Con le ali ai piedi

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Cittaducale ➜ Borgo San Pietro

Cittaducale Capradosso Borgo San Pietro

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Cittaducale ➜ Borgo San Pietro


Da Cittaducale a Borgo San Pietro

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CAPRADOSSO

1.200

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CITTADUCALE

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MOLA SCORRETTI

1.000

BORGO SAN PIETRO

PETRELLA SALTO

1.400

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LUNGHEZZA:

Dove dormire

DISLIVELLO: SALITA

BORGO SAN PIETRO:

30 km 570 m DISCESA 450 m DIFFICOLTÀ: impegnativa

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Convento Santa Filippa Mareri, 53 posti letto in camere da 1/2/4 letti (mezza pensione) e 38 letti in camerate in autogestione. Solo dormire 20 €. Madre Raffaella, tel. 0746-55.81.34.

La tappa di oggi vi permetterà di lasciare la Valle Reatina immergendovi nella bellissima valle del Salto, che attraverserete in tutta la sua lunghezza nei prossimi giorni. Tappa varia che, fatta eccezione per la parte centrale di inevitabile salita, si svolgerà in piano e in falsopiano; la prima parte in un ambiente bucolico ricco di acque, la seconda su strada tranquilla e ombreggiata tanto da non farvi quasi accorgere dei chilometri su asfalto.

Dalla piazza principale, ripercorrete il corso principale dal quale siete arrivati ieri e uscite dalla porta di città al suo termine. Vi consiglio di fare rifornimento di cibo per la giornata qui a Cittaducale. Siete ora sulla Salaria, percorretela per circa 200 m e, subito dopo un Conad sulla sinistra della strada, prendete la stradina che sale fra le case a destra del negozio, è via Ermenegildo Gioia [2.1]. Proseguite diritto, ignorando i vari bivi, lungo la strada che scorre in falsopiano per poi iniziare a scendere. All’incrocio attraversatelo, sono presenti segnali dell’area archeologica; dopo un parcheggio la stradina si fa bianca e giunge agli scavi delle TERME DI VESPASIANO. Questa stradina è piacevolissima e scorre in alto, parallela alla Salaria fino a terminare, in discesa, in essa. Giunti alla chiesa di San Vittorino i ciclisti girano a sinistra sulla Salaria e, superato il laghetto sulfureo sulla sinistra della strada, girano alla prima a destra passando a lato delle terme. Dopo 150 m la strada curva bruscamente a sinistra; si

VARIANTE PER I CICLISTI.

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Cittaducale ➜ Borgo San Pietro

prosegue per 500 m fino a raggiungere via Sorgenti del Peschiera in cui si svolta girando a destra. Al termine della via, girare a sinistra sull’argine del Velino, inserendosi così nel percorso dei camminanti che da qui in poi coincide con quello dei ciclisti. Arrivati all’innesto proseguite sulla strada consolare per 150 m e dopo i ruderi della chiesa di San Vittorino (tabella esplicativa all’angolo della stradina), che si trova sulla destra della Salaria, attraversate la statale e imboccate la strada bianca che piega, in discesa, verso sinistra [2.2]. ATTENZIONE: all’imbocco ci sono delle frecce sbiadite che indicano di proseguire sulla Salaria, ignoratele! Il paesaggio è dolcissimo, venato da canali e rivoli. Seguite la stradina che costeggia un canale, per poi attraversarlo con un ponticello, e proseguite per un poco fra i campi, rimanendo sul bordo fra di essi; di fronte, si vede chiaramente l’argine del fiume oltre una canaletta che costeggerete, girando a destra, fino a un ponticello sbarrato da una rete bassa: scavalcatela, e vi ritrovate ai piedi dell’argine del Velino [2.3]. Girate a sinistra e costeggiate l’argine o, se preferite ed è più bello, saliteci sopra, c’è un’altra strada bianca. Arrivati a un ponte imboccatelo e proseguite sull’altro argine per circa 200 m. La stradina termina in una asfaltata: girate a destra in essa e, superando la linea ferroviaria, vi troverete in un paesaggio di acque e grandi condotte che portano l’acqua a Roma! Al primo ponte girate a sinistra. Subito dopo, sulla sinistra, potrete ammirare un antico mulino, la Mola Scorretti [2.4], a poca distanza dalle SORGENTI DEL PESCHIERA, tra quelle a più alta portata in tutta Europa. Giunti al bivio [2.5] con indicazioni per Micciani, prendete la strada a destra che in 1,5 km giunge alla vecchia statale [2.6], che imboccherete svoltando a sinistra. I tornanti sono agevoli e, dopo

