La Via Francigena in Valle d’Aosta e Piemonte

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LA VIA FRANCIGENA

In Valle di Susa

San Marco A32 SS335dir

Pierremenaud

Gad Vazon

Gran Villard

Richardette

Clotes

Amazas

Soubras

Monte Cotolivier

Croce Faure

Pointe des Rochers Charniers

Monte Pessiol Tête

Jouvenceaux

Fenils

Cresta Nera

Sauze d’Oulx Claviere

Malafosse Alta

Malafosse Bassa

Monte Triplex

Solomiac

Mollieres

San Sicario

Colle Bercia Tachier

Monte Fraiteve

Roccia Rotonda

Champlas Seguin

Monte Crouzore

Sagna Longa

Roc la Luna

Dal Monginevro a oulx

LUNGHEZZA: 18,4 km

DISLIVELLO IN SALITA: 337 m

DISLIVELLO IN DISCESA: 1.025 m

DIFFICOLTÀ: impegnativa

Trasporti

Il Servizio ferroviario metropolitano di Torino, linea SFM3, assicura il collegamento con Oulx ogni ora circa, www.sfmtorino.it. Claviere si raggiunge da Oulx con gli Autobus Arriva, linea 285 Oulx-Cesana-Claviere-SestrierePinerolo, due corse lun-ven (una sab e festivi) da giugno a settembre, quattro corse lun-sab (una dom e festivi) da settembre ai primi di giugno; fermata in via Nazionale, poco prima della chiesa, arriva.it.

Servizi

Bar, ristoranti e altri esercizi commerciali a Claviere, Cesana Torinese e Oulx.

Ufficio turismo Claviere, via Nazionale 30, tel. 0122-87.88.56, info.claviere@ turismotorino.org.

Ufficio turismo Cesana Torinese, piazza Vittorio Amedeo 3, tel. 0122-89.202, info.cesana@turismotorino.org.

Iat Oulx, piazza Garambois 2, tel. 0122-83.23.69 / 371-49.76.773.

ospitalità

CLAVIERE: Casa per ferie Chalet della Luna, via Nazionale 31, tel. 335-54.57.584, casalpina@libero.it, 130 posti, 79-89 € doppia con colazione, aperto dicembreaprile e luglio-agosto. Altra ricettività alberghiera di vari livelli in paese.

OULX: B&B Alba serena, corso Torino 69 C, tel. 338-94.62.568, info@albaserena.it, www.albaserena.it, 6 posti, 102-125 € doppia.

Al Passo del Monginevro, noto in epoca romana come Mons Matrona, giungeva la via Domizia, diretta al sud della gallia e alla penisola iberica. Comincia ai piedi del valico, in territorio francese, il cammino lungo la rotta che i pellegrini seguivano tra i due poli di Santiago de Compostela e roma. Protagonisti della tappa il monte Chaberton, che domina Claviere, e la natura esuberante delle Alpi.

Da via Nazionale, che attraversa Claviere (m 1.790) e che prosegue verso il Passo del Monginevro come SS 24, si scende a sinistra della parrocchiale della Visitazione di Maria Santissima, ricostruita nel secondo dopoguerra, come tutto il paese, distrutto dai francesi durante gli eventi

