Olga Tranchini
Formica e Cicala Un’amicizia imprevista
Era l’ultimo giorno d’inverno e Formica
poté finalmente uscire all’aria aperta. Per lei, quei lunghi mesi freddi chiusa in casa erano una perdita di tempo, una vera scocciatura.
Fuori c’era così tanto da fare! Bisognava riparare la staccionata, piantare i pomodori, pulire la canna fumaria, e poi pensare alle provviste per l’inverno successivo: preparare le marmellate, tagliare la legna, essiccare la frutta, andare a cercar semi.
Mentre era sulla scala a raccogliere mirtilli,
Formica si sporse un po’ troppo e cadde. Il dottor Baffoni la visitò: “Gamba rotta, devi rimanere ferma tutta l’estate!”. Era il peggior disastro che le fosse mai capitato.
Come se non bastasse, la vicina di casa, Cicala, tornò dal Caldo Sud, dove aveva trascorso l’inverno. Lei e Formica non si erano mai piaciute: “Te l’avevo detto che lavorare fa male!” disse Cicala vedendo la gamba ingessata.
Formica si annoiava molto senza poter
camminare. Ogni tanto osservava Cicala, che se ne stava tutto il giorno con le mani in mano, e ribolliva di rabbia.
Un giorno non riuscì più a trattenersi e sbottò: “Ma come fai a stare sempre lì senza far niente?”.