IL PERCORSO
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Da Lucca ad Altopascio
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ALTOPASCIO
BADIA POZZEVERI
PORCARI
LUCCA
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CAPANNORI
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0m 0 km
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18,5 km 20 m DISLIVELLO IN DISCESA: 20 m DIFFICOLTÀ: facile
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LUNGHEZZA:
lagemmadielena.it.
DISLIVELLO IN SALITA:
LOC. LUNATA - PICCIORANA:
Mezzi pubblici Stazioni Fs a Lucca, Capannori, Porcari, Altopascio, linea Viareggio-Firenze; autobus Vaibus linea E8 Lucca-Capannori-Altopascio, fermate ad Antraccoli, Capannori, Porcari, Badia Pozzeveri, Altopascio. Corse frequenti tutto il giorno, www.lucca.cttnord.it.
Servizi Bar e negozi a Capannori, Porcari e Altopascio, dove si trovano anche ristoranti.
Dove dormire comunale San Frediano, via della Cavallerizza 12, www.ostellolucca.it. L’ostello è attualmente chiuso, e non è dato sapere quando verrà riaperto. Affittacamere L’arancio, via Romana 57/59, poco fuori dal centro storico, sul cammino, tel. 0583-41.49.45, info@aranciolucca.it, www.aranciolucca.it, 18 posti, 30 € singola con bagno condiviso, doppia 39 €, doppia con bagno 59 €, aperto tutto l’anno. B&B La Gemma di Elena, via della Zecca 13, centro storico, tel. 0583-49.66.65, 320-23.46.331, 7 posti, 25 €, apertura annuale, lagemma@interfree.it, www. LUCCA: Ostello
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2,5 km dopo Lucca, a 1 km dal cammino, Casa Anita, ospitalità in casa privata, via di Tempagnano 1775/e, tel. 339-41.48.235, arrighianita@ libero.it, una camera matrimoniale, 20 €. CAPANNORI: Ostello La Salana, via del Popolo 180/182, tel. 339-72.37.912 / 0583-41.42.92, info@ostellolasana.it, www. ostellolasalana.it, 24 posti, 15 € con colazione, servizio di ristorazione, 10 € menu pellegrino; lavanderia (5 €), trasporto bagagli, apertura annuale. ALTOPASCIO: Hostel Badia, loc. Badia Pozzéveri, via della Chiesa 1, tel. 058318.08.194, 335-70.25.335, info@ iniziativaturistica.org, www.iniziativaturistica. org, 20 € con colazione, servizio di ristorazione, 10 € menu pellegrino; apertura annuale. Magione dei cavalieri del Tau, piazza Ricasoli 32, uff. comunale, tel. 0583-21-6280 / 366-57.08.802, turismo@comune. altopascio.lu.it, 11 posti (arrivare entro le 18), a offerta, apertura annuale. FRAZ. SPIANATE: A 2,4 km dal percorso, da Villa Campanile, Affittacamere Da Beppe, via Seghetti 2, tel. 346-94.54.158, affittacamerebeppe@gmail.com, www. beppeaffittacamere.it, 3 posti, 20 € senza colazione, apertura annuale. Bici a disposizione. Servizi a Spianate, a 1,3 km.
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A sud di Lucca, sulla piana del Serchio, una vasta zona industriale e commerciale rende il cammino meno interessante, ma tutto sommato facile e in sicurezza. Il percorso insiste sulla viabilità minore trascurata dal traffico, con qualche tratto di natura intorno a Badia Pozzéveri. Dove oggi sorgono capannoni, nel Medioevo le paludi erano un ostacolo non indifferente al cammino. Sui prati ottenuti con le bonifiche tra Settecento e Ottocento, non è raro l’incontro con qualche pastore e le sue pecore.
