Prima di partire
Questa guida è un invito a vivere gli ambienti costieri sardi in cammino. Gli itinerari descritti sono quasi tutti facili, adatti a chi ha programmato una vacanza al mare, ma vuole dedicare uno o più giorni a esplorare qualche angolo più selvaggio. Sono più avventurosi solo i percorsi nel Supramonte, sulla costa di Iglesias e quello di Costa Paradiso. Qui, anche quando i sentieri sono segnati, le indicazioni non sempre aiutano, proprio per la complessità dell’orografia.
Equipaggiamento
Camminare sulla costa della Sardegna richiede un normale equipaggiamento da trekking.
Scarponcini da escursionismo leggeri ma solidi, perché le rocce sono spesso taglienti e certi tratti di scogliera richiedono che la caviglia sia ben sostenuta. Una scarpa alta impedisce anche alla sabbia di entrare. Sempre un buon paio di calze a maggiore imbottitura nella punta e nel tallone. Il pantalone dovrebbe essere leggero e, allo stesso tempo, in grado di contrastare i cespugli spinosi della macchia. In commercio si trovano dei modelli tecnici che hanno una buona tenuta allo strappo e sono realizzati con fibre sintetiche traspiranti.
La capienza dello zaino varia da itinerario a itinerario. Nelle escursioni giornaliere, o dove è possibile fare base in un’unica struttura e muoversi con i mezzi, basta
quando andare
il classico zainetto da 35 litri. Per affrontare i percorsi più impegnativi (Supramonte, costa di Iglesias e Sinis), dove le strutture ricettive sono campeggi, lo zaino dovrà essere quello più capiente, da 50 litri, adatto al trasporto della tenda e delle altre attrezzature, come materassino, sacco a pelo e cucina da campo.
Accessori
La borraccia per l’acqua deve essere ben capiente (1 litro almeno). Utili i bastoncini, soprattutto nei percorsi con dislivelli impegnativi. D’estate, gli occhiali da sole, un copricapo e una crema protettiva sono indispensabili. Da maggio a ottobre servono costume da bagno, ciabattine e asciugamano leggero in microfibra.
Per chi dorme in tenda
Meglio la tenda con due teli: quello sotto deve garantire una buona circolazione d’aria e la protezione dagli insetti. Ideale una struttura autoportante, più versatile e in grado di stare su anche senza picchetti.
Divieto di campeggio libero
Un divieto onnipresente. Spesso però, nei luoghi più selvaggi, non c’è alternativa al bivacco, e in quelli più turistici l’offerta consiste esclusivamente in seconde case o villaggi e alberghi dove il soggiorno minimo è di 3 o 7 giorni. Non sempre esistono quindi strutture ricettive adeguate
I periodi migliori sono la tarda primavera o l’inizio dell’estate, oppure l’autunno. Da ottobre a maggio anche in Sardegna può piovere, e in ogni stagione il vento rende più faticoso il cammino. In linea di massima, basta evitare agosto, per l’eccessivo affollamento delle strutture ricettive. Camminare in vista del mare non illuda: la fatica e l’impegno possono essere simili a quelli che richiedono i sentieri di montagna.
Come arrivare e muoversi in Sardegna
In Sardegna si arriva in aereo a Cagliari Elmas, Olbia Costa Smeralda e Alghero Fertilia. In nave a Cagliari (itinerari 4, 5, 6, 7, 8) da Civitavecchia, Palermo e Napoli; ad Arbatax (itinerari 1, 2, 3) da Genova e Civitavecchia; a Olbia (itinerari 1, 2, 3, 11, 12) da Genova, Livorno, Civitavecchia e Piombino; a Porto Torres (itinerari 9, 10, 13) da Genova e Civitavecchia; a Golfo Aranci (itinerari 1, 2, 3, 11, 12) da Livorno. Le città costiere principali (Cagliari, Oristano, Porto Torres e Olbia) sono servite da Trenitalia e tutte, o quasi, le località minori sono raggiungibili grazie agli autobus della compagnia di trasporto regionale Arst (www.arst.sardegna.it / www.arstspa.info).
al turista a piedi: anche il campeggio tradizionale spesso si rivela inadatto a chi vorrebbe riposare dopo una giornata di cammino faticoso, a causa delle animazioni e degli spettacoli notturni. I campeggi rimangono tuttavia le strutture più presenti ed economiche lungo la costa, e a volte costituiscono l’unica opportunità di sosta organizzata.