bellici (all’interno la statua della Vergine “mitragliata”, con i fori delle pallottole). La strada Valle Gimont scende e passa la Piccola Dora. Poco oltre il ponte si va a sinistra sulla campestre di servizio alle piste, che porta al punto d’arrivo del primo ponte tibetano sulle gorge di San Gervasio [1.1]. Si imbocca il sentiero 630 che scende a svoltine nell’orrido, e prosegue lungo il torrente sul percorso attrezzato, passando più volte sulla sponda opposta grazie a piccoli ponti. In caso di chiusura del sentiero attrezzato, l’alternativa si trova proseguendo dal centro del paese fino alla rotonda, e imboccando a destra il sentiero indicato per le gorge e il ponte tibetano. Oltre la cappella di San Gervasio, moderna ma documentata dall’XI secolo, inizia la discesa a tornanti sul ripido versante occidentale della gola, giungendo a uno degli accessi del ponte tibetano. A un’altezza che varia dai 30 ai 90 m, altri due ponti tibetani attraversano la gorgia. Il cammino termina a un’area sosta lungo la SS 24 [1.2]. Il percorso si tiene su un esile sentiero parallelo alla statale, che poi sale più evidente e scende alla statale dove si diparte la sterrata per Sagna Longa, che porta all’arrivo dell’impianto di risalita della pista omonima. Da qui si va a sinistra sulla carrareccia che scende e passa accanto a un altro impianto. Dopo poco più di 100 m, si imbocca a sinistra il sentiero che scende lungo una linea elettrica: attenzione perché la traccia si perde nel prato, e bisogna piegare a destra per intercettare un disagevole sentiero [1.3] che scende lungo una fila di alberi e si immette su una carrareccia. Si prosegue a sinistra, costeggiando alcuni campi da tennis, ormai alle prime case di CESANA TORINESE (m 1.354). A una cabina elettrica si va a destra sulla sterrata e subito a sinistra sul sentiero che scende alla chiesa di Sant’Antonio [1.4]. Da qui si imbocca via Roma che attraversa il centro di Cesana. Passato il ponte sul torrente Ripa, alla rotonda si prende la terza uscita, via Carlo Alliaud, e si prosegue dritto su via Augusto Plancia, che si immette sulla SS 24. Si attraversa la statale, per scendere sull’argine a ridosso della massicciata della strada che, più avanti, si allarga in un vasto terrapieno. Tenendo la destra, si attraversa un gerbido (possibile erba alta) per scendere nella pineta dove si trova il parco avventura Chaberton. Seguendo la pista che attraversa l’area, dal centro accoglienza (bar) si ritorna alla statale [1.5], di fronte alla strada di accesso alla frazione di Mollieres. Si sale fino all’ultima casa, oltre la quale una campestre sale tra i prati, poi nel bosco. Si arriva così alla frazione Solomiac [1.6]. Proseguendo dritto, dopo un centinaio di metri, a un tornante della strada sterrata di accesso, si diparte una carrareccia che si segue per poco meno di 4 km e che si tiene dapprima a mezzacosta, poi scende e si avvicina alla SS 24, per poi subito risalire e arrivare al rio Nero, che occorre guadare per passare sull’altro lato. Qualora il guado risultasse difficile, o addirittura impossibile in caso di forti piogge o all’inizio dell’estate, si suggerisce un percorso alternativo: ritornando sui propri passi per circa 150 m si trova un accesso alla SS 24. Il percorso più sicuro prevede l’attraversamento della statale, facendo molta attenzione, per imboccare l’accesso all’area di parcheggio in corrispondenza del bivio per Amazas, che riporta poco più avanti alla statale. Si segue quindi la strada per altri 200 m, sempre con

la massima attenzione, fino a imboccare, tornati sul lato opposto, la pista forestale che sale a destra e che si ricollega al percorso poco oltre il guado. Superato il rio, procedendo dritto per un centinaio scarso di metri, sulla destra della strada sterrata di accesso si prende una pista inerbita, scarsamente visibile ma indicata da tabella, che si tiene a mezza costa, poi scende ripidamente, su sentiero sconnesso e disagevole, avvicinandosi alla statale. Poco oltre, si guada il rio Nero [1.7] per intercettare una pista forestale che si segue a destra. Dopo circa 2 km, la pista si immette sulla strada che in breve porta a San Marco [1.8]. Si attraversa la borgata, per poi imboccare a sinistra la pista sterrata che scende di fronte alla parrocchiale di Santa Maria Assunta. Ormai a OULX (m 1.080), si segue la via Des Ambrois, che attraversa il Borgo Alto, poi la via Roma, spina centrale del Borgo Basso, dove si conclude questa prima tappa.

