Billy Zampacorta

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CAPITOLO UNO In cui un bel tasso, giovane e coraggioso, che si chiama Billy, incontra due sorelle davvero spaventose e inizia un’avventura a cui potrebbe non sopravvivere. Si fa anche male a un orecchio e decide che i calzoncini non gli piacciono, soprattutto quando li indossa.

Era davvero una pessima serata per Billy Tasso, forse la peggiore della sua vita. Era chiuso in un orribile sacco ruvidissimo che puzzava come se qualcuno, un altro tasso, ci avesse pianto dentro qualche giorno prima, forse ci aveva anche vomitato. Billy era giovane e piccolo, ma molto sveglio: suppose che chiunque l’avesse afferrato all’improvviso e in7


filato nel sacco, ora lo stava portando da qualche parte. Veniva sballottolato e sbatacchiato senza alcun riguardo, quindi chiunque lo stesse trasportando in maniera così orribile in quell’orribile sacco, probabilmente era una persona orribile. I tassi hanno un olfatto finissimo e a Billy era bastata un’annusata per capire che chi l’aveva catturato aveva il cuore pieno di chiodi, sabbia e cattiveria. Billy suppose inoltre che quella orribile persona si fosse buttata il sacco in spalla, perché qualcosa che immaginava essere un gomito lo colpiva violentemente dietro al collo a ogni passo. Di sicuro era a testa in giù. Tutto ciò suggeriva che l’orribile 8


persona e l’orribile sacco fossero diretti in un posto che si sarebbe rivelato altrettanto orribile. Billy era preoccupato. Chiunque si sarebbe preoccupato, anche se era sveglio e coraggioso. Nel frattempo, i grossi piedi orribili della grossa persona orribile si mossero pesantemente in avanti. Billy aveva i baffi accartocciati e le orecchie ammaccate, e si sentiva avvilito, pesto e molto scombussolato. “Ero solo uscito a fare due passi”, pensava tra sé. “Stavo andando a raccogliere un po’ di salvia per farmi un infuso una volta tornato a casa. Solo che poi ho girato a sinistra invece che a destra, mi hanno distratto quegli scoiattoli che dicevano di aver visto dei lama. Lo sanno tutti che non ci sono lama da queste parti. I lama vengono dal Sud America e noi siamo in Scozia. E dopo averglielo spiegato otto volte (gli scoiattoli sono proprio stupidi) non mi sono ricordato più dove stavo andando e così… mi sa che mi sono perso…” Billy era imbarazzato all’idea di essersi per9


so, perché da grande voleva diventare un famoso esploratore. Molti tassi erano grandi esploratori, ad esempio Orazio Tasso, che aveva circumnavigato l’Himalaya con la canoa, oppure Matilda Tasso, che aveva percorso con i bisonti le Grandi Pianure americane, fino a quando non era morta, per la troppa eccitazione, a ottantasette anni. Billy si vergognava. “Mi sono un po’ perso e poi mi è sembrato di vedere una donnola che mi guardava male da sotto un cespuglio. Era solo un’ombra che sembrava una donnola, ma sono scappato via, e così mi sono perso sul serio.” Che poi è quello che succede quando si è stanchi, non si è ben sicuri di dove ci si trovi e per giunta si viene spaventati. “Ora ho sete e mi sento solo, e chiunque mi stia trasportando ha un odore da persona cattiva, e poi so già che è cattiva perché mi ha messo dentro a un sacco. Senza il mio permesso. Vorrei solo andare a casa, sedermi sulla mia sedia a dondolo per tassi e suonare l’armonica finché non mi sento meglio, e poi an10


dare a letto. Magari prima potrei bermi una cioccolata calda e mangiarmi un panino alla lattuga. E un biscotto. E poi una mela.” Era un tasso pieno di risorse, ma in quel momento si sentiva più piccolo e indifeso del solito. “Ma non sono a casa. Sono in un sacco! Perché qualcuno dovrebbe volere un tasso in un sacco?” All’improvviso, prima di potersi fare altre domande, percepì l’odore di un’altra persona orribile che doveva essere lì vicino, e poi sentì che lo ribaltavano, lo scrollavano malamente e lo scaricavano fuori dal 11


