Dove cadde un re e nacque una leggenda IL RACCONTO
Il re bambino e il gigante di legno
26 LUGLIO DA HAMAR A RINGSAKER KIRKE
TAPPE 9 E 10
N
el lasciare gli splendidi alloggi del centro mi guardo intorno un’ultima volta soffermandomi sull’ordine e la pulizia. Nel corridoio d’ingresso ci sono due lunghe bacheche sulle quali i visitatori hanno sistemato cartoline, fotografie, regali, credenziali, semplici lettere di ringraziamento, a formare un mosaico di partecipazione che mi è di conforto e di ispirazione. Mi accorgo solo ora che in un angolo della stanza è sistemata una scatola trasparente con un cartello che dice take what you need, leave what you don’t, prendi ciò di cui hai bisogno, lascia quello che non ti serve. I carichi in eccesso di qualcuno possono diventare una risorsa per qualcun altro: un meraviglioso messaggio sociale e ambientalista. Mi dirigo verso la baia dove rivedo lo scheletro di ferro e vetro che custodisce le rovine della cattedrale e un pietrone mi avvisa che mancano ancora 488 chilometri a Nidaros. Esco dalla città e dopo un’ora entro nella riserva naturale di Furuberget: i segnali avvisano che è vietato procedere in bici e accendere fuochi, ma posso raccogliere tutte le bacche e i funghi che voglio. Bastano pochi metri perché l’aria sia invasa dal profumo dei lamponi, quella delizia naturale che ha il sapore dei confetti e la morbidezza di una gelatina, un sapore che ho gustato fin dal primo giorno. Il paesaggio boschivo però non mi accompagna per molto tempo, e in
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breve mi ritrovo di nuovo sull’asfalto, a costeggiare le fattorie e gli steccati, appoggiati ai quali dei pecoroni pigri mi guardano senza concedermi molta attenzione. Timbro la credenziale alla chiesa di Furnes e successivamente rivedo comparire il Mjøsa alla mia sinistra. A mezzogiorno entro nella città di Brumunddal, dove un grosso alce di bronzo mi dà il benvenuto. Subito tiro fuori dal marsupio Faustø, che non perde occasione per strofinare il suo musetto di pezza contro la fredda scultura. Chissà se ci capiterà di vedere degli alci veri, così da rinsaldare il legame con le sue origini. Donare un’anima a un peluche, immaginare le sue emozioni può sembrare assurdo, ma lo facciamo tutti di continuo, quando non riusciamo a separarci dagli oggetti che per noi hanno un significato. A Faustø è bastato così poco per entrare nella mia vita e ora è come se ci fosse sempre stato. Ritorno tra i campi e, purtroppo, anche sull’asfalto, una presenza costante alla quale è ancora difficile abituarsi. Verso le tredici, approfittando di un enorme pietrone all’ombra degli alberi, decido di fermarmi, ricordandomi che non c’è nessuna fretta di arrivare. Non mi spaventano gli oltre trenta chilometri che ho stabilito di percorrere oggi, se penso che qui la notte non esiste. Per camminare, per realizzare di avere vissuto, per avere speso la propria vita in modo degno e completo c’è sempre tempo. Approfitto del poco verde che incontro, della pace e del silenzio che trovo lungo la via, mentre l’unico rumore che sento è quello dei mosconi che mi planano intorno.