La Sabina: una terra spirituale Oltre la metà della Sabina si sviluppa nell’odierna provincia di Rieti, la parte restante si distribuisce tra la provincia di Roma, l’Umbria e l’Abruzzo, fino all’Aquila. Il suo territorio, nel Medioevo, fu in parte annesso al ducato di Spoleto e in parte al ducato romano (l’odierna Sabina romana). Varrone fa risalire il nome “sabini” al verbo greco sebestai che vuol dire venerare, proprio per sottolineare la loro profonda religiosità. Non a caso gli abitanti della Sabina si distinguono dai tempi più antichi proprio per il sentimento religioso così radicato, una caratteristica che li accompagnerà costantemente. Dunque un pantheon che accoglie moltissime divinità femminili tutte dedicate alla natura: i sabini infatti non scindevano mai la divinità dall’elemento naturale, e si sentivano protetti da dee dei boschi, dell’acqua, delle sementi e della fertilità. Numa Pompilio, secondo re di Roma, nato in Sabina e, secondo la leggenda, sposo della ninfa Egeria, porterà a Roma con il suo regno una inedita ventata di sentimento religioso, che donerà ai romani anni di pace e momenti di religiosità collettiva. Anche quando altre divinità romane entreranno nell’ambiente sabino, la loro immagine sarà plasmata su quella delle divinità preesistenti, legate alla vita e alla natura.

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Cittaducale ➜ Borgo San Pietro

SABINA.

La valle delle Fonti.

4,4 km di salita, si giunge al bivio con la strada per Pendenza. Proseguendo sempre in salita si arriva alla località Casa Bianca. Da lì in poi la strada si fa piana e scorre fra alti alberi ombrosi, dominando la valle del Salto. Lungo il percorso incontriamo Capradosso e quindi PETRELLA SALTO [2.7]. Mancano solo 3 km di discesa fino al paese di Borgo San Pietro e… gli arrivi in discesa sono sempre facili. Ad attenderci, il convento delle francescane di santa Filippa Mareri (con la bella cappella quattrocentesca che conserva le sue spoglie), il lago e, per chi avesse voglia di mangiare pesce, i ristorantini lungo la sua sponda, perché questo è il paradiso dei pescatori.

Da vedere Terme di Vespasiano  Le antiche terme romane sfruttavano sor-

genti d’acqua le cui proprietà curative erano conosciute già allora; ne parlano Varrone, Seneca, Plinio il Vecchio, e in particolare Strabone ricorda l’effetto terapeutico delle acque ghiacciate di Cutilia, utilizzate sia per bere, sia per i bagni. Il luogo dove sorgevano le terme è collegato a fatti importanti, quali la marcia di Annibale verso Roma e la morte dell’imperatore Vespasiano. Il complesso termale vero e proprio, articolato in quattro successivi terrazzamenti, ha inizio dalla via detta Strada Vecchia, quella che noi percorriamo, e che ricalca in modo approssimativo il tracciato della Salaria romana.

Sorgenti del Peschiera  Dal massiccio del Nuria prende vita que-

sta sorgente che fa parte di un bacino idrico di eccezionale portata situato nel sottosuolo della piana di San Vittorino, nei pressi delle antiche terme di Cotilia e definito il secondo serbatoio d’acqua d’Europa. 39

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Cittaducale ➜ Borgo San Pietro

PETRELLA SALTO.