Da vedere

Cesana Torinese È ricordata negli itinerari romani come stazione di posta lungo la via per il passo. La parrocchiale di San Giovanni Battista conserva le forme romaniche del XII secolo nelle absidi, nella torre campanaria e nella facciata, con portale cinquecentesco.

oulx Le vie Roma, Vittorio Emanuele II e Des Ambrois attraversano il Borgo Basso e il Borgo Alto, e ricalcano la Strada Antica di Francia, percorsa da pellegrini ma soprattutto da eserciti stranieri, durante le guerre tra Francia e Spagna nel XVI secolo. Lungo la strada sorgono belle case tardomedievali tra cui, nel Borgo Alto, la Casa delle Meridiane e la Casa Ambrosiani o del Capitano La Cazette, nel Borgo Basso. Discosta dall’abitato, sorge la merlata Torre Delfinale, del XIV secolo.

C l AVI ere . Il ponte tibetano sulle gorge di San Gervasio.

Trucco

Tuas Venezia

Trinità Ronelle Cugno

San Giuseppe

Villaretto

Grangia Prapiano

Roche Michel

Sant’Antonio

Santa Maria

Bar Cenisio Grange Freita

San Pancrazio Alpe Lamet

Plaine de Saint-Nicolas

du Lamet

Pointe de la Haie

Pointe du Chapeau

Pointe de Ronce

Pointe des Pignes

Dal Moncenisio a Susa

LUNGHEZZA: 24,3 km

DISLIVELLO IN SALITA: 120 m

DISLIVELLO IN DISCESA: 1.707 m

DIFFICOLTÀ: impegnativa

Trasporti

Il Servizio ferroviario metropolitano di Torino, linea SFM3, assicura il collegamento con Susa ogni ora circa, www.sfmtorino.it. Nessun mezzo pubblico arriva al colle del Moncenisio. Fino a Novalesa, con fermata intermedia a Venaus (SP 210 incrocio via Mompantero, lungo il percorso), fanno servizio gli Autobus Arriva, linea 286 Susa FS-Bussoleno-Villarfocchiardo (prolungamento Susa-Novalesa), varie corse nei giorni feriali, arriva.it. L’Autonoleggio Orsola effettua il servizio da Bussoleno o Susa al colle del Moncenisio, tel. 0122-64.17.55.

Servizi

Bar e ristoranti a Plan des Fontainettes, Grand Croix, Moncenisio, Novalesa; tutti i servizi a Venaus e Susa. Ufficio turismo Susa, corso Inghilterra 39, tel. 0122-62.24.47, info.susa@turismotorino.org.

ospitalità

MONT CENIS: Hotel Restaurant Gran Scala, loc. Grand Croix, tel. +33-(0)4-79.05.91.15 / 338-35.28.375, hotelgranscala@gmail.com, hotelgranscala.com, 15 posti in dormitorio e 20 in camere, 18-40 € senza colazione, possibile cenare, aperto maggio-ottobre.

MONCENISIO: B&B La Meridiana, ruà Trento 10, tel. 335-56.01.894, info@bedandbreakfastlameridiana.com, bedandbreakfastlameridiana.com.

SUSA: Affittacamere Al Ratin, via Montegrappa 1, tel. 328-60.16.178, dortas90@hotmail.com, 3 posti, 49-58 € la camera, aperto maggio-ottobre.

B&B Rocciamelone, via Agnes 21 (1,5 km dopo l’arrivo, a 300 m dal percorso della tappa 2), tel. 392-58.63.805, info@ bbrocciamelone.it, www.bbrocciamelone.it, 6 posti, 40 € singola, 70 € doppia, 100 € tripla, aperto aprile-ottobre, lavatrice. Agriturismo San Giuliano, borgata Chiodo 37 (3,6 km dopo l’arrivo, lungo il percorso della tappa successiva), tel. 345-39.69.455, info@agricolasangiuliano.it, www.agricolasangiuliano.it, 21 posti, 35-60 € con colazione, possibile cenare, lavatrice, apertura annuale.

un esordio in alta quota, oltre i 2.000 metri, rende speciale il cammino nella val Cenischia, tributaria della Valle di Susa, ma tra i più importanti accessi alla Penisola dal nord europa.

ABBAZIA DELLA NOVALESA VENAUS

non è un caso che le testimonianze del passato siano così numerose, dalla medievale abbazia della novalesa al centro storico monumentale di Susa. Il cammino, quasi tutto in discesa, è impegnativo, soprattutto dopo novalesa.