C
ome al solito le pause non sono mai un’occasione sprecata e infatti mi metto a ordinare le informazioni che ho raccolto finora su sant’Olav, anzi su Olav Haraldsson, perché per ora, nella mia testa, è solo un bambino ignaro del fatto che diventerà un mito. Se riesco a imparare ogni giorno qualcosa della sua vita, sarò pronto a porgere
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omaggio alle sue reliquie quando sarò arrivato nel luogo in cui riposa. Il futuro re nasce nel 995, primogenito di Åsta Gudbrandsdatter e Harald Grenske, discendente di Harald Hårfagre, detto Bellachioma, primo re che tentò di unificare la Norvegia, ma che, alla sua morte, la lasciò più divisa che mai: cose che succedono quando hai ventitré figli che reclamano una parte di patrimonio. Suo padre abbandona la madre per corteggiare un’altra donna, Sigrid la Superba, che, per tutta risposta, lo uccide. Sua madre allora si risposa con Sigurd Syr, re di Ringerike, da cui ha altri cinque figli. Sangue di re nelle vene quindi, ma Olav cresce lontano dalle corti, in una fattoria. È sotto la protezione del patrigno, un nobiluomo non particolarmente affettuoso che però non gli farà mai mancare il supporto, soprattutto quando gli sarebbero serviti risorse e appoggi per diventare re di Norvegia. L’educazione di Olav non trascorre fra campi e libri: era usanza che i figli delle casate prestigiose salpassero giovanissimi a bordo delle navi vichinghe per depredare, uccidere, conquistare l’onore e garantirsi ricchezze. È proprio sua madre a mandarlo oltremare per la sua prima traversata omicida, a soli dodici anni: me la immagino che gli dice di coprirsi per non prendere freddo. Olav si arruola nelle milizie di Etelredo II, re d’Inghilterra, e nelle truppe mercenarie del Duca Riccardo II in Normandia, dove si guadagna la fama di abile stratega e indomito guerriero, nonché il terrore di tutti i suoi nemici. Non ha ancora diciotto anni quando decide di proseguire verso la Spagna, allora territorio musulmano, ma a Cádiz ha un sogno profetico: un uomo forte e imponente gli intima di fermare le sue razzie vichinghe e di tornare in Norvegia, dove sarebbe divenuto re in eterno. Adoro le storie e quella di Olav contiene tutti gli ingredienti per un grande sviluppo, ma è arrivato il momento di rimettermi in cammino. Con lo zaino in spalla raggiungo la 66
chiesa di Veldre e poco più avanti, me lo trovo di fronte, maestoso, selvaggio e bitorzoluto, un titano antico circondato dal tarassaco e dal profumo dei lamponi: il pino Tokstad. Fu piantato qui nel 1516 ed è rimasto a osservare gli ultimi cinquecento anni di storia norvegese. Nel 1537, quando per effetto della Riforma i pellegrinaggi furono vietati, era un semplice alberello. Era qui quando lo Stato indipendente ancora non esisteva e questa era una semplice provincia della Danimarca. Vennero le idee napoleoniche, l’annessione alla Svezia, la lotta per l’indipendenza, la Prima guerra mondiale. Nel 1918, dopo quattrocento anni di vita, un editto regio gli garantiva protezione. Un’altra guerra iniziava e finiva, ed esso ancora osservava. Qualunque cosa accadesse, il pino era qui. Anche se tutto intorno il mondo era sconvolto dai cambiamenti, per esso tutto restava immutabile. Dal 2008 è l’albero ufficiale del Cammino di sant’Olav, il più grande sempreverde della contea di Hedmark. Mi avvicino all’aiuola che lo tiene in solitudine e oltrepasso un cancelletto. Quando tocco il gigante, un organismo vivente che ha mezzo millennio di vita, la sua energia si sprigiona e viene regalata al pellegrino. Cos’è la mia mano per questo colosso? Niente, una briciola di contatto, eppure è la mano del viandante che è venuto da lontano, e questo dio ha un moto di compassione per chiunque. Guardo in alto le complesse ramificazioni, articolate come tentacoli protesi verso il cielo, e mi sfiora il pensiero che l’immenso blu si regga su di essi. La luce si confonde con i colori e la corteccia non è che la corazza a scaglie di un guerriero, un’armatura che sfioro per condividere come posso il suo sforzo di Atlante. Questo frammento di tempo è bastato a far fluire il suo compito dentro di me: esserci, resistere, sempre.