Tra le vie del borgo medievale.

Queste ottime acque, insieme alla sorgente Le Capore, riforniscono Roma fin dall’età imperiale attraverso un complesso e monumentale sistema di acquedotti, vere e proprie opere d’arte architettonica, alcuni dei quali tuttora funzionanti. Attualmente l’acqua impiega diciassette ore per arrivare alla capitale, percorrendo una distanza di circa ottanta chilometri.

Petrella Salto Arroccata sulle pendici della catena preappenninica

del monte Velino, Petrella Salto un tempo era dominata dall’alto dalla rocca dei baroni Mareri; passò poi sotto il dominio dei Colonna e quindi dei Barberini. È una piccola cittadina fatta di strade e stradine abbellite da palazzi che ricordano i passati fasti. Spiccano fra gli edifici la CHIESA PARROCCHIALE del XII secolo con begli affreschi del XV secolo e ripetute immagini di san Giacomo e san Rocco in veste di pellegrini. A lato della facciata, il campanile originario e un portico duecentesco. La CHIESA DI SANT’ANDREA, tardo-rinascimentale e, della stessa epoca, PALAZZO MAIOLI e il PALAZZO DEI COLONNA del XIII secolo. Questa cittadina viene ricordata anche per un triste fatto di sangue accaduto alla fine del ’500 con protagonista Beatrice Cenci. Storia antica, e purtroppo moderna, di soprusi e violenze familiari, di un padre padrone che imprigiona le donne di famiglia nel castello e di una figlia che, forse, si ribella nell’unico modo che la disperazione le consente, ordinando l’uccisione del padre. Forse, perché la confessione di quanti sono coinvolti è estorta con torture e sevizie e l’uccisione del “padre bestia” lavata nel sangue di tutta la famiglia, questa volta “legalmente”, in una piazza di Roma. Si dice che Caravaggio fosse fra la folla, e che abbia poi dipinto il volto dell’infelice donna. 40


San Michele, principe e taumaturgo L’iconografia più classica dell’Arcangelo lo presenta con le ali spiegate, la spada o una lancia in mano in atto di trafiggere il demonio schiacciato dal suo piede e/o con la bilancia in mano. Questa immagine è un condensato delle sue “funzioni” ed è anche come lo vedevano principalmente i longobardi, a cui dobbiamo la massima diffusione del suo culto. Michele dunque è: Principe degli angeli: appartiene all’ottava, in senso discendente, delle nove schiere celesti e comanda l’ultima, quella degli angeli. Ma è principe di tutte. Come gli altri due arcangeli riconosciuti dalla Chiesa, Gabriele e Raffaele (di Uriele si è persa la traccia), “riceve gerarchicamente le illuminazioni del Principio divino attraverso le potenze primarie e le annuncia benevolmente agli angeli e tramite gli angeli le manifesta a noi…” (Gerarchia Celeste di Dionigi areopagita). Angelo della pace: Arcangelo guerriero è altresì protettore della pace, i longobardi giuravano la pace davanti alla sua immagine e la rottura di un tale impegno era ritenuta una sfida alla giustizia divina. A questa funzione, credo fosse particolarmente legato Francesco: in Umbria infatti Michele è spesso rappresentato come “angelo della pace” e Francesco, si sa, era un tenace e assiduo creatore di pace fra ogni sorta di contendenti. Taumaturgo: Michele custodisce in Paradiso l’albero della vita da cui stilla l’olio capace di risanare e donare vita nuova. Le sue grotte hanno sempre una fonte d’acqua o la “stilla”, il gocciolare dell’acqua dalle venature della roccia che ha poteri taumaturgici per uomini e bestie. A questa si collega la seguente funzione. Protettore delle acque: benefiche e curative, e “lottatore” contro quelle malsane, malariche o avvelenate, a volte rappresentate come il drago dall’alito mefitico. Psicopompo: conduttore delle anime al momento del trapasso nell’aldilà e per questo invocato perché aiuti l’uomo a vivere una “buona morte”. Psicagogo: cioè pesatore delle anime nel Giudizio Finale; a questo serve la bilancia che, in alcune immagini, è anch’essa attaccata dal demonio mentre tenta di appropriarsi di qualche anima al momento della pesatura. Affianco a Maria: arcistratega, si leva a difesa della donna vestita di sole e in molte apparizioni mariane è presente principalmente nel ruolo di preparatore all’incontro dei veggenti con Lei. Tutti questi attributi hanno le loro radici sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, nei libri di Daniele, di Esdra, di Enoch, di Giuda e nell’Apocalisse di San Giovanni. È protettore d’Israele e della Chiesa cristiana. 41