Si parte da piazza San Michele, seguendo via Roma che punta a est, poi diviene via Santa Croce. La via ricalca fedelmente il decumano della città romana. Si passa oltre la Porta di San Gervasio, medievale, ma che coincide con il perimetro delle mura romane. Poco oltre, a destra, sullo slargo, si trova la bella chiesa romanica di Santa Maria Forisportam, che ancora in epoca medievale rimaneva, come suggerisce il nome, fuori dall’abitato. Quindi con via Elisa si prosegue dritto fino alla porta omonima, che si apre nella cerchia di mura estensi. Attraversato viale Marconi, si va dritto su viale Cadorna, poi a sinistra su via di Tiglio [1.1-km 1,3], quindi a destra su via Romana (trafficata, ma basta stare sempre sul marciapiede), che si segue per 1,4 km, fino a una cappelletta gotica [1.2-km 2,9], dove si va a destra su via Paladini. La via è tranquilla e attraversa una zona rurale. Poco oltre, allo stop si va dritto: la strada si immette su via Vecchia Romana e si tiene parallela alla viabilità più recente. Si attraversa l’abitato di Antràccoli, dove si
L’icona del Volto Santo Nella navata di sinistra della cattedrale di San Martino si trova, all’interno dello splendido tempietto rinascimentale opera di Matteo Civitali (XV secolo), il crocifisso ligneo del Volto Santo, icona celebrata e venerata in tutta l’Europa medievale e forte attrattiva per tutti i pellegrini di ieri e di oggi. La leggenda, narrata in un manoscritto lucchese del XII secolo attribuisce il grande crocifisso a Nicodemo. Sarebbe giunto sulla costa toscana, a Luni, il Venerdì Santo del 782, a bordo di una nave senza equipaggio, che solo all’arrivo del vescovo di Lucca fu possibile trarre a riva. Ne nacque anche un contenzioso, tra Luni e Lucca, su chi dovesse conservare la reliquia. Alla fine della disputa a Luni spettò l’ampolla del Preziosissimo Sangue, celata all’interno del crocifisso, e oggi patrimonio della cattedrale di Sarzana. Lucca invece tenne il Volto Santo e per dargli una degna sede, fu costruita la cattedrale. Nel 2020 alcuni frammenti di legno e di tela sono stati sottoposti ad analisi diagnostiche con il metodo del carbonio 14: l’esito ha rivelato che il crocifisso risale a un periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’VIII e i primi del IX secolo, contrariamente a quanto si pensava. Il Volto Santo infatti era ritenuto una copia del XII secolo di una precedente opera, andata perduta; con il nuovo studio, si qualifica quindi come uno dei più antichi crocifissi lignei dell’Occidente. Sulla sua provenienza, gli studiosi hanno opinioni contrastanti. Ritenuto un tempo di fattura orientale, oggi lo si considera un manufatto di origine occidentale. Alto quasi 2,50 metri, mostra il Cristo vestito da una lunga tunica.
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LUCCA.
Il labirinto di San Martino.
trova la chiesa di San Michele, di antica fondazione, quindi si attraversa la strada provinciale della Madonnina e si prosegue dritto su via dell’Immagine Farnocchia [1.3-km 5,5], che sbocca sulla SP 23. La si attraversa per incontrare sul lato opposto la prosecuzione che porta a un bivio dove si trova la cappelletta dell’Immagine Farnocchia. Si procede dritto (670 m) fino al quadrivio, dove si va a sinistra (pista ciclabile); poco oltre, al bivio a T, la via si immette su unastrada più importante, che si segue a sinistra ormai in vista del campanile merlato di CAPANNORI [1.4-km 6,6]. All’incrocio si trova la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta. Visitata la chiesa, si segue la via Romana, che la costeggia, per circa 100 m, per prendere a sinistra la pista ciclopedonale. Poco oltre, si piega a sinistra per attraversare un parcheggio, e per portarsi sulla via del Popolo, su cui si va a destra. Poco dopo si ritrova la pista ciclopedonale che si segue a destra, quindi ancora a destra allo stop su via Colombini. Percorsi 500 m, si prende a sinistra via del Fontana e ancora a sinistra al bivio successivo. Alla fine della strada, al bivio a T, si va a destra (via Pieraccini) fino a immettersi sulla più trafficata SP 61 [1.5-km 9,3]. Facendo molta attenzione si va a sinistra, poi subito a destra sulla strada che attraversa l’area industriale, proseguendo sempre dritto, in direzione est, fino alla rotonda, dove si va a destra su via Ciarpi. Quindi, 1 km più avanti, ancora a destra su via Pacconi. Alla fine della via si va a sinistra su via Romana, proveniente direttamente da Capannori, poi a destra su via Roma, scorgendo già su un poggio la facciata e il campanile della chiesa di PORCARI [1.6-km 12,1]. Si prosegue su via Roma, si va dritto al semaforo fino a località Turchetto (2,1 km dal centro di Porcari, attenzione al traffico) [1.7-km 14,2], dove si prende a destra la sterrata via Serchio. Si incrocia la trafficata SP 61, la si attraversa e si imbocca sul lato opposto via Pistoresi-Tappo27
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PORCARI.