La Via Francigena in Italia ha storicamente inizio al COLLE DEL MONCENISIO (m 2.083), a Plan des Fontainettes (raggiungibile con servizio di autonoleggio), dove si trovava l’antico ospizio che fungeva da punto di ristoro per i viandanti, poi sommerso dalla costruzione del diga che creò l’attuale lago del Moncenisio. Da qui si segue, per 1,8 km, la strada D 1006, per poi andare a destra [1M.1] sulla pista interdetta alle auto che scende ai piedi della diga, tra prati popolati da marmotte. Non ci sono segnavia in questo tratto, in cui si intersecano numerose sterrate di servizio agli alpeggi. A un primo bivio si va a sinistra, quindi ancora a sinistra. Al bivio a T di nuovo a sinistra, per svoltare subito a destra, sulla sterrata che scende a tornanti, tenendo sempre la destra alle varie piste che se ne distaccano. Percorsi 1,7 km, si piega a sinistra in vista della Grand Croix, frazione abbandonata dopo la costruzione della diga nel 1968, quindi ci si immette nuovamente sulla D 1006. Andando a sinistra, dopo 100 m si trova l’hotel; andando a destra si imbocca l’impressionante sequenza di tornanti della Gran Scala, facendo attenzione ai numerosi motociclisti.

Oltrepassato un tunnel paravalanghe, che è quanto resta della ferrovia Susa-Bourg-Saint-Michel, attiva tra il 1868 e il 1872, si entra in territorio italiano, proseguendo sulla carrozzabile che ora prende il nome di SS 25 del Moncenisio. Giunti alla Regia Casa di Ricovero n. IV si imbocca a sinistra la Strada Reale [1M.2], la storica mulattiera che dal borgo di MONCENISIO (m 1.460) saliva al colle. Da qui il percorso è ben segnato come Via Francigena e con il tau del Chemin d’Assise. Giunti in vista del paese, poco oltre la chiesa campestre di Santa Barbara, la mulattiera si immette su una strada asfaltata e si va a sinistra, attraversando poi l’abitato sulla ruà Trieste. Poco oltre il Municipio si va a sinistra sulla via IV Novembre, quindi a sinistra sulla strada comunale per Novalesa, indicata come Chemin de Novalaise. Superata la chiesa di Sant’Antonio da Padova, si imbocca a sinistra il sentiero [1M.3]: è ancora la Strada Reale, che si immette sulla strada comunale asfaltata, su cui si prosegue verso la val Cenischia, perdendo quota lungo gli stretti tornanti, con possibilità di tagli, tutti ben segnalati (indicazioni per Novalesa, Venaus Mompantero), salvo il primo, all’altezza del cartello che indica il confine del comune di Novalesa, dove si imbocca a sinistra una pista inerbita scarsamente visibile. Poco prima del ponte sul torrente Cenischia, si prende a destra il sentiero che scende a svoltine [1M.4], incrocia nuovamente la strada e prosegue immettendosi poco oltre su una strada asfaltata che porta al ponte sul Cenischia. Al bivio si svolta a destra, tra le prime case di NOVALESA (m 828). Alla cappella di San Sebastiano si imbocca a sinistra via Maestra, che attraversa tutto il paese. Poi si piega a destra su via Susa, fino al ponte pedonale sul Cenischia [1M.5]. Qui, a sinistra della strada, si

trova la fermata del bus per Susa, per chi vuole evitare il tratto impervio dopo l’abbazia. Il bus ferma ancora lungo il percorso, a Venaus.

Oltre il ponte si prende la strada asfaltata per l’ABBAZIA DELLA NOVALESA . Attenzione: in questo punto la segnaletica ufficiale manda sulla SP 210, dove comunque è sconsigliabile camminare. Defilata a sinistra della strada appare la solitaria cappella di Santa Maria Maddalena, nel punto oltre il quale le donne non potevano proseguire. La piccola chiesa romanica è visitabile in autonomia grazie alla app Chiese a Porte Aperte: all’interno due affreschi del XV secolo.