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Borgo San Pietro ➜ Fiamignano


Da Borgo San Pietro a Fiamignano

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1.400

MARERI

800

400 200

BORGO SAN PIETRO

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FRAZIONE CORSO

1.000

FIAMIGNANO

GROTTA DI SANTA FILIPPA

1.200

0m 0 km

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15 km 860 m DISCESA 600 m DIFFICOLTÀ: impegnativa LUNGHEZZA:

DISLIVELLO: SALITA

Dove dormire B&B Noi parliamo con le pietre, via Corso 15, tel. 0746-54.257 / 06-56.66.486 / 335-77.45.721. La simpatica Lena vi accoglierà in questa piccola casa con tutti i comfort, 6 posti letto (ma se siete di più parlatene lo stesso con lei!). DOPO FIAMIGNANO: Per chi desidera proseguire, tra il fine tappa odierno e Villagrande di Tornimparte, lungo la tappa successiva, c’è il Casale Calabrese, tel. 360-25.36.32 / 368-74.82.786, FIAMIGNANO, FRAZIONE CORSO:

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contatto@casalecalabrese.it. Splendido e storico edificio dell’Ottocento, un tempo rifugio di briganti, dove vi accolgono a braccia aperte Avio e Gabriella, pellegrini di Santiago. Comode stanze a 4/5 letti con bagno. Cucina casereccia. Prenotazione obbligatoria, almeno 24 ore prima; prezzi pellegrini. POGGIO SAN GIOVANNI: Casa vacanze Antico Poggio, 4 km fuori percorso, è consigliata solo ai ciclisti. Lungo la tappa 4, superato di poco il paese di Santa Lucia, si prende la strada per Sant’Elpidio fino a Poggio San Giovanni. 14 posti letto, spazio per custodire le bici. Prezzi pellegrini.Chiamare con anticipo, tel. 347-29.26.591, info@ anticopoggio.it.

Tappa breve, con una forte salita iniziale, ma talmente bella da ripagare della fatica. Interamente su sentiero, in una natura incontaminata. Rifornirsi di cibo e acqua alla partenza.

Usciti dal convento si gira a sinistra e si prosegue fino a una rotonda dove si svolta destra, seguendo le indicazioni Rieti Torano. Attraversiamo il TERRITORIO DEL CICOLANO; si prosegue diritto fino a una cabina elettrica sulla destra della strada un po’ prima del cimitero, si svolta a sinistra su una strada asfaltata che si biforca dopo pochi metri; prendere la biforcazione di destra che ci conduce fino all’inizio del sentiero per la grotta [3.1]. La stradina inizia subito a salire passando prima sotto il ponte della statale e poi sotto la superstrada. In questo punto c’è la prima edicola di una Via Crucis, che marca l’inizio del sentiero che si imbocca. Il sen43