sacco su un freddo pavimento di pietra, dove atterrò con uno schianto. “Ahi!” strillò. Cercò di sembrare più coraggioso urlando, con la voce più profonda che riusciva: “Che cosa mi state facendo? Voi, voi…”. A quel punto smise di parlare, perché sopra di lui torreggiavano due degli esseri umani più enormi che avesse mai visto. Probabilmente erano delle signore, ma ognuna di loro era larga come un armadio e alta più o meno come un autobus. Avevano le mani sudice, callose e più grosse della testa di Billy. Nessuna delle due sembrava dotata di collo, come se qualcuno avesse buttato quelle faccione carnose direttamente nei colletti di due maglioni rosa sporchi. O forse i loro colli non erano felici di stare con loro ed erano scappati via. Le umane avevano occhi piccoli e storti, del colore di dolci bolliti dal gusto orribile, e stavano studiando Billy Tasso. Non gli piaceva essere studiato, lo faceva sentire come se fosse un tema da svolgere, o un problema di matematica. Oppure una cena. 12


La donna con la testa piĂš massiccia indossava un cappello giallo fatto a maglia con sopra un fiore viola, che non le stava bene. A nessuno sarebbe stato bene. Scrutando Billy, ringhiò: “Ha un bel ca13


ratterino. Dove l’hai trovato, sorella Maude, cocca mia?”. La sua voce aveva il suono di qualcosa di schifoso che cade dentro a un pozzo. Maude sibilò: “L’ho trovato che vagava vicino al fiume, sssorella Ethel, mia cara. Non è molto grosssssso però, vero?”. Billy Tasso pensò che poche creature sarebbero sembrate anche vagamente grosse vicino a Ethel o Maude, a parte forse un ippopotamo gonfiabile. Nonostante questo, cercò di stare bello dritto e di rizzare il pelo. “Sono grande per la mia età, lo dicono tutti.” “Oooh.” Maude fece un verso stridente ed estremamente spiacevole, come se poco prima avesse ingoiato un gufo vivo, e Billy Tasso sospettò che forse era andata proprio così. “Parla. È insssolito per un tasssssso.” Non sapeva che molti degli animali che aveva incontrato, punzecchiato con un bastone, pizzicato e a cui aveva urlato nella sua lunga vita dispettosa, avrebbero potuto parlarle, se avessero 14


voluto. Ma nessuno aveva voluto. “Dovremmo sssfruttare quesssta capacità, potremmo farlo recitare. Oppure potremmo farci del passsticcio.” Ethel annuì in modo disgustoso e, con un indice enorme e sporco e un pollice enorme e sporco, pizzicò Billy sulla guancia. “Certo, sorella Maude. Prima dobbiamo prepararlo per il combattimento, e poi… pasticcio.”

A Billy non era piaciuto il modo in cui Ethel gli aveva fatto l’occhiolino mentre diceva “pasticcio”. E sperava davvero che, quando parlavano di combat15


timento, Ethel e Maude intendessero che si sarebbero picchiate tra loro. Billy decisamente non voleva che picchiassero lui. E lui non voleva picchiare nessuno, era un tasso molto pacifico. Maude disse un’altra cosa preoccupante: “Sssì, credo che i calzoncini rossi gli staranno a pennello”. Billy odiava i calzoncini; gli facevano le zampe tozze. Ethel continuava a fissare Billy con occhi che parevano uova andate a male. Sembrava che stesse pensando e che questa attività le avesse fatto venire il mal di testa, perché non era abituata. Quindi parlò: “I calzoncini rossi con la striscia bianca e le scarpette rosse. Niente guantoni, ovviamente…”. Ethel ridacchiò producendo un suono di tubature conciate davvero male e Billy capì che avere le zampe che sembravano tozze sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi. Rabbrividì. “Ehm, gentili… ehm… signore, non starete suggerendo che io dovrei in un qualche modo prendere parte a una scazzottata, vero? Pro16


prio io, di persona? Perché non sono il tipo di tasso che fa a pugni, non mi piace neanche alzare la voce.”