Oltre il complesso si prosegue sulla mulattiera lungo il muro di cinta [1M.6], passando un cancello con il divieto di accesso. La mulattiera si tiene a mezzacosta, per poi restringersi in un sentiero, segnato da vecchie bande biancorosse (581), che scende a svoltine su detrito, a tratti scarsamente visibile e molto accidentato. Raggiunto il fondovalle, il sentiero si immette su una pista che si segue a destra. Di recente è stato individuato un percorso alternativo e più breve (581D), che scende ripido all’inizio, poi più gradualmente, che si stacca dal tracciato principale circa 200 m dopo l’abbazia, appena oltre il rio Eldrado: con un percorso in diagonale in mezzacosta nel bosco attraversa il ripido versante superando alcune zone rocciose per portarsi nuovamente sul tracciato descritto sopra in poco meno di 1 km. Entrambi i sentieri, 581 e 581D, sono comunque classificati EE, adatti quindi a escursionisti esperti (chi non se la sentisse di affrontarli dopo la visita all’abbazia può tornare a [1M.5] e prendere il bus). La lunga discesa nel bosco porta alle case di borgata Parore, dove si ritrova l’asfalto e la segnaletica si dirada. Allo stop a destra, costeggiando il bacino della centrale idroelettrica di Venaus, quindi a destra al bivio per frazione Molino. Al primo incrocio si prende a sinistra e allo stop sulla SP 210 si sta a destra, per imboccare subito la via Antica Reale che attra-

no VA le SA. L’abbazia benedettina risale agli inizi dell’VIII secolo.

versa tutto il paese come via Roma, più avanti. Alla frazione Braida, al bivio si sta a sinistra della cappelletta [1M.7]. Si attraversa la SP 210 (dove, a sinistra si trova la fermata del bus per Susa Fs, proveniente da Novalesa) e si imbocca via Mompantero che, poco più avanti, passa il Cenischia. Si procede sempre dritto per poco meno di 1 km, fino alla chiesa di San Giuseppe, dove allo stop si va a destra. La strada passa nuovamente il Cenischia e si immette sulla SP 210 (via Novalesa), che si segue in direzione Susa per 500 m, in sicurezza grazie a un marciapiede realizzato nell’estate 2024. Oltre il sottopasso dell’autostrada del Frejus, la provinciale si immette sulla SS 25, e si continua a sinistra per Susa. Percorsi 100 m, si va a destra su via Pradonio, svoltando subito a sinistra su via Giaglione che scende e si immette nuovamente sulla SS 25. Si prosegue a destra per un breve tratto, imboccando a sinistra la via Montenero [1M.8], che sottopassa la statale, ormai nel centro storico di Susa (m 506). Oltrepassato l’arco di Carlo Emanuele IV, la via si immette su piazza Savoia, in vista della cattedrale di San Giusto e di porta Savoia, dove il percorso si congiunge con quello proveniente dal colle del Monginevro.

Da vedere

Colle del Moncenisio Nel Medioevo fu il valico più importante tra la Valle di Susa e la Moriana, rimanendo a lungo sotto il diretto controllo dei Savoia. Dal IX secolo è testimoniata anche l’esistenza di un ospitale, gestito dai canonici regolari della prevostura di Santa Maria di Moncenisio. Fu attivo fino all’inizio del XIX secolo, quando, con la costruzione della strada, il vecchio edificio fu sostituito da un nuovo ospizio voluto da Napoleone Bonaparte. Dal 1947 il passo è interamente in territorio francese. Gli eventi bellici della Seconda guerra mondiale e poi la costruzione dell’invaso nel 1968 hanno cancellato ogni traccia di queste fondazioni. Al passo e sui rilievi circostanti rimangono vari forti, sia francesi sia italiani, tra cui quello di Varisello, e le opere militari del Vallo Alpino costruite negli anni Trenta del XX secolo.