Gregge di pecore di razza Massese al pascolo.
Turchetto. Si segue questa via fino a trovare a destra, 300 m più avanti, la campestre che si inoltra tra i campi e nel bosco. Si esce dal bosco costeggiando il muro del cimitero, per sbucare sul piazzale dove affaccia la BADIA DI POZZÉVERI [1.8-km 15,5]. Si imbocca la strada di accesso al complesso cimiteriale, alle spalle della chiesa e, allo stop, si prosegue dritto su via Catalani. Alla fine della via si va a destra su via Francesca Romea per ALTOPASCIO, di cui si vede l’alta torre campanaria dell’ospitale e della chiesa di San Jacopo. Passata la ferrovia, il sottopasso dell’autostrada e la provinciale bientinese, si entra a sinistra nel complesso dell’antico ospitale dei Cavalieri del Tau (km 18,5).
Da vedere Lucca Lucca è una delle più belle città d’arte della Toscana e fu la
XXVI mansio sul percorso di Sigerico, uno dei luoghi dove l’arcivescovo di Canterbury fece tappa nel suo viaggio di ritorno da Roma. Lucca è erede della romana Luca, di cui conserva l’impianto e cospicue memorie. La visita può avere inizio dalla CATTEDRALE DI SAN MARTINO, in posizione decentrata lungo le mura e a pochi passi dalla stazione ferroviaria. Secondo la tradizione la chiesa fu fondata da san Frediano nel VI secolo, ma fu ricostruita nelle forme attuali nel XII. La facciata è un capolavoro del romanico, riccamente decorata da tre ordini di loggette, con colonnine delle più varie fogge. Sotto il portico, sul pilastro di destra, si trova il labirinto, allegoria del pellegrinaggio e del nostro cammino nella vita. All’interno della cattedrale – dove si può anche timbrare la credenziale – si ammirano varie opere d’arte e il Volto Santo, il crocifisso ligneo oggetto di speciale venerazione da 28
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parte dei lucchesi e prima ancora dei pellegrini romei nel Medioevo. L’opera più nota, conservata nella sagrestia, è il monumento funebre di Ilaria del Carretto, sposa di Paolo Guinigi, signore della città, morta prematuramente. Opera di Jacopo della Quercia (1408), è tra le più rappresentative della scultura italiana. Nello stesso ambiente si trova un altro capolavoro, la Madonna con Bambino di Domenico Ghirlandaio. In controfacciata è collocata la statua originale di San Martino a cavallo e il mendico (quella sulla facciata è una copia), capolavoro di artista lombardo-lucchese dei primi anni del Duecento. Sull’altro lato della piazza si trova la chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, al cui interno si sviluppa un’area archeologica che illustra le stratificazioni dal II secolo a. C. alla basilica paleocristiana del V. La visita prosegue verso piazza Napoleone e da qui su via Burlamacchi fino alla chiesa di SAN MICHELE, nell’area del foro romano. La splendida facciata romanica fu restaurata nel XIX secolo con i criteri del tempo: tra i busti che ornano le loggette non sarà difficile identificare personaggi significativi del Risorgimento: Cavour, Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi. All’interno, nel transetto, da non perdere la tavola raffigurante i Santi Girolamo, Sebastiano, Rocco ed Elena, di Filippino Lippi. Dalla piazza, lungo via Roma troviamo già i segnavia biancorossi del percorso: siamo infatti sul decumano della città romana, che incrocia poco più avanti via Fillungo, il cardo. Seguiamo questa strada, sempre affollata per le sue vetrine, fino allo slargo da cui si accede all’ANFITEATRO. Sui resti della struttura romana del II secolo a.C. nel Medioevo sorsero le abitazioni affacciate sulla piazza ellittica, già sede del mercato alimentare nel XIX secolo. Dallo stesso slargo si scorge anche, sul lato opposto, la facciata romanica di SAN FREDIANO, ornata da un bellissimo mosaico raffigurante l’Ascensione (XIII sec.). All’interno, una fontana lustrale del XII secolo.