S
aluto il mastodontico arbusto e poco dopo sbuco nel villaggio di Rudshøgda, dove faccio la spesa nel centro commerciale. Ormai ho imparato a conoscere le catene Il re bambino e il gigante di legno
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di supermarket norvegesi: Obs!, Rema 1000, Kiwi, ma ci sono anche quelle che conosciamo in Italia come Spar e Coop. I prodotti che vedo sono mostruosi: pizze surgelate con salsa fosforescente e cerchietti bianchi spacciati per mozzarella, coppette precotte con istruzioni che millantano preparazioni di carbonara e ragù alla bolognese in cinque minuti. Il massimo dell’assurdo si raggiunge con gli Spaghetti à la Capri, un lattone bianco da 870 grammi che dovrebbe contenere una prelibatezza tricolore. Sull’etichetta è rappresentato un piatto di pasta fumante corredato dalla caricatura di uno chef con i baffetti che fa un gesto di approvazione con la mano. Cerco di distrarmi da questi orrori concentrandomi sul viaggio: posso e devo limitarmi negli acquisti. Al mio ritmo di cammino, incontro ancora diverse possibilità per fare la spesa anche se arriverà presto il momento di fare scorte di cibo. Dopo una leggera salita entro in un bel boschetto e una staccionata, su cui sono appesi dei cappelli di paglia, mi guida verso l’ingresso di Prøysenhuset, la tenuta in cui nacque Alf Prøysen, un apprezzatissimo artista norvegese. La sua statua di bronzo, con l’immancabile chitarra in pugno, osserva le colline circostanti. Alcuni volontari stanno sistemando delle sedie e un palco, forse allestiscono il Prøysenfestivalen, un festival musicale che si tiene ogni anno accanto alla casa-museo. Proseguendo ritorno nei campi, tra diverse fattorie abbandonate. I segnali spariscono e il silenzio, che prima mi sembrava piacevole, ora risulta un po’ inquietante. La giornata è stata veramente lunga e a volte l’assenza di altre persone nei dintorni mi fa immaginare rumori inesistenti e presenze fra i fasci di grano; i macchinari abbandonati sembrano grossi insetti pronti a prendere vita da un momento all’altro. Per fortuna, tornato sull’asfalto, avvisto il campanile dell’antica chiesa di Ringsaker, con il suo pacifico cimitero e il Pilegrimstuggua, uno spazioso rifugio per pellegrini. 68
All’interno non c’è nessuno anche se noto la presenza di due zaini. Mi faccio la doccia, timbro la credenziale, pago per l’utilizzo della struttura e mi metto a scrivere. Poco più tardi vengo raggiunto da una coppia di pellegrini tedeschi sui cinquant’anni, Andrea e Joing, molto socievoli, che mi invitano a cenare insieme a loro sul tavolo di legno all’esterno. Apparecchio la tavola e condivido ciò che ho comprato, così da arricchire il banchetto. Non abbiamo alcol per brindare, ma ci basta l’acqua delle nostre borracce e quella delle fontane del cimitero. I due sono alla loro prima esperienza di pellegrinaggio e ne sono entusiasti. Mentre il lago ci osserva condividiamo le impressioni su questo Paese meraviglioso in cui la luce ci perseguita. Anche loro si sono accorti che l’organismo risponde a questo stimolo con una sorprendente vitalità. Cosa succederà in inverno, quando le giornate si fanno cortissime e gelide? Dopo aver lavato i piatti e predisposto lo zaino per domani mi infilo fra le coperte. Improvvisamente un gatto bianco e nero salta sul letto: sarà vero o me lo sto immaginando? Dev’essere entrato dalla finestra ma sembra avere le idee abbastanza chiare: si piazza sulla mia pancia e mi guarda negli occhi. Sosteniamo questo gioco di sguardi inatteso, poi il felino si accuccia su di me con disinvoltura. Non ho la forza né la voglia di mandarlo via: dovrò considerarmi suo ospite.