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Borgo San Pietro ➜ Fiamignano

tiero, in questo tratto erboso, sale non segnato, se non con degli ometti di pietre; si arriva così in vista di una staccionata in cima a un cucuzzolo dove incontriamo una piccola area di sosta con un monumento a santa Filippa [3.2]. Prestare attenzione a un varco nella staccionata, posto dietro alla statua, lo imboccheremo per prendere il sentiero che inizia a salire nel bosco ad alto fusto. Incontriamo così la seconda delle edicole che da ora in poi sono poste alla distanza che occorre, camminando, per recitare “dieci Ave Maria e un Padre Nostro”. Salendo, manteneniamoci sempre sul sentiero più battuto. Accanto alla terza edicola c’è una grande roccia piatta che fa da terrazza sulla valle e sul LAGO DEL SALTO, stupendo panorama. Ora il sentiero prosegue fra due muri a secco, alla quarta edicola svoltare a sinistra. Quando si giunge alla strada asfaltata la si imbocca svoltando a destra e arrivando così al piccolo villaggio di Mareri, patria di Filippa, dove svettano le imponenti rovine del suo castello con ai piedi la chiesina di Sant’Eustachio [3.3]. Per continuare il cammino, ritorniamo sui nostri passi fino a dove avevamo lasciato il sentiero, per proseguire diritto fino a un bivio a un centinaio di metri: prendere per Piagge e percorrere circa 1 km fino alla quinta edicola posta sulla sinistra della strada. Da qui si riprende il sentiero che si inerpica ripido su per il bosco, prestare molta attenzione perché non è segnato se non per gli arbusti tagliati. Quando si incontra una stradina asfaltata immettersi in essa girando a sinistra per poi lasciarla quasi subito e riprendere il sentiero (ora segnalato da croci di legno) dopo un secondo attraversamento della strada; proseguire sempre diritto in salita fino a una staccionata in legno che delimita una piccola area di sosta e un parcheggio [3.4]. Il sentiero diviene ora strada sterrata e sale fino a una sorgente dove si svolta a destra, lasciando il cammino per visitare la grotta di santa Filippa, seguendo una staccionata che conduce a un punto panoramico da cui ammirare tutta la valle. Nel suo ultimo tratto il sentiero costeggia il fianco della montagna fino ad arrivare al piccolo slargo di fronte alla grotta [3.5]. L’ambiente è suggestivo e punteggiato di pinnacoli rocciosi. Per accedervi si passa un cancello (quasi sempre chiuso ma aggirabile) e un piccolo spiazzo erboso che fa da pronao all’alta e silenziosa grotta. Dopo aver visitato la grotta di santa Filippa riscendere al fontanile e incamminarsi in salita lungo la stradina che è la continuazione della strada che avete percorso fino a qui arrivando dalla valle. La strada diviene ben presto sentiero marcato con sbiaditi segni giallo-rossi. Prestate molta attenzione quando il sentiero si biforca [3.6], quello più visibile prosegue diritto ed è da non prendere, mentre si deve svoltare a destra seguendo una flebile traccia sotto gli alberi. Qua e là segnali giallo-rossi e frecce gialle recentemente dipinte conducono a un prato in salita cosparso di cespugli; in alto si distingue la grande croce che è il nostro punto di riferimento. Se doveste perdere i segnali salite sempre fino a giungere alla croce che è in cima al roccione [3.7] sotto cui, dall’altra parte, verso valle c’è la grotta. Ora si deve proseguire 44


Borgo San Pietro ➜ Fiamignano

VALLE DEL SALTO.

La grotta di santa Filippa.