Il farro di Garfagnana Il piatto più noto della cucina di Lucchesia era certamente apprezzato anche dai pellegrini medievali. Una zuppa a base di farro e legumi veniva di sicuro servita dai pentoloni comunitari degli ospitali, così come oggi viene imbandita al turista, nella sua versione alleggerita e ingentilita. Questo cereale vanta il primato dell’antichità, essendo coltivato almeno dal VII millennio a.C., inizialmente nella mezzaluna fertile, e da lì in tutto il bacino del Mediterraneo. I romani ne fecero la base della dieta di tutti i giorni, come ingrediente principale nelle zuppe e nelle focacce. Nei terreni collinari della Garfagnana non si è mai smesso di coltivarlo, fino al secondo dopoguerra quando, con la diffusione di cereali con maggiore produttività, ha rischiato, se non l’estinzione, almeno l’impoverimento genetico. Grazie a un programma di recupero della Regione Toscana, alla nascita di un consorzio di produttori e al marchio europeo Igp, ora questo cereale è tornato a essere protagonista della cucina locale. Non resta che assaggiare la salutare e nutriente zuppa, a base di chicchi di farro, fagioli o lenticchie, oltre ai classici ortaggi che danno sapore, un filo d’olio toscano e una grattata di pepe.
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BADIA DI POZZÉVERI. La chiesa si trova poco prima dell’arrivo ad Altopascio.
Percorrendo il dedalo di strade medievali che si dipartono dal perimetro esterno dell’anfiteatro, dove sono ben visibili i resti romani, con via delle Chiavi d’Oro, si punta verso le CASE GUINIGI, con l’alta torre coronata di lecci. La salita alla torre è consigliabile per lo straordinario paesaggio a 360 gradi sulla città.
Capannori La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, documentata dal
786, più volte distrutta e ricostruita, conserva la facciata in stile romanico del XII secolo e il campanile con merlatura ghibellina tipica delle chiese lucchesi.
Porcari In epoca medievale il borgo fu molto importante e dotato
di un castello di cui restano solo alcuni ruderi. Sigerico lo ricorda (Forcri) come XXV submansio: non esisteva ancora, infatti, l’ospitale di Altopascio.
Badia di San Pietro a Pozzéveri Questo luogo oggi desolato,
stretto tra l’area industriale di Capannori, la ferrovia e l’autostrada A11, era un borgo importante in epoca altomedievale (Putheoli). Nel XII secolo vi era un’abbazia benedettina, poi camaldolese, attiva fino al XIV secolo e soppressa nel 1408. Dal 2011 sono in corso scavi archeologici che interessano il sagrato, con una squadra internazionale di bioarcheologi e antropologi: allo studio è la ricostruzione dello stile di vita della comunità monastica medievale. Nel corso della campagna estiva del 2019 sono state trovate tracce concrete, tra cui un pugnale, della battaglia di Altopascio del 1325, tra guelfi e i ghibellini di Castruccio Castracani. 30
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Altopascio A rinfrancare il pellegrino medievale dai disagi del viag-
gio ci pensavano i monaci ospitalieri, che fecero di Altopascio (punto di sosta ad Teupascio), uno degli ospitali più rinomati della Via. La Domus hospitalis Sanctis Jacobi de Altopassu, sorta alla fine dell’XI secolo, fu nota anche come Spedale di Mathilda, perché se ne attribuiva la fondazione alla grancontessa. L’ospitale di Altopascio generò in seguito l’ordine ospitaliero dei “frati del Tau”, che arrivarono a controllare molte case lungo le principali direttrici di pellegrinaggio in Europa. Altopascio conserva il nucleo medievale della magione, con la bella chiesa romanica di San Jacopo (XII sec.) di cui rimane però solo la facciata, il chiostro duecentesco, la torre campanaria merlata con la campana della “Smarrita”, che veniva suonata all’imbrunire per orientare i pellegrini dispersi nelle nebbie dei paduli e nei boschi delle Cerbaie. In seguito alla soppressione dell’ordine nel 1459, i beni fondiari divennero pertinenza medicea, convertiti in fattoria, infine amministrati dai Granduchi di Lorena. L’ospitale fu attivo fino al 1780. Ancora oggi il complesso è cinto da mura con porte: i pellegrini diretti a Roma transitavano dalla Porta meridionale dei Vettori. Ci sono inoltre un piccolo museo e la biblioteca civica, che è anche punto informativo sulla Francigena, dove è possibile ottenere uno dei più bei timbri per la credenziale, riproduzione della “pistacchia”, la tessera metallica a cui aveva diritto il pellegrino. A seconda dell’appartenenza a uno stato sociale (nobiltà, clero, borghesia) variava il tipo di metallo, che dava accesso a un alloggio più o meno confortevole, e diritto a un pasto più o meno sostanzioso, con vini più o meno pregiati. Trattamento privilegiato, oltre che ai nobili e al clero, era garantito alle donne gravide.