Molti campeggi offrono anche tende attrezzate e bungalow, con un comfort decisamente migliore.
Nei paesi dove camminare è una tradizione e il turismo a piedi una risorsa economica (pensiamo alla Corsica), i percorsi prevedono punti attrezzati per il bivacco nei luoghi più selvaggi, a basso impatto ambientale, e strutture convenzionate e attente a chi viaggia a piedi.
Il Gps
Tutti gli itinerari proposti sono stati rilevati col Gps. Le tracce e i waypoint si possono richiedere alla pagina web percorsiditerre.it/ tracce, dove si trovano anche le istruzioni per utilizzarle, e possono essere caricate su smartphone o su specifici orologi da polso con Gps integrato.
Attenzione, però: il Gps non sostituisce bussola e cartina, che è sempre meglio avere con sé, perché in caso di difficoltà o di assenza di segnale sono davvero di grande aiuto.
Alimentazione e acqua
I cammini che presentiamo nella guida si avventurano spesso in zone selvagge, splendide e incontaminate ma anche sprovviste di frequenti punti di ristoro. Per questo motivo in ogni percorso si forniscono indicazioni sulla presenza di ristoranti, e soprattutto di bar e chioschi per l’approvvigionamento d’acqua. Molti di questi locali sono però stagionali, aperti solo durante il periodo estivo: in questo caso vengono debitamente segnalati, come viene segnalata l’opportunità di portare con sé tutto il necessario per idratarsi e nutrirsi, laddove non esistano punti ristoro.
Dove dormire
Le possibilità di alloggio sono differenti a seconda degli itinerari: in alcuni casi il punto di arrivo è un paese con varie disponibilità, dal B&B all’hotel o al campeggio, mentre in altri casi le strutture sono scarse.
Dove possibile viene comunque sempre segnalato almeno un riferimento oppure si forniscono le indicazioni per il ritorno, o per raggiungere la più vicina località che offre strutture ricettive. Per ciascuna realtà citata sono riportate le fasce di prezzo indicative, riferite al costo camera/notte a persona, secondo questa tabella:
€ = fino a 30 euro.
€€ = da 30 a 60 euro.
€€€ = oltre 60 euro.
UN BALCONE SU TAVOLARA 1
Terra di Gallura, una facile passeggiata tra promontori rocciosi e macchia mediterranea.
Il prezzo della sete
27 - 28 giugno 2007
Un chiosco, aperto forse solo per caso quel giorno di fine giugno, ci fornisce a 1,50 euro la prima di una lunga teoria di bottiglie d’acqua oligominerale da un litro e mezzo. Il chiosco, sulla spiaggia del semi-deserto Lido del Sole sta chiudendo. Se fossimo arrivati dieci minuti dopo avremmo sofferto la sete. Da Olbia a San Teodoro non esistono fontane pubbliche. La prima acqua del sindaco, a disposizione dei bagnanti, la troviamo appunto alla frequentatissima spiaggia di San Teodoro. Prima nulla, o meglio, tanti rubinetti con lucchetto, tanti quanti sono i posti barca a pagamento nei porti turistici. Tanta acqua scorre a innaffiare i prati all’inglese, ma non ci si può attingere. Non ci sono bagni pubblici negli stabilimenti balneari.
L’unica soluzione è acquistare l’acqua dove si può, a prezzo di mercato, che varia secondo il livello dell’insediamento turistico. Il giorno successivo è ormai abbastanza chiaro che pagare l’acqua un euro al litro è la norma e non ci si può nemmeno lamentare. La spiaggia del Lido del Sole, vicina a Olbia, è evidentemente frequentata anche da molti sardi (che più spesso arrivano in spiaggia carichi di pesanti borse frigo).
A Li Cuncheddi, in uno stabilimento con qualche pretesa in più, la bottiglia da mezzo litro costa due euro, cioè quattro al litro: il turista che viene dalle città ricche del nord-est se lo può permettere.
Tavolara
Così appare l’isola tra Porto Istana e Porto Spurlattà, a sud di Olbia.
Cala Brandinchi
Famosa per la sabbia bianchissima, le dune e i gigli di mare.