percorrendo la costa della collina che, ad anfiteatro, digrada verso Fiamignano. I segnali dalla croce in poi si fanno un po’ più chiari. Con la croce alle spalle camminare in costa scendendo fra i cespugli e ai limiti di un boschetto in cui si entra per poi proseguire in cresta per un breve tratto. Il sentiero ora scende correndo più chiaro lungo l’anfiteatro boscoso e mantenendo sempre la valle del Salto sulla destra. Sempre sulla nostra destra si distingue bene la torre dell’antico castello di Fiamignano sul poggio Poponesco, a cui siamo diretti. Il sentiero porta al bel fontanile di acqua buonissima, ottimo per una sosta con amplissima visuale [3.8]. Si sale per poco passando vicino a un piccolo deposito dell’acquedotto, per poi proseguire salendo sulla destra e immettendosi nel bosco. Dietro alcuni alberi ci sono le frecce Cai: seguire quella che punta in basso verso Fiamignano. Ogni tanto si incontrano anche segnali giallo-verdi con il numero 6 e sempre le nostre frecce gialle. Da questo primo boschetto il sentiero è ben segnato e scende costantemente uscendo in una bellissima prateria con cespugli. A un cancello [3.9], da richiudere, prendere la strada bianca che piega a destra e che diviene poi asfaltata, passando sotto i ruderi dell’antico, e un tempo imponente, castello; sulla destra troviamo la bella chiesina della Madonna del Poggio [3.10]. Giunti al termine della strada si sbuca in un parcheggio-piazzetta. Per andare al B&B, imboccare la strada principale svoltando a sinistra (a destra si entra in paese) e, percorsi 600 m, si giunge al bivio che porta al cimitero: ci sono dei segnali per Santa Lucia che si seguono passando di fianco al cimitero [3.11]. Proseguendo per 2 km ci si trova a un bivio con un bar dai colori vivaci, qui girare a sinistra sulla strada che congiunge la frazione di Sant’Agapito (nei pressi del bar) a quella 45

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Borgo San Pietro ➜ Fiamignano

VALLE DEL SALTO.

Il lago visto dall’alto.

di Corso dove c’è il B&B, a circa 1 km a destra della strada. Questi 4 km da FIAMIGNANO, per ora obbligati non essendoci altra accoglienza in paese, li risparmieremo nella tappa di domani che prosegue oltre il B&B in questa direzione. VARIANTE PER I CICLISTI. Due possibilità per i ciclisti da Borgo San Pietro:

1. Risalire a Petrella Salto e, arrivati alla piazzetta, andare a destra per la stradina che conduce al Colle della Sponga, dove c’è il monastero della santa Filippa Mareri. Da qui proseguire sulla stradina, via Fiamignano per Mareri, luogo natio della santa, e poi verso Mercato, per giungere infine a Fiamignano, per un totale di 13 km. 2. Da Borgo San Pietro seguire via Riccioni e al bivio andare a sinistra per via Altobelli, quindi all’incrocio andare a destra per via S. Gianchetti. Percorrerla per intero costeggiando anche la SS 578 per circa 1,5 km. Al bivio che si incontra andare a sinistra e immettersi sulla statale. Si prosegue per circa 2 km fino al bivio a sinistra per Collerosso. Si risale per la stradina con tornanti, lasciando a sinistra l’entrata per Collerosso e si prosegue in direzione del bivio per Mareri, che si raggiunge andando a sinistra, con una breve deviazione, oppure andando a destra direttamente per Mercato e poi Fiamignano. Per un totale di 10,5 km.

Da vedere Territorio del Cicolano  Per Cicolano si intende il territorio che comprende i quattro Comuni di Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano e Borgorose. Questa divisione risale al riordino amministrativo del Regno di Napoli di Gioacchino Murat nel 1811. 46


Borgo San Pietro ➜ Fiamignano

La gran parte del territorio è sopra i 600 m, con alcune montagne che superano i 2.000 m e ampi altopiani. Le prime citazioni sul Cicolano nei classici latini risalgono al V secolo a.C., ma si sono trovate tracce di insediamenti neolitici e mura in grosse pietre squadrate dell’epoca pelagica. Il cristianesimo si diffuse in epoca tarda in questa valle isolata e qui si ricorda santa Anatolia martirizzata durante le persecuzioni di Decio; questo era infatti un territorio popolato dai cristiani fuggiti da Roma. Successivamente, in epoca longobarda, la diffusione di un monachesimo eremitico fece nascere monasteri, romitori e pievi. Fu anche terra di scorrerie saracene che distrussero i monasteri e che portarono al necessario incastellamento nella parte più impervia della valle. La viabilità e i traffici, caduta in disuso la romana via Cecilia, si svilupparono sulla direttrice che collega Rieti al lago del Fucino. Alla fine del XII secolo il Cicolano uscì dall’influenza reatina e restò legato alla curia. Il territorio fu diviso fra i vari baroni locali, primi fra tutti la famiglia Mareri, padrona di numerosi castelli e di cui fa parte santa Filippa. Sotto il Regno di Napoli fino all’Unità d’Italia, fu terra di sollevazioni popolari che auspicavano il ritorno dei Borboni e che alimentavano il fenomeno del brigantaggio.