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Lucca, il giro delle mura Richiede poco più di un’ora la passeggiata sui bastioni delle mura costruite dalla Repubblica di Lucca tra XVI e XVII secolo, per difendersi dalla rivale Firenze. Non furono mai messe alla prova da un assedio, e sono giunte ai giorni nostri intatte, con un agevole percorso asfaltato (in anni passati era aperto al traffico veicolare), ben ombreggiato da filari di alberi già dai tempi di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca dal 1815 al 1824. I lucchesi oggi frequentano le mura in tutte le stagioni, a piedi e in bici, con i bambini nel passeggino, di corsa. Lunga poco più di 4 km, la cerchia di mura è la terza di cui la città si è dotata, in ordine di tempo, dopo quella romana e quella del XII-XIII secolo. Il punto di partenza è Porta San Donato, dove si trova anche un punto di informazione turistica per il timbro della credenziale e il Museo dell’antica Zecca di Lucca, nell’edificio della Casermetta. Procedendo verso destra, in direzione nord, troviamo subito il baluardo Santa Croce, la prima delle undici strutture difensive che scandiscono gli alti terrapieni delle mura. Dagli spalti si ammira la vasta zona a prato che circonda tutto il perimetro della città vecchia, dove un tempo vi era il fossato. In lontananza, nelle belle giornate svettano le cime delle Alpi Apuane. Appare poi, all’interno della cerchia urbana, il campanile merlato di San Frediano, antica torre di vedetta, e l’abside della chiesa, a fasce bicolori irregolari. A destra del complesso si trova Palazzo Pfanner, dimora seicentesca acquistata nel 1846 dal birraio bavarese Felix Pfanner, che nelle cantine fondò il primo birrificio del Ducato di Lucca. L’alto terrapieno è un punto di osservazione privilegiato sul giardino all’italiana, eseguito su progetto di Filippo Juvarra. Poco più avanti ecco Porta Santa Maria, una dei tre ingressi storici. Proseguendo oltre, la Porta San Salvatore è il posto giusto per una sosta al Francigena Entry Point, dotato di area relax, caffetteria e un allestimento multimediale sulla Via Francigena. Poco oltre si trova Porta Elisa, in onore di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, principessa di Lucca e granduchessa di Toscana. Porta Elisa, attraverso cui la Via Francigena esce dalla città, fu aperta nel 1811, sul lato delle mura rivolto verso Firenze, che prima era privo di varchi per ovvie esigenze difensive. Poco oltre la porta, dalle mura possiamo già scorgere gli alberi monumentali all’interno dell’Orto botanico, fondato nel 1820 ed esteso su due ettari all’interno della cerchia e in pieno centro città. All’altezza del baluardo di San Colombano appaiono il campanile e l’abside del duomo di San Martino. Sempre sul lato meridionale, spiccano sul paesaggio pianeggiante della valle del Serchio le alture del monte Pisano, che separa la Lucchesia dalla Versilia e dal mare. LUCCA.
Vista sull’abside e sul campanile di San Frediano dalle mura.
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