecco ad Abbadia Lariana
ABBADIA LARIANA: Bar, ristoranti e farmacia.
DELL'ABBADIAVIA RISTORANTE
SUPERSTRADASENTIEROBIVIO LARIANAABBADIA
Servizi
Dove dormire
FONDO: 65% STERRATO 35% ASFALTO
Camping Spiaggia, via al Campeggio 5, tel. 0341-73.16.21 / possibilitàinwww.campingspiaggia.com,info@campingspiaggia.com,333-16.46.551,62postibungalow+piazzoletenda,€,colazione,apertoapr-sett.
Mezzi pubblici
0 80206040m0000 0 km 5 10 15 LECCO
Agriturismo Fulet, via del Viandante 18, tel. 329-15.43.957, info@agriturismofulet. com, www.agriturismofulet.com, 18 posti, €€, uso cucina, apertura feb-ott. Casa Lù, via all’Asilo 13, tel. 33899.55.027, casalu51@libero.it, 3-4 posti, €€, uso cucina, apertura annuale. Locazione turistica Morandi, fraz. Borbino, tel. 9vacanzelagomontagna@gmail.com,392-73.38.234,posti,€€,usocucina,aperturaannuale.
DISLIVELLO IN SALITA: 317 m
I Ragni della Grignetta
La frequentazione delle montagne lecchesi da parte dei primi alpinisti, operai delle fabbriche del circondario che vi trascorrevano il tempo libero e avevano la capacità di produrre in autonomia le attrezzature necessarie alla pratica alpinistica, risale a fine Ottocento e vanta nomi come Gigi Vitali, Riccardo Cassin, Mario dell’Oro e Vittorio Ratti. La seconda guerra mondiale causò una pausa forzata delle attività, ma nel dopoguerra gli appassionati lecchesi tornarono alle montagne con rinnovato entusiasmo, fondando, nel 1946, il gruppo I Ragni della Grignetta, conosciuti anche come I Ragni di Lecco. Dopo le iniziali esplorazioni delle vie della Grignetta i componenti del gruppo hanno via via allargato il loro campo d’azione, distinguendosi negli anni per la partecipazione a innumerevoli spedizioni alpinistiche in Italia e all’estero. Negli anni Novanta del secolo scorso, dopo molti decenni di frequentazione delle cime locali, anche il famoso alpinista e giornalista Walter Bonatti entrò ufficialmente a far parte del gruppo, con cui aveva già condiviso numerose avventure, fra cui vanno per esempio ricordate le cordate con Carlo Mauri.
Il sentiero percorre in saliscendi le pendici del monte Coltignone, parallelo alla superstrada, camminiamo per circa 3 km fino a oltrepas sare la SS 36 in corrispondenza dell’imbocco di una galleria. Superiamo il dislivello grazie a una scala metallica [1.4], per scendere verso il lago e risalire poco dopo e raggiungere la chiesa di San Martino, all’inizio dell’abitato di ABBADIA LARIANA , dove si conclude la prima tappa.
Grazie alle ottime condizioni climatiche e ai nu merosi servizi, oggi Abbadia Lariana è un apprezzato centro turistico, ma, in passato, la sua posizione strategica sulle vie di comunicazione
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Camminiamo per 1 km lungo il terrapieno costruito per fare da bar riera ai massi e alle frane che talvolta cadono dalla parete del monte San Martino, fino a un bivio [1.2] dove svoltiamo a sinistra per scendere una scala che ci porta su una strada asfaltata che prendiamo verso destra. Entriamo nel terreno di un ristorante, che costeggiamo sulla sinistra per raggiungere l’attacco del sentiero che sale ripido nel bosco, verso le palestre di roccia, fino a un bivio a Y [1.3] dove imbocchiamo il nuovo sentiero per Abbadia Lariana.
fino a un distributore di benzina, dove attraversiamo la strada per por tarci sul lato destro e imboccare la strada complanare. Al bivio a Y sa liamo a destra su via dell’Abbadia, che lasciamo al primo tornante [1.1] per imboccare una scaletta che ci porta sul sentiero, che percorriamo per pochi metri fino a un bivio dove giriamo a sinistra.
Se vogliamo arrivare alla stazione ferroviaria e al centro storico di Abbadia Lariana possiamo proseguire sul Sentiero del Viandante e gi rare a sinistra su via Onedo; giunti su via Nazionale giriamo a destra e, dopo 100 m, sulla destra troviamo la stazione ferroviaria, mentre pro seguendo dritto arriviamo al centro storico.
Da AbbadiavedereLariana
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LECCO. Il monumento ad Alessandro Manzoni nell’omonima piazza.
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l’ha portata a essere un punto privilegiato per il controllo dei passaggi sul Nonterritorio.lontano dalla SS 36, giungendo da Lecco, troviamo i ruderi della torre medievale conosciuta come LA TORRACCIA (o Torrazza). A base quadrangolare e alta 14 metri, della struttura originale, data bile attorno al XII secolo, rimangono integre tre pareti; la quarta, infatti, è stata oggetto di un pesante intervento di restauro sul fi nire degli anni Sessanta del secolo scorso. La torre faceva parte di un complesso fortilizio più ampio, che si estendeva fino alle rive del lago; si ipotizza che avesse funzione sia di avvistamento sia di dogana per la riscossione dei dazi e il controllo degli ingressi nel territorio settentrionale lecchese.