Un balcone su Tavolara
La caratteristica saliente della costa a sud di Olbia è la sua complessità: un susseguirsi di bassi promontori rocciosi alternati a spiagge e lagune salmastre di grandi dimensioni. La Sardegna annuncia così la sua speciale ricchezza di paesaggi sempre diversi, di colpi di scena a ogni aggiramento di promontorio. A volte le sorprese sono poco gradevoli, perché qui si concentrano villaggi turistici e residenziali tra i più esclusivi della Gallura, portati spesso a esempio per il rispetto del paesaggio, ma che questo paesaggio e territorio consumano e privatizzano, rendendo spesso inaccessibili ampi tratti di costa.
Graniti di Gallura, sculture di roccia
È la roccia simbolo della Sardegna, all’origine di una costa frastagliata e accidentata, dove la pietra è spesso modellata dal mare e dal vento in forme zoomorfe. Alcune di queste sculture naturali sono tristemente note nelle cronache per assurdi atti di vandalismo: alla tartaruga di Cala Girgolu, poco più a sud di Porto Taverna, la testa è stata ripetutamente mozzata, e oggi non è più riconoscibile.
A questo paesaggio granitico - fatto di forme morbide e tondeggianti - fa da contrappunto il profilo alto e tagliente di Tavolara, isola tutta calcarea, sempre ben visibile da ogni anfratto di questa complicatissima costa, da Capo Ceraso a Capo Coda Cavallo e oltre. Come sia giunto in mezzo al mare di Sardegna questo pezzo di Dolomiti resta un mistero, comprensibile solo ai geologi, che in questa isola trovano sempre pane per i loro denti.
Procedendo verso sud il mistero in parte si risolve quando appare nell’entroterra la punta biancheggiante del monte Albo, calcareo pur esso, e che nella forma affilata ricorda appunto Tavolara, e denuncia una origine comune, e rivela anche a quali complesse vicende telluriche sia stata sottoposta l’isola.
Interminabili candide spiagge
Le falci di sabbia ricca di quarzo (proveniente dall’erosione del granito) sono una delle attrazioni turistiche più forti di questo tratto di costa. Il bagliore, simile a quello della neve, garantisce una tintarella tropicale. Da qualche tempo - ed è una nota positiva - in queste belle ed esclusive spiagge (Cala Brandinchi, La Cinta a San Teodoro), si sta diffondendo un maggiore rispetto per le peculiarità naturalistiche delle marine: la duna è stata protetta da staccionate in legno, per evitare il calpestio su gigli di mare ed eringi, una campagna di sensibilizzazione (la spiaggia non è un posacenere!) è stata rivolta ai fumatori, perché deponessero le cicche negli appositi contenitori.
L’Area marina protetta di Tavolara - Punta Coda Cavallo
Sono poco più di 15.000 ettari di mare, tra Capo Ceraso e Cala Finocchio, con le isole di Tavolara, Molara e Molarotto, e circa 80 chilometri di costa di altissimo valore ambientale e paesaggistico. L’area protetta è stata istituita nel 1997 ed è gestita dal consorzio dei Comuni di Olbia, Loìri Porto San Paolo, San Teodoro.
Il mare è di una trasparenza cristallina, le spiagge di sabbia fine e bianchissima, ma chi va a piedi difficilmente può apprezzare gli ambienti davvero speciali: le praterie di posidonia oceanica, che coprono i fondali sabbiosi fino a 30-35 metri di profondità, e che stanno alla base della catena alimentare marina costiera; così come coralli e gorgonie visibili a maggiori profondità, oltre i 40 metri. Al di sopra delle acque, sulle falesie calcaree di Tavolara nidificano il gabbiano corso, la berta minore, il marangone dal ciuffo. Possono occasionalmente apparire il grifone o l’aquila reale. Per chi va a piedi è più facile l’incontro con il fenicottero rosa e con altri volatili presenti nella laguna di San Teodoro e nelle altre zone umide dell’area protetta.
Da lontano Tavolara appare rocciosa e brulla, ma la sua vegetazione è di particolare pregio per la presenza di ben 34 endemismi, di cui sette biotopi. L’isola di Molara, granitica, appare dalla costa altrettanto brulla, eppure, per la grande abbondanza di sorgenti, è coperta da una fitta vegetazione di lecci, ginepri e olivastri.