Moncenisio Il minuscolo centro si sviluppò nel Medioevo per lo sfruttamento delle miniere di ferro, poi crebbe come stazione di posta e accoglienza lungo la Strada Reale. Le case alpine tipiche dell’Alta Savoia conservano belle meridiane e moderni murales. Nei locali dell’ex dopolavoro dei doganieri è allestito l’Ecomuseo Le Terre al Confine, che illustra la vita e il lavoro del montanaro, con particolare attenzione a quello dei marrons, i portatori e guide che accompagnavano i viaggiatori al passo.

novalesa L’abbazia benedettina fu fondata nel 726 da Abbone, appartenente a una famiglia dell’aristocrazia carolingia, come presidio ai margini dei domini dei franchi. Dedicata ai Santi Pietro e Andrea, il periodo di maggiore fioritura spirituale si deve alla presenza di sant’Eldrado, che vi giunse come pellegrino, proveniente da Santiago de Compostela. Fu abate dall’820 all’845. Nel 906 i monaci lasciarono l’abbazia a causa delle

incursioni saracene, fondando a Torino il santuario della Consolata. Ritornarono in seguito in val Cenischia, e l’abbazia ospitò monaci benedettini, cistercensi e trappisti. Oggi appartiene alla Provincia di Torino, e la sua custodia è affidata dal 1973 all’ordine dei monaci benedettini sublacensi. Nell’antico refettorio è visitabile il museo Diocesano, con reperti archeologici dall’epoca tardo romana alla fine del Medioevo. Una sezione è dedicata al restauro del libro, attività praticata nel laboratorio dell’abbazia. Nel 2024 è stata allestita all’esterno del complesso una nuova installazione del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto; la riconfigurazione del segno matematico dell’infinito è stata realizzata con frammenti costruttivi residui conservati nel sito. Tra le cappelle, imperdibile la visita a Sant’Eldrado, dalle semplici forme romaniche (X secolo): all’interno gli affreschi dell’XI-XII secolo narrano la vita del Santo.

Se l’abbazia era defilata rispetto alla Strada Reale, il paese di Novalesa sorse proprio a servizio dei viandanti. Lungo la via Maestra si trovano belle case alpine decorate da stemmi e meridiane, come la casa degli Affreschi, una locanda medievale che conserva decorazioni murarie originali e graffiti lasciati dagli avventori. Nella parrocchiale di Santo Stefano si conserva l’urna con i resti di sant’Eldrado e opere provenienti dall’ospizio del Moncenisio e dall’abbazia della Novalesa, tra cui il polittico della Natività, opera della bottega di Antoine de Lohny (XVI secolo). Si visita inoltre il piccolo museo Etnografico di Vita Montana.

Susa All’imbocco della valle Cenischia verso il Moncenisio e sulla strada per il Monginevro, Susa è dall’antichità luogo strategico per il controllo dei due valichi. Conserva monumenti di epoca imperiale: l’arco di Augusto (I secolo a.C.) e l’anfiteatro del II secolo d.C. Rimangono inoltre resti delle mura e delle terme. Susa fu un centro importante anche in epoca medievale: occupata dai saraceni per circa cinquant’anni, quindi liberata dai signori di Torino. Adelaide di Susa, andata in sposa nel 1046 a Oddone di Savoia, portò in dote la marca di Torino e buona parte del Piemonte ai conti di Savoia e Moriana. Il castello della contessa Adelaide (XI secolo) è oggi sede del museo Civico e del Centro di interpretazione del territorio della Valle di Susa. Il duomo dei Santi Giusto e Mauro, dell’XI secolo ma in parte rifatto nel XIV, è in stile romanico-gotico e conserva, in esterno, affreschi romanici e del XV secolo (Ingresso di Gesù a Gerusalemme su uno dei portali laterali). La chiesa fu costruita su parte delle mura della cinta romana, non lontano dalla porta Savoia, attraverso cui si entrava nel foro (oggi parco di Augusto, con notevoli memorie della Susa romana). A est dell’abitato si trova il Borgo dei Nobili, quartiere medievale costruito fuori dalla cinta delle mura dai nobili savoiardi al seguito della corte, trasferita da Chambéry a Susa. Nell’edificio adiacente la chiesa della Madonna del Ponte ha sede il museo Diocesano di Arte Sacra, con opere provenienti dalla cattedrale di San Giusto e dalla chiesa della Madonna del Ponte, oltre che da cappelle e chiese di tutta la valle. Le opere coprono un arco temporale di oltre mille anni, testimoniando l’intreccio di relazioni con l’area padana a est, e con i paesi a nord delle Alpi.

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