Un esempio di impianto industriale legato alla lavorazione della seta, attività di grande importanza nella zona lariana (vedi approfon dimento “L’industria serica”) è l’ex Filatoio Monti, acquistato nel 1818 dal setaiolo Pietro Monti e rimasto in attività fino al 1934. Dal 1978, la filanda e il filatoio divennero proprietà del Comune di Abbadia Lariana, che procedette ai primi lavori di restauro.
Nel centro di Abbadia sono presenti numerosi edifici religiosi, fra cui la CHIESA DI SAN LORENZO , sorta nel XIII secolo per volere dei Padri Serviti nel luogo in cui il re longobardo Desiderio, nel 770, aveva fatto costruire il monastero di San Pietro. All’interno della chiesa, toccata più volte nel corso dei secoli dalla tracimazione delle acque del lago, è possibile ammirare gli affreschi riguardanti il martirio di san Lorenzo, opera del 1915 del pittore Luigi Tagliaferri, e due importanti tele del XVII secolo raffiguranti la devozione per sant’Agostino. Di fianco alla chiesa è visibile il chiostro dell’antica abbazia benedettina da cui il paese prende il nome.
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La prima tappa si conclude davanti alla CHIESA DI SAN MARTINO , ci tata per la prima volta nel XIII secolo. La chiesetta tardo-romanica, sconsacrata nel 1941, è purtroppo rimasta per decenni abbandonata a incuria e atti vandalici, che hanno portato infine al crollo del tetto e al trafugamento dell’affresco di altare, una Crocifissione con la Beata Vergine e i santi Giovanni, Rocco e Martino, di cui si avevano notizie già nel XVI secolo. Attualmente, la chiesa è di proprietà del Comune, che ha provveduto alla ristrutturazione del tetto e alla muratura di porte e finestre, per evitare ulteriori danneggiamenti. Nonostante l’in terno non sia visitabile, la posizione privilegiata in cui sorge la chiesa garantisce uno splendido panorama, godibile dall’area appositamente attrezzata per la sosta.
ABBADIA LARIANA. “Storico” punto di partenza del Sentiero del Viandante.
Il CIVICO MUSEO SETIFICIO MONTI è testimonianza diretta dell’industria che dal Cinquecento in poi crebbe notevolmente sul territorio lom bardo. Aperto al pubblico dal 1998, mostra l’ambiente, gli attrezzi e i macchinari tipici di una fabbrica di filati serici della seconda metà dell’Ottocento, come per esempio il torcitoio circolare in legno alto 11 metri, perfettamente funzionante. Il museo, che ospita anche la biblio teca civica, organizza eventi, laboratori didattici e visite guidate sia per scolaresche sia per turisti (www.museoabbadia.it).
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Alla metà dell’Ottocento, il bacino del Lario vantava 157 filande e più di 45.000 persone coinvolte nella produzione.
L’impatto di questo nuovo comparto industriale ebbe risvolti im portanti non solo a livello economico e sociale, ma anche paesaggi stico, con l’ulteriore diffusione della coltura del gelso e lo sviluppo di un sistema di canalizzazione delle acque, necessario a portare risorse idriche alle industrie seriche, che iniziavano a costellare un paesaggio fino ad allora agricolo.
Il periodo di grande splendore della produzione serica lombarda prese avvio quando Filippo Maria Visconti invitò a Milano alcuni arti giani toscani, per migliorare le tecniche utilizzate. Nel 1471 Galeazzo Maria Sforza ordinò che si piantassero cinque alberi di gelso ogni dieci pertiche di terreno: la seta, infatti, è la bava secreta dal baco da seta, la cui larva vive sulle foglie del gelso, traendone nutrimento. Alla mora di gelso è anche legata la genesi del soprannome di Ludovico Maria Sforza, che era detto il Moro.
Grazie al grande impulso dato alla produzione di seta e al migliora mento della qualità dei prodotti, nel XVI secolo le sete italiane, e quelle lombarde in particolare, erano fra le più richieste a livello europeo. La produzione continuò, con alterne vicende, durante le varie dominazioni straniere, entrando in crisi sotto gli spagnoli, ma traendo nuovi impulsi con il regno austriaco. L’allevamento dei bachi e la produzione della seta diventarono un’importante fonte di reddito integrativa per la popola zione delle campagne, gettando le basi per la rivoluzione industriale che, sul territorio lombardo, riguardò principalmente il settore tessile.
I primi rinvenimenti archeologici che testimoniano il diffondersi della produzione della seta risalgono al periodo fra il XIII e il XII secolo a.C., in Cina. La leggenda dice che fu l’imperatore Giustiniano, attorno al 552 d.C., a chiedere a due monaci basiliani, che avevano potuto osser vare in Siria la lavorazione di questo prezioso tessuto, di contrabban dare in Occidente qualche larva di baco da seta. In Italia, la bachicol tura iniziò solo nel XII secolo, sotto l’egida di re Ruggero di Sicilia, per diffondersi poi ad altre regioni, fra cui la Lombardia.
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Per tutto l’Ottocento, l’industria legata alla lavorazione della seta rappresentò l’attività principale del bacino lariano, con un’evoluzione delle tecnologie produttive e un livello qualitativo nettamente supe riori al resto della Lombardia.
I motivi di questo sviluppo vanno ricercati nella politica applicata dagli austriaci nel Regno Lombardo-Veneto, favorevole al commercio di seta con l’estero, nelle caratteristiche favorevoli del territorio, ricco di boschi e corsi d’acqua, e nell’abbondanza di manodopera femminile e minorile, disposta a reimpiegarsi nell’industria per integrare i magri proventi delle famiglie contadine.
L’industria serica