Dal 2006 è attivo il Centro di primo soccorso per il recupero della fauna selvatica marina, impegnato a salvare tartarughe marine e cetacei.
Le isole sono aperte alle visite (tranne la base Nato di Tavolara), con il servizio di barche da Porto San Paolo.
Area marina protetta di Tavolara - Punta Coda Cavallo: via San Giovanni 14, Olbia, tel. 0789-20.30.13, www.amptavolara.it, www.parks.it/riserva.marina.tavolara.
Dietro alla spiaggia de La Cinta si trova la laguna di San Teodoro, inserita nell’elenco delle zone speciali di conservazione dei siti di importanza comunitari (Sic), acquisita dal Comune di San Teodoro e destinata ad attività compatibili, come l’itticoltura e il turismo naturalistico.
A sud di San Teodoro le asperità della costa si placano. Non a caso è proprio in questo tratto che viene suggerito l’itinerario a piedi. Lunghe e bianche spiagge, placidi stagni retrodunali, bassi promontori ombreggiati da pinete e, soprattutto, una minore pressione dell’industria del turismo caratterizzano la costa di Budoni e Posada.
Villaggio balneare
A sud di Olbia la pressione dell’edilizia turistica è molto intensa. Le lottizzazioni si alternano a tratti di costa incontaminata.
Il Lido del Sole sorge ai margini delle paludi del Padrongianus, il villaggio Le Saline è affacciato sullo stagno Tartanelle, Porto San Paolo, spettrale complesso raccolto intorno all’omonimo porticciolo è a fine giugno semideserto. Punta Aldìa, modernizzato in Puntaldìa, è uno
TAVOLARA. I sassi piatti e sullo sfondo l’isola.
dei più esclusivi luoghi di vacanza della Gallura: vanta il pregio delle costruzioni, dove vengono impiegati graniti, legni e cotto, e l’essere ben inserite nell’ambiente... compresi campo da golf e porto turistico con 400 posti barca. Altri 400 li offre Porto Ottiolu, dove il complesso residenziale è a imitazione di un villaggio di pescatori, con stradine, casette, scalette, archi in abbondanza, ma l’ingresso al porto è interdetto ai pescherecci (che ripiegano sullo storico approdo di La Caletta).
Nel progetto per l’insediamento turistico di Costa Turchese era previsto un porto, a ridosso dello stagno Tartanelle, per 800 posti barca. Inizialmente il progetto del 1981 prevedeva anche la costruzione di 2 milioni di metri cubi di vani, su un’area di 450 ettari tra Murta Maria e Capo Ceraso. Nel 1991 la volumetria era scesa a mezzo milione di metri cubi, nel 1997 ulteriormente ridotta a 260 mila e il progetto fu infine bloccato dal “decreto salvacoste” e dall’approvazione del Piano paesaggistico regionale nel 2006. Un ricorso al Tar della Sardegna da parte della società, che puntava all’annullamento della legge “salvacoste” è stato infine respinto nel gennaio del 2015.
Per ora dunque intorno allo stagno di Tartanelle pascolano le pecore. Domani chissà.
Matta
Sa Raiga
Sa Mendola
M. Longu Cuileddu
P.ta d'Abbaia
Su Coddu de Bandino
Badde Maiore
P.ta S'Iscala
Li Nalboni
S'Iscala
Tanaunella
Su Lizzu
Porto Ainu
Pettinaiu
Sa Patima
Muriscuvò
Solità
Limpiddu
Su Vacchileddu
SS131dcn
Li Accaggi
Suara Tolta
Cala di Budoni
Budoni
F . Budoni
Agrustos
Li Cucutti
Porto Cuado
Ottiolu
Baia Sant'Anna Punta li TurchiGappotto Flumini Iscraios
Cappotto
P.ta Lizu
Santa Lucia
Punta e Torre di S. Lucia
Località Ofricatu
Sa Pretta Ruja Sa 'e Mimmiu
Abba Fritta
Sa Pischera
Armiddai
Paule de Muros Pedras de Ocu
Sarenargiu
Mare Flumene
Phinis Collis
Sa Punta
Villaggio Milano
La Caletta
Paule 'e Mare
Su Pinu SIscra
Lolotta
M. Tintiri
Lette 'e Jua
M. Longu
San Giovanni
Montelongu
Stagno Longu
Su Tiriarzu
Fontana
Posada
Iscraios