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Il Cammino di sant’Olav LA GUIDA
TAPPA 9
600 400 200
PAX GJESTEHUS (BRUMUNDDAL)
800
FURNES KIRKE
1.000
HAMAR PILEGRIMSSENTER KERKRUÏNE
DA HAMAR A BRUMUNDDAL
0m 0 km
5
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LUNGHEZZA 15,4 KM FONDO
ASFALTO 60%
STERRATO 40%
DISLIVELLO SALITA 214 M
DISCESA 187 M
Lasciamo Hamar percorrendo il sentiero che si affaccia sulla baia, costellato da una fila di ville signorili in legno. Da lontano appare il promontorio su cui sorgono le rovine della vecchia cattedrale, protette da uno scheletro di vetro e acciaio. Usciamo rapidamente dal panorama urbano e torniamo fra i campi e le fattorie imboccando l’antica strada del re che ci conduce a Brumunddal, sede del Mjøstårnet, il grattacielo in legno più alto del mondo.
Dal PILEGRIMSSENTER prendiamo il sentiero che si dirige sulla riva del Mjøsa e che prosegue attraverso spiagge e parchi. Incontriamo le ROVINE DELLA VECCHIA CATTEDRA-
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LE sul promontorio detto Domkirkeodden [KM 0,3]. Sul sentiero troviamo il museo ferroviario all’aperto e infine una banca. Attraverso i sobborghi saliamo verso la foresta di Furuberget e superiamo i resti di una fortificazione (bygdeborg) risalente all’età del ferro e che fu usata in vari conflitti fino all’anno 1000. Torniamo a camminare lungo i campi e, successivamente, su un sentiero di sabbia, di nuovo attraverso la foresta ma con una splendida vista sul lago. Ritroviamo l’asfalto e proseguiamo a sinistra fino alla CHIESA DI FURNES [KM 8]. Proseguiamo per 1,5 km, poi prendiamo una strada sterrata a sinistra, e più avanti sbuchiamo su Kongsvegen, la lunga strada che, verso destra, ci conduce fino al centro di Brumunddal, dove svetta il mastodontico profilo del Mjøstårnet che, con i suoi 18 piani e 85 m di altezza, è il grattacielo in legno più alto del mondo.
RACCONTO IL RE BAMBINO E IL GIGANTE DI LEGNO
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SERVIZI Brumunddal PAX GJESTEHUS , B&B, sul percorso, a 600 m dal centro. Kongsvegen 36 tel. +47-95.73.11.05 in-braas@online.no www.paxgjestehus.com MJØSA FERIE OG FRITIDSSENTER , camping con cabine, minimarket, a 4,4 km dal centro e a 3 km dal percorso.
200
Bureiservegen 5 tel. +47-62.35.98.00 post@mjosaferie.no www.mjosaferie.no KVARSTAD GÅRD , fattoria, a 6,5 km dal centro e a 7 km dal percorso. Rørsvegen 238 tel. +47-91.70.25.45 / +4746.95.03.77 hfrogner@gmail.com kvarstad-gaard.no In città tutti i servizi.
TAPPA 10
DA BRUMUNDDAL A RINGSAKER PRØYSENHUSET
PILEGRIMSTUGGUA
200
RUDSHØGDA
400
PAX GJESTEHUS (BRUMUNDDAL)
600
VELDRE KIRKE
800
TOKSTADFURUA
1.000
0m 0 km
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15
LUNGHEZZA 18 KM FONDO
ASFALTO 40%
STERRATO 60%
DISLIVELLO SALITA 240 M
DISCESA 246 M
Splendida tappa con molte strade sterrate e incantevoli vedute sul lago Mjøsa. Passiamo davanti al cinquecentenario pino Tokstad, il più antico della regione di Hedmark, e concludiamo il percorso in una delle chiese più belle dell’intero Cammino.