Lago del Salto  È il più grande lago artificiale del Lazio ed è stato

creato nel 1940 dallo sbarramento del fiume Salto e dalla conseguente sommersione di una parte del Cicolano. Le sue acque sono condivise con quelle del vicino lago del Turano, altro bacino idroelettrico, mediante un canale artificiale. La costruzione della diga (oltre 90 m, all’epoca la più alta d’Italia) portò all’allagamento di diversi paesi fra cui l’originario Borgo San Pietro e l’antico monastero di Santa Filippa.

Fiamignano  La storia di Fiamignano è strettamente legata alle vi-

cende del castello di Poggio Poponesco di cui rimane l’alta torre, accanto alla quale si passa prima di giungere in paese. Dal XIII al XVI secolo è un continuo di lotte e di passare di mano tra i Mareri e i vari casati che si sono susseguiti, fino al 1523, quando i Mareri lo vendettero al cardinale Pompeo Colonna, vescovo di Rieti. Successivamente passato ai Barberini, rimase ad essi fino al Settecento. Nel 1927 il Comune di Fiamignano passò dalla provincia dell’Aquila a quella di Rieti. Sui suoi altopiani ricchi di flora e di fauna si coltiva la lenticchia e in paese, in agosto, si tiene la sua fiera.

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Santa Filippa Mareri: la prima santa francescana Francesco passò di qui… dalla valle del Salto, forse diretto all’Aquila, e lasciò il segno. Filippa era allora baronessa di Mareri e signoreggiava sulla valle e oltre assieme al fratello, cavaliere di Federico II. Uno straccione si presentò alla porta del castello di Borgo San Pietro e lei, nonostante il fratello non volesse, lo accolse. L’incontro fu decisivo come era stato pochi anni prima per Chiara di Assisi: come lei, Filippa fuggì di casa abbandonando pretendenti e ricchezza e si nascose in una grotta assieme alla sorella e ad alcune servette che l’avevano seguita. La grotta, poco lontana dal castello ma quasi inaccessibile, in cima a una collina boscosa, divenne il loro primo piccolo monastero, e lì, miracolosamente, sgorgò l’acqua necessaria alla loro sopravvivenza, mentre il poco cibo era portato loro da un pastore. Queste donne coraggiose seguivano le prime norme di vita date da Francesco a Chiara - una regola del second’ordine non esisteva ancora -, e un giorno la piccola comunità ricevette la visita inaspettata del fratello di Filippa, Tommaso, che dopo tanto opporsi alla scelta della sorella e a seguito di una bruciante conversione, andava a offrir loro il castello come monastero. Il grande castello divenne così un monastero dove si praticava l’accoglienza, la cura dei malati, l’erboristeria, lo studio e la vita contemplativa. Filippa morì il 16 febbraio del 1236, 10 anni dopo Francesco e fu dichiarata santa nel 1247, sette anni prima del transito di Chiara. Ora il castello non esiste più, sommerso attorno al 1940 dal lago artificiale del Salto, ma un’abile opera di ingegneria salvò la cappella affrescata dove si conservano le ossa della santa e il suo cuore intatto. La cappella fu infatti smontata e ricostruita pezzo a pezzo più in alto, nell’attuale Borgo San Pietro e attorno ad essa, in tempi più recenti, fu costruito il convento delle suore francescane che a lei si ispirano.

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