Ethel e Maude gli fecero un sorriso con quelle grosse labbra unte che sembravano avanzi di salsiccia. Gli si gelò lo stomaco. “No, sul serio. Sono allergico ai calzoncini. Tra l’altro, perché niente guantoni? Se mi si freddano le mani, o sbatto le nocche contro qualcosa di duro?” Billy Tasso deglutì e gli sembrò di avere un pezzo di panino infelice piantato in gola. Ethel risucchiò aria tra i lunghi denti marroni. “Certo che sarai bravo a combattere, tesoruccio. Sei Bob il Tasso combattente.” 17


“Billy. Mi chiamo Billy”, la corresse. “William G. Tasso, per essere precisi, se devo riempire un modulo o qualche documento. La G. sta per gennaio, sono nato in quel mese, ma mi chiamano anche Zampacorta.” Non sembrava che alle due donne importasse molto sapere quando era il suo compleanno. Sospettò che non gli avrebbero fatto un regalo, neanche uno minuscolo, tra tutt’e due. Ethel colpì con il dorso della mano una delle soffici orecchie pelose di Billy. Gli fece male, e gli fece anche girare la testa. “Da ora in avanti ti chiamerai Bob il Tasso combattente, tesoruccio, non dimenticartelo.” Maude annuì. “Il combattimento è sssabato. Non sei un tasssssso fortunatissssssimo?” Billy non si sentiva fortunato proprio per niente. Era giovedì sera, quindi gli restava solo venerdì… e poi ci sarebbe stato un brutto, brutto, brutto sabato. E fino a quel momento i sabati gli erano sempre piaciuti un sacco, quindi pensò che era proprio un peccato. 18


Maude, parlando, si chinò per avvicinarsi a Billy. A lui si contrassero i baffi per il nervosismo mentre il suo sensibile naso cercava di ignorare il fiato di lei che si insinuava ovunque: puzzava di fogna e sardine molto molto vecchie. “Adesssssso andiamo” disse Maude. Lo tirò su prendendolo per le zampe posteriori e si incamminò tenendolo al contrario, con la testa che penzolava vicino alle ginocchia di lei. “È ora di andare a letto. Hai bisssogno di riposssare. Non preoccuparti, ti aiuteremo noi ad allenarti.” Billy Tasso sentiva il sangue che gli saliva alle orecchie, in particolare a quello che gli bruciava da prima, e tentava di non sfregare il naso contro l’orlo macchiato della gonna verdognola di velluto a coste di Maude. “Signora, non è


dignitoso! Sono capace di camminare! Per favore. È tutto un errore!” le urlò. Ma lei rispose soltanto: “Sssignora! Sssignora… Chi crede di essssssere, l’arcivessscovo di Canterbury?”, ridacchiò producendo un rumore di galline bagnate che si scontrano correndo. e poi lo fece dondolare avanti e indietro ancora più forte. Billy Tasso pensò a tutte le volte che si era svegliato di notte preoccupandosi di cose orribili che non erano mai successe. Rifletteva che avrebbe dovuto risparmiare le energie per quel giorno, quando davvero stava succedendo qualcosa di terribile e lui non sapeva cosa fare. Era un tasso timido, non si era fatto molti amici a scuola e da allora era sempre stato sulle sue. Billy si rese conto che questo voleva dire che nessuno avrebbe sentito la sua mancanza o si sarebbe accorto della sua assenza, perfino se non fosse tornato a casa proprio mai mai mai più. Aveva bisogno di essere salvato, ma era l’unico a saperlo. Billy cercò di non scoppiare in lacrime, perché im20


maginava che far piangere tassi giovani e belli fosse uno dei passatempi favoriti di Maude.

Per la prima volta nella vita, Billy sentÏ che la solitudine gli invadeva le zampe, ogni singolo baffo, e si faceva strada fino al cuore, che era buono e pieno di cose altrettanto buone. Piegò le zampe sul lungo naso di tasso e strinse forte: avrebbe tanto voluto sapere cosa fare, o che qualcuno lo aiutasse.


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