Oltre Brumunddal attraversiamo la zona commerciale chiusa al traffico, il fiume Brumunda, affluente del Mjøsa, e il tunnel pedonale che evita la rotonda e passa sotto la Rv 84 per immettersi sulla Fagerlundvegen [KM 1,3]. Da qui una variante su asfalto, descritta a fine tappa, ci conduce direttamente a Ringsaker. In corrispondenza dei primi campi coltivati svoltiamo a destra su Annerudvegen e dopo 400 m pren-
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diamo un sentiero a sinistra attraverso i terreni agricoli e ai margini della foresta fino alla CHIESA DI VELDRE [KM 6,7], versione moderna della struttura originaria, bruciata in un incendio. Al segno che indica præstvegen (strada del prete) e ci immettiamo in un grusvei che poi ritorna sulla strada asfaltata. Il sentiero deve il suo nome al fatto che le parrocchie di Veldre e Ringsaker, agli estremi della via, avevano un unico parroco che percorreva questa strada a cavallo quasi tutti i giorni per celebrare la messa in entrambe le chiese, una pratica che durò fino al 1876. Il percorso continua a destra sulla Lokendalsvegen, e piega a sinistra su un sentiero sterrato dove possiamo fermarci per incontrare il TOKSTADFURUA [KM 9,3], il più vecchio pino della regione di Hedmark, datato 1516. Dal 2008, è ufficialmente il pino dei pellegrini. Ogni anno un pellegrinaggio dalla chiesa di Veldre termina con una cerimonia religiosa sotto le sue fronde. Il pino
RACCONTO IL RE BAMBINO E IL GIGANTE DI LEGNO
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prende il nome dalla fattoria Tokstad cui appartiene il terreno. Il percorso scavalca la ferrovia e continua fino a RUDSHØGDA [KM 11,4], quartiere di Ringsaker dove si possono trovare ristoranti, motel, un centro commerciale e una stazione di servizio. Seguiamo il grusvei che si trasforma in una strada forestale accanto alla CASA NATALE DI ALF PRØYSEN [KM 13]. Questo poeta, scrittore e musicista (1914-1970), è stato uno dei più importanti artisti norvegesi della sua generazione. Ha lavorato in radio e in televisione e i suoi libri per l’infanzia sulla signora Teskjekjerringa (Cucchiaino da tè) sono conosciuti in tutto il mondo e sono stati adattati anche in un anime giapponese. Attraversiamo il bosco e i campi, infine prendiamo la Rv 213 e giriamo a destra verso la chiesa di Ringsaker, dove si trova la PILEGRIMSTUGGUA, una struttura per pellegrini con splendida vista sul lago. L’antica chiesa di Ringsaker è una delle meglio conservate di tutto il Cammino. Risale al XII secolo, è dedicata a sant’Olav e custodisce un trittico del 1530, realizzato ad Anversa, e alcuni affreschi che furono scoperti durante i lavori di restauro degli anni ’60. C’è anche un rilievo del XII secolo che rappresenta san Giacomo Maggiore.
VARIANTE • PER RINGSAKER Alla rotonda [KM 1,2], seguendo su asfalto prima la Ringsakervegen, 202
poi la Rv 84 e infine la Ashøgdevegen possiamo ridurre il percorso di ben 6 km ma saltando ovviamente le visite alla chiesa di Veldre, al pino Tokstad e a Prøysenhuset.
SERVIZI Brumunddal PILEGRIMSHERBERGE KONFIRMANTSALEN,
ostello, sul percorso, cucina attrezzata, a 5,8 km dal centro. Flesakervegen 15 tel. +47-47.71.93.26 konfirmantsalen@gmail.com
Rudshøgda SVEINHAUG GÅRD , fattoria, sul percorso, a 5,7 km dal centro, 0,7 km dal Pilegrimstuggua. Åshøgdvegen 606 tel. +47-62.36.44.21 / +47.90.93.80.45 sveinhaug@sveinhauggard.no www.sveinhauggard.no In città tutti i servizi.
Ringsaker PILEGRIMSTUGGUA,
rifugio, sul percorso, cucina attrezzata, a 1,1 km dalla stazione di Ringsaker, supermarket più vicino a 3,2 km in direzione Moelv. Storgata 554 tel. +47-62.33.07.70 (dalle 8 alle 15) / +47-90.72.09.01 (sms con nome per ottenere il codice di ingresso) post@kirken-ringsaker.no www.sveinhauggard.no In paese, stazione.